Covid-19: il grande bloccoThe Great Lockdown“ è il titolo che l’Imf (International Monetary Fund – Fondo Monetario Internazionale) ha opportunamente dato all’edizione di aprile 2020 del suo World Economic Outlook, focalizzandosi sulla caratteristica principale dell’economia mondiale di questo periodo, il lockdown, il blocco, appunto. L’analisi indica quale sia la tendenza dell’economia globale per l’anno in corso, considerando il peso degli effetti che i provvedimenti presi dai governi per difendersi dalla pandemia di Covid-19 avranno a livello globale e su ogni singola economia. A livello globale il Fmi prevede un calo del Pil pari al 3 per cento a fronte di una crescita globale precedentemente stimata al 3,3 per cento, con l’avvertenza di una forte probabilità di risultati anche pesantemente peggiori rispetto alla sua stessa previsione.

L’Italia, in questo outlook, spicca per negatività visto che la previsione che la riguarda è fra le peggiori, -9,1 per cento, superata in negativo in Europa solo dalla Grecia con un -10 per cento e a fronte dell’Unione europea che avrà un calo del 7,1 per cento. Per noi italiani riveste grande interesse questo impietoso confronto perché quei numeri sono il frutto della nostra gestione interna del problema e non dei cattivi tedeschi e olandesi o di chissà quale complotto internazionale o di chissà quale speculatore. Noi siamo più fermi di altri e questo fatto a poco a che vedere con la nostra sicurezza interna, ma molto con la narrazione che quotidianamente si fa, contrapponendo concetti che invece sono strettamente interrelati come salute e ricchezza. La ricchezza, la solidità economica, è premessa per politiche attente alla salute dei cittadini e chi sostiene il contrario, qualunque posizione ricopra nella società o nel sistema politico o sindacale, dovrebbe essere bollato inesorabilmente e definitivamente come un ciarlatano.

Da notare che chi oggi si erge a difensore della salute pubblica contro i cattivi e avidi imprenditori, spesso è lo stesso soggetto che chiede più soldi per la sanità, più sistemi di protezione, chiede allo Stato di farsi carico di questo e di quello. Ma lo Stato, per farsi carico di qualcosa, qualsiasi cosa, ha un solo metodo, tassare le attività produttive, i consumi ed il lavoro. La ricchezza e, se la si vuole, la sanità pubblica, o privata pagata attraverso un sistema di polizze assicurative, si basa sulla generazione di ricchezza e questa si basa sul complesso delle attività imprenditoriali. Occorre ribadire questi concetti di base, di per sé assai banali, ma spesso dimenticati a favore di formule demagogiche e costose come i vari redditi di cittadinanza o altri simili, che sembrano essere finanziati seminando monete nel Campo dei miracoli.

Il dilagare dell’analfabetismo economico, un lusso che una delle prime economie al mondo, come miracolosamente e sulle spalle dei nostri padri l’Italia continua ad essere, non si può più permettere. Analfabetismo che, oltretutto, si traduce spesso in scelte suicide e voti a formazioni che promettono, appunto, il Campo dei miracoli. Per favorire il ragionamento a chi abbia voglia e tempo, si consigliano alcune pagine che Google ha dedicato alla mobilità nei giorni del Coronavirus. Sono pagine semplici, non si tratta di economia, ma di vita sociale, sono alla portata di tutti. Qui si possono osservare, gratuitamente, alcuni parametri costanti stato per stato ed effettuare i dovuti confronti nell’atteggiamento seguito dai vari governi nell’affrontare la pandemia. L’ultimo aggiornamento disponibile è del 5 aprile, una data abbastanza rappresentativa, visto che nelle settimane precedenti il lockdown è stato applicato un po’ a tutti i Paesi industrializzati, ma sarà anche importante seguirne gli aggiornamenti nel corso delle prossime settimane, pur con le dovute cautele sulla lettura dei dati statistici.

I parametri controllati sono definiti sulla base di contesti di riferimento, sui quali si verifica la variazione della mobilità rispetto alla situazione precedente la pandemia. I luoghi o contesti monitorati sono sei: “retail & recreation” (vendite al dettaglio e attività ricreative), “grocery & pharmacy” (alimentari, drogherie e farmacie), “parks” (parchi), “trasit stations” (stazioni di transito), “workplaces” (luoghi di lavoro), “residential” (residenze). Confrontate le attività italiane rispetto a quelle dei Paesi confrontabili quanto a sviluppo economicoUsaGermaniaUkFranciaGiappone e Corea del Sud. Ebbene, l’Italia è ultima in tutto. Per fare alcuni esempi, quello su cui si è portati a ragionare per primo sicuramente “posti di lavoro”: Italia -62 per cento; Usa -40 per cento; Germania -30 per cento; Uk -54 per cento; Francia -53 per cento; Giappone -13 per cento; Corea del Sud -13 per cento. Questo dato già di per sé indica quanto i luoghi di lavoro italiani siano letteralmente spopolati rispetto a quelli di altri Paesi, ma l’incidenza negativa di questo fatto potrebbe essere anche peggiore di quanto intuitivamente ci si possa aspettare, basta pensare al concetto di smart working, non a caso espresso in lingua anglosassone, ci aspettiamo davvero che il nostro grado di informatizzazione e di organizzazione per valorizzare al massimo questa modalità di lavoro sia superiore a quello dei Paesi indicati? La domanda appare retorica. Con risposta negativa, ovviamente, per i meno ironici. Alle variabili “vendite al dettaglio” e “alimentari, drogherie e farmacie”, come è intuitivo, sono legati milioni di posti di lavoro ed una parte estremamente significativa dei Pil nazionali indicati.

Guardandole in coppia: Italia, rispettivamente, -95 per cento e -82 per cento; Usa -49 per cento e -20 per cento; Germania -58 per cento e -13 per cento; Uk -82 per cento e -41 per cento; Francia -85 per cento e -62 per cento; Giappone -25 per cento e +2 per cento; Corea del Sud -17 per cento e +14 per cento. Adesso è chiaro perché siamo sull’orlo del collasso, rispetto alle altre nazioni? È questo il tanto decantato “modello italiano”. Non ci vuole un economista per capire intuitivamente questi dati. Sono sufficienti per capire quanto il nostro governo, paragonato agli altri, abbia semplicemente scelto la politica dello struzzo, testa sotto la sabbia e speriamo che nessuno approfitti della parte posteriore rimasta fuori. Ma c’è una domanda importante da porsi, perché gli italiani sono così accondiscendenti? Perché si lasciano imprigionare in casa così passivamente e si trasformano in delatori di chi anela ad un minimo di libertà o di normalità? Eppure questi sono dati così semplici che li capirebbe un bambino. Ma qui interviene la narrazione, la dannazione dei cittadini che col loro movimento si trasformano in untori (deresponsabilizzando così chi dovrebbe prendere decisioni politiche) e che quindi devono essere tenuti in isolamento, a casa.

Una narrazione potenziata dalla collaborazione di percettori di redditi fissi, statali, vera base elettorale di chi sta facendo finta di governare il Paese. La narrazione che non include mai questi dati, non li porta mai in tivù. Come non porta nemmeno quanto riportava ieri l’agenzia Agi che evidenziava il dato che a Roma a marzo 2020 ci sono stati più o meno gli stessi morti di marzo 2019. No, anche questo difficilmente lo sentirete alle 18 in tivù. Però si sentiranno le cronache degli italiani beccati e multati perché ingiustificatamente in giro, o dei runner eroicamente inseguiti. Piccoli e grandi fatti quotidiani, resi sempre più popolari dai rilanci sui social, con tanto di vomito d’odio da parte di novelli predicatori della salute e dell’ordine pubblico, ai quali non pare vero di poter insultare il prossimo stando dalla parte del governo e sentendosi di esso coraggiosi alfieri.

FONTE:http://opinione.it/economia/2020/04/16/alessandro-cicero_imf-world-economic-outlook-lockdown-covid-19-italia-unione-europea-stato-campo-dei-miracoli-analfabetismo-economico/