RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 27 OTTOBRE 2020

https://www.corriere.it/tecnologia/20_ottobre_25/nuovo-dpcm-foto-scatto-figlia-un-ristoratore-commuove-facebook-mi-ha-detto-mazzata-finale-118ff55e-16e4-11eb-b530-8ca6e758b252.shtml

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

27 OTTOBRE 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Le cose non si considerano per quel che sono, ma per quel che appaiono.
Rari sono coloro che guardano dentro, e molti invece quelli che s’appagano di ciò che si vede.
Non basta aver ragione se l’apparenza lascia intravvedere la malizia.
BALTASAR GRACIÀN, Manuale e arte di prudenza, Guanda, 1986, Pag, 76 n.99

 

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SOMMARIO

Meluzzi: lockdown fino a luglio 2021, è un disegno mondiale
E SE CHIUDERE TUTTO SIA IL FINE?
Per investire in Calabria 100 milioni dei Lloyd’s di Londra
Lo “strano caso” del libro del Ministro della salute Speranza
LA RIVOLTA E IL PANE
Il Bianco e il Nero, Veneziani: “Conte parolaio del nulla”. Fini: “Siamo alla dittatura sanitaria”
Così è nato il “piano segreto”: ecco chi c’era seduto al tavolo
LA DURISSIMA DENUNCIA DI UN AVVOCATO TEDESCO: “IL CORONAVIRUS? UNA TRUFFA”
M.O., Netanyahu: stiamo cambiando cartina del Medio Oriente
Il Sudan conferma l’accordo di normalizzazione con Israele ma nel Paese cresce il dissenso
Gli Americani si stanno riempendo di materiale militare. Mai come prima
“Era una notte buia e tempestosa”, storia di Snoopy scrittore
Nuovo Dpcm, la foto della figlia di un ristoratore commuove Facebook
L’idea del Fondo monetario internazionale che divide gli economisti italiani
Questo virus è un business mondiale 
QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, OSSIA LA CATASTROFE ANNUNCIATA
Clandestini all’assalto dell’Italia: sbarchi a raffica su tutte le coste
PERCHÉ VA ROVESCIATA LA VISIONE TRADIZIONALE NEL RAPPORTO TRA LAVORATORE E IMPRENDITORE?
Vaticano, Papa Francesco “massone”? Il Grande Oriente d’Italia: segnali concreti nell’ultima enciclica “Fratelli tutti”
Erdogan: “Musulmani in Europa come gli ebrei durante il nazismo” | La replica della Merkel: “Parole inaccettabili”
Il virus dei banchieri svende i paesi con i lockdown-paura
Il tempo assoluto non esiste perché le masse lo curvano
A capofitto sui computer quantistici!

 

 

IN EVIDENZA

Meluzzi: lockdown fino a luglio 2021, è un disegno mondiale

Credo che al lockdown si arriverà inevitabilmente, come accadrà in tutta Europa – e non solo per ragioni virologiche. Io credo che, al di là delle vicissitudini di questo governo e questa Italia, ci sia un quadro planetario, soprattutto europeo, che esige un lockdown sostanziale (vagamente scaglionato), in cui uno dei ricercatori della Oxford University, che è quella che sta preparando il vaccino, ha parlato addirittura di un regime di chiusura sostanziale fino al mese di luglio del prossimo anno. Ne ho appena letto le dichirazioni. Si va verso l’assalto ai supermercati? Accadrà questo, probabilmente: e non è detto che non faccia parte del disegno, in qualche modo. Questa è una malattia che produce lo 0,3% della mortalità, includendo l’80% di quelli che ne rischiano (che sono gli ultrasettantenni). Se di fronte a questo rischio di mortalità – per quel che valgono i numeri dell’epidemiologia – abbiamo accettato già di distruggere l’economia, evidentemente c’è qualcosa che riguarda non soltanto la difesa della vita. Questo mi pare che lo capirebbe anche un bambino.

Se si guardano gli indici di mortalità di questo periodo, ma anche quelli della prima ondata, ci si rende conto che ci sono stati 35.000 morti. Sapete quanti sono stati i morti di infezioni ospedaliere, nello stesso periodo? I morti sono stati 49.000. Le Meluzziinfezioni ospedaliere non sarebbero trasmissibili? Non è vero: basti pensare al virus dell’epatite C, che è un classico effetto di infezione ospedaliera. Teniamo presente che oggi ci troviamo di fronte a un virus Rna, e i virus Rna (come quello dell’influenza) mutano continuamente. Noi quindi ci troviamo di fronte a un virus para-influenzale. Una volta che viene diagnosticato, il paziente deve assumere cortisone ed eparina. E se l’indice di saturazione scende al di sotto di 90, deve preoccuparsi di trovare qualcuno che gli tenga d’occhio la coagulazione dentro i polmoni, punto. Va bene tutto: i giovani, Fedez, le mascherine. Ma qui stiamo parlando di una situazione che clinicamente riguarda – per il 90%- gli ultra-settantenni. Quindi: non sarebbe meglio proteggere i vecchietti e lasciare i giovani liberi di vivere? Cioè, teniamo ben protetti dentro un acquario gli anziani, che sono quelli che rischiano, e lasciamo che i giovani siano liberi di vivere.

Per capire cosa c’è dietro tutta la questione, bisogna vedere le cose come stanno. Una delle ragioni per cui in Germania ci sono stati meno morti è perché gli anziani si proteggono di più. Il modello tedesco e quello svedese si sono rivelati migliori di quello italiano soprattutto per questo: per la prudenza degli anziani. E ne potrei citare altri mille, di modelli. Per restare alla Svezia: non hanno fatto nessun lockdown. Hanno lavorato sull’immunità naturale, sulla diffusione del virus, sull’aumento dell’immunità di gregge e sulla protezione degli anziani, anche in rapporto al resto della popolazione. Dicono che il contesto svedese è diverso dal nostro? Nemmeno per idea: Stoccolma è una metropoli come Milano. In Italia si punta su Fedez come testimonial? Direi che la cosa più interessante di cui Fedez dovrebbe parlare è la pericolosità dei tatuaggi: io sarei terrorizzato all’idea di farmi sforacchiare la pelle con quei coloranti. Tra piercing e tatuaggi, niente da dire: una bella famigliola da Mulino Bianco.

(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate a “RadioRadio” il 26 ottobre 2020).

E SE CHIUDERE TUTTO SIA IL FINE?

Lisa Stanton – 22 10 2020

Ricercare positivi non ha senso perché fondamentalmente la maggior parte dei casi positivi non è né malato né contagioso, sono asintomatici. Se uno deve parlare di virus deve conoscere la biologia del virus, come replica, sapere che il coronavirus è diverso dagli altri virus RNA, perché c’è bisogno di un ospite intermedio, come può combinarsi infettando più persone o cambiare, perché può essere più o meno virulento, perché crea la patologia, quali sono i meccanismi, quali sono i bersagli, quali farmaci disegnare. Non è un virus così letale. Il virus della Sars ammazzava il 10% delle persone, quello della Mers il 37% delle persone. Questi 2 virus si sono estinti in 1 anno, invece il covid19 ha una letalità relativamente bassa, dello 0,6 % dei casi positivi (su 1000 pazienti ne muoiono 6,). Gli studi di sieroprevalenza dicono che la letalità è tra lo 0,3% e lo 0,6%.
Il Covid certamente non l’hanno spiegato i virologi, il 99% di quelli chiamati virologi in TV non sono virologi; e questo panico generalizzato l’ha creato la comunicazione con la spettacolarizzazione, i bollettini di guerra, scambiare i termini della questione addirittura usando il termine contagio quando non sappiamo nemmeno se contagiano.
Il contagio è la trasmissione dell’infezione, usare il termine contagio è improprio: ci sono casi positivi a un test molecolare che rivela la presenza di un acido nucleico ma non lo rivela in termini quantitativi.
La comunicazione dovrebbe dire la verità ed essere seria ed approfondita, presentare fatti scientifici facendoli trattare da scienziati, soprattutto la virologia che è una scienza di base. Sono offeso come presidente della società europea di virologia, fondatore della società di virologia italiana: conosco i virologi più bravi e noti al mondo che non sono stati mai interpellati su cosa fare e come gestire questa situazione.
Negli altri paesi non è così: in Germania l’unico virologo che parla è Christian Drosten, il primo ad aver isolato il virus della Sars nel 2002, in Inghilterra parlano dei premi Nobel, in America Tony Fauci, lo stesso in Francia dove parla qualcuno dell’Istituto Pasteur.
Noi invece l’abbiamo trasformato in uno spettacolo, un allarmismo virale: a marzo avevamo 10 volte i ricoverati di oggi. Si è creata una vera e propria dissonanza cognitiva perché chiunque si collega a internet e pensa di poter dire la sua.
In una fase in cui abbiamo avuto la riapertura delle scuole, tra il 14 e 24 settembre, la curva si è impennata ai primi di ottobre: lo stesso è accaduto negli altri Paesi. La scuola può aver giocato un ruolo, non la scuola in sé ma ciò che gira intorno, autobus pieni, scuola bus, treni, etc. Il DPCM invece di intervenire sui trasporti li ha lasciati con l’80% della capacità.
Fare un lockdown generalizzato non ha senso, meglio fare dei lockdown selettivi e mantenere alto l’aspetto diagnostico in una fase in cui non ha senso rintracciare gli asintomatici. Bisogna puntare sui test rapidi antigenici che si fanno in 4-5 min., si possono usare per fare screening ed applicare a quartieri, paesi, o anche solo a delle scolaresche.
Sin qui Palù, che è indignato per l’azione del Governo, del CTS e dei Governatori.
Eppure andiamo incontro a misure restrittive sempre più dure perchè vogliono limitare lo spostamento tra regioni senza limitare i viaggi all’estero. Limitano di uscire alla sera (che non è di sicuro una misura sanitaria) e intanto preparano DPCM ravvicinati fino ad un coprifuoco totale: diranno che non è lockdown totale per non indennizzare le migliaia di attività commerciali che chiudono.
Intanto è bastato solo lo spettro del lockdown a provocare ingenti danni economici alle PMI: un enorme vantaggio per il governo stesso, che ha potuto cedere il porto di Trieste, quote di quello di Genova e si prepara a cedere Taranto e Gioia Tauro ad investitori stranieri con capitale interamente o parzialmente pubblico.
Chiudere tutto non poteva essere una soluzione, ma la soluzione dipende dal problema. Chi dice che il problema sia il virus?
Fatevi una domanda: e se chiudere tutto sia invece il fine?

FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3676607649024151

Per investire in Calabria 100 milioni dei Lloyd’s di Londra

L’ex venerabile divenuto collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio racconta a Dda di Catanzaro e Ros anche gli affari dei Mancuso. Nel 2005 un’operazione di riciclaggio con «cardinali e vescovi» per opere ecclesiastiche. I soldi sporchi, mascherati da offerte, così uscivano puliti. E cita pure Letta e Previti (ASCOLTA L’AUDIO)

di Pietro Comito – 25 ottobre 2020

Un pezzo da novanta della massoneria e due della ‘ndrangheta, un ex ufficiale della Guardia di finanza e, niente meno, un emissario dei Lloyd’s di Londra. Anzi, erano proprio i Lloyd’s a voler investire «prima della chiusura dell’anno finanziario, cento milioni di euro nell’acquisto di villaggi turistici».

Per farlo, interessarono il maestro venerabile crotonese Sabatino Marrazzo. Il coinvolgimento dei boss Rocco Molè, da Gioia Tauro, e Giovanni Mancuso, una sorta di ministro delle finanze del clan di Limbadi, fu il passo successivo. E tutti insieme, c’era pure quell’ex finanziere – racconta Cosimo Virgiglio, ex colletto bianco con grembiulino sporco, al pool di Nicola Gratteri – «andammo a visionare diversi villaggi».

È il 24 luglio 2018, sede della Direzione nazionale antimafia. Virgiglio viene interrogato dal pm Antonio De Bernardo e dai carabinieri del Ros. Quella raccontata dal collaboratore di giustizia rosarnese, premettiamo, è una storia tutta da verificare sul piano investigativo, ma è certamente molto suggestiva e di rilevante interesse pubblico, acquisita agli atti delle maxinchieste condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Massomafia e alta finanza

Virgiglio ricorda delle riunioni massoniche in un noto ristorante catanzarese e colloca la vicenda relativa agli investimenti londinesi sulla Costa degli dei nel 2003. Quello era un periodo molto complicato, tanto per i Molè quanto per i Mancuso. A Gioia Tauro si frantumò l’alleanza coi Piromalli, esasperando quelle tensioni che l’1 febbraio 2008 condussero proprio all’omicidio di Rocco Molé. A Limbadi, invece, le frizioni tra le varie articolazioni del clan Mancuso, prima esplosero con il tentato omicidio di Ciccio Mancuso alias Tabacco e l’omicidio di Raffaele Fiamingo detto il Vichingo, poi furono spente con la maxioperazione Dinasty-Affari di famiglia: tutto, appunto, nel 2003. La malavita, però, avrebbe avuto piena intenzione di controllare quel fiume di denaro annunciato oltremanica. E la massoneria? Avrebbe sovrinteso gli affari dei Lloyd’s.

E questo è uno dei passaggi del verbale che contiene le dichiarazioni rese da Cosimo Virgiglio (in foto) al pm De Bernardo e al Ros: «Molte riunioni tra massoni per la discussione di grandi affari e candidature avvenivano al ristorante L’orso cattivo (dove abbiamo incontrato soggetti come Gianni Letta, con il quale si parlò dell’affare che coinvolgeva la Lloyd’s di Londra, Cesare Previti ed altri). Tuttavia previso che il ristorante L’orso cattivo era soltanto un luogo dove sapevamo di poter parlare indisturbati ed inascoltati di questioni delicate, ma non un vero e proprio tempio massonico».

Precisiamo che finora non c’è riscontro sulle dichiarazioni di Virgiglio e che tanto l’onorevole Gianni Letta quanto Cesare Previti non sono mai stati coinvolti in indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Così come estranei ad ogni contestazione di reato sono i Lloyd’s e il ristorante L’orso cattivo. Ma andiamo avanti. Perché i racconti di Virgiglio – ripetiamo, tutti da riscontrare – sono davvero suggestivi. L’ex commercialista arringato ai Molè, arrestato nella maxioperazione Maestro della Dda di Reggio Calabria e poi passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, faceva parte della Gran Loggia Garibaldini d’Italia di Vibo Valentia «da cui – sottolinea – dipendevano altre logge». Continua: «Io ero maestro venerabile di una di queste, quella Eroe dei due mondi di Reggio Calabria. Facevo comunque parte, già precedentemente, del Grande Oriente di San Marino di cui Ugolini era il massimo rappresentante». Ugolini, Giacomo Maria, ex ambasciatore sammarinese, massone potentissimo e controverso, scomparso nel 2006.

La massoneria e la Chiesa

Ancora dal verbale reso da Cosimo Virgiglio, il 24 luglio 2018, a Dda di Catanzaro e Ros: «Mancuso (Giovanni, ndr) tramite la loggia di cui faceva parte Sensi, l’imprenditore romano, soggetto vicino ad Ugolini, e grazie all’intervento di questi, concluse anche una complessa operazione di riciclaggio». Precisiamo, anche in questo caso, che a Franco Sensi, scomparso nel 2008, che Ugolini, la giustizia non ha mai contestato nulla al riguardo. Ma torniamo nuovamente al racconto del collaboratore di giustizia.

Era il 2005 e «Ugolini fu convocato da Giovanni Mancuso e Mario Esposito (non indagato), degli Arena di Isola Capo Rizzuto, per il riciclaggio di danaro attraverso la realizzazione di opere ecclesiastiche, ad esempio un centro anziani». Il numero uno del Grande Oriente di San Marino – secondo quanto riferisce la gola profonda – «avrebbe dovuto fare da tramite  per la consegna del denaro sotto forma di offerte ad istituti ecclesiastici, grazie all’intermediazione di alti prelati, quali cardinali e vescovi di Mileto, che avrebbero poi affidato la realizzazione di strutture a costruttori puliti, dietro cui però si celavano gli stessi mafiosi che avevano messo a disposizione il denaro di provenienza illecita, il quale attraverso le offerte non era più rintracciabile. So – conclude Virgiglio – che questa operazione è andata in porto con la costruzione di un centro anziani a Paravati».

Proprio da quelle parti, il Grande Oriente di San Marino avrebbe giocato in casa. «Ugolini aveva un punto di riferimento in Calabria costituito da Mario Esposito della cosca Arena, ed era un personaggio molto importante e molto legato a Vibo Valentia, che teneva in grossa considerazione. Peraltro a Vibo c’è una loggia madre e dal punto di vista massonico, è un centro molto importante».

FONTE: https://www.lacnews24.it/cronaca/mafia-massoneria-legami-spiegati-pentito-virgiglio_125753/

 

Lo “strano caso” del libro del Ministro della salute Speranza

In Italia, ammoniva Flaiano, «la linea più breve tra due punti non è la retta, ma l’arabesco».

Viviamo tutti «in una rete di arabeschi» con conseguenze non sempre chiare, non a tutti evidenti. Perché il salto dall’arabesco allo scarabocchio, dall’intrico barocco all’entropia – ahinoi – è davvero breve. 

Prendiamo il caso del libro del Ministro della Salute Roberto Speranza: scritto, editato, pubblicato, annunciato e mandato in libreria dall’editore Feltrinelli, che possiede anche il principale polo italiano di distribuzione libraria. Un bel arabesco, verrebbe da dire. Vediamo perché. 

Sul Foglio di venerdì 23 ottobre, Simonetta Schiandivasci lo definisce «uno strano caso». Perché quel libro, in libreria, non sarebbe mai arrivato. 

Annunciata per giovedì 22 ottobre l’uscita della fatica editoriale del Ministro Speranza sarebbe stata rinviata sine dia

Non fossimo nel mezzo di una crisi pandemica (o endemica, fate voi) la si direbbe una tipica operazione di cliffhanger marketing.  E ne avrebbe tutti i connotati, a partire dalle informazioni “arabescate” di aggancio dell’utente (hooked) per suscitare il desiderio (trigger) di acquisto:

  • «Il libro è stato sospeso, non era il caso di farlo uscire con quest’altra catastrofe incombente, già che poi il ministro non era mai stato troppo convinto di scriverlo», dichiarano (anzi: “sussurrano”) dall’ufficio stampa dell’editore

Sarà, ma allora perché scriverlo e scriverlo non da privato cittadino, ma proprio da Ministro?

È pur sempre l’abito a fare il monaco, non viceversa. Da un vitello puoi trarre molte bistecche, ma da molte bistecche non tornerai mai a un vitello, insegnava il grande Jurij M. Lotman, uno sull’infosfera la sapeva lunga.

Inoltre, una volta passati dalle buone intenzioni (il vitello di Lotman) al concreto di un libro (le correlative bistecche) non è più una questione privata, ma pubblica: perché privare i cittadini di una fonte, si voglia o no, importante di conoscenza e consapevolezza sull’operare di chi li governa? 

Forse per ragioni di sicurezza? Chissà quali informazioni, notizie, imprese improvvisamente diventate sensibili conterrà… Curiosità a mille. 

Eppure… eppure quel libro si trova. Sveliamo il segreto: basta cercarlo, come la lettera rubata di E. A. Poe, nel luogo più scontato, una libreria! 

Sapendo che ogni arabesco è, per definizione, una rete bucata, ci siamo rivolti così alla più semplice e alla più breve delle vie tra un punto e l’altro: la linea retta.  

Sabato 24, due giorni dopo la data che avrebbe dovuto vedere in tutte le librerie il libro firmato dal Ministro e titolato Perché guariremo (sottotitolo: Dai giorni più duri a una nuova idea di salute, pagine 229. Quarta di copertina perentoria: «Crollano vecchie certezze, tutto può essere messo in discussione. Guarire si può, cambiare si deve») siamo banalmente usciti dalla bolla dei comunicati stampa e dei commenti de relato e siamo andati in libreria…. D’altronde – altro gran segreto – è lì che i libri si trovano: non nei comunicati stampa o nei sussurri dei relativi corridoi.

Boom! Sorpresa. «That’s supply chain, baby», direbbe un protagonista di Madmen.

Il libro del Ministro Speranza è presente, esposto, acquistabile… in una bella, affollata e colorata libreria. Detto, fatto: con quindici euro, lo abbiamo semplicemente acquistato.  

E letto. Delusione: nessun dato sensibile, niente. Nessun elemento critico. Zero.

Il Ministro ha vergato un diario pieno di belle intenzioni. Il termine più ricorrente è “io”, ma trattandosi di un diario è inevitabile, si dirà. Poi ci sono i “tu”: solitamente colleghi di Governo a cui il Ministro tributa meriti e distribuisce virtù. Tutto al posto giusto, insomma. Tutto nei cardini: è solo il nostro tempo che è out of joint. Il Ministro deve essersene accorto in zona Cesarini. Ma l’arbitro aveva già fischiato la fine dei giochi. 

«Non ci sono dubbi: guariremo», scrive il Ministro Speranza a pagina 14 del suo libro. Dopo questa variante dell’«andrà tutto bene», a pagina 100 lo stesso Ministro ci spiega il suo uso dei media: «Le mie non frequenti apparizioni mediatiche si svolgono sempre con lo stesso formato, da solo, collegato dal ministero tra un impegno e l’altro. (…) In questi mesi tutti parlano tanto: scienziati, presidenti di Regione, politici, opinionisti. Ma io credo che chi è al governo debba comunicare attraverso ciò che fa, non cinguettando sui social. (…) Prima si fanno le cose e poi si parla, e in un’emergenza come quella costituita da una pandemia di cose da fare ce ne sono così tante che per parlare manca proprio il tempo». 

Se vogliamo capire cos’è una rete e come si buca una rete, prima ancora di affidarci a teorie necessariamente complicate, possiamo partire da qui. Da questo libro sintomatico, che ci dicevano “sparito dalle librerie”, ma che un lettore comune come il sottoscritto, non particolarmente attento alle fatiche editoriali dei Ministri ha banalmente acquistato in una normale libreria. 

Morale della storia: Flaiano si sbagliava. La linea più breve tra due punti non è la retta. Non è neppure l’arabesco: è il gruviera. 

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/veneziani-conte-parolaio-nulla-fini-siamo-dittatura-1898983.html

 

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

LA RIVOLTA E IL PANE

Le manifestazioni di queste ore segnano un cambio radicale di atteggiamento di ampie fasce della popolazione verso i divieti del Governo.È possibile che alcuni clan criminali e organizzazioni estremiste si stiano approfittando della piazza, ma è indubbio che la stragrande maggioranza dei manifestanti reclami il pane. Sì, il pane, insieme alla libertà di produrlo!

Non è retorica, la mia, non sono avvezzo a queste pratiche. È la fotografia dell’Italia reale, di migliaia di imprenditori, professionisti, artisti, lavoratori dipendenti e disoccupati piagati dai riflessi economici della pandemia e disorientati dall’approssimazione del Governo sia sul fronte sanitario, sia su quello economico.

Preciso subito. Sul versante sanitario, i buchi neri più evidenti sono due ed entrambi fanno ribollire il sangue tanto sono ingiustificabili. Per prima cosa, l’incapacità di coordinare “centro” e “periferie” – coordinamento che spetta giocoforza al governo con riguardo alle regioni, ma anche ai comuni – ha frenato interventi di ampliamento degli organici del personale medico, paramedico o tecnico, il rafforzamento dei presidi, degli ospedali o delle residenze sanitarie assistenziali. Così come ha impedito il potenziamento delle reti e dei mezzi di trasporto; degli addetti al controllo del territorio; degli strumenti di tracciamento, prevenzione e cura domiciliare.

Interventi, tutti questi, che avrebbero consentito di affrontare la seconda ondata virale in maniera più adeguata, preparare i territori alle nuove emergenze ed evitare, così, nuovi blocchi del commercio e terziario, della scuola e università.

Il secondo buco nero si riferisce ai finanziamenti. Avere rifiutato il fondo europeo per la sanità è stato un errore gravissimo perché ha impedito a Stato e Regioni di poter spendere, proprio per la sanità, fino a 37 miliardi. Soldi che sarebbero stati disponibili sul conto corrente del Tesoro in sole tre settimane dalla richiesta, senza ulteriori condizioni.

Sul fronte economico e sul piano della gestione delle risorse, poi, gli errori fin qui compiuti sono molti, ma ve n’è uno che più di altri testimonia la scarsa capacità di guida e progettazione: l’assenza di piani strutturali di riforma e di investimento immediatamente cantierabili in infrastrutture, ricerca, tecnologie avanzate, produttività e riconversione industriale, energia, politiche attive del lavoro, e l’assenza di progetti strutturali di revisione del fisco e della spesa pubblica improduttiva.

L’incoerenza dei divieti imposti con l’ultimo decreto del Presidente Giuseppe Conte, infine, completa l’opera, come fosse una ciliegina sulla torta. Ammesso che quei divieti fossero davvero necessari, perché far chiudere i teatri o i cinema e non i musei? Oppure i ristoranti e i bar, e non i parrucchieri o i centri commerciali? Per quale motivo non sono state riviste le regole sui trasporti pubblici, ma si sono sprangate palestre e piscine?

Le rivolte sono come l’acqua che trabocca dal vaso: arrivano sempre alla fine di un lungo gocciolamento. Nascono non per una, ma per molte ragioni che si sommano l’un l’altra, fino all’ultima.

E siccome “la rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato”, come diceva Martin Luther King, condizione non negoziabile per il Governo è dare risposte adeguate per mantenere la pace sociale e aprire il Paese alla speranza. Oppure, se a questo incapace, è accettare la verità che “uno non vale uno” e trarne le conclusioni migliori. Seriamente.

(*) agiovannini.it

FONTE: http://opinione.it/editoriali/2020/10/27/alessandro-giovannini_manifestazioni-cambio-radicale-divieti-governo-piazza-libert%C3%A0-pandemia-riflessi-economici-fondo-europeo-sanit%C3%A0-conte-chiusura-testri-cinema-palestre/

Il Bianco e il Nero, Veneziani: “Conte parolaio del nulla”. Fini: “Siamo alla dittatura sanitaria”

L’ultimo Dpcm, le rivolte sociali, il Covid e le misure di contrasto. Ecco cosa ne pensano Massimo Fini e Marcello Veneziani

Le ultime misure varate dal governo Conte hanno fatto sorgere tensioni sociali in varie città e hanno gettato nel panico e nello sconforto intere categorie produttive. Le contraddizioni dell’ultimo Dpcm sono tante e la luce in fondo al tunnel sembra lontana.

Ecco cosa ne pensano gli scrittori Massimo Fini e Marcello Veneziani per la rubrica Il Bianco e il Nero.

Cosa pensa dell’ultimo DPCM? Stiamo entrando in una “dittatura sanitaria”?

Fini: “Assolutamente sì, nel senso che nessun dittatore, nemmeno Mussolini, nemmeno Hitler, nemmeno Caucescu aveva sequestrato la gente in casa come invece oggi sta avvenendo. È una dittatura particolarmente fastidiosa perché viene sotto il nome di democrazia, se deve essere così, meglio un dittatore e la facciamo finita con questa ipocrisia”.

Veneziani: “Siamo entrati in una dittatura sanitaria globale da marzo scorso e non ne siamo usciti. Una dittatura attenuata dall’incoerenza e dall’inefficienza. Il regime instaurato è la paurarchia, potere fondato sul terrore della malattia. Peraltro il modello cinese di riferimento inquieta”.

Le proteste di Roma e di Napoli contro lockdown che valore hanno? LeI le condivide?

Fini: “Condivido e siccome ritengo questa una dittatura al dittatore si può rispondere in maniera violenta, è vero che in mezzo ci saranno mafiosi, camorristi etc etc, però credo che ci siano anche cittadini del tutto normali”.

Veneziani: “Hanno valore di sintomi di un più vasto e comprensibile malessere. A parte le infiltrazioni violente, sono spie indicative del malessere popolare. Detto questo, nessuna ribellione di piazza, nessun masaniello produce cambiamenti che migliorano il quadro generale”.

De Luca ha detto che in quella piazza c’erano pezzi di camorra, pezzi di centri sociali, pezzi di fascisti e pezzi di m… Non le pare un’analisi un po’ riduttiva?

Fini: “È una lettura riduttiva perché sicuramente questi elementi ci sono ma ci sono anche persone esasperata, normali che non fanno parte né della camorra né della mafia e in quanto ai centri sociali mi pare che siano legittimi in quanto tali”.

Veneziani: “De luca si è bevuto il cervello, ha fatto il guappo e’cartone quando il covid colpiva a nord, vantando la Salute Campana. Poi alla prova dei fatti ha mostrato che era tutta apparenza e guapparia”.

Quali sono le colpe, le mancanze o le responsabilità del governo e delle Regioni?

Fini: “L’errore sta in partenza e cioè l’aver voluto contenere a tutti i costi il virus, è ovvio, io l’avevo previsto dall’inizio, che appena allenti un attimo la pressione, la molla ti scatta e ti porta verso dove eri prima, quindi c’è questo continuo stop and go, se vogliamo semplicemente pensare ai ristoratori, ma vale per tutti gli imprenditori, tu rimetti in sesto le cose perché ti dicono che riapriranno, poi effettivamente riaprono ma poco dopo richiudono, e quindi tutti i soldi che hai speso per metterti a norma te li puoi ficcare nel culo in sostanza”.

Veneziani: “La colpa principale è aver generato allarme, facendo ricadere ogni responsabilità sulla condotta dei cittadini, senza aver attrezzato nulla a livello sanitario e strutturale in questi mesi. E continuano ad addossare tutto il contagio alle scelte private (movida, bar, ristoranti) non vedendo le più gravi carenze pubbliche (trasporti, scuola, infrastrutture, medicina territoriale). Stanno dando una lettura etica anziché una risposta pratica efficace”.

Conte ha detto che se fosse dall’altra parte sarebbe arrabbiato pure lui, cos’è una presa in giro o una velata ammissione di colpevolezza?

Fini: “No, non è una presa in giro. Conte, avendo seguito questa linea di contenimento del Covid, va avanti di conseguenza solo che la risposta in generale è totalmente sproporzionata al pericolo perché i morti per Covid sono lo 0,15% della popolazione italiana, poniamo pure che se non avessi fatto il contenimento fossero stati il doppio. Le faccio il parallelo con i morti di tumore all’anno che sono 193mila. Bene, se tu non contenevi il Covid i morti sarebbero stati quintuplicati e sare100mila? Sempre al di sotto di quelli per tumore. Se ogni giorno pubblicassimo quelli morti per tumore avremmo lo stesso effetto devastante sulla psicologia delle persone. Vede, noi nel ’57-60 abbiamo avuto l’asiatica che era aggressiva quanto il Covid eppure mon solo non abbiamo fatto il coprifuoco, ma nessuna delle misure messe in atto adesso. Secondo me c’è un impazzimento generale che non riguarda il governo Conte, ma il cambiamento di mentalità dei cittadini per cui la morte, anche ipotetica come questa, non viene accettata. Noi eravamo abituati all’idea che prima o poi si muore”.

Veneziani: “Rientra nel suo piacionismo avvocatesco, demagogia ruffiana di un parolaio del nulla”.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/veneziani-conte-parolaio-nulla-fini-siamo-dittatura-1898983.html

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Così è nato il “piano segreto”: ecco chi c’era seduto al tavolo

Il piano nasce nella task force di Speranza. Poi tutto passa al Cts. Ma qualcosa non torna: Le famiglie delle vittime di Bergamo: desecretate gli altri verbali

I familiari delle vittime di Bergamo non si sono accontentati della desecretazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico. Certo, lì dentro ci sono documenti essenziali. Ma non è tutto il malloppo di atti prodotti nelle prime fasi dell’emergenza coronavirus. Perché prima di Borrelli, prima del Cts e prima ancora che il virus colpisse l’Italia, una task force già si riuniva agli ordini del ministro Speranza. E’ in quegli incontri che viene ideato il piano segreto per fronteggiare la pandemia, così come ricostruito nel Libro nero del Coronavirus (clicca qui).

Di questo benedetto “Piano” conosciamo la storia di aprile, agosto e settembre (leggi qui), quando emerge l’esistenza di quel documento ed esplode il caso politico. Sappiamo che dal ministero per settimane hanno cercato di ridurre la portata del documento derubricandolo a banale “studio” (leggi qui) . Ma cosa accadde tra fine gennaio e il 9 di marzo, quando cioè il “Piano” prese forma?

Il 22 gennaio il ministro dell’Istruzione Roberto Speranza annuncia la nascita della task force. Sono giorni di assoluta tranquillità. L’Italia è convinta di essere fuori dal pericolo e gli incontri servono più a “prevenire” che per “curare”. A quella riunione partecipano la Direzione generale per la prevenzione, i carabinieri del Nas, l’Istituto Superiore di Sanità, gli esponenti dello Spallanzani, l’Umsaf, l’Agenzia italiana del farmaco, l’Agenas e pure il consigliere diplomatico. I presenti si vedranno spesso, anche nei giorni successivi. Nelle fotografie si riconoscono in particolare Silvio Brusaferro (presidente Iss), Giuseppe Ippolito (direttore scientifico Spallanzani) e Andrea Urbani (Direttore Generale della programmazione sanitaria). A volte partecipano Agostino Miozzo, della Protezione civile, e Ranieri Guerra, delegato dell’Oms. Un consesso di rilievo, insomma, di cui Speranza è più che orgoglioso. “Il SSN è dotato di professionalità, competenze ed esperienze adeguate ad affrontare ogni evenienza”, dice alla fine del primo incontro convinto che “tutto andrà bene”. I fatti lo smentiranno molto presto.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/piano-segreto-task-force-coronavirus-1898847.html

 

 

 

LA DURISSIMA DENUNCIA DI UN AVVOCATO TEDESCO: “IL CORONAVIRUS? UNA TRUFFA”

VIDEO  di 45m
23/10/2020

FONTE: https://www.davvero.tv/videos/la-truffa-del-coronavirus-il-piu-grande-crimine-contro-l-umanita-r-fuellmich

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

M.O., Netanyahu: stiamo cambiando cartina del Medio Oriente

25 OTTOBRE 2020 

Benjamin Netanyahu
ansa

“Stiamo cambiando la cartina del Medio Oriente”. Lo ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo la normalizzazione dei rapporti con gli Emirati, il Bahrein e il Sudan, e annunciando che “vi saranno altri Paesi”. Una normalizzazione che, come ha spiegato Netanyahu in conferenza stampa, permetteranno anche di accorciare i collegamenti aerei fra Israele e i Paesi asiatici, rendendoli meno cari.

FONTE: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/m-o-netanyahu-stiamo-cambiando-cartina-del-medio-oriente_24624726-202002a.shtml

Il Sudan conferma l’accordo di normalizzazione con Israele ma nel Paese cresce il dissenso

Khartum , 26 ott 13:51 – (Agenzia Nova) 

Il governo del Sudan ha confermato l’intenzione di normalizzare le relazioni con Israele in cambio della sua rimozione dalla lista Usa dei Paesi considerati sponsor del terrorismo. In una dichiarazione diffusa dal governo di transizione di Khartum si evidenziano i vari vantaggi economici dell’accordo, che includerà gli aiuti di cui il Paese ha bisogno e l’accesso alle istituzioni finanziarie globali. “La revoca del Sudan dalla lista dei (Paesi) terroristi consente al Paese di trattare con le istituzioni finanziarie internazionali e di beneficiare appieno delle sovvenzioni allo sviluppo e degli aiuti internazionali”, si legge nella dichiarazione rilanciata dall’agenzia di stampa “Suna”. Il governo ha anche sottolineato che l’accordo consentirà al Sudan di rientrare nel sistema bancario internazionale. L’accordo per la normalizzazione con Israele, si legge ancora nella nota, è arrivato dopo un anno di “difficili negoziati” con gli Stati Uniti, con Washington che ha insistito per collegarlo alla questione della rimozione dalla lista “nera” Usa, posizione che però Khartum ha rifiutato. “Il governo ritiene che il popolo sudanese abbia il diritto di decidere sulla questione dei rapporti con Israele attraverso le sue istituzioni costituzionali, che non sono ancora state completate”, si legge nella nota, in cui si precisa che qualsiasi accordo di normalizzazione dovrebbe essere confermato da un parlamento di transizione che deve ancora essere formato.

Nel frattempo il ministero degli Esteri sudanese ha fatto sapere che funzionari sudanesi e israeliani si incontreranno nelle prossime settimane per discutere di un pacchetto di accordi di cooperazione per “raggiungere gli interessi reciproci dei due popoli”. In questo contesto un portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Ofir Gendelman, ha annunciato su Twitter che Israele “invierà immediatamente 5 milioni di dollari in grano ai nostri nuovi amici” del Sudan. Inoltre, il ministero degli Esteri di Khartum ha assicurato che gli Stati Uniti lavoreranno anche con i loro partner internazionali per alleviare il debito estero del Paese, che attualmente supera i 60 miliardi di dollari. Sia gli Stati Uniti che Israele, si legge nella nota, aiuteranno il Sudan a “consolidare la sua democrazia, migliorare la sicurezza alimentare e combattere il terrorismo”. L’economia del Sudan ha subito decenni di sanzioni statunitensi e cattiva gestione sotto il presidente Omar al Bashir, destituito nell’aprile 2019 al culmine di proteste di massa. Il governo di transizione è ora alle prese con un enorme deficit di bilancio e una diffusa carenza di beni essenziali tra cui carburante, pane e medicinali per via dell’iperinflazione che affligge l’economia del Paese: secondo i dati ufficiali, il tasso d’inflazione annuale ha superato il 200 per cento il mese scorso.

Come corollario dell’accordo fra Israele e Sudan e della rimozione di Khartum dalla lista nera Usa, il governo sudanese ha anche accettato di designare organizzazione terroristica il gruppo libanese Hezbollah come parte della prossima normalizzazione dei rapporti con Israele. Lo ha affermato un funzionario statunitense interpellato dall’emittente emiratina “Al Arabiya”. Hezbollah, da parte sua, ha condannato l’accordo fra Sudan e Israele sostenendo che sia stato stipulato “in cambio di un prezzo misero e insignificante” e che porterà alla caduta del governo di transizione. Forti critiche all’accordo sono intanto giunte anche da diverse parti sudanesi, tra cui Siddig Tower, storico esponente del Partito Baath sudanese e membro del Consiglio sovrano del Sudan, il quale ha accusato il presidente del Consiglio sovrano, Abdel Fattah al Burhan, e il primo ministro Abdalla Hamdok di aver preso la decisione “senza consultazioni all’interno del Consiglio sovrano o del gabinetto”.

Oltre a Tower, diversi partiti politici sudanesi hanno condannato l’accordo con Israele. In una dichiarazione il Partito del Congresso popolare del Sudan, la seconda componente più importante delle Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc, la piattaforma della società civile promotrice delle proteste che nel 2019 hanno portato alla cadusta di Bashir), ha affermato che i cittadini sudanesi non sono obbligati ad accettare l’accordo di normalizzazione. “Il nostro popolo, che viene sistematicamente isolato ed emarginato da accordi segreti, non è vincolato dall’accordo di normalizzazione”, afferma il comunicato, aggiungendo: “Il nostro popolo rispetterà le proprie posizioni storiche e lavorerà su un ampio fronte per resistere alla normalizzazione e mantenere il nostro sostegno al popolo palestinese affinché possa ottenere tutti i suoi diritti legittimi”. Kamal Omar, leader del Partito del congresso popolare, ha affermato in una dichiarazione separata che il governo di transizione del Sudan non è eletto e quindi non è autorizzato a normalizzare le relazioni con Israele. “Questo governo di transizione ha tradito la posizione sudanese per soddisfare le agenzie di intelligence regionali e internazionali”, ha detto. Anche l’ex primo ministro Sadiq al Mahdi (ultimo premier democraticamente eletto in Sudan) ha criticato l’annuncio e in segno di protesta ha disertato una conferenza religiosa organizzata dal governo sabato scorso a Khartum. “Questa dichiarazione contraddice la legge nazionale sudanese e contribuisce all’eliminazione del progetto di pace in Medio Oriente e alla preparazione di una nuova guerra”, ha detto.

FONTE: https://www.agenzianova.com/a/5f9806e6e33e41.97951222/3158614/2020-10-26/il-sudan-conferma-l-accordo-di-normalizzazione-con-israele-ma-nel-paese-cresce-il-dissenso/linked

 

 

 

Gli Americani si stanno riempendo di materiale militare. Mai come prima

 

Ottobre 26, 2020 posted by Giuseppina Perlasca

Secondo Bloomberg, quest’anno le vendite di armi ed  attrezzature militari a privati sono aumentate di oltre 20 volte. Tutti gli americani si stanno preparando ea tempi molto duri fra movimenti di protesta, elezioni controverse, crisi economica e Covid-19.

Roman Zrazhevskiy di Mira Safety ad Austin, in Texas, hanno dichiarato: “Non importa chi viene eletto. Pensano che non importa chi vince, Biden o Trump, ci saranno persone che saranno arrabbiate per il risultato “.

L’equipaggiamento in stile militare è stato indossato da entrambe le parti dello spettro politico, con i sostenitori di ANTIFA che lo indossano durante i disordini e i sostenitori conservatori che lo indossano mentre cercano di proteggere le loro strade e le loro attività da aggressioni inutili e danni alle proprietà.

La catena di vendita al dettaglio 5.11 Tactical sta facendo quasi $ 400 milioni di vendite annuali in luoghi come Tulsa ed El Paso. In alcuni luoghi gli abiti in stile militare stanno diventando abbigliamento quotidiano. Le vendite degli stessi negozi sono aumentate del 10,5% nel secondo trimestre e del 7,5% nel primo trimestre.

Anche le vendite di armi e munizioni sono aumentate. La casa americana Smith and Wesson ha registrato un record mai visto  nella quantità di armi e munizioni vendute. I controlli dell’FBI prima della concessione dei porto d’arme sono al massimo assoluto.

Tra l’altro l’associazione “Concealed Weapons”, per il diritto di portare le armi non in mostra, ma nascoste, ha visto nelle ultime settimane quadruplicarsi il numero degli iscritti. Un segnale che i cittadini americani non si sentono più sicuri.

FONTE: https://scenarieconomici.it/gli-americani-si-stanno-riempiendo-di-materiale-militare-mai-come-prima/#.X5aKmbp0PsA.whatsapp

 

 

 

CULTURA

“Era una notte buia e tempestosa”, storia di Snoopy scrittore

snoopy notte buia tempestosa

Era il 12 luglio del 1965 quando Snoopy trascinò per la prima volta una macchina da scrivere sul tetto della cuccia e si mise a battere sui tasti «Era una notte buia e tempestosa». È una delle strip più famose di Charles M. Schulz, l’inizio di un tormentone fondamentale – al pari di quello del pallone da football – che è durato fino alla fine della serie. L’ultima striscia dei Peanuts, infatti, pubblicata il 3 gennaio 2000 e rimontata in forma di domenicale il 13 febbraio dello stesso anno, giorno successivo alla morte di Schulz, vide infatti il bracchetto scrivere un messaggio di addio a tutti i suoi lettori. La posa era la stessa, la macchina la stessa.

snoopy notte buia tempestosa

Eppure, alla sua prima comparsa, la gag sembrava destinata a esaurirsi presto. Il 13 luglio Snoopy ricevette per posta l’assegno di un editore: il suo racconto era piaciuto ed era stato pubblicato, e il cane si rimise a scrivere, ovviamente sempre dallo stesso incipit. Lo stesso accadde il giorno successivo e quello dopo ancora. Finalmente il 16 arrivò la prima lettera di rifiuto, e Snoopy non la prese affatto bene. Fu la fine della sua carriera di scrittore… almeno per qualche mese.

snoopy notte buia tempestosa

Grazie a questa manciata di strisce, «Era una notte buia e tempestosa» diventò una frase proverbiale in Italia, a indicare l’incipit banale di un romanzaccio. Nei paesi anglosassoni, però, era già diffusa da molto tempo, da oltre un secolo.

Si apre così, infatti, il romanzo Paul Clifford di Sir Edward George Earle Bulwer-Lytton, pubblicato in Inghilterra nel 1830 e tradotto in italiano soltanto nel 2018. È il classico romanzone romantico britannico, tre volumi di avventure, travagli, sventure di un poco di buono che si innamora di una donna di alto lignaggio (per i più coraggiosi qui ci sono le 288 pagine del primo volume su tre). Un libro – giustamente? – rimasto alla storia solo per quella frase diventata sinonimo di pessima letteratura, destino condiviso da altre opere del primo Barone di Lytton: quanti sanno, ad esempio, che la frase «La penna è più forte della spada» viene dal suo Richelieu?

Negli anni in molti hanno ripreso, e spesso preso in giro, «Era una notte buia e tempestosa», prima e dopo che lo facesse Schulz. Un anonimo traduttore dei Tre moschettieri la utilizzò per «C’etait une nuit orageuse et sombre», tecnicamente «una notte tempestosa e buia». Neal Gaiman e Terry Pratchett la ripresero nel prologo e nel primo capitolo di Buon Apocalisse a tutti!, scherzandoci sopra. Anche Ray Bradbury, in uno dei suoi ultimi romanzi, Costance contro tutti, aprì in quel modo, scusandosi poi con i lettori per la banalità dell’incipit.

Dal 1982 esiste addirittura un premio letterario dedicato a Bulwer-Lytton che chiede di inventare «l’incipit del peggiore dei romanzi possibili». Il romanzo del nostro Barone proseguiva infatti descrivendo la buia e tempestosa notte in una maniera altrettanto scalcagnata:

Era una notte buia e tempestosa; la pioggia cadeva a torrenti – tranne che in intervalli occasionali, quando veniva frenata da una violenta raffica di vento che spazzava le strade (perché è a Londra che si svolge la nostra scena), sferragliando sui tetti delle case e agitando ferocemente la debole fiamma delle lampade che lottavano contro l’oscurità.

Anche Snoopy non si fermò al suo incipit. Dopo vari episodi in cui batté a macchina sempre la stessa frase, finalmente tra il 5 e l’8 settembre 1969 riuscì a portare avanti l’intreccio. Era un’accozzaglia di cliché da feuilleton, ovviamente.

snoopy notte buia tempestosa
Il “capolavoro” di Snoopy, traduzione di Andrea Toscani: «Era una notte buia e tempestosa. D’un tratto risuonò uno sparo. / La domestica lanciò un grido. Una porta si chiuse di schianto. / All’improvviso, una nave pirata apparve all’orizzonte».
snoopy notte buia tempestosa
«E mentre lui le sfiorava la mano, lei emise un sospiro…»
snoopy notte buia tempestosa
«E vissero per sempre felici e contenti. / Fine.» / Ora, per la prima volta, so come dev’essersi sentito Leo… / Tolstoj, intendo…

Questa assurda sequenza diventò celebre anch’essa, tanto che in Detective Comics 500 (marzo 1981) di DC Comics, lo sceneggiatore Len Wein e il disegnatore Walter Simonson ci costruirono sopra una storia di Batman di due pagine, riuscendo a dare un senso perfino alla presenza della nave pirata.

Batman romanzo Snoopy
Batman romanzo Snoopy

Inutile dire che anche questo romanzo fu rifiutato da un editore. Stavolta però Snoopy non si arrese e, come si diceva sopra, per i restanti 30 anni della strip continuò a provarci. Ogni tanto riapriva la macchina da scrivere e iniziava un nuovo libro, di avventura, di genere indefinito, un saggio o addirittura un’autobiografia.

snoopy notte buia tempestosa

Ogni tanto, ancora, ripartiva da lì, dalla “notte buia e tempestosa”, come a cercare un’idea nuova nella ripetitività, per macchiare finalmente la pagina bianca. 

Andrea Carlo Cappi (giallista, autore per Segretissimo e dei romanzi di Diabolik e Martin Mystére), nel suo intervento nel catalogo della mostra Il fantastico mondo dei Peanuts di WOW Spazio Fumetto, ha affermato che Snoopy scrittore è la migliore incarnazione del suo autore, che per 50 anni si è svegliato ogni mattina sapendo di dover disegnare una striscia. «La fantasia non è sufficiente: occorrono tenacia, ostinazione (di cui Snoopy è ben provvisto) e soprattutto metodo, che di sicuro è ciò che ha permesso a Schulz di arrivare a quasi 18.000 strisce tra il 1950 e il 2000».

Quante volte, inoltre, il fumettista si è rifugiato, come il suo personaggio, in un incipit già collaudato, apparentemente semplice? Quante volte i suoi ragazzini sono stati appoggiati a un muretto e hanno esordito con una battuta vaga sul senso della vita? Quante volte la strip si è aperta con una vignetta con Schroeder che suona il piano? O con il bracchetto che dorme naso all’aria sul tetto della cuccia?
Non sono queste variazioni schulziane della “notte buia e tempestosa”? 

La grandezza del fumettista stava anche in questo, quindi: nel saper modulare ogni volta con toni differenti la sua opera pur partendo dagli stessi elementi. Talento, mestiere, istinto, ma anche un grandissimo lavoro quotidiano per affinare la propria arte. Perché – parafrasando Snoopy – è duro fumettare bene.

snoopy notte buia tempestosa

Leggi anche:

FONTE: https://www.fumettologica.it/2020/10/notte-buia-tempestosa-snoopy/

 

 

 

DIRITTI UMANI

Nuovo Dpcm, la foto della figlia di un ristoratore commuove Facebook

«Mi ha detto: “È la mazzata finale”»

La donna gestisce insieme al padre un ristorante del Trevigiano. E si chiede: «Il lavoro ci dà dignità, ma se ci viene tolto come facciamo a vivere dignitosamente?»

Nuovo Dpcm, la foto della figlia di un ristoratore commuove Facebook: «Mi ha detto: 'È la mazzata finale'»

Di lì a poche ore, il premier Giuseppe Conte avrebbe firmato il nuovo Dpcm, che resterà in vigore (almeno) fino al 24 novembre. Confermata la chiusura dei locali alle 18. Salva in extremis, invece, l’apertura domenicale. Una magra consolazione. I timori di Beppo, infatti, restano quelli di un’intera categoria, già ampiamente provata dal lockdown primaverile. «A me dispiace, ma io non ci sto – ha scritto ancora Tonon –. Alla gente come me, quella con un po’ di sensibilità, gli si spezza il cuore. Non siamo gente che va a dire in giro che il Covid non esiste, siamo gente che ha sempre avuto una dignità. E la rivogliamo».

FONTE: https://www.corriere.it/tecnologia/20_ottobre_25/nuovo-dpcm-foto-scatto-figlia-un-ristoratore-commuove-facebook-mi-ha-detto-mazzata-finale-118ff55e-16e4-11eb-b530-8ca6e758b252.shtml

 

 

 

ECONOMIA

L’idea del Fondo monetario internazionale che divide gli economisti italiani

La proposta di una nuova ‘Bretton Woods’ sui debiti è stata avanzata dal numero uno Kristalina Georgieva. Le reazioni degli esperti a questa idea, raccolte dall’AGI, mostrano che il fronte è diviso tra chi ritiene l’idea giusta e tempestiva, chi s’interroga e chi è in disaccordo

 

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Kristalina Georgieva, vicepresidente Commissione europea e commissaria bilancio e risorse umane (Afp)

(AGI) – Roma, 25 ott. – L’idea è quella di una nuova ‘Bretton Woods’ sui debiti. La speranza è che l’enorme e diffuso indebitamento legato alla risposta alla pandemia, se affrontato per tempo e in modo corretto, possa trasformare una grave crisi in opportunità.

La proposta è quella avanzata dal numero uno del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, al G20 di predisporre uno schema di risoluzione cioè di ristrutturazione dei debiti, unita a misure per il cambiamento climatico e contro le diseguaglianze, per evitare che, in questa fase, l’accumulo del debito possa trasformarsi in una trappola per la ripresa.

Le reazioni degli esperti a questa idea, raccolte dall’AGI, mostrano che il fronte degli economisti è diviso tra chi ritiene l’idea giusta e tempestiva, chi s’interroga e chi è in disaccordo. Vediamo più nel dettaglio i loro pareri.

Domenico Siniscalco

La crisi economica scatenata dal coronavirus “rischia di essere più seria di quanto si pensasse, la ripresa sta prendendo una forma a W e, necessariamente, i Paesi dovranno continuare a indebitarsi per farvi fronte: l’errore più grosso sarebbe rientrare dagli stimoli troppo presto”. L’allarme è dell’ex ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, il quale invita a pensare sin d’ora a una “nuova Bretton Woods”.

“Occorre cominciare a prepararsi al dopo”, sottolinea l’economista, “e tre punti sono ineludibili: il riallineamento tra le politiche monetarie e quelle fiscali, il nodo dei debiti e il commercio internazionale che va riequilibrato dopo una prima risposta alla crisi fondata sul protezionismo unilaterale”.

Lorenzo Bini Smaghi

“Definire un meccanismo di ristrutturazione ordinata del debito sovrano è un obiettivo desiderabile per la comunità internazionale. Il problema è che questi negoziati sono molto complessi, coinvolgono un numero generalmente elevato di creditori, non tutti con gli stessi interessi e obiettivi, e hanno effetti potenzialmente dirompenti sulla stabilità dei mercati finanziari”. Il parere di Lorenzo Bini Smaghi, ex membro dell’esecutivo Bce, è una risposta articolata.

“Se, in teoria – spiega Bini Smaghi – è nell’interesse sia dei debitori sia dei creditori definire regole semplici per minimizzare i costi di una ristrutturazione del debito, nella pratica è molto difficile creare un sistema che crei i giusti incentivi per tutti. Finora, la proposta del Fmi sulla ristrutturazione dei debiti ha riguardato soprattutto i Paesi emergenti. Per i paesi più avanzati si è sempre fatto riferimento a procedure da applicare ‘caso per caso’, senza mai definire un meccanismo automatico e omnicomprensivo”.

Carlo Cottarelli

“Da quello che ho letto sui giornali non mi sembra che nella proposta della Georgieva ci sia niente di particolarmente nuovo. Sono almeno due decenni che il Fmi dice che ci vorrebbe una cornice per la ristrutturazione dei debiti sovrani”. Carlo Cotterelli, ex direttore esecutivo per l’Italia del Fmi ed ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica del governo italiano, appare piuttosto scettico sulla proposta: “Sono convinto che la Georgieva si sia riferita ai Paesi emergenti, il cui debito pubblico è essenzialmente un debito estero, non credo proprio che si riferisse a Paesi come l’Italia”.

Pierluigi Ciocca

“Al Fondo monetario sanno benissimo che il moltiplicatore di buoni investimenti pubblici, in un contesto fortemente recessivo e in presenza di tassi di interesse negativi, come quello che caratterizza questa crisi Covid, è molto alto, al punto che, come ha spiegato Keynes 100 anni fa, questi investimenti pubblici si autofinanziano. Quindi, il problema del debito in realtà non esiste”. Pierluigi Ciocca, ex vice direttore generale di Bankitalia, invita a “tendere verso l’equilibrio di bilancio, riducendo le spese correnti, colpendo l’evasione e, al tempo stesso, programmando e realizzando massicci investimenti pubblici produttivi”.

Giulio Sapelli

La proposta della Georgieva è un passo in avanti. Da anni i Paesi emergenti chiedono al Fmi qualcosa del genere, in contrapposizione all’imperialismo da debito, quello che io definisco il capitalismo estrattivo, che va nei Paesi del terzo mondo e preleva tutto cio’ che puo’ prelevare di utile e di rendita”. L’economista Giulio Sapelli promuove la proposta del numero uno del Fmi ma la considera “solo un inizio” perchè, rileva, “non affronta il problema ben più grande del debito mondiale privato, che deriva dall’eccesso di leva finanziaria e dalla creazione dei derivati e che in questo momento rappresenta la minaccia più grande”.

Luigi Guiso 

“Quella della Georgieva è una proposta che ha una tempistica giusta e lungimirante. Non c’è dubbio che tutte le economie occidentali usciranno dalla pandemia con dei bilanci pubblici molto appesantiti e con un enorme indebitamento, specie quelli, come l’Italia, che già avevano prima della crisi degli stock di debito molto alti”. Luigi Guiso, ordinario di Economia all’Università Tor Vergata di Roma, è pienamente d’accordo con il numero uno del Fondo monetario internazionale.

Marco Magnani

“Il problema posto dalla Georgieva è politico e sicuramente richiede un ripensamento generale, ma attenzione, si tratta di un problema economicamente molto complesso, per il quale l’unica vera soluzione è la crescita”. Secondo l’economista Marco Magnani, “nell’immediato, di fronte all’emergenza, per non far saltare il sistema, sono d’accordo che le moratorie sono una soluzione.

Tuttavia non si può pensare di risolvere la crisi del debito solo mettendosi intorno a un tavolo. A medio e lungo periodo la logica dell’emergenza non basta. E l’unica strada per uscire dalla crisi”, conclude, “diventa quella di far ripartire la crescita economica”.  

FONTE: https://www.agi.it/economia/news/2020-10-26/fmi-idea-bretton-woods-debiti-divide-economisti-italiani-10069667/

 

 

 

Questo virus è un business mondiale 

FONTE: https://www.byoblu.com/2020/10/25/questo-virus-e-un-business-mondiale-stefano-scoglio/

 

 

 

QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, OSSIA LA CATASTROFE ANNUNCIATA

Written by Emilia Di Piazza – Lunedì, 26 Ottobre 2020

Il debito economico alla base della psicopandemia.

 

A poco più di sette mesi dal primo lock down annunciato dal Presidente Conte, nuova stretta decretata per L’Italia già gravemente provata dalle restrizioni in atto che hanno fatto registrare un Pil a singhiozzo dopo la dichiarazione di “Pandemia” da parte del Governo. Anche la fantomatica mascherina il cui uso è stato fatto osservare con modalità che molto spesso hanno rasentato il ridicolo e che avrebbe dovuto scongiurare i contagi (almeno così ci era stato detto!) non si è rivelata all’altezza del compito. Se, oggi, infatti, L’Institute for health metrics and evaluation dell’Università di Washington finanziato dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates annuncia la previsione di 450 decessi al giorno, in Italia, per fine novembre! Ossia il triplo rispetto ai valori attuali. Ma i numeri, mai come in questo caso, sono opinabili poiché il risultato di mille variabili ed incognite. E mai, come in questo caso, usati per un fine che è di natura economica e non sanitaria. A spiegarlo, in maniera chiara ed estremamente lineare, Sonia Savioli che nel suo libro “Il giallo del Coronavirus. Una pandemia nella società del controllo”, indaga lo stretto rapporto fra soldi e potere. Già nel 2018 le Finanziarie Globali avevano previsto un crac dell’economia mondiale proprio per il 2020. Un’economia fondata sul debito che, nel suo conteggio globale di 253.000 mld di dollari, dal 2008 ad oggi ha avuto un incremento pari al 300%. Cifre esorbitanti e non certamente gestibili con i criteri economici alla portata umana. Così il WEF, World Economic Forum, secondo una proiezione del 2016, aveva previsto un aumento della disoccupazione globale che, entro il 2020, avrebbe portato alla perdita di 11 milioni di impieghi in tutti gli ambiti professionali, causa l’automatizzazione dei processi. La quarta rivoluzione industriale sarebbe stata il tema ufficiale del proprio incontro annuale. In cosa consiste è presto detto, sostituzione del lavoro umano con macchine cibernetico-digitali chiaramente nei Paesi industrializzati dove il costo della manodopera supera quello di una macchina. 800 milioni i posti di lavoro eliminabili. Il sogno del capitalismo si avvererebbe considerando la perdita di lavoro come un piccolo effetto trasversale del sistema da attuare. E per distruggere quella fetta di mercato non funzionale all’economia delle Multinazionali, cosmopolite e senza patria, ci si è serviti della pandemia come forma di esercizio del controllo. Obiettivo: distruzione delle piccole e medie imprese. Abbattere ogni forma di concorrenza alle catene commerciali digitalizzate e ogni impedimento burocratico, ossia qualsivoglia forma di mediazione fra volontà del popolo e istituzioni politiche. Perché un consenso, seppur minimo del popolo, è necessario affinché una democrazia rimanga in piedi. Multinazionali direttamente sovvenzionate dagli Stati. Creando inflazione. Di Reset e Capitalismo si parla! Azzerare e Ricostruire. Capitalismo globale allo stato puro predatorio. Abolizione del contante per meglio favorire le procedure di controllo. Smart working per scoraggiare i rapporti umani e sociali, mancando il luogo di lavoro, mancano anche le possibilità di organizzarsi in associazione condivise. Incentivazione del settore cibernetico per l’uso necessario dei dispositivi tecnici al lavoro da casa. E intanto nel settore sanitario ci si arrabatta nel sostenere il diritto alla salute di chi non è mai stato tutelato da un sistema che ha distrutto il Pianeta, si propina l’utilizzo di farmaci che si sono rivelati inefficaci e si minimizza sulle terapie letali. Mentre, in attesa del miracoloso vaccino, il cui arrivo è previsto per fine anno e sul quale aleggiano infiniti dubbi e misteri, si procede con chiusure a macchia senza logica e buon senso. Mentre scattano le denunce alla sanità da parte dello stesso personale sanitario, si continua a imporre l’uso della mascherina, fonte di arricchimento per le aziende produttrici, simbolo di un bavaglio, inibitore psicologico e innaturale umiliazione per il cittadino.

“ANCHE DOPO L’AFFIEVOLIRSI DELLA PANDEMIA LE RESTRIZIONI NON SOLO NON SPARISCONO MA SI INTENSIFICANO CON LO SCOPO DI POTENZIARE IL POTERE”. E’ quanto si apprende da un documento della Fondazione Rockefeller che già, nel 2010, sembra aver tenuto nel cassetto la possibilità di attuare il Capitalismo globale.

Unica forma di consolazione è che alla base della manovra sta non tanto la forza del Capitalismo, quanto la sua debolezza.

FONTE: https://www.flipnews.org/component/k2/quarta-rivoluzione-industriale-ossia-la-catastrofe-annunciata.html

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Clandestini all’assalto dell’Italia: sbarchi a raffica su tutte le coste

Nelle ultime ore sono sbarcati centinaia di migranti in più parti d’Italia. Dalle coste siciliane, con maggiore concentrazione a Lampedusa, fino a quelle del territorio di Sulcis in Sardegna. Nel frattempo salgono a 30 i migranti positivi sulla nave Moby Zazà

Non c’è pace per le coste italiane prese “d’assalto” nelle ultime ore da una serie di sbarchi di migranti. Da Lampedusa alle coste siciliane in genere, fino a quelle del territorio di Sulcis in Sardegna, si sta assistendo ad un notevole flusso di arrivi agevolato anche dalle attività delle Ong.

Queste ultime da quando hanno ripreso la loro missione nel mar Mediterraneo non si sono mai fermate contribuendo a far crescere in modo imponente l’arrivo dei migranti sul suolo italiano.

Ieri notte la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee ha recuperato 16 migranti che erano su una barca in vetroresina in pericolo a 40 miglia nautiche a sud di Lampedusa e lo ha fatto sotto le istruzioni del Centro di coordinamento di salvataggio maltese. Attualmente a bordo dell’imbarcazione vi sono 180 persone e si è in attesa di un porto sicuro.

Quest’ultimo nel frattempo è stato garantito ai 43 migranti che si trovano a bordo della nave Mare Jonio di Mediterranea Savinh Humans e recuperati lunedì scorso a circa 40 miglia dalla città libica di Zuara. La nave battente bandiera italiana si stava dirigendo verso Pozzallo per il trasferimento dei migranti nel suo hotspot, ma lì non ci sono più posti: è quindi arrivato il via libera da parte delle autorità italiane per il porto di Augusta dove la nave si è diretta. “Siamo felici per loro– si legge in una nota dell’Ong- hanno assegnato come porto sicuro quello di Augusta finalmente al sicuro in Europa”.

La situazione in Sardegna non è per nulla più tranquilla: altri 15 migranti, probabilmente di origine algerina, ieri notte sono arrivati nelle coste di Sulcis. La loro imbarcazione è stata scortata da un mezzo navale della Guardia di finanza dopo l’avvistamento al largo della spiaggia di Porto Pino, nel territorio di Sant’Anna Arresi.

Non sono giorni facili nemmeno per Lampedusa dove solamente ieri si sono susseguiti 8 sbarchi per un totale di 116 migranti di origine tunisina tenendo costantemente impegnate le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. È stato proprio il velivolo di Sea Watch, il “Seabird” che, ad un giorno dalla sua presentazione ufficiale da parte dell’Ong tedesca,ha avvistato tra queste cinque imbarcazioni in difficoltà. Nel frattempo l’hotspot dell’Isola è stracolmo con 200 persone presenti quando invece ne può ospitare solamente una novantina. Dunque sono in corso le operazioni per il suo svuotamento. Questa mattina circa 80 migranti sono in trasferimento a Porto Empedocle tramite il traghetto di linea.

Proprio lì a Porto Empedocle, in rada, vi è la nave Moby Zazà che dalla scorsa settimana conta a bordo in “zona rossa” 28 migranti positivi al Covid. I casi di positività al virus adesso sono aumentati salendo a 30. Altre due persone infatti sono rimaste contagiate. Per uno di loro i tamponi hanno dato con certezza esito positivo, per un altro l’esito è dubbio ma viene trattato comunque come caso positivo. Ieri, una donna di 31 anni positiva, che si trovava a bordo della nave quarantena, è stata trasferita all’ospedale Cervello di Palermo in via precauzionale perché alle prime settimane di gravidanza.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/immigrazione-assalto-coste-italiane-1874216.html

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

PERCHÉ VA ROVESCIATA LA VISIONE TRADIZIONALE NEL RAPPORTO TRA LAVORATORE E IMPRENDITORE?

Il problema dell’occupazione, in Italia, è sempre stato affrontato con troppe “rigidità, con meccanismi che hanno pietrificato il funzionamento del mercato del lavoro. Occorre pertanto rivedere alcuni suoi aspetti, come i servizi di orientamento professionale e di formazione, oppure il ruolo del sindacato, per creare un grande “mercato dell’intrapresa” capace di fare incontrare più efficacemente domanda e offerta di lavoro. 

Questi temi sono stati al centro del webinar Ibl di ieri, in cui è stato presentato e discusso il libro di Pietro Ichino “L’intelligenza del lavoro. Quando sono i lavoratori a scegliersi l’imprenditore“ (Rizzoli, 2020). Insieme all’autore sono intervenuti Pina Amarelli (presidente, Amarelli Fabbrica di Liquirizia) e Nicola Rossi (professore ordinario di Economia politica, Università di Roma Tor Vergata). L’incontro on-line è stato introdotto e coordinato da Serena Sileoni (vicedirettore generale, Istituto Bruno Leoni). Amarelli ha messo in evidenza il ribaltamento di prospettiva attuato da Ichino nel libro, in cui spetta ai lavoratori comprendere meglio il mercato del lavoro, per trarne poi i benefici. Perché la vera forza di un imprenditore risiede nei suoi collaboratori. Nell’esperienza italiana ci sono stati casi di imprese che, grandi o piccole che fossero, hanno dato prova di “intelligenza” nei loro rapporti con i lavoratori, e i vantaggi hanno ovviamente riguardato entrambe le parti.

Per Rossi, le idee formulate da Ichino sono importanti per tutto il mondo del lavoro, soprattutto per i giovani che magari oggi svolgono lavori “precari”. Inoltre, il futuro dei modelli sindacali delineato nel libro, incentrato su meccanismi concorrenziali, farebbe molto bene al nostro Paese. Attualmente esiste infatti un’infrastruttura giuridica, scritta e non, che costringe i sindacati a non poter competere, volutamente. Bisogna allora capire come liberarli da questa costrizione, affinché siano in grado di seguire i lavoratori in tutti i loro percorsi.

Durante il suo intervento Ichino ha raccontato come il dibattito in Italia sia sempre stato viziato da un errore di fondo: considerare il lavoratore in una posizione di intrinseca debolezza rispetto all’impresa, impossibilitato quindi a esercitare un potere negoziale. La cultura giuslavoristica ha costruito pertanto delle rigidità che probabilmente non hanno favorito il lavoratore, ma lo hanno danneggiato, ostacolandone il movimento e la ricerca di nuove opportunità. Anche le esperienze dei Paesi dell’Europa del Nord evidenziano il nostro ritardo in merito ai servizi che formano e informano i lavoratori creando un evidente mismatch (MANCATO INCONTRO) tra domanda e offerta.

VIDEO QUI: https://youtu.be/sT4uUjTquPI

FONTE: http://opinione.it/economia/2020/10/27/istituto-bruno-leoni_occupazioni-rigidit%C3%A0-mercato-impresa-webinar-pietro-ichino-modelli-sindacali-meccanismi-concorrenziali-mismatch-domanda-offerta/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Vaticano, Papa Francesco “massone”? Il Grande Oriente d’Italia: segnali concreti nell’ultima enciclica “Fratelli tutti”

L’enciclica di Papa Francesco “trionfo della massoneria“. A sostenerlo sono gli stessi grembiulini del GOI, il Grande Oriente d’Italia, storica loggia italiana. L’apertura del Pontefice alle unioni civili tra gay con Fratelli tutti, come sottolinea anche il Fatto quotidiano, non ha scatenato l’atteso coro di proteste dall’ala conservatrice della Chiesa. E questo perché, secondo il monsignor Carlo Maria Viganò, tra i più critici nei confronti di Bergoglio, gli stessi conservatori sanno che Francesco “spera che un gruppo di cardinali lo accusi formalmente di eresia, che ne chieda la deposizione. E così facendo, Bergoglio avrebbe il pretesto di accusare questi prelati di essere ‘nemici’ del Papa, di porsi fuori dalla Chiesa, di volere uno scisma“.

Viganò però definisce la sortita del Santo Padre “l’ennesimo embrassons-nous di matrice massonica” e qui arriva, a sorpresa, la conferma dei massoni, quelli veri. Sul mensile del GOI, Erasmus, si ricordano le “non poche analogie con i principi e la visione massonica” dell’ultima enciclica papale. L’esaltazione della fratellanza non sarebbe altro che la celebrazione del “trinomio massonico” composto con Libertà e Uguaglianza. E la stessa Cecilia Marogna, la “dama di Becciu” ultima donna degli scandali della Chiesa, conclude malizioso il Fatto, sarebber arrivata in Vaticano insieme sulla scia della cattomassoneria: “Consigliata da Carboni, Pazienza e finanche dal massone democratico Magaldi”.

FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/25013793/papa-francesco-massone-grande-oriente-d-italia-segnali-segreti-ultima-enciclica-fratelli-tutti.html

 

 

 

Erdogan: “Musulmani in Europa come gli ebrei durante il nazismo” | La replica della Merkel: “Parole inaccettabili”

Il presidente turco: “Bruxelles fermi la campagna dʼodio di Macron contro lʼIslam”. Lʼappello a boicottare i prodotti francesi. Conte: “La sue parole contro Macron sono inaccettabili”

26 OTTOBRE 2020 

 erdogan a santa sofia
Ansa

I musulmani di oggi come gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Con un accostamento shock, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan tuona contro la “peste dell’islamofobia” in Europa e torna ad attaccare frontalmente Emmanuel Macron, mettendo ancora in discussione la “salute mentale” del presidente francese, dopo le affermazioni che avevano già spinto Parigi a richiamare l’ambasciatore ad Ankara.

Uno scontro dai toni sempre più accessi, accompagnato da un “appello alla nazione” a un boicottaggio dei prodotti francesi, proprio mentre l’economia turca appare sempre più in difficoltà e la lira tocca nuovi minimi storici sullo sfondo delle tensioni internazionali.

 

A scatenare una bufera di polemiche è soprattutto il paragone con la Shoah. Fonti della Farnesina giudicano “grave ogni tipo di strumentalizzazione politica dell’Olocausto e condannano gli attacchi mossi nei confronti di Berlino e Parigi”. A insorgere sono anche le comunità ebraiche. “Un fatto grave e inaccettabile”, l’ha definito Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, mentre il Centro Wiesenthal di Gerusalemme ironizza su Erdogan come “grande esperto di storia”.

 

La “guerra santa” di Erdogan si allarga a tutta l’Europa. “Contro i musulmani si sta compiendo una campagna di linciaggio simile a quella contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Faccio appello alla cancelliera Merkel. Se voi avete libertà di religione, com’è che ci sono stati quasi 100 attacchi contro moschee? Voi siete i veri fascisti”, attacca il leader di Ankara, chiedendo ai “responsabili politici europei” di “fermare la campagna d’odio diretta da Macron”.

 

Accuse che invece scatenano l’indignazione del Vecchio Continente. A difesa del presidente francese si schierano uno dopo l’altro i leader europei. Parole “inaccettabili”, le definisce il premier Giuseppe Conte, secondo cui “le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia ma, al contrario, allontanano le soluzioni”. Di affermazioni “diffamatorie e assolutamente inaccettabili” parla anche il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, mentre il premier olandese Mark Rutte afferma che “i Paesi Bassi si schierano saldamente con la Francia e per i valori collettivi dell’Unione europea”.

 

Condanne giungono anche dai principali gruppi del Parlamento Ue, a sua volta chiamato da Erdogan a non “ignorare l’islamofobia”. Ma da Bruxelles si cerca anche di gettare acqua sul fuoco. “Una cosa è la reazione immediata” a sostegno della Francia dei vertici dell’Ue, un’altra sono “le riflessioni a lungo termine” sul rapporto con Ankara, sottolineano dalla Commissione. Una decisione al riguardo e’ attesa a dicembre, anche alla luce degli sviluppi nel Mediterraneo orientale.

 

Al centro dello scontro restano poi le vignette sul profeta Maometto, ripubblicate il mese scorso da Charlie Hebdo e nuovamente difese da Macron durante la cerimonia in memoria di Samuel Paty, l’insegnante ucciso da un giovane ceceno dopo aver mostrato in classe le caricature. Una vicenda che continua a far ribollire il mondo musulmano.

 

Il fronte va dall’Iran, che accusa Parigi di alimentare “l’estremismo” e “abusare della libertà di parola”, al Pakistan, che ha convocato l’ambasciatore francese a Islamabad per “presentare la più forte protesta” contro la “pubblicazione di disegni blasfemi”. E dopo le manifestazioni di piazza nella Striscia di Gaza, è giunta anche la condanna del Gran Muftì di Gerusalemme e della Palestina, lo Sceicco Mohammad Hussein, che ha definito le caricature del giornale satirico francese “immorali e selvagge”.

FONTE: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/erdogan-musulmani-in-europa-come-gli-ebrei-durante-il-nazismo_24682209-202002a.shtml

 

 

 

POLITICA

Il virus dei banchieri svende i paesi con i lockdown-paura

Il piano (da sventare) è questo: hanno deciso di bloccare le economie con ripetuti lockdown, causare una spaventosa crisi sociale, costringere gli Stati, le aziende e i privati a sovraindebitarsi: così che i banchieri, prestandoci la loro moneta creata dal nulla (e passando quindi per salvatori del mondo), possano impadronirsi di tutto e noi si finisca a lavorare, come schiavi cinesi, per pagare a loro gli interessi sui debiti. Lo afferma l’avvocato e saggista Marco Della Luna, che punta il dito contro Fmi e Bce, che avrebbero premuto per le nuove strette. Il giro di vite «metterà l’Italia come i banchieri franco-tedeschi la vogliono: a 90°, posizione detta ‘della troika’». Secondo Della Luna, la comunità bancaria mondiale si sta preparando: «Quando le economie saranno indebolite e indebitate dalle misure cosiddette anti-contagio, quando la popolazione sarà esasperata dalla povertà e dalla disoccupazione, quando ogni capacità di resistenza sarà fiaccata, allora si faranno avanti con la moneta che creano dal nulla grazie alla loro sovranità monetaria sottratta agli Stati, e compreranno tutto e tutti dalle macerie, istituzionalizzando il loro nuovo ordine sociale sul modello della dittatura cinese, con un pensiero unico obbligatorio e divieto di dissenso».

Non saremo più padroni di nulla, sottolinea Della Luna: i governi saranno «perennemente commissariati dai banchieri», e noi «lavoreremo solo per pagare gli interessi sul nuovo debito, contratto col prendere a prestito denaro che essi creano dal nulla Marco Della Lunasenza indebitarsi, e che anche gli Stati potrebbero creare dal nulla senza indebitarci, se i governanti non fossero i valletti stupidi dei banchieri predoni». Sovranità monetaria contro signoraggio: su questo, per Della Luna, «si giocherà la partita finale tra libertà e schiavizzazione». Insiste l’avvocato: «I governi stanno lavorando molto bene, per conto dei banchieri: hanno ritardato e sbagliato le misure di contenimento del contagio, hanno sbagliato diagnosi e protocolli di cura, hanno volutamente omesso di prescrivere l’assunzione di sostanze come la vitamina D e la vitamina C e altre, pure naturali, che proteggono dall’infezione e dalla malattia (ma costano poco e rendono poco a Big Pharma)». E ora continuano a imporre «misure assurde e improduttive che distruggono l’economia», persino le insalubri mascherine, «il che assicura che ci ammaliamo e che le statistiche restino alte e giustifichino il nuovo lockdown».

Quello che Della Luna definisce «lo strangolamento dell’economia» è ritenuto necessario «per il piano dei banchieri e per sostenere l’avanzata cinese nel mondo». Pechino annuncia una crescita del 10% del suo export: «Stanno comperando tutto». Le nuove restrizioni colpiscono le attività produttive, quindi anche il reddito nazionale (che consente di pagare la sanità e gli altri servizi). E la catastrofe socio-economica fa più vittime del Covid-19. Inoltre, aggiunge Della Luna, «i governi stanno abituando la gente ad accettare sistematiche e radicali privazioni di diritti fondamentali e costituzionali, come il diritto di riunione politica, quello di spostamento, di libertà personale, di scelta terapeutica, di dissenso espresso». Di questo passo, «consegneranno al potere bancario una società non solo indebitata fino al collo, ma pure ammaestrata ad obbedire e a non opporre resistenza, e incapace di distinguere la realtà dalla mistificazione del regime e dei mass media». Sarà una popolazione Proteste a Napoli contro il coprifuoco«senza coscienza dei principi del diritto, della democrazia, della legalità», e quindi «semplicemente perfetta per un nuovo ordine zootecnico».

Indifferente alle denunce di illegittimità che si levano da illustri costituzionalisti, «questa prassi di violazione della Costituzione continua ormai dal 31 gennaio, appoggiata dai mass media in coro e non ostacolata dal presidente della Repubblica», mentre le opposizioni «non si oppongono», sulle fondamentali questioni di legalità costituzionale. «Ma che senso avrebbe opporsi – si domanda Della Luna – data l’indifferenza morale e politica della popolazione bovina, che non si interessa alla legalità costituzionale, alla libertà, alla dignità?». Dal canto suo, l’avvocato non si sottrae alla necessità di formulare un Piano-B. «Cosa farei io contro la pandemia? Innanzitutto, ripristinerei la legalità costituzionale revocando i provvedimenti illegittimi come lo stato di emergenza e i Dpcm». Dopodiché, «preso atto che il virus è dappertutto, e che tutti verremo prima o poi in contatto con esso, quindi non ha senso proporsi di impedire il contatto», sarebbe meglio da un lato «rafforzare le difese dell’organismo per prevenire l’infezione o perlomeno minimizzare i sintomi», e dall’altro «diluire il contagio nel tempo, per non sovraccaricare le strutture sanitarie».

In concreto, Della Luna propone un piano in 7 punti. Primo: distribuire gratis le vitamine D e C, nonché altre sostanze utili a migliorare le difese. Mascherine? No, grazie: «Imporrei l’uso del parasputi di plastica, che non costringe a respirare aria viziata attraverso un tessuto che si riempie di germi». Diradare gli incontri? Sì, ma in modo selettivo: «Limiterei gli assembramenti, soprattutto quelli superflui, ma non le riunioni culturali, politiche e religiose». Quanto allo “smart working”, sarebbe da limitare «in modo che non rallenti o deteriori la prestazione, soprattutto nella pubblica amministrazione». In via temporanea, meglio la didattica a distanza: «Chi è predisposto impara anche da casa, mentre gli altri imparano poco o niente anche se vanno a scuola». Tra i consigli: stroncare il consumo di tabacco, raddoppiando i prezzi delle sigarette. Ma Denarosoprattutto: «Emetterei moneta di Stato, senza debito, a circolazione nazionale in parallelo all’euro». Servirebbe a sostenere l’economia, gli investimenti utili, i redditi e i consumi, e quindi ad evitare disoccupazione e indebitamento, cioè infine «la svendita del paese agli speculatori».

Della Luna mette nel mirino la Cina: «Preso atto che il Covid-19 ormai risulta essere il prodotto della ricerca militare cinese e che la sua diffusione sta tremendamente avvantaggiando l’espansionismo cinese nel mondo ai danni dell’Occidente», l’avvocato porrebbe apertamente, nelle sedi internazionali, il seguente problema: «La dittatura cinese  potrebbe decidere di fabbricare e diffondere un virus all’anno, se le conviene nel quadro della sua strategia di potenza», e potrebbe farlo «anche a costo di milioni di morti cinesi e di un crollo momentaneo delle esportazioni cinesi» (crollo che peraltro non sta avvenendo, anzi: l’export del Made in China sta vivendo un vero e proprio boom, mentre il resto del mondo barcolla). «Infine, in sede militare – conclude Della Luna – farei presente che, se il Covid-19 viene usato come arma contro paesi membri della Nato o dell’Asean, allora la competenza a difenderci da esso spetta a questi organismi».

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Il tempo assoluto non esiste perché le masse lo curvano

In relatività generale non esistono più lo spazio e il tempo, esistono stelle, asteroidi, persone ed oggetti che interagiscono con lo spaziotempo

Il tempo assoluto tanto caro a Newton e che ci sembra tanto naturale non esiste. Le teorie della relatività, ristretta prima e generale poi, ci hanno insegnato, teoricamente prima e a suon di esperimenti poi, che il tempo corre in maniera totalmente diversa a seconda di dove mi trovo, di come mi muovo, e di cosa c’è intorno a me.

Al mare scorre più lentamente che in montagna e addirittura si fermerebbe se riuscissi a raggiungere e “cavalcare” un buco nero (leggi qui e qui).

Soffermiamoci un po’ di più su questo punto: che cosa vuol dire che il tempo scorre diversamente a seconda di dove sono, di come mi muovo e di cosa succede attorno a me? Vuol dire che l’intervallo temporale tra due eventi è diverso a seconda di dove sono, di come mi muovo e di cosa succede attorno a me tra quei due stessi eventi. Se durante una gara di velocità tra lumache, noi rimaniamo a sonnecchiare a bordo pista fino alla fine, mentre tu, stufo di aspettare, ti fai un giro in macchina nei monti vicini per tornare solo allo “sprint finale”, l’intervallo temporale tra l’inizio e la fine della gara sarà diverso per noi e per te. Il nostro intervallo temporale sarà minore del tuo, ovvero per noi sarà passato meno tempo e tu sarai invecchiato di più. La lumaca sulla quale avevamo puntato tutto potrebbe aver battuto il record della pista per noi, ma non per te. L’unità di tempo, il secondo, per una persona sulla Terra non è un secondo per una persona sulla stazione spaziale internazionale. Il metro temporale, quindi, non è unico e si modifica in maniera dinamica a seconda di quanto vicino io sia ad una massa, di quanto veloce mi muova e di come masse ed energia si muovono attorno a me. Questo è la grande rivoluzione sull’idea di tempo cominciata un secolo fa.

E lo spazio? Beh lo sappiamo: la relatività generale ci dice che una grande massa lo curva. È anche facile da capire e da immaginare, basta mettere un peso su di un tappeto elastico ed ecco che quest’ultimo si curva. Muovo quella massa, o ne aggiungo un’altra facendole danzare una intorno alla prima, ed ecco che la curvatura del tappeto cambia continuamente, anche producendo onde (l’equivalente delle onde gravitazionali). Le cose in realtà non sono poi così semplici. L’esempio del tappeto ha infatti i suoi grandi meriti per aiutarci a visualizzare la curvatura dello spazio, ma bisogna stare attenti: lo spazio tridimensionale infatti si curva senza andare ad occupare una quarta dimensione spaziale (che fino a prova contraria non esiste) come invece fa il tappeto bidimensionale invadendo la terza dimensione. In termini tecnici lo spazio si curva intrinsecamente e non estrinsecamente. Non entriamo in ulteriori dettagli perché proprio sulla curvatura dello spazio è interamente dedicato il nostro precedente articolo (leggi qui).

Avrete sicuramente sentito dire, infatti, che nella rivoluzione einsteiniana dell’inizio del secolo scorso spazio e tempo smettono di essere entità distinte. Essi si fondono a formare lo spaziotempo, il tessuto quadridimensionale che, modificandosi sotto la presenza di masse ed energia, produce quello che noi chiamiamo attrazione gravitazionale. Abbiamo visto infatti che il tempo si modifica a seconda di dove sono nello spazio, così come lo spazio si modifica dinamicamente nel tempo, rendendo i due totalmente interconnessi e sullo stesso piano. In relatività generale non esistono più lo spazio e il tempo, esistono stelle, asteroidi, persone ed oggetti che interagiscono con lo spaziotempo, si muovono nello spaziotempo, modificano lo spaziotempo, e vengono tirati e strattonati dallo spaziotempo.

Se quindi spazio e tempo sono così interconnessi, come è possibile che il loro modificarsi a causa della presenza di grandi masse sia così diverso?

La risposta è che modifiche nella curvatura intrinseca e modifiche del metro sono in realtà due facce della stessa medaglia. Così come spazio e tempo sono entità inscindibili, così lo sono il metro temporale e quello spaziale: assieme formano il metro spazio-temporale. Più precisamente, formano l’oggetto fisico fondamentale del quale la relatività generale descrive la dinamica, ovvero la metrica spazio-temporale che definisce le distanze (spaziali e temporali) tra due eventi. Ricordate che a scuola vi hanno insegnato che la distanza tra due punti di coordinate (x1,y1,z1) e (x2,y2,z2) nello spazio è √[(x1 – x2)² + (y1 – y2)² + (z1 – z2)²]? Questa è la distanza definita dalla comune metrica euclidea. Se cambia la metrica cambiano le distanze tra i due punti con le stesse coordinate. Se ci aggiungo la dimensione temporale, ecco che avrò ottenuto una metrica spazio-temporale in grado di definirmi distanze spazio-temporali. Il punto è che matematicamente la curvatura intrinseca è totalmente determinata dalla metrica. Se cambia la metrica cambia la curvatura, e se la curvatura cambia, allora vuol dire che è cambiata la metrica. Quello che abbiamo capito quindi è che la relatività generale dice che l’effetto della presenza e del moto di masse ed energia sullo spaziotempo è quello di cambiare dinamicamente la metrica spaziotemporale. E questo implica che lo spaziotempo si curva, nel senso che la curvatura intrinseca del tessuto quadridimensionale cambia di conseguenza.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cultura/tempo-assoluto-non-esiste-e-masse-dilatano-1898798.html

 

 

 

A capofitto sui computer quantistici!

A seguito di una consultazione del Politburo, la Cina ha deciso di accelerare nel percorso di investimenti sui computer quantistici.

Se è vero che la Cina non è un paese dalla vivace vita democratica, non è certamente un paese in cui l’elite al potere prende decisioni in maniera del tutto sprovveduta. A dimostrazione di ciò si consideri che ogni mese l’elite del Politburo invita esperti da tutto il mondo per ragionare di finanza, sviluppo e nuove tecnologie. 

L’ultimo incontro -in ottobre- ha avuto come oggetto le tecnologie quantistiche, un tema particolarmente avveniristico e che lo stesso presidente Xi Jinping ha definito cruciale nell’ambito del progresso tecnologico del proprio paese. Tantissime startup del polo tecnologico di Shenzen hanno accolto con grande favore questa presa di posizione del governo e si dicono pronti a mettere in atto un cambiamento storico in ambiti come la cybersecurity, i servizi di cloud computing, gli strumenti di misura e i sistemi di navigazione.

L’incontro di ottobre non è certo il primo passo del gigante orientale verso i computer quantistici. Già nel 2017 la Cina aveva lanciato in orbita un satellite quantistico e costruito oltre 2000Km di fibra quantistica tra Pechino e Shanghai. È inoltre in dirittura d’arrivo la costruzione del più grande laboratorio quantistico al mondo presso Hafei, capoluogo della provincia dell’Anhui. 

L’implementazione sarà rapida, ne è un esempio la blockchain: alla costituzione già a dicembre 2019 nella provincia di Hainan di una zona pilota con un fondo statale di circa 150mln di dollari, sono seguiti programmi di lavoro per la promozione dell’uso di questa tecnologia in 22 delle 31 divisioni amministrative cinesi.

Il modello Hainan ha prodotto risultati molto soddisfacenti e l’idea del governo è di applicarlo anche alla tecnologia quantistica che tuttavia, a differenza della blockchain e dell’intelligenza artificiale, si ritiene non possa essere commercializzabile prima di 10-15 anni. 

Partire prima degli altri è un apprezzabile vantaggio competitivo e la Cina lo sa molto bene. Nonostante sia un paese dalla non straordinaria tradizione in termini industrie automobilistiche, dal 2009 ha destinato ingenti risorse al comparto dei veicoli elettrici che ne fanno ora il più importante riferimento a livello globale per le industrie che vogliano entrare in questo settore. 

Lo sforzo economico necessario a sostenere lo sviluppo di computer quantistici, intelligenza artificiale e blockchain ha l’obiettivo, neanche troppo nascosto, di incrementare l’influenza del paese nello scenario globale. La tecnologia dei qubit è ritenuta tra tutte forse la più strategica perché potrebbe liberare la Cina dall’annoso problema dei semiconduttori. Attualmente vengono prodotti in loco meno del 20% dei chip utilizzati, il che determina una forte dipendenza dai paesi stranieri. Se, o quando, i qubit rimpiazzeranno i bit verrà meno la preoccupazione di far crescere il mercato dei semiconduttori e la Cina, essendo partita molto prima degli altri, potrebbe rivelarsi leader mondiale anche in questo settore.

FONTE: https://www.infosec.news/2020/10/27/news/strategie/a-capofitto-sui-computer-quantistici/

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