Il libro è stato pubblicato da Grete De Francesco nel 1937 e mostra ancora oggi la sua notevole contemporaneità. Il testo è ricco di riferimenti storici e di cronaca del tempo e di illustrazioni.  Il protagonista è il ciarlatano con tutte le possibili sfaccettature storiche e sociali. Si tratta di un personaggio presente in tutte le epoche. L’Accademia della Crusca ne ha evidenziato l’ambiguità dei significati. Comune a tutti i dizionari il concetto per il quale lo scopo del ciarlatano è quello di spacciare il falso per vero traendo profitto personale.

Il ciarlatano fa un uso accurato del linguaggio. È un falsificatore che si muove tra contraffazione e mistero. L’Autrice ne elenca minuziosamente i requisiti: è prolisso, è un falsario della parola, mostra qualità simulate in omaggio al principio dell’apparenza (pagina 40). Ogni ceto sociale ha il proprio ciarlatano confermando che tale ruolo è trasversale. A pagina 41 l’Autrice scrive. “Il pedante inganna sé stesso. Il ciarlatano inganna il suo prossimo”. Il personaggio agisce quindi in malafede, vanta conoscenze e talenti che non possiede. Tale personaggio dimostra di avere una notevole capacità di percepire a proprio vantaggio gli stati mentali della massa. L’Autrice parla di ammirazione del gregge nei confronti del mistero (pagina 42) e di attenzione al linguaggio usato dall’imbonitore di turno.

Un’altra caratteristica per individuare un ciarlatano è la sua palese intolleranza alle critiche e alle domande troppo insinuanti dei sospettosi. La combinazione di fattori utilizzata da questi personaggi istrionici crea da sempre un largo seguito fra persone di tutte le classi e di qualsiasi livello culturale. A conferma di questa costante sociologica e comportamentale, viene narrata la vicenda di Mitelli, di Stagni, di Bragadin. Personaggi che arrivano a conquistare la fiducia totale dell’intera classe dirigente della repubblica di Venezia. Lo splendore del ciarlatano si sviluppa nel periodo del Rinascimento. Un periodo molto vivace dove si mescolano conoscenze scientifiche con l’alchimia. Una modificazione della realtà che irretisce molti sovrani dell’epoca.

Nel momento in cui le promesse tanto infiocchettate e propagandate non si verificano, il ciarlatano prende la fuga. Viaggiare in tutti gli angoli dell’Europa è una delle sue caratteristiche (pagina 47). Tra le pagine 48 e 50 il testo descrive minuziosamente i meccanismi della creduloneria che ancora oggi continua a mietere vittime a tutti i livelli sociali.  Grande ruolo è svolto dagli abiti indossati, ad esempio, il camice da medico.

Sul piano della comunicazione la De Francesco descrive la tendenza dei truffatori a tacitare rapidamente gli scettici che vengono accusati di essere loro gli incompetenti. Essi non intavolano nessun dibattito professionale ma rilasciano dichiarazioni senza confronto dialettico con toni allarmistici per provocare stupore e soprattutto paura. L’Autrice non esita ad affermare che questi imbonitori hanno manipolato i dati per profitto (pagina 67). La minoranza degli increduli è isolata, primo fra loro il giurista Bonifacio e l’ecclesiastico Fra Paolo Sarpi, segretario ed organizzatore del Concilio Tridentino e ideologo della Controriforma. Sarpi tentò di mettere in guardia – inascoltato – i vertici di Venezia contro la truffa della modificazione dell’oro in 45 mesi che culmina con la fuga di Bragadin verso il centro Europa. Uno scandalo coperto dal silenzio successivo sulla vicenda (pagina 89). L’insabbiamento non è quindi una pratica recente.

Il libro ha il pregio di evidenziare lo stretto connubio fra la propaganda e il Potere che estende i suoi effetti su popoli asserviti, con l’aiuto censorio e persecutorio della Inquisizione (poteri e strutture oggi riconoscibili nei cosiddetti fact checker?) e con la promessa del paradiso, della guarigione, della salute. Il libro dedica, non a caso, un intero capitolo al tema della propaganda da pagina 101 a pagina 168.

I ciarlatani sono sagaci maestri dell’azione teatrale. Creano confusione e caos con l’aiuto dei “compari” che aumentano la rumorosità della propaganda diffusa con un linguaggio ossessivo e martellante, una scenografia accattivante e molto colorata, per non dare il tempo al pubblico di ragionare.

La De Francesco parla pertanto di verità detronizzata mediante una sistematica falsificazione dell’opinione pubblica (pagina 129) ricorrendo alla spacconeria, all’arroganza, all’autocelebrazione come sacerdoti della scienza di cui bisogna fidarsi (pagina 130). Ricorrendo alla precisione chirurgica con cui descrive le malefatte propagandistiche e falsificatrici degli imbonitori, dei ciarlatani. Va ribadito che l’Autrice scrive questa opera nel 1937 e non due anni fa. La casa editrice l’ha pubblicata coraggiosamente nel 2021.

Il volume comprende gli utilissimi indici analitici ed un’accurata bibliografia che consente di leggere, rileggere e ripensare i contenuti dalla sconvolgente attualità.

(*) Grete de Francesco, Il potere del ciarlatano, Neri Pozza, 2021, 316 pagine, 22 euro.