Intelligence. Quo vadis? Passato e futuro dei servizi segreti esteri

Intelligence. Quo vadis? Passato e futuro dei servizi segreti esteri

Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza)

 

Nel suo libro di 431 pagine Paolo Salvatori descrive il mondo controverso e opaco delle attività di raccolta e di analisi delle informazioni in ottica di sicurezza nazionale. La conoscenza dei fatti e la loro contestualizzazione sono il fondamento della operatività dei servizi segreti di tutto il mondo. Le informazioni raccolte da strutture riservate sono quotidianamente raggruppate e riassunte in un rapporto giornaliero che viene posto all’attenzione del capo di governo tempo per tempo in carica.

L’Autore tiene a precisare che il presidente americano in carica riceve giornalmente un rapporto che contiene informazioni riservate che costituiscono uno strumento necessario per elaborare decisioni complesse sul piano interno e su quello internazionale. Senza scomodare gli Usa, anche i servizi segreti di tutto il mondo da sempre forniscono degnamente ed efficacemente ai propri capi di governo una relazione quotidiana, spesso snobbata e perfino ignorata del tutto! Viene descritto il rapporto non sempre lineare fra i Servizi e il responsabile di governo. I capi non gradiscono ricevere notizie che non siano conformi alla propria visione geopolitica. Questo stacco fra la realtà e il piano strategico di governo genera spesso atteggiamenti conformistici degli esponenti dei Servizi. Le conseguenze della diffusione di informazioni pastorizzate e/o manipolate (pag. 20) si ripetono nel corso della storia. Stalin attribuì scarso valore alle informazioni dei suoi Servizi sull’Operazione Barbarossa che fornivano i piani di invasione militare della Russia da parte di Hitler. Opportunamente, il testo evidenzia il pericolo di ingessamento operativo causato dalla politicizzazione dei Servizi.

Seguendo una tassonomia del tutto filo-statunitense, inframmezzata da numerosi acronimi, a pagina 14 il testo inizia subito a precisare che i flussi informativi provengono da Sigint cioè da intercettazioni e strumentazioni informatiche, da Humint cioè da contatti con persone fisiche ed infine da Osint cioè da informazioni pubbliche. Correttamente, si evidenzia che la più grande ambizione dei servizi è quella di possedere la capacità di prevedere fatti ed eventi negativi che possono danneggiare l’interesse nazionale. L’Autore offre come punto di riferimento, ancora una volta, il modello gestionale nordamericano citando una fitta ed impressionante serie di istituzioni USA da pagina 19 a pagina 22. L’Autore afferma giustamente a pagina 45 che i collaboratori dovrebbero avere la possibilità di riferire ai superiori anche e soprattutto notizie scomode senza subire conseguenze disciplinari, trasferimenti coatti o anche peggio.

Paolo Salvatori si affretta a valutare negativamente le tattiche disinformative dei Servizi russi adottate in occasione dell’operazione speciale ucraina. A pagina 25 l’Autore esprime lodi sulle azioni angloamericane che hanno rivelato le intenzioni russe che ruotano ripetutamente intorno parola “invasione”. L’uso della parola “invasione” è di per sé una aperta dichiarazione di schieramento a priori. Una scelta che pone in ombra e non analizza le motivazioni dell’operazione russo-ucraina che hanno radici nel 2014. Una data cruciale di cui non viene fatto assoluto cenno in questo testo! Anno in cui si assiste ad un clamoroso fallimento degli Accordi di Minsk del 2014 per porre fine allo sterminio del Donbass russofono. Di fatto, vengono totalmente ignorati i fatti che hanno portato al tradimento di quell’accordo, come ottimamente descritto dalla rivista Il Mulino, un periodico di altissimo contenuto scientifico e culturale e non certo da definire complottista e filorusso (articolo da leggere qui: https://www.rivistailmulino.it/a/tutte-le-strade-non-portano-a-minsk  .

A pagina 25 viene evidenziato che l’“interdipendenza tra l’economia europea e quella russa” spingeva gli europei a non credere alle perfide intenzioni russe. Con tutto il rispetto per l’Autore, questa versione non è credibile. Possibile che nessuno degli oltre 15 servizi segreti dei Paesi europei non sapesse nulla rimanendo sorpreso (si parla di “doccia fredda”) il giorno 24 febbraio 2022?  Di fatto, tale affermazione accusa di superficialità e di stupidità gli oltre 15 ridetti Servizi. Una narrazione che non sta in piedi ed è molto offensiva nei confronti dei Paesi europei considerati piccoli vassalli della immensa ed infallibile e teurgica macchina americana. Un altro indizio sul chiaro posizionamento del libro e del suo Autore viene offerto con la citazione a pagina 40 delle attività di disinformazione russe, senza citare per correttezza e par condicio le numerosissime manipolazioni perpetrate dagli USA e dagli inglesi condizionando pesantemente lo sviluppo realmente democratico del nostro martoriato Paese dal dopoguerra ad oggi, e precisamente dal 1947, un anno molto significativo…

Perfettamente condivisibile l’affermazione che l’istruzione e un reddito medio dignitoso costituiscono un antidoto ai condizionamenti di massa e alle falsificazioni diffuse in modo così grave da far dire ad una vignettista molto famoso che sono false anche le notizie che denunciano la falsità delle notizie false… Sul tema molto si potrebbe dire considerato che ancora si scrive moltissimo sugli eventi dell’11 settembre 2001 insabbiati con pertinace acribia. Non avendo ancora una risposta decente ai fatti, il libro addossa sbrigativamente la colpa di inefficienza alla Cia che pure lei casca dal pero!.  Perché non avanzare il sospetto che la ridetta Cia potesse essere condizionata e perfino bloccata dalle pressioni di colossali intrecci incestuosi fra interessi finanziari ed economici con quelli militari? È più facile citare la comoda narrazione del nemico Osama Bin Laden che dichiarò di non essere lui l’autore del disastro, anche se gli sarebbe piaciuto esserlo! Un racconto dove la Cia è apertamente accusata di insipienza e di stupidità: una versione che non ha fondamento, considerata l’ampia diponibilità di cervelli, specialisti, scienziati, professori universitari, mezzi elettronici di cui dispone da sempre!

Se si può essere d’accordo sulla dipendenza economica europea, forse eccessiva, con la Russia descritta in termini critici a pagina 25, non troviamo invece alcuna censura alla totale ed incondizionata sudditanza europea al sistema economico e soprattutto finanziario Usa che, invece, sembra essere “giusto e perfetto”.

Il libro sorvola sul pregiudizio che lo strapotere USA arreca alla libertà decisionale sia dell’Unione Europea sia dei singoli Stati membri. Controllare ossessivamente russi e cinesi va sempre bene ma guai a toccare gli USA, che dovrebbero tutelare la priorità degli interessi nazionali e comunitari europei. Henry Kissinger, nel suo interessante libro “Ordine mondiale” tradotto in Italia da Mondadori scrisse che gli USA agiscono esclusivamente per il raggiungimento dei propri interessi nazionali e basta! Una affermazione frontale che egli ha apertamente e ripetutamente espresso in diverse occasioni pubbliche.

A pagina 49 viene sviluppata una accurata storia dell’operatività, ancora una volta, angloamericana. Il tentativo di realizzare un nuovo assetto geopolitico di altri Paesi più attenti ai propri legittimi interessi nazionali viene definita dall’Autore un “rivolta contro l’egemonia americana” squalificandone il lavoro retrostante di studio, di ricerca di legittime alternative, ecc. come la causa dell’attuale caos “apolare”. In soldoni, le decisioni Usa esprimono sempre un ordine giusto e sicuro, le decisioni del resto del mondo sono fonte di potenziale terrorismo e di caos da colpire con sanzioni, bombardamenti, sanzioni irrogate dall’alto dal Paese del Manifest Destiny. Un disordine, sostiene il libro, che nasce dalla unilaterale “rinuncia deli USA a governare il mondo (pagina 54), tesi che non appare credibile.

Vale la pena evidenziare l’affermazione scritta a pagina 55 dove l’Italia non deve più appoggiarsi alla rete della Nato per far funzionare i propri Servizi, affermando la necessità di disporre di un proprio apparato informativo da parte dei singoli Paesi che – specifica- sono sotto l’ombrello Nato. Al primo capoverso di pagina 92 ci viene raccontato che i Paesi europei, troppo impegnati ad arricchirsi, non si posero il problema di dipendere dai servizi americani ai quali travasare (mailbox system) le informazioni nazionali! Il ridetto capoverso conclude “Una dipendenza peraltro non pretesa dall’alleato americano”. Come fa ad essere credibile la versione della “rinuncia” che ignora totalmente le pressioni Nato sull’Europa durante la contrapposizione di guerra fredda con la Russia esistente a pieno ritmo in quegli anni?

A pagina 148 si racconta che l’Italia pagò duramente il mancato allestimento di un adeguato sistema di Servizi segreti. Una versione sbrigativa che omette gli anni del terrorismo, la strana e coperta frenetica attività dell’Ufficio Politico della Questura che sfociò in decine di attentati e con migliaia di civili morti durante i cosiddetti “anni di piombo” di cui il libro non fa alcun cenno! Tace sul coinvolgimento di personaggi come Moro ed il ruolo misterioso del direttore d’orchestra Igor Markevitch imparentato con i Caetani, Cefis, Andreotti con il suo “Anello”, Cossiga, il ruolo di Kissinger e i suoi rapporti minacciosi con Moro e protettivi con Napolitano, ecc.

Lo sbilanciamento del testo verso l’anglosfera si evidenzia nelle pagine 171-284 dedicate esclusivamente al ventennio USA. Sono totalmente assenti i contributi di studiosi americani come Ganser, Stephanson, Mearsheimer, Mark Mazzetti con il suo “Killing Machine”, e di grandi esperti italiani come Giannuli e il compianto De Lutiis, per citarne alcuni.

Come giudicare un libro che ha come sottotitolo: “passato e futuro dei servizi segreti esteri” ma ignora gli abusi americani perpetrati all’Hotel Guantanamo, con foto diffuse e ormai note in tutto il mondo che ritraggono soldatesse americane che ferocemente trascinano al guinzaglio prigionieri iracheni coperti di sangue e di feci?

Un libro che non parla apertamente della pessima e persecutoria gestione di personaggi come Assange e Snowden oggetti di una punizione esemplare per spaventare “democraticamente” i prossimi eventuali traditori che Onu, Oms, Corte internazionale dell’Aja non hanno tutelato con forza e con convinzione?

Che non racconta della installazione e del funzionamento di oltre tremila basi militari e spionistiche Usa in tutto il pianeta i cui costi di mantenimento sono spesso pagati “spontaneamente” dai Paesi ospitanti?

Un libro che non fornisce alcuna valutazione sullo spostamento in Europa dei sedici biolaboratori impiantati dalla casata miliardaria statunitense dei Biden in Ucraina? Uno dei tre laboratori spostati in Italia si trova a Siena con la presidenza di un certo Fauci designato il giorno 17 giugno 2013.

Che non racconta le reali motivazioni dello spostamento rapido dell’ex presidente del Parlamento europeo al centro clinico militare americano della base Nato di Aviano e non in un altrettanto attrezzatissimo ospedale, italiano, di ematologia di Bologna? Perché?

Manca un po’ di sapore malandrino che renderebbe la lettura più interessante. Il testo è appesantito da una vasta utilizzazione di numerosissimi inglesismi e di decine e decine di acronimi. È dura a morire la convinzione, molto provinciale e italiana risalente al Manzoni, che le parole inglesi siano più assertive di quelle italiane! Si tratta quindi di una lingua bella e armoniosa che appartiene ad un Paese di secondo ordine, sottomesso e in estinzione?  Sul tema sarebbe da leggere la cosiddetta “opzione Goldman”.

Tutto ciò premesso, consiglio fermamente la lettura attenta di questo volume diligente, senza sorprese, levigato che reca la morfologia tipica di un libro di testo che non incontrerà possibili e fruttuose critiche da parte degli studenti che potrebbero essere vittime di severa bocciatura e di espulsione.  Si tratta quindi di un buon supporto didattico ma non pedagogico.

Come avrebbe detto l’importante critico letterario e raffinato anglista Mario Praz si tratta di “un libro ben stampato”, diligente, dallo stile volutamente asettico, ricco di moltissime notizie già codificate ma in ottica apertamente angloamericana. Il volume è da considerare una buona base di partenza per iniziare la conoscenza di un mondo dove “niente è come sembra”, con l’ineludibile impegno a proseguire la formazione con altri percorsi di ricerca e di analisi altrettanto degni di nota e di rispetto.

 

Paolo Salvatori, Intelligence. Quo vadis?, La Lepre Edizioni, 2024, Pag. 431, € 25,00

Fonte: Intelligence. Quo vadis? Passato e futuro dei servizi segreti esteri – La PekoraNera

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