NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 30 LUGLIO 2019

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 30 LUGLIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Il Tempo che spiega è il tempo dello storico.

Quello che aggiunge è il Tempo della vita.

Niente di comune fra i due, ma ci si deve poter servire

Dell’uno come dell’altro.

  1. DE SAINT-EXUPERY, Pilota di guerra. Lettera ad un ostaggio. Taccuini,

Bompiani, 1959, pag. 297

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

“Guerra ibrida” contro l’Italia

COMMANDOS? E I NEMICI INTERNI. ANTI-TRUMP  1

Troppe cose nontornano nel brutale omcidio del carabiniere

La storia della benda

Meglio un carabiniere morto che un immigrato in galera. 1

MAFIA NIGERIANA OCCUPA TERRITORIO ITALIANO: “STANNO ARMANDO I PROFUGHI”. 1

Ashkenaz, il super-sapiens, ci schiavizza col debito eterno. 1

Pizzagate al Santo Sepolcro di Milano. 1

“I bambini non si toccano”. 1

Arroganza e zero rispetto per lo Stato: la scuola “di sinistra” ha fallito

Di Bibbiano non si può parlare ma si deve

Politico: “Italia riceve più richiedenti asilo dalla Germania che dalla Libia”. 1

Quei falsi contratti agli amici pagati coi soldi dei migranti 1

Come uccidere 10 milioni di Afgani e non vincere. 1

La lunga strada verso lo scontro tra civiltà. 1

La netta differenza tra la strategia di difesa cinese e statunitense. 1

L’ALLUCINAZIONE NON È UNA FACCENDA PRIVATA. L’”ESEGESI” DI PHILIP K. DICK   1

RENZI AIUTO’ OBAMA CONTRO TRUMP – Nel Russiagate. 1

L’Italia sequestra le armi di un gruppo neonazista. Un istante dopo i media occidentali inventano una connessione con la Russia. 1

Gli agenti di influenza di Israele. 1

I manipolatori della psiche collettiva sanno fare bene il loro mestiere

Oibò, al giovane tossico assassino made in USA ci hanno bendato gli occhi

La mano che arraffa: quella dello stato. 1

Perché le multinaizonali odiano il libero mercato

Effervescente. 1

Scoperto laboratorio horror: testa di donna cucita sul corpo di un uomo. Gambe e braccia vendute al mercato nero. 1

Scoperto laboratorio horror: testa di donna cucita sul corpo di un uomo. Gambe e braccia vendute al mercato nero. 1 2

Chi domina il mondo, oltre la geopolitica visibile. 1

Cinque miti dell’eccezionalismo americano. 1

NON VOGLIO MORIRE AMMAZZATA PER UN DIO.. 1

Von Der Leyen lascia in Germania un’eredità molto pesante. 1

Per un pugno di rubli 1

 

 

EDITORIALE

“Guerra ibrida” contro l’Italia

Manlio Lo Presti – 30 luglio 2019

Il nostro martoriano Paese, in mano ad una classe politica fra le più corrotte e ricattate del pianeta, è bersaglio delle politiche di sostituzione etnica da parte di gran parte dei paesi dell’unione europea che ne voglio fare il deposito razziale del vecchio continente. E’ bersaglio delle politiche economiche depressive dei pretoriani di Bruxelles che intendono continuare a far diventare l’Italia come la Grecia per poi farla diventa un campo di atterraggio delle ondate pilotate di MIGRANTI-PAGANTI.

Dal dopoguerra ad oggi – CON DECINE DI MIGLIAIA DI MORTI ASSASSINATI O FALCIATI DA OLTRE CENTO ATTENTATI – l’Italia è terreno di scontro fra gli stati uniti e l’europa, tra gli stati uniti e la Russia, fra le mafie nazionali e quelle cinesi e africane.

Adesso a questo elenco lugubre dobbiamo aggiungere la guerra civile in atto nel Nordamerica fra democratici clintoniani/obamiani e repubblicani per eliminare e/o assassinare Trump e i cui effetti nefasti si sono da tempo abbattuti in europa.

Nel nostro Paese un effetto recente della guerra civile in atto negli usa è quello dell’omicidio del carabiniere a Roma con tecniche da marines mediante undici affondi fino al manico di un coltello militare al rene il cui dolore assoluto impedisce alla vittima di gridare. Un assassinio da guerra ibrida, con tanto di fotografia (ma può essere anche una immagine manipolata) ad hoc da mostrare alla stampa er far invalidare l’interrogatorio e far espatriare l’omicida negli usa.

Lo scopo dell’operazione? In molti pensano che sia stata allestita per incrinare i rapporti dell’Italia con Trump. Lo stesso scopo che ha avuto il massacro di Regeni in Egitto organizzato dall’asse anglofrancese per far saltare l’accordo Eni da 12 miliardi al quale sono subentrati infatti i francesi!

Gli interrogativi – figli del dubbio – fanno molto pensare alla tecnica utilizzata per la COVERT OPERATION (*) di Charlie Hebdo.

Chi ha fotografato e perché, forse per sviare l’attenzione sulla presenza di un pretoriano della CIA/NSA/FBI nella stanza dell’interrogatorio?

Se viene diffusa a tappeto la biografia di un ragazzo viziato e deviante, come si giustifica la presenza nella stanza degli interrogatori di un tecnico americano della sovversione?

Questa operazione coperta ha inoltre lo scopo dichiarato di far saltare il governo attuale per far posto all’ennesimo governo tecnico se l’effervescente inquilino del Colle decidesse di rifiutare le elezioni anticipate per logorare la Lega. Un governo tecnico FATE-PRESTO per ridurre il nostro Paese ad uno corrottissimo stato-mafia sudamericano (il superlativo è d’obbligo corrotto perché lo è già da tempo).

Intanto, il trambusto eversivo serve anche per occultare senza riuscirci completamente gli orrori di Bibbiano e delle altre città ai danni dei bambini elettrificati e consegnati con importante pagamento a coppie gay che li hanno abusati veramente.

Caos, caos e ancora caos.

Tutto è calcolato al millimetro. Non fatevi fuorviare da una descrizione che vede i politici come incapaci: sono tutti teleguidati da strapagatissimi esperti della sovversione il cui compito è mandare a ferro e fuoco l’Italia.

 

Ne riparleremo …

 

 

NOTA

(*) Per capire cosa è una COVERT OPERATION leggere qui:

https://it.wikipedia.org/wiki/Covert_operations

https://www.jstor.org/stable/20566925

 

 

 

 

IN EVIDENZA

COMMANDOS? E I NEMICI INTERNI. ANTI-TRUMP

Maurizio Blondet 29 Luglio 2019

Copio-incollo, per rapidità. Alcuni hanno già capito quello che posso dirvi io:

La foto – che non può essere stata fatta se non da un carabiniere presente –

 è stata fatta per poter invalidare la “confessione” e rimandarli a casa,

dal momento che non sono stati loro”.
“Scoprirete gli italiani al soldo del profondo stato Usa

perché saranno quelli che aiuteranno la scena,

stracciandosi le vesti per la “tortura” della benda.

 

L’assassino ha usato il metodo da commando: agguantare la vittima per il collo ed affondare ripetutamente il pugnale ai reni   – il dolore provocato dalla rottura di un rene rende impossibile alla vittima gridare.

Lo ha detto il Corriere:

Il carabiniere ucciso con un’azione da marine: ma dal coltello ai buchi nelle immagini, ecco cosa non torna
Com’è nato lo scontro fra studenti e carabiniere? L’autopsia rivela che le coltellate sono state undici con una manovra più da marine che da studente con un fisico nella norma

…..

Aggredito alle spalle

L’autopsia sul vicebrigadiere rivela la presenza di undici coltellate, sferrate da Elder mentre abbranca da dietro Cerciello. Un’azione più da marine che non da studente di 19 anni con un fisico nella norma.

Elder sostiene di aver agito per paura di avere di fronte i pusher. Ma [….]  , resta da capire come né Cerciello né il collega Varriale, tenuto fermo da Natale (anche lui esile), riescano a difendersi.

Da dove spuntano fuori gli aggressori?

Perché salta lo scambio con Brugiatelli funzionale all’arresto in flagranza?

Il coltello a baionetta

Elder Lee impugna un coltello “a baionetta” che il pm Calabretta e l’aggiunto D’Elia descrivono nel decreto di fermo «per tipo certamente idoneo a cagionare grave offesa». Di più, a sostegno della pari colpevolezza dei due, i magistrati annotano che «l’arma, per le sue dimensioni, non poteva non essere vista dal Natale», che pure sostiene questa tesi. Sembra ormai chiaro che Lee abbia imbarcato il coltello nella stiva dell’aereo alla partenza da San Francisco, in modo da aggirare i controlli. Ma perché lo aveva con sé? Che uso pensava di farne? I due carabinieri non sfoderano le loro pistole, né prima (e non ce ne sarebbe stato motivo) né dopo la rissa, quando Varriale si concentra

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https://www.maurizioblondet.it/31401-2/

 

 

 

 

 

 

TROPPE COSE NON TORNANO NEL BRUTALE OMICIDIO DEL CARABINIERE!

Carlo Giacché 29 07 2019

 

IL COLLEGA POTEVA SPARARE DURANTE L’ACCOLTELLAMENTO?! SE SI PERCHÈ NON FARLO!

 

E SE NO PERCHE?

 

SE SI ERANO SUBITO QUALIFICATI COME CARABINIERI PERCHÈ L’AGGRESSIONE MORTALE?! E CON LUNGHE 11 COLTELLATE!?

 

PERCHÈ LA BENDA?! PER PROTEGGERE L’IDENTITÁ DEI ROS PRESENTI IN CASERMA?! O ALTRO?

 

QUAL’È L’UTILITÁ DI QUELLA FOTO CHE SCATENA FIOR DI PERBENISTI, CONTE IN TESTA?!

PERCHÈ E COME È STATA DIFFUSA?!

 

SI PREPARA UN ALTRO CASO KNOX PER NON DISPIACERE

 

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La storia della benda

Walter Buscema – Avvocato – 29 07 2019

 

È follia pura montare storie sulla benda del detenuto con un morto che urla Giustizia.

 

Questo Carabiniere lascia una moglie e una famiglia nello svolgimento del suo malpagato ma indispensabile lavoro.

Qui non abbiamo scene di un ragazzo torturato o percosso a morte come il povero Cucchi….

 

E se quel Carabiniere fosse stato vostro Fratello o vostro Marito vi

 

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Meglio un carabiniere morto che un immigrato in galera

Sisto Ceci 28 07 2019

 

Avevo scritto 2 gg fa “PER TUTTI I SINISTRI RADICAL SHIT E’ SEMPRE MEGLIO UN CARABINIERE MORTO CHE UN IMMIGRATO IN GALERA”.

Oggi un immigrato prima poteva essere un operaio, un bracciante, un intellettuale de sinistra, un antifascista genericamente inteso, un ex partigiano, un brigatista, un manifestante violento, un sindacalista etc. etc.

Qualcuno mi ha detto che, come sempre, avevo esagerato e allora, caso ha voluto mi è venuta in soccorso una insegnante di Novara, tale Eliana Frontini, che ha avuto il coraggio, lei si, di esprimere il pensiero nascosto e inconfessabile di milioni di suoi consimili de sinistra con una dichiarazione di questo tenore

 

“Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente,

non ne sentiremo la mancanza”.

 

Anche con la notazione antropologica razzista, è del Sud, quindi un italiano di serie B, un parassita che ha trovato nell’Arma un posto di lavoro non potendo e non sapendo  fare altro, e come

 

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MAFIA NIGERIANA OCCUPA TERRITORIO ITALIANO: “STANNO ARMANDO I PROFUGHI”

LUGLIO 26, 2019

“Bande di immigrati si stanno appropriando di intere aree del territorio italiano e si stanno preparando alla guerriglia etnica in stile africano”

“Gruppi di migranti nigeriani che in un primo momento collaboravano con le mafie per lo sfruttamento della prostituzione ed il traffico delle droghe, ora stanno organizzando bande paramilitari per controllare il territorio italiano”, a rivelarlo, nel 2017, un articolo del “Times” a cui si sono aggiunte pubblicazioni del “The Guardian” dell’agosto dell’anno successivo, e il rapporto della DIA degli ultimi giorni.

Parlano di gang criminali nigeriane e centrafricane che operano in Italia, già soprannominate dall’intelligence britannica “I Vichinghi”, dal nome del clan principale della Mafia nigeriana, i ‘Vikings’, che gestivano anche il centro di accoglienza di Mineo, chiuso in questi giorni da Salvini.

Secondo la stampa inglese il territorio italiano sarebbe ora a forte rischio di “tribalizzazione territoriale”, ovvero le bande di migranti potrebbero appropriarsi di aree e difenderle come usano fare nelle zone del centro Africa già attraversate da guerre civili e atavici conflitti tribali.

Lo abbiamo imparato a nostre spese. Soprattutto una ragazzina di nome Pamela: Innocent Oseghal, Desmond Lucky, Lucky Awelima e i loro fratelli hanno confermato questa realtà al grande pubblico. Negli ultimi anni i nigeriani traghettati in Italia dalle ong e dal PD sono centinaia di migliaia. Loro compresi.

Un rapporto della DIA fa riferimento alla criminalità organizzata nigeriana come “la più pervasiva, formata da diverse cellule criminali indipendenti e con strutture operative differenziate ma interconnesse, dislocate in Italia e in altri Paesi europei ed extraeuropei”.

Che si è estesa in Italia proprio grazie agli sbarchi.

Nonostante questo, i governi Pd hanno diffuso i clandestini nigeriani sul territorio invece di espellerli. Trasformandoli da irregolari a richiedenti asilo per foraggiare le coop di partito.

E questo ha rifornito la mafia nigeriana di migliaia di nuovi membri.

Trattasi di gruppi vasti, ramificati, organizzati su un modello clanico e con un controllo fondato sulle intimidazioni, sulla minaccia della magia nera e sui sequestri di persona. Delle vere e proprie confraternite in quanto per farne parte bisogna sottoporsi a dei rituali di tipo tribale.

Un esempio è quello che riguarda le minacce nei confronti delle prostitute che non solo vengono picchiate, ma che vengono sottoposte a riti voodoo con lo scopo di avere totale controllo su di loro e in molti casi con minacce

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https://voxnews.info/2019/07/26/mafia-nigeriana-occupa-territorio-italiano-stanno-armando-i-profughi/

 

 

 

 

 

 

Ashkenaz, il super-sapiens, ci schiavizza col debito eterno

Scritto il 28/7/19

 

Menti raffinatissime, le chiamava Giovanni Falcone. Nel suo caso, avevano piazzato una bomba davanti alla sua villetta sul mare, tre anni prima del fatale attentato di Capaci.

 

Sono speciali, quelle menti – e altrettanto criminali – anche per Giovanni Angelo Cianti, che non è un giudice antimafia ma a suo modo si occupa lui pure di criminologia, per così dire, se si volesse leggere come un’epocale, sterminata stagione criminogena quella aperta dalla stessa misteriosa comparsa sulla Terra dell’homo sapiens, tuttora non spiegata (men che meno dall’evoluzionismo darwiniano). L’ultima fatica letteraria di Cianti – che esordì addirittura come autore del fumetto-cult “Ken Parker”, creato nel ‘74 da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo – si intitola “Benvenuti all’inferno”, in questo richiamando l’ombra del manicheismo, tra risonanze gnostiche e poi catare. Una “creazione dannata”, la nostra, opera di divinità infere esiliate nel mondo della materia? Premessa pragmatica: siamo quasi 8 miliardi e stiamo devastando il pianeta, come cavallette inarrestabili. Un formicaio di insetti onnivori e famelici, e al tempo stesso docili e malleabili, senza più coscienza né memoria della propria origine. Solo colpa nostra? No, risponde Cianti: la grande attenuante è incarnata da chi lo dirige più o meno segretamente, il “formicaio”.

La solita, bieca massoneria mondiale? Gli uomini invisibili del famigerato “complotto giudaico-massonico” caro ai cospirazionisti? Nemmeno, scrive Cianti, mettendo a fuoco un altro gruppo, che definisce “super-sapiens”. «Si chiamano Ashkenazi, e si sono mimetizzati tra gli ebrei, a insaputa degli ebrei stessi. Ma attenzione: gli “Ahskenazim” non sono ebrei, e nemmeno semiti. Sono i veri manipolatori dell’umanità, fin dai primordi, attraverso il denaro e il credito usuraio». Sarebbero stati loro a danneggiare in primo luogo gli ebrei, provocando la catastrofe dell’antisemitismo. Da dove spuntano? Ne parla la Bibbia, probabilmente, quando – nella Genesi – racconta la “fabbricazione” degli adamiti: strani ibridi, praticamente degli Ogm ante litteram, clonati mescolando i geni del sapiens con quelli dei Figli delle Stelle, che l’Antico Testamento chiama Elohim (come Yahvè e colleghi) mentre per i Sumeri si chiamavano Anunna o Anunnaki. Stessa schiatta di dominatori – venuti dal cielo, secondo il sumerologo Zecharia Sitchin, affascinante e controverso teorico della paleo-astronautica. La missione: trasformare la Terra, fino a quel momento popolata solo da tribù nomadi, in un immenso campo di lavoro.

Per produrre cibo, energia e poi anche tecnologia occorrevano “servi” intelligenti e obbedienti, i sapiens, che ancora non c’erano.

 

E per dirigere i sapiens ci voleva una super-razza, in grado di dominarli per conto terzi. Impressionante la consonanza con le rivelazioni che l’avvocato Paolo Rumor affida al saggio “L’altra Europa”, edito da Panda, con prefazione dell’eminente politologo Giorgio Galli. La tesi: un’élite immutabile, sempre la stessa, reggerebbe il mondo da quasi 12.000 anni. Origine: Golfo Persico, poi Mesopotamia, Egitto, Mediterraneo fenicio e poi minoico e greco-romano. Pietra miliare: l’antico insediamento nella città caldea di Ur, alla foce del Tigri.

 

E’ la stessa geografia che ripercorre Cianti, inseguendo il fantasma dei progenitori di quelli che (erroneamente, sostiene) verranno poi chiamati “ebrei askhenaziti”, diffusisi nell’Est europeo. La comparsa dell’Adàm biblico, «non ancora ebraico, verosimilmente sumero», risalirebbe a un’epoca collocabile tra il 15.000 e il 20.000 avanti Cristo. Seguono 9 discendenti quasi millenari, i patriarchi pre-diluviani, fino ad arrivare a Noè, cioè intorno all’anno 5.600.

Stando alla Bibbia, Noè generò Sem, Cam e Jafet. Da Sem si arriva a Giacobbe-Israele per

 

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https://www.libreidee.org/2019/07/ashkenaz-il-super-sapiens-che-ci-schiavizza-con-la-finanza/

 

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Pizzagate al Santo Sepolcro di Milano

Maurizio Blondet  28 Luglio 2019

Marina Abramovic in autunno alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano

Il ciclo di video “The Kitchen. Homage to Saint Therese” sarà in esposizione, dal 18 ottobre al 31 dicembre 2019, nella Cripta di San Sepolcro, riportata di recente al suo splendore dopo un importante restauro

La Cripta di San Sepolcro, recentemente tornata al suo splendore dopo un grande lavoro di restauro, continua così il suo dialogo con il contemporaneo, dopo aver ospitato nel 2017 Bill Viola e successivamente Michelangelo Antonioni e Andy Warhol.

PUBBLICITÀ

“The Kitchen. Homage to Saint Therese”, opera molto significativa di Marina Abramovic, si compone di tre video che documentano altrettante performance tenute dall’artista nel 2009, nell’ex convento di La Laboral a Gijón, in Spagna.

Vademecum

Marina Abramovic all’Ambrosiana
18 Ottobre – 31 Dicembre 2019
Martedi-venerdi 12-20 / sabato e domenica 10-20
Biglietti : a partire da 9euro
www.criptasansepolcromilano.it

http://www.artemagazine.it/attualita/item/9723-marina-abramovic-in-autunno-alla-pinacoteca-ambrosiana-di-milano

(La campagna mediatica in corso:)

Marina Abramović: «Ho abortito tre volte, un figlio

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https://www.maurizioblondet.it/pizzagate-a-milano/

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

“I bambini non si toccano”

Il presidio a Guidonia Montecelio per dire no a nuovi casi Bibbiano, e violenza sui minori

 

il 29 Luglio 2019 da L’Osservatore d’Italia

 

GUIDONIA MONTECELIO (RM) – Ad organizzare il presidio silenzioso in piazza Matteotti il primo agosto alle ore 10.00, ci ha pensato Giovanna Ammaturo consigliere di Fratelli d’Italia. “Sono orgogliosa come genitore, nonna e poi come politico eletto di farmi promotrice unitamente alle mamme e papà oltre a tutti i cittadini di ribadire che i bambini non si toccano.

 

I recenti fatti di Bibbiano, i maltrattamenti negli asili, casi di pedofilia e violenze sui minori hanno offerto a ciascuno di noi dopo un impatto emotivo le adeguate riflessioni. Tralasciando il colore politico la manifestazione è trasversale e di autentica solidarietà. Vogliamo condividere anche nella nostra città lo stato di profondo sconcerto per quanto accaduto e sensibilizzare la cittadinanza sul tema dei minori.

 

Tutelare i bambini sempre e comunque significa tutelare il nostro futuro e tutti noi siamo chiamati a mettere in atto ogni tipo di azione utile in tal senso. Per richiamare l’attenzione attorno ad un fenomeno tornato d’attualità per un

 

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https://www.osservatoreitalia.eu/i-bambini-non-si-toccano-il-presidio-a-guidonia-montecelio-per-dire-no-a-nuovi-casi-bibbiano-e-violenza-sui-minori/

 

 

 

 

Arroganza e zero rispetto per lo Stato: la “scuola di sinistra” ha fallito

Di Valerio Benedetti – 29 Luglio 2019

Ha suscitato grande indignazione la vicenda recente di Eliana Frontini, la professoressa che ha commentato con «uno in meno» l’assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega. Tra le altre cose, l’insegnante (ora sospesa) rischia sia una denuncia per vilipendio che il licenziamento. Tuttavia, quello della Frontini non è purtroppo un caso isolato. Un’altra docente, Flavia Lavinia Cassaro, qualche mese fa ha perso il posto per i suoi insulti indirizzati alle forze dell’ordine durante una manifestazione antifascista contro CasaPound: «Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire», urlò agli agenti la maestra delle elementari. Ma non basta: vicino al licenziamento ci è andata anche Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa palermitana che benedisse un filmato dei suoi alunni in cui si paragonava il Decreto Salvini alle leggi razziali. Tre indizi che fanno una prova, e cioè che la «scuola di sinistra» va assolutamente riformata.

Egemonia culturale?

Tutti questi episodi mostrano plasticamente la totale mancanza di rispetto di questa «scuola di sinistra» per le istituzioni dello Stato, siano esse rappresentate dalle forze dell’ordine o da un ministro dell’Interno che legifera in base al suo

 

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https://www.ilprimatonazionale.it/politica/fallimento-scuola-di-sinistra-126027/

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Di Bibbiano non si può parlare, ma si deve

Due giorni fa si è tenuto alla Camera un convegno a proposito dell’inchiesta “Angeli e demoni”. Riportiamo qui tutte le voci di tutti coloro che, nell’omertà generale, hanno avuto il coraggio di bucare la coltre di silenzio

www.lintellettualedissidente.it

Federico Lordi – 29 luglio 2019

Dovevamo arrivarci, ci siamo arrivati. L’anticomplottismo dei complottisti ha appicciato la viscida targhetta del complotto anche sulle macabre cronache di Bibbiano. Mentre giovedì ci recavamo al convegno inerente l’inchiesta “Angeli e Demoni”, organizzato presso la Camera dei Deputati da Armando Manocchia di ImolaOggi e dall’Onorevole Maria Teresa Bellucci di Fratelli d’Italia, i social secernevano il fetore di post e tweet senza remore, pronti a gettare fango su chiunque si permetta di parlare di Bibbiano.

Hanno ragione da vendere. Come opportunamente ricordato durante il convegno dall’avvocato Francesco Morcavallo: «Il permanere di questo tipo di vicende si è sempre nutrito del silenzio». Morcavallo è un uomo con la schiena talmente dritta, da aver abbandonato la toga di giudice del tribunale dei minori di Bologna nel 2013, dopo anni di battaglie portate avanti contro le nefandezze relative al sistema degli affidi all’interno del collegio. L’avvocato cosentino non lascia spazio a fraintendimenti. La notizia, nello scandalo di Bibbiano, non è rappresentata dagli abusi commessi nei confronti dei bambini, è il contesto ad inquietare: «Le istituzioni che dovevano garantire che ciò non succedesse hanno contribuito in modo efficiente al fatto che certi fatti accadessero».

È un sistema malato quello degli affidi, una gigantesca tenia che scava negli intestini del silenzio, nutrendosene alacremente. I tribunali spesso e volentieri sfornano provvedimenti d’affido non fondati su fatti e prove, bensì su soffiate, presupposizioni, delazioni, chiacchiericcio. «Perché in tutti i processi contemplati dall’ordinamento si decide su fatti e su prove e nel processo minorile no?», una risposta potrebbe offrirla il Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, interrogato a tale proposito di recente in Parlamento: «Le questioni sollevate investono solo in parte lo spettro delle competenze del Ministero», con buona pace del principio del giusto processo e dell’articolo 111 della nostra Costituzione.

Nel corso del suo intervento Maria Teresa Bellucci ha ricordato l’imminente istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare riguardante i tragici fatti della Val d’Enza, uno strumento sul quale i vari relatori non nascondono alcune perplessità: «Da chi sarà composta? Una parte non può farla in quanto referente politico dei gestori, un’altra in quanto referente politico di altri gestori, un’altra che ancora propone gente che è stata garante dell’infanzia quando queste cose odiose accadevano. Chi la fa la commissione d’inchiesta? Diventerà una riunione di condominio».

Prende poi la parola l’avvocato Francesco Miraglia, difensore legale di tante parti lese coinvolte nell’inchiesta “Angeli e Demoni”: «Non passi l’idea che questo problema riguardi solo l’Emilia E Romagna: a Venezia un bambino di tre anni veniva allontanato in modo da abituarsi all’adozione; in un’altra regione un bambino doveva essere allontanato in quanto troppo effemminato, dato che aveva come punti di riferimento la mamma e due sorelle. Il papà non c’era più. Oppure potrei ricordare di un bambino allontanato per quattro anni in comunità perché la mamma era troppo amorevole». Per spazzare via il marcio da questo sistema infame c’è bisogno di un’azione combinata tanto sul piano processuale quanto su quello dell’informazione: parrebbe più accessibile il primo del secondo. A questo proposito, Miraglia riporta un aneddoto piuttosto umiliante per chi è solito insozzarsi le mani con questo sudicio mestiere: «Abbiamo passato due giorni a illustrare questo sistema marcio a una giornalista di uno tra i quotidiani più importanti d’Italia, questa persona è entrata anche in contatto con alcune delle famiglie coinvolte. Il giorno prima che il pezzo dovesse essere pubblicato, mi ha chiamato, vergognandosi, e dicendomi che il caporedattore, dopo tre giorni di lavoro, ha impedito la pubblicazione dell’articolo». Il sistema degli affidi illeciti è una gigantesca tenia che si ingurgita di silenzio. E di minori.

Dietro l’omertà della grande informazione si celano più ragioni: il traffico di denaro è certamente tra queste. Qualche numero l’ha riportato Alessandro Meluzzi: «50.000 bambini sottratti alle proprie famiglie naturali, per un business che vale un miliardo e mezzo di euro». Una montagna di soldi. Altra magagna riguarda il conflitto di interessi, quello in cui sarebbero invischiati i giudici

 

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https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/bibbiano-convegno-camera-deputati/

 

 

 

 

 

Politico: “Italia riceve più richiedenti asilo dalla Germania che dalla Libia”

Matteo Villa: (ISPI): “Perché Roma è il vincitore del regolamento di Dublino”

In un approfondimento su Politico, Matteo Villa analizza la situazione attuale dei flussi migratori in Italia.  Dopo aver sottolineato come, grazie alla linea dura del nuovo governo italiano, i flussi dal sud si siano ridotti da oltre 180.000 al suo apice nel 2016 a poco più di 3.000 quest’anno, Villa sottolinea come il maggiore flusso di persone arrivi oggi dal nord – da altri paesi europei, che rimandano i migranti in Italia in conformità con il cosiddetto regolamento di Dublino.

Il regolamento, è noto, impone al paese di arrivo di un migrante sia responsabile dell’impronta digitale e della registrazione, della gestione delle richieste di asilo, dell’accoglienza se godono di una qualche forma di protezione e della rispedizione nei loro paesi di origine in caso contrario.

Se i migranti viaggiano in seguito – in Germania, ad esempio – il nuovo paese ha il diritto di rimandarli dove sono arrivati ??per la prima volta nell’Unione europea. “Nel 2018, l’Italia ha accettato oltre 6.300 trasferimenti per il regolamento di Dublino, il numero più alto di sempre. Sono quasi il doppio di quante sono arrivate in barca finora quest’anno”.

L’anno scorso, prosegue Villa, la sola Germania ha inviato 2.292 richiedenti asilo in Italia,

 

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https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-politico_italia_riceve_pi_richiedenti_asilo_dalla_germania_che_dalla_libia/82_29660/

 

 

 

 

 

 

Quei falsi contratti agli amici pagati coi soldi dei migranti

Non solo case e feste: Lucano assumeva parenti e compagni “bisognosi” con i soldi per lo Sprar. Ecco le carte dell’inchiesta

Michel Dessì – 22/07/2019

Riace, un’isola felice nel mare torbido e agitato della Calabria. Lì, gli amici di Mimmo Lucano, l’ex sindaco dei migranti, oggi in esilio forzato dalla procura di Locri, non avevano problemi.

Non dovevano lottare per trovare un lavoro, nessun sacrificio per arrivare a fine mese. Per gli amici di “Mimì” un posto sicuro c’era sempre. Anche in Calabria dove, secondo l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, i giovani senza lavoro sono il 52,7%. A rivelarlo sono le carte dell’inchiesta “Xenia”, di cui noi de Il Giornale siamo entrati in possesso.

I soldi dello Stato non mancavano e Mimmo Lucano, secondo l’accusa, non si faceva problemi ad assumere compagni “bisognosi”, anche grazie a dei contratti fasulli. A beneficiarne anche il nipote di Cosimina Ierinò, il braccio destro del “re dei migranti”.

È il 5 luglio del 2017 quando Cosimana chiede a “Mimì”: “…vorrei che integrassimo mio nipote Cosimo da qualche parte, se è possibile, lo so che ti chiedo troppo, ma se è possibile…”. Il nipote di Cosimina aveva idee “geniali” per rilanciare il modello Riace e fare cassa. “Sai perché? – dice Cosimina a Lucano – … perché lui l’altra volta mi ha detto ma perché non fate un sito on-line per vendere le cose in giro, metterle in rete, fare ordini…”

La giovane mente vorrebbe fare business con i prodotti creati dai profughi di Riace nelle botteghe del piccolo paese. Peccato che, quei laboratori artigianali, non fossero sempre in funzione. Si animavano solo per le visite istituzionalì

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/quei-falsi-contratti-agli-amici-pagati-coi-soldi-dei-1730422.html

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Come uccidere 10 milioni di Afgani e non vincere

26 Luglio 2019 – PEPE ESCOBAR

asiatimes.com

 

Siamo come poliziotti. Non stiamo combattendo una guerra. Se volessimo combattere una guerra in Afghanistan e vincerla, avrei potuto vincere quella guerra in una settimana. Ma non voglio uccidere 10 milioni di persone. L’Afghanistan potrebbe essere spazzato via dalla faccia della Terra. Non voglio seguire quella strada.”

Anche considerando le continue cronache del trumpismo più demenziale, rafforzato ogni singolo giorno da un torrente di tweet e citazioni oltraggiose, quello che avete appena letto è assolutamente stupefacente. Qui abbiamo il presidente degli Stati Uniti affermare che, 1) Gli Stati Uniti non stanno combattendo una guerra in Afghanistan; 2) Se gli Stati Uniti volessero una guerra, il presidente potrebbe vincerla in una settimana; 3) Ucciderebbe 10 milioni di persone, anche se non lo vuole; 4) “L’Afghanistan” nel suo insieme, senza apparente ragione, potrebbe essere spazzato via dalla faccia della Terra.

Trump ha detto quanto sopra mentre sedeva accanto al Primo Ministro pakistano Imran Khan che, con abile mossa, sta cercando di tenere buona la Casa Bianca, mentre delicatamente trasforma il Pakistan in un solido nodo di integrazione eurasiatica, accanto a Russia, Cina ed Iran.

Quando Trump afferma che gli Stati Uniti non stanno combattendo una guerra in Afghanistan, dice in parte la verità, anche se possiamo dubitare che il Team Trump abbia detto al proprio capo che quello che qui è veramente in gioco, e lo è stato fin dall’inizio, è la logistica del contrabbando di eroina da parte della CIA.

È anche dubbio che Trump possa chiedere consiglio al suo odiato predecessore, Barack Obama. Obama non avrà magari sterminato 10 milioni di persone, ma le forze sotto il suo comando avevano ucciso un numero considerevole di Afgani, compresi moltissimi civili. Eppure, Obama non aveva “vinto,” tanto meno “in una settimana.”

Barack Obama aveva seriamente pensato di “vincere” la guerra in Afghanistan. Dopo

 

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https://comedonchisciotte.org/come-uccidere-10-milioni-di-afgani-e-non-vincere/

 

 

 

 

La lunga strada verso lo scontro tra civiltà

www.lintellettualedissidente.it

Emanuel Pietrobon – 29 luglio 2019

Occidente scosso dal ritorno dell’identitarismo di destra, grandi potenze euroasiatiche che tentano di esportare il proprio modello di civiltà, lo spettro di un terrorismo islamista infinito e l’affacciarsi del suprematismo bianco: Samuel Huntington aveva previsto tutto?

Era il 1996 e lo scienziato politico e pensatore Samuel Huntington dava alle stampe uno dei saggi di geopolitica più discussi dell’ultimo ventennio: Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Huntington credeva che nel 2000 il panorama internazionale non sarebbe stato monopolizzato dallo scontro fra ideologie, come nel secolo precedente, ma dal conflitto fra culture e civiltà diverse. Il declino dell’Occidente sarebbe stato causa di tensioni a livello globale, spingendo le potenze principali del “resto del mondo” a fronteggiarsi per l’estensione delle loro sfere di influenza – sfidando anche lo stesso Occidente.

La Russia avrebbe provato a riottenere il controllo, quantomeno indiretto, sui territori posseduti in epoca zarista e sovietica, Cina e Giappone avrebbero dato vita ad una nuova stagione di antagonismo per l’egemonia sull’Asia orientale e meridionale, l’India avrebbe abbandonato definitivamente le vesti di impero democratico multiculturale e multireligioso per dirigersi verso una progressiva induizzazione esportata oltre confine, il mondo islamico sarebbe stato scosso da una lotta intestina fra i principali paesi candidati al ruolo di “guida di civiltà”, l’Africa non-araba avrebbe continuato ad essere dilaniata da rivalità etnonazionaliste, e l’Occidente avrebbe continuato a ergersi a poliziotto del mondo, a lottare per l’esportazione di valori propri intesi come universali, guidando guerre e cambi di regime, dando vita ad un vortice di tensione che presto o tardi avrebbe innescato una guerra tra civiltà.

Futurologia spicciola? All’epoca le previsioni del libro furono ampiamente schernite, accusate di descrivere un mondo-bomba a orologeria esistente soltanto nella mente dei neoconservatori americani eppure, all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001, Huntington e la sua opera riemersero dall’oblìo: il primo diventando l’ospite più chiamato nei canali televisivi statunitensi, la seconda tornando nuovamente tra i libri più venduti dell’anno.

Passano gli anni e quello scenario cupo descritto da Huntington sembra stia realizzandosi in gran parte del mondo. In Occidente, il multiculturalismo palesa ormai tutti i suoi limiti e si dirige verso l’implosione fra enclavi etniche, epidemie di criminalità, rivolte urbane che esplodono periodicamente per i più disparati motivi, dagli Stati Uniti alla Francia, toccando Svezia, Gran Bretagna e Germania, coesistenza fra autoctoni e stranieri che diventa sempre più difficile, spingendo entrambe le parti a rintanarsi nell’identitarismo. Inoltre, proprio come predetto da Huntington, Stati Uniti ed Unione Europea sono sempre più distanti, e buona parte degli occidentali è disinteressata alla tutela della propria identità, anzi segue ossessivamente mode esterofile, facendo del cosmopolitismo un modus vivendi.

Il mondo islamico è spaccato da una guerra per l’egemonia sulla umma: Iran e Arabia Saudita guidano lo scontro, ma Egitto, Marocco, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Qatar, a loro modo perseguono agende parzialmente autonome dai blocchi di riferimento. Lo scontro è lungo la Mezzaluna fertile, ma l’obiettivo ultimo è la legittimità agli occhi dei quasi due miliardi di fedeli che pregano rivolti verso la Terra del Sigillo dei Profeti. Tutto il malessere per il colonialismo passato e l’imperialismo presente delle potenze europee e degli Stati Uniti ha alimentato la diffusione capillare di sentimenti antioccidentali, che hanno favorito l’emergere del terrorismo islamista. Un capitolo a parte merita la Turchia, il cui processo di occidentalizzazione forzata è stato interrotto a tempo indefinito da Recep Tayyip Erdogan per sposare un percorso identitario che può non piacere, ma che non è artificiale perché realmente appartiene alla storia della civiltà turca.

La Cina vuole smettere di servire passivamente la catena di produzione globale, sfruttando il potere e la ricchezza acquisite negli ultimi trent’anni per dar vita ad un nuovo ordine mondiale sino-centrico. Il Giappone, sia per la storica rivalità con Pechino che per il fatto di essere divenuto l’avamposto numero uno di Washington nell’Asia orientale, sta gradualmente riprendendo un programma di nazionalizzazione delle masse, per fronteggiare il mutamento di scenario. La nuova classe politica indiana punta a marginalizzare islam e cristianesimo, e nel paese dilagano le violenze interreligiose, mentre si riaccende lo scontro che si credeva sepolto con il Pakistan.

La Russia sta effettivamente cercando di riesercitare il controllo su quel che fu l’Unione Sovietica e, infine, nell’Africa subsahariana dilaniata dalle divisioni interetniche l’epoca del nazionalismo nero panafricano sembra essere finita con le morti di Thomas Sankara e Patrice Lumumba.

Lo scontro delle civiltà è uno dei testi più controversi e incompresi della nostra epoca

 

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https://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/scontro-tra-civilta-samuel-huntington/

 

 

 

La netta differenza tra la strategia di difesa cinese e statunitense

da aurorasito

Curtis Stone, People’s Daily, 25 luglio 2019

Ieri, la Cina pubblicava un libro bianco per aiutare la comunità internazionale a comprenderne meglio la politica di difesa nazionale nella nuova era. Tra le altre cose, il libro bianco evidenziava come la Cina non cercherà mai egemonia, espansione o sfere d’influenza. Il libro bianco di sei sezioni inizia con una sezione sui profondi cambiamenti che avvengono nel mondo e mette in guardia su fattori destabilizzanti e incertezze nell’ambiente della sicurezza internazionale, affermando che sistema e ordine di sicurezza internazionale sono minati da crescenti egemonismo, politica di potenza ed unilateralismo. L’amministrazione Trump riportava alla ribalta l’idea della competizione tra grandi potenze, comportando l’aumento della concorrenza strategica. La strategia sulla sicurezza nazionale e la difesa nazionale degli Stati Uniti e il discorso sulla “politica cinese” del vicepresidente nordamericano Mike Pence ponevano le basi per una maggiore concorrenza. Realisticamente parlando, l’esercito cinese pone una seria sfida all’egemonia degli Stati Uniti. Questo è il motivo per cui gli Stati Uniti cercano di contenere la Cina e aumentano la pressione militare sulla Cina. Tuttavia, tale strategia aveva anche aumentato le tensioni tra i due giganti e sollevato il timore di uno scontro militare all’orizzonte.

La Cina non ha intenzione di sfidare gli Stati Uniti per la supremazia militare. La Cina è una potenza militare in ascesa, questo è un dato di fatto, ma la sua strategia di difesa nazionale è sempre di natura difensiva. Anche di fronte a

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http://aurorasito.altervista.org/?p=7972

 

 

 

 

CULTURA

L’ALLUCINAZIONE NON È UNA FACCENDA PRIVATA. L’”ESEGESI” DI PHILIP K. DICK

di Nicola Lagioia pubblicato venerdì, 27 novembre 2015

 

Questo articolo è uscito su Repubblica, che ringraziamo.

“Bisogna superare la falsa idea che un’allucinazione sia una faccenda privata”.

Il 20 febbraio del 1974, lo scrittore Philip K. Dick, dopo quattro matrimoni falliti, la pubblicazione di una trentina di opere che lo consacreranno presto come un maestro della letteratura nordamericana, e un consumo di droghe non quantificabile, si recò in un centro odontoiatrico per farsi estrarre due denti del giudizio. Qualcosa non funzionò con l’anestesia a base di sodio penthotal che il dentista gli aveva praticato, perché già nel pomeriggio Dick era in preda a dolori lancinanti. Così Tessa (la sua quinta moglie) telefonò al dentista per un analgesico.

Poco più tardi, giunse l’addetto alle consegne della farmacia. Andò ad aprire lo scrittore. L’addetto era una ragazza bruna che portava al collo una catenina d’oro con un ciondolo raffigurante un pesce. Alla domanda su cosa rappresentasse quel pesce, la ragazza rispose che era un simbolo usato dalle prime comunità cristiane. Proprio in quel momento, Dick vide partire dal ciondolo un raggio di luce che lo investì provocandogli ciò che in omaggio alla filosofia platonica chiamerà anamnesi, vale a dire la rievocazione di tutta la summa del sapere: “ricordai chi ero e dove mi trovavo. In un batter d’occhio, in un istante, tutto ritornò in me”.

Dick ebbe insomma una visione mistica. Il velo dell’apparenza gli sembrò caduto e con esso l’ostacolo che ci impedisce di vedere il mondo per come è davvero. Un’esperienza al di là del linguaggio, che da bravo scrittore si ripropose di trascinare subito da quest’altra parte, in modo da renderla comunicabile. Si dedicò all’impresa negli otto anni che gli restavano da vivere, a colpi di narrativa (la trilogia di Valis affronta proprio questi temi), nonché attraverso l’insonne, forsennata, maniacale scrittura di uno zibaldone che arrivò a toccare le 8.000 pagine, una raccolta di considerazioni, teorie, aforismi, missive con cui Dick cercò di spiegare e di spiegarsi cosa gli era successo, e che chiamò significativamente L’Esegesi. Rimesso in ordine da Pamela Jackson e Jonathan Lethem (il più dickiano, forse, tra gli scrittori contemporanei), il testo è stato appena pubblicato in Italia da Fanucci con la traduzione di Maurizio Nati.

2-3-74: così Dick battezzò i sorprendenti eventi da cui si sentì invaso per tutto il febbraio e il marzo di quell’anno. Una notte, ad esempio, fu tempestato dalla visione di migliaia “di disegni astratti in forma perfetta” che potevano ricordare i quadri di Kandinskij. Sentì voci inquietanti provenire dalla radio, che continuò a parlargli anche con la spina staccata. Una forma di energia “plasmatica” color rosa lo informò che suo figlio Chris correva un pericolo mortale. Dick portò il piccolo dal medico, e sorprendentemente a Chris fu diagnosticata un’ernia inguinale da operare all’istante.

Poiché siamo nel 1974 (la paranoia regnava sovrana, il 7 aprile uscì un film come La conversazione di Francis Ford Coppola, ad agosto Nixon si sarebbe dimesso) e il luogo è la California post psichedelica rievocata di recente da Paul Thomas Anderson nel bellissimo Vizio di forma tratto da Thomas Pynchon, non esisteva speculazione politica, religiosa o esistenziale sufficientemente strana da suonare inverosimile. Poteva così capitare che il giovane Art Spiegelman (il futuro autore di Maus) andasse a omaggiare lo scrittore del romanzo da cui verrà tratto Blade Runner (Philip Dick morì d’infarto nemmeno quattro mesi prima di diventare, con l’uscita del film di Ridley Scott, un caso planetario), trovandosi davanti un uomo che studiava l’aramaico in un appartamento che sembrava “la versione peggiorata della casa di Philip Marlowe” e gli parlava di come la Terra fosse intrappolata in una “prigione di ferro nera” che impediva alla luce di Dio di arrivare fino a noi.

Perché è questo il succo della rivelazione di Dick, su cui nell’Esegesi non fa che riflettere. L’umanità sarebbe una minuscola parte di un macroorganismo simile a un “sistema di intelligenza artificiale autoriparante”, di cui noi rappresenteremmo disgraziatamente una sottosezione “caduta sotto il livello di trasferimento dei messaggi”, una “bobina di memoria malfunzionante: addormentati, e in un quasi sogno, noi non siamo dove (e quando) crediamo di essere”.

Secondo Dick percepiremmo insomma a stento una realtà che – se solo si riuscisse a riparare il guasto di ricezione – ci libererebbe da un maligno giogo millenario, restituendoci all’originaria condizione di pace, felicità e concordia universale. Si tratta di una posizione che gioca di sponda con lo gnosticismo cristiano dell’antichità, per come almeno poteva rielaborarlo un geniale autodidatta che si documentava sull’Enciclopedia Britannica e immaginava che nell’America del XX secolo il Deus absconditus potesse tranquillamente annidarsi anche in una bomboletta spray.

Siamo in pieno Matrix con decenni di anticipo, e sono gli argomenti di cui Dick

 

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http://www.minimaetmoralia.it/wp/lallucinazione-non-e-una-faccenda-privata-lesegesi-di-philip-k-dick/

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

RENZI AIUTO’ OBAMA CONTRO TRUMP – Nel Russiagate

Maurizio Blondet  5 Giugno 2019

Se volete capire perché Trump è atterrato a Londra ed ha preso a male parole la premier May (“nasty”, cattiva), il sindaco e la Meghan, dovete ricordare quale servizio segreto ha fabbricato e diffuso il Rapporto Steele, della spia britannica Chris Steele, che con false informazioni e diffamazioni cercò di dimostrare la collusione di Trump con Putin.

https://www.repubblica.it/esteri/2017/01/12/news/spia_inglese_steele_trump-155878877/

Se volete capire perché Matteo Renzi è stato invitato al Bilderberg con la Lilli e Stefano Feltri, bisogna leggere l’articolo di Millenium Report.

Il titolo dice già tutto:

The OCCHIONERO CONSPIRACY: come Obama e Renzi hanno colluso per incastrare Trump strumentalizzando l’innocente Giulio Occhionero

The OCCHIONERO CONSPIRACY: How Obama and Renzi colluded to frame Trump using the innocent Giulio Occhionero

Bisogna risalire a quel gennaio 2017 in cui furono arrestati i due fratelli Occhionero, Giulio e Francesca Maria, specialisti di informatica molto speciale, per accessi abusivi  a sistemi informatici non autorizzati con un trojan chiamato Pyramid Eye con cui “hanno spiato almeno 18.000 obiettivi di alto profilo, tra cui gli ex primi ministri Matteo Renzi e Mario Monti, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, funzionari e capi di diversi ministeri tra cui Affari interni, Tesoro, Finanza e Istruzione”. Ma i fratelli, che fanno questo servizio per clienti istituzionali, hanno affermato di essere stati “incastrati”e coinvolti senza volere nel complotto per “dimostrare” che Trump era un agente di Putin.

Di ciò ha parlato ampiamente Federico Punzi, su The Atlantico, e qui c’è la lettera che Occhionero ha scritto ai senatori per spiegare e giustificarsi:

https://www.neonrevolt.com/wp-content/uploads/2019/05/20180219-Government-Sponsored-Cyber-Threat.pdf

L’ingegner Occhionero dice:

Membri dell’intelligence italiana sono stati contattati da Hillary Clinton, dall’Amministrazione Obama e dal Deep State allo scopo di invischiare Trump piantando false prove sui server americani per costringere Trump a dimettersi dall’incarico.

In altre parole, i membri dell’intelligence italiana avrebbero perso di mira Occhionero perché era un simpatizzante repubblicano ed aveva due server per la sua compagnia, Westland Securities, con sede in America. Uno era nello stato di Washington e l’altro in West Virginia.

Il piano prevedeva che l’Intelligence italiana penetrasse in questi server, vi piantasse e-mail coperte da segreto rese dai server di Hillary all’interno di questi server sul suolo americano e allertasse l’FBI.

L’FBI avrebbe quindi fatto irruzione in questi luoghi, “scoperto” queste e-mail, investigato, collegato questi server a Trump … E poi forzato Trump a dimettersi”.

Anzi, Occhionero ritiene pari pari che “Obama e l’ex leader italiano, Matteo Renzi, abbiano lavorato insieme a questo piano”, ed ha fornito resoconti sugli incontri dei due in Italia prima delle elezioni del 2016 e all’inizio del 2017.

Anche al Time del 18 ottobre 2016 sembrò strano che Obama invitasse, al suo

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https://www.maurizioblondet.it/renzi-aiuto-obama-contro-trump-nel-russiagate/

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia sequestra le armi di un gruppo neonazista. Un istante dopo i media occidentali inventano una connessione con la Russia

25 Luglio 2019 – DANIELLE RYAN

 

Questa settimana, i media occidentali hanno continuato nella loro tradizionale riabilitazione dell’estremismo di estrema destra in Ucraina, riferendo che la polizia italiana aveva arrestato una banda neonazista “legata” alla Russia, anche se questo presunto collegamento era stato creato dal nulla.

Lunedì scorso, la polizia italiana aveva dichiarato di aver sequestrato un deposito di armi e cimeli nazisti appartenenti ad un gruppo neonazista operante nel nord Italia. Il sequestro faceva parte di un’indagine protrattasi per oltre un anno sugli estremisti che avevano combattuto “contro i separatisti” nella regione del Donbass, in Ucraina.

Chi aveva letto la notizia sui principali organi di informazione, come BBC, CNN, The Guardian, Politico, ABC News, Sky News, CBS e Reuters era però venuto a conoscenza di una versione degli eventi completamente diversa.

Invece di combattere “contro” i ribelli nelle regioni separatiste dell’Ucraina orientale, come chiarito dalla dichiarazione della polizia, gli estremisti in questione avrebbero, al contrario, combattuto “a fianco” dei separatisti filorussi. Dei neonazisti che avevano combattuto per Kiev nell’Ucraina orientale si erano magicamente trasformati in militanti filorussi che si erano battuti per la causa separatista.

Aggiungendo alla storia un’ulteriore elemento di mistero, la polizia italiana aveva anche modificato la propria dichiarazione originale sul sequestro delle armi, cancellando la frase sulla banda che aveva combattuto “contro” i separatisti e sostituendola con una dichiarazione generica in cui si affermava che gli estremisti erano stati tenuti sotto controllo “perché avevano preso parte al conflitto armato nella regione del Donbass.

La dichiarazione ufficiale della polizia italiana afferma che i nazisti con i missili avevano combattuto “contro i separatisti [filo-russi]“. Ma la BBC afferma che i nazisti italiani avevano combattuto * per * separatisti sostenuti dalla Russia.
Qualcuno sta disinformando https://t.co/jByo12vtjTpic.twitter.com/1XLF32YgIj
– Mark Ames (@MarkAmesExiled) 15 luglio 2019

Perché esattamente la polizia abbia cambiato la propria dichiarazione originale rimane poco chiaro, ma aveva dato alla BBC la perfetta opportunità di modificare tranquillamente la propria falsa storia, scaricando il collegamento con la Russia per sostituirlo con la più vaga affermazione secondo cui gli estremisti avevano semplicemente “preso parte al conflitto nell’est dell’Ucraina,” facendo in questo modo riferimento alla dichiarazione modificata della polizia.

Un aggiornamento di Reuters al suo articolo originale, secondo cui il gruppo stava combattendo “a fianco” dei separatisti, ora afferma che la polizia italiana “si è rifiutata di dire” per chi avessero combattuto.

Anche quando era stata contattata da RT, la polizia italiana aveva affermato che c’era stato un “errore” nel comunicato stampa iniziale e aveva ribadito che la polizia non aveva detto nulla a riguardo “dello schieramento” a cui avevano appartenuto i combattenti. Solo che nella dichiarazione originale lo avevano chiaramente specificato.

Questo è stato nuovamente confermato da Roberto Vivaldelli, giornalista del quotidiano Il Giornale, che ha riferito come durante la conferenza stampa sul sequestro, il capo del Servizio Antiterrorismo di Torino, Luigi Spina, avesse affermato che i neonazisti italiani “avevano aiutato i gruppi nazionalisti ucraini nella lotta contro le formazioni filo-russe del Donbass.

Qui non sembra esserci alcuna ambiguità, per cui la scusa che nella prima versione della dichiarazione fosse stato commesso qualche genere di errore sembra abbastanza poco plausibile. Quello che sembra più plausibile è che la polizia potrebbe aver modificato la dichiarazione alla stampa per, diciamo, ragioni diplomatiche.

Molti organi di informazione non hanno ancora corretto le loro storie, sostenendo un immaginario collegamento con la Russia, nonostante nessuna delle due dichiarazioni della polizia abbia mai sostenuto una cosa del genere. La storia si è diffusa anche sui social media, con influenti giornalisti occidentali dei media mainstream che hanno ritwittato la notizia, con il solito mix di falso stupore e sgomento.

Questo è il tipo di palese disinformazione che i media occidentali propinano

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https://comedonchisciotte.org/litalia-sequestra-le-armi-di-un-gruppo-neonazista-un-istante-dopo-i-media-occidentali-inventano-una-connessione-con-la-russia/

 

 

 

 

 

Gli agenti di influenza di Israele

23 Luglio 2019 – PHILIP GIRALDI

 

Alcuni giornalisti dei media ebraici stanno iniziando a lamentarsi del fatto che il presidente Donald Trump stia “amando Israele” forse un po’ troppo, dal momento che continua a descrivere la sua preoccupazione per lo stato ebraico come la forza trainante che sta dietro ad alcuni dei suoi comportamenti erratici. È un punto di vista che sicuramente condivido, anche se descriverei l’apparente innamoramento della Casa Bianca per Israele come “eccessivo.” Quando il presidente degli Stati Uniti definisce una deputata ‘antisemita’ e le chiede di scusarsi con lui personalmente e anche con Israele, questo è decisamente troppo.

Quindi, Israele è sempre sulle prime pagine, o almeno così sembra, anche se spesso non fa notizia quando la storia potrebbe presentare aspetti troppo negativi. La notizia scompare alla vista non appena viene stabilito che Israele potrebbe risultare coinvolto, come è attualmente il caso di Jeffrey Epstein, oppure l’interferenza israeliana viene completamente eliminata, come nel caso dell’indagine Mueller, in cui il Russiagate avrebbe dovuto essere chiamato Israelgate, dal momento che era Israele che cercava favori dalla neoeletta amministrazione Trump, non certo la Russia. Come aveva detto Noam Chomsky, l’interferenza israeliana nella politica americana “supera di gran lunga” qualsiasi cosa abbia fatto la Russia.

Ho scritto recentemente di come lo stato ebraico lavori duramente per lavare il cervello al popolo americano e limitare le opzioni di politica estera del governo degli Stati Uniti, mettendo in atto sforzi aggressivi per reclutare quelli che le agenzie di intelligence chiamerebbero “agenti di influenza.” Gli agenti di influenza vivono e lavorare in un determinato paese, mentre, allo stesso tempo, perfidamente perseguono gli interessi di un’altra nazione. È ciò di cui George Washington ci aveva avvertito nel suo discorso d’addio, quando aveva detto di stare in guardia “contro le insidiose astuzie dell’influenza straniera (vi scongiuro di credermi, concittadini), la

 

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https://comedonchisciotte.org/gli-agenti-di-influenza-di-israele/

 

 

 

 

 

 

 

I manipolatori della psiche collettiva sanno fare bene il loro mestiere

Federica Francesconi 28 07 2019

 

Per sviare l’attenzione dalle evidenti incongruenze che stanno emergendo nella ricostruzione dell’agguato ai due carabinieri diramano la foto di uno dei presunti omicidi bendato e legato a una sedia.

 

E via il teatrino demenziale tra i garantisti pseudoprogressisti, per lo più allineati a sinistra, che condannano il trattamento disumano subito dall’indagato, e i forcaioli, per lo più allineati a destra, che invocano il patibolo seduta stante.

 

Ma a nessuno viene il sospetto che quella foto sia stata diffusa scientemente per indirizzare, o meglio sviare, l’attenzione dell’opinione pubblica?

 

Si tratta di ‘applicazione delle tecniche di manipolazione mentale

dell’Istituto Tavistock.

 

Neanche per l’arresto di Totò Riina fu imbastita una campagna del genere. Ciò dovrebbe portare a riflettere.

 

Davvero credete che uno dei carabinieri presenti durante l’interrogatorio possa aver preso l’iniziativa di scattare una foto e passarla agli organi di stampa?

 

C’è un limite alla dabbenaggine e alla creduloneria.

 

Fatevi queste benedette domande e datevi delle risposte!

 

https://www.facebook.com/1165264657/posts/10216707429575866/

 

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Oibò, al giovane tossico assassino made in USA ci hanno bendato gli occhi. 

Andrea Zhok 28 07 2019

 

Una palese violazione dei diritti umani.

Ci sono sicuramente gli estremi di tortura.

Praticamente waterboarding.

 

Dai, invalidiamo tutto e molliamolo con tante scuse come da copione, che poi gli americani ci fanno sopra un film, come con Amanda, e così può comprarsi tutta la coca che vuole.

 

Happily Ever After.

 

Vabbè, commento conclusivo, perché per dire una cosa ovvia mi trovo a perdere un sacco di tempo, infruttuosamente.

 

Premesso che:

 

  • è ovvio che una cosa è lo stato di diritto e una cosa i cittadini comuni;
  • è ovvio che i doveri delle forze dell’ordine nel trattare le persone che hanno in consegna sono specifiche e superiori alla norma degli altri cittadini;
  • è ovvio che far circolare quella foto potrebbe rappresentare un impedimento formale al raggiungimento di un’equa valutazione in sede processuale (ed è plausibile che sia circolata proprio a quel fine).

 

Detto questo, a me, personalmente, pare abissale la distanza tra il problema ‘estetico-formale’ di una benda sugli occhi e il problema di due perditempo tossicodipendenti che girano per Roma con un coltello e ammazzano un innocente (che sia un carabiniere e gli altri elementi biografici è secondario).

 

Mi pare talmente abissale tale distanza che mettermi a discutere come se le due cose possano in qualche modo entrare nello stesso computo, sulla stessa tavola del bene e del male, mi dà il capogiro.

 

E che qualcuno (che non sia un legale per ciò assoldato) seriamente possa mettere le cose su un piano anche solo vagamente comune, sollevando i diritti del reo (come se fossimo davanti a un linciaggio di strada) mi lascia attonito e anche un poco disgustato.

 

Io quelli che prendono terribilmente sul serio quella inappropriatezza formale, evocando dittature cilene e simili, sinceramente non li capisco proprio su un piano umano primordiale. Mi aspetto che da un momento all’altro si girino e mangino un ratto vivo.

 

Per me sono alieni.

 

Detto ciò, smetto di discutere e mi tolgo da FB per un po’, perché davvero non ne vale la pena.

 

https://www.facebook.com/100005142248791/posts/1274966292684767/

 

 

 

 

ECONOMIA

La mano che arraffa: quella dello stato

di Peter Sloterdijk – tradotto da Cristian Merlo – 26 Giugno 2012

 

Per poter valutare l’espansione senza precedenti che lo Stato democratico moderno ha registrato in Europa, è utile ricordare l’affinità storica tra due movimenti che emersero alla sua nascita: il liberalismo classico e l’anarchismo. Entrambi questi movimenti furono motivati dall’ipotesi, rivelatasi poi errata, che il mondo si stesse incamminando verso un’era di indebolimento dello Stato. Ma mentre il liberalismo propendeva per uno stato minimo che governasse i cittadini in modo quasi impercettibile, lasciando loro la libertà di condurre i loro affari in santa pace, l’anarchismo, al contrario, auspicava la dissoluzione totale dello Stato.

Dietro questi due movimenti si celava una speranza tipica del Novecento europeo: che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sarebbe ben presto giunto al capolinea. In un caso, ciò sarebbe originato dall’eliminazione della predazione parassitaria esercitata dalle classi improduttive, quali la nobiltà e il clero. Nell’altro caso, la chiave di volta era stata individuata nel processo di riorganizzazione delle tradizionali classi sociali, che si sarebbero costituite in piccoli gruppi autosufficienti. Ma la storia politica del ventesimo secolo, e non solamente nel corso delle sue derive totalitarie, si è dimostrata del tutto inclemente, tanto con il liberalismo classico, quanto con l’anarchismo. Lo Stato moderno democratico a poco a poco si è trasformato nell’attuale “Stato debitore”: nel volgere di un secolo, il processo di metastasi ha dato luogo a un mostro colossale, un mostro che respira e sputa fuori i soldi.

Questa metamorfosi è stata la risultante, soprattutto, di un prodigioso allargamento della base imponibile, specie in forza dell’introduzione dell’imposta progressiva sul reddito. Questa imposta è l’equivalente funzionale dell’espropriazione socialista. Ma capace di garantire, in più, il notevole vantaggio di essere reiterata di anno in anno, almeno in tutti i quei casi in il soggetto non risulti dissanguato dal salasso dell’anno precedente (Per avere un’idea della tolleranza dei cittadini del giorno d’oggi, basti ricordare che quando l’imposta sul reddito fu introdotta, per la prima volta,  in Inghilterra, con una pressione del 5 per cento, la regina Vittoria era seriamente preoccupata del fatto che ciò avrebbe rischiato di oltrepassare ogni limite tollerabile. Da quel giorno, ne è passata di acqua sotto i ponti: e siamo ormai assuefatti all’idea che una manciata di cittadini produttivi debba necessariamente fornire, con le loro tasse, più della metà del gettito sul reddito nazionale).

Quando questo prelievo forzoso si combina con una lunga batteria di ulteriori tasse e imposte, che vanno ad incidere soprattutto sui consumatori, si origina un risultato sorprendente: ogni anno, gli Stati moderni rivendicano la metà dei proventi economici generati dalle loro classi produttive e li affidano in consegna agli esattori delle tasse. E ciononostante, queste classi produttive non tentano di rimediare alla loro situazione ricorrendo alla sola reazione che appare come la più ovvia e naturale: una civile rivolta fiscale! Questa totale ed assoluta sottomissione si configura effettivamente, [per i governanti, ndt], come un formidabile successo politico, che avrebbe fatto cadere in deliquio il ministro delle finanze di qualsiasi sovrano.

Rifacendoci a queste considerazioni, possiamo ben capire che la domanda che molti osservatori europei continuano a formulare durante l’attuale crisi economica – “il capitalismo ha un futuro?”, è del tutto mal riposta. In realtà, quello in cui ci tocca vivere non è affatto un sistema capitalistico: ma è una forma di ibrido semi-socialista che gli europei, con molto tatto, definiscono “economia sociale di mercato”. La mano avida dello Stato cede parte del bottino soprattutto per placare l’apparente interesse pubblico, finanziando attività

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http://vonmises.it/2012/06/26/la-mano-che-arraffa-quella-dello-stato/

 

 

 

 

 

Perché le multinazionali odiano il libero mercato

VIDEO QUI: https://youtu.be/-Dz3xEIC50s

https://www.movimentolibertario.com/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Effervescente

 

ef-fer-ve-scèn-te

SIGNChe è in stato di effervescenza; brioso, vivace, estroso, agitato

dal francese effervescent, voce dotta recuperata dal latino effervéscere ‘cominciare a bollire’, incoativo del verbo fervére.

C’è una domanda che sgomita per presentarsi subito: ma l’effervescente non è un termine strettamente moderno? Come è che viene fuori questa parola che usiamo per aspirine, acque frizzanti, digestivi in granuli? Tutta roba che la bisarcavola vissuta ai tempi di Napoleone probabilmente non ha conosciuto, al massimo le può essere capitata in mano una bottiglia della veuve Clicquot.

Il verbo latino effervescere (che ahinoi non è filtrato in italiano) è un verbo incoativo, cioè descrive l’inizio di un’azione: l’effervescente è propriamente ciò che sta iniziando a bollire, ad agitarsi. E questa è un’immagine piuttosto generica, che potrebbe avere la versatilità del fervente (che peraltro è suo fratello). Però ‘effervescente’ è una parola molto più tarda, della seconda metà dell’Ottocento, giunta dal francese. Fino ad allora, da un paio di secoli, era usato in ambito scientifico (più o meno) il termine ‘effervescenza’, per indicare quei fenomeni che avevano una qualche analogia con il bollire — dalle reazioni chimiche che liberavano gas (anche alla fermentazione) fino

 

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https://unaparolaalgiorno.it/significato/E/effervescente?utm_source=notification&utm_medium=push&utm_campaign=pdg

 

 

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Scoperto laboratorio horror: testa di donna cucita sul corpo di un uomo. Gambe e braccia vendute al mercato nero

Maurizio Blondet  29 Luglio 2019

(Satana è scatenato)

Il laboratorio horror. Secchi pieni di teste, braccia e gambe. Mucchi refrigerati di genitali maschili e parti del corpo di persone diverse cucite insieme tra cui la testa di una donna sul corpo di un uomo.

È quanto hanno trovato gli agenti dell’Fbi in un laboratorio scientifico in Arizona. Stavano lavorando su un caso di traffico illegale di parti del corpo. La “storia dell’orrore” è avvenuta nel Biological Resource Center di Phoenix che è stato citato in giudizio da otto famiglie.

L’FBI ha seguito una pista che portava al centro, gestita dal proprietario Stephen Gore, che secondo loro stava beneficiando dello smembramento e della vendita dei resti umani senza il consenso dei donatori. Il laboratorio è stato perquisito dall’Fbi nel 2014

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https://www.maurizioblondet.it/scoperto-laboratorio-horror-testa-di-donna-cucita-sul-corpo-di-un-uomo-gambe-e-braccia-vendute-al-mercato-nero/

 

 

 

 

Scoperto laboratorio horror: testa di donna cucita sul corpo di un uomo. Gambe e braccia vendute al mercato nero

Mondo

Venerdì 26 Luglio 2019 di Simone Pierini

Il laboratorio horror. Secchi pieni di teste, braccia e gambe. Mucchi refrigerati di genitali maschili e parti del corpo di persone diverse cucite insieme tra cui la testa di una donna sul corpo di un uomo. È quanto hanno trovato gli agenti dell’Fbi in un laboratorio scientifico in Arizona. Stavano lavorando su un caso di traffico illegale di parti del corpo. La “storia dell’orrore” è avvenuta nel Biological Resource Center di Phoenix che è stato citato in giudizio da otto famiglie.

L’FBI ha seguito una pista che portava al centro, gestita dal proprietario Stephen Gore

 

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https://www.ilmessaggero.it/mondo/laboratorio_testa_donna_cucita_corpo_uomo_phoenix_oggi_ultime_notizie-4643822.html?fbclid=IwAR2U2oA-MzT70-UT4CFG65iavb0Uxq1pOSHErMnrHd3L-rAPy9VKvx0thaY

 

 

 

 

Chi domina il mondo, oltre la geopolitica visibile

Scritto il 14/7/19

 

Data fatidica, il 14 luglio: nel 1789 a Parigi veniva assaltata la Bastiglia, evento culminante della Rivoluzione Francese che segnò la fine dell’Ancien Régime, il sistema plurisecolare dell’assolutismo monarchico.

 

Solo tre anni fa, invece – ma sempre in Francia, e sempre il 14 luglio – il killer franco-tunisino Mohamed Lahouaiej-Bouhle faceva strage a Nizza col suo camion, travolgendo i passanti sulla Promenade des Anglais: 86 morti e 302 feriti.

Ovviamente l’attentatore era già stato segnalato alla polizia, come poco di buono. E ovviamente nessuno aveva pensato di controllare e sgomberare quel camion bianco, fermo da giorni sul lungomare divenuto “off limits” in vista della festa nazionale francese.

E ancora: l’assassino – prima di essere freddato dalle forze dell’ordine, come d’abitudine, prima che potesse parlare – aveva anche avuto cura di lasciare a disposizione dei poliziotti i suoi documenti, ben in vista nell’abitacolo del veicolo.

 

Un caso da manuale, secondo Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni”: un messaggio intimidatorio rivolto alla massoneria progressista, che considera proprio il 14 luglio la prima pietra miliare verso la conquista della democrazia, almeno in Occidente.

Fu l’Isis a rivendicare la strage di Nizza, ma le menti dello Stato Islamico sono altrove: Abu Bakr Al-Bahdadi, il sedicente Califfo, secondo Magaldi è affiliato alla superloggia “Hathor Pentalpha”, dominata dai Bush e responsabile del super-attentato del terzo millennio, quello dell’11 Settembre, comodamente attribuito al “barbaro jihadista” Bin Laden, in realtà massone, affiliato anch’esso alla medesima Ur-Lodge. La “Hathor Pentalpha”, sorta all’inizio degli anni ‘80 per volere di Bush padre, appena battuto da Reagan alle primarie repubblicane, raccolse il gotha dei golpisti del Pnac, il Piano per il Nuovo Secolo Americano: George W. Bush e suo fratello Jeb Bush, Dick Cheney e Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz e la stessa Condoleezza Rice. Oltre a Bin Laden (Al-Qaeda) e Al-Baghdadi (Isis), la “Hathor” avrebbe reclutato un ideologo come Samuel Huntington (“La crisi della democrazia”), insieme a Donald e Robert Kagan, Douglas Freith, Irving e William Kristol, Dan Quayle. Con loro Richard Perle, Karl Rove, Bill Bennett e il politologo Michael Leeden. Una rete trasversale, con affiliati in Medio Oriente: Oman, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita e persino Iran (tra gli iraniani coinvolti, l’ex presidente Hashemi Rafsanjani).

Obiettivo: destabilizzare ferocemente il pianeta, creando a tavolino il presunto “scontro di civiltà” tra Occidente e mondo arabo. Punta di lancia dell’operazione: Israele (era il premier Ariel Sharon l’uomo della “Hathor” a Tel Aviv). Ma arabi e israeliani non dovevano essere acerrimi nemici, anziché compagni di merende e di avventure anche terroristiche? Certo, ma solo in teoria, spiega Magaldi: in realtà sono tutti massoni, nella cabina di regia. E la vera geopolitica – al di là della narrazione dei media – passa per i circoli come la “Hathor”, incarnazione infernale dell’ala più reazionaria della supermassoneria occulta, apolide e sovranazionale. Convergenze insospettabili: dirigenti sauditi in riunione con Sharon e col presidente turco, il “fratello” Recep Tayyip Erdogan, insieme a un bel po’ di potenti europei: l’ex cancelliere tedesco Gehard Schröder, l’allora primo ministro spagnolo José Maria Aznar, l’intramontabile Tony Blair, il polacco Aleksander Kwasniewski e il francese Nicolas Sarkozy – più un paio di italiani: l’allora presidente del Senato, Marcello Pera, nonché Antonio Martino, all’epoca ministro berlusconiano e già segretario della Mont Pelerin Society, vero e proprio tempio ideologico dell’ultra-destra economica europea, culla dell’oligarchia neoaristocratica che ha incubato, progettato e imposto l’austerity per infliggere la camicia di forza a paesi come l’Italia, alle prese con la nascente globalizzazione.

Il primo a parlarne in termini espliciti è stato Paolo Barnard, nel saggio “Il più grande crimine”, uscito prima ancora della crisi italiana del 2011. La tesi: si trattava, semplicemente, di cancellare la memoria della Presa del Bastiglia. Il mitico 14 luglio? Un incidente della storia: aprì l’Europa a qualcosa di mai prima sperimentato – la democrazia– spalancando le porte alla modernità del futuro: Stato di diritto, suffragio universale. Traduzione euro-atlantica successiva: economia sociale, conquiste civili e diritti del lavoro. Bene, tutto questo doveva finire. E in modo drammatico: col terrorismo stragista della strategia della tensione (Al-Qaeda, Isis) o col terrorismo finanziario (rigore europeo). Per volere di chi? Dei soliti noti, gli antichi baroni. O meglio: di quella che un tempo costitutiva il nerbo dell’Ancient Régime, cioè

 

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https://www.libreidee.org/2019/07/yahve-spa-chi-domina-il-mondo-oltre-la-geopolitica-visibile/

 

 

 

 

 

 

Cinque miti dell’eccezionalismo americano

Danny Haiphong, 17 luglio 2019

L’aderenza all’eccezionalismo americano elimina la sinistra e seppellisce il Partito Democratico.

“La campagna anti-russa ha permesso a FBI e CIA di rifarsi nelle relazioni pubbliche”.

L’eccezionalismo americano non è semplicemente un’ideologia che presuppone che gli Stati Uniti siano il faro della civiltà (bianca), del progresso e dell’umanità. Mentre questa è la definizione dominante, sue funzione e forma non sono sempre visibili avvolte nel simbolismo del folclore razzista statunitense così profondamente radicato nella vita culturale dell’Impero. Nel libro cui sono co-autore Eccezionalismo ed Innocenza Americani: storia popolare di notizie false – Dalla guerra rivoluzionaria alla guerra al terrore, i miti dell’eccezionalismo americano sono sfatati, criticati e rivisti da una prospettiva antimperialista. Tuttavia, un punto centrale della critica è l’impatto devastante dell’innocenza ed eccezionalismo nella sinistra degli Stati Uniti. Ecco cinque miti dell’eccezionalismo americano che eliminano la sinistra.

Mito uno: Trump è la forza più pericolosa nella politica nordamericana di oggi

Per molti a sinistra, Trump è l’antitesi dell’illuminismo liberale. Trump è razzista, misogino e miliardario corrotto. Tutto vero, motivo per cui molti neri, liberali e progressisti nordamericani lo disprezzano. È giusto. La confusione è nella pericolosa strada della risposta, o “resistenza”, a Donald Trump presa dalla sinistra. L’oligarchia capitalista ha avuto successo nel guidare la paura di Trump in un piano di riforma e rivitalizzazione dei cosiddetti valori “eccezionali” e delle istituzioni dello Stato-nazione degli Stati Uniti. La “resistenza” si è concentrata principalmente sulla cospirazione Russia-gate per fare del miliardario rossiccio un pericoloso agente straniero il cui sponsor, la Russia, va sottoposta alla stessa vigilanza di Trump. Questo racconto ignora la reale continuità tra Trump e imperialismo USA con una denigrazione psicopatica della Russia. Né Trump né la Russia hanno creato questo sistema. Trump ha semplicemente beneficiato di stagnazione e crisi sistemica, prima diventando ricco sfruttatore (come tutti i capitalisti) e poi approfittando del vuoto politico creato dal consenso bipartisan a guerra infinita e austerità, consenso che la popolazione di gli Stati Uniti e il mondo non considerano più legittimo. Senza un’alternativa al Partito Democratico, la sinistra non seppe sfidare la crisi politica generata del duopolio bipartitico. Il pericolo quindi non è solo Trump, ma piuttosto l’intera dirigenza politica che ne ha permesso l’ascesa. Vedere Trump come il solo pericolo dell’imperialismo USA probabilmente porterà il mondo a una guerra nucleare con la Russia per neutralizzare la minaccia rossiccia nella Casa Bianca.

Mito due: gli Stati Uniti sono una società in cui la libertà di stampa è sacra

I media statunitensi sono controllati da una manciata di aziende con profondi investimenti nel complesso industrial-militare. Eppure i media aziendali continuano a spacciarsi come l’unico “giornalismo” legittimo. La finta crociata di Trump contro i media corporativi poneva le basi della guerra della classe dirigente contro i media indipendenti per poter spacciare le vere “notizie false”. “Ciò che viene definita “notizie false” siamo noi, la sinistra. La classe dominante etichettava così fonti come Black Agenda Report come emanazioni della Russia e usava i giganti della Silicon Valley come Facebook e Google per censurare media e organizzazioni politiche di sinistra. Mentre i sondaggi continuano a dimostrare che molti nordamericani considerano i media aziendali “notizie false”, la guerra ai media indipendenti, con Trump e la Russia come proxy, rinvigoriva la narrativa secondo cui i media corporativi statunitensi rappresentano la “stampa libera”. Tale narrazione permette ai media aziendale di continuare a promuovere guerra e austerità, mentre la sinistra è soffocata dalla censura realmente esistente.

Mito tre: i neri negli USA ha compiuto progressi sotto Obama

Ci fu grande genuflessione sulle condizioni dei neri e dei lavoratori statunitensi da quando Trump è in carica. Trump si vantava che la sua amministrazione merita il credito del rilancio dell’economia capitalista mentre i suoi oppositori nell’élite attribuiscono tali cosiddette conquiste all’amministrazione Obama. Nulla è vero

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http://aurorasito.altervista.org/?p=7929

 

 

 

NON VOGLIO MORIRE AMMAZZATA PER UN DIO

Inserito il 29 Luglio 2016

 In Anti & Politica

DI ELISABETTA SCARPELLI

SCORRETTAMENTE PARLANDO

Nel mondo 1,6 miliardi di individui sono musulmani. Ovvero osservanti e praticanti regole e stili di vita assolutamente incomprensibili, improponibili ed inaccettabili per noi e per la cultura occidentale in genere.

Sinceramente

se 1,6 miliardi di individui vanno in giro con la sottana, il turbante la barba (gli uomini) e il velo, il chador o il burqa (le donne),

se olezzano perché non si lavano in quanto toccarsi è considerato impuro,

se non conoscono la gioia di possedere un cane perché lo ritengono un animale impuro, se mangiano schifezze nauseabonde e rinunciano a salsicce, prosciutto e cotechino,

se non hanno mai sorseggiato un delizioso vino, se rinunciano alla bellezza di un quadro, di una scultura, di un’immagine,

se si fanno le seghe guardando gli occhi di una donna da una fessura del burqa, invece che un filmino scaricato da youporn,

se non giocano a scacchi, a poker, a ruba mazzo o a tana liberi tutti,

se non vanno ai concerti rock, se pregano cinque volte al giorno con il culo per aria, se le donne sono contente di essere sottomesse prima al padre e poi al marito,

se esse stesse considerano cosa buona e giusta l’ubbidienza incondizionata all’uomo,

se si ammazzano,

se si buttano giù dai tetti, si tagliano le teste, si lapidano,

NON ME NE FREGA UNA CIPPA. BASTA CHE LO FACCIANO A CASA LORO E FRA DI LORO. NON SONO AFFARI MIEI, MA LO DIVENTANO.

Se questi individui primitivi ed incivili – perché io così li considero – intendono sottomettermi alla loro inciviltà e non datemi della razzista.

La razza non c’entra niente.

L’Islam è un’ideologia religiosa PERICOLOSA, non una razza. Semmai datemi dell’Islamofoba (fobia=paura), infatti lo sono, perché sì, io ho paura dell’Islam. Ho paura perché da 1400 anni pretendono di convertirmi alla loro orribile (de)cultura e per farlo non esitano ad invadermi, a farmi saltare in aria, a sgozzarmi o a prendermi ad accettate per la strada.

A me non interessa convincerli

che è meglio la minigonna o il push up,

che è più buono il prosciutto del Kebab o il Vermentino piuttosto

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https://www.movimentolibertario.com/2016/07/non-voglio-morire-ammazzata-dio/

 

 

 

 

 

 

Von Der Leyen lascia in Germania un’eredità molto pesante

Per Martin Schulz, la nuova presidente della Commissione Europea era il peggior ministro del governo tedesco. Durante il suo mandato alla Difesa, ha fatto troppo poco e troppo tardi per risollevare l’esercito dalle sue pessime condizioni. E il ministero è stato toccato da scandali dei quali è ancora chiamata a rispondere in patria

di FRANCESCO RUSSO – 17 luglio 2019

 

Secondo un recente sondaggio della Bild am Sonntag, Ursula Von Der Leyen era il secondo ministro meno popolare in Germania prima che, eletta presidente della Commissione Europea, lasciasse la guida della Difesa ad Annegrette Kramp-Karrenbauer. Per Martin Schulz, ex leader dell’Spd, era il “membro più debole” del governo di Berlino, ed è probabilissimo che proprio i socialisti tedeschi siano stati tra i ‘franchi tiratori’ che non ne hanno votato l’investitura a Bruxelles. ‘Die Welt’ ha scritto addirittura che la sua nomina alla guida dell’esecutivo comunitario è una “liberazione” per il suo Paese. ​

Unico membro delle amministrazioni di Angela Merkel a essere ininterrottamente al governo dal 2005, Von Der Leyen in patria non è per niente amata. E, se il bilancio del suo mandato come ministro della Famiglia prima e del Lavoro poi è, al netto di qualche controversia, tutto sommato positivo, a oscurare la stella di colei che era stata considerata a lungo la delfina della cancelliera (altro ruolo in cui fu rimpiazzata da AKK, prima che crollassero anche le quotazioni di quest’ultima) è la sequela di scandali ed errori collezionati da ministro della Difesa, incarico che ha ricoperto dal 2013. Oggi lascia un’eredità talmente negativa che un deputato del suo stesso partito, la Cdu, confidò al Financial Times che “è una buona notizia per l’esercito che se ne stia andando” giacché “i suoi anni al ministero sono stati davvero duri per le forze armate”.

Lunedì scorso Von Der Leyen, in una sorta di messaggio di addio alla Bundeswehr (aveva annunciato che si sarebbe dimessa anche se non fosse stata eletta presidente della Commissione), aveva sottolineato che dopo vent’anni di tagli al bilancio finalmente le risorse a disposizione delle forze armate stavano aumentando “di oltre un terzo” e che il numero dei soldati “stava crescendo di nuovo”.

“Abbiamo ordinato miliardi di euro di equipaggiamento moderno e abbiamo sviluppato nuove competenze in campo di difesa digitale e cibernetica”, ha rivendicato. Si tratta però di un’inversione di tendenza tardiva. Perché appena un anno fa le condizioni dell’esercito tedesco erano pressoché disastrose.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo

Se Donald Trump ha più volte attaccato la Germania per lo scarso contributo alla Nato, ha le sue buone ragioni. Nel 2018 Berlino aveva stanziato per la Difesa l’1,2% del Pil (dati Sipri), contro, ad esempio, l’1,7% dell’Italia. Si parla comunque di quasi quaranta miliardi di euro, non una cifra irrisoria. Ma insufficiente o, più probabile, non allocata in maniera adeguata, concentrata com’è quasi tutta sulle forze di terra. La Marina tedesca ha infatti dimensioni piuttosto limitate: 65 navi, un numero lontano non solo dalle circa 180 imbarcazioni militari messe in campo da Francia e Italia ma anche dal centinaio scarso di Spagna e Grecia.

Ars Technica un anno fa un aveva snocciolato dati impietosi: le fregate della nuova classe F-125 non erano state consegnate perché solo 5 su 13 avevano superato il collaudo in mare. E i sommergibili eredi dei temibili U-Boot? L’ultimo che era rimasto in servizio era stato ritirato per riparazioni. Gli altri erano tutti in attesa dei pezzi di ricambio.

La situazione dell’aeronautica risultava altrettanto preoccupante. Su 109 aerei da combattimento Typhoon a disposizione, nel 2015 solo 42 risultavano pronti all’impiego a causa dei problemi di manutenzione. Su 89 bombardieri Tornado, appena 38 erano operativi. Per quanto riguarda gli elicotteri, la situazione non migliora: solo 12 dei 62 Tiger e 16 dei 72 CH-53 potevano essere utilizzati per le esercitazioni. Un destino ironico per un Paese che fu vicino a conquistare l’intera Europa proprio grazie all’uso letale e innovativo dell’aviazione da guerra.

Manici di scopa per le esercitazioni Nato

A rendere Von Der Leyen la carta vincente nel compromesso tra Francia e Germania sulle nomine è l’europeismo sfoggiato nel suo ruolo di ministro della Difesa. Con lei Berlino ha aderito a un progetto congiunto con Parigi per lo sviluppo di aerei da combattimento e carri armati e ha addirittura aiutato la Francia nella missione per stabilizzare una ex colonia transalpina, il Mali. In seguito all’annessione russa della Crimea, la Bundeswehr ha poi guidato l’esercitazione di un reggimento multinazionale in Lituania, e i compiti di pattugliamento aereo dei Paesi baltici sono stati affidati alla Luftwaffe.

Tutte cose che hanno entusiasmato Emmanuel Macron, lieto del sostegno di Von Der Leyen al progetto di una Difesa europea congiunta come primo tassello degli Stati Uniti d’Europa. Molto meno entusiasmanti sono però le condizioni nelle quali l’esercito tedesco si presenta alle grandi manovre. Pur venendo da una delle nazioni più ricche del mondo, i soldati della Bundeswehr (che un ufficiale britannico avrebbe bollato con sprezzo come una “aggressiva organizzazione di campeggiatori”), finiscono a volte per non avere nemmeno i fucili per le esercitazioni.

Aveva fatto il giro del mondo la notizia secondo la quale, durante un’esercitazione Nato avvenuta nel settembre 2017 in Norvegia, gli effettivi del Panzergrenadierbataillon 371 si ritrovarono senza abbastanza armi. Mancavano il 31% dei fucili necessari, il 41% delle pistole e ben tre quarti dei visori notturni richiesti. I soldati furono costretti a dipingere dei manici di scopa di nero e attaccarli ai blindati Boxer perché almeno visivamente dessero l’idea. Un portavoce del ministero della Difesa teutonico ammise di aver ricevuto segnalazioni a riguardo dal battaglione e affermò candidamente di non avere alcuna spiegazione per un episodio tutt’altro che isolato.

Nel 2014, riporta il Telegraph, le forze speciali del Kommando Spezialkrafte dovettero ritirarsi imbarazzati da un’

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https://www.agi.it/estero/ursula_von_der_leyen_scandalo_consulenze_controversie-5853968/news/2019-07-17/

 

 

 

 

POLITICA

Per un pugno di rubli

Quella dei “soldi alla LEGA” è tutta una narrazione (come fu per il russiagate di Trump) perché la realtà geopolitica ci dice tutt’altro: le visioni di Stati Uniti e Russia nel 2019 sono agli antipodi (per via della vicinanza della Cina del secondo)  e il governo di Mosca si fida molto più del Movimento 5 stelle che della Lega

www.lintellettualedissidente.it

Sebastiano Caputo – 15 luglio 2019

Quella dei “soldi russi alla Lega” è la nuova serie dell’estate che molto probabilmente si rivelerà un flop mediatico come lo fu il Russiagate di Donald Trump.

 

In primo luogo perché il partito di Matteo Salvini – al pari del Movimento 5 Stelle – fa ancora politica alla vecchia maniera con l’aggiunta dei social media, intesi come un mezzo di coinvolgimento e non un fine: opera sul territorio, riempie le piazze, organizza i gazebo, e lancia raccolte fondi dal basso, a differenza di tutti gli altri, i quali con consensi nettamente minori (vedi il Partito Democratico o Forza Italia), a volte quasi ridicoli (vedi più Europa), vivono di convention al chiuso e cene a pagamento per pochissimi intimi, con costi molto più importanti di comizi e manifestazioni negli spazi pubblici.

In democrazia contano i voti prima ancora dei soldi.

In secondo luogo, perché la realtà geopolitica segue una traiettoria antitetica ai rubli: le visioni strategiche di Stati Uniti e Russia nel 2019 sono non sono mai state così lontane (per via della vicinanza con la Cina dei secondi) e il governo di Mosca si fida molto più del Movimento 5 Stelle che della Lega. Le forze che muovono in profondità la politica si analizzano attraverso lo studio approfondito di storia, filosofia e geografia e non sulla base di una fotografia pubblicata su Facebook che vede Matteo Salvini, per il quale Putin non è modello ma soltanto un’icona pop, immortalato nella Piazza Rossa, tantomeno attraverso incontri non ufficiali in cui una corrente minoritaria in mezzo a tante altre prove a portare avanti la sua strategia. Tanto è vero che nonostante i grandi proclami russofili di Salvini, il Consiglio dell’Unione Europea ha di recente deciso di rinnovare per altri sei mesi le sanzioni alla Russia introdotte del marzo del 2014 – dopo l’insurrezione nel Donbass in Ucraina sostenuta da Mosca – proprio con il voto del governo gialloverde. Poi c’è una terza ragione ed è strettamente collegata alla tempistica in cui è uscita questa notizia col supporto mediatico di una piattaforma americana volta ad “incastrare” la Lega: mentre il Sottosegretario Michele Geraci, in quota lega e ponte di collegamento con la Cina, era in missione a Washington, ma soprattutto dopo la visita di Vladimir Putin a Roma. Pur essendo stato un viaggio abbastanza formale, slegato dal colore politico del governo italiano, nell’incontro con il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi

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https://www.lintellettualedissidente.it/editoriale/per-un-pugno-di-rubli/

 

 

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