RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 SETTEMBRE 2019

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 SETTEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Se sfreghi insieme due bastoncini e non riesci ad accendere un fuoco,

spostati in un altro luogo e riprova.

Allo stesso modo, se hai difficoltà nel luogo in cui ti trovi,

spostati da un’altra parte.

(Sefer ha-Zohar, vol. IV, f.166v)

In: La saggezza della Cabala, Armenia, Ed., 2004, pag. 25

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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COMUNICAZIONE

 

SOMMARIO

 

LA MARGINALE IMPORTANZA DELLA POLITICA VISIBILE. 1

ERA IL 2017. 1

Aggressione assurda in stazione: picchia due donne e poi fugge. Arrestato

Aggressione in stazione a Lecco: immagini shock delle donne picchiate VIDEO

Meluzzi: “Il rischio di sostituzione etnica deve farci riflettere” 1

Nel 2100 mezza Italia potrebbe essere musulmana 1

Il “Re dell’aborto”: che ci guadagna il grande magnate della finanza mondiale? 1

Facebook: la censura privatizzata

Le sculture del Partenone tornerano in Grecia per sempre?

Arrestatelo, elogia la famiglia 1

LA PSICOPOLIZIA PROGRESSISTA CONTRO IL WORLD CONGRESS OF FAMILIES. 1

Scandalo affidi, “speriamo che non si passi nel dimenticatoio, controlliamo anche le altre realtà”

Bibbiano, la seconda richiesta d’arresto per il sindaco Carletti 1

Addetto alla sicurezza di un centro commerciale non rispetta le regole e aiuta un cane randagio. 1

Blangiardo (Istat): le famiglie devono poter fare i figli che vogliono. 1

Agricoltura, la neoministra Bellanova apre agli Ogm e al Ceta 1

“Massacriamole”. Ecco come Monsanto insultava le mamme contro il glifosato 1

I PROFUGHI SI FANNO CURARE IN GERMANIA E POI CI MANDANO IL CONTO. 1

LA PROVA documentale CHE LO STATO ISLAMICO è ARMATO DGLI STATI UNITI 1

L’Ucraina divisa nell’ambra 1

Né teologia politica né destra religiosa, ma diritto di esistere 1

La recessione “invisibile” pronta a scaricarsi sull’Italia 1

La “mediocrazia” ci ha travolti, così la mediocrazia ha preso il potere

Più sono ricchi, più evadono le tasse

Voli di Stato di Matteo Salvini, la Corte dei Conti archivia l’inchiesta ma trasmette gli atti in procura: “Viaggi illegittimi” 1

I calcoli di Erdogan e Putin dietro il ricatto all’Ue sui migranti 1

E i paladini pro-immigrati voglio il reddito di cittadinanza per gli stranieri

Immigrazione, il patto con Francia e Germania di Pd e M5s: ecco cosa rischia l’Italia 1

BOOM DI SBARCHI A CROTONE: 4 VELIERI SCARICANO 204 CLANDESTINI 1

L’Occidente ha oppresso il Terzo Mondo per così tanto tempo da diventare anch’esso Terzo Mondo 1

Conte e la “ripartizione europea dei migranti”, ecco perché odora di fregatura

Anche in Inghilterra si applica la “reductio ad salvinum”

“Di Maio ministro per proteggere figlio Grillo”, la stoccata di Sgarbi 1

La piazza piena dà fastidio come lo dava a Stalin e Mussolini 1

QUANDO SI VOTA PER VOTARE CONTRO. 1

Lega all’opposizione per sempre. Cosa cambia con il proporzionale 1

Conte-bis o Gentiloni-ter?

Marco Rizzo, PC: ‘Junker ha detto che faranno fare a Conte come a Tsipras’ 1

La bufala delle scie chimi… ah, no: è Bill Gates! 1

Perché il Giappone non attaccò da est l’URSS durante la Seconda guerra mondiale?

 

EDITORIALE

 

IN EVIDENZA

LA MARGINALE IMPORTANZA DELLA POLITICA VISIBILE

06/09/2019  – Marco Della Luna

 

Mentre gli animi si infuocano sulle manovre politiche in corso per il nuovo governo, definito da alcuni “dei cialtroni voltagabbana al servizio dello straniero”, voglio gettare una secchiata d’acqua fredda su quelle fiamme, col far presente che, rispetto alla politica alta e segreta, che pianifica e decide a porte chiuse tacendo gli obiettivi che persegue, tutta quest’altra politica bassa, palese, narrata e recitata al grande pubblico, consiste solo di ricadute, di conseguenze e di atti esecutivi della politica vera, con minimi margini di libertà.

I temi di cui la politica palese parla all’opinione pubblica, quelli di cui si occupano i politici bassi, visibili, sono aspetti superficiali e di scarsa rilevanza, privi di valore strutturale, non comprendono le cause dei processi generali in corso, che del resto stanno ben oltre la capacità di azione della politica palese. I politici bassi, dediti a tatticismi, spartizioni e obiettivi ristretti, presentano queste loro mosse come se fossero fondamentali e decisive, così come i loro programmi elettorali e i loro provvedimenti esecutivi o legislativi, ma non lo sono. Ultimamente, quale nuovo cavallo di battaglia, hanno introdotto nel dibattito pubblico l’importante tema, ben noto da oltre un secolo in sociologia, della struttura oligarchica della società, ossia del bipolarismo popolo-élite in luogo del bipolarismo destra-sinistra; ma lo hanno presentato in modo illusorio, come cioè se tale struttura fosse un’anomalia correggibile, e non una costante universale ineluttabile, connaturata all’organizzarsi stesso della società.

La politica palese, per il pubblico, come pure i media mainstream, nel suo teatrino dibatte di millesimi in più o in meno che si possono fare di deficit sul PIL; controverte su dove prendere e dove ricollocare altri millesimi sul PIL tra sanità, pensioni, investimenti, sgravi o aggravi fiscali per lavoratori o imprese o proprietà immobiliari; discute anche di gestione della pressione migratoria, di diritti civili consolatori come l’eutanasia, la droga, il matrimonio e l’adozione da parte di coppie omosessuali, l’affitto di utero e la fecondazione eterologa. Non parla dei processi generali che generano i problemi.

Se si va a un livello immediatamente più profondo di fattori strutturali, si capisce quanto quel dibattito politico per il grande pubblico sia secondario e, nella sua pretesa di importanza, illusorio. Al livello più profondo di quello di cui dibatte la politica palese nelle sedi istituzionali, ma ancora superficiale, si trovano fattori strutturalmente molto più potenti, come gli effetti recessivi e deindustrializzanti dell’euro, effetti visibili a tutti, e dei quali i partiti nostrani, erroneamente ritenuti sovranisti, populisti e antisistema, parlavano prima di andare al governo contemplando la possibilità di uscire dall’euro, mentre subito dopo hanno dichiarato fedeltà ad esso senza condizioni, rivelandosi con ciò non sovranisti né populisti, ma sottomessi ai gestori dell’UE: quando si hanno incarichi istituzionali, certi principi e certi dati di realtà bisogna rinnegarli. Così è avvenuto con Syriza in Grecia e Podemos in Spagna: si sono omologati.

Sovranisti, per ora, sono invece lo UKIP e il Brexit Party, che enunciano chiaramente: nessuno meglio può governare il nostro Paese, che il suo stesso popolo attraverso un sistema democratico parlamentare nazionale; il Paese deve avere la sovranità dei propri confini, della propria legislazione, della propria giurisdizione, dei propri rapporti anche economici con gli altri; nel 1974 entrammo in una CEE che era solo un’unione doganale, ma che poi è divenuta politica, e che ora, come UE, è in mano ad autocrati non eletti e non responsabili, prevalentemente tedeschi. Avete mai udito un leader ‘sovranista’ nostrano proclamare, come Nigel Farage, “we want our country back”?

Ma anche questo livello, come dicevo, è superficiale e non va alle cause profonde. Parla delle cose che da un lato rientrano negli schemi cognitivi della popolazione generale, cioè delle cose che la gente comune può capire, può accettare come verosimili in base alla sua esperienza diretta e alla narrazione generale di realtà che ha assimilato, e che dall’altro non disturbano i veri interessi in gioco, manovratori dell’industria culturale che produce e adatta ai predetti schemi e narrazioni. Entro

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http://marcodellaluna.info/sito/2019/09/06/la-marginale-importanza-della-politica-visibile/

 

 

 

 

 

ERA IL 2017

Maurizio Blondet  11 Settembre 2019  

GOVERNO A UE: IPOTESI CHIUSURA PORTI A NAVI STRANIERE

Sbarchi, 12mila arrivi in 48 ore. Mattarella:

situazione ingestibile. Ipotesi chiusura porti

di Andrea Gagliardi

…come anticipato oggi dal Sole 24 Ore, l’Italia potrebbe chiudere i porti alle navi di soccorso delle Ong che non battono bandiera italiana e non facciano parte di missioni europee.

Sul tema, da Ottawa, ha fatto sentire la sua voce anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, che non ha nascosto la sua preoccupazione, perché «se il fenomeno dei flussi continuasse con questi numeri la situazione diventerebbe ingestibile anche per un Paese grande e aperto come il nostro». Mentre il premier Paolo Gentiloni, nel suo intervento al congresso della Cisl ha chiesto «ad alcuni Paesi europei di smettere di girare la faccia dall’altra parte perché questo non è più
sostenibile».

Oggi:

Aggressione assurda in stazione: picchia due donne e poi fugge. Arrestato

Il 24enne del Togo ha sferrato un pugno in faccia a una 55enne e ha spinto una 18enne dalle scale.

Gravi i traumi riportati dalla 55enne che dopo una notte di osservazione è stata dimessa. Per lei una prognosi di 30 giorni.

Più lievi le ferite della giovane che se la caverà in una decina di giorni

https://www.maurizioblondet.it/era-il-2017/

 

 

 

 

 

Aggressione assurda in stazione: picchia due donne e poi fugge. Arrestato

10 settembre 2019

 

Il 24enne del Togo ha sferrato un pugno in faccia a una 55enne e ha spinto una 18enne dalle scale.

Dovrà rispondere dell’accusa di lesioni personali il 24enne originario del Togo che ieri, lunedì 9 settembre, si è scagliato senza alcun motivo contro due donne per poi fuggire. E’ successo a Lecco, alla stazione ferroviaria.

Aggressione assurda in stazione: picchia due donne e poi fugge

Le due donne, una ragazza di 18 anni, e una 55enne, stavano attraversando il sottopasso ferroviario di piazza Lega Lombarda quando, intorno a mezzogiorno,  sono state avvicinate da un uomo che, improvvisamente, le ha colpite con violenza tanto. La più giovane è stata  spintonata mentre scendeva dalle scale mentre la 55enne è stata raggiunta da un pugno in faccia che l’ha scaraventata a terra. Una aggressione assurda, una violenza gratuita. Le donne sono state soccorse prima dai passanti,

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https://giornaledilecco.it/cronaca/aggressione-assurda-in-stazione-picchia-due-donne-e-poi-fugge-arrestato/

 

 

 

 

 

Aggressione in stazione a Lecco: immagini shock delle donne picchiate VIDEO

Sconvolgenti. Non c’è altro aggettivo per definire le immagini dell’aggressione subita da due donne, una ragazza di 18 anni e una 55 enne, nel sottopasso della stazione ferroviaria di Lecco.

Sconvolgente. Non c’è altro aggettivo per definire le immagini dell’aggressione subita da due donne, una ragazza di 18 anni e una 55 enne, nel sottopasso della stazione ferroviaria di Lecco.

Immagini di una ferocia assurda che sono state postate sul proprio profilo Facebook dal consigliere comunale lecchese Andrea Corti.

“Ecco il video dell’aggressione nel sottopasso della stazione a Lecco – commenta il giovane esponente leghista – non ci voglio credere. La mia ragazza e tanti amici passano ogni giorno di lì. Sono stufo di vedere questi episodi nella mia città! E non ditemi che siamo noi ad alimentare l’odio… Peccato che non mi trovavo lì…”

Aggressione in stazione – video qui https://giornaledilecco.it/cronaca/aggressione-in-stazione-a-lecco-immagini-shock-delle-donne-picchiate-video/

Il terribile episodio è avvenuto intorno alle 12 di lunedì. L’uomo, un 24enne originario del Togo, come si vede dalle immagini, prima spintona la giovane nei pressi delle scale e la scaraventa a terra.

Nelle immagini si vedono poi gli uomini della Polfer, che riusciranno poi ad arrestare l’uomo che era fuggito e si era rifugiato a bordo di un autobus di linea, correre fuori dal sottopasso per cercare di raggiungere l’aggressore.

Si invoca il controllo del Vicinato

“Esprimo tutta la mia preoccupazione come donna e come mamma lecchese che tutti i giorni vive i disagi e la mancanza di sicurezza in questa città. Non è possibile che si debbano rischiare le botte in pieno giorno e senza

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https://giornaledilecco.it/cronaca/aggressione-in-stazione-a-lecco-immagini-shock-delle-donne-picchiate-video/

 

 

 

 

 

 

 

 

Meluzzi: “Il rischio di sostituzione etnica deve farci riflettere”

 ADNKRONOS

Pubblicato il: 11/09/2019

 

“La vera spiegazione strategica e razionale sul fenomeno della migrazione afro-islamica in Italia negli ultimi anni l’ha data Emma Bonino, già ministro degli Esteri. È lei a dire che tra il 2014 e il 2016 furono proprio lei e Renzi a chiedere, durante le riunioni degli organismi internazionali, alle famigerate Ong, di scaricare in Italia tutti i migranti ritrovati nel Mediterraneo”. E’ quanto scrive lo psichiatra, criminologo e scrittore Alessandro Meluzzi nel saggio a sua firma pubblicato sul ‘Primo rapporto sull’islamizzazione d’Europa’ curato appunto dalla Fondazione ‘Farefuturo’ con il contributo dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia che è stato presentato oggi alle 15 in Senato.

“La cosa appariva ancora, in quel momento, un’emergenza migratoria tutto sommato temporanea con aspetti drammatici – aggiunge Meluzzi

– Ma tant’è.

 

Questo mise in movimento un colossale fatturato dell’accoglienza, ben noto in Italia, tanto da avere prodotto

7 miliardi di euro di introiti

 

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https://www.adnkronos.com/2019/09/11/meluzzi-rischio-sostituzione-etnica-deve-farci-riflettere_Ek4eOPiThzzu3MmioelazM.html

 

 

 

 

 

 

Nel 2100 mezza Italia potrebbe essere musulmana

Pubblicato il: 11/09/2019 11:40

Gli stranieri di religione musulmana residenti in Italia al 1° gennaio 2019 sono 1,58 milioni. Rispetto alla stessa data di rilevazione nel 2018, la classifica delle appartenenze religiose degli stranieri residenti in Italia vede i musulmani primi al posto dei cristiani ortodossi. I musulmani rappresentano infatti il 30,1% degli stranieri residenti in Italia (nel 2018 erano il 28,2%). I cristiani ortodossi il 29,7% (pari a un milione e 560mila). Seguono i cattolici (977mila pari al 18,6%)”. Sono i dati pubblicati sul ‘Primo rapporto sull’islamizzazione d’Europa’ curato dalla Fondazione Farefuturo con il contributo dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia che sarà presentato alle 15 in Senato.

Dall’analisi emerge che “gli stranieri musulmani residenti in Italia – recita il rapporto – sono aumentati di 127mila unità rispetto al 2018 (erano 1,45 milioni), mentre i cristiani nel loro complesso sono invece diminuiti di 145mila unità (nel 2018 erano poco meno di 3 milioni) pur mantenendo ancora il ruolo di principale religione professata dagli stranieri.

Per quanto riguarda la nazionalità, si stima che la maggior parte dei musulmani stranieri residenti in Italia provengano dal

Marocco (440mila),

Albania (226mila),

Bangladesh (141mila),

Pakistan (106mila) ed

Egitto (111mila)”.

È possibile allora ipotizzare, si legge sul ‘Primo rapporto sull’islamizzazione d’Europa’, quale futuro attenda l’Italia, anche alla luce delle attuali tendenze dei flussi migratori: “Nel 2100 i musulmani potrebbero costituire la metà della popolazione italiana – afferma l’indagine di FareFuturo – questo scenario potrebbe verificarsi per due motivi: perché le

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https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/09/11/nel-mezza-italia-potrebbe-essere-musulmana_IqGUkeuSfkXkjg2YEbPl8M.html

 

 

 

 

 

Il “Re dell’aborto”: che ci guadagna il grande magnate della finanza mondiale?

11 AGOSTO 2019ALESSANDRO BENIGNI

 

Per chi non lo sapesse – citiamo da Wikipedia, il grassetto è nostro -” Warren Edward Buffett (Omaha, 30 agosto 1930) è un imprenditore ed economista statunitense, soprannominato «oracolo di Omaha».

 

È considerato il più grande value investor di sempre. Nel 2008, secondo la rivista Forbes, è stato l’uomo più ricco del mondo, mentre nel 2015, con un patrimonio stimato di 72,7 miliardi di dollari, sarebbe il terzo uomo più ricco del mondo, dopo Bill Gates [Microsoft, ndr] e Jeff Bezos [Amazon, ndr].

 

Inoltre, stimano sia il quarantesimo uomo più ricco di tutti i tempi. Buffett è chiamato “l’oracolo di Omaha” oppure “il mago di Omaha”, per la sua sorprendente abilità negli investimenti finanziari e nel predire guadagni ed eventuali, seppur limitate, perdite.

 

Nel 2017 risulta essere il secondo uomo più ricco del mondo con un

 

 

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https://ontologismi.wordpress.com/2019/08/11/il-re-dellaborto-che-ci-guadagna-con-laborto-il-grande-magnate-della-finanza-mondiale/

 

 

 

 

 

 

Facebook. La censura privatizzata.

 

Di Roberto Pecchioli

 

La società aperta è sempre più chiusa. La democrazia cede il passo a un sinistro totalitarismo morbido. Facebook e Instagram hanno chiuso le pagine di Casapound, di Forza Nuova e decine di profili personali di esponenti di quei partiti. Su Facebook il movimento della tartaruga frecciata conta ben 280 mila seguaci. Un’azienda privata ha privatizzato la censura. Siamo al punto in cui la libertà è in pericolo non per un colpo di Stato o per comportamenti dittatoriali delle istituzioni pubbliche, ma per la scelta di una singola, potentissima azienda privata straniera.

Sul piano giuridico, vale l’obiezione delle vittime, ovvero che Facebook è uno strumento sostanzialmente pubblico, soggetto dunque alle leggi dello Stato. I fatti dimostrano il contrario. La legge, ovvero la censura che significa cancellazione dallo spazio pubblico la fa un giovin signore americano in maglietta grigia, Mark Zuckerberg. Tempo fa sostenevamo che erano in vista tempi durissimi per chiunque avesse osato sfidare il pensiero unico, la narrazione liberal liberista di orientamento progressista che domina il mondo, i cui alfieri, guarda caso, sono i giganti tecnologici di Silicon Valley.

 

Quei tempi sono arrivati; le lamentele sono tardive, lo stupore è degli ingenui.

 

Facebook è uno strumento sostanzialmente pubblico, soggetto dunque alle leggi dello Stato? I fatti dimostrano il contrario. La legge, ovvero la censura che significa cancellazione dallo spazio pubblico la fa un giovin signore americano in maglietta grigia, Mark Zuckerberg!

 

 

Zuckerberg infatti, oltre a diffondere, nel 2018, un manifesto politico assai preciso, di stampo liberal e mondialista, ha chiaramente affermato la volontà dell’azienda di monitorare ogni messaggio degli utenti, “censurare il giornalismo indipendente e utilizzare l’intelligenza artificiale (A.I.) per denunciare gli utenti alla polizia e alle agenzie di intelligence.” (fonte: controinformazione.info). Le dichiarazioni di Zuckerberg, intrise del consueto messianismo amerikano, furono agghiaccianti rispetto alla necessità di colpire il giornalismo indipendente, accusato di diffondere false notizie e messaggi di odio. “Noi abbiamo la responsabilità di amplificare il bene (!!!) e di prevenire i danni”, aggiungendo che stava lavorando a “nuove tecnologie di intelligenza artificiale per segnalare comportamenti sospetti attorno alle elezioni in tempo reale e rimuovere i contenuti terroristici.”

Le informazioni ammesse dall’insindacabile giudizio del privato, ma

 

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http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/televisione-e-rete/7910-la-censura-privatizzata

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Le sculture del Partenone torneranno in Grecia per sempre?

© Sputnik . Vladimir Rodionov

12.09.201

Il corrispondente di Sputnik ha parlato con gli esperti di documenti fino ad oggi sconosciuti che potrebbero venire sfruttati dalla parte greca per richiedere il rientro in patria dei Marmi di Elgin.

I feroci dibattiti circa il rientro delle sculture marmoree del Partenone dal British Museum in Grecia si sono riaccesi in seguito all’intenzione espressa dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis di proporre al primo ministro britannico Boris Johnson di restituire le sculture del Partenone ad Atene “a tempo determinato”. In particolare, tramite la rivista Observer il premier greco si è rivolto al collega britannico proponendogli di prestare le sculture del Partenone per una esposizione che si terrà ad Atene nel 2021 nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della rivoluzione greca del 1821.

Stando alle informazioni rese note dai media greci, la richiesta di prestito delle sculture del Partenone per l’esposizione temporanea ad Atene è stata interpretata dal British Museum come un riconoscimento dei diritti di proprietà che Atene avrebbe sulle opere. Il curatore del British Museum in un’intervista con i media greci ha dichiarato che “la condizione preliminare a qualsiasi trattativa che verta sul prestito delle sculture del Partenone è l’ammissione del fatto che il proprietario legittimo delle opere è la Gran Bretagna e non la Grecia”.

“Unicamente la legislazione britannica fa fede in merito a un’eventuale restituzione delle opere”, sottolinea Kristos Milonopulos, avvocato, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Atene e presidente dell’Istituto di Diritto europeo e internazionale.

“Ai sensi di questa legislazione, il British Museum dispone delle sculture in maniera illegittima”, osserva l’esperto.

Cosa potrebbe essere usato dalla Grecia come pretesto per il rientro delle sculture?

“La legislazione britannica oggi non riconosce il diritto di proprietà che il British Museum invece esercita sulle opere per la seguente ragione: è innegabile che parte della ricompensa conferita dal caimacano di Atene a Lord Elgin costituiva un atto di corruzione. E sono concordi, anche solo parzialmente, a considerarlo tale anche i più convinti detrattori della restituzione delle sculture”.

Stando a quanto afferma Milonopulos, l’atto di corruzione è il momento chiave nella campagna di restituzione delle opere:

“La corruzione era reato già al tempo del depredamento delle sculture. Rientra fra i reati sin dal XIV secolo. Per corruzione venne condannato anche uno dei Governatori generali dell’India. Oggi in Inghilterra vige la legge sugli introiti da attività criminali secondo la quale è reo chiunque possieda un bene ottenuto in seguito a un’attività illegale. Poiché le sculture

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https://it.sputniknews.com/mondo/201909128082054-le-sculture-del-partenone-torneranno-in-grecia-per-sempre/?utm_source=push&utm_medium=browser_notification&utm_campaign=sputnik_it

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Arrestatelo, elogia la famiglia

Marcello Veneziani, La Verità 12 marzo 2019

 

Più che il congresso mondiale della famiglia, in programma a Verona a fine mese, colpisce la mobilitazione isterica, ideologica e intollerante della sinistra italiana, delle sue portaerei a mezzo stampa, contro la famiglia e il suo contesto. Si può dissentire sul ruolo della famiglia, e ancor più sulle manifestazioni in suo favore; ma non si può definire eversiva la difesa della famiglia, evocare fanatismi, estremismi e totalitarismi per squalificare chi la promuove, e poi ridurre a “merda” principi e pratiche di vita, di fede e di cultura come Dio, patria e famiglia che denotano la storia dell’umanità e di ogni civiltà.

Si avverte qualcosa di barbarico e di bestiale, un nichilismo volgare da osteria, un progressismo eruttante e ottuso nelle posizioni assunte contro la famiglia, contro l’amor patrio e contro la fede in Dio. Nessuno pretende che venga sancito anche in questi casi il reato d’opinione per chi oltraggia e vilipende questi principi e queste esperienze storiche, come oggi accade nel nome del razzismo, della xenofobia, del sessismo e dell’omofobia. Oggi si può bestemmiare Dio e la Madonna, la Patria e la Famiglia, insultare il Padre e la Madre che fa figli, ma è reato offendere religioni e patrie altrui, gay e lesbiche, neri, rom e migranti, e alcune pagine di storie sono sotto tutela penale (mentre altri orrori no). Nessuno chiede che venga reintrodotto il reato di blasfemia, o venga punita a norma di legge la bestemmia o l’insulto all’amor patrio e all’amor famigliare.

Ma non sottovalutiamo e non dimentichiamo in fretta la portata di queste manifestazioni e di questi messaggi, ad opera non di isolati e squilibrati, ma di cortei, con cartelli, slogan e striscioni, e di rappresentanti parlamentari che hanno avuto responsabilità legislative in partiti di governo, col solidale e complice silenzio-assenso di leader, partiti, stampa e propaganda. Tanto più che il fuoco di sbarramento e la richiesta di negare quel patrocinio al congresso mondiale delle famiglie, che viene normalmente dato dalle istituzioni alle più variopinte manifestazioni lgbt, gay-pride, lesbiche e personale in transito, rischiano di crescere a ridosso o durante la manifestazione di Verona. Se la famiglia viene difesa anche da piccoli gruppi radicali di destra, la demonizzazione scatta automatica e per la proprietà transitiva investe chiunque difenda la famiglia; ma se è per questo, le manifestazioni femministe e antifamiglia sono condivise da gruppi eversivi antagonistici, anarco-insurrezionalisti, centri sociali, autonomi e occupanti abusivi di spazi

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http://www.marcelloveneziani.com/articoli/arrestatelo-elogia-la-famiglia/

 

 

 

 

 

LA PSICOPOLIZIA PROGRESSISTA CONTRO IL WORLD CONGRESS OF FAMILIES

13/03/2019

Da giorni si fa una gran caciara sul WFC, il World Congress of Families che si terrà a Verona dal 29 marzo. Oggi anche la rivista Rolling Stone dedica un articolo al tema, citandomi.

Un breve sguardo alla rassegna stampa di questi giorni ci permette di capire come ormai qualunque argomento di interesse sociale venga “sentito” e trattato di pancia dai media mainstream e dall’opinione pubblica, fomentando odio e criminalizzando a mezzo stampa il nemico di turno. Seguendo il vecchio adagio del Divide et Impera, tutto deve essere diviso in fazioni: pro e contro, come per il tifo calcistico. Niente viene più trattato in modo sereno ed equilibrato.

Se si tratta poi di famiglia, ecco lo starnazzare scomposto dei nuovi paladini gender free del progressismo in stile “Dio-Patria-Famiglia Che vita di Merda” che, nascondendosi dietro la bandiera dei diritti civili, possono bullizzare, insultare e denigrare chiunque.

Come ha osservato Marcello Veneziani su La Verità, «colpisce la mobilitazione isterica, ideologica e intollerante della sinistra italiana, delle sue portaerei a mezzo stampa, contro la famiglia e il suo contesto» (cfr. http://www.marcelloveneziani.com/articoli/arrestatelo-elogia-la-famiglia/).

Se come nota ancora Veneziani è assolutamente lecito «dissentire sul ruolo della famiglia» e manifestare le proprie opinioni, mi sembra quantomeno “ambiguo” bollare come eversivo, fascista, omofobo, ecc. chi difende la famiglia, la sovranità nazionale, la patria o altri valori che fino a qualche anno fa eradati per scontati. Perchè qua entriamo ancora una volta nel bipensiero: la società che si vuole creare, basata sul pensiero unico e sul politicamente corretto, prevede che ci si ami senza distinzioni a meno che non si mostri pubblicamente uno sprazzo di coscienza critica. Allora i paladini progressisti del “Love is Love” si abbatteranno sullo sciagurato con un odio e una violenza degni della peggiore utopia. Perché la libertà per costoro finisce laddove inizia il pensiero critico.

Il totalitarismo dei buoni sentimenti (“buoni” solo in apparenza) ha i suoi cani da guardia pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi. Si vuole neutralizzare la coscienza critica e censurare qualunque forma di dissidenza. Per chi sgarra la prima sanzione è l’avvertimento sul web tramite le armate di haters e cyberbullisti (proprio coloro che, seguendo il bispensiero, intraprendono battaglie contro il complottismo, le fake news e il cyberbullismo). Si passa poi all’esclusione dal dibattito, infine alla punizione. Chi dissente va censurato, deve arrivare a vergognarsi non solo di quello che ha detto

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https://www.enricaperucchietti.it/blog/

 

 

 

 

 

 

Scandalo affidi, «Speriamo che non passi nel dimenticatoio, controlliamo anche altre realtà»

Dopo l’intervento del professor Luigi Cavanna, altre due testimonianze sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la provincia reggiana

Redazione – 02 luglio 2019 10:29

Il sentito intervento del professor Luigi Cavanna, oncologo e primario di Oncologia dell’ospedale di Piacenza, in merito allo “scandalo affidi” su cui la magistratura sta facendo luce a Bibbiano di Reggio Emilia, ha stimolato altri due lettori a discuterne. Riceviamo e pubblichiamo altre due testimonianze su questo delicato caso di cronaca che coinvolge la vicina provincia reggiana.

«Scrivo – interviene così Alessandro Ubiali – a proposito dell’accorato intervento da parte del professor Luigi Cavanna. Parto dalle sue giuste conclusioni ed arrivo subito a tre veloci considerazioni. Cavanna scrive: “la violenza è sempre grave, deve essere sempre ripudiata e combattuta, ma quando una violenza di questo tipo viene esercitata da professionisti su persone indifese, e fragili come i bambini, la violenza deve diventare insopportabile per tutte le donne e gli uomini, altrimenti sarà la barbarie”.

Prima considerazione. Nonostante i tentativi di alcuni volti a minimizzare la portata tremenda dell’accaduto, ascrivendola ad iniziative sbagliate di pochi individui mossi da interessi personali, purtroppo la realtà delle cose è un’altra. Queste profonde ingiustizie umane e sociali venivano perpetrate da una vera e propria rete sistemica che partiva da politici compiacenti, e attraverso professionisti disonesti e – non ho paura a scriverlo – diabolici arrivava a coppie affidatarie animate dal solo interesse economico. Queste coppie a volte erano palesemente più problematiche degli stessi genitori naturali (è il caso di due

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http://www.ilpiacenza.it/attualita/scandalo-affidi-speriamo-che-non-passi-nel-dimenticatoio-controlliamo-anche-altre-realta.html

 

 

 

 

 

 

Bibbiano, la seconda richiesta d’arresto per il sindaco Carletti

@neXt quotidiano | 10 Settembre 2019

Il sindaco PD di Bibbiano Andrea Carletti deve fronteggiare una seconda richiesta d’arresto. Il sostituto procuratore Valentina Salvi ha presentato ricorso relativamente a una specifica vicenda, con al centro una serie di incarichi di difesa dei minori in affido al Servizio sociale dell’Unione Val d’Enza. Per la Procura un caso di abuso d’ufficio. Racconta oggi Tiziana Soresino su La Stampa:

Coinvolti l’avvocato reggiano Marco Scarpati, Federica Anghinolfi (dirigente del Servizio sociale della Val d’Enza), il sindaco Carletti (come delegato alle Politiche sociali dell’Unione Val d’Enza), Nadia Campani (responsabile dell’Ufficio di Piano dell’Unione) e Barbara Canei (istruttore direttivo amministrativo del Servizio sociale dell’Unione). Per i 5 indagati il pm Salvi aveva già chiesto – quando ancora l’inchiesta era sottotraccia – i domiciliari, ma il gip Luca Ramponi il 20 giugno scorso aveva rigettato – sul punto – le richieste della Procura; decisione però ora impugnata da chi indaga e nei prossimi giorni arriverà la decisione del Riesame di Bologna.

Secondo gli inquirenti l’avvocato Scarpati avrebbe ottenuto un ingiusto vantaggio patrimoniale per gli incarichi sempre a lui affidati dall’Unione e dai Servizi relativi. Sotto accusa gli affidamenti a persona fino al 2015 («in contrasto con la natura occasionale degli stessi», si legge nel capo d’imputazione), per poco meno di 15mila euro. Poi, con l’entrata in vigore del Decreto legislativo 50 del 2016 connesse alle linee guida dell’Anac gli venivano liquidati circa 50mila euro.

Nel contesto di questa vicenda viene puntato il dito anche su Anghinolfi perché firmataria delle determine relative alle nomine fiduciarie del legale, nonché su Canei (per aver predisposto le determine di spesa) e su Carletti

 

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https://www.nextquotidiano.it/bibbiano-seconda-richiesta-arresto-per-il-sindaco-carletti/

 

 

 

 

 

Addetto alla sicurezza di un centro commerciale non rispetta le regole e aiuta un cane randagio

CRISTINA INSALACO09 Settembre 2019

In un centro commerciale di Cebu City, nelle Filippine, un addetto alla sicurezza ha infranto le regole per aiutare una cagnolina randagia e altri “quattro zampe”. Qui i cani sono bene accetti, ma non quelli che non hanno un proprietario.

Danilo Reyeg, che si occupa della sicurezza del centro commerciale e ha sempre avuto un debole per gli animali, un giorno ha invece infranto le regole davanti allo stupore di tutti.

«Danilo ha iniziato a dare da mangiare ai cani randagi che si trovavano vicino al centro commerciale – ha raccontato Gretel Eleazar, una cliente -. Ma alla fine soltanto una di loro si è affezionata così tanto a lui da non volersene più andare e seguirlo dappertutto».

La cagnolina si chiama Franci, e oggi Danilo non è più da solo ad occuparsi di lei. Lui e un’altra guardia, Quinner Cansana, da un po’ di tempo fanno i turni per nutrirla, coccolarla e addestrarla. E quando Franci ha avuto i cuccioli,

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https://www.lastampa.it/la-zampa/cani/2019/09/09/news/addetto-alla-sicurezza-di-un-centro-commerciale-non-rispetta-le-regole-e-aiuta-un-cane-randagio-1.37430568

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Blangiardo (Istat): le famiglie devono poter fare i figli che vogliono

20.08.2019, agg. il 21.08.2019 alle 17:08 – int. Gian Carlo Blangiardo

 

Per il Presidente dell’Istat il futuro del Paese si gioca principalmente su due fronti: quello dell’economia e quello della demografia

Non è un momento facile per il nostro Paese. Non solo per quanto sta accadendo nel mondo politico, ma anche per la sua situazione economica, che di certo non può essere migliorata da un contesto internazionale dove è tornato lo spettro della recessione. Vien quindi da chiedersi: l’Italia ce la farà? “La risposta, attraverso i dati statistici, passa da due grandi partite in atto: quella economica e quella demografica”, ci dice Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, che proprio oggi al Meeting di Rimini prenderà parte a un incontro dal titolo “L’Italia ce la farà? Numeri alla prova”.

Cominciamo dalla partita economica. Cosa può dirci al riguardo?

La partita è in corso. Ci sono segnali che arrivano, per esempio, dalla produzione industriale, piuttosto che dal Pil, che vanno nella direzione di una stagnazione. Ce ne sono altri, legati per esempio all’export e ancor più all’occupazione, almeno in termini quantitativi, che seppur non esaltanti sono quanto meno positivi. In generale la partita economica è difficile, ma resta aperta.

Si parla appunto di stagnazione e crescita zero: sono meglio o peggio dei periodi che ci siamo lasciati alle spalle?

I confronti sono per certi versi discutibili, perché il contesto nel tempo cambia. Tutti siamo a conoscenza dei difficili rapporti tra Stati Uniti e Cina, dei timori di una guerra dei dazi, dei problemi che attraversano le grandi economie europee come la Germania: tutti fattori che inevitabilmente hanno conseguenze per un Paese come l’Italia che è aperto sul piano internazionale. Non credo sia metodologicamente corretto, né tutto sommato utile, fare grandi considerazioni a seguito di confronti. Meglio prendere atto di quel che accade e rimboccarsi le maniche per trovare il modo di migliorare la situazione.

Il Sud, come ci dice la Svimez, però arranca sempre più e il Nord, con la frenata tedesca, si è bloccato. Come facciamo a migliorare la situazione?

Non credo ci siano delle soluzioni miracolose, ma abbiamo visto che i punti deboli nel nostro settore produttivo, su cui si può cercare di intervenire, riguardano il fatto che qualche volta non si fa rete, non c’è sufficiente apertura all’innovazione o la dimensione aziendale è troppo piccola. Abbiamo poi alcuni ambiti produttivi in cui non siamo in grado di fare concorrenza a paesi nei quali il costo della manodopera è decisamente più basso. Però possiamo farcela laddove c’è bisogno di inventiva, di tecnologia, di capacità, anche di alto livello. Dobbiamo poi riuscire a valorizzare sempre di più le bellezze naturali e il patrimonio

 

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https://www.ilsussidiario.net/news/i-numeri-blangiardo-istat-le-famiglie-devono-poter-fare-i-figli-che-vogliono/1916860/

 

 

 

 

 

 

 

 

Agricoltura, la neoministra Bellanova apre agli Ogm e al Ceta

11 settembre 2910 – Di Leonardo Masnata

“Sugli Ogm voglio aprire un confronto rapidamente anche con le parti imprenditoriali, è un tema delicato che non va affrontato in modo azzardato”. Le parole sono generiche, ma conoscendo la posizione storica dell’Italia sugli organismi transgenici, quella della nuova ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, suonano proprio come un’apertura.

Il sì alla ratifica del Ceta

Allo stesso modo, non mancheranno di attivare le associazioni del comitato Stop Ttip/Ceta, la dichiarazione, anche questa rilasciata a Radio 24, sul trattato commerciale tra il Canada e l’Europa: “Dobbiamo lavorare

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https://ilsalvagente.it/2019/09/11/agricoltura-la-neo-ministra-bellanova-apre-agli-ogm-e-al-ceta/?fbclid=IwAR1VM5q9B7vCcVkYcSZHzkC7rt7SyomC9zTl4pxF05DUfQHsAlu6-m_Rl2s

 

 

 

 

 

 

 

“Massacriamole”. Ecco come Monsanto insultava le mamme contro il glifosato

31 agosto 2019   Di Lorenzo Misuraca

 

Un dirigente della Monsanto ha dichiarato di voler “massacrare” un gruppo di madri che ha invitato la compagnia a smettere di vendere il suo diserbante Roundup. A dirlo è il portale Usa Newfoodeconomy, che riporta il contenuto di e-mail interne all’azienda, ottenute dagli avvocati delle persone in causa per dimostrare che il pesticida è alla base del loro tumore.

L’Ong sotto attacco

Le e-mail del luglio 2013, riportate da New Food Economy, rivelano uno scambio tra il Dr. Daniel Goldstein della Monsanto e due consulenti esterni su come rispondere a una lettera aperta di Moms Across America, un gruppo di sostegno che si occupa di diritti sociali e civili. Le e-mail sono state ottenute durante il processo contro Bayer, la società madre della Monsanto, su Roundup. “Noi mamme – diceva la lettera dell’Ong indirizzata all’allora amministratore delegato della Monsanto, Hugh Grant, – sappiamo che sua madre sarebbe orgogliosa di lei se mettesse al primo posto la salute della nazione e smettesse di vendere semi Ogm e spruzzare il glifosato (Roundup) e altri pesticidi più pesanti”.

Parole pesanti e volgari

La mail privata tra il dirigente della Monsanto e i due consulenti a tal riguardo conteneva un passaggio in cui Goldstein scriveva che il gruppo delle madri aveva fatto “una serie di accuse piuttosto sgradevoli” e che lui aveva “litigato per una settimana permassacrarle”. L’espressione in inglese è ancora più volgare, “beat the shit out”, e preferiamo non tradurla. E con la stessa volgarità, uno dei consulenti – Bruce Chassy, ​​allora professore all’Università dell’Illinois – ha

 

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http://www.altrainformazione.it/wp/2019/08/31/massacriamole-ecco-come-monsanto-insultava-le-mamme-contro-il-glifosato/

 

 

 

 

 

 

 

I PROFUGHI SI FANNO CURARE IN GERMANIA E POI CI MANDANO IL CONTO

12 settembre 2019

 

In Emilia e Romagna le spese sostenute nel periodo 1998-2014 dalla Regione Emilia-Romagna per l’assistenza e la cura degli stranieri irregolari ammontano ad oltre 90 milioni di euro, dal 2015 a al 2018, invece, le aziende sanitarie della regione hanno speso quasi 20 milioni di euro per assistere cittadini presenti sul territorio senza permesso di soggiorno.

Si è passati da meno di 2 milioni l’anno a quasi 7 milioni di euro. Spese più che triplicate.

Ma a parte questo grave fatto ‘locale’, che però è identico in tutte le regioni e varia solo numericamente a seconda dell’ampiezza del tumore immigrazione che in Emilia e Romagna è piuttosto sviluppato

 

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https://voxnews.info/2019/09/12/i-profughi-si-fanno-curare-in-germania-e-poi-ci-mandano-il-conto/

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

LA PROVA documentale CHE LO STATO ISLAMICO è ARMATO DGLI STATI UNITI

10 Settembre 2019  Di Dilyana Gaytandzhieva

Dilyana Gaytandzhieva è la celebre giornalista investigativa bulgara, corrispondente in Medio Oriente che negli ultimi due anni ha pubblicato una serie di rapporti rivelatori sulle forniture di armi ai terroristi in Siria e Iraq.

 

Il suo lavoro attuale si concentra sulla documentazione di crimini di guerra e esportazioni illecite di armi nelle zone di guerra di tutto il mondo.

 

Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si vanta della sconfitta dello Stato islamico in Siria, le armi acquistate dal governo degli Stati Uniti appaiono nelle mani dei terroristi dello Stato islamico nello Yemen.

Di recente ho ricevuto in modo anonimo documenti esplosivi dalle società armate statali serbe Krusik e Jugoimport SDPR, tra cui e-mail, memo interni, contratti, foto, programmi di consegna e liste di imballaggio con un numero elevato di armi e dei loro acquirenti. Tra i documenti trapelati ho anche ricevuto passaporti scannerizzati di trafficanti di armi e funzionari governativi di Stati Uniti, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Sono stati coinvolti nel traffico di almeno 3 milioni di pezzi di armi serbe (proiettili di mortaio e razzi) verso lo Yemen e la Siria negli ultimi tre anni.

Rintracciando il numero di lotto di queste armi serbe sono stato in grado di identificare

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https://www.maurizioblondet.it/la-prova-documentale-che-lo-stato-islamico-e-armato-dgli-stati-uniti/

 

 

 

 

 

L’Ucraina divisa nell’ambra

7 Settembre 2019 DI DMITRY VASILIEV

 

Come viene organizzata l’estrazione illegale dell’ambra in Ucraina

Il tema dell’estrazione illegale dell’ambra in Ucraina permane nell’agenda dei notiziari almeno dalla rivoluzione di “Euro-Maidan”. Questo problema esisteva già da prima, ma sotto il nuovo governo ucraino il mercato nero ha registrato un aumento. “Gazeta.Ru” ha fatto luce su come tre regioni ucraine si siano trasformate in una zona di business criminali.

Alla fine di luglio (2017 ndr.), la procura ha avviato una causa nei confronti di cinque uomini, che nel tentativo di rubare un sacco di ambra nella regione di Rivne, hanno ucciso un uomo. Questa non è la prima vittima nel mercato nero dell’ambra. In effetti, ora, sul territorio dell’Ucraina, praticamente al di fuori del controllo di Kiev, esiste una “repubblica dell’ambra”, i cui introiti sono percepiti da una cerchia ristretta di persone, mentre i rischi sono distribuiti sull’intera popolazione del paese.

L’estrazione illegale di ambra, in Ucraina, iniziò subito dopo l’indipendenza del paese nei primi anni ‘90. Tuttavia, allora, il suo giro d’affari non era comparabile a quello attuale, soprattutto in base agli importi. 25 anni fa, l’ambra era molto più economica. Ci sono testimonianze secondo le quali, a quei tempi, nella regione di Zhytomyr, l’ambra era persino adoperata come combustibile per non spendere soldi per il carbone.

Tuttavia, già nel 2013, divenne evidente che i suoi volumi d’estrazione illegale stavano raggiungendo livelli record. Nell’agosto di quell’anno al valico di frontiera di Krakovetz sul confine ucraino-polacco furono rinvenute 1,5 tonnellate di ambra.

A cavallo tra il 2013 e il 2014, in questo business sopravvennero cambiamenti qualitativi. In sostanza, aumentarono i prezzi. L’ambra grezza (pietre da 20-100 grammi ciascuna), nel 2014, a Kaliningrad e a Danzica veniva pagata a partire da 5 mila euro al chilogrammo. Solo un anno prima, il suo costo non superava i 1.700 euro. Questi sbalzi di prezzo colpirono dolorosamente il mercato ucraino dei gioielli.

I problemi economici dell’Ucraina post-Maidan, con la svalutazione della grivna, l’aumento della disoccupazione, delle tariffe abitative e dei servizi, hanno reso l’estrazione dell’ambra quasi l’unica occupazione redditizia nel nord-ovest del paese (nelle regioni di Zhytomyr, Volyn, Rivne).

Non serve andare in Europa per guadagnare soldi, imparare una lingua, ottenere un visto di lavoro: un semplice cercatore d’ambra può guadagnare gli stessi soldi, come se fosse in Polonia, anche se difficilmente in maniera legale.

Nelle regioni di Volyn e Rivne l’ambra, perlomeno, viene estratta con metodi industriali in conformità con la legge. Ma questa opzione non è possibile più distante e dappertutto, ci sono molti punti di giacimenti. Lì, i cercatori “in nero” lavorano con le motopompe (con il loro aiuto pompano l’acqua nel carotaggio e lavano l’ambra in superficie) e con le reti.

Essi rappresentano la base economica della cosiddetta “repubblica dell’ambra”. Anche questo territorio dell’Ucraina, come le autoproclamate DNR e LNR (Repubblica Popolare di Donetsk e  Lugansk ndr.), possiede i suoi propri confini e le sue “strutture di potere”. Di pari passo anche le leggi dell’Ucraina qui non sono valide.

“Le attività illegali da tempo rappresentano uno stato nello stato governato dalle stesse leggi della sua attività criminale”, afferma il giornalista ucraino Andrej Manchuk. I principali luoghi di estrazione dell’ambra sono sotto il controllo di gruppi armati, strettamente associati alla Polizia e alle procure locali, agli imprenditori, ai funzionari statali e ai politici nazionalisti. Sulle strade forestali ci sono checkpoint dell’“autodifesa” bardati con bandiere rosse e nere (colore dei nazionalisti ucraini ndr.), che non consentono il passaggio di visitatori nelle aree di estrazione dell’ambra, che trattengono e interrogano tutti gli estranei. Nelle foreste sorgono interi villaggi, dove per i lavori di estrazione vengono usati macchinari dell’edilizia e persino attrezzature militari”.

A metà aprile del 2016, le autorità sono state costrette ad intervenire con la forza contro la “repubblica dell’ambra”. Sul territorio delle attività illegali è stata introdotta la Guardia Nazionale. Il fatto è, che poco prima, rappresentanti della “repubblica dell’ambra”, circa un migliaio di persone, hanno attivamente interferito con i tentativi della Polizia di fermare l’estrazione illegale.

Se fino alla scorsa primavera i cercatori d’ambra affrontavano la Polizia con pietre e bastoni, di seguito verso l’estate, durante un regolamento di conti tra bande rivali, sono addirittura arrivati ai colpi d’arma da fuoco.

L’economia della “repubblica dell’ambra”

Lo stato ucraino non può ancora competere con chi scava illegalmente. “Ambra dell’Ucraina” è l’unica società a ciclo completo di lavorazione presente nel paese, che l’anno scorso, in base alle sue possibilità ha vantato solo 4 tonnellate all’anno. La produzione illegale, secondo il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU), fornisce almeno 150 tonnellate all’anno.

L’economia di questo processo è disomogenea. Il livello più basso di estrazione consiste in una squadra di motopompe, generalmente composta da quattro a sette persone. Un giorno di lavoro di questa tipologia di squadra costa 4-7 mila grivne (ca. 140 – 250 euro ndr.). Inoltre, di norma, tutte le motopompe pagano una “licenza” per il diritto a lavorare di 700-1.000 $ al giorno. Il pagamento di queste cifre, è accessibile ai banditi, o alle forze di sicurezza che sono entrati in questo affare dopo l’Euro-Maidan.

In media una squadra trova l’ambra per un valore di 2-7 mila $ al giorno. La maggior parte della produzione è destinata ai “vertici” e al proprietario della pompa.

L’attenzione dei media su questo tema negli ultimi due o tre anni, in un certo senso, ha accelerato il processo di fusione del crimine con le forze dell’ordine nella “repubblica dell’ambra”. Le autorità centrali hanno riconosciuto pubblicamente questo problema costringendo i comuni locali e la criminalità a spartirsi le entrate.

In tal senso, il coinvolgimento dell’SBU e della Guardia Nazionale nelle questioni dell’ambra è molto significativo. Ovviamente, le sezioni locali del Ministero degli Interni non possono e non vogliono risolvere questo problema, quindi Kiev deve ricorrere a forze di Polizia che non siano collegate alla produzione di ambra.

Questa provvedimento, d’altronde, ha funzionato non più di un anno. La Guardia Nazionale impiegata dalla primavera del 2015, nell’estate del 2016 era già stata incastrata nell’andazzo generale. Secondo i media ucraini, per 100 $ le forze dell’ordine sono pronte a chiudere un occhio sul turno di cinque ore dei gruppi illegali.

Nell’ultimo anno e mezzo l’interesse dei media sulla questione ha indotto le forze dell’ordine a lottare in maniera significativa contro quei cercatori d’ambra finiti nell’obiettivo delle fotocamere.

Tale “pressing” può essere evitato solo da quelle cooperative semi-professionali, che seppur non frequentemente, riescono comunque a portare quanto estratto “in nero” almeno nella zona grigia dell’economia. Praticamente si tratta di un’imposta mensile fissa, indipendentemente dalla produzione.

In considerazione di tutto ciò, se in Ucraina dovesse passare la legalizzazione di massa della produzione privata, tali cooperative domineranno questo mercato. D’altronde, anche le licenze vengono ora rilasciate; dall’inizio di febbraio (2017 ndr.), il Servizio Statale di Geologia e delle Risorse Minerarie ha rilasciato 10 permessi per l’estrazione dell’ambra a soggetti privati, i quali, tuttavia, non hanno fretta d’iniziare a lavorare attivamente e conservano le licenze in tasca.

La rivista “Fakty”, citando le sue fonti, afferma che in Ucraina l’ambra illegale viene estratta per un valore 1 milione di $ al giorno. Moltiplicando la sopra menzionata produzione annuale (di 150 tonnellate) per il prezzo medio sul mercato nero (2 mila $/kg.), il risultato è approssimativamente lo stesso.

Tuttavia, è difficile stimare quale sia effettivamente il volume degli introiti. Il limite massimo di estrazione stimato è di 300 tonnellate l’anno. Considerando che la produzione annuale di ambra grezza su scala mondiale è di 500-800 tonnellate, che in base all’“International Amber Association” equivalgono a 1,3–1,4 miliardi di $, ne deriva che il volume annuale della produzione ucraina può generare un utile approssimativo di 500 milioni di $. Ma probabilmente è di più, dato che l’ambra locale è migliore dell’ambra baltica; inoltre, da metà ad un terzo delle estrazioni si tratta di un’ambra di porzioni più grandi, che è la più cara. D’altronde per pietre da 500 grammi è il venditore stesso che ne può stabilire il prezzo.

Per fare un confronto, la Russia con volumi di produzione comparabili (250–270 tonnellate) fornisce ambra di porzioni più grandi per non più di un quarto della sua produzione.

C’è un’altra questione: la stima del valore delle riserve accertate di ambra ucraina. Solo per la regione di Rivne, varia da 20 a 40 miliardi di $, o perlomeno, questa è la valutazione dei deputati del Consiglio regionale di Rivne, citando gli esperti.

Il governo ucraino prende parte a questo processo non solo “proteggendo” l’estrazione, ma anche con il sostegno legislativo al business “in nero” dell’ambra. È recente lo scandalo, clamoroso, della causa contro il parlamentare Borislav Rosenblat, rappresentante della frazione presidenziale “Blocco Petro Poroshenko” (BPP).

A giugno, si è saputo dell’arresto di una sua guardia per la riscossione di una bustarella di 200 mila $, probabilmente destinata al suo datore di lavoro. I dettagli dell’indagine, pubblicati in seguito, hanno mostrato che non era la prima tangente e che i soldi al deputato sono stati consegnati per aver corrotto i funzionari (rilascio di licenze per l’estrazione dell’ambra sotto la motivazione di ripristino del territorio), così come per lo sviluppo e l’assistenza all’approvazione dei necessari

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https://comedonchisciotte.org/lucraina-divisa-nellambra/

 

 

 

CULTURA

Né teologia politica né destra religiosa, ma diritto di esistere

10.09.2019 – Rodolfo Casadei

 

I credenti hanno o no la libertà e il diritto di difendere la loro esistenza storica e la loro presenza originale? Rodolfo Casadei risponde a Massimo Borghesi

La differenza fra me e il professor Massimo Borghesi non ha nulla a che fare con la contrapposizione fra destra e sinistra (aveva ragione Ortega y Gasset quando scriveva che identificarsi in una sola di queste due categorie costituisce “una forma di emiplegia mentale”), o fra teologia politica e teologia della politica. È una differenza di approccio alla realtà: teoretico il suo, pratico il mio. Consiglio a lui e a tutti i lettori del Sussidiario la lettura di La storia perduta del cristianesimo di Philip Jenkins, storico gallese-americano che nulla ha a che fare con la destra religiosa e che è stato ospite del Meeting di Rimini nel 2018.

Il libro traccia la storia dei cristiani di Oriente e rievoca fra le altre cose una vicenda molto istruttiva: quelli dei copti d’Egitto. Quando nel 642 i musulmani conquistano Alessandria e assorbono l’Egitto nel nascente califfato, i cristiani rappresentano il 90 per cento di tutti gli egiziani. Attorno all’anno 1000, dopo tre secoli di dominio musulmano, sono ancora più del 50 per cento della popolazione. Oggi sono ufficialmente il 10 per cento di tutti gli egiziani (più verosimilmente sono il 5-6 per cento), mentre i musulmani sono diventati il 90 per cento.

L’inversione di proporzioni è stata graduale e progressiva perché solo in piccola parte è dovuta all’eliminazione fisica dei cristiani da parte dei musulmani o alla loro conversione forzata: questo è accaduto su larga scala solo con la persecuzione del 1354. Prima e dopo questa data, le conversioni dal cristianesimo all’islam sono dovute principalmente alla pressione sociale e alle leggi: alla tassa sui dhimmi, alle mancate opportunità economiche e di carriera nella funzione pubblica se si era cristiani, ecc.

La sintesi è che quattordici secoli di potere politico-religioso musulmano hanno quasi prosciugato, attraverso molteplici forme di pressione delle quali la violenza fisica è solo l’ultima e la meno praticata tranne che in alcuni particolari momenti, il bacino cristiano egiziano.

In Italia, dove i vari poteri che si sono succeduti dalla fine dell’Impero Romano hanno incoraggiato il cristianesimo cattolico (con la modesta parentesi ariana), al momento dell’Unità risorgimentale quasi tutta la popolazione era cattolica e la Chiesa aveva modellato la civiltà italiana. Ne deduco che la politica religiosa di coloro che detengono il potere e promuovono una religione piuttosto che un’altra ha un forte influsso sulle fortune delle varie confessioni religiose, comprese quelle cristiane. Questa è palesemente una deduzione di puro buon senso a partire da dati di fatto storici, e accusarmi per questo di “eterodossia” non farà sparire i fatti.

La mia riflessione è nel solco della legittima autonomia delle realtà terrene (Concilio Vaticano II), come quella degli esegeti che applicano il metodo storico-critico alle Scritture. Ribattere che “la grazia soprannaturale non necessita di nulla per accadere. Richiede solo il consenso del cuore umano. In qualsiasi luogo e sotto le condizioni più avverse Dio può incontrare l’uomo”, implica logicamente, alla luce della storia, che gli italiani si sarebbero mostrati più aperti alla grazia degli egiziani. Mi tengo alla larga da questa logica assolutista e sono convinto che i restanti cristiani egiziani avrebbero il diritto di mettere le mani addosso a chi sostenesse questa tesi.

Qualcuno mi risponderà: quello che osservi è vero, ed è anche per questo (cioè per evitare favoritismi verso un determinato culto e per prevenire guerre di religione) che è stato inventato il moderno Stato laico, che separa regione e politica e ha fra i suoi fondamenti la neutralità statale rispetto alle confessioni religiose. Già, peccato che 250 anni dopo la Rivoluzione francese di neutralità religiosa degli Stati non ci sia alcuna traccia. Gli Stati che non presentano una religione di Stato o una religione favorita in quanto costitutiva dell’identità storica del paese l’hanno sostituita con le varie forme di religione secolare che si sono succedute: il nazionalismo, il razzismo nazional-socialista, il social-comunismo, oggi l’egualitarismo e tutta l’ortodossia del politicamente corretto che ben conosciamo.

Il potere (oggi non basta parlare di Stati) non può fare a meno della religione, e ha tutti i mezzi, dalla mera forza alla persuasione occulta, per imporre alla grande maggioranza della popolazione il culto che gli risulta più utile. I più onesti fra i laicisti hanno sempre ammesso questa realtà: da Auguste Comte, il positivista fondatore della sociologia che

 

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https://www.ilsussidiario.net/news/letture-ne-teologia-politica-ne-destra-religiosa-ma-diritto-di-esistere/1924288/

 

 

 

 

 

 

La “mediocrazia” ci ha travolti, così i mediocri hanno preso il potere

7 aprile 2018Angelo Mincuzzi

 

Una «rivoluzione anestetizzante» si è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti: la “mediocrazia” ci ha travolti. I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere come loro, un po’ come gli alieni del film di Don Siegel “L’invasione degli ultracorpi”. Ricordate?
“Mediocrazia” è il titolo dell’ultimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, docente di scienze politiche all’università di Montreal. Il lavoro (“La Mediocratie”, Lux Editeur) è stato tradotto in italiano dall’editore Neri Pozza, con il titolo “La Mediocrazia”. Meritava di essere pubblicato anche in Italia, se non altro per il dibattito che ha saputo suscitare in Canada e in Francia.

Deneault ha il pregio di dire le cose chiaramente: «Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia – scrive all’inizio del libro -, niente di comparabile all’incendio del Reichstag e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l’assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Già, a ben vedere di esempi sotto i nostri occhi ne abbiamo ogni giorno. Ma perché i mediocri hanno preso il potere? Come ci sono riusciti? Insomma, come siamo arrivati a questo punto?

LEGGI IL POST Se i mediocri hanno preso il potere, siamo sicuri che la meritocrazia ci salverà?

Quella che Deneault chiama la «rivoluzione anestetizzante» è l’atteggiamento che ci conduce a posizionarci sempre al centro, anzi all’«estremo centro» dice il filosofo canadese. Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l’ordine economico e sociale. Tutto deve essere standardizzato. La “media” è diventata la norma, la “mediocrità” è stata eletta a modello.

Chi sono i mediocri

Essere mediocri, spiega Deneault, non vuol dire essere incompetenti. Anzi, è vero il contrario. Il sistema incoraggia l’ascesa di individui mediamente competenti a discapito dei supercompetenti e degli incompetenti. Questi ultimi per ovvi motivi (sono inefficienti), i primi perché rischiano di mettere in discussione il sistema e le sue convenzioni. Ma comunque, il mediocre deve essere un esperto. Deve avere una competenza utile ma che non rimetta in discussione i fondamenti ideologici del sistema. Lo spirito critico deve essere limitato e ristretto all’interno di specifici confini perché se così non fosse potrebbe rappresentare un pericolo. Il mediocre, insomma, spiega il filosofo canadese, deve «giocare il gioco».

Giocare il gioco

Ma cosa significa? Giocare il gioco vuol dire accettare i comportamenti informali, piccoli compromessi che servono a raggiungere obiettivi di breve termine, significa sottomettersi a regole sottaciute, spesso

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https://angelomincuzzi.blog.ilsole24ore.com/2018/04/07/la-mediocrazia-travolti-mediocri-hanno-preso-potere/

 

 

 

 

 

ECONOMIA

Più sono ricchi, più evadono le tasse. Ecco lo studio che dimostra perché

 4 giugno 2019 Angelo Mincuzzi

Più sono ricchi, più evadono le tasse. L’assioma potrebbe apparire come la scoperta dell’acqua calda, eppure non lo è. Per la prima volta uno studio di tre economisti internazionali dimostra la correlazione tra la quantità di ricchezza personale posseduta e la propensione all’evasione fiscale. Il report dal titolo “Tax Evasion and Inequality” è stato pubblicato dall’American Economic Review e porta la firma di Annette Alstadsaeter, docente alla Norwegian University of Life Sciences di Oslo, Niels Johannesen, professore dell’Università di Copenhagen, e Gabriel Zucman, docente all’Università di Berkeley in California e autore del saggio “La ricchezza nascosta delle nazioni – Indagine sui paradisi fiscali” (add editore).

I tre docenti hanno passato al setaccio i dati provenienti da due grandi leaks degli ultimi anni: la “Lista Falciani” e i “Panama Papers“. A questi elementi hanno incrociato le cifre provenienti dai condoni fiscali realizzati in Scandinavia negli anni della crisi 2008-2009. Poi li hanno confrontati con i dati sugli introiti fiscali e gli indicatori di benessere di Norvegia, Svezia e Danimarca. Il focus – avvertono Alstadsaeter, Johannesen e Zucman – è concentrato su questi tre Stati ma i risultati si possono estendere a tutti gli altri paesi industrializzati. La Scandinavia è un laboratorio interessante perché i paesi che la compongono sono solitamente ai massimi livelli nelle graduatorie degli Stati con maggiore rispetto delle regole anche fiscali: questo suggerisce che la propensione a evadere le tasse da parte dei più ricchi sia molto più alta negli altri paesi.

Viva i paradisi fiscali

All’interno dei decili più ricchi della popolazione, «la probabilità di nascondere i propri asset in paradisi fiscali – scrivono i tre economisti – cresce bruscamente e significativamente con il crescere della ricchezza. La fetta dei propri patrimoni che viene nascosta (circa il 40%) invece non varia con il variare della ricchezza», sempre all’interno del top più ricco della popolazione.

PER SAPERNE DI PIU’ – Paradisi fiscali, ecco dove le banche sono tassate meno di un panificio

Dunque, la ricchezza nascosta nei paradisi fiscali è molto concentrata: il top 0,01% della popolazione più ricca del mondo possiede circa il 50% di questi asset. La vera ricchezza è concentrata nelle mani di pochi

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

La recessione “invisibile” pronta a scaricarsi sull’Italia

11.09.2019 – Paolo Annoni

 

Le banche centrali devono tenere i tassi molto bassi e le Borse dare rendimenti artificiali per tenere a galla un’economia globale acciaccata

Nel mese di agosto appena finito si è registrato il numero maggiore di tagli dei tassi delle banche centrali dal 2009, quando il mondo, e con esso la “finanza”, tentava di uscire vivo dal fallimento di Lehman Brothers con tutto quello che ne conseguiva.

Oggi sentiamo parlare della recessione che verrà, ponendo nel futuro una cosa che non vediamo ancora nella vita di tutti i giorni. Ci spieghiamo meglio: i dati della manifattura tedesca o di quella italiana sono già oggi pessimi e lo sono da molti mesi, ma di tutto questo si percepisce ancora poco.

La ragione è che la componente dell’economia relativa ai servizi, ancora il mese scorso, aveva un andamento opposto a quello dell’industria e i consumi tengono ancora, mantenendo a galla, seppure molto acciaccata, l’economia globale.

Aggiungiamo che le aspettative delle imprese sono infinitamente peggiori della fiducia dei consumatori, che in qualche modo è stata preservata. È, in particolare, il consumatore americano che continua a consumare, seppur con tassi di risparmio sempre decrescenti, e a tenere in vita l’economia globale. Questa è la costante dal 2008 che più di mille ragionamenti spiega tanto anche dei rapporti commerciali e politici di questi mesi e di quanto sia credibile la minaccia di una guerra commerciale per il resto del globo, in particolare per l’Unione Europea.

Questa divaricazione tra fiducia dei consumatori e imprese, tra “servizi” e industria è stata resa possibile da tassi eccezionalmente bassi e da Borse sui massimi che non hanno fatto pagare all’investitore medio i timori sullo stato di salute dell’economia globale. Pensiamo, in particolare, alla Borsa americana, in cui nessuno ha ancora visto “recessioni” di alcun tipo. Sono mercati ormai completamente separati dall’economia, tenuti artificialmente in piedi da tassi bassi e da comunicazioni tempestive e accorte delle banche centrali. Mantenere questa “finzione” è diventato un imperativo, perché se le Borse mandassero segnali

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https://www.ilsussidiario.net/news/finanza-mercati-la-recessione-invisibile-pronta-a-scaricarsi-sullitalia/1924513/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Voli di Stato di Matteo Salvini, la Corte dei Conti archivia l’inchiesta ma trasmette gli atti in procura: “Viaggi illegittimi”

L’indagine partita da un’inchiesta di Repubblica. Per la magistratura contabile del Lazio non c’è prova del danno erariale, ma le spese non dovevano essere autorizzate. Dipartimento Pubblica Sicurezza: “Legittimo uso nostri velivoli, lo ribadiremo nelle sedi competenti”

di LUCA SERRANO’

Nessuna prova del danno erariale. Ma quei voli erano “illegittimi”, e la procura ordinaria dovrà stabilire se siano stati commessi reati. Si chiude così, con l’archiviazione ma anche con una netta censura sull’operato di Matteo Salvini e del dipartimento di pubblica sicurezza, l’inchiesta della Corte dei Conti sui voli di Stato dell’ex ministro dell’Interno, e in particolare sull’uso del lussuoso bimotore Piaggio P-180 (ribattezzato la Ferrari dei cieli) non solo per iniziative ufficiali ma anche per manifestazioni elettorali.

La procura contabile del Lazio, guidata da Andrea Lupi, ha escluso il danno erariale considerando i costi “non palesemente superiori a quelli che l’Amministrazione avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea”. Al tempo stesso l’uso dei mezzi della polizia viene giudicato del tutto improprio. Trentacinque i viaggi che sarebbero stati autorizzati fuori dai criteri di legge: “Dal quadro normativo si rileva la possibilità dell’utilizzo dei velivoli per lo svolgimento dei compiti istituzionali ovvero di addestramento – si legge nel decreto- ma non per i cosiddetti voli di Stato, limitati salvo eccezioni al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Corte costituzionale”. E ancora: “I velivoli suddetti sono stati acquistati per finalità prettamente operative e non per il trasporto di autorità, neanche per agevolare lo svolgimento della loro

 

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https://firenze.repubblica.it/cronaca/2019/09/11/news/voli_di_stato_di_matteo_salvini_la_corte_dei_conti_archivia_l_inchiesta_ma_trasmette_gli_atti_in_procura_viaggi_illegitti-235744448/?ref=RHPPLF-BH-I235744536-C8-P9-S1.8-T1

 

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

I calcoli di Erdogan e Putin dietro il ricatto all’Ue sui migranti

11.09.2019 – Giuseppe Gagliano

 

La Turchia minaccia l’Europa con 1 milione di profughi siriani mentre rinsalda i rapporti con la Russia. Puntando alla futura spartizione del Medioriente.

Il presidente della Turchia Erdogan di fronte alla mancanza di risolutezza da parte americana e da parte europea di porre in essere una zona di sicurezza in Siria ha minacciato, durante un discorso ai dirigenti del suo partito Akp, di servirsi dei profughi siriani – un milione circa – come strumento di destabilizzazione politica favorendo la loro emigrazione in Europa.

Tuttavia, per poter realizzare questa fascia di sicurezza nel nord della Siria è indispensabile che le milizie curde-siriane (Ypg o Unità di protezione popolare) sostenute dagli Stati Uniti in funzione anti-Isis ma considerate formazioni terroristiche dalla Turchia, da Israele e dalla Ue, si ritirino. Questa postura offensiva non deve destare alcuna sorpresa, dal momento che Erdogan ad agosto aveva dichiarato che non avrebbe aspettato per un tempo indefinito a realizzare la zona di sicurezza.

Nonostante il fatto che gli Stati Uniti siano riusciti a persuadere le milizie curde-siriane a lasciare alcune postazioni a nord di Raqqa, la Turchia non crede che gli Stati Uniti siano nelle condizioni politiche di imporre a tali milizie il ritiro preventivato. Inoltre la Turchia, contando sull’intrinseca debolezza dell’Unione Europea – che non è certo in grado di condizionare le scelte politiche turche – e sull’assenza di una politica unitaria in merito all’emigrazione, ricatta l’Unione Europea, chiedendole nuovamente un rilevante contributo economico per realizzare la fascia di sicurezza, contributo che era stata in grado di ottenere già nel marzo del 2016, anno nel quale l’Unione Europea aveva versato alla Turchia circa 5 miliardi di euro sui 6 preventivati.

Ora, al di là dell’uso politico dei profughi siriani, a livello strettamente geopolitico la Turchia sta cercando di conseguire un’autonomia di carattere sia militare che politico per la futura spartizione del Medioriente (Siria e Iraq), cercando di ridimensionare il ruolo americano nell’area. Allo scopo di poter conseguire questo obiettivo, Ankara ha posto in essere scelte geopolitiche di riavvicinamento verso la Russia di particolare rilevanza perché determinano un allontanamento graduale ma significativo dalla tradizionale alleanza con la Nato e gli Usa (non dobbiamo dimenticare che la Turchia è stata per la Nato uno

 

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https://www.ilsussidiario.net/news/scenari-i-calcoli-di-erdogan-e-putin-dietro-il-ricatto-allue-sui-migranti/1924558/

 

 

 

 

 

E i paladini pro-immigrati vogliono reddito di cittadinanza per gli stranieri

Di Fabio Pasini – 11 Settembre 2019

 

L’aria è cambiata e si sente. I porti, mai completamente chiusi, si stanno riaprendo come porte automatiche e, sullo slancio sinistro del governo giallofucsia, anche tutte le iniziative possibili a favore degli immigrati prendono maggior forza e vigore. 

E non è un caso che una di queste finisca per riguardare uno dei cavalli di battaglia del M5S che trovò realizzazione normativa nel primo esecutivo Conte.

Il ricorso di quattro associazioni

Quattro associazioni hanno depositano, infatti, un ricorso al Tribunale di Milano per sbloccare il reddito di cittadinanza a beneficio degli stranieri. Dopo la partenza della misura nell’aprile scorso, l’Inps, con circolare numero 100 del 5 luglio, “ha bloccato l’esame di tutte le domande dei cittadini stranieri. Una situazione assurda e ingiustificata contro la quale le nostre associazioni hanno proposto ricorso al tribunale di Milano”. E’ quanto denunciano con gran furore ideologico Asgi, Avvocati per Niente, Fondazione Guido Piccini e Naga, che hanno quindi presentato il ricorso “chiedendo che il tribunale ordini all’Inps di modificare la circolare e procedere all’esame delle domande presentate dai cittadini stranieri alle stesse condizioni previste per gli italiani”.

“Emendamento Lodi”

La “battaglia” delle quattro sigle parte dalla contestazione del cosiddetto “emendamento Lodi” che prevede l’obbligo per tutti i cittadini extra Ue di produrre, non solo l’attestazione Isee come i cittadini italiani e europei,

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https://www.ilprimatonazionale.it/politica/paladini-pro-immigrati-vogliono-reddito-cittadinanza-stranieri-129850/

 

 

 

 

Immigrazione, il patto con Francia e Germania di Pd e M5s: ecco cosa rischia l’Italia

11 Settembre 2019

 

Cambia il governo, ma non i problemi. Ora l’Ue torna a fare pressione sull’immigrazione: “cacciato” Matteo Salvini, è più facile ottenere qualche sì dal remissivo Giuseppe Conte. Le trattative con Germania e Francia per gestire i flussi migratori hanno una storia più lunga. Era il 18 luglio scorso, quando i ventotto ministri dell’Interno si incontrarono a Helsinki, ma non riuscirono a raggiungere un accordo dopo che Italia e Malta presentarono un documento congiunto per portare a livello europeo il problema degli sbarchi. Documento nel quale i due Paesi rifiutarono la proposta dell’Ue di farsi carico degli immigrati, solo

 

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https://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/13501444/immigrazione-patto-italia-francia-germania-porto-sicuro-ridistribuzione.html

 

 

 

 

 

 

BOOM DI SBARCHI A CROTONE: 4 VELIERI SCARICANO 204 CLANDESTINI

12 settembre 2019

 

Cinquantasei clandestini, tutti curdi iracheni, che erano a bordo di un veliero lungo 12 metri, sono sbarcati ieri nel porto di Crotone dopo essere stati intercettati da personale della Guardia costiera a qualche miglia da Le Castella, nel territorio del comune di Isola Capo Rizzuto.

Trasbordati dal natante su una motovedetta, sono stati condotti nel porto di Crotone dove la Prefettura ha allestito il dispositivo dell’accoglienza costituito dal Suem 118, della Polizia di Stato e dalla Croce Rossa italiana.

 

Successivamente il gruppo di profughi, perché dopo Salvini non li chiamano più

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https://voxnews.info/2019/09/12/boom-di-sbarchi-a-crotone-4-velieri-scaricano-204-clandestini/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

L’Occidente ha oppresso il Terzo Mondo per così tanto tempo da diventare anch’esso Terzo Mondo

11 Settembre 2019 – ANDRE VLTCHEK

 

Molti l’hanno già notato: gli Stati Uniti non sembrano davvero il leader mondiale, o addirittura il “primo paese del mondo.” Certo, lo scrivo sarcasticamente, proprio perché detesto espressioni come “Primo Mondo” e “Terzo Mondo.” Ma i lettori sanno cosa intendo.

Ponti, metropolitane, centri cittadini, tutto si sta sgretolando, cade a pezzi. Quando vivevo a New York, più di vent’anni fa, il ritorno dal Giappone era scioccante: gli Stati Uniti sembravano un paese povero, abbattuto, pieno di problemi, di miseria, di persone confuse e depresse, di gente senza fissa dimora; in breve: di desperados. Ora, provo la stessa sensazione quando arrivo negli Stati Uniti dopo aver trascorso un po ‘di tempo in Cina.

E diventa sempre peggio. Quello di cui l’Occidente accusava l’Unione Sovietica, ora è chiaramente rilevabile negli Stati Uniti e nello stesso Regno Unito: la sorveglianza, di questi tempi, è praticamente ubiquitaria, a New York, Londra, Sydney e persino nelle campagne. Ogni mossa che una persona fa, ogni acquisto, ogni clic del computer, è registrato, da qualche parte, in qualche modo. E questo monitoraggio, per lo più, non è neanche illegale.

Il discorso è controllato dalla correttezza politica. Qualcuno dietro le quinte decide cosa è accettabile e cosa non lo è, ciò che è desiderabile o no, e anche ciò che è ammissibile. Fate un “errore” e siete fuori; dalle cattedre di insegnamento presso le università o dai media.

In tali condizioni, l’umorismo langue e la satira muore. Non è diverso dal fondamentalismo religioso: vieni distrutto se “offendi.” In tali circostanze, gli scrittori non possono scrivere romanzi innovativi, perché i veri romanzi offendono per definizione e vanno sempre oltre i limiti. Di conseguenza, quasi nessuno legge più romanzi.

È consentito solo l’“umorismo controllato,” che non morde. Non è permesso dare pugni in base all’intuizione. Tutto deve essere calcolato in anticipo. Nessuna finzione politica “scandalosa” in Occidente può passare la “censura invisibile” (e così, i romanzi, come forma, sono quasi morti). Quelli che leggono il russo o il cinese sanno perfettamente che la narrativa in Russia e in Cina è molto più provocatoria e all’avanguardia.

In Occidente è morta anche la poesia. E così è successo alla filosofia, che è stata ridotta ad una disciplina accademica noiosa, stantia e indigeribile.

Mentre Hollywood e i mass media continuano a produrre, senza sosta, qualsiasi genere di spazzatura razzista, offensiva e stereotipata (sopratutto contro Cinesi, Russi, Arabi, Latini ed altri), i grandi scrittori e i registi che volevano ridicolizzare il regime occidentale e la sua struttura sono già stati messi a tacere. Si possono umiliare solo i non-

 

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https://comedonchisciotte.org/loccidente-ha-oppresso-il-terzo-mondo-per-cosi-tanto-tempo-da-diventare-anchesso-terzo-mondo/

 

 

 

 

 

 

Conte e la “ripartizione europea dei migranti”: ecco perché odora di fregatura

Di Eugenio Palazzini -11 Settembre 2019

 

Roma, 11 set – Quanto piace all’Europa il nuovo Conte. La giravolta governativa del premier buono per tutte le stagioni è stata accolta da endorsement, plausi, applausi e lodi sperticate al nuovo corso italiano.

Il repentino cambio di atteggiamento nei confronti dell’Italia da parte di personaggi del calibro di Macron e Moscovici è a riguardo piuttosto emblematico.

Oggi è arrivata però un’ulteriore conferma, che in realtà temiamo nasconda un bluff allarmante. “Chi non parteciperà” alla ripartizione degli immigrati a livello europeo “ne risentirà molto, in misura consistente, sul piano finanziario”, ha dichiarato Conte dopo un incontro con il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk.

Ripartizione e porti aperti

Secondo il primo ministro del governo giallofucsia, anche il meccanismo dei rimpatri deve essere gestito a livello europeo. Un passo avanti dunque verso un’equa ripartizione, per evitare che tutto il “peso” della gestione migratoria ricada sulle spalle dell’Italia?

Non è propriamente così, perché in realtà il rischio effettivo è di aprire le porte (e i porti, ça va sans dire) più o meno a tutti i clandestini. A quel punto grazie alla fregatura della ripartizione potremmo dire che l’Europa ci sta aiutando, che gli altri Stati Ue non si voltano dall’altra parte e dunque va tutto molto bene, i rapporti sono cambiati e adesso Bruxelles

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https://www.ilprimatonazionale.it/politica/conte-ripartizione-migranti-ecco-perche-fregatura-129859/

 

 

 

 

 

 

ANCHE ALL’INGHILTERRA SI APPLICA LA REDUCTIO AD SALVINUM

Di comidad – del 05/09/2019

Persino per chi non si era mai bevuto le balle sulla Magna Carta e sull’Inghilterra patria della libertà e del diritto, forse una sospensione del parlamento per cinque settimane era un po’ troppo. Si può anche comprendere lo sconcerto dei Britannici, costretti a contemplare per tanto tempo solo la regina e l’acconciatura del primo ministro Boris Johnson.
Ciò che risulta invece chiaramente manipolatorio e pretestuoso è il tentativo di gran parte del mainstream di ricondurre la vicenda britannica agli schemi della consueta narrazione della eterna lotta tra gli europeisti difensori del diritto dei popoli alla loro libertà contro il cattivone autoritario di turno. Boris Johnson in tal modo non è riuscito a sfuggire alla “reductio ad Salvinum” (degna erede della “reductio ad Hitlerum”); anzi, Johnson fa ormai coppia fissa con Salvini nella rappresentazione mediatica della fiaba europeista.
Johnson ha ereditato la patata bollente della Brexit, di cui è stato un sostenitore, e si trova anche a guidare un Partito Conservatore che ricorda il PD, nel pieno di una guerra per bande e che usa la Brexit come una delle tante armi del conflitto interno. Il Regno Unito non ha una Costituzione scritta (ammesso e non concesso che anche una Carta scritta garantisca qualcosa), perciò si trova in questa circostanza a procedere a tentoni. È vero che il parlamento può accampare il grave torto ricevuto, ma anche Johnson potrebbe recriminare su un parlamento che boccia gli accordi raggiunti e pretende al tempo stesso il raggiungimento di un accordo per procedere all’uscita dalla UE. Sarebbe la tipica situazione in cui tutti hanno torto e tutti hanno ragione, per cui la proposta di Johnson di elezioni anticipate rappresenterebbe la classica decisione salomonica in grado di preservare le mitologie sulla libertà britannica.
Sennonché un torto univoco e certo c’è, e riguarda la tanto decantata “Europa”. La rivista “Limes” ha posto in evidenza come la principale motivazione della Brexit, sia stata quella di contenere il separatismo scozzese. Anche la questione irlandese avrebbe avuto il suo peso, con l’esigenza britannica di controllare i propri confini.
Le osservazioni di ”Limes” sono valide, ma vanno inquadrate appunto nel nuovo

 

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http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=916

 

 

 

 

POLITICA

“Di Maio ministro per proteggere figlio Grillo”, la stoccata di Sgarbi

Pubblicato il: 09/09/2019

 

“E’ tempo di grandi padri e di elevati maestri. Questo è il governo Grillo-Renzi. Quando Piero Piccioni fu accusato del delitto Montesi, il padre, il ministro Attilio Piccioni, si dimise.

Quando invece il figlio dell’elevato Grillo è stato accusato di stupro, Grillo ha fatto Di Maio ministro degli Esteri, cercando la copertura del Pd che controlla i giudici, come si è visto bene con il caso Palamara”. Lo ha detto il deputato Vittorio Sgarbi nel corso delle dichiarazioni in dissenso, al termine del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“Grillo – ha aggiunto – si è agitato come un ossesso per fare un governo amico

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https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/09/09/maio-ministro-per-proteggere-figlio-grillo-stoccata-sgarbi_C8KgnUn6GPjW6LfxWaKFMM.html

 

 

 

 

La piazza piena dà fastidio come lo dava a Stalin e Mussolini

Martedì, 10 settembre 2019

di Pietro Mancini

La deputata “boschiana”, Patrizia Prestipino, molto infastidita dalla riuscita manifestazione antigoverno, indetta da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ha detto: “Prima di riuscire ad entrare alla Camera, per l’insediamento del Conte-bis, sono stata bloccata mezz’ora dalla manifestazione di politici illiberali, ignoranti del meccanismo istituzionale e irrispettosi della democrazia”.

Anche in passato, alcuni politici disprezzarono le piazze e irrisero

 

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http://www.affaritaliani.it/politica/la-piazza-piena-da-fastidio-come-lo-dava-a-stalin-mussolini-624667.html

 

 

 

 

 

 

QUANDO SI VOTA PER VOTARE CONTRO

Mauro Mellini – 11 settembre 2019

Si vota sempre per votare a favore di qualcuno e contro qualcuno. Solo quando il voto è una farsa, come dei regimi totalitari, si vota solo “a favore” di qualcuno e di qualcosa.

Ma c’è un modo di “votare contro” che non è espressione delle possibilità che sempre si offrono e si devono offrire agli elettori. C’è una scelta dimezzata tra candidati e partiti tutti non accettati e condivisi, una scelta che le circostanze fanno sì che sia, sostanzialmente dimezzata.

Gli Italiani stanno pagando a carissimo prezzo il fatto di avere per anni ed anni, ripetutamente votato più “contro” qualcuno che per una effettiva preferenza, una condivisione di intenti e di obiettivi di un partito o di alcuni candidati o di altri.

Nella realtà la cosiddetta “Prima Repubblica” che troppo facilmente ed ottimisticamente si suole affermare essere nata, con la Costituzione che la regola e regge, dalla Resistenza, è nata dagli accordi di Yalta e dalla guerra fredda.

Fu ben chiaro e apertamente proclamato il 18 aprile 1948: occorreva votare e si fece appello perché si votasse contro il Comunismo, pronto a traboccare oltre la Cortina di Ferro nell’Occidente Europeo che Yalta aveva riservato all’influenza Americana e degli Stati Occidentali.

La Democrazia Cristiana fu il partito che gli Italiani scelsero perché ritenuto il più adatto e capace di far da barriera al Partito Comunista. Il miglior strumento per “votare contro” di esso. Così andò, anche in un secondo momento, quando quel voto, quella funzione, continuarono ad avanzare così per forza di inerzia.

Ma, quando il muro di Berlino cadde e la guerra fredda venne meno, per lo sgretolamento dell’Unione Sovietica e la fine del Partito Comunista, cadde tutto il sistema democristiano, nato e sviluppatosi dopo il 18 aprile 1948 “per votare contro”.

Il golpe mediatico-giudiziario di Mani Pulite non fu il vero motivo della fine della Prima Repubblica, ma, piuttosto il tentativo di portare al potere, anziché i vincenti (che al potere già erano o vi erano vicini) e di

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https://ilcircolaccio.it/2019/09/10/quando-si-vota-per-votare-contro/

 

 

 

 

 

Lega all’opposizione per sempre. Cosa cambia con il proporzionale

Mercoledì, 11 settembre 2019

 

Le conseguenze della riforma elettorale di M5S-Pd. Analisi

di Alberto Maggi

Uno dei punti chiave dell’alleanza di governo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico è la riforma della legge elettorale in senso proporzionale. L’obiettivo è quello di introdurre in Italia il modello tedesco ovvero il sistema proporzionale con lo sbarramento al 5% (o forse al 4). Nonostante le battute di Matteo Salvini, che ha ironizzato in aula al Senato sulla perdita di tempo – a suo dire – di un dibattito sulla legge elettorale, la riforma che hanno in mente pentastellati e dem è fondamentale per i futuri equilibri politici. Con il maggioritario (poi declinato in varie forme) si sono vissute le epocali sfide all’ultimo voto tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi e veniva garantito comunque un premio al partito o alla coalizione arrivato primo alle elezioni.

Alle Politiche del 4 marzo 2018 il sistema misto del Rosatellum (due terzi proporzionale e un terzo maggioritario/uninominale) non è bastato per avere un vincitore uscito dalle urne (sarebbe servito almeno il 40-41%) ora invece si va verso l’eliminazione di quel terzo di eletti con i collegi (riforma che si sposa con la riduzione del numero dei parlamentari) per arrivare al 100% di proporzionale. Facciamo qualche esempio. Alle elezioni regionali quasi in tutta Italia si vota con il maggioritario puro: il candidato governatore che prende almeno un voto in più del secondo classificato diventa presidente.

Questo sistema ovviamente facilita il bipolarismo e la sfida tra due coalizioni nel classico schema Centrodestra contro Centrosinistra. E nelle Regioni potrà ancora essere così, ad esempio il 27 ottobre in Umbria se la Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Cambiamo di Giovanni Toti saranno in grado di formare un’alleanza (con molti punti interrogativi) è probabile, stando ai dati delle Europee e ai sondaggi, che strappino la Regione al Pd.

Ma a livello nazionale con il proporzionale che sta alla base dell’accordo di governo cambia tutto. Nessuna coalizione, come alle Europee del 26 maggio, e ognuno alle elezioni corre per sé. Il punto chiave è che le alleanze, come nella Prima Repubblica, si fanno dopo il voto e, salvo improbabili miracoli, la sera dello spoglio non c’è un chiaro vincitore.

E’ evidente che con il proporzionale i partiti di centro, anche se piccoli, acquisiscono un ruolo fondamentale. Mentre quelli che si collocano agli estremi, anche se grandi, rischiano seriamente di restare fuori dai giochi. Ipotizzando che la Lega sia sul 30-32% (valore dato dagli ultimi sondaggi) al massimo potrebbe allearsi con un 6-7% di Fratelli d’Italia e, al limite (ma è tutto da vedere), con un altrettanto 6-7% di Forza Italia. Insufficiente per arrivare al 51% e poter governare. Sull’altro fronte un 20-22% del Partito Democratico e un 20-22% del Movimento 5 Stelle potrebbero cercare nelle liste centriste un interlocutore per la formazione del governo.

Ad esempio la stessa Forza Italia, che insiste con l’anti-sovranismo e il saldo

 

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http://www.affaritaliani.it/politica/lega-all-opposizione-per-sempre-cosa-cambia-con-il-proporzionale-625019.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTE BIS O GENTILONI TER?

Di comidad del 12/09/2019

Gran parte dell’area di opinione “sovranista” non ha voluto affrontare il vero nodo dell’attuale momento politico, cioè la crescente evidenza del carattere fittizio e puramente retorico del sovranismo della Lega di Salvini, che ha invece il suo vero obbiettivo nell’autonomia differenziata per le Regioni del Nord.
Alcune osservazioni sul personaggio Giuseppe Conte sono azzeccate ma ovvie e poco rilevanti: colui che si era presentato come “avvocato degli Italiani”, si è rivelato semmai un ottimo avvocato di se stesso, riuscendo a riciclarsi. Ma se il problema fosse stato Conte o Tria, a Salvini sarebbe bastato sfiduciare il governo escludendo l’ipotesi di elezioni anticipate e offrendo contestualmente a Di Maio una nuova composizione dell’esecutivo. Quando questa proposta da parte di Salvini è finalmente arrivata, Di Maio non aveva più elementi per fidarsi e per non ritenerla una mera mossa tattica per bloccare le sue trattative col PD.
I sovranisti che avevano appoggiato, anche solo tatticamente, il primo governo Conte, avrebbero dovuto riconoscere di aver vissuto uno psicodramma mediatico dovuto all’ostilità che il mainstream manifestava nei confronti dell’esecutivo gialloverde; un’ostilità che gli conferiva popolarità ed un illusorio alone rivoluzionario. Al contrario, la polemica di molti sovranisti si è concentrata soprattutto sul “suicidio” dei 5 Stelle, consegnatisi all’abbraccio mortale col PD. In realtà basterebbe ricordarsi che già un anno e mezzo fa i 5 Stelle avevano tentato un accordo col PD; un accordo che non era riuscito solo a causa dell’opposizione di Renzi e della sua “linea del popcorn”. Renzi ha poi cambiato idea, o gliel’hanno fatta cambiare.
Circa il “suicidio” dei 5 Stelle, anche qui dovrebbe soccorrere un po’ di memoria. Sono sei anni che i 5 Stelle non fanno altro che suicidarsi politicamente, il suicidio più lungo del mondo. Un suicidio che però non ha impedito i successi elettorali del 2013, dovuto in gran parte all’effetto Monti, e del 2018, dovuto sicuramente anche all’effetto Renzi; un effetto che il governo Gentiloni non era riuscito ad attenuare, anche per errori clamorosi come il continuare ad imbarcare l’icona renziana per eccellenza, Maria Elena Boschi. Il fenomeno delle bolle elettorali che si gonfiano e si sgonfiano, trova una spiegazione anche nel fatto che le baronie del voto organizzato da circa dieci anni sono alla ricerca di un nuovo referente: l’ultimo beneficiato ne è stato Salvini. In un

 

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https://www.altreinfo.org/attualita/24859/anche-allinghilterra-si-applica-la-reductio-ad-salvinum-comidad/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Rizzo, PC: ‘Junker ha detto che faranno fare a Conte come a Tsipras’

 

06/09/2019

 

VIDEO QUI: blob: https://www.la7.it/b1dcb163-7e61-4666-9b73-dca18eff403d  

 

‘Ora lo dicono pubblicamente, con sfacciataggine’ il segretario del Partito Comunista dopo la formazione del governo giallorosso

 

https://www.la7.it/coffee-break/video/marco-rizzo-pc-junker-ha-detto-che-faranno-fare-a-conte-come-a-tsipras-06-09-2019-281031

 

 

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Pericolo terremoti, faglia in espansione nel Mediterraneo

11.09.2019

Geologi preoccupati per una faglia del Mediterraneo che secondo gli ultimi rilievi si espanderebbe di 4 mm l’anno, aumentando il rischio di sismi devastanti.

A questa conclusione è giunta un’équipe di ricercatori che hanno svolto sotto il coordinamento dell’Istituto di Scienze Marine di Barcellona (Icm – Csic) una serie di monitoraggi dei terremoti avvenuti tra la costa africana e quella europea.

Si tratta della faglia Al-Idrissi, che si estende per 100 km nel Mare di Alboràn tra Spagna e Marocco, in prossimità dello stretto di Gibilterra. Una frattura più giovane rispetto alle altre faglie del Mediterraneo, quindi più dinamica. Ed è proprio la velocità con cui si estende, di 4 km l’anno, a destare preoccupazione per l’aumento del rischio sismico.

Alla faglia sono imputati i forti sismi avvenuti dall’inizio del 2016, superiori al quinto grado della scala Richter e culminati nel terremoto del gennaio 2016, di magnitudo 6.4, che colpì la zona. Da allora la faglia è sotto monitoraggio.

Aumento della sismicità

Dovremo aspettarci un aumento della sismicità con episodi più violenti. Ma possiamo tirare un sospiro di sollievo, perché i terremoti avverranno in alto mare e quindi saranno avvertiti con minore intensità sulla terraferma. Tuttavia, secondo i geologi, poiché ad essere sotto monitoraggio è “un sistema di faglie molto giovani, per noi è un’opportunità unica per studiarne la crescita e l’evoluzione. Grazie alle misurazioni batimetriche siamo riusciti a ricostruire un modello tridimensionale della faglia di Al-Idrissi assolutamente preciso. Ora che conosciamo la sua struttura, possiamo studiare l’evoluzione sismica di tutto

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https://it.sputniknews.com/mondo/201909118080055-pericolo-terremoti-faglia-in-espansione-nel-mediterraneo/?utm_source=push&utm_medium=browser_notification&utm_campaign=sputnik_it

 

 

 

 

 

 

 

 

La bufala delle scie chimi… ah, no: è Bill Gates!

19 AGOSTO 2019ALESSANDRO BENIGNI

 

Dannati complottisti e diffusori di fake news di geo-ingegneria. Adesso come faremo a distinguere le scie chimiche promosse da Bill Gates da quelle “inesistenti” (o per meglio dire frutto di solo “vapore acqueo” – insistentemente smentite dalla scienza ufficiale) ?

 

Notizia (abbastanza) recente: Bill Gates vuole fermare il riscaldamento della Terra. E fin qui, niente di strano. In fondo è lo stesso proposito di un’adolescente nordica che parla con Obama, con il Papa e con tutti gli altri potenti della terra.

 

Cosa c’è quindi di interessante? Il punto è che l’ideatore e padrone

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https://ontologismi.wordpress.com/2019/08/19/la-bufala-delle-scie-chimi-ah-no-e-billa-gates/

 

 

 

 

 

STORIA

Perché il Giappone non attaccò da est l’Urss durante la Seconda guerra mondiale?

09 SET 2019 – OLEG EGOROV

 

L’Unione sovietica era in ginocchio nelle prime fasi dell’invasione tedesca, eppure i nipponici, grandi alleati di Berlino, non se la sentirono di sferrare il colpo. Secondo gli storici, pesò la bruciante sconfitta subita dall’Armata Rossa nel 1939 a Khalkhyn Gol, nelle steppe mongole

“Ogni giorno era lo stesso: i giapponesi iniziavano ad attaccare all’alba e si fermavano solo quando faceva buio”, ha ricordato Ivan Karpenko, che comandava una squadra di mitraglieri durante le battaglie di Khalkhyn Gol (11 maggio-16 settembre 1939) tra Urss e Giappone.

“Non ricordo di aver catturato prigionieri. Non ne facevamo. Ma ogni giorno, per un’ora, lasciavamo che i giapponesi raccogliessero i loro morti, e così facevano”.

Le battaglie di Khalkhyn Gol furono strane. Da un lato, per cinque mesi, nel 1939, ci furono in Estremo Oriente feroci combattimenti, anche con l’impiego di carri armati e dell’aeronautica militare, che provocarono migliaia di vittime. Dall’altro, nessuno dei due Paesi aveva ufficialmente dichiarato guerra, né combatteva sul proprio territorio (le battaglie si tennero in una zona oggi al confine tra Mongolia e Cina).

Tuttavia, questo strano conflitto fu fatale e determinò in larga misura il corso della Seconda guerra mondiale, perché convinse il Giappone a non attaccare l’Urss da est nel 1941, quando sul suo confine occidentale il Paese fu invaso dalla Wehrmacht. Inoltre, fu a Khalkhyn Gol che Georgij Zhukov, l’uomo che poi avrebbe guidato l’Armata Rossa fino a sconfiggere i tedeschi, fece apprezzare per la prima volta le sue doti brillante leader militare.

L’espansionismo giapponese

Nel 1939, i giapponesi avevano ormai espanso il loro Impero e la loro sfera di influenza ben oltre le isole di origine. Avevano annesso la Corea nel 1910 e creato lo Stato fantoccio di Manciukuò nella Cina settentrionale (Manciuria) nel 1932. Ciò significava che il Giappone doveva barcamenarsi con attenzione sull’orlo di uno scontro diretto con l’Unione

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https://it.rbth.com/storia/83278-perch%C3%A9-il-giappone-non-attacc%C3%B2

 

 

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