RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 13 SETTEMBRE 2019

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

13 SETTEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Altro che popolo di santi e di navigatori,

noi siamo di traditori, di vociferatori e affini.

TOTÒ nel film Totò diabolicus, 1962

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

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COMUNICAZIONE

Su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=MzHOZuIcjqg

 

SOMMARIO

Non fidatevi delle elezioni: comanda il Pontifex Maximus 1

Satanismo e potere, da Charles Manson a Michael Jackson. 1

La verità sul governo Pd-M5s: “Serviva un capo non ostile a Ue” 1

Quando il femminismo alla #MeToo mette in discussione il garantismo. 1

Barbari

Vite interconnesse. Relazioni sociali e identità nell’età della mediatizzazione profonda 1

Giù le mani dal Vangelo eterno

Gentiloni commissariato prima di iniziare. 1

Russia e Cina accumulano oro perché “si stanno preparando” – esperto USA

Arcivescovo Viganò: Massoneria lavora a “nuova chiesa”, in particolare da 60 anni. “Manovre al Concilio” 1

Etica vs Morale 1

ANTICHE RIFLESSIONI NON INATTUALI – MUSULMANUS MODERATUS 

Così si toglie la parola a chi difende “Dio, patria e famiglia” 1

Africani veramente bisognosi che non possono pagare il viaggio. 1

L’anticapitalismo non marxista 1

Oggi l’Europa ha ucciso l’austerità. Cosa vuole in cambio? 1

Bce pronta ad annunciare nuove misure, segui la conferenza in diretta 1

I milioni di posti di lavoro vacanti negli Usa 1

Chi è la LAGARDE

Dalle carte della Procura di Reggio Emilia, inchiesta Angeli e Demoni

I DUE PROBLEMI POSTI DALLA SCOMPARSA DI DELLE CHIAIE. 1

L’urlo di Cerciello: “Siamo carabinieri!” E la bugia dei militari in incognito crolla 1

Migranti “minori” fino a 21 anni. È boom grazie alla legge del Pd. 1

Il governo riapre i porti e bluffa sui migranti: resteranno qui per mesi 1

MA ORA IL QUADRO È CHIARO: LA COLPA È TUTTA DEGLI UOMINI DELLA GUARDIA DI FINANZA

Utili migranti 1

Nomine UE

5 storie dell’11 settembre che meritano di essere conosciute 1

La democrazia è una via di mezzo tra Churchill e il televoto di Pippo Baudo

Sondaggi: governo Conte bis non entusiasma, Lega ancora primo partito

Tradimento del Pd ma anche di Forza Italia

Chi è davvero Mattarella (e perché dovrebbe dimettersi…) 1

Dallo Stato mafia alla mafia-stato

Il figlio di Bernardo Mattarella e il peggio che deve ancora venire 1

Quel filo sottile che lega i Mattarella alla mafia 1

L’irresistibile ascesa dei rampolli Mattarella. Figlio e nipote, tra poltrone al top e salottini che contano 1

 

 

 

 

IN EVIDENZA

Non fidatevi delle elezioni: comanda il Pontifex Maximus

La vera gerarchia del potere in politica

Giorgio Cattaneo – 3 Marzo 2018                      RILETTURA, PER LEGITTIMA DIFESA

 

di Fausto Carotenuto

(dichiarazioni tratte dall’intervista a “Border Nights” del 27 febbraio 2018)

Fascismo e antifascismo: il ritorno della violenza politica in campagna elettorale? Diciamo che puzza un po’ di strategia della tensione. Io all’epoca vivevo negli ambienti che si occupavano di queste cose: conoscevo le persone che si occupavano di organizzarla, la strategia della tensione. Quindi sento puzza di bruciato (diciamo “di bruciaticcio”: certo non siamo a quelli livelli là). Però è come se qualcuno volesse dire: guardate che razza di disordini vengono fuori, teniamoci la tranquillità e non andiamo verso il nuovo, se no si scatenano delle forze strane. Io però non le vedo, le sorprese in arrivo. Come si fa a capire qual è il gioco dei grandi poteri? Lo si capisce dopo che l’hanno fatto, il gioco. Quali possono essere, le sorprese, in questo momento? La più grossa sorpresa sarebbe se il Pd rimanesse al potere – da solo, quantomeno. Un’ipotesi molto probabile è che facciano un bell’inciucione mascherato, mantenendo un personaggio come Gentiloni a capo di un “governo di responsabilità” per rispondere all’emergenza (altrimenti ecco “i mercati, lo spread”). E chi più dell’apparentemente mite Gentiloni potrebbe assicurarlo? Ma non è detto che sarà così, e secondo me non dipende tanto dal risultato elettorale. Io non mi fido, del risultato elettorale. Non mi sono mai fidato: brogli, broglietti…

Impicci e imbrogli si facevano talmente bene al tempo del pentapartito, quando al ministero degli interni si lavorava con la penna, e figuriamoci adesso che si lavora coi computer. Quindi mi aspetto di tutto. Che invece di un inciucione, o del successo della destra, venga fuori il cosiddetto risultato a sorpresa dei 5 Stelle, potrebbe non essere per niente una sorpresa, dal punto di vista di certi poteri. Quali? Quelli che hanno costruito il 5 Stelle, ovviamente. E chi sono, questi poteri? Gli stessi che stanno dietro a Renzi, dietro alla BoninoGli stessi gruppi che, per dominare gli elettori, gli creano contenitori apparentemente diversi (ma che in realtà sono gli stessi). Il problema è un altro, e mi dà un po’ di sospetto: per quale motivo è stato fatto questo enorme sforzo, negli ultimi mesi, per accreditare un Di Maio? E’ un democristiano, non è un 5 Stelle originario. E lo si è fatto diventare sempre più democristiano, con tinte massonico-reazionarie molto vicine alla finanza, alla Trilateral. Ho visto la nomina di Fioramonti come possibile ministro dello sviluppo economico: un uomo che ha lavorato per Rockefeller, per i Rothschild, che scrive su un sito vicino a Soros. C’è un avvicinamento forte alla Chiesa, all’Europa, alla Nato. Che sorpresa sarebbe, un successo di Di Maio? Ci ritroveremmo – travestiti da grillini – sempre gli stessi poteri. Nell’inconsapevolezza di tutti.

Il paese è stato diviso in guelfi e ghibellini, la gente si illude che ci sia qualcosa

https://petalidiloto.com/2018/03/non-fidatevi-delle-elezioni-comanda-pontifex-maximus.html

 

 

 

Satanismo e potere, da Charles Manson a Michael Jackson

Scritto il 23/11/17

 

Charles Manson è stato dipinto come il capo di una setta “satanica” di hippies che nell’agosto del 1969 fece una strage in una villa di Beverly Hills. Quella notte morirono, trucidati in modo cruento, l’attrice Sharon Tate e alcuni suoi amici, massacrati con decine di coltellate e persino forchettate al torace e al ventre, poi finiti con un revolver e impiccati. Orrore nell’orrore, si venne a sapere che Sharon Tate, che era la moglie di Roman Polanski, al momento di essere uccisa era incinta di otto mesi. Manson, che viveva col suo gruppo (la Manson Family) nel deserto californiano della Death Valley, non partecipò fisicamente al massacro, ma venne condannato a morte come mandante (condanna poi tramutata in ergastolo, quando la California abolì la pena di morte, nel 1972). «Da allora – ricorda Massimo Mazzucco – Manson è sempre stato dipinto come la quintessenza del male assoluto, come l’uomo capace di manipolare le menti dei suoi seguaci, fino a portarli a compiere degli omicidi così cruenti ed efferati». Ma attenzione: «Furono anche omicidi assolutamente inutili, nel senso che non è mai stato trovato un vero movente, che rendesse ragionevolmente plausibile una strage del genere». Un possibile movente lo ipotizza Gianfranco Carpeoro, massone e simbologo, che collega Manson a John Lennon e Michael Jackson. Filo conduttore, la musica. Personaggio-chiave: Phil Spector, leggendario produttore dei Beatles.

Dall’infernale notte dell’estate ‘69, scrive Mazzucco su “Luogo Comune”, i media si sono impegnati in tutti i modi per trovare una valida motivazione a quella strage apparentemente insensata. Il meglio che sono riusciti a partorire? «E’ l’ipotesi che Manson volesse vendicarsi contro il proprietario della villa – il produttore discografico Terry Melcher – perché non aveva voluto pubblicare le sue canzoni (Manson era anche cantautore)». Potrebbe non essere affatto una falsa pista, sostiene Carpeoro ai microfoni di “Border Nights”, perché Manson voleva davvero diventare una rockstar e si era messo in contatto con Spector, che è attualmente in carcere per omicidio. Non solo: in tempi recenti, dalla prigione, Manson ha chiesto formalmente di incontrare Spector, che si è rifiutato di vederlo. In tanti anni – dice Carpeoro – pur professandosi innocente, Manson non ha mai osato raccontare quello che probabilmente sapeva, di quella notte maledetta: di cosa aveva paura? E perché tanta insistenza nel voler a tutti i costi incontrare Phil Spector, in carcere? Forse, ipotizza Carpeoro, Charles Manson era convinto che Spector custodisse un segreto indicibile, su quella notte che gli era costata l’ergastolo. Cos’era avvenuto, davvero, in quella villa di Bel Air a Los Angeles, al numero 10050 di Cielo Drive?

Per l’avvocato Paolo Franceschetti, il caso Manson è la fotocopia di quello italiano delle “Bestie di Satana”. Stesso copione: assassini improbabili e indagini superficiali, nessun movente, niente prove (solo alcune confessioni) e niente armi del delitto. «La strage americana, eseguita con la micidiale competenza di un commando di killer, sarebbe stata commessa da un pugno di giovanissime, scalze e sbandate, strafatte di droga: l’accusa è fondata su indizi di cartapesta». Autore di analisi sui maggiori gialli irrisoliti della cronaca italiana come gli “omicidi rituali” (uno su tutti, il caso del Mostro di Firenze), Franceschetti inquadra gli indizi di una possibile pista esoterica: «Nessuno degli inquirenti nota alcuni particolari curiosi che, a tacer d’altro, avrebbero perlomeno dovuto insospettire». Roman Polanski, per esempio: «Al momento del delitto non era in casa, ma in Europa a promuovere il suo film appena terminato: “Rosemary’s Baby”. Il film parla di una donna che mette al mondo un bambino per consacrarlo a Satana (nel finale infatti la donna partorisce), e nel cast figura in veste di consulente nientemeno che il fondatore e leader della Chiesa di Satana, Anton La Vey, l’autore del libro “La Bibbia di Satana”. Il film era quindi qualcosa di più di un semplice film di fantasia». Nessuno, continua Franceschetti, notò che una delle vittime attribuite alla Manson Family si chiamava proprio Rosemary. Si tratta di Rosemary LaBianca, uccisa con 41 coltellate l’indomani, 11 agosto, a due passi dal luogo del primo eccidio.

«Nonostante questa strana, troppo strana coincidenza, nessuno ipotizza neanche lontanamente un collegamento tra la promozione del film e le due stragi». E’ Carpeoro ad aggiungere un dettaglio fondamentale: «Fu proprio Phil Spector, il produttore dei Beatles, a organizzare il viaggio di Polanski in Europa per promuovere il film». Evidentemente, i due erano in strettissimo contatto. Quanto alla strage di Bel Air, Franceschetti ne esamina la simbologia: «Il delitto avviene infatti a Cielo Drive, ad opera di Manson (man-son, figlio dell’uomo, Cristo). In Cielo, quindi, Cristo uccide la Rosa» (per Franceschetti, l’allusione al fiore

 

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https://www.libreidee.org/2017/11/satanismo-e-potere-da-charles-manson-a-michael-jackson/

 

 

 

 

 

 

 

La verità sul governo Pd-M5s: “Serviva un capo non ostile a Ue”

Ospite a Otto e mezzo, la Bellanova svela cosa c’è dietro il governo dell’inciucio. E ringrazia Renzi per aver scongiurato le elezioni

Serena Pizzi – Gio, 12/09/2019

Il governo giallorosso è nato, tra i tentennamenti iniziali, litigi, doppi forni e smentite ce l’ha fatta.

Nonostante si sia insediato soltanto da qualche giorno e le liti sono ogni due ore (grillini e dem non sono d’accordo su alleanze regionali, sottosegretari e sul dl Sicurezza bis, solo alcuni esempi), questo governo dell’inciucio piace parecchio a Bruxelles. Lo aveva detto in tempi non sospetti Matteo Salvini, lo hanno confermato alcuni dei massimi esponenti dell’Ue facendo grossi complimenti a Conte e ora lo afferma pure il nuovo ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova.

Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, il ministro fa alcune considerazioni che in realtà lasciano chiaramente intendere cosa ci sia dietro a questo accordo che arriva da lontano. Non dall’Italia, ma da Bruxelles. “Dare a questo Paese un Presidente della Repubblica che non sia ostile all’Europa è una priorità ed è anche per questo che ho deciso di sostenere questo governo”. Dice la Bellanova. Ciò che ha portato Teresa Bellanova a dire “sì” al governo giallorosso, quindi, non è stata tanto una visione comune o un voler dare dignità all’Italia, quanto l’avere un Capo dello Stato benvisto dall’Ue, nel particolare. Nel generale: avere un governo in linea con Francia e Germania.

La Bellanova (e gli altri) si sono fatti i loro conti. E visto che Sergio Mattarella è a fine mandato, non potevano permettere di andare a elezioni. Lì, infatti, si sarebbe giocata una bella partita e in caso di vittoria

 

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http://www.ilgiornale.it/news/politica/verit-sul-governo-pd-m5s-capo-non-ostile-ue-1752353.html

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Quando il femminismo alla #MeToo mette in discussione il garantismo

di Vanessa Combattelli13 SETTEMBRE 2019

 

Nell’epoca social è molto più importante ciò che appare, la forma supera la sostanza e il mondo dell’informazione si adegua di conseguenza.
Per questo le nuove mode ideologiche hanno trovato un terreno fertile e molto ricco: senza contenuti si vive meglio, ciò che conta è gridare allo scandalo e creare indignazione, ma è proprio così che si rovinano vite.
Abbiamo parlato molto spesso di femminismo, i giornali hanno dedicato al movimento #MeToo prime pagine e servizi televisivi di tutto rispetto.
Conosciamo i volti delle femministe 2.0 come se fossero vicine di casa, ma sappiamo bene anche come si chiamano le loro vittime: nomi e cognomi stampati su carta e ripetuti allo sfinimento, sino a rendere ogni singolo uomo un pezzo di carne utile a vedere copie e fare scoop.
Sono pochissimi i giornalisti che si sono posti il problema di appurare la veridicità delle accuse rivolte a più soggetti, sappiamo che questo format è popolarissimo in politica dove accusato corrisponde a condannato, ma da diversi anni a questa parte la piega presa è ancor più grottesca.
Tanto è vero che con la grande bolla Weinsten sono entrate in gioco dinamiche molto più vivaci sino a declinarsi nel movimento neofemminista #MeToo: necessità di rivalsa, far valere la propria carriera, ma soprattutto grande ipocrisia nel denunciare dopo aver favorito un piatto finché conveniva.
Sicché non deve stupire se poi questa svolta giacobina ha reso la vita pubblica di molti accusati un inferno: nessuno sconto.

Se la giustizia ha davvero onore di chiamarsi tale, bisogna che l pena sia anche giusta e soprattutto certa, altrimenti qualsiasi meccanismo accusa-favore è soltanto un sistema messo in atto per tagliare le teste a chi meno sopportiamo.
Con il diktat femminista le cose sono andate così, e ne sanno qualcosa Brizzi, Affleck e Space: tre uomini la cui vita pubblica (e privata) è stata rovinata, sino a portarli ad un’umiliazione per qualcosa di mai certificato.

Il rischio di questa dominanza ideologica è ovviamente quello di raggiungere una svolta illiberale ed autoritaria.
Infatti, giacché se ne dica e nonostante le stesse femministe si dicano appartenenti ad un filone di apparente libertà, conviene ricordarsi che lo stesso mondo designato da Huxley che tanto pullulava di parole sulla libertà,

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https://loccidentale.it/quando-il-femminismo-alla-metoo-mette-in-discussione-il-garantismo/

 

 

 

Barbari

Enzo Pirillo Facebook 3 07 2019

 

Barbari sono quelli che invadono i Paesi del cosiddetto terzo mondo per “esportare democrazia” rubando ricchezze, affamando il Popolo per negare loro anche il sogno di una vita in altri Paesi.

Barbaro è anche chi si rende complice di questi misfatti perché “così va il mondo”.

Le Leggi che osannate non solo quelle che “uno Stato deve far valere (cit. Spiros Stella)” ma vanno rispettate da tutti noi, e vanno rispettate TUTTE, dalle piccole alle grandi, altrimenti siamo NOI che “ci puliamo il sedere con le nostre leggi (cit. Ruben De Vuono)”.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra:

 

niente cd pirata,

niente ammiccamenti tra colleghi,

niente raccomandazioni per figli e amici,

niente “lascia stare lo contrino non mi serve”,

niente precedenza perché abbiamo l’amico in municipio,

niente favori a parenti,

niente acquisti dai cinesi,

niente visite gratuite dall’amico medico,

niente idraulici muratori e antennisti senza fattura,

niente cortesie accademiche tra colleghi,

 

eccetera, eccetera, eccetera!

 

 

 

Vite interconnesse. Relazioni sociali e identità nell’età della mediatizzazione profonda

Pubblicato il 13 Settembre 2019 di Gioacchino Toni

 

La rapida trasformazione del cellulare utilizzato esclusivamente per telefonare e inviare brevi messaggi, diffusosi sul finire degli anni Novanta, nello smartphone, introdotto circa un decennio dopo, ha rimodellato l’esperienza sociale degli individui che ne fanno uso, contribuendo, inoltre, a concretizzare l’idea dei media come estensioni del corpo umano, espressa verso la metà degli anni Sessanta del secolo scorso da Marshall McLuhan.

Attorno allo smartphone si sono inevitabilmente sviluppate discussioni oscillanti tra la fascinazione per le potenzialità offerte dal nuovo dispositivo e i timori di chi ne denuncia gli effetti nefasti sulle relazioni e sull’equilibrio psicologico degli utenti. Sin dalla metà degli anni Novanta vi sono studiosi che hanno insistito su come i media digitali producano una diminuzione della capacità di conversare e interagire in maniera piena con gli altri; la tendenziale sostituzione dell’interazione parlata in presenza con il ricorso a una mediata da messaggi determinerebbe una comunicazione decisamente più superficiale, controllata e costruita in base a come il soggetto desidera essere. Su questa linea, ad esempio, si è pionieristicamente espressa la studiosa Sherry Turkle.1

Più recentemente, a proposito dello smartphone, studiosi come Marsha Barry e Max Schleser2 si sono focalizzati sulla sua capacità di espandere la condizione di co-presenza oltre la tradizionale interazione faccia-a-faccia, sottolineando come ciò produca nuove forme di socialità e di relazioni e incida sulle modalità con cui ci si rapporta con lo spazio e i luoghi. Jaine Vincent e Leslie Haddon,3 nell’analizzare le esperienze vissute dagli utilizzatori di smartphone, hanno messo in luce la particolare versatilità di questo dispositivo, mentre Nick Couldry e Andreas Hepp4 si sono soffermati sul passaggio da un consumo mediale basato su una comunicazione intermittente, che distingue nettamente tra mass media e media interpersonali, a una tendenziale disponibilità online continuativa.

Nonostante il corposo dibattito circa le conseguenze che l’uso dello smartphone comporta sulla vita delle nuove generazioni cresciute con esso, esistono poche mappature del come gli individui utilizzino concretamente tali dispositivi e sul tipo di immaginario che vi gravita attorno. Un contributo volto a colmare tale lacuna è dato dal lavoro di Michela Drusian, Paolo Magaudda e Cosimo Marco Scarcelli, Vite interconnesse. Pratiche digitali attraverso app, smartphone e piattaforme online (Meltemi 2019). La ricerca empirica alla base del libro è stata condotta tra il 2016 e il 2018, con approccio socio-antropologico, su un campione di giovani ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e i 30 anni. L’obiettivo principale è stato quello di «interpretare come cambia il rapporto tra giovani, relazioni sociali e contenuti mediali attraverso le applicazioni utilizzabili in mobilità e, dunque, rispetto alle nuove possibilità e i vincoli di gestione del tempo, dello spazio e relazioni offerto da queste tecnologie» e, più in generale, di «mappare le forme di uso delle applicazioni degli smartphone per costruire una panoramica in relazione a tre differenti questioni: la rappresentazione

 

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https://www.carmillaonline.com/2019/09/13/vite-interconnesse-relazioni-sociali-e-identita-nelleta-della-mediatizzazione-profonda/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Giù le mani dal Vangelo eterno!

Federica Francesconi 1 07 2019

 

Cari falsi operatori di bene, non osate insudiciarlo con le vostre manfrine arcobalenate, no border e pseudo umanitarie! Giammai Cristo insegnò che un’opera di bene può giustificare il ricorso a mezzi illeciti e violenti. Quando Pietro per difendere il suo maestro, ad un passo dall’essere arrestato, sguainò la spada e colpì un servo del sommo sacerdote, Gesù gli ordinò di rimetterla nel fodero e guarì l’orecchio monco del servo.

Quando Gesù venne scacciato in malo modo dagli abitanti di un villaggio della Galilea che in lui vedevano un operatore di Beelzebul, i suoi discepoli gli chiesero se voleva che essi facessero scendere su di loro una pioggia di fuoco per consumarli, il Maestro dei maestri li rimproverò aspramente.

Nessun idealismo o causa umanitaria può giustificare la messa in pericolo di altri esseri umani. Il Vangelo in questo è cristallino. Carola Rackete ha coperto lo speronamento della motovedetta della GdF con la motivazione pretestuosa della messa in salvo di un equipaggio di quaranta persone, che in quel momento, per di più, non correva alcun pericolo immediato. A Bibbiano una banda di assistenti sociali e psicologi invasati e fanatici ha giustificato l’allontanamento coatto e illegittimo di una cinquantina di minori appellandosi al valore supremo del bene. No, Il bene è nella sua essenza adamantino, non tollera che lo si rivesta di una patina di pretestuosità a dir poco aberranti. Il bene non tollera alcun rivestimento ideologico, alcun interesse politico e alcun opportunismo economico.

Chi macchia il bene di fanatismo ideologico, che lo sappia o meno, diventa un agente del male. Gli agenti del male che si presentano come operatori di bene, perché così distortamente di percepiscono, intralciano il cammino di altre persone sulla via del bene. Per dirla con le parole di Cristo, essi portano lo skàndalon, che nel suo significato etimologico significa intralcio, cioè pietra su cui inciampa chi è animato da buone intenzioni. La via dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni su cui inciampano non solo gli agenti del male che credono di operare in bene ma soprattutto chi è scandalizzato dalle loro false opere di bene.

L’etica non può essere separata dalla metafisica, sua sorella gemella. La metafisica, di cui il Vangelo è impregnato, ci ricorda che dobbiamo rendere contro alla Coscienza universale delle presunte opere di bene che facciamo e perciò ci chiede di interpellare noi stessi incessantemente sulle motivazioni che ci spingono ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro.

Ma questo, ahimè, i pasionari dell’ideologia arcobalenata non lo sanno!

 

https://www.facebook.com/1165264657/posts/10216515115208127/

 

 

 

 

Gentiloni commissariato prima di iniziare.

Antonio Angelini – 11 settembre 2019

Non avevamo bisogno di nessuna altra prova di quanto questa UE sia tiranna, ingiusta e squilibrata in favore di alcuni paesi.

Comunque, a Bruxelles non perdono occasione per ricordarci quanto ci considerino inaffidabili, straccioni e possibili voltagabbana.

Le cancellerie UE sono riuscite a creare un mostro politico con la abbinata 5Stelle/PD /LEU, ma non basta. Devono umiliare il Paese fondatore che aveva osato con Salvini mettere in dubbio chi comandasse, anzi chi fosse il tiranno e da dove venissero gli ordini. Devono umiliare persino i loro lacchè del PD e del 5 stelle.

Ed ecco che dopo aver varato la maggioranza più variopinta e spericolata della storia della Repubblica, unione tra un partito che sino a ieri er alleato con il nemico pubblico n.1 europeo, uno che è sempre stato il servo sciocco della UE e un altro partitino pieno di contraddizioni al suo interno (immaginate i mal di pancia di Fassina con quei compagni di percorso), il commissario nominato dall’ Italia (ricordiamolo paese fondatore della UE e seconda o terza economia dei 28) ex  premier Gentiloni viene commissariato prima di iniziare. Il messaggio è chiaro: Caro Gentiloni, il ruolo te lo abbiamo dovuto dare, ma non conti un accidente di nulla perché dovrai lavorare “sotto la guida del vicepresidente Dombrovskis” il quale ha le deleghe in campo economico. Nel mandato di Gentiloni dopo tanti titoli altisonanti, si leggono proprio queste parole, racconta Stefano Fassina di LEU intervistato da me

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http://blog.ilgiornale.it/angelini/2019/09/11/gentiloni-commissariato-prima-di-inziare/

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Russia e Cina accumulano oro perché “si stanno preparando” – esperto USA

11.09.2019

Le banche centrali globali, in particolare quelle in Russia e Cina, di recente hanno aumentato rapidamente le loro riserve auree. Si prevede che la tendenza continuerà a causa delle tensioni commerciali e dell’incertezza del mercato. L’esperto americano Peter Schiff spiega perchè secondo lui.

Peter Schiff, CEO di Euro Pacific Capital, stock broker, nonché commentatore finanziario e radiofonico, ha spiegato a Fox Business il suo punto di vista sull’attività di Russia e Cina sul mercato dell’oro.

La Russia, che era l’acquirente di oro più impegnato al mondo nel 2018, quest’anno ha acquistato 106 tonnellate di metallo prezioso. Le riserve di lingotti d’oro del paese hanno raggiunto i 109,5 miliardi di dollari a settembre. La Russia è in procinto di diventare il quarto maggiore detentore di riserve al mondo grazie al costante interesse per l’acquisto di oro.

La Banca popolare cinese da parte sua ha aggiunto circa 100 tonnellate d’oro alle sue riserve da dicembre. Le sue riserve di lingotti sono salite a 62,45 milioni di once troy (2.141 tonnellate) alla fine del mese scorso – quasi il cinque percento in più dalla fine dello scorso anno. Il valore delle disponibilità in oro della Cina è aumentato a 95,45 miliardi di dollari alla fine del mese di agosto.

“Riescono a leggere le scritte sul muro”, ha dichiarato Peter Schiff a FOX Business parlando degli acquisti di oro di Russia e Cina aggiungendo che i due Paesi: “si stanno preparando al mondo in cui il dollaro non sarà più la valuta di riserva”.

Russia e la Cina hanno costantemente accumulato lingotti d’oro negli ultimi anni per spostare le loro crescenti riserve internazionali dal dollaro USA. Sono attualmente i maggiori acquirenti mondiali. L’aumento degli acquisti di oro ha contribuito a spingere il prezzo del metallo prezioso al suo massimo livello dagli ultimi sei anni. L’oro è aumentato di quasi il 18% quest’anno e il mese scorso ha toccato i 1.550 dollari l’oncia per la prima volta da aprile 2013. Oggi, mercoledì 11 settembre, è scambiato

 

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https://it.sputniknews.com/economia/201909118079740-russia-e-cina-accumulano-oro-perche-si-stanno-preparando-peter-schiff/

 

 

 

 

Arcivescovo Viganò: Massoneria lavora a “nuova chiesa”, in particolare da 60 anni. “Manovre al Concilio”

di Redazione RS il 12 Settembre 2019

 

Traduciamo, riprendiamo e commentiamo alcuni estratti da Church Miliant e Inside the Vatican. Nota preliminare: l’arcivescovo Viganò pare, dopo qualche decennio di vita sacerdotale, essere ad un passo dal capire il baratro modernista-conciliare, auspichiamo che lo comprenda del tutto (senza rimandi ratzingeriani, che chi leggerà le interviste integrali troverà) e riesca a invertire completamente la rotta rispetto al passato, per non finirci dentro.

Creating a so-called “new Church” is a centuries-old project of Freemasons that has accelerated under revolution-minded clerics in the last 60 years, according to Abp. Carlo Maria Viganò.

La “nuova chiesa” è un plurisecolare progetto della Massoneria, accelerato da soggetti con mentalità rivoluzionaria negli ultimi 60 anni. Così si sintetizza il pensiero di Mons. Viganò, autore del celebre memoriale di accusa a Francesco, nell’estate 2018.

In un’intervista pubblicata su Inside th Vatican, curata da Robert Moynihan, entra nei dettagli

In this new interview, Moynihan asks the archbishop if the plan actually dated back even farther to dissident Jesuit theologians and even to the “French Revolution in 1789.” “I agree fully,” Viganò replied. “Certainly it is a project, if you will, that goes back centuries, in particular, to the creation in the middle of the 1700s of freemasonry.” 

Insomma: Viganò fin qui conferma ciò che era noto, la Massoneria lavora da secoli per cambiare la Chiesa. Il passo più curioso arriva poco dopo: lo snodo del Vaticano II.

But this process became strikingly evident in modern times.

At the beginning of the Second Vatican Council, in 1962, a maneuver was able to nullify the decision taken by the general assembly of the bishops in St. Peter’s Basilica.

The bishops had rejected a proposal to put aside the schemas which had

 

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https://www.radiospada.org/2019/09/arcivescovo-vigano-la-massoneria-lavora-a-nuova-chiesa-di-piu-in-ultimi-60-anni-manovre-al-concilio/

 

 

 

 

CULTURA

Etica vs Morale

domenica 7 dicembre 2014

 

Vivi e lascia vivere“. Non c’è pensiero e “modus vivendi” più nichilista espresso da questa frase, oggi molto in voga e sempre citata dai benpensanti. Questa rappresenta la mentalità comune, anzi dominante, di oggi, basata su un esasperato individualismo edonista e nichilista fine a se stesso, quindi sganciato da ogni forma di eticità e altruismo, restìo all’ accettazione di ogni forma di controllo (e di giudizio) etico, e nel quale gli unici limiti imposti sono solo quelli inerenti il codice penale e la moralità politica e pubblica.

E invece esistono anche e soprattutto, ripeto, soprattutto, i limiti e doveri etici e umani, limiti questi non contemplati dai codice penali (e civili), perché quest’ ultimi sono stati scritti e vengono scritti da persone che agiscono in forza della mentalità di questa società, la quale è aliena ad ogni forma di Etica. Questa aberrazione sociale descritta è la massima espressione del Relativismo il quale permette in nome di un individualismo egoista ed edonista che ognuno si costruisca la propria personale (quindi, falsa) “etica”, creando quindi una molteplicità di “etiche” a seconda degli umori e sentimenti individualistici di ognuno, in perfetto stile “logica della Giunga”. L’ Etica è invece una e soltanto una, oggettiva, universale ed eterna.

Chi invoca “vivi e lascia vivere” non vuole che si giudichino e si condannino le malefatte etiche, perché appunto vige una mentalità edonista e libertina, avallata e “benedetta” dal Codice Penale, e quindi ci si trincera dietro tale legge anti-etica  per giustificare e difendere le proprie bassezze anti-etiche in nome di di una libertà tutta ed esclusivamente finalizzata all’ egoistico piacere edonista di chi è in grado di ottenerlo(a scapito di chi non è in grado ottenerlo, il quale è costretto ad “odorare ma non toccare“…. giusto per usare una metafora).

Io giudico e CONDANNO (nel senso dell’Etica, ovviamente, non del penale e della galera), eccome! È un DOVERE farlo, a patto che lo si faccia con umanità e costruttivamente, e soprattutto che lo si faccia basandosi solo ed esclusivamente sui parametri unici, oggettivi ed universali dell’ETICA, non certo su quelli Moralisti, giustizialisti, forcaioli,

 

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ANTICHE RIFLESSIONI NON INATTUALI – MUSULMANUS MODERATUS 

Sisto Ceci 03 07 2019

 

 

Mentre i cari compagni PDINI italiani con la lanterna in mano setacciano ogni angolo del nostro paese alla disperata ricerca di un prototipo del Musulmanus moderatus, sottospecie degenerata per l’islamismo guerriero trionfante, per riprodurlo in serie e sottoporlo al giudizio di chi non crede alla moderazione di questi mostri, in Bangladesh una strage di nostri connazionali che avevano la sola colpa di essere occidentali e di mangiare al ristorante.

 

La storia dei musulmani moderati ricorda , a me che ho una certa età e l’ho vissuta in prima persona , quella delle Brigate Rosse e dei compagni che sbagliavano , cioè compagni che, nell’opinione dei comunisti di allora , rimanevano tali anche dopo aver assassinato giudici, imprenditori, politici , guardie carcerarie , giornalisti, prof universitari e tanti altri ,anche se sbagliavano .In realtà tra i compagni che sbagliavano e quelli che giudicavano c’era una corrispondenza di amorosi sensi inconfessabile, le Br erano ammirate da milioni di compagni che avrebbero volentieri fatto loro quello che le BR stavano facendo, solo che non avevano le palle per farlo e delegavano ai combattenti armati duri e puri l’esecuzione sommaria dei nemici del popolo. Perciò le Br durarono così a lungo, solo dopo l’assassinio di Moro, il principale amico dei compagni grazie al consociativismo con il PCI, ci fu la svolta perché il brodo di coltura delle BR era proprio in quegli ambienti che li fiancheggiavano in silenzio e assicuravano loro protezione, omertà, complicità.

 

I musulmani moderati, ammesso che esistano, ammirano in cuor loro i Jadhisti di ogni ordine e grado e vorrebbero essere al loro fianco per sterminare gli infedeli occidentali e non hanno le palle per farlo ma assicurano ai terroristi islamici complicità, appoggio, silenzio, protezione come per i brigatisti italiani …….. ormai sono quasi mezzo milione i morti per gli attentati terroristici islamici in tutto il mondo …quante centinaia di migliaia di persone dovranno ancora morire prima che ci sia la svolta, ammesso che ci possa essere?

 

Intanto i volenterosi compagni continuano a cercare ………..il musulmanus moderatus ………auguri, perseverate, i vostri sforzi non saranno vani …….e il mondo vi sarà grato

 

https://www.facebook.com/100031860510496/posts/158480135224003/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Così si toglie la parola a chi difende “Dio, patria e famiglia”

Renato Tamburrini – 12 settembre 2019

La vicenda è nota, ed è stata pure (abbastanza) ampiamente commentata: Facebook e Instagram hanno “bannato” le pagine di Casapound e di Forza Nuova.

Anche a chi predilige la razionalità più asettica – e aborre l’utilizzo pervasivo della categoria del complotto come chiave interpretativa della storia e della cronaca – non dovrebbe sfuggire la coincidenza temporale di questa decisione con la svolta normalizzatrice impressa al quadro politico italiano attraverso l’operazione parlamentare rappresentata emblematicamente dal secondo dei due Giuseppi.

Ma è soprattutto nel merito che la decisione stride: alle due associazioni, che nel frattempo hanno impugnato la decisione dell’azienda, non è imputata alcuna violazione specifica delle regole, ma una generica, e giuridicamente nebulosa, “propagazione di odio”.  E quanti siti, quante pagine, quanti commenti propalano odio e bizzeffe senza essere non dico bannati, ma neppure rimproverati con un buffettino?

Commenti tanti, dicevo. I legalisti a tutti i costi, per sfuggire al discorso sulla libertà di espressione conculcata, un po’ farisaicamente si aggrappano alla natura “privata” dell’azienda col supremo argomento “a casa mia faccio entrare chi voglio”, senza riflettere nemmeno un minuto sul rilievo pubblico che i social hanno assunto nel nostro sistema di comunicazione globale. Poi ci sono i contrari, tra i quali -centratissimi-  Marcello Veneziani e Eugenio Capozzi, ossia quelli che hanno capito che tira un’aria bruttissima. Con una stilettata sintetica e ben assestata Mattia Feltri, sotto il titolo Fascisti che non ti aspetti, ha scritto sulla Stampa: “Anzitutto è ignota la colpa specifica di CasaPound e Forza Nuova, se non quella generica di avere «diffuso l’odio», capo d’imputazione accettabile forse nei tribunali di Stalin e applicabile, ben oltre l’estrema destra, a metà della popolazione attiva online”.  E ancora: “Si coglie, stavolta lampante, il paradosso di Facebook e Instagram, aziende private – ormai evolute a servizio pubblico per l’uso quotidiano di partiti, sindacati, associazioni – che dichiarano inaccettabili pagine espressione di consiglieri comunali, dunque accettabili per la Repubblica”. Conclusione: “Sulla legge dello Stato troneggia una legge privata, opaca e sovranazionale con cui si separano i giusti dagli ingiusti: se ne sono viste poche di robe più fasciste”. Tombale, a parte la giusta osservazione di Marco Gervasoni, che si potrebbe scrivere benissimo “comuniste”, considerato quanta attività di questo tipo è ascrivibile al mondo delle “Vite degli altri”.

Perciò il discorso si potrebbe chiudere qui, se non fosse che ad illuminare compiutamente la sgradevolezza dell’episodio ci è venuta in soccorso su Twitter (che è un po’ i Parioli dei social) la senatrice Monica Cirinnà,

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https://loccidentale.it/cosi-si-toglie-la-parola-a-chi-difende-dio-patria-e-famiglia/

 

 

 

 

DIRITTI UMANI

Africani veramente bisognosi che non possono pagare il viaggio

Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno – 3 LUGLIO 2019

 

Si sta realizzando un disegno ben preciso di cambiamento geopolitico

 

  • per fini di controllo finanziario,
  • per la creazione di forza lavoro a basso costo,

 

Un piano compiuto dai suoi assoldati (ben istruiti nelle riunioni del Bilderberg) come Gruber e tutta quella servile stampa pseudo libera.

 

Operazione finanziata da chi diffonde (Soros), insieme ai sinistri politicanti e pseudo umanitari, questa realtà mistificata.

http://www.famigliacristiana.it/articolo/bimbo-di-due-anni-abbandonato-perche-creduto-uno-stregone-lo-salva-una-donnna.aspx

Questi sono i veri africani bisognosi che, purtroppo, non vedremo mai emigrare in Italia, mentre sono aiutati dalle vere “capitane” umanitarie senza fine di lucro che lavorano incessantemente senza fare passerella.

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ECONOMIA

L’anticapitalismo non marxista

di Mario Bozzi Sentieri – 09/09/2019

Un saggio di Giorgio Galli e Luca Gallesi sull’anticapitalismo di “destra”. Una rassegna di autori e pensatori dai preraffaelliti a Ramiro de Maetzu, da Brook Adams A Silvius Gesell, da Ezra Pound a Wiiliam Morris ad Hilaire Belloc.

In un contesto mondiale segnato da profonde trasformazioni tecnologiche, geopolitiche ed economiche, parlare di anticapitalismo può apparire velleitario. Tanto più se si parla di un anticapitalismo “di destra”, alternativo a quello “di sinistra”, storicamente riconosciuto come prevalente ed egemone, in quanto  sostenuto dalle  poderose analisi di scuola marxista, una scuola peraltro segnata dai suoi fallimenti ideologici e da quelli dei regimi comunisti che ad essa si richiamavano.
Parlare o meglio riparlare di un anticapitalismo “di destra” assume perciò, oggi,  un valore ed un significato nuovi, proprio in ragione della crisi strutturali del marxismo e dei mutati e mutanti contesti mondiali. Ma chi sono i suoi autori di riferimento? Qual è il loro messaggio? Come si caratterizzano?
Ad offrire un quadro, sintetico ed efficace nella sua originalità, dell’anticapitalismo “di destra”, è il recente saggio (“L’anticapitalismo di destra”, Oaks Editrice, pagg. 88, Euro 12,00)  di Giorgio Galli, uno dei più autorevoli politologi italiani, che, con l’anglista  Luca Gallesi, specialista di Ezra Pound, ha  rotto il velo della memoria e del conformismo sull’argomento, analizzando opere ed autori rimossi e dimenticati.
Da Brooks Adams, autore, nel 1895, de “La legge della civiltà e della decadenza-Saggio sulla grandezza e il declino”, a Silvio Gesell, teorico della moneta prescrittibile, da Othmar Spann, con la sua critica al capitale finanziario e all’organizzazione monetaria, agli autori della Rivoluzione Conservatrice, da Camillo Pellizzi, studioso  del corporativismo, ad Ezra Pound, il poeta contro l’usura, per arrivare  alla Nouvelle Droite, ad emergere, su scala internazionale,  è un variegato pensiero “alternativo”, “da destra”,  al capitalismo, scandito da alcuni temi forti: la critica alla democrazia rappresentativa, vista come campo d’azione dei poteri occulti della ricchezza, in grado di manipolare il libero voto dei cittadini; i rischi rappresentati dalla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi; l’assolutismo  del potere azionario e finanziario a scapito dell’economia produttiva; l’opposizione al marxismo, alle sue idee sul plusvalore, concepito come un guadagno dovuto all’abuso di potere consegnato alla proprietà,  e al conflitto di classe, visto come la premessa necessaria e inevitabile per la costruzione del “paradiso” proletario; la volontà di realizzare un fronte unitario, nazionale e sociale,  contro la schiavitù dell’interesse; il rifiuto dell’idea che lo Stato  debba “morire”, idea frutto  di una concezione puramente individualistica della società; la difesa dell’identità popolare, segno di un patrimonio immateriale visto come base del populismo patrimoniale.

Luca Gallesi, con il saggio “Digressione sull’anticapitalismo della ‘destra’

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https://www.maurizioblondet.it/lanticapitalismo-non-marxista/

 

 

 

 

 

Oggi l’Europa ha ucciso l’austerità. Cosa vuole in cambio?

12/09/2019 Massimo Bordin

L’economista “liberal” Michele Boldrin oggi scrive su twitter:

BCE: droghiamoli, droghiamoli sempre di più. Tanto oramai son sia assuefatti che dipendenti ed a noi costa nulla spacciargli per miracolosa l’acqua omeopatica.

Il suo gruppo gli va dietro, ovviamente, con battute e neologismi che avrebbero fatto impallidire Totò: “DRAGHIamoli!”, dice qualcuno, “Weidmann aveva ragione”, aggiunge un altro.

A cosa dobbiamo questa potente rosicata dei Chicago Boys de noantri?

Oggi pomeriggio da Francoforte ha parlato Mario Draghi. Eccome, se ha parlato. Prima dell’avvicendamento con l’avvocato Christine Lagarde (che inflisse agli Achei danni più gravi del Pelide Achille) al vertice della Bce previsto per fine ottobre, il Marione nazionale ha abbassato di 10 punti base i tassi sui depositi e, soprattutto, ha riavviato il famoso bazooka promettendo l’acquisto di titoli di stato a partire da novembre per 20 miliardi al mese e finché sarà necessario (sottolineatura quest’ultima che evidenzia un accordo con Lagarde prima del suo insediamento).

In Europa, dunque, la Bce prevede una politica “altamente accomodante a lungo”. Se volevamo sentire un’ennesima smentita del laissair faire faire laissez passer, oggi l’abbiamo sentita. Ecco perché i liberisti rosicano. Tuttavia, se Adam Smith e David Ricardo sono morti, anche Keynes non si sente tanto bene. La fine delle politiche di austerità che hanno massacrato l’indotto e impedito gli investimenti in Italia è solo la carota che vien data al cavallo prima di bastonarlo a sangue.

Per Von Hayek, padre della scuola economica austriaca iperliberista, il federalismo continentale è il modo migliore per impedire agli Stati di legiferare in materia economica.

In modo più specifico, il sistema federale aiuterebbe ad impedire che i governi nazionali intervengano, in particolar modo impedisce loro di introdurre politiche protezioniste.

Un governo centrale in una federazione multietnica e multinazionale

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http://micidial.it/2019/09/oggi-leuropa-ha-ucciso-lausterita-cosa-vuole-in-cambio/

 

 

 

Bce pronta ad annunciare nuove misure, segui la conferenza in diretta

12 Settembre 2019, di Alberto Battaglia

 

La conferenza del Presidente Draghi prenderà il via alle 14 e 30, in basso tutti gli aggiornamenti live.

L’attesa è fra quelle più cariche di dubbi ed interrogativi. Nelle ultime settimane una ripresa del programma di acquisti di asset (Qe) da parte della Banca centrale europea è stata messa in dubbio da vari esponenti del consiglio direttivo, compresi alcuni membri storicamente non ostili a questo genere di misura come i governatori della Banca di Francia. Un invito alla cautela, poi, è stato espresso sull’ipotesi che si potrebbe procedere ad ulteriori tagli ai tassi. Un appello contenuto in una lettera indirizzata al presidente Mario Draghi dall’Associazione bancaria italiana. Il rischio, secondo l’Abi, è che nuovi provvedimenti sui tassi comprimano ulteriormente gli utili del settore, e che pertanto la Bce dovrebbe attrezzarsi per “mitigare gli effetti negativi sulla redditività”.

Allo stesso tempo, gli umori del mercato sembrano indirizzati verso nuove misure espansive. Le aspettative degli investitori, ha scritto la nostra Maria Angela Tessa, si concentrano su un nuovo taglio dei tassi dal -0,4% a -0,5% o persino -0,6%; una modifica della forward guidance, escludendo un rialzo dei tassi fino a quando l’inflazione non

 

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https://www.wallstreetitalia.com/bce-conferenza-streaming/

 

 

 

 

 

I milioni di posti di lavoro vacanti negli Usa

12 Settembre 2019, di Massimiliano Volpe

Si tratta delle offerte di lavoro negli Stati Uniti relative al mese di luglio pari a 7,217 milioni di unità. Il dato viene calcolato su base mensile dal Bureau of Labor Statistics.

Questo indicatore ha segnato il terzo calo consecutivo su base mensile dopo il massimo toccato nel mese di gennaio quanto i posti vacanti avevano raggiunto i 7,581 milioni di unità.

Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti si attesta al 3,7%, in prossimità dei minimi storici e questi valori non si registravano dagli anni ’70.

https://www.wallstreetitalia.com/i-milioni-di-posti-di-lavoro-vacanti-negli-usa/

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Chi è la Lagarde

Enzo Bonomo 3 07 2019

 

La Lagarde è la donna che ha rovinato impunemente la Grecia, dove oggi si vive in povertà, coi malati senza medicine, isole e aeroporti presi a prezzo stracciato dalla Germania, per le imposizioni della Troika e l’austerità economica. Ora la nova capa della BCE ha le mani libere per passare a rovinare l’Italia.

 

I masnadieri con la toga liberano i delinquenti e rovesciano la giustizia.

 

I piddini si sono venduti quasi tutte le grandi aziende italiane, l’agricoltura non sta meglio.

 

È la vittoria del progressismo del Male, aggravato dalla grande quantità di traditori interni che storicamente abbiamo.

 

Fare nuove leggi, oggi, lascia il tempo che trova, visto che vengono tranquillamente disattese. Siamo ormai come l’ultima delle colonie.

 

Riusciremo a redimerci o sarà soltanto un camposanto?

 

https://www.facebook.com/100003045312694/posts/2156375831140573/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Dalle carte della Procura di Reggio Emilia, inchiesta Angeli e Demoni

 

Marina A. Rossi 3 07 2019

 

“Porca puttana, scendi! Scendi!! Non ti voglio più. Io non ti voglio più. Scendi!! Pensi che? Katia pensa che? Dai dillo! Porca puttana vai da sola a piedi”.

 

Ad urlare è Daniela Bedogni. Sbraita contro la bimba che ha preso in affido con Fadia Bassmaji e lo fa perché la piccola non vuole raccontare degli abusi subiti nella sua famiglia naturale.

Poi, si legge sempre nelle carte, che Daniela “sbatte la bambina fuori dall’auto sotto la pioggia battente”. Viene così accusata di abbandono di minore.

 

Ad affidare la bambina alle due donne sarebbe stata Federica Anghinolfi. Negli atti si legge infatti che Fadia e la Anghinolfi “risultano aver avuto in passato tra loro una relazione sentimentale. Nelle carte si legge anche che, “alla bambina era vietato tassativamente di lasciare i capelli sciolti”. La bambina non si poteva avvicinare ai maschi. Le era vietato.

 

Se la bambina chiedeva spiegazioni del perché non potesse più vedere i genitori, la psicologa iniziava con le pressioni: “Quando ti hanno detto che non avresti visto più tuo papà tu eri contenta. Ricordi?”. Katia: “Non mi viene in mente. Non ricordo di aver detto così”. E ancora il medico: “Guarda che non c’è niente di male. (…) Non è che se tu hai detto che stavi tanto male e non volevi più vederlo sei una cattiva bambina”. Ma Katia non ci sta: “Mi piacerebbe rivederli. Ogni tanto mi capita di piangere perché mi mancano gli abbracci del papà”.

 

Si legge nell’ordinanza che Danila Bedogni, in più occasioni e, mentre si trovava da sola nella sua auto, “instaurava lunghe conversazioni con soggetti immaginari”. E tra le urla di totale delirio la donna alternava bestemmie, canti eucaristici e forti liti in cui si immaginava di sgridare bambini. Ed è proprio a lei che è stata data in affido una minore. I servizi sociali l’avevano infatti considerata idonea.

 

Poi, dopo aver insultato i genitori della bambina, chiamandoli idioti, alza il tono della voce e minaccia: “Puoi andare a vivere sotto i ponti se vuoi fare quello che ti pare”.

 

(Alfonso Piscitelli)

 

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I DUE PROBLEMI POSTI DALLA SCOMPARSA DI DELLE CHIAIE

di  Arturo Diaconale12 settembre 2019

 

La morte di Stefano Delle Chiaie dovrebbe sollevare due problemi specifici. Quello dell’assoluzione che non assolve. Cioè della sentenza giudiziaria di non colpevolezza che, non per insufficienza di prove ma per pregiudizio politico, non cancella in alcun modo il peso dell’accusa giudicata infondata ma, al contrario, la carica di una serie di aggravanti riconducibili alla pretesa dell’ex imputato di considerarsi innocente e di non confessare la colpa che gli è stata attribuita dalla vulgata mediatica dominante.

Questa vulgata ha scaricato su Delle Chiaie l’accusa di essere stato al centro di tutte le trame e le stragi nere del secondo dopoguerra italiano. Ed è con questa accusa, e non con le assoluzioni giudiziarie, che il fondatore di Avanguardia Nazionale viene seppellito all’insegna del “fine pregiudizio mai”.

È proprio questa considerazione che dovrebbe imporre, per onestà intellettuale, non una qualche beatificazione postuma dell’esponente neofascista scomparso, ma una riflessione complessiva, più attenta e meno condizionata da un contesto politico ormai superato, sulla cosiddetta strategia della tensione e sulla tesi dominante da alcuni decenni secondo cui questa strategia venne realizzata dai gruppi neofascisti italiani ed internazionali non solo a causa delle proprie forsennatezze ideologiche, ma anche e soprattutto come manovalanza di un “doppio Stato” formato da oscuri poteri atlantici e dalla mafia nostrana.

Una riflessione del genere non dovrebbe avere come obbiettivo quello di negare che la strategia della tensione ci sia stata con tutto il suo carico di stragi e di “anni di piombo”. Più semplicemente dovrebbe servire a

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http://opinione.it/editoriali/2019/09/12/arturo-diaconale_morte-stefano-delle-chiaie-assoluzione-giustizia-pregiudizio-fascismo-postfascismo-anni-piombo-strategia-tensione/

 

 

 

L’urlo di Cerciello: “Siamo carabinieri!” E la bugia dei militari in incognito crolla

di Valeria Di Corrado – 12 Settembre 2019

 

«Ho sentito più volte urlare il collega Cerciello: “Fermati! Siamo carabinieri”». L’interrogatorio reso da Andrea Varriale lo scorso 9 agosto, davanti ai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Nunzia D’Elia, mette fine a molti dei dubbi avanzati finora sull’operato dei due militari intervenuti la notte tra il 25 e il 26 luglio in via Pietro Cossa, a Prati. La Procura ritiene attendibile la testimonianza oculare di Varriale, che ripercorre i passaggi che hanno portato all’uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.

«Insieme a Sergio Brugiatelli, utilizzando la macchina di servizio, siamo giunti in prossimità del luogo dell’appuntamento fissato dai due soggetti indicatici come estorsori. L’abbiamo posteggiata e siamo scesi. Brugiatelli è rimasto in prossimità dell’auto, mentre io e Cerciello, insieme, ci siamo recati verso il punto preciso dove era stato fissato l’incontro per la restituzione dello zainetto, che era stato indicato vicino alla banca Unicredit. (…) Sul lato sinistro, dove inizia via Pietro Cossa, davanti a una farmacia abbiamo notato due giovani in attesa (…) Erano vestiti entrambi con felpa e cappuccio alzato, nonostante la temperatura estiva. Abbiamo attraversato la strada e abbiamo approcciato i due giovani, sempre uno accanto all’altro. Ci siamo subito qualificati dicendo “Carabinieri” e mostrando entrambi il tesserino di servizio e la placca. Immediatamente i due giovani ci hanno aggredito. Ne è seguita una colluttazione. Io sono stato affrontato da quello con la felpa nera (Christian Natale Hjorth, ndr). Sono subito scivolato a terra come effetto di un corpo a corpo, finché il ragazzo non è riuscito a divincolarsi ed è scappato. Contemporaneamente l’altro giovane (Finnegan Lee Elder, ndr) aveva aggredito il collega Cerciello e, mentre io mi trovavo a terra, l’ho sentito urlare più volte: “Fermati! Siamo carabinieri”. Dopodiché ho visto in rapida successione dileguarsi anche l’altro giovane, scappato nella stessa direzione di fuga del primo, e mi sono reso conto che il collega sanguinava copiosamente da un fianco, ancora in piedi ma barcollante, mentre mi diceva: “Mi ha accoltellato”, per poi riversarsi al suolo. Mi sono precipitato su di lui, ho cercato di tamponare le ferite con la mia maglietta e ho immediatamente chiamato la Centrale operativa per i soccorsi che sono arrivati nell’arco di poco più di 15 minuti».

A precise domande dei pm, il militare chiarisce una serie di punti «oscuri»: perché non avessero chiesto i rinforzi, come mai non si fossero accorti che Brugiatelli era coinvolto in un episodio di spaccio, perché inizialmente Varriale aveva indirizzato le ricerche verso due maghrebini e, soprattutto, perché non fossero armati. «Ribadisco che né io, né il collega, avevamo mai visto Brugiatelli, né sentito il suo nome, prima di quella sera (…) Al momento dell’intervento, il nostro intento era quello di seguire la prassi abituale: tenere un profilo basso, nel senso di simulare un controllo su strada e chiamare una macchina per accompagnare i soggetti in caserma. (…) Escludo nel modo più assoluto che la percezione che sia io che Cerciello abbiamo avuto sia stata quella di agevolare il recupero dello zaino di un soggetto coinvolto in fatti di droga. Se davvero l’avessimo saputo, probabilmente le modalità sarebbero

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https://www.iltempo.it/roma-capitale/2019/09/12/news/l-urlo-di-cerciello-siamo-carabinieri-e-la-bugia-dei-militari-in-incognito-crolla-1207785/

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Migranti “minori” fino a 21 anni. È boom grazie alla legge del Pd

L’accoglienza estesa oltre 18 anni. “Legge Zampa dà tutto il potere ai giudici”. Anche contro il parere dei Servizi sociali

Giuseppe De Lorenzo Marianna Di Piazza – Ven, 13/09/2019

 

Quella legge lì devono averla scritta in qualche spiaggia di Capalbio“. Una norma che aumenta le tutele dei migranti minorenni, “senza pensare alle conseguenze negative che produce“.

Un operatore ben informato definisce così l’intervento legislativo (targato Pd) che ha moltiplicato a dismisura il numero di immigrati la cui minore età viene “prolungata fino a 21 anni“. Privilegio non indifferente, che permette ai giovanotti di dormire, mangiare e formarsi a spese dello Stato anche una volta maggiorenni.

Prima del governo Gentiloni, la possibilità di protrarre l’accoglienza di un minorenne esisteva già. In sostanza i piccoli profughi sbarcavano in Italia, entravano nel circuito dell’assistenza (a circa 80/100 euro al giorno) e al compimento del 18esimo anno di età i Servizi sociali, se lo ritenevano opportuno, “potevano chiedere al Tribunale dei minori l’estensione assistenziale a tutela del ragazzo”. Tutto cambia, spiega la fonte nei servizi sociali del comune di Firenze, quando il Pd nel 2017 decide di mettere mano alla normativa.

La legge Zampa, all’art. 13, prevede che quando un Msna “necessita di un supporto prolungato volto al buon esito di tale percorso finalizzato all’autonomia”, allora “il tribunale per i minorenni può disporre, anche su richiesta dei servizi sociali, con decreto motivato, l’affidamento ai servizi sociali, comunque non oltre il compimento del ventunesimo

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/migranti-minori-fino-21-anni-boom-grazie-legge-pd-1750652.html

 

 

 

 

Il governo riapre i porti e bluffa sui migranti: resteranno qui per mesi

Vertice a Palazzo Chigi: “Ricollocati in Ue gli 82 della Ocean Viking”. Ma non sarà così

Fausto Biloslavo – Ven, 13/09/2019

 

Il governo giallo rosso si prepara ad aprire i porti alla nave Ocean Viking con 82 migranti a bordo grazie al solito copione del ricollocamento volontario in alcuni paesi Ue.

Un sistema lungo, farraginoso, che va deciso di volta in volta e ha già dimostrato tutti i suoi limiti con il precedente esecutivo. Non solo: la nave delle Ong francesi Msf ed Sos Mediterranee, come le altre già sequestrate, non è abilitata al salvataggio sistematico come ha fatto e annunciato nelle ultime operazioni davanti alla Libia. Ocean Viking risulta solo una nave di rifornimento, che poi è stata potenziata con a bordo un centro di primo soccorso e altre strutture che dimostrano la non casualità del salvataggio dei migranti. Da Sos Mediterranee confermano: «Vero che non siamo registrati per ricerca e soccorso, ma non è legalmente necessario. Salvare le vite in mare è un obbligo». La Guardia costiera italiana non la pensa così e ha già contestato il problema a tutte le altre navi delle Ong sequestrate o sottoposte a fermo amministrativo.

«Ocean Viking ha ribadito la richiesta di porto sicuro a Italia e Malta per 82 naufraghi, tra cui 18 minori e una donna incinta. Speriamo in una decisione rapida, di responsabilità e umanità» ha scritto su Twitter Medici senza frontiere. L’Ong nemmeno si è sognata di portarli in Tunisia, il porto sicuro più vicino.

Ieri a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha riunito il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, quello degli Esteri, Luigi Di Maio, della Difesa, Lorenzo Guerin, delle Infrastrutture Paola De Micheli. E c’era pure Dario Franceschini a nome del Pd. Il summit è servito a partorire il classico topolino cercando di mascherare l’inversione

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http://www.ilgiornale.it/news/politica/governo-riapre-i-porti-e-bluffa-sui-migranti-resteranno-qui-1752382.html

 

 

 

 

MA ORA IL QUADRO È CHIARO: LA COLPA È TUTTA DEGLI UOMINI DELLA GUARDIA DI FINANZA

 

Danilo Bonelli 3 07 2019                                RILETTURA OPPORTUNA

 

Se certe affermazioni non le ascoltassimo direttamente con le nostre orecchie verrebbe da pensare che non sono cose vere …ed invece è bastato seguire su RAI3 il question-time dall’aula di Montecitorio per rendersi conto che è vero anche l’incredibile.

Il deputato di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – e scusatemi tanto se mi rifiuto di chiamarlo onorevole – ha rivolto al ministro Salvini un’interrogazione per sapere chi fosse stato ad aver autorizzato la motovedetta della Guardia di Finanza “a frapporsi tra la banchina del molo e la Sea Watch per impedirle di attraccare, così mettendo a repentaglio la vita dei naufraghi e degli stessi militari a bordo”.     Ma ci rendiamo conto?

Siamo arrivati all’elogio della mistificazione in pieno stile bolscevico, ribaltando i termini tra verità e menzogna con sessantottesca disinvoltura.

Perchè le parole del compagno Fratoianni hanno riportato le lancette del tempo al ’68, quando i dimostranti attaccavano la Polizia denunciando poi di esserne stati aggrediti.

La sinistra vuole essere come sempre più realista del re e mentre la comandante Carola ha quantomeno ammesso di aver eseguito una manovra sbagliata ecco che invece Fratoianni rovescia direttamente la colpa sui nostri militari …. ma questa è la sinistra signori!

Sul filo di questo ragionamento prepariamoci a vedere sul banco degli imputati un poliziotto o un carabiniere che abbiano sventato una rapina, perché intervenendo hanno messo a rischio la vita dei rapinatori.

E se poi dovessimo prendere per buono il provvedimento del GIP di Agrigento che non ha ravvisato profili di responsabilità penale a carico della comandante della Sea Watch ecco che allora potremmo anche aspettarci una denuncia a carico dell’equipaggio della motovedetta della GdF per simulazione di reato, procurato allarme ed ostacolo alle operazioni di salvataggio in mare……hai visto mai?

 

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Utili migranti

È tutta questione di… ipocrisia.

Alessandro Bertirotti – 12 settembre 2019

Ora, con il nuovo Governo in dirittura d’arrivo, perché mancano ancora le nomine dei sottosegretari di Stato, (130 candidati per 45 posti), cominciamo ad assistere alla tanto desiderata svolta #PD, rispetto alla antica e “malsana” alleanza tra Lega e M5S. E quali sono le prime considerazioni che possiamo fare, se non quelle che derivano dalle notizie che si hanno sui rapporti con l’Unione Europea? Una notizia interessante riguarda le nuove (ma comunque vecchie e consolidate…) indicazioni economiche che riguardano i migranti.

Vi sono politici nostrani, o comunque rappresentanti di istituzioni significative, che sostengono l’importanza del lavoro dei migranti, e da molto tempo, come potete leggere qui, e l’Europa, stando alle ultimissime notizie che giungono da Bruxelles e dal Presidente Conte, vuole affrontare la questione con maggiore determinazione, almeno a parole.

Bene, allora, dal mio punto di vista, come sapere antropologico-mentale, la questione dovrebbe essere risolta definitivamente, ma a livello di pensiero a monte, di strategia politica europea ben precisa, rispetto alle situazioni esistenziali che abbiamo in Africa, partendo da una assunzione di responsabilità chiara, precisa e, a questo punto, evidente.

Cosa voglio dire? Voglio dire che dobbiamo partire dall’idea che nessun europeo vuole davvero aiutare queste persone a migliorare le loro condizioni nei loro Paesi di origine. In altre parole, degli africani e dell’Africa non interessa niente a nessuno, e non solo dal punto di vista dello sfruttamento economico (i cinesi e i francesi, a questo proposito, insegnano …). Se questo è vero, come sembra sempre di più e come la storia del Franco Francese Africano (CFA) dimostra ampiamente,

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http://blog.ilgiornale.it/bertirotti/2019/09/12/utili-migranti/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Nomine UE

 

Massimo Bordin 3 07 2019

DA Mauro Ammirati

 

Un avvertimento per tutti coloro che avversano o anche solo diffidano del nazionalismo: non leggano questo post, se non vogliono che la colazione vada loro di traverso. Se lo leggeranno e poi commenteranno pure, sappiano sin da ora che, su questa bacheca, sarà il loro ultimo commento (li saluto in anticipo, statemi bene e buone vacanze). Cominciamo con il dire che, ieri, tra nomine Ue e la sentenza del gip di Agrigento, abbiamo assistito ad un altro atto della tragedia del disfacimento o della consunzione dello Stato italiano (se non siete d’accordo, beati voi, vi invidio, godetevi pure questo bel sole di luglio, nella vostra spensieratezza). Tutto ciò avveniva mentre Conte e Tria negoziavano con la Commissione europea sui decimali di punto del nostro deficit/Pil (si prospetta un’altra Legge di bilancio vergognosa) e nel governo si prepara un ddl sull’autonomia regionale differenziata, che è il primo passo sulla strada “catalana” (in Catalogna si cominciò così, con l’autonomia spinta). C’è una vecchia legge della politica che è sempre attuale e si riassume in poche parole: sono i falchi a fare la pace. Le colombe incoraggiano il nemico a rilanciare sempre. E’ stato il falco Trump il primo Presidente americano della storia a mettere piede in territorio nordcoreano, dopo aver minacciato il nemico di bombardarlo. Furono i falchi Begin e Sadat (costui era pure un militare) a fare la pace tra Israele ed Egitto. Fu il falco (anche lui militare) de Gaulle a riconoscere l’Algeria indipendente, scongiurando la guerra civile in Francia. E fu sempre il falco nazionalista de Gaulle a minacciare un colpo di Stato, che poi, fortunatamente, non si fece, per salvare la democrazia francese dal caos. E’ uno dei paradossi della politica: in situazioni eccezionali, per salvare la democrazia, talvolta, devi essere deciso a forzarne le regole, sperando di dover fermarti un minuto prima. La situazione eccezionale e particolarmente grave del nostro Paese esige un altro governo, che prepari il Paese all’Italexit e sia pronto ad affrontare una guerra civile incruenta, se del caso mobilitando le Forze Armate ed istituendo un gabinetto di guerra. Perché, purtroppo, abbiamo già avuto molte dimostrazioni che per ristabilire la sovranità nazionale e la legalità costituzionale occorrerà fronteggiare un’opposizione interna fortissima, tale da poter generare uno scontro istituzionale, un pericoloso conflitto tra poteri dello Stato. L’eccezionalità del momento è costituita dal fatto che una democrazia non può funzionare quando molti cittadini comuni ed altri che occupano importanti cariche della Repubblica vogliono ridurre la sovranità nazionale ad un semplice fatto formale ed il suffragio universale ad una caricatura di sé stesso. Occorre un governo nazionalista, che imponga il primato dell’interesse nazionale, che neutralizzi i nemici dello Stato, dagli europeisti ai separatisti, passando per quelli che considerano i confini un inutile retaggio del passato. In momenti come questi si capisce quali sono i nemici della nazione, le circostanze costringono anche i più prudenti tra questi a venire allo scoperto. Se un governo nazionalista proprio non si può fare, significa che un’intera classe dirigente ha tradito. Nessuno escluso.

 

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5 storie dell’11 settembre che meritano di essere conosciute

di Simone Fontana – 11 SETTEMBRE 2019

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, abbiamo scelto alcuni fatti per raccontare il giorno in cui la capitale del mondo era sotto attacco

Gli avvenimenti che hanno avuto luogo tra le ore 8.46 e le 10.03 dell’11 settembre 2001 appartengono ormai a una sorta di enorme mitologia condivisa, un immaginario collettivo che è al tempo stesso lo spartiacque storico del nostro tempo. Tutti conservano un ricordo di quella mattina – primo pomeriggio in Italia – un esercizio mnemonico molto simile a quello che la generazione precedente aveva sperimentato nel 1963, con l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dealey Plaza.

Sull’attacco terroristico più grave della storia contemporanea è stato detto e scritto tanto, probabilmente tutto ciò che era possibile dire e scrivere riguardo a un’azione così efferata. Abbiamo imparato a conoscere le storie di molte delle 2.974 persone che hanno perso la vita quel giorno, storie normalissime o straordinarie di esistenze spezzate, confluite in quel racconto corale che è servito ad un paese intero per elaborare il lutto. Abbiamo rivissuto quegli attimi nelle parole dei soccorritori e nelle telefonate di addio delle vittime, nelle foto iconiche e nei resoconti giornalistici. Eppure, abbiamo ancora bisogno di storie.

Da sempre gli esseri umani provano a dare un senso al mondo attraverso la costruzione di pattern narrativi, unendo puntini spesso casuali per creare significati rassicuranti e razionali. Così è stato anche per l’11 settembre: sono state le storie a dare un senso a quel male apparentemente inspiegabile, a fornire un contesto a quelli che altrimenti sarebbero stati solo assurdi aerei che si frantumavano contro grattacieli.

Di seguito vi proponiamo cinque di quelle storie, vicende piuttosto note negli Stati Uniti ma scarsamente penetrate nella cronaca e nella collettività italiana, perché anche a 18 anni di distanza il dolore ha bisogno del suo contesto.

La croce di Ground Zero

Il racconto per eccellenza, quello con cui gli uomini hanno da sempre cercato di addomesticare il mondo, è la religione. La fede è una parte essenziale dello spirito americano, tanto da aver spinto i padri fondatori a fare esplicito riferimento al mito della creazione nella Dichiarazione di Indipendenza (“all men are created equal”) e il Congresso degli Stati Uniti a votare l’approvazione del motto nazionale In God we trust, nel 1956.

L’attacco al cuore finanziario e commerciale dell’America, in ogni caso, rappresentò per molti un vero e proprio shock culturale, potenzialmente in grado di abbattere il più irriducibile degli animi. Fatto salvo per casi straordinari – comunque molto rari – nei giorni successivi all’attentato le macerie restituirono solo cadaveri e per questo le persone

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https://www.wired.it/attualita/politica/2019/09/11/11-settembre-storie/

 

 

 

 

 

POLITICA

La democrazia è una via di mezzo tra Churchill e il televoto di Pippo Baudo

11.09.2019 Di Mario Sommossa

Forse si tratta della prima volta nella storia repubblicana in cui la maggioranza trovata tra i partiti in Parlamento è, secondo tutti i sondaggi, sicura minoranza nel Paese.

Ciò che fa specie è che quegli stessi partiti che ora hanno deciso di governare insieme avevano raccolto i consensi dei propri elettori non tanto con loro particolari proposte bensì proprio offrendosi come totale alternativa a quegli stessi che oggi hanno deciso di sposare. Effettivamente, la nostra Costituzione, come nella maggior parte dei Parlamenti democratici, prevede che il Parlamentare eserciti il proprio ruolo “senza vincolo di mandato” e cioè che, dopo l’elezione, possa votare e decidere secondo quanto le circostanze del momento suggeriscono alla sua coscienza. Naturalmente, si suppone che lo faccia sempre nell’interesse della nazione, ma l’elettore che lo ha votato può giudicarlo nel bene e nel male soltanto momento di nuove elezioni. Una ancor maggiore stranezza è che uno di questi partiti, i Cinque Stelle, aveva criticato, chiedendone l’abolizione, proprio quella “libertà di coscienza” cui si appella ora, avendo in precedenza sostenuto che il mandato ricevuto al momento del voto dovesse essere totalmente vincolante per il futuro comportamento parlamentare.

La democrazia

Sulla democrazia si possono dire e sono state scritte molte cose. Proudhon sosteneva che il suffragio universale “è controrivoluzionario”. Lo stesso Churchill, frutto di un sistema sicuramente democratico, si trovò a dire:

“Il miglior argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio”.

Rousseau sostenne che la democrazia rappresentativa è limitativa della libertà dei cittadini i quali, subito dopo aver votato, sono spossessati della loro sovranità. Tuttora, molti potenziali elettori rinunciano a farlo perché “il mio voto (il voto di un singolo) non conta niente” e “dopo, intanto, fanno quello che vogliono”. Per compensare parzialmente le barriere poste dalla rappresentatività è previsto che su certi temi i cittadini siano chiamati a esprimersi attraverso referendum ma, anche in questi casi, le limitazioni sono molte.

Si va dalle materie che possono diventarne oggetto (in Italia, ad esempio, sono escluse le questioni fiscali e quelle riguardanti trattati e impegni internazionali) al numero di firme necessarie per richiederne l’indizione, senza contare che (sempre in Italia) si tratta sempre e soltanto di referendum abrogativi di leggi già esistenti.

Internet e i Cinque Stelle

Immaginare, comunque, che la soluzione verso una maggiore partecipazione e coinvolgimento di tutti i cittadini stia nella tecnologia informatica è però molto illusorio.

I Cinque Stelle al loro nascere immaginarono che la diffusione di internet avrebbe consentito il superamento della democrazia rappresentativa poiché ogni cittadino desideroso di farlo sarebbe potuto intervenire nel processo decisionale in tempo reale e collettivamente. Fu anche ipotizzato che la forma partito potesse essere superata e altrettanto doveva esserlo la politica come professione. Perfino la divisione tra eletti ed elettori sarebbe sparita e con essa ogni gerarchia: “Uno vale uno”. Nel Parlamento e in tutti gli organi elettivi, i mandati sarebbero stati al massimo due e in breve tempo le Assemblee avrebbero potuto essere abolite per lasciare spazio a consultazioni continue via web. Anche al Governo, come per tutte le altre cariche pubbliche, ci si sarebbe dati il cambio con un

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https://it.sputniknews.com/opinioni/201909118081003-la-democrazia-e-una-via-di-mezzo-tra-churchill-e-il-televoto-di-pippo-baudo/

 

 

 

 

 

Sondaggi: governo Conte bis non entusiasma, Lega ancora primo partito

12.09.2019

Nonostante il terremoto politico, resta pressoché invariato il consenso per le diverse forze politiche. La Lega resta il primo partito e quasi la metà degli italiani non ha fiducia nel nuovo governo, nonostante Conte sia primo per consensi.

Un quadro politico che sostanzialmente resta invariato dalle ultime elezioni europee. È quello che emerge dal sondaggio Emg Acqua presentato oggi ad Agorà. Se si andasse al voto oggi, la Lega sarebbe il primo partito. Un terzo degli intervistati, il 33,3% confermerebbe la fiducia nel partito di Salvini. Il PD resterebbe la seconda forza del paese con un consenso invariato del 23%, mentre il M5S guadagnerebbe due punti, ma ottenendo solo il 19,7% resterebbe la terza forza politica.

Forza Italia, nonostante la scissione e gli abbandoni, resta il quarto partito con il 7,8%, seguito da Fratelli d’Italia, che con il 7% si prepara al sorpasso. Le altre forze resterebbero al di sotto della soglia di sbarramento: +Europa arriverebbe al 2,6%, mentre La Sinistra all’1,8%.

Meno di un terzo degli intervistati afferma di avere “molta” o “abbastanza” fiducia

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https://it.sputniknews.com/italia/201909128083225-sondaggi-governo-conte-bis-non-entusiasma-lega-ancora-primo-partito/

 

 

 

 

Tradimento del Pd ma anche di Forza Italia

 

Gianfranco La Grassa 3 07 2019

 

Nel precedente scritto noto fra i mi piace molti nomi che non mi sono molto noti mentre mancano in buona parte i già noti. Questo mi conferma nell’idea che questo paese stia andando a fondo perché, come altre volte, una quota di persone pur non stupide e nemmeno in malafede non arriva a comprendere la criminalità di quella che non è sinistra come viene definita, ma blocco di potere abituato a fare e disfare da decenni. Oggi non sopporta di trovarsi a mal partito. Ormai sono però dei sostanziali malfattori, che tramano contro l’Italia. Andando ad un fatto storico certo molto, ma molto più rilevante, ricordo che furono tanti a non sapere distinguere tra chi aveva lottato veramente contro il fascismo con tanto di carcere e poi, dopo il ’43, con una lotta partigiana vera e gli schifosi “badogliani”, autentici traditori e vigliacchi, solo voltagabbana a seconda delle situazioni. Per questo allora vinse poi la DC nel 1948. E adesso, questi sconsiderati impediscono la risoluzione definitiva dell’altrettale tradimento di Pd (ma anche F.I.). Né le forze di opposizione né quelle della maggioranza sono adeguate a salvare l’Italia dalla solita ignominia. Certo, la falsa “sinistra” – quella originatasi dal Pci passato “sottobanco” al servizio degli Usa ingrossato poi dai farabutti del ’68 – è al momento la malattia più grave. Chi ancora l’appoggia e crede ad una possibilità di sua rinascita va ben oltre il semplice errore di valutazione. Ma anche gli stupidi – e storicamente ignoranti – propagandisti di un anticomunismo del tutto demenziale sono solo dei nemici secondari, ma certo del tutto incapaci di un vero risanamento di questo paese.

 

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STORIA

Chi è davvero Mattarella (e perché dovrebbe dimettersi…)

14 NOVEMBRE 2018

video qui: https://youtu.be/2alJqXwvBUA

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha abbandonato il suo ruolo di garante super partes della Costituzione per assumere il ruolo politico di opposizione, che il PD e gli altri partiti europeisti non hanno più la forza di svolgere.

 

Ma chi è davvero Mattarella e come è arrivato alla Presidenza della Repubblica?

 

https://www.corrierepl.it/2018/11/14/chi-e-davvero-mattarella-e-perche-dovrebbe-dimettersi-video/

 

 

 

Dallo Stato-Mafia alla Mafia-Stato

giovedì 5 febbraio 2015 – Vladimiro Iuliano

Con Mattarella l’Italia viene risucchiata all’indietro, fino ai piccoli borghi di Castellamare e di Alcamo nella Sicilia di Bernardo Mattarella e Maria Buccellato Rimi, papà e mamma dell’attuale Presidente Sergio. Non è un bene per l’Italia che si trascini, riproponendola, l’eredità siciliana più cupa. Sarebbe stato preferibile guardare avanti e non riesumare un passato scomodo che è bene però conoscere, anche per sapere di cosa “ringraziare” Renzi. Il papà dell’attuale presidente Sergio, Bernardo Mattarella, ministro democristiano con De Gasperi tra i fondatori della Democrazia cristiana, in un’intervista pubblicata da Repubblica il 10 agosto 1982, è chiamato in causa dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che collega l’uccisione del figlio Piersanti Mattarella, presidente della Regione assassinato nel 1980, alla vicenda paterna. “Come è potuto accadere – chiese allora Giorgio Bocca al generale Dalla Chiesa – che il figlio di Bernardo Mattarella sia stato ucciso dalla mafia?” “E’ accaduto questo, che il figlio, certamente al corrente di qualche ombra avanzata nei confronti del padre, ha voluto che la sua attività politica come amministratore pubblico fosse esente da qualsiasi riserva. E quando ha dato la chiara dimostrazione di mettere in pratica questo intento, ha trovato il piombo mafioso, il caso Mattarella è ancora oscuro, si procede per ipotesi, anche nella Dc aveva più di un nemico”. Utile riferire, a ritroso nel tempo, che nel 1933, il papà di Sergio, Bernardo Mattarella ha sposato Maria Buccellato Rimi, un cognome che appartiene alla storica famiglia della mafia di Castellammare. Il boss locale si chiamava Antonino Buccellato e aveva sposato Antonina Rimi, figlia di Vincenzo e sorella di Filippo, indicati dagli investigatori quali capi mandamento di Alcamo e ritenuti tra i primi ad avere rapporti diretti con la politica. Nel libro ‘’Fra diavolo e il governo nero: doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra’’ pubblicato nel 1998, lo storico Giuseppe Casarrubea scrive: ‘’Mattarella non nascondeva la sua protezione per

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http://www.opinione.it/politica/2015/02/05/iuliano_politica-05-02/?altTemplate=Stampa

 

 

Il figlio di Bernardo Mattarella e il peggio che deve ancora venire

16, agosto, 2019 – prof. Augusto Sinagra

 

Il responsabile dell’attuale caos politico e istituzionale è solo lui, sempre lui: il figlio di Bernardo Mattarella il cui fragoroso silenzio si fa sentire in ogni circostanza. È lui che in tutti i modi cerca di deviare l’azione del governo dalla cura degli interessi nazionali alla difesa parossistica degli interessi delle oligarchie monetarie, del pareggio di bilancio, della finanza senza volto, dell’euro e di questa Unione europea.

Egli agisce attraverso i Ministri che lui ha imposto. Agisce attraverso inedite iniziative in alcun modo costituzionalmente compatibili come le aberranti interpretazioni che lui indica al governo a proposito dei provvedimenti del Ministero dell’Interno. Lui che è il Capo del CSM in questo modo ipoteca l’interpretazione da parte dei giudici, interpretazione da lui voluta di provvedimenti legislativi.

Io non ho capito se viviamo in un momento di crisi governativa, anche se ancora non parlamentarizzata, o meno. Quel che è certo è che l’azione del governo, indipendentemente dai giudizi che se ne danno, non potrà svolgersi compiutamente in conformità alla volontà popolare, se non verranno allontanati soggetti come Moavero Milanesi, Tria (Ministro perché amico del figlio del figlio di Bernardo Mattarella) e della Trenta che, in modo eccentrico, ha rifiutato la firma per il nuovo decreto di ingresso della Open Arms nelle acque territoriali italiane, e pare che abbia mandato navi militari italiane a scortarla con il suo carico di “naufraghi paganti”

 

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https://www.imolaoggi.it/2019/08/16/il-figlio-di-bernardo-mattarella-e-il-peggio-che-deve-ancora-venire/

 

 

 

 

Quel filo sottile che lega i Mattarella alla mafia

Di Redazione -6 Settembre 2017

 

Quando il 3 febbraio 2015, Sergio Mattarella è stato eletto Presidente della Repubblica, associazioni familiari vittime di mafia e giornalisti che di mafia dovrebbero intendersene, credevano in un suo intervento incisivo sia per la lotta alla mafia e sulla ricerca della verità di molti omicidi e misteri ancora irrisolti. Non è andata così. A parte le solite parole di circostanza in occasioni di commemorazioni o di giornate della legalità, Mattarella non si è mai esposto concretamente a fianco dei familiari delle vittime.

Un esempio su tutti il caso Agostino: Vincenzo Agostino, padre di Nino ucciso da Cosa Nostra nel 1989, vista l’imminente archiviazione del caso, ha chiesto al Presidente della Repubblica Mattarella un incontro. Come risposta, l’inquilino del Quirinale, ha risposto che per impegni precedentemente assunti non poteva riceverlo. In parole povere, si è rifiutato di incontrare la famiglia Agostino in cerca di giustizia da 28 anni. Un certo diniego da chi ha perso il fratello, Piersanti, per mano di Cosa Nostra il 6 gennaio 1980, ha stupito molti ma non chi conosce la storia della famiglia Mattarella. Le virtù di onestà dei Mattarella sono macchiate da un alone, non tanto velato, di contiguità con Cosa Nostra.

BERNARDO MATTARELLA

Bernardo, padre di Sergio e Piersanti, deputato dell’assemblea costituente, ministro in vari governi tra il 1953 e il 1963 è il capostipite della Famiglia Mattarella, colui che ha aperto la strada politica ai figli. Mattarella è stato accusato per la strage di Portello della Ginestra insieme al ministro dell’interno Mario Scelba, dal pentito Gaspare Pisciotta, vice di Salvatore Giuliano. I due sono stati assolti in fase istruttoria e, Pisciotta nel 1954, è morto assumendo, a sua insaputa, una dose di strictina, veleno per topi.

Nel febbraio 2016, il pentito Francesco di Carlo, in un verbale ha dichiarato che Bernardo Mattarella gli era stato presentato come uomo d’onore della famiglia di Castellammare del Golfo, da Calogero La Volpe tra il 1953

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https://ilformat.info/quel-filo-sottile-lega-mattarella-alla-mafia/

 

 

 

L’irresistibile ascesa dei rampolli Mattarella. Figlio e nipote, tra poltrone al top e salottini che contano

30 gennaio 2015 di Stefano Sansonetti

 

La famiglia, si sa, è importante. In questo caso non soltanto per una ragione di legami affettivi, ma anche per la rilevanza dei ruoli professionali ricoperti nella vita di tutti i giorni. All’interno della famiglia di Sergio Mattarella sembrano esserne più che consapevoli. Nella cerchia che ruota intorno al giudice costituzionale ed ex ministro Dc, ora impegnato nella difficile corsa al Colle, sono almeno due i discendenti celebri. A cominciare da uno dei 3 figli, Bernardo Giorgio Mattarella, che tra le tante poltrone occupa anche quella di capo dell’ufficio legislativo del ministro per la semplificazione, Marianna Madia. In più, al suo attivo, ha una fitta rete di contatti. Poi c’è il quasi omonimo Bernardo Mattarella, cugino del primo e nipote di Sergio, con all’attivo un incarico di capo della divisione finanza e impresa di Invitalia, società pubblica controllata al 100% dal ministero dell’economia.

LE POSIZIONI

A fare più effetto, però, è la fila indiana di incarichi inanellati nel tempo da Bernardo Giorgio, come detto figlio del candidato presidente della repubblica. Attualmente fa parte dello staff della Madia in qualità di capo dell’ufficio legislativo con un emolumento di 125.010 euro, di cui 75.600 come trattamento economico fondamentale e 49.410 come indennità di diretta collaborazione. Corposo il suo curriculum accademico, se si considera che è ordinario di diritto amministrativo all’università di Siena (in aspettativa) e professore della stessa materia alla Luiss. I suoi contatti con l’ateneo confindustriale sono certificati anche dal fatto che è direttore del master in management e politiche delle Pubbliche amministrazioni, organizzato dalla stessa università. Fitto il suo network di contatti istituzionali, dal momento che il figlio di Mattarella fa parte di Astrid, il think tank guidato dal presidente della Cassa

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http://www.lanotiziagiornale.it/lirresistibile-ascesa-dei-rampolli-di-casa-mattarella-figlio-e-nipote-tra-poltrone-al-top-e-la-frequentazione-dei-salottini-che-contano/

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