Disoccupazione in Europa, come è cambiata: le mappe

Disoccupazione in Europa, come è cambiata: le mappe

Dieci anni fa la crisi del lavoro colpiva Germania e Polonia. Con tassi oltre il 20%. Oggi s’è propagata a Sud. E gran parte d’Italia sta peggio dell’ex Ddr. I grafici.

di Alberto Bellotto

22 Settembre 2016

A metà degli Anni 2000 il malato d’Europa, sul fronte lavorativo, era la Germania.
Un decennio dopo, le cose si sono ribaltate. E per capirlo basta guardare la distribuzione della disoccupazione nel Vecchio continente.
Ci sono Paesi che hanno visto peggiorare una situazione già difficile, come la Grecia.
E Paesi che sembravano lanciati verso un futuro da nuova potenza europea e invece sono tornati indietro, come la Spagna.
LA CRISI DEL LAVORO, 10 ANNI FA. In mezzo ci sono casi virtuosi, come il balzo della Polonia e il consolidamento dei Paesi Scandinavi.
Ma soprattutto l’ascesa della locomotiva d’Europa, la Germania.
L’Italia, da parte sua, non è ancora riuscita a colmare lo storico divario tra Nord e Sud. Non solo.
In 10 anni, tra il 2005 e 2015, la disoccupazione nel Meridione ha superato quota 20% e pure il Nord ha lasciato sul terreno migliaia di posti, con il caso emblematico del Piemonte passato dal 4,7% al 10,2%.
Undici anni fa il cuore della crisi del lavoro era l’Europa centrale. Soprattutto Germania e Polonia.
La prima spaccata a metà lungo la linea dei vecchi confini tra Est e Ovest e l’altra ancora alla ricerca di un modello di sviluppo più europeo.

 

Come si vede nella cartina, tutte le regioni di quella che era stata la Ddr a metà del decennio avevano un tasso di disoccupazione oltre il 20%, in molti casi più alto di regioni del Sud Italia come Calabria (14%) e Sicilia (16%).
In quegli anni persino la Grecia andava meglio con diverse regioni sotto la soglia del 10%.
LA LUNGA RINCORSA DELLA POLONIA. Se il sistema Germania poteva comunque contare sull’ex Repubblica Federale Tedesca, non poteva dire lo stesso la Polonia, entrata nell’Ue nel 2004.
Con un tasso di disoccupati a livello nazionale del 18%, era lo Stato dell’Unione che destava più preoccupazione.
Nessuna regione era immune dalla crisi del lavoro, in particolare il Nord del Paese, stabilmente sopra il 20%.
Ma nel giro di 10 anni tutto è cambiato.

Scorrendo le serie storiche dell’Eurostat, si scopre che l’Europa centrale è passata dall’essere il buco nero del lavoro alla regione con tassi bassissimi.
La stessa Polonia ne è un esempio. In 10 anni la disoccupazione è diminuita di 10 punti, fino al 7,9%.
E molte regioni hanno di fatto sorpassato il Sud dell’Europa.
IL CONFRONTO COL SUD ITALIA. Il Voivodato della Bassa Slesia, per esempio, è passato dal 22,8% al 7%, scavalcando tutte le regioni del Sud Italia ferme intorno a 20%.
Altre aree della Polonia, come il Voivodato della Masovia (dove si trova la capitale Varsavia) che lo scorso anno ha fatto segnare un tasso del 6,4%, hanno fatto meglio persino di regioni italiane storicamente ricche di lavoro, come Lombardia (7,9%) e Veneto (7,1%).
IL CASO GRECO. Una svolta ancora più netta s’è registrata in Germania, che in una decade è riuscita a raggiungere una discreta omogeneità su tutto il territorio nazionale.
Mentre l’Est recuperava terreno sul fronte lavorativo, tutto il resto del Paese manteneva standard elevati. E tutto intorno si abbatteva la crisi del 2008.
A farne le spese soprattutto Grecia: la regione occidentale Dytiki Ellada, ad esempio, è sprofondata di 17 punti con una disoccupazione del 28%.
Male anche la Spagna con le aree meridionali tra le più colpite, come l’Andalusia dove il tasso ha superato il 31%.
UK E PAESI SCANDINAVI STABILI. Meno eclatanti ma comunque significativi altri casi.
Il Regno Unito in un decennio ha consolidato il suo mercato del lavoro riducendo la disoccupazione soprattutto nel Sud.
Da rilevare la battuta d’arresto dell’Irlanda, che dopo la crisi finanziaria ha visto raddoppiare la percentuale dei senza lavoro.
Stabili i Paesi Scandinavi anche se la regione di Uusimaa, dove ha sede la capitale Helsinki, ha superato la soglia dell’8%.

Anche guardando al Pil pro capite si nota l’inversione di tendenza tra Centro e Sud Europa, ma i dati sono meno netti.
Molti dipartimenti della Polonia nel giro di 10 anni, tra il 2004 e 2014, hanno di fatto raddoppiato i loro valori arrivando anche in questo caso a superare diverse regioni italiane come Calabra, Puglia e Campania e insidiando anche quelle del Nord come il Veneto.
IL PIL DIVIDE ANCORA LA GERMANIA. Balzo in avanti anche per l’Est tedesco che però rimane ancora molto lontano dalle zone più ricche del Paese.
Il Pil pro capite di Meclemburgo-Pomerania Anteriore nel 2014, per esempio, era di 23 mila euro contro i 44 mila della zona di Karlsruhe.

Twitter @AlbertoBellotto

http://www.lettera43.it/capire-notizie/disoccupazione-in-europa-come-e-cambiata-le-mappe_43675260152.htm