RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 28 OTTOBRE 2020

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

28 OTTOBRE 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Le nostre opinioni politiche dipendono dalla consistenza del nostri conti correnti

PINO SCORCIAPINO, Le massime di Vitaliano, Albatros, 2019, Pag. 173

 

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SOMMARIO

COVID: coprifuoco a che scopo?
Lockdown dal 2 novembre, l’intervento in diretta: «Già hanno tutto»
Virus e vaccino, per arrivare al mondo post-umano di Colao
Una Cupola contro di noi: dove vogliono portarci?
Ristorante a Pesaro Rimane Aperto – La Polizia Prova a Entrare, I Clienti Gridano “Libertà”.
Conte non esclude il lockdown totale
Carcerazione continua della popolazione italiana
La crisi come la guerra: arriva sempre dall’alto
L’Australia ha organizzato una campagna mediatica contro la Cina
Gravemente sottovalutato il rischio della infiltrazione turca in Europa
Londra ha organizzato attacchi contro Mosca (Lord Sedwill)
PER RILANCIARE CULTURA E CREATIVITÀ NON BASTANO SUSSIDI, SERVONO INVESTIMENTI PUBBLICI
Riunione del Consiglio Supremo di Difesa
Il carcere dell’identità digitale  
L’inferno: microchip obbligatorio e vaccini imposti col Tso
Qui rubavano gli occhi ai morti
Europa pronta al lockdown: i mercati verso il crollo?
La partita miliardaria per il vaccino del coronavirus
Vaccino Covid, le trattative in Ue dell’industria farmaceutica: tra negoziati segreti, conflitti di interesse e manleva sugli effetti avversi
LEGITTIMA DIFESA. Delibera del Comune di Messina su notifica TSO e tutela delle persone sottoposte a interventi coatti in psichiatria
Attribuzioni del Ministro della difesa, ristrutturazione dei vertici delle Forze armate e dell’Amministrazione della difesa
Canada, scoppia il caso campi di isolamento: la smentita non convince tutti
A Londra un’unità segreta per la “ricostruzione” del Venezuela
Il senso di Bergoglio per la Pede
Francia e Italia stesso copione. E altre atrocità
Lettera a una destra mai nata (ma solo annunciata e lontana dalla barricata)

 

 

EDITORIALE

 

IN EVIDENZA

COVID: coprifuoco a che scopo?

Stupefatti, i francesi hanno appreso che una misura di ordine pubblico, il coprifuoco, è efficace per prevenire un’epidemia. Ognuno di noi, sapendo che non esiste un virus che si metta in pausa rispettando orari fissati per decreto, pone una domanda che infastidisce: perché un coprifuoco?

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Il presidente Emmanuel Macron ha scelto i giornalisti di punta di France2 e di TF1, Anne-Sophie Lapix e Gilles Bouleau, per essere intervistato sul COVID-19. Nell’occasione, il presidente ha annunciato la misura sanitaria del coprifuoco.

Parecchi Paesi occidentali pensano di essere di fronte a una nuova ondata dell’epidemia di COVID-19. Le popolazioni – che hanno già molto sofferto, non per la malattia, ma per le misure adottate per proteggerle – accettano con difficoltà nuove misure di ordine pubblico, adottate in nome di ragioni sanitarie. È l’occasione per fare un’analisi dei comportamenti.

Chi governa sa che dovrà rendere conto di quanto fatto e di quanto non fatto. Per contenere la malattia, ma soprattutto per la pressione del futuro giudizio, i governanti hanno dovuto agire. Come hanno elaborato la propria strategia?

Si sono basati sui consigli degli specialisti (medici, biologi e statistici). Ma presto, all’interno di ciascuna disciplina gli esperti si sono divisi, sicché i governanti hanno dovuto decidere chi seguire. Ma in base a quali criteri hanno scelto?

Molte incertezze
Le opinioni pubbliche sono convinte:
– che il virus si trasmette attraverso le goccioline respiratore;
– che le contaminazioni possono essere limitate indossando mascherine chirurgiche e mantenendo una distanza di almeno un metro dagli interlocutori;
– che le persone malate possono essere individuate attraverso test diagnostici PCR.

Gli specialisti invece sono molto meno categorici. Alcuni infatti sostengono:
– che la trasmissione del virus avviene non tanto attraverso le goccioline respiratorie, ma soprattutto attraverso l’aria che respiriamo;
– che, di conseguenza, le mascherine chirurgiche e il distanziamento sociale non servono a nulla;
– che i test PCR danno risultati diversi secondo i laboratori che li eseguono; di conseguenza, le statistiche cumulative sommano dati disomogenei.

Così, a dispetto dei messaggi rassicuranti, regna ancora la massima confusione sulle connotazioni dell’epidemia.

Che fare?
Il problema con cui i governanti hanno dovuto confrontarsi era nuovo. Non essendo stati in alcun modo preparati, si sono perciò rivolti agli specialisti. Se i consigli dei primi scienziati sono stati chiari, tutto è diventato complicato quando altri scienziati hanno contraddetto i primi. I governanti ne sono stati sopraffatti.

I politici non hanno potuto che reagire in base alla propria esperienza politica, che ha loro insegnato che bisogna proporre sempre qualcosa più degli avversari: non lo 0,5% di aumento delle retribuzioni promesso dai concorrenti, bensì lo 0,6%, pronti però a trovare una scusa per non mantenere la promessa. Di fronte all’epidemia, presi alla sprovvista si sono lanciati in una gara con i Paesi vicini: chi sapeva adottare le misure più drastiche dimostrava la propria superiorità. Ma soprattutto hanno mascherato la propria incompetenza ricorrendo a misure autoritarie.

I tecnocrati non hanno potuto che reagire in base all’esperienza del corpo burocratico cui appartengono, maturata di fronte alle grandi catastrofi. Ma è difficile adattare a una crisi sanitaria le esperienze acquisite lottando contro inondazioni o terremoti. È stato perciò naturale per loro rivolgersi alle strutture di sanità pubblica esistenti. Nel frattempo, i responsabili politici hanno creato nuove strutture che sono andate a sovrapporsi alle esistenti, ma non hanno precisato le rispettive competenze. Sicché, invece di unire gli sforzi, ognuno ha cercato di salvaguardare il proprio orticello.

Se i governanti fossero stati scelti per autorevolezza, ossia per fermezza e attenzione al prossimo, avrebbero affrontato il problema appoggiandosi sulla propria cultura generale.

In tal caso, avrebbero saputo che i virus per sopravvivere hanno bisogno di persone da infettare: nelle prime settimane dell’irruzione, per quanto mortale sia, il COVID-19 non cercava di distruggere l’umanità, ma vi si stava adattando. Raggiunto lo scopo, la letalità si sarebbe abbassata rapidamente e non ci sarebbe stato un nuovo picco dell’epidemia. Una “seconda ondata” sarebbe apparsa improbabile. Infatti, da quando sappiamo distinguere i virus dai batteri mai si è osservata una malattia virale dispiegarsi in più ondate.

Le recrudescenze cui oggi assistiamo, per esempio negli Stati Uniti, non sono ulteriori piccole ondate: indicano invece l’arrivo del virus in nuovi strati di popolazione cui non si è ancora adattato. La somma del numero dei malati su scala nazionale maschera la ripartizione a livello geografico e sociale.

Peraltro, non sapendo come il virus si trasmetta, questi governanti avrebbero supposto che lo faccia alla stregua di ogni altra malattia virale respiratoria: non attraverso le goccioline respiratorie, bensì attraverso l’aria che si respira. Avrebbero altresì saputo che in tutte le epidemie virali la maggior parte dei decessi non è imputabile al virus, ma alle malattie opportuniste che sopraggiungono con l’occasione. Sicché avrebbero deciso di raccomandare a tutti la frequente aerazione dei luoghi in cui si vive e d’imporla alle amministrazioni. Avrebbero altresì raccomandato a tutti non già di disinfettarsi le mani, ma di lavarle il più spesso possibile. A tale scopo avrebbero installato ovunque possibile punti per poterlo fare.

Del resto, sono queste le due principali misure consigliate dall’OMS all’inizio dell’epidemia, quando l’isteria non si era ancora sostituita alla riflessione: non l’obbligo di mascherine chirurgiche, non disinfezioni, non quarantena di persone sane, tantomeno il loro isolamento.

La scienza non ha risposte definitive, suscita solo domande
Il modo in cui i media hanno messo in scena gli scienziati dimostra la manifesta incomprensione della natura della scienza, che non è somma di saperi, ma processo di conoscenza. Abbiamo potuto verificare quanto la pratica attuale sia pressoché totalmente incompatibile con lo spirito scientifico.

È assurdo pretendere da scienziati un rimedio a quanto ancora non conoscono, dal momento che hanno appena iniziato a studiare il virus, la sua modalità di propagazione, nonché i danni che causa. Ed è pretenzioso da parte degli scienziati aderire a simili richieste.

Un cambiamento della società
Alcune delle misure adottate quando il virus ha fatto irruzione si possono spiegate con errori di valutazione. Per esempio, il presidente Emmanuel Macron ha messo in atto il confinamento generale dopo essere stato fuorviato dalle statistiche catastrofiche di Neil Ferguson (Imperial College di Londra) [1], che annunciava almeno 500 mila morti in Francia. Le statistiche ufficiali – benché si sappiano sopravvalutate – dicono che la mortalità è stata 14 volte inferiore. Retrospettivamente si può affermare che una così pesante limitazione delle libertà personali non era giustificata.

Ma la decisione, dopo pochi mesi, di un coprifuoco per una lieve crescita del numero dei morti è, in Stati democratici, incomprensibile: tutti hanno potuto constatare che la malattia è molto meno letale di quanto si temesse e che il periodo più pericoloso è passato. Nessun dato attuale giustifica questa limitazione delle libertà personali.

Il presidente Macron ha giustificato la misura parlando di una seconda ondata, che tuttavia non esiste. Se ha preso questo provvedimento sulla base di un’argomentazione così poco convincente, quando lo revocherà?

È d’obbligo osservare che questa volta non può trattarsi di errore di valutazione, bensì di politica autoritaria che prende a pretesto una crisi sanitaria [2].

Thierry Meyssan
Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo

 

NOTE 

[1] “COVID-19: Neil Ferguson, il Lyssenko liberale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 19 aprile 2020.

[2] “Il COVID-19 e l’Alba Rossa”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 28 aprile 2020.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article211415.html

Lockdown dal 2 novembre, l’intervento in diretta: «Già hanno tutto» 

 

Sta girando sul web un intervento di un’ascoltatrice di The Morning Show, programma di Radio Globo, che annuncia in diretta di conoscere la data del nuovo lockdown.

Ristoratori, proprietari di palestre, lavoratori del mondo dello spettacolo e comuni cittadini stanno protestando attivamente in tutte le piazze d’Italia.

In un clima così teso quello che è successo a Radio Globo il 26 ottobre in una puntata di The Morning Show potrebbe scatenare il panico.

Tra i numerosi interventi degli ascoltatori ce ne sono stati due in particolare che hanno lasciato tutti di stucco.

Tutto è iniziato con la telefonata di un ascoltatore che nella vita fa l’idraulico. Per sua ammissione, mentre faceva dei lavori a luglio, il proprietario della casa, che lavora in un Ministero, gli avrebbe confidato che il 30 ottobre avrebbero richiuso tutto.

I conduttori della trasmissione radio hanno commentato l’intervento ironizzando un po’ sulle parole appena ascoltate.

Uno ha però riportato alla serietà affermando che probabilmente i morti aumenteranno a causa dei malanni stagionali che colpiscono gli anziani. «Mettiamoci l’anima in pace perché a breve richiuderanno. Cominciamo a protestare seriamente».

L’intervento in radio di Valentina sul lockdown

Ma a diventare virale è una seconda telefonata fatta da una certa Valentina che ha lanciato in radio una vera e propria bomba.

«Io volevo semplicemente confermare la cosa della chiusura che ha detto il ragazzo, perché ho mio padre che lavora al Ministero della Sanità in zona Verano», ha rivelato nel suo intervento a Radio Globo.

«Mi ha confermato due giorni fa che dal 2 novembre ci sarà una chiusura per quindici giorni. Lockdown totale per quindici giorni. Lo diranno appunto a fine mese, verso il 30. Già hanno delle proiezioni, già hanno tutto».

Uno dei conduttori del The Morning Show ha commentato: «Non hanno i numeri, hanno la decisione, hanno l’imposizione. Questo capitalismo globale sta abbassando la soglia di ricchezza rendendo tutti uguali. Una sorta di povertà collettiva, così i pochi che resteranno in piedi lucreranno su queste persone».

Le parole della ragazza al momento sono totalmente prive di fonti e non verificabili. Potrebbe essere anche uno scherzo di cattivo gusto ma non è possibile escludere che le cose vadano realmente così.

Se fosse uno scherzo, sarebbe stato pensato abbastanza bene dato che l’Istituto Superiore della Sanità si trova proprio vicino a Piazzale del Verano a Roma

VIDEO QUI: https://youtu.be/oSp3iZ8Ie0E

FONTE: https://www.oltre.tv/lockdown-novembre-intervento-diretta-tutto-video/

Virus e vaccino, per arrivare al mondo post-umano di Colao

Stanno cercando in ogni modo di prolungare l’emergenza, paventando rischi maggiori di quelli probabilmente effettivi. Più il tempo passa, più verrà indebolito il nostro sistema economico, il nostro tessuto sociale. Più è distrutto, più è facile rifarlo in un altro modo: con nuovi criteri e nuovi padroni, capaci di comprare più facilmente quello che costerà di meno, o i settori che saranno semi-distrutti. Ci stanno imponendo un’emergenza che sembra infinita: tengono alta la paura del Covid, perché altrimenti non potrebbero più presentarci il vaccino come unica possibile vie d’uscita. Ma c’è dell’altro, ed è anche peggio: mentre il Comitato Tecnico-Scientifico sta usando il virus per distruggere l’economia, la task-force per la ricostruzione (ancora più pericolosa) pensa di sfruttare la crisi per cambiare per sempre l’economia, sottraendola al controllo degli italiani. Cts e task-force sono due “corni” di un unico demone. Il Cts è fatto di scienziati abbondantemente venduti al potere, ed è espresso da organismi internazionali come l’Oms e l’Onu. Per loro l’unica salvezza sarà il “messia” vaccino. Ovviamente, il Cts si guarda bene dal dire che la vera salvezza sta innanzitutto nel rafforzare il proprio sistema immunitario. Suggerimenti e indicazioni, da loro? Zero: la gente deve stare male per poi potersi vaccinare, e vacciandosi stare ancora peggio, e quindi assumere ancora più farmaci. Indovinate per chi lavorano, questi?

Poi c’è il secondo “corno”, la task-force di Colao. Lavora per la ripresa? Non è così, faranno altro. L’ha detto lo stesso Colao: «Non si può sprecare una crisi». E’ un’opportunità unica, per cambiare la struttura economico-sociale del paese. Fausto CarotenutoConoscendoli, significa: globalizzarla, meccanizzarla, robotizzarla, dandola ancora più in pasto alla finanza internazionale, sottraendola agli italiani che lavorano, all’iniziativa individuale, e mascherandola persino da Green New Deal e da ottimistica ripresa dopo il Covid. Vittorio Colao sta a Londra, loro si parlano via web. E’ una sorta di nuvola nera, quella che incombe sopra Palazzo Chigi. Gli uomini della task-force parlano ai loro maggiordomi del governo, a questi burattini prestati ai poteri da masse incoscenti di italiani, che li hanno votati (e nel caso di Conte, nemmeno li hanno votati). E allora scopriamola, la pericolosità di questa task-force e del potere vero che rappresenta. Vittorio Colao è un uomo della finanza internazionale. In questo momento è il grande profeta del 5G, della cosiddetta transizione digitale. E’ passato per Morgan Stanley, McKinsey, poi Rcs, poi Omnitel, Vodafone e ora General Atlantic, un mega-fondo da 35 miliardi di dollari che già lavora (con una task-force sua) studiando come intervenire nel tessuto socio-economico della ripresa.

Come? Comprando, stravolgendo e finanziando solo chi vuole, nell’ambito dell’imminente programma, una sorta di Piano Marshall nel quale useranno un’economia distrutta dalla crisi per ricostruirla come vogliono loro. Vogliono cioè meccanizzarci, tecnologizzarci, verticalizzarci, centralizzarci, mondializzarci. Come dice Colao: «Le peggiori crisi sono quelle che si sprecano». E attenti ai professori della task-force: sembrano italiani, ma sono “amerikani” (con la kappa), allevati nelle grandi università del potere mondiale. Per esempio Enrico Moretti, della Berkeley. Apprezzatissimo da Obama, Moretti vuole una società nella quale le piccole e medie imprese (e il turismo) non siano più al centro. A guidare tutto devono essere solo i colossi connessi all’elettronica, sul modello Seattle-Microsoft. Moretti teorizza la necessità di smontare il tessuto economico e sociale italiano, Enrico Morettiin cambio di strutture mondiali nelle mani della grande finanza. Poi c’è Marianna Mazzuccato, della London University. Dice: bisogna dare allo Stato, e non più ai privati, la guida della rivoluzione tecnologica. Vuole un dirigismo centralista, che faccia affluire solo a qualcuno i soldi delle nostre tasse, a danno della nostra libera impresa, finora fiorente.

A completare il “tridente” dei professori “amerikani” è Raffaella Sadun, economista della Harvard Business School. Sogna manager sempre più abili nella transizione tecnologica dall’umano al post-umano. Poi c’è Roberto Cingolani, che oggi lavora a Leonardo (armamenti). E’ un fisico, esperto in robotizzazione. Accanto a loro c’è Stefano Simontacchi, potentissimo avvocato d’affari: ci sarà bisogno, infatti, di far affluire nei posti giusti il mare di soldi in arrivo. E attenti ancora: nella task-force di Colao ci sono gli uomini del famigerato Club di Roma: Enrico Giovannini, Francesco Starace. Il Club di Roma fu fondato a metà del ‘900 da un potere “nero” come il centro studi della Fiat, attraverso il brillante manager Aurelio Peccei. La sua specialità: usare (o creare) emergenze. C’è la sovrappopolazione? Loro fanno finta che questo sia un problema. C’è il riscaldamento climatico? Idem: fingono che sia un’emergenza. C’è un problema di acqua, nel mondo? Lo Vittorio Colaofanno diventare un dramma planetario, attraverso il quale si faranno le guerre. Le risorse terrestri sono meno disponibili? Loro raccontano che fra vent’anni saranno esaurite: lo dicevano già negli anni ‘70, e non si sono affatto esaurite.

Gli uomini del Club di Roma sfruttano le emergenze per fare strategia della tensione. Per dire poi: serve più controllo, gli Stati non bastano, serve più mondialismo, occorrono strutture internazionali. Sono grandi artefici del mondialismo, e agiscono sempre nello stesso modo: sfruttando le emergenze, o creandole. Sono specialisti, in questo. E quindi perché non dovrebbero buttarsi a pesce nell’emergenza attuale, per dirigere poi la società nella direzione indicata dal loro club, che è da sempre al servizio dei peggiori poteri mondialisti? Questa task-force avrà a disposizione una quantità incredibile di soldi, gestita dai grandi poteri come l’Ue. Una parte è già stata destibnata al Green New Deal, creato grazie alla finta emergenza climatica. Tantissimi soldi, e per fare cosa? Per digitalizzare il mondo e inondarlo di auto elettriche? E perché il Green New Deal non parla di ridurre i campi elettromagnetici? Li vuole anzi aumentare, tra 5G e satelliti. Vogliono meno imprese, meno libertà. E noi saremo incastrati nella ragnatela di un web sempre più pervasivo e invasivo. Bastone e carota: la cupola dei virologi, questa sorta di Papato finto-scientifico, usa il virus come una volta si adoperavano i terroristi per fare strategia della tensione. Obiettivo: portarci alla carota, cioè il vaccino. Che sarà solo il primo passo, verso il mondo disumano per il quale lavorano questi poteri che oggi maneggiano il Covid nel modo che vediamo, disastrando deliberamente l’economia.

(Fausto Carotenuto, dichiarazioni rilasciate nel video “Una cupola contro di noi, dove vogliono portaci”, pubblicato su YouTube già nel maggio scorso e ora rilanciato da “Coscienze in Rete“).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/10/virus-e-vaccino-per-arrivare-al-mondo-post-umano-di-colao/

 

 

 

Una Cupola contro di noi: dove vogliono portarci?

2 MAGGIO 2020

Parlamento? Governo? No: task-force.  Le decisioni sono in mano ad una “cupola”.

Ma da chi sono composte le task-force che di fatto governano l’Italia da remoto?

Qual’è il loro scopo, e quale il progetto dietro la loro creazione?

Il pensiero di Fausto Carotenuto.

VIDEO QUI: https://youtu.be/UANCgNQrBRg

Nel video vengono menzionati i cosi detti “Club Mondialisti”: il Club di Roma, il CLub di Madrid ed il Club di Budapest. Per capire meglio chi sono e cosa fanno, leggi questo documento.

FONTE: https://coscienzeinrete.net/una-cupola-contro-di-noi-dove-vogliono-portarci/

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

Ristorante a Pesaro Rimane Aperto – La Polizia Prova a Entrare, I Clienti Gridano “Libertà”.

VIDEO QUI: https://youtu.be/ebDNPyFGiw8

FONTE: https://comedonchisciotte.org/ristorante-a-pesaro-rimane-aperto-la-polizia-prova-a-entrare-i-clienti-gridano-liberta/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Conte non esclude il lockdown totale

Lockdown generalizzato? Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è ancora una possibilità

Conte non esclude il lockdown totale

Un lockdown generalizzato, in Italia, è ancora una possibilità. Questo è quanto emerso nel corso della conferenza stampa di martedì 27 ottobre, in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato le misure del Decreto Ristori.

Rispondendo a una domanda da parte di un giornalista, Conte non ha voluto escludere una chiusura totale dell’Italia nel caso in cui le misure dell’ultimo Dpcm non fossero abbastanza per ridurre il numero di nuovi contagi e, di conseguenza, i posti in terapia intensiva fossero esauriti.

Lockdown totale, cosa ha detto Conte

L’aiuto economico contenuto nel Decreto Ristori è quanto richiesto dalle associazioni di categoria e dagli esercenti; il Governo l’ha approvato per venire incontro alle attività in difficoltà per l’emergenza COVID, ma adesso bisogna rispettare le regole per contenere l’epidemia. Questa è la sintesi del discorso di Giuseppe Conte sulle motivazioni che hanno spinto l’azione dell’esecutivo nelle ultime giornate di fuoco.

Se rispettiamo queste misure abbiamo buone chance di affrontare il mese di dicembre con una certa serenità. In caso contrario ci ritroveremo davanti la necessità di operare un lockdown generalizzato”, ha detto oggi Conte nel corso della conferenza stampa.

In quel momento, a Roma una manifestazione contro il lockdown organizzata dal gruppo di estrema destra Forza Nuova si scontrava con le forze dell’ordine.

Il lockdown totale, tuttavia, non è l’unica opzione del Governo per contenere i contagi. Rispondendo a una domanda in merito alla possibilità di individuare delle zone rosse, in particolare per Milano e Napoli, Conte non ha escluso che si possa “agire a livello territoriale con misure più restrittive”.

Proteste contro l’ultimo Dpcm

Dallo spettro del lockdown, sopraggiunto con il boom di contagi dell’autunno, sono scaturite critiche alla gestione governativa, sia per quanto riguarda il contenimento dell’epidemia, sia per i mancati aiuti economici a chi chiude la propria attività per limitare il coronavirus.

Le critiche si sono ben presto trasformate in proteste di piazza, che in diversi casi hanno visto emergere episodi di violenza contro polizia e vandalismo verso negozi. Le rivolte si sono verificate in molte grandi città italiane, proprio mentre alcuni esperti raccomandano il lockdown per Milano e Napoli, le metropoli al momento più colpite dal coronavirus.

La rabbia dei manifestanti ha convinto il Governo ad approvare al più presto delle misure che aiutino le attività in difficoltà a recuperare almeno in parte quanto perso nella prima ondata di COVID-19 e ad attraversare la seconda.

FONTE: https://www.money.it/Conte-non-esclude-il-lockdown-totale

 

 

 

Carcerazione continua della popolazione italiana

Luca Di Fraia – 27 10 2020

CONTE HA L’ORDINE DI LOCKDOWN PER IL 2 NOVEMBRE MA NON E’ FINITA QUI
MENTRE CONTE CHIEDE AI CITTADINI DI RISPETTARE LE MISURE SANITARIE ALTRIMENTI SI RISCHIA IL LOCKDOWN, NEL CASSETTO HA GIA’ IL PROGRAMMA PER BEN 3 LOCKDOWN CON DATE BEN DEFINITE
QUESTO PROGRAMMA ESISTE GIA’ DAL 2019 E CONTE LO ESEGUE FEDELMENTE FREGANDOSENE DI TUTTI NOI, LUI DEVE ESEGUIRE E BASTA, NOI SIAMO MERDA PER LUI!
I CARABINIERI SONO AL CORRENTE DI TALE PROGRAMMA E SONO STATI ADDESTRATI DA MAGGIO A LUGLIO COMPRESO PER ESEGUIRLO
ECCOTI LE DATE
– 2 NOVEMBRE : 1° LOCKDOWN DI 2 SETTIMANE
– 8 DICEMBRE : 2° LOCKDOWN DI CIRCA 4 SETTIMANE / UN MESE
– FEBBRAIO / MARZO : 3° LOCKDOWN DI CIRCA 2 O 3 MESI CON DATE DA DEFINIRSI IN BASE ALLE
NECESSITA PER DISTRUGGERE L’ECONOMIA DELLE FESTE DI SAN VALENTINO E PASQUALI
QUESTE INFORMAZIONI PROVENGONO DA 2 FONTI CERTISSIME DI CUI ABBIAMO INCROCIATO I DATI, CONTE SARA’ IMPERATIVO E PRONTO A QUALSIASI COSA, QUALSIASI COSA PER PORTARE A TERMINE IL SUO TRADIMENTO
CON QUESTI 3 LOCKDOWN INTERMITTENTI E DA CALIBRARE L’ECONOMIA ITALIANA CROLLERA’ DEFINITIVAMENTE
ORA CHE SAPPIAMO TUTTO E LO ABBIAMO PUBBLICATO QUALCOSA POTREBBE CAMBIARE, MA ORA LE COSE STANNO COSI’!
TI AGGIORNEREMO STRADA FACENDO NEL FRATTEMPO…
FONTE: https://www.facebook.com/luke.ildifra/posts/3782700555113802

CONFLITTI GEOPOLITICI

La crisi come la guerra: arriva sempre dall’alto

Di Jacopo Brogi, ComeDonChisciotte.org

PERCHE’ I POPOLI SONO COSTRETTI A SUBIRE I GRANDI CAMBIAMENTI DELLA STORIA?

“Ci hanno costretti a fallire”Richard Fuld ex amministratore delegato di Lehman Brothers, lo confessò poi pubblicamente: la crisi del 2008, innescata dal crack della banca d’affari di cui era amministratore delegato, fu una scelta politica (1). Il governo americano poteva salvarla, ma la lasciò al proprio destino e ciò significò lo scatenarsi di uno tsunami finanziario devastante che poi si trasformò in una pandemia economica che travolse (quasi) tutto il mondo. Mentre 7.700 miliardi di dollari immessi sul mercato bancario a tassi quasi zero dalla Federal Reserve salvavano Wall Street (2), milioni e milioni di lavoratori venivano coattamente arruolati nell’esercito di riserva della disoccupazione, per quella guerra che gli economisti hanno affidato alla Storia come “grande recessione”, ma che ancora non si è mai fermata: un progressivo e costante trasferimento di ricchezza dai salari ai profitti, dal lavoro al capitale vincente, quello finanziario, centralizzato e concentrato in poche mani, seppur quotate.

Le crisi, così come le guerre, sono processi che arrivano dall’alto.

Il sindacalista americano Eugene Victor Debs ebbe il coraggio di gridarlo ad alta voce, proprio mentre il governo si riforniva di giovane carne da cannone da inviare sul fronte europeo. Senza mezzi termini, Debs arringò la folla al Nimisilla Park di CantonOhio. Era il 16 giugno 1918:

“I baroni feudali del Medioevo, i predecessori dei capitalisti dei nostri giorni, hanno dichiarato tutte le guerre. E i loro servi miserabili hanno combattuto tutte le battaglie. Ai poveri, ai servi ignoranti era stato insegnato a riverire i loro padroni, a credere che quando i loro padroni dichiaravano guerra gli uni agli altri, era loro dovere patriottico cadere gli uni sugli altri e tagliarsi la gola a vicenda per il profitto e la gloria dei signori e dei baroni che, allo stesso tempo, li disprezzavano. E questa, in poche parole, è la guerra. La classe dominante ha sempre dichiarato le guerre; la classe subordinata ha sempre combattuto le battaglie. La classe dominante ha avuto tutto da guadagnare e niente da perdere, mentre la classe subordinata non ha avuto niente da guadagnare, ma tutto da perdere, specialmente le loro vite” (3).

Eugene Victor Debs parla a Canton, Ohio, USA (1918)
Eugene Victor Debs parla a Canton, Ohio, USA (1918)

Debs fu arrestato e condannato a dieci anni di reclusione per aver ostacolato il reclutamento coatto di giovani vite da gettare in pasto alle trincee della prima guerra mondiale, ciò che Papa Benedetto XV, appena un anno prima, aveva definito una “inutile strage” (4). In verità, la guerra produce sempre utili. Un’arma distruttiva per molti, ciò che crea immensi affari e grande disordine, per cercare di produrre nuovi equilibri, e un nuovo ordine.

Il Presidente USA Thomas Woodrow Wilson (Foto di Harris & Ewing, 1919)
Il Presidente USA Thomas Woodrow Wilson (Foto di Harris & Ewing, 1919)

In quel caso, tramontò l’eurocentrismo, il ruolo della vecchia Europa quale guida propulsiva dei processi del mondo. Ne scaturì la Società delle Nazioni ciò che il presidente americano Woodrow Wilson identificò ufficialmente come vettore di pace e giustizia universale; ma il marketing non è soltanto qualcosa di contemporaneo che serve a vendere normali tubetti di dentifricio quali miracolosi e scintillanti toccasana per dentature ormai più che usurate. Il linguaggio politico, che oggi è esclusivamente quello mediatico, ha sempre contenuto qualcosa da scoprire e da decifrare. Se ne accorse anche Antonio Gramsci, che definì la nuova infrastruttura giuridica e istituzionale internazionale dell’epoca, quell’invenzione americana da imporre ai vinti nel primo dopoguerra, come la risposta alle necessità del nuovo capitalismo vincente:

Woodrow Wilson è arrivato alla presidenza degli Stati Uniti per rappresentarvi gli interessi politici di un ceto capitalista che è la quintessenza del capitalismo: i produttori non protetti, e che non possono essere protetti; gli industriali che esportano, che hanno bisogno di nuovi mercati, che possono essere danneggiati nel loro vigoroso e spontaneo sviluppo dai protezionismi degli altri paesi. La loro ideologia politica è la democrazia liberale e liberista, che nelle penultime elezioni ha sconfitto la democrazia radicale, affaristica, trustaiola, protezionista (5).

Vincitori, vinti e dominati: è il fiume carsico della Storia che ciclicamente sfocia nella crisi del presente specchiandosi nel passato, in un’epoca antica di vittorie e di sconfitte, di confronti e di duelli. Atene, così democratica, imperialista e cosmopolita; Sparta, oligarchica e nazionale.

I dominati, quando ben motivati, si sono da sempre adattati a tutto: è giunta l’epoca in cui dovevamo esser mandati al macello nelle trincee; quella in cui il solo divertimento sembrava non dover finire mai, quando ci hanno lasciati alla movida perpetua, immersi nella “società dello spettacolo”. Oggi camminiamo mascherati per strada, limitando ciò che è il confine tra la vita, la malattia e la morte: il nostro respiro.

La folla è un gregge servile che non potrebbe mai fare a meno del padrone” (6),

Gustave Le Bon, antopologo, psicologo e sociologo

così lo psicologo e sociologo francese Gustave Le Bon, definiva la massa nel suo rapporto con chi gestisce davvero il potere, era il 1895.

“ “Lo Stato sono io” proclamava Luigi XIV all’epoca in cui i re detenevano un potere assoluto, e in sostanza aveva ragione, ma da allora i tempi sono cambiati. La macchina a vapore, la stampa e l’alfabetizzazione di massa – il tridente della Rivoluzione industriale – hanno strappato il potere ai sovrani per consegnarlo al popolo che lo ha ricevuto in retaggio. In effetti la forza economica spesso si traduce in autorità politica e la storia della Rivoluzione industriale rivela come essa sia passata dal trono e dall’aristocrazia alla borghesia. Il suffragio universale e la generalizzazione dell’istruzione hanno in seguito rafforzato questo processo, al punto che a sua volta la borghesia incomincia a temere il popolo minuto, le masse che si ripromettono di giungere al potere. Oggi tuttavia si profila una reazione, la minoranza ha scoperto di poter influenzare la maggioranza in funzione dei suoi interessi, ormai è possibile plasmare l’opinione delle masse per convincerle a orientare nella direzione voluta la forza che hanno da poco acquisito. Un processo inevitabile, data la struttura attuale della società. La propaganda interviene necessariamente in tutti i suoi aspetti rilevanti, che si tratti di politica, di finanza, di industria o agricoltura, delle attività assistenziali o dell’educazione” (7).

Parole di Edward Louis Bernays, uno dei maestri della moderna scienza della comunicazione che lui stesso chiamò “Propaganda”: saper vendere dentifrici, può significare governare un popolo. Era il 1928, e la lezione elitaria ma più che realistica di Gustave Le Bon aveva già fatto molta strada:

“Oggi ci preoccupiamo a dismisura delle minacciose richieste delle folle, delle distruzioni e degli sconvolgimenti che fanno presagire: il tempo si incaricherà da solo di ristabilire l’equilibrio” (8).

Intanto, grazie ai giornali, alla radio e al cinema, i capi carismatici del tempo fomentavano le masse, non solo per fargli accettare la guerra, ma soprattutto per fargliela acclamare. E sarebbe stato il secondo conflitto mondiale, che portò con sé nuovi equilibri ed un nuovo ordine, ottenuto sul sangue di quei popoli che si erano affidati ciecamente ai loro condottieri: la colpa ci fa accettare i sacrifici, la paura li rende necessari, la speranza li legittima, il tradimento li rende permanenti.

Le coraggiose parole di un giusto, Eugene Victor Debs, alla folla del Nimisilla Park di Canton, testimoniano una volta di più, come le guerre si combattano in basso, quando in realtà sono già state dichiarate in alto.

E ormai, si tratta esclusivamente di soldi. Secondo l’economista Milton Friedman:

Soltanto una crisi produce vero cambiamento” (9).

Imporre un nuovo sistema significa dichiarare guerra; portare quel dato sistema a dei rapidi e irreversibili cambiamenti è impossibile, senza una crisi che li renda necessari ed inevitabili.

Gli Imperi del futuro sono quelli della mente (10)”. Winston Churchill nel suo famoso discorso del 6 settembre 1943, di fronte alla comunità accademica di Harvard, fece intendere non solo che il comando militare angloamericano impegnato a vincere la seconda guerra mondiale era e sarebbe stato un qualcosa di indissolubile anche nel dopo, ma che le nuove colonizzazioni e le nuove conquiste sarebbero arrivate attraverso l’esportazione della cultura, a partire dalla lingua: la lingua inglese.

“Tali piani, offrono bottini molto migliori che portar via le province o le terre di altre popoli o schiacciarli nello sfruttamento (11).” Il leggendario Churchill ci stava anticipando ciò che avremo vissuto anche da futuri teledipendenti?

“Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare. Ci governano in virtù della loro autorità naturale, della loro capacità di formulare le idee che ci servono e della posizione che occupano nella struttura sociale. Poco importa come reagiamo individualmente a questa situazione, poichè in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dalla politica agli affari, dal nostro comportamento sociale o ai nostri valori morali, di fatto siamo dominati da un piccolo numero di persone capaci di comprendere i processi mentali e i modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano le fila, controllano l’opinione pubblica, sfruttano le vecchie forze sociali esistenti, inventano altri modelli per organizzare il mondo e guidarlo (12).

Così scriveva il nipote di Sigmund Freud, ossia Edward Louis Bernays, proprio mentre si incominciavano ad intravedere i primi apparecchi televisivi nel Regno Unito e negli Usa.

E non è la razionalità il sentimento principale che trasmette la potenza del video, ma l’emotività, le emozioni.“Studiando l’immaginazione delle folle, abbiamo visto che esse si lasciano impressionare soprattutto dalle immagini (13)”. Scrive ancora Gustave Le Bon:

“Un’ondata di panico, un movimento inconsulto di poche pecore si estende subito a tutto il gregge. Anche nella folla umana qualsiasi emozione è istantaneamente contagiosa, ed è questo a spiegare la subitaneità del panico (14).

Città semideserte, milioni e milioni di persone rintanate nelle proprie abitazioni o che marciano speditamente per arrivarci. Esseri umani che accettano la limitazione persino al proprio respiro per adeguarsi a regole insane e respingere la paura della morte. Rassegnati, si ritirano dalla vita civile, rinunciano alla socialità e si consegnano all’ignoto, mentre l’economia reale, di cui essi stessi per la maggior parte vivono, va spegnendosi nel coprifuoco. Come in guerra.

“Non è il bisogno di libertà ma quello di obbedire e servire a dominare oggi l’anima delle folle, che hanno una tale sete di obbedienza da sottomettersi istintivamente a chi si dichiara il loro padrone (15),

argomentava lucidamente Gustave Le Bon. Era il 1885, ma assomiglia così tanto al 2020.

Strano ma vero, eppure alcuni nomi illustri dei nostri tempi ci avevano già avvisato. Da diversi anni continuavano a dire che una gravissima crisi sarebbe presto arrivata, un po’ com’è successo con la seconda ondata di Covid-19: “inevitabile”. Pochi esempi, ma significativi, non solo il nostro compatriota Carlo De Benedetti (2016), grande finanziere ed editore, ma anche importanti istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), prima con Christine Lagarde (2017) – passata nel frattempo a dirigere la Banca Centrale Europea – e poi con Kristalina Georgieva (2019): scoppierà una crisi economica peggiore di quella del 2008.

Kristalina Georgieva, Direttrice operativa del FMI
Kristalina Georgieva, Direttrice operativa del FMI

È lo stesso Fondo Monetario Internazionale che aveva previsto, durante il periodo di lockdown globale della scorsa primavera la peggiore flessione dalla Grande Depressione”  . Ed è ancora lo stesso Fondo Monetario Internazionale che tramite “una riservatissima relazione”, arrivata nei giorni scorsi al governo italiano, consiglia un nuovo blocco dell’economia nazionale: “la crescita dei contagi può essere peggio di una nuova chiusura (16).

Il concetto viene ribadito nel suo report periodico sull’economia globale:

i costi economici a breve termine dei lockdown potrebbero essere compensati da una più forte crescita a medio termine, con possibili effetti complessivi positivi sull’economia (17).

 

Il World Economic Forum, che riunisce annualmente il gotha della finanza internazionale, discuterà ufficialmente “Il Grande Reset” dell’economia mondiale, una nuova fase del capitalismo, quello vincente.

La crisi come la guerra arriva sempre dall'alto

Eppure, da anni, il capitalismo finanziario e multinazionale, ci aveva già fatto capire cosa avrebbe desiderato.

2018: secondo uno studio della banca d’investimento svizzera Ubs, rilanciato da BusinessInsider, entro il 2030, il food delivery (ossia il cibo pronto consegnato a domicilio) farà sparire i ristoranti e “ucciderà la cucina”, per adesso viva e vegeta nelle nostre case.“Le piattaforme online hanno già rivoluzionato diversi settori, dalla vendita al dettaglio all’industria dei taxi e potrebbero fare lo stesso col food. In futuro le persone potrebbero andare meno al ristorante e questo significa che molti ristoranti potrebbero chiudere, altri diventare ancora più forti” (18).

“Amazon, Google e Apple smantelleranno completamente il settore sanitario nella forma che conosciamo (…): quello che sta succedendo in una sorta di modo trasparente è la trasformazione delle nostre case in cliniche” (19). Parola di Amy Webb, docente all’Università di New York, presente al Forum di Davos in epoca ante Coronavirus.

Mesi di clausura forzata, altri di clausura condizionata. Mentre l’economia reale è in ginocchio, le borse valori non hanno mai serrato le attività. E le multinazionali del web, dall’Occidente all’Oriente, volano. Ce lo mostra un recente studio di Mediobanca:

E lo Stato, confinato in smartworking è pronto alla prossima estinzione, anche fisica, delle sue istituzioni?

L’obiettivo è digitalizzarlo coattamente come fosse un’azienda qualsiasi. “Tre mesi come trent’anni”, parola di Carlo Mauceli di Microsoft. Secondo il governo italiano, si arriverà presto al 70%.

Mentre Amazon assume e reinveste i profitti record per implementare la guida autonoma nella consegna degli ordini, focolai di positivi al Covid-19 divampano nelle aziende che si occupano della logistica, dopo aver effettuato tamponi a tappeto.

Le nostre città si stanno trasformando in un cimitero economico: vediamo bar, ristoranti e vendite al dettaglio che chiudono, se non ancora per fallimento, per un’ordinanza regionale di pubblica sicurezza. Allo stesso tempo, sfrecciano per le strade deserte i fattorini mal pagati di Glovo e UberEats, i nuovi ciclotaxi del cibo. Forse erano giuste le previsioni della banca d’affari Ubs: la cucina rischia davvero di morire. E quindi, pure la tradizione.

Gli studenti di mezzo mondo, ormai frequentano la scuola virtuale su Google, che è già pronta anche a licenziare proprie lauree (20). Ecco cosa impareranno della vita gli adulti di domani: la normalità è digitale, mentre la realtà è distanziamento sociale.

Ormai rischia di avverarsi anche quanto scritto nel 2019 dal quotidiano della Confindustria italiana, che seguendo le ricette del FMI, profetizzava: “La crisi prima o poi arriverà”. Che fare? “L’eliminazione del contante (21)”.

È di pochi giorni fa, l’annuncio del presidente della Banca Centrale Europea Lagarde“La Bce sta guardando seriamente a un euro digitale (22).

Soprattutto i casi eclatanti di Bielorussia e Italia, testimoniano come le classiche politiche di austerità, in genere cronologicamente imposte dal Fondo Monetario Internazionale a paesi di tutto il mondo successivamente ad una crisi finanziaria da debito, dopo l’ottenimento di prestiti, vengono attualmente sostituite da pressioni politiche per attuare misure preventive di austerità totalizzantechiudere le economie nazionali causa virus.

Quindi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sovrintende alla gestione dell’emergenza sanitaria, il FMI a quella politica ed economica conseguente.

L’impennata stratosferica della disoccupazione, l’annegamento di una larga parte dell’economia territoriale e quindi della classe media, spalancherà il mercato alle multinazionali pronte a investire a basso costo, per lauti profitti. È ovvio come non sia in discussione l’esistenza del virus denominato Covid-19, ma il suo uso strumentale come arma politica per disciplinare e cambiare la società in favore delle grandi Corporation: bassi salari e controllo socialeIl modello cinese che si fa mondo.

Una prova tangibile? Il Presidente degli Stati Uniti d’America che rassicura il popolo dopo aver contratto e sconfitto il nuovo coronavirus: “La stagione influenzale sta arrivando! Molte persone ogni anno, a volte oltre 100.000, e nonostante il vaccino, muoiono di influenza. Chiuderemo il nostro Paese? No, abbiamo imparato a conviverci, proprio come stiamo imparando a convivere con il Covid, che nella maggior parte delle popolazioni è molto meno letale !!! (23)” . Un altro gesto politico molto significativo: l’imprenditore Donald Trump si toglie la mascherina in diretta televisiva (scelta prontamente ridicolizzata dai grandi media) e, giorni dopo, dichiarerà di essere immune.

Donald Trump al rientro alla Casa Bianca

Quindi il virus di cui parliamo è una robusta influenza, eppure è stata tramutata in un’arma di lotta anche all’interno del capitalismo, che possiamo molto brutalmente sintetizzare così (almeno osservando ciò che c’è sulla scena e ciò che sta accadendo alla nostra vita quotidiana): capitale finanziario Vs capitale industriale. Economia virtuale e digitalizzata Vs economia reale. Le borse valori aperte, ed i lockdown di intere nazioni.

Stavolta, la posta in palio è più alta che mai: l’esistenza stessa della società.

“E’ il grande Stato borghese supernazionale che ha dissolto le barriere doganali, che ha ampliato i mercati, che ha ampliato il respiro della libera concorrenza e permette le grandi imprese, le grandi concentrazioni capitalistiche internazionali (24)”.

Così, Antonio Gramsci definì la Società delle Nazioni, l’istituzione voluta dal presidente americano Woodrow Wilson come risposta alle necessità del nuovo capitalismo vincente. Quello che ci avrebbe poi portato il crollo di Wall Street del 1929 e la seconda guerra mondiale.

Oggi, siamo forse ad un nuovo tornante della Storia:

“Nel beato paese di Utopia ha avuto in tutti i tempi diritto di cittadinanza e di libera circolazione il «bel sogno» degli Stati Uniti d’Europa e del Mondo (25).

Era il 1918, e Gramsci aveva già capito cosa davvero interessa a chi comanda davvero. Nel 2020, siamo ancora al punto di partenza: questa terza guerra mondiale che chiamiamo pandemia e che ci sta inabissando in una crisi economica devastante, darà un nuovo equilibrio e un nuovo ordine, ottenuto – al solito – sul sangue dei popoli.

Vincitori e vinti. E i dominati? I più non pensano, ma credono: ai grandi media.

Secondo lo psicologo e sociologo francese Gustave Le Bon:

“Tutte le credenze delle folle hanno una forma religiosa (…): tutte le fedi politiche, divine e sociali prendono piede nelle masse solo a condizione di ammantarsi sempre di una forma religiosa che le ponga al riparo di ogni discussione (26).

Le crisi, così come le guerre, sono processi che arrivano sempre dall’alto. La Storia, ciclicamente, ce lo ha insegnato, così come ci ha insegnato che siamo sempre stati governati da una minoranza. Ma Eugene Victor Debs e tutti gli uomini giusti, conosciuti o sconosciuti, comparsi su questa terra, ci hanno testimoniato con la loro opera nel corso dei tempi, che oltre a tanto male, c’è e ci sarà sempre spazio anche per il bene.

Di Jacopo Brogi, ComeDonChisciotte.org

27.10.2020

NOTE

(1) = https://www.lastampa.it/esteri/2015/05/29/news/l-ex-capo-di-lehman-brothers-ci-hanno-costretti-a-fallire-1.35267068

(2) = https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-12-02/vero-conto-salvataggio-banche-133752_PRN.shtml

(3) = “Debs and the war” (pag.19), Pubblicato dal NATIONAL OFFICE SOCIALIST PARTY 2653 Washington Blvd., Chicago Ill. link: https://debsfoundation.org/pdf/canton-and-court.pdf

(4) = https://w2.vatican.va/content/benedict-xv/it/letters/1917/documents/hf_ben-xv_let_19170801_popoli-belligeranti.html

(5) = Gramsci Antonio , “La Lega delle Nazioni“, da “IL GRIDO DEL POPOLO”, 19 Gennaio 1918 – Gramsci, scritti politici- Editori Riuniti, 1967 – testo integrale online: http://www.intratext.com/IXT/ITA3063/__PX.HTM

(6) = Le Bon Gustave , “Psychologie des foules“, 1895  –  Psicologia delle folle, p.93, Ed. italiana Shake Edizioni, eBook 2020

(7) = Bernays Louis Edward , Horace Riveright, New York, 1928 p.19 https://archive.org/details/BernaysPropaganda/page/n7/mode/2up – “Propaganda – Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia”, Edizione italiana logo fausto lupetti editore, 2008 (p.35) Traduzione di Augusto Zuliani.

(8) = Le Bon Gustave , “Psychologie des foules“, 1895 –  Psicologia delle folle, p.76, Ed. italiana Shake Edizioni, eBook 2020

(9) = Friedman Milton, “Capitalism and Freedom”, The University of Chicago 1962, p.7

(10) = https://winstonchurchill.org/resources/speeches/1941-1945-war-leader/the-price-of-greatness-is-responsibility/

(11) = Ibidem

(12) = Bernays Louis Edward, Horace Riveright, New York, 1928 p.9 https://archive.org/details/BernaysPropaganda/page/n7/mode/2up – “Propaganda – Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia”, Edizione italiana logo fausto lupetti editore, 2008 – Traduzione di Augusto Zuliani.

(13) = Le Bon Gustave , “Psychologie des foules”, 1895 – Psicologia delle folle, p.76, Ed. italiana Shake Edizioni, eBook 2020

(14) = Le Bon Gustave , “Psychologie des foules”, 1895 –  Psicologia delle folle, p.100, Ed. italiana Shake Edizioni, eBook 2020

(15) = Le Bon Gustave, “Psychologie des foules”, 1895 –  Psicologia delle folle, p.97, Ed. italiana Shake Edizioni, eBook 2020

(16) = https://www.italiaoggi.it/news/cio-che-adesso-preoccupa-di-piu-sono-le-morti-da-covid-che-di-solito-si-verificano-due-settimane-dopo-2484392

(17) = “the short-term economic costs of lockdowns could be compensated by stronger medium-term growth, possibly leading to positive overall effects on the economy” –  World Economic Outlook, WEO – 10.2020, p.66 – https://www.imf.org/~/media/Files/Publications/WEO/2020/October/English/text.ashx?la=en

(18) = https://it.businessinsider.com/2030-il-food-delivery-uccidera-i-ristoranti-e-nelle-case-spariranno-le-cucine/

(19) = https://it.businessinsider.com/disruption-amazon-google-apple-smantellano-la-sanita-apple-watch-fitbit-alexa-controllo-salute/

(20) = http://www.openculture.com/2020/09/google-introduces-6-month-career-certificates-threatens-to-disrupt-higher-education.html

(21) = https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2019/02/08/eliminazione-contante/

(22) = http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Lagarde-la-Bce-guarda-seriamente-ad-euro-digitale-40c946b4-e023-4cf4-8206-39f27ef90467.html

(23) = https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1313449844413992961

(24) = Gramsci Antonio , “La Lega delle Nazioni“, da “IL GRIDO DEL POPOLO”, 19 Gennaio 1918 – Gramsci, scritti politici- Editori Riuniti, 1967 – testo integrale online: http://www.intratext.com/IXT/ITA3063/__PX.HTM

(25) = Ibidem

(26)= Le Bon Gustave , “Psychologie des foules”, 1895 Psicologia delle folle, p.67/69, Ed. italiana Shake Edizioni, eBook 2020

 

L’Australia ha organizzato una campagna mediatica contro la Cina

Uno studio condotto dal Partito dei Cittadini Australiani (sezione locale del movimento fondato da Lyndon LaRouche), The China Narrative, mostra che il dipartimento della Difesa e i servizi segreti australiani (Australian Security Intelligence Organisation) hanno allestito una campagna mediatica per far credere a un attacco della Cina.

L’Australia è membro dei “Cinque Occhi”, l’alleanza dei servizi segreti di Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Regno Unito.

Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo

Documenti allegati

Documento qui: https://www.voltairenet.org/IMG/pdf/The_China_narrative-2.pdf
By Melissa Harrison, Australian Alert Service, 23 September 2020

FONTE: https://www.voltairenet.org/article211433.html

 

Gravemente sottovalutato il rischio della infiltrazione turca in Europa

Ringraziare la Lamorgese:

Quando nel tardo pomeriggio del 15 aprile scorso le fiamme avvolsero la cattedrale di Notre Dame i più attivi e celeri dell’intero mondo musulmano a gioire della catastrofe furono i turchi.

Basta guardare (anche ora) la pagina Facebook ufficiale del quotidiano turco Sabah per rendersene conto.

  • È uno spettacolo così bello. Che altri luoghi cristiani possano incontrare lo stesso destino
  • La cattedrale non è ancora completamente bruciata. Aiutaci fuoco
  • Possa l’intera Francia bruciare, sono nemici dell’Islam, nemici dell’umanità
  • Questo è quello che succede ai miscredenti che non rispettano il profeta. Dio è grande
  • Possano tutte le cattedrali cristiane bruciare

Questi sono solo alcuni delle migliaia e migliaia di commenti di giubilo apparsi nella pagina Facebook di Sabah, commenti che a distanza di settimane continuano ad arrivare.

Può sembrare una cosa da niente, può sembrare il solito “shitstorm” su notizie che in qualche modo scatenano i peggiori istinti delle persone in rete.

In realtà è una fotografia perfetta della Turchia attuale, una Turchia tutta volta a potenziare la propria posizione all’interno del mondo islamico e in particolare la propria leadership sulla Fratellanza Musulmana.

Erdogan in vantaggio su tutti i leader musulmani

Tutti i più “grandi” leader musulmani bramano di diventare una guida per il mondo islamico ed Erdogan non fa eccezione. Ma il dittatore turco parte da una posizione decisamente più favorevole, almeno per quanto riguarda l’Europa e il Medio Oriente.

La Turchia ha già infiltrato pesantemente l’Europa passando per la porta dei Balcani. In Europa, soprattutto in Germania, i cittadini turchi si possono misurare in milioni, MILIONI di persone che possono incidere pesantemente nelle politiche degli Stati che li ospitano. E’ già successo in passato con la Germania e potrebbe succedere anche in futuro, specie se l’Europa si ostinerà nel suo diniego all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.

La differenza tra la Turchia e le altre potenze islamiche

Mentre le grandi potenze finanziarie islamiche cercano di “sfondare” in Europa attraverso una serie di “donazioni” alle comunità islamiche e con la costruzione di moschee, Erdogan adotta un sistema diverso e più “penetrante”.

Nemmeno lui disdegna il finanziamento per la costruzione di grandi moschee, come dimostra il finanziamento per la costruzione della grande moschea di Colonia. Ma l’approccio turco è molto più aggressivo e penetrante perché sfrutta a grandi mani lo Zakatla beneficenza islamica impossibile da controllare senza apposite leggi.

Lo Zakat turco, inteso come lo intende Erdogan, è una evoluzione moderna della vecchia “teologia del container” usata a suo tempo dai missionari in Africa. Io ti sfamo ma tu ti converti. Solo che Erdogan non lo fa in Africa, o meglio, non lo fa solo in Africa ma lo fa soprattutto in Europa.

Indicative a tal riguardo le parole proferite ieri dal direttore generale delegato della Mezzaluna Rossa, Mustafa Tutkun, il quale parlando degli aiuti distribuiti in Kosovo, in Bosnia e in Albania in occasione del Ramadan ha detto che «l’operazione rientra e si integra con la politica estera della Turchia», parole poi ribadite dal Console Generale della Turchia in Kosovo, Eylem Altunya.

Il proselitismo e l’infiltrazione in Europa attraverso l’aiuto umanitario sono quindi «parte della politica estera della Turchia» e questo non può non destare allarme nelle cancellerie europee. O almeno dovrebbe.

Invece sembra che il problema sia ampiamente sottovalutato nonostante i molti allarmi lanciati dai servizi segreti sul fatto che la Turchia di Erdogan stia cercando di colmare il vuoto lasciato da ISIS nel cuore dei milioni di musulmani in Europa.

Come fino ad ora è stata ampiamente sottovalutata la pesante deriva islamista in atto in Turchia, come dimostrano i commenti sulla pagina Facebook di Sabah in occasione dell’incendio di Notre Dame e come dimostra la costante crescita dell’intolleranza verso gli “infedeli” in Turchia.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/gravemente-sottovalutato-il-rischio-della-infiltrazione-turca-in-europa/

 

 

 

Londra ha organizzato attacchi contro Mosca (Lord Sedwill)

Secondo l’ex consigliere per la sicurezza nazionale britannica Lord Mark Sedwill, che ha lasciato l’incarico il mese scorso, negli ultimi anni il Regno Unito ha organizzato attacchi mediatici contro dirigenti russi.

Sarebbe accaduto in particolare durante l’affare Skripal.

Le dichiarazioni di Sedwill arrivano qualche mese dopo che la Commissione parlamentare per l’Intelligence e la Sicurezza (Intelligence and Security Committee of Parliament) ha denunciato che i servizi non sono stati in grado di stabilire se la Russia sia o no intervenuta durante la Brexit.

Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo

FONTE: https://www.voltairenet.org/article211432.html

 

 

 

CULTURA

PER RILANCIARE CULTURA E CREATIVITÀ NON BASTANO SUSSIDI, SERVONO INVESTIMENTI PUBBLICI

Nel mondo culturale italiano sta montando una forte protesta in seguito alle nuove stringenti misure adottate dal Governo per limitare la diffusione del Covid-19 e che prevedono, tra le altre cose, la chiusura di cinema e teatri, nonostante il grande sforzo che questi ultimi hanno messo in campo per rispettare i severi protocolli e garantire l’accesso in sicurezza alle sale.

Leggi anche:
E alla fine, ancora una volta, è la cultura a pagare il prezzo più alto

L’industria culturale italiana vive da tempo una crisi strutturale, dovuta a fattori tanto esterni (come l’avvento del mondo online) quanto interni (l’incapacità di adattarvisi, ad esempio). La nuova chiusura autunnale di cinema e teatri rischia di essere però il colpo di grazia finale e definitivo.

Certo, il Governo ha promesso di aiutare concretamente il mondo della cultura con un «Ristoro immediato per i teatri e i cinema chiusi dal dpcm della scorsa settimana, 1.000 euro per tutti i lavoratori autonomi e intermittenti dello spettacolo, proroga della cassa integrazione e indennità speciali per i settori del turismo», come ha spiegato Dario Franceschini, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Un miliardo, in totale, i fondi che arriveranno e serviranno a rifinanziare i diversi fondi di emergenza contenuti nei precedenti decreti, tra cui il Fondo emergenze cinema e spettacolo con 100 milioni di euro e il Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali con 50 milioni di euro. Queste in sintesi le misure annunciate dal Governo per sostenere i lavoratori e le attività culturali in difficoltà. Basterà? Questo non lo sappiamo.

Oltre ai necessari e sacrosanti risarcimenti, da questa crisi può nascere un’opportunità di rilancio per il settore solo se si ha l’audacia di osare di più con un grande investimento pubblico. Una possibilità c’è e ha un nome ben preciso: Next Generation EU, il piano predisposto dall’Unione Europea per sostenere la ripresa degli Stati membri. Basterebbe dedicare una parte di questi fondi al mondo culturale per risolvere i suoi atavici problemi e dargli nuova linfa.

Per cogliere l’importanza del settore culturale italiano e stimarne il valore aggiunto, e quindi giustificare un intervento massiccio di sostegno nel piano di rilancio post crisi, è forse utile ampliare gli orizzonti e considerare il settore culturale insieme a quello creativo, come spesso accade nel dibattito europeo. Se adottiamo questa prospettiva riusciamo a guardare oltre alle tradizionali arti visive, gli spettacoli dal vivo e il patrimonio artistico culturale, oggi al centro del dibattito, ma includiamo anche l’intera industria culturale ad alta densità di contenuti creativi (editoria, musica, cinema, radio‐televisione, videogiochi) e l’industria creativa (architettura, design, inclusi l’artigianato, la moda e, in prospettiva, il food design, e comunicazione). Così facendo, ci accorgiamo subito che il settore culturale e creativo, in Italia, riveste un ruolo centrale. Numeri alla mano, con 1 milione di occupati e 48 miliardi di euro di fatturato, l’industria culturale e creativa italiana rappresenta il terzo datore di lavoro ed un patrimonio di eccellenza per il nostro Paese e per l’Europa, con un valore aggiunto pari a circa il 5.4% del PIL italiano. Insieme al settore del turismo, come ricordato sopra, il settore culturale e creativo è stato tra i più colpiti dalla crisi attuale, che ha messo a nudo le fragilità di un settore composto per gran parte da micro imprese, organizzazioni no profit e creativi professionisti che spesso operano a margini della sostenibilità finanziaria.

Sia nel caso del settore del turismo che in quello delle industrie culturali e creative, la crisi del Covid ha messo in luce l’inadeguatezza dei programmi di sostegno pubblico che mal si adattano ai modelli imprenditoriali e occupazionali di questi settori. Le misure di sostegno all’occupazione e al reddito non sono sempre accessibili o adattate alle nuove forme di occupazione atipiche (freelance, intermittenti, ibride-ad esempio, combinando il lavoro part-time retribuito con il lavoro freelance) che tendono ad essere più precarie e sono più comuni nei settori in questione.

In Italia il 46% degli occupati nel settore culturale e creativo è costituito da lavoratori autonomi, mentre la restante parte è rappresentata da lavoratori precari che spesso sfuggono alle forme di sostegno pubblico, come la crisi Covid ha evidenziato. Anche le misure di finanziamento delle PMI potrebbero essere meglio adattate alle imprese basate su attività immateriali. Analogamente, i sostegni all’innovazione – che si rivolgono in gran parte alle innovazioni tecnologiche – potrebbero essere adattati ad altre forme di innovazione più comuni nei settori del turismo e culturali e creativi, come ad esempio le innovazioni di formati e contenuti, anche attraverso l’uso misto di media diversi, e riconoscere che il settore genera innovazione attraverso competenze creative, nuovi modi di lavorare, nuovi modelli imprenditoriali e nuove forme di coproduzione.

Senza un intervento pubblico mirato, il rischio è che, al di là degli impatti immediati sull’occupazione e sui ricavi, la crisi attuale e le misure di distanziamento sociale avranno probabilmente effetti di a lungo periodo sul settore culturale e creativo italiano.

La combinazione di investimenti e shock della domanda, nonché la prevista riduzione dei finanziamenti pubblici e privati, può causare la scomparsa o una significativa riduzione dell’attività di imprese altrimenti redditizie e di valore che sostengono il settore. Il risultato sarebbe la perdita di competenze di quei professionisti della creatività che dovrebbero abbandonare le loro attività creative e cercare altri lavori per guadagnarsi da vivere. L’impoverimento e il ridimensionamento dei settori culturali e creativi avrebbe un impatto negativo sulle città e sulle regioni, non solo in termini di impatto economico e sociale diretto ma anche in termini di benessere e vitalità delle città e delle comunità di diversità culturale.

L’Italia purtroppo parte da un livello piuttosto basso di spesa pubblica per “intrattenimento, cultura e religione”. Il totale della supporto pubblico sul totale degli investimenti nel settore culturale e creativo si aggira intorno al 20% (dati 2017), ben al di sotto di Belgio (95%), Germania (90%) e Spagna (circa 80%). Di fronte ad una diminuzione degli investimenti privati nel prossimo anno, è fondamentale che la risposta pubblica sia all’altezza. Per questo Next Generation EU può diventare un’opportunità fondamentale che non deve essere sprecata.

La nostra raccomandazione è che le risorse del Recovery and Resilience Fund possano essere utilizzate per i seguenti obiettivi:

  1. Supporto alle piccole imprese per investimenti volti a cogliere le opportunità legate ai processi di digitalizzazione;
  2. Ampliamento delle strategie e degli strumenti di innovazione per tenere meglio conto delle specificità delle imprese nel settore culturale e creativo.;
  3. Facilitazione dell’accesso delle piccole e medie imprese e dei lavoratori autonomi del settore culturale e creativo a nuovi strumenti di finanziamento;
  4. Investimento nella formazione permanente dei lavoratori del settore culturale e creativo attraverso la creazioni di “conti di formazione personale” sul modello francese.

Chiaramente il rilancio del settore culturale e creativo non può prescindere da un adeguato ripensamento delle protezioni sociali. L’attuale crisi ha messo in luce le fragilità dei lavoratori di questo settore. Occorrerà pertanto accompagnare agli investimenti una riforma organica dei sistemi di sicurezza sociale che garantisca effettiva accessibilità a tutti lavoratori, come peraltro raccomandato recentemente dalla Commissione Europea. Ce la faremo?

Francesco Corti e Michele Castelnovo

FONTE: https://www.frammentirivista.it/per-rilanciare-il-settore-culturale-e-creativo-serve-un-massiccio-intervento-pubblico/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Riunione del Consiglio Supremo di Difesa

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha presieduto oggi, al Palazzo del Quirinale, la riunione del Consiglio Supremo di Difesa.

Alla riunione hanno partecipato: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Giuseppe Conte; il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Luigi Di Maio; il Ministro dell’Interno, Dott.ssa Luciana Lamorgese; il Ministro della Difesa, On. Lorenzo Guerini; il Ministro dell’Economia e delle Finanze, On.Prof. Roberto Gualtieri; il Ministro dello Sviluppo Economico, Sen. Stefano Patuanelli; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Enzo Vecciarelli.

Hanno altresì presenziato il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Riccardo Fraccaro; il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Dott. Ugo Zampetti; il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa, Gen. Rolando Mosca Moschini.

Il Consiglio, dopo aver espresso riconoscenza a tutte le articolazioni della Difesa, che stanno fornendo il loro prezioso contributo, con assetti sanitari, logistici e operativi, alla risposta nazionale alla pandemia da COVID-19, ha fatto un punto di situazione sulle principali aree di instabilità e sulla presenza delle Forze Armate nei diversi Teatri Operativi.

L’emergenza sanitaria ha prodotto una crisi globale con conseguenze di natura sociale ed economica che rischiano di accentuare la conflittualità in diverse aree del mondo. È indispensabile in questa fase un rilancio del multilateralismo, della solidarietà e della cooperazione in tutti i campi.

Il terrorismo transnazionale resta una minaccia, soprattutto nelle aree più fragili. La criticità dell’attuale situazione impone di non abbassare la guardia e di continuare a contribuire con decisione alle iniziative tese a contrastare il fenomeno.

L’innalzamento del livello della tensione nel Mediterraneo Orientale desta preoccupazione. Il Consiglio ha auspicato il rispetto delle convenzioni internazionali e un’azione coordinata volta a scongiurare i rischi di escalation, al fine di garantire la stabilità di un’area strategica per gli interessi nazionali.

In Libia è essenziale uno sforzo congiunto della Comunità Internazionale affinché la tregua in atto possa essere consolidata senza le ingerenze di attori terzi, permettendo una soluzione diplomatica gestita dalle Nazioni Unite che vada ad esclusivo vantaggio del popolo libico.

Il Consiglio ha espresso vicinanza al popolo libanese, duramente colpito dalla sciagura del porto di Beirut. L’Italia conferma il proprio impegno a ogni forma di collaborazione orientata a consentire una rapida risoluzione dell’emergenza e un ripristino della normalità.

In Iraq e Afghanistan si conferma il forte impegno a sostenere lo sforzo internazionale nella lotta al terrorismo. L’impiego dei contingenti nazionali dovrà avvenire con approccio condiviso e in stretto coordinamento con gli alleati.

La NATO e l’Unione Europea restano i pilastri della politica di sicurezza e difesa nazionale. L’Italia è impegnata con convinzione nel preservare e rinnovare la valenza delle due Istituzioni, fondamentali per la pace e la prosperità dei popoli. In un contesto reso più instabile dagli effetti della pandemia, la saldezza di questi Organismi costituisce un punto di riferimento per il rilancio dei Paesi membri.

Il Consiglio ha quindi analizzato il processo di ammodernamento delle Forze Armate. Gli investimenti della Difesa favoriscono lo sviluppo dell’intero Sistema Paese e fungono da traino soprattutto nei settori ad elevata tecnologia. È auspicabile coniugare la maggiore richiesta di sicurezza con le opportunità di crescita offerte dal comparto. Ciò richiede certezza nell’allocazione pluriennale delle risorse, anche per consentire una proficua sinergia con l’Industria nazionale della Difesa e dell’Aerospazio.

In tale quadro, si è infine convenuto sulla necessità di effettuare una verifica della Legge 244/2012 “Revisione dello Strumento Militare Nazionale”, al fine di individuare eventuali correttivi in relazione al mutato contesto di riferimento, e di procedere al completamento del processo di riforma della Difesa in senso unitario e interforze, in linea con i dettami della Legge 25/1997.

 Roma, 27/10/2020

FONTE: https://www.quirinale.it/elementi/50937

 

 

 

Il carcere dell’identità digitale  

26 ottobre 2020

Ultimamente per poter partecipare a un bando della regione, siamo stati obbligati (come associazione) a firmare digitalmente i documenti da depositare: la firma digitale è obbligatoria anche per ottenere il finanziamento una volta vinto il bando. Non vi tedierò con le procedure burocratiche perché non è questo l’intento. Solo vorrei riflettere sia nel merito della firma che per la scelta della regione Lombardia (QUI) di renderla obbligatoria per ottenere fondi, scelta che ha scatenato il panico tra le associazioni in un momento delicato come questo, determianto da decenni di malgoverno seguiti da condizioni decisamente peggiorate con la nuova emergenza  sanitaria, l’ennesima “temporaneamente eterna“.

Di sicuro non avevamo bisogno di questa complessità burocratica gratuita, ma per ora tutto è nascosto dalla necessità sanitaria. Sono certo che alla terza chiusura (ora siamo in prossimità della seconda) a singhiozzo e “per piccoli passi” a macchia di leopardo non ci potranno essere più dubbi sull’intento di queste marionette politiche e la partita si giocherà in quel frangente tra chi ha il frigo vuoto e chi dovrà imporre più tasse.

D’altronde noi italiani con i disastri passati (ci ricordiamo la gestione dei terremotati?) dovremmo averci fatto il callo alle soluzioni d’emergenza temporaneamente eterne della nostra politica e al fatto che le scelte “bizzarre” che partorisce possono essere imposte con la più dura cervice di sempre. Per ciò fin da subito, da quando il neo-governo del Conte (dracula) e la sua corte di morti viventi (a partire Renfield-Speranza, l’aiutante di dracula) ha iniziato con la gestione dell’emergenza, non si poteva pretendere di meglio.

A questo proposito, vorrei ricordare come i grillini si siano battuti per ottere il famigerato reddito di cittadinanza. L’unico obolo riconosciuto al popolo per essere stati venduti in blocco a BigPharma facendo da cavie più meno volontarie. In molti non sono d’accordo su quest’obolo perché lo ritengono un modo per disincentivare l’attività lavorativa (e in effetti è proprio così) ma per quanto mi riguarda invece lo trovo il minimo sindacale per lo sfruttamento infame che comunque non potremo evitare e che dato l’andazzo non era neppure scontato. Certo, non penso a questa battaglia politica vinta esattamente come a un vanto, ne a Grillo come a un semplice comico prestato alla politica. Semplicemente ritengo ci siano due correnti che muovono i morti viventi (tutti): quella dei mercanti oscuri che per evitare future proteste troppo sconclusionate, temendo forse che possano inzaccherargli il farfallino durante le loro feste, chissà, preferiscono comperare il silenzio e la remissione dai peccati veniali del liberismo passato (e la conseguente rinuncia della foglia di fico di qualsiasi pretesa libertà o diritto) con quattro spiccioli e quella vicina ai militari e alle tante agenzie in ombra che invece preferisce sempre la rivolta civile (più violenta possibile) da spegnere nel sangue, come a Genova nel 2001 durante le proteste del G8, perché ritiene che sia un ottima occasione per sfoltire un po’ di marmaglia renitente tenendo il resto al guinzaglio con le maniere dure. Trump segue la prima ad esempio, mentre è evidente che i suo avversari seguono la seconda, ma non è una questione di colore politico, semplicemente a casaccio ognuno sceglie quello che crede sia il cavallo vincente su cui scommettere. Entrambe però sono correnti molto, molto oscure.

Ora il problema è capire come mai l’identità digitale sia così importante nei processi storici che stiamo vivendo. Ma ancora di più è importante capire come si stia imponendo in modo strisciante e perché non è un argomento centrale in tutte le sedi e in ogni dibattito, quando invece dovrebbe esserlo.

L’argomento è così fondamentale, così centrale, così imprescindibile che per me è normale non stia nemmeno nell’anticamera del cervello di chi protesta. Meglio protestare contro le nuove libertà di genere, l’immigrazione, i provvedimenti sempre più sconclusionati per gestire un emergenza alimentandola, portati avanti da un governo di bersagli, marionette messe apposta per essere prese di mira dal malcontento popolare.

Come si noterà tutto ciò che sfiora l’argomento “tecnocrazia” è oggetto di immediate ripercussioni, peggio che i pareri sulle scie chimiche o la terra piatta. Ma non esiste una tecnocrazia senza identità digitale. Allora cerchiamo di capire bene di cosa si tratta.

L’identità digitale è un insieme di informazioni raccolte dai BigData che possono in qualsiasi modo ricondurre alla identità biologica di una persona. Un tempo sulla carta di identità si allegava una foto e la descrizione sommaria avvalorati da un incaricato dell’anagrafe comunale davanti al quale la persona doveva comparire. Le informazioni sulla carta erano completate dalla data di nascita, il sesso, lo stato civile e la firma del sindaco o di un altra autorità riconosciuta. Questi dati venivano poi registrati dall’ente pubblico in un archivio cartaceo e facevano da riferimento rispetto la cittadinanza di un avente diritto.

L’identità digitale non è esattamente la stessa cosa di una carta di identità, anche se viene spesso associata e sembra svolgere le stesse funzioni. Siccome descrivere queste differenze è troppo complicato senza approfondire nel dettaglio cos’è l’identità digitale (e ci porterebbe fuori tema) è necessario semplificare trattando qualcosa che svolge però un compito istituzionale simile, cioé identifica la persona in carne e ossa: la firma digitale.

Ora c’è da chiarire subito un difetto di questo parallelo, poi procediamo. L’identità digitale non è da intendersi “fissa”, come la firma che una volta adottata non si cambia, ma attaccata più dei cirripedi sotto la chiglia delle navi alla vita dell’individuo. Quindi non è qualcosa di burocratico che si fa una volta e poi basta, ma qualcosa che deve forzatamente accompagnare la persona per esistere, se possibile anche dopo la morte. Ma su questa cosa della morte dobbiamo soprassedere, perché non ci serve (ci porterebbe di nuovo fuori tema).

La firma digitale è sempre più richiesta. Per ora farla non è obbligatorio, ma questa del futuro obbligo non è la cosa peggiore. La cosa peggiore è che ad amministrare questa delicatissima fetta di realtà giuridica è un ente privato. Vi chiedo di soffermare un poco la vostra attenzione su questo aspetto, considerando bene quet’ultima frase: ad amministrare la vostra identità è un ente privato. Ad esempio, chi garantisce questo “ente privato” se lui stesso determina l’identità su cui si basa l’intero assetto istituzionale dello Stato? Lo Stato sono i cittadini, ma se i cittadini non sono più lo Stato … Cosa diventa “lo Stato”?

Ora, voi ci sareste andati a fare la carta di identità cartacea da Mc Donald o all’Esselunga vent’anni fa? Perché di questo stiamo parlando. No vero? Perché? Semplice, perché nella nostra testa un conto è l’atto ufficiale pubblico che deve avere per forza un ente terzo garante (lo Stato) per esistere e un altro è il panino se hai fame.

Ci arriva anche un bambino (se glielo spieghi bene) che unire le due cose non è una buona idea, o no? Tuttavia, dato che il problema non sembra sfiorarci, cerchiamo almeno di capire le conseguenze di adottare una firma digitale, garantita da un ente privato (quindi non terzo) direttamente interessato a gestire quell’informazione. Quindi in pieno conflitto di interesse.

Iniziamo a ragionare: cos’è la firma digitale? Non è il deposito presso quell’ente privato di un segno grafico che si rifà al nostro nominativo anagrafico. Quindi non è una firma vera e propria. Non c’è un OCR che la valida nei documenti che si usano. Poteva esserci? Certo, era anche la cosa più logica da fare dal punto di vista del cittadino e dello Stato di diritto, ma non andava nella direzione di soddisfare gli interessi dell’ente privato sovrannazionale. A lui interessano altre cose, ad esempio l’impronta vocale, quella video, nonché l’accettazione (capestro) circa il trattamento che potrà fare di queste informazioni. Non necessariamente per il nostro interesse. D’altronde non è un ente pubblico anche se dal momento che la firma digitale diventa una validazione di documenti ufficiali obbligatoria, di fatto quell’ente privato scavalca (per importanza) l’anagrafe dello Stato di diritto di cui siamo cittadini. In altre parole, se per quel documento mi viene richiesta la firma digitale, non è lo Stato che mi sta identificando, ma l’ente privato sovrannazionale che ha interessi propri del tutto opachi.

Chiaramente si innestano una serie di conseguenze che obbligano lo Stato a trasformarsi in un garante per il processo di trasformazione in schiavi (cittadini venduti ad enti privati) ovviamente con il nostro consenso poco informato. Consenso che però non è figlio di una scelta vera: se vuoi accedere a certi servizi essenziali nel prossimo futuro non è certo il criterio Umano che governerà la proposta contrattuale, dal momento che scegli se vuoi essere schiavo o morire. Un po’ come scegliere con la pistola puntata alla testa se leccare gli stivali del tuo aguzzino o crepare male. Anche se in realtà la questione qui è più subdola, perché ci è stato detto (previo assunzione obbligatoria di pesanti allucinogeni) che il gerararca è il nostro genitore e vuole solo il nostro bene, non dobbiamo fare i difficili o protestare sputando sul piatto che ci offre per il nostro bene e se faremo i bravi #andràtuttobene. No?

Per ciò stiamo agendo di conseguenza.

Al solito le dittature (anche quelle digitali) funzionano così: sanno perfettamente che nessuno le seguirebbe volontariamente se dicessero che vivono schiavizzando, quindi ti lasciano una scelta tra due mali e ogni male ti fa scendere i gradini dell’etica verso il basso, come nei campi di sterminio.

Si procede calcolando che la massa comunque sceglierà il meno peggio, cioé quello che farà scendere la scala senza uscire dai cordoni di sicurezza (mentali). Ovviamente l’imposizione tra i due mali non è fatta nell’ottica di fornire alternative più sensate, ma nella costrizione feroce e vessatoria perseguita implacabilmente e senza remore, propria di una fede religiosa. Una fede certo strana, alienante e sinistra che si propone come una non-fede salvatrice dell’Uomo e che ci salva da noi stessi, come quella luminosa luciferiana (ad esempio QUI) che professa la sconfitta di chiunque pensi di essere sottomesso a una divinità qualsiasi per la sua propria elevazione spirituale. Come se lucifero si proponesse di essere un fratello fidato che ti accompagna (=non si schioda da te) per il tuo bene. O no?

FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/notizie/il-carcere-dellidentita-digitale/#post-347402

 

 

 

DIRITTI UMANI

L’inferno: microchip obbligatorio e vaccini imposti col Tso

Il vaccino è soltanto un passaggio intermedio. L’obiettivo finale non è il vaccino: perché, per quanti soldi si possano fare vaccinando 60 milioni di italiani, non è questo l’obiettivo finale. Certo i vaccini sono una cosa bellissima, per Big Pharma, perché non c’è niente di meglio che curare i sani, nella storia della medicina. Curare a pagamento dei sani è il meglio di qualsiasi business legato alla medicina post-ippocratica. Ma il vero problema è che il vaccino è soltanto una tappa intermedia, verso il pieno controllo bio-tecnologico e bio-politico dell’umanità, con tecnologie che mettano insieme la biologia e la biochimica con l’elettronica. Questo è l’orizzonte di senso a cui personaggi come Bill Gates e le sue aziende lavorano, ormai da molti anni. L’arricchimento della grande élite è secondario, è quasi un effetto collaterale. Il problema fondamentale è il controllo del sistema. Noi dobbiamo fare attenzione, per non cadere nella trappola e non apparire dei dietrologi, dei paranoici deliranti; dobbiamo vedere le cose, ognuna, “iuxta propria principia”. Quando gli Achei salpano per distruggere e conquistare Troia, sono mossi – come ci spiega bene Omero – da una gamma di desideri diversi.

Agamennone vuole affermare la sua supremazia su tutti i regni della Grecia. Menelao vuole vendicare il tradimento della moglie, Elena, e recuperarla. Aiace vuole far vedere che è il più forte. Ulisse si piega, pure alla partenza, dovendo realizzare un Alessandro Meluzzisuo progetto, che non si si risolverà neanche nell’Odissea. E Achille deve riaffermare la sua natura divina-umana. Cioè: sono tutti mossi da finalità diverse, come in fondo ci spiega questa grande epopea psicologica che è l’Iliade; ma tutti convergono su un obiettivo, che è la conquista e la distruzione di Troia. Anche nel nostro caso, evidentemente, ci sono molti interessi, diversi ma convergenti. L’interesse su cui convergono è il fatto di mettere l’umanità sotto controllo. Le ragioni per cui diversi soggetti debbano mettere l’umanità sotto controllo sono svariate, ovviamente. Qualcuno dovrà vendere i microchip per metterli sotto la pelle di tutti, qualcuno dovrà vaccinare tutti, qualcuno dovrà avere un sistema monetario che non risenta di capricci come quelli dei titoli-spazzatura e del problema della monetazione delle monete sovrane. Qualcuno dovrà distruggere ogni principio di sovranità nazionale, alla luce di un diabolico governo globale.

Questi interessi convergono: così come nel caso dell’Iliade la distruzione di Troia, in questo caso l’interesse convergente è la distruzione di tutte quelle libertà (costituzionali, civili, giuridiche, individuali e collettive) su cui è nata la grande epopea sorta con la Pace di Westfalia, attraversando poi la Rivoluzione Inglese (quella delle Teste Rotonde), la Rivoluzione Americana di Washington, Franklin e Madison, la Rivoluzione Francese con i suoi esiti, arrivando fino ai Risorgimenti nazionali dell’800, per creare invece un ecumene tecnologico iper-controllato, governato da un’élite platenaria in cui si entra per cooptazione. E’ un disegno luciferino, che sembra marciare con un’agenda implacabile. Anche perché, su questo, convergono molti interessi inconfessabili. Quando oggi si dice, per esempio, che l’unico principio ispiratore, l’unico attrattore strano del caso, l’unico principio organizzatore generale di una società con 9 miliardi di uomini non può che essere la scienza, si perde di vista il fatto che non solo non esiste, una scienza con la S maisucola, neutrale, e non solo gli scienziati non sono gli efori, i sacerdoti della Bill Gatesverità metafisica; ma ci sono mille interessi che convergono: quelli delle Big Pharma, di chi vuole mettere sotto controllo il mercato della salute, in tutte le sue implicazioni (il mercato della vita e della morte).

E quindi è chiaro che, in questa situazione, non è del tutto scontato che non si possa prendere atto che il dottor Fauci, denunciato anche da sue collaboratrici, non sia guidato soprattutto dal tema dei brevetti dei vaccini o dalle case farmaceutiche, piuttosto che dagli interessi comuni della popolazione degli Stati Uniti d’America. Però, questo blocco storico (uso un termine gramsciano) è saldato in modo talmente forte, che queste idee – che possono sembrare un po’ dietrologiche e paranoiche – in realtà si saldano con un processo storico che è molto forte e molto chiaro. Nel piano della globalizzazione, del mondo senza frontiere, della finanza globalizzata dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Soros e dei Bill Gates, è stata già stabilita una divisione internazionale del lavoro. All’estremo Oriente, alla Cina deve andare tutta la manifattura, che con la sua plusvalenza accumulata deve comprarsi il debito americano e la potenza anche militare degli Stati Uniti. L’Europa dev’essere ridotta a qualcosa che è una via di mezzo tra quel po’ di industria che rimane in Germania e un gerontocomio (o una pizzeria) come l’Italia; e comunque, essendo un continente invecchiato, l’Europa deve essere destinata all’afro-islamizzazione demografica, come già aveva preconizzato Oriana Fallaci una trentina d’anni fa.

E in questo quadro, chiunque rappresenti un ostacolo dev’essere spazzato via come una formica, e spiaccicato. Non esiste più nessuna libera informazione: c’è un mainstream implacabile. Siamo arrivati al ricorso al Tso, per chi contesta il lockdown? Del trattamento sanitario coatto è sempre stato fatto un uso dovizioso in tutti i regimi, a partire da quello staliniano: se si rifiuta una società “perfetta”, o si è criminali o si è matti, perché si rifiuta il proprio bene. Quella del Tso “per il bene comune” è l’idea che sta alla base di questa filosofia del diritto. In Italia ci sono due modi per costringere qualcuno a subire il trattamento sanitario coatto: uno è psichiatrico e l’altro – guardacaso – è epidemiologico, infettivologico. L’isolamento e la quarantena obbligatoria per chi rischia di propagare una malattia è un intervento coatto, esattamente come il Tso psichiatrico, che viene Tsoapplicato in modo arbitrario. Il Tso psichiatrico viene prescritto da un medico psichiatra, dipendente pubblico, e confermato da un secondo collega che ne recepisce la diagnosi. Poi deve essere ratificato entro 24 ore dal sindaco, quindi dal giudice tutelare.

E’ chiaro che tutto questo implica qualsiasi arbitrio possibile: le ragioni per cui un soggetto possa essere considerato pericoloso a sé e agli altri sono infinite. Potrebbe essere qualcuno che brandisce un’ascia e vorrebbe fare a pezzi la nonna, ma potrebbe essere qualcuno che vuole suicidarsi gettandosi dalla finestra. O qualcuno che non vuole sottoporsi a una terapia, che a quel punto gli viene imposta con la forza. A Testimoni di Geova sono state imposte trasfusioni, col pretesto di salvare una vita. Se lo psichiatra arriva perché il paziente non vuole ricevere quello che è “buono, santo e giusto” per lui, siamo entrati in questa fattispecie. Ed è quella che, credo, verrà usata in modo sistematico: nel nome del pietismo, della filantropia, del benessere individuale e collettivo, e del bene supremo della salvezza della vita – che diventa qualcosa di assoluto, ipostatizzato e mitizzato, anche al di fuori di qualsiasi valutazione razionale. Cioè: se noi abbiamo un vaccino con cui ti puoi salvare da una malattia incombente e tu non te lo vuoi fare, tu non stai facendo il tuo bene; e quindi noi saremo costretti a ricoverarti in ospedale, foss’anche per 48 ore, praticarti il vaccino e poi dimetterti.

Ho fatto il primario di psichiatra per tanti anni, e ho visto imporre trattamenti coatti a schizofrenici cronici: rifiutavano la terapia farmacologica, non gliela si poteva praticare in casa, e allora lo psichiatra del territorio (con la copertura dello psichiatra direttore del dipartimento ospedaliero di salute mentale) confermava il Tso anche con un ricovero tipo day hospital, lì veniva praticata l’iniezione – che ha una durata d’efficacia di tre settimane – e dopodiché il paziente veniva dimesso. Ecco: questo è il futuro che si prepara, per noi. Quindi, anche dentro la psichiatria, occorrerà una battaglia serrata. Ma purtroppo ho un’opinione veramente bassa dei miei colleghi, ormai per lo più ridotti a propagandisti di case farmaceutiche, pronti a vendersi anche la nonna per farsi una settimana di vacanza alle Maldive; pur di non perdere il primariato e i premi che ricevono da Big Pharma, saranno pronti a dire: «Ma come, non vuole fare il vaccino? Lei forse non sta bene, è depresso, ha un Dario Musso, sottoposto a Tso a Ravausa, Agrigento, per aver protestato contro il lockdowndisturbo ossessivo-compulsivo; noi la ricoveriamo (anche soltanto per 48 ore), le facciamo il vaccino e poi la dimettiamo». Vedrete che finirà così.

Conoscendo i miei mediocri colleghi, il Tso sarà uno strumento fortissimo. Su questo, bisognerà organizzare una linea di difesa anche giuridica, da subito, cominciando a castigare i primi che si prestano a fare i “bravi”, i poliziotti di questo sistema. Io mi candido a fare il perito d’accusa della parte civile. Sono a disposizione, gratuitamente, per colpire il primario di quel reparto, cercare di farlo destituire e mettere in galera, se possibile. Sul caso di Agrigento, facciamo subito un esposto in Procura e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. O sinceriamoci che lo stiano già facendo: bisogna attaccare preventivamente, perché questi personaggi, che si mettono a disposizione del propagandista delle case farmaceutiche, non è che siano dei cuor di leone. Io li conosco bene, è gente che tiene famiglia: se capisce che il potere è da una parte, si schiera; ma se capisce che dall’altra parte c’è un contropotere, si defila. Perché sono “minuta gente” manzoniana: è un “popol disperso” che non ha pace, non ha dignità. Basta fargli un “bau”, a volte, per spaventarli.

Il problema però non è nemmeno il vaccino, in questo caso. Ci verrà inoculata una qualche sostanza nel momento in cui il Covid non farà più paura neanche a un gatto, perché avrà esaurito la sua funzione e la sua dimensione patogenetica. A un certo punto, per non andare in galera, non finire in manicomio o per non perdere il nostro lavoro, potremmo anche accettare di metterci nel corpo un po’ di acqua sporca, sperando che non ci faccia troppo male. Ma non è questo, l’obiettivo finale, credetemi: fosse tutto qui, sarebbe ancora poca cosa. L’obiettivo finale è la moneta unica platenaria, veicolata da un microchip, collegata alle nostre condizioni di salute. Microchip che tutti dovranno mettersi, come il segno dell’Apocalisse: l’elettrodo sulla fronte, o sotto la pelle della mano, senza il quale nessuno potrà né comprare né vendere (il Segno della Bestia, il 666). Non Gretavoglio apparire un mistico pazzo, ma credetemi: quello che si sta delineando è proprio questo. Moneta unica, sistema giuridico unico, salute unica. Tutto questo, per una società filantropica governata da quello che Soloviev definisce l’Anticristo: pacifico filantropo macrobiotico, vegetariano, ecologista, con Greta Thunberg come consulente.

E’ un potere pervasivo, perfetto: che non ha bisogno dei nostri soldi, perché li stampa. Il problema è che, perché un sistema di controllo funzioni, di fronte a un capitalismo tradizionale, servono nuove soluzioni: intanto deve ridurre la popolazione mondiale, e poi ha bisogno di una società divisa in caste, come nel “Nuovo mondo” di Huxley, dove c’è un’élite di Alfa che non si vedono neppure. Serve una castizzazione della società che metta gli uomini in condizioni giuridiche, psicologiche e antropologiche diverse. Sotto gli Alfa invisibili ci sono i Beta che si vedono (i Soros, gli Zuckerberg, i Bill Gates), poi ci sono i Gamma, che sono gli esecutori politici (tipo il povero professor Conte, avvocato dello studio Alpa), e poi sotto ci sono i carabinieri, i lavoratori, gli impiegati dell’Agenzia delle Entrate, gli operai. E ancora più sotto ci sono gli Epsilon, che devono vivere con 600 euro al mese prendendosi solo il Soma, che è la droga dell’inebetimento.

Questo, credetemi, è il disegno complessivo. Ed è un disegno ben pensato, perché tiene conto dell’ingovernabilità della complessità. L’unica forza che abbiamo non è l’opposizione consapevole, perché in questo siamo sicuramente perdenti. Dobbiamo sperare nelle leggi universali del caos. Il grande imperatore Carlo V, sul cui impero non tramontava mai il sole, dal Messico ai Balcani, dopo aver lasciato le colonie d’America e la Spagna al figlio Filippo II e l’impero asburgico a Ferdinando, si ritirò in un convento benedettino in Germania, dove la sua passione era far funzionare una trentina di orologi meccanici. E Microchip sottocutaneopassò gli ultimi giorni della sua vita dicendo: «Quanto sono stato pazzo, a pensare di controllare tutti i popoli del mondo, quando non sono riuscito a far marciare insieme nemmeno 30 orologi». E’ su questo, che i luciferini del controllo potrebbero cascare. Una cellula impazzita è Trump, un’altra è Putin, altre ancora siamo noi che facciamo questi discorsi, facendoci passare per pazzi, contro i nostri interessi materiali, accademici, categoriali. Siamo noi stessi delle schegge impazzite: siamo sfide nella complessità. Mattoidi, quasi pronti per il Tso.

(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate il 16 marzo 2020 nel dibattito “Alla ricerca della verità”, in diretta web-streaming sulla pagina Facebook di Leonardo Leone, con la partecipazione di Ugo Mattei e Massimo Mazzucco; il video è ora disponibile anche su YouTubeNotissimo psichiatra, nonché criminologo, saggista e accademico, Meluzzi – di formazione comunista – è stato poi deputato e quindi senatore eletto con Forza Italia nel 1994 e nel 1996. Massone, ha fatto parte del Grande Oriente d’Italia. Approdato al cristianesimo, è stato diacono cattolico di rito greco-melchita e poi presbitero della Chiesa ortodossa italiana autocefala, divenendone primate).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/05/linferno-microchip-obbligatorio-e-vaccini-imposti-col-tso/

 

 

 

Qui rubavano gli occhi ai morti

L’espianto clandestino di cornee. La decisione di dare una scorta armata ai cadaveri. La testimonianza-choc del direttore del Policlinico. E ancora: le omissioni dei politici, i controlli mancati. Colloquio con Ubaldo Montaguti

DI FABRIZIO GATTI

Qui rubavano gli occhi ai morti
Il lenzuolo copre il volto dell’ultimo paziente andato all’altro mondo. Dietro di lui, un portantino spinge senza più fretta la lettiga. Accanto a loro, cammina un vigilante armato con la pistola nella fondina. Al Policlinico Inferno di Roma anche la gente comune a volte è trattata da Vip. Prima però bisogna morire. Perché qui l’ultimo percorso i morti lo fanno con la scorta al seguito. Succede ogni volta che un malato o un ferito o un neonato se ne va dalla porta sbagliata. I cadaveri vengono sorvegliati come fossero statue d’oro. Per evitare che qualcuno li porti nei sotterranei dell’ospedale e rubi i loro occhi. Bastano un oculista senza scrupoli e pochi minuti per espiantare le cornee. Due protesi di vetro e palpebre abbassate possono mascherare la profanazione. Al massimo, c’è sempre la scusa per i parenti dell’autopsia necessaria. Così, un anno fa, la direzione dell’Umberto I ha dovuto ingaggiare le scorte armate. L’ennesimo esempio, il più spietato dopo l’inchiesta de ‘L’espresso’ sul numero scorso, di un’Italia da buttare e votata al malaffare. E una grana in più sulla scrivania di Ubaldo Montaguti, 59 anni, bolognese, dal primo agosto 2005 direttore generale dell’ospedale tra i più grandi d’Europa, che dal suo ufficio ammette il degrado, la sporcizia, la battaglia contro il rischio di infezioni, la politica vigliacca che distrae i finanziamenti e le sue proteste che, dice, sono rimaste senza ascolto.

Direttore, come avete saputo del furto di cornee?
“Dalla Procura ci è arrivata una indicazione riservata di stare molto attenti perché qualche rischio che si verificassero eventi di questo tipo c’era”.

Quando avete avuto la segnalazione?
“Circa un anno fa. Non ci sono stati rivelati dettagli. Visto che le salme sono sotto la nostra giurisdizione fino alla partenza del corteo funebre, noi abbiamo l’obbligo di stare particolarmente attenti. Anche se non ci saremmo aspettati di dover affrontare questo tipo di problemi”.

Cosa avete fatto dopo la comunicazione della Procura?
“Intanto abbiamo cercato di mettere una guardia armata del nostro servizio di vigilanza per accompagnare le salme quando vanno portate dal reparto alla camera mortuaria. Questo è il tragitto più rischioso rispetto a possibili manomissioni della salma”.

Avete avuto altre segnalazioni?
“Sì, abbiamo messo la vigilanza anche perché abbiamo avuto segnalazioni di altre cose molto meno gravi, anche se del tutto inaccettabili. Tipo la sottrazione di beni o indumenti ai cadaveri. Per cui siamo stati costretti a provvedere”.

Quali organi possono essere espiantati in modo approssimativo, poiché probabilmente queste operazioni non avvengono in sala operatoria?
“Da medico posso dire che l’organo più facilmente asportabile e in maggior sicurezza è la cornea. È difficile poter intervenire su altri organi perché a distanza dal decesso, solo la cornea può ancora conservare una trapiantabilità adeguata”. 

Oltre alle scorte armate, avete preso altri provvedimenti?
“Non per questo motivo, ma dato che avevamo problemi per inadempienze contrattuali e per le cattive condizioni ambientali della camera mortuaria, abbiamo deciso di rescindere il contratto con la società esterna e arrangiarci da soli facendo riferimento alla camera mortuaria dell’Istituto di medicina legale in attesa di ristrutturare la nostra, che al momento è chiusa”.

Gli espianti sarebbero avvenuti nei corridoi sotterranei?
“Non è necessario molto spazio, basta togliere l’occhio e mettere una protesi. Credo che se qualche cosa si è verificato, è avvenuto durante il percorso. È difficile nella camera mortuaria, in cui sono presenti più persone. Non di notte, certo, ma di notte le salme vengono messe praticamente in cassaforte. È atroce la malattia, ancora più atroce è pensare che qualcosa venga fatto a danno dei defunti”. 

Chi trasporta le salme fino all’Istituto di medicina legale?
“Il servizio è ora assicurato da nostro personale, acquisito appositamente. Non è più in mani estranee. Dal reparto la salma viene scortata fino all’auto. E in auto il personale interno dell’ospedale la porta fino all’istituto di Medicina legale”.

Chi potrebbe aver fatto gli espianti?
“Se si tratta dell’asportazione della cornea è assolutamente necessario un oculista, cioè uno che se ne intende. Se si tratta di scucchiaiare l’occhio e sostituirlo con una protesi, basta personale meno importante. Però il rischio che poi non vengano osservate certe misure per conservare gli organi è alto”.

A cosa sarebbero serviti questi occhi rubati?
“Penso a trapianti di cornea”.

Quindi ci sarebbero équipe complici da qualche parte in Italia che fanno il trapianto.
“Se non ci fosse qualcuno che compra non ci sarebbe neanche il commercio”.

Avete sentore di personale sanitario interno o esterno?
“No, nessuno ci ha mai detto di badare al personale interno. È sempre stato un discorso rivolto all’esterno”.

Quindi personale esterno che si intrometteva nell’ospedale?
“Esatto. Io penso di sì. Ribadisco, non ho altri elementi”. 

A parte il furto di cornee, dopo l’inchiesta de ‘L’espresso’ lei ha detto pubblicamente che sapevate di situazioni anche più gravi di quelle documentate. Quali?
“I trasudamenti di feci, le feci che colano dai muri. Lei non le ha viste”.

I muri non li ho annusati, per la verità. Lei ha parlato anche di vostre fotografie: chi le ha viste?
“Le foto sulle feci le ho fatte vedere al sindaco Veltroni, al presidente della Regione Marrazzo, all’assessore regionale della Sanità Battaglia. E quelle feci sono più pericolose di tutto il resto”.

E cosa ha fatto la direzione del Policlinico per denunciare questo pericolo?
“Abbiamo parlato con tutti quanti e presentato i progetti di ristrutturazione già un anno fa. Io ero arrivato da cinque o sei mesi. Abbiamo mostrato queste cose alle istituzioni di riferimento. Forse le mie fotografie e le mie parole non sono state altrettanto convincenti come quelle pubblicate da ‘L’espresso’. Prima di Natale, io in persona ho fatto un tour di tutti i ministeri per riuscire a convincerli che non possiamo andare avanti in queste condizioni”.

Chi ha incontrato?
“Sono andato da Micheli che è il sottosegretario di Prodi. Sono andato dal senatore Mazzucchelli che è sottosegretario del ministro della Salute, Livia Turco. Ho fatto informare il ministro Padoa-Schioppa e ho parlato con il suo capo di gabinetto. Abbiamo parlato con il capo di gabinetto del ministro dell’Università Mussi. Anche l’assessore Battaglia ha sollecitato l’attenzione di tutti. Io ho parlato con Veltroni il quale, anche lui ne sono sicuro, ha preso contatti con altri ministeri. Dal 2003 una legge dello Stato prevede che il Demanio trasferisca la proprietà dei policlinici all’Università la quale avrebbe ceduto la gestione della struttura all’azienda ospedaliera. Ma il demanio non ha ancora consegnato la proprietà del nostro Policlinico. Così io non riesco a utilizzare gli strumenti finanziari, come le forme di leasing sui lavori pubblici, perché non ho il diritto di superficie. Questo abbiamo cercato di smuovere. Le dico un’altra cosa”.

Prego.
“Se voi vedeste i denari che sono stati spesi in questo ospedale per ricoprire in boiserie di legno pregiato gli studi dei vari primari. Ne abbiamo inaugurato uno ai primi di novembre da un milione e mezzo di euro con un dispendio di parquet, legni aromatici, eccetera. Lavori eseguiti e pagati dal ministero dei Lavori pubblici il quale ha sempre fatto queste cose. E non ha mai svolto, nonostante le richieste, interventi di manutenzione importanti. Bisognerebbe chiedere al ministero dei Lavori pubblici quanti denari hanno speso per queste cose”.

Nel nuovo dipartimento di Clinica e terapia medica applicata fondato e diretto dal professor Antonino Musca, da poco in pensione, una targa in ottone loda l’ingegner Angelo Balducci, dirigente generale del ministero delle Infrastrutture ‘per la generosa concessione del finanziamento della progettazione e della esecuzione di questa struttura istituita quale sede dei laboratori di ricerca’. Quasi fosse una donazione privata. Dottor Montaguti, si riferisce a episodi come questi?
“Io non faccio nomi di nessuno. I primari fanno la loro gara al prestigio. Il problema è chi, al ministero, glielo concede. La mia personale ipotesi è che se noi continuiamo a pensare di dover gestire l’ospedale tenendo conto dell’impatto che esercita il potere accademico dell’Università sull’ospedale, non ce la caviamo più. Ogni barone, ogni professore universitario ritiene di essere al centro del mondo. Ma nella sanità vige la regola assolutamente dimostrata dell’interdipendenza nell’organizzazione, della collegialità. Il personale per me è tutto uguale. La regola delle elezioni accademiche, dei rapporti di forza tra componenti di professori, rende tutto più difficile”.

Quanto è l’ammontare complessivo degli stanziamenti?
“È una cifra che ho sentito dire, ma io ancora non c’ero. Nel giro di cinque anni sono stati stanziati 300 milioni di euro o 300 miliardi di lire, comunque una grossa cifra. E di questi soldi statali, per attività di manutenzione ordinaria e straordinaria sono arrivate poche lire”.

Dice che dei soldi stanziati non è arrivato quasi nulla?
“No, niente”.

Cioè ci sono soldi che partono dal ministero dei Lavori pubblici e qui non arrivano?
“Oppure arrivano, ma su cose veramente di scarsa rilevanza come le boiserie. Rilevanza sul piano della sicurezza dei pazienti, intendo. Io non ho la mania di fare il commissario Basettoni. Anzi, ho anche cercato di nascondere cose che non condividevo. Perché a me non piace sollevare polveroni. Nell’ospedale sono state costruite aree bellissime, aree direzionali, cose di questo genere e si è dato preferenza a quello. Il provveditorato dei Lavori pubblici cinque anni fa ha avuto 3 milioni e mezzo di euro per fare la nuova terapia intensiva post operatoria di Cardiochirurgia. Sono cinque anni che di questi denari non è arrivato niente. Se li avessero dati a me, l’avrei fatta tre volte la terapia intensiva post operatoria. Così quello è un reparto pregiato abbandonato a se stesso, in cui ci son solo delle mezze macerie. Ci sono i barboni che di notte vanno a dormirci. Ma adesso l’abbiamo chiuso e spero non ci vadano più”.

Lo Stato ripiana puntualmente i conti dell’altro Policlinico, il Gemelli dell’Università Cattolica. Ma a voi non arrivano nemmeno gli stanziamenti…
“Il Policlinico Gemelli è l’ospedale del papa. Non so se questo vuol dire qualcosa. Che so, tutte le volte che il papa va a visitare il Bambin Gesù, dallo Stato arrivano 50 milioni di euro. Adesso speriamo che anche da noi succedano queste cose”.

In attesa dei soldi per la ristrutturazione, però, basterebbe controllare meglio le pulizie, l’igiene ed evitare la promiscuità tra immondizia e pazienti. Perché nessuno l’ha fatto?
“Io penso che sia un problema di priorità. I controlli sono una funzione debole nell’ospedale. È un lavoro noioso, non stimolante. Per cui coloro che dovrebbero fare i controlli vengono assorbiti prevalentemente dai problemi contingenti”.

Qualche esempio?
“Il 40 per cento dei bagni di questo ospedale ha il water senza tavoletta, che per me è la cosa più schifosa che possa esistere”.

Non li ripara nessuno?
“Sì, sostituiscono le tavolette e spariscono. Altro esempio, la mancanza di personale nei reparti: un terzo è preso da cooperative esterne. È perfino difficile imporre comportamenti rigorosi sul piano delle pulizie. Vedo che vengono fatte spazzando, quindi a secco. Mentre in ospedale la pulitura a secco non va fatta. La polvere si solleva dai pavimenti e vola nell’aria”.

Basterebbe multare i fornitori o rifare le gare d’appalto.
“Prima di tutto dovremmo avere un gruppo ispettivo in incognito. Vestito da personale, irriconoscibile, che va in giro e riesce a fare repressione. Non è possibile, chi lavora qui è riconosciuto. Per questo, dopo la vostra inchiesta, preferisco sensibilizzare il personale all’autocontrollo: rispetto della persona, rispetto della cosa pubblica e sicurezza”.

Lei è conosciuto come allievo di Mario Zanetti, accademico bolognese e massone. Professionalmente è cresciuto in Emilia Romagna. Come mai Luigi Frati, potente preside di Medicina a Roma, ha scelto lei al Policlinico?
“Io non sono massone. Ero direttore generale a Ferrara. Frati aveva bisogno, uso le sue parole, di una persona particolarmente competente”. 

Lei ha annunciato di aver ridotto il deficit del Policlinico nel 2006 del 25 per cento, portandolo a 110 milioni di euro. Le condizioni dell’ospedale però lei stesso le ha denunciate a vari ministeri. Come mai il rettore dell’Università la Sapienza le ha appena riconosciuto un incentivo sugli obiettivi di 62 mila euro?
“Io prendo come il direttore generale di Tor Vergata, 207 mila euro lordi l’anno. Mia moglie, medico di direzione sanitaria, come consulente del Policlinico per il controllo della gestione dell’ospedale guadagna 107 mila euro lordi. Per questo incarico ci siamo trasferiti apposta da Bologna. Lavoro con lei dal 1974 e si sapeva che chi compera Montaguti compera anche Daniela Celin. Il mio contratto prevede la possibilità di un incentivo del 30 per cento sullo stipendio ogni sei mesi. Ho rinunciato ai primi due incentivi. Dopo 17 mesi di incarico ho presentato una relazione all’organo di indirizzo e i componenti, tra cui il preside di Medicina Luigi Frati, il professor Mirabelli ex vicepresidente della Corte Costituzionale, il professor Baravelli della Bocconi, hanno stabilito che ho raggiunto obiettivi assolutamente adeguati per il periodo a cui si riferiscono”.

Secondo lei è un giusto compenso?
“Io l’ho anche chiesto al rettore della Sapienza, Renato Guarini, se riteneva che avessi raggiunto gli obiettivi. Lui ha detto di sì”.

FONTE: https://espresso.repubblica.it/palazzo/2007/01/11/news/qui-rubavano-gli-occhi-ai-morti-1.2390#:~:text=Succede%20ogni%20volta%20che%20un,minuti%20per%20espiantare%20le%20cornee.

 

 

 

ECONOMIA

Europa pronta al lockdown: i mercati verso il crollo?

L’Europa si risveglia nel rischio sempre più realistico di nuovi e totali lockdown. La reazione dei mercati potrebbe essere pesante

Europa pronta al lockdown: i mercati verso il crollo?

Europa allo sbando con l’epidemia in grande avanzata: chiusure pesanti e nuovi lockdown totali sono quasi inevitabili.

In questa cornice, mercoledì 28 ottobre i mercati globali stanno scivolando in perdita sul terreno insidioso e preoccupante dei contagi in forte aumento nel vecchio continente e negli USA.

Nuovi aggiornamenti da Francia e Germania su probabili misure molto stringenti hanno appesantito il sentiment dei mercati, già in affanno per l’incertezza coronavirus e ripresa economica.

Sarà crollo in borsa nella giornata odierna?

Europa verso il lockdown? I mercati tremano

Secondo le indicazioni di alcuni analisti, le azioni europee sembrano destinate a crollare a causa delle segnalazioni di potenziali blocchi in Germania e Francia.

I future sull’Euro Stoxx 50 sono in calo dell’1,3% ai minimi di cinque mesi. I futures FTSE sono scesi dello 0,5% per toccare i minimi visti l’ultima volta a metà maggio.

I futures per US S&P 500, Dow Jones YMc1 e Nasdaq sono scesi dello 0,2-0,4%, scossi da un rapporto dei media secondo cui il Governo francese potrebbe introdurre un lockdown nazionale a partire dalla mezzanotte di giovedì 29 ottobre.

Ad aggravare le prospettive sono giunte anche le notizie dalla Germania, dove la cancelliera Angela Merkel sarebbe in procinto di chiedere la chiusura di tutti i ristoranti e i bar dal 4 novembre, nel tentativo di frenare le infezioniin grande ascesa.

Tutta l’Europa è sempre più in preda all’epidemia, con i Governi pronti a invertire la rotta e a richiudere. In Italia, le ultime decisioni sulle restrizioni hanno scatenato proteste e guerriglie di piazza, esacerbando il clima. Conte non ha comunque escluso il blocco totale in un prossimo futuro.

mercati, quindi, tremano, indeboliti anche dall’attesa delle elezioni USA dall’esito tutto da attendere.

Intanto, la possibilità di un lockdown in Francia ha mosso anche il cambio euro/dollaro, che è sceso dello 0,14% a 1,1780 nella mattinata di mercoledì 28 ottobre

FONTE: https://www.money.it/europa-lockdown-mercati-reazione-crollo

La partita miliardaria per il vaccino del coronavirus

I RACCONTI DELL’ERA ATOMICA

Salute, geopolitica e economia: la partita per il vaccino del coronavirus è strategica per diversi scenari. Il tema sanitario, ovviamente, è di fronte agli occhi di tutti. Quello geopolitico è stato ampiamente discusso: le recenti manovre cinesi per piazzare i vaccini prodotti da Pechino come strumento di soft power e l’indubbio vantaggio competitivo che avrà la potenza che per prima manderà in produzione un’arma efficace a bloccare il Covid-19 testimoniano la rilevanza del confronto politico.

Il quadro economico, quello legato alle cifre in ballo nella contesa globale, è stato spesso dato per scontato e non approfondito. Non ci sono per ora stime affidabili del valore degli investimenti messi in campo da governi, società farmaceutiche e centri di ricerca, da marzo a oggi, per procedere con la produzione e lo sviluppo del vaccino per il Covid-19, ma l’idea che traspare dalla contesa tra i maggiori produttori (da AstraZaneca ai cinesi di SinoVac) è quella di una contesa multi-miliardaria. In cui gli investitori puntano a vedere nel 2021 i ritorni.

Secondo un’analisi elaborata dalla società di consulenza Evercore, per il settore della farmaceutica il vaccino del Covid-19 potrebbe mobilitare un fatturato globale di 100 miliardi di dollari e profitti per 40. E più che di “vaccino” è corretto parlare di “vaccini”: se mai si riuscirà ad avere uno strumento efficace di immunizzazione contro il Sars-Cov-2, da tempo è chiaro che esso non sarà reso disponibile in unica versione. La competizione strategica e i grandi investimenti mobilitati in tutto il mondo lasciano presagire che dopo l’entrata in vigore dei primi vaccini certificati partirà la partita di “marketing” per la promozione della terapia più efficiente, più economica, con meno effetti collaterali etc.

Gli accordi siglati tra case produttrici, governi e autorità sanitarie assomigliano a grandi scommesse future in borsa: la fornitura delle prime dosi è vincolata a precisi orizzonti temporali e alla garanzia di poter produrre una quantità prestabilita di unità. Vale per la Sinovac (che ad esempio ha piazzato un colpo strategico nello Stato brasiliano di San Paolo), per la AstraZeneca e per tutti gli altri operatori. Nel frattempo il mercato della produzione farmaceutica si sta già attrezzando a mobilitare la capacità produttiva disponibile in tutto il mondo: il Wall Street Journal parla di possibili convergenze tra la GlaxoSmithKline e gli altri big del settore per mettere a disposizione una convergenza nella manifattura dei vaccini più performanti, indipendentemente da chi sarà il vincitore della corsa e aprendo a colossi come Lilly e Pfizer. E il Paese in cui buona parte della manifattura globale di vaccini è localizzata, l’India, alle prese con il devastante incedere della pandemia, si sta premunendo per valorizzare il suo ruolo strategico, come scrive StartMag: “Johnson and Johnson, il cui vaccino Covid-19 è anche in fase 3 di sperimentazione clinica, ha stretto un accordo con l’azienda farmaceutica indiana Biological E per produrre fino a 500 milioni di dosi in caso di successo. Bharat Biotech, una società farmaceutica con sede a Hyderabad, ha un accordo per la produzione di un miliardo di dosi del vaccino intranasale dell’Università di Washington, ora in fase di sperimentazione clinica, e il gigante farmaceutico indiano Dr Reddy’s ha un accordo per fare una fase 2/3 di sperimentazione umana in India del controverso vaccino russo Sputnik e produrre quindi 100 milioni di dosi”.

Il punto chiave della faccenda è, come detto precedentemente, l’enorme elemento di aleatorietà che genera, di conseguenza, un’impennata delle aspettative di ritorni economici e finanziari dal titanico sforzo di ricerca del vaccino per il Covid-19. Come più volte ribadito, non c’è alcuna trama o alcun complotto dietro la diretta conseguenza di questa ingente mobilitazione di risorse, ovvero l’impennata delle quotazioni borsistiche dei giganti della farmaceutica, notevole nell’anno 2020 per aziende come Novavax (+4.300 per cento), Moderna (+323 per cento) e Biontech (+175 per cento). Ma ogni guadagno implica un’aspettativa da soddisfare: e nella partita del vaccino si prevede che ci saranno “vincitori” più probabili (la sola Pfizer potrebbe incassare 3,5 miliardi nel 2021) e numerosi “perdenti”, che vedranno estremamente erosi i margini di profitto o finiranno per aver dilapidato senza risultati centinaia di milioni di dollari. Nella partita del vaccino i temi della salute pubblica e del ritorno economico sugli investimenti convergono laddove gli Stati hanno sostenuto la ricerca medica, riducendo l’ansia di profitto dei grandi gruppi, ma divergono in diversi casi occidentali, caratterizzati da una competizione sfrenata: non a caso l’ansia di ritorno economico, secondo indiscrezioni riportate da La Verità, ha portato AstraZeneca a indicare nel luglio 2021 la data soglia oltre cui la pandemia si presuppone destinata a finire e il gruppo, di conseguenza, autorizzato a guadagnare dal vaccino. Una scommessa ardita, non l’unica in una partita economica senza precedenti per il settore sanitario.

FONTE: https://it.insideover.com/economia/la-partita-miliardaria-per-il-vaccino-del-coronavirus.html

 

 

 

Vaccino Covid, le trattative in Ue dell’industria farmaceutica: tra negoziati segreti, conflitti di interesse e manleva sugli effetti avversi

L’inchiesta di Ludovica Jona comparsa su Il Fatto Quotidiano  : «Documenti ottenuti dal Corporate Europe Observatory svelano che le aziende chiedevano ai commissari europei di rinunciare a procedure di acquisto trasparenti per l’equo accesso ai farmaci per il coronavirus. Ad agosto è stato istituito un team di negoziatori europei ma tra loro c’è l’ex capo della lobby farmaceutica svedese. E AstraZeneca sarà responsabile solo in parte per i danni eventualmente causati da effetti avversi». Proponiamo ai nostri lettori l’articolo integrale.

 12 Ottobre 20201861 letture

Riportiamo l’articolo comparso su Il Fatto Quotidiano  a firma di Ludovica Jona.

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Prima l’attività di lobbying da parte delle aziende del farmaco per continuare a trattare separatamente con i singoli Stati, in negoziati segreti che non consentono a un Paese di conoscere il prezzo a cui gli altri compreranno futuri trattamenti e vaccini. E poi, quando la Commissione ha comunque nominato un team di negoziatori europei per il futuro vaccino, l’inserimento nel gruppo dell’ex capo della Federazione svedese delle industrie farmaceutiche, ancora socio di due aziende attive nel settore. Infine, la decisione di sollevare uno dei gruppi che forniranno il vaccino da parte della responsabilità per danni eventualmente causati da effetti avversi. E’ il racconto di come e cosa l’industria farmaceutica ha ottenuto dalle istituzioni europee nel corso dell’emergenza Covid 19, secondo documenti ottenuti dal Corporate Europe Observatory e rivelazioni di Reuters.

I verbali degli incontri tra commissari Ue e industria in aprile

“Vorremmo continuare a fornire questi nuovi trattamenti attraverso i canali abituali e non con un approvvigionamento congiunto”. Il 9 aprile, in una situazione di estrema emergenza per la carenza di farmaci e attrezzature sanitarie, con queste parole un rappresentante dell’Efpia, la lobby europea dell’industria farmaceutica, si rivolgeva al telefono alla commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides e al commissario al mercato interno Thierry Breton, chiedendo loro di non utilizzare procedure di acquisto congiunto, più trasparenti dei negoziati con i singoli Stati. Lo svelano verbali degli incontri tra i commissari e l’industria durante il picco dell’emergenza Covid 19, ottenuti dal Corporate Europe Observatory (Ceo) che in questi giorni ha pubblicato il dossier “Potere e profitto durante una pandemia – perché l’industria farmaceutica ha bisogno di maggiore controllo”.

“L’associazione rappresentativa di Big Pharma ha usato il suo potere per fare lobby contro un meccanismo (quello della negoziazione congiunta) disegnato per migliorare l’accesso e il prezzo equo dei trattamenti durante la pandemia”, sottolinea il rapporto. I “canali abituali” a cui il rappresentante dell’Efpia si riferisce – spiegano dall’osservatorio Ceo – “sono quelli dei negoziati segreti tenuti dall’industria con singoli Stati in cui nessun Paese conosce il prezzo a cui il prodotto è venduto altrove”, e quindi ha meno capacità negoziale.

In agosto nasce il team Ue. Dentro c’è l’ex capo della lobby farmaceutica svedese 

Il dossier fa il punto su quanto l’industria ha ottenuto dalle istituzioni europee grazie all’emergenza Covid 19. Se è vero che – in agosto – un “Joint negotiation team”, ovvero un gruppo di negoziatori europei, è stato poi creato per la discussione dei contratti per i futuri vaccini, la Commissione tiene segreti i nomi dei suoi membri. Ad agosto il giornale belga Hln ha scoperto che uno di questi negoziatori è Richard Bergström, fino al 2016 il capo dell’Efpia svedese e tuttora titolare di interessi personali nell’industria farmaceutica. in quanto co-proprietario società (PharmaCCX e Hölzle, Buri & Partner Consulting) che forniscono servizi a Big Pharma. Sul sito della Commissione si garantisce che tutti i membri del Joint negotiation team sono stati nominati dai loro governi e che “hanno firmato una dichiarazione di assenza di conflitti di interesse”. Non si fa però alcun riferimento ad una valutazione indipendente sull’assenza di conflitti di interesse. Eppure, queste persone stanno negoziando condizioni che determineranno la spesa di milioni di euro per tutti i contribuenti europei.

Il contratto con AstraZeneca e la manleva sui danni da effetti avversi

Finora la Commissione ha firmato due contratti: uno con l’azienda Astra Zeneca, titolare del vaccino sviluppato a Oxford, da cui si è assicurata una fornitura di 300 milioni dosi (con un’opzione di ulteriori 100 milioni) da distribuire alla popolazione. Il prezzo pagato è – secondo quanto ha rivelato Reuters – 366 milioni di euro. Non si tratta di un anticipo per l’acquisto di dosi del futuro vaccino, bensì del costo della prenotazione. Se il vaccino funzionerà dovrà essere poi acquistato dagli Stati e se non funzionerà, la Commissione ha comunque pagato questa cifra ad Astra Zeneca per finanziare il suo sviluppo.

Come ha svelato sempre Reuters nei giorni scorsi, un accordo segreto tra la Commissione e l’azienda anglo-svedese ha stabilito che i governi europei pagheranno, entro certi limiti (non pubblici), al posto di Astra Zeneca per i danni eventualmente causati da effetti avversi del vaccino. Una condizione che costituisce un’eccezione alla legge europea: secondo la direttiva del 1985 sulla responsabilità dei prodotti (“liability directive”) solo l’azienda è responsabile di danni provocati da ciò che produce. Secondo un portavoce della Commissione, la condizione è stata ottenuta in cambio di uno sconto sul prezzo del vaccino di Astra Zeneca, fissato a 2,5 euro a dose. Mentre l’altro contratto firmato dalla Commissione per un vaccino anti-Covid 19, quello con Sanofi-GlaxoSmithKline, non prevede che gli Stati paghino per gli affetti avversi ma il prezzo per dose è più alto: 10 euro. Il gruppo di negoziatori della Commissione continua a trattare per conto di tutti i governi dell’Unione e oltre alla firma dei contratti con Astra Zeneca e Sanofi ha già concluso colloqui esplorativi con le società Johnson & Johnson, CureVac e Moderna.

Al palo l’iniziativa per condividere brevetti anti Covid

Intanto, mentre la “Coronavirus global response initiative” promossa dalla Commissione ha portato gli Stati e le organizzazioni aderenti a promettere 15,9 miliardi di euro per lo sviluppo di vaccini, trattamenti e sistemi di diagnostici contro il Covid-19, pochi governi sostengono il “Covid19 Technology Access pool”, iniziativa lanciata nell’ambito dell’Oms per condividere la proprietà intellettuale sulle tecnologie contro il coronavirus finanziate con fondi pubblici e garantirne l’accesso a tutti. Nonostante l’accesso globale ai trattamenti anti-Covid sia sulla bocca di tutti i leader, tra i governi dell’Unione Europea hanno finora aderito solo Belgio, Olanda e Lussemburgo.

di Terra Nuova

FONTE: https://www.terranuova.it/News/Attualita/Vaccino-Covid-le-trattative-in-Ue-dell-industria-farmaceutica-tra-negoziati-segreti-conflitti-di-interesse-e-manleva-sugli-effetti-avversi

 

 

GIUSTIZIA E NORME

LEGITTIMA DIFESA. Delibera del Comune di Messina su notifica TSO e tutela delle persone sottoposte a interventi coatti in psichiatria

L’amministrazione comunale di Messina ha approvato una delibera di indirizzo che per la prima volta, in Italia, dispone che la Polizia Municipale notifichi a chi vi è sottoposto l’ordinanza di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).
Il Comune riconosce ciò che è ovvio ma che viene ignorato e calpestato quotidianamente dagli operatori del settore: il trattamento sanitario obbligatorio è “de facto” una limitazione della libertà personale e, come tale, deve prevedere le forme di garanzia e di autodifesa riconosciuti ad ogni cittadino che venga privato della libertà.
Facendo seguito e aderendo alla campagna “Liberamente” promossa dal Comitato Iniziativa antipsichiatrica e dall’associazione Penelope, l’Assessore alla Cultura del Comune di Messina, Federico Alagna, in accordo con il Sindaco Renato Accorinti e l’Assessora alle politiche Sociali, Nina Santisi, hanno messo nero su bianco, l’urgenza di riappropriarsi della responsabilità che la legge pone in capo al Sindaco, individuandolo quale autorità che dispone, tramite propria ordinanza, il trattamento sanitario obbligatorio.
Responsabilità che non si può esaurire nel mero assolvimento di una procedura amministrativa, avendo a che fare con valori e diritti costituzionalmente garantiti (la libertà personale, la libertà di cura …), ma che implica il riconoscimento del diritto alla legittima difesa da parte di chi viene sottoposto a cure coatte contro il proprio consenso.
Nel caso specifico del TSO, non va dimenticato, la coazione avviene in un campo (quello psichiatrico) di cui sono storicamente noti tanto gli abusi, quanto gli effetti devastanti sulla salute fisica e psichica delle “terapie” sui destinatari delle stesse.
Con l’ordinanza approvata dalla Giunta messinese, i cittadini potranno conoscere sempre (attraverso la notifica dell’atto) quando, se e perché siano obbligati a sottoporsi a cure psichiatriche, potendo così, avendo conoscenza degli atti, ricorrere avverso il provvedimento e far valere le proprie ragioni.
Per garantire che la voce di chi è sottoposto a TSO possa avere ascolto, il Comune assume la responsabilità di informare i cittadini in merito ai propri diritti e costituire un apposito servizio di monitoraggio, accompagnamento e verifica di tutti i trattamenti sanitari obbligatori emanati, al fine di evitare abusi e consentire ai cittadini di accedere agli istituti di tutela previsti dalla legge e disattesi dalla pratica corrente.

FONTE: http://www.associazionepenelope.it/2018/03/31/legittima-difesa-delibera-del-comune-di-messina-su-notifica-tso-e-tutela-delle-persone-sottoposte-a-interventi-coatti-in-psichiatria/

 

 


 

Attribuzioni del Ministro della difesa, ristrutturazione dei vertici delle Forze armate e dell’Amministrazione della difesa

Legge 18 febbraio 1997, n. 25

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 1997

Art. 1.
1. Il Ministro della difesa, preposto all’amministrazione militare e civile della difesa e massimo organo gerarchico e disciplinare:
a) attua le deliberazioni in materia di difesa e sicurezza adottate dal Governo, sottoposte all’esame del Consiglio supremo di difesa e approvate dal Parlamento;
b) emana le direttive in merito alla politica militare, all’attivita’ informativa e di sicurezza ed all’attivita’ tecnico-amministrativa;
c) partecipa direttamente o tramite un suo delegato a tutti gli organismi internazionali ed europei competenti in materia di difesa e sicurezza militare o le cui deliberazioni comportino effetti sulla difesa nazionale;
d) approva la pianificazione generale e operativa interforze con i conseguenti programmi tecnico-finanziari, nonche’ la pianificazione relativa all’area industriale, pubblica e privata, di interesse della Difesa.

 

Art. 2.
1. In sede di presentazione annuale dello stato di previsione del Ministero della difesa, il Ministro illustra al Parlamento:
a) l’evoluzione del quadro strategico e le implicazioni militari della situazione delle alleanze;
b) l’evoluzione degli impegni operativi interforze, con riguardo alla capacita’ operativa ed alla preparazione delle Forze armate ed al loro necessario adeguamento;
c) le previsioni di spesa inquadrate nella manovra prevista dalla legge finanziaria;
d) la ripartizione delle risorse finanziarie per impegni operativi, amministrativi e per settori di spesa ed i suoi riflessi sulla preparazione delle Forze armate;
e) lo stato di attuazione dei programmi di investimento e le misure di ristrutturazione e riqualificazione dello strumento militare, con illustrazione del rapporto fra costi ed efficacia delle misure medesime.

 

Art. 3.
1. Il Capo di stato maggiore della difesa dipende direttamente dal Ministro della difesa.

2. I Capi di stato maggiore di Forza armata e, per le attribuzioni tecnico-operative, il Segretario generale della difesa dipendono dal Capo di stato maggiore della difesa.

3. Il Capo di stato maggiore della difesa, in base alle direttive impartite dal Ministro della difesa:
a) e’ responsabile della pianificazione, della predisposizione e dell’impiego delle Forze armate nel loro complesso; predispone, sentiti i Capi di stato maggiore di Forza armata, la pianificazione generale finanziaria e quella operativa interforze e definisce i conseguenti programmi tecnico-finanziari;
b) assicura i rapporti con le corrispondenti autorita’ militari degli altri Stati.

4. Il Capo di stato maggiore della difesa, in caso di assenza o impedimento, e’ sostituito dal piu’ anziano in carica tra i Capi di stato maggiore di Forza armata.

 

Art. 4.
1. I Capi di stato maggiore di Forza armata:
a) propongono al Capo di stato maggiore della difesa il programma relativo alle rispettive Forze armate ai fini della predisposizione della pianificazione generale interforze, ai sensi dell’articolo 3, comma 3;
b) sono responsabili dell’organizzazione e dell’approntamento delle rispettive Forze armate, avvalendosi anche delle competenti direzioni generali;
c) esercitano la funzione di comando delle rispettive Forze armate.

 

Art. 5.
1. Il Segretario generale della difesa, scelto nell’ambito del personale militare o civile dell’Amministrazione pubblica, ovvero anche estraneo alla stessa, in relazione alle specifiche esperienze e qualifiche professionali, e’ posto alle dipendenze del Ministro della difesa per le attribuzioni amministrative e del Capo di stato maggiore della difesa per le attribuzioni tecnico-operative.

2. Il Segretario generale della difesa:
a) ha alle sue dipendenze i direttori generali del Ministero ed e’ responsabile dell’indirizzo e del coordinamento delle loro attivita’ nonche’ dell’attuazione delle direttive di alta amministrazione impartite dal Ministro;
b) predispone, d’intesa con il Capo di stato maggiore della difesa, le proposte di pianificazione annuale e pluriennale generale finanziaria relative all’area industriale, pubblica e privata, di interesse della Difesa;
c) e’ responsabile, nel quadro della pianificazione generale dello strumento militare, dell’organizzazione e del funzionamento dell’area tecnico-industriale e tecnico-amministrativa della Difesa;
d) esercita le funzioni di direttore nazionale degli armamenti ed e’ responsabile delle attivita’ di ricerca e sviluppo, produzione e approvvigionamento dei sistemi d’arma;
e) si avvale, per l’esercizio delle sue attribuzioni, di due vice segretari generali, di cui almeno uno civile, scelto nell’ambito del personale dell’Amministrazione pubblica;
f) puo’ delegare competenze nell’area tecnico-amministrativa e nell’area tecnico-industriale in materia di armamenti ad un funzionario civile della Difesa oppure ad un dirigente proveniente dal settore privato, assunto con contratto a tempo determinato, e nominato ai sensi dell’articolo 21 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni, previa designazione del segretario generale medesimo.

 

Art. 6.
1. Il Comitato dei Capi di stato maggiore delle Forze armate e’ organo di consulenza del Capo di stato maggiore della difesa. Ne fanno parte il Segretario generale della difesa, i Capi di stato maggiore di Forza armata e il Capo di stato maggiore della difesa, che lo presiede. Quando siano all’ordine del giorno argomenti che riguardano l’Arma dei carabinieri, partecipa alle riunioni anche il Comandante generale dell’Arma, di cui restano ferme le competenze previste dalla normativa vigente.

2. Le determinazioni adottate dal Capo di stato maggiore della difesa, che ne assume la piena responsabilita’, costituiscono disposizioni per i Capi di stato maggiore di Forza armata e per il Segretario generale della difesa.

 

Art. 7.
1. Sono unificate presso lo stato maggiore della Difesa le attribuzioni e le attivita’ generali concernenti la pianificazione, la predisposizione e l’impiego delle Forze armate, nonche’ le attivita’ svolte nell’ambito delle strutture centrali di Forza armata suscettibili di accorpamento interforze.

2. Rientra nelle competenze degli stati maggiori di Forza armata l’esercizio delle attribuzioni e delle attivita’ relative all’impiego e al governo del proprio personale, all’addestramento, alla logistica ed alle predisposizioni di approntamento e mobilitazione di Forza armata.

 

Art. 8.
1. Sono unificate presso l’ufficio del Segretario generale della difesa le attribuzioni e le attivita’ concernenti la politica industriale e tecnologica, la ricerca e lo sviluppo, nonche’ le attribuzioni e le attivita’ analoghe svolte da uffici del Ministero della difesa, ivi compresi quelli posti alle dirette dipendenze del Ministro.

2. Le direzioni generali del Ministero della difesa sono riordinate mediante accorpamenti o mediante assegnazioni dei relativi uffici presso altre direzioni generali, secondo criteri di omogeneita’ funzionale.

 

Art. 9.
1. Il Consiglio superiore delle Forze armate e’ organo di alta consulenza del Ministro della difesa.

2. Le attribuzioni e le attivita’ del Consiglio superiore delle Forze armate sono disciplinate in conformita’ alle vigenti norme di legge, salvo quanto previsto dall’articolo 10.

 

Art. 10.
1. Il Governo, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, disciplina mediante regolamento, da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro del tesoro, sentito il Consiglio di Stato e previo parere delle competenti commissioni parlamentari, la ristrutturazione dei vertici militari ed amministrativi e degli enti ed organismi ad essi collegati, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1, commi 1, 2 e 3, della legge 28 dicembre 1995, n. 549. Il termine per l’esercizio della delega di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, nel rispetto dei principi e dei criteri ivi previsti, e’ prorogato al 30 novembre 1997.

2. Ai fini dell’esercizio della potesta’ regolamentare di cui al comma 1, le disposizioni della presente legge costituiscono norme generali regolatrici ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

3. Con il regolamento di cui al comma 1, il Governo provvede ad apportare alle disposizioni vigenti nelle materie oggetto di riordinamento le modifiche e le integrazioni necessarie per renderle compatibili con le disposizioni della presente legge.

4. Con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 1, le disposizioni vigenti nelle materie oggetto di riordinamento, se incompatibili con le disposizioni della presente legge e del regolamento medesimo, sono abrogate.

FONTE: https://www.camera.it/parlam/leggi/97025l.htm

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Canada, scoppia il caso campi di isolamento: la smentita non convince tutti

 

Un politico canadese ha posto domande scomode sui campi di isolamento che starebbero costruendo in Canada ma il governo non ha dato risposta.

Un deputato canadese dell’Ontario, Randy Hillier, ha fatto un’interrogazione sul piano di costruzione di campi di isolamento nella sua provincia.

Randy Hillier, membro di Lanark – Frontenac – Kingston, ha rivolto al Premier una prima domanda su queste strutture che dovrebbero nascere su tutto il territorio del Canada.

A settembre era stato pubblicato un avviso per gli imprenditori che erano interessati a costruire e gestire questi complessi.

Deputato censurato sulle domande sui campi di isolamento

«Non sono destinati solo alle persone con la Covid, bensì a tutta una serie di altre categorie di persone. Sicuramente il governo è al corrente e la mia domanda al ministro è: quanti campi saranno costruiti e quante persone ha l’intenzione questo governo di detenere in questi campi?»

Il premier dell’Ontario ha risposto al primo quesito deviando l’argomento. Ha parlato dell’auto-isolamento suggerito dalle province e dal governo federale nel caso di ritorno da un viaggio all’estero.

«Se l’onorevole si riferisce al fatto che quando un cittadino esce dalla provincia o dal Paese debba rimanere isolato per due settimane al ritorno, rispondo che è stata una buona pratica e che ha funzionato».

Ma il politico canadese insiste e pone una seconda domanda sui campi di isolamento, questa volta mostrando il bando di gara.

«È impiegato un linguaggio chiaro per esprimere che questi campi possono essere utilizzati per una serie di persone, che non si limitano ai viaggiatori, anzi i viaggiatori internazionali non sono neanche citati. Parla solo di “una vasta categoria di persone”».

Hillier ha poi affermato: «Il vostro governo sta negoziando ed è consapevole di questi piani per detenere e isolare cittadini e residenti del nostro paese e della nostra provincia».

Le nuove domande al Primo ministro sono molto dirette. «Dove saranno costruiti questi campi? Quante persone saranno detenute? Per quali ragioni le persone potranno essere detenute in questi campi di isolamento?» Nessuna risposta.

La smentita del Canada

La smentita arriva pubblicamente dopo che l’intervento del politico canadese ha cominciato a circolare in rete.

Il Primo Ministro Justin Trudeau ha affermato«C’è un’enorme quantità di disinformazione dannosa su Internet».

A Trudeau ha fatto seguito anche un portavoce di Patty Hajdu, il ministro della Salute, che ha dichiarato alla CBC: «La risposta è no, non stiamo costruendo campi di contenimento o di internamento».

Lo stesso ministro Patty Hajdu ha spiegato«Questo nuovo sito aiuterà coloro per i quali semplicemente non è possibile limitare i contatti stretti e autoisolarsi efficacemente a casa».

Il politico canadese che con coraggio ha posto delle domande al governo è stato poi screditato dai media e accusato di essere un no mask e un negazionistaTraduzione degli interventi tratta da Scenari economici – Foto Fema camp: YouTube

VIDEO QUI: https://youtu.be/AzWLlfwfD4Y

FONTE: https://www.oltre.tv/canada-scoppia-caso-campi-isolamento-smentita/

 

 

 

A Londra un’unità segreta per la “ricostruzione” del Venezuela

Il sito anglosassone d’informazione The Canary ha ottenuto la declassificazione di documenti ufficiali britannici che dimostrano l’esistenza, da gennaio 2019, di un’unità segreta del Whitehall (ministero britannico degli Esteri e del Commonwealth) per destabilizzare e successivamente ricostruire il Venezuela.

Già a dicembre 2018 Réseau Voltaire aveva dato notizia che gli Stati Uniti stavano preparando una guerra dei Paesi latino-americani contro il Venezuela [1]. Ad aprile 2020 abbiamo rivelato che le ex potenze coloniali europee (Spagna, Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Regno Unito) hanno costituito un coordinamento, presieduto dagli USA, per sequestrare il presidente Nicolás Maduro [2].

I documenti consultati da The Canary dimostrano il coinvolgimento del Regno Unito nel progetto. Le persone che potrebbero essere portate al potere, tra cui Juan Guaido, si sono impegnate a favorire gl’interessi economici della Corona a scapito della popolazione venezuelana.

Revealed: Secretive British unit planning for ‘reconstruction’ of Venezuela”, John McEvoy, The Canary, May 13th, 2020.

Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo

[1] «Gli Stati Uniti preparano una guerra tra latino-americani», Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 18 dicembre 2018, traduzione di Rachele Marmetti.

[2] «Trump adatta la strategia energetica degli Stati Uniti», Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 14 aprile 2020, traduzione di Rachele Marmetti.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article209909.html

 

 

 

Il senso di Bergoglio per la Pede

“Papa Francesco annuncia di fare cardinale l’arcivescovo anti-Trump”Titola breitbart com, ovviamente scontento dellla scelta, che ritiene politicamente motivata: una scelta Antifa e Black Lives Matter..

Presto cardinale

In realtà l’arcivescovo di Washington Wilton D. Gregory, che Francesco farà cardinale contando di fare dispetto a The Donald, magari fosse solo anti-Trump.

E’ stato il protetto ed elevato in carriera del cardinale di Chicago Joseph Bernardin, detto “il pederasta fiammeggiante” che “ha dato alla gerarchia americana il suo pronunciato orientamento pro-gay “, come si legge in un volume intero dedicato alle sue imprese, Amchurch Comes Out: The US Bishops, Pedophile Scandals and the Homosexual Agenda di Paul Likoudis – “Mentre i suoi amici a Charleston continuavano a molestare i ragazzini, Bernardin usò la sua influenza, a partire dal 1968, come Segretario generale della Conferenza cattolica degli Stati Uniti, per selezionare i vescovi (molti dei quali sono ancora ordinari) che, per dirla in modo caritatevole, condonano e promuovono l’omosessualità come uno stile di vita accettabile e tollerano gli abusi sessuali sui bambini da parte dei sacerdoti “. A Chicago, “ Bernardin promuoveva e promuoveva una rete di preti e vescovi gay, che si proteggevano a vicenda, si coprivano gli “ errori ” reciproci e si promuovevano a vicenda a posizioni di responsabilità a Chicago e nella chiesa in generale”.

Il cardinale “Flaming Gay” Bernardin

Se Bernardin, ora defunto, ha distrutto dalle fondamenta la Chiesa cattolica americana nel modo sopra descritto, e le dozzine di vescovi corrotti della sua rete hanno fatto precipitare diocesi in fallimento per i risarcimenti milionari alle vittime dei loro stupri, e sistemi scolastici cattolici in bancarotta , ed hanno spinto un numero incalcolabile di fedeli a lasciare la Chiesa, l’arcivescovo di Washington Gregory,  che Francesco sta per fare cardinale, “ha servito come vescovo ausiliare di Bernardin per 10 anni” e “ si trova dove si trova oggi perché un cardinale gay si è particolarmente interessato di lui in giovane età. Il vescovo Gregory ha beneficiato direttamente della combinazione di omosessualità e potere nella Chiesa”.

Un breve elenco delle sue benemerenze come apostolo della Pede dal sitoComplicit Clergy, che ha come motto, in bel latino, “Qui tacet consentire videtur”:

Il 2 giugno scorso, quando il presidente Trump con la moglie annunciarono che avrebbero visitato un importante centro dei Cavalieri di Colombo nella capitale, il Santuario di San Giovanni Paolo II (la visita era stata programmata con largo anticipo, e lì il presidente avrebbe firmato un ordine esecutivo che rafforzava gli sforzi degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale), il cardinale ha condannato e insultato i Cavalieri di Colombo: ” Trovo sconcertante e riprovevole che qualsiasi struttura cattolica si permetta di essere usata in modo così egregiamente improprio e manipolata in un modo che viola i nostri principi religiosi”.

L’arcivescovo Gregory, il primo arcivescovo cattolico afroamericano nella capitale della nazione (sicché qualcuno lo chiama “Africa Queen”), ha offeso e ferito i Cavalieri di Colombo, la più antica e generosa fraternità cattolica, famosa per le sue lotte contro le discriminazioni che subivano gli immigrati cattolici irlandesi e italiani, e per aver affrontato il Ku Klux Klan quando nessun altro osava, e il cui fondatore, padre Michael McGivney (1852-1890) è stato giusto dichiarato venerabile da Francesco.

Davvero un sesto senso, Bergoglio, nelle sue scelte.

Bergoglio 2006, allo stadio di Buenos Aires, dove si fece imporre le mani da laici evangelici.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/il-senso-di-bergoglio-per-la-pede/

 

 

 

Francia e Italia stesso copione. E altre atrocità

Da  Affari Italiani:

Francia, verso il lockdown totale. Macron riunisce il Consiglio di Difesa

La Francia verso misure molto dure: oltre 250 morti nelle ultime 24 ore. Contagi oltre 50mila al giorno,  bla bla…

Nessuna differenza tra Francia e Italia. Entrambe convocano il consiglio supremo di difesa, entrambe vanno verso il lockdown totale, entrambe obbediscono allo stesso copione ricevuto.

Ebbene,  La riunione del Consiglio supremo  difesa   italiano ha avuto luogo. A giudicare dal comunicato del Quirinale,   un brodino dei più vieti luoghi comuni del Mattarellismo:

“La NATO e l’Unione Europea restano i pilastri della politica di sicurezza e difesa nazionale.

“L’innalzamento del livello della tensione nel Mediterraneo Orientale desta preoccupazione

“Il terrorismo transnazionale resta una minaccia”… 

L’emergenza sanitaria ha prodotto una crisi globale con conseguenze di natura sociale ed economica che rischiano di accentuare la conflittualità in diverse aree del mondo. È indispensabile in questa fase un rilancio del multilateralismo, della solidarietà e della cooperazione in tutti i campi”.

El Supremo mascherato

Si sono riuniti per dirsi questo?  Che senso ha? Forse non sapevano come riempire il copione prescritto.  Eppure la  palamara aveva offerto  un tema forte:  le proteste  scoppiate da Napoli e Trieste, aveva dichiarato il  procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho,   sono «coordinate da una strategia eversiva di una tale violenza che dimostrano che coloro che hanno partecipato non sono i ristoratori. Quello di venerdì sera è stato un vero e proprio attacco allo Stato». Ci sono infatti indizi di una partecipazione criminale camorrista, ma anche di formazioni estremiste che in questo momento tendono all’eversione, al sovvertimento dei valori dello Stato. Quindi c’è «una convergenza di interessi a intervenire sui cortei» per trasformare la protesta in un attacco allo Stato”.

Attacco allo Stato”,  “strategia eversiva coordinata”; per di più “di tale violenza”, si riconosce lo stile, su questa narrativa  i procuratori possono costruire  opere d’arte  fra concorsi esterni, ricostituzioni del   partito fascista, una nuova  incriminazione di Salvini  e  liquidazione giudiziaria dell’opposizione – una opposizione che nemmeno merita questo nome, tanto poco si distingue sul giudizio dai caporioni del PD e dalla voglia di collaborare e contribuire.

La lotta dello Stato contro la  Strategia Eversiva Coordinata  sembra rimandata. Forse perché a  Milano,  dei 28 fermati per gli scontri e i saccheggi, 10  sono nordafricani, 13 sono minorenni, e i 18 italiani sono dei centri sociali,  ossia  i figli di papà  protetti e forniti di acqua-luce-gas dal comune progressista. A Torino,  idem: delle 11 persone arrestate per le devastazioni, 2 sono  nordafricani e 9 anarchici. Vero è che il  tg 1  del mattino ha ancora intervistato   Cafiero De Raho   il quale ha  detto che “ci sono frange di infiltrati di estrema destra” , ma per stavolta la narrativa  della procura non è stata adottata dal Consiglio Supremo della Difesa,  quindi l’uso dell’esercito contro i manifestanti  pende  come intimidazione, ma non si concreta per ora.

Da notare   un terzo  particolare che unisce Francia e Italia. Oltre il lockdown totale e  il Consiglio Supremo di Difesa, il divieto di usare l’idrossiclorochina.

Le Pr Raoult interdit d’hydroxychloroquine par l’ANSM

L’ANSM è, ovviamente   la loro AIFA, l’Agenzia del Farmaco. Il Professor Didier Raoult è  quel primario di Marsiglia che ha spieagto che bisogna usare la clorochina nelle fasi inziali,e i malati guariscono senza arrivare al  reparto di terapia intensiva. Finora era stato attaccato dai media e da colleghi,e se ne infischiava; adesso  gli è vietato d’autorità  l’uso del farmaco.

Uno di pochi casi in cui la Francia  ha seguito l’Italia. E sappiamo che centinaia di medici, sia  qui che là,  stanno  firmando la petizione all’AIFA   o all’ANSM perché riammetta la somministrazione del  vecchio farmaco.  Come mai questo indurimento? Vi do  una mio teoria, dichiaratamente cospirazionista e senza  fondamento se non il sospetto:

Se   le proteste diventano rivolta e insurrezione, e se i rivoltosi (dopo gli assembramenti)  non muoiono “come mosche”,  come   gode di vedere il giornalista Scanzi

,  tutto  il terrorismo sulla “Pandemia “ sui “casi “ che aumentano “In modo esponenziale”  viene smascherata,  e a questa gente si chiederà conto del perché hanno  distrutto milioni di posti di lavoro e settori economici interi.  Ma c’è un modo di sedare queste proteste e far rientrare gli insorti tremanti e  passivi sotto le mascherine e i distanziamenti? C’è, e consiste – magari  – nella comparsa di un virus molto più aggressivo di questo,e con un tasso reale di letalità. Che provochi spavento reale e morti veri, possibilmente sotto gli 83 anni.

Ma per questo, occorre  previamente impedire l’uso della clorochina, perché è in grado di neutralizzare  anche il virus nuovo e  più letale.

E’ una ipotesi per la quale mi autodenuncio  in anticipo,  anzi la rigetto.

Chiedo perdono, mi sono fissato con l’idea che il collasso dell’economia non sia un  effetto collaterale  della  epidemia, ma che sia lo scopo vero e primario  voluto dal  Sistema.

Forse è invidia,a veder che qualcuno  sul coronaci sta facendo un sacco   di soldi:

100 malati di Covid rendono 200 mila euro al giorno (soldi di noi contribuenti)

Ma in Italia, in fondo,   questi guadagnani da stracciaroli, coi banchi a rotelle  e  le mascherine fatte dalla  ex Fiat,  sono briciole.

In Francia, il dottor Raoult, insieme alla notifica del divieto di usare la clorochina, ha ricevuto dalla  Direction Générale de la Santé una mail, diretta al suo ospedale, nella quale si dice che può usare invece il Redemsivir (della Gilead), gratis, perché   lEuropa ne ha comprato  per un miliardoCapito,   la clorochina ha il brevetto scaduto da mezzo secolo e  costa 6 euro a scatola…Per il professor Raoult, il Redemsivir  provoca insufficienze renali.  Costa, allo Stato, ossia a noi,  2.100 euro 

L’altro elemento che mi rende complottista è  un detto di Voltaire: “Quelli che possono farvi credere  ad assurdità, potranno farvi commettere delle atrocità”.

Atrocità, questi che ci governano ne stanno commettendo. Per esempio,  a leggere il rapporto Migrantes (della Conferenza Episcopale), e scoprire che gli italiani che  sono  emigrati all’estero per trovare lavoro sono “5,5 milioni, con un aumento del 76,6%  negli ultimi 15 anni…un incremento pari “a quello registrato nel secondo dopoguerra”.  Nel 2006  gli emigrati italaini all’estero erano 3 milioni a 106 mila;  nel 2020 sono  quasi 5,5 milioni. Sono giovani adulti, famiglie giovani con minori al seguito (+84,3% della classe da 0 a 18 anni),  ovviamente   laureati e diplomati che qui la società italiana non sa come impiegare, e di fatto non vuole.

Quindi,   il governo con la Lamorgese  accoglie migliaia di  immigrati non integrabili dall’Africa e dal mondo islamico, e  il alloggia lussuosamente  in navi da crociera appositamente noleggiate, mentre nello steso tempo si libera senza un  rimpianto di 5,5 milioni di italiani istruiti, colti, preparati.

“In una settimana sono sbarcati quasi 1000 tra ingegneri nucleari, architetti, medici, letterati, filosofi, biologi e matematici. 3300 solo ad ottobre, quasi 30.000 da inizio anno.

E tutta la “carità” e la “bontà” è riservata ai clandestini,  a  stranieri     di mondi e paesi verso cui non abbiamo nessun obbligo,  e nemmeno  una lacrima per gli emigrati italiani,  i  5 milioni e passa,   figli nostri,  che  se ne vanno al ritmo che  si vide “nel dopoguerra”,  col paese distrutto.

VIDEO QUI: https://youtu.be/c-X7VXk13Yw

Ebbene, questa una atrocità.  Un  crimine  contro il popolo italiano; ogni euro speso per gli “immigrati” è un  insulto ai nostri emigrati,  per cui non abbiamo voluto spendere nulla  –   un’offesa motivata da razzismo  – razzismo  invertito. Un delitto perseguito da decenni,   per ideologia  anti-umana e anti-italiana,  da sempre impunito,  che qualcuno dovrà un giorno pagare.

Da processo di Norimberga.  

Auspicabili impiccagioni finali.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/francia-e-italia-stesso-copione-e-divieto-di-idrossiclorochina/

 

 

 

POLITICA

Lettera a una destra mai nata (ma solo annunciata e lontana dalla barricata)

Emanuele Ricucci – 27 10 2020

“La pazienza è finita”. Che significa Giorgia? Tempo fa la Meloni ebbe a scrivere quanto appena enunciato in un post giusto e battagliero. Cosa significa Giorgia che la pazienza è finita? In che senso?
Mentre piovono post di indignazione sui social network dai leader della destra, qualche mattina fa proprio Meloni e Salvini hanno condannato la prima manifestazione napoletana. Aspettativa chiaramente colmata in via istituzionale. Crosetto, dall’altro lato, se l’è presa brutalmente con le infiltrazioni della defunta Forza Nuova nell’escalation di rabbia di ieri sera, colpevole di aver provocato una violenza che lo Stato deve reprimere. Insomma, tutta la destra contro la stanchezza popolare sfociata nella prima piazza di Napoli. Ma cosa vuole allora questa destra? Vuole solo astenersi in aula quando si vota? Vuole solo farsi i selfie coi Nutella biscuits? Come vuole raggiungere il bene comune in questo momento? Cosa intende fare per scassinare il fortino governativo ed essere alternativa allo Stato del terrore e dell’emergenza infinita? Insomma, se noi siamo dei fottuti trogloditi nel manifestare rabbia popolare, magari anche in piazza, noi impotenti, eterni precari, fragili, svuotati e sottovalutati, condannati ai domiciliari, costretti a ritenere la vita un’eccezione, un atto innecessario, sacrificabile, impossibilitati a farci ascoltare dal governo degli aborti umani – classe di mai nati come uomini, figuriamoci come politici -, spetterebbe a loro garantire i nostri diritti, o sbaglio? Spetterebbe a loro occupare l’aula di Montecitorio per impedire alla nuova junta venezuelana di imporsi ancor più – a proposito Capezzone fornisce un’idea precisa di quanto avviene in tal senso: “Si procede a passi lunghi e ben distesi verso una junta alla sudamericana, naturalmente presentata in modo soft-normalizzante-empatico-benevolo, tra gli applausi di “sinistra” e “intellettuali”. Parola vietata? Libertà. Chi paga il conto? Il settore privato” -.

Insomma, proprio nei giorni della grande rabbia se l’Italia è “violenta” non va bene, se l’Italia rallenta non va bene, se è banalmente arrabbiata non va bene, se tenta di innescare una reazione che spinge l’opposizione ad agire concretamente non va bene. Ma cosa deve fare l’Italia, cara opposizione, e soprattutto, cosa deve fare l’opposizione, cara Italia? Gentile destra, come si può ancora chiamare Stato un guazzabuglio di pericolosi incompetenti, di analfabeti del lavoro e della cultura che hanno normalizzato il lussuoso atto politico, un tempo riservato a minoranza qualificate, come lo chiamerebbe Ortega y Gasset, al loro infimo livello, che hanno trasformato l’opinione pubblica in emozione pubblica, che hanno elevato le chiacchiere da bar a rango di legge, i capricci in diritto di prendersi ogni potere? La mandria dell’atto amministrativo a scopo di sopravvivenza, replicante, arroccata dietro agli occhi piccoli e furbi di un faraone che sputa editti. Cara Giorgia, cosa significa “la pazienza è finita”? Caro Matteo, oltre i social c’è di più? Lo scrivo chiaramente nel mio ultimo libro (Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani): se la destra vuole contaminare il tempo in cui vive, fornire un’alternativa all’imposto e non limitarsi a completare il compitino istituzionale per colmare un’ inferiorità spesso troppo evidente, viepiù sul territorio, facendosi relegare nel campo dell’inutile (che si declina dai social, alle sue richieste parlamentari) non può utilizzare le stesse armi di chi vuole estinguerla, non può compiacerlo, non può servirsi degli stessi uomini folla, replicanti di cui si serve il governo degli aborti umani. L’avversario non ci inviterà mai a cena, né ci concederà spazi, fedele alla sua missione totalizzante. Sicuramente mi sbaglio ma un paio di domande, magari, è lecito farsele. La pazienza è finita, andate in pace.

Agisci, per Dio, agisci, destra. Ti chiamo “destra” per sbrigare le pratiche semantiche, ti chiamo così per i ricordi di una vita, nostalgia del presente, di quando mi hai cresciuto, ora che ogni significato si scioglie in un’estrema relativizzazione. Non immaginare di cercare, ora, il consenso. Non ora, non qui. Non con la più bassa speculazione che riserviamo, volentieri, ad altri. Non immaginare di farlo, magari, utilizzando in maniera politicamente corretta le regioni che governi. Usale come grimaldello, usale per barricare la residua dignità degli italiani. La sinistra lo avrebbe fatto. Usale per sovvertire il drammatico jingle di questo tempo di sconsiderata irrazionalità: discolparsi da tutto per l’impossibilità di assumersi le proprie responsabilità.

“Noi fummo da secoli calpesti, derisi”. Che senso hanno le parole del nostro inno, ora? Quell’inno che tu, destra, hai contribuito a difendere e diffondere in tempo in cui il terreno di coltura batterica ideale per la vita in società prevede un mondo distopico, globale, ipertrofizzato, senza Dio, né confine, senza patria, né memoria storica che ne definisce i contorni dell’identità. Compone i tratti del volto dei nostri padri e dei nostri fratelli maggiori. Che senso hanno quelle parole se, ieri come oggi, torniamo ad essere calpesti e derisi? Dove sei, destra? Mostra i denti, impara a concepire il sacrificio estremo, impara a superare i tuoi antichissimi vizi innati, quel feudalesimo di piccoli eserciti contrapposti e autonarranti, quel nepotismo e quei cerchi magici che troppo spesso inquinano le tue leve promettenti, le tue giornate di grandi ideali, di uomini e di tempi avversi a cui mostrare la fronte e tirare le stampelle. Giornate passate troppo spesso a tinteggiare la torre d’avorio che hai preso in affitto, scegliendo i mobili per arredare il ghetto. Quei vizi che impediscono di essere una rete, che impediscono a questo nostro pensare di contaminare il tempo.

No, destra, non è colpa tua se ci troviamo nel più buio tramonto italiano. Ma adesso è il momento non del consenso ma della lucida azione concreta.

Cara destra, anche io sono un tuo figlio, disperso, orfano. Lettera a una destra mai nata, ma solo annunciata dai sondaggi. Che si alimenta della certezza del neoreale, di quella sondocrazia che offre un’esatta percezione del reale, quasi fosse vero, quasi si possa toccare. Ma che reale non è.  Così come quel nozionismo che affligge il nostro tempo che non forma un pensiero critico, santo e benedetto, aggregato sulla conoscenza, ma costruisce una percezione di conoscenza che nella fretta ossessiva del nostro tempo, nella bulimia di informazione, permette di unire fugacemente bocconi di dichiarazioni, pescate un po’ dai talk show, un po’ dai social, un po’ dai leader, un altro po’ dai giornali. Punti che non si collegano.

Il tuo uomo deve essere altro, destra, deve tornare a coltivare sé stesso, a generare un pensiero critico, a dedicarsi la vita e il tempo, a riconnettersi con la profondità delle proprie dimensioni. Lucido e integro deve arrivare alla metà di una psicotica e surreale porzione di storia.

Oggi è nel ribelle l’uomo sano, ma soprattutto l’uomo sovrano di sé stesso. Questa guerra psico-sanitaria la vincerà solo chi si manterrà lucido e integro nelle proprie intenzioni di libertà, mentre tutela la propria salute e quella altrui.

Banalmente. Poiché è inutile compiere una sciatta dimostrazione di forza culturale per evocare questi pensieri.

Destati, destra. Traduci il tuo sentire, traduci il tuo pensare.

FONTE: https://blog.ilgiornale.it/ricucci/2020/10/26/lettera-a-una-destra-mai-nata-ma-solo-annunciata-e-lontana-dalla-barricata/?_ga=2.228896283.620346380.1602365125-1152558232.1523203964

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