RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 APRILE 2022

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 APRILE 2022

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

L’intellettuale visto dalla donna di servizio:

“è li che legge o straccia giornali”

ELVIO FACHINELLI, Grottesche, Ediz. Italo Svevo, 2.19, pag. 44

 

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SOMMARIO

La cappa che opprime e cancella
Otto volte che gli USA usarono armi biologiche nel secondo dopoguerra
Do you remember Iraq?
E’ ufficiale: è stato Zelensky a volere la guerra in Ucraina rifiutando
la mediazione e la proposta di pace del cancelliere tedesco Scholz 
Blackwater è in Donbass con il Battaglione Azov
Il Canada ha investito quasi un miliardo di dollari nell’addestramento dei nazisti ucraini
Londra è la testa del serpente. Spiegato bene
Regno Unito e Stati Uniti dietro i disordini di gennaio del Kazakistan?
L’ALLUCINAZIONE NON È UNA FACCENDA PRIVATA. L’”ESEGESI” DI PHILIP K. DICK
Il discorso di Metz, di Philip K. Dick
Psyops, culti, nichilismo capitalista in fase avanzata e uso del caos per sabotare la rivoluzione
FUNZIONARI USA AMMETTONO CHE STANNO LETTERALMENTE MENTENDO AL PUBBLICO SULLA RUSSIA
Eutanasia per i malati mentali? Eccovi il magnifico Canada progressista di Trudeau
Guerra tragicomica: gli americani ritirano le sanzioni sui fertilizzanti russi
(sennò addio panini con gli hamburger!). Pagheranno in rubli?
La Polonia dice che non c’è spazio per i negoziati con la Russia: il primo ministro si confronta
con i “negoziati con Hitler” e chiede “lotta” contro Mosca
L’idea di dividere l’Afghanistan ha trovato da tempo i suoi sostenitori in Pakistan. 
NATO e nazismo
Dal Ransomware alla Multifaceted Extortion
Nuove rivelazioni: radici naziste della casata di Sassonia-Coburgo-Gotha

 

 

IN EVIDENZA

La cappa che opprime e cancella

Ho dedicato molte pagine de La Cappa, dedicato alla critica del presente, per approfondire il tema della cancel culture e il suo antefatto, il politically correct. Il male principale di entrambi  è la riduzione della storia al presente, del diverso al conforme, della realtà allo schema ideologico. La cancel culture che va tradotto come cancellazione della cultura e non come fanno taluni cultura della cancellazione, perché è fenomeno barbarico, è l’incapacità di affrontare mondi diversi, parametri diversi dai propri, di capire che ogni epoca ha i suoi metri, nessuno può elevarsi a giudice finale di ogni altra epoca e cultura. E le grandezze e le infamie non si misurano solo col metro piccino del nostro manicheismo vigente.

La cancel culture è l’estensione retroattiva del politically correct, che invece si accanisce sui comportamenti, i linguaggi e i costumi presenti. Ho definito il politically correct come il moralismo in assenza di morale, il razzismo etico in assenza di etica, il bigottismo in assenza di religione e l’antifascismo in assenza di fascismo. Lo scopo dichiarato in origine era tutelare le minoranze più deboli e oppresse, ma si è via via capovolto, fino a creare una corazza d’immunità cioè di non criticabilità per alcune categorie (gay, trans, rom, neri, femministe, ecc.), un suprematismo rovesciato, per accanirsi infine verso tutto ciò che non rientra in quelle diversità protette: a partire dalla famiglia, dai popoli, dall’uomo comune. Ma funziona anche da terribile “livella” perché punisce e deprime ogni eccellenza, ogni grandezza, ogni bellezza. Il politically correct uccide la realtà e demotiva ogni ricerca di qualità, di verità, di eccellenza. Ne La Cappa ho tradotto questi nuovi canoni d’ipocrisia in una vera e propria manipolazione culturale, in una fabbrica delle opinioni preconfezionate e soprattutto ho ravvisato la censura che ne deriva nei confronti di chi non si allinea. Viviamo un ritorno della censura, del controllo, della sorveglianza che si accanisce sulle opinioni libere, sui giudizi storici divergenti dai pregiudizi, sulle difformità di canoni e pensieri. E se questa ondata repressiva viene poi coniugata ai dispositivi d’emergenza approvati ora per la pandemia ora per la guerra in Ucraina, i risultati sono un regime di sorveglianza e l’anticamera di un sistema totalitario, seppur con l’apparenza retorica della democrazia liberale. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta. La censura è inaccettabile, per le falsità, le calunnie e le diffamazioni bastano i codici civili e penali. Più difficile si fa invece la domanda sui possibili rimedi, sulle possibili risposte a questa dominazione “globalitaria”. Perché è in gioco l’egemonia ideologica imposta ormai da decenni, in senso radical-progressista che sovrasta la società come una cupola, anche in senso mafioso; e sono in gioco i nessi, le relazioni fortissime tra quella egemonia e i poteri legati al regno dell’informazione, della comunicazione, della cultura ma anche alla magistratura, all’establishment economico-finanziario e burocratico-dirigenziale. Quella saldatura, quel blocco, impedisce di opporre una cultura civile e una sensibilità diversa. Anche se, va pure detto, non esistono forze organizzate, tantomeno partiti, che abbiamo perlomeno tentato di costruire reti, strutture e racconti alternativi. Manca la sensibilità, la lungimiranza, la strategia per una organica risposta a quel predominio. Non resta allora che l’uso dell’intelligenza a livello personale e di gruppi. Per perforare la Cappa occorre la spada dell’intelligenza, del pensiero critico e di chi non si accontenta di quel che somministra il convento. La Cappa e la spada, per usare un linguaggio mitico. E con quella spada dare l’assalto al cielo, stavolta non per far venire giù gli dei e abbattere ogni principio superiore, ma per sgombrarlo dalla coltre di ipocrisia, uniformità e sorveglianza che ci opprime e impedisce di vedere liberamente e interamente il cielo.

Formiche, n.179 (aprile 2022)

FONTE: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/la-cappa-che-opprime-e-cancella/

 

 

 

Otto volte che gli USA usarono armi biologiche nel secondo dopoguerra

Danny Haiphong, Internationalist 360°, 15 febbraio 2022

L’imperialismo statunitense ha rivendicato innocenza e superiorità morale sulla scena mondiale mentre dispiega le armi da guerra più crudeli nella sua ricerca del dominio.
Gli Stati Uniti utilizzano spesso i diritti umani come arma contro i cosiddetti “avversari”. Le armi chimiche e biologiche ebbero un ruolo di primo piano nel coltivare l’identità di potenza interventista umanitaria. L’invasione dell’Iraq del 2003 si basava su accuse dell’intelligence statunitense secondo cui Sadam Husayn nascondesse armi di distruzione di massa (WMD). Negli ultimi anni, funzionari statunitensi accusarono in più occasioni il governo siriano di aver intrapreso attacchi chimici contro la popolazione civile. Tali accuse infondate erano la giustificazione per guerre ben più distruttive di qualunque cosa fossero accusate le nazioni prese di mira. Inoltre, ci sono ampie prove che sono gli Stati Uniti a dipendere dall’uso di armi chimiche e biologiche sulle popolazioni civili. Il caso più noto è la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti sganciarono due bombe atomiche sul Giappone. Da allora, gli Stati Uniti utilizzano armi chimiche e biologiche in numerose occasioni nella ricerca del dominio globale. Il seguente articolo offre otto esempi affatto esaustivi.

Corea
A partire dal 1950, le forze nordamericane invasero la Corea e uccisero oltre il venti per cento della popolazione. L’evento omicida si concluse con un armistizio nel 1953. Nel 1952, le forze coreane e i volontari cinesi accusarono gli Stati Uniti di usare armi biologiche o “guerra batterica” nella loro campagna terroristico contro il popolo coreano. Il Consiglio Mondiale della Pace, un’organizzazione internazionalista guidata dall’Unione Sovietica, formò una delegazione di pace per indagare sulla questione. La Commissione Scientifica Internazionale (ISC) era guidata dal Direttore delle Scienze Naturali del Regno Unito presso l’UNESCO Joseph Needham, ed era composta da esperti provenienti da Brasile, Svezia, Unione Sovietica e Francia. Il loro rapporto sui fatti sulla guerra batteriologica in Corea e Cina fu respinto dagli Stati Uniti come “propaganda comunista” e occultato. Il giornalista che svelò la storia, John W. Powell, fu incriminato per la pubblicazione. Il rapporto ISC completo si può leggere qui.
Attraverso indagini sul campo, testimonianze oculari e interviste ai prigionieri di guerra nordamericani (POW), l’ISC scoprì che l’uso di armi biologiche da parte degli Stati Uniti in Corea e Cina era all’ordine del giorno. Gli esempi includono la caduta di contenitori di pulci per via aerea e scatole di vongole infettate da malattie batteriche come colera e peste. In un caso, 24 testimoni oculari nelle province cinesi di Liaotung e Liaohsi osservarono che gli aerei da guerra nordamericani F-86 e B-26 facevano cadere contenitori di piume do pollo e una specie di scarafaggio. La morte di cinque persone nell’area per antrace respiratorio era correlata alla manipolazione di tali agenti infetti. Questa conclusione fu ulteriormente supportata dall’evidenza che l’antrace respiratorio era sconosciuto in Cina all’epoca.

Cuba
Come la Corea, Cuba fu oggetto di continue aggressioni dagli Stati Uniti. Continuano le sanzioni debilitanti contro Cuba. La CIA compì più di seicento attentati alla vita di Fidel Castro nel corso della sua carriera di capo di Stato. L’obiettivo principale degli Stati Uniti è da sempre il rovesciamento della rivoluzione socialista cubana. Un articolo di Newsday del 1977 rivelò che la CIA era collegata a un’epidemia di peste suina africana a Cuba di sei anni prima. Una fonte dell’intelligence disse a Newsday che gli fu dato il virus in un contenitore sigillato e non contrassegnato in una base dell’esercito nordamericano nella zona del Canale di Panama, con l’istruzione di consegnarlo a un gruppo armato anti-castrisra. La CIA negò la validità del rapporto sei giorni dopo la pubblicazione.
La diffusione della peste suina africana era collegata a una struttura di ricerca statunitense sulle armi biologiche a Plum Island, l’unico luogo conosciuto nell’emisfero occidentale dove è tenuto il virus. Emersero trascrizioni della Marina degli Stati Uniti secondo cui nel 1971 erano in corso indagini sulla presenza di tossine biologiche sull’isola di Navassa ad Haiti, il luogo stesso in cui il virus della peste suina africana fu trasferito dalla CIA ai controrivoluzionari che cercavano di rovesciare il governo cubano.

Vietnam, Laos, Cambogia
L’intervento in Vietnam rimane la guerra più apprezzata nella storia degli Stati Uniti. Un movimento di massa contro la guerra, unito all’eroica lotta del popolo vietnamita, cacciò l’esercito nordamericano dal Vietnam dopo decenni di ingerenze, inclusa la brutale invasione durata un decennio. L’opposizione al coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam fu stimolata da numerosi esempi di eclatanti violazioni dei diritti umani. La tortura nel Programma Phoenix, il famigerato massacro di My Lai e la devastazione umana causata dai bombardamento al napalm evidenziando le crudeltà dell’imperialismo statunitense per un lungo periodo.
La guerra biologica era un’altra di tali crudeltà. Dal 1961 al 1973, gli Stati Uniti lanciarono l’arma chimica Agent Orange su milioni di acri in Vietnam, Laos e Cambogia. Gli Stati Uniti videro la distruzione di cibo ed agricoltura come componente chiave della missione di cancellare i movimenti di liberazione socialista e nazionale che lottavano per l’indipendenza in questi Paesi. L’Agente Arancio era composto da due potenti erbicidi: acido 2,4-diclorofenossiacetico e acido 2,4,5-triclorofenossiacetico ed era quindi perfetto per la missione. Insieme, tali erbicidi possedevano tracce di diossina TCDD, una delle sostanze chimiche più tossiche conosciute. Degli 81000000 di litri di prodotti chimici sganciati in Vietnam, Laos e Cambogia, il 60 percento erano Agent Orange.
I costi umani e ambientali dell’Agent Orange furono enormi. Almeno 400.000 persone nel solo Vietnam morirono per la miscela tossica delle sostanze chimiche. Difetti alla nascita, tumori e miriade di gravi malattie colpirono milioni di persone, compresi i veteran esposti all’Agent Orange durante la guerra. L’Agent Orang causò una significativa deforestazione e distruzione dell’ambiente naturale, col 60-80% della vita animale distrutta nelle aree irrorate. Poiché la diossina non si degrada naturalmente, l’acqua e le scorte di cibo hanno livelli pericolosi della sostanza chimica finora.
Mentre gli Stati Uniti risposero alle pressioni dell’opinione pubblica pagando una piccola somma al Vietnam e agli ex-militari statunitense per il costo dell’Agent Orange, non basta a compensare la devastazione provocata a persone e pianeta. Laos e Cambogia non hanno ancora ricevuto nemmeno un riconoscimento formale dei crimini degli Stati Uniti. Né il governo degli Stati Uniti né Dow Chemical e Monsanto, le due società che produssero l’Agent Orange, affrontarono conseguenze per il loro ruolo in uno dei crimini di guerra più devastanti nella storia dell’umanità.

Iraq
Si stima che l’invasione nordamericana dell’Iraq (2003-2011) abbia ucciso almeno un milione di persone. Fu catalizzatore della destabilizzazione del mondo arabo e musulmano. Un evento storico della guerra degli Stati Uniti fu assedio di Falujah nel 2004. Gli Stati Uniti in Iraq ricorsero a campagne d’assedio delle moschee e migliaia di edifici, tra cui più di un quarto fu sottoposto ad intensi bombardamenti, e supportando logisticamente mercenari e squadroni della morte. Il fosforo bianco, agente chimico mortale che raggiunge i 4800 gradi Fahrenheit quando entra in contatto coll’aria, fu usato frequentemente durante la distruzione di Falujah. Il fosforo bianco provoca ustioni mortali e dolorose e traumi. L’impatto combinato del fosforo bianco e delle armi all’uranio impoverito sul popolo iracheno fu descritto dai ricercatori come peggiore di quello della bomba atomica sganciata su Hiroshima. Mortalità infantile, cancro e leucemia sono solo alcuni dei pericoli a lungo termine dell’uso di armi chimiche degli Stati Uniti in Iraq.
Gli Stati Uniti utilizzarono nuovamente il fosforo bianco a Mosul, in Iraq, più di un decennio dopo, quando la guerra passò da invasione a guerra per procura condotta da un’alleanza militare guidata da Stati Uniti e vari gruppi armati. Sebbene il fosforo bianco sia tecnicamente proibito dal diritto internazionale nelle aree densamente popolate, la sua applicazione per creare cortine fumogene e lampi di luce per scopi militari ne consente ancora l’uso.

Siria
Il fosforo bianco fu nuovamente schierato dalle forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti nella falsa lotta allo SIIL, questa volta nella città siriana di Raqa. Sebbene gli effetti del fosforo bianco in Siria non siano ancora noti, i media siriani riferirono che la coalizione guidata dagli Stati Uniti colpiva l’agricoltura. Ciò dimostra che un’arma chimica in grado di causare traumi gravi e complicazioni sanitarie a lungo termine non può essere utilizzata per scopi umanitari. La guerra degli Stati Uniti alla Siria è una guerra sporca, dove gli Stati Uniti dispiegavano armi chimiche per terrorizzare la popolazione mentre ne accusavano il governo siriano senza uno straccio di prova.

Gli Stati Uniti
Dalle coperte col vaiolo alle moderne armi biologiche e chimiche, le fondamenta degli Stati Uniti siedono sulla violenza genocida e colonialista. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che le armi furono rivolte contro la classe operaia e gli oppressi negli Stati Uniti. L’esercito nordamericano condusse un programma di test sulle armi biologiche dal 1949 al 1969 e 239 grandi prove su popolazioni civili. In questo periodo, le forze armate statunitensi testarono il solfuro di zinco cadmio sulle popolazioni urbane di St. Louis e Minneapolis. I militari statunitensi diffusero la sostanza chimica per via aerea e a terra, principalmente dai tetti. Il cadmio è altamente canceroso. Gli alti tassi di cancro nei quartieri a maggioranza nera in cui si ebbero i test sollevarono sospetti sulla colpevolezza dei militari nell’avvelenamento delle comunità oppresse.
Altri esperimenti simili includono la rottura di lampadine piene di batteri legati all’intossicazione alimentare nella metropolitana di New York City. Un esperimento particolarmente controverso coinvolse casse d’imballaggio con spore fungine presso il Norfolk Naval Supply Center. Questo esperimento suscitò rabbia comprensibile quando nel 1980 emersero dettagli secondo cui la maggior parte dei lavoratori esposti al fungo erano neri. Le comunità nere nordamericane hanno una lunga storia di sfruttamento negli esperimenti medici che causarono sofferenze e morte, il caso più noto è l’esperimento sulla sifilide di Tuskegee. Molti degli esperimenti da guerra biologica dell’esercito nordamericano restano segrete. Furono studiate nel libro Nuvole di segretezza: i test della guerra batteriologica dell’esercito su aree popolate, del dottor Leonard Cole.

Portorico
Mentre Porto Rico è considerata de facto “territorio” degli Stati Uniti, la nazione caraibica fu colonizzata dagli Stati Uniti nel 1898 e da allora è trattata tale. Gli alti tassi di povertà, migrazione e debito sono alcune espressioni del rapporto coloniale degli Stati Uniti con Porto Rico. L’occupazione militare è un altro chiaro segno dello status coloniale di Porto Rico. Dagli anni ’40, la Marina degli Stati Uniti occupa 22000 acri o due terzi di Vieques, utilizzata come banco di prova per la guerra. Napalm, uranio impoverito e altre sostanze chimiche tossiche furono usate per bombardare l’isola durante le esercitazioni. L’esercito nordamericano condusse numerosi esperimenti con armi biologiche a Vieques negli anni ’60 e ’70. In un esempio, i militari fiurono spruzzati col triottilfosfato, agente cancerogeno.
Le massicce proteste cacciarono la Marina degli Stati Uniti nel 2003. ma gli effetti a lungo termine dell’occupazione su salute e benessere della popolazione di Porto Rico rimangono. I tassi di cancro sono più alti a Vieques che in qualsiasi altro comune di Porto Rico. I residenti di Vieques hanno sette-otto volte più probabilità di morire di diabete e malattie cardiovascolari che in qualsiasi altra parte dell’isola. Inoltre, l’occupazione degli Stati Uniti devastò l’economia dell’isola aprendo la strada a gentrificazione e aziendalizzazione una volta che la Marina degli Stati Uniti se ne andò. La Marina degli Stati Uniti rilasciò su pressione dell’opinione pubblica che il suo materiale possedeva tossine dannose, ma negò il legame coi tassi sproporzionati di malattie dei residenti sull’isola.

Isole Marshall
Porto Rico non è l’unico “territorio” degli Stati Uniti a subire le crudeltà dell’occupazione militare statunitense. Gli Stati Uniti hanno una relazione altrettanto opprimente con le nazioni insulari dell’Asia Pacifico. La contaminazione con Agente Orange e rifiuti chimici pericolosi provenienti dai militari statunitensi devastano persone e ambiente di nazioni come Guam e Okinawa. Nello specifico, 70000 mc di scorie radioattive sono stoccate nel “Dome” dell’isola Runit, nelle Isole Marshall. I rifiuti del “Duomo” colano in mare. Secondo il libro Poisoning the Pacific, gli Stati Uniti smaltirono 454 tonnellate di scorie radioattive e 29 milioni di chilogrammi di agenti nervini nell’Oceano Pacifico, al largo delle Isole Marshall e dei territori limitrofi.
Le Isole Marshall sono anche il luogo in cui l’esercito nordamericano fece esplodere sessantasette bombe nucleari dal 1948 al 1958, l’equivalente di una Hiroshima ogni giorno per dodici anni. Nel 1954, gli Stati Uniti sganciarono una bomba all’idrogeno, Bravo, sull’atollo Rongelap e reinsediarono la popolazione nelle aree contaminate per fare esperimenti sulle radiazioni. Tali crimini contro l’umanità resero le Isole Marshall in gran parte inabitabili. Gli alimenti e l’acqua furono avvelenati. Secondo l’US Cancer Institute, è probabile che le generazioni future dei residenti delle Isole Marshall esposte alle radiazioni sperimenteranno almeno 530 tipi di cancro.

Conclusione
I programmi su armi chimiche e biologiche degli Stati Uniti erano escrescenze della mentalità da Guerra Fredda che perseguiva l’egemonia a tutti i costi. Ciò in linea con la storia degli Stati Uniti come società capitalista fondata su schiavitù, sfruttamento e guerra. Sebbene tali programmi siano stati presumibilmente eliminati decenni fa, la pandemia di COVID-19 sollevava nuove domande sul carattere della guerra biologica e chimica. Le affermazioni sulla teoria di “fuga di laboratorio” che suggeriscono che la Cina abbia fatto trapelare COVID-19 dall’Istituto di virologia di Wuhan sono state completamente sfatate ma preoccupavano il proseguimento delle operazioni di Fort Detrick nel Maryland, l’epicentro del programma di armi biologiche degli Stati Uniti. Fort Detrick era collegato alla sperimentazione di agenti patogeni come Ebola e Anthrax.
Gli Stati Uniti rimangono la prima potenza imperialista e quindi il principale criminale di guerra globali. Le armi biologiche e chimiche sono una vile espressione di quanto lontano si spingerà l’imperialismo statunitense per mantenere la supremazia economica e politica. La crisi sistemica portava l’imperialismo statunitense alla strategia da escalation assoluta dell’aggressione a Russia e Cina. I massicci aumenti annuali del budget militare statunitense significano che le infinite guerre in corso in Siria, Yemen e altrove saranno accompagnate da nuove guerre con cui gli Stati Uniti cercano di ridurre la crescente influenza di Cina e Russia.
La realtà della dipendenza degli Stati Uniti dalla guerra chimica e biologica dovrebbe far ricordare che l’opzione nucleare non è fuori discussione. L’orologio del giorno del giudizio ticchetta nella direzione sbagliata. Non ci si può fidare di militaristi ed imperialisti guidati dagli Stati Uniti nel ridurre la distruzione di massa che le loro guerre infinite impongono al popolo. Ecco perché nell’orbita imperialista deve svilupparsi un nuovo movimento per la pace che affronti le sfide attuali, armato da una visione positiva dell’internazionalismo e una strategia per organizzare le masse per affrontare e fermare la macchina da guerra che corre su binari mortali.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=23083

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Do you remember Iraq?

Marcello Veneziani, La Verità (7 aprile 2022)

Per dare un senso e una misura alla guerra in corso, ho un piccolo consiglio da dare: tornate con la mente a quel che successe in Iraq, prima con la guerra del Golfo e poi nel 2003 e negli anni seguenti, con l’accusa a Saddam di nascondere armi letali. Accusa poi rivelatasi infondata, costruita dalla macchina del falso. Fate una piccola ricerca selezionata su Internet, confrontate le fonti, leggete cosa è scritto e cosa dissero. E poi fate qualche paragone con la guerra in corso.

Tralascio il conflitto tra le forze armate della Nato e quella irachene; conflitto impari assai più di quello odierno, ma era comunque un conflitto tra soldati armati. Penso invece a quel che successe alla popolazione, ai civili, ai vecchi, alle donne e ai bambini, ai malati. Una carneficina di decine di migliaia di persone, quasi tutte frutto dei bombardamenti a tappeto degli americani e dei loro alleati. Ora pensate un momento a quel che avete visto in tv, sentito dai racconti, letto sui giornali di quel tempo; o se non ricordata o semplicemente non c’eravate, cercatele sul web. Non troverete quasi nulla.

La Cnn aveva, soprattutto nel primo conflitto, il monopolio quasi esclusivo della “narrazione” sul campo e delle relative immagini. Chi raccontò la storia di bambini massacrati, di famiglie costrette a vivere nel terrore e decimate, di centri popolosi e di siti storici e archeologici di rilievo bombardati e distrutti? Chi raccontò le vite spezzate degli iracheni, non dei soldati di Saddam ma della gente comune, le fosse comuni, la gente sepolta sotto montagne di sabbia, i morti ammazzati per le strade, nelle scuole, negli ospedali, nei pressi delle moschee? Nessuno, o quasi. Se solo avessimo visto quel che successe, noi oggi diremmo che Bush padre e Bush figlio, come Clinton per la Serbia e il Kossovo e tanti altri presidenti americani, sarebbero da considerarsi colpevoli non solo di crimini di guerra ma di crimini contro l’umanità; sarebbero anche loro da processare e da sottoporli come oggi si dice, “a una nuova Norimberga”.

Sappiamo anche quanto pesò la guerra nel Golfo e l’intervento militare in altri luoghi caldi del medio oriente, nel formarsi del terrorismo da parte dei fanatici islamisti e anche di quella zona di sostegno di cui godettero in memoria di quel che era successo. Sappiamo quanti dittatori furono alleati e amici dell’Occidente e vissero indenni; e altri come Saddam furono processati e uccisi a guerra finita o lasciati massacrare come Gheddafi.

Ricordo gli appelli davvero accorati e inascoltati di Papa Giovanni Paolo II, le sue denunce, anche quando, finita la guerra, furono poste le sanzioni all’Iraq e furono negati, nell’embargo anche i medicinali e i generi di prima necessità, con una moria di malati, di fragili, di bambini. Cose che noi vagamente apprendemmo ma poco sapemmo; né potevamo attaccarci a El Jazeera e prendere per oro colato quello che loro raccontavano.

Ma torno al tema cruciale da cui sono partito e mi chiedo: perché alcune catastrofi umanitarie destano il nostro orrore, sdegno e rivolta e altre no? Perché non le abbiamo viste, non le abbiamo seguite nei dettagli, non ce le hanno fatte vedere, pur disponendo dei mezzi per farlo. Non ci hanno raccontato storie e vite tremende, non sappiamo nulla; occhio non vede, cuore non duole.

Quanto conta allora la Fabbrica delle Immagini in una guerra, non solo nelle dittature o nei regimi autocratici come quello di Putin, ma anche nelle nostre democrazie? Guardate che non sto nemmeno toccando un tema scabroso, per il quale scatta subito l’accusa di negazionismo, ovvero la messa in dubbio di alcune stragi e l’attribuzione di alcune vittime a uno o all’altro schieramento. Molti hanno espresso dubbi, qualcuno li ha ben documentati e argomentati, non mi sento di pronunciarmi anche se non posso dirmi convinto da ciò che passa il nostro convento mediatico. Esercito il dubbio, sono convinto di essere davanti a due apparati propagandistici, certo uno che risale a un regime autoritario e mi pare del tutto comprensibile, anzi normale nella sua anormalità; ma l’altro risale a un mondo che si ritiene libero e democratico, trasparente e controllabile, dove si può esercitare pure il diritto di dissenso e la divergenza di opinioni. E invece no, siamo sempre più vicini l’uno all’altro. Senza possibilità di smentita.

Ora voglio precisare due cose. La prima è che noi difendiamo la nostra civiltà, ci sentiamo profondamente italiani, mediterranei ed europei, e riconosciamo agli Stati Uniti un ruolo decisivo, importante e positivo, in molti casi, nel secolo scorso. Anche quando siamo critici con l’americanizzazione del mondo, sappiamo bene che finire sotto l’ombrello sovietico sarebbe stato peggio. Ma noi difendiamo la nostra civiltà, non quel che la nega; noi difendiamo la nostra libera passione di verità e non le sue negazioni né i crimini commessi per “ragioni umanitarie”.

La seconda cosa è chiara come il sole ma va detta col clima di guerra e idiozia che ci sovrasta. Non è che uno sterminio ne giustifichi un altro, non è che si attenuano le colpe di Putin se ci sono e c’erano colpe anche di altri presidenti americani. Però la verità va conosciuta intera, si deve essere realisti e si deve commisurare il nostro giudizio e la nostra azione a tutto il contesto, ai suoi precedenti. Certo, l’ultimo paese che può accusare un altro di crimini dell’umanità è gli Stati Uniti (che poi sono anche altre mille cose, non sono certo solo quello, teniamolo sempre a mente). Non esiste l’Impero del Male, ma ancor meno esiste l’Impero del Bene.

Insomma, capite perché è utile avere memoria e ricordare la storia? Per tante cose, ma anche perché si capisce meglio la realtà presente e si capisce che nel mondo non c’è mai la Lotta Finale tra il Bene e il Male, ma tra errori, orrori, miserie e grandezze degli uomini.

 

FONTE: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/do-you-remember-iraq/

 

 

 

E’ ufficiale: è stato Zelensky a volere la guerra in Ucraina rifiutando la mediazione e la proposta di pace del cancelliere tedesco Scholz 

12 aprile 2022
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  • La verità prima o poi viene sempre fuori. Tra l’altro da un noto giornale statunitense. Tutti in Ucraina stanno violando i diritti umani
  • Di fatto, in Ucraina l’Occidente – e quindi anche l’Unione europea – è schierata accanto a un gruppo nazista. Complimenti!
  • Armi all’Ucraina per colpire gli aeroporti militari russi. Gli inglesi e, in generale, gli europei pensano che questo non avrebbe conseguenze, soprattutto in Europa? E non parliamo solo di conseguenze economiche, ma anche di altro tipo   
  • I missili arrivano dovunque: e possono arrivare anche a Londra e in Italia. Soprattutto in Sicilia, dove non mancano gli obiettivi sensibili, dalle basi militari americane al MUOS di Niscemi, fino al gas che, dall’Africa, arriva in Sicilia per prendere la via per l’Italia…   

La verità prima o poi viene sempre fuori. Tra l’altro da un noto giornale statunitense. Tutti in Ucraina stanno violando i diritti umani

“È stato confermato quanto scritto dal Wall Street Journal, ovvero il fatto che il cancelliere tedesco Scholz, il 19 Febbraio, propose a Zelensky un accordo per mantenere la pace in Ucraina da siglare insieme a Putin e Biden che stabilisse la non adesione del Paese alla NATO. Il protagonista però, da eroe quale è rifiutò, condannando il suo popolo agli orrori della guerra sotto il motto di Biden: combatteremo i russi fino all’ultimo ucraino. Nel frattempo Stati Uniti e Inghilterra si stanno dando un gran da fare per far calare il sipario sull’ONU dopo il grande clamore suscitato dalle dichiarazioni di Rosemary Di Carlo, sottosegretario generale alle Nazioni Unite, il quale parlando al Consiglio di Sicurezza prende di mira Zelensky denunciando i crimini di guerra commessi dai militari ucraini emersi dall’indagine ONU come stupri, violenze e uccisioni di civili (link nei commenti)”. Così scrive sulla propria pagina Facebook il giovane economista siciliano Luca Pinasco. La notizia confermata circola già da tempo. Il quotidiano d’informazione il FarodiRoma del 7 Aprile scorso riporta una dichiarazione di Rosemary Di Carlo: “Ci sono denunce di violenze sessuali e stupri da pare delle forze ucraine e delle milizie della protezione civile di Kiev… accuse credibili” sull’uso della Russia di “munizioni a grappolo in aree popolate”, bombe vietate dalle convenzioni internazionali se fatte cadere in aree civili. Tuttavia la sottosegretaria dell’Onu ha precisato che “anche le forze ucraine hanno usato tali armi” e “sono oggetto di indagine”.

Di fatto, in Ucraina l’Occidente – e quindi anche l’Unione europea – è schierata accanto a un gruppo nazista. Complimenti!

Ancora il FarodiRoma: “La missione di monitoraggio dei diritti umani dell’Onu in Ucraina sta verificando queste accuse. Le vittime di violenze sessuali e degli stupri sarebbero dei civili ucraini. Per milizie della protezione civile si intendono presumibilmente anche i gruppi armati neonazisti. Di fatto non esiste Paese al mondo che abbia un reggimento come Azov, inquadrato a pieno titolo all’interno della Guardia nazionale ucraina, con simboli che ricordano apertamente il nazismo. Il movimento Azov è stato fondato nel 2014 da Andriy Biletskyj (ex leader del gruppo neonazista ucraino Patrioti d’Ucraina) durante la battaglia per il controllo di piazza dell’Indipendenza, a Kiev, e la rivolta chiamata Maidan contro il presidente eletto Viktor Janukovič, vicino alla Russia. Nel 2010 Biletskyj ha dichiarato che un giorno sarebbe toccato all’Ucraina ‘guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale contro gli untermenschen (subumani) capeggiati dai semiti’”. Piaccia o no, l’Occidente industrializzato è schierato anche con i nuovi nazisti.

Armi all’Ucraina per colpire gli aeroporti militari russi. Gli inglesi e, in generale, gli europei pensano che questo non avrebbe conseguenze, soprattutto in Europa? E non parliamo solo di conseguenze economiche, ma anche di altro tipo   

Dal fronte di guerra viene fuori la notizia che una pubblicazione della CNBS, citando una fonte del Pentagono, riporta che l’amministrazione Biden sarebbe pronta a fornire all’Ucraina armi per consentire a questo Paese di colpire gli aeroporti militari russi. “Il che – commenta Sputnik Italia – aumenterà le possibilità delle forze armate ucraine di resistere a una nuova offensiva”. Non sappiamo se in Italia i nostri governanti che, insieme ad altri Paesi europei e agli Stati Uniti, continuano ad inviare armi in Ucraina, pensino veramente di colpire indirettamente la Russia senza pagarne le conseguenze. E non ci riferiamo soltanto alle conseguenze economiche, ma anche militari. Sul gas, per esempio, non possiamo che ammirare la pazienza dei russi e, soprattutto, del presidente Putin, che ancora fornisce il gasa chi – di fatto è così, con riferimento all’Unione europea – fornisce armi agli ucraini per uccidere soldati russi. Il tutto avendo anche la prova è è stato il presidente dell’Ucraina Zelensky a volere la guerra a tutti i costi, rifiutando la neutralità. A meno che non dobbiamo dare per buono il rincretinimento generale che ha colpito l’Occidente, in base al quale la libertà di un popolo – in questo caso del popolo ucraino e del suo presidente – consisterebbe nell’entrare a far parte della Nato, magari consentendo agli americani di piazzare i missili sotto il ‘culo’ dei russi,  proprio come fecero i russi con gli americani nel 1960 a Cuba!

I missili arrivano dovunque: e possono arrivare anche a Londra e in Italia. Soprattutto in Sicilia, dove non mancano gli obiettivi sensibili, dalle basi militari americane al MUOS di Niscemi, fino al gas che, dall’Africa, arriva in Sicilia per prendere la via per l’Italia…         

Vorremmo ‘tranquillizzare’ tutti, a cominciare dal grecista Boris Johnson, quello che se ne va a fare riunioni di guerra in Ucraina con Zelensky. I lettori de I Nuovi Vespri sanno quanto noi ‘amiamo’ gli inglesi che nel 1860 hanno svenduto il Sud Italia e la Sicilia al Piemonte. Tuttavia non li ‘amiamo’ così tanto da considerare positiva un’eventuale reazione russa a un’eventuale invasione dell’Occidente nella stessa Russia. Perché inviare armi all’Ucraina per colpire gli aeroporti militari russi è una dichiarazione di guerra. La nostra impressione è che americani, inglesi e la stessa Unione europea pensino di fare la guerra alla Russia, a tutti i livelli, senza pagare il ‘dazio’. Non ci sono dubbi sul fatto che se tutto l’Occidente comincerà ad armare l’Ucraina il livello della guerra salirà; ma pensare che non ci saranno conseguenze per tutti, anche per l’Europa – non soltanto economiche, ma anche militari – ci sembra da stupidi. Le armi – anche le armi nucleari – li ha anche la Russia, che peraltro, lo si è visto all’ONU, non è affatto sola al mondo. I missili arrivano dovunque: e possono arrivare anche a Londra e in Italia. Soprattutto in Sicilia, dove non mancano gli obiettivi sensibili, dalle basi militari americane al MUOS di Niscemi. Ci rivolgiamo anche al presidente della regione siciliana, Nello Musumeci: presidente, veda che qui giocano a fare la guerra, è bene che tutti cominciamo a mettere nel conto quello che potrebbe succedere. Anche perché, se entriamo in guerra, ricordiamoci che, dall’Africa, arriva in Sicilia il gas che prende la via per l’Italia…

FONTE: https://www.inuovivespri.it/2022/04/12/guerra-ucraina-italia-coinvolta-nazisti-ucraini-wall-street-journal-zelensky-gas-africa-sicilia-farodiroma-onu-rosemary-di-carlo/

 

 

 

Blackwater è in Donbass con il Battaglione Azov

La CIA e l’MI6 stanno riorganizzando le reti stay-behind della NATO nell’Europa orientale. Se dopo la seconda guerra mondiale hanno fatto affidamento sugli ex nazisti per combattere i sovietici, continuano a sostenere i gruppi neonazisti contro i russi. Non c’è una ragione ovvia per questo. I nazisti erano una pletora negli anni ’40, sono pochissimi oggi ed esistono solo grazie all’aiuto degli anglosassoni.

La telefonata tra il presidente Biden e il presidente ucraino Zelensky “non è andata bene”, titola la Cnn: mentre “Biden ha avvertito che un’invasione russa è praticamente certa a febbraio, quando il terreno ghiacciato permette il passaggio dei carri armati”, Zelensky “ ha chiesto a Biden di abbassare i toni, sostenendo che la minaccia russa è ancora ambigua”. Poiché lo stesso presidente ucraino assume una posizione più cauta, le forze armate ucraine si stanno ammassando nel Donbass vicino all’area di Donetsk e Lugansk abitata da popolazioni russe.

Dimostrazione del battaglione Azov, al centro sulla piattaforma, il suo führer: Andriy Biletsky

Secondo i rapporti della Missione speciale di monitoraggio dell’OSCE in Ucraina, oscurata dal nostro mainstream che parla solo del dispiegamento russo, le unità dell’esercito e della guardia nazionale ucraini, pari a circa 150mila uomini, sono posizionate qui. Sono armati e addestrati, e quindi efficacemente comandati, da consiglieri e istruttori militari USA-NATO.

Dal 1991 al 2014, secondo il Congressional Research Service degli Stati Uniti, gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina 4 miliardi di dollari in assistenza militare, a cui si sono aggiunti oltre 2,5 miliardi di dollari dopo il 2014, più oltre un miliardo fornito dal Fondo fiduciario della NATO a cui partecipa anche l’Italia . Questa è solo una parte degli investimenti militari effettuati dalle maggiori potenze della NATO in Ucraina.

La Gran Bretagna, ad esempio, ha concluso diversi accordi militari con Kiev, investendo tra l’altro 1,7 miliardi di sterline nel rafforzamento delle capacità navali dell’Ucraina: questo programma prevede l’armamento di navi ucraine con missili britannici, la produzione congiunta di 8 lanciamissili veloci, la costruzione di basi navali sul Mar Nero e anche sul Mar d’Azov tra Ucraina, Crimea e Russia. In questo quadro, la spesa militare ucraina, che nel 2014 era pari al 3% del PIL, è salita al 6% nel 2022, corrispondente a oltre 11 miliardi di dollari.

Oltre agli investimenti militari USA-NATO in Ucraina, c’è il piano da 10 miliardi di dollari attuato da Erik Prince, fondatore della compagnia militare statunitense privata Blackwater, ora ribattezzata Academi, che ha fornito mercenari alla CIA, al Pentagono e al Dipartimento di Stato per operazioni segrete (comprese torture e omicidi), guadagnando miliardi di dollari.

Il piano di Erik Prince, rivelato da   un’indagine della rivista Time [ 1 ], è quello di creare un esercito privato in Ucraina attraverso una partnership tra la compagnia Lancaster 6, con la quale Prince ha fornito mercenari in Medio Oriente e Africa, e il principale ufficio di intelligence ucraino controllato dalla CIA.

Non si sa, ovviamente, quali sarebbero i compiti dell’esercito privato creato in Ucraina dal fondatore di Blackwater, certamente con i finanziamenti della CIA. Tuttavia, ci si può aspettare che condurrà operazioni segrete in Europa, Russia e altre regioni dalla sua base in Ucraina.

In questo contesto, è particolarmente allarmante che il ministro della Difesa russo Shoigu abbia denunciato che nella regione di Donetsk ci sono “compagnie militari americane private che stanno preparando una provocazione con l’uso di sostanze chimiche sconosciute”.

Potrebbe essere la scintilla che farà esplodere una guerra nel cuore dell’Europa: un attacco chimico contro civili ucraini nel Donbass, subito attribuito ai russi di Donetsk e Lugansk, che verrebbe attaccato dalle preponderanti forze ucraine già schierate nel regione, per costringere la Russia a intervenire militarmente in loro difesa.

In prima linea, pronto a massacrare i russi nel Donbass, c’è il battaglione Azov, promosso a reggimento di forze speciali, addestrato e armato da Usa e Nato, distinto per la sua ferocia negli attacchi alle popolazioni russe dell’Ucraina.

L’Azov, che recluta neonazisti da tutta Europa sotto la sua bandiera tracciata da quella delle SS Das Reich, è comandata dal suo fondatore Andrey Biletsky, promosso colonnello [ 2 ]. Non è solo un’unità militare, ma un movimento ideologico e politico, di cui Biletsky è il leader carismatico, soprattutto per l’organizzazione giovanile che viene educata a odiare i russi con il suo libro “Le parole del Führer bianco”.

Manlio Dinucci è un geografo e geopolitico. I suoi ultimi libri sono Laboratorio di geografia, Zanichelli 2014; Diario di viaggio, Zanichelli 2017 ; L’arte della guerra / Annali della strategia Usa/Nato 1990-2016, Zambon 2016. Guerra nucleare. Il giorno prima. Da Hiroshima a oggi: chi e come ci porta alla catastrofe, Zambon 2017; Diario di guerra. Escalation verso la catastrofe (2016 – 2018), Asterios Editores 2018 .

FONTE: https://geopolitics.co/2022/03/06/blackwater-is-in-donbass-with-the-azov-battalion/#comment-276473

Il Canada ha investito quasi un miliardo di dollari nell’addestramento dei nazisti ucraini

11 aprile 2022/ IA Primavera rossa
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Terrorismo ucraino
Il Canada ha speso quasi un miliardo di dollari per addestrare i militanti del battaglione nazionalista Azov (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa), ha scoperto Radio Canada, secondo un articolo dell’11 aprile sul sito web della stazione radiofonica.

La pubblicazione rileva che gli istruttori militari che hanno lavorato in Ucraina e addestrato il personale militare ucraino non avrebbero dovuto addestrare unità nazionaliste e le forze armate canadesi negano i fatti dell’addestramento dei nazisti ucraini. Tuttavia, i giornalisti della stazione radio, dopo aver analizzato le foto dall’Ucraina, hanno scoperto che i rappresentanti dell’Azov (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa) hanno partecipato ripetutamente a sessioni di formazione condotte da istruttori canadesi.

Così, in due fotografie datate 20 novembre 2020, due soldati sono raffigurati con le strisce di Azov (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa). In un’altra immagine, un soldato che partecipa all’addestramento ha un distintivo delle Waffen-SS appuntato al petto: un leone d’oro con tre corone.

“Non possiamo farla franca: [le Waffen-SS] sono un branco di nazisti” , ha commentato alla foto il professor Dominique Harel, capo del Dipartimento di studi ucraini dell’Università di Ottawa.

Si noti che, nell’ambito dell’operazione Unifier, il Canada ha aiutato ad addestrare 33.346 soldati ucraini, di cui 1.951 della Guardia nazionale ucraina, spendendo 890 milioni di dollari per questo fino al 13 febbraio 2020.

Il ministero della Difesa nazionale canadese nega l’addestramento dei nazionalisti, ma ammette che sebbene ai soldati canadesi fosse stato ordinato di non addestrare rappresentanti del Battaglione Azov (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa), non hanno condotto alcuna selezione. Si noti che i rappresentanti di Azov (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa) non hanno risposto alla richiesta di commento della stazione radiofonica.

Allo stesso tempo, il sito web della Guardia nazionale ucraina ha parlato direttamente dell’addestramento dei militanti dell’Azov (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa) nell’ambito della missione Unifier. E tale formazione è stata effettuata solo nel centro di formazione di Zolochev. Inoltre, i nazionalisti si vantavano dei propri corsi di formazione, preparati insieme agli istruttori nell’ambito della missione Unifier.

Ricordiamo che il fatto che le autorità canadesi collaborano con i nazisti ucraini era già noto. Lo ha ricordato in particolare il primo ministro canadese Justin Trudeau, che ha chiamato nazisti i manifestanti contro la vaccinazione forzata dei camionisti.

FONTE: https://rossaprimavera.ru/news/162ce307

 

Londra è la testa del serpente. Spiegato bene

Da Idee&Azione.

La Gran Bretagna è il principale beneficiario della guerra

di Luciano Lago

Il primo ministro britannico Boris Johnson non è venuto in Ucraina per niente. L’incontro con “hetman” Zelensky potrebbe aver avuto luogo in qualsiasi altra parte del mondo. E non si tratta affatto soltanto di Zelensky.

Johnson dimostra apertamente chi è il principale avversario della Federazione Russa in questo momento. Il primo ministro britannico ha chiarito all’élite russa con la sua visita che tutte le risorse del suo stato sono già state lanciate contro il Cremlino per schiacciarlo e stabilire una pace in stile inglese in Europa.

In effetti, gli Stati Uniti hanno solo irritato la situazione, ma tutto è stato fatto per gli interessi britannici. La Brexit non è stata un incidente o una semplice fuga dall’Unione Europea, ma un primo passo verso un ripensamento dello stato del mondo post-1945.

Sembra che la Gran Bretagna abbia iniziato a ricostruire il suo impero, che già non andava da nessuna parte in particolare. In qualche modo è stato dimenticato da molti che la regina d’Inghilterra è a capo di stati come l’Australia, la Nuova Zelanda e il Canada.

C’è anche l’idea che l’attuale Partito Democratico degli Stati Uniti sia un agente della Gran Bretagna. Se lo si accetta, diventa chiaro perché gli Stati Uniti sotto Biden hanno completamente subordinato le proprie azioni al bene britannico.

Johnson, con il suo viaggio a Kiev, ha semplicemente mostrato a tutti che la Gran Bretagna sta uscendo dall’ombra e sta girando di nuovo il suo “Grande Gioco”. E, come sapete, i gentiluomini britannici amano spargere il sangue di altre persone con le mani di altri soldati e scaldare le mani sui fuochi della guerra.

Dopo la visita di Boris Johnson a Zelensky nessuno dovrebbe farsi illusioni che sia stata la Gran Bretagna a istigare l’operazione speciale russa. Il compito degli inglesi in questa fase della situazione in Ucraina è di far capitolare l’élite russa al nazismo, con le buone o con le cattive.

E più parole e proposte favorevoli alla pace vengono ascoltate dalla Federazione Russa, più l’Occidente aiuterà l’Ucraina con le armi, mentre l’Inghilterra la sospingerà e la sospingerà ancora avanti nella guerra.

Le rivendicazioni di pace in tempo di guerra (e il Regno Unito considera un’operazione speciale come una guerra!) Sono una manifestazione di disponibilità a capitolare.

Johnson ha dimostrato che la Gran Bretagna ha valutato tutti i negoziati russo-ucraini in questo modo. Quello che viene dopo è un altro indurimento della posizione.

Non buone parole possono far sobrio Johnson e i suoi scagnozzi dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, ma solo una bella e seria sconfitta per l’Ucraina sul campo di battaglia nei prossimi mesi.

Non c’è altro modo.

Foto: Adnkronos

11 aprile 2022

 

Sotto l’Azovstal 24 km di tunnel a una profondità di 30m. C’è una struttura della NATO PIT404 un laboratorio con armi biologiche. Un sistema di bunker fortificati. All’interno si trovano 240, tra ufficiali Nato, Legìon, personale del laboratorio+ circa 3.000 Azov Rinat Akhmetov

Lavrov: «L’operazione speciale della Russia in Ucraina è progettata per porre fine al corso statunitense di dominio del mondo»

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/londra-e-la-testa-del-serpente-spiegato-bene/

 

 

 

Regno Unito e Stati Uniti dietro i disordini di gennaio del Kazakistan?

Vladimir Platov, New Eastern Outlook 22.02.2022

Gli eventi in Kazakistan all’inizio di gennaio sono ancora incombenti. Il Kazakistan ancora rintraccia istigatori e partecipi ai disordini di gennaio, poiché le forze dell’ordine trovano depositi di armi nelle città e campagne ogni giorno. Il Viceministro degli Esteri del Kazakistan Marat Syzdykov confermava che le autorità del Paese conducono un’indagine ampia sugli eventi di gennaio. L’indagine è classificata; perciò devono ancora essere sollevate le accuse ad arrestati e sospetti di “sponsorizzare” quegli eventi. Tuttavia, è sempre più chiaro che i disordini di gennaio in Kazakistan furono premeditati. Ciò è dimostrato da fatti ben documentati e segni rivelatori delle menti che tirano le fila: controllo centralizzato dall’estero mentre le armi venivano sequestrate nei negozi in modo centralizzato, le auto arrivavano per prendere il carico. Col passare del tempo, è sempre più chiaro che il caos nella repubblica avrebbe raggiunto dimensioni colossale non solo in Kazakistan ma anche nei Paesi vicini. Con questo in mente, l’isteria guidata da Stati Uniti e loro alleati occidentali sulla “imminente invasione russa in Ucraina” è comprensibile poiché dipende dal rancore che l’occidente ha nutrito contro l’operazione riuscita della CSTO in Kazakistan attuata in condizioni reali.
Sebbene l’indagine sui disordini di gennaio in Kazakistan non sia ancora finita, le impronte digitali di Stati Uniti, Regno Unito e vari alleati di Washington sono ovunque. Non è una sorpresa considerando che i capi dell’amministrazione statunitense hanno una vecchia relazione con ex-alti funzionari kazaki. Prima di tutto, l’ex capo del Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan Karim Massimov, ora detenuto, andava “a letto” con Hunter Biden, figlio del presidente degli Stati Uniti coinvolto in una serie di controversie legate a droga e sesso, nonché in uno scandalo sulla società Burisma ucraina. Anche prima, Hunter Biden cercò di stabilire il “dominio della famiglia Biden” sulle repubbliche ex-sovietiche, incluso il Kazakistan nel 2012-2014. Una testimonianza di tale sforzo è una straordinaria foto di gruppo con Joe Biden in piedi accanto a Karim Massimov mentre Hunter è accanto a un “enigmatico” Kenes Rakishev, un nababbo kazako. Fu lui a “vegliare” su Hunter Biden in Kazakistan, proprio dopo di che iniziò il suo “successo negli affari”.

Anche la guerra d’informazione occidentale guidata dagli Stati Uniti svolse un ruolo enorme in quegli eventi. L’assistenza delle CSTO al Kazakistan evidenziò molte risorse e personalità. Tra cui, in primis, gli “attivisti” sostenuti dall’occidente: facebook vide molti post che chiedevano manifestazioni per impedire la partecipazione della CSTO a questa missione. Così, le risorse occidentali tentarono di esercitare pressioni sui parlamentari che avrebbero dovuto approvare la decisione di inviare forze di pace in Kazakistan.
Un’altra testimonianza di ciò sono i risultati della guerra d’informazione istigata in Kirghizistan, dove le proteste furono organizzate tramite Facebook da una tale Perizat Saitburkhanova, strettamente legato a Next TV, risorsa mediatica di Ravshan Jeenbekov, politico dell’opposizione filo-occidentale. La redazione di Voice of America, organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia russo come agente straniero, guidò la guerra dell’informazione degli Stati Uniti. Il 7 gennaio, Voice of America pubblicò un rapporto di propaganda calunnioso intitolato “Gli alleati della Russia e CSTO sono entrati in Kazakistan”. Inoltre, il titolo di tale risorsa nordamericana su twitter era molto più fazioso: “Russia e CSTO OCCUPANO il Kazakistan”. Su aperta istigazione degli Stati Uniti, Paese che controlla l’Ucraina, sulla scia dei disordini di gennaio, le autorità ucraine pubblicarono una guida su come diffamare CSTO e il presidente kazako Tokaev che invitò le forze di pace. I media ucraini ricevettero anche il “glossario del patriota” sviluppato dal cosiddetto Centro per le comunicazioni strategiche e la sicurezza dell’informazione del Ministero della cultura e della politica dell’informazione dell’Ucraina che decide quali espressioni i media ucraini dovrebbero o non dovrebbero usare per descrivere gli eventi in Kazakistan.
A proposito, la crisi nelle relazioni tra Bielorussia e Ucraina segue la stessa linea: iniziò con attacchi informativi, addestramento di terroristi nazionalisti e spedizioni di armi dall’Ucraina alla Bielorussia. Poi l’Ucraina divenne rifugio per gli estremisti bielorussi rifiutati dall’Europa. Non molto tempo dopo, Kiev passò ad azioni ostili a livello ufficiale. Il 18 gennaio, il canale Telegram di Segodnya.kz riferì che le agenzie di intelligence britanniche partecipavano alla guerra dell’informazione contro il Kazakistan, fallendo per poi passate a un “Piano B”. Il canale, in particolare, evidenziò un reportage del The Guardian citare, come consuetudine negli inglesi, “alcune fonti sconosciute nella capitale kazaka”. Il Guardian affermò che Nursultan Nazarbaev e Kassym-Jomart Tokaev presumibilmente negoziassero la ridistribuzione dei beni nella repubblica. In altre parole, l’articolo del Guardian mirava direttamente a favorire un atteggiamento negativo nei confronti di Tokaev, un leader fuori della portata britannica. Nel frattempo, il popolo kazako, in maggioranza, ne ha un’opinione piuttosto positiva. Secondo Segodnya.kz, è evidente la presenza di una rete di spionaggio delle agenzie di intelligence britanniche e statunitensi: si considerino solo le ONG: Soros Foundation (vietata in Russia), USAID (vietata in Russia), British Council (vietatoin Russia). Non c’è dubbio che gli interessi del Kazakistan siano inesistenti per le potenze occidentali.Il coinvolgimento dell’occidente negli eventi in Kazakistan è evidenziato anche dalla sua risposta. Il 20 gennaio, infatti, i membri del parlamento europeo adottarono una risoluzione sugli eventi di gennaio in Kazakistan. Durante le deliberazioni, i deputati misero sotto i riflettori le azioni di Tokayev poiché un certo numero di essi chiese l’irrogazione di sanzioni contro i vertici kazaki. Perciò , se qualcuno aveva pensato che il conflitto in Kazakistan avesse origine interna, la risoluzione del Parlamento europeo dimostra chiaramente chi fosse mente ed aspirante beneficiario del colpo di Stato. Come richiede la tradizione ormai, il cosiddetto “mondo civile” si è precipitato a difendere i “manifestanti pacifici”, impegnati in sequestri non molto pacifici di edifici amministrativi, armi, rapine in banche e negozi, sparando ad agenti di polizia e passanti.

Vladimir Platov, esperto di Medio Oriente, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=22772

 

 

CULTURA

L’ALLUCINAZIONE NON È UNA FACCENDA PRIVATA. L’”ESEGESI” DI PHILIP K. DICK

 

Questo articolo è uscito su Repubblica, che ringraziamo.

“Bisogna superare la falsa idea che un’allucinazione sia una faccenda privata”.

Il 20 febbraio del 1974, lo scrittore Philip K. Dick, dopo quattro matrimoni falliti, la pubblicazione di una trentina di opere che lo consacreranno presto come un maestro della letteratura nord americana, e un consumo di droghe non quantificabile, si recò in un centro odontoiatrico per farsi estrarre due denti del giudizio. Qualcosa non funzionò con l’anestesia a base di sodio penthotal che il dentista gli aveva praticato, perché già nel pomeriggio Dick era in preda a dolori lancinanti. Così Tessa (la sua quinta moglie) telefonò al dentista per un analgesico.

Poco più tardi, giunse l’addetto alle consegne della farmacia. Andò ad aprire lo scrittore. L’addetto era una ragazza bruna che portava al collo una catenina d’oro con un ciondolo raffigurante un pesce. Alla domanda su cosa rappresentasse quel pesce, la ragazza rispose che era un simbolo usato dalle prime comunità cristiane. Proprio in quel momento, Dick vide partire dal ciondolo un raggio di luce che lo investì provocandogli ciò che in omaggio alla filosofia platonica chiamerà anamnesi, vale a dire la rievocazione di tutta la summa del sapere: “ricordai chi ero e dove mi trovavo. In un batter d’occhio, in un istante, tutto ritornò in me”.

Dick ebbe insomma una visione mistica. Il velo dell’apparenza gli sembrò caduto e con esso l’ostacolo che ci impedisce di vedere il mondo per come è davvero. Un’esperienza al di là del linguaggio, che da bravo scrittore si ripropose di trascinare subito da quest’altra parte, in modo da renderla comunicabile. Si dedicò all’impresa negli otto anni che gli restavano da vivere, a colpi di narrativa (la trilogia di Valis affronta proprio questi temi), nonché attraverso l’insonne, forsennata, maniacale scrittura di uno zibaldone che arrivò a toccare le 8.000 pagine, una raccolta di considerazioni, teorie, aforismi, missive con cui Dick cercò di spiegare e di spiegarsi cosa gli era successo, e che chiamò significativamente L’Esegesi. Rimesso in ordine da Pamela Jackson e Jonathan Lethem (il più dickiano, forse, tra gli scrittori contemporanei), il testo è stato appena pubblicato in Italia da Fanucci con la traduzione di Maurizio Nati.

2-3-74: così Dick battezzò i sorprendenti eventi da cui si sentì invaso per tutto il febbraio e il marzo di quell’anno. Una notte, ad esempio, fu tempestato dalla visione di migliaia “di disegni astratti in forma perfetta” che potevano ricordare i quadri di Kandinskij. Sentì voci inquietanti provenire dalla radio, che continuò a parlargli anche con la spina staccata. Una forma di energia “plasmatica” color rosa lo informò che suo figlio Chris correva un pericolo mortale. Dick portò il piccolo dal medico, e sorprendentemente a Chris fu diagnosticata un’ernia inguinale da operare all’istante.

Poiché siamo nel 1974 (la paranoia regnava sovrana, il 7 aprile uscì un film come La conversazione di Francis Ford Coppola, ad agosto Nixon si sarebbe dimesso) e il luogo è la California post psichedelica rievocata di recente da Paul Thomas Anderson nel bellissimo Vizio di forma tratto da Thomas Pynchon, non esisteva speculazione politica, religiosa o esistenziale sufficientemente strana da suonare inverosimile. Poteva così capitare che il giovane Art Spiegelman (il futuro autore di Maus) andasse a omaggiare lo scrittore del romanzo da cui verrà tratto Blade Runner (Philip Dick morì d’infarto nemmeno quattro mesi prima di diventare, con l’uscita del film di Ridley Scott, un caso planetario), trovandosi davanti un uomo che studiava l’aramaico in un appartamento che sembrava “la versione peggiorata della casa di Philip Marlowe” e gli parlava di come la Terra fosse intrappolata in una “prigione di ferro nera” che impediva alla luce di Dio di arrivare fino a noi.

Perché è questo il succo della rivelazione di Dick, su cui nell’Esegesi non fa che riflettere. L’umanità sarebbe una minuscola parte di un macro-organismo simile a un “sistema di intelligenza artificiale autoriparante”, di cui noi rappresenteremmo disgraziatamente una sottosezione “caduta sotto il livello di trasferimento dei messaggi”, una “bobina di memoria malfunzionante: addormentati, e in un quasi sogno, noi non siamo dove (e quando?) crediamo di essere“.

Secondo Dick percepiremmo insomma a stento una realtà che – se solo si riuscisse a riparare il guasto di ricezione – ci libererebbe da un maligno giogo millenario, restituendoci all’originaria condizione di pace, felicità e concordia universale. Si tratta di una posizione che gioca di sponda con lo gnosticismo cristiano dell’antichità, per come almeno poteva rielaborarlo un geniale autodidatta che si documentava sull’Enciclopedia Britannica e immaginava che nell’America del XX secolo il Deus absconditus potesse tranquillamente annidarsi anche in una bomboletta spray.

Siamo in pieno Matrix con decenni di anticipo, e sono gli argomenti di cui Dick parlò davanti allo sbigottito pubblico del festival di fantascienza di Metz nel 1977, quando affermò che i suoi romanzi erano in un certo senso “veri”. Ma ne L’Esegesi c’è molto più di quanto potrebbe mostrarvi un film sulla “matrice” che durasse due giorni anziché due ore. Leggendolo, potrete pensare che il suo autore sia un fanatico a cui le droghe hanno fatto brutti scherzi, ma è lui per primo a farsi venire il dubbio (“non vorrei fosse un flashback da acido”) e gioca di continuo a confutarsi con un’autoironia che nessun integralista avrebbe, fino a farsi addirittura venire la paranoia che la stessa Esegesi sia un complotto psichico ordito a sua insaputa per allontanarlo dalla visione!

Vi verrà in mente che siamo di fronte a una mente prodigiosa che usa religione e letteratura come schemi narrativi per cingere d’assedio i misteri della fisica contemporanea (ne L’Esegesi Dick si domanda ogni tanto se lo Spirito Santo che gli “parla a ritroso” dal futuro non sia in realtà un pacchetto di tachioni, le ipotetiche particelle in grado di viaggiare nel tempo; così come l’idea di un Dio inaccessibile ma a due millimetri dal naso potrebbe ricordare le teorie del multiverso di cui tra gli altri parla anche un fisico come Brian Greene).

Sospetterete che politica corrotta, finanza e colossi digitali siano oggi il braccio secolare del demiurgo che ha costruito la famosa “prigione di ferro nera”. Collegherete il furore mistico di Dick a quell’epilessia del lobo temporale di cui si dice soffrissero anche personaggi come Van Gogh e Teresa d’Avila. Magari giungerete alla conclusione – come Carmelo Bene per Friedrich Nietzsche – che Dick la sua follia se l’era meritata, mentre fuori le strade sono sempre troppo piene di pazzi a buon mercato.

O forse, più serenamente, prenderete le pagine de L’Esegesi come un’occasione per trascorrere molte ore in una delle menti più straordinarie della letteratura dell’ultimo mezzo secolo, un viaggio in un labirinto le cui pareti ruotano di continuo su se stesse rendendo inutile qualunque filo di Arianna, cambiando il disegno complessivo ma non il messaggio di fondo: la certezza che un mondo migliore (più pacifico, empatico, compassionevole) di quello in cui viviamo sia la nostra missione di specie.

Nicola Lagioia (Bari 1973), ha pubblicato i romanzi Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi) (vincitore Premio lo Straniero), Occidente per principianti (vincitore premio Scanno, finalista premio Napoli), Riportando tutto a casa (vincitore premio Viareggio-Rčpaci, vincitore premio Vittorini, vincitore premio Volponi, vincitore premio SIAE-Sindacato scrittori) e La ferocia (vincitore del Premio Mondello e del Premio Strega 2015). È una delle voci di Pagina 3, la rassegna stampa culturale di Radio3. Nel 2016 è stato nominato direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino.

FONTE: https://www.minimaetmoralia.it/wp/letteratura/lallucinazione-non-e-una-faccenda-privata-lesegesi-di-philip-k-dick/

 

 

Il discorso di Metz, di Philip K. Dick

PKD

Tutti gli appassionati di Philip K. Dick, almeno quelli che ad un certo punto decidono di approfondire il significato dei simboli e degli universi paralleli di questo straordinario scrittore di fantascienza, finiscono prima o poi, inevitabilmente, per scontrarsi con un vero e proprio oggetto oscuro, preludio necessario alle oltre novemila pagine della sua Esegesi. E’ un vero e proprio rito di passaggio obbligato, una specie di spartiacque in cui è a rischio l’opinione stessa sull’autore. Era pazzo? Oppure un visionario come altri che, in una galleria immaginaria, affollano la serie dei grandi scrittori che hanno dovuto attraversare la follia e la perdita di contatto con la realtà per andare oltre i confini dello spazio letterario del loro tempo? Come Edgar Allan PoeVirginia WoolfWilliam BurroughsJack KerouacAntonin Artaud, il Marchese De Sade, ed altri.

Questo oggetto oscuro è il famoso Discorso di Metz, conosciuto anche come il discorso: “Se vi pare che questo mondo sia brutto (provatene un altro)” . Fu un discorso pubblico, ripreso integralmente da una telecamera, che trovate in questo articolo (più sotto) riproposto in una nuova traduzione in italiano.

Philip K. Dick non amava viaggiare, nemmeno in America, aveva paura di volare, e nelle uniche Convention di Science Fiction a cui aveva partecipato, in una di queste aveva tentato un suicidio, in un’altra era rimasto per settimane in Canada per disintossicarsi. Nel 1977, tuttavia, in un momento particolarmente complicato della sua vita, accettò l’invito a partecipare al II festival Internazionale della Science Fiction, a Metz (Francia), in qualità di ospite d’onore e star della kermesse.

Lo scrittore, dopo la sua ennesima separazione, si era trasferito da Fullerton a Santa Ana, sempre nella stessa Orange County, nella conurbazione di Los Angeles, dove affittò un appartamento in condominio con due camere da letto, che in seguito acquistò, e dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. Nella nuova casa di Santa Ana, Dick appariva come un hipster bohémien squattrinato; nonostante l’attenzione della critica internazionale ai suoi romanzi e la continua traduzione in varie lingue di tutte le sue pubblicazioni, viveva sempre in condizioni modeste, al punto da apparire trasandato e poco curato nell’aspetto ai suoi vicini di casa.

L’inizio di una infatuazione per una ragazza che lavorava in un ospedale psichiatrico, Joan Simpson, con la quale ebbe una relazione platonica, e che è stata definita da lei stessa di amicizia (“it was never a highly sexual relationship”), lo aveva spinto però ad avventurarsi per un breve periodo a Sonoma, dove la giovane abitava. Joan Simpson, che conosceva Dick da poche settimane, lo accompagnò a Metz, venendo immortalata durante la conferenza dalle inquadrature della telecamera, delusa e visibilmente in imbarazzo, mentre tentava di abbozzare un sorriso.

Ci sarebbero diverse ragioni, non solo legate esclusivamente a chiavi di lettura di “genere”, per restituire a questa ragazza un ruolo, forse determinante, per comprendere alcuni passaggi del “discorso di Metz”, ma questa è solo un’impressione che emerge intuendo qualche messaggio che forse l’autore rivolgeva a lei in particolare, in platea, considerato che la loro relazione non è mai decollata e terminò poco dopo il loro ritorno da Metz. Che Joan sia stata importante per Dick è testimoniato da diverse fonti. Emmanuel Carrère ha scritto che Philip K.Dick usava un acronimo per definire il suo rapporto con Joan, TLC, che sta per “Tender Loving Care”, ovvero “prendersi amorevolmente cura di qualcuno”, che è quello che lo scrittore desiderava ricevere: un affetto familiare, materno. Altra fonte importante è una lunga lettera che Dick le scrisse, pubblicata postuma in una raccolta di scritti, ed il racconto, “The Day Mr. Computer Fell Out Of Its Tree”, scritto nel 1977, in cui il nome di un personaggio femminile è proprio Joan Simpson, a capo di un’istituzione dall’inequivocabile titolo, il World Mental Health. In questa storia non è difficile scorgere degli elementi biografici, ed è ambientata in un futuro governato da un computer, che però inizia a fare cose stupide come versare acqua insaponata anziché caffè. Il problema viene rintracciato, grazie a Joan Simpson: un certo Joe Contemptible, con le sue anomalie ed il suo malessere, sta causando il caos del computer. Alla fine Joe deve trasferirsi con la meravigliosa Joan Simpson e la sua felicità curerà il computer dei suoi mali. Il racconto è stato pubblicato solo dopo la morte di Philip K.Dick.

Una delle ossessioni (accertate) di Philip Dick era la proiezione di una immagine onirica di sua sorella gemella, Jane, nata prematura con lui, e morta due mesi dopo la nascita per malnutrizione. Nel corso degli ultimi anni della sua vita, Dick iniziò a proiettare lo “spirito” di questa sorella morta in fasce, cercandola nelle donne di cui si invaghiva, che prediligeva con i capelli neri o scuri, e lunghi, come immaginava sarebbe stata sua sorella. Questa figura appare spesso nei suoi romanzi, ed assume un ruolo rilevante in uno dei passaggi del “Discorso di Metz”, ovvero la figura che appare ad un certo punto per rivelargli che parte del suo lavoro nei romanzi di SF è verità, sottolineando l’analogia con la figura femminile che nel romanzo “The Man in The High Castle” va a rivelare all’autore del romanzo a mondo alternativo, all’interno del romanzo, che la sua storia è vera.

Joan Simpson, nel documentario del 2007, “The Penultimate Truth About Philip K. Dick”, riferisce che Philip Dick aveva lavorato a lungo sul testo della conferenza, ed era molto contento di quello che aveva scritto. Dice anche, però, che durante il discorso, lei si sentì molto triste: “I was sitting there just saying, oh oh wish I didn’t have to sit here and, at the same time, I felt so terribly terribly sad…because it was apparent that something really really spectacular, something really great, had probably gone missing…and it wasn’t there anymore.”

Forse Joan Simpson sentiva che, nella paranoia di Philip K. Dick, lei aveva assunto un ruolo speciale, e c’era qualcosa nel discorso che riguardava proprio lei, o l’immagine della donna in generale che lo scrittore aveva in mente. Chissà…solo supposizioni. Se non fosse stata immortalata nella conferenza di Metz, forse non avremmo nemmeno letto un ricordo di Joan, raccolto da Carrère, il “ricordo dei giorni passati nella penombra di un appartamento, con le tapparelle abbassate, sfiorandosi la faccia con la punta delle dita come fanno i ciechi, parlando…riconoscendo nelle conversazioni improvvisate il testo di una recita scritta apposta per loro…”

Una full immersion nel pensiero premoderno

Il 24 settembre del 1977, un Philip K. Dick in giacca e cravatta, con le occhiaie, fiero come un Cristoforo Colombo degli universi paralleli, pronunciò un discorso convinto che avrebbe cambiato il destino del mondo, o almeno così sembrerebbe dalle sue parole, con un tono così serioso da mettere in imbarazzo la platea eterogenea, nella quale non erano nemmeno molti a conoscere bene l’inglese. In quale mondo alternativo si erano trovati?

Il mondo del 1977, in fondo, non era così razionale. Negli USA, poche settimane prima del discorso di Metz, il predicatore televangelista Oral Roberts aveva annunciato di avere avuto una visione di un Gesù alto 900 piedi, che gli ordinava di costruire un centro ospedaliero e di fede cristiana, che fu effettivamente realizzato, a Tulsa, Oklahoma. In Francia veniva eseguita l’ultima condanna a morte per ghigliottina. Ad agosto, nel Senato degli USA, erano iniziate le prime audizioni sul progetto Mk-Ultra della CIA, che concerneva attività illegali e di manipolazione psicologica attraverso l’uso di droghe, ipnosi ed altri abusi nei confronti di oppositori e sospettati di simpatie comuniste. Nel frattempo, i sovietici istallavano i primi missili SS-20 in Europa.

In realtà il testo della conferenza, se letto attentamente, sembra meno folle di quanto la leggenda lo abbia ammantato. Bisogna però fare lo sforzo di immaginare un uomo che, ad un certo punto della sua vita, aveva iniziato a pensare secondo un sistema di pensiero premoderno, platonico. Per Platone, infatti, le idee non si possono vedere con gli occhi ma possono essere percepite con l’intelletto, che risveglia i ricordi delle idee che si trovano nell’iperuranio. Platone, e soprattutto i presocratici, è il precursore di Philip K. Dick e chiunque abbia fatto almeno il liceo classico non dovrebbe stupirsi tanto del concetto che lui esprime in questo discorso. In tutta la prima parte del discorso, infatti, c’è una full immersion nella teoria delle idee di Platone, il cui concetto fondamentale è che queste sono degli archetipi, dei modelli eterni del mondo reale, necessari per riconoscere le forme del mondo. Secondo Platone, le cose non sarebbero quello che sono se non esistessero questi modelli corrispondenti. Questa teoria è stata di fondamentale importanza nel mondo dell’antichità. Nel Medioevo, la dottrina delle idee costituì il fondamento della scolastica per attribuire alle idee le manifestazioni di Dio, architetto del mondo, autore che guida l’esecuzione del suo progetto. AbelardoScoto e Occam aprirono la via all’epistemologia moderna proprio con il problema degli universali, ovvero sul problema del tipo di realtà che costituisce i prodotti del nostro pensiero. Se i concetti sono immateriali ma dotati di esistenza autonoma, esterni a noi stessi, vuol dire che cambia solo il modo in cui li pensiamo. La dottrina delle Idee di Platone si opponeva alla dottrina di Eraclito, ed al relativismo dei sofisti, e determinava la funzione di una sorta di referente stabile in grado di mettere in luce l’oggetto della conoscenza, e probabilmente aveva come ulteriore fondamento la necessità di garantire una maggiore stabilità al linguaggio filosofico, cosa che è avvenuta poi ad opera del suo principale allievo, Aristotele, con la fondazione della Logica e delle Categorie.

E’ a partire da questa base che il discorso di Metz va inquadrato. Che poi Dick pensasse o meno di essere veramente in un dialogo con Dio, o con un fantomatico “Programmatore/Riprogrammatore”, sorta di demiurgo dickiano, è un argomento irrilevante. Forse il discorso sull’Apomorfina di Burroughs era più sensato? E sotto quale luce allora vanno letti i testi religiosi? Le visioni di Ezechiele, o di Giovanni, sotto l’influsso di quale potente pharmakon vanno interpretate?

La cosa importante che invece è da tenere presente è che Philip K. Dick non era un vero conoscitore della filosofia greca, ed in particolare di quella presocratica. Nel 1972, racconta Tessa, sua ultima moglie, nel suo libro di memorie, un dottorando francese venne a casa sua, a Los Angeles, per intervistarlo sulle sue influenze presocratiche nel romanzo Ubik, perché era convinto che Ubik fosse basato sul pensiero di Empedocle, ed aveva impostato la sua tesi di dottorato sulle tematiche empedoclee in Ubik. L’intervista fu un disastro, perché Philip K. Dick gli disse che lui in verità di filosofia presocratica non ne sapeva niente. Lo studente lo accusò di essere un bugiardo, e interruppe l’intervista, andandosene sconsolato.

Philip K. Dick non era un ex ateo che si era convertito, è sempre stato molto religioso. Era un grande amico personale del vescovo della chiesa anglicana della California, James Pike, che ebbe una profonda influenza su Dick. La vicenda di questo vescovo è importante anche per la sua formazione religiosa. James Pike, dopo la morte per un presunto suicidio del figlio, nel 1966, sostenne di essere stato vittima di diversi fenomeni poltergeist, come sparizioni misteriose di oggetti, e rumori notturni, ed altri fenomeni paranormali. Iniziò poi ad esplorare la possibilità di entrare in contatto con il figlio con esperimenti psicologici rivolgendosi a dei medium. Ma a parte questo, Pike era un prelato di idee molto progressiste. Fu uno dei primi ad accogliere gli LGBT nella sua diocesi, fu al fianco di Martin Luther King, che fece parlare nel 1965 nella cattedrale di San Francisco, ed era al suo fianco nella marcia su Selma, in Alabama. Difensore dei diritti civili e sindacali, il vescovo Pike  mise in discussione alcuni dei dogma cristiani e fu accusato di eresia. Morì in Israele, nel deserto della Giudea, nel 1969, dove voleva rivivere i luoghi in cui era passato Gesù. L’auto che guidava insieme alla moglie ebbe un guasto, la moglie si avventurò da sola nel deserto, per cercare aiuto, fino a raggiungere un gruppo di operai che l’accompagnarono in un centro militare. Il cadavere di Pike fu trovato dopo quattro giorni di ricerche, in una scarpata.

C’è sicuramente qualcosa di folle nel discorso di Metz, ma meno di quello che si può pensare. Il testo della conferenza di Metz innanzitutto è molto più cortese di quello che si immagina. Affiora il dubbio continuamente e, tra le diverse cose, emerge l’evidenza di un’angoscia veramente percepita da Philip K. Dick, che non può essere sottovalutata. Dick ha scritto parte dei suoi romanzi, tra cui quelli di maggiore successo, sostenendo che negli Stati Uniti era in corso una deriva fascista, che un potere chiaramente identificabile utilizzava metodi illegali per controllare l’opinione pubblica, fino a controllare il mercato della droga che fingeva di contrastare, e vedeva in Richard Nixon l’architetto e mandante morale di questo sistema. Su questo era perfettamente in sintonia con le controculture americane degli anni ’60 e ’70, ma se per qualcuno questi erano argomenti insufficienti per dimostrare che Dick aveva ragione a temere ritorsioni politiche, allo stesso tempo non si può negare che la sua paranoia non fosse basata su un timore fondato.

In questo testo c’è inoltre una riflessione molto sensata sul concetto teologico di tempo. Il tempo cristiano, come è noto, è diverso da quello pagano, perché la storia viene spezzata da un evento che segna due epoche: prima dell’avvento di Cristo, dopo l’avvento di Cristo. Il tempo precristiano era ciclico, quello successivo tende all’infinito, ma è escatologico, essendo rivolto ad un fine ultimo, ovvero il Secondo Avvento. Nel tempo cristiano, passato e presente hanno un senso in relazione all’incarnazione di Cristo ed al giudizio universale. La storia è una contesa tra bene e male, e il suo senso è quello della salvazione, l’umanità può salvarsi dal peccato nel trionfo di Cristo. Ma il tempo di Dio è atemporale e, se è atemporale, il suo intervento nelle vicende umane è indifferente alla cronologia. Questo è un tema di grande importanza per aspetti teologici, ma anche per la concezione del tempo in senso cronotopico, senza mai dimenticare che il cristianesimo, come le altre religioni, si fonda su un testo, una metanarrazione che ha un’influenza fondamentale nella nostra cultura.

Questi elementi sono tutti presenti nel testo del discorso di Metz, con la variante autobiografica della rivelazione seguita all’assunzione della massiccia dose di Pentothal del 1974. Se Dick avesse omesso questo particolare, e se ignorassimo il famoso (già allora) problema di questo scrittore con le sostanze psicoattive, forse ci saremmo trovati di fronte ad una normalissima conferenza in cui uno scrittore rivela, ad un pubblico di appassionati e addetti ai lavori, alcuni interessanti congegni narrativi delle sue opere, e il suo personale percorso di avvicinamento alla religione, attraverso piccoli episodi personali che lo hanno spinto a riflettere sulla storia, e sulla teologia. Perché anche la stessa folgorante apparizione del ciondolo a forma di pesce, in fondo, potrebbe essere letta come un semplice pretesto narrativo per introdurre il lettore alla scoperta dei movimenti cristiani delle origini, ovvero la straordinaria lotta culturale, una vera e propria rivoluzione pacifica, che ha portato degli schiavi ebrei a Roma a convertirsi ed a diffondere una religione universale, prima tra tutti gli schiavi, e poi tra tutte le altre classi sociali, senza distinzioni di razza, o genere, fino a diventare la cultura dominante dell’Impero romano, che invece si fondava su un sistema tribale in cui non tutti erano cittadini. Questa è fondamentalmente la visione che ha colpito Philip K. Dick. Ad un certo punto dice infatti:

Vorrei che voi, se mi avete seguito fino a un punto così lontano, accettaste le mie dichiarazioni sugli altri miei ricordi che, sotto effetto del Pentothal, erano tornati; era una prigione. Era terribile; l’abbiamo rovesciati, così come abbiamo rovesciato la tirannia di Nixon, ma era molto più crudele, incredibilmente, e ci fu una grande battaglia e una grande perdita di vite umane.

L’evento che ha sconvolto la vita di Dick non è l’estasi religiosa o pseudo-religiosa, ma l’aver realizzato, forse apprendendo cose, o ritenendo in qualche forma di averle apprese, ingigantendo fatti accaduti o che lui riteneva fossero capitatigli, la potenza della macchina oppressiva del controllo poliziesco che lui era convinto di aver subito, e che vedeva dispiegarsi nella società americana. Lo ha detto nella conferenza, lo ha scritto in racconti e romanzi, lo ha affermato nelle interviste.

La visione del Programmatore/Riprogrammatore per la quale fu ridicolizzato, invece oggi non fa ridere più nessuno. Perché quello che lui percepì come una visione confusa di un apparato biopolitico, interpretato forse con strumenti concettuali inadatti, oggi invece è realtà. E non è nemmeno il “rapporto sociale mediato dalle immagini” del mondo della TV e dei giornali, che nel 1977 Dick conosceva bene; ma quello della diffusione di internet e dei social network, e della costruzione di una visione del mondo che non è messa in discussione più da nessuno. Questo è quello che si può leggere tra le righe di un testo che va letto come un racconto.

Chi dice che davvero Philip Dick credesse ciecamente in quello che affermava? Non lo dice lui, se si legge bene, non almeno con così grande convinzione. Forse era solo un uomo che si sentiva solo, ed era spaventato. La solitudine di Dick è raccontata dalla stessa mole di racconti e romanzi che ha pubblicato in 31 anni, a partire dall’età di 22 anni, essendo il lavoro di scrivere notoriamente un lavoro solitario, e 44 romanzi, 121 racconti e 14 racconti brevi, più centinaia e centinaia di lettere e ben novemila pagine di diario, sono una grande solitudine. E magari non è escluso che fingesse di essere pazzo, come sostiene Tessa, sua ultima ex-moglie…perché credeva di aver capito qualcosa che pensava potesse essere destabilizzante al punto di mettere in pericolo lui e la sua famiglia. O magari semplicemente perché pensava di avere a che fare con un sistema di potere, così crudele, da sopprimere una persona solo perché la ritiene in grado di intuire e rivelare qualcosa che non può essere rivelata.

Del resto, sarebbe forse il primo caso della storia della letteratura, in cui l’epitaffio finale suonasse più o meno come segue? “Giace qui l’hidalgo forte/che i più forti superò,/e che pure nella morte/la sua vita trionfò./Fu del mondo, ad ogni tratto,/lo spavento e la paura;/fu per lui la gran ventura (morir savio e viver matto).” Anche se gli appassionati di Philip K. Dick preferiscono in genere quest’altro epitaffio:

“… ho viste cose che voi, gente, non riuscireste a credere:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.”

Ridley Scott and Philip K. Dick

Ridley Scott e Philip K. Dick

Discorso di Metz, di Philip K. Dick

(Traduzione di Emiliano Di Marco)

Devo dirvi quanto ho apprezzato che mi abbiate chiesto di condividere alcune delle mie idee con voi. Uno scrittore porta sempre con sé ciò che la maggior parte delle donne porta in borse di grandi dimensioni: molte cose inutili, alcuni utensili essenziali e quindi, per buona misura, un gran numero di cose che stanno in mezzo. Ma lo scrittore non le trasporta fisicamente perché lo scrigno delle cose che possiede è mentale. Di tanto in tanto aggiunge un’idea nuova e del tutto inutile; ogni tanto elimina con riluttanza la spazzatura – ovviamente le idee inutili – e con qualche lacrima sentimentale le butta via. Alcune volte, però, si imbatte per caso in un’idea assolutamente sorprendente e nuova, per lui, da sperare possa rivelarsi nuova a chiunque altro. È quest’ultima categoria che nobilita la sua esistenza. Ma di queste idee davvero impagabili…forse durante tutta la sua vita gli riesce di acquisirne solo poche, nella migliore delle ipotesi. Tuttavia è abbastanza; attraverso di queste giustificherà la sua esistenza con se stesso e con il suo Dio.

Un aspetto strano di queste idee rare e straordinarie, che mi disorienta, è il loro essere avvolte da un mantello – devo dire – di ovvietà. Intendo dire, una volta che l’idea è emersa, è apparsa o è nata – per quanto le nuove idee passino allo stato dell’essere – il romanziere si dice “Ma certo. Perché non l’ho realizzata anni fa?” Notate la parola “realizzata”. È la parola chiave. Si è imbattuto in qualcosa di nuovo che allo stesso tempo era già lì, da qualche parte, da sempre. In verità, è semplicemente emersa. Era già. Non l’ha inventata o nemmeno l’ha trovata; in un senso molto reale è lei che ha trovato lui. E – e questo è una cosa un po’ spaventosa su cui riflettere – non l’ha inventata, ma al contrario è lei che ha inventato lui. È come se l’idea lo avesse creato per i suoi propositi. Penso che sia per questo che scopriamo un fenomeno sorprendente e ben conosciuto: che abbastanza spesso nella storia una grande nuova idea colpisce un certo numero di ricercatori o pensatori esattamente nello stesso momento, benché non si conoscano affatto tra di loro. “Era arrivato il suo momento”, diciamo dell’idea, e quindi respingiamo, come se ce la fossimo già spiegata, qualcosa che invece io considero abbastanza importante: la nostra presa di coscienza che in un certo senso letterale le idee sono vive.

Che cosa voglio intendere dicendo che un’idea o un pensiero sono letteralmente vivi? Che si aggrappa agli uomini qua e là e li usa per attualizzarsi nel corso della storia umana? Che, forse, i filosofi pre-socratici avevano ragione; il cosmo è una vasta entità che pensa. Non fa niente altro che pensare. In questo caso, o quello che chiamiamo universo è semplicemente una forma di travestimento che assume, o in qualche modo è l’universo – ci sono diverse variazioni di questa visione panteista, la mia preferita è che imita abilmente il mondo che sperimentiamo quotidianamente, e noi ne veniamo ingannati. Questo è il punto di vista della più antica religione dell’India, e in parte era la visione di Spinoza e Alfred North Whitehead, il concetto di un Dio immanente, di un Dio nell’universo, non trascendente al di sopra di esso e pertanto non parte di esso. Il detto Sufi [di Rumi] “L’operaio è invisibile nell’officina” si applica qui, con officina come universo e operaio come Dio. Ma ciò esprime ancora l’idea teistica secondo cui l’universo è qualcosa che Dio ha creato; mentre sto dicendo, forse Dio non ha creato niente ma semplicemente è. E noi trascorriamo la nostra vita dentro di lui o lei, o cos’altro, chiedendoci costantemente dove possiamo trovare lui, lei o cos’altro.

Per diversi anni mi è piaciuto pensare in questo modo. Dio è a portata di mano come la robaccia nella spazzatura (NdR. nel testo in inglese c’è un doppio senso intraducibile in italiano ‘trash in the gutter’) – Dio è la spazzatura in un doppio senso, per parlare più precisamente. Ma poi un giorno un pensiero malvagio è entrato nella mia mente – malvagio perché ha minato il mio meraviglioso monismo panteistico di cui ero così orgoglioso. E se – e qui vedrete come questo particolare scrittore di fantascienza ottiene le sue trame – e se esistessero una pluralità di universi disposti lungo una sorta di asse laterale, vale a dire ad angolo retto rispetto al flusso del tempo lineare? Devo ammettere che, pensando a questo, trovai di aver evocato una enorme assurdità: diecimila corpi di Dio disposti come tanti abiti appesi in un enorme armadio, con Dio che o li indossa tutti in una volta o selettivamente saltando da un vestito all’altro, dicendo a se stesso, “Penso che oggi indosserò quello in cui la Germania e il Giappone hanno vinto la seconda guerra mondiale” e poi aggiungendo, “E domani indosserò quello carino in cui Napoleone ha sconfitto gli inglesi; uno dei miei preferiti “.

Questo sembra assurdo, e certamente sembra rivelare l’idea di base come insensata. Ma supponiamo di cambiare la forma a questo “armadio pieno di abiti diversi”, solo un po’, e dire: “E se Dio provasse un abito e poi, per motivi personali, cambiasse idea?” Se decidesse, usando questa metafora, che l’abito che possiede o indossa non è quello che desidera…in tal caso il suddetto armadio pieno di abiti diventerebbe una sorta di sequenza progressiva di mondi, raccolti, usati per un certo periodo e poi scartati a favore di uno migliore? A questo punto potremmo chiedere: “Come si sentirebbe l’abito improvvisamente scartato – l’universo improvvisamente abbandonato – cosa proverebbe?” E, per noi ancora più importante, come cambierebbero le forme di vita che vivono in quell’universo? Perché ho il segreto presentimento che questa cosa esatta accada davvero; e ho anche l’intuizione che le miliardi e miliardi di forme di vita coinvolte avrebbero – erroneamente – l’impressione di non aver sperimentato nulla, che nessun cambiamento fosse avvenuto. In quanto elementi del nuovo abito, immaginerebbero erroneamente di essere sempre stati indossati – sono sempre stati come erano adesso, con ricordi completi attraverso i quali dimostrare la correttezza delle loro impressioni soggettive.

Siamo abituati a supporre che tutti i cambiamenti avvengano lungo l’asse del tempo lineare: dal passato, al presente, al futuro. Il presente è un accumulo del passato ed è diverso da esso. Il futuro maturerà dal presente in poi e sarà anche questo diverso. Che un asse temporale ortogonale o ad angolo retto possa esistere, un dominio laterale in cui avviene il cambiamento – processi che si verificano lateralmente nella realtà, per così dire – questo è quasi impossibile da immaginare. Come percepiremmo tali cambiamenti laterali? Cosa proveremmo? Per quali indizi dovremmo essere allertati, se stiamo cercando di testare questa bizzarra teoria? In altre parole, come può avvenire il cambiamento al di fuori del tempo lineare, in qualsiasi senso, in qualunque misura?

Bene, consideriamo uno degli argomento preferiti dai pensatori cristiani: il tema dell’eternità. Questo concetto, storicamente parlando, è stato una nuova grande idea apportata dal cristianesimo al mondo. Siamo abbastanza certi che l’eternità esista – che la parola “eternità” si riferisca a qualcosa di reale, al contrario, diciamo, della parola “angeli”. L’eternità è semplicemente uno stato in cui ci si trova liberi e in qualche modo fuori e al di sopra del tempo. Non c’è passato, presente e futuro; c’è solo puro essere ontologico. “Eternità” non è una parola che indica semplicemente un tempo molto lungo; è essenzialmente atemporale. Bene, lasciate che vi chieda questo: ci sono dei cambiamenti che avvengono lì; cioè, si svolgono fuori dal tempo? Perché se mi dite “Sì, l’eternità non è statica; le cose accadono”, allora sorrido e sottolineo che avete introdotto di nuovo il tempo. Il concetto di “tempo” denota semplicemente – o piuttosto pone – una condizione, uno stato, o un flusso – qualunque cosa – in cui si verifica il cambiamento. Nessun tempo, nessun cambiamento. L’eternità è statica. Ma se è statica, è anche meno che duratura; è più simile a un punto geometrico, una cui infinità può essere determinata lungo una determinata linea. La mia teoria sul cambiamento ortogonale o laterale, mi permette di difendermi dicendo: “Almeno è intellettualmente meno insensata del concetto di eternità”. Tutti parlano dell’eternità, sia che abbiano intenzione di fare qualcosa al riguardo oppure no.

Lasciate che proponga una metafora. Facciamo che c’è un ricchissimo mecenate delle arti. Ogni giorno sul muro del suo salotto sopra il camino i suoi servi appendono un nuovo quadro – ogni giorno un capolavoro diverso, giorno dopo giorno, mese dopo mese – ogni giorno il dipinto “usato” viene rimosso e sostituito da uno diverso e nuovo. Chiamerò questo processo: cambiamento lungo l’asse lineare. Ma ora supponiamo che i servitori stiano temporaneamente esaurendo i quadri nuovi da sostituire. Cosa devono fare nel frattempo? Non possono semplicemente lasciare il presente sospeso; il loro datore di lavoro ha decretato che deve avvenire la sostituzione perpetua, ovvero il cambiamento dei quadri. Quindi non lasciano rimanere l’attuale né lo sostituiscono con uno nuovo; ma, fanno una cosa molto intelligente. Mentre il loro padrone non guarda, i domestici alterano abilmente l’immagine del quadro sul muro. Dipingono un albero qui; dipingono in una bambina lì; aggiungono questo; cancellano quello; rendono lo stesso dipinto diverso e in un certo senso nuovo, ma come sono certo vedete anche voi, non nuovo nel senso che rimpiazzano l’immagine precedente. Il padrone entra nel suo salotto dopo cena, si siede di fronte al camino e contempla ciò che dovrebbe essere – secondo le sue aspettative – una nuova immagine. Che cosa vede? Certamente non è quello che aveva visto in precedenza. Però non sembra completamente…e qui dobbiamo diventare molto comprensivi con quest’uomo forse un po’ stupido, perché possiamo praticamente vedere i suoi circuiti cerebrali sforzarsi di capire. I suoi circuiti cerebrali stanno dicendo: “Sì, è una nuova immagine, non è la stessa di ieri, ma è anche la stessa, penso, sento come una profonda intuizione… Sento che in qualche modo l’ho già visto. Mi sembra di ricordare un albero, però, e non c’è nessun albero”. Ora, forse, se estrapoliamo dalla confusione percettiva e mentale di quest’uomo il punto teorico che stavo sviluppando riguardo al cambiamento laterale, potete avere un’idea migliore di ciò che intendo; Voglio dire, forse potete, almeno fino a un certo punto, vedere che sebbene ciò di cui sto parlando potrebbe non esistere – il mio concetto potrebbe essere fittizio – potrebbe esistere. Non è intellettualmente in contraddizione.

Come scrittore di fantascienza, gravito verso idee come questa; nel nostro genere, ovviamente, conosciamo questa idea come il tema dell’”universo alternativo”. Alcuni di voi, ne sono certo, sanno che il mio romanzo The Man in the High Castle ha utilizzato questo tema. C’era in esso un mondo alternativo in cui Germania, Giappone e Italia avevano vinto la seconda guerra mondiale. Ad un certo punto del romanzo Mr. Tagomi, il protagonista, viene in qualche modo riportato nel nostro mondo, in cui i poteri dell’Asse invece avevano perso. Rimane nel nostro mondo solo per un breve tempo, ma si proietta terrorizzato nel suo universo non appena vede e capisce cosa era successo – e dopo non ci pensa più; per lui è stata solo un’esperienza spiacevole, in quanto, essendo giapponese, era per lui era un universo peggiore del mondo quotidiano. Per un ebreo, invece, sarebbe stato infinitamente migliore – per ovvie ragioni.

In The Man in the High Castle non do una vera spiegazione del perché o di come il signor Tagomi sia entrato nel nostro universo; si è seduto semplicemente nel parco scrutando attentamente un gioiello fatto a mano con una forma astratta e moderna, – si è seduto e si è messo a studiarlo ancora e ancora – e quando ha guardato in alto, si accorge che si trovava in un altro universo. Non ho dato nessuna spiegazione su come o perché ciò sia accaduto perché non la conosco, e sfiderei chiunque, scrittore, lettore o critico a dare una cosiddetta “spiegazione”. Non può essercene una perché, naturalmente, come tutti sappiamo, un simile concetto è semplicemente una premessa ad una finzione; nessuno di noi, nelle nostre menti sane, concepisce nemmeno per un istante l’idea che tali universi alternativi esistano realmente. Ma diciamo, per gioco, che lo sono. Quindi, se lo sono, come sono collegati tra loro? Se si disegnasse una mappa, mostrando le loro localizzazioni, come apparirebbe la mappa? Ad esempio (e penso che questa sia una questione molto importante), sono assolutamente separati l’uno dall’altro o si sovrappongono? Perché se si sovrappongono, allora problemi come “Dove esistono?” e “Come si passa da uno all’altro?” ammetterebbero una possibile soluzione. Io dico semplicemente che se davvero esistono e se si sovrappongono davvero, allora possiamo in un certo senso letterale e molto reale abitarne diversi a vari livelli in un dato momento. E sebbene tutti ci vediamo l’un l’altro come degli umani vivi che camminano e parlano e agiscono, alcuni di noi potrebbero abitare porzioni relativamente maggiori, per esempio, dell’Universo Uno rispetto alle altre persone; e alcuni di noi potrebbero abitare in quantità relativamente maggiori dell’Universo Due, o della traccia Due, invece, e così via. Potrebbe semplicemente non essere solo che le nostre impressioni soggettive sul mondo differiscano, ma potrebbe esserci un accavallamento, una sovrapposizione di un numero di mondi in modo che oggettivamente, non soggettivamente, i nostri mondi possano differire. Le nostre percezioni differiscono come una conseguenza di questo. E voglio aggiungere questa affermazione a questo punto, che trovo sia un concetto affascinante: può darsi che alcuni di questi mondi sovrapposti stiano scomparendo, lungo la linea temporale laterale di cui ho parlato, e alcuni siano in procinto di avanzare verso una maggiore, piuttosto che minore, attualizzazione. Questi processi avverrebbero simultaneamente e per niente in tempo lineare. Il tipo di processo di cui stiamo parlando qui è una trasformazione, una sorta di metamorfosi, raggiunta in modo invisibile. Ma molto reale. E molto importante.

Contemplando questa possibilità di una disposizione laterale di mondi, una pluralità di Terre sovrapposte lungo il cui asse di collegamento una persona può in qualche modo muoversi – può viaggiare in modo misterioso dal peggiore al migliore, al buono, all’eccellente – contemplandola in termini teologici, forse noi potremmo dire che con questa possiamo ad un tratto decifrare le espressioni ellittiche che Cristo ha espresso riguardo al Regno di Dio, in particolare sulla sua localizzazione. Sembra che egli abbia dato risposte contraddittorie e sconcertanti. Ma supponiamo solo per un istante, che la causa della nostra perplessità non risieda nel desiderio da parte sua di confondere o nascondere, ma nell’inadeguatezza della domanda. “Il mio regno non è di questo mondo”, si dice che abbia detto. “Il regno è dentro di voi.” O forse “È tra di voi”. Poniamo ora l’idea, che personalmente trovo eccitante, che potrebbe aver avuto in mente ciò che io descrivo come l’asse laterale di regni sovrapposti che contengono tra loro uno spettro di aspetti che vanno dall’indicibilmente maligno al meraviglioso. Cristo diceva ripetutamente che ci sono davvero molti regni oggettivi, in qualche modo correlati, e in qualche modo pontificabili da uomini vivi – non morti -, e che il più meraviglioso di questi mondi era il regno dei giusti che Lui stesso o Dio, o entrambi, governavano. E non parlava semplicemente di una varietà di modi di vedere soggettivamente un mondo; il Regno era ed è un posto realmente diverso, all’estremità opposta del continuum che inizia con la schiavitù e il dolore assoluto. La sua missione era insegnare ai suoi discepoli il segreto per attraversare questo sentiero ortogonale. Non riferiva semplicemente ciò che c’era lì; insegnava il metodo per arrivarci. Ma, tragicamente, il segreto è andato perduto. Il nemico, l’autorità romana, lo distrusse. E quindi non ce l’abbiamo. Ma forse possiamo ritrovarlo, poiché sappiamo che esiste un tale segreto.

Ciò spiegherebbe le apparenti contraddizioni riguardo alla questione se il Regno dei Giusti debba essere stabilito qui sulla Terra o se è un luogo o uno stato in cui andremo dopo la morte. Sono certo di non dovervi dire che questo problema è stato fondamentale – e irrisolto – nel corso della storia del cristianesimo. Tanto Cristo che San Paolo sembrano affermare con enfasi che avverrà inaspettatamente un effettivo sfondamento del tempo, nel nostro mondo, quando appariranno le legioni di Dio. Quindi, dopo alcuni drammi emozionanti, verrà istituito un paradiso millenario, un Regno legittimo – almeno per coloro che hanno compiuto i loro doveri e le faccende e in generale hanno prestato attenzione…quelli che non si sono addormentati, come dice una parabola. Nel Nuovo Testamento ci viene chiesto ripetutamente di essere vigili, che per il cristiano è sempre giorno, c’è sempre luce, grazie alla quale potrà vedere questo evento quando arriverà il tempo. Vedere questo evento. Ciò implica che molte di quelle persone che sono in qualche modo addormentate o cieche o non vigili – non lo vedranno, anche se si verifica? Considerate il significato che può essere assegnato a queste nozioni. Il Regno verrà qui, inaspettatamente (questo è sempre sottolineato); i fedeli che sono nel giusto lo vedranno, perché per loro è sempre giorno, ma per gli altri…ciò che sembra espresso qui è il paradossale ma affascinante pensiero che – ascoltare questo e meditate – il Regno, se fosse stabilito qui, non sarebbe visibile a quelli che non ne farebbero parte. Propongo l’idea che, in termini più moderni, ciò che si intende è che alcuni di noi viaggeranno lateralmente verso quel mondo migliore e altri no; rimarranno bloccati lungo l’asse laterale, il che significa che per loro il Regno non è venuto, non nel loro mondo alternativo. Eppure nel frattempo è arrivato nel nostro. Quindi arriva e non arriva. Stupefacente.

Domandatevi: quale evento segnala l’istituzione o il ristabilimento del Regno? Naturalmente non è altro che il Secondo Avvento, il ritorno del Re stesso. Seguendo il mio ragionamento sull’esistenza di mondi lungo un asse laterale, si potrebbe ragionare, “Certamente la Seconda Venuta non ha avuto luogo – almeno non lungo questa traccia, in questo universo”. Però si potrebbe speculare, logicamente, “Ma forse è venuto esattamente come è stipulato nel Nuovo Testamento: durante l’esistenza di coloro che vivevano allora, in epoca apostolica”. Mi piace – trovo affascinante – questo concetto. Che idea per un romanzo, una Terra alternativa in cui ebbe luogo la Parusia, diciamo, intorno al 70 d.C. Oppure durante il Medio Evo, nel tempo delle crociate catariste…che bella idea per un romanzo basato su una realtà alternativa! Il protagonista è in qualche modo trasportato da questo universo, in cui il Secondo Avvento non ha avuto luogo o non avviene – e viene trasportato in una realtà in cui è avvenuta secoli fa.

Ma se avete seguito le mie congetture sulla sovrapposizione di questi mondi alternativi, e avete intuito che per me è possibile che se ce ne siano trenta o tremila di questi – e che alcuni di noi vivono in questo, altri di noi in un altro, altri in altri ancora, e che gli eventi che accadano in una traccia non possono essere percepiti da persone che non vivono in quella traccia – beh, lasciatemi dire quello che voglio dire e cosa voglio farci. Credo di aver avuto esperienza una volta di una traccia nella quale il Salvatore era tornato. Ma questa esperienza è stata molto breve. Non sono più in quel mondo lì adesso. Non sono sicuro di esserci mai stato. Certamente potrei non tornarvi mai più. Mi dispiace per quella perdita, ma è, continua ad essere una perdita; in qualche modo mi sono spostato lateralmente in quel mondo, ma poi sono tornato indietro, e poi è sparito. Una montagna scomparsa e un flusso. Il suono di campane. Ora tutto è andato per me; completamente sparito.

Nei miei racconti e nei miei romanzi, scrivo spesso di mondi contraffatti, mondi semi-reali e mondi privati squilibrati e abitati, spesso, da una sola persona, mentre, nel frattempo, gli altri personaggi rimangono sempre nei loro mondi o sono in qualche modo attratti da uno di quei mondi peculiari. Questo tema si presenta nel corpus dei miei ventisette anni di scrittura. Non ho mai avuto una spiegazione teorica o consapevole della mia preoccupazione per questi pseudomondi pluriformi, ma ora penso di aver capito. Ciò che percepivo era la molteplicità di realtà parzialmente attualizzate che giacciono tangenti a ciò che evidentemente è quella più attualizzata, quella su cui la maggioranza di noi, per consenso gentium [consenso generale], concorda.

Sebbene in origine presumessi che le differenze tra questi mondi fossero causate interamente dalla soggettività dei vari punti di vista umani, non mi ci volle molto per pormi la questione se potesse non essere più di questo – che in realtà le realtà plurali di fatto esistono sovrapposte l’une alle altre come tante pellicole trasparenti. Ciò che ancora non afferro, tuttavia, è come una realtà tra le tante si attualizzi contraddistinguendosi dalle altre. Forse non lo fa. O forse di nuovo dipende dalla condivisione del punto di vista di un numero sufficiente di persone. Più probabilmente il mondo di Matrix (NdR, il mondo della matrice), quello che contiene il vero nucleo dell’essere, è determinato dal Programmatore. Lui articola -imprime, per così dire – la scelta della matrice e la fonde con la sostanza attuale. Il nucleo o l’essenza della realtà – che la riceve o la consegue e fino a che punto – fa parte del progetto del Programmatore; la sua selezione e riselezione fanno parte della creatività generale, della costruzione del mondo, che sembra essere il suo compito. Un problema, forse, che sta cercando di far funzionare, vale a dire nel processo di risoluzione.

Questa soluzione dei problemi, mediante la riprogrammazione delle variabili lungo l’asse di tempo lineare del nostro universo, genera così mondi laterali ramificati – ho l’impressione che la metafora della scacchiera sia particolarmente utile per capire come può essere tutto questo – infatti deve essere. Di fronte al Programmatore/Riprogrammatore si trova una controparte, che Joseph Campbell chiama l’oscuro avversario. Dio, il Programmatore/Riprogrammatore, non fa le sue mosse contro una materia inerte; ha a che fare con un nemico astuto. Diciamo che sulla scacchiera – il nostro universo spazio-temporale – il Dark Player fa una mossa; crea una situazione reale. Essendo lui, il Dark Player, il giocatore oscuro, una conseguenza dei suoi desideri; questi è orientato verso ciò che noi chiamiamo il male: il sottosviluppo, il potere della menzogna, la morte e tutte le forme di degrado, la prigione della legge immutabile della causa e dell’effetto. Ma il Programmatore/Riprogrammatore ha già espresso la sua risposta; è già successo, queste mosse già le ha fatte. Lo stampo, il processo d’impressione, che percepiamo come eventi storici, passa attraverso le fasi di un’interazione dialettica, tesi e antitesi mentre le forze dei due giocatori si mescolano. Evidentemente alcune sintesi vanno a favore del Dark Player, eppure non è detto, in virtù del fatto che, il nostro grande Difensore ha selezionato le variabili in anticipo, le cui successive modifiche lo portano alla vittoria finale. Ogni sequenza che vince porta con sé alcuni di noi, quelli che hanno partecipato alla sequenza. Questo è il motivo per cui la gente istintivamente prega dicendo “Libera me Domine”, che si può decodificare nel senso “Districami, Programmatore, mentre ottieni una vittoria dopo l’altra; includimi in quel trionfo. Spostami lungo l’asse laterale in modo che non io non rimanga di fuori.” Ciò che intendiamo come “essere esclusi” significa rimanere sotto la giurisdizione o cadere preda dell’influenza del potere maligno. Ma quel potere demoniaco, nonostante tutta la sua astuzia, ha già perso anche mentre vince, perché in qualche modo è cieco e così il Programmatore/Riprogrammatore possiede un vantaggio.

Il grande filosofo arabo medievale, Avicenna, scrisse che Dio non vedeva il tempo come lo vediamo noi; cioè per Dio non esiste né passato, né presente, né futuro. Ora, supponiamo che il punto di vista di Avicenna sia corretto, immaginiamo una situazione in cui Dio, da qualunque punto di vista privilegiato esista, decida di intervenire nel nostro mondo spazio-temporale; cioè effettuare uno sfondamento dal suo regno senza tempo dentro la storia umana. Ma se dal suo punto di vista c’è solo la realtà onnipresente, allora può effettuare facilmente questo sfondamento sia in ciò che per noi è il passato sia in ciò che per noi è il presente o il futuro. È esattamente come un giocatore di scacchi che osserva la scacchiera; potendo spostare qualunque pezzo a suo piacimento. Seguendo il ragionamento di Avicenna, possiamo dire che Dio, nel desiderare, per esempio, di realizzare il Secondo Avvento, non ha bisogno di limitare l’evento al nostro presente o futuro; può irrompere nel nostro passato – in altre parole, cambiare la nostra storia passata; può fare in modo che sia già successo. E questo sarebbe vero per qualsiasi cambiamento che desiderasse fare, grande o piccolo. Ad esempio, supponiamo che un evento dell’anno 1970 d.C. non coincida con quanto Dio avesse previsto. Può rimuoverlo o migliorarlo, trasformarlo, qualunque cosa desideri, anche in un momento precedente del tempo lineare. Questo è il suo vantaggio

Sottometto a voi l’ipotesi che tali alterazioni, la creazione o la selezione di tali cosiddetti “presenti alternativi” avvengono costantemente. Il fatto stesso che possiamo concettualmente trattare questa nozione – vale a dire, considerarla come un’idea – è un primo passo per scoprire questo processo. Ma dubito che saremo mai in grado in alcun modo di provare, dimostrare scientificamente, che si verificano realmente tali processi di cambiamento laterale. Probabilmente tutto ciò che otterremmo come prova sarebbero vestigia di memoria, impressioni fugaci, sogni, intuizioni nebulose che ci rivelerebbero che in qualche modo le cose erano state differenti, e non molto tempo fa, ma ora…Potremmo cercare riflessivamente un interruttore della luce nel bagno solo per scoprire che è – è sempre stato – in un altro posto. Potremmo cercare la presa d’aria nella nostra auto dove non c’è mai stata alcuna presa d’aria – un riflesso lasciato da un presente precedente, ancora attivo a livello subcorticale. Potremmo sognare persone e luoghi che non abbiamo mai visto, così vividamente, come se li avessimo davvero visti o conosciuti. Ma non sapremmo cosa farcene di questo, supponendo che ci siamo presi del tempo per rifletterci su. Probabilmente vivremmo un’impressione molto forte, molti di noi, ancora, e sempre senza una spiegazione: la sensazione acuta, assoluta, che avevamo già fatto prima di quello che stiamo facendo ora, che per così dire abbiamo vissuto già un momento o una situazione particolare in precedenza – ma in che senso potrebbe essere chiamata “precedente”, se solo il presente, non il passato, era evidentemente coinvolto? Avremmo l’opprimente impressione di rivivere il presente, forse esattamente nello stesso modo, ascoltando le stesse parole, dicendo le stesse parole…Presumo che queste impressioni siano valide e significative, e dirò anche questo: una tale impressione è un indizio del fatto che a un certo punto del tempo passato una variabile è stata modificata – riprogrammata per così dire – e che, a causa di questo, si sia diramato un mondo alternativo, che si è attualizzato al posto del precedente e, di fatto, in realtà, stiamo vivendo ancora una volta questo particolare segmento di tempo lineare. Una breccia, una trasformazione, un cambiamento era avvenuto, ma non nel nostro presente – era stato effettuato nel nostro passato. Evidentemente una tale trasformazione avrebbe un effetto peculiare su quelle persone coinvolte; per così dire, si troverebbero spostate indietro di uno o più quadrati della scacchiera che costituisce la nostra realtà. E’ immaginabile che ciò possa accadere un numero indefinito di volte, interessando un numero indefinito di persone, quante variabili alternative vengano riprogrammate. Dovremmo vivere ogni riprogrammazione lungo il successivo asse temporale lineare, ma per il Programmatore, che chiamiamo Dio – per lui i risultati della riprogrammazione sarebbero immediatamente evidenti. Noi siamo dentro il tempo e lui no. Anche questo potrebbe spiegare la sensazione che le persone provano di aver vissuto vite passate. Potrebbero anche aver avuto, ma non in passato; vite precedenti nel presente. Forse, in un presente ripetuto senza fine, come un grande quadrante d’orologio in cui le lancette percorrono sempre la stessa circonferenza, con tutti noi spinti avanti inconsapevolmente, ma portando con noi un oscuro sospetto.

Dal momento che alla risoluzione di ogni incontro di tesi e antitesi tra il Dark Player e il divino Programmatore emerge una nuova sintesi, e posto che è possibile che ogni volta che ciò avvenga si possa generare un mondo laterale, e poiché io concepisco che ogni sintesi o risoluzione è in una certa misura una vittoria del Programmatore, ogni mondo che emerge, in sequenza, deve essere un miglioramento – non solo di quello precedente – ma un miglioramento rispetto a tutti gli esiti latenti o semplicemente possibili. È un miglioramento ma non è perfetto – cioè definitivo. È semplicemente uno stadio migliorato all’interno di un processo. Ciò che immagino chiaramente è che il programmatore usi perpetuamente l’universo antecedente come una gigantesca riserva per ogni nuova sintesi, l’universo antecedente possiede quindi l’aspetto del caos o dell’anomia in relazione a un nuovo cosmo emergente. Pertanto, il processo senza fine dell’eliminazione di mondi alternativi sequenziali separati, emergenti e infusi nell’attualizzazione, è negentropico in un modo che non possiamo vedere.

Nel mio romanzo Ubik presento un movimento lungo un asse entropico retrogrado, in termini di forme platoniche piuttosto che di qualsiasi aspetto di decadimento o reversione che normalmente concepiamo. Forse il normale movimento in avanti lungo questo asse, lontano dall’entropia, accumulando piuttosto che disperdendo, è identico alla linea dell’asse che io caratterizzo come laterale, vale a dire nel tempo ortogonale piuttosto che lineare. Se è così, il romanzo Ubik contiene inavvertitamente quella che potrebbe essere definita un’idea scientifica piuttosto che filosofica. Ma qui mi permetto solo di fare supposizioni. Tuttavia, lo scrittore di narrativa potrebbe aver scritto più di quanto credesse di sapere.

Ciò che ci impedisce di vedere questa gerarchia di forme in evoluzione in ogni nuova sintesi è che non siamo a conoscenza dei mondi minori e non attualizzati. E questo processo di interazione, che forma continuamente il nuovo, annulla ad ogni stadio ciò che è venuto prima. Ciò che, in ogni dato istante presente possediamo del passato, è duplice ma incerto: possediamo tracce esterne e oggettive del passato incorporate nel presente e possediamo memorie interiori. Ma entrambe sono soggette alla regola dell’imperfezione, poiché entrambe sono solo frammenti di realtà e non la forma intatta. Ciò che conserviamo esistenzialmente e mentalmente sono pertanto segni inadeguati per guidarci. Ciò è implicito dall’emergere della vera novità stessa; che se è veramente nuova, deve in qualche modo uccidere la vecchia, quello che era. E, soprattutto, ciò che non è venuto per essere pienamente.

Ciò di cui abbiamo bisogno a questo punto è individuare, far emergere come prova, qualcuno che è riuscito in qualche modo – non importa come, davvero – a conservare i ricordi di un diverso presente, impressioni latenti di un mondo alternativo, differente in modo significativo da questo mondo attuale, cioè quello che è attualizzato in questa fase. Secondo il mio punto di vista teorico, sarebbero quasi certamente memorie di un mondo peggiore di questo. Perché non è ragionevole che Dio, il Programmatore/Riprogrammatore, sostituisca una qualsiasi realtà che conosciamo con un mondo peggiore in termini di libertà o bellezza, amore, ordine o salubrità. Quando un meccanico lavora sulla vostra auto malfunzionante, non la danneggia ulteriormente; quando uno scrittore crea una seconda bozza di un romanzo, non lo sminuisce ulteriormente ma si sforza di migliorarla. Suppongo che si potrebbe sostenere in modo strettamente teorico che Dio potrebbe essere malvagio o folle e che in realtà sostituirà un mondo peggiore ad un mondo migliore, ma francamente non posso prendere sul serio quest’idea. Passiamo oltre. Quindi chiediamoci, qualcuno di noi ricorda anche in modo impreciso una Terra dell’anno 1977 peggiore di questa? Voi giovani avete avuto visioni e i nostri anziani hanno fatto dei sogni su una tale realtà? Sogni da incubo in particolare, su un mondo di schiavitù e malvagità, di prigioni, carcerieri e polizia onnipresente? Io si. Ho scritto di quei sogni romanzo dopo romanzo, storia dopo storia; per citarne due in cui questo brutto presente precedente è stato più chiaro cito The Man in the High Castle e il mio romanzo del 1974 sugli Stati Uniti come stato di polizia, chiamato Flow My Tears, the Policeman Said..

Sarò molto sincero con voi: ho scritto entrambi i romanzi basandomi su ricordi frammentari residui di un mondo ridotto ad una schiavitù orribile – o forse il termine “mondo” è quello sbagliato, e dovrei dire “Stati Uniti”, dal momento che in entrambi i romanzi stavo scrivendo sul mio paese.

In The Man in the High Castle c’è un romanziere, Hawthorne Abendsen, che ha scritto un romanzo di realtà alternativa in cui Germania, Italia e Giappone avevano perso la Seconda Guerra Mondiale. Alla conclusione di The Man in the High Castle, una donna appare alla porta di Abendsen per dirgli ciò che non sa: che il suo romanzo è vero; le forze dell’asse avevano perso davvero la guerra. L’ironia di questo finale – Abendsen che scopre che quella che avrebbe dovuto essere un pura finzione nata dalla sua immaginazione era in realtà vera – l’ironia è questa: che il mio presunto lavoro fantasioso The Man in the High Castle non è finzione – o meglio è diventato finzione solo ora, grazie a Dio. Ma c’era un mondo alternativo, un presente anteriore, in cui quella particolare traccia del tempo si attualizzava – si è attualizzata e poi è stata soppressa grazie ad un intervento in una data precedente. Sono sicuro che, sentendomi dire questo, non mi crederete davvero, o addirittura pensate che io ci creda da solo. Tuttavia è vero. Conservo i ricordi di quell’altro mondo. Ecco perché lo troverete di nuovo descritto nel romanzo più recente Flow My Tears. Il mondo di Flow My Tears è un mondo alternativo reale (o piuttosto è stato un mondo reale), e me lo ricordo in dettaglio. Non so chi altro lo faccia. Forse nessun altro lo fa. Forse tutti voi siete sempre stati qui, in questo mondo. Ma non io. Nel marzo del 1974 ho iniziato a ricordare conscientemente, piuttosto che subconsciamente, quel mondo di metallo oscuro, quello stato di polizia carceraria. Dopo averlo ricordato coscientemente non sentii il bisogno di scriverne perché lo avevo sempre descritto. Tuttavia, il mio stupore fu terribile, potete immaginare, nel ricordare all’improvviso come era. Mettetevi al mio posto. Romanzo dopo romanzo, racconto dopo racconto, per un periodo di venticinque anni, avevo descritto ripetutamente questo particolare paesaggio terribile. Nel marzo del 1974 capii perché, nei miei scritti, tornavo continuamente alla presa di coscienza, nell’intimità, di quel mondo particolare. Avevo buone ragioni per farlo. I miei romanzi e le mie storie erano autobiografici, senza che me ne rendessi conto coscientemente. Questo ritorno della memoria – è stata l’esperienza più straordinaria della mia vita. O meglio dovrei dire vite, dato che ne avevo almeno due: una lì e poi una qui, dove siamo ora.

Posso anche dirvi che cosa risvegliò i miei ricordi. Alla fine di febbraio 1974 mi venne somministrato del pentothal per l’estrazione di un dente del giudizio cariato. Più tardi quel giorno, ero di nuovo a casa, ma ancora profondamente sotto l’influenza del Pentothal, ebbi un breve, acuto lampo di memoria recuperata. In un attimo abbracciai tutta la visione, ma la respinsi immediatamente, – la rifiutai insieme alla consapevolezza che ciò che avevo recuperato in termini di ricordi sepolti era autentico. Poi, a metà marzo, il corpus di ricordi, interi, intatti, cominciò a tornare. Siete liberi di credermi o di non credermi, ma vi do la mia parola che non sto scherzando; questo è molto serio, e molto importante. Sono sicuro che per lo meno sarete d’accordo sul fatto che anche per me sostenere queste cose è di per sé un fatto sorprendente. Spesso le persone affermano di ricordare le vite passate; Io invece sostengo di ricordare una vita presente diversa, molto diversa. Non conosco nessuno che abbia mai fatto questa affermazione prima, ma sospetto piuttosto che la mia esperienza non sia unica; ciò che forse è unico è il fatto che sono disposto a parlarne.

Se mi avete seguito fino a qui, vorrei che foste abbastanza gentili da andare un po’ oltre con me. Vorrei condividere con voi qualcosa che ho capito – recuperato – insieme ai ricordi bloccati. Nel marzo 1974 le variabili riprogrammate, migliorate rispetto a qualche data precedente, probabilmente alla fine degli anni Quaranta – nel marzo 1974, il pay off, i risultati, di almeno una e forse più delle variabili riprogrammate erano ambientate lungo la linea del tempo lineare nel nostro passato. Quello che è successo tra marzo e agosto 1974 è stato il risultato di almeno una variabile riprogrammata stabilita forse trenta anni prima, che aveva messo in moto un cambiamento che è culminato in ciò che sono sicuro ammetterete che è stato spettacolarmente importante – e unico – un evento storico: l’allontanamento forzato dalla sua carica di un presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, nonché di tutti coloro che erano associati a lui. Nel mondo alternativo che ricordavo, il movimento per i diritti civili, il movimento contro la guerra degli anni sessanta, aveva fallito. E, evidentemente, a metà degli anni sessanta Nixon era al potere. Ciò che gli si opponeva (se davvero esisteva qualcosa che poteva o avrebbe potuto opporsi) era inadeguato. Quindi uno o più fattori tendenti alla distruzione di quel potere tirannico erano stati introdotti e radicati retroattivamente per noi. La bilancia, trenta anni dopo, nel 1977, venne ribaltata. Esaminate il testo di Flow My Tears tenendo presente che è stato scritto nel 1970 e pubblicato nel febbraio 1974, fate uno sforzo per ricostruire gli eventi precedenti che avrebbero dovuto aver luogo, o non aver luogo, per sviluppare il mondo raffigurato nel romanzo come leggermente disteso in futuro.

Un tema piccolo ma critico è accennato due volte (credo) in Flow My Tears. Ha a che fare con Nixon. Nel futuro mondo di Flow My Tears, nel terribile stato di schiavi del romanzo, che è evidentemente esistito da decenni, Richard Nixon viene ricordato come un leader esaltato ed eroico, di fatto chiamato “Secondo e Ultimo Figlio di Dio”. È evidente da questo e da molti altri indizi che Flow My Tears non si occupa del nostro futuro, ma il futuro di un mondo presente alternativo al nostro. In Flow My Tears i neri sono diventati una rarità ecologica, protetta come uccelli selvatici. Nel romanzo si vedono raramente neri per le strade degli Stati Uniti. Ma l’anno in cui Flow My Tears è ambientato è solo tra undici anni rispetto ad oggi: ottobre 1988. Ovviamente il genocidio fascista contro i neri negli Stati Uniti nel mio romanzo è iniziato molto prima del 1977; un certo numero di lettori me lo hanno fatto notare. Uno di loro ha anche sottolineato che un’attenta lettura di Flow My Tears indica non solo che la società rappresentata, lo stato di polizia degli Stati Uniti del 1988, doveva essere un romanzo a mondo alternativo, ma questo lettore ha sottolineato che misteriosamente, alla fine del romanzo, il protagonista, Felix Buckman, sembra in qualche modo essere scivolato in un mondo diverso, in cui i neri non sono stati sterminati. All’inizio del romanzo è precisato che una coppia di neri è autorizzata dalla legge ad avere un solo figlio; eppure, alla fine del romanzo, l’uomo di colore alla stazione di servizio tira fuori con orgoglio dal suo portafoglio le fotografie dei suoi tre figli, mostrandole al capo della polizia Buckman. Il modo aperto in cui l’uomo nero mostra le foto a un perfetto sconosciuto indica che per qualche strana e inspiegabile ragione non è più illegale che una coppia di neri abbia più figli. In qualche modo, proprio mentre il signor Togomi scivolava brevemente nel nostro presente alternativo, il poliziotto Buckman in Flow My Tears ha fatto la stessa cosa. È persino evidente nel testo di Flow My Tears quando e dove il capo della polizia sia scivolato fuori in un mondo alternativo. Avviene poco prima che atterri con il suo veicolo volante alla stazione di servizio e incontra – di fatto, abbracciandolo, – l’uomo di colore; il momento del cambio, vale a dire il momento in cui il mondo assolutamente repressivo della maggior parte del romanzo svanisce, ha luogo durante l’intervallo in cui il Generale Buckman fa uno strano sogno su un vecchio re con una barba bianca che sembra di lana, e che indossa un mantello sontuoso ed un elmo guidando un gruppo di cavalieri con l’elmetto simile: questo re e questi cavalieri con l’elmetto compaiono nel mondo rurale della fattoria e dei pascoli dove il generale Buckman aveva vissuto da ragazzo. Il sogno, credo, era una rappresentazione grafica nella mente del generale Buckman della trasformazione avvenuta in modo obiettivo; era una specie di analogo interiore a ciò che stava accadendo fuori di lui in tutto il suo mondo.

Questo spiega il cambiamento di Buckman, il generale di polizia trasformato che atterra alla stazione di servizio e disegna il cuore con una freccia che lo trafigge, dando il pezzo di carta con il suo disegno all’uomo di colore una comunicazione d’amore. Il Buckman della stazione di benzina, nell’incontro con lo sconosciuto nero, non è lo stesso Buckman che è apparso prima in tutto il libro: la trasformazione è completa. Ma non ne è consapevole. Solo Jason Taverner, un tempo famoso personaggio televisivo, che un giorno si sveglia per ritrovarsi in un mondo che non aveva mai sentito parlare di lui – solo Taverner, quando la sua popolarità misteriosamente sottratta ritorna, capisce che esistono diverse realtà alternative – due secondo una lettura superficiale, ma almeno tre se il finale viene letto scrupolosamente – solo Jason Taverner ricorda. Questa è l’intera trama di base del romanzo: una mattina Jason Taverner, star della TV e cantante popolare, si sveglia in una squallida camera d’albergo e scopre che tutti i suoi documenti di identità sono spariti e, peggio ancora, scopre che nessuno ha mai sentito parlare lui – la trama di base è che per qualche ragione arcana l’intera popolazione degli Stati Uniti ha completamente e collettivamente dimenticato in un attimo di tempo lineare un uomo il cui volto sulla copertina della rivista Time dovrebbe virtualmente essere riconosciuto da ogni lettore senza sforzo. In questo romanzo dico: “L’intera popolazione di un grande paese, un paese di dimensioni continentali, può svegliarsi una mattina avendo completamente dimenticato qualcosa che tutti precedentemente sapevano, e nessuno di loro ne sa qualcosa”. Nel romanzo si tratta di una famosa star televisiva e discografica che hanno dimenticato, il che è davvero importante solo per quella particolare star o ex star. Ma la mia ipotesi è qui presentata comunque in forma mascherata, perché (dico anche) se un intero paese può dimenticare durante una notte una cosa che tutti sanno, possono dimenticare anche altre cose, cose più importanti; in effetti, cose estremamente importanti. Sto scrivendo dell’amnesia di milioni di persone, di, per così dire, ricordi falsi impiantanti. Questo tema dei ricordi artificiali è un filo costante nella mia scrittura nel corso degli anni. Era anche di Van Vogt. Eppure, si può considerare questa come una possibilità concreta, qualcosa che potrebbe effettivamente accadere? Chi di noi si è chiesto questo? Io non me l’ero chiesto prima del marzo 1974; Mi includo anch’io in questa domanda.

Ricorderete che ho sottolineato che dopo che il generale della polizia Buckman è scivolato in un mondo migliore, ha subito un cambiamento interiore adeguato alle qualità del mondo migliore, più giusto, più amorevole, un mondo più accogliente in cui la tirannia dell’apparato poliziesco stava già iniziando a svanire come un incubo al risveglio del sognatore. Nel marzo 1974, quando riguadagnai i miei ricordi sepolti (un processo chiamato anamnesi in greco, che significa letteralmente la perdita dell’oblio piuttosto che del semplice ricordo) – per quei ricordi che rientrarono nella mia coscienza io, come il generale Buckman, subii un cambiamento di personalità. Come il suo, era un cambiamento fondamentale ma allo stesso tempo sottile. Ero io ma non ero io.me ne accorsi principalmente nei piccoli dettagli: cose che avrei dovuto ricordare ma che mi sfuggivano; cose che ricordavo (ah, quali cose!) ma che non avrei dovuto. Evidentemente questa era stata la mia personalità in quella che chiamerò Traccia A. Forse potrebbe interessarvi ad uno degli aspetti più sorprendenti dei miei ricordi ritornati. Nel presente alternativo precedente, nella traccia A, il cristianesimo era illegale, come era stato duemila anni prima. Era considerato sovversivo e rivoluzionario e, lasciatemi aggiungere, questa valutazione da parte delle autorità di polizia era corretta. Mi ci sono volute quasi due settimane, dopo il ritorno dei miei ricordi della mia vita nella Traccia A, per liberarmi dall’opprimente impressione che tutti i riferimenti a Cristo, tutti gli atti sacerdotali, dovessero essere velati in assoluta segretezza. Ma storicamente questo si adatta al modello fascista, in particolare quelli lungo le linee naziste. Hanno fatto così riguardo al cristianesimo. E, se avessero ottenuto una vittoria nella guerra, questa sarebbe sicuramente stata la loro politica in quella parte degli Stati Uniti che controllavano. Ad esempio, i Testimoni di Geova, sotto i nazisti, furono gasati nei campi di concentramento insieme a ebrei e zingari; sono stati collocati in cima alla lista. E, in quell’altro stato totalitario moderno, per lo stesso motivo viene bandito e perseguitati i suoi membri; Intendo, ovviamente, l’URSS. I tre grandi stati tirannici della storia che hanno ucciso le loro popolazioni cristiane domestiche – Roma, il Terzo Reich e l’URSS – sono, da un punto di vista oggettivo, tre manifestazioni di una singola matrice. Le vostre convinzioni personali sulla religione non sono un problema qui; parlo di un fatto storico, e quindi vi chiedo di riflettere obiettivamente su ciò che la paura schiacciante che provavo nei confronti dei riti cristiani e delle confessioni di fede di società improvvisamente ricordata significava sulla Traccia A. È un indizio decisivo sulla Traccia A. Ci dice quanto fosse radicalmente diversa. Vorrei che voi, se mi avete seguito fino a un punto così lontano, accettaste le mie dichiarazioni sugli altri miei ricordi che, sotto effetto del Pentothal, erano tornati; era una prigione. Era terribile; l’abbiamo rovesciati, così come abbiamo rovesciato la tirannia di Nixon, ma era molto più crudele, incredibilmente, e ci fu una grande battaglia e una grande perdita di vite umane. E, per favore, lasciatemi aggiungere un altro fatto, forse oggettivamente non importante ma comunque interessante per me. Fu nel febbraio 1974 che tornarono i miei ricordi bloccati della traccia A, e fu nel febbraio 1974 che Flow My Tears fu finalmente pubblicato, dopo due anni di ritardo, pubblicato. Era quasi come se l’uscita del romanzo, che era stata ritardata così a lungo, significasse che in un certo senso per me era giusto ricordare. Ma fino ad allora era stato meglio che non lo avessi fatto.

Perché non lo so, ma ho l’impressione che i ricordi non sarebbero venuti in superficie fino a quando il materiale non fosse stato pubblicato sinceramente da parte dell’autore come ciò che credeva fosse una finzione. Forse, se l’avessi saputo, sarei stato troppo spaventato per scrivere il romanzo. O forse mi sarei tappato la bocca e in qualche modo avrei interferito con l’efficacia di questi numerosi libri – qualunque efficacia potesse essere. Non pretendo nemmeno che ci fosse un’efficacia prevista; forse non ce n’era affatto. Ma se ce n’era una – e ripeto enfaticamente la parola “se” – era quasi certamente per risvegliare i ricordi subliminali nei lettori a una vita meno chiara – non una vita cosciente, non una coscienza subentrante come nel mio caso, ma ricordare a loro a un livello intenso e profondo, anche se inconscio, cos’è una tirannia della polizia e quanto sia vitale, prima o poi, in qualsiasi momento, su qualsiasi traccia, sconfiggerla. Nel marzo 1974 erano iniziate le manovre davvero cruciali per deporre Nixon. Ad agosto, cinque mesi dopo, avevano avuto successo, sebbene queste riprogrammazioni, questo interventi nel nostro presente, possano essere state progettati più per influenzare un continuum futuro piuttosto che il nostro. Come ho detto all’inizio, le idee sembrano avere una vita propria; sembrano catturare le persone e usarle. L’idea che si è impadronita di me ventisette anni fa e che non mi ha mai lasciato andare è questa: qualsiasi società in cui le persone si intromettono negli affari degli altri non è una buona società e uno stato in cui il governo “sa di più su di te di quanto tu sappia di te stesso”, come è espresso in Flow My Tears, è uno stato che deve essere rovesciato. Può essere una teocrazia, uno stato corporativo fascista, un capitalismo monopolistico reazionario o un socialismo centralista – questi aspetti non hanno importanza. E non sto dicendo semplicemente “Può succedere qui”, nel senso degli Stati Uniti, ma piuttosto, “È successo qui. Ricordo. Sono stato uno dei cristiani segreti che lo hanno combattuto e, almeno in parte, hanno contribuito a rovesciarlo “. E ne sono molto orgoglioso: orgoglioso di me stesso nel tempo Traccia A. Ma c’è, purtroppo, una triste intimazione che accompagna il mio orgoglio per il mio lavoro lì. Penso che in quel mondo precedente non abbia vissuto più in là del marzo 1974. Sono caduto vittima di una trappola della polizia, un’imboscata o una rete. Tuttavia, in questo mondo, che chiamerò Traccia B, ho avuto più fortuna. Ma abbiamo combattuto qui in questa traccia una tirannia molto più leggera, molto più stupida. O forse abbiamo avuto un aiuto: la riprogrammazione anteriore di una o più variabili storiche è venuta in nostro soccorso. A volte penso (e questa è, ovviamente, pura speculazione, una felice fantasia della mia anima) che a causa di ciò che abbiamo realizzato lì – o comunque tentato, e molto coraggiosamente – a noi che eravamo direttamente coinvolti è stato permesso di vivere qui, oltre il punto terminale che ci ha portato giù in quell’altro mondo peggiore. È una specie di gentilezza miracolosa.

Questo dono gentile serve a delineare per noi – almeno per me – alcuni aspetti del Programmatore. Mi permette di capirlo secondo una forma. Penso che non possiamo sapere cosa sia, ma possiamo sperimentare questo meccanismo funzionante e così possiamo chiedere: “A cosa assomiglia?” Non “Che cos’è?” ma piuttosto “Com’è?”

In primo luogo, questi controlla gli oggetti, i processi e gli eventi nel nostro mondo spazio-temporale. Questo è, per noi, l’aspetto principale, sebbene intrinsecamente possa possedere aspetti di più vasta magnitudine ma di minore applicabilità per noi. Ho parlato di me stesso come una variabile riprogrammata e ho parlato di lui come Programmatore e Riprogrammatore. Durante un breve periodo di tempo, nel marzo 1974, nel momento in cui fui risintetizzato, ero consapevole percettivamente – vale a dire consapevole in modo esterno – della sua presenza. A quel tempo non avevo idea di cosa stavo vedendo. Assomigliava ad energia plasmatica. Aveva dei colori. Si è muoveva rapidamente, raccogliendosi e disperdendosi. Ma cos’era, – non ne sono nemmeno sicuro ora, tranne che posso dirvi che aveva simulato oggetti normali e i loro processi in modo da copiarli e in modo abile da rendersi invisibile al loro interno. Come dicevano i seguaci della religione Vedica, era il fuoco nella selce, il rasoio dentro la custodia. Ricerche successive mi hanno mostrato che in termini di esperienza culturale di gruppo, il nome Brahman è stato dato a questa onnipresente entità immanente. Cito un frammento di una poesia americana [“Brahma”] di Emerson; trasmette ciò che ho vissuto:

Si considerano ammalati coloro che mi abbandonano;
Quando a me essi volano, io sono le ali;
Io sono colui che dubita ed il dubbio stesso,
Io sono l’Inno che i Bramini cantano.

Con questo intendo dire che durante quel breve periodo – una questione di ore o forse è stato un solo giorno – non ero a conoscenza di nulla che non fosse il Programmatore. Tutte le cose nel nostro mondo pluriforme erano segmenti o sottosezioni di lui. Alcune erano a riposo, ma molte si muovevano e lo facevano come se fossero porzioni di un organismo che respirava inspirava, espirava, cresceva, cambiava, si evolveva verso uno stato finale che dalla sua assoluta saggezza aveva scelto per sé. Voglio dire, l’ho sperimentato come auto-creazione, dipendente da niente al di fuori di esso perché molto semplicemente non c’era nulla al di fuori di esso.

Mentre vedevo questo, ho sentito profondamente che durante tutti gli anni della mia vita ero stato letteralmente cieco; Ricordo di aver ripetutamente detto a mia moglie: “Ho riacquistato la vista! Riesco a vedere di nuovo!” Mi sembrava che fino a quel momento avevo semplicemente indovinato la natura della realtà che mi circondava. Compresi che non avevo acquisito una nuova facoltà di percezione, ma ne avevo piuttosto recuperato una vecchia. Per un giorno circa ho visto come se fossimo noi tutti in una volta, migliaia di anni fa. Ma come siamo arrivati a perdere la vista, questo occhio superiore? La morfologia deve essere ancora presente in noi, non solo latente; altrimenti non avrei potuto riacquistarlo nemmeno per un breve periodo. Questo mi ha ancora di più sconcertato. Come mai per quarantasei anni non ho visto veramente, ma mi limitavo solo ad indovinare la natura del mondo, e poi brevemente vidi, ma poco dopo, persi quella vista e divenni di nuovo semi-cieco?

L’intervallo durante il quale vidi effettivamente era, evidentemente, l’intervallo in cui il Programmatore mi stava rielaborando. Si era fatto avanti come palpabilmente senziente e vivo, come se si fosse stabilito a terra; si era rivelato. Si dice che il cristianesimo, l’ebraismo e l’Islam siano religioni rivelate. Il nostro Dio è il deus absconditus: il dio nascosto. Ma perché? Perché è necessario che siamo ingannati riguardo alla natura della nostra realtà? Perché si è occultato in una pluralità di oggetti non correlati e ha ammantato i suoi movimenti in una pluralità di processi casuali? Tutti i cambiamenti, tutte le permutazioni della realtà che vediamo sono espressioni della crescita e del dispiegarsi intenzionale di questa singola entelechia; è una pianta, un fiore, una rosa che si apre. È il ronzio delle api in un alveare. È la musica, un tipo di canto. Ovviamente ho visto il Programmatore come è realmente, come si comporta davvero, solo perché si era impadronito di me per rimodellarmi, quindi dico “So perché l’ho visto”, ma non posso dire “So perché non lo vedo ora, né so perché qualcun altro non lo vede.” Dimoriamo collettivamente in una specie di ologramma laser, creature reali in un quasi-mondo fabbricato, un palcoscenico sul quale sono stati istallati artefatti e creature tra i quali si muove una mente determinata a rimanere sconosciuta?

Un articolo di giornale su questo discorso potrebbe essere intitolato:

AUTORE SOSTIENE DI AVER VISTO DIO, MA NON E’ IN GRADO DI SPIEGARE QUELLO CHE HA VISTO.

Se considero il termine con cui lo designo – il Programmatore/Riprogrammatore – forse potrei ricavarne una risposta parziale. Lo chiamo in questo modo perché è quello che gli ho visto fare: in precedenza aveva programmato le vite qui, ma ora stava alterando uno o più fattori cruciali – in funzione del completamento di una struttura o di un piano. Penso in questo senso: uno scienziato umano che utilizza un computer non distorce né deforma, non pregiudica l’esito dei suoi calcoli. Un etnologo non si permette di contaminare le proprie scoperte partecipando alla cultura che studia. Vale a dire, in alcuni tipi di sforzi è essenziale che l’osservatore rimanga occluso da ciò che osserva. Non c’è nulla di maligno in questo, nessun inganno sinistro. È semplicemente necessario. Se davvero, collettivamente, veniamo spostati lungo percorsi desiderati verso un risultato desiderato, l’entità che ci mette in moto lungo quelle linee, quell’entità che non solo desidera il risultato particolare, ma che vuole quel risultato – non deve entrarvi palpabilmente o il risultato verrà abortito. Ciò a cui dobbiamo rivolgere la nostra attenzione non è il Programmatore, ma gli eventi programmati. Sebbene il primo sia velato, il secondo ci affronterà; siamo coinvolti in esso – siamo di fatto gli strumenti con cui il piano viene realizzato.

Non vi sono dubbi nella mia mente della più ampia finalità storica della riprogrammazione che ha dato i suoi frutti in modo così spettacolare e glorioso nel 1974. Attualmente sto scrivendo un romanzo al riguardo; il romanzo si chiama V.A.L.I.S., le lettere che stanno per “VAST ACTIVE LIVING INTELLIGENCE SYSTEM”. Nel romanzo un ricercatore governativo molto dotato ma un po’ folle formula un’ipotesi secondo la quale, situato da qualche parte nel nostro mondo, esiste un organismo mimetico di alta intelligenza; imita così bene oggetti e processi naturali che gli esseri umani nella loro routine non ne percepiscono l’esistenza. Quando, per caso o circostanze eccezionali, un essere umano lo percepisce, semplicemente lo chiama “Dio” e lascia stare. Nel mio romanzo, tuttavia, il ricercatore del governo è determinato a trattare con questa entità vasta, intelligente e imitatrice, come un scienziato tratterebbe qualsiasi cosa sotto esame. Il suo problema è, tuttavia, che per sua stessa ipotesi non è in grado di rilevarne l’entità – sicuramente un’esperienza frustrante per lui.

Ma nel mio romanzo scrivo anche di un’altra persona, sconosciuta a questo ricercatore governativo; quella persona ha avuto esperienze insolite per le quali non ha nessuna teoria. In effetti ha incontrato Valis, che è in procinto di riprogrammarlo. I due personaggi possiedono tra loro tutta la verità: l’ipotesi corretta ma non verificabile dell’uno, le esperienze inspiegabili dell’altro. Ed è quest’altro uomo, questa persona non scientifica, con cui mi identifico, perché lui, come me – sta cominciando a recuperare ricordi bloccati di un altro mondo, ricordi che non può spiegare. Ma non ha una teoria. Proprio nessuna.

Nel romanzo, io stesso appaio come personaggio, sotto il mio nome. Sono uno scrittore di fantascienza che ha accettato un sostanzioso anticipo per un romanzo non ancora scritto e che ora deve trovare quel romanzo prima di una scadenza fissata. Io, nel libro – conosco entrambi questi uomini, Houston Paige, il ricercatore del governo con la sua teoria, e Nicholas Brady, che sta vivendo esperienze insondabili. Comincio così a utilizzare il materiale di entrambi. Il mio scopo è semplicemente quello di rispettare la mia scadenza contrattuale. Ma, mentre continuo a scrivere sulla teoria di Houston Paige e sulle esperienze di Nicholas Brady, comincio a vedere che tutto si adatta perfettamente. Io, nel romanzo, possiedo sia la chiave che il lucchetto, e nessun altro.

Potete vedere, ne sono certo, che è inevitabile che in Valis, nel mio romanzo, alla fine Houston Paige e Nicholas Brady si incontrino. Ma questo incontro avrà uno strano effetto su Houston Paige, tra lui e la sua teoria. Paige subirà una crisi psicotica a seguito della conferma della sua teoria. Poteva immaginarlo ma non ci può credere. Nella sua testa la sua ingegnosa teoria è dissociata dalla realtà. E questa è un’intuizione in cui credo: che molti di noi credono nel Valis, in Dio, nel Brahman o nel Programmatore, ma se mai lo incontrassimo non potremmo semplicemente sopportarlo. Sarebbe come un bambino che impazzisce vedendo Babbo Natale. Aveva potuto sostenere la speranza e l’attesa, poteva pregare, poteva desiderare, poteva supporre, immaginare e persino credere; ma l’attuale manifestazione – è troppo per i nostri piccoli circuiti. Eppure il bambino cresce ed è uomo. E quei circuiti, anche loro crescono. Ma uno può ricordare un mondo diverso, scartato? E percepire la grande mente progettuale che ha raggiunto quell’abolizione, quella non filatura del male?

Una cosa vorrei davvero che voi sappia: sono consapevole che le affermazioni che sto avanzando – affermazioni di aver recuperato ricordi sepolti di un presente alternativo e di aver percepito l’agente responsabile di organizzare quell’alterazione – queste affermazioni non possono né essere provate né possono persino essere fatti sembrare razionali nel solito senso della parola. Mi ci sono voluti più di tre anni per arrivare al punto in cui sono disposto a raccontare a chiunque, tranne ai miei amici più cari, la mia esperienza a partire dall’equinozio di primavera del 1974. Uno dei motivi che mi motivano finalmente a parlarne pubblicamente, per fare apertamente questa affermazione, è un incontro recente che ho subito, che tra l’altro assomiglia all’esperienza di Hawthorne Abendsen in The Man in the High Castle con Juliana Frink. Juliana ha letto il libro di Abendsen su un mondo in cui la Germania, il Giappone e l’Italia hanno perso la seconda guerra mondiale e ha sentito che avrebbe dovuto dirgli che cosa aveva capito del libro. Questa scena finale di The Man in the High Castle è stata, credo, la fonte di una scena simile nella mia storia successiva “Faith of Our Fathers,”, in cui una ragazza, Tanya Lee, si presenta e rivela alla protagonista la situazione reale – – vale a dire, che gran parte del suo mondo è delirante ed è intenzionalmente così. Per diversi anni ho avuto la sensazione, una sensazione crescente, che un giorno una donna, che sarebbe stata completamente estranea a me, mi avrebbe contattato, mi avrebbe detto che aveva alcune informazioni da darmi, che sarebbe apparsa alla mia porta , proprio come Juliana apparve alla porta di Abendsen, e nel modo più solenne possibile mi avrebbe detto esattamente quello che Juliana aveva detto ad Abendsen: che il mio libro, come il suo, era in un certo senso reale, letterale e fisico non finzione ma verità. Proprio quello che mi è successo di recente. Sto parlando di una donna che legge sistematicamente ogni mio romanzo, più di trenta e molte delle mie storie. E lei apparve; ed era una sconosciuta totale; e lei mi ha informato di questo fatto. All’inizio era curiosa di scoprire se io stesso sapevo, o no, se lo sospettassi.

Il gioco tra noi, il cauto domandare, è durato tre settimane. Non mi informò improvvisamente o immediatamente, ma piuttosto gradualmente, osservando attentamente ogni passo del cammino, ogni passo lungo il percorso di comunicazione e comprensione, per vedere la mia reazione. Era davvero un fatto solenne per lei guidare quattrocento miglia per visitare un’autore di cui aveva letto molti libri, libri di finzione, immaginazione dell’autore, per dirgli che ci sono mondi sovrapposti in cui viviamo, nessuno è solo al mondo, e che aveva accertato che l’autore in qualche modo era coinvolto in almeno uno di questi mondi, uno cancellato in qualche tempo passato, riutilizzato e sostituito, e – soprattutto – l’autore ne era consapevole? Fu un momento teso ma gioioso quando raggiunse il punto in cui poteva parlare candidamente; quel punto non arrivò nel nostro incontro fino a quando non fu certa di poterlo gestire. Ma tre anni prima avevo ipotizzato teoricamente che se i miei ricordi recuperati fossero autentici, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che si verificasse un contatto, una prova cauta e protetta da parte di qualcuno, da parte di una persona che aveva letto i miei libri e per una ragione o l’altra aveva dedotto la situazione reale – voglio dire, una persona che sapeva quali erano le informazioni significative contenute nei miei libri e nelle mie storie. Lei sapeva, dai miei romanzi e storie, quale mondo avevo vissuto, quale dei tanti; ciò che non poteva determinare fino a quando non le dissi che, nel febbraio del 1975, mi ero imbattuto in un terzo presente alternativo – lo chiameremo Traccia C – e questo era un giardino o un parco di pace e bellezza, un mondo superiore al nostro, che sta per sorgere. Potevo quindi parlarle di tre mondi anziché due: il mondo della prigione di ferro nero che era stato; il nostro mondo intermedio in cui l’oppressione e la guerra esistono ma sono state in gran parte ridotte; e poi un terzo mondo alternativo che un giorno, quando le variabili corrette nel nostro passato saranno state riprogrammate, si materializzerà come una sovrapposizione su questo. . . e all’interno del quale, quando ci risveglieremo, supporremo di aver sempre vissuto lì, il ricordo di questo mondo intermedio, così come quello del mondo della prigione di ferro nero, verrà sradicata misericordiosamente dai nostri ricordi.

Devono esserci altre persone, come questa donna, che hanno dedotto dalle evidenze interne della mia scrittura, così come dalle vestigia dei loro ricordi, che il paesaggio che descrivo come immaginario è o era in qualche modo letteralmente reale, e che se una realtà più cupa può avere una volta occupato lo spazio che occupa il nostro mondo, è ovvio che il processo di ritessitura non deve finire qui; questo non è il migliore dei mondi possibili, così come non è il peggiore. Questa donna non mi disse nulla che non sapevo già, tranne che arrivando in modo indipendente alla stessa conclusione mi diede il coraggio di parlare, di dirlo ma allo stesso tempo sapendo che lo faccio in modo tale che nessuno – nessuno che almeno conosco, può verificarne la veridicità. Il meglio che posso fare, piuttosto, è quello di interpretare il ruolo di profeta, come gli antichi profeti e gli oracoli come la sibilla di Delfi, e di parlare di un meraviglioso mondo, un giardino, molto simile a quello che una volta si dice che i nostri antenati abbiano abitato – infatti, a volte immagino che sia esattamente lo stesso mondo restaurato, come se una falsa traiettoria del nostro mondo venisse alla fine completamente corretta e dove una volta siamo stati, molte migliaia di anni fa, dove abbiamo vissuto ed eravamo contenti. Durante il breve periodo che ho percorso ho avuto la forte impressione che quella era la nostra casa legittima che in qualche modo avevamo perso. Il tempo che ho trascorso lì è stato breve – circa sei ore di tempo reale trascorso. Ma me lo ricordo bene. Nel romanzo che ho scritto con Roger Zelazny, Deus Irae, lo descrivo verso la fine, nel punto in cui la maledizione viene sollevata dal mondo con la morte e la trasfigurazione del Dio dell’ira. La cosa più sorprendente per me di questo giardino, questa mondo Traccia C, sono stati gli elementi non cristiani che ne stanno alla base; non era per quello che la mia formazione cristiana mi aveva preparato. Anche quando cominciò a ritirarsi, io ne vedevo ancora il cielo; Ho visto terra e un’estensione di acqua calma di colore blu scuro, e in piedi sul bordo dell’acqua una bellissima donna nuda che ho riconosciuto come Afrodite. A quel punto, questo altro mondo migliore si era ridotto a un semplice paesaggio oltre una porta dell’aspetto di un Rettangolo d’oro; il profilo della porta pulsava di luce simile al laser e alla fine tutto si rimpicciolì e scomparve alla vista, la porta 3:5 divorò sé stessa nel nulla, sigillando ciò che stava al di là. Da allora non l’ho più vista, ma ho avuto la ferma impressione che questo fosse il prossimo mondo – non dei cristiani – ma l’Arcadia del mondo pagano greco-romano, qualcosa di più antico e più bello di quello che la mia stessa religione può evocare come esca per mantenerci in uno stato di moralità e fede scrupolosa. Quello che avevo visto era molto antico e bello. Cielo, mare, terra e la bella donna, e poi niente, perché la porta si era chiusa e io ero rimasto chiuso qui. È stato con una profonda sensazione di perdita che l’ho visto andare – vide lei andare via, veramente, dal momento che tutto girava intorno a lei. Afrodite, lo scoprii guardando nella mia Enciclopedia Britannica per vedere cosa potevo apprendere su di lei, non era solo la dea dell’amore erotico e della bellezza estetica, ma anche l’incarnazione della forza generativa della vita stessa; né era originariamente greca: all’inizio era stata una divinità semitica, in seguito rilevata dai Greci, che sapevano riconoscere quando una cosa era buona vedendola. Durante quelle ore preziose ciò che vidi in lei era una bellezza che manca alla nostra religione, al cristianesimo, almeno per confronto: un’incredibile simmetria, l’armonia palintona di cui parla Eraclito: la perfetta tensione ed equilibrio delle forze all’interno della lira accordata che è inclinata dalla tensione sue corde ma che appare perfettamente a riposo, perfettamente in pace. Tuttavia, la lira accordata è un dinamismo equilibrato, immobile solo perché le tensioni al suo interno sono in proporzione assoluta. Questa è la qualità della formulazione greca della bellezza: la perfezione la cui dinamica è interiore eppure appare a riposo all’esterno. Contro questa armonia palintona l’universo mette in scena l’altro principio estetico incorporato nella lira greca: l’armonia palintropa, che è l’oscillazione avanti e indietro delle corde mentre vengono suonate. Non vedevo lei così, e forse questa, oscillazione continua avanti e indietro, è il grande ritmo delle cose dell’universo che vengono all’esistenza e poi scompaiono; il cambiamento piuttosto che una durata statica. Ma per un pò io avevo visto la pace perfetta, il riposo perfetto, un passato che abbiamo perso, ma un passato che ritorna a noi come per mezzo di un’oscillazione a lungo termine, per essere disponibile come il nostro futuro, in cui tutte le cose perse saranno ristabilite.

C’è un passaggio affascinante nell’Antico Testamento in cui Dio dice: “sto dando forma ad un nuovo paradiso e ad una nuova terra, e il ricordo delle cose precedenti non entrerà nella mente né salirà al cuore”. Quando rileggo questo penso a me stesso: credo di conoscere un grande segreto. Quando l’opera di ripristino sarà completata, non ricorderemo nemmeno le tirannie, le crudeli barbarie della Terra in cui abitavamo; “Non entrerà nella mente” significa che dimenticheremo misericordiosamente, e “non entrerà nel cuore” significa che il vasto corpo di dolore, perdita e delusione dentro di noi verrà espulso come se non ci fosse mai stato. Credo che il processo si stia svolgendo ora, che abbia sempre avuto luogo ora. E, misericordiosamente, ci è già stato permesso di dimenticare ciò che prima era. E forse nei miei romanzi e nelle mie storie ho sbagliato a spingervi a ricordare.

SANTA ANA, 1977

CALIFORNIA, U.S.A.

FONTE: https://emilianodimarco.wordpress.com/2019/11/30/il-discorso-di-metz-di-philip-k-dick/

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Psyops, culti, nichilismo capitalista in fase avanzata e uso del caos per sabotare la rivoluzione

Rainer Shea 9 febbraio 2022

“Nel mondo che vedo, stai inseguendo gli alci attraverso le umide foreste del canyon intorno le rovine del Rockefeller Center. Indosserai abiti di pelle che ti dureranno per il resto della vita. Salirai sui rampicanti di kudzu spessi un polso che avvolgono la Sears Tower. E quando guardi in basso, vedrai minuscole figure che pestano mais nella piscina, che depongono strisce di selvaggina sulla corsia vuota di un’autostrada abbandonata. Questo discorso di Tyler Durden in Fight Club è un esempio sempre più rilevante di arte che imita la vita. O meglio, se la esaminiamo meglio, dell’arte che imita la vita. Fight Club è un commento su una serie di fenomeni sociali che hanno due cose in comune: sono abbastanza nichilisti da abbracciare il tipo di visione apocalittica descritta da Durden e sostenuti dalle forze della guerra psicologica governativa. Indipendentemente dal fatto che tali tensioni siano definite dalla violenza avventurista, narrazioni astoriche sulla natura del conflitto di classe o “soluzioni” genocide alla crisi ecologica, esistono solo per distogliere i radicali dal materialismo dialettico e storico. Si limitano a reagire alle nostre condizioni, invece di studiarle adeguatamente e trovare soluzioni coerenti. Naturalmente, sono le fazioni ideologiche perfette che le forze dell’intrigo controrivoluzionario dello Stato possono sfruttare o coltivare direttamente.

Manipolazione culturale verso apatia e nichilismo di fronte ai mali capitalisti
Il grido di battaglia di Durden alla distruzione della civiltà è l’essenza della natura satirica del personaggio. Nel romanzo di Chuck Palahniuk, Durden rappresenta la logica conclusione di movimenti di controcultura ultraviolenti e teoricamente sottosviluppati. Questo è evidente nel modo in cui il romanzo descrive l’obiettivo del Project Mayhem, il culto formato da Durden che cerca di realizzare il collasso della società attraverso una serie di attacchi terroristici: “È Project Mayhem che salverà il mondo. Un’era glaciale culturale. Un’età oscura prematuramente indotta. Il progetto Mayhem costringerà l’umanità a rimanere inattiva o in remissione abbastanza a lungo da consentire alla Terra di riprendersi”. Project Mayhem è più vicino a Pol Pot che a un rivoluzionario reale come Lenin. E il fatto che Pol Pot sia stato sostenuto dall’impero statunitense riflette le strane connessioni che Project Mayhem ebbe con enti d’intelligence prossimi a Washington, che descriverò tra breve. In pratica, ciò che tale caricatura dei movimenti radicali di estrema sinistra comporta è una crisi umanitaria di proporzioni incomprensibili. Il crollo dell’industria, dei mercati, dei sistemi di distribuzione alimentare e delle reti elettriche ucciderebbe centinaia di milioni di persone, specialmente nell’era attuale in cui le nostre crisi capitaliste hanno prodotto pandemia e destabilizzazione climatica. Eppure tale collasso fabbricato è ciò che viene spacciato dalla classe dirigente come la soluzione a questi problemi.
Il “Grande Reset” che viene venduto da istituzioni neoliberiste come il World Economic Forum ha l’obiettivo di fortificare il capitalismo restringendo la zona in cui esiste la civiltà. Ciò è evidente dall’abbraccio del concetto dell’acquisizione di Big Tech della pandemia, in cui gli oligarchi tecnologici hanno ulteriormente consolidato la ricchezza poiché sempre più popolazione cade nell’indigenza. L’amministrazione Biden promosse tale golpe aziendale, esplicitamente sotto lo stendardo del “Great Reset”. Il risultato di ciò è un disfacimento sociale senza precedenti. Il sistema semplicemente non è sostenibile, specialmente nella nuova forma più pesante e monopolista che mai. Date le valutazioni degli scienziati su come la civiltà crollerà nei prossimi decenni se l’attuale percorso climatico continua, sembra sempre più plausibile che l’obiettivo finale del capitalismo similare a quello descritto da Durden. Uno scenario in cui la società è completamente crollata e in cui i pochi sopravvissuti devono portare a termine vite misere mentre i ricchi vivono in bunker lontani dai caotici centri urbani. Come si fa a spacciare alla popolazione qualcosa del genere? Romanticizzando e feticizzando idee di distruzione, caos e privazione. Ed è qui che entrano in gioco le operazioni psicologiche culturali.
Con la frequenza con cui il governo apporta modifiche ai film di Hollywood allo scopo d’influenzare la cultura, è possibile che la versione cinematografica di Fight Club ne sia un esempio. Il produttore del film era un agente del Mossad, che diede la possibilità a tale imponente aspetto culturale di essere influenzato dalla rete spionistica degli Stati Uniti. Questo era un film destinato, per le circostanze storiche, a diventare un cult, e forse qualcosa di più. Apparve nel pieno della grande era del nichilismo culturale, in cui la Generazione X abbracciò un atteggiamento nei confronti del capitalismo che era cinico e desideroso di aggrapparsi alla sua mentalità individualistica. L’Unione Sovietica era appena caduta, creando la sensazione che il comunismo coi suoi obiettivi collettivisti non valesse la pena si essere perseguita. Sembrava che il capitalismo, nonostante tutte le sue assurdità, fosse destinato a restare, qualunque cosa accada, rendendo unico il ricorso dei giovani ad abbracciare la cultura punk libertaria e ironica. Fight Club parlava a tale vuoto nello stato del mondo e dava risposta (con intento sarcastico): violenza ipermacista coll’obiettivo di abbattere tutto. Il fatto che il protagonista del film ne fosse disilluso alla fine non conta sul fatto che anche molti ne siano rimasti delusi; Brad Pitt nei panni di Tyler Durden lo sostenne con un’eloquenza e un carisma che ispirarono folle di giovani spaesati.
Indipendentemente dal fatto che il Mossad abbia preso in considerazione o meno il cambiamento del finale del film in modo che Project Mayhem vincesse, il risultato fu una opera di satira che minava ironicamente il proprio tentativo di ridicolizzare l’ultraviolenza anarco-primitivista e quindi rafforzò tale narrativa nichilista. Un famigerato esempio di ciò è il modo in cui il film ispirò molti adolescenti a fondare propri fight club e, in alcuni casi, inflissero violenze pari alla scioccante brutalità rappresentata nel film. Poiché Tyler e Project Mayhem riuscivano in tale versione, un aspetto narrativo che fu eliminato nella recente versione cinese del film per esagerare la polemica, era che la nostra cultura sia scarsamente preparata a una cosa come il “Great Reset”. Per la transizione verso un tenore di vita drasticamente ridotto che si suppone sia liberazione ed ambientalismo, ma che in realtà è eco-fascismo. Per realizzare tale catastrofe, non serve diventare avventurieri teoricamente carenti come i membri del Project Mayhem. (Anche se, come dirò, gli spettri del governo hanno coltivato tali casi). Dobbiamo solo abbracciare l’idea che il capitalismo non può essere sconfitto, diventare apatici e lasciare che la classe dirigente distrugga la civiltà. Tale idea ci viene comunicata attraverso le manifestazioni del realismo capitalista, l’idea che il capitalismo sia inevitabile. Con tale mentalità, le raffigurazioni del radicalismo possono essere facilmente interpretate come avvertimenti contro l’idea stessa di cercare di opporsi al capitalismo, o come richiesta a un martirio inutile. Se si dovesse trarre ispirazione da una osa come Fight Club, senza studiare la teoria dietro le vere rivoluzioni anticapitaliste storiche, si interiorizzerebbe facilmente tale dottrina dell’inazione, del comportarsi con ironico distacco dai mali del capitalismo in fase avanzata e guardare il mondo bruciare.
Peggio ancora, si potrebbe arrivare a vedere la violenza casuale e l’azione per l’azione come vie praticabili alla rivoluzione; tale brama di militanza, senza le conoscenze teoriche richieste per costruire un vero partito d’avanguardia, genera posizioni di estrema sinistra come glorificazione delle gang come mezzi rivoluzionari. Lo stesso vale per i gruppi radicali che rifiutano la dialettica a favore di ideologi individualisti, come l’anarchismo. Il presupposto è che basta la mera presenza della forza fisica ed organizzazione, indipendentemente dal carattere di classe borghese delle entità criminali organizzate, dai pericoli dell’azione senza teoria ed altre realtà. Tutto ciò sono cose a cui un agente dell’intelligence vorrebbe sicuramente farti credere. Sono consapevole che questa visione della versione cinematografica di Fight Club come tentativo deliberato di creare un’opposizione controllata, che non ho escogitata, sia teoria del complotto. Ma ci sono molte altre sinistre cospirazioni in tale senso che furono dimostrate e che confermano l’idea della classe dirigente che cerca di deviare i sentimenti radicali verso nichilismo, apatia e fascismo.

Realizzare Project Mayhems nella vita reale
Dico che la nostra cultura è stata preparata al “Grande Reset” perché la satira autolesionista di Hollywood sull’eco-fascismo non è la principale fonte del nichilismo culturale nel radicalismo. La stessa visione satirica di Palahniuk probabilmente si ispirò alle fazioni reazionarie, di estrema sinistra e talvolta addirittura mostruose che la CIA creò negli spazi radicali sin dai movimenti sociali degli anni ’60.
Al centro di tali casi di opposizione controllata fu la negazione delle lezioni necessarie per costruire un vero quadro rivoluzionario. Queste sono: affrontare la rivoluzione scientificamente invece che dogmaticamente, che la strada storicamente provata per sconfiggere la borghesia è costruire uno Stato operaio, che la violenza va usata solo secondo ciò che le condizioni stabilite richiedono e che gli interessi dell’individuo va posto sotto gli interessi del partito. Questa realtà è antitetica alle tensioni astoriche e reazionarie che i federali nutrirono nel radicalismo nel corso di questi decenni. Il fondamento di tali tensioni fu uno sforzo dei federali per cooptare il movimento della controcultura. Per promuovere i suoi esperimenti sul controllo mentale MKULTRA, la CIA spinse i giovani alle sostanze psichedeliche, reclutando accademici come Timothy Leary per renderle popolari. Improvvisamente, il modo per combattere il sistema non era leggere Marx e Lenin, ma assumere LSD. Ciò influì sull’armamento da parte della borghesia del sottoproletariato contro la lotta di classe; con le droghe narrativamente poste come messi per il cambiamento rivoluzionario, le gang, con le loro propagazioni del traffico di droga della CIA, potrebbero essere assolte dal sospetto dall’estrema sinistra che condivide la posizione feticista sulle gang. Le altre tensioni a cui contribuì tale diversivo della coscienza rivoluzionaria furono le fazioni settarie di sinistra, gli avventurieri lupi solitari e i lati oscuri del movimento New Age.
Per seminare divisione nella sinistra e inculcarle idee filo-imperialistiche, i federali crearono gruppi anarchici, maoisti e trotskisti dal nulla. Cercarono di screditare il marxismo-leninismo incoraggiando l’antisovietismo di tali fazioni, rappattumando pubblicazioni che esprimevano sentimenti apparentemente seri che attaccavano il socialismo esistente da prospettive “socialiste”. Questo era lo standard COINTELPRO dell’infiltrazione nel movimento ed è oggi più comune che mai. Nel peggiore dei casi, le fazioni settarie alimentate da tale processo divennero gruppi avventuristi essenzialmente violenti, demolitori del movimento che interrompono le proteste o aggrediscono gli attivisti non graditi. Ma ciò impallidisce in confronto alle numerose atrocità commesse dai peggiori membri dell’opposizione controllata. Il sabotaggio della coscienza rivoluzionaria da parte dei federali e la smobilitazione delle organizzazioni radicali rese la società suscettibile a tipi veramente sinistri di tensioni ideologiche create dagli spettri. Le famigerate fonti di violenza e caos della recente storia degli Stati Uniti, le cui origini possono essere ricondotte alla comunità dell’intelligence.
Un esempio è Unabomber, logica conclusione della campagna della CIA per manipolare le menti usando la droga. Indipendentemente dal fatto che la CIA volesse o meno che Ted Kaczynski commettesse omicidi, o che scrivesse il manifesto anarco-primitivista che li motivava, contribuì alla fortificazione del capitale associando radicalismo a criminalità violenta e creando una teoria astorica. I pochi che seguono la sua dottrina, e non inganniamoci, costoro esistono, abbracciarono l’idea che industria e tecnologia devono essere sabotate indipendentemente dal loro carattere di classe. L’utilizzo dell’industria da parte della Cina socialista per far uscire 800 milioni di persone dalla povertà non significa nulla per tale visione del mondo; la tecnologia va eliminata. E la sua crociata in stile Durden era motivata dagli orrori a cui fu sottoposto come vittima di MKULTRA. Come The Atlantic scrisse del trauma di Kaczynski per mano di Harvard, che lo coinvolse in uno dei programmi di ricerca sul controllo mentale della CIA: “Lo studio fu condotto dal dottor Henry Murray, che chiese a ciascuno dei suoi 22 soggetti di scrivere un saggio in cui descriveva in dettaglio sogni ed aspirazioni. Gli studenti furono quindi portati in una stanza dove gli furono attaccati elettrodi per monitorare i segni vitali mentre erano sottoposti a critiche estremamente personali, stressanti e brutali sui saggi che avevano scritto. A seguito degli attacchi psicologici, i partecipanti furono costretti a guardare i video in cui venivano aggrediti verbalmente e psicologicamente più volte. Si dice che Kaczynski abbia avuto la peggiore reazione fisiologica. Tali esperimenti, insieme alla sua mancanza di abilità sociali e ai ricordi da vittima di bullismo da bambino, causarono a Kaczynski orribili incubi che alla fine lo spinsero ad isolarsi presso Lincoln, nel Montana”.
Dal punto di vista di Kaczynski, uccidere persone coinvolte nella tecnologia era semplicemente la risposta proporzionata ai mali che gli furono fatti in nome della scienza. La sua tortura era la prova nella sua mente che la civiltà industriale andava distrutta a tutti i costi. Tale ragionamento, che ciò che la società ti fa giustifica scagliarvisi contro, è straordinariamente simile alla logica usata da Charles Manson per la sua campagna di rottura controrivoluzionaria sostenuta dal FB. “Mio padre è il carcere”, disse Manson nella sua testimonianza al processo per omicidio Tate-LaBianca. “Mio padre è il tuo sistema… Sono solo ciò che tu hai creato. Sono solo un riflesso di te. Ho mangiato dai tuoi bidoni della spazzatura per stare fuori di prigione. Ho indossato i tuoi vestiti di seconda mano… Ho fatto del mio meglio per andare d’accordo nel tuo mondo e ora tu vuoi uccidermi, e io ti guardo, e poi mi dico, vuoi uccidermi? Ah! Sono già morto, lo sono stato per tutta la vita. Ho passato ventitré anni nelle tombe che hai costruito tu”. Questo atteggiamento secondo cui lui e la sua setta semplicemente si difendevano d assurdità ed ingiustizia si rifletteva anche nella sua dichiarazione “Questi bambini che vengono da te coi coltelli, sono i tuoi figli. Glielo hai insegnato tu. Non io. Ho solo cercato di aiutarli a vivere”. Dato l’aiuto che la CIA e le forze dell’ordine gli diedero segretamente, si può sostenere che implicitamente si presentasse come una di tali anime perse influenzate da un sistema malato. E da un certo punto di vista morale, aveva ragione. Nei suoi due decenni da criminale in carriera, Manson fu aiutato dalle forze dell’ordine in momenti cruciali. La sua libertà vigilata non fu tolta nonostante i molteplici arresti; ebbe un agente per la libertà vigilata straordinariamente efficace, Roger Smith, che anche lavorava per uno dei gruppi di facciata di MKULTRA; nonostante fosse un detenuto in libertà vigilata e non avesse un lavoro, aveva accesso a enormi quantità di droga e armi, di cui le forze dell’ordine sapevano; un’improbabile serie di presunte coincidenze fermò le forze dell’ordine che processarono Manson e seguaci dopo gli omicidi; dopo essere stato arrestato durante il più grande raid nella storia del dipartimento di polizia di Los Angeles all’epoca, lui e i suoi complici furono rilasciati poco dopo; gli fu permesso di costruire la “Famiglia” e di usare dosi intense di LSD per alterare la mentalità dei seguaci, durante i mesi decisivi precedenti gli omicidi, nonostante il suo gruppo fosse sotto sorveglianza in quel periodo.
Nel libro di Tom O’Neill Chaos: Charles Manson, the CIA, and the Secret History of the Sixties, tali bizzarri eventi trovano una spiegazione. Come l’editorialista Justin Ward riassume il punto in cui O’Neill entrò in questa tana del coniglio della ricerca: “Manson è spesso descritto come una sorta di mente criminale, ma era analfabeta fino alla giovinezza. Come poteva una persona del genere vincolare seguaci alla sua volontà in modo così irreversibile da ucciderli su comando? Le tecniche che usava erano sofisticate, ma Manson no. Fu solo una coincidenza che gli sia capitato di frequentare una clinica dove il più grande esperto mondiale di lavaggio del cervello [Jolyn West] aveva un ufficio? Fu a lungo posizione ufficiale che gli esperimenti coll’LSD della CIA furono un fallimento, e se non lo furono? O’Neill espose i fatti ad Alan Scheflin, autore di un libro sugli esperimenti segreti della CIA e gli chiese se questo potesse essere un esperimento MKULTRA andato storto. Rispose: “No, un esperimento MKULTRA andato bene”. Questo spiega l’accusa di Manson nei confronti delle istituzioni del potere secondo cui “glielo hai insegnato”.
L’idea che Manson fu addestrato dalla CIA per la preparazione fisiologica degli assassini guadagna ulteriore credibilità da tutti gli altri casi in cui gli spettri utilizzarono individui sensibili, in particolare membri della malavita, come topi da laboratorio per innovazioni nel controllo mentale. La classe dirigente usava letteralmente i lumpenproletari come armi. L’organizzazione di facciata della CIA, National Institute for Mental Health, finanziò Smith nella realizzazione del progetto di ricerca sulle anfetamine, studiando l’impatto della velocità sulla violenza tra le gang. Whitey Bulger, il famigerato assassino che guidava la Winter Hill Gang a South Boston, potrebbe far risalire le sue attività criminali alle alterazioni mentali per mano di MKULTRA. Anche quando il controllo mentale tramite droghe non era presente in tali casi, la CIA trovò modi più sottili per influenzare la creazione di mostri. I Finder, il culto pedofilo notoriamente smascherato per avere legami colla CIA, fu possibile con un insabbiamento simile alla negligenza deliberata mostrata dalle forze dell’ordine nei confronti della famiglia Manson. E il loro capo reclutò membri attraverso lo stesso metodo usato da Manson: offrendo alle persone uno stile di vita New Age, via di fuga isolata dalla società capitalista.
Più si studia l’ingegneria sociale della CIA, più fili appaiono collegati: l’uso della spiritualità hippie come sostituto della coscienza rivoluzionaria; l’armamento delle droghe sia come vie per la falsa coscienza che per il controllo cognitivo; la coltivazione delle gang e la loro violenza nello stesso momento in cui divennero i salvatori rivoluzionari per la coscienza di estrema sinistra. Il tutto si aggiunge a una guerra psicologica condotta dal governo degli Stati Uniti contro il proprio popolo, col compito di minare qualsiasi potenziale movimento rivoluzionario. E la prospettiva che il controllo mentale non fallì davvero ha implicazioni allarmanti sull’efficacia di tale guerra nel presente, dove il conflitto di classe si intensifica.

Psyops e sfruttamento dei mali sociali capitalisti in fase avanzata
“Il dolore preciso, nel luogo preciso, nella quantità precisa, per l’effetto desiderato”, così descrise il famigerato torturatore della CIA Dan Mitrione i metodi che usava in Uruguay. Come ha dimostrato l’Unabomber, questa filosofia di tortura strategica non può solo ottenere informazioni da qualcuno, ma cambiare permanentemente le informazioni che occupano la mente di qualcuno. Sydney Gottlieb, l’uomo che orchestrò MKULTRA e conseguentemente oggetto di scrutinio per la creazione di Bulger, descrisse l’aspetto del controllo mentale in questo modo: “Si è scoperto che è possibile prendere la memoria di un evento preciso nella vita di un individuo e, attraverso la suggestione ipnotica, provocare il successivo richiamo cosciente all’effetto che tale evento non sia mai realmente avvenuto, ma che si sia effettivamente verificato un evento diverso (fittizio)”.
Stephen Kinzer, autore di Poisoner in Chief: Sidney Gottlieb and the CIA Search for Mind Control, raccontato la brutalità calcolatrice di tale piano: “L’idea alla base di MK-Ultra era trovare una sostanza che permettesse alla CIA di controllare la mente delle persone, manipolarla e far fare cose che altrimenti non avrebbero mai fatto. E poi, se si era fortunati, dimenticarlo. … [Gottlieb] decise che prima di poter trovare un modo per inserire una nuova mente nel cervello di qualcuno, doveva prima trovare un modo per far esplodere la mente che c’era dentro… usò ogni tipo di combinazione di farmaci immaginabile, oltre a deprivazione sensoriale, ipnosi, elettroshock e ogni altra tecnica, tutto volto a cercare di trovare un modo per distruggere la mente umana…. Dietro di lui, lasciò una scia di feriti e morti tale che nessuno può nemmeno stimare perché i documenti furono tutti distrutti quando Gottlieb lasciò la CIA”.
Tale brutalità può essere facilmente replicata. Manson mostrò che quando le spie creano un’opposizione controllata con la promozione di ideali di estrema sinistra, possono utilizzare anche una persona ignorante per assimilare le menti in un programma di destabilizzazione controrivoluzionaria. Quando Manson fece inebriare i membri della Famiglia con LSD, ne capovolse la percezione della realtà, anche quando non erano drogati. Gli fece accettare ogni contraddizione immaginabile: la vita è morte, l’uccisione è amore e così via. Il suo uso frequente delle pratiche settarie standard, come violenza di routine, isolamento e falsa reciprocità (una sua affermazione manipolativa era “Morirei per te, faresti lo stesso per me?”) Imbeveva il controllo mentale con una dinamica da travolgente carisma.
Col deterioramento del tenore di vita durante l’era neoliberista e la spirale in molteplici crisi aggravantesi, le nostre condizioni sono più mature che mai perché tali tecniche di manipolazione generino nuovi Manson, Kaczynski o Bulger. Costoro furono prodotti da una macchina progettata per sfornare menti antisociali e violente. Il complesso carcerario-industriale fa questo di per sé su larga scala, perpetuando politiche neoliberiste che aggravano la povertà e creano un canale dalla scuola al carcere. Il che a sua volta crea nuove generazioni di gang che possono essere armate. Lo Stato capitalista cerca di creare sempre più criminalità in modo da poter espandere il suo sistema di schiavi carcerari e giustificare la polizia sempre più militarizzata. In tale ambiente, sembra che i veri orrori del crimine che ho menzionato possano ripetersi in qualsiasi momento. La pandemia ha aperto più possibilità a tale tipo di folli omicidi reazionari. I forum neonazisti incoraggiano gli utenti a usare il Covid-19 per uccidere le minoranze. Le cospirazioni del Covid-19 hanno esacerbato la violenza dell’estremismo di destra QAnon, prevedibilmente coll’ aiuto segreto o palese della comunità dell’intelligence. Tali sviluppi prefigurano gli orrori che verranno. La chiave dei pericoli che dobbiamo affrontare è la destabilizzazione che vive la nostra società che, come valutava Maria Konnikova di Wired, porterà a una nuova ondata di culti estremisti che “fanno sembrare QAnon molle”: “A tale instabilità si aggiunge il senso di isolamento che abbiamo sperimentato nel 2021 e l’estremismo si nutre di tale tipo di esclusione e solitudine. Nei primi giorni di quest’anno abbiamo già visto persone negare i contatti sociali a causa del lockdown, e alcuni si sono rivolti invece alla più improbabile delle alleanze, alla ricerca di gruppi che convalidino e canalizzino la loro rabbia e frustrazione. Questo continuerà. È difficile per la mente umana affrontare l’incertezza nei momenti migliori. Desideriamo certezza e concretezza, non conoscenze instabili e avvertimenti statistici. E questo è tutt’altro che il migliore dei tempi. “Ci mentono!” è il grido di battaglia dei complottisti. Nel 2022, questo aumenterà e porterà a un’esplosione di attività estremiste”.
Abbiamo visto come sarà tale nuova generazione di culti e vigilantes. Saranno versioni moderne della famiglia Manson e di Unabomber, ora capaci di sfruttare la peggiore pandemia del secolo, sia che significhi approfittare del tumulto emotivo delle persone per la follia che li circonda, o usare il virus come arma per causare danni ai nemici. I culti del giorno del giudizio hanno già utilizzato il Covid-19 come strumento di reclutamento, sostenendo che i loro ambienti isolati e ideologicamente rigidi sono l’unico rifugio da un mondo che pare volgere al termine. Le nostre condizioni sociali sono mature per la comparsa di nuovi mostri e i vertici del governo sono ansiosi d’evocare tali mostri come fecero già molte volte prima. La domanda è, perché? In che modo seminare caos fortifica lo Stato capitalista? Che cosa ci guadagna la classe dirigente dalla destabilizzazione della società? La risposta è che mentre il capitalismo in fase avanzata continua destabilizzare i mercati e poiché il declino imperiale degli Stati Uniti provoca la contrazione del capitale, lo Stato cerca di mantenere il controllo producendo ulteriori crisi.
Ciò è un aspetto importante della politica estera di Washington, che progetta sempre più terrorismo, scarsità e operazioni psicologiche in tutti i Paesi che cerca di punire per il commercio con la Cina. Ora queste tattiche di destabilizzazione vengono portate a casa, insieme agli strumenti di guerra cognitiva su cui si affidano. La nuova guerra fredda ha portato alla legalizzazione ufficiale delle psyop del governo degli Stati Uniti dirette ai cittadini del Paese, consentendo un’intensificazione inedita della guerra cognitiva alle masse. Un rapporto della NATO del 2020 l’ammetteva, descrivendo la crescente militarizzazione delle neuroscienze, perno di Washington per la priorità della propaganda e l’idea che l’obiettivo della guerra cognitiva sia “trasformare tutti in un’arma”.
Oggi, gli strumenti che usano per creare tali armi umane non sembrano le droghe, ma idee finemente studiate per istigare paranoia e odio. La retorica sinofoba, anticomunista, iperfaziosa e paranoica scaturita da tale arma sociale ha già alimentato numerosi atti di violenza, dal 6 gennaio una serie di assalti ispirati da QA a sparatorie razziali. Quando la storia si ripeterà e gli Stati Uniti produrranno di nuovo una serie di attacchi sulla scia di ciò che è accaduto nei precedenti periodi tumultuosi come gli anni ’60, i nordamericani dovranno nuovamente confrontarsi con la natura orribile della loro società. Questo Paese fu fondato sul genocidio coloniale ed è l’epicentro della violenza imperialista globale. Il militarismo e il razzismo sono profondamente radicati nella nostra cultura, infettando le menti delle persone con una mentalità belluina e paranoica. Non c’è da stupirsi perché gli Stati Uniti guidano il mondo delle stragi; condizioni odiose generano violenza, come dimostrato dalla visione del mondo razzista di Manson e da come alimenta il suo stile di vita di paranoia belluina.
La cosa più spaventosa di ciò è che persone come Manson non sono la fonte dei mali sociali, ne sono il prodotto. Sono la conseguenza della nostra debolezza morale e complicità coll’ingiustizia. La ragione dietro tale tipo di figure distruttive ha una fonte, il nostro fallimento finora nel costruire un’alternativa al capitalismo. “Non posso non piacermi, ma te lo dirò”, disse Manson nella sua testimonianza. “Non avete molto tempo prima che vi ammazziate tutti, perché siete tutti pazzi. E puoi proiettarlo su di me… ma io sono solo ciò che vive dentro ognuno di voi….è solo la vostra paura. Cercate qualcosa su cui proiettarlo, e scegliete un vecchio scroccone che mangia da un bidone della spazzatura e nessuno vuole, cacciato nel penitenziario, trascinato in ogni inferno immaginabile, e lo trascinate in un’aula di tribunale. Vi aspettate di spezzarmi? Impossibile! L’avete fatto anni fa. Mi avere ucciso anni fa”. C’era un fondo di verità in quello che diceva: che persone come lui non sarebbero nate se il nostro sistema non fosse impostato per crearle. Persone come Manson vogliono farci credere che siamo destinati nelle nostre circostanze a distruggere la società, che se avessimo finito per causare danni, non avremmo potuto aiutarlo a causa del ruolo che la società ci ha dato. Ma quando accettiamo che il male non è solo un fenomeno individuale e che la società può crearlo, possiamo acquisire consapevolezza sul nostro potere nel prevenirlo. Possiamo scegliere di non alimentare i sentimenti nichilisti e apatici che hanno permesso al sistema di continuare a produrre i Kaczynski e Manson. È quando si accetta le mentalità che rafforzano il sistema che si diventa vulnerabili alle psyop che possono trasformare negli agenti di destabilizzazione del sistema.
Il film Fight Club, nonostante i suoi collegamenti abbozzati e la satira confusa, suggerisce come rifiutare tali psyop. Per tutto il film, Durden sottopone il protagonista a una serie di eventi sconvolgenti, sulla falsariga di come gli agenti psyop attaccano le menti delle persone per renderle vulnerabili ai suggerimenti. Si brucia la mano con la lisciva, gli fa schiantare un’auto e alla fine lo picchia brutalmente, tutto in modo che possa convincerlo ad abbracciare la visione del Project Mayhem per la destabilizzazione totale. Ma il protagonista riesce comunque a liberarsi dell’influenza di Durden. Mentre si impegna nella battaglia psicologica finale con lui, rimprovera gli insegnamenti del Project Mayhem opponendosi e guardando il suo ex mentore negli occhi dicendo: “Voglio che mi ascolti davvero. I miei occhi sono aperti”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=22600

 

 

FUNZIONARI USA AMMETTONO CHE STANNO LETTERALMENTE MENTENDO AL PUBBLICO SULLA RUSSIA

 

 

 

DIRITTI UMANI

Eutanasia per i malati mentali? Eccovi il magnifico Canada progressista di Trudeau

Aprile 11, 2022 posted by Giuseppina Perlasca

Il Canada progressista di Trudeau è un paese magnifico e all’avanguardia, infatti  sta lavorando per determinare a chi, se a qualcuno, dovrebbe essere offerta la morte assistita dal medico a causa di una malattia mentale. In altre parole, se a un malato mentale può essere offerta l’eutanasia.

La morte assistita dal medico è per lo più importante nelle persone che hanno malattie terminali come il cancro, secondo quanto riportato dal National Post . Il passaggio però all’approvazione dell’eutanasia per una malattia mentale pone una moltitudine di problemi diversi.

Lo psichiatra olandese Dr. Sisco van Veen osserva che con il cancro si può vedere qualcosa all’interno del corpo, ma “in psichiatria, tutto ciò che hai è la storia del paziente, quello che vedi con i tuoi occhi, quello che senti e quello che racconta la sua famiglia.” Non c’è un riscontro fisico.

I disturbi mentali mancano di “prevedibilità della prognosi”, che può rendere quasi impossibile determinare la sofferenza del soggetto e la sua capacità dio guarire. Come si fa a dare un permesso per questi casi? Eppure se ne discute e si va avanti.

Nel marzo 2023, il Canada diventerà una delle poche nazioni che consentono l’assistenza medica in caso di morte, o MAID, per malattie mentali come depressione, disturbo bipolare, disturbi della personalità, schizofrenia, disturbo da stress post-traumatico.

La dottoressa Grainne Neilson, past presidente della Canadian Psychiatric Association e psichiatra forense di Halifax, ha dichiarato: “Penso che ci sarà molta incertezza su come applicare questo nel marzo 2023. La mia speranza è che gli psichiatri si muovano con cautela e attenzione per rendere certo MAID non viene utilizzato come qualcosa al posto di un accesso equo a una buona assistenza.

L’argomento sviluppato su MAID per la malattia mentale è robusto. Molti nel campo della salute mentale pensano che la malattia mentale non sia mai irrimediabile e che ci sia sempre speranza per una cura. Altri affermano che “esiste ancora una profonda mancanza di comprensione e paura della malattia mentale, e che la resistenza riflette una lunga storia di paternalismo e riluttanza ad accettare che la sofferenza che può derivare dalla malattia mentale può essere altrettanto tormentosa quanto la soffre di dolori fisici”.

Nonostante tutto, compresi i dubbi dei medici, l’idea dell’eutanasia si è fatta strada nel parlamento. Del resto con la morte assistita si risparmiano un bel po’ di soldi per le cure, quindi anche lo stato, che paga le cure in Canada, ci guadagna. Una punturina e via.

Nel 2019, un giudice della Corte Superiore del Quebec ha dichiarato incostituzionale la restrizione di morte ragionevolmente prevedibile e che le persone che soffrivano in modo intollerabile, ma non stavano morendo imminente avevano ancora il diritto costituzionale di essere ammissibili all’eutanasia.

Nel marzo 2021 è stato approvato il disegno di legge C-7 che ha apportato modifiche ai criteri di ammissibilità. È scomparso il criterio “ragionevolmente prevedibile” e, a partire dal 17 marzo 2023, alla scadenza di una clausola di caducità di due anni, MAID sarà esteso agli adulti competenti la cui unica condizione di base è una malattia mentale. Quindi nel magnifico Canada di Trudeau ci sarà più eutanasia per tutti.

FONTE: https://scenarieconomici.it/eutanasia-per-i-malati-mentali-eccovi-il-magnifico-canada-progressista-di-trudeau/

 

 

 

ECONOMIA

Guerra tragicomica: gli americani ritirano le sanzioni sui fertilizzanti russi (sennò addio panini con gli hamburger!). Pagheranno in rubli?

31 marzo 2022
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  • Le sanzioni americane sui fertilizzanti russi sono durate una ventina di giorni: il tempo di capire che gli agricoltori statunitensi non sanno come concimare le immense piantagioni di grano, mais eccetera eccetera. Viene da sorridere
  • L’amministrazione Biden, che dovrebbe combattere l’inflazione, ha adottato un provvedimento che rischia di far schizzare all’insù i prezzi. Geniali!   

Le sanzioni americane sui fertilizzanti russi sono durate una ventina di giorni: il tempo di capire che gli agricoltori statunitensi non sanno come concimare le immense piantagioni di grano, mais eccetera eccetera. Viene da sorridere

La guerra in Ucraina – come del resto tutte le guerre – è una tragedia. Ma Unione europea e Stati Uniti d’America almeno mettono in luce i lati tragicomici di questo conflitto. La Ue, che nell’ultimo quindicennio ha fatto mangiare agli europei derivati del grano canadese ‘arricchito’ di glifosato e magari di micotossine DON, adesso che, tra guerra e cambiamenti climatici, manca il grano corre ai ripari e, a fine Marzo, lancia improbabili programmi di semina di terreni a seminativo abbandonati che la stessa Unione europea nel corso degli anni ha incrementato. Prima la Cee e poi la Ue hanno pagato (e la Ue paga ancora oggi) gli agricoltori per non fagli coltivare il grano (leggere Set-Aside, fondi agli agricoltori per tenere i  seminativi incolti, regolamento tutt’ora in vigore!) in modo da poter fare arrivare grano tenero e grano uro canadese. Nel giro di un mese gli ‘eurocrati’ hanno cambiato opinione. Ancora più incredibili gli americani che, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, per ripicca contro la Russia, hanno appioppato le sanzioni ai fertilizzanti russi che arrivano negli Stati Uniti. In teoria, un colpo molto duro per la Russia che è, insieme con la Cina, il più grande produttore di fertilizzanti al mondo. Peccato che, dopo una ventina di giorni, pare ci sia stata una sollevazione popolare tra gli agricoltori statunitensi. Che è successo? Semplice: i Democratici, che oggi governano l’America dopo aver ‘taroccato’ le elezioni presidenziali del Dicembre 2020 con il celeberrimo ‘voto postale’, non sapevano che gli Stati Uniti producono sì i fertilizzanti, ma non in quantitativi tali da soddisfare la domanda di fertilizzanti degli agricoltori americani, incazzati neri per le sanzioni che il Governo statunitense ha appioppato ai fertilizzanti russi.

 

L’amministrazione Biden, che dovrebbe combattere l’inflazione, ha adottato un provvedimento che rischia di far schizzare all’insù i prezzi. Geniali!   

“Se non togliete subito queste balorde sanzioni ai fertilizzanti russi si rischia una riduzione delle produzioni agricole con un aumento dei prezzi di tutti i prodotti agricoli americani”, avrebbero fatto sapere gli agricoltori. Così i ‘geni’ che si occupano di economica per il Governo dei Democratici si sono catapultati alla Casa Bianca: “Togliete subito le sanzioni ai fertilizzanti russi, sennò sarà un casino tra basse produzioni agricole e inflazione”. Già l’amministrazione Biden ha seri problemi di inflazione che – è noto – erode i redditi delle famiglie americane incazzate. E cosa hanno fatto Biden e suoi consulenti militari forse lievemente ‘digiuni’ di economia? Hanno piazzato le sanzioni sui fertilizzanti senza capire che avrebbero danneggiato gli agricoltori americani e la stessa economia americana! Però adesso Biden e i suoi ci hanno ripensato. Scrive Sputnik Italia: “Gli Stati Uniti ritirano i fertilizzanti russi dalle sanzioni. Un mese dopo l’imposizione delle sanzioni contro la Russia, negli Stati Uniti si sono preoccupati per una possibile carenza di prodotti chimici, scrive Kommersant. Secondo la nuova strategia, è stato deciso di equiparare i fertilizzanti minerali russi ai beni essenziali, insieme a prodotti agricoli e medicinali, al fine di impedirne l’inclusione nell’elenco delle sanzioni”.

E ora l’America di Biden come pagherà i fertilizzanti? In rubli? 

Chissà che faccia avranno fatto il leader della Russia, Putin, e il leader della Cina, Xi Jinping. Insomma, il livello è quello di Zelenky che passa dalla richiesta della terza guerra mondiale all’accettazione di Ucraina Paese neutrale senza più Unione europea e Nato… Resta da capire cosa farà la Russia: tornerà a fornire i fertilizzanti agli agricoltori degli Stati Uniti d’America – che obiettivamente con i pasticci che combinano Biden e i suoi ‘geniali’ collaboratori non c’entrano nulla – oppure Putin dirà a Biden, alla siciliana: “Biden, unni ti facisti ‘astati ora ti fai ‘u ‘mmernu“? (tradotto per i non siciliani e per i siciliani d’America che non conoscono più la lingua siciliana: “Biden, dove hai passato l’Estate ora passi l’Inverno”). In questa fase non lo sappiamo come finirà. Azzardiamo: con molta probabilità Putin – anche se è appena stato definito “macellaio” da Biden – non si rivarrà sugli incolpevoli agricoltori americani e gli venderà i fertilizzanti. Ultima domanda: chiederà agli americani il pagamento dei fertilizzanti in rubli? Sarebbe incredibile vedere gli americani a caccia di rubli per acquistare i fertilizzanti, stabilizzando la divisa di un Paese che vorrebbero fare fallire…

FONTE: https://www.inuovivespri.it/2022/03/31/america-ritira-sanzioni-fertilizzanti-russi/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

La Polonia dice che non c’è spazio per i negoziati con la Russia: il primo ministro si confronta con i “negoziati con Hitler” e chiede “lotta” contro Mosca

5-aprile-2022

Tra le continue ostilità tra Russia e Ucraina, la Polonia ha costantemente assunto una delle posizioni più dure nel mondo occidentale contro Mosca ed è stata uno dei principali fornitori di sostegno alle forze armate ucraine. Il 4 aprile il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato che c’era poco spazio per il dialogo con la Russia, criticando aspramente gli Stati europei che cercavano una soluzione negoziata e sottolineando che l’unica strada per il successo era quella di “combattere” contro Mosca. Definendo il processo politico russo come “puro male”, Morawiecki ha affermato che solo sanzioni economiche più estreme sarebbero moralmente accettabili. Criticando il presidente francese Emmanuel Macron per aver portato avanti i negoziati con Mosca, il leader polacco ha dichiarato: “Quante volte ha negoziato con il [presidente russo Vladimir] Putin? Non si negozia con i criminali, tu li combatti. Negozieresti con Hitler, Stalin o Pol Pot?” Morawiecki ha affermato che le sanzioni avrebbero “spezzato la macchina da guerra di Putin”, prima di invocare la Germania per le sue sostanziali relazioni commerciali con la Russia dicendo che Berlino dovrebbe ascoltare le voci di “donne e bambini innocenti, la voce delle persone assassinate”. “Chiunque legga le trascrizioni [delle riunioni dell’UE] saprà che la Germania è il principale ostacolo sulla strada verso sanzioni molto forti”, ha aggiunto il leader polacco.

Insieme agli Stati baltici di Estonia, Lituania e Lettonia, nonché alla stessa Ucraina, la Polonia ha preso la linea più dura contro la Russia in tutto il mondo occidentale. Mentre le economie più sviluppate dell’Europa occidentale hanno cercato di bilanciare le tensioni geopolitiche con la necessità di stabilità e solide relazioni commerciali, e gli Stati Uniti hanno cercato di concentrare le loro attenzioni lontano dalla Russia e di contrastare gli sfidanti al suo dominio nell’Asia orientale, prendere di mira la Russia ha da anni al centro degli sforzi di politica estera polacca. Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina il 24 febbraio ha rafforzato la posizione di Varsavia per spingere il mondo occidentale in generale ad allinearsi con la propria posizione di lunga data sulla Russia. Il leader del partito al governo polacco Jaroslaw Kaczynski a marzo ha chiesto in particolare ill’invio di forze di terra in Ucraina sotto la NATO o qualche altro raggruppamento, che altri paesi occidentali si sono dimostrati altamente riluttanti a considerare a causa dell’alto rischio che provocherebbe una grande guerra.

FONTE: https://militarywatchmagazine.com/article/poland-says-no-room-for-negotiations-with-russia-pm-compares-to-negotiation-with-hitler-and-calls-for-fight-against-moscow

 

 

L’idea di dividere l’Afghanistan ha trovato da tempo i suoi sostenitori in Pakistan.

8 aprile 2022/ IA Primavera rossa
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Immagine: Marianne Nord
Cancello a Lahore, Pakistan, 1878

In caso di divisione dell’Afghanistan, un Pashtunistan afghano indipendente sarebbe una tentazione troppo grande per i pashtun che sognano un Pashtunistan unito che includa parte del Pakistan, scrive Yuri Byaly, Vice President for Research presso la International Public Foundation “Experimental Creative Center ” (Centro Kurginyan) nell’articolo “Un nuovo round del grande gioco: giocatori, strategie e pezzi” in The Essence of Time .

Gli afgani hanno sempre reagito violentemente contro i progetti di divisione dell’Afghanistan, nonostante le divisioni interne esistenti tra pashtun e altri popoli. Ma oltre all’Afghanistan, questa idea ha avuto una reazione negativa anche in Pakistan. C’erano almeno tre ragioni per gli oppositori di un’idea del genere.

In primo luogo, i territori “separati” dai pashtun comprendono, secondo varie stime, dal 75 all’85% del potenziale economico totale dell’Afghanistan, compresi i più importanti seminativi, risorse energetiche e giacimenti minerari.

In terzo luogo, un pashtunistan afgano indipendente accanto alla provincia pashtun nordoccidentale “quasi indipendente” del Pakistan è una tentazione troppo forte per i pashtun che sognano un pashtunistan unito (e grande!), che porterà inevitabilmente a una potente destabilizzazione militare e politica del Pakistan.

I sostenitori della divisione dell’Afghanistan hanno notato che è vantaggioso per il Pakistan avere un paese amico come vicino e non uno che abbia atteggiamenti diversi nei confronti di Islamabad. Inoltre, i sostenitori hanno notato che tagiki e uzbeki non si fiderebbero mai del dominio pashtun, quindi l’Afghanistan sarebbe meglio diventare una confederazione.

Sulla stampa pakistana sono state proposte due di queste opzioni per dividere l’Afghanistan: dividere il territorio del paese in “territori pashtun” e il resto (“paese di minoranza”), o trasformare l’Afghanistan in una sorta di “Stati Uniti”, in cui le province ( quattro o anche sei) avrebbero un’autonomia abbastanza ampia.

FONTE: https://rossaprimavera.ru/news/9ee401a1

 

 

 

POLITICA

NATO e nazismo

Vladimir Kršljanin Quotidiano Politika, 12 marzo 2022 – ICSM 26/03/2022
Nel 2004 a Belgrado, organizzando la sua apparizione come testimone per la difesa di Slobodan Miloševic all’Aia coll’ammiraglio Elmar Schmaehling, capo del servizio di controspionaggio della Bundeswehr nel 1982-83 (che in tale veste partecipò alle riunioni settimanali dei capi di servizi segreti col cancelliere e quindi conosce tutta la politica occidentale), chiesi come sia successo che nei primi anni ’90 si verificasse un rovesciamento così radicale della politica occidentale nei confronti della Jugoslavia, con cui l’occidente aveva mantenuto fino ad allora ottimi rapporti. Elmar mi spiegò che tali “eccellenti relazioni” esistevano solo a livello pubblico, mentre a livello di servizi segreti e guerra ibrida non differivano affatto dall’atteggiamento verso i paesi del Blocco Orientale, peraltro, l’occidente “allevò” gruppi e organizzazioni fascisti e quisling emigrati da questi Paesi, da utilizzare al momento giusto.
Dopo aver lasciato il servizio nel 1990 con la sincera convinzione che non fosse nell’interesse della Germania impegnarsi in tale politica anglo-americana, Elmar divenne u noto attivista contro la guerra e combattente contro il militarismo occidentale e le politiche aggressive della NATO. Nel suo Paese fu privato della pensione e di tutti i privilegi, fu emarginato, persino processato. Morì dimenticato il 1 marzo 2021. La sua testimonianza all’Aia non fu mai ascoltata, perché l’11 marzo 2006 il Presidente Miloševi? fu ucciso dal tribunale della NATO. La Russia rifiutò di accettare il rapporto del tribunale sulla sua morte. Ma la partecipazione di fascisti, terroristi ed islamisti alla disgregazione della Jugoslavia e alle guerre nelle ex-repubbliche sovietiche sotto l’egida della NATO ci fu.
L’Europa moderna e l’attuale diritto internazionale esistono grazie alla vittoria sul fascismo, in cui la Russia ebbe il ruolo più importante e la Serbia un ruolo importante. Pertanto, mostriamo tolleranza zero per fascismo e nazismo. E crediamo che dovrebbe essere così nel mondo. La NATO rispose alla lotta serba al fascismo con un crimine contro la pace: l’aggressione del 1999, l’unica guerra combattuta dall’intera alleanza NATO nella sua storia, e il peggiore crimine (impunito) contro l’Europa dalla seconda guerra mondiale.
La Serbia, sebbene sia riuscita a resistere all’aggressione militare della NATO e suoi tirapiedi fascisti, si trovò per 12 anni sotto il giogo della “rivoluzione colorata”, operazione militare ibrida della NATO. Così, l’unico centro di resistenza nell’Europa orientale fu eliminato e la NATO si espanse presto ad altri Paesi, intensificando le attività sovversive nelle repubbliche ex-sovietiche.
Tutti i presidenti nordamericani eletti nel 1950-1990 fecero la dichiarazione di rito: “Gli Stati Uniti garantiscono l’indipendenza della Jugoslavia”. E poi all’improvviso tale affermazione scomparve e ne apparve una simile: “Gli Stati Uniti garantiscono l’indipendenza dell’Ucraina”. Che l’Ucraina sia la più grande bomba a orologeria della “NATO-Europa” era da sempre noto. Ma a causa delle sue dimensioni ed effetti al di fuori del controllo dell’occidente, speravo (e non solo io) che non sarebbe mai stata innescata.
Eppure è successo nel 2014, probabilmente come risposta disperata al capovolgimento strategico che il mondo vive grazie all’ascesa di Russia e Cina. I nazisti in Ucraina dopo la sanguinosa “rivoluzione colorata” alla presenza di Victoria Nuland furono messi al potere. La Russia pazientemente cercò di evitare il peggio per otto anni, l’occidente chiuse un occhio e i nazisti uccisero 14000 civili. A Washington, la stessa squadra è ora al potere come nel 2014. Il rifiuto di Stati Uniti e NATO di seri negoziati sulle garanzie di sicurezza, la loro crescente presenza militare in Ucraina e crescente fornitura di armi, la campagna mediatica occidentale contro la Russia, le minacce dell’occupazione del Donbas “secondo lo scenario croato” e la produzione di armi nucleari in Ucraina costrinsero la Russia all’operazione militare speciale che ha due obiettivi: smilitarizzazione e denazificazione l’Ucraina.
L’Ucraina è una vittima della NATO, proprio come la Jugoslavia. E con prevedibile sconfinata ipocrisia. I fascisti che uccidono serbi e russi sono “combattenti per la libertà”, serbi e russi che si difendono dai fascisti sono “aggressori” e “mostri” e la NATO è una “benevola alleanza di difesa” che conduce “interventi umanitari”. La portata del clamore e delle “sanzioni” della NATO contro i serbi negli anni ’90, e ora contro i russi, è enorme. Tuttavia, ora sono più grandi che mai, si sono trasformati in isteria perché la NATO sa che non può sconfiggere i russi. E che è già giunto il momento del Nuovo Mondo, in cui Russia e Cina sono in testa, avviato dalla Serbia. Un mondo in cui non c’è posto per fascismo, terrorismo e “rivoluzioni colorate”. È tempo per un giusto sistema multipolare. Comunità di destino comune per l’umanità. Un mondo di cooperazione, non di confronto.

Vladimir Kršljanin è Segretario del Comitato Miloševic, Vicepresidente dell’Accademia slava internazionale e Alto consigliere presso il Ministero degli Affari Esteri della Serbia.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=23767

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Dal Ransomware alla Multifaceted Extortion

Contro le nuove estorsioni, non solo tecnici ma anche smart lawyers e negoziatori.

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Valore medio di un riscatto ransomware 220,000 $. Siccome il fenomeno è del tipo “a coda lunga” (pochi casi eclatanti e un lungo sciame di casi piccoli) la mediana è 78,000 $ (fonte Mandiant). Downtime medio 21 giorni. Si preferisce parlare di multifaceted extortion, concetto che combina il tradizionale ransomware con altre tattiche estorsive e coercitive. Pressione commerciale strutturata, utilizzo di siti e social networks a sostegno dell’atto criminoso: le nuove frontiere. La prima cosa che salta all’occhio è che non bastano le  tecniche basiche di disaster recovery contro questa forma criminale.  Il primo, fanciullesco ransomware attack è documentato nel 1989 per un valore di riscatto di  $189…. Oggi si documentano riscatti (o almeno richieste) oltre i 500 M$.

Attori strutturati e con una loro criminale reputazione da mantenere come FIN11 hanno concepito e messo in esercizio il RaaS, ransomware-as-a-service per portare i loro attacchi.  Hanno cioè terziarizzato le loro operazioni di sviluppo del codice di malware. E’ strategicamente correttissimo, ognuno deve attenersi alla propria competenza distintiva, loro hanno la competenza di delinquere, non di scrivere software, è la regola classica dello stick to the knitting. La competenza delinquenziale comporta la presenza di un Call Center (non sto scherzando) che può anche essere proattivo, sollecitare l’azione solutoria da parte della vittima, assieme a terze parti influencer in grado di corroborare l’azione con pressioni esterne. Esiste un “sales department” che coordinerà la vendita del codice di sblocco per rientrare in controllo dei propri dati. La vendita sarà perfezionata in criptovaluta e quindi comporterà anche competenze finanziarie: va ricordato che le criptovalute, tra grandi e piccole, sono oltre 9000(novemila).

Per completare il paradosso, va tenuto presente che, nel momento in cui si decide di pagare, l’estorsore diventa un business partner, va quindi verificato e bisogna capire quanto più possibile di lui, come si farebbe con uno che ci vuole vendere una casa o un’auto.  E’ vero da un lato che stiamo parlando di mascalzoni ma è anche vero che se vogliono stare sul mercato non possono permettersi di dare fregature ai clienti-vittime, se no poi nessun altro li pagherà. Prima o poi, se questo fenomeno continua con la progressione attuale, la legge dovrà intervenire e verosimilmente avverrà quanto accadde con i sequestri di persona nel nostro Paese negli anni 1970: blocco dei beni della famiglia, nel caso l’azienda o istituzione, per rendere improduttivo l’attacco. Negli USA, il Dipartimento del Tesoro già esige che le richieste di cyberriscatto gli siano riportate: pagare un delinquente schedato (anche se la cosa non è nota) è favoreggiamento quando non concorso o associazione a delinquere e l’ignoranza della legge non scusa.

Business is business, quindi tutta la rete dei partner e dei fornitori / clienti strategici deve in qualche modo essere convolta nell’attacco ransomware. In particolare, un ruolo importantissimo viene giocato dalle assicurazioni: spesso la quantificazione dell’attacco dipende dalla conoscenza di quanto può essere coperto dall’assicurazione della vittima. Infine, la collateralità dell’estorsione-coercizione può scaturire da altre considerazioni più subdole che non il semplice danno potenziale dell’organizzazione vittima. Poniamo che il vero destinatario dell’attacco sia il CEO, del quale il criminale conosce particolari gherminelle, anche della vita privata, che non possono essere divulgate dall’interessato ma di cui c’è traccia nei dati trafugati. Il CEO sarà più che felice di pagare e poco importa se il salasso è stratosferico.

Quanto sopra significa che notizie riservate su azienda e persone del suo vertice, mappa organizzativa, contatti interni, Active Directory, etc. vanno custodite e protette in modo estremo e assoluto. Sarà un gioco da ragazzi correlare le informazioni riservate alla topologia altrettanto riservata della rete, dei dispositivi, delle connessioni, dei livelli di sicurezza, dei punti deboli, delle modalità di backup, di recovery e di business continuity. Il 75% dei ransomware breaches inizia o con una mail di phishing o con la compromissione del  Remote Desktop Protocol (RDP), secondo Coveware.

Dunque, come è noto un attacco di multifaceted extortion ha tre aspetti:

Blocco dell’accesso ai dati, che risultano cripatati dal malfattore: il danno è chiaro in denaro e tempo. Si paghi o meno, riprendersi da un attacco ransomware è comunque un mal di pancia, recuperare gli archivi dal backup, rispristinare l’architettura e le connessioni, ricostruire manualmente data-base etc.

Minaccia di rendere pubblici i dati: questa forma estorsiva è più temibile dell’indisponibilità dei dati. Ha cominciato a divenire preponderante dopo il 2019.

Name-and-Shame: gli attaccanti posteranno parte dei dati su qualche sito per mostrare che non bluffano, è come il taglio dell’orecchio che facevano i sequestratori negli anni 1970. Più o meno involontariamente, tali siti concorreranno a danneggiare la reputazione della vittima e a metter pressione per il pagamento del riscatto. Pensiamo solamente alla sollecitazione sui clienti della vittima, sugli azionisti, sulle amministrazioni pubbliche in relazione con la vittima.

Uno studio studio di McKinsey analizza prevenzione e comportamenti.

L’impennata a cui si sta assistendo è fortemente dipendente da anni di sottovalutazione del problema sicurezza sia a livello privato che, soprattutto, di pubbliche amministrazioni e grandi data-base di servizi sociali e fiscali. Vulnerabilità addizionali sono venute con la pandemia che ha indebolito le regole e i comportamenti di sicurezza, oltre a esporre i sistemi alle vulnerabili reti ADSL di casa. L’evoluzione sia in termini di numero di attacchi che di volumi e dimensioni degli stessi ha portato a superare il modello-spaccavetrine (smash and grab), preferendosi ora puntare su strategie residenziali: talpe che dall’interno dell’organizzazione pazientemente costruiscono il colpo. Cybersecurity Ventures stima che il ransomware 2.0 varrà $265 mld entro 10 anni. Negli USA si è avuto un picco di +42% di attacchi alla filiera commerciale solo nel primo trimestre del 2021, bersagliando sia i sistemi operativi (ICS e SCADA) che quelli gestionali IT e in particolare gli ERP, dei quali cercheremo di occuparci specificamente in altra occasione.

Secondo l’edizione 2021 del Data Breach Investigations Report di Verizon, il  60% del malware è  installato direttamente o via apps che condividono desktop. Per raggiungere una ragionevole sicurezza la prima cosa è avere un assessment chiaro e aggiornato di tutta la propria dotazione software, dei suoi collegamenti interni ed esterni. Sono valide tutte le raccomandazioni di cybersecurity, e in particolare l’autenticazione multifattore, la gestione delle patch che, dopo phishing e attacchi al RDP, è la principale fonte di attacchi, disabilitare il command level e bloccare la porta 445 del TCP IP: gli hacker di ransomware usano  software free o low-cost e strumenti di scan, fanno credential harvesting e cercano porte non sicure su cui inviare comandi simulando utenze remote. Anche le regole di firewalling e l’uso delle DMZ può contribuire alla prevenzione. Il sistema di backup e recovery va non solo tenuto a stato dell’arte ma deve essere considerato un asset aziendale strategico e va testato per la parte recovery, che in generale è sempre molto molto critica.

Aldilà delle tecniche, l’organizzazione deve entrare nella mentalità dell’“evenienza possibile”, preparandosi per tutte le opzioni negoziali e i limiti a quest’ultime. Avvocati smart. Prima di un attacco ransomware, quasi tutte le organizzazioni si dichiarano contrarie a pagare ma alla fine nell’ultimo anno ha pagato l’80% secondo ThycoticCentrify. I limiti sono quelli della legge, il massimale delle assicurazioni, l’implicazione di dati dei clienti e casi particolari come fasi di merger o cambi di proprietà: tutte condizioni che devono essere sempre ben conosciute e prioritizzate. In quanto variabili nel tempo, vanno tenute aggiornate.

La resilienza dell’organizzazione operativa  e dei suoi sistemi va aumentata e mantenuta. E’ un’investimento che trova nella cyberminaccia un’ulteriore giustificazione. In generale occorre sempre avere una risposta alla domanda: in quanto riparto se perdo questa tecnologia, questo asset, questa persona etc. e anche all’altra: come prevengo questa perdita. In fondo, il vero motivo per cui si paga è il non essere sicuri di quanto reale  danno l’attacco arrechi. Pagare è il male sicuro contro quello incognito. Questo non sarebbe ineluttabile se si conoscessero al meglio i crown jewels.

Per concludere, forensics e intelligence avranno sempre più spazio per determinare il chi e il come dell’attacco e valutarne così il potenziale impatto; capire chi c’è dietro, come ha bucato le sicurezze. Non è poi detto che i colpi vadano sempre a buon fine: non sempre l’encryption riesce o almeno non al 100%. Si può negoziare o trovare alternative la pagamento, chissà.

L’ultima regola è la più semplice: tenere sempre il minimo delle informazioni, solo ciò che serve. Di solito si tiene troppa roba.

Fonte: Coveware

FONTE: https://www.infosec.news/2022/04/12/news/sicurezza-digitale/dal-ransomware-alla-multifaceted-extortion/

 

 

STORIA

Nuove rivelazioni: radici naziste della casata di Sassonia-Coburgo-Gotha

Ci sono certi armadi reali che non possono più contenere gli scheletri voluminosi che certe forze potenti hanno voluto essere rimpinzati per sempre e nascosti alla vista.

In mezzo alla tempesta di disinformazione orwelliana che ha plasmato il nostro mondo attuale, l’alto è diventato il basso, il bianco è diventato nero e il buono è diventato il male.

Nonostante il fatto che i mali del nazismo siano stati sconfitti principalmente dai sacrifici fatti dai russi durante la seconda guerra mondiale, è diventato sempre più popolare affermare l’errore che il vero cattivo della grande guerra fosse Stalin.

E nonostante il fatto che i nazisti non ricostruiti siano stati assorbiti dalla macchina di intelligence guidata dai Cinque Occhi della Guerra Fredda dando origine ai nazisti di 2a  e 3a  generazione in Ucraina oggi, ci viene ripetutamente detto che l’Ucraina è un tempio della libertà e un faro della democrazia su cui territorio che dovremmo rischiare di dare fuoco al mondo da difendere.

È quindi una boccata d’aria fresca quando verità scomode sono in grado di sfondare l’illusione ubriaca del neolingua orwelliano che ha contaminato l’attuale zeitgeist. Una di queste verità che è venuta alla luce è stata il riconoscimento da parte dei media mainstream che il disastroso laptop Hunter Biden e tutti i suoi contenuti scandalosi erano sempre autentici.

Queste rivelazioni hanno costretto gli americani a confrontarsi con il fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti ha beneficiato direttamente dei sistemi di corruzione e corruzione che ha supervisionato mentre era viceré di un’Ucraina infestata dai nazisti durante il regno di Obama.

Smascherato il re nazista di Channel 4

Un’altra rivelazione esplosiva che negli ultimi giorni ha inviato onde d’urto attraverso lo zeitgeist occidentale è stata descritta in un documentario andato in onda  su Channel 4 britannico intitolato “Edward VIII: Britain’s Traitor King”.

Questo film, basato su un libro di prossima pubblicazione dello storico Andrew Lownie, utilizza rapporti recentemente declassificati dai Royal Archives per raccontare la storia del re nazista britannico Edoardo VIII che non solo desiderava una vittoria nazista nella seconda guerra mondiale, ma lavorò attivamente per detto obiettivo dal momento in cui fu costretto ad abdicare al trono nel 1936 (presumibilmente per sposare una divorziata americana Wallis Simpson) durante i giorni più bui della guerra stessa.

Come dimostra questo documentario, insegnare alla sua giovane nipote Elisabetta II come fare un vero e proprio “sieg heil” non è stata la sua unica danza con il nazismo.

Mentre era in esilio in Portogallo, dove la banda reale si legava all’élite tedesca, il documentario cita i cablogrammi diplomatici inviati da Edward ai funzionari tedeschi chiedendo che i nazisti bombardassero incessantemente l’Inghilterra alla sottomissione nel 1940 incoraggiando la morte di milioni di civili innocenti.

Il film cita anche un discorso poco noto in cui Edward ha chiesto la resa della Gran Bretagna ai nazisti nel 1939 che la BBC ha rifiutato di mandare in onda.

Anche dopo essere stato inviato alle Bahamas da funzionari imperiali che avevano deciso che fosse più opportuno sopprimere il loro mostro di Frankenstein  piuttosto che continuare con i loro precedenti piani per un nuovo ordine mondiale fascista , l’aspirante re nazista aveva telegrafato ai funzionari di Hitler indicando la sua volontà di tornare in Europa quando necessario e riprendere il suo legittimo posto sul trono come re ariano.

Oltre il film: altre radici naziste dei Windsor

Oltre al caso di Edoardo VIII, ci sono molti altri imbarazzanti collegamenti nazisti con la casa di Windsor (ex Sassonia-Coburgo-Gotha) che il film non ha menzionato, alcuni dei quali coinvolgono il defunto principe consorte Filippo Mountbatten (alias: duca di Edimburgo ) direttamente.

Tutte le tre sorelle del Duca di Edimburgo erano sposate con principi nazisti e il marito di una di loro (Sophie) divenne un ufficiale delle Waffen SS con il grado di Oberführer (leader senior).

La sorella di Filippo, il marito di Sophie, il principe Cristoforo d’Assia-Cassel, era a capo del Forschungsamt (Direttore della ricerca scientifica), un’operazione di intelligence speciale gestita da Hermann Göring, ed era anche Standartenführer (colonnello) delle SS nello staff personale di Heinrich Himmler. I quattro cognati di Filippo, con i quali visse, divennero tutti alti funzionari del partito nazista.

Lo stesso Filippo mantenne la tradizione di famiglia, prima essendo stato educato secondo un curriculum nazista incentrato sull’eugenetica negli anni ’30, e poi fondò il World Wildlife Fund (WWF) con il collega un tempo membro del partito nazista, il principe Bernhard dei Paesi Bassi, un eugenetista permanente e fondatore del Gruppo Bilderberg, nel 1961.

Philip e Bernhard furono raggiunti da Sir Julian Huxley (allora presidente della Eugenics Society of Britain) come co-fondatore del WWF. In un’intervista dell’agosto 1988 con Deutsche Press Agentur, il principe Filippo ha proclamato il suo desiderio di tornare nella prossima vita come un virus mortale per aiutare a “risolvere la sovrappopolazione”.

Su questo concetto virulento di riduzione della popolazione, vale la pena rivedere il lavoro della vita e le parole di un importante vicepresidente del WWF dal 1978 al 1981 di  nome Maurice Strong  che prestò servizio direttamente sotto il principe Filippo (allora presidente ad interim del WWF).

Secondo Justin Trudeau , Strong aveva co-fondato il World Economic Forum insieme a Klaus Schwab nel 1971, presieduto la Conferenza delle Nazioni Unite sulla popolazione del 1972 e il suo seguito nel 1992 a Rio de Janeiro mentre si destreggiava con una vasta gamma di cappelli dal presidente della Banca mondiale, Carta della Terra autore, fondatore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la protezione ambientale e architetto di Agenda 21 (recentemente ribattezzata Agenda 2030).

In un’intervista  del maggio 1990 con la rivista WEST,  Strong discusse di un incontro a Davos e rifletté:

“E se un piccolo gruppo di leader mondiali concludesse che il principale rischio per la Terra deriva dalle azioni dei paesi ricchi? E se il mondo vuole sopravvivere, quei paesi ricchi dovrebbero firmare un accordo che riduca il loro impatto sull’ambiente. Lo faranno? La conclusione del gruppo è ‘no’. I paesi ricchi non lo faranno. Non cambieranno. Quindi, per salvare il pianeta, il gruppo decide: non è l’unica speranza per il pianeta che le civiltà industrializzate crollino? Non è nostra responsabilità realizzarlo?”

Il principe Filippo trasudava “riflessioni” misantropiche altrettanto fredde mentre contemplava lo zoo umano affermando:

“Non puoi allevare un gregge di pecore più grande di quello che sei in grado di nutrire. In altre parole la conservazione può comportare l’abbattimento al fine di mantenere un equilibrio tra i numeri relativi in ​​ciascuna specie all’interno di un particolare habitat. Mi rendo conto che questo è un argomento molto delicato, ma resta il fatto che l’umanità fa parte del mondo vivente. Ogni nuovo acro portato in coltivazione significa un altro acro negato alle specie selvatiche”.

L’inquietante caso del principe Carlo

Sebbene Filippo sia morto nel 2021, suo figlio ed erede al trono ha preso a cuore la missione di suo padre di ridurre la popolazione mondiale, attraverso la sua guida di varie organizzazioni ambientaliste e come patrono dell’ormai defunto Liverpool Care Pathway, che si è rivelato avere soppresso oltre 60.000 cittadini britannici all’anno,  senza il loro consenso, tra il 2001 e il 2013 .

Durante i suoi 18 anni di regno, l’LCP aveva fatto pressioni su centinaia di operatori sanitari affinché inserissero milioni di pazienti malati e anziani (e costosi) negli elenchi di “fine vita” senza il loro consenso, con conseguente disidratazione forzata e gocciolamenti di morfina per accelerare i decessi nonostante il fatto che erano ancora disponibili trattamenti salvavita.

Nel giugno 2020, il  principe Carlo ha co-fondato la Great Reset Initiative del World Economic Forum  insieme al suo collega Klaus Schwab al fine di sfruttare la “duplice crisi esistenziale” del cambiamento climatico e di una pandemia per modificare radicalmente il comportamento globale e i sistemi economici . Al di là delle belle parole usate dai miliardari di Davos per radunare l’umanità per salvare il pianeta, il fatto è che quelle riforme “verdi” Build Back Better che aderiscono all’energia sostenibile, ai tagli alle emissioni di carbonio e alle riforme alimentari, come testimoniato  dall’agenda dell’UE Farm to  Fork portare a una scala di morte che potrebbe arrossire anche gente come un Hitler.

Il pedigree nazista della famiglia reale e dei suoi leali dirigenti solleva la domanda: perché la loro continuazione della dottrina dell’eugenetica nazista sotto forma di eutanasia e movimenti di crescita zero non è diventata più ampiamente nota? In che tipo di mondo viviamo, che fatti così sorprendenti non potrebbero essere di conoscenza generale?

Il sistema del Consiglio Privato

Spero che stia diventando sempre più chiaro che l’Impero Britannico e le sue aspirazioni al controllo della popolazione non sono mai finite con la cancellazione del progetto Hitler nel 1945.

Spero che stia anche diventando chiaro che questo impero non è mai stato la nazione della Gran Bretagna, il suo Parlamento o il suo popolo.

Il vero Impero è sempre stato un’oligarchia finanziaria che viene utilizzata da una vasta rete di strutture di potere per promuovere gli interessi dell’aristocrazia europea; L’attuale epicentro del potere sono le monarchie anglo-olandesi (altrimenti note come Founts of All Honours). È questo potere che controlla il Gruppo Bilderberg, la sua appendice minore, il World Economic Forum, e guida la politica americana attraverso il Council on Foreign Relations (la versione americana di Chatham House) con sede a New York,  soprannominato da Hillary Clinton “la nave madre “.

Chatham House è un altro nome per il Royal Institute for International Affairs (RIIA) iniziato nel 1919 dai leader Milneriti del Movimento della Tavola Rotonda che hanno creato il Council on Foreign Relations (CFR) al fine di promuovere l’eugenetica e il governo mondiale  sotto la Società delle Nazioni .

Al ramo americano è stato dato il nome per evitare allusioni alla terminologia britannica a causa della sfiducia americana nei confronti degli intrighi britannici. Le filiali canadese e australiana furono avviate nel 1928 e da allora gestite più tipicamente da agenti addestrati a Oxford. Nel caso degli Stati Uniti, l’attuale presidente del CFR Richard Haass si è laureato a Oxford come Rhodes Scholar nel 1978.

Fu a Lord Lothian, membro di spicco della Chatham House, nel 1937 che Hitler espose il suo concetto per il Nuovo Ordine Mondiale anglo-tedesco dicendo:  “Germania, Inghilterra, Francia, Italia, America e Scandinavia… dovrebbero arrivare a un accordo per impedire loro cittadini dall’assistere nell’industrializzazione di paesi come la Cina e l’India. È suicida promuovere l’insediamento nei paesi agricoli dell’Asia di industrie manifatturiere”. (1)

Qualsiasi numero di tecnocrati che spinge uno schema “Build Back Better for the World” o “Global Green New Deal” avrebbe potuto dire la stessa cosa.

Oggi, l’Istituto canadese per gli affari internazionali è stato ribattezzato Canadian International Council (CIC). Il CIC è presieduto dallo specialista del cambio di regime  Ben Rowswell, formato a Oxford, che ha lavorato a stretto contatto con la consigliera privata Chrystia Freeland nel tentativo di rovesciare il governo di Maduro  a favore del burattino del WEF Juan Guaido, che continua ancora oggi.

Un pilastro chiave nel controllo sulle colonie di influenza anglo-olandese rimane il sistema del Privy Council, che è centrato in Gran Bretagna, ma ha rami secondari in alcuni paesi del Commonwealth. È sotto l’influenza del Privy Council che gli agenti di livello inferiore vengono istituiti sotto forma di viceministri, consiglio del tesoro, comitati selezionati e altri funzionari nominati nel servizio civile.

Altri nodi chiave nel settore pubblico e privato gestiscono gli interessi della Corona. Tutti i membri del gabinetto del governo vengono nominati Consiglieri Privati ​​e tutti i Consiglieri Privati ​​prestano giuramento di segretezza e fedeltà alla Regina, compreso il giuramento di mantenere segrete quelle cose di cui si parla nelle riunioni del Consiglio Privato. (2)

Cose strane per i modelli dell'”ordine libero e democratico basato su regole”.

Come dovrebbe ricordarci il documentario di Channel 4 sul re nazista, ci sono alcuni armadi reali che non possono più contenere i voluminosi scheletri che certe forze potenti hanno desiderato essere rimpinzati per sempre fuori dalla vista. L’incapacità della civiltà occidentale di rifiutare il linguaggio orwelliano e altre inversioni della verità ha portato a una tensione esistenziale che sarà risolta in un modo o nell’altro. Se ciò significa che l’eredità anti-umana di Hitler, del principe Filippo, Edoardo VIII e di altri nazisti reali del passato e del presente spingono l’umanità verso una nuova era oscura o se romperemo il nostro sonno e cerchiamo un nuovo destino più dignitoso resta da vedere.

Appunti

(1) Trascrizione in Sir James RM Butler, Lord Lothian, Macmillan and Co., Londra, 1960, pp. 332)

(2) Dal momento che è difficile per le persone normali pensare al fatto che una tale istituzione medievale come questa esiste ancora nel mondo moderno, ecco una selezione del Giuramento di Fedeltà che tutti i consiglieri privati ​​devono prendere entrando in quella ufficio: “Io, [nome], giuro solennemente e sinceramente che sarò un vero e fedele servitore di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, come membro del Consiglio privato di Sua Maestà per il Canada. In tutte le cose sarò trattato, dibattuto e risolto in Consiglio privato, dichiarando fedelmente, onestamente e sinceramente la mia mente e la mia opinione. Manterrò segrete tutte le questioni commesse e rivelate a me in questa veste, o che saranno trattate segretamente in Consiglio. In generale, in tutte le cose farò come un fedele e vero servitore dovrebbe fare per Sua Maestà”.

Matthew JL Ehret è giornalista, conferenziere e fondatore della Canadian Patriot Review.

FONTE: https://geopolitics.co/2022/04/04/new-revelations-nazi-roots-of-the-house-of-saxe-coburg-gotha/

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