RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 27 APRILE 2023

Russian President Vladimir Putin speaks to China's President Xi Jinping during the Shanghai Cooperation Organisation (SCO) leaders' summit in Samarkand on September 16, 2022. (Photo by Sergei BOBYLYOV / SPUTNIK / AFP) (Photo by SERGEI BOBYLYOV/SPUTNIK/AFP via Getty Images)

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 27 APRILE 2023

 

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Buoni a nulla ma capaci di tutto

LEO LONGANESI, La sua signora, Rizzoli, 1958, pag. 130

 

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SOMMARIO

LA PASSIONE POLITICA E MORALE DI TINA ANSELMI
Covid, due fughe dal laboratorio di Wuhan. Poi il depistaggio di Fauci & Co.
LA SOSTITUZIONE ETNICA E LA STORIA SEGRETA DEL CONTE KALERGI
Una marea di soldi per distruggere la scuola
Ucraina, la controffensiva sta svanendo
Esperti: L’incontro di Xi con Putin mira a prolungare la guerra in Ucraina
Yellen dichiara guerra alla Cina. Ma in stile Woke.
Agglomerato urbano
Il problema non è la sostituzione etnica ma quella culturale
Fox News ha licenziato Carlson per mantenere la “popolazione quasi ritardata semi lobotomizzata”
Tucker riappare nella fascia oraria delle 20:00, ma non con Fox, che ha appena subito un crollo delle valutazioni “catastrofico”
Vietnam Deja-vu’: la “fuga di notizie del Pentagono” solo una farsa?
Gli orribili abusi contro gli uiguri nei campi di «rieducazione» cinesi
Il sindaco democratico di New York afferma che la crisi dei migranti ha “distrutto” la città, l’amministratore di Biden è “tornato indietro”
I governi ti renderanno di nuovo più povero
Attali profetizza una immane crisi finanziaria
UN ALTRO PRESENTE
“Tutti assolti”. La trattativa Stato-mafia non c’è mai stata
Riforma equo compenso: cosa prevede
STATI GENERALI DELLA PAROLA: BARTOLI, SIAMO CUSTODI DELLA LINGUA ITALIANA
Simbolo
39 questions about the war in Ukraine
Tutti gli imperi sono mortali e quello americano non fa eccezione
L’Europa peggiore
“La schiavitù dell’intelligenza artificiale” del World Economic Forum sta arrivando per TE!
L’attualità del carteggio Churchill – Mussolini
Solo sfortunate coincidenze ? 1943, gli inglesi affondano 3 piroscafi all’Elba, Ponza, Eolie. Più di 400 morti

 

 

 

EDITORIALE

LA PASSIONE POLITICA E MORALE DI TINA ANSELMI

La passione politica e morale di Tina AnselmiTina Anselmi nasce il 25 marzo 1927 a Castelfranco Veneto (Treviso). È la prima di quattro figli. Riferimento spirituale di Tina sarà la nonna il cui carattere tenace e gioviale sarà una costante della sua lunga carriera politica. Le condizioni economiche della famiglia peggiorano costringendo all’emigrazione in Piemonte la nonna e una zia. Ritornata in Veneto Tina riprende gli studi ginnasiali e magistrali a Castelfranco. Entra nella Gioventù femminile di Azione cattolica (Gf) dove matura il suo perfezionamento spirituale e la coscienza sociale e politica.

Tina compie il suo cammino tra le ristrettezze economiche, la violenza politica e la guerra. Da sempre, sostiene il valore della mutualità e della cooperazione. Valori presenti nella nonna e nella madre, come espressione di un cattolicesimo popolare che le porterà consenso e consapevolezza politica. Dopo aver assistito all’impiccagione di trentuno ragazzi catturati durante un rastrellamento sul Grappa, decide di entrare a far parte della lotta partigiana. L’episodio induce Tina alla riflessione che è lecito rispondere alla barbarie di un simile eccidio con impegno concreto. Conosce il pensiero di Charles Péguy e di Georges Bernanos. Ma il suo incontro più importante è con la filosofia di Jacques Maritain che pone in evidenza la necessità che la Chiesa si apra alla democrazia pluralista. La riflessione di Maritain è la base teorica dell’impegno politico dei laici iscritti all’Azione cattolica.

Con il nome di Gabriella aderisce alla lotta partigiana: un’esperienza che sarà la base della sua formazione politica. Nel dicembre del 1944 si iscrive alla Democrazia cristiana. Le ingiustizie causate dalle condizioni durissime del lavoro operaio favoriscono il suo ingresso nel sindacalismo. Tina incontra il monsignor Luigi Piovesana, esponente dell’Azione Cattolica di Castelfranco e convinto teorico della Dottrina sociale della Chiesa. Piovesana fonda i “raggi di ambiente” che sono fabbriche tessili con piccoli gruppi di operaie cattoliche iscritte all’Azione cattolica. In queste unità produttive si confermano i valori della dignità della persona, del lavoro, dell’attività sindacale, al diritto ad un salario equo e alla tutela della salute nei luoghi di lavoro. Per opera della dirigente di Azione cattolica femminile, Emma Parisotto, viene istituita una biblioteca per le operaie dello stabilimento Marnati-Larizza di Castelfranco. La sua gestione fu affidata a Marcella Dallan, sua nipote, e a Tina Anselmi.

Tina Anselmi si iscrive alla facoltà di Lettere della Cattolica al termine della guerra. L’Università Cattolica, istituita nel 1921, diventerà il punto di riferimento degli studenti che si identificano con la dottrina sociale della Chiesa. Non si ferma la sua attività che si sviluppa su tre fronti: quello della politica, dell’associazionismo cattolico e del sindacato. Appena laureata entra in Cgil con incarichi di responsabilità nel settore scuola grazie al suo tenace impegno precedente. Promuove il laicato cattolico femminile ideato e incoraggiato da Pio XII. Con il suffragio universale e il voto alle donne, Tina intuisce velocemente l’importanza di una formazione politica e sindacale delle donne, a sostegno del primato morale della Chiesa e della famiglia.

Il suo cammino continua senza sosta. Organizza a livello locale l’impegno femminile nella Democrazia cristiana a livello locale. Delegata al primo congresso nazionale del partito a Roma nel 1946 come esponente della mozione repubblicana e sostenitrice del pensiero di Giuseppe Dossetti di “Cronache sociali”. È delegata con oltre undicimila voti al secondo congresso Dc del 1947 a Napoli. Conosce Franca Falcucci con la quale arriva ai vertici del movimento femminile del partito. Nel 1955 lascia il sindacato per concentrare il suo impegno in politica. Nel suo periodo romano tiene saldi rapporti con il Veneto. Tina Anselmi ha l’accortezza di rimanere fuori dalle correnti interne del partito democristiano. Nel 1956 diventa responsabile del movimento femminile. Sostiene tenacemente la votazione di leggi proposte dalle deputate democristiane. Aderisce allo schieramento trasversale favorevole alla legge Merlin per l’abolizione delle ‘case chiuse’. Come delegata nazionale del settore Giovani, entra nel 1959 nel consiglio nazionale della Dc dove rimarrà fino alla fine della Dc stessa. Al VII Congresso del partito, sostiene la linea di Aldo Moro e di apertura ai socialisti nel 1962. Nel 1963 è eletta componente del comitato direttivo dell’Unione europea femminile, della quale divenne anche vicepresidente. L’intero percorso politico è caratterizzato da una forte “religione della Costituzione” che interpreta come “vangelo civile”. Viene nominata la “Tina vagante” dai suoi compagni di partito a causa dei suoi ottimi rapporti con Nilde Iotti, esponente del Partito Comunista italiano. Anche il Vaticano cerca di frenarla e di ostacolarla, ma lei non si lascia intimidire consapevole di rappresentare un vasto consenso di base con migliaia di voti a suo favore.

Tina Anselmi lotta strenuamente contro la degenerazione dei partiti, il tesseramento falso e la nascita di correnti interne. Al congresso di Monaco del 1967 fa parte dell’Unione europea femminile. Ne diventa poi vicepresidente nel 1969 e nel 1971. È eletta deputata nel 1968. Inizia il suo impegno parlamentare con la revisione della legge Noce del 1950 recante disposizioni per l’ampliamento e la tutela alle lavoratrici madri, approvata nel 1971. Firma 475 progetti di legge dedicate all’ampliamento dei diritti delle donne, sul lavoro a domicilio (legge numero 877/1973), che estese al settore le norme valide per il lavoro dipendente e la legge numero 903/1977 che sancì l’illegittimità della discriminazione delle donne sul lavoro. Dal 1968 al 1973 riceve numerosi incarichi governativi. È componente delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Tre volte sottosegretaria al ministero del lavoro e della previdenza sociale, dal 29 luglio 1976 fu ministra del lavoro. Nel 1979 Tina Anselmi fu coinvolta in una notizia controversa che la vedeva rifiutare ben 35 miliardi di lire come pagamento per non contrastare le aziende farmaceutiche con l’eliminazione di molti farmaci dalla lista ministeriale in occasione dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale. Anselmi dichiarò che durante la sua presenza al ministero della sanità, ci furono tentativi di corruzione per un importo intorno ai 35 miliardi. Pare che lei non sia stata direttamente oggetto di tentativo di corruzione!

Tina Anselmi è protagonista e testimone di anni di trasformazione politica e sociale del nostro Paese, della infame stagione delle bombe, di depressione economica, di equilibri nuovi fra i partiti di governo e di opposizione, della legge sul divorzio, della neutralità dello Stato in materia di morale e di religione. Il 29 luglio 1976 Tina Anselmi viene nominata ministra del Lavoro e della Previdenza sociale nel terzo Governo Andreotti, prima ministra donna nella storia della Repubblica. Durante il suo Ministero per la Sanità vengono approvate tre leggi pilastro: 1) la legge che istituisce il Servizio sanitario nazionale (legge 833 del 1978); 2) la riforma dell’assistenza psichiatrica (legge 180 del 1978); 3) la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, sulla quale compare anche la sua firma. Ad ottobre del 1981 assume l’incarico di presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, che tiene fino al 1987. Nel 1989 diventa presidente della Commissione nazionale per la parità tra uomo e donna presso la Presidenza del Consiglio. Nel 1997 è componente della Commissione sulle violenze italiane in Somalia. Presidente della Commissione nazionale sugli effetti delle leggi razziali contro gli ebrei in Italia. Dal 1998 al 2003 vicepresidente e poi presidente fino al 2016 dell’Istituto nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia.

Muore a Castelfranco Veneto il 1° novembre 2016. 

FONTE: https://www.opinione.it/cultura/2023/04/19/manlio-lo-presti_tina-anselmi-politica-partigiani-chiesa-democrazia-sindacalismo/

 

 

 

IN EVIDENZA

Covid, due fughe dal laboratorio di Wuhan. Poi il depistaggio di Fauci & Co.

Le conclusioni di un rapporto del Senato Usa e l’audizione dell’ex DNI John Ratcliffe. Oltre all’insabbiamento di Pechino, il fallimento dell’Intelligence Usa

Non uno ma due leakdue fuoriuscite dal laboratorio del Wuhan Institute of Virology (WIV) nell’autunno del 2019 sarebbero all’origine della pandemia di Covid-19, secondo un rapporto del Senato Usa presentato dal senatore Roger Marshall in una conferenza stampa seguita da Zachary Stieber per The Epoch Times.

“La preponderanza di informazioni supporta la plausibilità di un incidente non intenzionale correlato alla ricerca e che probabilmente è il risultato di falle nella biosicurezza”, conclude il rapporto di 301 pagine, pubblicato il 17 aprile.

L’incidente di laboratorio

L’indagine – durata 18 mesi e condotta da un team di esperti e membri dello staff della Commissione Salute, guidato dal dott. Robert Kadlec, un ex funzionario sanitario governativo di lunga esperienza, che ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo dei vaccini anti-Covid – ha preso in esame anche l’ipotesi dell’origine naturale, cioè di un passaggio di specie, da un animale all’uomo, valutando “ogni prova e ogni testimonianza” disponibile.

E l’ipotesi più probabile, come riporta Stieber nel suo articolo, è che si sia verificata una perdita di aerosol che ha causato un’infezione del personale di laboratorio, o che il virus sia stato rilasciato nell’ambiente esterno a causa di falle nel biocontenimento. Difetti noti da anni a organismi Usa e internazionali, come documentato nel rapporto.

Nel quale si ricorda come nel laboratorio del WIV si conducessero anche esperimenti di “guadagno-di-funzione” sui virus dei pipistrelli. Il rifiuto dell’istituto di rivelare i risultati completi dei suoi esperimenti ha indotto i funzionari Usa a porre fine ad un finanziamento secondario dopo l’inizio della pandemia.

Comunicazioni e avvisi cinesi avvalorano le conclusioni del rapporto, compreso un tentativo nel novembre 2019 di procurarsi un inceneritore d’aria presso il laboratorio. Ciò ha suggerito “una certa preoccupazione per il rischio di una fuga di aerosol infettivo“, affermano i ricercatori.

Le caratteristiche del virus

Anche le caratteristiche del virus suggeriscono che sia stato creato dall’uomo, inclusa la presenza di un sito di scissione della furina nella stessa posizione che risulta in una proposta di finanziamento della EcoHealth Alliance, l’associazione guidata dal dottor Peter Daszak che ha incanalato i soldi dei contribuenti americani agli scienziati di Wuhan.

L’ipotesi di due fughe

La novità, secondo il rapporto, è che più di una fuoriuscita si sarebbe verificata dal laboratorio del WIV. A indicarlo sono i dati delle infezioni a Wuhan all’inizio della pandemia, da cui emerge che c’erano diversi modelli epidemiologici. I primi ceppi di Covid-19 presentavano differenze, incluso un numero diverso di mutazioni, “suggerendo che due linee dello stesso virus potrebbero essere emerse simultaneamente e poi progredite su percorsi diversi, oppure in sequenza separate da un certo periodo di tempo”.

Secondo i rapporti dell’Intelligence Usa declassificati e notizie di fonte cinese, i primi casi sono stati registrati nel novembre 2019. I modelli indicano che l’epidemia è iniziata nell’ottobre o novembre 2019. I funzionari cinesi hanno cominciato a intraprendere azioni specifiche anche prima: il 18 settembre un’esercitazione in cui si simulava la scoperta di un passeggero infetto con coronavirus a bordo di un aereo e subito dopo l’ordine di accumulare test.

Kadlec e gli altri ricercatori della Commissione affermano che un primo leak del virus dal laboratorio potrebbe essersi verificato prima di settembre 2019. Quindi, una seconda fuoriuscita alla fine del 2019, ipotizzano, poco prima che i ricercatori cinesi iniziassero probabilmente a sviluppare un vaccino.

Il senatore Marshall ha riconosciuto che potrebbe esserci stato un solo incidente, ma ha affermato che altre prove supportano la tesi delle due perdite, incluso il modo in cui i dati genomici del WIV sono stati portati offline nell’autunno del 2019, più o meno nello stesso periodo in cui gli atleti stranieri che si erano recati a Wuhan per le Olimpiadi militari si sono ammalati con sintomi da Covid-19.

L’insabbiamento di Pechino

“Molte delle lacune probatorie nella comprensione mondiale” dell’origine del virus, sottolineano i ricercatori nel rapporto, sono “il risultato della censura della Repubblica Popolare Cinese e della deliberata distruzione e occultamento di prove“. Sebbene il laboratorio del WIV abbia contatti regolari con alti funzionari del Partito Comunista Cinese, non ci sono invece indicazioni che il virus sia stato rilasciato intenzionalmente, ha precisato il senatore Marshall.

Nessuna delle prove disponibili supporta la teoria dell’origine naturale, conclude il rapporto. Non c’è prova che un qualche animale sia stato infettato da Covid-19 prima dei primi casi umani.

Il depistaggio dei virologi

E qui ricorderete che all’inizio della pandemia, appena cominciò ad affacciarsi nel dibattito pubblico l’ipotesi della fuga da laboratorio, alcuni scienziati pubblicarono una lettera per stroncarla, bollandola come “teoria del complotto”.

Questo passaggio è stato oggetto delle audizioni del 18 aprile della Sottocommissione sulla pandemia da coronavirus della Camera dei Rappresentanti. Ascoltati dalla commissione l’ex direttore della National Intelligence John Ratcliffe e l’ex sottosegretario al Dipartimento di Stato David Feith, entrambi dell’amministrazione Trump.

Nella sua testimonianza l’ex direttore Ratcliffe ha affermato che il direttore del CDC, il segretario di Stato e il direttore dell’Intelligence Nazionale erano tutti convinti che molto probabilmente il Covid-19 era stato creato nel laboratorio di Wuhan, ma il dottor Anthony Fauci ha etichettato l’ipotesi dell’origine da laboratorio come una “teoria del complotto” per allontanare lo sguardo da una ricerca che aveva indirettamente finanziato:

Avevi il vertice della diplomazia, il vertice della comunità dell’Intelligence, il massimo funzionario della sanità pubblica che ti dicevano tutti con un certo livello di sicurezza che l’origine più probabile di tutto fosse una fuga dal laboratorio. (…) Alcuni di quegli individui, incluso il dottor Fauci, stavano promuovendo l’idea che si trattasse di origine naturale e si riferivano pubblicamente a questo come a una teoria del complotto in alcune conversazioni e interviste. (…) La migliore prova sono le loro stesse conversazioni, che indicano che non volevano attenzioni indesiderate sulle relazioni tra i virologi occidentali e coloro che lavoravano all’interno del Wuhan Institute of Virology e sulle fonti di finanziamento per parte di quella ricerca.

Ratcliffe ha quindi aggiunto di concordare con l’ex direttore del CDC sul fatto che Fauci abbia mentito al Congresso sotto giuramento riguardo il finanziamento della ricerca sul guadagno-di-funzione presso il laboratorio di Wuhan:

Alcune delle testimonianze del dottor Fauci sono in contrasto con alcune delle informazioni che abbiamo ma che restano classificate, così come in contrasto con alcune informazioni pubblicamente disponibili.

Prove schiaccianti

Riguardo l’origine del virus, Ratcliffe ha risposto che ci sono prove schiaccianti che il Covid-19 sia stato prodotto nel laboratorio di Wuhan, mentre non è mai stato scoperto il presunto ospite intermedio a sostegno di un’origine naturale:

La mia valutazione informata, come persona con accesso all’Intelligence nell’anno iniziale della pandemia… è che una fuoriuscita dal laboratorio è l’unica spiegazione supportata in modo convincente dalle nostre informazioni, dalla scienza e dal buon senso.

Siamo a tre anni e mezzo e ogni giorno che passa rende meno probabile che ci sia qualcosa che possa mai legare questo alla natura. Mentre dall’altra parte, (le prove, ndr) sono schiaccianti, quando si guardano le azioni della Cina e le circostanze intorno a ciò che stava accadendo dal punto di vista della biosicurezza a Wuhan. L’enorme numero di coronavirus. L’enorme numero di pipistrelli portatori di coronavirus che sono stati portati a Wuhan. Tutto ciò pesa molto nel portare a concludere con un certo livello di sicurezza che una fuga da laboratorio sia stata l’origine di questa pandemia.

Intelligence infedele

Ma se queste erano fin da subito le informazioni, perché solo ora le 18 agenzie di intelligence Usa stanno convergendo sull’ipotesi della fuga dal laboratorio? Ancora più inquietante, se possibile, la risposta di Ratcliffe a questa domanda.

Le sfide che io e altri alti funzionari dell’amministrazione Trump abbiamo incontrato mentre eravamo in carica includono preoccupazioni legittime circa le fonti strettamente riservate delle nostre informazioni e i metodi sensibili utilizzati per ottenerle, nonché blocchi illegittimi dovuti a conflitti di interesse professionali e politica di parte. Inclusi i venti contrari creati quando l’ipotesi della fuga da laboratorio fu inizialmente etichettata e falsamente riportata quasi all’unanimità come una “teoria del complotto” da scienziati in conflitto di interesse e stampa mainstream, mentre veniva anche censurata come “disinformazione” dai giganti dei social media. Internamente, anche motivazioni di politica nazionale ed elettorale stavano influenzando l’analisi delle nostre informazioni sulla Cina all’interno dell’Intelligence Community, come si evince dal rapporto del 6 gennaio 2021. In qualità di funzionario non-politico di carriera incaricato di arbitrare controversie interne sulle valutazioni dell’intelligence, il difensore civico ha rilevato che “gli analisti sembravano riluttanti a far avanzare la loro analisi sulla Cina perché tendevano a non essere d’accordo con le politiche dell’amministrazione Trump, affermando: “Non voglio che la nostra intelligence venga utilizzata per sostenere queste politiche”.

Da parte sua, Feith ha osservato che almeno due prove chiave rimangono classificate: se uno dei ricercatori del WIV che si è infettato nell’autunno del 2019 fosse il “paziente zero” e perché il Dipartimento dell’energia ha cambiato la sua valutazione trovando ora probabile l’origine da laboratorio.

L’ampio consenso scientifico

Feith ha ricordato anche la “rara” dichiarazione pubblica del 30 aprile 2020, tra le polemiche, dell’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale: la Intelligence Community “concorda con l’ampio consenso scientifico secondo cui il virus Covid-19 non è stato creato dall’uomo o geneticamente modificato” ma “continuerà a esaminare rigorosamente le informazioni e l’intelligence per determinare se l’epidemia è iniziata attraverso il contatto con animali infetti o se è stata il risultato di un incidente in un laboratorio di Wuhan”.

Ma non c’era alcun “ampio consenso scientifico”, solo un’apparenza di esso fabbricata da alcuni scienziati interessati con la lettera di Lancet e il paper “Proximal Origin”. Due degli autori del paper avevano legami con il WIV e tre – Andersen, Holmes e Garry – poco prima avevano sostenuto di trovare il virus “incoerente con le aspettative della teoria evoluzionistica”.

Guardando indietro, ha osservato Feith, sembra che la dichiarazione “possa essersi basata per i suoi giudizi su alcuni degli stessi esperti non governativi che avevano conflitti di interesse personali e il cui commento pubblico era caratterizzato da una divulgazione non completa. Essendo una dichiarazione dell’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale, tuttavia, ha avuto un peso significativo ed è stata ampiamente interpretata come un colpo alla validità della teoria della fuga da laboratorio“.

Probabilmente il più grave fallimento dell’intelligence Usa dopo l’11 Settembre.

FONTE: https://www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/rubriche/chinavirus/covid-due-fughe-dal-laboratorio-di-wuhan-poi-il-depistaggio-di-fauci-co/

 

 

LA SOSTITUZIONE ETNICA E LA STORIA SEGRETA DEL CONTE KALERGI

La sostituzione etnica e la storia segreta del Conte Kalergi

di Cesare Sacchetti

L’espressione “sostituzione etnica” è tornata di nuovo sulle prime pagine dei quotidiani. A pronunciarla stavolta è stato uno degli uomini più vicini al cerchio magico meloniano, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che è anche il cognato della stessa Giorgia Meloni dal momento che è sposato con la sorella di quest’ultima, Arianna.

Non appena queste parole sono uscite dalla bocca di Lollobrigida il sottosegretario si è subito prostrato ai piedi della lobby liberale del politicamente corretto che domina i media e tutte le liberal-democrazie europee.

Lollobrigida ha detto di non sapere chi sia Kalergi e ciò oltre che improbabile appare piuttosto ipocrita dal momento che esiste persino un premio dedicato a questa figura che ogni anno viene dato ai vari esponenti politici europei. Ora non si può pretendere certo dagli esponenti del governo Meloni un esercizio di schiettezza e di schiena dritta di fronte al dispotismo liberale.

La stessa polemica del sottosegretario è completamente artefatta e serviva, almeno nelle intenzioni, solo a ridare un po’ di fiato al governo Meloni per raffigurarlo come un esecutivo in contrapposizione a tale disegno quando lo stesso esecutivo in realtà non solo non sta facendo nulla per arrestare l’agenda immigrazionista ma la sta attuando ad un ritmo persino più forsennato degli altri governi.

Tutti i precedenti esecutivi hanno aperto le porte dell’Italia ai moderni trafficanti di esseri umani che hanno scelto la formula “umanitaria” delle ONG lautamente finanziate da George Soros per mascherare i loro sporchi traffici.

Il centrodestra aveva solo due o tre apparenti veli di Maya che lo separavano dal centrosinistra. Il controllo dell’immigrazione clandestina, la riduzione della pressione fiscale e il non completo asservimento alla ideologia gender il cui unico vero scopo non è altro che distruggere le identità maschili e femminili così da condurre la società Occidentale verso il suo completo annichilimento demografico.

Ora coloro che credevano alla favola del “meno peggio” raccontata dai vari propagandisti del centrodestra che popolano Twitter, Facebook e Telegram hanno avuto probabilmente un brusco risveglio nell’apprendere che il centrodestra liberale ha rimosso anche quei tre fragili paraventi.

Stiamo assistendo alla definitiva fusione tra il centrodestra e il centrosinistra che si rinchiudono nel bunker del liberalismo sperando che la tempesta della storia passi e risparmi la crisi politica e filosofica del pensiero che ha sfigurato la faccia dell’Europa negli ultimi 50 anni.

Kalergi: il padre dell’immigrazione di massa

Ciò però che rileva in questa riflessione è la figura dell’uomo di cui i media e anche i vari filosofi liberali e marxisti si rifiutano di parlare.

E’ il Conte Richard von Coudenhove-Kalergi, un nome che probabilmente all’uomo della strada dirà poco o nulla ma che in realtà ha influenzato come pochi la storia d’Europa nel XX secolo.

Ciò che stiamo vivendo oggi è la diretta conseguenza di quanto teorizzato ieri da questo oscuro personaggio che ha dedicato la sua vita a concepire la moderna Unione europea.

Kalergi era di origini miste e probabilmente già questo fatto ha influenzato tutta la sua filosofia successiva. Nato nel 1894 a Tokyo, figlio di un diplomatico austriaco e di una ricca ereditiera giapponese, iniziò a studiare già in giovane età filosofi tedeschi quali Kant, Nietzsche, e Schopenhauer.

C’è una ricca ed esaustiva biografia pubblicata su Wikipedia che racconta con dovizia di particolari e importanti dettagli il percorso della sua vita.

E ciò è alquanto inusuale se si pensa che la cosiddetta “enciclopedia libera” è lontano dall’esserlo dal momento che tutti i contenuti che sfidano la narrazione dei media mainstream vengono presto bollati come “complottisti” e “no vax”.

Il vocabolario al quale l’establishment attinge per screditare o etichettare l’avversario è più o meno sempre lo stesso, ma tali insulsi termini alla vista dei fatti conclamati che smentiscono tutta la propaganda mediatica ormai appaiono sempre più vuoti e privi di ogni senso logico.

La stessa regola del sistema vale ovviamente anche per Kalergi. Chi ne parla dev’essere un “complottista” nonostante tutta la vita del conte austriaco sia semplicemente la prova di fatto che è il suo pensiero che ha ispirato la moderna UE.

La sua visione è quella dell’internazionalismo politico. Per il nobile austriaco, gli Stati nazionali erano degli ingombranti depositari di odio etnico e di tensioni tra le nazioni.

Questa sua impostazione che vede le nazioni come un “relitto” della storia da eliminare lo rendono un perfetto candidato per la massoneria nella quale si iscrive già nel 1921 con la loggia Humanitas.

Due anni dopo, Kalergi pubblica quel manifesto che può essere considerato la bibbia dell’UE: Pan-Europa.

In questo documento, il filosofo afferma che il futuro non appartiene più agli Stati nazionali ma piuttosto ad un unico conglomerato sovranazionale che avocherà ad esso le singole sovranità nazionali.  Le sue idee attirano massimi esponenti della cultura e del mondo scientifico dell’epoca quali Albert Enstein e Thomas Mann che negli anni successivi attingerà molto dalle idee mondialiste del conte quando redigerà il suo manifesto intitolato “La città dell’uomo”.

È con Kalergi che nasce quindi il primo storico archetipo degli Stati Uniti d’Europa.

L’espressione stessa “Stati Uniti d’Europa” è coniata da lui e quando sentiamo i moderni “protagonisti” della politica italiana ed europea ripetere queste tre parole non sentiamo altro che la continuazione di un pensiero nato negli anni 20 del secolo scorso.

Quando ascoltiamo Laura Boldrini, Guy Verhofstadt ed Emma Bonino dire che l’Europa deve compiere il suo definitivo passo verso il compimento di questo superstato europeo non sentiamo altro che l’espressione politica dei moderni figli di Kalergi.

Un Kalergi che però viene ammirato in privato e meno acclamato in pubblico forse perché la sua storia contiene troppo scomode verità per essere rivelate alle masse.

L’Europa unita della filosofia kalergica non è la vera Europa fondata sulla cristianità e sulle tradizioni greco-romane.

È una Europa laica, laicista e profondamente anti-cristiana. Sotto la ipocrita facciata della laicità si nasconde difatti il vero fine del liberalismo. Quello di privare l’Europa della sua identità cristiana per sostituirla con un’altra, solo apparentemente a-religiosa perché poi nell’ultima fase del liberalismo si giunge verso una sorta di religione occulta neo-pagana.

Lo vediamo oggi, intorno a noi tutti i giorni. L’Europa liberale odia Dio e lo vuole sostituire con tale culto neo-luciferiano.

Siamo circondati da immagini ed espressioni dissacratorie ogni giorno. Nelle scuole gli insegnanti che recitano delle preghiere vengono sospesi mentre coloro che invece inoculano la teoria gender ai bambini non vengono toccati. Ogni singola istituzione marcia verso la completa sottomissione a questo culto che vuole legalizzare la pedofilia ed asportare ogni singolo legame con il passato e la tradizione cristiana.

Lo stesso vale per il cannibalismo. Sentiamo dire apertamente che è necessario mangiare carne umana per ridurre la fame nel mondo oppure sentiamo dire che è necessario legalizzare tutte le droghe per mettere fine alle mafie che in realtà prosperano ancora di più con la legalizzazione.

Alla fine, il modernismo liberale contiene in sé tutti i principi che vengono condannati dal cristianesimo e anche un non credente privo di pregiudizi non potrà non notare questa eclatante evidenza.

Ad ogni passo in avanti del liberalismo e del suo avversario di facciata, il marxismo, l’identità cristiana ne ha compiuto uno indietro fino ad arrivare al trionfo del blasfemo attuale.

E lo stesso vale per l’immigrazione. L’uomo “europeo” di cui parlano le élite non è europeo. Non condivide nulla delle caratteristiche storiche ed etniche dei suoi antenati nei secoli scorsi. È un homo novus che abita attorno al meticciato citato da Corrado Augias, altro figlio ideologico del kalergismo.

E il primo a teorizzare che l’uomo del futuro in Europa non doveva essere quello del passato è stato proprio ovviamente il conte Kalergi. Kalergi affermava che il popolo degli Stati Uniti d’Europa avrebbe dovuto essere di razza mista.

Popoli africani e asiatici avrebbero dovuto mischiarsi con quelli europei per dare vita al cosiddetto “melting pot”, il miscuglio selvaggio nel quale tutti i popoli si fondono a vicenda fino a cancellare le rispettive tradizioni.

Ciò sembra trovare la sua spiegazione nella filosofia stessa degli Stati Uniti d’Europa. Se il conglomerato sovranazionale europeo deve essere una struttura che annulla le nazioni e i suoi popoli, il popolo di tale struttura non dovrà portare con sé nulla del passato di questi popoli e delle loro nazioni.

Dovrà essere un qualcosa di indefinito senza una chiara identità che spicchi sopra le altre. Dovrà essere l’annullamento collettivo delle memorie etniche e storiche dei popoli.

E il meticciato serve proprio a questo. A cancellare prim’ancora che le etnie l’eredità della storia e delle tradizioni che ogni singolo Paese europeo custodisce.

Il meticciato non è altro che un’arma di questa opera di ingegneria sociale.

Ciò spiega anche perché oggi le pubblicità e le varie produzioni cinematografiche siano invase di messaggi a sfondo interrazziale.

Non si tratta altro che dell’esternazione di quella propaganda kalergica che detesta profondamente qualsiasi cosa possa tenere accesa e viva la fiamma della tradizione.

L’alta finanza dietro la fine degli Stati nazionali

Ciò che vediamo oggi davanti ai nostri occhi è il diretto risultato di una filosofia che ha almeno cento anni. E tale filosofia ha dei finanziatori che sono spesso dietro le quinte del palcoscenico della politica ma che sono in realtà i veri signori delle democrazie liberali.

Sono gli uomini delle banche. E qui torniamo al curioso fatto che riguardava Wikipedia di cui si accennava in precedenza.

Nella vecchia voce che riguarda Kalergi si spiega correttamente come durante la sua opera di divulgazione pan-europea, il nobile austriaco fu aiutato dal barone Louis de Rothschild che lo introdusse ad un altro potente membro di un’altra famosa dinastia di banchieri, Max Warburg.

Warburg era entusiasta delle idee del conte e decise di finanziare il suo progetto con 60mila marchi d’oro. Ora se si prova a cercare nuovamente questa informazione nella voce aggiornata da Wikipedia che riguarda Kalergi, si vedrà che essa è stata rimossa.

La parte che è stata cancellata nella voce di Wikipedia su Kalergi

Qualcuno non vuole far sapere al grande pubblico quale potere c’è dietro questa filosofia del meticciato.

E’ un potere molto più forte e dominante, quello dell’alta finanza. Sono gli uomini che hanno cambiato la storia d’Europa e del mondo e che raramente vengono citati nei libri dei vari storici appartenenti all’intellighenzia liberale.

Eppure sono i signori delle banche che hanno messo a disposizione i loro immensi capitali per giungere alla costruzione dell’UE. Sono loro che vogliono cancellare ogni retaggio dell’Europa cristiana.

La immigrazione di massa dunque appartiene ad una precisa agenda che si propone di sradicare la vera identità europea degli ultimi due millenni, legata indissolubilmente a Roma, per sostituirla con quella che può essere definita come una vera e propria anti-Europa.

La lettura economicistica di un’immigrazione di massa voluta per disoccupare il lavoratore locale e abbassare il salario non è affatto errata ma passa in secondo piano di fronte allo scopo principale.

Quello di una pulizia etnica mascherata da falso umanitarismo.

Ed è a questo scopo che sono devoti tutti i vari membri dei partiti presenti in Parlamento. Sono tutti devoti ad un progetto che è intrinsecamente nemico della storia e dei popoli europei e anche di coloro che vengono importati dall’Africa, trattati come bestiame pur di dar vita all’ibrido interrazziale di Kalergi.

La “pace” è soltanto l’ipocrita facciata di cui costoro si ammantano. Questa visione è autoritarismo puro. Più autoritaria di ogni regime del secolo scorso perché questa non si propone soltanto di dominare i popoli.

Si propone di sterminarli per tenerli nel recinto di una società neo-malthusiana nella quale le nascite sono regolamentate dallo Stato così come ovviamente le morti dei malati che sono un costo agli occhi di tale idea e vanno dunque eliminati attraverso l’eutanasia.

Il culto dei diritti umani finisce per rivelare quindi tutto il suo vero volto disumano.

Quando Kalergi disegnò la ripartizione del mondo secondo la sua visione, concepì cinque superstati sovranazionali che avrebbero dovuto comprendere le diverse zone del pianeta.

C’era la zona dell’unione americana, quella dell’unione asiatica, quella dell’unione africana, quella del Commonwealth britannico e fine quella dell’unione pan-europea.

C’era la dissoluzione di tutti gli Stati del mondo che avrebbero dovuto essere fusi in dei grandi aggregati che sono gestiti in ultima istanza da coloro che non appaiono sul palcoscenico. Sono i finanziatori, i veri signori della politica che hanno l’ultima parola su chi può o meno partecipare alla competizione elettorale.

Sono banchieri quali i Rothschild, i Warburg e i Baruch.

E’ più semplice di quanto si pensi. Lo scopo ultimo è il dominio del mondo e l’instaurazione di una religione anti-cristica.

A questa visione oggi stanno lavorando Giorgia Meloni e le altre parti di uno stato profondo italiano sempre più afflitto da una irreversibile crisi strutturale.

Lavorano ad una visione che vuole far sparire la cultura italiana custode eletta e prediletta della religione cattolica e del mondo greco-romano.

Lavorano ad una visione che sembra essere stata già condannata dalla storia. Le nazioni reclamano nuovamente la loro identità e storia. Le nazioni vogliono tornare a vivere. Le nazioni non vogliono perire sull’altare di Kalergi.

FONTE: https://www.lacrunadellago.net/la-sostituzione-etnica-e-la-storia-segreta-del-conte-kalergi/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Una marea di soldi per distruggere la scuola

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Maestro Perboni, maestrina dalla penna rossa, ma non vi piacerebbe essere più smart, più connessi, più computerizzati? Non vi piacerebbe invece di mettere pace tra gli alunni intemperanti fare un po’ di problem solving e poi implementare secondo i comandamenti del marketing che deve fecondare anche la scuola e l’istruzione, creando spazi per le next generation class room dove registrare tiktok?
Ci pensa per voi il Pnrr, il magico sistema messo a punto dall’Europa con la complicità dei più assoggettati governi partner, il nostro in prima linea, che stanzia somme ingenti – che dovremo poi risarcire – per la rivoluzione digitale, che si accompagnerà a una profonda revisione semantica, ma anche a propositi visionari a cominciare dalla felicità interna lorda promessa ai più diligenti tra maestri e alunni.

Proprio quando il mondo anglosassone scopre la necessità di valorizzare le materie umanistiche, quando filosofi prestigiosi come la Nussbaum riescono a infuenzare i decisori contestando che sia la crescita economica l’unico obiettivo a cui deve mirare una politica pubblica, mentre il fine dello sviluppo deve essere piuttosto quello di mettere in grado le persone di vivere un’esistenza piena, creando «capacità» che consentano a ognuno di realizzarsi e di vivere la propria vita all’insegna della pari dignità umana, noi andiamo in controtendenza. Collochiamo le generazioni future in un metaverso dove circolano come naufraghi da preparare per la sfida del futuro, un futuro da solerti specialisti addestrati per premere un tasto, girare una manovella, nel più gratificante dei casi, manovrare un drone.

Si muoveranno in “aree spaziali” al posto delle aule, opportunamente cablate per realizzare nuovi ambienti di apprendimento e laboratori”, al fine di formare i professionisti digitali del futuro. Sarebbe questo l’intento degli investimenti del Pnrr: 2,1 miliardi di euro per la trasformazione delle classi tradizionali e per “promuovere un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico”.
La denominazione “Scuola 4.0” discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali.
Facile immaginare la prima conseguenza della strategia; la demolizione delle relazioni umane, la cancellazione dei legami che si stringono con la frequentazione fisica, il contatto, il dialogo,che aiutano a esaltare e valorizzare talenti e predisposizioni.

“Quella che si vuole realizzare grazie al PNRR, con Futura, è una scuola che forma cittadine e cittadini consapevoli, in grado di poter essere determinanti nei processi di transizione digitale ed ecologica dell’Italia di domani”, recita il Piano di trasformazione del Paese “che lascerà una preziosa eredità alle generazioni future, dando vita a una crescita economica più robusta, sostenibile e inclusiva”. Con sei campi d’azione si aspira a mettere il sistema scolastico al centro della crescita del Paese, integrandolo pienamente alla dimensione europea: “le misure afferiscono, infatti, agli aspetti più strategici della scuola: la riorganizzazione del sistema scolastico, la formazione del personale, le procedure di reclutamento, il sistema di orientamento, il riordino degli istituti tecnici e professionali e degli Istituti Tecnici Superiori (ITS)”.
L’intento esplicito è quello di “allineare il curricolo degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese, in particolare verso l’output di innovazione del piano nazionale Industria 4.0 e la profonda innovazione digitale in atto in tutti i settori del mercato del lavoro. L’elevata qualità del curriculum offerto incoraggerà l’occupabilità, grazie anche all’armonizzazione dei programmi di formazione in base alle esigenze di ciascun territorio. La riforma investe sul capitale umano in un approccio mirato e adeguato alle condizioni geografiche, economiche e sociali di ogni contesto locale, con benefici diretti di breve e lungo termine”.
Con un colpo di spugna si cancellano le finalità dell’istruzione pubblica: l’auspicata sinergia tra mercato del lavoro e giovani prevede l’applicazione delle tecniche di marketing, il sopravvento delle leggi del profitto, il premio per valori discutibili: spregiudicatezza, asservimento alle ideologie correnti, arrivismo e competitività.

Stiamo forgiando generazioni di schiavi senza spirito critico, senza senso di responsabilità personale e collettiva, con l’aiuto di docenti ricattati e umiliati da anni di remunerazioni che hanno avvilito la loro professionalità e dignità.
Oggi a tanti anni di distanza si ricorre a canoni regressivi, quelli del merito che premia chi se lo può comprare, il conseguente consolidamento delle disuguaglianze determinate da un mercato che si regola solo secondo i comandamenti del profitto, contraddicono le speranze dei padri costituenti: “Dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità d’uomini… fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare, e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica, perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto un’uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale” (P. Calamandrei)”.
Difendiamola, difendetela la scuola e la gente che ci vive dentro con passione, che ancora forse ce n’è.

FONTE: https://ilsimplicissimus2.com/2023/04/20/una-marea-di-soldi-per-distruggere-la-scuola/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Ucraina, la controffensiva sta svanendo

Il senso di realtà si sta facendo strada tra la densa arroganza di Washington: aver strombazzato ormai da un mese e mezzo la mitica controffensiva ucraina e aver fatto intendere che essa avrebbe potuto  addirittura recidere la linea di rifornimento dalla Russia verso la Crimea  adesso non sembra più una buona idea ed anzi potrebbe essere una catastrofe di immagine per l’occidente. In realtà fin dall’inizio era apparso piuttosto azzardato pensare  che l’armata Brancaleone  di Kiev, dotata di una panoplia incoerente di sistemi d’arma e sempre a corto di munizioni, potesse ottenere qualcosa di più di qualche  limitato successo locale, ma il meccanismo mediatico occidentale ha fatto fin troppo bene il suo mestiere di suggeritore di menzogne all’opinione pubblica e ha creato una tale aspettativa attorno al questa imminente  controffensiva che l’amministrazione di Washington  è rimasta incastrata nella sua stessa narrazione.  Un insuccesso peraltro assai probabile, anzi praticamente certo rispetto alle folli aspettative alimentate e la distruzione del terzo esercito ucraino potrebbe essere letale per Biden che – incredibile, ma vero – ormai ha deciso di volersi ripresentarsi per un secondo mandato.

Come hanno scritto il New York Times e Politico  è abbastanza evidente che senza una vittoria decisiva che non si vede come si possa concretamente conseguire sarebbe difficile continuare a favoleggiare una vittoria ucraina finale e rifiutare il tavolo della pace che comunque per gli Usa e per il resto dell’occidente – colonia  sarebbe anche  il tavolo della sconfitta. Non c’è alcun dubbio che siano stati i documenti segreti del Pentagono, fatti trapelare  proprio a questo scopo, a rivelare le reali condizioni dell’Ucraina e le scarse possibilità che l’ennesimo riarmo potesse ribaltare la situazione militare. Oltretutto il Pentagono ha  anche un altro problema: il pericolo  di mostrare urbi et orbi la mediocre prestazione di armi occidentali celebrate, a cominciare da carri Abrams che scivolano nel fango o dei Leopard 2, alcuni esemplari dei quali sono già stati distrutti  in combattimento, ma che hanno mostrato di essere “delicati ” anche negli spostamenti: due di essi si sono toccati nelle manovre di schieramento in Polonia e hanno subito gravi danni come si può vedere dalla foto di apertura  del post che si riferisce proprio a qoesto incidente.  Senza dire che il personale medico ucraino tenta di procurarsi dei blindati per trasporto truppe ex sovietici  vista la scarsa capacità dei mezzi occidentali di adattarsi al terreno della battaglia.  Parecchio del “valore” psicologico attribuito alla controffensiva stava proprio nella cessione a Kiev delle armi pesanti dell’occidente: una loro demitizzazione significherebbe anche una perdita di affari oltre che di prestigio. Alcune righe di Politico rendono bene lo sconcerto a Washington dopo l’uscita dei documenti segreti che hanno spezzato l’autoreferenzialità della narrazione: “A quattordici mesi dall’inizio del conflitto, gli ucraini hanno subito sconcertanti perdite – circa 100.000 morti – con molti dei loro migliori soldati messi da parte o esausti. Le truppe hanno anche consumato quantità storiche di munizioni e armi, che persino la prodigiosa (neretto mio) produzione dell’Occidente è incapace di soddisfare j”. Una sorta di autodafé che poi è stato tolto dalla versione finale del pezzo perché troppo rivelatore nonostante la cifra delle vittime ucraine sia meno della metà di quella reale.

Comunque sia Biden sembra voler fare marcia indietro sull’epica controffensiva anche perché un fallimento o anche un mediocre risultato  sarebbe comunque addebitato alla Casa Bianca, vuoi per non aver fornito a Kiev tutto ciò che chiedeva, vuoi  per aver appoggiato troppo un regime che non la può spuntare contro la Russia:  a questo punto è probabile che la controffensiva non inizi nemmeno tanto che gli uomini di Washington  hanno persino informato l’Ucraina sui pericoli di un’estensione eccessiva delle sue ambizioni e di una diffusione troppo estesa delle sue truppe. Paradossalmente  è lo stesso avvertimento  che Biden ha dato all’allora presidente afghano Ashraf Ghani quando i talebani si sono mossi per invadere il paese durante il ritiro militare degli Stati Uniti nel 2021. Non a caso sono cominciati ad uscire pezzi sulla corruzione personale di Zelensky e il fatto che comprasse carburante dalla Russia, come preparazione per una svolta che consenta di addebitare all’ec eroe il fallimento. Ma questa volta non sarà più possibile infinocchiare la Russia, come è successo con gli accordi di Minsk e probabilmente Mosca esigerà un disarmo ucraino prima di sedersi al tavolo. L’unico problema è  presentare questa sconfitta totale come un vittoria totale. Ma sono certo che ci si riuscirà: dopotutto c’è ancora chi crede che i vaccini contro il Covid siano efficaci e sicuri,

FONTE: https://ilsimplicissimus2.com/2023/04/26/ucraina-la-controffensiva-sta-svanendo/

 

Esperti: L’incontro di Xi con Putin mira a prolungare la guerra in Ucraina

Di Venere Upadhyaya

Secondo gli analisti, l’incontro del leader cinese Xi Jinping con il presidente russo Vladimir Putin ha lo scopo di promuovere i disegni del Partito Comunista Cinese (Pcc) contro gli Stati Uniti.

La visita di Xi a Mosca dal 20 al 23 marzo è la prima nel Paese dall’invasione di Putin nel febbraio 2022 e segue la mediazione di Pechino per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita. Settimane prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Xi e Putin avevano dichiarato una partnership «senza limiti», e da allora i legami tra i due Paesi si sono solo intensificati.

L’incontro è stato annunciato venerdì 17 marzo, tra l’altro non molto tempo dopo che la Corte internazionale di giustizia ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin per crimini di guerra.

Gli esperti sostengono che la tempistica della visita sia fondamentale per Xi quanto per Putin.

«Penso che Pechino, come la maggior parte del resto del mondo, sia preoccupata che il conflitto possa degenerare in una guerra nucleare che danneggerebbe i propri piani tanto quanto chiunque altro», ha affermato Brandon Weichert, analista geopolitico e autore statunitense. Allo stesso tempo, però, a Pechino non dispiace vedere i suoi due maggiori concorrenti, Russia e Stati Uniti, dissanguarsi a vicenda in Europa, mentre la Cina ha carta bianca nell’Indo-Pacifico».

Tempistica

L’incontro arriva sulla scia dei lenti progressi della Russia nella sua operazione, che dura ormai da mesi, per conquistare la città di Bakhmut, nell’Ucraina orientale. La sanguinosa battaglia ha portato a enormi perdite da entrambe le parti, in particolare in quella russa.

Madhav Nalapat, analista di affari strategici e vicepresidente del Manipal Advanced Research Group con sede in India, ha affermato che Xi e Putin si incontrano in un momento in cui la guerra in Ucraina sta entrando in una fase in cui può concludersi in modo definitivo o può trascinarsi in un stallo: «Putin è sotto pressione da parte dei suoi comandanti per scatenare tutta la furia delle armi russe contro l’Ucraina piuttosto che prolungare la guerra. Chiaramente Xi vuole sapere se Putin farà di tutto o continuerà con le tattiche attuali».

Per Frank Lehberger, un sinologo con sede in Germania, l’«accordo frettoloso» e l’«incontro segreto» di Xi e Putin è dovuto al fatto che l’esercito russo è sull’«orlo del collasso» in Ucraina. «Xi Jinping, che dalla scorsa settimana è l’unico autocrate della Cina, è ansioso che ciò non accada, perché una disfatta militare degli eserciti russi in Ucraina sarebbe la fine del regime russo autocratico e anti-occidentale di Putin», ha scritto Lehberger a Epoch Times per e-mail.

Secondo i funzionari occidentali l’esercito russo ha perso quasi 200 mila soldati durante la guerra, e almeno 500 mila russi sono fuggiti dal Paese dall’inizio della guerra. Lehberger ha affermato che le élite russe e gli intransigenti nazionalisti sono arrabbiati con Putin e lo ritengono responsabile della situazione: vogliono porre fine al sogno di Putin di ricreare un impero russo in Europa.

«Putin ha un disperato bisogno che Xi venga ora e prometta il suo aiuto, o sarà troppo tardi per Putin e per i suoi sogni di un impero autocratico», sostiene Lehberger. «Xi sa tutto questo, e ha anche un disperato bisogno che la Russia continui a combattere […] non solo contro gli ucraini ma per associazione contro l’intero Occidente democratico o la Nato, che sono i nemici esistenziali del Pcc».

Nalapat ha affermato che la Russia che perde una guerra contro l’Ucraina indebolirebbe significativamente la posizione della Cina nell’ordine internazionale e il tempismo dell’incontro ne tiene conto.

Armi letali per la Russia

C’è stata una crescente apprensione sull’idea che la Cina possa fornirre assistenza militare alla Russia. Il segretario di Stato Anthony Blinken ha dichiarato il mese scorso che la Cina sta già fornendo armi «non letali» alla Russia durante la guerra e sta valutando la possibilità di fornirne di letali. Ma Pechino nega queste affermazioni.

Sebbene si sia parlato molto del presunto ruolo di Xi come pacificatore nel conflitto, gli esperti hanno affermato che si tratta solo di una cortina fumogena. Un indizio di questo è la fornitura da parte di Pechino di attrezzature «a duplice uso» a Mosca che aiutano i suoi sforzi militari.

Weichert ha affermato che la Cina fornisce da tempo «supporto e rifornimenti vitali» alla Russia. «L’amministrazione Biden sa benissimo che ci sono ‘tecnici’ cinesi che lavorano a fianco delle unità del Gruppo Wagner (gruppo mercenario privato) a Bakhmut, aiutandole a mantenere le flotte di droni che i produttori cinesi di droni hanno venduto ai russi».

Il quotidiano britannico Daily Mirror, citando un rapporto dell’intelligence britannica, ha riferito che il gruppo Wagner ha acquistato più di 2.500 droni cinesi in un accordo tra il gruppo mercenario e l’intelligence russa e cinese.

Nalapat ha affermato che fuorviare il nemico è una «procedura operativa standard» per il Pcc, sottolineando che il regime sta fornendo armi alla Russia attraverso canali discreti. «Credi che il flusso di armi, molte sofisticate, che arrivano in Russia dalla Corea del Nord e dall’Iran siano state tutte fabbricate in quei due Paesi?».

Secondo un recente articolo di Politico che cita i dati doganali, le aziende cinesi hanno esportato a Mosca 1.000 fucili d’assalto e altre attrezzature che potrebbero essere utilizzate nel conflitto.

Nel giugno 2022 l’azienda russa Tekhkrim ha importato fucili dalla China North Industries Group Corporation Limited, un grande appaltatore statale della difesa. I dati hanno anche mostrato che le aziende russe hanno ricevuto 12 spedizioni di parti di droni e oltre 12 tonnellate di giubbotti antiproiettile dalla Cina attraverso la Turchia alla fine del 2022.

In risposta a questo articolo, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato a Epoch Times che l’amministrazione non ha potuto confermare che la Cina abbia effettivamente fornito aiuti letali alla Russia.

Lehberger ha affermato che «tutte queste attività violano le attuali sanzioni internazionali», e che gli sforzi segnalati sono solo la punta dell’iceberg.

Oltre all’Iran e alla Corea del Nord, la Cina sta anche inviando armi alla Russia attraverso altri Paesi come Myanmar, Serbia, Turchia e il fedele alleato della Russia in Europa, la Bielorussia.

Dopo il vertice con Putin, Xi parlerà via satellite con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy per la prima volta dall’invasione. Lehberger l’ha definita la «missione di pace fittizia» di Xi.

Secondo l’esperto, Xi punterà a un cessate il fuoco temporaneo per guadagnare tempo per il recupero dell’esercito impoverito di Putin e la Russia «in un secondo momento» attaccherà l’Ucraina in modo più feroce.

Lehberger ha affermato che il Pcc continuerà a fornire armi alla Russia per almeno altri due anni, perché ritiene che Xi abbia in programma di conquistare Taiwan nel 2025 e vorrebbe quindi utilizzare il prolungato conflitto ucraino-russo per stordire o indebolire gli Stati Uniti. e altre potenze occidentali.

La posta economica della Cina

Gli esperti hanno affermato che la Cina ha agende economiche a lungo termine nei confronti della guerra Russia-Ucraina e che i suoi obiettivi economici nei prossimi decenni sono legati alla sottomissione dell’economia russa a Pechino. «La Russia è esattamente nel campo del nuovo impero cinese; le vaste terre selvagge russe diventeranno proteine ​​di cui il drago potrà nutrirsi man mano che cresce nel prossimo decennio, e Putin diventerà un potente principe vassallo sotto Xi Jinping», ha affermato Weichert, aggiungendo che la fusione delle economie cinese e russa sarebbe un importante vittoria per Xi e per questo sarebbe necessario che la Russia fosse intrappolata in un conflitto prolungato con l’Ucraina.

Nalapat ha affermato che la Russia è diventata il più importante fornitore cinese di materie prime industriali a prezzi scontati. I due Paesi vogliono lavorare insieme per rovesciare il dollaro Usa come valuta di riserva globale: «A loro avviso, un dollaro Usa indebolito rafforzerebbe le proprie valute, in particolare il Rmb [Yuan cinese, ndr]. Per qualche tempo, gran parte del finanziamento del disavanzo degli Stati Uniti è venuto dall’aumento degli acquisti all’estero di Usd come valuta di riserva e un ripristino del dollaro ridurrebbe in modo significativo la capacità di spesa del governo degli Stati Uniti».

Secondo Lehberger che vede la guerra in Ucraina come vitale per il piano economico di Pechino contro Washington, Xi vuole che gli Stati Uniti non solo siano indeboliti, ma anche privati ​​di alleati affidabili e funzionanti all’interno dell’Europa: «Una Ue debole sarà quindi destinata a diventare economicamente dipendente della Cina».

 

Articolo in inglese: Xi’s Meeting With Putin Covertly Aims to Prolong Ukraine War, Weaken US: Experts

FONTE: https://m.epochtimes.it/news/esperti-lincontro-di-xi-con-putin-mira-a-prolungare-la-guerra-in-ucraina/

 

 

Yellen dichiara guerra alla Cina. Ma in stile Woke.

Si aspetta che collabori sul Clima e il Debito (suo)

La segretaria al Tesoro (ed ex governatrice della banca centrale) Janet L. Yellen ha tenuto un discorso sul rapporto economico USA-Cina. Nella prima parte è una dichiarazione di guerra:

Il nostro approccio economico alla Cina ha tre obiettivi principali.

In primo luogo, garantiremo i nostri interessi di sicurezza nazionale e quelli dei nostri alleati e partner e proteggeremo i diritti umani. Comunicheremo chiaramente alla RPC le nostre preoccupazioni circa il suo comportamento. E non esiteremo a difendere i nostri interessi vitali. Anche se le nostre azioni mirate possono avere un impatto economico, sono motivate esclusivamente dalle nostre preoccupazioni riguardo alla nostra sicurezza e ai nostri valori. Il nostro obiettivo non è utilizzare questi strumenti per ottenere un vantaggio economico competitivo.

In secondo luogo, cerchiamo un sano rapporto economico con la Cina: uno che promuova la crescita e l’innovazione in entrambi i paesi. Una Cina in crescita che rispetta le regole internazionali fa bene agli Stati Uniti e al mondo. Entrambi i paesi possono beneficiare di una sana concorrenza nella sfera economica. Ma una sana concorrenza economica, di cui entrambe le parti traggono vantaggio, è sostenibile solo se tale concorrenza è leale. Continueremo a collaborare con i nostri alleati per rispondere alle pratiche economiche sleali della Cina. E continueremo a fare investimenti fondamentali a casa, impegnandoci con il mondo per far avanzare la nostra visione di un ordine economico globale aperto, equo e basato su regole.

In terzo luogo, cerchiamo la cooperazione sulle urgenti sfide globali dei nostri giorni. Dall’incontro dello scorso anno tra i presidenti Biden e Xi, entrambi i paesi hanno concordato di migliorare la comunicazione sulla macroeconomia e la cooperazione su questioni come il clima e il debito. Ma occorre fare di più. Chiediamo alla Cina di mantenere la sua promessa di lavorare con noi su questi temi, non come un favore nei nostri confronti, ma per il nostro comune dovere e obbligo nei confronti del mondo. Affrontare questi problemi insieme promuoverà anche gli interessi nazionali di entrambi i nostri paesi.

Tipicamente woke – l’ideologia che domina le menti americane al potere – è l’evocazione di “valori” indefiniti, e “regole internazionali” indefinite costituisce sempre una scusa spiacevole per il male. Rivendicare “pratiche economiche sleali” in Cina quando sono gli Stati Uniti a infrangere le proprie regole a destra e a manca è imbarazzante. Come scrive Edward Luce sul Financial Times :

Gli Stati Uniti di oggi non possono concludere accordi commerciali, non possono negoziare regole digitali globali, non possono rispettare le decisioni dell’OMC e non possono sostenere le riforme di Bretton Woods. [Quindi] come può la Cina essere obbligata a sottostare a un ordine guidato dagli Stati Uniti in cui l’America stessa ha smesso di credere?

Woke al massimo grado, insieme di irrealismo e moralismo e presunzione – è la proposta di collaborare “sul Clima e il debito” dopo le minacce ed ostilità. Notoriamente sono gli USA ad avere un problema titanico di debito, e la Cina sta comprando sempre meno Buoni del Tesoro, ossia i titoli del suo debito, con cui finanziava in modo decisivo i consumi della superpotenza—

Yellen discute i tre punti in modo più dettagliato. Alla voce “Sicurezza nazionale” dice:

Esaminiamo inoltre attentamente gli investimenti esteri negli Stati Uniti per i rischi per la sicurezza nazionale e intraprendiamo le azioni necessarie per affrontare tali rischi. E stiamo prendendo in considerazione un programma per limitare alcuni investimenti in uscita dagli Stati Uniti in specifiche tecnologie sensibili con significative implicazioni per la sicurezza nazionale.

In che modo il divieto di investimenti statunitensi in Cina aiuta la sicurezza nazionale?

Due giorni fa Politico ha avuto un’anteprima del programma :

Entro la fine del mese sono attese regole senza precedenti che limitano gli investimenti americani in Cina e l’amministrazione ha iniziato a informare i gruppi industriali sulle grandi linee dell’ordine esecutivo, che dovrebbe richiedere alle aziende di notificare al governo nuovi investimenti in Cina aziende tecnologiche e proibire alcuni accordi in settori critici come i microchip.

Dall’amministrazione Trump, i legislatori della sicurezza nazionale e i funzionari del governo hanno cercato di elaborare nuove regole per supervisionare – e potenzialmente bloccare – gli investimenti statunitensi nei settori tecnologici cinesi. L’obiettivo è impedire alle aziende americane di finanziare o sviluppare tecnologia che possa essere successivamente utilizzata dall’esercito cinese.

Ma questa è un’escalation nella guerra economica contro la Cina. Come continua Politico :

Queste mosse sarebbero arrivate sulla scia dell’azione commerciale aggressiva dello scorso anno, quando l’amministrazione ha messo in atto nuove regole sulle esportazioni che cercavano esplicitamente di minare il prezioso settore dei microchip di Pechino e ha approvato massicce politiche industriali volte a rompere la dipendenza dall’economia cinese. All’epoca, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan era chiaro che l’obiettivo della strategia era preservare il vantaggio competitivo dell’America nelle industrie high-tech emergenti , anche se Washington non perseguisse un disaccoppiamento più ampio.

“Dobbiamo mantenere il maggior vantaggio possibile” nei settori ad alta tecnologia come i microchip, ha affermato Sullivan, anticipando le nuove regole del Dipartimento del Commercio rilasciate a ottobre che hanno cercato di fermare lo sviluppo di chip cinesi.

La nuova norma che vieta gli investimenti statunitensi in Cina si applicherà a tre grandi settori:

“…I responsabili politici lo scorso anno hanno considerato di includere nell’ordine fino a cinque grandi industrie cinesi – microchip, intelligenza artificiale, informatica quantistica, biotecnologia ed energia pulita – è probabile che i settori delle biotecnologie e dell’energia pulita siano ora esclusi dal programma.

Proibire gli investimenti in questi settori particolarmente sciocco: alla Cina non mancano i soldi per gli investimenti. Il saldo del suo conto capitale è positivo e la Cina sta investendo più all’estero di quanto gli stranieri investano in Cina. Nell’ultimo trimestre del 2022:

  • Gli investimenti diretti esteri (IDE) sono aumentati di 27,7 miliardi di USD nel dicembre 2022.
  • Gli investimenti diretti in Cina all’estero sono aumentati di 44,2 miliardi di USD nel dicembre 2022.

“Né alla Cina non manca il know how, commenta Moon of Alabama . Sta ricercando e sviluppando ad alto livello in tutti gli stessi settori in cui lo stanno facendo gli Stati Uniti.

Proibire gli investimenti statunitensi in nuove fabbriche di chip cinesi o modelli di intelligenza artificiale danneggerà solo le industrie statunitensi.

La Cina è la società in via di sviluppo più dinamica. C’è un’alta probabilità che troverà e svilupperà cose nuove prima che lo facciano gli Stati Uniti. Ma invece di cavalcare quell’onda e investire in essa, gli Stati Uniti si proibiranno di trarne profitto. Le nuove regole dell’amministrazione Biden taglieranno gli investitori statunitensi dal futuro flusso di entrate della Cina”.

Fed Chair Janet Yellen Says She Expects Interest Rate Hike by End of ...

Qui sta molto bene come chiusa questa riflessione di Simone Di Stefano:

L’Occidente guidato dalle élite finanziarie del grande capitale ha già perso la guerra. La globalizzazione è morta, le materie prime, le tecnologie, la capacità industriale, sono tutte nella metà del mondo che l’Occidente credeva di dominare col potere del denaro. Quello che era il “mondo globalizzato” è ora un piccolo stagno occidentale, dominato da vecchi banchieri, in cui non si produce nulla, in preda ad integralismi materialistici insensati e ridicoli (clima, gender, cancel culture etc). Integralismi funzionali al FALLIMENTO ECONOMICO del modello occidentale. Per cui essere ridotto a uno straccione sussidiato mangiavermi senza prospettive, senza macchina, senza casa, senza futuro, senza la possibilità di creare la tua famiglia, non sarà un disastro ma “una scelta intelligente e responsabile”. Ma questa follia anti umana e antistorica non può durare e siamo a breve distanza da un cambiamento epocale. L’Italia può e deve essere avanguardia di questo cambiamento, del ritorno alla “normalità” di una esistenza lineare e semplice a disposizione di tutti e che si può sintetizzare in poche parole: libertà, lavoro, casa, figli.

https://twitter.com/distefanoTW/status/1650074777552338946

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/yellen-dichiara-guerra-alla-cina-ma-in-stile-woke/

 

 

 

CULTURA

Agglomerato urbano

Francesca Sifola Scrittrice

Già solo sentire queste due parole messe insieme mi fa raggrinzire la pelle, riempiendola di rughe in un attimo fulmineo. Mi chiedo perché mai, fin dalla notte dei tempi, con tutto lo spazio che c’era sulla terra, l’uomo ha sentito il bisogno di accatastarsi l’uno sull’altro vivendo gomito a gomito in “agglomerati urbani”, per poi finire col non sopportarsi e, talvolta arrivare persino a uccidersi. Perché troppo spesso la realtà dei fatti è questa: “Ogni sera alla stessa ora, da quelle due finestre di fronte si sentivano gli urli di sempre e sempre tra le stesse persone… Agglomerato urbano!”

FONTE: https://www.francescasifola.it/flash/

Il problema non è la sostituzione etnica ma quella culturale

Antonio Di Siena 20 04 2023

Il problema non è la sostituzione etnica.

E non può esserlo soprattutto per un popolo, l’italiano, che sotto le insegne di Roma ha mischiato i popoli e le culture del Mediterraneo riunendoli sotto un’unica grandiosa civiltà. Il problema, semmai, è la sostituzione culturale.

La perdita di quel impianto di valori etici, morali, filosofici (laici o religiosi, o l’equilibrio tra questi), tradizionali e di comunità propri dell’identità della penisola da almeno un millennio. Un timore comprensibile, che però lascia intravedere il problema vero dove sta: solo una cultura, una civiltà, debole infatti ha paura di essere sostituita.

Perché, in quanto debole, rischia davvero di scomparire a vantaggio di un’altra più forte. Non migliore ma semplicemente più vitale e vigorosa, non foss’altro per l’energia giovanile che sprigiona. Credo che dovremmo primariamente interrogarci su questo. Su chi e cosa ci sta già effettivamente trasformando in qualcosa di diverso da ciò che eravamo non più tardi di mezzo secolo fa.

Magari qualcuno si renderà conto che la minaccia arriva veramente dal mare. Ma non da sud, ma da ovest.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_problema_non__la_sostituzione_etnica_ma_quella_culturale/29278_49416/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Ex esperto di psyops dell’esercito americano: Fox News ha licenziato Carlson per mantenere la “popolazione quasi ritardata semi lobotomizzata”

Foto di Tyler Durden

DI TYLER DURDEN
GIOVEDÌ 27 APRILE 2023 – 14:25

Scritto da Paul Joseph Watson tramite Summit News,

Un ex ufficiale di guerra psicologica dell’esercito degli Stati Uniti afferma che Tucker Carlson è stato licenziato da Fox News a causa dell’agenda del regime per mantenere una “popolazione quasi ritardata semi lobotomizzata disinformata”.

Le osservazioni sono state fatte dall’esperto statunitense di antiterrorismo Scott Bennett.

Carlson e Fox News “si sono separati” lunedì con speculazioni ancora in corso sul motivo specifico per cui la rete ha eliminato il suo host più votato e più popolare.

Secondo Bennett, Carlson rappresentava una minaccia eccessiva per il potere istituzionale perché trasformava gli americani in veri e propri “ricercatori e pensatori”.

Carlson ha offerto un “intellettualismo, veridicità e una profondità analitica che nessun’altra personalità di notizie ha mai fatto nella storia degli Stati Uniti fin da quando posso ricordare”, ha detto Bennett.

Tucker aveva bisogno di essere “messo a tacere” perché rappresentava una minaccia troppo grande per “poteri e principati, istituzioni e programmi che cercano una popolazione non illuminata, non informata, semilobotomizzata, quasi ritardata, che non fa domande, non ricerca, non analizza ma semplicemente digerisce e seguire le istruzioni”, secondo Bennett.

“Tucker Carlson ha anche esposto i crimini di frode e riciclaggio di denaro sporco di FTX e del Partito Democratico in Ucraina che coinvolgono il governo degli Stati Uniti. Ha esposto i laboratori biochimici statunitensi in Ucraina e il loro legame con il Partito Democratico, il presidente Barack Obama, il vicepresidente Biden, Hillary Clinton, George Soros, Bill Gates e altre agenzie governative statunitensi e aziende farmaceutiche”, ha detto Bennett a Sputnik.

La retorica anti-regime dell’ex conduttore “non può più essere tollerata dai corrotti media americani e dall’establishment politico”, ha detto Bennett, aggiungendo che la sua uscita segna “la morte dei media americani”.

L’ex ufficiale psyops dell’esercito degli Stati Uniti ha suggerito che il senatore Chuck Schumer aveva minacciato di utilizzare la CIA e l’FBI per dispiegare operazioni segrete del governo contro Tucker per toglierlo dall’aria a meno che non fosse licenziato.

Schumer in precedenza aveva chiesto che Carlson venisse tolto dall’aria dopo aver trasmesso filmati che mostravano che i leader della “rivolta” del 6 gennaio erano stati effettivamente ammessi al Campidoglio e accompagnati dalle autorità.

Come abbiamo  evidenziato  in precedenza, uno dei motivi alla base del licenziamento di Tucker è una causa intentata dall’ex produttrice dello spettacolo Abby Grossberg, che afferma di essere stata vittima di bullismo e di essere stata vittima di molestie sessiste e antisemite.

Tuttavia, lo stesso avvocato di Grossberg ha rivelato di non aver mai nemmeno incontrato Carlson.

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FONTE: https://www.zerohedge.com/political/ex-us-army-psyops-expert-fox-news-fired-carlson-maintain-semi-lobotomized-quasi-retarded

 

Tucker riappare nella fascia oraria delle 20:00, ma non con Fox, che ha appena subito un crollo delle valutazioni “catastrofico”

Foto di Tyler Durden

DI TYLER DURDEN
GIOVEDÌ 27 APRILE 2023 – 12:44

Dopo la separazione a sorpresa di Tucker Carlson da Fox News , il conduttore di notizie via cavo n .

Secondo Carlson, una delle cose che si nota quando ci si prende un po’ di “tempo libero” è “quanto siano incredibilmente stupide la maggior parte dei dibattiti che si vedono in televisione. Sono completamente irrilevanti. Non significano nulla.

“Tra cinque anni non ci ricorderemo nemmeno di averli avuti… eppure, allo stesso tempo, gli argomenti innegabilmente grandi – quelli che definiranno il nostro futuro – non sono praticamente discussi affatto. Guerra, libertà civili , scienza emergente, cambiamento demografico, potere aziendale, risorse naturali … Quand’è stata l’ultima volta che hai sentito un legittimo dibattito su una di queste questioni? “

” Dibattiti del genere non sono consentiti nei media americani “, ha continuato Carlson, aggiungendo ” Entrambi i partiti politici e i loro donatori hanno raggiunto un consenso su ciò che li avvantaggia e collaborano attivamente per chiudere qualsiasi conversazione al riguardo .

“Improvvisamente gli Stati Uniti sembrano uno stato a partito unico “, ha detto Carlson.

Orologio:

Carlson non pensa che questo durerà, tuttavia, notando che mentre quanto sopra è una “realizzazione deprimente”, non pensa che sia permanente.

“Le nostre attuali ortodossie non dureranno. Sono cerebralmente morti.

I responsabili lo sanno, per questo sono isterici e aggressivi. Hanno paura. Hanno rinunciato alla persuasione, ricorrono alla forza. Ma non funzionerà. Quando le persone oneste dicono ciò che è vero, con calma e senza imbarazzo, diventano potenti . Allo stesso tempo, i bugiardi che hanno cercato di metterli a tacere si rimpiccioliscono e diventano più deboli. Questa è la legge ferrea dell’universo; prevalgono le cose vere. 

Tucker ha chiesto retoricamente “Dove puoi ancora trovare gli americani che dicono cose vere? Non sono rimasti molti posti, ma ce ne sono alcuni – e basta. Finché riesci a sentire le parole, c’è speranza. A presto. “

Fox News , nel frattempo, ha subito un “catastrofico calo di spettatori” in seguito alla cacciata di Carlson per ragioni ancora sconosciute, secondo Sean Davis di The Federalist .

Questo è devastante …

FONTE: https://www.zerohedge.com/political/tucker-reappears-8pm-time-slot-not-fox-which-just-suffered-catastrophic-ratings-crash

Vietnam Deja-vu’: la “fuga di notizie del Pentagono” solo una farsa?

di Pepe Escobar – Strategic Culture – 13 04 2023

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

Il copione si legge in efetti come una parodia del leggendario cartone animato del 1960 della rivista Mad, “Spy vs. Spy”: Documenti segreti del Pentagono cadono nelle mani della Russia maligna! Beh, in realtà nelle mani di milioni di persone che accedono a Twitter e Telegram.

Quindi, a ben vedere, abbiamo un’importante fuga di notizie che descrive essenzialmente la pianificazione del Pentagono per la prossima fase della guerra per procura tra la NATO e la Russia in Ucraina: l’interminabile e discussa “controffensiva” di primavera che potrebbe, o meno, iniziare a metà aprile, nonché i piani di guerra condivisi con “FVEY” – i paesi “Five Eyes”.

Le informazioni trapelate potrebbero – e la parola chiave è “potrebbero” – essere vantaggiose per la Russia se non si trattasse possibilmente di un depistaggio: e quella possibilità è abbastanza reale.

L’inestimabile Ray McGovern, che di CIA se ne intende, si pone la domanda se il Pentagono stia “falsificando le percentuali di uccisioni per ‘dorare i gigli di Pasqua’ a Kiev? Una recente fuga di notizie su un documento apparentemente ufficiale della NATO mostra 71.500 ucraini uccisi e solo 16.000-17.500 russi, una cifra ben lontana dalle precedenti ‘stime’ del Pentagono. Tutto sembra un Vietnam-déjà vu!”.

Potrebbe quindi trattarsi di nuovo del Vietnam – non si può mai contare sul fatto che il Pentagono impari dai propri errori – ma potrebbe essere qualcosa di molto più allarmante, secondo una fonte di intelligence di Washington di alto livello, in pensione: “La nostra interpretazione di questa violazione è che le fonti di intelligence negli Stati Uniti hanno rilasciato dati critici di intelligence per evitare una guerra nucleare con la Russia.”

Allo stato attuale, l’unica certezza è che la guerra di spin sta dando i numeri. Quindi chi ha fatto la soffiata potrebbe essere un insider americano contrariato. Ma, no, aspettate: potrebbe essere tutto falso, come insiste il Pentagono. In parole spin, si tratterebbe di un tentativo di “diffondere informazioni false che potrebbero danneggiare gli Stati Uniti”.

Modificato o meno, il rapporto “segreto” del Pentagono sui morti in guerra tra russi e ucraini non ha comunque senso. I numeri sembrano riflettere le vittime di Bakhmut/Artemovsk, dove le percentuali di vittime russe sono state più alte. Tuttavia, corrispondenti militari russi affidabili sul campo assicurano che il rapporto è in realtà di 10 a 1, con i russi che impiegano la tecnica della lumaca combinata con una formidabile macchina tritatutto di artiglieria.

Un’incompetenza “stupefacente”

La conclusione indiscutibile delle fughe di notizie – vere o false – del Pentagono è che gli Stati Uniti sono in stato di guerra contro la Russia. E questo è già abbastanza grave.

Washington ha fornito informazioni senza sosta su posti di comando, depositi di munizioni e nodi chiave delle linee militari russe. Sono queste informazioni in tempo reale che hanno permesso a Kiev di prendere di mira le forze russe, di uccidere alti generali e di costringere i depositi di munizioni a spostarsi più lontano dalle linee del fronte russo.

Qualsiasi cosa dicano gli stenografi del Pentagono e della NATO sul proverbiale “ruolo decisivo” di Kiev nella pianificazione e nell’esecuzione di questi attacchi è una bugia. Gli Stati Uniti esercitano un controllo totale e assoluto della guerra in Ucraina su base di comando centrale. Anche da quel bunker sotterraneo “segreto” vicino a Leopoli che ha recentemente ricevuto un biglietto da visita dal signor Khinzal ed è andato a incontrare il suo creatore – insieme a oltre 200 operatori di alto livello della NATO.

Falso o non falso, abbiamo anche la conferma che il Pentagono ha accesso diretto alle comunicazioni del Ministero della Difesa russo. E che gli americani ascoltano tutti e il loro vicino: l’attore in maglietta sudata di Kiev, tutti gli alleati Five Eyes e il Mossad.

Per quanto riguarda l’idea che Kiev abbia cambiato i suoi “piani militari” di controffensiva a causa delle fughe di notizie del Pentagono, tutti dovrebbero sentirsi liberi di controllare il tono delle loro fragorose risate.

La mancata risposta russa a tutto questo clamore potrebbe essere vista come un classico dei depistaggi. Rispondendo al fatto che gli Stati Uniti sono in effetti impegnati in una guerra non dichiarata contro la Russia, molto più calda di una ibrida, il Presidente Putin ha detto che la Russia è interessata a “coesistere pacificamente con gli Stati Uniti e a stabilire un equilibrio di interessi”, dato il loro status di due maggiori potenze nucleari del mondo.

Ebbene, nessuno può immaginare che Stalin dicesse che la Russia era interessata a una coesistenza pacifica con la Germania nazista nel luglio 1941, mentre la Wehrmacht si stava precipitando verso Mosca, Leningrado e il Caucaso petrolifero.

Dal punto di vista delle informazioni militari preziose, l’indispensabile Andrei Martyanov ha riassunto tutto: questi “documenti” non ne contengono, oltre a confermare che il Pentagono è assolutamente all’oscuro dell’OMS: perché sta avvenendo, qual è il modus operandi e cosa intende ottenere.

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov è andato subito al sodo: “Non abbiamo il minimo dubbio sul coinvolgimento diretto o indiretto degli Stati Uniti e della NATO (…) non può influenzare l’esito finale dell’operazione speciale.”

Come sottolinea Martyanov, la Russia manovra un complesso ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) estremamente avanzato, che comprende informazioni umane a terra, guerra elettronica e costellazioni satellitari: “In termini di correlati bellici e statistiche di combattimento – io non toccherei nulla di ciò che proviene dal Pentagono con un lungo bastone”.

Ci sono effettivamente diversi problemi seri con le informazioni “top secret” del Pentagono. Si ha l’impressione che siano state redatte sulla base di dati aperti, e non di informazioni reali. E il tutto confezionato con un lavoro piuttosto scadente.

Ad esempio, l’insistenza di “riequipaggiare” la difesa aerea ucraina con missili non è supportata da dati sulla provenienza di tali missili. Il nome del NASAMS – il sistema di difesa aerea terrestre a medio raggio co-sviluppato da Raytheon – è scritto in modo sbagliato.

Nei documenti ufficiali della NATO, le armi provenienti dall’URSS e dalla Russia sono indicate nella codifica NATO. Non c’è uniformità di stile: è un miscuglio disordinato di designazioni ufficiali e traslitterazioni dal russo all’inglese.

Non c’è quindi da stupirsi che si sia consolidata l’impressione che il Comando dell’esercito americano in Europa (EUCOM) abbia ottenuto le sue “informazioni” da fonti aperte e non sappia assolutamente quante armi, quante attrezzature e quante persone abbiano effettivamente gli ucraini.

E questo spiega cosa sta succedendo ad Artemovsk – i russi si prendono tutto il tempo del mondo per calibrare la loro difesa strategica e, dopo l’abbandono ordinato di Kherson, attirare gli ucraini in un massacro senza sosta. Martyanov definisce “stupefacente” l’incompetenza degli Stati Uniti e della NATO nel prevederlo.

Una guerra “do-or-die” per il controllo dell’Eurasia

Ancora una volta: la conseguenza più importante della fuga di notizie dal Pentagono è quella di stabilire che gli Stati Uniti, di fatto e di diritto, sono in guerra contro la Russia – qualunque sia la versione di quel pezzo di “Norwegian Wood” morto a Bruxelles [quel pezzo di zavorra norvegese a Bruxelles]. La Russia istituirà un tribunale per i crimini di guerra in Ucraina, quindi prima o poi i luminari selezionati dell’Occidente collettivo faranno meglio a rifugiarsi nei loro bunker neozelandesi.

È inoltre fondamentale tenere sempre presente che l’Ucraina è una mera pedina nel loro gioco per non perdere il potere mondiale, contro Cina, Russia e potenzialmente Germania.

L’obiettivo iniziale dei neocon psicopatici straussiani era quello di tagliare fuori la Germania dalla Russia utilizzando il cancelliere Scholz, “Salsiccia di Fegato”, che era stato informato in anticipo dell’attacco terroristico alle Nord Streams.

Scholz era anche coinvolto nella truffa del depistaggio della CIA, incanalando la colpa dell’attacco terroristico su qualche oscuro “dissidente” ucraino e su uno yacht sbandato – come brillantemente descritto da Seymour Hersh.

Il passo successivo sarebbe quello di tagliare fuori l’Ucraina dalla Russia – “riconquistando” la Crimea, il fulcro dell’attuale guerra lampo PR e il Donbass, dando così origine a un cataclismatico sconvolgimento psicologico in Russia che porterebbe a un cambio di regime di Putin.

A quel punto gli Straussiani avrebbero finalmente il controllo delle enormi risorse naturali della Russia – bloccandole dalla Cina via terra e via mare attraverso la flotta statunitense.

Tuttavia non sarebbe esattamente una mossa astuta – ma i neoconservatori straussiani si rallegrano del loro stagno intellettualmente superficiale… un segnale a quell’ insopportabile idiota, l’ammiraglio John Kirby, che ha detto che non ci potranno essere negoziati con la Russia finché non lascerà l’Ucraina, abbandonando il Donbass e la Crimea.

Quindi la guerra (lo spettacolo) in Ucraina deve andare avanti, fino all’ultimo ucraino… altrimenti tutti questi piani elaborati andranno irrimediabilmente in fumo. Si tratta di una guerra “do-or-die” contro la Russia-Cina per il controllo dell’Eurasia. Questo implicherà altre fughe di notizie dal Pentagono? Beh, fateli venire!

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-vietnam_dejavu_la_fuga_di_notizie_del_pentagono_solo_una_farsa/45289_49352/

 

 

 

DIRITTI UMANI IMMIGRAZIONI 

Gli orribili abusi contro gli uiguri nei campi di «rieducazione» cinesi

Di Frank Fang –

Le donne uigure nei campi di «rieducazione» nella regione dell’estremo ovest cinese dello Xinjiang sono sottoposte a sterilizzazioni, abusi sessuali, scosse elettriche e lavaggio del cervello. È quanto raccontato da due testimoni diretti durante un’udienza del Comitato ristretto della Camera statunitense sul Partito Comunista Cinese, del 23 marzo.

«Si sta verificando un genocidio, questa volta per mano del Partito Comunista Cinese», ha dichiarato all’inizio dell’udienza il rappresentante Mike Gallagher (R-Wis.), presidente della commissione.

«Il genocidio contro gli uiguri e altri gruppi musulmani è reale», ha aggiunto il rappresentante Raja Krishnamoorthi (D-Ill.), il democratico di rango della giuria. «Non solo continua ancora oggi, ma si sta espandendo. Non è troppo tardi per affrontare queste atrocità in modo che il famoso detto “Mai più” possa effettivamente diventare realtà».

La Cina ha usato la «lotta all’estremismo» come pretesto per rinchiudere più di 1 milione di uiguri nello Xinjiang, dove i detenuti sono sottoposti a lavori forzati, torture, indottrinamento politico, aborti forzati e altri trattamenti disumani nei campi di internamento del regime.

Nel 2021, le amministrazioni Trump e Biden hanno entrambe dichiarato formalmente il trattamento riservato dalla Cina alla minoranza etnica uigura come «genocidio» e «crimine contro l’umanità». Diversi Paesi hanno seguito l’esempio, tra cui Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Lituania e Paesi Bassi.

Gallagher sostiene che l’udienza, come minimo, possa aumentare la consapevolezza: «Il minimo che possiamo fare in questo Comitato è assicurarci che tra 50 anni, quando il genocidio dello Xinjiang sarà ricordato come uno degli abomini del 21° secolo, nessun dirigente aziendale, nessun politico, nessun investitore, nessun rettore universitario possa guardare i propri nipoti negli occhi e dire che non lo sapevano».

«Grati a Xi Jinping»

Una delle due donne uigure a testimoniare all’udienza era Gulbahar Haitiwaji, che ora vive in Francia: «Sono stata incatenata al letto per 20 giorni», ha affermato, ricordando di come era stata perseguitata nel 2017.

Haitiwaji è stata richiamata in Cina alla fine del 2016 per occuparsi di un presunto «problema» con la sua pensione, ma quando è arrivata è stata arrestata e imprigionata in due campi educativi per più di due anni prima di poter tornare in Francia nell’agosto 2019, con l’aiuto del governo francese e di sua figlia.

Haitiwaji ha ricordato che mentre era incarcerata, era stata costretta a sedersi su una cosiddetta «panca della tigre» durante l’interrogatorio. Inoltre, ha affermato di essere stata sottoposta a «educazione col lavaggio del cervello» per 11 ore al giorno e a test su ciò che aveva appreso alla fine di ogni settimana: «Dovevamo imparare canzoni che [lodassero il, ndr] Partito Comunista Cinese e il governo. Prima di mangiare, dovevamo [dire, ndr] […] “siamo molto grati al Partito Comunista Cinese, e siamo grati a [il leader cinese, ndr] Xi Jinping”, e dopo […] aver mangiato, dovevamo lodarli e ringraziarli».

Agli uiguri in questi campi è proibito parlare la loro lingua madre, ha aggiunto Haitiwaji, e alle donne come lei vengono fatte iniezioni di sterilizzazione.

Dopo essere tornata in Francia, Haitiwaji ha pubblicato un libro di memorie nel gennaio 2021 sulla sua esperienza nei campi cinesi, intitolato Come sono sopravvissuta a un campo di ‘rieducazione’ cinese: la storia di una donna uigura.

«Dopo che il mio libro [è stato, ndr] pubblicato, il governo cinese mi ha accusato di essere una terrorista. Da allora, [ho, ndr] perso i contatti con la mia famiglia».

«Orribili urla da torture»

Qelbinur Sidik, un membro della minoranza etnica cinese uzbeka, era un insegnante di lingua cinese. Nel 2017 le è stata assegnata una nuova posizione, ma solo quando è arrivata al suo luogo di lavoro si è resa conto che i suoi studenti erano degli uiguri in un campo di concentramento sorvegliato dalla polizia militare con i fucili.

Racconta: «Per ogni pasto, mangiano un panino cinese e acqua, e anche l’andare al bagno è monitorato». Durante i suoi sei mesi di insegnamento lì, nessuno dei suoi studenti ha fatto la doccia.

Anche i suoi studenti venivano richiamati dalla sua classe per l’interrogatorio, e sentiva «orribili urla per la tortura» perché le stanze degli interrogatori erano vicine.

Sidik afferma di essere a conoscenza di quattro metodi di tortura usati sui suoi studenti: manganello elettrico, elmetto elettrico, guanto elettrico e panca tigre. I suoi studenti che venivano torturati perdevano le sue lezioni per settimane o mesi.

Sidik ricorda che le detenute donne ricevevano un farmaco sconosciuto ogni lunedì, che arrestava le loro mestruazioni: «Anche alcune donne che stavano allattando i bambini: il latte materno si fermava dopo aver preso quel medicinale».

Sidik ha aggiunto che le guardie del campo stupravano le detenute e inserivano persino bastoni elettrici nelle loro parti intime per violentarle e torturarle. Ha ricordato di aver assistito alla morte di una ragazza di circa 18-20 anni, per sanguinamento ininterrotto per due mesi.

Alla fine, Sidik ha lasciato il lavoro ed è scappata nei Paesi Bassi, dove vive ora; suo marito, un uiguro, è rimasto in Cina.

Dopo aver reso pubbliche le sue esperienze nel campo, ha affermato di aver ricevuto minacce dalla polizia cinese, che l’ha contattata utilizzando gli account dei social media appartenenti a sua sorella e suo marito. «Ho [ho, ndr] perso i contatti con i membri della mia famiglia, incluso mio marito. Non sono sicura che sia ancora vivo o meno».

«Gli organi vengono prelevati su richiesta»

Il rappresentante Neal Dunn (R-Fla.), un membro del Comitato, ha parlato di come sia stato turbato dalla pratica del regime cinese del prelievo forzato di organi. «Com’è possibile che in Cina i tempi di attesa per cuore e polmoni siano significativamente più brevi che in altri Paesi?», ha chiesto, aggiungendo che ad alcuni pazienti viene persino comunicata la data dell’intervento chirurgico con largo anticipo. «Questa fornitura apparentemente illimitata di organi ci rivela [che, ndr] gli organi vengono prelevati su richiesta».

Come prova, Dunn ha presentato i risultati del China Tribunal, (Sentenza d’urgenza del 2018 pdf) un tribunale del popolo indipendente presieduto da Sir Geoffrey Nice Qc, che in precedenza ha guidato l’accusa dell’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic per crimini di guerra: «I membri del Tribunale sono certi, all’unanimità e certi oltre ogni ragionevole dubbio, che in Cina il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza è stato praticato per un periodo di tempo considerevole coinvolgendo un numero molto consistente di vittime».

Il tribunale ha anche concluso che il regime cinese ha prelevato organi da prigionieri di coscienza per anni «su ampia scala», con i praticanti del Falun Gong che ne sono la fonte primaria.

Il Falun Gong, o Falun Dafa, è una pratica spirituale che combina esercizi meditativi e insegnamenti morali basati sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Nel 1999, sette anni dopo che la pratica è stata introdotta al pubblico, si stima che c’erano tra i 70 e i 100 milioni di aderenti in Cina.

Il regime cinese, vedendo la popolarità della pratica come una minaccia al suo dominio, ha lanciato una brutale campagna per sradicare la pratica nel luglio 1999, prendendo di mira gli innocenti in una repressione violenta e mortale che gli esperti hanno descritto come un genocidio.

I praticanti del Falun Gong marciano per aumentare la consapevolezza sulla brutale persecuzione della pratica spirituale da parte del regime cinese, incluso il prelievo forzato di organi, a New York il 13 maggio 2022. (Larry Dye/The Epoch Times)

Il China Tribunal ha presentato la sua sentenza completa nel marzo 2020, specificando una serie di prove a sostegno della sua conclusione secondo cui il prelievo forzato di organi autorizzato dallo Stato continua senza sosta in Cina.

Sebbene il tribunale non sia riuscito a trarre una conclusione definitiva sul fatto che anche gli uiguri imprigionati fossero vittime del prelievo forzato di organi, ha affermato che «la vulnerabilità degli uiguri all’essere usati come banca di organi è […] ovvia».

«Barbaro»

Un altro testimone all’udienza, Adrian Zenz, membro anziano e direttore degli studi sulla Cina presso la Victims of Communism Memorial Foundation di Washington, ha spiegato ai legislatori che i medici trapiantisti cinesi hanno rimosso gli organi dei prigionieri mentre erano ancora vivi, uccidendoli nel processo.

Ha citato un articolo pubblicato sull’American Journal of Transplantation nell’aprile 2022 che ha rilevato casi di medici trapiantisti cinesi che infrangono la «regola del donatore morto», secondo cui i donatori di organi devono essere clinicamente morti prima che inizi il prelievo di organi e lo stesso non deve causare la morte del donatore. I medici cinesi hanno rimosso gli organi dai prigionieri del braccio della morte e di coscienza prima che venisse diagnosticata correttamente la morte cerebrale, che è una precondizione per l’estrazione degli organi.

«Abbiamo scoperto che i medici sono diventati i carnefici per conto dello Stato e che il metodo di esecuzione era la rimozione del cuore», ha affermato l’autore Matthew Robertson al momento della pubblicazione del documento. «Questi interventi chirurgici sono altamente redditizi per i medici e gli ospedali che li praticano».

Le osservazioni di Zenz hanno spinto il membro del Comitato Rep. Carlos Giménez (R-Fla.) a esprimere preoccupazione per un futuro dominato dal Partito Comunista Cinese: «Trovo che il Partito Comunista Cinese non sia solo repressivo e brutale, ma anche barbaro. E se non facciamo qualcosa al riguardo, e non lo fermiamo, allora la mia paura è che i miei figli e i miei nipoti un giorno affronteranno un mondo in cui saranno dominati da questo Partito».

 

Articolo in inglese: House China Committee Told of Abuse of Uyghurs in CCP’s ‘Reeducation’ Camps

FONTE: https://www.epochtimes.it/news/gli-orribili-abusi-contro-gli-uiguri-nei-campi-di-rieducazione-cinesi/

 

 

 

Il sindaco democratico di New York afferma che la crisi dei migranti ha “distrutto” la città, l’amministratore di Biden è “tornato indietro”

Foto di Tyler Durden

DI TYLER DURDEN
DOMENICA 23 APRILE 2023 – 15:00

Il sindaco di New York City afferma che la crisi dell’immigrazione clandestina ha “distrutto” la sua città e ha osservato che l’amministrazione Biden non ha fatto nulla per aiutare ad affrontare il problema che hanno creato.

” La città viene distrutta dalla crisi dei migranti “, ha affermato il sindaco Eric Adams (D) in una tavola rotonda del venerdì ospitata dall’Associazione dei sindaci afroamericani a Washington DC

I commenti di Adams sono arrivati ​​il ​​giorno dopo la firma di un ordine esecutivo che estendeva lo stato di emergenza a New York per l’afflusso di immigrati clandestini.

“La Città ora affronta una crisi umanitaria senza precedenti che le impone di adottare misure straordinarie”, si legge nell’ordinanza.

Secondo il controllore della città Brad Lander in un rapporto del 7 aprile, la città ha dovuto aumentare di oltre il 75% le sue disposizioni per l’alloggio a causa dell’afflusso di oltre 55.000 stranieri che dichiarano di chiedere asilo nell’ultimo anno.

Nel frattempo, l’Ufficio di gestione e bilancio del sindaco afferma che il costo totale per fornire alloggi e altri servizi ai rifugiati è di circa 1,4 miliardi di dollari quest’anno e sarà di 2,8 miliardi di dollari nel 2024.

“Lo Stato di New York e (in misura minore) il governo federale hanno iniziato a offrire un po’ di assistenza, anche se inferiore alla loro quota appropriata. Ma anche con il sostegno federale e statale, l’approccio attuale va oltre ciò che la città di New York può ragionevolmente sostenere ”, ha scritto Lander.

Mercoledì Adams ha criticato l’amministrazione Biden per aver lasciato New York City a bocca aperta quando si tratta dell’afflusso di clandestini.

“Il governo nazionale ha voltato le spalle a New York City”, ha detto Adams durante una conferenza stampa del municipio. “Siamo qui oggi a dire alla Casa Bianca che siamo stati estremamente pazienti. Abbiamo consentito al coordinamento di tutte le nostre agenzie di riunirsi per affrontare questa risposta”.

” Questo è in grembo al presidente degli Stati Uniti. “

Adams ha anche espresso preoccupazione per il tentativo dell’amministrazione Biden di sbarazzarsi del Titolo 42 , una politica dell’era Trump che consente agli Stati Uniti di espellere rapidamente i migranti che sono entrati illegalmente nel Paese, avvertendo che “52.000 [richiedenti asilo] potrebbero salire a 100.000 se noi non tenerlo sotto controllo”.

L’amministrazione Adams ha proposto misure che includono l’accesso alla libertà vigilata umanitaria per gli immigrati clandestini, inclusa l’accelerazione dell’autorizzazione al lavoro.

I funzionari di New York hanno affermato di aver ricevuto circa 8 milioni di dollari da fonti statali e federali, il che impallidisce rispetto agli oltre 4 miliardi di dollari di spese correlate che la città dovrebbe sostenere fino al 2024 a causa dell’afflusso di migranti. -Epoch Times

Nel suo ordine esecutivo del 20 aprile, Adams ha affermato che le migliaia di clandestini che hanno inondato New York City hanno creato una “crisi umanitaria senza precedenti”.

FONTE: https://www.zerohedge.com/political/democrat-mayor-says-migrant-crisis-has-destroyed-new-york-city-biden-admin-has-turned

 

 

 

ECONOMIA

I governi ti renderanno di nuovo più povero

Di Daniel Lacalle

Il Fondo monetario internazionale ha avvertito che il 2023 sarà probabilmente un anno molto più difficile del 2022, nonostante le stime ottimistiche in circolazione.

Perché dovrebbe? La maggior parte degli strateghi e dei commentatori acclamano il recente calo dell’inflazione negli Usa come un buon segnale di ripresa. Tuttavia, c’è molto di più nelle prospettive di un semplice calo moderato dei tassi di inflazione.

L’inflazione è cumulativa e le stime per il 2023 e il 2024 mostrano ancora un livello molto elevato di inflazione di fondo e di inflazione complessiva nella maggior parte delle economie. Più a lungo rimane così, peggiore sarà il risultato economico. I cittadini vivono di risparmi e prestiti per mantenere gli attuali livelli di spesa reale. Ma questo non può durare per molti anni.

I politici di tutto il mondo stanno cercando di convincerci che un tasso di inflazione annuo del 5% sia un successo, quando è in realtà una calamità.

Nelle stime attuali, i cittadini statunitensi continueranno a perdere potere d’acquisto. Secondo il Bureau of Labor Statistics, «da novembre 2021 a novembre 2022, la retribuzione destagionalizzata oraria media reale è diminuita dell’1,2%». Tuttavia, queste cattive cifre non sono così scarse come quelle dell’area dell’euro. Nell’area dell’euro, i salari e gli stipendi all’ora sono aumentati del 2,1% in termini nominali nel terzo trimestre del 2022, il che significa uno sconcertante calo in termini reali del 7,1%.

La prospettiva per il 2023 è un impoverimento diffuso mentre i governi continuano a spendere e aumentare le tasse, il che significa una distruzione ancora peggiore del reddito disponibile reale.

Quello che sta accadendo nella cosiddetta «ripresa» dalla pandemia non è altro che una distruzione globale della classe media a una velocità senza precedenti.

Nel tempo sono state attuate le peggiori politiche e tutte hanno decimato risparmi e salari reali. La stampa di denaro e gli aumenti delle tasse non hanno reso i ricchi più poveri e certamente non hanno danneggiato i facoltosi. Tutto l’impatto negativo del diffuso aumento delle tasse è ricaduto, ancora una volta, sulle spalle della classe media.

I politici vendono sempre le loro misure interventiste con la promessa che danneggeranno solo i ricchi, ma siete voi che alla fine pagate. Sanno che la classe media è quella che dipende da un salario e cerca di risparmiare per il futuro. Gli ultra-ricchi sono fortemente indebitati e possono affrontare un periodo di aumento delle tasse spostando capitali e cercando opzioni per preservare la ricchezza. Coloro che contano su uno stipendio e un conto in banca sono invece quelli che non possono sfuggire alla politica globale di impoverimento.

Dobbiamo ricordare l’ovvio: la creazione artificiale di moneta non è mai neutra. Influisce negativamente sui salari e sui risparmi nei depositi e avvantaggia solo i governi che spendono in deficit e quelli fortemente indebitati. L’aumento delle tasse danneggia sempre la classe media e rende più difficile investire e risparmiare per il futuro per coloro che stanno iniziando a vivere meglio attraverso il duro lavoro.

L’ideologia dell’interventismo dice sempre che ogni unità di spesa pubblica torna alla società e quindi è positiva. Ma questo concetto non ha senso. Gonfiare la burocrazia e spendere per dei cosiddetti diritti non rafforza la crescita o la produttività e diventa un massiccio trasferimento di ricchezza dal produttivo all’improduttivo. Un conto è avere una porzione del settore produttivo finalizzata al sociale, un conto completamente diverso è mettere la bandiera «sociale» su ogni spesa pubblica e fare del settore produttivo una cassa da cui i governi possono attingere in qualsiasi momento.

Quando accetti la narrazione secondo cui il governo ti darà roba gratis facendo pagare di più ai ricchi, stai aprendo la porta al governo per considerarti te ricco e prendere di più da te.

Quando chiedi di più al governo, questo è ciò che ottieni: una visione estrattiva e confiscatoria che incolpa sempre coloro che investono e creano posti di lavoro e che crea una burocrazia più ampia per amministrare i cosiddetti benefici che non ottieni comunque mai.

La narrazione interventista è cercare di dirti che tutto e qualsiasi cosa è responsabile dell’inflazione tranne l’unica cosa che fa effettivamente salire tutti i prezzi all’unisono: la stampa di denaro ben al di sopra della domanda.

L’inflazione a un tasso annuo del 5% non è positiva e certamente non fa scendere i prezzi. L’inflazione è cumulativa e ciò significa che stiamo diventando velocemente più poveri.

 

Daniel Lacalle, Ph.D., è capo economista presso l’hedge fund Tressis e autore di «Libertà o uguaglianza», «Fuga dalla trappola della banca centrale» e «La vita nei mercati finanziari».

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Governments Will Make You Poorer Again

FONTE: https://www.epochtimes.it/news/i-governi-ti-renderanno-di-nuovo-piu-povero/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Attali profetizza una immane crisi finanziaria

La “soluzione” che propone: “Un nuovo modo di sviluppo, con un rapporto completamente diverso con la proprietà dei beni di consumo e la impronta climatica”. Insomma, ”Non possiederai nulla e mangerai insetti”…

Di Jacques Attali

Si profila un’enorme crisi finanziaria. A meno che non agiamo rapidamente, colpirà, probabilmente durante l’estate del 2023. E se, per procrastinazione generale, viene rinviato, sarà solo più grave in seguito. Abbiamo ancora tutto per dominarlo davvero, a patto di capire che è in gioco tutto il nostro modello di sviluppo.

La situazione mondiale è oggi tenuta insieme solo dalla forza del dollaro, esso stesso legittimato dalla potenza economica, militare e politica degli Stati Uniti, che resta il primo rifugio del capitale nel mondo. Tuttavia, ora sono minacciati da una gravissima crisi di bilancio, finanziaria, climatica e politica:

Il debito pubblico americano raggiunge il 120% del Pil, senza tener conto delle garanzie date dall’amministrazione federale ai vari sistemi pensionistici degli agenti federali né del necessario finanziamento dei futuri disastri climatici. Tuttavia, da metà gennaio 2023 il Tesoro degli Stati Uniti ha raggiunto il limite di ciò che ha il diritto di prendere in prestito ($ 31,4 trilioni);

gli stipendi dei dipendenti pubblici e dell’esercito non vengono più pagati se non per espedienti (che il segretario al Tesoro dice di non poter prorogare oltre l’inizio di luglio 2023). I repubblicani, che controllano la Camera dei Rappresentanti, si preparano a proporre quelli che la Casa Bianca sta già denunciando come “tagli devastanti che indebolirebbero la sicurezza nazionale mentre grava sulle famiglie lavoratrici e della classe media”. E il piano dei democratici, che mira a ridurre il deficit in 10 anni, attraverso un massiccio aumento delle tasse ai più ricchi, non ha migliori possibilità di essere adottato dal Congresso. Gli americani potrebbero cavarsela ancora una volta con un altro aumento del tetto del debito, cosa che nessuno vuole. E questo non risolverebbe nulla.

Il debito privato non è in uno stato migliore: ha raggiunto i 16.900 miliardi di dollari, cioè 2.750 miliardi in più rispetto a prima della crisi del Covid-19; cioè $ 58.000 per adulto americano; o addirittura l’89% del reddito disponibile delle famiglie americane.

Una buona parte finanzia solo la spesa per consumi e l’acquisto di abitazioni; in particolare, il debito immobiliare ha raggiunto il 44% del reddito disponibile delle famiglie americane, cioè il livello più alto storico, superiore a quello del 2007, quando ha innescato la crisi precedente. E gli americani più poveri continuano a prendere in prestito, con la garanzia della Federal Housing Administration, per acquistare alloggi con un acconto limitato al 5% ma rate mensili fino al 50% del loro reddito! Sistema insostenibile. Il 13% di questi prestiti è già in default e questo rapporto aumenta ogni giorno; inoltre, l’aumento dei tassi di interesse aumenterà la pressione su questi poveri mutuatari, ingannati dai prestatori. A ciò si aggiunge l’indebitamento dei promotori immobiliari, anch’esso a livelli senza precedenti; 1,5 trilioni di prestiti immobiliari commerciali devono essere rimborsati o rifinanziati entro la fine del 2025, a tassi molto più alti dei tassi sui prestiti attuali. Tutto questo con banche molto indebolite da quanto accaduto di recente e che non potranno partecipare a questi rifinanziamenti.

A ciò si aggiunge un clima rivoluzionario, dove nessuno può escludere una crisi costituzionale, che potrebbe portare, secondo alcuni, anche alla secessione di alcuni stati.

Il resto del mondo soffrirebbe terribilmente di una simile crisi; L’Europa, essa stessa terribilmente indebitata, precipiterebbe in una recessione, perdendo mercati di esportazione senza che la sua domanda interna possa prendere il sopravvento. Lo stesso per la Cina. Solo la Russia, che non ha più niente da perdere, dovrebbe guadagnarci; e vi contribuirà senza dubbio con attacchi informatici, come senza dubbio ha fatto un mese fa quando le banche della California sono state attaccate.

Non si può pensare che la crescita attuale basti a inghiottire questo debito, come avvenne nel 1950: il rapporto del FMI, per il suo Annual Meeting di questa settimana, è lucido su questo punto, anche se incredibilmente discreto sul sistema rischi finanziari che corrodono l’economia del suo principale azionista, l’americano.

Pochi troppo pochi esperti sussurrano ormai che una grande crisi finanziaria scoppierà, come tante altre prima, nella seconda metà di agosto: come nel 1857, nel 1971, nel 1982 e nel 1993. Ma in quale anno? Forse agosto 2023.

Come evitarlo?

Ci sono quattro soluzioni a questo: economie radicali, nello stesso modo di sviluppo (che creeranno solo miseria e violenza); stimolo fiscale e monetario (che non farà altro che posticipare la scadenza); la guerra (che porterà al peggio, prima forse di aprire opportunità ai pochissimi sopravvissuti). E infine un radicale riorientamento dell’economia mondiale verso una nuova modalità di sviluppo, con un rapporto completamente diverso con la proprietà dei beni di consumo e delle abitazioni, riducendo sia il debito che l’impronta climatica.

Naturalmente, nulla è disposto ad attuarlo; e, se lo faremo forse un giorno, probabilmente non sarà al posto della catastrofe, che è ancora perfettamente evitabile, ma dopo che si è verificata.

j@attali.com

L’Italia si è già portata avanti:

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/attali-profetizza-una-immane-crisi-finanziaria/

UN ALTRO PRESENTE

31 03 2023

Le aziende non hanno un capo, non esistono più banche, nessuno possiede terre e immobili, non si pagano tasse dirette. Questo è l’universo ucronico a cui accedono i personaggi di “Un altro presente”, l’ultimo libro di Yanis Varoufakis. E tuttavia, ben lungi dall’essere un’utopica e consolatoria theory fiction, l’opera del falco greco è l’ennesimo invito – ora più attuale che mai – a ripensare radicalmente la contemporaneità e rovesciarne le ingiustizie.

Sempre evocativo e mai scontato, con il suo ultimo libro Un altro presente (La nave di Teseo 2021) Yanis Varoufakis si è cimentato in una theory fiction – ossia dove la narrativa si fa veicolo di pensieri e teorie. E senza dubbio era la formula più adatta a trasporvi le sue visionarie ricette da economista eterodosso tentate nella sua travagliata ma intensa carriera politica di ministro delle finanze greco prima e di fondatore del movimento DiEM 25 poi. Ora più che mai del resto si può sancire che i movimenti di protesta a cavallo delle crisi e in generale alter-globalisti avevano ragione e che è cruciale alzare l’asticella dell’immaginazione per inventare presenti – e futuri – radicalmente diversi.
 
L’ambientazione di quest’opera ibrida – al crocevia tra romanzo, autofiction e saggio politico – è una realtà ucronica in cui si immagina un futuro alternativo (da quello che purtroppo sembra aspettarci) scandito da una serie di what if a partire dalla grande crisi finanziaria del 2008. I piani temporali sono quindi il passato più recente e il futuro, mentre il nostro presente pandemico rimane sullo sfondo come una sorta di side effect di tutte le scelte sbagliate dalla financial crisis a oggi.
 
 
2035, siamo a un funerale. Yango (l’io narrante e protagonista) riceve da Costa (un ingegnere e abile speculatore finanziario) un “diario segreto”. Il documento raccoglie una serie di scritti stilati in circa trent’anni di corrispondenze proprio dalla donna di cui si stanno celebrando le esequie. Lei si chiama Iris, è un’antropologa sociale, femminista, marxista, fervida oppositrice del thatcherismo e il suo diario in verità è un file elettronico protetto da un congegno e leggibile solo con un sistema di lenti per realtà ibrida progettate dall’ingegner Costa.
 
Così avviene l’ingaggio tra il lettore e l’io narrante – in tutta evidenza l’alter-ego dell’autore – in una cornice ucronica in cui il protagonista riavvolge il nastro degli eventi per raccontare come sarebbero potute andare le cose se durante il punto cieco del 2008 la crisi fosse stata affrontata con assunti teorici decisamente opposti al sistema dominante (e fallimentare).
 
Nel 2036, un anno dopo rispetto all’incipit della narrazione, Yango completa l’opera di rivisitazione e sistemazione del “diario” per darlo alle stampe, ma spinto dalla commozione decide di recarsi prima al sepolcro di Iris. Qui un cortocircuito spazio-temporale le mostra un’altra Iris intenta a deporre dei fiori sulla sua stessa tomba. Infine appare Costa accompagnato da Siris – il doppio di Iris nel multiverso – a svelare il passaggio di questa dall’Altro al Nostro Presente.
 
L’intricato impianto narrativo – ispirato da una raffinata selezione di opere ucroniche e fantascientifiche, da Ursula K. Le Guin a Philip K. Dick – ruota attorno a un esperimento di singularity, ossia una sorta di macchina del tempo che trasporta chiunque riesca a collegarvisi in un metaverso plasmato dalle idee più utopiche del soggetto-viaggiatore. E in questo idilliaco multiverso il lettore ritrova i doppi dei tre personaggi diversissimi tra loro: la femminista marxista, la liberista ex dipendente di Lehman Brothers e lo scienziato – ideatore stesso della macchina – ossessionato dall’incredibile rapacità delle grandi compagnie dell’high-tech. Di qui la paradossale anomalia (e provocazione politica): ovvero il fatto che tre menti diverse liberando desideri e potenziale immaginativo possano approdare nella stessa realtà altra.
 
Ma cosa succede e come si vive in questo altrove?
 
La visione politica di Varoufakis si spinge oltre il riformismo radicale proposto negli anni dieci del ventunesimo secolo. Nell’Altro Presente le borse dei titoli scompaiono così come le banche, i surplus e i deficit commerciali degli stati sono rigorosamente controllati da meccanismi di riequilibrio automatico – ecco riecheggiare la crisi greca con le sue terribili conseguenze – e il credito viene erogato direttamente dalle banche centrali senza l’intervento di nessun intermediario.
 
Ancora: scompaiono le lobby, la sanità è universale e gratuita e l’istruzione libera e aperta a tutti. I “feudi digitali” sono stati esautorati e i dati appartengono alla collettività che ne assume il controllo diretto. La tecnologia rientra quindi in un alveo pubblico e contribuisce a creare un senso civico digitale grazie a un utilizzo dei dati consapevole e non più piegato ai soli fini commerciali o propagandistici.
 
Le aziende non hanno un capo, non esistono più banche, nessuno possiede terre e immobili, non si pagano tasse dirette.
 
E come ci si è arrivati?
 
A partire dal basso. Una serie di agitazioni è riuscita a scardinare i gangli di potere capitalistico. Il movimento Occupy Wall Street è diventato prima Ossify Wall Street e infine Ossify Capitalism assestando il colpo definitivo alla “tecnostruttura” (come la definisce l’economista John Kenneth Galbraith) dopo che vari gruppi di attivisti ne avevano scardinato le diverse declinazioni: i bladerunners affossando i giganti digitali; gli environs abbattendo i grandi inquinatori e i crowdsourcers capitanati dalla leader Esmeralda sconfiggendo le corporation e il sistema finanziario.
 
Il risultato di questa rivoluzione è un mondo utopico nel quale le diseguaglianze sono ridotte ai minimi, ognuno può vivere in maniera libera e dignitosa e la sostenibilità è insieme sociale e ambientale.
 
E tuttavia anche l’Altro Presente ha le sue magagne: il sessismo, ad esempio, in forma subdola e strisciante persiste anche là. Lo sa bene Siris, il doppio di Iris che alla fine sceglierà di passare nel multiverso originario affermando di essere e restare «una dissidente e qui (nel Nostro Presente) c’è molto da cui dissentire e contestare, di là è rimasto solo il politicamente corretto ed il patriarcato». Un ultimo strale allegorico lanciato dall’autore come a ribadire che ovunque persistono contraddizioni e sempre bisogna battersi per il giusto.
FONTE: https://www.idiavoli.com/it/article/un-altro-presente

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

“Tutti assolti”. La trattativa Stato-mafia non c’è mai stata

Il Generale Mario Mori, ex comandante dei carabinieri del Ros
Il Generale Mario Mori, ex comandante dei carabinieri del Ros

La Cassazione annulla senza rinvio la sentenza d’appello: assolti definitivamente gli ex Ros Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni e l’ex senatore Marcello dell’Utri

La trattativa Stato-mafia non solo non è più presunta, ma non c’è mai stata. La Corte di Cassazione ha annullato – senza rinvio – la sentenza d’appello, riformulando l’assoluzione nei confronti degli ex Ros Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni. Da “Il fatto non costituisce reato”, gli ermellini li hanno definitivamente assolti con “non hanno commesso il fatto”. Quindi non solo sono innocenti, ma non hanno veicolato alcuna minaccia mafiosa nei confronti dei governi Amato e Ciampi. Ricordiamo che il capo d’accusa è infatti “minaccia al corpo politico dello Stato”.

Un teorema che ha fatto acqua da tutte le parti fin dall’inizio. E infatti ha perso i pezzi durante questo decennio di travaglio giudiziario pompato mediaticamente. I politici della Prima Repubblica, quelli che secondo la tesi giudiziaria avrebbero dato l’avvio alla trattativa per garantirsi l’incolumità dalla mafia corleonese, sono stati assolti già dal primo grado. L’ex ministro democristiano Calogero Mannino, che ha scelto il rito abbreviato, è stato assolto fino in Cassazione per non aver commesso il fatto. Mentre l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino è stato scagionato in primo grado per non aver commesso falsa testimonianza. L’unico politico imputato rimasto è quello della Seconda Repubblica. Parliamo dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, colui che avrebbe proseguito, al posto dei Ros, la trattativa: in quel caso, la vittima sarebbe stato il governo Berlusconi. Assolto con formula piena in secondo grado e confermata dalla Cassazione.

Poi ci sono gli imputati mafiosi: Totò Riina e Bernardo Provenzano che nel frattempo sono morti, e Leoluca Bagarella. Mentre è già uscito di scena, perché assolto in primo grado, il mafioso pentito Giovanni Brusca. La corte d’Appello ha fin da subito dichiarato prescritto il reato di Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito. Sia Brusca che Ciancimino, usciti incolumi dal processo, sono stati i testimoni chiave che hanno permesso di avviare il processo trattativa. Senza di loro, il processo non si sarebbe mai potuto imbastire. E di fatto, le loro tesi sono stati già smontate da vari giudici: Ciancimino è risultato contraddittorio, calunnioso e anche fabbricatore di una prova rivelatasi una patacca: il fantomatico “papello di Riina”. Poi c’è Brusca che – come hanno evidenziato i giudici di primo e secondo grado che assolsero Mannino – si è fatto chiaramente suggestionare dalle notizie, dai processi in corso e non per ultimo da chi lo interrogava.

Il giornalismo non è cinema, bisogna raccontare i fatti scremati dalle suggestioni e tesi giudiziarie inconcludenti che hanno causato un danno enorme all’opinione pubblica. Ma non solo. Hanno infettato il dibattito politico su argomenti importanti, seppur divisivi, sul funzionamento dello Stato di Diritto. Sono nati addirittura movimenti politici, pensiamo al Movimento Cinque Stelle, che ne hanno tratto linfa vitale per la propaganda populista giudiziaria. Ma pensiamo anche a destra che usa la storia totalmente infondata del non esistente “papello di Riina” per affermare la necessità o addirittura l’indurimento del 41 bis.

La lotta alla mafia, soprattutto negli anni terribili delle stragi, necessitava non solo del coraggio, ma anche della competenza. Dopo la strage di Capaci e subito dopo quella di Via D’Amelio ci fu un momento di gravissima crisi dello Stato. Tutto era fermo, la procura di Palermo di allora era gravemente lacerata dai problemi interni, veleni, alcune opacità mai del tutto chiarite ancora oggi. Tutti hanno in mente le parole del magistrato Antonino Caponnetto: «È finito tutto» disse a un giornalista, uscendo dall’obitorio dopo l’ultimo saluto a Paolo Borsellino. In quel frangente, tra le due stragi inaudite ordite dai corleonesi, l’allora generale Mario Mori decise di fare un salto di qualità nelle indagini antimafia. Di fatto lui era il responsabile a livello nazionale del reparto criminalità organizzata dei Ros. Decise, quindi, una strategia in due tempi: sensibilizzare i suoi ufficiali per avere fonti confidenziali di maggiore qualità e creare una struttura per la cattura dei latitanti, tra cui in particolare Totò Riina.

Quest’ultimo non solo perché era il capo di Cosa nostra, ma anche perché l’allora maresciallo Antonino Lombardo gestiva una fonte che aveva riferito una buona strada per arrivare a Riina, dicendo che “tutte le strade per catturarlo passavano per la Noce, i Ganci e i fratelli Sansone, clan dell’Uditore”. Mori dette l’incarico all’allora capitano Ultimo, alias Sergio De Caprio, per il primo gruppo. Cosa che poi, grazie anche al coordinamento di altri elementi sopravvenuti come la cattura in Piemonte dell’ex autista Di Maggio (utile solo per il riconoscimento del capo dei capi) da parte dell’allora generale Delpino, si arrivò alla cattura di Riina. Ogni tassello è stato fondamentale per concludere l’operazione dei Ros.

Per quanto attiene alla ricerca di nuove e più qualificate fonti, l’allora capitano Giuseppe De Donno disse a Mori di aver già indagato su Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo, per due indagini che portarono all’arresto dello stesso, e alla condanna in via definitiva per associazione semplice. Sempre all’inizio del 1992 Ciancimino fu condannato per associazione mafiosa. Si trovava, dunque, in una situazione in cui i Ros pensavano che potesse diventare una buona fonte, anche per i suoi rapporti sia con la politica che con Cosa nostra. Così De Donno fu autorizzato da Mori nel tentare di contattare Vito Ciancimino. Ribadiamo un concetto: gli ex Ros non hanno mai negato che ci sia stato un contatto preliminare tra loro e Ciancimino. La procura di Palermo è stata avvisata – compreso del contenuto dell’interlocuzione – subito dopo che è andato via Giammanco e si è insediato Caselli come nuovo capo procuratore. Nulla di scandaloso o inedito.

D’altronde, per capire bene di che cosa si sta parlando, bisogna premettere che i pentiti non nascono dal nulla. Lo ha spiegato molto bene l’allora magistrato Guido Lo Forte al Csm nel 1992, quando si riferì alla gestione di Mutolo: “Un collaboratore non viene fuori dal nulla, ma c’è tutta una fase preliminare di contatti, di trattative, che normalmente non sono dei magistrati ma di altri organi”. Ed è esattamente quello che hanno tentato di fare Mori e De Donno con Ciancimino, con l’aggiunta di volerlo in qualche modo “reclutare” per entrare nel sistema degli appalti. Operazione fallita, perché subito dopo – per ordine dell’allora ministro della giustizia Claudio Martelli (lo testimonia lui stesso) – Ciancimino è stato sbattuto al carcere romano di Rebibbia. Punto. Dopodiché tutto è stato stravolto, tra pentiti come Brusca che ritrattano la loro memoria a seconda di quello che apprende nei notiziari e nei processi, e il figlio di don Vito che collaborava con la procura calunniando e fornendo prove farlocche, mentre nel contempo riciclava il “tesoro” di suo padre. Non solo. Come oramai è collaudato ai tempi del caso Tortora, si aggiungono altri pentiti (e presunti testimoni) di serie b che improvvisamente si accodano nell’accusare Mario Mori di aver fatto cose “indicibili”.

Ora c’è il sigillo definitivo in questo travaglio che dura da vent’anni. Processati i Ros di allora per ben tre volte. Dalla mancata cattura di Provenzano, la cosiddetta mancata perquisizione del covo (che però covo non era) di Riina fino alla (non) trattativa Stato-mafia. Assolti su tutto. E ci mancherebbe visto che sono tesi pieni di congetture, utili magari per le prossime serie su Netflix. Speriamo non più per un’aula giudiziaria.

FONTE: https://www.ildubbio.news/giustizia/tutti-assolti-la-trattativa-stato-mafia-non-ce-mai-stata-ehpuqvrl

 

 

 

Riforma equo compenso: cosa prevede

Annamaria Villafrate | 12 apr 2023
La riforma dell’equo compenso, diventata legge il 12 aprile 2023, ha l’obiettivo di adeguare la misura del compenso all’importanza dell’opera e al decoro della professione

Equo compenso: il testo della riforma

La Camera dei deputati, nella seduta del 12 aprile 2023 ha approvato all’unanimità (243 voti favorevoli e nessun contrario) la proposta di legge per la riforma dell’equo compenso. Il testo della proposta di legge n. 338 dei deputati Meloni e Morrone, abbinato alle proposte 73,528 e 637, è stato presentato alla presidenza il 19 gennaio 2023 ed è intitolato “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali.”
Il provvedimento è stato quindi approvato dal Senato il 22 marzo 2023 con le modifiche apportate dalla commissione giustizia in sede redigente (vedi testo sotto allegato). Il DDL è tornato alla Camera, per effetto di una modifica di coordinamento formale apportata all’articolato dalla commissione giustizia di Palazzo Madama, per il sì definitivo.
Obiettivo della proposta, diventata legge dello Stato, è adeguare la misura del compenso all’importanza dell’opera e al decoro della professione.

Definizione di equo compenso e ambito di applicazione

L’art. 1 definisce l’equo compenso, ossia un compenso che deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, ma anche al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, e che risulti conforme:
  • per gli avvocati al decreto del Ministro della giustizia emanato art. 13, comma 6, della L 247/2012;
  • per i professionisti iscritti agli ordini e collegi, ai decreti ministeriali adottati ai sensi dell’articolo 9 del D.L. 1/2012, convertito con modifiche dalla legge n. 27/2012;
  • per i professionisti di cui al co. 2 dell’art. 1 della legge 14 gennaio 2013, n. 4, dal decreto del Ministro dello sviluppo economico, che dovrà essere adottato nel termine di 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e, successivamente, con cadenza biennale, una volta sentite le associazioni iscritte nell’elenco di cui al co. 7 dell’art. 2 della stessa legge n. 4/2013.
Estesa quindi la platea dei professionisti interessati, considerato che la riforma riguarda anche gli esercenti professioni non ordinistiche.
Per quanto riguarda l’ambito di applicazione, la legge riguarderà i rapporti professionali aventi ad oggetto la prestazione d’opera intellettuale di cui all’articolo 2230 c.c. e regolati da convenzioni aventi ad oggetto lo svolgimento, anche in forma associata o societaria, delle attività professionali svolte in favore di imprese bancarie e assicurative, di società veicolo di cartolarizzazione, nonché delle loro società controllate e delle loro mandatarie.
La disciplina è stata altresì ritoccata anche per quanto riguarda la committenza con l’estensione anche a tutte le imprese che, nell’anno precedente al conferimento dell’incarico, hanno occupato alle proprie dipendenze più di 50 lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro.
Le disposizioni sull’equo compenso inoltre si applicano a ogni tipo di accordo preparatorio o definitivo, purché lo stesso risulti vincolante per il professionista, le cui clausole sono comunque utilizzate dalle imprese di cui sopra, nonché alle prestazioni rese dai professionisti in favore della pubblica amministrazione, delle società disciplinate dal testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (d.lgs. n. 175/2016) e degli agenti della riscossione.

Compenso non equo: clausole nulle

La proposta sancisce la nullità delle clausole che non prevedono un compenso equo e proporzionato all’opera prestata, chiarendo che, a tal fine, si terrà conto anche dei costi sostenuti dal prestatore d’opera.
Si precisa che sono tali, ovvero prevedono un compenso iniquo, “le pattuizioni di un compenso inferiore agli importi stabiliti dai parametri per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli ordini o ai collegi professionali, fissati con decreto ministeriale, o ai parametri determinati con decreto del Ministro della giustizia ai sensi dell’art. 13, comma 6, della L. 247/2012, per la professione forense, o ai parametri fissati con il decreto del Ministro dello sviluppo economico” cui si è fatto cenno sopra.
Sono altresì nulle le pattuizioni che vietano al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione o che impongono l’anticipazione di spese o che, comunque, attribuiscono al committente vantaggi sproporzionati rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto o del servizio reso. Viene poi prevista la nullità di una serie di clausole e pattuizioni, puntualmente elencate, anche se contenute in documenti contrattuali distinti dalla convenzione, dall’incarico o dall’affidamento tra il cliente e il professionista.
Tra queste, ad esempio, quelle che riservano al cliente la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni del contratto o gli attribuiscano la facoltà di rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del contratto o di pretendere prestazioni aggiuntive che il professionista dovrebbe eseguire a titolo gratuito.
La nullità delle singole clausole non comporterà, però, la nullità del contratto, che rimane valido ed efficace per il resto. Ancora, la nullità opererà solo a vantaggio del professionista e sarà rilevabile d’ufficio.

Rideterminazione giudiziale compenso e parere congruità COA

La convenzione, il contratto, l’esito della gara, l’affidamento, la predisposizione di un elenco di fiduciari o comunque qualsiasi accordo che preveda un compenso inferiore ai valori determinati ai sensi della legge, potranno essere impugnati dal professionista innanzi al Tribunale competente per il luogo ove egli ha la residenza o il domicilio, al fine di far valere la nullità della pattuizione e di chiedere la rideterminazione giudiziale del compenso per l’attività professionale prestata.
Il Tribunale procederà alla rideterminazione secondo i parametri previsti dai decreti ministeriali relativi alle attività svolte dal professionista, tenendo conto dell’opera effettivamente prestata e chiedendo, se necessario, al professionista, di acquisire dall’ordine o dal collegio a cui è iscritto il parere sulla congruità del compenso o degli onorari.
Tale parere costituirà elemento di prova sulle caratteristiche, sull’urgenza e sul pregio dell’attività prestata, sull’importanza, sulla natura, sulla difficoltà e sul valore dell’affare, sulle condizioni soggettive del cliente, sui risultati conseguiti, sul numero e sulla complessità delle questioni giuridiche e di fatto trattate.
Nel procedimento il giudice potrà anche avvalersi della consulenza tecnica, ove sia indispensabile ai fini del giudizio. Qualora il magistrato accerti il carattere non equo del compenso pattuito, provvederà a rideterminarlo condannando il cliente al pagamento della differenza tra l’equo compenso così determinato e quanto già versato al professionista.
Ma non è tutto, al giudice è consentito anche condannare il cliente al pagamento di un indennizzo in favore del professionista fino al doppio della differenza di cui al primo periodo, fatto salvo il risarcimento dell’eventuale maggiore danno.

Parere del COA e titolo esecutivo

In alternativa alle procedure di cui agli artt. 633 e ss. c.p.c. (procedimento ingiuntivo) e di cui all’art. 14 del d.lgs. 150/2011, il parere di congruità emesso dall’ordine o dal collegio professionale sul compenso o sugli onorari richiesti dal professionista, costituirà titolo esecutivo, anche per tutte le spese sostenute e documentate, se rilasciato nel rispetto della procedura di cui alla L. 241/90, e se il debitore non propone opposizione innanzi all’autorità giudiziaria, ai sensi dell’art. 702-bis c.p.c., entro quaranta giorni dalla notificazione del parere stesso a cura del professionista.
L’eventuale giudizio di opposizione avrà luogo innanzi al giudice competente per materia e per valore del luogo nel cui circondario ha sede l’ordine o il collegio professionale che ha emesso il parere e, in quanto compatibile, nelle forme di cui all’articolo 14 del d.lgs. 150/2011.

Prescrizione e class action

Il testo prevede che il termine di prescrizione del diritto del professionista al pagamento dell’onorario decorre dal momento in cui, per qualsiasi causa, cessa il rapporto con l’impresa. Invece, in caso di una pluralità di prestazioni rese a seguito di un unico incarico, convenzione, contratto, esito di gara, predisposizione di un elenco di fiduciari o affidamento e non aventi carattere periodico, la prescrizione decorrerà dal giorno del compimento dell’ultima prestazione.
Invece, il termine di prescrizione per l’esercizio dell’azione di responsabilità professionale decorrerà dal giorno del compimento della prestazione da parte del professionista. In questo modo si evita la possibilità che il professionista sia soggetto all’azione di responsabilità all’infinito.
Il testo prevede inoltre che i diritti individuali omogenei dei professionisti possano essere tutelati anche attraverso l’azione di classe, che, ferma restando la legittimazione di ciascun professionista, potrà essere proposta dal Consiglio nazionale dell’ordine al quale sono iscritti i professionisti interessati o dalle associazioni maggiormente rappresentative.

Osservatorio nazionale equo compenso

Allo scopo infine di vigilare sull’osservanza delle disposizioni della legge sull’equo compenso, viene istituito presso il Ministero della giustizial’Osservatorio nazionale sull’equo compenso.
Tra i compiti dell’Osservatorio quello di esprimere pareri, ove richiesto, sugli schemi di atti normativi che riguardano i criteri di determinazione dell’equo compenso e la disciplina delle convenzioni, nonché formulare proposte in tali materie e segnalare al Ministro della Giustizia eventuali condotte o prassi applicative o interpretative in contrasto con le disposizioni in materia di equo compenso e di tutela dei professionisti dalle clausole vessatorie.
Ancora, l’Osservatorio presenterà alle Camere, entro il 30 settembre di ogni anno, una relazione sulla propria attività di vigilanza.
L’Osservatorio resta in carica per tre anni e ai suoi componenti non sarà riconosciuto alcun gettone di presenza, rimborso o altri emolumenti.

Scarica ddl equo compenso definitivo Camera aprile 2023

FONTE: https://www.studiocataldi.it/articoli/42311-riforma-equo-compenso-il-testo-approvato.asp

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

STATI GENERALI DELLA PAROLA: BARTOLI, SIAMO CUSTODI DELLA LINGUA ITALIANA

Stati generali della parola: Bartoli, siamo custodi della lingua italiana

L’intervento del  presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine all’evento di Taormina                          

Felice intuizione collegare una messa a punto della parola, posta in relazione all’informazione e all’editoria. Una intuizione virtuosa che OdG Sicilia, supportato dalle istituzioni e dal mondo della cultura siciliano ha voluto trasformare in realtà per cogliere quello che, a dispetto di quanto noi stessi giornalisti possiamo credere, è un nesso vitale ed essenziale.

L’italiano è una lingua molto ricca, pensate che il vocabolario comune è costituito da poco meno di 50mila parole, un patrimonio sterminato che richiede attenzione, cura e manutenzione. Attenzione, cura e manutenzione che risentono in maniera fondamentale dell’azione quotidiana dell’informazione. Occorre esserne consapevoli: non c’è più Manzoni a imporre i canoni a imporre i canoni d’uso della nostra lingua, non ci sono più le grandi personalità politiche di straordinario  spessore  che erano capaci di indirizzare i codici del discorso pubblico. Lessico, sintassi, organizzazione del discorso dipendono sempre più dalle modalità di utilizzo della lingua da parte del giornalismo e non solo da parte di quello radiofonico e televisivo.

L’italiano medio ha a disposizione un vocabolario comune di poco inferiore alle 50mila parole: un patrimonio di ricchezza culturale alla cui manutenzione  contribuiamo in maniera decisiva. Cerchiamo di averne coscienza promuovendo un utilizzo attento, preciso, rispettoso della nostra lingua. La lingua si difende non solo evitando un uso acritico e distratto dei forestierismi. Vale la pena ricordare  che all’estero gli italianismi sono cono molto diffusi: cibo, musica, finanza, diplomazia, sono imbottiti di italianismi. Per non parlare  del suffisso “issimo” che all’estero si è affrancato dalla sua funzione per assumere una connotazione che assomiglia più a un marchio di qualità e a una certificazione di origine legata al nostro paese che a un semplice suffisso.

Difendiamo piuttosto l’italiano  dai forestierismi inventati dalla politica per mascherare condoni fiscali, rientri di capitali trasferiti all’estero, misure poco popolari che si ritiene opportuno mascherare all’italiano medio. Difendiamo l’italiano dal pressappoco, dall’incirca, dai falsi sinonimi, dall’approssimazione nell’utilizzo del lessico, dall’uso improprio del lessico, dalle locuzioni usate in modo compulsivo, dall’assolutamente sì, ai furbetti di qualsiasi genere e cosa. E soprattutto facciamo un utilizzo appropriato del lessico: vi rivolgereste a un chirurgo che usa coltello da cucina e le pinze del meccanico? Credo di no.

Lasciamo ai salotti buoni e ai talk show le polemiche sul politically correct e concentriamoci sul giuridicamente corretto, sulla verifica attenta del lessico, sul significato sotteso, dal punto di vista etico e deontologico, proprio  di ogni parola. Siamo i custodi dell’italiano, non dimentichiamolo.

FONTE: https://www.odg.it/stati-generali-della-parola-bartoli-siamo-custodi-della-lingua-italiana/51135

 

 

Simbolo
Le parole e le cose
sìm-bo-lo

SIGNIFICATO Elemento, segno considerato rappresentativo di un concetto, di una condizione, di un’organizzazione; segno convenzionale, specie in vari ambiti scientifici; emblema

ETIMOLOGIA dal latino sýmbolus, dal grreco sýmbolon ‘contrassegno’, derivato dal tema di symbállo ‘accostare, confrontare’, da bállo ‘mettere’ col prefisso syn- ‘con’.

«Questo è un simbolo antico. Sai che cosa rappresenta?”
La Tour Eiffel, la croce, la colomba, i lucchetti sui ponti, il numero 666. Cos’hanno in comune? Sono simboli: rispettivamente, di Parigi, del cristianesimo, della pace, di amore indissolubile, del demonio. Così neutra è la natura del simbolo da poter accomunare il diavolo e l’acqua santa. Il che è curioso, essendo diavolo e simbolo etimologicamente antitetici: il primo è dal latino diabolus, a sua volta dal greco diábolos ‘calunniatore’, derivato di diabállo ‘separare, disunire, mettere discordia’ – l’esatto contrario di symbállo ‘mettere insieme, unire’, da cui deriva sýmbolon. Quest’ultimo, in origine, era il segno di riconoscimento di un patto di ospitalità o alleanza, ottenuto spezzando irregolarmente in due un oggetto (ad esempio un anello) in modo che entrambe le famiglie possedessero uno dei due pezzi combacianti. Da questo significato concreto, poi, sýmbolon – così come il latino symbolus e il nostro simbolo – prese quello più ampio di ‘segno’, ossia di qualcosa che sta per qualcos’altro.

Simbolo e segno, quindi, sono la stessa cosa? Vediamo. Il segno è oggetto di una specifica disciplina, la semiotica, che ha tra i suoi padri una nostra vecchia conoscenza, Charles Sanders Peirce (1839-1914). Secondo Peirce, in generale un segno è «qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa d’altro sotto qualche rispetto», e più nel dettaglio vi sono tre tipi di segni: gli indici (connessi materialmente all’oggetto significato, come il fumo rispetto al fuoco), le icone (in cui la significazione avviene per somiglianza, come il segno del sole nel meteo) e i simboli (il cui legame con l’oggetto è meramente convenzionale, come accade nei segni linguistici). Nella storia della filosofia, però, segno e simbolo perlopiù si equivalgono, e comunque nessun pensatore ha imperniato la propria visione del mondo su questi concetti. Almeno fino al 1923, quando il tedesco Ernst Cassirer (1874-1945) pubblica il primo volume del suo capolavoro, La filosofia delle forme simboliche.

Per Cassirer, il simbolo è ogni «contenuto singolo della sensibilità […] reso portatore di un generale significato spirituale», ossia qualunque attribuzione di significato a qualcosa. Ed è appunto questa la funzione della mente umana: tutta la nostra attività conoscitiva è simbolica, nel senso che mediante i simboli dà forma al mondo che esperiamo. Il mito, la religione, l’arte, il linguaggio e la scienza, che egli chiama «forme simboliche», sono «impronte che tendono a realizzare l’essere», cioè a strutturarlo, costruirlo simbolicamente. Il simbolo infatti «non serve solamente allo scopo di comunicare un contenuto concettuale già bello e pronto, ma è lo strumento in virtù del quale si costituisce questo stesso contenuto».

Il ciuffo impertinente di Cassirer può essere letto come simbolo di sicumera, di sprezzo per le convenzioni, o dello scirocco stesso.

Chiaramente, il punto di partenza di Cassirer è la ‘rivoluzione copernicana’ di Kant, per cui non è la nostra mente a modellarsi sugli oggetti di conoscenza ma questi ultimi a conformarsi a lei. Ciò che chiamiamo ‘realtà’ non è qualcosa di dato in partenza: non esiste una percezione neutra delle ‘cose in sé’, perché ogni percezione è sempre inserita in una determinata forma simbolica che la plasma, creando peculiari «mondi di immagini». Nella conoscenza tutto è filtrato, mediato dai simboli, e senza questa mediazione l’esperienza umana ‘grezza’ del mondo non avrebbe senso né forma.

L’essere umano, animal symbolicum più che animal rationale, in quanto produttore di simboli si costruisce il proprio mondo, e ciò lo pone in una «nuova dimensione della realtà», più vasta ma – soprattutto – interamente culturale: «L’uomo non si trova più direttamente di fronte alla realtà; per così dire, egli non può più vederla faccia a faccia […] Si è circondato di forme linguistiche, di immagini artistiche, di simboli mitici e di riti religiosi a tal segno da non poter vedere e conoscere più nulla se non per il tramite di questa artificiale mediazione». Pertanto, è continuamente «a colloquio con sé medesimo», non in rapporto «con le cose stesse».

Ecco l’aspetto più affascinante e inquietante di questa concezione: poiché con la nostra attività intellettuale trasformiamo tutto in simboli, in cultura, non conosciamo niente al di là di questa dimensione da noi stessi prodotta, oltre i «mondi di immagini» creati dalle forme simboliche. Ma ciò non è affatto un problema (nessuna nostalgia per la fantomatica ‘cosa in sé’), anzi: ogni forma di conoscenza, secondo Cassirer, è tanto più raffinata, rigorosa e significativa quanto più è simbolica e astratta: «Non già nella vicinanza al dato immediato ma nel progressivo allontanamento da esso risiedono il valore e la natura specifica del linguaggio come dell’attività artistica»; per non parlare della scienza, i cui concetti sono «simboli intellettuali liberamente creati», «simulacri» ai quali nei «dati immediati della sensazione non corrisponde nulla».

Se vediamo questo allontanamento dal «dato immediato» come una maledizione e aneliamo a ‘squarciare il velo’ del reale, in cerca di autenticità e rapporti ‘intatti’ con le cose, decisamente, conviene che ci rivolgiamo a un altro filosofo.

Parola pubblicata il 04 Aprile 2023

Le parole e le cose – con Salvatore Congiu
I termini della filosofia, dai presocratici ai giorni nostri: l’obiettivo è sfilare parole e concetti dalle cassette degli attrezzi dei filosofi per metterli nelle nostre — rendendo ragione della dottrina con la quotidianità. Con Salvatore Congiu, un martedì su due.

FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/simbolo

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

39 questions about the war in Ukraine

From Russia’s Angry Patriots Club. For your consideration.

25 APR 2023
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Igor Strelkov’s Angry Patriots Club (КРП) has published a list of questions about Russia’s “special military operation” in Ukraine.

Most of their questions are highly pertinent; some of them are a bit superfluous; a few—in your correspondent’s humble opinion—are misguided and a bit silly.

But we decided to publish them all in hopes of starting a dialogue, and (this is really too hopeful) widening the abysmally narrow Overton Window that is asphyxiating “alternative media” coverage of this increasingly bizarre and precarious conflict.

As you read through these questions, keep in mind that many of them were being asked in the earliest weeks of the war by patriotic, pro-SMO voices in Russia.

We would also advise our readers not to dismiss the Angry Patriots Club as an irrelevant fringe group, even if you strongly disagree with them. The Russian government is not worried about Navalny supporters; it fears “turbo-patriots”— Russian officials have openly admitted it.

NOTE: This is not a perfect word-for-word translation (some of the questions were incurably convoluted so we had to rewrite them), but we did our best to honor the original meaning of each question. Also: Strelkov always puts Ukraine in “scare quotes” or prefaces it with “so-called”, to signify that he thinks Ukraine is not a separate country and is part of Russia. We removed all of this because it got way too repetitive and damaged the “flow” of the text. But, just so we aren’t accused of misrepresenting КРП’s position: they hold the belief that “the so-called Ukraine” is part of Russia.)


I. “Historical” questions:

1) In 2014, the power of the Ukrainian junta hung in the balance, and all of Novorossiya, looking at the Crimea, was waiting for Russia with hope. But the Kremlin initially refused to send peacekeeping forces to the Donbass, and then was the first in the world to recognize the legitimacy of Poroshenko’s election. As a result of the eight-year pause under the Minsk agreements, Ukrainians created a combat-ready army, suppressed the protest movement, brainwashed a significant part of the population, and by 2022 were able to resist the Russian Armed Forces on the battlefield. WHO is responsible for the strategically failed decisions, for which Russia is now paying with thousands of lives and tens of thousands of cripples? Who has suffered or should be punished for this cretinism and/or direct sabotage?

source: TASS

2) Why were outright swindlers put at the head of the People’s Republics of Donbass, who discredited the ideas of the Russian Spring by the very fact of their presence in power? How and in what way were the most famous heroes of 2014, commanders of the militia, physically eliminated? Who bore or will bear responsibility for the fact that instead of a “showcase of the Russian World” in the LDNR, for 8 years there was a swamp in which people lived much worse than in the Russian Federation and worse than in Ukraine?

3) How did it happen that the President of the Russian Federation (by his own personal admission) “was led by the nose by respected Kiev and dear Western partners” for eight years within the framework of the “Minsk agreements” and the “Normandy Format”? Where were the principled and professionally qualified advisers and officials who were responsible for warning the president about what was obvious to many outside observers who did not receive state pay? Have these officials been punished in any way, or at least suspended from further performance of their duties?

4) What was the role of a number of high-ranking Russian officials (former deputy prime minister and assistant to the president, Vladislav Surkov, for example) when DPR and LPR militias were unable to reach the borders of the Donbass republics in 2014, even as they were pursuing the already disorderly retreating Armed Forces of Ukraine? Why was the front “fixed” on the outskirts of Donetsk? Why was Mariupol, abandoned by the Ukrainian Armed Forces, not liberated? What role did the behind-the-scenes negotiations between Surkov (and other representatives of the Kremlin’s VIP officials) play in this with the Ukrainian oligarchs—in particular, with Rinat Akhmetov? Why, after the liberation of Debaltsevo in the spring of 2015, the hostilities were again “frozen” and the Armed Forces of Ukraine were given the chance to restore their newly lost combat capability?

5) Why for 8 years—while the Armed Forces of Ukraine were feverishly arming and preparing for a big war—the formations and units of the People’s Militia of the LDNR eked out a miserable existence, received extremely meager supplies and were armed with outdated weapons systems? Why did they practically not undergo normal combat training? Who was responsible for these issues in the Ministry of Defense of the Russian Federation, and who should be responsible for the criminal mismanagement of the combat capability of the People’s Militia Corps?

II. Issues of preparing the Armed Forces of the Russian Federation for combat operations (addressed to the Ministry of Defense, among others):

6) How did it happen that the “World’s Second [Largest/Strongest] Army”, which continuously won all the “tank biathlons” and rebuilt the chic “Patriot Park” with a huge cathedral, turned out to be at the start of hostilities:

  • without a sufficient satellite reconnaissance network;
  • almost without unmanned aircraft [drones], both reconnaissance and strike (which the enemy had in significantly superior numbers);
  • completely without guided bombs;
  • with an extremely insufficient number of artillery adjustment and anti-battery systems;
  • with outdated and unreliable systems of military encrypted communication at all levels?

7) How did it turn out that the plan for the Special Military Operation was built on the basis of data completely divorced from reality? How did it happen that [this plan was based on the] unpreparedness of the enemy’s armed forces for decisive resistance, and there was no information about the high level of combat training and even higher morale of [Ukraine’s] regular army? Why did authorities expect complete loyalty at best, and “neutrality” at worst, from the populations of the territories occupied during the SMO, while in reality the situation was exactly the opposite? Who misinformed the President in such a brazen, treacherous way? Who bears criminal responsibility for this, at least according to the laws of peacetime?

Putin on February 25, 2022: “The main clashes with the Russian army, as expected, are not with regular units of the Armed Forces of Ukraine, but with nationalist formations.” (source)

8) Why, in the political sphere, were the most outright swindlers and thieves, such as the scumbag [oligarch Viktor] Medvedchuk, chosen as the “favorites” who were to come to power in Ukraine after the victorious outcome of the SMO—people who were completely unpopular among the general population? Who selected these figures and on what basis? Was there a corruption component in this approach to personnel? Have the recommenders incurred any responsibility or will they bear it in the future?

source: newizv.ru

9) What military-political goals—that can be communicated in an understandable way to the people of the Russian Federation and Ukraine—were pursued (and are being pursued) with the SMO? On what basis was the SMO started? What is its legal status? Why is this missing even after more than a year of hostilities?

10) How was the possibility of sanctions from the US and the EU not taken into account when preparing the SMO? How did it happen that over $300 billion in Russian foreign exchange reserves were blocked (in fact, confiscated) abroad? Who has incurred or will bear personal responsibility for this among the competent Russian officials?

III.

11) Already in the first half of the war, it became clear that the domestic military industry (among other sectors) is critically dependent on the supply of components from abroad. Where did the “import substitution programs” loudly praised in the media go? Why are the people responsible for the failure of this program not held accountable?

source: RBC.ru

12) Also, by the summer of 2022, a shortage of ammunition for artillery and some other types of weapons arose. And by the end of the year, the same problem arose with a wide range of military equipment most in demand on the front—from shells and artillery pieces and tanks—to means of communication of the most primitive level. The shortage of bulletproof vests, first aid kits, uniforms and equipment became “the talk of the town” almost from the very beginning of hostilities and became especially aggravated after the “under-mobilization” (I will write about it below). How did the Ministry of Defense of the Russian Federation, Rostec and other state-owned companies react to this shortage in order to correct the identified failures in time and provide the troops with the necessary weapons and equipment? At the moment, as things stand in the 14th month of the war, there is very little progress for the better, and if you subtract equipment that is donated by volunteers, the picture looks even more depressing. Who is responsible for this situation and what urgent measures are being taken to correct it?

Edward Slavsquat
Russia’s Completely Avoidable “Shell Hunger” in Ukraine
NOTE FROM EDWARD: On April 25, 2022, Marko Marjanović, editor of Anti-Empire, wrote a guest post for this blog in which he warned that Russia’s “special military operation” in Ukraine faced a critical manpower shortage, and the failure to partially mobilize—or at the very least retain conscripts—would likely have catastrophic consequences for Moscow…
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13) Why at the beginning of hostilities (and still to this today!) weren’t the borders of the Russian Federation closed for citizens liable for military service? Why were hundreds of thousands of potential military personnel able to leave the territory of the Russian Federation without hindrance? And why were dozens of people with access to the most sensitive state secrets able to freely leave (in fact, flee) from the Russian Federation—including former members of the government and heads/VIP officials of state corporations? Who is responsible for this inaction?

IV.

14) How can one explain the ugliest absurdity, in which many thousands of professional military personnel of the RF Armed Forces and experienced PMC professional fighters “perform official tasks” in Syria, the Central African Republic, Mali, Burkina Faso, and so on, while freshly mobilized civilians, after minimal training, are sent to the front where they participate in heavy battles?

15) Why, in the vast majority, only Russians and representatives of other indigenous peoples of Russia are drafted into the armed forces, while hundreds of thousands of young and healthy “new citizens” from the countries of Central Asia and the Caucasus are completely spared from military service during the war and are engaged in laying tiles and trimming trees in metropolitan areas?

16) How did it happen that now, for the unauthorized abandonment of military units, the courts pass sentences on mobilized and volunteers, however, NOT ONE OF THE MANY THOUSANDS OF CONTRACTORS (including officers) are punished for desertion after refusing to perform their duties and take part in hostilities?

17) How to explain the situation in which the Russian Federation is at war, but at the same time continues to transport through the territory of Ukraine oil and gas for export to countries (such as Bulgaria) that then, after processing, supply Ukraine with 90% of the fuel it needs? Not to mention the fact that Ukraine regularly receives payments from Russian corporations for these deliveries?

source: Gazeta.ru

18) What explains the “grain deals”, which (according to the Russian Foreign Minister) “do not benefit our country at all, since our ‘partners’ haven’t fulfilled their part of the agreement”? Considering that as a result of compliance with the terms of the agreements on our part, Ukraine not only receives large incomes from the export of its grain and other cargoes, but also receives a significant part of the supply (the same fuels and lubricants and much more) through the unblocked Odessa seaport?

source: RBC.ru

19) Why hasn’t the representative of the President of the Russian Federation, Roman Abramovich (a subject of Great Britain, which in itself is a scandal), been condemned for showering Azovites with gifts and delicacies after they were released in the Mariupol prisoner exchange? And why were these criminals, who carried out massacres, torture and other serious crimes against citizens of the Russian Federation, released to begin with?

source: Telegraph

20) What caused the flagship of the Black Sea Fleet, the Moskva, to sink? And if it was sunk by the enemy, how did it end up in the reach of enemy anti-ship systems without escort and cover, as well as with non-working air defense systems, with a crew staffed by largely inexperienced recruits and conscripts? Who is responsible for this and how did it happen?

21) What caused the “de-escalation” with the hasty withdrawal of troops from the Kiev, Chernihiv, Sumy, and Nikolaev regions, and what did the officials who proposed this solution as optimal expect as a result of it? How did it happen that our troops at the beginning of the SMO carried out a deep offensive, without bothering to protect communications that were subjected to enemy attacks? Who is responsible for this or will be held accountable?

Edward Slavsquat
Insane in the Ukraine
The Ukrainian military has launched a counter-offensive in the Kharkov region. There are many hot takes about this. We are not going to provide you with a Military Analysis. Instead, we will offer a brief overview of how we arrived at the current state of affairs—and ask the simplest of q…
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22) On which targets did we expend hundreds of ground, sea, and air-based cruise missiles, fired in huge quantities at the start of the SMO, if as a result, Ukraine’s military and political decision centers, as well as communications infrastructure, remain intact?

23) Why, by the end of the 14th month of the war, the enemy’s communications in the near and deep rear have not only not been destroyed, but even somehow not violated? Why are the vast majority of strategic bridges and tunnels intact and not even attacked, through which the main flow of supplies of Western weapons and equipment enter Ukraine? How to explain the “complete untouchability” of Zelensky and top Kiev officials, including those who regularly call for the complete destruction of the Russian Federation?

24) How did the series of missile strikes on the energy facilities of Ukraine end, why were all the strikes on secondary targets and ended before the enemy’s energy system was critically damaged? Why was Ukraine able to quickly and completely restore energy supply so much that it again started supplying electricity to neighboring states?

25) When will the President of the Russian Federation deign to assume the functions of the Supreme Commander-in-Chief, provided for by the constitution, and does he plan to do so at all? Who has been leading the fighting for more than a year and is responsible for the conduct of the war? And, in general, is there at least some responsibility for the military decisions taken?

26) Who was punished for the “Successful Regrouping” from the Kharkov region, which ended with the surrender to the enemy with and without a fight of Izyum, Kupyansk, Balakleya, Volchansk, Cossack Lopan, a number of other cities and many settlements? As a result, Belgorod, Kursk and Bryansk regions of the Russian Federation ended up on the front line and feel all the “charms” of the status of front-line regions? Who is specifically to blame for the fact that the offensive of the Armed Forces of Ukraine was “missed”, and that the retreat from the bridgehead south of Izyum turned into a hasty unorganized flight, as a result of which Russian troops suffered huge losses in equipment and ammunition?

source: Nakanune.ru

V.

27) On what basis was “under-mobilization” carried out if “we do not have a war”, and the so-called SMO does not have any legal status? On what basis, in this case, are citizens who have left their military units brought to criminal responsibility?

28) Why is “mobilization” reserved exclusively for reservists in the structures of the Ministry of Defense of the Russian Federation, and all other necessary components of normal mobilization (mobilization of security and law enforcement agencies, mobilization of industry, mobilization of transport, etc.) are not carried out at all? Who determined the criteria for mobilization, which literally everyone who does not want to go to war could avoid? What mechanisms are provided (in the absence of the legal status of the SMO) for draft evaders into the armed forces?

29) Who exactly made the politically “Difficult Decision” to leave the heavily fortified and successfully held Kherson bridgehead without a fight? On what basis was the territory of the Russian Federation surrendered to the enemy? Why have we not heard a single word in any state media that this territory will certainly be liberated? And vice versa: Why are direct calls to “freeze the conflict at existing positions” (Prigozhin, for example) not being pursued by the law enforcement agencies of the Russian Federation as a call to violate the territorial integrity of the Russian Federation? Kherson is now “no longer” Russia? Who decided so? On what basis?

From Russia’s most popular military news portal: “With regret, we have to state that so far the situation for the Russian army is not developing in the most favorable way. The battles for Kiev, Kharkov and Kherson were lost. And no matter what anyone says about some kind of regroupings and new tactical approaches to the conduct of hostilities, the fact that we have lost the strategic initiative is obvious, despite the recent successes achieved in certain sectors of the Russian-Ukrainian front. There are many reasons for all these defeats, but if we summarize them in one phrase, we can say that we were not ready for such a war…” (source: topwar.ru)

30) Where is the official comment on St. Petersburg Governor [and “new normal” fanatic] Alexander Beglov’s decision to speak in front of the Ukrainian flag?

On April 14, St. Petersburg hosted the 55th plenary session of the Inter-Parliamentary Assembly of the CIS countries. In front of the building and inside the Tauride Palace, where the meeting was held, the flags of the member countries of the international body were displayed, including the flag of Ukraine (source: vot-tak.tv)

31) Why is the “concern for the preservation of the Russian people and the Russian language” declared by the president and top officials of the Russian Federation not applied to Ukraine, where the indigenous Russian population has been subjected to continuous cultural genocide for many years (and especially now)? [We’re not really sure what КРП is getting at here, as this concern has definitely been voiced before — Edward]

32) What is the reason for and what is the basis of the “strategy” of the RF Armed Forces, in which offensive operations are carried out almost exclusively on the territory of Donbass and result in months-long bloody assaults on the enemy’s most fortified lines, while even the capture of these lines (which has not been achieved in months of fighting) does not lead to the defeat of the Armed Forces of Ukraine and the surrender of the Kiev regime? Why are other strategic directions stubbornly ignored, where the offensive promises much more serious successes that can influence the outcome of the war? Why is the initiative completely given over to the enemy in these directions?

33) Where did all our latest military equipment, which was boasted about so much in the pre-war years, go? Why are the T-54/55 tanks and D-20 guns, which were used in Stalin’s time, put into service at the front in combat units? Who “scattered” in huge quantities (as a rule, free of charge) much more modern but “unnecessary” Soviet weapons and munitions across Syria-Libya-Sudan and other African republics? Who should be responsible for this? Where are the promised “combat robots”? Where are the “tens of thousands of Arab volunteers who are grateful to us for the assistance rendered”, and promised to the President by the Minister of Defense?

34) How did it happen that Kazakhstan, saved by our peacekeeping forces from a civil war literally a month before the start of the SMO, is quickly and openly moving into the camp of our enemies, demonstrating growing Russophobia, and gradually joining all types of sanctions? Who made the decisions to support exactly the group that (being nurtured by the “Soros Foundation”, which was well known) is now in power in Kazakhstan? What served as the basis for supporting this particular group, although there were others who were much more loyal to the Russian Federation? [This is head-scratcher because as far as we can tell, Kazakh President Kassym-Jomart Tokayev is no fan of Soros; the fact that Kazakhstan is a less-than-reliable “partner” to Moscow is undeniable, however — Edward]

Edward Slavsquat
Kazakhstan: Will Putin ignore the obvious?
Let’s begin with what probably everyone can agree on: yes, undoubtedly there are various disreputable three-letter agencies sticking…
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35) Why do our officials blame some “Ukrainian nationalists” for all high-profile sabotage, terrorist acts and simply military strikes on the territory of the Russian Federation, removing responsibility for these acts from the official authorities and the military of Ukraine, even in those cases when they themselves publicly take ownership? Where are the similar actions of the Russian special services on enemy territory? Why hasn’t a capable underground been created in Ukraine in eight years, even in the Russian-speaking regions? Why are there no attempts to create it now, except for purely media (and beneficial only to enemy propaganda) provocations led by the scoundrel Medvedchuk?

36) How is it that while hundreds of thousands of our soldiers (as well as the population of the front-line regions living in the zone of enemy strikes) are experiencing hardships, the rest of the country continues to live as if no war exists, or is it completely irrelevant to them?

Anti-Empire
Russian Grunts Will Be Relieved to Know That Moscovites Hardly Ever Think About the War
Imagine this. Maybe you’re a Donetsk taxi driver. Middle-aged. 45-years old. On a good day you can still handle your share of vodka but if you’re honest with yourself you’ve got times when that arthritis in your right knee tingles for days, and your hairline has been receding faster than the Amazonian rainforest. Let’s say that in February you were mobi…
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37) When will the goals of the SMO and the conditions for the successful completion of the operation be clearly and officially stated?

VI.

38) What is the reason for the fact that people who for years defended the Minsk agreements and “Donbass as part of a united Ukraine” are now responsible for military propaganda? And people who always, initially and reasonably, warned about the disastrous nature of such a course and predicted what it would lead to (a big and difficult war) remain marginalized by official propaganda—up to the complete rejection of the opportunity to take part in the defense of Russia?

39) Why are the closest relatives of the highest state and military leaders of the Russian Federation spotted by the Western media in countries openly hostile to the Russian Federation? Will any conclusions about these officials be made by the President?

FONTE: https://edwardslavsquat.substack.com/p/39-questions-about-the-war-in-ukraine

Tutti gli imperi sono mortali e quello americano non fa eccezione

La scorsa settimana m’interrogavo su quanto sia reale la rivalità tra Stati Uniti e Cina. La “trappola di Tucidide” potrebbe essere un paravento che nasconde l’imminente disintegrazione dell’“impero americano”. In questo articolo ne riassumo il percorso, che gli Occidentali non hanno compreso, e invito i lettori a riflettere su cosa potrà accadere dopo la sua sparizione.

L’impero americano crollerà?
Illustrazione di Calvin Shen.

L’URSS crolla su se stessa non a partire dalla guerra di Afghanistan (1979-89), ma dalla catastrofe di Chernobyl (26 aprile 1986). I sovietici si rendono improvvisamente conto che lo Stato non ha più il controllo di nulla. I membri del Patto di Varsavia, che Leonid Breznev ha ridotto a vassalli, si ribellano. Le Chiese, la Gioventù Comunista e le comunità gay della Germania dell’Est fanno cadere il Muro di Berlino [1]. Non soltanto l’URSS non reagisce, ma abbandona anche gli alleati fuori dell’Europa, in particolare Cuba. Il Primo segretario del PCUS, Mikhail Gorbaciov, si trasforma da riformatore in liquidatore. L’URSS va in frantumi e nascono molti nuovi Stati indipendenti. Inizia la discesa agli inferi. Pochi “Nuovi russi” si appropriano dei beni collettivi e si affrontano a raffiche di mitra nelle strade di Mosca e San Pietroburgo. La produzione precipita. In molte regioni si fatica a trovare di che sfamarsi. La speranza di vita della popolazione diminuisce di colpo di quindici anni. Il crollo è talmente repentino che nessuno può immaginare che il Paese in pochi anni si risolleverà.

Nel frattempo gli Stati Uniti cominciano a riflettere su cosa fare ora che il rivale si è disintegrato. L’11 settembre 1990 il presidente George H. Bush sr., pronunciandosi davanti al Congresso in seduta plenaria, lancia l’idea di un «Nuovo Ordine Mondiale». Ha giustappunto allestito la Guerra del Golfo, cui non mancano di associarsi gli Stati di quasi tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono l’incontestata superpotenza mondiale già da prima della caduta dell’URSS [2].

Lo straussiano Paul Wolfowitz elabora una teoria per scongiurare l’insorgenza di un nuovo rivale che occupi il posto lasciato dall’Unione Sovietica. Non ha dubbi: individua nel progetto politico di François Mitterrand e Helmut Kohl – l’Unione Europea – il nemico da abbattere. La UE è però inficiata da due vizi originari: il vincolo dell’adesione di tutti gli Stati del Patto di Varsavia e dell’ex URSS – che porterà all’impraticabilità delle sue istituzioni – e l’iscrizione nel Trattato di Maastricht della difesa della UE da parte di Washington.

Il Pentagono è a tal punto sicuro di non aver più avversari di pari rango che, schiacciato l’Iraq, smobilita un milione di soldati e smantella le unità di ricerca e sviluppo tecnologico degli armamenti. Il presidente Bush padre è convinto che la Guerra del Golfo sia stato l’ultimo conflitto e che ora inizi un’era di prosperità.

Benché non ci siano rivali che ne minacciano la supremazia, gli Usa percepiscono che l’equilibrio interno è fragile. Le imprese delocalizzano e l’economia si basa più sull’internazionalizzazione del dollaro che sulla produzione di ricchezza.

Nel 2001 gli straussiani organizzano gli attentati dell’11 Settembre [3] e adottano la dottrina Rumsfeld/Cebrowsky [4]. Al proprio interno sospendono le libertà fondamentali con l’Usa Patriot Act; all’esterno danno il via alla “guerra senza fine” che devasterà il Medio Oriente Allargato.

Ma la Russia non la vede allo stesso modo. In un discorso pronunciato l’11 febbraio 2007 alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco [5], il presidente Vladimir Putin denuncia il Nuovo Ordine Mondiale dei Bush, che definisce «unipolare», anzi «monopolare», e che, lungi dal portare la pace, semina sventura.

In seguito alla crisi dei sub-prime, l’intellettuale russo Igor Panarin, che all’epoca lavora per i servizi segreti, elabora l’ipotesi del crollo del dollaro e della divisione della popolazione statunitense su base etnica, fino alla disintegrazione del Paese [6]. L’analisi di Panarin viene a torto interpretata come replica all’ipotesi della francese Hélène Carrière d’Encausse, che aveva congetturato la scissione dell’Unione Sovietica su base etnica [7]. Le previsioni di Panarin non si sono avverate, così come non ha trovato conferma la mia ipotesi di non-sopravvivenza dell’impero americano all’impero sovietico.

Cos’è successo?

Nei 15 anni successivi al discorso di Putin a Monaco, la Russia si è per prima cosa preoccupata di ricostruire la propria potenza militare. Nel 2012 promette alla Siria di proteggerla dagli jihadisti, sostenuti dagli anglosassoni (la cosiddetta primavera araba), ma attende due anni prima d’intervenire. Quando esce allo scoperto mostra di possedere armi tecnologicamente avanzate in abbondanza. Il campo di battaglia siriano è l’opportunità di testarle e di addestrare il personale militare, che viene rinnovato ogni sei mesi.

Nel discorso di Monaco, Putin aveva indicato in Brasile, India e Cina i partner privilegiati per la costruzione di un mondo multipolare, ma aspetta a lungo prima di suggellare un rapporto privilegiato con Beijing. All’epoca la Cina, non ancora pienamente sviluppata, esercita una forte pressione demografica sulla Siberia russa, ma sa che per uscire dalla «dittatura monopolare» deve allearsi con Mosca. Entrambi i Paesi hanno subìto gli Occidentali, per le cui menzogne hanno pagato un prezzo pesante. Sanno di non aver futuro l’uno senza l’altro.

La disfatta che si delinea in Ucraina dovrebbe aprire gli occhi agli statunitensi. Le tensioni analizzate da Igor Panarin sembrano riemergere. Gli attentati dell’11 Settembre e la “guerra senza fine” dovrebbero infine palesarsi come semplici diversivi, che hanno concesso all’impero americano niente di più di una semplice tregua.

Nei 35 anni successivi al crollo dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti si sono crogiolati nella convinzione, errata, di aver sconfitto il rivale. In realtà sono stati i sovietici stessi gli artefici del proprio crollo. Gli americani erano convinti che ai russi sarebbe servito un secolo per risollevarsi dagli errori. Sono invece diventati la prima potenza militare mondiale. Gli Stati Uniti sono certamente riusciti a vassallizzare l’Europa Occidentale e Centrale, ma oggi sono costretti a fare i conti con gli Stati in precedenza bistrattati, guidati da Russia e Cina.

In questo periodo i Repubblicani e i Democratici hanno fatto spazio a due nuove correnti di pensiero: rispettivamente ai jacksoniani, attorno a Donald Trump, e ai wokisti, puritani senza Dio. Attualmente negli Usa s’intensificano gli spostamenti di popoli. Gli esperti elettorali costatano che molti statunitensi lasciano le regioni woke per raggiungere quelle jacksoniane [8]. Secondo le aziende di traslochi i clienti lasciano le grandi città per spostarsi in città più piccole, dove la vita è meno cara e più gradevole. Ma tutte notano anche che sempre più spesso i clienti avanzano una nuova motivazione: si spostano per riunirsi a parte della famiglia. Un fenomeno già rilevato dieci anni fa da Colin Woodard [9]: gli statunitensi tendono a raggrupparsi per comunità di origine. I promotori immobiliari rilevano da parte loro il moltiplicarsi di quartieri protetti (Gates communities): i clienti si raggruppano con gente a loro simile, proveniente dalla medesima cultura e appartenente alla stessa classe sociale; spesso si dichiarano preoccupati dell’aumento dell’insicurezza e accennano alla possibilità di una guerra civile.

Apriamo gli occhi. Tutti gli imperi sono mortali e quello americano non fa eccezione.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article219168.html

 

 

L’Europa peggiore

 

(Tommaso Cerno – lidentita.it) – 27 04 2023

La stangata finale arriva dall’Europa. Era in effetti da un po’ che si occupava solo di farine di insetti e di carni sintetiche. Ci mancava l’ennesima batosta per mettere in ginocchio i Paesi che tentano di tornare alla vita dopo due anni di pandemia e una guerra che non finisce mai e che riempie di miliardi i grossi gruppi che si occupano di armamenti. E’ ormai lontana dalla realtà e diversa da quel sogno nato a Ventotene di cui resta soltanto la scatola. L’Europa non può non accorgersi dei milioni di persone che sta lasciando indietro, sono troppo tecnicamente preparati e riempiti di lobby di ogni genere come un bignè della finanza per non saperlo. Resta soltanto una via possibile: la strada segnata è questa e ce la faranno inghiottire. E’ davvero sbalorditivo immaginare di essere ridotti dallo stato di fondatori a quello di perennemente sanzionati. E’ antistorico un sistema di governo basato solo sulle carte, sulle banche e sulla finanza che finge con arroganza di prendersi cura di te. Probabilmente abbiamo la bocca troppo piena della parola fascismo usata a sproposito per renderci conto che il vero dominio delle nostre vite, che sfiora per alcuni aspetti quello delle antiche dittature, passa oggi attraverso un sistema politico che produce come effetto l’immobilismo dei singoli, delle famiglie, della società nel suo insieme escludendola da buona parte delle conquiste che la democrazia aveva promesso grazie al lavoro. Parola che sentiremo celebrare con retorica fra qualche giorno in occasione della festa del Primo Maggio che ha perso il suo significato di fronte a un sistema che produce precariato, lavori sottopagati, disoccupazione e toglie aspettativa di vita già da quando ancora stai studiando. Questo è l’effetto reale che fa oggi questo groviglio di poteri calati sopra le nostre teste da trattati fuori dal tempo, nel nome dei quali ci produciamo in fantomatiche riforme per salvare un pianeta dove i problemi che vengono portati al centro dell’attenzione pubblica e sulle prime pagine dei giornali corrispondono sempre di più agli interessi economici di gruppi internazionali che trovano nelle leggi il proprio dominio economico e politico sull’intero sistema. Ci saranno le elezioni europee fra circa un anno. E forse saranno l’ultima occasione per tentare la strada democratica che prevede che le scelte siano fatte nel nome del popolo. Quel popolo che oggi sta pagando di tasca propria il governo durato decenni, scelte dilettantistiche spacciate per provvedimenti di sicurezza pubblica che hanno messo in ginocchio l’Italia ai tempi del Covid. E questa guerra che ormai solo un imbecille può davvero pensare che sia legata ai fatti del 24 febbraio. Non bastasse tutto questo, l’atteggiamento dei Paesi europei nei confronti dei veri temi planetari di quest’epoca si richiudono nell’interesse particolare. Per cui passiamo per l’assurdo di un’Italia che finora è stata l’unico Paese d’Europa ad affrontare davvero, con mille errori e milioni di euro di sprechi, l’allarme migrazioni che cresce ogni giorno, trattata come il cattivo. Mentre la Francia dall’alto della sua democrazia riconosciuta in tutto il mondo nella figura del presidente Macron è messa a ferro e fuoco da una guerra civile per le riforme che il popolo francese ritiene fatte contro i suoi diritti e non appena pensa di dover davvero intervenire nella gestione degli sbarchi manda centinaia di agenti di polizia a presidiare quei confini che in realtà, nei trattati dell’Europa, non esistono più. Si tratta di bugie che avranno le gambe corte perché chi crede davvero nella democrazia sa che a un certo punto la misura è colma. E che quella gente bistrattata e sfruttata potrà decidere di cambiare, anche se adesso sembra qualcosa di più grande di noi. E lo farà proprio nel nome di quella libertà che l’occidente rivendica e difende a parole, non rendendosi conto che nei fatti la sta riducendo a un ricordo passato.

FONTE: https://www.zerohedge.com/news/2023-04-27/ultimate-refutation-trans-ideology

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

“La schiavitù dell’intelligenza artificiale” del World Economic Forum sta arrivando per TE!

 

 

STORIA

L’attualità del carteggio Churchill – Mussolini

Ruggiero Capone 26 04 2023

 

Oggi ci chiediamo di continuo cosa sarà dell’Italia; soprattutto perché tutti questi vincoli e compromessi. Rispondere è arduo, e il carteggio Churchill-Mussolini rappresenta ancora uno strumento per decifrare la politica come le sorti di noi italiani. Un carteggio maledetto. E badate bene che sono stati eliminati (o fatti sparire) tutti coloro che hanno maneggiato quel carteggio per cementificare carriere o fare intese con potenze straniere e multinazionali. La verità storica sull’Italia colonia angloamericana si comprende per intero solo studiando quel carteggio, occultato nel 1945, e poi leggendo la parte segreta del Trattato di Parigi del 1947.

Anche lo storico francese Pierre Milza è tornato sul mistero delle ultime ore del Duce e di Claretta Petacci con “Gli ultimi giorni di Mussolini”. Anche Milza ammette che “la morte del Duce avvenne in circostanze non ancora del tutto accertate”. Ma avvenne davvero il 28 aprile 1945 nei pressi di Giulino di Mezzegra a circa venti chilometri da Dongo? A quanto pare quel carteggio era ed è più importante dell’oro. Renzo De Felice parlava di “congiura del silenzio” sul carteggio Churchill-Mussolini: tesa ad occultare prove, lettere e materiale compromettente per gli angloamericani; in quel carteggio anche le prove sugli agenti delle multinazionali britanniche che avevano commissionato l’omicidio Matteotti. Non a caso Peter Tompkins, ex agente segreto americano a Milano durante la guerra, affermava che Mussolini fosse stato ucciso da “agenti segreti inglesi interessati a impossessarsi del famoso carteggio”. Allora perché Bruno Lonati, partigiano comunista nella Brigata Garibaldi, s’accusava d’essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio Mussolini e Petacci? Lonati è morto a novantaquattro anni, ma i suoi compagni e vari testimoni sparivano nel nulla tra il ‘45 ed il ‘46, o venivano misteriosamente ritrovati morti. Una lunga scia di sangue accompagna l’uso improvvido di quel carteggio. È certo che, la classe dirigente del Comitato di Liberazione riunita a Milano conoscesse alla perfezione i contenuti del carteggio. Corre anche la leggenda metropolitana che, la parte non consegnata ai russi da Togliatti sia poi stata fornita da Enrico Mattei ai sovietici: forse anche questo gesto avrebbe reso il vertice dell’Eni sgradito ad Usa, Gran Bretagna e multinazionali.

Ma quel carteggio lo conoscevano alla perfezione davvero in pochi? Oltre ai servizi segreti inglesi ed ai fidati collaboratori di Benito Mussolini, ne erano a conoscenza i vertici partigiani rossi (Pci) e bianchi (Dc) riuniti a Milano in quei giorni di gran marasma del 1945. Grazie alla buona parola di Araldo di Crollalanza, lo scrivente ha potuto accompagnare Angelo Nitti e Pino Tosca all’incontro nei primi anni ’80 con Domenico Leccisi: quest’ultimo nell’Aprile del 1946 trafugava la salma del Duce dal Musocco di Milano (noto come Cimitero Maggiore o Monumentale). Secondo Leccisi, che negli anni ’50 aveva favorito in Sicilia l’intesa tra Palmiro Togliatti e Giorgio Almirante, tutti gli accordi nel dopoguerra venivano siglati tra alte personalità politiche che avevano conoscenza certa del carteggio. Soprattutto, nella Milano del 1945 si potevano riconoscere coloro che avrebbero fatto carriera perché a conoscenza del carteggio, quindi distinguerli dai gregari.

La corrispondenza col primo ministro britannico era tra i documenti che Mussolini portava sempre con sé, fino al momento della cattura. Nell’immediato dopoguerra  Churchill e gli 007 inglesi recuperavano gran parte del carteggio, ma non tutte le copie. Una copia veniva portata dai partigiani rossi a Palmiro Togliatti che, cautamente, consegnava all’Unione sovietica solo parte del carteggio: il comportamento di Togliatti non sfuggiva a Peter Tompkins che, citando documenti dell’intelligence Usa, non riusciva a determinare di cosa fossero stati informati i russi. Di certo sappiamo che, il 27 aprile 1945 al momento della cattura, Benito Mussolini aveva con sé due borse piene di documenti: il carteggio veniva visionato dai partigiani della 52esima Brigata Garibaldi. “Circa trecentocinquanta documenti riservatissimi; un milione e settecentomila lire in assegni e centossessanta sterline d’oro”, relazionavano i partigiani. Le cartelle marcate “Mussolini. Segreto” venivano messe in due sacchi di iuta, quindi depositate presso la locale filiale della Cassa di Risparmio delle province Lombarde di Domaso dai partigiani Bill (all’anagrafe Urbano Lazzaro) e Stefano Tunesi.  Ma il 4 maggio 1945 emergeva altra copia del carteggio in mano al medico chirurgo Marcello Petacci (fratello di Clara): anche questa copia finiva in mano al comando partigiano comasco, quindi a Dante Gorreri (segretario della locale Federazione comunista); ben sessantadue lettere, trentuno a firma Churchill e trentuno a firma Mussolini. I partigiani commissionarono anche la fotoriproduzione di tutti i documenti all’impresa “Fototecnica Ballarate”: varie copie, quella sequestrata rimaneva in possesso di Dante Gorreri, mentre una copia veniva consegnata al prefetto Bertinelli. A settembre del 1945 Winston Churchill si recava personalmente sul lago di Como (sotto il falso nome di colonnello Waltham) per ritirare la copia originale del carteggio dalla banca Cariplo ed anche la copia di Dante Gorreri, a cui elargiva la somma di due milioni e mezzo di lire in contanti.

Intanto, la copia del carteggio riposta nella cassaforte della federazione comunista veniva trafugata nel 1946 da tal Luigi Carissimi Priori (ex capo dell’ufficio politico della questura di Como). Carissimi Priori dichiarava nel 1988 al giornalista Roberto Festorazzi di aver consegnato il plico delle sessantadue lettere Churchill-Mussolini al presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, e dopo aver rifiutato l’offerta di centomila sterline dai servizi segreti inglesi. De Gasperi trasferiva l’intero carteggio in una cassetta di sicurezza in Svizzera, in accordo con la legislazione elvetica che affida l’eventuale desecretazione agli organi che gestiscono l’Archivio storico confederale: è evidente che Enrico Mattei potrebbe aver taciuto con De Gasperi sul possesso d’eventuali copie. Nessuno ammetteva chiaramente d’aver letto quelle missive o, peggio, di possederle.

Anche Carissimi Priori dichiarava di aver preso “solo sommariamente visione del carteggio prima di consegnarlo a De Gasperi”. Luciano Garibaldi, autore di “Mussolini e il professore. Vita e diari di Carlo Alberto Biggini”, afferma che una copia dei documenti veniva affidata al professor Carlo Alberto Biggini. Ne desumiamo che Mussolini, non fidandosi di Chiurchill, aveva provveduto ad una fotoriproduzione di documenti e missive in più copie. Biggini, ministro dell’Educazione Nazionale della Repubblica Sociale, portava con sé sia il carteggio in una borsa di “marocchino rosso” che una copia del diario di Mussolini. In quei giorni difficili Biggini si ritirava in convento a Padova: il carteggio in suo possesso spariva dalla scrivania insieme alla cartellina rossa, mentre l’agenda veniva ritrovata nel convento. Biggini morirà misteriosamente il 19 novembre 1945, e corre voce il suo medico ed amico padre Agostino Gemelli fosse attenzionato dai servizi segreti del Vaticano: anche questi ultimi nutrivano interesse sul carteggio. Poi c’è l’ambasciatore giapponese Shinrokuro Hidaka, che non nascondeva d’aver portato in Svizzera copia del carteggio: giurava d’averlo distrutto ignorandone il contenuto, attenendosi così al regolamento diplomatico giapponese; Hidaka è stato l’unico diplomatico e politico giapponese a rimanere in servizio dopo la resa del suo paese. Ma esisteva un’altra copia del carteggio che veniva fatta seppellire da Rachele Mussolini nel giardino di Villa Apraxin di Moltrasio: i partigiani disseppelliranno anche questa borsa, per metterla al sicuro nella cassaforte della caserma dei Vigili del Fuoco di Como. Ma il proprietario di villa Apraxin era l’industriale Guido Donegani, incarcerato per i suoi stretti rapporti con Mussolini: recuperava in maniera rocambolesca la copia nella cassaforte per darla agli inglesi in cambio dell’immunità, e moriva un anno e mezzo dopo inseguito da processi e nemici vari. Intanto l’agente segreto italiano Aristide Tabasso ne faceva ulteriori copie, sia per il Counter Intelligence Corps Usa che per Umberto II di Savoia che lo ricompensava con la nomina a “Commendatore della Corona d’Italia”. Anche l’ufficiale della Guardia nazionale repubblicana Enrico De Toma ne aveva una e la mostrava a Giovanni Guareschi: quest’ultimo carteggio veniva sequestrato e distrutto per ordine della magistratura, che ammoniva De Toma ed incarcerava Guareschi. Così per via giudiziaria è stato proibito uso e possesso del carteggio, vietando che gli italiani sappiano. Soprattutto quel carteggio rivelerebbe i veri limiti dell’azione politica italiana, gettando più ombre sui liberatori.

mmagine: https://www.oggi.it/

FONTE: https://www.ilpensieroforte.it/dibattiti/6764-l-attualit%C3%A0-del-carteggio-churchill-mussolini

Solo sfortunate coincidenze ? 1943, gli inglesi affondano 3 piroscafi all’Elba, Ponza, Eolie. Più di 400 morti

 

9 maggio 1943, Isole Eolie, 

 Piroscafo Santamarina, 62 morti. La nave è stata colpita da un siluro di un sommergibile inglese.

24 luglio 1943, Ponza, 

Piroscafo Santa Lucia, 65 morti. La nave è stata attaccata a lungo da tre aeri dell’ aviazione militare inglese.

22 settembre 1943, Isola d’ Elba, 

Piroscafo Sgarallino, più di 300 morti. La nave è stata colpita da un siluro di un sommergibile inglese.

Quest’ anno nelle isole colpite si ricorderà l’ ottantesimo anniversario delle tragedie del 1943. Il primo anniversario sarà il 9 maggio nelle isole Eolie, ed oggi, 20 aprile, sono previsti tre ricordi separati delle stragi di Ponza, Eolie, Elba.

Ho trovato sorprendente non trovare traccia di un ricordo comune delle tre vicende. E mi piacerebbe contribuire a costruire un approfondimento delle tre stragi in unico quadro. Senza giudizi precostituiti, ma sicuramente sono troppe le analogie tra i tre affondamenti per non cercare di capire di più.

FONTE: https://lecorvettedellelba.blogspot.com/2023/04/solo-sfortunate-coincidenze-1943-gli.html

 

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