RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 GENNAIO 2021

https://www.ilpost.it/2021/01/12/piattaforme-social-media-blocco-account-donald-trump/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

12 GENNAIO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Taluni escono di scena quando hanno esaurito le parole d’altri

STANISLAW J. LEC, Pensieri spettinati, Bompiani, 2006, pag. 133

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SOMMARIO

IL GRAN RESET 2020-2025: FINE DELLA LIBERA INIZIATIVA UMANA
UNA SOCIETÀ MALATA, DIRETTA DA GENTE MALATA CON IN MANO UN’AGENDA MALATA
Comin (Luiss): “Oggi Twitter blocca Trump, domani inevitabilmente toccherà ad altri”
IL CREATORE DI GAB E LA SUA FAMIGLIA TUTTI BANNATI DA VISA
SCONVOLGENTI SCENARI DI GUERRA TRA USA E CINA
USA, ufficiale di polizia si suicida dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio
È morta a 94 anni Lara Vinca Masini, nota storica dell’arte e scrittrice
Trattativa Stato-mafia, gli imputati Mori e De Donno attaccano Report
Joe Biden ha scelto il diplomatico William Burns come capo della CIA
Strapotere delle Big Tech e sicurezza: le responsabilità dei media
Tutte le piattaforme che hanno bloccato Trump
Il complotto di #ItalyDidIt e la deposizione dell’hacker italiano sui presunti brogli americani: nessuna prova
La ricetta di Banca d’Italia passa dalla tassa sulla casa
IL COINVOLGIMENTO DELLE GRANDI BANCHE IN TRAFFICI ILLECITI
I DIRITTI RICONOSCIUTI AI CONVIVENTI DI FATTO
Migranti in Bosnia, apriamo gli occhi
Un’anno sbagilato
Perché tutto questo rumore per la questione T&T (Twitter & Trump)?
PERCHÉ RIMUOVERE TRUMP POTREBBE ESSERE CONTROPRODUCENTE
Il token del ticket. La coppia Joe Biden-Kamala Harris
Ecco chi c’è dietro Biden  
RENZI VS CONTE, IL RIMPASTO È SERVITO
Il bluff degli scienziati di Conte
Confronto finale tra Travaglio e Berlusconi [parte2di2] (SP 10Gen2013)
IL CAV UMILIA Travaglio/Santoro. DUE MINUTI CHE CAMBIANO LA STORIA!
I politici e la Sars Cov 2, un cammino di incomprensioni

 

 

IN EVIDENZA

IL GRAN RESET 2020-2025: FINE DELLA LIBERA INIZIATIVA UMANA

Il Gran Reset 2020-2025: fine della libera iniziativa umana

Sgombriamo il campo da dubbi ed illazioni, dicendo subito che non c’è prova o documentazione storica che dimostri i “Gran Reset” operati dal potere prima della seconda metà del 1800. Si può solo sospettare che certe operazioni finanziarie abbiano favorito la Rivoluzione francese ancor prima quella americana ed inglese: ma ascriviamo tutti i precedenti al rango di complotti ben riusciti. Invece i Gran Reset sono frutto di strategie globali, che non hanno riguardato un singolo stato seppur con implicazioni in macro-aree, ma hanno mutato la storia dell’intera umanità perché frutto di accordi tra i rappresentati mondiali del potere. Ergo si può parlare dell’esistenza dei “Gran Reset” solo dopo il trattato di Nanchino (e i vari trattati di Tientsin) ovvero dopo la Guerra dell’Oppio, e perché dopo quelle circostanze la storiografia parla di coinvolgimento e vittoria delle cosiddette “potenze occidentali”. Quest’ultima definizione sbuca nel 1860, nel dopo seconda Guerra dell’Oppio, ed accompagna la storia politica mondiale sino ai nostri giorni. Gran Reset è certamente stata la Prima guerra mondiale, che ha definito il tramonto degli Imperi centrali, e con loro della Mitteleuropa. Gran Reset l’aver finanziato la rivoluzione di Lenin, l’ascesa di Adolf Hitler, la Seconda guerra mondiale e poi la Guerra Fredda. Gran Reset economico è stato il consumismo decollato dopo il 1950, che ha poi permesso di dividere strategicamente in Pianeta in primo mondo (Occidente europeo, Usa, Australia e Canada), secondo mondo (paesi filosovietici e parte del Sud America), terzo mondo (Nord Africa, Cina e parte del Sud America) e per finire il quarto mondo (quello dei paesi endemicamente ed irreversibilmente poveri). Nel 1970 ennesimo Gran Reset, e perché gli Usa non potevano accettare la supremazia energetica araba.

Oggi per i potenti della terra è giunto il momento del Gran Reset demografico ed ambientale. Ovvero determinare l’inversione di rotta sulla crescita demografica. Perché un reset possa funzionare necessita bloccare l’economia, la circolazione della moneta. In questo gioco s’è rivelata provvidenziale la pandemia che, saltata fuori dal nulla, come le pestilenze del passato, non ha però garantito un forte decremento demografico. Ma ha permesso ai governi degli Stati d’avviare le politiche restrittive auspicate dal Gran Reset, ovvero blocco delle economie che sfuggono alla regia delle multinazionali, blocco del cosmopolitismo (quindi dei viaggi di piacere e d’affari) di coloro non sono parte attiva del progetto di reset, blocco di ogni ascensore sociale, avvio delle economie circolari con tramonto della vendita al dettaglio di abbigliamento ed oggetti di moda (morte del consumismo occidentale), avvio d’una politica di licenziamento umano e d’assunzione dei robot, smartworking per illicenziabili ed indispensabili, smaterializzazione della moneta (varo massivo di moneta elettronica e virtuale), tramonto della cultura di socializzazione di massa (locali, ristoranti, feste, discoteche, conferenze), controllo di polizia sulla circolazione di idee e progetti politici attraverso i social media. Questa situazione ovviamente non viene subito imposta alle masse, ma accompagnata da una campagna d’occulta persuasione a cui collabora Papa Francesco che elogia la povertà come stato d’estasi che permette all’uomo d’elevarsi liberandosi d’ogni bene materiale, o dal volto televisivo di Filippa Lagerback che spiega come una sorta di povertà sostenibile salverebbe la terra rendendoci tutti ecocompatibili. Ovviamente si tratta d’una politica fatta di bastoni e carote. Perché i ligi alti burocrati chiedono a gran voce che, comunque, ai danneggiati da pandemia e blocco delle economie vengano recapitate le cartelle esattoriali, i pignoramenti, i sequestri, gli espropri. Quindi, al volto suadente e bonario di Filippa Lagerback viene abbinata l’azione alla Torquemada dell’alta burocrazia, insomma di tutti quegli estimatori di Marco Travaglio che vorrebbero vedere gli italiani (non dipendenti pubblici) in mutande, senza più casa e con risparmi azzerati.

E perché il messaggio diventi credibile, plausibile, i media hanno iniziato a dimostrare con esempi concreti che milioni di cittadini sono felici di dormire in alloggi di fortuna e d’usufruire dei servizi della Caritas. È gente libera, che non riceve più cartelle esattoriali, che può cestinare rapporti umani e vincoli, che non possiede più auto o casa e non ha più l’incubo di spese e costi, obblighi ed impegni. Una sorta di massa umana felice, povera e deresponsabilizzata che aspetta solo di passare a miglior vita, cosciente che meno si è sulla terra e più il pianeta (l’ambiente) gode di buona salute. Perché tutto questo sia indolore, la comunicazione di massa inizia a bollare come poco evoluti gli uomini che guardano e desiderano le donne, o che scelgono d’acquistare auto sportive a benzina, che vestono in modo elegantemente tradizionale, o che progettano una vacanza tradizionale in luogo elegante e con bei ristoranti: a questo modello antepongono il barbone che parte con sacco a pelo a piedi o in bici per le aree povere del pianeta, nutrendosi di vermi ed erbe o di ciò che trova (anche avanzi), naturalmente un uomo che ha archiviato il sesso o, se proprio deve, è ormai passato ad altre sponde. La povertà assurge a qualcosa di bello, di moda, di figo. E tutto appare una enorme recita, come ebbe a far notare allo scrivente una donna del bel mondo “per stare in società necessita adeguarsi ad una raffinata ipocrisia da salotto”. Allora, se la povertà è bella e salverà la Terra, se il “Gran Reset” ora non vuole crescita ed espansione ma morte dell’intraprendenza umana, come potranno i rappresentati del potere non annoiarsi in un mondo senza diversità, arte e creatività umana? Cosa effettivamente vogliono da noi i vari Elon Musk, Ray Dalio (fondatore di Bridgewater, il primo hedge fund mondiale), Bill Gates, George Soros, Jeff Bezos, Richard Branson (fondatore del gruppo Virgin), Hilary Clinton,Vittorio Colao? Cosa vogliono queste persone e, soprattutto, perché il genere umano è per certi versi ostacolo ai loro obiettivi? Diamo ormai per assodato che per gli uomini potenti della Terra il principale fattore d’inquinamento sarebbe quello antropico. Ovvero la Terra deve all’uomo il suo inquinamento, anche solo perché lo popola. Qui scuole e dottrine si dividono pure. Infatti, per la fazione dei Gates (con lui i Rothschild di The Economist ed i Rockefeller) necessiterebbe auspicare un decremento dell’umanità, mentre per i ricchi legati ad Elon Musk basterebbe guardare all’opportunità d’altri pianeti in grado d’ospitare la colonizzazione umana. Ovvero l’opportunità dell’esplorazione spaziale, che vede in Elon Musk il più importante sponsor privato: è fondatore, amministratore delegato e Cto (direttore tecnico) di “Space exploration technologies corporation” (SpaceX), co-fondatore e Ceo e product architect di Tesla e co-fondatore e Ceo di Neuralink. Inoltre, Musk è presidente di SolarCity, fondatore di The Boring Company e co-fondatore di PayPal e OpenAI. È Musk che ha proposto un sistema di trasporto super veloce conosciuto come Hyperloop: il teletrasporto è tra le opportunità che lui vorrebbe offrire in futuro a chi volesse abbandonare la Terra.

D’avviso leggermente differente Richard Branson, che vorrebbe l’uomo limitasse la propria procreazione ed allungasse la propria vita in città sommerse dai mari: non a caso sponsorizzava (prima della pandemia) la costruzione d’un ristorante sottomarino nella baia di Portofino. Il raggiungimento di questi obiettivi dei potenti visionari incontra però ostacoli, dovuti al pulviscolo lavorativo, economico e monetario dei popoli. Ecco che queste nuove aristocrazie di censo finanziario-tecnologico, seppur con vari distinguo sulle metodiche, hanno riconosciuto ad Hilary Clinton il ruolo di sintesi politica. Ovvero il segretario di questo partito mondiale del potere è la Clinton: Joe Biden e Kamala Harris sono solo esecutori d’ordini. La Clinton incarna da almeno un decennio il ruolo di capo del governo ombra del pianeta: e non sta fiatando in questi giorni di fine mandato di Donald Trump. Non è certo un mistero che l’aristocrazia finanziaria appoggi la Clinton Foundation, soprattutto nel lancio di campagne come la moneta unica elettronica mondiale, l’inserimento della cultura gender nei programmi scolastici, il favorire le migrazioni, il sostituire le religioni tradizionali con la teologia scientifica del potere. Papa Francesco sa che anche la Chiesa cattolica è sotto il ricatto dei gestori mondiali della finanza: otto anni fa la finanza Usa sbloccava i fondi dello Ior e lui sostituiva Benedetto XVI.

Ma esaminiamo uno dei progetti che permetterebbero, a dire dei filantropi citati, di salvare la Terra dal fattore umano. Premessa, nel dicembre 2018 Musk viene classificato da Forbes al venticinquesimo posto tra le persone più potenti del mondo. Novembre 2019, il suo patrimonio personale sarebbe stato stimato per difetto in 28,8 miliardi di dollari: secondo molti sarebbe in possesso d’una enorme ricchezza occulta, e per non farlo sapere avrebbe pagato per farsi posizionare al 34esimo posto nella lista delle persone più ricche del mondo. Forbes tace, ed in molti non vorrebbero si scoprissero le carte di Musk. Di tanto in tanto, su riviste specializzate e programmi scientifici televisivi, emerge che Marte sarebbe già stato colonizzato da tecnologie private in grado d’assicurare una sorta di vita terrena: atmosfera sul tipo di quella terrestre verrebbe generata artificialmente con la creazione dell’alternanza di piogge ed evaporazione, e perché su Marte sarebbe stata rinvenuta acqua sia in forma fossile che di ghiacciai millenari. Sono state costruite serre, che in parte verrebbero scoperte per esporle agli eventi pluviometrici marziani. Le giornate sarebbero più lunghe su tutto il pianeta, ma stabilizzando l’atmosfera cesserebbero tempeste ed escursione termica. Secondo gli esperti assoldati da Musk tra cinque anni sarebbe possibile l’inizio della colonizzazione, forti delle enormi risorse minerarie del pianeta. Ecco che Musk ha già proposto un aeromobile elettrico supersonico: il Vtol (decollo e atterraggio verticali) con propulsione a ventole elettriche, con il nome di “Musk electric jet”. L’azienda di Musk starebbe lavorando all’astronave che nel 2030 permetterebbe si raggiunga Marte in soli 20 giorni. Il ricco visionario lavora all’obiettivo di una SolarCity in grado cambiare il mondo e l’umanità. Vorrebbe così ridurre il riscaldamento globale, da un lato tramite l’utilizzo di energie rinnovabili, e dall’altro riducendo il rischio di un’estinzione umana organizzando la colonia umana su Marte.

Ecco che alcuni potenti della Terra hanno invitato Elon Musk nei vertici internazionali, chiedendo al visionario quando sarebbe possibile fare di Marte una sorta di Australia dell’età Vittoriana. Premettiamo che in Inghilterra le “poor laws” (ordinanze a favore dei poveri) vengono promulgate da Edoardo III nel giugno del 1349, ma rimangono in vigore sino al ‘900, e sarebbero ancora in vita come sistema assistenziale. Ma nella seconda metà dell’800, nell’età vittoriana, prendono ben altra piega: a causa della dilagante povertà londinese, del degrado urbano e degli efferati delitti nei sobborghi, le leggi di polizia britanniche iniziano la deportazione in Australia di chi vive in miseria o ha problemi con la legge. Di fatto i potenti della terra stanno valutando una strada alternativa alla “povertà sostenibile” (reddito mondiale di cittadinanza) ovvero poter offrire una fuga su Marte a chi economicamente non sarebbe più in grado di permettersi una vita terrena. Nel frattempo, il finanziere Jacques Attali (amico di Colao e Emmanuel Macron, pare conoscente anche di Giuseppe Conte) auspica un decremento terreno grazie all’aumento della mortalità umana. La Clinton Foundation non prende posizioni, ma nemmeno stigmatizza la scelta olandese (che piace a qualche paese limitrofo) d’offrire l’eutanasia di stato a chi non sopporta di vivere in “povertà irreversibile” (per motivi bancari, finanziari, giudiziari). Il mondo va spopolato, per i credenti è qualcosa di diabolico: i potentissimi ne dibattono, i governi progressisti studiano l’opportunità e ci riflettono, la Chiesa di Roma si mostra silente, mentre quella Ortodossa e gli israeliani non ci stanno. L’impressione è che, le aristocrazie finanziario-tecnologiche siano convinte di poter affermare la green economy sostituendo la democrazia con la burocrazia. Purtroppo, la gente crede alle loro campagne stampa, e qualche uomo di strada sarebbe già convinto che il lavoro sia un fattore d’inquinamento, che la “povertà sostenibile” salverebbe l’ambiente, che andare a votare non serva a nulla, che i potenti della terra farebbero il bene dell’umanità più d’un partito o sindacato. Purtroppo, i “Gran Reset” non sono mai falliti.

FONTE: http://www.opinione.it/economia/2021/01/12/ruggiero-capone_gran-reset-potenti-terra-rivoluzione-popolo-mitteleuropa-lenin-clinton-hitler/

UNA SOCIETÀ MALATA, DIRETTA DA GENTE MALATA CON IN MANO UN’AGENDA MALATA

  • Prospettive grame da un Lager planetario affollato da sotto-uomini con la mascherina
  • Tecnocrazia informatica e intelligenza artificiale trapiantate nella pineale e nel cervello emozionale umano
  • Bersheeba-Israele nuova capitale mondiale del controllo di massa
  • Chi controlla la moneta controlla il mondo intero, ce lo insegna George Soros
  • L’umanità verso il baratro grazie a Bill Gates e Anthony Fauci, grazie alla disumanizzante tecnologia 5G
  • Silicon Valley luoghi di perdizione, di degrado e di tirannia
  • Presidenti americani ostaggio dei loro rispettivi padroni
  • Corsa ai vaccini: una idiozia senza eguali nella storia umana
  • Risonanza di Shuman con frequenza 7.83 e oscillazioni naturali in pericolo
  • La buona notizia è che un forte riavvicinamento alla Natura ci rimetterà tutti in carreggiata

UMANITÀ RINCHIUSA IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO

Non è che provenissimo da un scenario rose e fiori, né da un Eden o da un Paradiso Terrestre. Ma tutto sommato si respirava e si viveva, almeno fino a qualche tempo fa. In questi ultimi giorni dell’anno 2020 ci ritroviamo invece tutti rinchiusi in un gigantesco Campo di Concentramento, guidati da una moltitudine di deficienti e di schizofrenici, circondati da gente allucinata e frastornata che accetta di coprirsi naso e bocca per proteggersi non si sa bene da cosa, da gente disposta a fare la fila per un vaccino perfettamente inutile e carico di insidie. Un regime cinico-infame-ripugnante-vessatorio che ci presenta e ci racconta i fatti come gli comoda e come gli pare, manipolandoli a proprio piacimento.

Per fortuna che non tutti sono disposti a credere alle favole hollywoodiane. Sono felice e fiero di appartenere alla categoria di chi non crede a una sola parola di quanto ci viene giornalmente propinato. Esiste un limite a tutto. Non puoi rovesciare la natura. L’uomo può essere sì diseducato e manipolato, ma non si abitua facilmente alle idiozie ripetute e prolungate.

OGNUNO VADA ALLA RICERCA DI FONTI AFFIDABILI

Certo è che, se ti imbevi di televisione da mattina a sera, finisci per essere decotto, spianato e trombato del tutto, per cui perdi ogni capacità di raziocinio. Ma non ci sono scuse. Se vuoi la verità, essa non scende dal tetto e non proviene dalle antenne ufficiali, dove domina la menzogna. Se vuoi la verità e il succo essenziale delle cose te le devi cercare, esattamente come si fa con le pepite d’oro. I miei articoli rientrano onestamente in tutto questo. Ma mi riferisco in particolare anche a quanto trasmettono coraggiosamente il Greg e il Morris San. Chi capisce l’inglese ascolti Mike Adams e David Knight, anche per aggiornarsi su quanto sta realmente succedendo in questi giorni particolarmente convulsi in un’America sottoposta a enormi brogli elettorali anti-Trump, oltre che a un tentativo di crescente cinesizzazione social-comunistica a danno della gente normale che lavora e vive normalmente in un paese pieno di contraddizioni, in un paese non perfetto, ma tuttavia libero come gli Stati Uniti. Nulla abbiamo ovviamente contro la popolazione cinese, ammirevole per abnegazione, operosità e resistenza incredibile ai diktat impostogli nel corso della sua storia ultramillenaria. Molto da ridire invece sulla pretesa del Polit-buro comunista cinese di imporre al mondo il suo credo e i suoi disvalori.

GLOBALIZZAZIONE E TIRANNIA DELLA SILICON VALLEY

Quello che sta succedendo oggi non è qualcosa di assurdo e di casuale che arriva all’improvviso. È piuttosto il finale logico di una storia che si è protratta per secoli. Un piano millenario che grazie agli ultimi sviluppi delle tecnologie digitali ha potuto assumere aspetti mai visti o immaginati prima. Siamo tutti sottoposti a un processo di globalizzazione. Globalizzazione significa centralizzazione del potere su ogni aspetto della vita umana. Tutto questo avviene in particolare tramite la Silicon Valley dove sguazzano e imperano Google, Facebook, Twitter, Amazon, Netflix e tutto il resto, allo scopo di dettare ogni cosa che tu vedi e tu senti, manipolando la percezione di ogni cosa.

DA ALDOUS HUXLEY A GEORGE ORWELL A DAVID ICKE

Le due opere più illuminanti del XX secolo per capire il tema del controllo sociale e gli eventi di questi ultimi giorni sono “Brave New World” di Aldous Huxley del 1933 e “Nineteen Eighty-Four” di George Orwell del 1948. Huxley e Orwell sono riusciti a penetrare nell’agenda del Ragno Malefico e Vorace, prevedendo tecnologie e sviluppi che non esistevano ancora in quegli anni. Il lavoro profetico di questi straordinari autori viene oggi magnificamente continuato, completato ed aggiornato, da un autore vivo e vegeto, oltre che assai produttivo, con interviste e libri di grande valore. Sto traendo infatti diversi spunti da “The Answer” (La Risposta) di David Icke, dove viene fatta grande chiarezza su tutto quello che c’è sotto la demoniaca pagliacciata mondiale chiamata Covid. Questo eccezionale testo viene non a caso dedicato “To all That Is, Has Been, And Ever Can Be” (A tutto quello che esiste, a quello che è stato e a quello che potrà essere).

ADELSON E SOROS CHE TIRANO LE FILA, IN LINEA CON L’ALA SABBATIAN-FRANKISTA ISRAELIANA

Serve un minimo di preparazione per entrare nel linguaggio di David Icke. Occorre partire dal concetto che esiste una gerarchia nascosta e preponderante che guida la società umana per conto del Cartello Bancario, del Cartello Militare, del Cartello Farmaceutico Big Pharma, eccetera. Le decisioni-chiave che cambiano la direzione della vita umana vengono elaborate in questo tipo di ambiti. Ogni paese è dotato di un governo permanente, comunemente definito Deep State, costituito da una Intelligence militare-legale-amministrativa con personale coinvolto della difesa e nell’avanzamento dell’agenda mondiale del Cult. Cult, nel linguaggio di Icke, significa “Vertici del Potere”. I politici vanno e vengono, ma il governo nascosto sta sempre là al suo posto. Gli Stati Uniti sono l’esempio perfetto di come il sistema funziona. Qualunque sia il tuo voto e la tua ideologia, il Cult rimane al potere.

Il Partito Repubblicano in America è controllato dai Neocons, dove il maggior finanziatore è Sheldon Adelson, bilionario dei casinò. Il partito Democratico è in mano a un gruppo similare chiamato Democons, finanziato da George Soros. Sia Adelson che Soros rispondono a quelli che controllano lo stato di Israele che è poi l’ombra dell’ala Sabbatiana-Frankista del Cult. Si piacciono e si amano? Certo che no, certo che esiste forte rivalità tra loro. I vari presidenti USA che si alternano al potere, descritti come le persone più potenti del mondo, sono in realtà dei balocchi temporanei nelle mani del Governo Permanente, e prendono ordini dallo stesso Cult.

UNA RETE SATANICA SABBATIAN-FRANKISTA

La rete satanica Sabbatiana-Frankista del Cult operante fuori da Israele, in associazione coi suoi agenti del Deep State, è stata la vera autrice degli attentati dell’11 Settembre, che offrirono l’alibi per invadere l’Afghanistan, e poi l’Iraq, la Siria, l’Iran, coinvolgendo via via criminali di guerra come Tony Blair, David Cameron e Nicolas Sarkozy. I presidenti coinvolti sono George Bush, Bill Clinton e Barack Obama in particolare, premiato pure col più comico e immeritato Nobel per la Pace. Il numero di agenti operanti in piena consapevolezza di quanto stanno facendo è microscopico rispetto a una massa mondiale di 8 miliardi. Il solo modo perché avvenga il controllo dei tanti da parte dei pochi è di dirottare la percezione di ogni cosa e di ogni evento. Il controllo fisico si può attuare soltanto mediante l’impiego di piccoli e selezionati gruppi sostenuti da leggi dello stato e dalla forza militare. Se tu dirotti e manovri la percezione dirotti pure il comportamento collettivo della massa.

OCCORRE ANDARE MOLTO AL DI LÀ DELLE APPARENZE SENSORIALI

Il cuore del Cult conosce perfettamente la realtà e come le cose funzionano. Il suo potere deriva proprio dal mantenere la massa all’oscuro della situazione. La mente sensoriale non è cosciente, essendo intrappolata nei 5 sensi, per cui decodifica ma non percepisce. In questo tranello cadono in tanti, inclusi membri di accademie, di enti scientifici, di istituzioni mediche, tutta gente che crede solo in quello che vede, che sente, che tocca, che assaggia, che ascolta, e che odora. Non è consapevole al di là di questo. Trattasi non di scienziati ma di gente incosciente e schiava dei 5 sensi, schiava della Stupidità Manifesta citata più volte da Giordano Bruno. Ovvio che ci sono anche persone consapevoli, ma in questo caso subentra la malafede e la corruzione, per cui la situazione non fa che aggravarsi.

LA REALTÀ FISICA ESISTE SOLO QUANDO VIENE NOTATA E DECODIFICATA

La realtà ufficiale è quella dei 5 sensi manipolati a credere in essa. Posso vederlo? Controlla! Posso sentirlo? Controlla! Posso toccarlo? Controlla! Posso annusarlo? Controlla! Posso assaporarlo? Controlla! Poniamoci delle domande. In realtà sia noi che il mondo nel quale siamo immersi è realmente fisico e solido? No. I 5 sensi decodificano informazioni in un modo particolare, similmente a un computer, riflettendo l’input, rispecchiando quello che gli è stato insegnato. Un computer decodifica informazioni da circuiti elettronici e da campi di radiazioni elettromagnetiche Wi-Fi, riproducendole su un video, trasformandole in foto, colori e testi. Le basi della nostra realtà non sono affatto quelle che ci appaiono esteriormente. Le nostre sensazioni di ogni cosa in termini di fisico e di toccabile sono illusioni create da un processo di decodifica, sono una riproduzione, sono un ologramma, sono delle proiezioni energetiche prive di solidità. Werner Karl Heisenberg (1901-1976), fisico tedesco della meccanica quantistica e teorico del principio di indeterminazione, dice infatti che un sentiero esiste solo quando e se qualcuno lo nota e lo osserva. Le particelle atomiche sono nel contempo delle onde. Se si manifestano come onde o come particelle dipende dal fatto che qualcuno le osservi. La realtà fisica esiste quando viene decodificata. È l’atto dell’osservazione che scatena il processo di decodifica.

COLUMBIA UNIVERSITY E SILICON VALLEY CULLE DELLA TECNOCRAZIA

Il sistema di controllo e la natura della Hunger Games Society è pianificato per essere una tecnocrazia dove scienziati, ingegneri ed altri “esperti” non eletti e non scelti dal popolo conducono le danze in nome e per conto del Cult. Vediamo picchi di tecnocrazia nel crescente dominio della Silicon Valley che ha enormi interessi nel difendere l’ondata di lockdown e di restrizioni relative alla cosiddetta pandemia virale. La promozione della tecnocrazia emerge pubblicamente negli anni ’30 soprattutto tramite la Columbia University. Hitler e il Nazismo hanno fatto poi ampio uso della tecnocrazia. Al termine della 2° guerra mondiale oltre 1600 tecnocrati Nazi sono passati dalla Germania agli USA tramite uno strategico piano chiamato Operazione Paperclip. Ne fece parte anche Werner von Brown che portò con sé i razzi V2 e Saturno V, essenziali per lo sviluppo dei programmi spaziali NASA.

BRZEZINSKY E ROCKEFELLER, ATTENTI A QUEI DUE

Possiamo definire la tecnocrazia come una forma di tecnologismo fascista-marxista dove lo stato di polizia non è imposto da uomini in uniforme ma dalla AI o Intelligenza Artificiale dittatoriale grazie al cyberspace, ai robot e alle tecnologie controllate in esclusiva da tecnocrati non eletti. Brzezinsky, co-fondatore della Commissione Trilaterale nel 1973, e l’altra colonna del Cult David Rockefeller, vengono entrambi dalla Columbia University. Lo stesso Bill Clinton si è formato in quella università, per poi giocare un ruolo basilare nella penetrazione delle merci cinesi in USA. Non a caso gli è stata conferita la laurea honoris causa dall’università di Hong Kong. Non è un caso che a Hillary e Bill Clinton vengano stesi tappeti rossi dovunque vanno in Cina.

SMART GRID, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CLOUD

Il mondo è pianificato per essere controllato centralmente da una Smart Grid, da una Griglia Intelligente, dove ogni cosa, inclusa ogni tecnologia e ogni intelligenza umana, sono connesse a Internet e al cosiddetto Cloud, con tutte le mosse giostrate dalla Intelligenza Artificiale AI. La Cina è la leading player assieme agli USA e a Israele. La Cult-controlled Morgan Stanley (multinazionale newyorkese settore banche e investimenti) prevede che la prossima fase di sviluppo cinese consisterà di città super-intelligenti dotate di connessione 5G, smart grids, energia rinnovabile e trasporti avanzati (prima città sperimentale Wuhan, nota bene).

UNA COMMISTIONE TRA CINA, ISRAELE E VASTI SETTORI DEGLI STESSI USA

Il dominio della Cina, nonostante i dazi imposti da Trump rimane eclatante. Il 96% degli antibiotici consumati in USA (1° paese consumatore al mondo) provengono tuttora dalla Cina, tanto per fare un esempio. La stessa pandemia artificiosa Covid, partita da Wuhan, viene vista da molti americani come un pianificato atto di guerra teso a snervare e indebolire il paese avversario. Se pensiamo poi alla lunga lista di ex-ufficiali del Pentagono che operano direttamente o indirettamente per la Cina, ci rendiamo conto che non si tratta affatto di ipotesi fantasiose. Pare che 400.000 studenti cinesi frequentino le università americane, contro qualche centinaio di studenti americani in Cina. La Harvard e la Yale hanno ricevuto negli ultimi 4 anni 375 milioni di aiuti in dollari soprattutto dalla Cina.

L’infiltrazione cinese aumenta progressivamente in molti settori-chiave. Il Cult controlla la Cina, controlla gli USA e controlla pure il processo di infiltrazione in atto. Un grande supporter di Xi Jinping è l’ultra-sionista Michael Bloomberg che ha fatto enorme fortuna grazie ai suoi investimenti in terra cinese. Questo spiega il perché Israele, paese super-intelligente e super-venale, ha sempre più legami con la Cina. Sono stati i Sabbatiani-Frankisti e non i 19 dirottatori arabi a compiere gli attentati delle Torri Gemelle, tenendo sotto controllo i computer del Pentagono, della US Air Force (Norad), della Federal Aviation e della Casa Bianca.

SERVIZI SEGRETI AMERICANI E ISRAELIANI OPERANO INTRECCIATI NELLO STESSO GOMITOLO

Le ditte israeliane legate al settore militare e ai servizi segreti impiegano ex-personale della CIA. La crescente influenza di Israele e del suo enorme centro di cyber-intelligenza di Beersheba e la sua élite militare, l’unità cyber-manipolatoria conosciuta come Unit 8200 e sottogruppi chiamati Team8, e altre unità come la Cybereason di Boston, formano un web compatto che connette l’Intelligence Israeliana e Americana, ovvero il Deep State. I famigerati servizi segreti Mossad e i servizi segreti interni Shin Bet sono ovviamente coinvolti in tutto questo.

La Cybereason è stata fondata nel 2012 dal gruppo 8200, particolarmente attivo nella manipolazione di elezioni importanti come quelle presidenziali americane. I software della Cybereason vengono usati da una lista privilegiata di aziende americane, inclusa la Lockheed Martin, maggiore produttrice mondiale di armamenti, che trae beneficio da ogni tensione internazionale e da ogni vento di guerra.

BERSHEEBA NUOVA CAPITALE MONDIALE DEL CONTROLLO INFORMATICO DI MASSA

Il complesso Beersheba (Città Nuova), localizzato nella parte meridionale di Israele, è circondato da R&D (centri di ricerca e sviluppo) che fanno capo a tutte le Silicon Valley Corporations del pianeta, e da un esercito di soldati in uniforme. Bersheeba è il maggiore progetto infrastrutturale nella storia di Israele, e può accomodare 20.000 cyber-soldiers. Israele è un protagonista globale in Smart Grid Technology e Controlli, e i suoi obiettivi prevedono di rimpiazzare la Silicon Valley per importanza e potere. In effetti, tale rimpiazzo è già in corso d’opera con la presenza influente di aziende come Facebook (Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg), Google (Sergey Brin e Larry Page), YouTube (Susan Wojciski), Apple (Arthur Levinson).

DONALD TRUMP STRUMENTO DI TEL AVIV E JOE BIDEN STRUMENTO DI PEKINO

Lo stesso presidente Donald Trump, sottoposto peraltro a tutta una serie di frodi elettorali mirate a farlo perdere per la sua nota imprevedibilità e per i suoi genuini legami col popolo americano, coi Patrioti, al di là dei suoi mantra elettorali stile “America First”, è pure lui strumento nelle mani di Israele. Rappresenta sicuramente il meno peggio, la migliore soluzione possibile del momento per l’America e il mondo, ma sempre entro determinati limiti. Le corporazioni della Silicon Valley che dominano Internet impiegano i maggiori manager e dirigenti prendendoli da Israele e dalla sua famigerata intelligenza militare. Israele rimane decisamente ai vertici mondiali. Joe Biden, e con esso tutta la filiera di supporto DEM inclusi i Gates, i Clinton, gli Obama e il loro super-finanziatore Soros, sono più legati a Pekino, a Wuhan e a Xi Jinping.

IL GRUPPO 8200 E I DUE CENTRI STRATEGICI PLANETARI DI NEW YORK E DI GERUSALEMME

Ci sono enormi centri di controllo che vengono aperti nella Sabbatian-Frankist-controlled New York. Essi garantiscono l’accesso ai sistemi di voto. I cybersecurity centres di New York vengono operati dalla Israel-based SOSA, una piattaforma innovativa globale connessa alle forze armate israeliane e alla Jerusalem Venture Partners, incaricata di far diventare New York la capitale cyber del mondo. La SOSA è a sua volta legata a un network ultra-sionista conosciuto come Mega Group. Il Mega Group e l’unità 8200 hanno legami con la ganga pedofila ultra-sionista israeliana facente capo a Jeffrey Epstein che ha gestito per conto della Mossad una rete di perversione sessuale finalizzata a svolgere operazioni di ricatto internazionale, con importanti e celebri clienti presi in trappola, come Bill Clinton e il principe Andrea d’Inghilterra. Donald Trump, in mano ai Sabbatiani-Frankisti, ha dato a questi soggetti tutto il necessario per il raggiungimento dei loro scopi, incluso il trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme per il totale controllo della città santa dove si intende localizzare il governo mondiale della tecnocrazia globale.

LA CINESIZZAZIONE DEL MONDO INTERO STA AVANZANDO A RITMI VERTIGINOSI

La Cina è già da tempo entrata in questo ordine di idee e sta attuando un regime basato sulla distopia tecnologica.Uno stile di vita basato sul sacrificio, sulla sofferenza e la privazione delle fondamentali libertà individuali. Per arrivare a questo sta lavorando ai limiti in tutte le aree necessarie al totale controllo umano, in linea con quanto fa Israele, in linea con i supporter della AI-Intelligenza Artificiale. È da anni -aggiunge David Icke- che vado dicendo queste cose, e cioè che la Cina di oggi rappresenta e anticipa il mondo come sarà domani, a meno che l’umanità non si desti dal suo colpevole torpore e apra i suoi occhi, mettendosi coraggiosamente di traverso. La polizia londinese sta già installando fotocamere di riconoscimento facciale made in China. Da documenti svelati all’inizio del 2020, l’Unione Europea si sta preparando a connettere i database nazionali col suo sistema di database di riferimento chiamato Prum.

CHI CONTROLLA LA MONETA CONTROLLA IL MONDO INTERO, VEDASI LA STORIA DI GEORGE SOROS

Da tutto questo quadro possiamo capire il perché le più aggressive Silicon Valley corporations hanno così tanti legami con la dittatura cinese nonostante esse siano in fin dei conti possedute dal Cult. Di fatto il global banking è una tecnocrazia Cult dove gli esperti finanziari prendono le loro decisioni senza alcun disturbo o molestia da parte dei manager ufficiali delle banche.

È bene ricordare che chi controlla la moneta controlla il mondo. Lo sa troppo bene un tizio chiamato George Soros, capace di giostrare valanghe di dollari in nero ed esentasse senza che nessuna autorità legale e politica abbia mai potuto muovere un dito contro di lui e contro il suo Quantum Fund. (The Quantum Group of Funds sono fondi privati basati a Londra, New York, Curaçao e isole Cayman. Stanno saldamente nelle mani di George Soros, classe 1930, tramite la sua perla finanziaria Soros Fund Management. Soros creò il fondo nel 1973 in partnership con Jim Rogers).

Non solo questo. Soros, dopo aver gabbato il mondo intero, dopo aver tentato invano di far cadere la lira italiana e l’Italia, dopo aver fatto cadere il Baht thailandese e aver distrutto le Tigri Asiatiche che viaggiavano a doppia cifra, dopo aver fatto cadere persino la sterlina inglese, dopo aver installato alla Casa Bianca i Clinton e gli Obama, dopo tutto questo nessuno lo ha mai messo agli arresti. È stato invece premiato con l’honoris causa all’ateneo bolognese grazie a Romano Prodi, e in più ha trovato libero accesso alla direzione della Banca Mondiale. Il suo ex socio Jim Rogers (classe 1942) non se la cava affatto male grazie alla sua Beeland Interest Inc basata in Singapore, dove fa pure il commentatore finanziario.

LE AGENDE DELLA TECNOCRAZIA E DI BILL GATES PORTANO L’UMANITÀ VERSO IL BARATRO

Una parte strategica basilare viene giocata dalla Bank for International Settlements (BIS) di Basilea-Svizzera, ennesima creazione del gruppo Cult Rothschild-Rockefeller, un autentico bastione della tecnocrazia. Alla luce di questi fatti, si comprende l’impotenza dei politici di fronte ai tecnocrati della Silicon Valley e di fronte all’impatto globale che questi tecnocrati hanno sulla vita di ogni essere umano sulla terra. I governi del mondo intero sono stra-dominati da tecnocrati di vario tipo chiamati task force, che sono al servizio del Deep State. Dal momento che le esigenze basiche della società odierna richiedono più esperienza tecnica, il sistema educativo umano dovrebbe addirittura abolire le arti liberali che indirizzano verso soluzioni moralistiche superate ed obsolete.

David Icke osserva da lungo tempo Bill Gates e le sue fondazioni rilevando che, ogniqualvolta Gates appoggia ed organizza qualcosa, tale qualcosa si rivela micidiale per l’umanità. Questo vale per le vaccinazioni mondiali, per la GAVI Vaccine Alliance, e per l’intera agenda che Bill Gates conduce per conto dei suoi padroni nascosti.

FUSIONE NEL CLOUD DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E NELLE MISTIFICAZIONI SUL CLIMA

I cultisti del clima stanno spingendo per smantellare e distruggere in toto la presente economia e rimpiazzarla con un sistema tecnocratico attento fanaticamente ai fattori climatici. Il principe Carlo d’Inghilterra ha sollevato questo problema alla ultima conferenza di Davos a Gennaio 2020. Stessa idea espressa da papa Francesco, altro patito che vuole un “diverso tipo di economia”. La fine della proprietà privata ventilata dal rockefelleriano dr Richard Day ancora nel 1969, e gli stessi mantra odierni della manovrata Greta Thunberg e dei suoi seguaci, rientrano nella politica tecnocratica in atto nel pianeta.

Uno studio della UK House of Commons Library prevede intanto che nel 2030 l’1% possederà il 64% della ricchezza mondiale. Il sionista, nonché estremista AI, Ray Kurzweil aggiunge che nel 2030 tutti i cervelli umani saranno connessi con la AI e con il Cloud. “Man mano che la tecnologia diventa largamente superiore a quello che noi siamo, la piccola fetta di persone tuttora rimaste intatte tende a diventare più piccola e più piccola ancora, fino ad essere del tutto trascurabile”. “L’individualità della percezione umana diventerà storia quando verrà sostituita da una Intelligenza Artificiale AI e da una Coscienza Collettiva.”

TUTTI MESSI IN RIGA DALLA DARPA, UNA DELLE PIÙ SINISTRE ORGANIZZAZIONI DEL PIANETA

Questo livello di Artificial Intelligence AI è la vera forza che ha orchestrato la sottomissione e la schiavizzazione dell’umanità, quella forza conosciuta dalle diverse culture e religioni come Demoni, Angeli Caduti, Chitauri, Illuminati. Alla fine l’Intelligenza Artificiale conosce l’umanità molto meglio e molto di più dell’umanità stessa. Di tutti questi magnifici regali possiamo ringraziare tutti questi falsi profeti come Zuckerberg, Brin, Page e simili, bravissimi a dire una cosa e farne un’altra con grandi applausi dei loro fedeli.

Il SWS (Sentient World Simulation) predice e manipola il comportamento umano individuale e di massa, e opera sotto il comando della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), una delle più sinistre organizzazioni esistenti al mondo, arma tecnologica del Pentagono e forza che controlla le corporazioni della Silicon Valley per conto del global Cult, legata alla nascita di Google ed operante in parallelo con la CIA. La DARPA si vanta anche di aver creato Internet a cui serviva una tecnologia militare. La DARPA è in pratica alla base dell’SWS e dell’AI che sono costantemente impegnati nella elaborazione dei dati e nelle procedure di controllo su ogni uomo, donna e bambino del pianeta, esaminando ogni singolo comportamento e ogni correzione necessaria.

SUB-UMANI E POST-UMANI CHE SI ARRABATTONO IN UNA CIVILTÀ DEGENERATA E FRANANTE

L’estremista Ray Kurzweil parla apertamente di questa connessione AI al cervello umano. Gli interessa di vendere questa idea più che di nasconderla. Vuole far credere che la connessione AI ci renderà tutti dei super-umani, mentre il loro piano reale è di fare di tutti noi dei sub-umani e dei post-umani. Lo sviluppo dei computer quantici, infinitamente più potenti e capaci dei normali computer convenzionali, porterà ogni cosa ad altri livelli, in linea con lo sviluppo 5G. Il pensiero umano diventerà totalmente AI.

Lo stesso prof Oren Etzioni, CEO-Chief Executive Officer della Allen Institute for AI, si è chiesto “How to know if Artificial Intelligence is about to destroy human civilisation?” (Chi può mai dire se l’Intelligenza Artificiale non andrà a distruggere la civiltà umana?).

INTERNET DELLE COSE E TECNOLOGIA 5G FINALIZZATI AL CONTROLLO TOTALE

Come dire che l’umanità deve prepararsi a vivere immersa in una sorta di super-intelligenza robotica. Il livello AI viene raggiunto quando non riusciamo a distinguere se stiamo conversando con un umano oppure con un computer. Il mondo, purtroppo, sta andando velocemente in quella direzione. Si sta realizzando l’Internet delle Cose, dove ogni aspetto della vita, apparecchiature domestiche, veicoli, sistemi di riscaldamento, sistemi di sorveglianza, saranno connessi a Internet e controllati da Internet. L’Internet delle Cose è cruciale per la tecnocrazia e per le sue ambizioni di controllo su tutti gli aspetti della vita umana, come è cruciale il 5G e il controllo digitale dell’informazione tramite la censura della Silicon Valley.

NON SARÀ CHE L’UNICA COSA DAVVERO SMART È DI STARE DALLA PARTE DELLA NATURA ?

Smart sta per intelligente. Abbiamo smart tv con telecamere e microfoni, smartphones, smart doorbells con telecamere, smart meters, smart cards, smart cars, smart driving, smart pills, smart watches, smart streets, smart cities. Ogni tecnologia definita smart è designata a interconnettersi alla griglia globale, alla sub-realtà tecnologica che isola la coscienza umana dalla Consapevlezza Infinita già conferitaci da Madre Natura.

Amazon promuove un suo aggeggio chiamato Ring per la protezione e la comodità domestica, qualcosa di utile e di benefico a suo avviso. Più che un arricchimento, un inserimento artificioso di un cavallo di Troia all’interno delle nostre case. Il Ring ha oltre 600 contratti con agenzie di law enforcement nell’intero paese, e il numero di collegamento con la polizia in particolare è in continua crescita. E non c’è stato nemmeno un dibattito pubblico se queste associazioni debbano in prima luogo esistere.

SINDROME DI ANSIETÀ SEPARATORIA E TOTALE DIPENDENZA DA CELLULARI

Oggi 95 americani su 100 hanno accesso a cellulari. La gente non può vivere senza di essi. La dipendenza e la schiavitù è ormai quasi totale. La conversazione, la comunicazione e i rapporti inter-umani risultano letteralmente devastati. Viviamo nel mondo dei controlli e dei microchip. Non mi riferisco -dice David Icke- a quelli che possiamo vedere e che spesso accettiamo stupidamente di farci impiantare. I più sinistri e insidiosi di tutti sono i nano-microchips invisibili all’occhio umano, conosciuti come smart dust o polvere intelligente, o anche come polvere neurale, e che vengono rilasciati nell’atmosfera affinché la popolazione, ignara di quanto accade, li respiri.

Esistono piani segreti per indurre la gioventù in una totale dipendenza da smartphones e vari aggeggi elettronici di nuova generazione. Nelle scuole americane, che hanno obbligato gli studenti a privarsi di tali apparecchi durante le ore scolastiche, si è rilevato che gli studenti stessi soffrivano terribilmente di una sindrome da “ansia da separazione”.

LA TECNOLOGIA 5G NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LE PRECEDENTI BANDE ELETTROMAGNETICHE

Il Cult vuole farci credere che il 5G sia soltanto la nuova fase più avanzata e logica dopo l’1G, il 2G, il 3G e il 4G, mentre di fatto esso è una banda di frequenze del tutto nuova chiamata Onde Millimetriche, e quindi un gioco del tutto diverso da quelli precedenti, pure non privi di dannosità provate e circostanziate. Il 5G opera nella banda di onde millimetriche dello spettro elettromagnetico. Esiste un documento datato 1974 proveniente dalla Russia sovietica con dettagli sugli effetti delle onde 5G su virus e patogeni e sugli effetti avversi di riproduzione. È indispensabile che le conseguenze devastanti sulla salute, procurate dal 5G vengano attentamente valutate e comunicate al pubblico prima di avvolgere i nostri bambini e il nostro ambiente con queste radiazioni. La realtà è che l’agenzia DARPA del Pentagono, non ha soltanto inventato Internet usandolo come tecnologia militare, ma si distingue anche come piattaforma decisamente anti-umana. Qualunque cosa voglia o crei o inventi la DARPA risulta essere pessima e micidiale per l’umanità.

SILICON VALLEY POSTO MALATO, GUIDATO DA GENTE MALATA CON TANTO DI AGENDA MALATA

I giganti della Silicon Valley come Facebook e Google (YouTube) hanno connessione fondamentale con la DARPA e il Pentagono, al pari di Microsoft e di Amazon. Tutte sono al centro della società di sorveglianza controllata dal sistema AI. Regina Dugan, promotrice del trans-umanesimo e del post-umanesimo, ha diretto il DARPA dal 2009 al 2012, prima di essere chiamata a dirigere Google e poi Facebook nel 2016. Una brillante carriera davvero. Il suo boss Mark Zuckerberg parla spesso del fabbisogno di una super-struttura per far avanzare l’umanità. L’avvocato del post-human Ray Kurzweil, pure dirigente Google e co-fondatore della Singularity University nella Silicon Valley, cerca oggi di promuovere una AI più umanizzata.

Ho tutte le più buone ragioni per definire la Silicon Valley come la Piattaforma Mondiale del Diavolo, un posto malato guidato da gente malata dotata di una agenda malata destinata all’umanità, conclude David Icke. I grandi nomi della Silicon sono tutti tecnocrati portati a pilotare il mondo in una tecnocrazia devastante e insostenibile. Ne fanno parte integrante Zuckerberg, frontman di Facebook, Brin e Page di Google, Jeff Bezos di Amazon, ma anche Elon Musk della Tesla e della SpaceX. Zuckerberg par abbia versato 500 milioni di dollari per comprarsi sale di conteggio voti, scrutatori e personale impegnato alle elezioni presidenziali, allo scopo di far vincere Biden.

ESTREMA PERICOLOSITÀ DI UN MANICOMIALE ELON MUSK

Elon Musk in particolare è un soggetto estremamente arrogante e pericoloso per la libertà e la salute dell’uomo. Il suo progetto Starlink prevede il lancio di 12.000 satelliti a bassa orbita tesi a ricoprire la terra con Wi-Fi e 5G. Già nel 2019 ne ha lanciati 60, causando notevoli danni e interferenze alle osservazioni ufficiali, figurarsi se ne lanciasse 12.000. Quanti cancri alla pelle causerebbe? Quante altre malattie provocherebbe? Quanti problemi psicologici dal 5G trasmessi dalla spazio? La pelle e i dotti sudoripari interagiscono direttamente col 5G. Le attività di Musk sono tipiche di una tecnocrazia dove soggetti come lui fanno quello che gli comoda senza che la gente possa fare la benché minima obiezione. Il Cult incoraggia del resto i politici a trasformare le democrazie in tecnocrazie.

VACCINI OBBLIGATORI E TECNOLOGIA 5G VANNO PERICOLOSAMENTE A BRACCETTO

Non mancano gridi di allarme da parte di personaggi legati al sistema dominante. Frank Clegg, ex-presidente della Microsoft Canada ha intrapreso una missione mirata a informare sui danni del 5G alla salute e al DNA della gente. Abbiamo infatti un DNA assai vulnerabile a questo tipo di radiazioni. John Patterson, ingegnere australiano esperto in telecomunicazioni mette in evidenza che tutta la tecnologia elettromagnetica è potenzialmente dannosa, inclusa la 3G e la 4G. Patterson ha dichiarato che alle varie Telecom sta crescendo l’apprensione per il numero di suicidi innescati tra i giovani dalle onde elettromagnetiche, dagli smartphones e dalle antenne.

Ricordarsi che quando fai una chiamata la torre rimanda una radiazione dedicata e specifica al tuo cellulare, nel contempo si attua una irradiazione tutta intorno a te. Importante dunque minimizzare il numero di chiamate e i tempi di chiamata specie se in luoghi chiusi e nei mezzi di trasporto pubblico. I test sui danni da contatti inter-cellulari vengono effettuati su singole chiamate, mentre la gente viene spesso esposta a più chiamate simultanee. Pertanto i test danno risultati poco affidabili. Patterson paragona un treno affollato e con diverse chiamate incrociate a un gigantesco forno a micro-onde. Da rilevare poi che la ex-ministro della salute italiana Beatrice Lorenzin, fautrice delle famigerate vaccinazioni obbligatorie, si sta pure distinguendo in Parlamento nelle politiche di installazione degli impianti 5G, una coerenza non affatto casuale. Una vera eroina agli occhi del Cult.

INTERFERENZE E SCONVOLGIMENTI DA PARTE DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI ARTIFICIALI

La realtà dimostra che i campi elettromagnetici creati artificialmente interferiscono con i campi naturali e li sconvolgono, per cui le conseguenze sono cumulative e a volte catastrofiche. Uno dei maggiori effetti si ha sulla polarity spin delle body cells, ovvero sulla polarità rotatoria delle nostre cellule. Il corpo è come una trottola caricata tramite campi e onde naturali. È la sincronicità di questi campi ad appartare buona salute. Quando veniamo de-sincronizzati, semplicemente ci ammaliamo. La continua esposizione alla polarizzazione artificiale dei cellulari diminuisce la nostra capacità di distinguere il naturale dall’innaturale e pertanto ci impedisce di mantenere i nostri equilibri.

LA TECNOLOGIA 5G È QUANTO DI PIÙ DANNOSO E IRRESPONSABILE SIA MAI STATO CONCEPITO

Interessanti pure le osservazioni del prof Martin Paul, docente di biochimica e scienze mediche di base alla Washington State University. Oltre che confermare i gravi effetti depressivi del 5G sull’uomo, ci sono da mettere in conto ulteriori disastri ecologici. Prevede infatti che molti altri organismi subiranno danni, e si riferisce a insetti, uccelli, piccoli mammiferi e anfibi. Tra le vittime pure le piante, i grandi alberi in quanto dotati di apparati fogliari e di organi riproduttivi altamente esposti. Inserire decine di milioni di antenne 5G, senza nemmeno un singolo test biologico sulla sicurezza e sull’impatto di lungo periodo, è la più stupida e irresponsabile idea nella storia dell’umanità. Il 5G presenta rischi e minacce mai visti e sperimentati prima, minacce esistenziali alla nostra sopravvivenza.

LA RISONANZA DI SHUMAN DOVREBBE METTERCI IN GUARDIA

A conferma delle tesi di Patterson e di Pall, ci sono i concetti sulla Shuman Cavity Resonance esposti dal fisico tedesco Wilfried Otto Shuman (1888-1974), per il quale l’impatto delle radiazioni tecnologiche sulle frequenze naturali del pianeta sono devastanti. Il campo elettromagnetico naturale opera nelle frequenze estremamente basse chiamate ELF range tra i 6 e gli 8 hertz, che è poi la banda di frequenza dell’attività cerebrale umana e di tutti i sistemi biologici terrestri. La frequenza di 7.83 è quella dove veniamo inter-connessi in modo armonico ed unitario. Noi facciamo parte di un vasto sistema elettrico universale e interagiamo col campo magnetico. Gli umani hanno un flusso di energia elettromagnetica che entra attraverso la sommità del capo (crown chakra) e viene distribuita in tutto il corpo. Il termine salute significa equilibrio e armonia. Questa interazione con the Field (con il Campo) ha un profondo impatto sulle oscillazioni del campo-umano che sono poi la vita concreta di ogni giorno. Quando l’oscillazione si ferma il corpo muore, quando l’oscillazione si indebolisce noi pure ci indeboliamo. Lo stesso tipo di interazione si applica all’intero ecosistema. Questo è il motivo per cui molte api e molti insetti stanno scomparendo.

ALLONTANAMENTO DALLA NATURA E PATOLOGIE IN FORTE AUMENTO

Se pensiamo allo spaventoso incremento di diabete (alterato metabolismo zuccheri), alle cardiopatie (alterata frequenza battiti), al cancro (distorta crescita cellulare causata anche da interferenze elettromagnetiche), c’è davvero di che riflettere. È forse una coincidenza casuale che in questi ultimi anni i casi di demenza mentale risultino moltiplicati esponenzialmente? Siamo fortemente danneggiati da questi fenomeni innaturali, mentre il Cult contrabbanda le false crisi del cambiamento climatico e le baggianate dei movimenti verdi stile Greta Thunberg. Balene e delfini che navigano secondo i principi di Shuman si arenano sempre più spesso nei litorali, mentre grandi numeri di uccelli migratori e di insetti vengono pure colpiti da confusione direzionale. Il fisico tedesco Wolfang Ludwig conferma che la misurazione della risonanza di Shuman è diventata impossibile nelle città per causa dell’inquinamento elettromagnetico da cellulari, costringendo a fare i test in zone marine limitrofe. Almeno 20 milioni di persone nel mondo sono state severamente danneggiate dai cellulari e dalle antenne, al punto di non poter più persino lavorare.

DISIDRATAZIONE, DEPRESSIONE, APATIA E INDIFFERENZA

Ora il 5G viene installato con massima disinvoltura intorno alle scuole e agli ospedali di tutto il mondo. Il nostro sangue è liquido e il wi-fi lo danneggia in quanto opera nella stessa banda di frequenze dei forni a microonde, designati per energizzare le molecole d’acqua. I microonde seccano il cibo e il wi-fi causa disidratazione del corpo umano. Le conseguenze per il corpo e la mente includono depressione e suicidi in forte aumento. L’apatia e l’indifferenza sono pure sintomi comuni che il Cult è interessato a promuovere nella massa, per renderla obbediente e compiacente.

SPAZZATURA SCHIFOSA ALL’INTERNO DEI VACCINI

Il Cult vuole evidentemente una popolazione dipendente e legata a cibo spazzatura, bevande spazzatura, farmaci spazzatura, onde cellulari spazzatura, tutto spazzatura e tutto prodotto dalle Cult Corporations. Tanto per capirci, questo è il sommario degli ingredienti vaccinali e delle sostanze usate nella fabbricazione dei vaccini: tessuti di feti abortiti, alluminio, thimesoral a base di mercurio, siero albuminico umano, stabilizzanti, emulsionanti, antibiotici, residui di cellule umane e animali, organismi geneticamente modificati, e tante altre schifezze similari. Oltre che a shock anafilattico, a meningite, encefalite, disordini endocrini e immunitari, oltre a sindromi neurologiche tipo autismo e a pesanti sindromi respiratorie stile Covid malcurato, c’è una lunga lista di altri effetti collaterali causati dai vaccini. Aldous Huxley disse molti anni fa che la scienza medica sta facendo così tanti progressi che ben presto nessuno al mondo sarà più sano. Intanto l’industria dei vaccini è passata da 1 miliardi di dollari/anno a 50 miliardi, e Bill Gates continua a festeggiare.

CORSA AI VACCINI: UNA IDIOZIA SENZA EGUALI NELLA STORIA

Tra i maggiori protagonisti e benemeriti della salute troviamo in testa Bill Gates e Melinda, oltre che il George Soros della Open Society Fundation, nonché la Chelsea Clinton. Uno dei giornali della Rockefeller in aprile 2020 sollecitava la creazione di un data-base mondiale del DNA con testing di massa e relativo tracciamento per tutti gli americani. La grande farsa Covid sta giustificando ogni possibile crimine contro la libertà umana. L’idea che un vaccino possa essere sviluppato in pochi mesi, per un virus di cui nessuno ha provato l’esistenza, di cui nessuno ha dimostrato la pericolosità, suona per lo meno bizzarra. Una idiozia senza uguali nella storia.

CI SONO ANCHE LE BELLE NOTIZIE

Le conseguenze economiche della farsa Covid stanno sotto gli occhi di tutti. Aziende distrutte, disoccupazione, rovina, incremento tragico di suicidi, abusi di droga, violenze famigliari. Il prof Michael Levitt della Stanford University ha dichiarato che i lockdown e le limitazioni correlate non salvano vite ma al contrario ne stanno distruggendo a piene mani. Le scelte disgraziate comportano conseguenze disgraziate, non può essere altrimenti. Tutte queste cose appaiono grottesche e allucinanti. Non è affatto mia intenzione aggiungere spavento a spavento, panico a panico.

Vorrei pertanto terminare con qualche dato confortante. La bella notizia è che non tutto il male viene per nuocere. La bella notizia è che il popolo è costretto suo malgrado a pensare e a riflettere, a chiedersi finalmente se è giusto vivere in questo stato manicomiale, se è giusto guardarsi in cagnesco, se è giusto affrontare gente in fase di soffocamento progressivo, gente che maschera e nasconde naso e bocca come fosse qualcosa di naturale.

SI STANNO RECUPERANDO I VALORI PERSI PER STRADA

La bella notizia è che si stanno recuperando i valori persi per strada. William Osler (1849-1919), padre della medicina moderna, ha dichiarato a suo tempo che “One of the duties of the physician is to educate the masses not to take medicines”. (Uno dei compiti basilari di un medico saggio e onesto è quello di educare le masse a non assumere medicinali). Vivesse oggi, Osler sarebbe alla testa del Movimento Mondiale No-Vax. Vero è che dovunque ti muovi, scuole, governi, televisioni, Vaticano, e istituzioni varie tengono banco. Vero è che l’errore, l’imbroglio e la corruzione tengono banco. Vero è che il sistema medico contemporaneo è diventato una minaccia per la salute umana, come ammoniva profeticamente Ivan Illich. Ma noi abbiamo dalla nostra parte la sicurezza e la prova che batteri e virus naturali sono innocenti e sono pure indispensabili, parte integrante della vita. Abbiamo dalla nostra parte il migliore segreto della Medicina Naturale: Given the right conditions, the body heals itself, because it loves to be healthy, nelle parole del grande medico Michael Greger. In altre parole il corpo non va mai contro se stesso. Lo stiamo ripetendo ormai da anni. Qualcuno si accorgerà di noi e finirà pure per ringraziarci non solo a parole.

Valdo Vaccaro

DISCLAIMER: Valdo Vaccaro non è medico, ma libero ricercatore e filosofo della salute. Valdo Vaccaro non visita e non prescrive. Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

FONTE: https://www.valdovaccaro.com/una-societa-malata-diretta-da-gente-malata-con-in-mano-unagenda-malata/

 

 

 

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Dopo l’assedio di Capitol Hill, Twitter ha deciso di bloccare in modo permanente l’account di Donald Trump da 88 milioni di follower. Il rischio, secondo il social network, è che in futuro il presidente uscente possa nuovamente incitare all’odio e alla violenza.

“Dopo aver revisionato i più recenti tweet di @realDonaldTrump e averli contestualizzati, analizzando come vengono recepiti e interpretati su Twitter e fuori, abbiamo deciso di sospendere permanentemente l’account per evitare ulteriori rischi”, – ha fatto sapere il social network nella sua nota ufficiale.

Twitter ha dato il buon esempio e pochi minuti dopo anche Facebook e Instagram hanno bandito The Donald.

Gianluca Comin, Professor Communication Strategy, Luiss Guido Carli di Roma
© FOTO : GIANLUCA COMIN
Gianluca Comin, Professor Communication Strategy, Luiss Guido Carli di Roma

Si tratta di una difesa della democrazia o censura? Una azienda privata può avere una funzione pubblica? Per parlarne Sputnik Italia ha raggiunto Gianluca CominProfessore di Communication Strategy presso la Luiss Guido Carli di Roma.

— Professore Comin, qual è la Sua lettura della “chiusura permanente” dell’account personale del presidente uscente Donald Trump per il quale Twitter era da sempre un importante mezzo di comunicazione? Aspettava una mossa del genere che praticamente ha lasciato Trump senza la sua “arma” preferita? 

— Era ipotizzabile che Twitter potesse arrivare all’estrema decisione di chiudere l’account di Trump dopo settimane in cui cancellava i suoi tweet più controversi, anche se questa scelta ha sollevato un grande dibattito tra gli esperti.

Per Trump è nell’immediato un grande problema, perché proprio attraverso il social network ha alimentato il suo storytelling, mobilitando la sua base politica. Molta parte della comunicazione che non vuole passare attraverso i media mainstream deve oggi necessariamente fare ricorso ai social network e alla comunicazione digitale e per un politico non poterlo più fare è indubbiamente un grave danno. Nel giro di pochi mesi la comunicazione, i suoi flussi e i suoi strumenti sono stati completamente stravolti. Ricordo, ad esempio, la necessità, nata a seguito della pandemia, di verificare la veloce e incontrollata diffusione di fake news attraverso sistemi di fact-checking.

— Le convincono le spiegazioni di Twitter che ha preso questa decisione “in seguito alle ripetute violazioni delle regole da parte di Trump, che avrebbe “incitato anche il popolo alla violenza”? Oppure ha ragione il Tycoon quando parla della “violazione della libertà della parola” e “cospirazione” contro di lui?  Perché come il bersaglio è stato scelto proprio Trump, visto che ci sono dei vari leader mondiali che usano Twitter in maniera simile? 

— Twitter è una società privata e ovviamente avrà valutato le conseguenze legali della sua scelta. La mia opinione è che la libertà di espressione e parola è un bene superiore e che non può essere condizionata dalle decisioni discrezionali e autonome di un gruppo di manager che di volta in volta possono decidere chi censurare e chi no.

Oggi Trump, domani un governo legittimo di un Paese o un leader di un movimento di liberazione o che altro? Ci vogliono regole chiare e condivise per evitare fake news o l’uso massiccio di boots che possono distorcere il dibattito politico e un regolare confronto elettorale. Ma queste regole le devono fare governi legittimamente eletti o istituzioni sovranazionali e non dei privati, chiunque essi siano, come rimarcato da Angela Merkel o dal ministro francese Bruno La Maire.

No alle censure, dunque, ma allo stesso modo credo si debbano impedire anche i blackout informativi che certi Paesi hanno imposto chiudendo i social network che amplificavano proteste sociali o politiche.

— Che effetto potrebbe avere il blocco sulla reputazione dello stesso Twitter, visto che dopo la sospensione dell’account di @realDonaldTrump i titoli del social network hanno perso il 2,78% nelle contrattazioni after-hours a Wall Street?

— Come in altri casi, l’effetto potrebbe essere un boicottaggio su scala globale. Centinaia di migliaia di iscritti potrebbero cancellarsi dal social network con pesanti ripercussioni sul business, come dimostra il crollo a Wall Street nella giornata odierna.

Vedo inoltre crescere un dibattito sulla libertà di espressione che non fa certo bene a Twitter dal punto di vista della reputazione. Ricordiamo, infine, la sentenza dello scorso luglio: una commissione di tre giudici della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Secondo Circuito, a New York, ha deliberato all’unanimità che il Presidente Trump ha violato la Costituzione impedendo alle persone di seguire il suo account Twitter perché lo hanno criticato o deriso. Queste controversie certamente non aiutano la reputazione del social e fanno riflettere sul potere che questo esercita sull’informazione.

— Secondo lei, questo tipo di censura potrebbe spingere verso la nascita delle piattaforme alternative? Che taglio avranno?

— Penso di sì e saranno piattaforme omogenee per pensiero politico, quindi luoghi dove si scambieranno opinioni persone che la pensano allo stesso modo. Non saranno dunque luoghi interessanti per chi vuole dire la sua in modo diverso o vuole capire ed informarsi senza passare solo dai network tradizionali e mainstream, ma si accentuerà invece la tendenza a creare delle “Filter Bubble”, ovvero luoghi dove il pensiero si confronta sempre più con opinioni omogenee.

Certamente, l’esempio di Telegram che ipotizza ulteriori frontiere tecnologiche, ci fa riflettere sulla possibilità di cercare e creare volontariamente metodi alternativi per “sfuggire” alla censura. Dunque, ora più che mai, sicurezza cibernetica, informatica e informazione si intrecciano dando vita, forse, a nuovi sistemi e modi di intendere la comunicazione: la strada è tutta in salita e certamente da valutare passo dopo passo, anzi, post dopo post.

FONTE: https://it.sputniknews.com/intervista/202101129996295-comin-luiss-oggi-twitter-blocca-trump-domani-inevitabilmente-tocchera-ad-altri/

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

LA MORTE CIVILE: IL CREATORE DI GAB E LA SUA FAMIGLIA TUTTI BANNATI DA VISA. Ora capite il pericolo dei pagamenti elettronici?

 

Gennaio 12, 2021 posted by Guido da Landriano

Per chi ancora non lo conoscesse GAB è una sorta di twitter alternativo, abbastanza diffuso e funzionante, che pratica la libertà di espressione in modo piuttosto ampio. Nonostante come lo presentino i soliti  mass media (“Ultradestra” etc etc,) non troverete nulla di particolare . Dopo il ban da twitter molti trumpiani si sono mossi su quelle sponde, piuttosto bene accolti

Fatta questa premessa adesso capirete cosa succede ad opporsi al sistema mainstream.  Applicando alla lettera il sistema del social credit cinese,. cioè dando ujn altissimo credito a chi si allinea esattamente alle volontà del partito, ma mettendo socialmente agli arresti chi non si allinea, la VISA, il sistema di pagamento e di carte di credito, ha bannato dal proprio network GAB. Non è il primo caso del genere, ma la società di pagamenti non si è fermata a questo. Come scrive il CEO di Gab, Andrew Torba, VISA ha fatto le cose per bene:

Questa settimana ci è stato detto che non solo Gab è nella lista nera di Visa come azienda, ma anche il mio nome personale, numero di telefono, indirizzo e altro sono stati inseriti nella lista nera da Visa. Se domani volessi lasciare Gab (cosa che non accadrà) e avviare un chiosco di limonate, non sarei in grado di ottenere i pagamenti elettronici per questo business. Semplicemente perché il mio nome è Andrew Torba. Se mia moglie vuole avviare un’impresa non potrà ottenere la partecipazione al sistema dei pagamenti perché vive al mio stesso indirizzo e verrebbe segnalata da Visa.

Torba sottolinea come non è una questione di affidabilità finanziaria, dato che che il suo “Fico score” , il suo punteggio di affidabilità, è quasi il massimo, (800 su 850) , paga le sue bollette ed ha una vita normale con moglie e figlia. Ora, in un processo molto simile a quelli staliniani , la colpa per aver creato un sistema social alternativo ai quelli accettati dalle grandi corporation viene a cadere anche sui suoi figli, come una sorta di peccato originale.

Il Governo sta cercando in ogni modo di incentivare l’uso della moneta elettronica ma questo, ricordatevelo, vi espone agli arbitri di un pugno minuscolo di società di pagamento che possono togliervi l’accesso ai soldi da un momento all’altro, non per problemi di affidabilità, ma, magari, perchè non la pensate esattamente come loro. Per questo m otivo il contante è libertà, perchè quando lo avete potete pagare indipendente dal vostro pensiero politico, credo religioso, razza, età. Il famoso “Cashback”, cioè i soldi regalati ai ricchi, non sono solo un errore sociale e di politica economica, sono anche un vero e proprio attacco la libertà personale. Ricordatevi che oggi colpiranno una persona a voi indifferente, ma domani potreste essere voi.

FONTE: https://scenarieconomici.it/la-morte-civile-il-creatore-di-gab-e-la-sua-famiglia-tutti-bannati-da-visa-ora-capite-il-pericolo-dei-pagamenti-elettronici/

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

SCONVOLGENTI SCENARI DI GUERRA TRA USA E CINA

  • Notizie-Bomba – Edizione Straordinaria
  • Dalle pesanti frodi elettorali agli incidenti del Campidoglio
  • Trump dichiara la Legge Marziale interna e scatta un inevitabile conflitto armato con la Cina
  • Pericoloso coinvolgimento dello Stato Italiano, del Governo Conte e del Vaticano
  • Non si tratta di previsioni ma di fatti autentici e in corso di svolgimento già nelle prossime ore di Martedì 12 Gennaio
  • Fatti drammatici e concreto rischio di catastrofe

INFORMAZIONE NEGATA AL POPOLINO UBRIACO DI AMUCHINE MASCHERINE E VACCINI

Cominciamo col dire che mentre la massa, il popolino dei vari paesi, in particolare quello italiano ed europeo viene tenuta a bada e distratta con le idiozie e le corbellerie del virus, stanno accadendo sul piano strategico, militare, diplomatico e sul piano dei servizi segreti, gli eventi più intensi, insidiosi e drammatici della storia mondiale. Una conflagrazione mondiale strisciante ma pronta a esplodere in qualsiasi istante nei giorni che vanno da oggi Sabato 9 a Giovedì 21 Gennaio.

INUTILITÀ DEGLI ESSERI UMANI NORMALI

Come mai questa disattivazione planetaria di 8 miliardi di persone da accadimenti così decisivi per la sorta dell’umanità? Semplicemente perché per il momento è stato deciso che la gente non conta e non vale niente ai fini della guerra in atto. Non può essere usata come carne umana sacrificale da macello. L’uomo non può essere mandato in trincea come nel passato. Meglio pertanto distrarla, controllarla, tenerla al guinzaglio e sottochiave, privarla di ogni autentica informazione, tenerla sedata e cloroformizzata tra museruole e tamponi. Il teatro di battaglia non prevede masse pensanti, protagoniste e reattive, difficilmente controllabili, ma truppe selezionate di marines, truppe di intervento rapido e mirato, dotate di sofisticate armi tecnologiche. Prevede armamenti sofisticati, droni, missili intelligenti, aerei spia, satelliti, ordigni sporchi, armi climatiche, armi biologiche e armi cibernetiche. La gente in queste circostanze è un peso inutile.

SCONTRO EPOCALE TRA USA E CINA

Lo scontro fondamentale del momento è tra gli USA, paese leader mondiale ma pericolosamente frantumato e a rischio di disintegrazione, e una Cina pluto-comunista in fase di rapida lievitazione ed espansione. Una Cina in tumultuosa crescita anche se niente affatto priva di importanti divisioni e di tensioni interne sia a livello di popolo che a livello di Politburo. Una Cina che ha affinato ulteriormente le sue capacità di sopprimere e silenziare il dissidio interno e i moti di Hong Kong servendosi della sceneggiata virale in corso. Una Cina che ha imparato dai suoi avversari americani e dalla FED a coprire i suoi pesanti deficit di bilancio stampando moneta interna inflazionata e priva di valore reale, cioè il Biglietto Verde o dollaro per l’America e lo Yuan per la Cina. Solo che la Cina non si è accontenta di mimare i falsari statunitensi, ma li sta surclassando. La carta costa niente, basta trasformarla in valanghe di banconote colorate con l’immagine attuale di Mao Tse-Tung, o quella di Xi Jinping nel prossimo futuro.

FORMIDABILE SIGNORAGGIO BANCARIO DI STATO DA PARTE DEL REGIME CINESE

Un’inezia, un lavoretto divertente che si fa all’istante, un gioco da bambini. Non serve nemmeno la zecca e l’uso di costosi minerali. E con questa moneta cartacea miracolosa e inventata, senza il controllo di nessuno, compri, paghi, investi, sovvenzioni, agganci, corrompi, colonizzi e sottometti il mondo intero, ti infiltri nelle banche, nei governi e nei ministeri, acquisisci porti, aeroporti, ferrovie, miniere, crei campi di detenzione e rieducazione, sostieni le spese militari, foraggi il mainstream e i social, catturi i personaggi determinanti del pianeta, controlli a menadito le masse trasformandole in automi obbedienti privi di voce in capitolo e privi di ogni libertà. Oltre alla moneta ci sono ovviamente i titoli di credito internazionali, anche se per ora i paesi pretendono di essere ripagati in dollari. Proprio per questo gli astuti comunisti di Pekino puntano a issare la bandiera rossa e lo Yuan al posto del dollaro.

DESCRIZIONE PRECISA DI QUELLO CHE È OGGI LA CINA COMUNISTA

Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, in un suo duro discorso di ieri alla Voice of America, ha fatto una disamina chiara e dettagliata dei critici rapporti con il CCP, col Partito Comunista Cinese. La lezione è chiara. Abbiamo sbagliato tutto e più di tutto con la Cina. Il CCP sta cercando di impossessarsi in un modo o nell’altro di tutto quello che di buono abbiamo. L’America deve imparare a capire il mondo con cui la Cina sta indottrinando i suoi studenti. Se non ci educhiamo, se non facciamo una onesta disamina su quanto sta accadendo, verremo letteralmente schiacciati e saccheggiati da Pekino. Per lungo tempo abbiamo collaborato, scambiato, lavorato con la Cina pensando di portarla gradualmente verso i nostri valori di sviluppo e libertà, ma ci siamo sbagliati di grosso. Il CCP ha arraffato tutto, ha usato il terrore verso i suoi cittadini, ha usato la sua crescente ricchezza per costruire la propria tecnologia e il suo stato repressivo e liberticida in un modo mai visto e mai sperimentato nella storia umana. Xi Jinping ha nascosto le sue vere intenzioni.

UNA CINA ASSETATA DI POTERE MA INCAPACE DI PUNTARE A UN REALE E PACIFICO SVILUPPO

Negli ultimi 2 giorni, tra l’altro, è impegnato in una intensa campagna propagandistica intorno al mondo. Basta ascoltare le sue parole testuali. Punta al totale controllo interno, e vuole diventare la prima potenza mondiale. Sta lavorando duro su questo progetto che prevede un forte rafforzamento del People Liberation Army. Noi gente libera disponiamo delle migliori risorse, noi produciamo le migliori cose e dobbiamo essere orgogliosi di tutto questo, dobbiamo proteggere quanto facciamo per i prossimi 20 o 100 anni. Il CCP sa che non potrà mai raggiungere i nostri livelli innovativi ed avanzati. Essi hanno uno stato centralizzato, un regime basato sul terrore. La maggior parte di quanto producono è basato su tecnologia rubata, copiata o acquistata, non su qualcosa di sviluppato genuinamente all’interno. Non abbiamo nulla contro il popolo Cinese che ammiriamo e apprezziamo. Vogliamo e desideriamo cose buone e progresso per ogni abitante della Cina, questo sia ben chiaro. I Cinesi fioriscono e progrediscono in una società libera e aperta. Ma il CCP non offre questo tipo di opportunità e di diritti fondamentali. Il CCP è bravo a costruire campi militari e campi di rieducazione. Lo slogan del Partito Comunista è RRR, cioè Rob, Replicate, Replace ovvero ruba, replica e rimpiazza. Il CCP insegna a sopprimere la stampa libera la libertà di pensiero e di parola.

SEGUIRE LA VIA DEL DANARO PER COMPRENDERE QUANTO SUCCEDEE

Riprendendo il discorso sull’informazione, per capire dove va il mondo e per distinguere il vero dal falso, il buono dal cattivo, esistono due tipi di narrativa, una narrativa segreta e riservata, nascosta alla maggioranza, e una narrativa ufficiale e pilotata, laconica, manipolata e omertosa a uso e consumo della massa. Per capire le cose arcane e nascoste, occorre sempre “Sniffare e seguire la via del danaro”, ci hanno insegnato a prezzo della loro vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il ventre molle, quello più corruttibile e comprabile col danaro è costituito da tre componenti basilari che sono:

  • Big Pharma con tutti i suoi carrozzoni Aids-Sars-Ebola-Aviarie-Suine-Covid
  • Big Media o Mainstream, con giornali, riviste e reti televisive (CNN, New York Times, Washington Post, Time, Newsweek, ecc.)
  • Big Tech, ovvero Facebook, Google, Amazon, Twitter, Instagram, Youtube, ecc.

LA NARRATIVA UFFICIALE E DOMINANTE STA NELLE MANI DEL SINISTRISMO MONDIALE

Ed è per questo che vediamo un’azione martellante, monolitica e scabrosa a favore di mascherine-tamponi-vaccini-scafandri-siringhe-bare. Ed è per questo che tutte le reti informative ufficiali sono unilaterali e a voce unica nel non dire e nel non informare, tutte comprate da chi paga meglio e da chi paga in contanti, anche in danaro inflazionato-insicuro-intossicato, ma che offre ossigeno e potere a chi si sottomette. Ed è per questo che c’è un silenziamento progressivo e in forte accelerazione delle voci non allineate. La narrativa ufficiale è saldamente in mano alla Cina, alle sinistre, ai Massoni, ai Cinque Stelle, alla Merkel, a Buckingham Palace, alla Unione Europea, agli Agnelli, a Berlusconi, a Carlo de Benedetti, al Vaticano, ai Bilderberg, alla Commissione Trilaterale, ai grandi che si riuniscono a Davos in questi giorni a venire.

TOGLIERE LA CORRETTA INFORMAZIONE SUI FATTI È UN COMPORTAMENTO CRIMINALE

Per quanto riguarda i media nazionali ed europei si è persa l’occasione per agire con decenza e fare un minimo di bella figura, presentando i fatti con oggettività e raziocinio, dovere professionale del giornalismo. Notizie e interpretazioni storpiate e deformate dalla prima all’ultima pagina dei quotidiani di destra, di centro e di sinistra. Telegiornali piatti e in fotocopia, secondo la dettatura dei rispettivi governi. Stiamo sperimentando in pieno la caduta nelle mani del regime mondiale oligarchico-comunista cinese, dove i diritti fondamentali della persona vengono brutalizzati. Ci ritroveremo tutti a rivangare e a rimpiangere le conquiste del passato, la Magna Charta e tutte le lotte e le rivoluzioni successive, scemate in un baleno tra le spire della bandiera rossa e della falce e martello, manovrata dai peggiori ladroni e filibustieri del pianeta. Non esistono termini più teneri e tolleranti per chi opera contro la libertà di pensiero dell’individuo e dei popoli, contro la dignità dell’essere umano.

PATRIOTS DA UN LATO E DEEP STATE DALL’ALTRO

Lo scenario americano, con grosse ripercussioni e riflessioni sullo scenario mondiale, appare oggi caratterizzato da uno scontro epocale tra i Patrioti americani della tradizione da un lato, rappresentati da Donald Trump, e i Dem o democratici o globalisti o Deep State dall’altro lato, rappresentati in sede elettorale da Joe Biden. Trump è letteralmente circondato da nemici potentissimi che sono le citate Big Pharma, Big Media e Big Tech, la CIA e la FBI, sistema bancario, Borsa, il cult Sabbatiano-Frankista, ma anche la nuova sinistra corrotta, opportunista e comunistoide dei Clinton, degli Obama, della Nancy Pelosi, di George Soros, dei Rockefeller, dei Rothschild, di Bill Gates, di Klaus Schwab, e di Istituzioni, Congresso, Corti di Giustizia tutte più o meno corrotte. Gode però dell’appoggio della Guardia Nazionale, dell’Aviazione, della Space Force, delle Special Forces e di parte della Marina, oltre che di un fortissimo appoggio popolare da parte dei cittadini che studiano e che lavorano, da parte dei piccoli imprenditori e degli Americani che hanno a cuore i valori, le libertà e la stessa Costituzione Americana.

DONALD TRUMP NON È DI CERTO IL SALVATORE DEL MONDO, MA RIMANE UNA PERSONA DI GRANDE CARISMA

Vorrei spendere due righe sul presidente Trump che si sta dimostrando l’esatto opposto di come viene dipinto e descritto dai media. Ci troviamo davanti a un personaggio dotato di prestigio e personalità, di dirittura morale e anche di genialità strategica, derivante dalla sua filosofia WuWei, o Arte del Non-Agire, derivata dal Taoismo, oltre che dai suoi studi sull’Arte della Guerra del filosofo-generale cinese Sun Tzu (IV-V° secolo a.C), dove si evita lo scontro frontale preferendo abili mosse psicologiche prese dalle tecniche marziali orientali. Un presidente che ha fatto grandi cose nel suo mandato a favore del suo paese, sul piano dell’economia, dell’occupazione, del rafforzamento militare, dell’immagine internazionale. Un presidente che ha difeso la dignità del suo paese, e che ha saputo tenere il paese fuori da ogni conflitto. Un presidente dalle vaste e imprevedibili risorse, un presidente scomodo e fuori dalle righe. L’unico peraltro in grado di scardinare il muro di falsità e di corruzione costruitogli contro con ogni mezzo lecito e illecito dagli avversari politici interni ed esterni, disposti a tutto pur di farlo fuori o perlomeno di sottoporlo ad un secondo impeachment prima del 21 Gennaio. Le frodi alle elezioni e le narrazioni scandalose e distorte dei fatti del 6-7 Gennaio al Campidoglio ne fanno ampiamente prova.

RUDY GIULIANI E MIKE POMPEO LO CONOSCONO A FONDO

Pochi europei e pochi italiani conoscono la persona e la storia di Donald Trump, l’importanza straordinaria delle sue scelte anche in campo internazionale e per questo suggerisco a tutti di guardare l’intervista a Mike Pompeo di questi giorni.

FONTE: https://www.valdovaccaro.com/sconvolgenti-scenari-di-guerra-tra-usa-e-cina/

 

 

 

Si tratta della seconda vittima registrata tra le forze dell’ordine dopo gli eventi che hanno caratterizzato la giornata in cui è stata certificata la vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali americane.

Howard Liebengood è il secondo ufficiale della Polizia del Campidoglio a perdere la vita in seguito all’assalto al Campidoglio e al Congresso degli Stati Uniti dello scorso 6 gennaio.

Stando a quanto si apprende dal Washington Post, l’uomo si è tolto la vita nelle ore successive a quanto accaduto.

Liebengood era in servizio da 15 anni per la Polizia del Campidoglio ed era conosciuto per essere un agente ligio al dovere e un esempio per gli altri colleghi.

In precedeza Brian Sicknick, un altro ufficiale delle forze dell’ordine della capitale americana, era stato dichiarato deceduto a causa delle molteplici ferite subite nel corso degli scontri con i manifestanti pro-Trump.

Il comizio di Trump e l’assalto al Campidoglio

Intervenendo ad un comizio a Washington il presidente in carica Donald Trump aveva esortato il vicepresidente Mike Pence a bloccare la certificazione del Congresso della vittoria di Joe Biden. A sua volta Pence ha rifiutato la proposta del presidente, sostenendo di non aver l’autorità per decidere quali voti elettorali dovrebbero essere conteggiati e quali no per la certificazione ufficiale del voto del Collegio Elettorale.

I sostenitori di Trump si sono poi diretti in massa verso il Campidoglio, riuscendo a rompere il cordone di polizia e ad entrare nelle sale del Congresso. Secondo le ultime informazioni, 5 persone sono rimaste uccise durante le proteste, 4 manifestanti, tra cui una veterana dell’aviazione militare americana, e un poliziotto.

A seguito dei disordini, i legislatori democratici al Congresso e persino qualche repubblicano, anche all’interno dell’amministrazione, avevano pensato alla destituzione di Trump dal mandato prima della scadenza naturale del prossimo 20 gennaio e all’apertura di un processo di impeachment.

FONTE: https://it.sputniknews.com/mondo/202101119992841-usa-ufficiale-di-polizia-si-suicida-dopo-lassalto-al-campidoglio-del-6-gennaio/

 

 

 

CULTURA

È morta a 94 anni Lara Vinca Masini, nota storica dell’arte e scrittrice

 

 

 

 

 

FOTO : ibs

Lara Vinca Masini, nota storica dell’arte, curatrice e scrittrice toscana, è morta domenica a 94 anni: la notizia è stata data dall’assessore alla Cultura di Firenze, Tommaso Sacchi. Attiva nel mondo dell’arte contemporanea a partire dagli anni Sessanta, fu direttrice del Museo Progressivo d’Arte Contemporanea di Livorno, membro della Commissione italiana per le Arti visive e della Sezione architettura della Biennale di Venezia, nonché organizzatrice della manifestazione “Umanesimo Disumanesimo nell’arte europea 1890/1980” con la quale, secondo il sindaco di Firenze Dario Nardella, «spalancò le porte di Firenze all’arte contemporanea».

Da scrittrice fu autrice dei saggi Arte Contemporanea. La linea dell’unicitàDizionario del fare arte contemporaneo e L’arte del Novecento. Nel 1986 le fu assegnato il Premio dei Lincei per la critica. Nel 2010 donò al Centro Pecci di Prato il suo intero archivio bibliografico, composto da circa 30.000 volumi.

FONTE: https://www.ilpost.it/2021/01/10/lara-vinca-masini-morta/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Trattativa Stato-mafia, gli imputati Mori e De Donno attaccano Report con una lettera al Quirinale: “Influenza opinione pubblica”

Trattativa Stato-mafia, gli imputati Mori e De Donno attaccano Report con una lettera al Quirinale: “Influenza opinione pubblica”
I legali dei due ex alti ufficiali dei carabinieri, condannati in primo grado e in attesa di giudizio in appello, inviano una lettera al Colle in cui si scagliano contro la trasmissione di Sigfrido Ranucci, che ha dedicato una puntata alle stragi di mafia degli anni ’90
Speranza: "Sacrifici indispensabili per piegare la curva. Sindaci hanno ruolo chiave per evitare assembramenti"
I legali di due tra gli imputati principali del processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra si scagliano contro Report, la trasmissione Rai che ha recentemente dedicato una puntata alle stragi mafiosi degli anni ’90. E lo fanno con una lettera inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il motivo? La trasmissione di Sigfrido Ranucci avrebbe avrebbe “strumentalizzato il servizio pubblico per influenzare l’opinione pubblica”. Almeno secondo gli avvocati Basilio Milio e Francesco Romito, che difendono rispettvivamente il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno. I due ex alti ufficiali dei carabinieri sono già stati condannati in primo grado dalla corte d’Assise di Palermo per violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato: 12 anni sono stati inflitti a Mori e 8 a De Donno.I due militari, attualmente imputati del processo d’Appello in corso a Palermo, sono citati più volte nell’inchiesta giornalista della trasmissione Rai. Secondo gli avvocati Report avrebbe “anche e soprattutto sotto il profilo del rispetto del diritto di difesa e dell’insuperabile principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, esorbitato dalle finalità di una seria ed obiettiva informazione, finendo oggettivamente per strumentalizzare il servizio pubblico al fine di influenzare l’opinione pubblica tramite la diffusione di notizie segnate da incompletezza e selezione unidirezionale dei documenti e delle testimonianze disponibili”. La nota è stata inviata il 9 gennaio anche a David Ermini, vice presidente del Csm, a Nicola Morra, presidente della commissione nazionale antimafia, Alberto Barachini, presidente della commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e a Marcello Foa, presidente della Rai.

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/11/trattativa-stato-mafia-gli-imputati-mori-e-de-donno-attaccano-report-con-una-lettera-al-quirinale-influenza-opinione-pubblica/6061855/

 

Joe Biden ha scelto il diplomatico William Burns come capo della CIA

LUNEDÌ 11 GENNAIO 2021

 

 

 

 

 

 

William Burns (Ben Hider/Getty Images for Concordia Summit)

Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso che nominerà l’esperto diplomatico William Burns come nuovo capo della CIA (Central Intelligence Agency), l’agenzia di spionaggio internazionale del governo federale statunitense. La nomina dovrà essere confermata dal Senato, dove i Democratici hanno la maggioranza. Burns succederà nella carica a Gina Haspel.

Burns ha 64 anni e una carriera diplomatica di oltre trent’anni alle spalle, e ha lavorato sotto amministrazioni di entrambi i partiti. È stato tra le altre cose ambasciatore in Giordania dal 1998 al 2001, e in Russia dal 2005 al 2008. Ha ricoperto l’ultimo incarico diplomatico con Obama presidente, quando fu vicesegretario di Stato dal 2011 al 2014. Ritiratosi dagli incarichi nel Dipartimento di Stato, nel 2015 diventò presidente del Carnegie Endowment for International Peace, un istituto apartitico specializzato in politica estera che ha l’obiettivo di favorire la cooperazione tra le nazioni e di garantire l’impegno internazionale degli Stati Uniti.

Biden invece aveva già scelto Avril Haines come nuova direttrice dell’Intelligence nazionale, la carica più alta in tutto il settore dell’intelligence americano, che sovrintende anche al lavoro stesso della CIA (e quindi quello di Burns, quando entrambi entreranno in carica).

FONTE: https://www.ilpost.it/2021/01/11/biden-burns-capo-cia/

 

 

 

Strapotere delle Big Tech e sicurezza: le responsabilità dei media

Media e intellettuali non anticipano più la realtà ma si limitano a subirla. Ne subisce le conseguenze la formazione di una coscienza civile.

Dopo la scelta di Twitter di chiudere gli account dell’ex presidente americano Trump i media, gli intellettuali italiani “scoprono” il potere delle piattaforme tecnologiche e lanciano un “allarme democrazia”.

Costoro arrivano buoni ultimi e in ritardo di oltre vent’anni (meglio tardi che mai)  su un tema disperatamente segnalato, a livello internazionale da associazioni per i diritti civili come l’americana EFF , in Europa da EDRI e, in Italia, fin dal 1994, da ALCEI.

Al contrario, salvo qualche articolo più o meno dovuto alla sensibilità individuale del singolo redattore, i media generalisti (quelli che “fanno opinione”) hanno sistematicamente benedetto acriticamente ogni prodotto o servizio che la multinazionale di turno offriva al mercato e sono stati pochi i pensatori che hanno esercitato una riflessione critica sulla politica delle tecnologie. Nessuno di costoro, però, è andato oltre una effimera “protesta di carta” lasciando a un manipolo di ingenui attivisti la missione —fallita— di far sì che le Istituzioni non mettessero istruzione, sanità, difesa e sicurezza nelle mani di multinazionali straniere.

Se, dunque, oggi media e intellettuali si destano dal torpore non è perché hanno ingoiato la pillola rossa di Matrix, ma perché, semplicemente, reagiscono agli eventi invece di anticiparli e contribuire alla formazione di idee (quale che sia il loro posizionamento culturale).

Importanti testate scelgono gli argomenti dei quali occuparsi utilizzando Google Trends invece di andare a caccia di notizie. Si accorgono che il sasso è stato lanciato nello stagno solo quando percepiscono le onde d’acqua più lontane dal centro, e dunque più deboli e meno importanti. Ma non si chiedono dove è stata scagliata la prossima pietra. Allo stesso modo, gli intellettuali abdicano alla loro funzione di mediatori fra la realtà e il pensiero, e riducono il loro pensiero al numero di caratteri di un tweet o al mezzo minuto di una dichiarazione radiotelevisiva.

Tanti fanno parte della “cultura dei fuochi di paglia” che si traduce in effimere “ondate di indignazione” per film degli anni trentaper (mal comprese) fotografie di denuncia e finanche per i formati di pasta.

Il meccanismo è collaudato: qualche sconosciuto – sulla base delle proprie rispettabili, ma sempre personali convinzioni – “lancia” una crociata. Altri, “forti” a quel giuro —chiedo perdono in ginocchio ad Alessandro Manzoni—  rispondendo da fraterne contrade e affilando nell’ombra i messaggi che ora levati, scintillano online.

Puntualmente, il giornalista rileva il picco di messaggi —difficilmente peraltro, contenenti argomentazioni o riflessioni— e, scrivendone, li innalza al rango di notizia.

È un salto troppo lungo affermare che media e intellettuali siano (i soli) responsabili della creazione della cancel culture  e di quella dei flash mob. Di certo, però, hanno contribuito a dare dignità di protesta –  un gesto di fondamentale importanza politica e democratica – anche a reazioni viscerali e senza costrutto.

Qualcuno comincia anche ad interrogarsi sul senso di quello che sta accadendo. Ma la sostanza dei fatti non cambia: questo modo di fare convince fanatici e crociati che la loro opinione “conta” quanto quella degli esperti e di chi ha la responsabilità di governare istituzioni e aziende.

È l’espansione illimitata dei “quindici minuti di notorietà” di warholiana memoria, garantiti non da una comparsata televisiva, ma da un post in qualche social network debitamente (e arbitrariamente) amplificato.

Per essere chiari, il punto non è limitare la libertà di esprimere le opinioni anche più becere o ignoranti, ma il dovere di chi rivendica un ruolo di preminenza — giornalisti e intellettuali, appunto— di dare il giusto peso a ciò su cui imprimono il proprio sigillo di autorevolezza.

Questo, però, non accade e non ci si dovrebbe stupire più di tanto, dunque, se succedono cose come l’invasione del Campidoglio americano, che inizia lasciando supporre l’avvio di un colpo di stato, e poi si sgonfia nel giro di quattro ore, con i “rivoltosi” che si aggirano per le stanze del Congresso come se fossero in visita, guardandosi attorno e seguendo, in fila ordinata, il percorso delimitato dal tappeto e dai cordoni.

Terminata la “fiammata”, i “rivoltosi” hanno mostrato disorientamento e confusione. Non sapevano esattamente cosa fare, a parte rubacchiare qualche souvenir, scattarsi dei selfie o sedersi sulle poltrone dei potenti. Siamo di fronte a rivoltosi da burletta —niente di comparabile, per rimanere in Italia, al Golpe Borghese, al Piano Solo e alla strategia della tensione— ma non è detto che la prossima volta si sarà così fortunati.

È, forse, troppo tardi per arginare l’ignoranza diffusa che crea danni istituzionali sul breve, ma anche sul lungo, periodo. È tuttavia possibile (ri)cominciare ad esercitare il dovere di informare senza preoccuparsi di click e like.

FONTE: https://www.infosec.news/2021/01/11/news/guerra-dellinformazione/strapotere-delle-big-tech-e-sicurezza-le-responsabilita-dei-media/

 

 

 

Tutte le piattaforme che hanno bloccato Trump

Non solo Twitter e Facebook, ma anche altri social network e aziende di servizi online secondo cui il presidente uscente ha fomentato odio e violenza

12 GENNAIO 2021

 Donald Trump parla ai suoi sostenitori prima dell’attacco al Congresso. Washington, 6 gennaio 2021. (AP Photo/ Evan Vucci)

Negli ultimi giorni i più grandi e conosciuti social network hanno bloccato o rimosso dalle loro piattaforme gli account del presidente degli Stati Uniti uscente Donald Trump, accusandolo di aver incitato i propri sostenitori a portare avanti l’attacco del Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio, dove si stava procedendo alla certificazione della vittoria elettorale del presidente eletto Joe Biden. Dopo l’attacco al Campidoglio, a Washington, tutte le maggiori piattaforme hanno preso decisioni senza precedenti, sostenendo che Trump avesse violato le linee guida che vietano di condividere contenuti che promuovano la violenza e notizie false. Delle decisioni di Facebook e Twitter di bloccare Trump si è molto parlato, ma hanno fatto cose simili anche YouTube, TikTok, Reddit e Twitch, solo per citare le più famose.

La rimozione degli account di Trump pone questioni molto rilevanti sulla libertà di opinione di un leader politico, e sull’affidare ai social network il compito di risolverle da soli. Diversi esperti ritengono comunque che negli anni Trump abbia utilizzato i social network soprattutto per avvelenare il dibattito pubblico e incoraggiare odio e violenza nei confronti dei propri avversari, come del resto molti leader di estrema destra in giro per il mondo.

Twitter
Nella notte fra venerdì e sabato Twitter ha «sospeso in maniera permanente» l’account personale di Trump, quello che Trump usava più assiduamente (aveva sempre usato invece poco l’account associato alla presidenza degli Stati Uniti). In un breve comunicato stampa per motivare la sua decisione, Twitter ha spiegato che dopo aver sospeso l’account per 12 ore in seguito ad alcuni tweet di Trump che legittimavano l’attacco al Congresso compiuto dai suoi sostenitori, il presidente aveva di nuovo violato per due volte le regole imposte da Twitter, che vietano di incoraggiare la violenza.

Prima di essere rimosso, l’account personale di Trump aveva circa 88 milioni di follower ed era lo strumento principale con cui il presidente comunicava sia col pubblico sia con i suoi elettori più fedeli. Trump lo usava soprattutto per diffondere bugie, notizie false, insulti nei confronti dei suoi avversari politici e di minoranze etniche e Twitter aveva iniziato a segnalare i suoi tweet che contenevano informazioni false fin da maggio, mesi prima delle elezioni.

Tra le altre cose, Twitter ha anche annunciato di aver sospeso oltre 70mila account che secondo il social network «erano utilizzati per condividere su larga scala contenuti pericolosi collegati a QAnon ed erano dedicati principalmente alla diffusione di teorie cospirazioniste».

Facebook 
In passato Facebook ha ricevuto molte critiche per il ruolo centrale che ha avuto non solo nell’ascesa di Trump, che ne ha saputo sfruttare i meccanismi per accrescere il proprio consenso, ma anche nel normalizzare i messaggi violenti diffusi dallo stesso presidente e diventati parte del dibattito politico. Anche il 6 gennaio Facebook è stato criticato per come ha gestito le proprie piattaforme durante l’assalto e per non aver eliminato tempestivamente il video in cui Trump si rivolgeva ai propri sostenitori, ripetendo che le elezioni erano state rubate.

Quando il video è stato poi rimosso, circa un paio d’ore dopo la pubblicazione, il responsabile della “sicurezza e integrità” del social network, Guy Rosen, aveva spiegato che secondo Facebook il video avrebbe potuto «contribuire al rischio di nuove violenze, invece che ridurlo».

Il giorno dopo l’attacco al Congresso, l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg ha annunciato con un post di aver deciso di sospendere l’account di Trump «indefinitamente» e almeno per due settimane, da Facebook e Instagram. Nel suo messaggio Zuckerberg ha detto che «il rischio nel continuare a permettergli di usare i nostri servizi in questo momento è semplicemente troppo grande». Trump resterà presidente fino al 20 gennaio, quando si insedierà Joe Biden.

YouTube
YouTube, che fa parte di Alphabet (la holding che controlla Google), ha spiegato di aver rimosso il video in cui Trump incoraggia i propri sostenitori perché violava le regole sulla comunicazione delle notizie legate alle elezioni presidenziali. Dal momento che «i risultati delle elezioni sono stati certificati», ha spiegato il portavoce di YouTube, Alex Joseph, «qualsiasi canale che dovesse postare nuovi video con queste false accuse riceverà un avvertimento» e sarà sospeso temporaneamente; dopo tre avvertimenti nell’arco di un periodo di 90 giorni il canale verrà «rimosso definitivamente da YouTube».

Reddit
Un portavoce dell’azienda ha spiegato ad Axios che la popolare piattaforma di discussione ha chiuso il “subreddit” “r/DonaldTrump”, che pur non essendo un account ufficiale del presidente uscente era uno dei forum politici più grandi ospitati da Reddit. Le linee guida della piattaforma vietano infatti i contenuti che promuovono odio oppure che incoraggino o incitino comportamenti violenti nei confronti di individui o gruppi di persone.

Twitch
Lo scorso giugno la popolare piattaforma di streaming usata soprattutto per trasmettere dirette di persone che giocano ai videogiochi ma oggi usata anche per scopi molto diversi aveva già sospeso temporaneamente il canale di Trump per un «comportamento che inneggiava all’odio». Sul canale tra le altre cose erano stati condivisi il video di una manifestazione in cui Trump aveva detto che il Messico mandava stupratori negli Stati Uniti e altri commenti fatti lo scorso giugno durante il comizio di Tulsa, in Oklahoma, durante il quale Trump non aveva citato né la morte di George Floyd – cioè l’evento che aveva innescato le estese proteste contro il razzismo e le violenze della polizia in tutti gli Stati Uniti – né la nota strage di Tulsa, avvenuta nel 1921, quando una folla di bianchi inseguì e uccise centinaia di afroamericani.

Il giorno dopo l’attacco al Congresso, anche Twitch ha fatto sapere di aver disabilitato il canale di Trump: un provvedimento preso «a causa delle circostanze straordinarie e la retorica provocatoria del presidente e «necessario per proteggere la nostra community e impedire che Twitch venga usato per promuovere altro odio». Tra le altre cose, Twitch ha rimosso una delle emoticon animate più famose che vengono utilizzate sulla piattaforma per esprimere una reazione di entusiasmo nei confronti dei video (PogChamp) e che secondo Twitch è stata ampiamente utilizzata anche dai sostenitori di Trump per approvare l’attacco al Congresso.

Snapchat
Mercoledì Snapchat – popolare app di condivisione di brevi video – ha disabilitato l’account di Trump perché secondo il social network il presidente uscente diffonde l’odio e promuove la violenza, ha detto una portavoce ad Axios. Già a giugno, Snapchat aveva smesso di pubblicizzare l’account di Trump nella sezione “Discover”, dove gli utenti trovano contenuti di approfondimento e le pagine di personaggi noti, ritenendolo una minaccia alla democrazia.

TikTok
Lo scorso agosto, Trump aveva detto di voler vietare il social network cinese negli Stati Uniti, sostenendo che venisse usato dal governo cinese per raccogliere dati sensibili sugli utenti statunitensi, e poco dopo si era iscritto a Triller, che è considerato uno dei principali rivali di TikTok.

Anche le linee guida di TikTok, popolarissimo soprattutto tra gli adolescenti, prevedono che i contenuti che promuovono odio e violenza siano vietati. Per questa ragione, cliccando su hashtag come #stormthecapitol (“invadiamo il congresso”) e #patriotparty (“partito dei patrioti”) si viene reindirizzati alla pagina delle norme di sicurezza della piattaforma, come già accadeva da qualche tempo per gli hashtag #QAnon e #stopthesteal (“fermiamo il furto”, riferito ai presunti brogli elettorali). Questo hashtag viene peraltro monitorato anche su Pinterest, anche se qui, come su TikTok, Trump non aveva alcun account.

– Leggi anche: C’entra anche BuzzFeed?

Shopify, Stripe e Discord
Alcune restrizioni sono state applicate anche dalla società di e-commerce Shopify, che ha cancellato i due store online dedicati alla vendita del merchandising della campagna di Trump, e da Stripe, una società che elabora di pagamenti su diverse piattaforme online, che ha fatto sapere che non accetterà più i pagamenti in favore della campagna di Trump.

La piattaforma di messaggistica Discord invece ha bannato il server “The Donald”, che secondo l’azienda è collegato al forum di sostenitori di Trump thedonald.win e che viene «usato per incitare alla violenza e pianificare un’insurrezione armata negli Stati Uniti».

Il caso di Parler
Domenica Apple e Google hanno rimosso dai loro App Store l’applicazione del social network Parler, che esiste dal 2018 e si pubblicizza come social network più libero e con regole di moderazione più rilassate rispetto a Twitter e Facebook (la frase nella schermata iniziale è: «Leggi le notizie, parla liberamente»). Parler è ospitato da server di proprietà di Amazon ed era stato utilizzato da alcuni sostenitori di Trump per organizzare l’attacco al Congresso del 6 gennaio: nell’ultima settimana Amazon aveva segnalato ai gestori della piattaforma un centinaio di post che incitavano alla violenza, senza ottenere da Parler gli interventi che si aspettava: per questa ragione lunedì l’azienda ha disabilitato i server, mettendo offline Parler e rendendolo quindi inattivo.

Inizialmente l’amministratore delegato di Parler, John Matze, aveva comunicato agli utenti che il social sarebbe rimasto offline per una settimana, prima di trovare un nuovo server, ma lunedì è stato costretto ad ammettere che l’assenza da internet potrebbe durare più del previsto. In un’intervista telefonica a Fox News Matze ha poi detto che dopo l’attacco al Congresso sta avendo molta difficoltà a trovare qualcuno che voglia fare affari con lui, accusando Apple e Amazon di star collaborando «per soffocare la libertà di parola».

FONTE: https://www.ilpost.it/2021/01/12/piattaforme-social-media-blocco-account-donald-trump/

 

 

 

 

Il complotto di #ItalyDidIt e la deposizione dell’hacker italiano sui presunti brogli americani: nessuna prova

Un documento in inglese associato a un avvocato catanese ha scatenato le teorie sul coinvolgimento dell’Italia nell’elezione fraudolenta di Joe Biden

Circola la foto di un documento del 6 gennaio 2021 utilizzato a sostegno della teoria dei brogli elettorali durante le elezioni americane del 2020. Chi lo ha condiviso sostiene che sia una «dichiarazione giurata» di un avvocato di Catania, il Prof. Alfio D’Urso, dove si sostiene che l’esperto informatico Arturo D’Elia avrebbe sfruttato il satellite Leonardo per manipolare il voto e consegnare la vittoria a Joe Biden ai danni di Donald Trump.

L’avvocato esiste, la firma pare essere la sua, tanto che circola un video in cui legge lo stesso documento davanti alla telecamera. Abbiamo contattato i legali di Arturo D’Elia, arrestato lo scorso dicembre 2020, che smentiscono categoricamente questo documento.

Per chi ha fretta

  • Il documento viene associato a un avvocato che non risulta essere legale di Arturo D’Elia.
  • La storia raccontata viene associata alla fantomatica teoria della violazione del voto tramite le macchine Dominion tramite un server in Germania.
  • Risulta strana l’operazione descritta per i presunti brogli elettorali, visto che le macchine Dominion non sono collegate in Rete.
  • L’avvocato di Arturo D’Elia smentisce il contenuto del documento circolato online.

Analisi

Ecco le parti interessanti del testo tradotto da alcuni siti online che sostengono la teoria:

Arturo D’Elia, ex capo del Dipartimento Informatico di Leonardo SpA, è stato accusato dalla Procura della Repubblica di Napoli per manipolazione dei dati tecnologici e impianto di virus nei principali computer di Leonardo SpA nel dicembre 2020.

D’Elia è stato depositato dal giudice del Consiglio a Napoli e in testimonianza giurata il 4 Novembre 2020, su istruzione e direzione di persone statunitensi che lavorano presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, ha intrapreso l’operazione per trasferire i dati delle elezioni statunitensi del 3 novembre 2020 dal significativo margine di vittoria di Donald Trump a Joe Biden in un certo numero di stati in cui Joe Biden stava perdendo i totali dei voti.

L’imputato ha dichiarato che stava lavorando nella struttura di Pescara della Leonardo SPA e ha sfruttato le capacità di crittografia della guerra informatica di livello militare per trasmettere voti scambiati tramite satellite militare della Torre del Fucino a Francoforte, in Germania.

La notizia dell’arresto di Arturo D’Elia risale al 6 dicembre 2020, come riportato da La Stampa, mentre l’accusa riguarda una violazione informatica avvenuta tra il maggio 2015 e il gennaio 2017. Ad occuparsi del caso è la Procura di Napoli, ma per l’ex consulente esterno di Leonardo non risulta alcun riferimento a presunte azioni volte a violare il voto americano, accusa ben più grave rispetto all’altra.

La vicenda ruota sulla fantomatica teoria del voto manipolato tramite dei server in Germania, tema già trattato dai colleghi di Butac. Negli Stati Uniti vengono utilizzate modalità di voto diverse, tra queste il cosiddetto «voto elettronico» di Dominion utilizzato ad esempio in alcune zone della Pennsylvania che necessita comunque di un voto cartaceo utile per il riconteggio.

FONTE: https://www.open.online/2021/01/10/italy-did-it-hacker-italiano-sui-presunti-brogli-americani-biden-trump/

 

 

 

ECONOMIA

 

  • Banca d’Italia di fronte alle due commissioni Finanze di Camera e Senato, riunite ieri per discutere della riforma dell’Irpef, ha insistito molto sulla necessità di semplificare il sistema fiscale e sulla necessità di correggerne almeno gli effetti distorsivi.
  • Per farlo ha suggerito di realizzare una delle grandi opere incompiute italiane: la riforma catastale, annunciata già nel 2011 ma che non ha mai visto la luce.
  • Secondo la Banca d’Italia il nostro livello di imposte sugli immobili è inferiore a paesi simili come Francia e Spagna, mentre la mancata tassazione della prima casa è una «anomalia», anche perché sulle prime case si può «prevedere una riduzione per le famiglie a basso reddito».

 

FONTE: https://www.editorialedomani.it/economia/la-ricetta-di-banca-ditalia-passa-dalla-tassa-sulla-casa-vereptj5

 

 

EVENTO CULTURALE

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

IL COINVOLGIMENTO DELLE GRANDI BANCHE IN TRAFFICI ILLECITI

Mario Lettieri e Paolo Raimondi * –

Il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij) è al centro dell’attenzione dei media perché è entrato in possesso di 2.500 pagine di segnalazioni di attività sospette (SAR) riguardanti le banche. Trattasi di documenti riportati, tra il 1999 e il 2017, alla Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) del Departimento del Tesoro americano che li ha resi parzialmente pubblici. La FinCEN è l’agenzia governativa con il compito di combattere il riciclaggio di denaro.
Sono gli stessi giornalisti che nel 2016 hanno pubblicato i cosiddetti “Panama Papers”, e hanno fatto emergere lo scandalo di vaste attività relative a evasioni fiscali e al riciclaggio dei soldi sporchi con il coinvolgimento di grossi personaggi e di banche internazionali. Emergerebbe, ancora una volta, una vastissima rete di traffici illegali e di movimenti di denaro riciclato per il traffico di droga e di armi e per evitare controlli e tasse attraverso società fittizie e finanche per il finanziamento del terrorismo. C’è di tutto e di più: coinvolgimento di discussi personaggi russi e ucraini, pericolose operazioni in Venezuela e in Malesia, finanche alcune operazioni per conto di Paul Manafort, l’ex manager della campagna elettorale di Donald Trump, attualmente in carcere per frode fiscale e bancaria. Sono tutte segnalazioni che comunque sarebbero dovute essere indagate per arrivare a eventuali condanne.
I documenti identificano le responsabilità di cinque banche globali: due americane, la JP Morgan, prima banca Usa, e la Bank of New York Mellon, due inglesi, la Hong Kong Shangai Bank Corporation (HSBC), la maggiore banca europea, e la Standard Chartered Bank e la tedesca Deutsche Bank. Le transazioni sospette di riciclaggio e per altre attività illegali ammonterebbero a oltre 2mila miliardi di dollari!
Sembra un ammontare stratosferico, ma i file resi pubblici rappresenterebbero meno dello 0,02% degli oltre 12 milioni attività sospette che le differenti istituzioni finanziarie hanno riportato alla FinCEN nel periodo 2011-17.
Sono molti gli aspetti inquietanti in questa scandalosa storia.
In primo luogo c’è il ruolo della Deutsche Bank che, secondo i documenti, deterrebbe il peggior primato con ben 1.300 miliardi di dollari in transazioni sospette. E’ la seconda volta che la banca tedesca scala la piramide negativa: lo aveva già fatto quando è diventata il numero uno al mondo per i derivati finanziari over the counter, noti strumenti speculativi sempre più aleatori e di difficile, complicata e rischiosa gestione.
La stampa tedesca torna a chiedersi cosa stia realmente succedendo da molti anni in questa banca che porta il nome della Germania nel suo logo. Anche secondo noi i continui riferimenti ai coinvolgimenti della DB in operazioni di vario tipo sono motivo d’imbarazzo e di vergogna per l’intera Europa, non solo per la Germania. Ci si chiede come sia possibile che anno dopo anno e scandalo dopo scandalo le autorità tedesche e quelle europee non siano ancora riuscite a costringere la banca a ripulire veramente i suoi comportamenti e tornare a essere una delle maggiori banche promotrici di grandi progetti industriali e di sviluppo reale, come ai tempi del presidente Alfred Herrhuasen, prima che fosse ucciso dai terroristi.
Il secondo aspetto riguarda i comportamenti assai discutibili delle banche coinvolte. Da anni, nonostante fossero state pesantemente accusate, condannate e sanzionate dalle autorità di controllo, quasi sempre americane, esse hanno continuato indisturbate a fornire i propri servizi per operazioni sporche, illegali e di riciclaggio. Gli esempi non mancano.
Secondo le analisi pubblicate, nel 2012 l’HSBC, per bloccare il procedimento criminale, ammise di aver riciclato 881 milioni di dollari per un cartello della droga latino-americano e pagò un’ammenda di 1,9 milioni. Le accuse sarebbero state cancellate definitivamente qualora la banca avesse dimostrato di partecipare alla lotta contro il riciclaggio nei successivi cinque anni. I file dell’Agenzia americana proverebbero, invece, che l’HSBC, violando il patteggiamento, non solo ha continuato nelle operazioni di riciclaggio di soldi sporchi ma sarebbe stata implicata in una grande “piramide finanziaria” che coinvolgeva parecchi Paesi.
Lo stesso sarebbe avvenuto con la Standard Chartered, accusata di aver favorito transazioni finanziare verso gli Usa da parte di clienti dell’Arab Bank legati alle reti terroristiche. Sebbene multata per 670 milioni di dollari, avrebbe continuato con simili operazioni anche durante il “periodo di buona condotta”. Anche le altre banche menzionate, compresa la Deutsche Bank, hanno mantenuto lo stesso comportamento. Accusate di attività illecite hanno pagato le multe per bloccare le sanzioni penali continuando imperterrite a operare as usual.
Certo è molto conveniente pagare la multa di 1dollaro per 100 incassati illegalmente. Ma in merito il controllo dei governi e delle agenzie preposte è indipendente e davvero stringente? Poiché la pandemia sta mettendo a soqquadro tutti i sistemi, economici, sociali e sanitari, non si capisce perché la grande finanza resti intoccabile.
Naturalmente le banche hanno spesso dichiarato di non conoscere l’identità dei correntisti finali. E’ singolare che oltre il 20% dei rapporti inviati alla FinCEN abbiano un cliente con un indirizzo presso le Virgin Islands britanniche, uno dei più grandi paradisi fiscali al mondo.
Si ricordi che anche per l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), non meno di 2.400 miliardi di dollari di denaro illecito sarebbero riciclati ogni anno. Sono dati sconvolgenti.

* Mario Lettieri, già deputato e sottosegretario all’Economia; Paolo Raimondi, economista e docente universitario.

FONTE: https://www.notiziegeopolitiche.net/il-coinvolgimento-delle-grandi-banche-in-traffici-illeciti/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Roberta Conti – 12 gennaio 2021

I diritti riconosciuti ai conviventi di fatto

I DIRITTI RICONOSCIUTI AI CONVIVENTI DI FATTO

Sommario: 1. La nozione giuridicamente rilevante di convivenza di fatto – 2. Il rilievo recessivo della coabitazione – 3. I diritti reciproci dei partner – 4. I diritti del convivente superstite

1. La nozione giuridicamente rilevante di convivenza di fatto

La famiglia legittima, che trae origine da un atto formale (il matrimonio) con cui marito e moglie si obbligano ad una reciproca assistenza materiale e morale, si distingue dalla c.d. famiglia di fatto, in cui tali doveri sorgono spontaneamente per effetto della condotta di vita dei due partner.

Si tratta di una situazione di fatto che trova copertura costituzionale grazie all’art. 2 Cost., che tutela le c.d. formazioni sociali, ove ciascun individuo esplica la propria personalità.

La nozione di convivenza di fatto, che nel corso degli anni è stata oggetto sia di elaborazione giurisprudenziale che di interventi normativi discontinui, consiste nella relazione stabile tra due persone caratterizzata da un elemento soggettivo, l’affetto, e da un elemento oggettivo, la reciproca e spontanea assunzione di diritti ed obblighi.

A questa definizione, nel 2016, ha fatto seguito la nozione legale di convivenza di fatto. La legge n. 76/2016 (c.d. legge Cirinnà), infatti, introducendo finalmente una disciplina organica della convivenza more uxorio, all’art.1, comma 36, ha definito i conviventi di fatto come due persone maggiorenni che, sebbene non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da unione civile, siano unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale.

2. Il rilievo recessivo della coabitazione

Nonostante la legge Cirinnà, al comma 37 dell’unico articolo di cui è composta, richieda la dichiarazione anagrafica per l’accertamento della stabile convivenza, la giurisprudenza ritiene che ciò che conta sia il fatto materiale della convivenza, che può essere accertato in altro modo, anche in assenza di tale dichiarazione. Pertanto, la legge n. 76/2016 si applica anche alle coppie che abbiano volontariamente omesso di procedere alla registrazione anagrafica.

Gli indicatori che rilevano ai fini dell’accertamento di un rapporto di convivenza sono plurimi. Si pensi, per esempio, alla ricorrenza di un progetto di vita comune, alla prestazione di reciproca assistenza, alla compartecipazione di ciascuno dei conviventi alle spese comuni, all’esistenza di un conto corrente comune e, infine, alla coabitazione.

In merito a quest’ultimo indicatore, la Corte di Cassazione si è espressa con l’ordinanza n. 9178/2018 chiarendo che la coabitazione, indice che finora era stato considerato rilevante per l’esistenza di una famiglia di fatto, non è più un elemento imprescindibile, essendo diventato un indice meramente recessivo a fronte del mutato assetto della nostra società.

La Suprema Corte, nella citata ordinanza, tra i fattori complici del suddetto mutamento annovera la crisi economica, la sempre maggiore facilità dei contatti telefonici e l’economicità dei trasporti.

La scelta del luogo di abitazione, infatti, spiega la Corte, non può essere sempre conforme alle scelte affettive delle persone, ma può essere necessitata dalle circostanze economiche; così come la ricerca di un lavoro può portare l’individuo a spostarsi in un luogo diverso da quello in cui risiede il proprio centro affettivo e a trascorrervi gran parte della settimana o del mese: non per questo si può dire che venga meno la famiglia.

Un tale cambiamento sociale deve quindi indurre a ripensare il concetto di convivenza, la cui essenza non può di certo appiattirsi e ridursi alla coabitazione.

3. I diritti reciproci dei partner

Nonostante debba escludersi un’applicazione per analogia delle norme dettate specificamente per la famiglia legittima, al convivente more uxorio, in alcuni casi, sono riconosciuti i medesimi diritti che spettano a chi possiede lo status di coniuge.

Innanzitutto, al comma 38 della legge Cirinnà è prevista l’equiparazione del convivente al coniuge nei casi stabiliti dall’ordinamento penitenziario, tra i quali assume un certo rilievo il diritto di visita. I detenuti, infatti, hanno il diritto di avere dei colloqui con i familiari, per tali intendendosi non solo il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado, ma anche il convivente, indipendentemente dal sesso.

Oltre a ciò, in caso di malattia o ricovero di uno dei conviventi, il comma 39 della legge citata prevede che il partner abbia il diritto di visita e possa accedere alle informazioni personali riguardanti il convivente, secondo le regole di organizzazione delle strutture ospedaliere previste per i coniugi e gli altri familiari.

Il convivente, inoltre, ai sensi del comma 48 della legge Cirinnà, può essere nominato amministratore di sostegno del partner infermo oppure suo curatore o tutore qualora quest’ultimo venga dichiarato inabilitato o interdetto.

Il comma 65 della legge n. 76/2016, infine, prevede che in caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisca il diritto del convivente di ricevere gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento. Gli alimenti sono assegnati per un periodo proporzionale alla durata della convivenza e in rapporto alle possibilità dell’alimentante. Si tratta di un diritto ad una prestazione di tipo strettamente alimentare, che si differenzia sia dall’assegno di mantenimento a favore del coniuge separato sia dall’assegno divorzile.

Da ultimo, ai sensi dell’art. 199, comma 3, lett. a), c.p.p., il convivente dell’imputato in un processo penale ha il diritto di astenersi dal testimoniare.

4. I diritti del convivente superstite

Il comma 42 della legge n. 76/2016, prevede che in caso di morte del proprietario della casa di comune residenza il convivente superstite abbia il diritto di abitarvi ancora per due anni o per un periodo pari alla convivenza se superiore ai due anni, e comunque non oltre i cinque anni. Tale diritto viene meno qualora il convivente superstite contragga matrimonio o si unisca civilmente ad altra persona ovvero in caso di nuova convivenza di fatto.

Il comma 44, inoltre, prevede il diritto del convivente a subentrare nel contratto di locazione della casa di comune residenza intestato all’altro convivente, in caso di morte di quest’ultimo.

È altresì prevista la risarcibilità del danno da perdita del convivente derivante dal fatto illecito di un terzo. Invero, il comma 49 della legge Cirinnà prevede che nell’individuazione del danno risarcibile vengano applicati i medesimi criteri individuati per il risarcimento del coniuge superstite. Al convivente spetta, dunque, in concorso con i familiari della vittima, il risarcimento del danno patrimoniale, commisurato ai contributi per il mantenimento dovuti o fondatamente attesi per il futuro e venuti a mancare in seguito all’uccisione, oltre che il risarcimento del danno non patrimoniale, consistente nel dolore derivante dalla perdita del partner.

Infine, in materia di successione per causa di morte, il convivente more uxorio del defunto non è contemplato tra gli eredi legittimi, ossia tra coloro che possono succedere ex lege qualora il de cuius non abbia redatto il testamento. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 310/1989 ha negato l’illegittimità di tale esclusione. Non può, infatti, dirsi violato il principio di tutela delle formazioni sociali in cui si sviluppa la persona umana poiché il diritto di successione mortis causa non appartiene alla categoria dei diritti inviolabili dell’uomo, che sono gli unici ad essere presidiati dall’art. 2 Cost. Con la legge 76/2016 la situazione non è mutata: tuttora non sono previsti diritti successori ex lege a favore del convivente.

FONTE: http://www.salvisjuribus.it/i-diritti-riconosciuti-ai-conviventi-di-fatto/

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Migranti in Bosnia, apriamo gli occhi

(afp)
L’appello di un gruppo di europarlamentari italiani, da Pierfrancesco Majorino a Pietro Bartolo a Simona Bonafè e Giuliano Pisapia, affinché l’Europa e i singoli governi agiscano al più presto

La crisi dei migranti in Bosnia, aggravatasi dopo l’incendio del 23 dicembre scorso nel campo di Lipa, non si ferma. Pubblichiamo un appello di alcuni europarlamentari italiani.

Quel che accade lungo la cosiddetta “rotta balcanica” e in particolare in Bosnia, a pochi chilometri dalla Croazia, quel che avviene a Lipa e tra Tuzla, Bihac, Velika Kladusa, non può più essere ignorato. La condizione di migliaia di migranti calpestati dall’assenza di un’adeguata politica comune deve provocare la mobilitazione delle istituzioni nazionali e comunitarie.

Lo diciamo da diversi mesi dal Parlamento europeo, attraverso interventi e interrogazioni, lo ribadiamo oggi, lo faremo con ancora più insistenza nei prossimi giorni: basta chiudere gli occhi. Serve una strategia politica sull’immigrazione molto più coraggiosa rispetto a quanto accaduto in tutti questi anni (questione che il Parlamento ha già posto in passato). Una strategia che abbia al centro il tema del rispetto dei diritti umani e la condivisione della responsabilità comune dell’accoglienza. E questo deve riguardare diversi contesti dove la dignità della persona viene calpestata in nome di scelte sconfortanti operate in materia di immigrazione.

Dalla Bosnia a Lesbo, dal Mediterraneo alla Libia: troppe volte pagine disumane sono state volutamente ignorate. In questo contesto si deve, lo ripetiamo, agire subito.

In Bosnia e lungo la rotta balcanica, serve un intervento comune per affrontare ciò che sta accadendo e per impedire respingimenti (più o meno mascherati) alle frontiere, che non fanno altro che moltiplicare le sofferenze per bambini, donne, uomini rispetto a cui vanno immaginati veri e propri corridoi umanitari (come del resto deve accadere anche altrove). Ne va delle condizioni materiali delle persone, dei rischi che corrono ogni giorno e, forse ancora prima, dei principi stessi che devono segnare un nuovo protagonismo europeo.

Girarsi dall’altra parte, far finta di non vedere, significa essere complici. La Commissione Europea  e i singoli governi – in questo caso, non dimentichiamolo, anche il governo italiano – devono agire ora. Si è già perso troppo tempo.I parlamentari europei (eletti nelle liste del Partito Democratico – Gruppo SeD)
Pietro Bartolo, Brando Benifei, Simona Bonafè, Andrea Cozzolino, Paolo De Castro, Giuseppe Ferrandino, Elisabetta Gualmini, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giuliano Pisapia, Franco Roberti, Massimiliano Smeriglio, Irene Tinagli, Patrizia Toia

FONTE: https://www.repubblica.it/esteri/2021/01/11/news/bosnia_migranti_appello_europarlamentari-281997933/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Un’anno sbagilato

La consueta lista dei migliori refusi pubblicati sul Post, edizione 2020

23 dicembre 2021

 (Leon Neal/Getty Images)

Anche quest’anno, nonostante tutto, nel calderone delle migliaia di refusi che per qualche istante, minuto, ora, giorno (!?) sono rimasti online prima che venissero individuati e corretti, la persona che al Post sovrintende a questa operazione ha scovato un discreto numero di errori particolarmente divertenti. Di cui non rivelerà gli autori, soprattutto dopo aver scoperto la storia di Bernhard Stempfle, che aveva corretto le bozze del Mein Kampf.

Se qualcuno non era a conoscenza di questa tradizione, si può mettere in pari con i migliori refusi del 2019, del 2018, del 2017, del 2016 e del 2015. Abbiamo molta speranza che almeno quest’anno nessuno commenti qui o sui social network segnalando che c’è un errore nel titolo. Se non dovesse andare, riproveremo l’anno prossimo. Se invece doveste trovare refusi negli altri articoli del post, scriveteci subito: correzioni@ilpost.it. E grazie.

FONTE: https://www.ilpost.it/2020/12/23/unanno-sbagilato/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Perché tutto questo rumore per la questione T&T (Twitter & Trump)?

Alcuni giornali si sono indignati sulla chiusura dell’account dell’ex presidente USA, quando invece dovrebbero riflettere sul loro ruolo e sui loro contenuti.

Francamente non capisco tutto questo rumore scandalizzato sulla questione Twitter & Trump e, in generale, sul “potere” dei social network di zittire chicchessia.

A differenza dei giornali, Twitter, Facebook e Google sono aziende private che erogano servizi a fronte dell’accettazione di un contratto che attribuisce loro il potere di stipulare con chi vogliono, di fare quello che vogliono dei contenuti pubblicati e di chiudere gli account a loro piacimento. Non diversamente dai produttori di software proprietario che si riservano il diritto di ritirare – a loro discrezione – la licenza pagata, spesso molto cara.

Twitter & C. non fanno nulla di diverso di giornali e media “tradizionali”. Anzi, si potrebbe anche dire che questi ultimi fanno di peggio, in nome dell’adesione alla “linea editoriale”. Siamo testimoni tutti i giorni di faziosità multicolore, informazione superficiale e grossolana o “libere ispirazioni” a testate straniere passate come articoli originali. Così come, quotidianamente, assistiamo ai “soliti noti” che parlano di tutto e su tutto in qualsiasi trasmissione televisiva, anche oltre le proprie competenze settoriali.

Ma se le aziende private sono, appunto, aziende private e non hanno alcun dovere di garantire nulla a nessuno, se non quanto contrattualmente stabilito, giornali e media hanno – e rivendicano – una funzione pubblica, quella del dovere di informare. Dovrebbero quindi evitare di trasformare le pagine sulle quali scrivono o le frequenze che trasmettono i loro discorsi, in pulpiti dai quali veicolare opinioni (a volte poco informate) ma presentate come ragionamenti meditati.

Piuttosto, dunque, che invocare interventi pubblici “contro” le piattaforme tecnologiche, avrebbe più senso preoccuparsi del perché i contenuti che veicolano sono diventati più efficaci di quelli che “passano” sui media tradizionali.

Se è così, allora, prima di scandalizzarsi per la chiusura degli account dell’ex presidente USA Trump, dovremmo chiedere ai media tradizionali (e alle tante talking head che affollano schermi e monitor) di dichiarare apertamente la loro affiliazione cultural-politica e quale effettiva conoscenza hanno dell’argomento di cui parlano, in modo da poter valutare con maggiore consapevolezza le posizioni che sostengono. Il rischio, però, è di scoprire che non sono troppo diversi dai “popolani del web”, quelli che snobisticamente vengono tacciati di ignoranza e stupidità. Non solo per questi ultimi, dunque, dovrebbe valere il detto ne supra crepidam, sutor e, alla prova dei fatti, meglio una chiusura di account per violazione di contratto che una censura preventiva fatta di decisioni a tavolino.

Almeno, nel primo caso, si può far causa a qualcuno, sperando che ci sia un giudice a Berlino.

FONTE: https://www.infosec.news/2021/01/12/news/guerra-dellinformazione/perche-tutto-questo-rumore-per-la-questione-tt-twitter-trump/

 

 

PERCHÉ RIMUOVERE TRUMP POTREBBE ESSERE CONTROPRODUCENTE

di Giovanni Ciprotti –

A pochi giorni dal passaggio di consegne alla Casa Bianca sempre più esponenti politici del mondo statunitense chiedono per Donald Trump l’applicazione del 25mo emendamento, ovvero l’allontanamento del presidente per l’impossibilità o l’incapacità di governare. Ultimo segnale quello autorevole del vicepresidente Mike Pence: riportando proprie fonti la Cnn ha reso noto che Pence non escluderebbe di invocare il 25mo emendamento nel caso in cui il presidente Donald Trump divenisse più instabile.
Le immagini del Campidoglio di Washington devastato dalla furia dei sostenitori di Donald Trump hanno fatto rapidamente il giro del mondo, suscitando angoscia e rabbia in chiunque creda fermamente nei principi della democrazia liberale, nella quale ci si confronta tra avversari politici, ci si sottopone al voto dei cittadini e si accetta l’esito delle votazioni anche quando non favorevole.
Non è la prima volta che la televisione documenta gli atti di violenza commessi nelle sedi istituzionali di qualche paese, che a volte purtroppo sfociano persino nell’uccisione di parlamentari o persone che lavorano al loro interno. Tuttavia ci siamo abituati a pensare che tali tragici episodi possano accadere soltanto in paesi fragili dal punto di vista istituzionale o governati da regimi non democratici. L’assalto a Capitol Hill è un fatto insieme gravissimo e unico negli Stati Uniti, il paese che nel mondo occidentale è da due secoli un punto di riferimento per la stabilità delle istituzioni democratiche. Per trovare qualcosa di analogo bisogna tornare indietro nel tempo al 1814, quando la Casa Bianca e il Campidoglio vennero dati alle fiamme, ma allora c’era una guerra in corso tra Stati Uniti e Gran Bretagna.
Si comprende quindi come all’ondata di sgomento e indignazione da più parti, anche all’interno del partito repubblicano, sia seguita l’ipotesi di rimozione del presidente uscente, Donald Trump, ritenuto responsabile di aver acceso oltre misura gli animi dei suoi sostenitori. Perché ha rigettato l’esito delle elezioni presidenziali di novembre; perché ha ostacolato la consolidata prassi di transizione dall’amministrazione uscente a quella che si insedierà il prossimo 20 gennaio; perché, infine, ha mobilitato “il suo popolo” per la manifestazione di protesta a Washington di mercoledì scorso, giorno fissato per la proclamazione ufficiale del futuro presidente Joe Biden da parte del Congresso americano.
Gli strumenti legali attraverso i quali realizzare l’invocata rimozione sarebbero la procedura di impeachment oppure l’applicazione del 25mo emendamento della Costituzione americana.
In entrambi i casi probabilmente si tratterebbe di un atto puramente simbolico, perché la fine del mandato presidenziale di Trump è talmente prossima da rendere non completabile nessuno dei due possibili iter. Eppure c’è chi sarebbe comunque intenzionato ad avviare una procedura, quale che sia, di rimozione di Trump dall’incarico.
Se non ci sono le condizioni per rendere concreto l’allontanamento anticipato di Trump dalla Casa Bianca, perché proseguire su questa strada? Forse per sottolineare l’inadeguatezza del presidente uscente oppure per indebolire, attaccando lui, il partito repubblicano nell’ambito della lotta politica.
Il partito democratico potrebbe in tal modo guadagnare ulteriore credito tra gli elettori incerti – alcune stime sostengono si tratti di un terzo circa dell’elettorato – ma gli effetti di lungo termine sul sistema politico americano, già esageratamente polarizzato, potrebbero essere nocivi.
Nel 2018 due docenti di scienze politiche ad Harvard, Steven Levitsky e Daniel Ziblatt, hanno pubblicato un libro (1) in cui spiegano i rischi a cui sono esposte le democrazie liberali e i meccanismi che le possono rinforzare o indebolire.
Nel saggio viene proposto un metodo per valutare la predisposizione al comportamento autoritario dei leader politici. Il metodo è basato su quattro indicatori, ciascuno dei quali corredato da domande da porsi per la valutazione.
I due docenti hanno applicato lo strumento a Donald Trump, il cui comportamento soddisfaceva tutti e quattro i criteri: “1) rigetto o limitata dedizione alle regole del gioco democratico (cercano di sminuire la legittimità delle elezioni, per esempio rifiutando di accettare risultati elettorali credibili?); 2) negazione della legittimità degli avversari politici (descrivono, senza alcun fondamento reale, i loro avversari come potenziali criminali, e quindi inadeguati a partecipare pienamente al gioco politico?); 3) tolleranza o incoraggiamento della violenza (approvano tacitamente la violenza dei loro sostenitori rifiutando di condannarla e punirla in modo inequivoco?); 4) disponibilità a limitare le libertà civili degli avversari (minacciano di intraprendere azioni legali o azioni punitive di altro genere contro chi li contesta nei partiti rivali o nella società civile o nei mezzi di informazione?)”.
Rileggendo il terzo indicatore alla luce dei recenti avvenimenti di Washington vengono i brividi, e forse si è tentati di dare ragione a chi oggi sostiene con forza la necessità di rimuovere Trump prima del 20 gennaio: la condanna da parte di Trump delle violenze nel Campidoglio è stata tardiva e non può cancellare tutte le occasioni in cui, negli ultimi quattro anni, ha avvelenato il clima politico.
Ma nel libro viene spiegato che non sempre conviene portare alcune azioni, ancorché legittime, fino al limite estremo.
Secondo i due autori, oltre alle regole scritte (la Costituzione e le leggi) esistono altri due elementi, non codificati, estremamente importanti perché una democrazia resti solida: la tolleranza reciproca e la temperanza istituzionale, di cui vengono fornite le definizioni.
“La tolleranza reciproca si riferisce all’idea che fintanto che i nostri rivali giocano secondo le regole costituzionali, accettiamo che abbiano lo stesso nostro diritto a esistere, competere per il potere e governare”.
“Per temperanza istituzionale si intendono tutti quegli sforzi finalizzati a evitare azioni che, pur rispettando la lettera della legge, ne violano palesemente lo spirito. […] Dove le norme di temperanza sono forti, i politici non usano fino in fondo le loro prerogative istituzionali, anche se farlo, tecnicamente, sarebbe legale, perché così facendo rischierebbero di mettere a repentaglio il sistema esistente”.
L’analisi dei due docenti di Harvard spiega che negli Stati Uniti da molto tempo si sono indeboliti entrambi i fattori. In particolare, la temperanza istituzionale, che consentiva ai due partiti di trovare compromessi soddisfacenti nei momenti di crisi, si è andata progressivamente indebolendo dalla fine degli anni Settanta, dopo l’elezione di un deputato repubblicano: Newt Gingrich.
Gingrich convinse un numero sempre crescente di parlamentari repubblicani a rifiutare qualsiasi compromesso politico con i colleghi democratici e ad attaccarli duramente, anche sul piano personale, con l’obiettivo di guadagnare il controllo del Congresso. La svolta si ebbe nella seconda metà degli anni Novanta quando, dopo l’elezione di Gingrich come Speaker della Camera, il partito repubblicano chiese l’impeachment del Presidente Bill Clinton, per comportamenti molto meno gravi di quelli che, venticinque anni prima, avevano portato alla richiesta di incriminazione e alle successive dimissioni di Richard Nixon.
I democratici, da parte loro, adottarono lo stesso metodo di lotta durante la successiva amministrazione di George W. Bush.
Da allora, i due partiti che storicamente gareggiano per la Casa Bianca si sono fronteggiati senza più esclusione di colpi, ciascuno impegnato ad ostacolare con ogni mezzo l’operato del partito al governo, anche a scapito dell’interesse generale.
I quattro anni di Trump hanno ampliato il solco tra democratici e repubblicani, nei partiti e nell’elettorato. Ma le responsabilità della spaccatura non sono soltanto di Trump e hanno un’origine lontana.
Insistere nel chiedere la rimozione immediata di Trump, senza che ci sia peraltro qualche effetto pratico, potrebbe acuire una frattura già enorme. Al contrario, smorzare i toni e approfittare del comune sdegno dei democratici e di una buona parte dei repubblicani per le ultime scellerate azioni di Trump potrebbe aiutare a ridurre le distanze tra i due partiti e consentire al futuro presidente di ricucire la ferita tra le due anime del paese.
Se, come hanno sostenuto i due professori di Harvard, la temperanza istituzionale è un fattore importante, allora potrebbe essere il momento giusto per rivitalizzarla.

Note:
1 – Steven Levitsky – Daniel Ziblatt, “Come muoiono le democrazie”, Laterza, 2019.

FONTE: https://www.notiziegeopolitiche.net/perche-rimuovere-trump-potrebbe-essere-controproducente/

 

 

Il token del ticket

La coppia Joe Biden-Kamala Harris

di Piotr

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Il Congresso ha dunque certificato la vittoria di Joe Biden che il 20 di questo mese, dopo il giuramento, sarà in office assieme alla sua vice, Kamala Harris.

Il ticket Biden-Harris mi preoccupa e non poco.

Joe Biden dopo una lunghissima carriera spesa ad appoggiare ogni tipo di aggressione imperialistica americana è felicemente approdato alla età senile che sta vivendo con tratti inquietanti. Che abbia con sé una valigetta con la quale poter far scoppiare l’olocausto nucleare è pensiero agghiacciante. Per consolarmi mi ripeto che la storia della valigetta e del “comandante supremo” non sta esattamente come ce la raccontano e che se i generali non vogliono far scoppiare una guerra nucleare il capo della Casa Bianca non può farci nulla.

Kamala Harris è una donna piena di sé che non si capisce a che titolo sia stata scelta come vice presidente, a meno di rivolgersi alla categoria di “token person”, una figura tipica del politicamente corretto.

Come mi spiegò il grande economista statunitense Michael Hudson mentre stavo traducendo la sua autobiografia, un “token” è una sorta di ornamento formale nelle apparizioni pubbliche degli uomini politici negli USA e mi spiegò che “un politico ha sempre dietro si sé un token Nero o Ispanico quando parla”.

La prima funzione della Harris sembra dunque, così d’acchito, essere quella di un token non-bianco, un token non-uomo, un token, insomma, della “diversità” condensata.

Il suo non essere né bianca né maschio è sottolineato costantemente, fino al punto, non propriamente esatto ma diffuso, di descriverla come una “black” tout-court, così come Barack Obama era descritto come “afroamericano”, cosa, quest’ultima, del tutto scorretta.

In realtà la madre della Harris era indiana mentre il padre, Donald J. Harris, è un afro-giamaicano. Ma se tutto sommato possiamo ammettere la descrizione della Harris come donna “black”, se non altro perché lei stessa così si definisce in pubblico e così sembra percepirsi, vedremo che l’auto-identificazione razziale non coincide per forza con un’identificazione sociale.

Date le ascendenze materne, possiamo avanzare l’ipotesi che Kamala Harris sarà usata come token anche per perfezionare l’alleanza tra Usa e India, indispensabile per il contenimento anti-cinese, anti-russo e anti-iraniano che caratterizzerà la prossima amministrazione come e ancor più di quella uscente.

Utilizzare Kamala Harris come “token person” è stata indubbiamente una buona mossa da parte dei Dem, e fa presumere che la politica della nuova amministrazione sarà in gran parte giocata proprio sul lato ideologico, per nascondere la probabile recrudescenza delle vecchie aggressioni, la messa in opera di quelle nuove e, soprattutto, l’incapacità-impossibilità-nolontà di affrontare i problemi di massa statunitensi. Secondo i neo-liberal-con, l’1% ricco deve diventare ancora più ricco, perché al di là dell’avidità, dell’ingordigia e della mancanza di sentimenti reali di solidarietà ed equità (di ipocriti ne hanno un campionario intero), è l’unico modo che concepiscono perché non salti per aria la baracca, perché non crolli tutto con un boato assordante.

Di fronte a questa certezza (i signori che governeranno lo sanno perfettamente che gli spazi di manovra sono molto stretti) si continuerà a sostituire i problemi generali strutturali delle masse popolari con specifici problemi sovrastrutturali delle cosiddette “diversità” (qui la differenza tra struttura e sovrastruttura, che io non amo più di tanto, viene a fagiolo). Ciò si vede già adesso col ben servito dato alla sinistra del Partito Democratico (Sanders, Ocasio-Cortez e compagne) e la sostituzione dei suoi esponenti con esponenti “politicamente corretti”: Corretti sì ma tutti molto più a destra. E così sarà un florilegio di tokens e il politicamente corretto, en passant, sarà usato come giustificazione per strette censorie. Non è un caso che senza nemmeno avere uno straccio d’idea del programma reale della coppia Biden-Harris, tutti stanno comunque esaltando il colore molto “rosa” della sua amministrazione, facendo finta di ignorare che farà il paio col colore arcobaleno delle bombe che sgancerà, dell’impoverimento che produrrà e delle diseguaglianze che esacerberà.

E’ persino stato riesumato il token Jennifer Psaki, come segretaria stampa del Presidente.

Jennifer in ruoli simili indubbiamente ha esperienza perché era già stata, per l’appunto, direttore della comunicazione durante il secondo mandato di Obama mentre durante la prima tenure aveva svolto il ruolo di portavoce del Dipartimento di Stato, allora retto dalla Clinton. Ora, lo so benissimo che fare un confronto tra lei e la sua allora omologa russa, Maria Zakharova, è sleale e perfido, e quindi, non preoccupatevi, non mi faccio prendere dalla tentazione e lascio immediatamente perdere, anche se potremmo capire molte cose sulle capacità in campo. Però non posso sorvolare sul fatto che in entrambe le posizioni la Psaki era riuscita a dare sfoggio di una particolare forma di russofobia: l’ignoranza. Riuscì ad esempio ad affermare che era l’Europa occidentale che forniva il gas alla Russia.

In realtà a casa sua Jennifer è – giustamente – semisconosciuta, ma è una celebrità in Russia, tanto che nella patria di Tolstoj e Dostoevskij sono stati coniati in suo onore persino neologismi, come “grande psakino – great Psakiing” che sta per “gran casino”, o “gran confusione dei fatti”.

Elena Panina, membro della Commissione Affari Internazionali della Duma ha commentato il ritorno della Psaki dicendo che “il fatto che gente del genere occupi posizioni governative di alto livello in una superpotenza nucleare è chiaramente allarmante”.

Ma la vera, intima, cifra della nuova portavoce di Joe Biden si desume da ciò che sto per raccontare.

La rivoluzione colorata di Kiev era in pieno svolgimento e l’ambasciatore statunitense in Ucraina, Jeffrey Pyatt, telefona all’Assistente Segretario di Stato, Victoria Nuland, informandola che l’Unione Europea non era molto contenta del casino che stava succedendo. Al che la Nuland, regista in loco del colpo di stato in Ucraina, rispondeva col celebre “and, you know, fuck the EU! – e allora: in culo l’Unione Europea!”. Purtroppo la conversazione, registrata, fu resa pubblica. Gelo nelle cancellerie europee.

Chiamata a dare spiegazioni, la Psaki – non sto scherzando – diede la colpa ai marinai russi che avevano insegnato alla Nuland le parolacce quando a 23 anni aveva passato otto mesi su una nave russa. Ripeto: non sto scherzando.

E questa gente può scatenare guerre mondiali. Sono anch’io terrorizzato.

Detto solo incidentalmente, Victoria Nuland assieme alle altre super donne dell’amministrazione Obama, Samantha Power, ambasciatrice all’ONU, Susan Rice, consigliera per la sicurezza nazionale (anche lei ripescata da Biden come direttore del Consiglio di politica interna), e Hillary Clinton, formavano la quadriglia delle erinni dem: feroci, senza scrupoli e prive di ogni pur labile barlume di pietas. Questo per il colore “rosa”. D’altra parte avevamo già avuto una testimonianza della “sensibilità femminile” al potere con Madeleine Albright, Segretaria di Stato di Bill Clinton. Per lei mezzo milione di bambini iracheni morti per l’embargo erano “un prezzo giusto”: https://audittheempire.com/05-07-19/. Se la “diversità” è un valore, questo documento dimostra che il genere da solo non basta a differenziare una donna da un orco e che il contesto può essere determinante. Era il 1996 e una riprova l’abbiamo avuta quindici anni dopo con un’altra Segretaria di Stato democratica, Hillary Clinton, che rideva con tratti isterici alla notizia che Gheddafi era stato ucciso dopo orrende torture anche sessuali: https://www.youtube.com/watch?v=mlz3-OzcExI.

Tra l’ideologia e la realtà c’è di mezzo il mare, spesso un mare di sofferenze.

Tornando al nostro ticket, l’esperienza in politica estera di Joe Biden è indubbiamente notevole. Ha sostenuto attivamente la guerra in Serbia di Bill Clinton, le guerre in Afghanistan e in Iraq di Bush jr. (anche se poi dichiarò che il suo voto a favore dell’ultima fu un errore – dopo qualche centinaio di migliaia di morti, ma vabbè, un piccolo errore, non rimarchiamolo troppo); poi ha sostenuto la guerra in Libia e quella dei terroristi in Siria, scatenate da Obama. Nelle schifezze degli ucronazisti di Kiev, lui e il figlio, come ben si sa, sono immersi fino al collo. Insomma, un track record di alto livello.

Delle idee in politica estera della Harris invece sappiamo poco. E quel poco è preoccupante. Sull’Iran surclassa persino quel vecchio guerrafondaio del suo capo, che dice di voler ritornare ai trattati sul nucleare mentre la signora ha dichiarato di non escludere un ricorso a bombardamenti preventivi contro le strutture nucleari iraniane. Non solo, eventualmente ordinerebbe bombardamenti preventivi anche su quelle della Corea del Nord (in questo caso anche Biden vuole stracciare gli accordi tra Trump e Kim Jong-hun – sapete,quando ci sono di mezzo i valori …).

Della Harris si conoscono invece molto bene la determinazione e la mancanza di scrupoli nella cura ossessiva della propria carriera.

Purtroppo, mentre le colpe dei padri ricadono sui figli, i meriti rimangono strettamente personali.

Nel caso della Harris forse ha contribuito anche il fatto che quando aveva sette anni i genitori divorziarono e lei rimase con la madre. Ed è un vero peccato, perché Donald Harris è stato un notevole economista progressista influenzato da pensatori che vanno da Marx alla Robinson, da Schumpeter a Keynes e contribuì alla formazione delle Pantere Nere negli anni Sessanta.

La figlia Kamala ha invece incentrato la prima parte della sua carriera attorno alle questioni legali e come l’ha fatto dice molto sulle sue propensioni e sulla sua rettitudine.

Procuratrice distrettuale in California, nel 1994 inizia a frequentare Willie Brown, un potente politico black democratico, per 30 anni deputato all’Assemblea Statale della California, per 15 suo speaker e infine sindaco di San Francisco. Una carriera costellata da accuse di nepotismo e favoritismi (elargiti sia a destra che a sinistra) e conseguenti indagini dell’FBI.

Willie ha 60 anni ed è sposato, Kamala 30 ma, come si sa, la differenza d’età e lo stato di famiglia non sono d’ostacolo all’amore quando è sincero (nemmeno in Italia, come molti casi insegnano). Nasce una relazione che durerà due anni, quel tanto che basta per essere piazzata da Brown in posizioni pubbliche che le frutteranno decine di migliaia di dollari all’anno, on top al suo stipendio da procuratore, e accuse molto pesanti [1]. Il ricco entourage frequentato da Brown aiuterà in solido negli anni seguenti la carriera della di lui diletta.

Sarà come sarà, ma durante i primi tre anni di ufficio come procuratore distrettuale a San Francisco, il tasso di incarcerazione spiccherà un vero balzo [2]. Tuttavia nel 2004 entra in contrasto con la polizia perché si rifiuta di chiedere la pena di morte per l’assassino di un poliziotto. Ma una volta diventata procuratrice generale cambia idea e si rifiuterà di sostenere due petizioni popolari per l’abolizione della pena di morte, sollevando accuse di incoerenza e opportunismo. Ha capito che il capestro paga mentre l’opposizione alla pena di morte è un ostacolo alla scalata dei piani alti.

Per sovrammercato nel 2014 e nel 2015 la Harris si rifiuta di indagare sull’uccisione da parte della polizia di due neri e, non contenta, si oppone anche a un disegno di legge per nominare un ufficio d’indagine specializzato sull’uso da parte della polizia di violenza letale.

Sulla sanità ha espresso opinioni molto ondivaghe. O meglio, ha detto tutto e il contrario di tutto: la voglio pubblica e la voglio privata. Così, tanto per non scontentare nessuno, né i poveracci né le assicurazioni.

Questo è il profilo del token del ticket.

Comunque sia, devo chiarire un punto importante. Che Kamala Harris sia stata “offerta” ai votanti come vice-presidente per questioni simboliche politically correct è un dato di fatto. Che la Harris accetti semplicemente un ruolo di token, di bella statuina, io personalmente lo metto in dubbio. Molto dipende dal suo carattere e dalle sue capacità politiche. E anche dalla sua spregiudicatezza, che come abbiamo visto è notevole. D’altra parte proprio in India, la terra d’origine della madre, c’è stato l’esempio di Indira Gandhi. Scelta dai potenti boss del Congress Party come presidente perché figlia dell’appena defunto leader carismatico Jawaharlal Nehru e perché ritenuta innocua, cioè un perfetto token, in pochissimo tempo sbaragliò i suoi nemici interni al Congress e l’opposizione sociale e di sinistra, anche con mezzi pesantemente coercitivi (stato d’emergenza, migliaia di arresti, diecimila morti nella repressione del movimento naxalita) e per anni governò sostanzialmente come un’autocrate nella cosiddetta “più grande democrazia del mondo”.

Kamala Harris sarà l’Indira Gandhi statunitense? Chissà! Una volta sarebbe stata un’ipotesi ridicola, viste le grandi diversità culturali, istituzionali e politiche tra i due Paesi. Ma oggi gli USA stanno attraversando forse la più grande crisi politica della loro storia dopo la Guerra di Secessione. I brogli elettorali dei Dem (che ci sono stati, eccome) per strappare in uno Stato o l’altro risicate maggioranze, la reazione irrituale di Trump (i brogli – o i voti comprati, anche alla mafia – ci sono sempre stati, ma il perdente comunque abbozzava per carità di patria), le camarille all’interno della Corte Suprema, delle corti statali e dei due partiti, descrivono un secondo grave colpo alle istituzioni americane dopo quello inferto dall’assassinio Kennedy. E la nazione è spaccata nettamente in due.

L’attentato di Dallas del 1963 segnò l’avvio deciso della moderna politica imperialista statunitense sull’onda lunga della vittoria nella II Guerra Mondiale. Questo secondo “attentato istituzionale” avviene invece sul declinare delle capacità egemoniche e imperiali degli USA a ben 75 anni da quella vittoria. Se dipendesse solo dalla nuova amministrazione ci sarebbe poco da farsi illusioni: assisteremmo all’inizio di un secondo round di aggressioni di ogni tipo per mantenere con le unghie e coi denti l’egemonia globale. Ma le condizioni internazionali sono drasticamente cambiate. Non solo, negli anni Sessanta l’economia USA era in fase montante e non aveva rivali. Quindi poteva assorbire le spinte sociali e di emancipazione razziale e presentarsi come locomotiva economica internazionale. Oggi non è più così. Oltre all’esibizione degli ethnic tokens e dei gender tokens e all’accelerazione sul pedale coercitivo della rimanente egemonia sarà difficile andare. Donald Trump ha cercato in modo confuso (e diversamente non poteva essere, per fattori oggettivi oltre che per i gravissimi limiti soggettivi del presidente uscente) di ritornare agli anni Sessanta. Non poteva riuscirci. Perché non poteva portare il secondo decennio del Duemila indietro al sesto decennio del Novecento. I suoi successori cercheranno invece di trascinare il sesto decennio del Novecento qui nel terzo decennio del Duemila. E anche questo sarà impossibile. E saranno disastri se verrà meno un’opera di prevenzione e di dissuasione da parte delle altre potenze e se all’interno degli USA non verrà suscitato un vero e ampio movimento di opposizione sociale che non guardi al passato indicato da Mr. MAGA, ma al futuro.

E non saranno disastri token.

FONTE: https://sinistrainrete.info/politica/19511-piotr-il-token-del-ticket.html

 

 

Ecco chi c’è dietro Biden  

Si cominciano a vedere chi sono i veri manovratori del vecchietto. L’ingenuo domanda : Ma come! Il partito democratico non era quello della povera gente, degli immigrati e gente di colore? E questa sarebbe la ‘green economy’?

Usa, le scelte di Joe Biden: la Casa Bianca assomiglia sempre di più ad una succursale del colosso finanziario Blackrock

E tre! Cresce la pattuglia degli ex dirigenti del colosso finanziario Blackrock che andranno ad occupare posizioni chiave nel nuovo governo statunitense guidato da Joe Biden. L’ultimo ad aggiungersi alla squadra è Micheal Pyle che dovrebbe andare a ricoprire la carica di capo economista del team della vice presidente Kamala Harris. Al momento Pyle è responsabile delle strategie globali di investimento di Blackrock, il fondo più grande al mondo con asset gestiti per 7mila miliardi di dollari e partecipazioni praticamente in tutte le multinazionali finanziarie o industriali del mondo. Pyle raggiunge Brian Deese, ex responsabile degli investimenti sostenibili della “roccia nera”, che diventerà direttore dei consiglieri economici di Joe Biden, e Wally Adeyemo, ex responsabile dello staff di Blackrock che assumerà la carica di vice segretario al Tesoro, con una responsabilità diretta per quanto riguarda i temi di regolamentazione finanziaria. Deese non è una figura nuova nei corridoi di Washington, avendo lavorato per l’amministrazione Obama prima di approdare alla finanza. Il suo ruolo di responsabile degli investimenti sostenibili non è privo di ombre. Blackrock è stata spesso criticata perché, a fronte di sbandieratissime dichiarazioni pro ambiente, non ha quasi mai agito concretamente per orientare in questa direzione le strategie delle numerosissime aziende di cui è azionista, tra cui diverse compagnie petrolifere.

Blackrock, la svolta verde è solo a parole. Scendono ancora i voti del colosso a favore di risoluzioni societarie pro-ambiente……

FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/notizie-dal-mondo/ecco-chi-ce-dietro-biden/

 

 

 

POLITICA

RENZI VS CONTE, IL RIMPASTO È SERVITO

Renzi vs Conte, il rimpasto è servitoTanto rumore per nulla o forse no, con queste parole potremmo coniare la corretta definizione per descrivere l’attacco dell’ex premier Matteo Renzi all’attuale premier Giuseppe Conte, tra qualche giorno addirittura potremmo scoprire con sorpresa, se la dicitura più calzante, invece, sarebbe stata “ex premier” per entrambi. A pensarci bene gli italiani sentivano la mancanza di qualche altro problema in più nella maggioranza di Governo, come se oltre al Covid-19 e tutto ciò che ne è scaturito, non fosse già abbastanza. Così sui malesseri del piano sul Recovery si è dato vita al valzer di dichiarazioni al vetriolo, alle porte sbattute in faccia, agli abbandoni anticipati dai tavoli di maggioranza, agli ultimatum e sfide alla pari dell’Ok Corral, solo che quest’ultima era avvenuta in un film del 1957, la differenza si capisce da sé, è sostanziale, in quegli anni la politica era con la “P” maiuscola.

La disputa aperta da Renzi a Conte sul Recovery non si fonda su qualcosa di banale o errato, questo va precisato, nasce dalla convinzione che quest’ultimo sia troppo debole per un vero rilancio dell’Italia, tanto è vero che, in seguito, alle critiche innescate da Italia Viva si è scoperto che questa non era la sola ad avere il rospo in gola, ma anche una buona parte del Partito Democratico di Nicola Zingaretti condivideva lo stesso fastidioso disturbo al gargarozzo, solo che fino a qualche giorno fa non veniva esternato con nessun colpo di tosse, probabilmente per non ritrovarsi, a forza di tossire, nella spiacevole condizione di far rimanere senza più fiato il Governo. Così l’enfant prodige di Rignano sull’Arno – c’è da dire che l’uomo è davvero sveglio – a ragion veduta, ha deciso di guidare i rivoltosi di questo Governo (facendone al momento ancora parte) ponendo l’attenzione su alcune questioni non da poco, ponendo l’accento anche contro il centralismo attuato dal presidente del Consiglio, Conte, a discapito degli alleati, le mancate comunicazioni a quest’ultimi o comunque le comunicazioni date all’ultimo momento, senza dare loro modo di studiare in maniera adeguata i dossier e poter dare dei contributi seri su questioni d’altronde importanti per la nostra nazione, fattori che hanno fatto accendere la scintilla che ha fatto scoppiare inevitabilmente l’incendio, fino alla minaccia da parte di Italia Viva di ritirare i propri ministri dal Governo.

Nelle ultime ore sembrava esser tornato il sereno, ma i renziani hanno rincarato la dose, affermando di non essere interessati ad alcuna poltrona, questo lo vedremo, attribuendo al presidente del Consiglio la colpa di staccare lui stesso la spina al Governo con il suo atteggiamento di nascondere i problemi reali sotto il tappeto. A questo punto, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, pare proprio inevitabile una sfida con una conta in Parlamento, sembra per certi versi che si è arrivati, oltre ad una questione di metodo e di contenuti, quasi ad un fatto personale tra Renzi e Conte. Il primo questa volta sembra non bleffare, ma questo lo potremmo scoprire solo nell’immediato futuro. Ai posteri l’ardua sentenza, per chiosarla alla Alessandro Manzoni. Una cosa è certa: se i punti posti dal leader di Italia Viva fossero solo in parte condivisi dal premier e di conseguenza la stessa Italia Viva, in virtù di questo, continuasse a rimanere nel governo la credibilità di questa forza politica apparirebbe agli occhi dell’opinione pubblica pari a zero, lo stesso è da ipotizzare nel caso in cui venisse concessa da Conte, a qualcun altro, la delega sui servizi segreti. La matassa è di difficile da sbrogliare, è pur vero che la legge attribuisce al presidente del Consiglio la responsabilità giuridica e politica della sicurezza nazionale, ne scaturisce che lo stesso ne risponderebbe comunque anche se tale incarico sarebbe delegato con una nomina ad altra persona di fiducia. Facendo un semplice ragionamento, viene da sé pensare che in un momento così delicato per l’Italia, con una pandemia in corso, i vaccini da distribuire, le ricadute negative che il Coronavirus ha portato nella nostra economia e con delle scelte politiche strategiche da intraprendere, sarebbe meglio per Conte alleggerirsi di alcune incombenze che richiedono di essere seguite con una costante solerzia e operatività.

L’ipotesi, ma solo una semplice ipotesi la si può azzardare nel pensare che delle due una: o il premier non ha una persona di fiducia o più semplicemente vuole tenere avocate a sé, e quindi del tutto riservate, dei contenuti riguardanti il suo Governo. Il particolare, che comunque è bene ricordare e precisare, è che la sicurezza nazionale non è solo materia del presidente del Consiglio o della persona che questi va a nominare, ma anche dell’organo di controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti il Copasir. I problemi che Matteo Renzi pone sono condivisibili in pieno, d’altronde molti di questi sono stati, già in passato, più volte espressi anche da LegaFratelli d’Italia e Forza Italia, sul tema dello sviluppo economico, delle risorse da investire nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella sanità. Ma vi è un problema politico di base che questa volta il leader di Italia Viva ha pienamente centrato, come un tallone di Achille per Conte: quello della delega sui servizi segreti. Per il presidente del Consiglio e il suo Governo andare alla conta in Parlamento potrebbe rivelarsi una sorta di ruota della fortuna, è lì sappiamo che il buon Matteo da Rignano d’Arno è molto esperto. Se non altro, l’ha già vinta una volta!

FONTE: http://opinione.it/editoriali/2021/01/11/alessandro-cicero_renzi-conte-covid-coronavirus-vaccini-pandemia-copasir-lega-forza-italia-rimpasto/

Il bluff degli scienziati di Conte

Franco Bechis 

È lei la numero uno del comitato tecnico e scientifico (CTS) che assiste Giuseppe Conte e Roberto Speranza, condizionando con le sue scelte la vita di tutti gli italiani da quasi un anno. Si chiama Elisabetta Dejana ed è una esperta del sistema vascolare, professore ordinario di Patologia generale presso l’Università di Milano e coordinatrice di un gruppo di 20 persone all’Istituto FIRC di Oncologia molecolare (IFOM). È una testimonial della associazione italiana per la ricerca sul cancro nonché ricercatrice di Telethon. All’estero la conoscono bene, perché vi ha lavorato a lungo e a pieno titolo possiamo definirla una «scienziata», uno di quei cervelli che l’Italia è riuscita a trattenere con orgoglio. Quando Conte e Speranza devono fare deglutire qualcosa che va di traverso agli italiani limitando ancora di più le loro libertà costituzionali come sta avvenendo da quasi un anno, deve essere a lei che pensano sostenendo: «Così hanno deciso gli scienziati». La Dejana lo è davvero, e infatti il suo h-index, l’indice che censisce per la comunità scientifica la rilevanza di uno dei suoi membri per numero di pubblicazioni e citazioni scientifiche, è alto: 109. Basti pensare che sommando l’h-index di tutti i 26 membri ufficiali del Cts si ottiene un misero 821, media di 31,5 a testa che nella comunità scientifica internazionale sarebbe ridicolo, da professorini alle prime armi ancora impegnati nelle scuole serali. Senza la Dejana la somma degli altri 25 sarebbe 712, la media scenderebbe a un h-index di 28,48 pro capite. Ma quella somma è dovuta a un altro componente del comitato, Franco Locatelli, direttore del dipartimento di oncoematologia del Bambino Gesù di Roma e presidente del Consiglio superiore di Sanità. Locatelli è l’unico altro membro del comitato ad avere un h-index superiore a 100, sia pure di poco: 101. Togliamo lui e la Dejana e il totale degli altri 24 componenti scende a 611, la media supera di poco il punteggio di 25 e la parola «scienziati» diventerebbe del tutto fuori luogo.

Non è così teorica quella sottrazione. Perché nelle 35 riunioni del Cts che si sono tenute fra il 20 luglio e il 20 novembre scorso la professoressa Dejana è risultata assente in 28. Il professore Locatelli in 14, e nessuno dei due era presente proprio quando si stavano adottando le decisioni fondamentali sui dpcm che abbiamo bene conosciuto in questi mesi.
Dunque noi siamo in mano a quello che ci viene descritto come il meglio della scienza italiana. Ma non è vero: quei 26 scienziati non sono, salvo qualche eccezione. Nessuno di fatto è esperto della materia che servirebbe: non c’è manco un virologo fra loro, nessuno verrebbe riconosciuto come scienziato fuori dai nostri confini. Hanno un h-index rispettabile oltre ai due casi segnalati (però troppo spesso assenti alle riunioni) pochi altri che vedete in queste pagine. Come Roberto Bernabei, geriatra (80), Massimo Antonelli, direttore della rianimazione del Gemelli (73), Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani (62) e il pneumologo Luca Richeldi (58). Gli altri componenti hanno indici assai più modesti. Nove di loro addirittura inferiore al 10.

Eppure non mancano professori esperti delle materie utili per combattere il coronavirus apprezzati da tutta la comunità scientifica. Ne cito qualcuno che vediamo ogni tanto in tv e si può mangiare in insalata qualsiasi membro di quel comitato: il professore Alberto Mantovani (h-index 171), il professore Giuseppe Remuzzi (164), il professore Carlo La Vecchia (138), e per le quote rosa le professoresse Silvia Franceschi (136) ed Eva Negri (116). In cinque fanno come tutto il Cts.

E infatti scienziati i membri del Cts obiettivamente non sono, ma hanno lo stesso in mano il destino di 60 milioni di italiani, il ruolo più delicato che si possa avere avuto in questi mesi in Italia. Non ne hanno nemmeno la coscienza però, altrimenti non farebbero tutte quelle assenze alle riunioni che i verbali sia pure con grave ritardo certificano. Il campione assoluto per senso del dovere è Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute. Non è uno scienziato: il suo h-index è 8, una miseria. Non è manco un furbetto del cartellino, perché manco finge di timbrare: in quelle 35 riunioni del Cts nel momento chiave della seconda ondata lui è risultato assente 35 volte. Non si comprende perché mai Speranza con un sussulto di dignità non lo abbia sollevato di peso ed escluso dal comitato dove non mette piede nemmeno virtualmente.

Sì, perché bisogna sapere che la stragrande maggioranza dei partecipanti alle riunioni lo fa in videoconferenza, dal telefonino o dal computer del posto dove si trova in quel momento. Visto l’onore di essere stati inseriti in quel consesso e la grave responsabilità che questo ha comportato in quest’anno, non è davvero accettabile che uno non si faccia nemmeno vedere a distanza. Eppure Ruocco si è dato 35 volte su 35, la Dejana 28 su 35, la giovanissima Nausicaa Orlandi (altra quota rosa su cui si era impuntato Conte) è risultata assente 20 volte, Locatelli 14 volte, Franco Maraglino 8 volte, Silvio Brusaferro 7 volte, Roberto Bernabei, Mauro Dionisio e Giovannella Baggio 6 volte. Altri hanno tagliato meno la corda.

Ma c’è un altro tema non meno irrilevante su quel comitato tecnico e scientifico che ha adottato le scelte più dure per gli italiani: non è affatto indipendente. Quasi la metà dei suoi componenti (12 su 26) dipende direttamente dalla presidenza del Consiglio dei ministri, e cioè da Conte, o dal ministero della Salute, e cioè da Speranza. Se entrasse in contrasto con loro rischierebbe il posto. Fra questi non abbiamo inserito Brusaferro, che pure guida l’Istituto superiore di Sanità dopo nomina governativa. E nemmeno Ranieri Guerra, che di indipendenza ne ha mostrata assai poca essendo stato protagonista del pressing sui vertici Oms per fare ritirare quel rapporto sull’Italia che aveva fatto aggrottare le ciglia al ministro Speranza. Ma è in queste mani che ci troviamo.

FONTE: https://www.iltempo.it/politica/2021/01/11/news/bluff-giuseppe-conte-cts-senza-scienziati-dejana-locatelli-ruocco-brusaferro-25824831/

 

 

Confronto finale tra Travaglio e Berlusconi [parte2di2] (SP 10Gen2013)

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=P9MTXGskz5M

FONTE: https://youtu.be/P9MTXGskz5M

 

 

IL CAV UMILIA Travaglio/Santoro. DUE MINUTI CHE CAMBIANO LA STORIA!

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=lY7pSP8fnQw
Prenditi due minuti di divertimento puro e guarda con noi la svolta della campagna elettorale. Silvio Berlusconi che umilia Travaglio e Santoro e inizia la rottamazione di Bersani, Bindi, Casini, Fini, Prodi, Monti, Vendola….
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=lY7pSP8fnQw

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

I politici e la Sars Cov 2, un cammino di incomprensioni

https://www.omceomi.it/docs/default-source/bollettini-home/bollettino-covid-web-1.pdf?sfvrsn=2

Dott. Beccol, medico della peste nera a Roma in un disegno del 1656

FONTE: https://www.omceomi.it/docs/default-source/bollettini-home/bollettino-covid-web-1.pdf?sfvrsn=2

 

La clinica, la fisiopatologia, l’immunologia, non sono sempre materie tutte ben note ai tanti tecnici che partecipano come politici decisori per la salute pubblica…

I Virus influenzali stagionali mutano ogni anno, motivo per cui si devono modificare i vaccini continuamente, mentre altri virus sempre ad RNA, come quello della SarsCov 2, NON mutano in modo tale da modificarsi strutturalmente invalidando l’azione di specifici vaccini.

È ragionevole che, come i precedenti virus a RNA responsabili di recenti pandemie (SARS, H1N1) o di infezioni in tutto il mondo senza stagionalità (Mononucleosi da EBV o Ebola, ad es.), siano presenti e saranno presenti SEMPRE, con flessioni nel periodo caldo, e NON inducano immunità permanente come fanno ad esempio il Morbillo o la Rosolia una volta contratte. Infatti, nei vaccini antiinfluenzali stagionali da 12 anni E’INSERITO L’H1N1 insieme ai ceppi stagionali!

È dunque possibile prevedere future vaccinazioni stagionali includenti ANCHE il SARS COV 2, per rinnovare la memoria anticorpale e raggiungere un sempre più efficace “effetto gregge”. Perché tanto timore nei confronti di questo virus? I referti autoptici già noti i primi di Marzo 2019, divulgati in documenti ufficiali cinesi, mostrano esiti da Covid (la malattia provocata dal SARS COV 2) che distinguono NETTAMENTE questa infezione dall’Influenza stagionale: le autopsie rivelano situazioni devastanti simili agli effetti del temutissimo Ebola, con danni gravissimi in organi vitali…Se è ovvio immaginare che l’età di per se sia predisponente ad un innesco di infiammazione generalizzata che colpisce tutti i tessuti e organi “senza ritorno”, non abbiamo affatto compreso le morti di soggetti giovani e apparentemente sani; di certo questo virus somiglia abbastanza per sintomi all’influenza ma non per segni (come già aveva rivelato in percentuali però minori di popolazione l’H1N1): si sono riscontrati danni a distanza dall’infezione in organi quali cervello, cuore, vasi, oltre ai ben noti danni polmonari…Genetica predisponente? Stile di vita facilitante a “ossidazione” cioè invecchiamento dei tessuti, come accade nei fumatori, diabetici obesi, grandi mangiatori di carni e cibi speziati e conservati? Studi in corso forse sapranno informarci…

Riflessione: influenza stagionale 2019/2020 epidemiologicamente diminuita? Forse in parte sopraffatta dal Sars Cov 2, cioè “dimenticata” dai clinici travolti dalla pandemia nel mese di Marzo e quindi non segnalata dalla rete nazionale di rilevazione casi influenzali stagionali Influnet, in parte probabilmente coesistente in stessi individui insieme al Sars Cov 2, e quindi ignorata nella diagnosi, ma più verosimile che una competizione tra virus ha visto vincente il più aggressivo e rapido nella diffusione, incontrastata da assenza di vaccino…Unica arma disponibile sino ad oggi la prevenzione con adeguate mascherine, con lavaggio continuo delle mani, ed all’inizio della pandemia un distanziamento doloroso ma doveroso, precoce e globale…Avremmo evitato il triste primato di morti europei, terzi al mondo, campioni mondiali per decessi di Medici? Invece la scelta di tecnici e politici è stata una lenta agonia con stillicidio di chiusure intermittenti, ritardi nell’utilizzo della diagnostica gold standard molecolare e poi scelta di diagnostica inappropriata  antigenica rapida su vasta popolazione, assenza di organizzazione operativa territoriale e supporto logistico amministrativo nel territorio, ritardi e poi scarsa chiarezza nella stesura di Linee Guida di trattamento a domicilio, investimenti distribuiti in modo disomogeneo per la realizzazione di Unità operative territoriali per la diagnostica e l’assistenza domiciliare dei Covid sospetti o positivi…

Ora non ci resta che sperare nel vaccino…Come nelle favole, dove il dragovirus ed i mostramministratori esistono, ma arriva sempre un principe azzurro a sconfiggerli e riportare la serenità nel Regno…

Ma noi siamo una Repubblica democratica…

D.ssa Carla Bruschelli

 

 

 

 

STORIA

La storia del cardinale Richelieu

FONTE: http://www.madrerussia.com/la-storia-del-cardinale-richelieu/

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