Renzo Rossotti, FBI: un cervello per il crimine, MEB, 1972, pag. 238

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Renzo Rossotti, FBI: un cervello per il crimine, MEB, 1972, pag. 238

Manlio Lo Presti – 17 settembre 2018

L’Autore può a buon diritto considerarsi uno dei primi giornalisti d’inchiesta. Dopo aver scritto “Hollywood nera” elencando tutte le sue miserie umane, ha dedicato la sua abilità narrativa alla nascita e alla storia dell’F.B.I. – Federal Bureau of Investigation. Una storia lunga e complicata che è strettamente legata all’uomo che lo diresse per lunghissimo tempo e ne fece una struttura temuta perfino dai presidenti USA.

L’uomo è Edgar J. Hoover, un abilissimo organizzatore che ha dedicato tutta la sua vita alla struttura. Nei suoi confronti, le persone che lo hanno conosciuto avevano reazioni estreme: grande stima oppure timore e avversione. Fuori dal suo lavoro, il suo tenore di vita è quasi monacale rendendolo impermeabile ad eventuali condizionamenti da parte dei capi mafia o dei suoi non pochi detrattori i quali tenteranno molte volte di assassinarlo.

I quindici capitoli sono scritti con stile giornalistico e si basano su una ampia documentazione e conoscenza del mondo del crimine organizzato negli USA. La riflessione che attraversa tutto il libro è la amara considerazione che il crimine è parte della natura umana e perciò ineliminabile, ne è possibile il suo contenimento con la presenza nel territorio e con la prevenzione. Due obiettivi che hanno caratterizzato l’intero lunghissimo mandato del controverso ma leggendario Hoover.

Il libro compie una volata di oltre mezzo secolo riguardante una parte importante della storia USA, vista dietro la lente particolare dell’operato della F.B.I. Una struttura in continua evoluzione e sviluppo nelle funzioni investigative, nelle sue dimensioni e nel suo crescente peso politico. Il gigantismo dell’F.B.I. e la sua tendenza – come altre organizzazioni simili – ad estendere i controlli ad ampie masse della popolazione, suscita timori sul futuro e sulla tenuta della democrazia negli USA. Sia pure trattati nel 72, questi temi sono oggi ancora più attuali con la presenza di internet a livello planetario.

Il libro risulta interessante perché è datato. I suoi contenuti sono tuttavia ancora attuali e di grande interesse riguardo al destino della libertà del singolo individuo da parte di una sovrastruttura tecnologica globalizzata sempre più pervasiva ed anonima, che comunica attraverso call-centers, senza interlocutori diretti con i quali negoziare vis à vis la misura della Democrazia.

Una rilettura veramente significativa che testimonia quanto sia quasi sempre importante ri-leggere e ri-pensare il presente con la attenta lettura delle riflessioni e delle ricerche precedenti.