RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 29 LUGLIO 2020

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 RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 29 LUGLIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Non è possibile tornare nelle caverne: siamo in troppi!

STANISLAW J. PEREC, Pensieri spettinati, Bompiani, 2015, pag. 106

 

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SOMMARIO

Svendere la ex-italia
BlackRock, il colosso americano che punta le nostre autostrade (e i nostri risparmi)
Politici sempre in vendita: e questa sarebbe democrazia?
Il finanziamento della politica nell’Italia repubblicana. Le premesse.
Emmy Awards 2020 – ecco tutte le nomination
Politici Di Sinistra E Destra Accomunati Dalle Lacune In Geografia
UN “ESPOSTO EPOCALE”, IL 31 LUGLIO, PER LA VERITÀ SUL COVID – Maurizio Sarlo
Via il segreto di Stato sul Covid. Il Tar: pubblicate quegli atti
Agli italiani le riforme di Monti, agli altri occidentali pioggia di soldi!
Piacenza, i Carabinieri, Esaù e Giuseppe Verdi
«I GIOCATORI DI CARTE»: CÉZANNE E LA SFIDA TRA GLI OPPOSTI
Cosa è successo al confine tra Israele e Libano
ÜBERMENSCH. NULLA SARÀ COME PRIMA? MI SA DI SÌ.
Foibe, Gasparri: “Conte incontri esuli giuliano dalmati. Via onorificenza a Pahor”
Recovery, cioè super-rigore: d’ora in poi ci governa Berlino
Recovery fund: la clausola nascosta per fregare l’Italia
Foibe, Gasparri: “Conte incontri esuli giuliano dalmati. Via onorificenza a Pahor”
Perchè FMI e World Bank vogliono imporre il Lockdown per concedere prestiti?
Quarantena migranti, Conte: stato d’emergenza serve per noleggio di navi
L’evasione fiscale dei tedeschi di cui nessuno parla. Però ci fanno la morale…
Il Karma: nessuna forza di Polizia vuole proteggere la convezione dei DEM USA.
SMASH OMS: ESEMPIO BIELORUSSIA
L’evasione fiscale dei tedeschi di cui nessuno parla. Però ci fanno la morale…
La nuova politica “No China” dei farmaci USA riporta in auge una vecchia gloria…
NO A UN NUOVO STATO DI EMERGENZA
Petizione al Presidente della Repubblica contro lo “stato di emergenza”
ECCO COME INSTALLANO SUGLI SMARTPHONE I SERVIZI DI TRACCIAMENTO A NOSTRA INSAPUTA
La notizia del servizio anti-Covid attivo di nascosto su Android e iPhone

 

 

EDITORIALE

Svendere la ex-italia

Manlio Lo Presti – 29 luglio 2020

Tre fattori principali stanno mettendo l’Italia sotto pressione:

  • La ripresa violenta degli sbarchi di cui il sistema disinformativo ci riferisce per un 30 percento e non fa cenno a migliaia di “barchini” con 4/5 c.d. migranti ciascuno. Barchini che sono perfettamente visionati dai sistemi satellitari di CIA. NSA, NATO, ONU. Il ritorno dei profitti stratosferici provocherà disordini sociali rilevanti. Profitti che solo in minima parte provengono dai c.d. migranti.

Nessuno ancora ha rivelato cosa contengono le stive delle imbarcazioni delle ONG:

Pezzi di ricambio per armamenti elettronici?

Montagne di droga?

Balle enormi di banconote?

Organi umani in contenitori criogenici che costano 100.000 ciascuno?

Componenti di forze paramilitari africane pronte ad operare nel territorio nazionale?

Il valore di tali “merci” è 50/100 volte superiore a quello del totale delle “quote” pagate dai c.d. migranti stipati in coperta!

Forse questo fa capire perché molte volte gli sbarchi a terra dei c.d. migranti avviene di notte, non come ha detto un giornalista “per non seminare odio” (sic);

  • Il rallentamento del sistema economico nazionale, blocco delle esportazioni, blocco del turismo, disoccupazione con pensionati che hanno superato il numero dei lavoratori attivi (una prossima giustificazione per il dimezzamento elle erogazioni INPS, a richiesta della UE)
  • Il prolungamento artificiale del governo Badoglio 2.0 grazie alla proroga dello stato di emergenza/eccezione che è contrario alla Costituzione e a decine di normative italiane ed internazionali. L’ingessamento consente ad una compagine screditata ed artificiale di arrivare alla nomina del prossimo presidente della repubblica. La tecnica è ormai nota: l’interregno sarà gestito dall’ennesimo pretoriano-fate-presto-non-eletto-da-nessuno al quale far fare il lavoro sporco di macelleria sociale, minacce alla popolazione italiana taglieggiata da multe altissime, droni, braccialetti elettronici, app immuni, MENTRE AI C.D. IMMIGRATI NON VIENE FATTO NULLA: SAREBBE FASCIO-RAZZISMO!!!!!!!!!!!!

Rimane inerte, per ora, il martello SPREAD, da applicare ad orologeria dai c.d. mercati composti da un manipolo di operatori schizofrenici affetti da indomabile e ossessiva festinazione davanti a sei scherni ciascuno.

Il mondo non è quindi gestito dai politici eletti teoricamente democraticamente, ma da gruppetti di schizoidi ricercanti maniacalmente, al trentesimo di secondo, l’occasione di guadagno fra quotazioni avverse. Poco importa se queste speculazioni provocano macelleria sociale, disuguaglianze, conflitti generazionali, collassi economici, tensioni geopolitiche.

Al controllo e alla repressione di questi disastri (non alla loro soluzione) ci pensano le oscure legioni paramilitari finanziate con il traffico di organi umani, cocaina, riciclaggio delle centrali finanziarie mondiali, ci pensano le mafie sostenute dai servizi segreti ed utilizzate per il controllo del territorio ed il riciclaggio con la copertura dei traffici di stupefacenti che ne rappresentano il 20% dell’intero ammontare “amministrato”.

Il prolungamento della crisi economica è quindi utile per trascinare la ex-italia nelle mani delle centrali finanziarie UE.

La crisi serve perché gli italiani, stremati dal blocco socioeconomico, siano costretti a svendere i loro beni ad un quarto del loro valore a finanziarie nordeuropee gestite dai soliti antichi ermeneuti del denaro.

 

TUTTO CIÒ PREMESSO

 

Chi controlla l’Italia controlla il Mediterraneo

 

P.Q.M.

 

Noi non avremo mai pace, possiamo solo resistere, per limitare i danni “collaterali” derivanti da questa ebollizione permanente …

 

 

 

 

IN EVIDENZA

BlackRock, il colosso americano che punta le nostre autostrade (e i nostri risparmi)

28 LUGLIO 2020

Pronti, via: la corsa per affiancare Cassa Depositi e Prestiti, quella che gestisce per inciso i nostri risparmi, per investire in Autostrade per l’Italia. Una gara iniziata subito dopo la notizia dell’accordo tra il nostro governo e i Benetton, usciti tutt’altro che malconci dalla trattativa. E che vede ora scendere in campo anche il fondo americano BlackRock: secondo MF-Milano Finanza, infatti, gli operatori Usa sarebbero tra quelli che hanno manifestato maggiore interesse a entrare a far parte dell’affare, aggiungendosi così al fondo sovrano del Qatar, a Blackstone, al colosso australiano Macquaire e a Poste Vita. Un elenco destinato probabilmente ad allungarsi ancora.

BlackRock, per chi non la conoscesse, è tra le più grandi società d’investimento al mondo e di recente è stata duramente attaccata per la sua svolta ambientalista, secondo i critici in realtà avvenuta soltanto in superficie. Mentre la società americana prometteva impegno assoluto per trasformare le proprie pratiche in senso green, gli attivisti puntavano il dito contro il colosso Usa accusandolo di nascondere sotto uno striminzito tappeto una montagna di polvere: “BlackRock continuerà ad investire nei combustibili fossili e a finanziare imprese che distruggono la foresta amazzonica, ignorando i diritti dei popoli autoctoni” è stato l’attacco del gruppo Extinction Rebellion.

Per non parlare del coinvolgimento della stessa BlackRock nello scandalo dividendi che aveva interessato negli scorsi mesi l’Europa, Germania in primis. Una pratica illegale che sottrae al fisco miliardi di euro e venuta alla luce proprio con le perquisizioni negli uffici tedeschi del colosso americano. L’ennesimo nome, insomma, che non può certo far dormire sonni tranquilli agli italiani, considerando che in prima linea, bene ricordarlo, c’è pur sempre l’istituzione finanziaria che gestisce i risparmi dei nostri cittadini.

Per quanto riguarda la trattativa non ancora conclusa con i Benetton, intanto, il meccanismo dovrebbe rimanere più o meno quello annunciato in questi giorni: un aumento di capitale di ammontare variabile in base alla valutazione di Aspi che porterebbe Cassa Depositi e Prestiti ad avere il 33% della società e in seguito la cessione di un 22% di Atlantia ad alcuni fondi, quelli che stanno manifestando interesse proprio in questi giorni. Come BlackRock, per esempio. E allora sì che c’è da stare sereni.

FONTE:https://www.ilparagone.it/attualita/blackrock-il-colosso-americano-che-punta-le-nostre-autostrade/

 

 

 

Politici sempre in vendita: e questa sarebbe democrazia?

La scoperta di Machiavelli è che l’esercizio del potere, ossia la politica (internazionale e nazionale, compreso il potere giudiziario), è complotto: inganno, finzione, doppiezza, affarismo, segreti, tradimento, calunnia, ricatto, disinformazione, prevaricazione, propaganda, manipolazione, (contro)spionaggio, killeraggio, terrorismo, controllo, limitazione delle libertà – il tutto nascosto o giustificato con ragioni ideali ed etiche. E ovviamente, la politica è anche vigorosa negazione di essere quello che è, soprattutto quando si vuole legittimare come democrazia: vuole il consenso popolare per legittimare i suoi atti contrari all’interesse popolare, consenso che non otterrebbe se non nascondendo e negando la propria natura e sforzandosi di screditare chi la analizza e descrive nella sua realtà complottista, accusandolo di complottismo. Che cosa sono i rapporti tra magistrati e politici, e tra politici e banchieri, emersi da recenti scandali, se non complotti? E i falsi dati sulla cosiddetta pandemia, attribuiti alla Protezione Civile per giustificare l’eversiva sospensione della Costituzione, che ora emergono anche grazie ad onesti giudici del Tar del Lazio, non rivelano un complotto del governo?

E un Monti o un Attali, che dichiarano che ci vogliono le crisi e le epidemie per far avanzare la Costrizione Europea e la riformattazione della società, non esprimono forse qualcosa di ancora peggiore di un complotto? E che cosa mostra Francesco-Cossigal’analisi storica, per esempio, su come i governi, anche quelli sedicenti democratici, creano le condizioni per gli interventi militari, se non complotti, macchinazioni, sotterfugi, “false flag”? (Qualche esempio conclamato –  Usa: guerra contro la Spagna, Prima Guerra Mondiale, guerra contro il Vietnam e contro l’Iraq; Francia, Regno Unito e Israele: Suez 1956). Ancora oggi, secoli dopo Machiavelli, i non addetti si meravigliano e si scandalizzano che un partito politico votato per un suo programma incentrato su determinate cose, una volta in Parlamento cambia ‘opinione’, non le fa, o fa cose opposte, o fa un governo con quelli che aveva promesso di combattere, o non si oppone a che una maggioranza faccia cose opposte e che calpesti la Costituzione e i diritti fondamentali.

E’ molte semplice:  per raccogliere voti, il politico di mestiere promette alla sua base elettorale ciò che la base elettorale desidera; poi cambia tutto, una volta che – spesso con grande spesa per la campagna elettorale – sia stato eletto e abbia acquisito lo stipendio da 20.000 euro al mese, viene avvicinato dai lobbisti (gli incaricati della finanza, delle banche, della grande industria, di potenze straniere) che gli promettono altri soldi, solitamente un multiplo dei 20.000, per sostenere gli interessi dei finanzieri, dei banchieri, dei grandi industriali, dei potentati stranieri. Anche il segretario politico si può comperare – costa solo di più. La maggior parte si accorda. Così diventa anche ricattabile per tutta la sua carriera futura. E così, per esempio, le commissioni per le indagini sul malaffare bancario finiscono nell’insabbiamento profondo. Per questo, Luca-Palamaral’idea del vincolo di mandato, che alcuni vorrebbero introdurre, è una cretinata; la linea di un partito è mercenaria: è quella, che tradisce gli impegni elettorali per soldi, non il singolo parlamentare che cambia vessillo. I partiti odierni, e i mass media odierni, sono la forma aggiornata delle compagnie di ventura rinascimentali: combattono per chi paga meglio.

Ciò avviene non solo con i parlamentari, ma anche con i dirigenti e i superburocrati delle istituzioni (comprese le forze armate e le forze dell’ordine) e con i membri del governo: da qui le cosiddette porte girevoli: il ministro lavora bene per la Goldman Sachs svendendo interessi pubblici, poi la Goldman Sachs lo nomina suo “senior advisor”, poi lo manda di nuovo come ministro o premier a continuare l’opera. Così anche nella sanità pubblica, dove abbiamo visto porte girevoli tra l’Istituto Superiore di Sanità e grandi case farmaceutiche (pensate a Poggiolini, De Lorenzo, e i più recenti casi riguardanti la fornitura allo Stato di preparati venduti come vaccinali ma con ben altri effetti e scopi, a seguito degli accordi politici per fare dell’Italia il paese capofila della ‘vaccinazione’ sperimentale obbligatoria a tappeto). Si mercifica anche la politica e la pubblica amministrazione. E’ logico, è Della-Lunacoerente. Basta assoldare chi ha il potere decisionale e di controllo. Dopo il dogma politico che il sovrano sia eletto da Dio, la più grande menzogna politica è che la democrazia esista.

Negli Usa il lavoro di lobbying, cioè comperare i politici, è riconosciuto, legittimato, dichiarato – cioè, il politico dichiara i soldi ricevuti per assecondare certi interessi. In Italia non è riconosciuto e avviene nascostamente, ma forse proprio per questo è più forte e nocivo. Dal caso Palamara e da altri, l’opinione pubblica ha potuto vedere che il lobbismo interessa anche quel settore della politica che, per finzione o abitudine, viene chiamato ‘giustizia’. Tra ricattabilità e corruttibilità, la nostra classe politica e burocratica è disponibile a fare di tutto e a sacrificare, come ha già fatto, la salute pubblica, oltre ovviamente alla legalità e all’ordine pubblico. Per tutte queste ragioni, il cittadino dovrebbe stare in costante allerta contro lo Stato e la pubblica amministrazione, comprese la giustizia e la sanità, ma incominciando dall’informazione pubblica. Ps: a ricordo dei tempi ingenui e più belli, in cui l’intelligence era meno tecnologica e l’evidenza di quanto sopra era meno brutale e tutto si poteva raccontare più letterariamente, vi rinvio a  un pregevole pezzo di sentita nostalgia per il buon Cossiga: Paolo Guzzanti scrive su “Il Giornale” di oggi del “Premio Francesco Cossiga per l’intelligence” istituito dalla Società Italiana di Intelligence. Presidente della giuria Gianni Letta, vicepresidenti Giuseppe Cossiga e Mario Caligiuri.

(Marco Della Luna, “Lobbismo, complottismo, opposizione fantasma”, dal blog di Della Luna del 26 luglio 2020).

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/07/politici-sempre-in-vendita-e-questa-sarebbe-democrazia/

 

 

 

 

Il finanziamento della politica nell’Italia repubblicana. Le premesse.

Il finanziamento della politica (e dei partiti in particolare) è uno dei temi più scabrosi della storia della Prima repubblica (per ora, fermiamoci al 1993, dopo è un’altra storia di cui parlare in una apposita occasione) e sul quale si sentono spesso castronerie di grosso calibro. Per cui, cerchiamo di mettere un po’ di ordine nella questione.

E partiamo da una constatazione addirittura banale, ma solitamente ignorata in alcune conseguenze: a differenza di quel che era accaduto in Francia, Inghilterra e paesi scandinavi, l’Italia aveva conosciuto l’esperienza del fascismo il che, oltre che le ben note condizioni di privazione delle libertà eccetera, comportò la nascita di un diffuso gigantismo organizzativo. Il fascismo mise in divisa tutti gli italiani, dai figli della Lupa ai veterani di guerra ed a tutti dette un organismo di appartenenza, sedi fisiche di raccolta, inni e labari; ma non solo: crebbero come funghi e si svilupparono gli enti di Stato che erano, a tutti gli effetti, pezzi del sistema. E il tutto costituiva una costosa e pervasiva macchina che organizzava il consenso.
Le stesse considerazioni non valgono per la Germania, perché le istituzioni naziste vennero rase al suolo –esattamente come le città- il paese venne smembrato. I partiti della nuova Germania (quella dell’Ovest) furono partiti di massa, esattamente come lo erano stati prima del 1933, ma non come era stato il partito nazista con le sue propaggini e la soluzione di continuità con il III Reich fu netta.

Lo stesso non si può dire del caso italiano dove il Pnf venne sciolto, ma molte istituzioni collaterali sopravvissero, magari cambiando nome, e soprattutto sopravvisse la foresta degli enti del parastato che divennero subito terreno di conquista dei vari partiti che ne fecero canali di raccolta del consenso.

Quindi, all’alba della Repubblica, gli Italiani erano già abituati a concepire la politica in termini di grandi apparati, in cui la potenza organizzativa faceva premio sulla penetrazione di una determinata cultura politica. Si passò dalla “forma partito di Stato” alla “forma partiti di Stato”: le premesse del “sovratono partitico” (come l’ha chiamata qualcuno) tipica del sistema italiano erano già poste prima della Repubblica.

E infatti, dal primo momento il sistema politico si organizzò in una gerarchia di rapporti di forza che restò costante sino alla fine degli anni ottanta: al vertice i tre partiti di massa (nell’ordine Dc, Pci e Psi) poi i minori, che non riuscirono mai ad entrare nell’”Olimpo” dei maggiori.

Ed i partiti di massa furono tali perché ebbero forti apparati, con sezioni diffuse sin nei centri minori, e possibilmente in ogni singolo quartiere delle città, con schiere di funzionari, sedi, quotidiani, forti spese per la propaganda, le campagne elettorali, i congressi eccetera. E qui si pone il problema del finanziamento che ciascuno di essi affrontò a suo modo. I partiti laici (cui si aggiunse la destra socialista costituita in Psdi) ed i due partiti di destra (monarchici e fascisti) furono sempre confinati nella serie cadetta (un po’ meno Msi e Psdi che ebbero un peso medio , ma ben distante dalla serie A, generalmente più modesta la collocazione di liberali e repubblicani) perché non ebbero mai la forza organizzativa e finanziaria per aprire sezioni in tutti i centri minori.

Più complesso fu il processo di formazione dei nuovi partiti di massa. La Dc inizialmente si basò su due punti di forza: il notabilato parlamentare ereditato dal vecchio Ppi e il forte radicamento della Chiesa cattolica che, oltre che il mondo delle parrocchie (presso le quali, normalmente, avevano sedi le sezioni della Dc), mise a disposizione il numeroso e diffuso associazionismo laicale (dalle Acli alla Fuci, dal Centro italiano Femminile alla Coldiretti o all’ Acai che organizzava gli artigiani). Inizialmente, la Dc, che ricevette su un vassoio d’argento questo formidabile sistema organizzativo, non avendo un forte ceto funzionariale, ebbe solo limitati problemi di finanziamento (giusto per i congressi e le campagne elettorali in un’epoca in cui entrambe le cose avevano costi incomparabilmente più bassi di quelli che avranno dagli anni sessanta in poi) che furono agevolmente risolti con le occasionali sovvenzioni degli industriali e di oltre Atlantico.

I problemi iniziarono con la segreteria Fanfani (1954) che promosse la formazione di un apparato organizzativo autonomo dalla Chiesa.

Al contrario, il Pci (che, ovviamente, non poteva godere dell’appoggio della Chiesa e del suo grande insediamento organizzativo) si dette ben presto un forte apparato con migliaia di funzionari, sezioni di partito ovunque possibile (Togliatti lanciò lo slogan “Una sezione per ogni campanile”), un quotidiano ufficiale e, dopo, altri di fiancheggiamento. Soprattutto una robusta serie di organizzazioni di massa finanziate dal partito stesso (la Cgil fa storia a sé da trattare in un apposito capitolo). Parleremo più avanti delle caratteristiche del “partito nuovo” togliattiano che univa in sé il “partito di quadri” di tradizione bolscevica con il “partito di massa” di tradizione

E questo implicò fortissime spese sin dall’inizio. I meno fortunati furono i socialisti: inizialmente avevano una forza elettorale pari a quella comunista (anzi un po’ superiore, dato che, alla Costituente , ebbero un seggio in più del Pci). Ma questo era l’eredità del vecchio insediamento socialista precedente al fascismo. Ma fu sempre un insediamento prevalentemente di opinione, scarsamente innervato da un apparato centralizzato.

Dopo, la scissione della destra del partito (che dette vita al Psli, poi Psdi) e la sciagurata scelta di fare liste comuni con il Pci nel Fronte Popolare, nel 1948, dettero un colpo decisivo che portò il Psi a pesare meno della metà del Pci. Ed il Psi divenne il più piccolo dei partiti di massa, ma forse il più grande dei partiti minori, tormentato da ricorrenti scissioni ed incapace sempre di superare il 14% dei voti nelle elezioni politiche.

Sulla base di queste condizioni di partenza, incise in modo determinante il diverso accesso alle risorse finanziarie.

Aldo Giannuli

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FONTE:http://www.aldogiannuli.it/il-finanziamento-della-politica-nellitalia-repubblicana-le-premesse/

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Emmy Awards 2020 – ecco tutte le nomination

Ecco tutte le serie nominate per i 72° Primetime Emmy Awards, i premi americani ai migliori programmi televisivi dell’anno, che si terranno il 20 settembre.

– Ultimo aggiornamento: 28 Luglio 2020

Sono state rese note le nomination per i Primetime  Emmy Awards 2020, la cui serata di premiazione si terrà il 20 settembre

Ci sono tante incognite intorno ai 72° Primetime Emmy Awards, a cominciare da come verranno fatti, visto che la pandemia non sembra voler retrocede, specialmente negli Stati Uniti, luogo d’origine dei premi destinati ai migliori programmi televisivi dell’anno. I Primetime Emmy Awards sono infatti un premio conferito dalla Academy of Television Arts & Sciences ai programmi televisivi statunitensi di prima serata. Ma nonostante i mille dubbi e le incertezze, ecco giungere fino a noi le nomination per questa edizione, decisamente unica nella storia dei Premi.

L’edizione del 2019 non aveva nessun conduttore, e forse questa mancanza è stata accusata dal pubblico a casa, ma l’edizione del 2020 vedrà il conduttore Jimmy Kimmelprendere possesso del palco! La trasmissione televisiva avrà luogo come previsto domenica 20 settembre, ma queste sono le uniche informazioni che si hanno al momento, la modalità in cui avverrà la premiazione deve ancora essere decisa e verrà annunciata prossimamente dalla commissione preposta. Secondo gli addetti ai lavori tra gli scenari possibili esplorati per gli Emmy 2020 c’è anche una versione completamente virtuale.

Leslie Jones ha oggi condotto la presentazione live-streaming per annunciare tutti i nominati di questa edizione, aiutata da Laverne Cox, Josh Gad e Tatiana Maslany.

Ecco tutte le nomination per gli Emmy 2020:

Drama Series

“Better Call Saul” (AMC)
“The Crown” (Netflix)
“The Handmaid’s Tale” (Hulu)
“Killing Eve” (BBC America/AMC)
“The Mandalorian” (Disney Plus)
“Ozark” (Netflix)
“Stranger Things” (Netflix)
“Succession” (HBO)

Actor in a Drama Series

Jason Bateman (“Ozark”)
Sterling K. Brown (“This Is Us”)
Steve Carell (“The Morning Show”)
Brian Cox (“Succession”)
Billy Porter (“Pose”)
Jeremy Strong (“Succession”)

Actress in a Drama Series

Jennifer Aniston (“The Morning Show”)
Olivia Colman (“The Crown”)
Jodie Comer (“Killing Eve”)
Laura Linney (“Ozark”)
Sandra Oh (“Killing Eve”)
Zendaya (“Euphoria”)

Comedy Series

“Curb Your Enthusiasm” (HBO)
“Dead to Me” (Netflix)
“The Good Place” (NBC)
“Insecure” (HBO)
“The Kominsky Method” (Netflix)
“The Marvelous Mrs. Maisel” (Amazon Prime Video)
“Schitt’s Creek” (Pop TV)
“What We Do in the Shadows” (FX)

Actor in a Comedy Series

Anthony Anderson (“Black-ish”)
Don Cheadle (“Black Monday”)
Ted Danson (“The Good Place”)
Michael Douglas (“The Kominsky Method”)
Eugene Levy (“Schitt’s Creek”)
Ramy Youssef (“Ramy”)

Actress in a Comedy Series

Christina Applegate (“Dead to Me”)
Rachel Brosnahan (“The Marvelous Mrs. Maisel”)
Linda Cardellini (“Dead to Me”)
Catherine O’Hara (“Schitt’s Creek”)
Issa Rae (“Insecure”)
Tracee Ellis Ross (“Black-ish”)

Limited Series

“Little Fires Everywhere” (Hulu)
“Mrs. America” (Hulu)
“Unbelievable” (Netflix)
“Unorthodox” (Netflix)
“Watchmen” (HBO)

Television Movie

American Son (Netflix)
Bad Education (HBO)
Dolly Parton’s Heartstrings: These Old Bones (Netflix)
El Camino: A Breaking Bad Movie (Netflix)
Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy vs. The Reverend (Netflix)

Actor in a Limited Series or Movie

Jeremy Irons (“Watchmen”)
Hugh Jackman (“Bad Education”)
Paul Mescal (“Normal People”)
Jeremy Pope (“Hollywood”)
Mark Ruffalo (“I Know This Much Is True”)

Actress in a Limited Series or Movie

Cate Blanchett (“Mrs. America”)
Shira Haas (“Unorthodox”)
Regina King (“Watchmen”)
Octavia Spencer (“Self Made”)
Kerry Washington (“Little Fires Everywhere”)

Reality Show Host

Amy Poehler, Making It
Nicole Byer, Nailed It!
Bobby Berk, Queer Eye
RuPaul, RuPaul’s Drag Race
Barbara Corcoran, Shark Tank
Padma Lakshmi, Top Chef

Reality/Competition Series

“The Masked Singer” (FOX)
“Nailed It” (Netflix)
“RuPaul’s Drag Race” (VH1)
“Top Chef” (Bravo)
“The Voice” (NBC)

Variety Sketch Series

“A Black Lady Sketch Show” (HBO)
“Drunk History” (Comedy Central)
“Saturday Night Live” (NBC)

Variety Talk Series

“Daily Show with Trevor Noah” (Comedy Central)
“Full Frontal with Samantha Bee” (TBS)
“Jimmy Kimmel Live” (ABC)
“Last Week Tonight with John Oliver” (HBO)
“Late Show with Stephen Colbert” (CBS)

Supporting Actor in a Drama Series

Giancarlo Esposito (“Better Call Saul”)
Bradley Whitford (“The Handmaid’s Tale”)
Billy Crudup (“The Morning Show”)
Mark Duplass (“The Morning Show”)
Nicholas Braun (“Succession”)
Kieran Culkin (“Succession”)
Matthew Macfadyen (“Succession”)
Jeffrey Wright (“Westworld”)

Supporting Actress in a Drama Series

Laura Dern (“Big Little Lies”)
Meryl Streep (“Big Little Lies”)
Helena Bonham Carter (“The Crown”)
Samira Wiley (“The Handmaid’s Tale”)
Fiona Shaw (“Killing Eve”)
Julia Garner (“Ozark”)
Sarah Snook (“Succession”)
Thandie Newton (“Westworld”)

Supporting Actor in a Comedy Series

Mahershala Ali, Ramy
Alan Arkin, The Kominsky Method
Andre Braugher, Brooklyn Nine-Nine
Sterling K. Brown, The Marvelous Mrs. Maisel
William Jackson Harper, The Good Place
Daniel Levy, Schitt’s Creek
Tony Shalhoub, The Marvelous Mrs. Maisel
Kenan Thompson, Saturday Night Live

Supporting Actress in a Comedy Series

Betty Gilpin, GLOW
Yvonne Orji, Insecure
Cecily Strong, SNL
Kate McKinnon, SNL
Annie Murphy, Schitt’s Creek
D’Arcy Carden, The Good Place
Alex Borstein, The Marvelous Mrs. Maisel
Marin Hinkle, The Marvelous Mrs. Maisel

Supporting Actor in a Limited Series or Movie

Yahya Abdul-Mateen II, Watchmen
Jovan Adepo, Watchmen
Tituss Burgess, Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy vs. The Reverend
Louis Gossett Jr., Watchmen
Dylan McDermott, Hollywood
Jim Parsons, Hollywood

Supporting Actress in a Limited Series or Movie

Uzo Aduba, Mrs. America
Toni Collette, Unbelievable
Margo Martindale, Mrs. America
Jean Smart, Watchmen
Holland Taylor, Hollywood
Tracey Ullman, Mrs. America

Guest Actor in a Drama Series

Andrew Scott, Black Mirror (“Smithereens”)
James Cromwell, Succession
Giancarlo Esposito, The Mandalorian
Martin Short, The Morning Show
Jason Bateman, The Outsider
Ron Cephas Jones, This Is Us

Guest Actress in a Drama Series

Cicely Tyson, How to Get Away With Murder
Laverne Cox, Orange Is the New Black
Harriet Walter, Succession
Cherry Jones, Succession
Alexis Bledel, The Handmaid’s Tale
Phylicia Rashad, This Is Us

Guest Actor in a Comedy Series

Adam Driver, Saturday Night Live
Luke Kirby, The Marvelous Mrs. Maisel
Eddie Murphy, Saturday Night Live
Dev Patel, Modern Love
Brad Pitt, Saturday Night Live
Fred Willard, Modern Family

Guest Actress in a Comedy Series

Angela Bassett, A Black Lady Sketch Show
Bette Midler, The Politician
Maya Rudolph, The Good Place
Maya Rudolph, Saturday Night Live
Wanda Sykes, The Marvelous Mrs. Maisel
Phoebe Waller-Bridge, Saturday Night Live

FONTE:https://www.cinematographe.it/serie-tv/emmy-awards-2020-nomination/

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

Politici di sinistra e destra accomunati dalle lacune in geografia
Ecco Le Gaffe Più Esilaranti

Di 28 Luglio 2020

Le lacune geografiche sono trasversali: riguardano molti dei nostri politici, sia di destra che di sinistra. E rendono palese un dato di fatto: in Italia occorre senza dubbio valorizzare lo studio della geografia nella scuola dell’obbligo, poiché sembra essere materia alquanto trascurata.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ad esempio, ritiene che la Russia sia un Paese mediterraneo e che Matera sia collocata in Puglia. Gigino sostiene per di più che Pinochet fu dittatore del Venezuela (anziché del Cile) e che Napoleone combatté ad Auschwitz.

La dem Valeria Fedeli, ex ministro dell’Istruzione (il che fa accapponare la pelle), invece, pensa che in Afghanistan ci sia il mare con spiaggia annessa.

Giorgia Meloni, dal canto suo, qualche anno fa raccontò di essere stata “a Dublino, in Scozia”. Il suo collega Ignazio La Russa ha chiamato “kazakistani” gli abitanti del Kazakistan

Renzo Bossi, quando era consigliere regionale di Lega Nord in Lombardia, in occasione dell’inaugurazione del trading center nella provincia di Varese dove avrebbero alloggiato atleti australiani affermò: “Sarà un nuovo ponte tra l’Italia e l’Australia e quindi troveremo molti canadesi in giro per Varese”. Del resto, è noto, oltre che logico, che in Australia dimorino tanti canadesi. Renzo lo avrà appreso in Albania, dove si è laureato.

Peggio di lui un altro scomparso della politica di cui non sentiamo la mancanza, ossia Gianfranco Fini, il quale fu autore di questa frase tanto infelice quanto comica: “Il Darfur non è per il mangiare, se non mi sbaglio”. Forse confuse il Darfur, una delle province del Sudan, con la catena di supermercati Carrefour. No comment.

Alessandro Di Battista contribuisce a tenere alta la bandiera dell’ignoranza grillina. Anni fa disse: “Nigeria, vai su Wikipedia: il 60% del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola”. Per queste parole il New York Times nel 2015 inserì il nostro caro Dibba tra i più promettenti politici contaballe del mondo e definì le sua dichiarazione: “ridiculous claim”.

Non è da meno il suo compagno di partito, il mitico Danilo Toninelli. L’allora ministro delle Infrastrutture ci regalò una delle sue perle storiche il 9 ottobre del 2018, quando proclamò convinto: “Sapete quante delle merci italiane e quanti degli imprenditori italiani utilizzano con trasporto principalmente ancora su gomma il tunnel del Brennero?”. Peccato che il tunnel del Brennero non esista, e allorché i lavori per la sua costruzione verranno portati a termine, esso sarà un tunnel solamente ferroviario.

Quando era sindaco di Milano, Letizia Moratti ebbe una discussione su Twitter con un abitante del quartiere milanese di Sucate (ella credeva che esistesse sul serio) e si mostrò preoccupata per la costruzione di una moschea in via Puppa.

“Novi Ligure? Si trova in Liguria”. Fu la gaffe di Giovanni Toti, già a poche ore dall’annuncio della sua candidatura a governatore della Liguria nell’aprile del 2015. Peccato che Novi Ligure sia un piccolo paese in provincia di Alessandria, Piemonte. Lo strafalcione tuttavia non impedì al forzista di vincere le elezioni.

Come, del resto, non conoscere un tubo di geografia non ha precluso a Di Maio il sogno (che in un Paese normale sarebbe stato impossibile) di essere posto alla guida della Farnesina.

Amen.

FONTE:https://www.lafinestradiazzurra.it/politici-di-sinistra-e-destra-accomunati-dalle-lacune-in-geografia-ecco-le-gaffe-piu-esilaranti/

 

 

BELPAESE DA SALVARE

UN “ESPOSTO EPOCALE”, IL 31 LUGLIO, PER LA VERITÀ SUL COVID – Maurizio Sarlo

 

 

 

Via il segreto di Stato sul Covid. Il Tar: pubblicate quegli atti

Palazzo Chigi e Protezione civile dovevano rendere pubblici i verbali del Comitato tecnico scientifico

Dario Martini 

Giuseppe Conte non riesce a festeggiare in santa pace l’accordo raggiunto a Bruxelles. Il suo problema sono proprio le donne. Prima ci si è messa l’ex moglie, che a capo di altre 11 colleghe dell’avvocatura dello Stato, ha vinto il ricorso contro Palazzo Chigi e il Tesoro ottenendo un bel risarcimento danni. Adesso ecco altre donne che mettono nei guai il premier, ordinando: fuori entro 30 giorni tutti gli atti secretati dalla presidenza del Consiglio dei ministri sulla emergenza Covid. Le tre donne in questione sono Mariangela Caminiti, Ines Simona Immacolata Pisano e Lucia Gizzi, i tre giudici amministrativi del Tar del Lazio (sezione prima quater) che hanno emesso la sentenza che impone alla presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della protezione civile di rendere pubblici i verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) in base a cui sono state prese tutte le decisioni più importanti per affrontare l’emergenza.

È in base a questi verbali che Conte ha adottato tutti i famosi dpcm con cui ha compresso le libertà fondamentali per garantire la tutela della salute degli italiani. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, durante le sue famose conferenze stampa (quelle dove venivano snocciolati i numeri dei morti e dei contagiati) aveva spiegato che non gli era possibile rendere pubblici i verbali delle riunioni del Cts.

Venivano considerati dati sensibili, che sarebbe stato opportuno rendere pubblici solo ad emergenza finita. Addirittura, questi verbali erano secretati anche per alcuni membri del governo, come il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che a maggio era sbottato: «Li tengono nascosti anche a me».

Adesso, si scopre che non si poteva fare. Bisogna ringraziare tre avvocati: Rocco Mauro Todero, Vincenzo Palumbo e Andrea Pruiti Ciarello, i quali si erano visti respingere l’accesso agli atti dal Dipartimento della protezione civile. Ma non si sono scoraggiati, hanno presentato ricorso al Tar e, adesso, lo hanno vinto. Il Tar, con sentenza pubblicata ieri, ha dato loro ragione e ha ordinato piena trasparenza sui verbali del Cts. Le valutazioni degli esperti, su cui Conte ha basato le sue decisioni, non sono dati sensibili.

Quei verbali non potevano essere secretati. Scrivono i giudici amministrativi nella sentenza:<ET>«L’Amministrazione ha opposto all’ostensione dei richiamati verbali solo motivi “formali” attinenti alla qualificazione degli stessi come “atti amministrativi generali”, ma non ha opposto ragioni sostanziali attinenti ad esigenze oggettive di segretezza o comunque di riservatezza degli stessi al fine di tutelare differenti e prevalenti interessi pubblici o privati tali da poter ritenere recessivo l’interesse alla trasparenza rispetto a quello della riservatezza». Non solo. Secondo il Tar, non aveva nemmeno senso la spiegazione di Borrelli per cui sarebbe stato opportuno rendere pubblici i verbali una volta terminata l’emergenza. Una motivazione che viene considerata «illogica» e «contraddittoria». Infine, il collegio giudicante spiega che «deve essere consentito l’accesso ad atti, come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l’adozione dei descritti DDPCM, si connotano per un particolare impatto sociale, sui territori e sulla collettività». Tradotto: l’emergenza era così grave che i cittadini avevano il sacrosanto diritto di conoscere tutte le motivazioni per cui venivano compresse a tal punto le loro libertà.

FONTE:https://www.iltempo.it/attualita/2020/07/23/news/coronavirus-via-segreto-stato-tar-sentenza-verbali-comitato-tecnico-scientifico-governo-giuseppe-conte-23947340/

 

 

 

Agli italiani le riforme di Monti, agli altri occidentali pioggia di soldi!

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di Marco Giannini – Esiste una narrazione dominante che racconta di un Giuseppe Conte che “ha vinto”, con tanto di foto trionfante “Casalino style” con la mascherina e il pugno, ma che non spiega su cosa.

Forse la vittoria è rappresentata dall’aver evitato che un singolo paese disponesse del freno a mano sulle nostre spese? Intanto il freno a mano è rimasto e resta in mano a Bruxelles (umiliante), ma poi rispetto agli accordi di massima di Maggio non è cambiato niente se non circa tre miliardi in meno a fondo perduto (cioè quelli che non dobbiamo dare indietro) e una trentina circa in più a debito (pubblico). Ma il debito non era una catastrofe?

Il totale dei 209 miliardi verrà erogato in sei anni a partire da primavera 2021 (chissà come festeggiano gli imprenditori che ne necessitano adesso) e per quanto riguarda l’ammontare a fondo perduto, esso non è di 81 MD ma di 26 visto che il fondo stesso è creato con nostri 55 MD. Questa cifra equivale ai famosi 600 euro erogati alle imprese in primavera. Gli ulteriori 128 MD a debito saranno un macigno per ben trenta anni! Ci attendono tre decenni quindi in cui saremo pignorati…anzi! In cui i nostri figli saranno pignorati e accusati dalle solite cazzate tipo “ittaliani tepitori, colpefoli, pakare, paffi neri piza mantolino” (vedasi Regling, Hoekstra, Oettinger, Djisselbloem, Der Spiegel ecc ecc).

Mentre in paesi non certo comunisti, tipo USA, Inghilterra, Giappone, Australia hanno stampato moneta (senza quindi costi per i cittadini) ed hanno erogato l’equivalente di 15 mila euro a famiglie e imprese, subito! Le famiglie e le imprese risentono meno, in questo modo, del coronavirus, tranne ovviamente il rimanere chiusi in casa e il girare con le mascherine.

Forse l’affermazione giubilante di larga parte degli italiani è inerente la leadership del 5s che adesso, complici i media, appare quasi scontata per il non iscritto Conte? Guai a dirlo che non è iscritto, se critichi qualcosa sei tacciato di essere leghista, di essere Paragone, di essere fascista, renziano ecc.

Questa tecnica di chiamare in causa sempre il nemico esterno è stata coniata da Orwell nella Fattoria (vedasi Palladineve) ed è tipica dell’esaltazione ed è uno dei motivi per cui in UE ci disprezzano (al netto del fatto che molti berciano contro Renzi ma ci governano, come i “ladri di Pisa”!).

Sembra quasi che sia avvenuta una fusione alla Dragonball tra Mario Monti e il grillismo fanatico: i media appoggiano Conte che ci serve l’austerity montian-europea, parlano di vittoria a cucchiaio sull’Olanda (mentre i media tedeschi ci sfottono per la nostra ingenuità fanatica) ma allo stesso tempo queste azioni godono dell’appoggio accanito degli “onesti”. Aggiungo anche il Super Mario Monti associato a Balotelli nel 2012 a contorno…

Adesso se critichi sei “di destra”, sei “sovranista” (termine imbecille costruito dai media per allontanare dalle orecchie dei cittadini determinate realtà economiche) e magari puzzi anche.

Non è passata inosservata neanche la tipica “finestra di Overton” dal no euro, no Bibbiano all’eurolove del MoVimento.

E’ bastata l’equazione idiota Salvini uguale sovranista, Salvini uguale nemico di Conte, Conte uguale reddito di cittadinanza, sovranismo nemico del reddito di cittadinanza e del Sud.  A questo gioco progressista/politically correct ha lavorato alla grandissima il buon Tommaso Merlo.

 Essendo anche io euforico per la vittoria del Premier riporto le sue parole “con il Recovery Fund abbiamo salvato la moneta ed il mercato unico! Certo Presidente ma non ha salvato certo gli italiani, li ha ipotecati per 30 anni! Next generation UE (appunto…), bel regalo che lasciamo sulle spalle di figli e nipoti.

Sia chiaro, questa sconfitta (perché di tale si tratta) non è da imputare a Conte perché dal Consiglio Europeo nessuno avrebbe ottenuto di più o di meno: quando sono stati bocciati gli eurobonds da Frau Merkel in primavera, è lì che siamo stati sconfitti e, come detto in questo pezzo, (https://infosannio.com/2020/07/22/conte-e-il-recovery-fund-trionfalismi-o-catastrofismi-analisi-realistica-del-post-consiglio-europeo/) era in quel preciso istante, a primavera, che dovevamo disporre una uscita concordata, shiftata al post Covid.

Nessuno intanto fa caso al fatto che i media che hanno esaltato prima Prodi e Berlusconi, Monti, Renzi, Gentiloni adesso elogiano Conte! Mi chiedo se ai grillini ciò non puzzi o se basta loro l’essersi inseriti nel potere ed aver sostituito le poltrone dei precedenti politicanti con le proprie, mantenendo identiche politiche eurosuicide. Molto più semplice stare quassù se si sta da questa parte, vero? Il Nobel Economico Stiglitz in “Freefall” aveva previsto che per trattare la UE come fu ridotto il sud est orientale, per costringere alla austerity neoliberale ed alla cessione di sovranità (cioè di diritti!!!) avrebbero dovuto utilizzare in modo impeccabile i media! Ciò sta avvenendo.

L’Italia nessuno in UE vuole ucciderla definitivamente, o espellerla, altrimenti non potrebbe essere costantemente dissanguata, munta; questa non è una vera unione, vedasi negazione degli eurobonds, ma un campo di battaglia e di sottomissione: siamo un paese in ginocchio di fronte ai paesi del centro.

Siccome quando si unifica un continente c’è sempre chi ci guadagna tanto e chi ci rimette tanto (tanto è la parola giusta), i media vengono utilizzati affinché le popolazioni “perdenti” si accorgano il meno possibile del salasso, dello stato di soffocamento costante della propria economia. La tifoseria 8e l’opportunismo) è congeniale a questo gioco.

Spesso si perde perché si è svantaggiati prima, a volte si perde perché le condizioni accettate da dei traditori sono svantaggiose. I traditori pensano “devo unire sennò lo farà un altro al mio postome ne frego se poi la mia popolazione starà male”. Perché lo fanno? Perché ci sono degli interessi! Se io fossi come un D’Alema (per fortuna no) avrei tutto l’interesse ad unire la UE perché così diventerei parte dell’establishment europeo (non più solo italiano) e garantirò ai miei discendenti generazioni di agi, ipocriti onori e prebende! Tengono anche loro famiglia…

Vista la scorrettissima orgia mediatica in atto, nessuno me ne vorrà se la mia voce è dissonante (tanto rimarrà inascoltata se non condivisa dai lettori)…eppure mi sembra di parlare da pentastellato (e di avere dall’altra parte tanti bugiardi della seconda Repubblica).

Sento quindi che abbiamo vinto e sono così festoso anche io…! Ma rispetto al mondo extra UE cosa abbiamo vinto? Abbiamo ottenuto che Conte (ma non è colpa sua come detto) se ne è tornato con condizionalità, riforme strutturali, un debito pubblico oltre il 160% (a causa della parte a debito del Recovery da restituire in 30 anni!) e un bonus da 600 euro una tantum, a fondo perduto (come spiegato sopra sono i famosi 26 MD).

(Aggiungo che a primavera se non protestavamo PD e M5s volevano erogare solo 3.5 MD per l’emergenza Covid; invito tutti gli smemorati a ricercare in rete)…

Adesso quindi stiamo esultando per 600 euro + le 600 di primavera = 1200, peraltro ricevendo in dote una montagna di debito pubblico, quando nei paesi occidentali extra UE, senza condizioni e riforme assurde e senza costi per nessuno, ricevono l’equivalente della bellezza di 15000 euro.

Come al solito, come nella crisi scaturita dalla Lehman Brothers, in UE si socializzano le perdite, perché le riforme strutturali equivalgono a quello!

Con queste cifre non si tratterà solo di debito ma anche di ripercussioni sulla economia, sul lavoro, sui diritti sociali: credete che le fesserie fucsia, la retorica politically correct che vi daranno in pasto, compenseranno tutto ciò?

Tornando ai 209 MD complessivi, in cambio dovremo fare le riforme strutturali, quelle che voleva Mario Monti, magari saranno infarcite di retorica ambientalista e della lobby LGTB (i più euroeccitati) ma il fine sarà il drenare soldi dal nostro paese (con l’austerity) verso l’industria tedesca che ha tanto, tanto bisogno di essere convertita a basso costo verso l’idrogeno di Elon Musk (Prosit!). Ed anche qua ce ne sarebbe da dire…i suoi soldi influenzano e corrompono la democrazia prostituta UE….

E quindi?

Qualora dicessimo “no” alla riforma (ad esempio) che alza l’età pensionistica, la BCE intenzionalmente non farà il suo compito, lo spread si impennerà e cederemo, anzi, obbediremo (tra accuse e sberleffi stereotipati e razzisti di olandesi, tedeschi, francesi ecc).

L’agenda di riforme strutturali (ricordate Monti quando uso sto termine?) è già stata disposta in questi mesi…

I soldi (e il debito) che riceveremo non potremo investirli in opere che vogliamo noi, magari concorrenziali rispetto ai tedeschi o a forte margine di crescita di PIL, ma saremo costretti a utilizzarli come, dove e quando vogliono “loro”. Da un lato in questo modo sarà più difficile che questo danaro se lo intaschi qualcuno ma sarà il viatico per una bella perdita di competitività.

Non ha senso tagliarsi i coglioni per far dispetto alla moglie non credete? Vi immaginate quanto potrebbe essere felice un lavoratore che viene a sapere che dovrà lavorare sei anni di più per riposarsi in pensione quando gli diranno “eh sì è vero, la pensione è rimandata di qualche annetto ma adesso alcune grandi aziende ricevono in cambio incentivi green per le auto a idrogeno ed i monopattini”.

E’ opportuno tutto questo? Intanto è già in arrivo una tassa letale: ho sempre affermato che se tornassimo ad avere una BC pubblica italiana potremmo stampare moneta per avere acquedotti pubblici con acqua di alta qualità in ogni angolo del paese, potremmo ptornare a consumare e risparmiare dal rubinetto e invece no! La megatassa sulla plastica in arrivo da Bruxelles sarà alla fine pagata come obolo dalla cittadinanza festosa. Con buona pace dei residui della nostra industria che sarà smantellata (per la felicità della Germania). Tutto come previsto finiremo per avere una svendita all’estero di altri assets privati e pubblici (che porteranno via i profitti dal nostro paese essendo comprati da stranieri), la chiusura di molte piccole imprese e forse qualche altro suicidio…

Sono sincero, questa è la verità, questa è la ve-ri-tà.

Sono felice di non far parte del M5s perché non voglio essere partecipe di questo epocale tradimento che, in aggiunta, comporterà l’ennesima contrazione della domanda aggregata.

Happy yeah, We are the champions! Conte ha vinto!”.

Marco Giannini

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/07/23/agli-italiani-le-riforme-agli-altri-occidentali-pioggia-soldi/#comment-89150

 

 

 

Piacenza, i Carabinieri, Esaù e Giuseppe Verdi

Non c’è nulla di cui meravigliarsi, il pometo ha i parassiti. Ma è così per motivi assai diversi da quelli che comunemente vengono discussi

commenti di ogni genere sui fatti di Piacenza si sprecano, e non è assolutamente il caso di entrare nel merito della vicenda specifica. Piuttosto, è il caso di porsi il tema, anch’esso ormai famoso, del cesto di mele marce o del pometo malato. Se il titolo vi pare strano abbiate la compiacenza di seguirmi, concedetemi questo credito. Piacenza è già smarcata, un quarto dei temi è andato.

Anticipo la conclusione: non c’è nulla di cui meravigliarsi, il pometo ha qualche parassitosi. Ma è così per motivi assai diversi da quelli che comunemente vengono discussi, salve lodevoli eccezioni.

Una quarantina di anni fa, Indro Montanelli scrisse un magnifico articolo nel quale affermava che gli italiani amano i Carabinieri perché riconoscono in loro le virtù italiche prive dei difetti tricolori. E aveva ragione. L’assenza dei difetti “de noantri” non era casuale ma frutto di un rigoroso sistema, che riconosceva alle figure poste in autorità poteri molto ampi e incisivi e che nel tempo sono stati dichiarati non conformi alla posizione del Carabiniere di “impiegato pubblico”. Quindi, non tutti quelli che ora si lamentano hanno moralmente il diritto di farlo, qualcuno abbia il pudore del silenzio.

Partiamo dall’inizio, ossia dall’arruolamento. Era proverbiale il controllo sulla moralità della famiglia di provenienza dell’aspirante carabiniere: informazioni accurate fino alla settima generazione e “spulciamento” di ogni possibile aspetto, sul presupposto che l’ambiente di provenienza fosse determinante per la scala di valori che un ragazzo interiorizza. Il Comandante della Compagnia competente doveva firmare un “Attestato di idoneità morale”, senza il quale nessuno poteva essere arruolato. Dirò di più: firmarlo, da parte dell’Ufficiale, era come sottoscrivere una cambiale in bianco, perché se poi quel Carabiniere si fosse macchiato di qualcosa gli accertamenti sarebbero partiti proprio da lì. Qualcuno, magari dopo vent’anni, ti avrebbe chiesto conto del tuo giudizio positivo e avresti potuto pagare caro il fatto di averlo rilasciato. Orbene, siffatta pratica -retaggio di uno Stato occhiuto e moralisteggiante- non è certo più ammissibile nei tempi moderni, in nome della libertà dell’individuo e del suo sacro diritto a partecipare ad un concorso pubblico uti singulo, senza essere penalizzato dall’eventualità di provenire da una famiglia di banditi o di persone di scarsa “moralità”. Cos’è, in fondo, questa “moralità”, se non un pregiudizio basato su concetti opinabili, perché ciascuno deve essere libero di possederne una propria? Un’ulteriore porzione di urlatori di lamentele sarebbe bene che chiudesse il becco.

Quando, nominato Sottotenente, ricevetti in regalo da mio padre una Volvo 740 (usata), appena entrato in Caserma col macchinone venni convocato dal mio Comandante di Sezione, il quale mi chiese senza tanti riguardi come l’avessi pagata. Saputo che l’aveva pagata il vecchio Anchise, mi chiese in visione bollo, assicurazione e libretto di circolazione, come se mi avesse fermato con la paletta. Qualche mese dopo, mi convocò di nuovo e mi chiese il tagliando dell’assicurazione, che in base ai suoi appunti era scaduta giusto quindici giorni prima. La macchina te l’avranno pure regalata, ma mantenerla in regola toccava a te, e dovevi darne conto. Se la stessa scena si verificasse oggi, apriti Cielo! Come si permette un arrogante superiore di ficcare il naso nella mia vita privata, implicitamente dandomi del delinquente? Provate ad immaginarvelo. E un’altra schiera di autori di lamentele sarebbe bene che tacesse.

In provincia di Reggio Calabria arrivavano assai di rado Carabinieri da altre parti d’Italia e non direttamente dalle Scuole, salvo qualche siciliano che intendesse avvicinarsi a casa. Quando arrivavano erano, in genere, trasferiti per motivi disciplinari che recavano un bel “insufficiente” nel libretto personale sulle “Note caratteristiche”, e che erano destinati ad essere congedati qualora il giudizio fosse stato confermato dal nuovo Comandante. Rigavano dritti dritti, e non era raro trovare ex “Insufficienti” tra i migliori Carabinieri d’Italia, raddrizzati nella loro “legione straniera” di deportazione. Provate ad immaginare la scena oggi. L’Avvocato del Carabiniere valutato negativamente presenta immediatamente una istanza di accesso agli atti, finalizzata al ricorso al TAR, ovviamente con istanza di sospensiva perché il trasferimento sarebbe gravemente pregiudizievole. Quindi, la scala gerarchica chiede conto a te che l’hai valutato: sicuro che le cose stiano così? Dove sono le “pezze d’appoggio” che giustificano il giudizio negativo? Ma tu ci avevi mai parlato? Ti sei interessato dei suoi problemi? E via discorrendo. E, molto probabilmente, al giudizio negativo nelle “Note” non potresti nemmeno arrivare, oggi, perché il ricorso al TAR comincerebbe molto prima “avverso un ingiusto provvedimento disciplinare”, premessa indispensabile all’eventuale giudizio di insufficienza… E siccome sono cose che richiedono anni, il coraggioso e cosciente Comandante che ha dato inizio alla “persecuzione” del vagabondo nel frattempo sarebbe stato trasferito altrove, e magari il suo successore non avrebbe avuto lo stesso zelo e la stessa pazienza… Un’altra legione di legittimisti, quindi, non ha diritto alla lamentela.

Vogliamo continuare? Tu Comandante prova a chiedere conto dell’attività di Polizia Giudiziaria, e ti ritroverai con il Carabiniere che insorge perché nessuno tranne l’Autorità Giudiziaria può sindacare gli atti di Polizia Giudiziaria (PG, in gergo). Ed il primo a darti l’altolà probabilmente è qualche Pubblico Ministero (PM), che sul divide et impera fonda il suo potere, sfruttando la familiarità con il Carabiniere esaminato. Magari lo stesso che adesso invoca esemplari sanzioni e approfonditi controlli. Interessi reciproci di bottega, in sostanza. Come ti permetti, che interessi hai dietro?

Poi, scoppia il caso di Piacenza e qualcuno ti chiede perché non hai vagliato accuratamente l’attività di PG del tuo personale… Ma scusatemi: il Codice di Procedura Penale del 1989 mica l’ha approvato il Comandante della Compagnia, no? E cosa dice, il Codice? Che il PM, valutati gli atti di PG, chiede al GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) la convalida degli atti di PG. Cosa vuol dire, sigle a parte? Che ciascuno degli arresti o sequestri oggi sub judice è passato per le mani di ben due diversi Giudici, i quali hanno approvato e convalidato ogni singolo atto. Quindi, dovrebbero essere inquisiti anche costoro, e sulla base degli stessi presupposti anche il Palazzo di Giustizia di Piacenza andrebbe posto sotto sequestro e sigillato. Un’ulteriore schiera di giustizialisti e paladini dei magistrati, quindi, farebbe meglio a tacere.

E vogliamo tacere della “democratizzazione”, Cobar, Cocer e compagnia cantante, e prossimamente anche dei sindacati? Solo un folle o chi sia in malafede può non capire che certi istituti non hanno e non devono avere nulla a che fare con le FF.AA. (Forze Armate, stavolta). Alcuni diritti subiscono una certa contrazione? E’ normale e doveroso che sia così, perfino la Costituzione ne parla, non si vede dove sia lo scandalo. Al benessere del personale devono pensare i Comandanti, non i politicanti. E secondo le regole, non con le storture aberranti della “Rappresentanza Militare”, guarda caso coeva alla stessa generazione.

E non creda il Lettore che la situazione sia diversa nelle altre Forze dell’Ordine (FF.OO.): non lo è affatto. Il 15 aprile del 2013, sempre a Piacenza, sei agenti di Polizia sono stati arrestati nel corso di una operazione antidroga… E sorvolo sulle altre FF.OO., per non occupare spazio inutilmente. Non nascondiamoci dietro al dito, gente. E chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Se le mele marce proliferano è per lo più colpa del contadino che, invece di custodire il pometo, ha dato libero spazio ai parassiti sul presupposto -assai bizzarro- di un insano concetto della libertà. Non si spruzza più l’antiparassitario in forma preventiva: dovesse morire qualche innocente farfalletta. Poi, se troveremo qualche bruco cattivo questi ne risponderà personalmente. E’ una colossale idiozia.

Ma non è un’idiozia interessata, ahinoi.

Tornando a Montanelli, che ci fossero questi marziani all’interno delle Istituzioni non faceva piacere a molti, tramontata la generazione dei Politici veri che sapevano guardare al di là del potere del momento. Perché i marziani non sono governabili.

Diciamocelo chiaramente: il Questore della Provincia riferisce al Ministro dell’Interno, ossia dall’autorità politica. Ed è giusto che sia così, perché nelle sue funzioni deve rispondere al Ministro. Peccato che sia il capo di tutta la Polizia nella Provincia, ossia della stessa Polizia che -oltre ad occuparsi dell’Ordine Pubblico che è faccenda squisitamente politica- si occupa anche della famosa PG. Ne consegue che l’autorità politica, indirettamente, ha influenza anche sulla Polizia Giudiziaria. Proprio per questo gli “antichi”, che erano assai saggi, hanno previsto che a fianco della Polizia, nell’attività di PG, ci fosse anche un’Istituzione il cui Comandante Provinciale non rispondesse al Ministro ma all’Arma, indipendentemente e secondo le sue regole, piuttosto ferree.

(Purtroppo, nemmeno il Procuratore Capo ha voce in capitolo su questa nomina, e per questo molte Procure, guarda caso, hanno o hanno avuto rapporti burrascosi con certi Carabinieri: alcune indagini non erano poi così gradite al palazzo di Giustizia… Ma questa è materia per un altro articolo e non voglio bruciarmela qui.)

Esisteva, quindi, un equilibrio dei poteri, studiato e collaudato negli ultimi due secoli circa. Ma un equilibrio finisce per non pendere da nessuna parte, e questo non sta bene a mestieranti della politica (con la minuscola) che non abbiano una prospettiva storica.

Accadde che i mestieranti incontrassero sulla loro strada una generazione di Ufficiali (guarda caso nata negli anni ’70, e quindi figli di un’epoca nella quale tutti hanno avuto diritto di parola) che -altrettanto privi di prospettiva storica- fossero ben contenti di ampliare le prospettive di carriera sposando l’idea balzana di un’Arma dei Carabinieri “quarta Forza Armata”, ossia apparentemente autonoma ma di fatto subordinata al potere politico.

Ma come, direte, se è autonoma non può essere subordinata. E invece si che può. I famosi “antichi” (quelli che erano assai saggi) disposero che i Carabinieri fossero comandati da un Generale dell’Esercito. Il senso era: è inutile che tu, Ufficiale dei Carabinieri, venda l’anima al diavolo, perché tanto lì non ci arriverai mai, per definizione. Con questo non voglio dire che il Generale Nistri o i suoi predecessori se la siano venduta, l’anima. Il Gen. Nistri è un Galantuomo di grandi capacità e lo posso testimoniare personalmente dagli anni ’90 del secolo scorso. E’ l’ambiente in sé che si è compromesso. Siccome il Comandante Generale viene nominato, come non era mai accaduto prima, dal Consiglio dei Ministri tra i Generali dei Carabinieri, ecco che la politica (con la minuscola) ha fatto il suo ingresso in un mondo dal quale era stata scrupolosamente tenuta fuori, dal 1814 a tutto il secolo scorso.

Siamo arrivati ad Esaù, come promesso. L’Arma era la Prima Arma dell’Esercito, ma la primogenitura è stata svenduta… Il piatto di lenticchie è la prospettiva della posizione di Comandante Generale e l’apertura al grado di Generale di Corpo d’Armata, una volta precluso ai Carabinieri.

E non mi vengano a dire che è tutta colpa di Ufficiali ingordi, perché la prima porzione di lenticchie fu ammannita negli anni ’90 ai Sottufficiali, attraverso la “equiordinazione” (già la bruttezza del temine avrebbe dovuto destare sospetto) con gli Ispettori di Polizia. Ossia quando qualche stolto accettò come un “progresso” il fatto che un Comandante di Stazione dei Carabinieri venisse equiparato ad un Ispettore di Polizia, al quale nessun “comando” compete. Semplicemente si tratta di due mestieri diversi, ciascuno dei quali avrebbe dovuto essere normato a sé, riconoscendo ai Sottufficiali dei Carabinieri il fatto di essere dei Comandanti, con tutti gli oneri e gli onori (prebende incluse) che ne derivano. Ma l’appiattimento al ribasso pare essere una costante della generazione degli anni ’70… Perfino dentro l’Arma.

E qui sta il problema. Invece di prevedere e riconoscere le specificità di un’Arma che il mondo ci invidia e l’Italia ama, preservandone l’intima natura che sola la faceva funzionare, il concorso di interessi apparentemente confliggenti ha portato snaturare un meccanismo che aveva dimostrato di funzionare in modo eccellente per due secoli.

Sulla base di queste valutazioni presi la dolorosissima decisione di congedarmi, nel 1999. Fu come amputarmi la metà del corpo e tre quarti del cuore… e ancora ne risento. E la cosa della quale sono più triste è quella di aver avuto ragione…

Perdonatemi, vi devo spiegazione della presenza di Giuseppe Verdi nel titolo. Il Maestro di Busseto soleva dire: “Torniamo indietro, sarà già un progresso!”. Prima che sia troppo tardi. Questo, ovviamente, significa anzitutto porre rimedio al coacervo di norme bislacche fiorite dagli anni ‘80/90 in poi: ma questo sarebbe perfino facile, basterebbe riprendere quelle di prima… Quale allenatore cambierebbe una squadra che ha vinto e sta vincendo tutto? E invece è proprio ciò che è stato fatto. Rimettiamo a posto le cose.

Non posso non concludere con la citazione di un Signor Ufficiale di Artiglieria da Montagna (e quindi mio Collega dell’Esercito, della quale Prima Arma sono stato Ufficiale fino al congedamento e continuo ad essere): “110.000 Uomini, 400 Caduti solo negli ultimi vent’anni… solo degli sciacalli possono cavalcare Piacenza”. Attenzione, perché gli sciacalli si nutrono di cadaveri: per rispetto di migliaia di madri, di vedove e di orfani, del sangue dei nostri Eroi e del sudore di 109.993 Uomini (tolti i sette di Piacenza, sempreché siano colpevoli, dai 110.000) abbiamo il dovere di tenere viva l’Arma.

Viva e Fedele a sé stessa.

FONTE:https://www.infosec.news/2020/07/29/news/cittadini-e-utenti/piacenza-i-carabinieri-esau-e-giuseppe-verdi/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Cosa è successo al confine tra Israele e Libano

La tensione tra Israele ed Hezbollah continua a salire. Dopo il bombardamento israeliano contro le postazioni siriane e pro-iraniane a sud di Damasco, nuovi scontri si sono registrati lunedì 27 luglio al confine tra Israele e Libano, più precisamente nella zona delle Fattorie Shebaa. L’area ricade all’interno della cosiddetta Blue Line, la fascia di sicurezza gestita dalla missione di peacekeeping dell’Onu (Unifil) e tuttora contesa tra Israele, Libano e Siria. Si tratta di una zona remota e per lo più disabitata usata più volte come teatro di scontri a bassa intensità tra l’esercito israeliano e le milizie di Hezbollah. Ma cosa è successo di preciso il 27 luglio e cosa bisogna aspettarsi per il futuro?

Due versioni a confronto

La versione dell’incidente avvenuto lungo il confine tra Israele e Libano fornita dall’Esercito israeliano (Idf) e dal gruppo Hezbollah, come era facilmente prevedibile, non combacia. Secondo quanto riferito dalle Idf, una cellula composta da tre o cinque miliziani ha cercato di infiltrarsi in territorio israeliano nell’area delle Fattorie di Shebaa, riuscendo a penetrare solo di pochi metri all’interno del territorio sotto il controllo israeliano. A quel punto, i soldati hanno aperto il fuoco contro i miliziani di Hezbollah, costringendoli a ritirarsi senza riuscire a portare a termine l’attacco. Il portavoce delle Idf non ha specificato se i soldati israeliani avevano ricevuto o meno il consenso a sparare per uccidere, ma diversi analisti escludono questa possibilità: l’uccisione di un altro miliziano avrebbe aumentato la tensione con Hezbollah e spinto il gruppo a cercare un’ulteriore vendetta. Il fallito attacco della milizia ha comunque fatto alzare il livello di allerta delle truppe israeliane, che hanno chiuso le strade al confine e invitato i residenti a non lasciare le proprie abitazioni e a non recarsi nei campi per non correre rischi inutili. Poche ore dopo l’incursione, l’ordine è stato revocato e la vita nell’area è tornata alla “normalità”.

La versione fornita da Hezbollah, come detto, è stata ben diversa. L’organizzazione in un primo momento ha negato l’esistenza di un’operazione nelle Fattorie Shebaa, accusando Israele di aver inventato la notizia per scopi propagandistici, per poi attribuire la causa dell’incidente lungo il confine “allo stato di terrore vissuto dall’esercito sionista occupante e dai coloni che vivono lungo il confine con il Libano”. A riportare la notizia è stata anche l’emittente al-Mayadeen, che ha specificato come i miliziani siano riusciti a entrare nelle Fattorie Shebhaa e a sparare un missile guidato anticarro contro le Idf.

Le reazioni

L’incidente al confine ha immediatamente scatenato le reazioni del mondo politico israeliano. Il premier Benjamin Netanyahu ha abbandonato la conferenza del suo partito per incontrare il ministro della Difesa Benny Gantz e il Capo di Stato maggiore Aviv Kochavi e ha condannato con fermezza l’episodio. “Primo: non permetteremo all’Iran di trincerarsi militarmente al nostro confine con la Siria, questa è la politica che ho fissato anni fa. Secondo: il Libano ed Hezbollah avranno la responsabilità di qualsiasi attacco contro di noi che arrivi dal territorio libanese. Terzo: le Idf sono preparate per qualsiasi scenario”. Parole che fanno eco a quelle pronunciate anche da Gantz durante la riunione con i suoi deputati: “Le forze armate continueranno a impedire il trinceramento iraniano, nonché il trasferimento di armi e sistemi di precisione (…) Come ministro della Difesa, esorto a non osare a metterci alla prova. Chiunque ci provi troverà un esercito pronto e risoluto a proteggere i cittadini di Israele e la sua sovranità”. Anche per Gantz, a pagare il prezzo degli attacchi contro Israele saranno Siria e Libano.

A intervenire nella questione è stato anche il portavoce del comando dell’Unifil, Andrea Tenenti, che ha condiviso l’appello alla “massima moderazione” del generale Stefano Del Col, in contatto con entrambe le parti per cercare di evitare una nuova escalation nella regione. Come già detto, da Hezbollah sono giunte dichiarazioni molto vaghe e tese per lo più a sminuire l’importanza dell’operazione e del suo esito, anche se nei giorni scorsi Naim Qasser, uno dei più importanti uomini del Movimento, aveva negato la prospettiva di una guerra aperta.

Una guerra psicologica

Le parole di Qasser sono solo in parte rassicuranti. È vero che Hezbollah difficilmente ingaggerebbe una guerra aperta contro Israele, avendo tutto da perdere in uno scontro diretto contro l’esercito israeliano – soprattutto in un momento di particolare debolezza del Libano – ma il pericolo di nuove operazioni resta elevato. Il Partito di Dio ha infatti giurato vendetta per la morte di un suo miliziano a seguito del bombardamento israeliano contro le postazioni filo-iraniane in Siria, mettendo in allarme Israele e costringendo l’esercito ad aumentare la propria presenza lungo il confine con la Siria. “La nostra risposta al martirio del fratello Ali Kamel Mohsen, che è diventato martire a causa dell’aggressione sionista a Damasco, sta per arrivare. I sionisti devono solo aspettare la punizione per i loro crimini”. L’avvertimento di Hezbollah e le parole di vendetta pronunciate dal suo stesso leader fanno capire come il Partito di Dio, non potendo permettersi uno scontro diretto con l’Iran, abbia optato ancora una volta per una guerra (anche) psicologica, minacciando attacchi che potrebbero essere lanciati da un momento all’altro secondo schemi già utilizzati in passato.

FONTE:https://it.insideover.com/guerra/cosa-e-successo-al-confine-tra-israele-e-libano.html

 

 

 

CULTURA

«I GIOCATORI DI CARTE»: CÉZANNE E LA SFIDA TRA GLI OPPOSTI

I giocatori di carte è una delle opere più celebri di Paul Cézanne, realizzata in cinque versioni tra il 1890 e il 1895. Due uomini si sfidano a una partita a carte in una fumosa osteria di paese, raccontando attraverso i colori e le linee tutto quello che viene taciuto dalla scena.

I giocatori di carte di Cézanne: analisi dell’opera

Cézanne aveva qualcosa di ossessivo nella creazione dei suoi dipinti: versioni su versioni dello stesso soggetto, cambiando ora un dettaglio nello spazio, ora modificando un tono di colore fino ad arrivare all’analisi più profonda della scena ritratta. Il soggetto dei giocatori di carte non fa eccezione, ripetuto in cinque diverse varianti dove a cambiare radicalmente è la prospettiva, che si avvicina sempre di più all’azione dei giocatori e al momento in cui uno dei due calerà la carta vincente chiudendo la partita. Nell’ultimo dipinto, quello conservato al Musée d’Orsay di Parigi, sono scomparsi i personaggi delle versioni precedenti, i dettagli della stanza si sono fatti più sintetici e i colori più caldi, mentre la prospettiva si è come inclinata, riprendendo i due con il taglio naturale di chi li scorge passando loro accanto o osservandoli da un altro tavolo.

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L’Atelier di Cézanne nella campagna francese a Aix-en-Provence

I due sono seduti a un tavolo, apparecchiato solo con una tovaglia e una bottiglia di vino che divide esattamente a metà la scena. I colori sono terrosi, legati ai colori caldi della Provenza dove Cézanne viveva. Gli uomini al tavolo sono rappresentati come due entità totalmente opposte e legate dal gioco e dal tavolo che li unisce con una linea retta.

Quello di sinistra, identificato come Alexandre, giardiniere nella villa di famiglia di Cézanne, è un uomo rigido e composto, che fuma tranquillamente la pipa mentre osserva le sue carte. La schiena segue perfettamente la linea della sedia, mentre il braccio forma un angolo ottuso. La testa è dritta, formando una linea verticale che termina alla punta del cappello. Anche l’angolo della tovaglia dal suo lato cade perfettamente verticale rispetto alla gamba del tavolo.

L’uomo di destra, riconosciuto come Paulin Paulet, anche lui giardiniere di Casa Cézanne, è diametralmente opposto all’avversario. La schiena è curva verso il tavolo e verso le carte, le braccia sono appoggiate quasi completamente sulla tovaglia, mentre il viso perfettamente illuminato mostra uno sguardo rassegnato, come se sapesse di aver perso la partita. L’angolo di tovaglia dal suo lato forma un angolo che punta verso il basso, quasi a indicare la tasca dalla quale dovrà prendere le monete che perderà.

Il gioco di linee, di colori e di luci ci mostra la sfida tra due entità totalmente opposte, anche nei colori degli abiti, che si alternano nella giacca e nei pantaloni. Cézanne rende la pennellata meno precisa rispetto alle opere realizzate in precedenza, lasciando parlare la composizione e l’uso espressivo della linea, definita anche attraverso il colore, che renderà l’artista provenzale il “padre” del Cubismo.

A proposito di Paul Cézanne

Nato ad Aix-en-Provence, nel sud della Francia, Paul Cézanne abbandonò presto l’onda dell’Impressionismo che stava travolgendo il Paese, non trovandosi a proprio agio con l’idea di rappresentazione fugace del mondo che caratterizzava il movimento. La sua pittura voleva arrivare all’essenza ultima del soggetto rappresentato, attraverso uno studio costante non solo emotivo, ma matematico e razionale. Il colore nelle sue opere a volte è denso e materico, creando delle vere e proprie linee di costruzione, altre è talmente rarefatto da sembrare acquerello. La sintesi di linea e colore nelle sue opere dava vita ad architetture geometriche e a volumi solidi. Il suo lavoro, così distante dalle sperimentazioni pittoriche della sua epoca, ispirò artisti come Georges Braque e Pablo Picasso.

FONTE:https://www.frammentirivista.it/paul-cezanne-giocatori-di-carte/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

ÜBERMENSCH. NULLA SARÀ COME PRIMA? MI SA DI SÌ.

Giuliano Castellino – 28 luglio 2020

(…) chi sente l’attrazione per la buona battaglia come la sola da combattere è già schierato!

di Giuseppe Provenzale

Povero Nietzsche, per quanto abbia smesso di amarlo ormai da decenni, mai avrei potuto auguragli questa fine, anche se, cosa non certamente nuova, le sue colpe non sono poche.

Don Curzio Nitoglia parla di “una squallida degenerazione scientista dell’epica/filosofica nicciana”, e ha pienamente ragione.

Siamo al trans/umanesimo, l’uomo – insieme filantropo, politico, scienziato – dopo la morte di Dio decretata dall’uomo stesso per macroscopico errore, si lancia verso la soluzione finale: la sostituzione a Dio.

Sulla parte opposta della linea di questo fronte, quella giusta, non ci sono gli uomini di Chiesa, e come potrebbero, tranne qualche preziosa eccezione, ma alcuni briganti d’avanguardia, baroni – forse non di sangue, ma di penna – e popolani, che avvertono l’assurdo e, nell’aria, l’odore, ancora incerto della battaglia irrinunciabile.

Altri, che pure potrebbero affiancarsi, perdono tempo in faccende burocratiche, rivelando nature olfattive inadeguate e priorità tribali o bambinesche.

Ma non c’è tempo di guardarsi attorno per reclutare tutti quei pochi; chi sente l’attrazione per la buona battaglia come la sola da combattere è già schierato, non sa che farsene di chi personalizza mascherine per farsi notare al supermercato o sui social o, peggio, aspetta con la matita in mano di entrare in una cabina elettorale.

Anche chi era, fino a ieri, un miscredente potrebbe morire da martire e chi, fino a ieri, sembrava un santo potrebbe, infine, non perseverare.

FONTE:https://www.litaliamensile.it/post/%C3%BCbermensch-nulla-sar%C3%A0-come-prima-mi-sa-di-s%C3%AC

 

 

 

DIRITTI UMANI

Foibe, Gasparri: “Conte incontri esuli giuliano dalmati. Via onorificenza a Pahor”

28 luglio 2020a a a
“Il premier Giuseppe Conte incontri gli esuli giuliano dalmati, perché finora non ha dato ascolto alle loro richieste di vedere riconosciuti i diritti per cui si battono da lunghissimo tempo”. Così il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, promotore in Senato di una conferenza stampa dal titolo ‘Riflessione e richieste conseguenti la visita storica alla foiba di Basovizza’. Un incontro voluto da Gasparri dopo l’ultima visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Slovenia, per portare al governo le istanze degli esuli giuliano dalmati. Testimone di una storia che va avanti da 75 anni, Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati (FederEsuli), che ha ringraziato il Capo dello Stato Mattarella “per l’interesse e la sensibilità dimostrata sulla questione”.

“Durante il precedente governo – sottolinea Ballarin – abbiamo avuto alcuni incontri con l’allora ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi, che è stato molto disponibile, ma poi il governo è cambiato e ogni volta dobbiamo ricominciare da capo“. Tra gli atti concreti per il mondo dell’esodo giuliano-dalmata, si chiedono in particolare l’immediata restituzione di 179 beni lasciati in libera disponibilità degli esuli italiani, già proprietari, come previsto da accordi del 1983; lapidi multilingue in territorio sloveno nei luoghi del martirio di italiani; indennizzi agli italiani esiliati e creazione, con adeguati mezzi, di una Fondazione degli esuli italiani, dando seguito a decisioni contenute in trattati”.

“Vogliamo che esista un senso di equità – ha detto Ballarin, nato in un insediamento profughi – perché non c’è stato un indennizzo adeguato per diritti e radici negati“. Infine, Gasparri tiene a sottolineare un’altra questione. Quella dell’onorificenza, che bolla come una “vergogna”, data a Trieste lo scorso 13 luglio allo scrittore Boris Pahor, di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana. “Gli va tolta, senza tentennamenti – conclude il senatore di Forza Italia – perché ha avuto il coraggio di dire che le FOIBE sono una balla. Nelle FOIBE sono stati ammazzati migliaia di italiani, che vanno ricordati e onorati anche da Boris Pahor. Lo scrittore non può prendersi una onorificenza facendo il negazionista. Ha 107 anni ma l’età avanzata non gli consente di dire fesserie“.

FONTE:https://www.iltempo.it/politica/2020/07/28/news/gasparri-conte-foibe-esuli-giuliano-dalmati-revocare-onorificenza-scrittore-pahor-24013066/

 

 

 

ECONOMIA

Recovery, cioè super-rigore: d’ora in poi ci governa Berlino

Come sarebbe andata a finire lo si poteva capire già nella notte di domenica, quando Giuseppe Conte, rivolgendosi all’olandese Mark Rutte, ha detto: «Il mio paese ha una sua dignità. C’è un limite che non va superato», aggiungendo il dubbio che «si voglia piegare il braccio a un paese perché non possa usare i fondi». In quel momento è stato inevitabile ripensare ad Alexis Tsipras, in un’altra notte di luglio, quella del 2015, che nella stessa sede (solo qualche faccia diversa) si era alzato togliendosi la giacca per porgerla alla Merkel sbottando: «A questo punto, prendetevi anche questa…». Poi, com’è noto, la Troika si precipitò rapace su Atene, assumendone il pieno controllo e dando il via al saccheggio di tutto quel che di pubblico poteva essere svenduto (porti, aeroporti, centrali, ecc), tagliato (salari, sanità e pensioni), impegnato. All’Italia di Conte è andata leggerissimamente meglio, in apparenza, visto il diverso peso economico in Europa – terza economia dell’Unione – che renderebbe il tracollo senza freni di questo Paese un detonatore devastante per tutti, più della pandemia. Ma per separare con chiarezza la realtà di quanto “concordato” dalla “narrazione” che ne viene fatta già a botta calda, sarà bene vedere i singoli punti del compromesso finale, firmato alle 5.32 del mattino, al quinto giorno di un vertice che doveva durarne due.

Il “successo” della Ue sta solo nel fatto che ne sia stato firmato uno, cosa che ad un certo punto sembrava persino improbabile. Ma nessuno dei 27 leaderini spaventati e feroci poteva tornare a casa senza questo risultato. Avrebbe significato la fine di un Conte e Tsiprassistema di trattati e istituzioni, sanzionato pesantemente dai “mercati” e quindi un moltiplicatore degli effetti negativi della pandemia che avrebbe alla fine travolto anche chi si sente meno esposto. Qui si consuma tutta la “vittoria” del povero Conte. Alla fine viene confermata la cifra di 750 miliardi complessivi, 390 dei quali in “trasferimenti” (dovevano essere 500, definiti impropriamente “a fondo perduto”) e 360 in normali prestiti (e relativo aumento del debito pubblico). Per l’Italia, viene detto con grande enfasi su tutti i canali, c’è addirittura una cifra superiore alle attese, almeno sul piano astratto: 209 miliardi, invece degli originari 170, anche se con una ripartizione parecchio diversa tra trasferimenti (grants, 81 miliardi) e prestiti (loans, 127). La differenza è quasi 38 miliardi, ossia quelli ottenibili con il famigerato Mes, ma con condizioni pressoché identiche, se non anche peggiori (lo sapremo da un esame più dettagliato).

Da dove vengono fuori questi soldi, lo abbiamo spiegato molte volte e dunque non ci dilunghiamo nei dettagli. Vengono reperiti sui mercati tramite “titoli europei”, garantiti dai singoli Stati pro quota, in percentuale sul Pil. In questo senso, si tratta di una “condivisione del debito” una tantum, limitatamente a questo episodio che si vorrebbe irripetibile. Dunque neanche la parte “a fondo perduto” è fatta di “soldi regalati”. Anzi, si tratta di “soldi nostri” che possono essere spesi solo col permesso altrui e secondo “direttive” che, come quasi sempre, ci massacrano come popolazione. Ogni paese dovrà versare la sua parte – sotto forma di interessi sul debito comune, e il normale rimborso a scadenza dei titoli, quindi nel futuro più o meno lontano – e ricevere una percentuale leggermente diversa a seconda della gravità dei danni ricevuti dalla pandemia. Su questa parte, dicevamo altrove, va fatto il calcolo del dare e dell’avere, e vedere se c’è una differenza positiva oppure no. Non c’è, già secondo Conte, Rutte, Merkel e von der Leyenil meccanismo originariamente proposto da Merkel, Macron e von der Leyen. Vedremo il quanto non appena avremo fatto i calcoli con la versione appena firmata. Il vero cuore del lunghissimo conflitto è stato su questo punto, in tutta evidenza politico.

Nessuno contestava la necessità di un “intervento straordinario”, visto che tutti i paesi sono stati duramente colpiti dalla crisi. Ma tutti capivano che questa era una straordinaria occasione per riscrivere le gerarchie dei poteri fra i 27 e dentro le istituzioni comunitarie, stabilendo con chiarezza definitiva chi comanda e chi si impoverisce. Che l’Unione Europea sia soltanto un ring dove partner teorici si scambiano calci sotto la sedia, sgambetti, agguati dietro ogni angolo, per guadagnarci a scapito degli altri (in una “economia chiusa”, almeno in parte, il gioco è sempre a somma zero), lo abbiamo spiegato spesso. Ma ora si è visto con chiarezza. Per quattro lunghi giorni che hanno messo “europeisti” media mainstream in fortissimo imbarazzo. Il nocciolo dello scontro, come riferito con disarmante sconforto da ogni inviato a Bruxelles, riguardava il “potere di veto” preteso dall’olandese Mark Rutte su ogni tranche di erogazione del fondo ad ogni singolo paese (ma in primo luogo all’Italia, eletta a “sorvegliato speciale”, e non da ora).

Un meccanismo folle – uno qualsiasi dei 27 avrebbe potuto bloccare tutto in ogni momento, in un infermo di veti incrociati e prevedibili ritorsioni che avrebbe significato la paralisi del Recovery Fund e della stessa Ue – che metteva in discussione le stesse istituzioni comunitarie create per questo (Commissione Europea, Eurogruppo, Mes, ecc). Su questo, non a caso, c’è stata l’ultima sospensione del vertice – intorno alla mezzanotte – per cercare un “compromesso specifico” che accontentasse chi voleva poter tirare un “fremo d’emergenza” e chi, comprensibilmente, riteneva questo “un’offesa alla dignità” del proprio paese, oltre che una stronzata sul piano istituzionale. Alla fine la posizione contraria di Conte (condivisa da Spagna, Grecia, Portogallo) è stata schiacciata senza pietà. Segno certo che dietro il gruppetto dei sedicenti “frugali” c’è la ben più potente I paesi sconfitti nel vertice Uemano tedesca, che ha usato i “nanerottoli uniti” per imbavagliare un “paese grande” senza doversi esporre più di tanto (anzi, facendo la parte del “poliziotto buono”).

Vediamo il meccanismo infine approvato: quando, in autunno, ogni governo proporrà il suo “Piano nazionale di riforme”, precondizione per accedere al Recovery Fund, la Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo in base a quanto rispetta le indicazioni comunitarie in materia di politiche verdi, digitali e, soprattutto, delle raccomandazioni Ue 2019-2020. Per l’Italia, in particolare, si tratterà di mettere in campo le riforme di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità. A scanso di equivoci, visto che si tratta di ridurre sul lungo periodo un debito pubblico che in questo frangente necessariamente aumenta, si parla di tagli draconiani su tutti questi capitoli (che costituiscono del resto, come in ogni paese europeo, il grosso della spesa pubblica). Altro che “autunno caldo”, potremmo avere parecchi anni vulcanici, come temperatura sociale oggettiva…

Fin qui, il giudizio sulla “ammissibilità” o meno dei singoli piani nazionali spettava alla Commissione Europea, insomma il “governo” comunitario guidato dalla von der Leyen. Ora, accettando di fatto la posizione olandese (e tedesca, altrimenti non sarebbe mai passata), il giudizio di Bruxelles sarà però votato anche dai ministri a maggioranza qualificata. In pratica basta un gruppo di paesi che rappresenta il 35% della popolazione dei 27 a bloccare ogni singola erogazione delle “rate” del Recovery. I “frugali” non dispongono di quelle dimensioni, perciò è chiarissimo che questo meccanismo prevede l’intervento di un “grande paese”, con capitale Berlino. A sua discrezione… Nei fatti, le singole decisioni sui pagamenti della Commissione dovranno Crisiessere confermate dagli sherpa dei ministeri delle finanze della zona euro (Efc) «per consenso»: non proprio un “diritto di veto”, ma qualcosa che ci somiglia molto. Non a caso, al momento dell’ennesima sospensione notturna, il testo dell’accordo recitava: «Se uno o più governi» dovessero vedere «serie deviazioni dai target», avrebbero potuto chiedere che la situazione di un singolo paese venga poi discussa al successivo Consiglio Europeo, mentre la Commissione avrebbe dovuto bloccare i pagamenti.

Al di là dei giochini da azzeccagarbugli – classici, anche a questo livello, visto che la Ue è un sistema di “contratti”, più che di trattati – ne esce rafforzatissima la “sorveglianza” sui singoli paesi, a partire ovviamente da quelli mediterranei, che hanno gli scostamento più significativi rispetto ai parametri di Maastricht. Lo si vede anche dalla dimensione dei “rebates” (sconti sui contributi nazionali da versare nella “cassa comune europea”) di cui usufruiscono da anni molti “frugali” e che escono fortemente aumentati da questo “accordo”. Il tutto con una torsione dello stesso funzionamento istituzionale della Ue, perché il baricentro della governance viene spostato dalle strutture comunitarie a “gruppi di paesi” sufficientemente decisi a inchiodare un “partner” considerato un concorrente da disossare. Una furbata, in apparenza, ma che rischia di diventare ben presto una miscela esplosiva per tensioni interne che, si è visto, nessuno è in grado di governare Eurodavvero con soddisfazione di tutti gli interessi in campo. Naturalmente la narrazione subito messa in campo dice l’esatto opposto. “Vittoria”, “isolamento dei frugali” e sciocchezze varie inventate di sana pianta. Un cerotto su ferite sanguinose che si vedranno a breve termine, peraltro.

Già alla fine dell’anno, infatti, ci potrebbe essere il primo stop sulla prima rata da riscuotere – ben che vada – a metà del prossimo anno, quando gli effetti della crisi sul sistema produttivo e la tenuta sociale di molti paesi, a partire dal nostro, saranno già esplosi. Che questa narrazione sia fasulla, lo si è visto proprio dagli schieramenti in campo a Bruxelles, dove “europeisti” e “populisti” si sono allegramente mescolati tra loro per affermare, semplicemente, il massimo dell’interesse puramente nazionale. E altrettanto avviene in Italia, con Berlusconi e Meloni “comprensivi” con il governo e il solo Salvini a fingere una bellicosità critica a fini puramente elettorali. I capitoli su cui ogni governo dovrà mettere le mani sono chiarissimi, scritti neri su bianco: pensioni (quelle in essere, visto che quelle future sono già quasi azzerate), istruzione, sanità, mercato del lavoro, amministrazione pubblica e “giustizia” da efficientare per garantire che le imprese non restino impigliate in processi civili dalla durata decennale. Le “misure impopolari” che anche il governo Conte aveva in preparazione (ma non annunciate, chissà perché…), e che anche Mark Rutte apprezzava, saranno la quotidianità per lungo tempo. La Grecia del 2015, del resto, è stata sacrificata proprio per costituire un precedente inequivocabile. Ora tocca a noi, e non solo a noi…

(Dante Barontini, “Da oggi in poi ci governa Berlino”, analisi pubblicata da “Contropiano” e ripresa da “Come Don Chisciotte” il 21 luglio 2020).

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/07/recovery-cioe-super-rigore-dora-in-poi-ci-governa-berlino/

 

 

Recovery fund: la clausola nascosta per fregare l’Italia

27 07 2020

È il Consiglio europeo che dalla scorsa settimana decide di fatto in maniera sovietica e dirigistica la politica economica e sociale dell’Italia. Nel documento delle conclusioni del Concilio Europeo che regolano l’accordo della settimana scorsa ci sono sette righe il cui contenuto è così vago da permettere qualunque cosa. È una clausola così indefinita da apparire a ragione misteriosa e  contenuta nell’articolo 69 “Misure collegate alla sana gestione economica” (sound economic governance) di ciascun stato membro. Il fatto che sia così vaga, stona con la maniacale precisione di un Superstato che regola le dimensioni delle vongole o la curvatura delle banane. Talora in diritto si ritrova una certa indeterminatezza concettuale ma non a questo livello, posto che l’oggetto è la “vita” di una nazione.

La clausola regola il meccanismo in virtù del quale l’Italia si vedrebbe tagliare l’erogazione dei fondi in tutto o in parte nel caso in cui si trovasse in una posizione non conforme alle raccomandazioni dell’Eu in materia di crescita e competitività. Ovvero io Eu ti concedo soldi in buona parte tuoi, contro sorveglianza rafforzata delle riforme che ti richiedo su crescita e competitività – ovvero tutto il campo di azione delle politiche di un Governo. In effetti viste le linee guida della Eu, questo altro non significa che adeguarsi ad una ulteriore compressione dei salari, un inasprimento dell’imposizione fiscale per compensare la riduzione del debito e ancor più l’impossibilità di emettere debito focalizzato a esigenze di cassa congiunturali o per progetti strutturali. Ovvero: più tasse, meno soldi in busta paga e maggiore precarietà (che la Eu chiama flessibilità).

Non abbiamo scelta: se non ci adegueremo al dirigismo Eu che vuole ridisegnare l’Italia nessun denaro. Il paradosso è che se guardiamo all’effetto netto del piano risultiamo contributori netti per 1,5 miliardi: ovvero paghiamo più soldi di quelli che riceviamo, questo si evince dai calcoli fatti elaborando i dati forniti da una brava economista ex Eu, la dott.ssa Silvia Merler. La  clausola per “metterci il cappio al collo” è ben concepita apposta per bloccare futuri governi non allineati: essi saranno obbligati a seguire le direttive accettate dal governo Conte e da Gualtieri. Se così non fosse cesserebbero le erogazioni e avremmo due scenari: il peggiore è una fortissima tensione sui mercati del debito e un aumento dei tassi richiesti al mercato con una quasi contestuale ridotta capacità di accedere al mercato, come avvenne nel 2011 per motivazioni assolutamente esogene e che nulla avevano a che fare con la reale rischiosità dell’Italia – e conseguente ulteriore commissariamento del paese. In pratica economie egemoni ci “comprerebbero” a prezzi di saldo.

L’altro è meno drammatico, auspicabile ma meno probabile, e che poggerebbe tutto sulla capacità negoziale del nuovo governo di fare scelte drastiche, dure ed intransigenti e che metterebbero in discussione la stessa esistenza della Unione europea.

FONTE:https://www.nicolaporro.it/recovery-fund-la-clausola-nascosta-per-fregare-litalia/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Perchè FMI e World Bank vogliono imporre il Lockdown per concedere prestiti?

 

28 LUGLIO 2020 posted by Giuseppina Perlasca

Belarusian President Alexander Lukashenko, center, gives a speech during a military parade that marked the 75th anniversary of the allied victory over Nazi Germany, in Minsk, Belarus, Saturday, May 9, 2020. (Sergei Gapon/Pool Photo via AP)

Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko si è incontrato per ottenere un prestito per il proprio paese con gli emissari del Fondo Monetario Internazionale e della banca Mondiale lo scorso giugno. L’incontro, avvenuto a giugno, non ha avuto, nel suo contenuto, problemi di carattere finanziario, ma i problemi sono sorti per le condizioni extra-economiche che il FMI voleva porre.

Ecco come si è espresso Lukashenko a proposito di questa condizione:

“Sentiamo la richiesta, ad esempio, di modellare la nostra risposta al coronavirus su quella italiana. Non voglio vedere ripetere la situazione italiana in Bielorussia. Abbiamo il nostro paese e la nostra situazione “, ha detto il presidente.

Perchè il problema del FMI non è di carattere economico, ma legato alla speciale gestione dell’epidemia Covid-19 tenuta dalla Bielorussia che, pur essendo interessante per tanti

“È pronto a finanziarci dieci volte di più rispetto a quanto offerto inizialmente come segno di elogio per la nostra efficace lotta contro questo virus. La Banca mondiale ha persino chiesto al Ministero della sanità di condividere l’esperienza. Nel frattempo, il FMI continua a richiedere da noi misure di quarantena, isolamento, coprifuoco. Questo non ha senso. Non balleremo al ritmo di nessuno “, ha detto il presidente.

La Bielorussia è uno dei pochi paesi europei a non aver adottato rigide misure di contenimento del coronavirus. La situazione senza restrizioni è tale che anche i servizi non essenziali rimangono aperti. La lega calcistica della Bielorussia è ancora in corso. L’unico tipo di restrizione che la Bielorussia ha fatto finora è che le vacanze scolastiche sono state prolungate. però i dati ufficiali parlano di una mortalità e di una diffusione molto inferiori rispetto a quella di altri paesi dell’Europa occidentale.

Per quanto non siano considerati affidabili, comunque sono interessanti e meriterebbero uno studio. Del resto che autorità ha il FMI per chiedere delle garanzie non economiche ai propri prestiti?  Da quando in qua il FMI può permettersi di chiedere delle condizioni non solo politiche, ma perfino sanitarie? Cosa c”è dietro questa richiesta?

Si tratta di una mossa che dà adito alle peggiori ipotesi complottistiche, e che sarebbe opportuno che il FMI dissipasse quanto prima.

FONTE:https://scenarieconomici.it/perche-fmi-e-world-bank-vogliono-imporre-il-lockdown-per-concedere-prestiti/

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Quarantena migranti, Conte: stato d’emergenza serve per noleggio di navi

Lo stato di emergenza per il coronavirus “viene a scadere alla fine di questo mese. Ritengo doveroso condividere con il Parlamento la sua proroga”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo in Senato dopo il Cdm. “Sarebbe incongruo – ha sottolinaeto – sospendere bruscamente l’efficacia delle misure adottate, se non quando la situazione è riconducibile a un tollerabile grado di normalità”.

Tra le misure che perderebbero effetto se non ci fosse la proroga dello stato d’emergenza “c’e’ anche il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti e non sfugge a nessuno di quanto sia attuale il ricorso a questo strumento per un ordinato svolgimento della quarantena per la tutela della sanita’ pubblica”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in Aula al Senato.

“La dichiarazione dello Stato di emergenza e’ prevista dal codice di protezione civile: la legittimita’ di queste previsioni e’ stata vagliata positivamente dalla Corte Costituzionale. Costituisce il presupposto per l’attivazione di una serie di poteri e facolta’ necessari per affrontare con efficacia e tempestivita’ le situazioni emergenziali. Tra i poteri fondamentale e’ il potere di ordinanza, che consente norme in deroga a ogni disposizione vigente, nei limiti indicati dalla dichiarazione di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico e dell’Unione europea”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in Aula al Senato. affaritaliani.it

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/07/28/quarantena-migranti-conte-stato-demergenza-serve-per-noleggio-di-navi/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Il Karma: nessuna forza di Polizia vuole proteggere la convezione dei DEM USA.

Si attendono manifestanti..

Luglio 29, 2020 posted by Fabio Lugano

Secondo quanto riferito da RT , almeno 100 forze dell’ordine in tutto il Wisconsin stanno annullando gli accordi per contribuire a garantire la sicurezza alla Convenzione nazionale democratica (DNC) che dovrebbe tenersi il mese prossimo a Milwaukee, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e fattibilità di tutto l’evento.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso dei rapporti, già tesi, fra polizia e politici democratici è il divieto  alla polizia di Milwaukee di usare gas lacrimogeni o spray al pepe durante le proteste, ordine emesso la scorsa settimana nell’ambito di una rivalutazione delle attività della polizia. Milwaukee negli ultimi due mesi è stata oggetto di scontri violenti fra polizia e manifestanti BLM.

Dopo l’emissione dell’ordine a  Milwaukee, i dipartimenti di polizia di città come Fond Du Lac, Franklin, Greendale e West Allis hanno ritirato l’invio delle proprie forze di polizia a supporto della città maggiore, secondo quanto riportato dal Milwaukee Journal Sentinel. La polizia di Milwaukee contava sulle forze di polizia di queste città periferiche per fornire i circa 1.100 agenti necessari a garantire la sicurezza durante la convention, che inizia il 17 agosto.

In realtà il numero di persone attese alla Convention è molto limitato, circa 3 00, fra cui il candidato Joe Biden, a causa dei timori per il Covid-19, ma questo non rende meno probabile che l’evento possa essere il polo di manifestazioni politiche anche violente, soprattutto in quest’anno in cui l’estremismo sembra il netto vincitore. Il fatto di essere democratici non mette al riparo dalle manifestazioni della propria parte, anche perchè la posizione di Biden è tutt’altro che solida.

FONTE:https://scenarieconomici.it/il-karma-nessuna-forza-di-polizia-vuole-proteggere-la-convezione-dei-dem-usa-si-attendono-manifestanti/

L’evasione fiscale dei tedeschi di cui nessuno parla. Però ci fanno la morale…

28 LUGLIO 2020

Adesso i tedeschi “scoprono” di avere un problema di evasione fiscale. La tanto rigida e rigorosa Germania, che insieme ai Paesi del Nord Europa si è contraddistinta nelle ultime settimane per la dura battaglia nei confronti dell’Italia e dei Paesi del Sud maggiormente colpiti dalla pandemia di coronavirus, ora deve fare i conti con un problema interno di cui nessuno parla e che invece è assai degno di nota. Ci fanno, e ci hanno fatto, la morale sul fatto che gli italiani sono tutti evasori, e per questo vorrebbero controllare loro le nostre politiche economiche con le condizionalità legate ai finanziamenti europei, e adesso scoprono di essere anche loro dei grandi evasori.

Va così questa Europa. Gli olandesi che fanno dumping fiscale e vogliono negare gli aiuti all’Italia, e la Germania che fa la morale sull’evasione e nasconde quella propria. Ora è bene far sapere che Paesi come la Germania, la Danimarca, la Svezia e l’Austria non hanno ancora nella propria normativa un tetto all’utilizzo dei contanti, e questo favorisce l’evasione fiscale e il mercato del nero. Come spiega molto bene Andrea Massardo su InsideOver, “ogni tedesco possiederebbe mediamente 1364 euro all’interno delle proprie mura domestiche”.

Se sono euro tedeschi, però, va bene. Secondo la Germania, però, la stessa cosa non possono farla gli italiani, ed è per questo che dall’alto trono di Berlino hanno imposto al nostro Paese una serie di riforme legate proprio alla lotta all’evasione fiscale. Frugali o furbetti? “Questa tendenza evidenzia un grosso rischio per la possibilità che vengano commessi reati legati all’evasione fiscale nelle trattative di compravendita”. Siamo al solito principio del predicare bene e razzolare male. Il principio cardine di questa Ue.

Anche nella rigorosa Germania, dunque, la popolazione non vede di buon grado l’utilizzo di strumenti tracciati di pagamento, preferendo il caro vecchio contante alle più tecnologiche soluzioni digitali odierne. “E soprattutto – sottolinea Massardo – denota una cultura ancora fortemente legata al commercio brevi manu e che si caratterizza per un accresciuta propensione all’evasione fiscale – particolarità, questa che è invece sempre stata criticata all’Italia, molto più avanti comunque di Berlino sulla questione”.

FONTE:https://www.ilparagone.it/attualita/germania-evasione-fiscale-tedeschi/

 

 

 

SMASH OMS: ESEMPIO BIELORUSSIA

  • Giuliano Castellino – 26 07 2020

SMASH OMS: ESEMPIO BIELORUSSIA

ROBERTO FIORE (FORZA NUOVA): Il Presidente della Bielorussia ci spiega il collegamento tra poteri finanziaria (FMI) e lockdown in modo semplice e chiaro.

Ricattano i governi per portarli alla schiavitù e alla morte economica.

Dittatura sanitaria è dittatura finanziaria.

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?time_continue=43&v=oX5yo_5Y3SU&feature=emb_logo

 

949 MILIONI DI EURO PER CONVINCERE LA BIELORUSSIA A CHIUDERE TUTTO!

FONTE:https://www.litaliamensile.it/post/smash-oms-esempio-bielorussia

La nuova politica “No China” dei farmaci USA riporta in auge una vecchia gloria…

 posted by 

Gli USA hanno deciso di cambiare la propria politica nel settore farmaceutico, dove è stata riconosciuta un’eccessiva dipendenza dall’estero, per cui il governo Trump sta intervenendo con potenti incentivi economici e prestiti verso le aziende disposte a riconvertirsi e ad entrare nel settore. Fra queste la Eastmann Kodak, l’antico produttore di macchine e pellicole istantanee,  che ha ottenuto dal governo 765 milioni di dollari in prestito per iniziare la produzione di principi attivi farmaceutici sinora importati dalla Cina, fra cui l’Idrossiclorochina, l’antimalarico utilizzato anche contro il COVID-19.

Per gli USA essersi affidati al libero mercato ed alla globalizzazione ha significato perdere gran parte della propria produzione di farmaci e principi a favore di Pechino. I farmaci “Made in China” oggi includono la maggior parte degli antibiotici, pillole anticoncezionali, medicinali per la pressione sanguigna, fluidificanti salvavita del sangue come eparina e vari farmaci antitumorali.  L’elenco include anche farmaci per il trattamento dell’HIV, malattia di Alzheimer, disturbo bipolare, schizofrenia, cancro, depressione, epilessia, tra gli altri. Un recente studio del Dipartimento del Commercio ha scoperto che il 97 percento di tutti gli antibiotici negli Stati Uniti veniva prodotto  in  Cina, una dipendenza che si è rivelata mortale con la Covid-19 e che ha esposto la fragilità delle catene logistiche USA. 

Da qui l’idea di riportare, con prestiti, la produzione di questi articoli essenziali negli USA, ma le società farmaceutiche già affermate hanno già impianti negli USA. Quindi ci si è rivolti a società chimiche di grandi tradizioni, come la Kodak, che agisce nel settore da oltre 100 anni, e che ha colto l’occasione al volo. Il prestito porterà anche alla creazione di 350 nuovi posti di lavoro distribuiti fra vari impianti della società .

Dopo l’esplosione della fotografia digitale la Kodak era andata in crisi e sopravviveva senza una vera e propria missione utilizzando gli utili cumulati negli anni d’oro e producendo un po’ di pellicole. Ora la società ritrova una sua missione nella chimica fine e gli azionisti lo hanno ben capito:

Le azioni si sono quintuplicate, per poi ridurre il guadagno a quattro volte. Un vero e proprio zombie torna nel mondo dei viventi, ed è un ritorno che speriamo duri.

FONTE:https://scenarieconomici.it/la-nuova-politica-no-china-dei-farmaci-usa-riporta-in-auge-una-vecchia-gloria/

 

 

 

POLITICA

NO A UN NUOVO STATO DI EMERGENZA

Firma Subito! Ugo Mattei ed Enrica Senini

A gennaio Conte ha decretato lo Stato di Emergenza, in forza del quale hanno disposto tutte le ben note limitazioni alla libertà e ai diritti della persona. Adesso vogliono prolungarlo fino alla fine dell’anno. Perché? Ci sono i presupposti? E soprattutto, ti hanno mai raccontato che in Italia lo Stato di Emergenza non esiste, perché la Costituzione non lo prevede? Esiste – questo sì – un’emergenza legislativa, ma è prevista dal Codice di Protezione Civile ed è pensata per quelle situazioni dove la differenza tra una decisione presa o non presa la fanno una manciata di secondi. Si tratta di una norma pensata per i cataclismi, per stanziare risorse e fondi al fotofinish. Per qualunque altro stato di necessità ed urgenza, c’è il Decreto Legge, che produce i suoi effetti anche in 24 ore, il tempo della riunione del Consiglio dei Ministri e della firma del Presidente della Repubblica.

Ma allora, se lo Stato di Emergenza non esiste, e se l’articolo 24 del Codice della Protezione Civile è pensato per eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che richiedono immediatezza di intervento, perché Conte vuole prorogare una condizione di privazione dei diritti per tutti gli italiani?

Lo Stato di Emergenza è il paradiso del potere, un’occasione irripetibile per sovvertire l’ordine costituzionale ed impedire – ad esempio – ai cittadini stanchi, sfibrati dalla crisi e non più disposti a tollerare oltre misure eccessive e irragionevoli, di protestare e manifestare nelle piazze, il prossimo autunno. Un modo per blindarsi a Palazzo Chigi e rendere il Governo una fortezza inespugnabile. Forse anche un modo – come suggerisce qualcuno – di rendere il processo di appaltazione, molto rapido e conveniente per qualcuno.

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, all’articolo 15, dice che i diritti della persona sono derogabili solamente in caso di guerra o di pericolo pubblico che minacci la vita della nazione, ma anche così è necessario seguire una precisa procedura, dove carte alla mano si dimostrano in sede europea le reali necessità di questa richiesta. Procedura a cui il Governo Conte non si è attenuto.

Per questi motivi è necessario scongiurare il prolungamento dello Stato di Emergenza, che Palazzo Chigi sta già cercando di imporre nell’agenda politica. È necessario che una larga maggioranza di cittadini manifesti e certifichi la sua contrarietà, firmando la petizione che un nutrito gruppo di coraggiosi intellettuali, giuristi, avvocati e docenti hanno stilato per noi.

Chi dorme in democrazia, si sveglia in dittatura!
Leggi la petizione: scaricala cliccando qui.

FONTE:https://www.byoblu.com/2020/07/14/no-a-un-nuovo-stato-di-emergenza-firma-subito-ugo-mattei-ed-enrica-senini/

 

 

 

Petizione al Presidente della Repubblica contro lo “stato di emergenza”

 

Illustre Presidente,
l’Osservatorio Permanente sulla Legalità Costituzionale, istituito presso il Comitato Popolare Difesa Beni Pubblici e Comuni Stefano Rodotà, si trova nuovamente costretto ad intervenire in merito al dichiarato stato di emergenza.
Stando a notizie di stampa il Presidente del Consiglio sarebbe in procinto di prorogare lo stato di  emergenza, inizialmente dichiarato il 31/01/2020 ed in scadenza alla fine di luglio, fino al 31dicembre 2020, e ciò sulla base di una non meglio precisata “esigenza di tenere sotto controllo ilvirus, per la presenza di alcuni contagi in territorio italiano.”
Laddove ciò si verificasse ci troveremmo di fronte a uno strappo gravissimo dell’ ordine costituzionale, a causa del quale la democrazia di un Paese viene di fatto congelata per un anno intero, ad arbitrio del Potere Esecutivo oggi ancor più in assenza di qualunque presupposto giustificativo.
Dalla lettera del Codice della Protezione Civile, infatti, lo stato di emergenza si riferisce “a eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensitào estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo.” (art. 24, 7 comma 1 lett.c) Codice Protezione Civile).
Il testo della norma, e del Decreto nel suo complesso, è evidentemente destinato a disciplinare quelle situazioni nelle quali vi sia necessità di azione tempestiva ed immediata.
A conforto di tale interpretazione lo stesso art. 24 comma 1 del Codice di Protezione Civile, rubricato Deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, prevede che, con la delibera di stato di emergenza, vengano immediatamente destinate “risorse finanziarie al soccorso della popolazione”, a conferma quindi che si tratti di situazioni nelle quali il ricorso agli ordinari strumenti democratici, financo a quelli per definizione destinati a fronteggiare situazioni di estrema gravità ed urgenza (come il decreto legge) costituiscono in quel frangente un lusso, uno spreco di tempo che l’Ordinamento non può permettersi perché ogni minuto è sacro.
D’altronde il termine stesso “calamità di origine naturale” difficilmente si attaglia a un problema sanitario ed emerge, con tutta evidenza, come già l’originario ricorso, a gennaio 2020, allo strumento dello stato di emergenza (peraltro seguito da un mese di completa inerzia da partedell’esecutivo) fosse molto discutibile.
A maggior ragione appare oggi del tutto sproporzionato ed illegittimo il ricorso a questi strumenti di eccezione.
La sola presenza di sparuti focolai, peraltro circoscritti in alcune zone del Paese e ad oggi perfettamente gestibili dal Servizio Sanitario, non costituisce requisito sufficiente a introdurre un regime di eccezione che consenta di derogare alla dialettica democratica di uno Stato di Diritto.
Nè lo stato di eccezione è giustificato dal mero timore di possibili scenari futuri, sui quali ancora nulla è dato prevedere e sui quali, peraltro, la stessa Comunità Scientifica mostra di avere opinioni divergenti. Ciò equivarrebbe a giustificare il puro arbitrio di un Potere Esecutivo che potrebbe sospendere la democrazia in qualunque momento, perchè in fondo, “del doman non v’è maicertezza.”
Neppure si può giustificare lo stato di emergenza con la presenza di focolai in Paesi stranieri, essendo sufficienti le ordinarie misure di contenimento dei flussi in entrata e uscita del Paese per arginare qualunque pericolo in tal senso.

Che dello stato di emergenza, inoltre, mai si possa abusare lo conferma anche l’art. 25 comma I delCodice di protezione Civile, laddove impone anche in questi frangenti “il rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico e delle norme dell’Unione europea.”
E’ di palmare evidenza che oggi come a maggio, quando il Comitato fu costretto ad intervenire per evitare una minacciata proroga inserita in un decreto legge a fronte di una urgenza inesistente, posto che mancavano più di due mesi alla scadenza originale del primo periodo emergenziale, ci troviamodi fronte a una inaccettabile distorsione di norme che sono nate per la tutela dei cittadini e che vengono invece distorte al fine di blindare il potere esecutivo e legittimare atti normativi, spesso privi di forza di legge, che possono incidere profondamente sui diritti garantiti dalla Costituzione edalla CEDU, (inclusi la libertà di circolazione):

(Art. 16 – Art. 2 Prot. 4 CEDU),

la libertà di riunione (Art. 17 – Art. 11 CEDU),

il diritto di professare la propria fede religiosa nei luoghi di culto (Art.19 – Art. 9 CEDU),

il diritto allo studio (Artt. 33-34 – Art. 2 Prot. 1 CEDU),

la libertà di iniziativaeconomica e di utilizzo della proprietà privata (Artt. 41-42 – Art. 1 Prot. 1 CEDU),

finanche lalibertà di espressione del pensiero (Art.21 – Art. 10 CEDU) e soprattutto la libertà personale (Art.13 – Art. 5 CEDU) e i diritti inalienabili della persona (Art. 2 e CEDU)

– ledendoli sino quasi adannullarli, come già è accaduto da gennaio ad oggi.
Nemmeno il Governo può dimenticare gli impegni, su di esso gravanti, che discendono dai Trattati Internazionali!
Ci troviamo così costretti a rammentare, ancora una volta, l’art. 15 della CEDU che consente allo Stato Contraente di esimersi dal rispetto dei diritti fondamentali in essa sanciti in caso di urgenza, ma solo “nella stretta misura in cui la situazione lo richieda e a condizione che tali misure nonsiano in contraddizione con gli altri obblighi derivanti dal diritto internazionale”.
L’esistenza di una situazione di emergenza, pur rimessa alla valutazione discrezionale dei singoli Stati, deve palesarsi in un evento concretamente verificatosi, che coinvolga l’intera nazione e non comporti l’adozione di misure restrittive a tempo indeterminato e ciò non è dato riscontrare nella odierna situazione sanitaria italiana.
L’Italia, inoltre, non ha mai provveduto alle notifiche di cui all’art. 5 CEDU, pur avendo accettato l’art. 15 CEDU senza riserve ed è quindi inadempiente, oggi come a gennaio, rispetto ai suoi obblighi internazionali.
In conclusione, qualora lo “stato di emergenza” venisse prorogato nella attuale situazione, in carenza di qualsivoglia presupposto, ci troveremmo di fronte a un abuso di potere contro il quale il Comitato Rodotà farà di tutto per resistere in ogni forma compatibile con i principi del costituzionalismo liberale. Non si può infatti celare al popolo l’esistenza di un “diritto /dovere di resistenza all’oppressione ogni qual volta i poteri pubblici violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione”, principio che condivide con lo stato di Emergenza il fatto di
non aver trovato collocazione ufficiale all’interno della Carta Costituzionale, ma che fu spesso richiamato dai Padri Costituenti e rappresenta, oggi più che mai, un monito in qualunque Stato di Diritto.
Illustre Presidente siamo qui a pregarla, come già nella scorsa occasione, affinché Lei possa accogliere questo appello dettato da puro amore per il diritto e per la democrazia, esercitando la sua moral suasion ed il suo alto compito di difesa preventiva dell’ordine costituzionale ancora una volta gravemente minacciato.

Rispettosamente, l’Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale
10 Luglio 2020

 

FONTE:https://www.byoblu.com/wp-content/uploads/2020/07/10-07-2020-lettera-al-Presidente-della-Repubblica-Osservatorio-Leg-Cost.pdf

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

ECCO COME INSTALLANO SUGLI SMARTPHONE I SERVIZI DI TRACCIAMENTO A NOSTRA INSAPUTA #Byoblu24

VIDEO QUI: https://youtu.be/92pPKqGnt8k
Nella rassegna di oggi vi facciamo vedere come Google inserisce strumenti di tracciamento nei nostri smartphone. Provate ad andare sulle Impostazioni, cliccate su Generali e poi Google, noterete la dicitura “Notifiche di esposizione al COVID-19”. La presenza di questa opzione fa parte del sistema di aggiornamento automatico di Google Play Services, ciò significa che l’utente si ritrova sul telefono delle funzionalità senza necessità di azioni manuali. Siamo di fronte ad una specie di cavallo di Troia per tracciare le nostre vite? Questa e altre notizie su #Byoblu24
FONTE:https://www.byoblu.com/2020/05/26/ecco-come-installano-sugli-smartphone-le-app-di-tracciamento-a-nostra-insaputa-byoblu24/

 

 

 

La notizia del servizio anti-Covid attivo di nascosto su Android e iPhone

Emanuele Cisotti    – Negli ultimi giorni e sopratutto nelle ultime ore si stanno moltiplicando gli annunci sui social network che allertano gli utenti di una novità all’interno dei loro smartphone (sopratutto Android) che riguarda le misure di tracciamento anti-Covid di cui abbiamo più volte parlato.

Quello che vi raccontiamo in questo articolo non è affatto una novità, ma poiché qualcuno potrebbe essersi perso tutti i vari passaggi della vicenda abbiamo voluto fare un riassunto, pronto da condividere agli amici che dovessero condividere messaggi allarmati sui social. Il messaggio che gira di più recita:

ATTENZIONE.
Non so se qualcuno se ne è accorto, ma hanno inserito l  applicazione covid 19 sui dispositivi Android senza alcun consenso.
Chi ha Android può verificare per conto suo. Andate su impostazioni, fate scorrere e arrivate alla voce Google. Impostazioni Google. Apritela: la prima voce indica: notifiche di esposizione al COVID 19. ATTENZIONE. EVITATE DI USARE GEOLOCALIZZAZIONE, BLUETOOTH E WI FI SE POSSIBILE.

Andiamo con ordine

Come è comparsa la voce nello smartphone?

La voce sta comparendo gradualmente a tutti gli utenti di smartphone Android almeno alla versione 6 e nei prossimi giorni potrebbe comparire anche agli utenti che ancora non ce l’hanno. Si trova sotto il menù Impostazioni > Google e la voce recita Notifiche di esposizione al COVID-19. La voce è comparsa senza gli utenti avessero applicato nessun aggiornamento al telefono. Questo perché la novità fa parte di un aggiornamento di Google Play Services che da sempre su Android si aggiorna senza necessità di azioni manuali. Questo pacchetto contiene molte funzionalità relative ai servizi Google e permette agli smartphone di guadagnare nuove funzionalità senza che il produttore rilasci un aggiornamento (cosa che spesso richiede tempo e in certi casi non avviene affatto).

Se c’è una cosa che si può riconoscere è che Google avrebbe forse potuto mostrare quantomeno un avviso all’accensione dello smartphone per spiegare il funzionamento di questa nuova voce su un argomento che desta molto interesse mediatico e spesso e soggetto a fake news.

E su iOS?

Anche sugli smartphone Apple è presente una voce identica, che si trova in Impostazioni > Privacy > Salute. Il suo essere un po’ più nascosta nei menù ha forse fatto sì che si creasse meno scalpore a riguardo. Questo è probabilmente vero anche perché la novità è arrivata in concomitanza con l’aggiornamento ad iOS 13.5 e la cosa era chiaramente scritto nella pagina in cui si dava conferma di scaricare l’aggiornamento.

Cosa fanno queste voci?

Queste voci, se abilitate, permettono alle applicazioni realizzate dei singoli governi (massimo una per nazione) di sfruttare alcune funzionalità del Bluetooth utili al loro corretto funzionamento di tracciamento delle infezioni di Covid-19. Un’applicazione qualsiasi rilasciata nei rispettivi store non avrebbe accesso, per i limiti di sicurezza dei sistemi operativi, al Bluetooth nel modo in cui sarebbe necessario, rendendo il suo funzionamento inutile. Molti governi, come quello italiano, hanno quindi scelto di sfruttare l’opportunità data da Apple e Google per basare la loro applicazione su questo sistema di tracciamento integrato nel sistema operativo.

Attivare questa opzione quindi permetterà a queste applicazioni, dopo che saranno state scaricate manualmente (non è prevista nessuna installazione obbligatoria o automatica) di funzionare a dovere. Nel caso dell’Italia parliamo dell’applicazione Immuni, che arriverà si pensa nelle prossime settimane. Se volete saperne di più abbiamo realizzato un approfondimento su Immuni.

Tutto su l’applicazione Immuni

E se non voglio essere tracciato?

Iniziamo col dire che quando si parla di tracciamento si parla di due cose: di tracciamento dei contatti e di tracciamento del virus. Non si tratta affatto di tracciamento delle persone e in alcun modo riguarda la geo-localizzazione. Semplificando ancora: non si tratta di tenere traccia degli spostamenti o dei movimenti tramite GPS o rete cellulare. Ovviamente per questo tipo di sistemi è giusto avere dubbi riguardo alla privacy ed è giusto informarsi, ma ad oggi sembrerebbe che il sistema di Apple+Google sia il più affidabile in circolazione. Abbiamo realizzato un lungo approfondimento su cos’è il contact tracing in questo articolo.

Tutto sul concact tracing

Torniamo a noi: se quindi uno non vuole partecipare a questo tipo di tracciamento del virus come si deve comportare? Come dicevamo l’opzione è ora presente ma la sua accettazione è del tutto facoltativa. Basterà quindi tenere l’opzione disattivata. Ricordiamo poi che attivare l’opzione senza l’app Immuni a corredo è del tutto impossibile, proprio perché lo smartphone non ha una funzione di contact tracing integrata ma solo gli strumenti per poterlo fare.

Ok, ma comunque meglio spegnere GPS e Wi-Fi?

No, niente affatto. Come detto il contact tracing non si basa sul posizionamento, ma sfrutta come tecnologia il Bluetooth, ovvero l’unica necessaria a riconoscere la presenza di altri smartphone nelle vicinanze (qui vi spieghiamo come). Disattivare il GPS e il Wi-Fi non farà altro che “azzoppare” altre funzioni del vostro smartphone, oltre che farvi consumare più dati del pacchetto con il vostro operatore quando navigate e siete in casa. In più gli smartphone moderni utilizzano comunque anche la rete cellulare per il posizionamento e il Wi-Fi non è mai davvero disattivato ma solo inibito nel suo funzionamento. Se non vi fidaste di quanto detto sopra potreste quindi in teoria spegnere anche il Bluetooth, ma è una misura precauzionale che pare eccessiva e che potrebbe anche questa darvi problemi nel quotidiano se per esempio usate il Bluetooth per scambiare file, collegare il telefono all’auto o a una cassa musicale senza fili.

In conclusione quindi si tratta di qualcosa di programmato, annunciato e che, senza l’app Immuni, è anche del tutto inutile. Fate quindi sapere ai vostri amici più preoccupati che non c’è nessun segreto o complotto dietro questa mossa, ma che comunque è giusto che si informino e che si pongano legittime domande sulla propria privacy.

FONTE:https://www.mobileworld.it/2020/05/25/attivazione-menu-covid-android-iphone-262307/

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