NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 29 NOVEMBRE 2019

http://micidial.it/2019/11/femminicidi-post-semimuto/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

29 NOVEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Non si mangia un cibo per moralità;

così anche un giorno non si “farà del bene” per moralità

FRIEDRICH NIETZSCHE, Frammenti postumi 1885-1887, Adelphi, 1990, pag. 226

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

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Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

La bassa cucina del governo Badoglio 2.0

Femminicidi 1

La macchina del fango dei buonisti

Vittorio Feltri contro il M5s: “Le loro leggi folli rubano fondi per l’ambiente, attendiamoci nuovi morti”  1

Maccartismo

Psicopatologia di Massimo Recalcati 1

Uno spot pubblicitario transgender è la prova che vogliono conquistare il cuore, la mente e il corpo dei bambini 1

AIRBNB E L’OMOLOGAZIONE DEI CENTRI STORICI: OGGI È PIÙ AUTENTITICA UNA STANZA D’HOTEL. 1

Mes, Paolo Becchi svela il tradimento di Conte: “Perché nasce tutto a giugno”. 1

Media occidentali entusiasti della “nuova rivoluzione iraniana”, ma i sondaggi raccontano una storia diversa sulle proteste 1

Gli anglismi fighi e le idiozie dei media. 1

Ci riprovo: quali sarebbero i VALORI dell’Occidente? 1

The Kimberly Process*. 1

Nazionalizzare è meglio che curare. Lo studio dell’Università di Greenwich. 1

Il Fondo Taglia Stati 1

Scontro Salvini-Conte: ecco il documento sul Fondo Salva Stati 1

MES: estorsione legalizzata ai danni dei risparmiatori italiani

Mes, Bechis smaschera Conte: “Le banche tedesche e francesi ringraziano, così il premier ha fregato l’Italia”  1

Le grandi banche europee hanno ritirato 280 miliardi di dollari dalle principali imprese statunitensi 1

Ora la Treccani s’inventa il “sovranismo psichico“. 1

Il capitalismo, non l’umanità, sta sterminando gli animali selvatici 1

Berlin and Paris outline plan for EU makeover 1

La scienza sociale fallace che sta dietro alla strategia di cambiamento di Extinction Rebellion. 1

DOVE SONO FINITI I 6 MILIONI DELLA FONDAZIONE RENZIANA? 1

Altri guai per la cassaforte renziana. Indagato il fedelissimo di Matteo 1

Vittorio Feltri, Open e l’assalto giudiziario a Renzi: “Mariuolo o vittima? Ho un sospetto”. 1

Se si toglie l’antisalvinismo alla sinistra non resta proprio niente, dal governo alla piazza. 1

Fascismi, sardine ed ebeti 1

QUELLA VOLTA CHE A SIGONELLA CRAXI RESE L’ITALIA UN PAESE SOVRANO. 1

I MOTIVI DELLA FINE DI BETTINO CRAXI SECONDO LA CONCEZIONE DI GIANFRANCO CARPEORO. 1

 

 

 

EDITORIALE

La bassa cucina del governo Badoglio 2.0

Manlio Lo Presti – 29 novembre 2019

 

Salta fuori il pateracchio della votazione italiana a favore del M.E.S. – Meccanismo Europeo di Stabilità, giornalisticamente chiamato “fondo salva-stati”.

Si tratta di una “COVERT OPERATION” ai danni dell’Italia e dei Paesi con economie non conformi ai criteri globalistici della UE (leggi germanici e nordeuropei, con Francia ruota di scorta). Il Fondo MES è una struttura privata che viene gestita da un comitato ristretto ai cui vertici abbiamo un tedesco – casualmente! Cosa andate pensando.

 

I requisiti per accedere a questo fondo sono restrittivi in modo da escludere a priori le richieste di Paesi come il nostro, la Grecia, il Portogallo, moltissimi Paesi dei Balcani. L’Italia sarà quindi la più danneggiata: pagherà senza fiatare le quote prese in prestito e per le quali dovrà pagare ulteriori interessi che saranno caricati come tassazione ai cittadini italiani. Il nostro Paese pagherà per salvare le banche tedesche. Lo sconfinamento del debito nazionale per pagare le quote non provocherà i fulmini dei pretoriani di Bruxelles!

 

COROLLARIO:

Il M.E.S. è stato inventato per salvare

le banche tedesche fallite

caricando i costi sul resto d’Europa!

 

Le quote altissime sono obbligatoriamente a carico di tutti i Paesi membri, anche se poi non avranno i requisiti determinati verticisticamente da questo gruppetto di pretoriani tecnocrati non eletti da nessuno e soprattutto senza il preventivo gradimento democratico di un parlamento eletto dalle popolazioni europee.

 

Si tratta di una ulteriore operazione di bassa cucina che evidenzia ancora una volta il carattere autoritario e antidemocratico di questa unione europea fondata sulla paura e sul generalizzato ricatto diretto e frontale, sui colpi di mano ai quali nessun Paese ha la possibilità di opporsi o, quantomeno, proporre modifiche.

 

TUTTO CIO’ PREMESSO

 

Di quale Europa parliamo?

 

I fatti appena descritti – che sono gli ultimi di una lunga serie di colpi di mano antecedenti – denotano una unione di popoli che piuttosto mostrano di essere un immenso vassallaggio tecnetronico e brutale nei confronti della Germania che punta a deprimere e deindustrializzare l’intero continente, ad eccezione dei pochi suoi sodali (Francia, Olanda, Austria) ai quali fa credere di contare qualcosa!

 

La Germania ha adottato e continuerà a farlo, politiche depressive per massacrare gli altri Stati, con il preciso proposito di eliminare concorrenti per la supremazia e il controllo economico e geopolitico dell’Europa. Si tratta di una semplice quanto dolorosa verità al di fuori della infernale forestazione di “opinioni” e “congetture” sospinte con perizia scientifica dai megafoni della megamacchina propagandistica e disinformativa dei mezzi tv, radio, carta stampata, rete.

 

Le vere-verità sono sempre semplici. Il progetto egemonico germanico sull’Europa è una di queste.

 

Il resto è contorno retorico soprattutto fuorviante diffuso da una marea di dibattiti, confronti, scontri scenico-teatrali che fanno capire le pagatissime prestazioni tecniche degli esperti della sovversione che ci lavorano da dietro le quinte. In termini tecnici, questa impalcatura per l’alterazione sensoriale e cognitiva delle popolazioni si chiama SOFT-POWER, cioè una fase suprema di dominio incarnato dalla supremazia tecnetronica:

 

  • 5G,
  • BLOCKCHAIN,
  • IDENTIFICAZIONE FACCIALE MEDIANTE L’ATTIVAZIONE DI MILIONI DI TELECAMERE OVUNQUE
  • DRONI,
  • DOSSIERAGGIO PRIVATISTICO ESEGUITO DAI MAGGIORI “SOCIAL” E COMMERCIALIZZATO
  • BITCOIN E MONETAZIONE EMESSA DA COLOSSI DEI SOCIAL FUODI DAI CONTROLLI BANCARI CENTRALI
  • INSERIMENTO DI MICRO-DISPOSITIVI SOTTOCUTANEI
  • ROBOTIZZAZIONE ED ESPULSIONE DI COLOSSALI MASSE DI POPOLAZIONE LAVORATRICE AI MARGINI DELLA CITTADELLA ELETTRONICA DOMINANTE,
  • ESTENSIONE DEL SUICIDIO DI MASSA FINANZIATO DALLE ASSICURAZIONE E DALLE BANCHE (CHE GESTISCONO IN MISURA CRESCENTE I FONDI PENSIONE E LE POLIZZE SANITARIE CON L’APPOGGIO ENTUSIASTA DEI COLOSSI FARMACEUTICI)
  • MODIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO CON L’ESTENZIONE OSSESSIVA DI MESSAGGI CORTI (I FISCHIETTI) PER FAR RITORNARE LA POPOLAZIONE AD UNO SCHEMA DI RAGIONAMENTO A “PENSIERINI” DA SECONDA ELEMENTARE (ISTUPIDIMENTO DI MASSA)

 

 

Ne riparleremo molto presto e quando la situazione sarà gravemente peggiorata …

 

 

 

 

 

IN EVIDENZA

Femminicidi

Post (semi)muto

25/11/2019 Massimo Bordin

Se c’è una cosa che non sopporto è la violenza contro chi è più debole. Anche le palle menzognere, però, le trovo piuttosto urticanti. In questi mesi (anni), non si fa altro che parlare di violenza contro le donne. Oggi è una data speciale perchè è la giornata internazionale contro la violenza alle donne istituita dall’Onu. La giornalista Lilli Gruber dedica un libro alla questione femminile – il potere delle donne, contro la politica del testosterone: Basta – e riempie i palinsesti televisivi di comparsate promozionali. La scrittrice Michela Murgia su questo tema ha costruito l’intera carriera. Nella trasmissione chi l’ha visto, la graziosa conduttrice Federica Sciarelli si trasforma in Dracula non appena la sfiora il sospetto che la malcapitata di turno sia scomparsa a causa del compagno. C’è chi invoca leggi speciali. Una rubrica satirica in salsa femmminista è in prima serata su RaiDue da un paio d’anni: gli stati generali di Serena Dandini, che ricalca in modo aggressivo e sempre meno comico la gloriosa tv delle ragazze andato in onda negli anni Ottanta. Amore Criminale è il programma di RaiTre che dal 2007 racconta la violenza sulle donne, con una rubrica fissa settimanale, in prima serata. Ogni qual volta una donna viene uccisa a causa di un uomo in Italia ci aprono il telegiornale.

Allora mi sono preso la briga di andare a vedere, sentitamente preoccupato dell’impazzimento generale e di questa preoccupante escalation di donne uccise. “Se gli uomini in questi ultimi anni sono usciti di testa – mi sono detto – devo fare qualcosa! Non posso permettere che il genere femminile si estingua. Che ci sia qualche criminale che ha messo una polverina nell’acquedotto, come nel film di Cristopher Nolan Batman Begins?”

Ecco alcuni dati sui femminicidi che ho trovato online, ma rilasciati dalla polizia e dai quotidiani nazionali.

Dati che non commenterò:

 

anno 1983: 1219 femminicidi (fonte)

anno 2012: 157 femminicidi (fonte)

anno 2013: 179 femminicidi (fonte)

anno 2014: 152 femminicidi (fonte)

anno 2015: 128 (fonte)

anno 2016: 115 (fonte)

anno 2018: 113 femminicidi (fonte)

anno 2019: 96 femminicidi (fonte)

 

http://micidial.it/2019/11/femminicidi-post-semimuto/

 

 

 

 

 

 

 

La macchina del fango dei buonisti

di Nicola Porro -28 novembre 2019

Pochi giorni fa ho pubblicato sul sito un articolo a firma di Corrado Ocone che riportava in primo piano una foto autentica della Boldrini con il velo e, sullo sfondo, una foto autentica di donne in burqa.

La tesi di Ocone era che se si vuol parlare seriamente di violenza sulle donne non si può non parlare di Islam.

Apriti cielo! Me ne hanno dette di tutti i colori, soprattutto un sito (che ho querelato!) che

Continua qui:

https://www.nicolaporro.it/la-macchina-del-fango-dei-buonisti/?utm_source=Notification&utm_medium=Firebase&utm_campaign=Web-Push

 

 

 

 

 

 

 

 

Vittorio Feltri contro il M5s: “Le loro leggi folli rubano fondi per l’ambiente, attendiamoci nuovi morti”

28 Novembre 2019 di Vittorio Feltri

 

Mentre il Paese casca a pezzi, tra vecchi terremoti e recenti crolli di viadotti sbriciolati a causa di mancata manutenzione, i polemisti nostrani si arrabattano nel tentativo di trovare i colpevoli dei disastri. Come se fosse difficile identificarli.

A nessuno viene in mente di dire che per conservare in efficienza la rete viaria bisogna investire molto denaro, quando invece da queste parti si spendono cifre ingenti nel welfare più decrepito del mondo e si trascura allegramente la sicurezza dei cittadini che attraversano un ponte con l’obbligo di raccomandare l’anima a un santo protettore poco affidabile, almeno a giudicare dai risultati.

Per andare giù sul concreto, non sarebbe stato meglio verificare, impiegando tecnici all’ altezza, che certi manufatti fossero in grado di stare in piedi piuttosto che elargire miliardi a ragazzi che si grattano la pancia anziché lavorare?

Si tratta di somme ingenti e non di noccioline: se ben investite per assicurarsi che

Continua qui:

https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13538190/vittorio-feltri-m5s-regalie-rubano-fondi-ambiente-aspettiamoci-nuovi-crolli-devastazioni.html

 

 

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Maccartismo

Con il termine maccartismo, a volte sostituito dalla locuzione ‘caccia alle streghe’ per gli evidenti rimandi alla psicosi che qualche secolo prima aveva agitato l’America puritana (cfr. il lavoro teatrale The crucible del drammaturgo Arthur Miller, che del m. fu una delle vittime più illustri), si fa riferimento alla crociata anticomunista scatenata negli Stati Uniti nei primi anni Cinquanta ‒ con effetti devastanti anche nel mondo del cinema ‒ dal senatore repubblicano Joseph R. McCarthy (1909-1957). La personalità e l’opera di McCarthy sono state e continuano a essere in patria oggetto di valutazioni contrapposte, dall’apologia del suo ex assistente R.M. Cohn, che lo definiva “uomo coraggioso che aveva combattuto un male smisurato” ammettendo che “poteva, al massimo, aver avuto torto in alcuni dettagli” (1968, p. 279), al giudizio severo di chi, come F.J. Cook, lo riteneva il principale responsabile della diffusione di una pericolosa paranoia, per cui “il più grande paese del mondo sprecava le sue energie cercando comunisti nascosti sotto ogni letto” e “milioni di americani si guardavano timorosi alle spalle, temendo che presto o tardi toccasse a loro di doversi difendere da chissà cosa davanti a minacciosi inquisitori” (1971, p. 3). Sostenuto dalle frange estreme del suo partito e, per tutte le sue campagne, dalle alte sfere della Chiesa cattolica americana (Crosby 1978), McCarthy subì un rapido e ignominioso crollo quando ‒ proprio mentre cercava di estendere la ricerca di traditori e spie all’interno di istituzioni ben più forti e solide di Hollywood, come l’emittente radiofonica governativa Voice of America, le biblioteche dell’USIS (United States Information Service) diffuse in Europa e lo stesso esercito del Paese ‒ il suo assistente Cohn esercitò pressioni sulle alte sfere militari per ottenere licenze a pioggia e condizioni di favore per un suo giovane collaboratore, D. Schine. Ne seguì in Senato una censura formale nei confronti di McCarthy, alla quale si oppose soltanto uno sparuto gruppo di ventidue senatori capeggiato da B. Goldwater; lo stesso R. Nixon, suo collaboratore e sostenitore, ne prese le distanze, elogiandone in un discorso diffuso dalle reti televisive NBC e CBS il “patriottismo nella lotta contro il comunismo”, ma deplorandone al tempo stesso “il ricorso a metodi discutibili” (Cook 1971, p. 475). Alla perdita del potere McCarthy sopravvisse soltanto poco più di due anni, ma le conseguenze del suo operato, specie nei confronti di molte delle sue vittime e soprattutto nel campo del cinema, sono difficilmente quantificabili: carriere spezzate o nel migliore dei casi interrotte, lavori non firmati o firmati da prestanome che solo anni dopo critici, studiosi ed eredi delle vittime hanno cominciato a riesaminare, restituendoli ove possibile ai legittimi autori. In verità, l’operato di McCarthy, cui resta il discutibile onore di avere dato il nome all’intero fenomeno, si inserisce in una pagina di storia americana cominciata ben prima del relativamente breve periodo della sua egemonia (1950-1954), come dimostra l’esistenza di un comitato di inchiesta sulle attività antiamericane (HUAC, House Un-American Activities Committee), fondato nel 1938 dal senatore del Texas M. Dies, presieduto dal 1944 dal senatore J. Rankin del Mississippi

Continua qui: http://www.treccani.it/enciclopedia/maccartismo_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Psicopatologia di Massimo Recalcati

27/11/2019 Massimo Bordin

Se c’è uno scrittore le cui comparsate televisive mi inducono a lasciare tutto quello che sto facendo ed a sedermi davanti al piccolo schermo, questi è Massimo Recalcati. Non ho perso una che sia una delle sue lezioni sul lessico famigliare e sul lessico amoroso. Ho letto voracemente, appassionandomi, Il complesso di Telemaco, La forza del desiderio e L’ora di lezione, tutte opere che portano la sua firma. I riferimenti che Recalcati fa a Freud, ma soprattutto a Lacan non sono una novità assoluta. Grazie ai miei studi di filosofia e, soprattutto, per merito del pensatore sloveno Slavoy Zizek, mi ero da tempo avvicinato alla psicanalisi filtrata dalla filosofia. Però ho molto apprezzato che anche Recalcati seguisse lo stesso filo logico.

Un filo che passa per Hegel, ça va sans dire.

Potete dunque immaginare il mio stupore quando sono venuto a sapere che il grande divulgatore, laureato in filosofia e psicologia, del quale sono ammiratore, al secolo Massimo Recalcati, mi ha dato del “malato di mente”.

Certo, non si è rivolto a me direttamente, ma ha sostenuto a RadioCapital (nomen omen) che il sovranismo non è solo un fatto politico, ma un fatto psichico. E poi, ripresi da Libero e Repubblica, non sono mancati riferimenti ai sovranisti etichettati come malati, segnati da una sorta di inconscio fascista che li porta a chiudersi agli altri. In filosofese estremo, Recalcati ha parlato per i sovranisti di “spinta a ri-territorializzare quello che la dinamica propulsiva del desiderio di vita tende a fluidificare e de-territorializzare”.

La mia stima per l’opera di Recalcati rimane immutata, sia chiaro, continuerò a leggerlo ed a soffermarmi davanti alle sue trasmissioni televisive come prima, ma queste dichiarazioni mi costringono a interrogarmi sui motivi che hanno spinto una persona così intelligente a fare queste uscite, ed a cadere anche lui nell’equivoco (voluto) del mainstream che identifica il sovranismo con il razzismo. Un trappolone al quale non dovrebbe ormai credere nemmeno la più ottusa delle casalinghe di Voghera.

Com’è noto, infatti, il sovranismo è un’invenzione mediatica che getta in un unico calderone xenofobi

Continua qui: http://micidial.it/2019/11/psicopatologia-di-massimo-recalcati/

 

 

 

 

 

 

Uno spot pubblicitario transgender è la prova che vogliono conquistare il cuore, la mente e il corpo dei bambini

Markus 27 Novembre 2019 – Robert Bridge

strategic-culture.org

Quante persone ricordano i giorni in cui lo scopo degli spot televisivi era quello di vendere al pubblico un prodotto nuovo di cui non c’era nessun bisogno e non quello di promuovere una qualche pericolosa agenda? Sembra che quei ricordi si siano persi troppo in fretta.

Il mondo della pubblicità aziendale ha finalmente attraversato il Rubicone culturale. In una pubblicità appena uscita, un’altra grande multinazionale esalta uno di stile di vita, che, ovviamente, non ha assolutamente alcun legame con la famiglia tradizionale nucleare che ha caratterizzato la civiltà occidentale nel corso degli ultimi due millenni. Il controverso spot pubblicitario in questione focalizza tutta la sua fervida attenzione non sul prodotto, ma piuttosto sulla promozione degli atteggiamenti transgender tra l’influenzabile popolazione degli adolescenti.

Quest’ultima creazione del laboratorio culturale marxista, che, guarda caso, è una pubblicità per la Sprite, una bevanda prodotta dalla Coca-Cola Company, raffigura diversi adolescenti che si preparano a partecipare ad un festoso evento arcobaleno nelle strade di una anonima giungla urbana. Se l’annuncio sembra più un documentario che una pubblicità di una bibita zuccherata, è perché non si vede mai nessuno dei partecipanti dissetarsi con la suddetta bevanda. Invece, il prodotto è diventato un veicolo, un vero cavallo di Troia, per portare una questione estremamente controversa direttamente nel salotto di milioni di Americani.

Nota: tutti quelli che non comprendono appieno il significato del termine “marxismo culturale” dovrebbero guardare un breve segmento di un’intervista (sotto) con il defunto giornalista Andrew Breitbart, che spiega in maniera assolutamente convincente come e perché il mondo occidentale sia ora afflitto da una correttezza politica controproducente e dall’ossessione della giustizia sociale.

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/mWgkYv-JOGA

 

Nella pubblicità televisiva della Sprite, una madre apparente [il termine “apparente” è necessario poiché il “genere” è diventato un concetto del tutto fluido, definito esclusivamente dall’autocoscienza personale, che può cambiare in ogni momento] apre l’azione mentre, al suono di melodie melodrammatiche, applica l’eyeliner al suo apparente figlio biologico. Taglio sulla seconda scena. Un’altra madre apparente aiuta la figlia apparente ad indossare un corsetto per nascondere

 

Continua qui:

https://comedonchisciotte.org/uno-spot-pubblicitario-transgender-e-la-prova-che-vogliono-conquistare-il-cuore-la-mente-e-il-corpo-dei-bambini/

 

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

AIRBNB E L’OMOLOGAZIONE DEI CENTRI STORICI: OGGI È PIÙ AUTENTITICA UNA STANZA D’HOTEL

PAOLO GRASSO – 27 NOVEMBRE 2019

 

 

Airbnb sta colonizzando gli appartamenti nei centri storici delle città italiane. Le proteste aumentano e il dibattito pubblico si alimenta sulla scia degli effetti visibili: la crescita dei prezzi delle case, il conseguente esodo dei residenti e lo snaturamento dell’atmosfera cittadina. Insomma pochi ricavano profitto mentre l’autenticità dei centri si impoverisce tanto da render difficile distinguere in alcuni casi tra centri commerciali e centri storici; i primi evocano l’architettura dei secondi per ricreare una condizione di intimità allo shopping, i secondi si impregnano di attività commerciali per assecondare i gusti del turismo di massa. Di sicuro entrambi restano il centro, schiacciato tra i due estremi economici della domanda e dell’offerta.

La parabola di airbnb riflette in pieno il percorso seguito dalle principali imprese nate nell’era del capitalismo digitale: la nascita sotto l’ombra di un’utopica democrazia digitale, di una facilitazione della comunicazione e degli scambi commerciali, con il privato che sfuma gradualmente in pubblico; il consolidamento da azienda matura con una solida posizione nel mercato economico e quotidiano, quando diventa parte integrante delle abitudini degli individui; l’ascesa, rispecchiata dalla trasformazione degli spazi sociali e urbani, in cui privato e pubblico fanno fatica a distinguersi e quindi riconoscersi. Quando si arriva a quest’ultima fase iniziano a nascere delle domande che alimentano il dibattito sociale. È quanto accaduto e sta accadendo con tutti i social network, da Facebook a Whatsapp e con grandi aziende come Amazon.

Airbnb è nata qualche anno fa come una piattaforma digitale in grado

 

Continua qui: https://www.laluce.news/2019/11/27/airbn-e-lomologazione-dei-centri-storici/

 

 

 

 

 

 

 

Mes, Paolo Becchi svela il tradimento di Conte: “Perché nasce tutto a giugno”

27 Novembre 2019 di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

 

Roberto Gualtieri, nel tentativo di difendere il Presidente del Consiglio sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), in realtà lo inguaia. E lo fa in una sede ufficiale, nel corso dell’audizione alle commissioni riunite di Finanze e Politiche Ue tenutasi oggi al Senato.

Gualtieri ha affermato che l’accordo stretto da Giuseppe Conte a Bruxelles a fine giugno “è in coerenza con il mandato parlamentare che la risoluzione gli attribuiva”. Il ministro dell’economia si riferisce alla risoluzione delle Camere del 19 giugno, che però dicono una cosa completamente opposta a quello che ha tentato di far passare il titolare di Via XX Settembre.

Leggiamola questa risoluzione. Il Parlamento impegnava il Governo “a render note alle Camere le proposte di modifica al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia

 

Continua qui: https://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/13537687/mes-paolo-becchi-conte-tradimento-giugno.html

 

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Media occidentali entusiasti della “nuova rivoluzione iraniana”, ma i sondaggi raccontano una storia diversa sulle proteste

 

I dati di due sondaggi stranieri raccontano una storia molto diversa sulle proteste in Iran. L’economia èin cattive condizioni, ma la maggioranza degli iraniani sostiene le iniziative di sicurezza prese dal proprio governo e rifiuta lo sconvolgimento interno, secondo l’analista Sharmine Narwani

27/11/2019

 

Segue l’analisi di Sharmine Narwani, commentatrice e analista della geopolitica del Medio Oriente. È un ex associata senior presso il St. Antony’s College, Università di Oxford e ha conseguito un master in Relazioni internazionali presso la Columbia University. Sharmine ha scritto editoriali per una vasta gamma di pubblicazioni, tra cui Al Akhbar English, New York Times, The Guardian, Asia Times Online, Salon.com, USA Today, Huffington Post, Al Jazeera English, BRICS Post e altri.

 

Potete  seguirla su Twitter all’indirizzo @snarwani

Il 15 novembre, gli iraniani arrabbiati hanno iniziato a riversarsi nelle strade per protestare contro le improvvise notizie di un aumento del prezzo del carburante del 50%. Il giorno dopo, manifestazioni pacifiche si erano in gran parte dissipate, sostituite invece da folle molto più piccole di rivoltosi che hanno bruciato banche, distributori di benzina, autobus e altre proprietà pubbliche e private. In pochissimo tempo, le forze di sicurezza sono intervenute per reprimere la violenza e arrestare i rivoltosi, durante i quali è morto un numero non confermato di persone da entrambe le parti.

I commentatori occidentali hanno provato invano a spremere un po’ di succo dalle proteste di breve durata. ” I manifestanti iraniani colpiscono il cuore della legittimità del regime “, ha dichiarato Suzanne Maloney della Brookings Institution. France 24 ha posto la domanda, è questa “una nuova rivoluzione iraniana?” E il Los Angeles Times ha criticato la ” brutale repressione” dell’Iran contro il suo popolo.
Hanno anche afferrato un punto di vista geopolitico: le proteste nel vicino Libano e Iraq, basate quasi interamente sul malcontento interno popolare contro i governi corrotti e negligenti, hanno iniziato a essere lanciate come insurrezione regionale contro l’influenza iraniana.

E nonostante il fatto che Internet in Iran sia stato disabilitato per quasi una settimana, video e rapporti non verificati si sono curiosamente fatti strada fuori dagli account Twitter dei critici iraniani, sostenendo che i manifestanti chiedevano la morte del leader supremo, reclamando contro gli interventi dell’Iran in la regione e chiedendo la caduta del regime’.

Chiaramente, le proteste iniziali furono autentiche, un fatto che persino il governo iraniano ha ammesso immediatamente. Ridurre i sussidi alla benzina sul carburante più economico della regione è stato per anni un problema dell’agenda politica dell’Iran, che è diventato più urgente dopo che gli Stati Uniti sono usciti dall’accordo nucleare iraniano

 

Continua qui:

 

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-media_occidentali_entusiasti_della_nuova_rivoluzione_iraniana_ma_i_sondaggi_raccontano_una_storia_diversa_sulle_proteste/5871_31921/

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli anglismi fighi e le idiozie dei media

12 novembre 2019 – dalla pagina Facebook di Roberto Prinzi

I media italiani possono usare tutti gli anglismi fighi che vogliono per descrivere la “missione di pace” dei militari italiani impegnati in Iraq, ma ciò non cambierà la sostanza dei fatti. Possono dire che siamo impegnati lì per fare “training” (addestramento in poligono) e “mentoring” (addestramento in azione), ma la realtà è che siamo banalmente in guerra e che siamo giustamente percepiti come forza occupante.

L’attacco bomba di ieri in cui sono rimasti feriti 5 soldati – avvenuto a 16 anni da quello più devastante a Nassiriya, sud dell’Iraq – che ce l’ha ricordato violentemente. Noi siamo in guerra in Iraq dal 2003 quando, seguendo i diktat degli Usa di Bush junior come fa un buon Paese colonizzato che si rispetti, abbiamo preso parte ad una guerra terroristica contro il popolo iracheno venduta all’opinione pubblica mondiale con una clamorosa bugia (“le armi di distruzione di massa di Saddam”). Una guerra i cui effetti disastrosi sono ancora evidenti oggi: le migliaia di iracheni che protestano con coraggio da ottobre (oltre 300 morti) ce lo urlano giustamente in faccia.

Nelle idiozie che si leggono e si sentono da ieri sera sui nostri media, l’unica cosa intelligente e sensata l’ha detta il sindacato dei militari italiani: “È ora di ritirare tutti i contingenti militari italiani dalle missioni

 

Continua qui: https://www.invictapalestina.org/archives/37330

 

 

 

 

 

 

 

CULTURA

Ci riprovo: quali sarebbero i VALORI dell’Occidente?

01/10/2019 Massimo Bordin

Come ogni anno ad inizio scuola è ripartita la polemica sul crocifisso in classe. Allora, ripropongo un estratto di una vecchia riflessione internettiana, maturata qualche anno fa, all’indomani del tragico attentato al Bataclan di Parigi.

IL PROBLEMA VERO PER L’OCCIDENTE

I militanti dell’Isis hanno ragionato dal loro punto di vista in modo corretto: “noi vogliamo prenderci la Siria con una guerra civile, la Francia è intervenuta contro e noi la colpiamo”. Non ci vedo niente di immorale in questo, francamente. La cosa agghiacciante è però che quella religione, quella filosofia, quella storia, quei costumi… NON SONO I NOSTRI.

Questo è il problema. Noi non vogliamo abbracciare quella cultura, ma al contempo non sappiamo qual è la nostra. Noi lo capiamo che quelli non sono i nostri valori, ma non sappiamo quali sono i nostri. Questo mi terrorizza non meno dei colpi di mitraglia.

Se fermiamo per strada un individuo qualsiasi e gli chiediamo a bruciapelo quali sono i valori dell’Occidente, vedremo un generale imbarazzo, risposte confuse o fortemente retoriche, qualche ardito proporrà “il cristianesimo”, senza però sapere in concreto di cosa si tratti.

In Occidente, ed in Italia soprattutto, si legge poco. Specialmente non si legge di storia, mentre nelle scuole i programmi si perdono nei dettagli e nel solito nozionismo manualistico. Ad una studentessa il giorno dopo l’attentato ho chiesto quale fosse per lei il maggior valore dell’Occidente e mi ha risposto: la ricchezza.

Ecco, se in Occidente pensiamo che la ricchezza sia il valore principale, noi non abbiamo nessuna possibilità di affermare la nostra civiltà e verremo ben presto sostituiti e superati dalle altre. Bombe o non bombe.

QUALI SONO I VALORI DELL’OCCIDENTE.

Visto che sono avvolti nel mistero, alcuni valori occidentali li svelo qui io,

Continua qui: http://micidial.it/2019/10/ci-riprovo-quali-sarebbero-i-valori-delloccidente/

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

26/11/2019 DI INVICTA PALESTINA

The Kimberly Process*

La lavanderia multimilionaria dei diamanti insanguinati di Israele.

 

Pochi sanno che i diamanti sono l’esportazione manifatturiera numero uno di Israele, una “pietra angolare” della sua economia. Secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, quell’economia “genera l’88% del budget per la sicurezza che finanzia le forze di difesa israeliane e le agenzie di sicurezza (Mossad e Shin Bet)”.

English version

Sean Clinton – 19 novembre 2019

La scorsa settimana c’è stato un brutale e spietato attacco contro una famiglia che dormiva nella sua casa di Gaza, uccidendo marito e moglie e disseminando pezzi dei loro corpi lungo la strada; il bombardamento successivo ha ucciso 34 persone, tra cui una famiglia di otto persone. Il fatto che tutto ciò sia stato fatto da un esponente di spicco dell’industria mondiale dei diamanti, dimostra chiaramente l’entità della frode perpetrata da quell’industria nel definirsi “conflict free”.

Pochi sanno che i diamanti sono l’esportazione manifatturiera numero uno di Israele, una “pietra angolare” della sua economia. Secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, quell’economia “genera l’88% del budget per la sicurezza che finanzia le forze di difesa israeliane e le agenzie di sicurezza (Mossad e Shin Bet)”.

Il Jerusalem Post riporta che “Israele fattura circa 28 miliardi di dollari in diamanti all’anno. Il valore dei diamanti esportati è così significativo (circa un quinto delle esportazioni industriali totali) che il governo riferisce che i suoi dati non comprendono  i diamanti per garantire che le gemme non ne distorcano i valori “.

Durante questa settimana, i membri dell’organismo di regolamentazione dei diamanti, il Kimberley Process (KP), si incontrano a Nuova Delhi per concludere tre anni di revisioni e di riforme volte principalmente ad espandere la definizione di ” conflict diamond” ” al fine di mettere fuorilegge i diamanti legati alle violazioni dei diritti dell’uomo da parte di forze governative. Questo intento fallirà sicuramente. Non è stata infatti presentata una sola mozione per mettere fuori legge i diamanti insanguinati che entrano nella catena di approvvigionamento a valle del settore minerario.

Nonostante gli spargimenti di sangue, le violenze e le armi nucleari non regolamentate finanziate dalle sue entrate, l’industria dei gioielli afferma sfacciatamente che i diamanti lavorati in Israele sono di provenienza responsabile e “conflict free” . Dato l’incrollabile sostegno politico, finanziario ed economico fornito a Israele da Stati Uniti, UE, India, Canada e Australia, e la loro influenza nel KP, nessuno di questi Paesi permetterà mai all’organismo di vietare i diamanti israeliani sporchi di sangue; decidere ciò farebbe suonare la campana a morto per l’industria manifatturiera numero uno di Israele.

L’industria dei gioielli vuole mantenere il coperchio ben chiuso su questo vaso di Pandora. Israele è un attore chiave nella catena di approvvigionamento dei diamanti. A meno che non siano costretti dalla pressione dei consumatori, le società e le aziende non taglieranno i legami con l’industria dei diamanti israeliana senza l’indicazione di organismi internazionali come il KP o le Nazioni Unite; e ciò non accadrà mai, data l’impunità di cui Israele gode e che ampiamente sfrutta.

Ciò è stato chiarito ad aprile a Londra dal presidente di Anglo American, Stuart Chambers, all’AGM della società. Quando ho chiesto perché De Beers e Forevermark continuino a commerciare con società israeliane le quali generano entrate per finanziare crimini di guerra e crimini contro l’umanità, Chambers ha detto: “Sicuramente come società, e come ci si aspetta, rispetteremo sempre la comunità politica nel suo giudizio su Stati o Paesi in cui ritenga ci siano state azioni che

 

Continua qui: https://www.invictapalestina.org/archives/37371

 

 

 

 

 

ECONOMIA

Nazionalizzare è meglio che curare. Lo studio dell’Università di Greenwich

di Gilberto Trombetta Notizia del: 27/11/2019

PERCHÉ SERVE NAZIONALIZZARE

Nazionalizzare le ferrovie comporterebbe un risparmio di 1 miliardo di sterline l’anno, con cui si potrebbero realizzare 100 miglia di nuovi binari.

Nazionalizzare l’acqua farebbe risparmiare 2,5 miliardi di sterline l’anno, abbastanza per ridurre le perdite nel sistema idrico di un terzo.

Nazionalizzare le reti energetiche farebbe risparmiare 3,7 miliardi di sterline l’anno, il costo di 222 nuove turbine eoliche.

Nazionalizzare la rete di trasporto su ruota, farebbe risparmiare 500 milioni di sterline, il costo cioè di 1.356 nuovi autobus elettrici.

Portare sotto il controllo pubblico la rete della banda larga farebbe risparmiare

Continua qui:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-nazionalizzare__meglio_che_curare_lo_studio_delluniversit_di_greenwich/11_31915/

 

 

 

Il Fondo Taglia Stati

di Roberto Sommella – 25/11/2019

La sostenibilità del debito di chi chiederà aiuto sarà valutata da tre organismi non eletti:

1) l’Esm appunto

2) la Commissione Europea

3) la Bce

I primi due sono presieduti da tedeschi (Regling e Von der Leyen) il terzo da una francese (Lagarde).

Francia e Germania nel Patto di Aquisgrana hanno espressamente scritto di

Continua qui: https://www.milanofinanza.it/news/il-fondo-taglia-stati-201911251659585701

 

 

 

 

 

 

Scontro Salvini-Conte: ecco il documento sul Fondo Salva Stati

In ordine alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, il premier dell’esecutivo gialloverde si è impegnato in estate a ”a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti”

di Roberto Sommella – 19/11/2019

Il governo Conte 1 si è impegnato a non approvare in Europa riforme che mirino a indebolire l’assetto dei paesi con basso debito privato e che necessitano di riforme strutturali, anche in considerazione della revisione del Fondo Salva-Stati: in una parola,, una di quelle nazioni è proprio l’Italia. E’ quanto si legge nella mozione che è stata approvata la scorsa estate in Parlamento quando la maggioranza era gialloverde e che sta scatenando molte polemiche ora, con il cambio di maggioranza, tra Matteo Salvini, ex vicepremier, l’attuale premier Giuseppe Conte e anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Come avvenuto per il Fiscal Compact che passò all’epoca con una maggioranza bulgara con il voto contrario della Lega, anche questa riforma del Fondo Salva Stati (Mes) dovrà passare alle Camere ma in pochissimo tempo, entro l’anno. Ecco perché la Lega di Salvini sta chiedendo chiarimenti.

Per dovere di chiarezza ecco il testo completo della mozione, in modo che tutti i lettori possano farsi un’idea di cosa si sta parlando: in una parola del collocamento dell’Italia nell’ambito delle riforme europee, che vanno dal bilancio Ue, all’Unione bancaria e finiscono appunto con il nuovo strumento di salvataggio dei paesi, che tedeschi e francesi vorrebbero trasformare in un controllore fiscale di bilanci dei partners comunitari.

Risoluzione in Assemblea 6-00076
presentato da
MOLINARI Riccardo
testo di
Mercoledì 19 giugno 2019, seduta n. 192
La Camera,
in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 20 e 21 giugno prossimi venturi e del Vertice Euro del 21 giugno prossimo, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno un cospicuo numero di argomenti iscritti all’ordine del giorno e ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
premesso che:
il Consiglio europeo di giugno è il primo dopo la tornata elettorale europea dello scorso maggio e segnerà l’inizio della partita per la definizione del nuovo assetto delle istituzioni europee, soprattutto per quanto riguarda l’adozione della nuova Agenda strategica per l’Unione 2019-2024 e le nomine del prossimo ciclo istituzionale;
l’Italia dovrà giocare un ruolo centrale in questa fase quale paese fondatore dell’Unione europea sia nella determinazione degli equilibri della nomina del nuovo Presidente della Commissione europea, sia nell’attribuzione degli incarichi da commissario europeo;
in vista delle trattative per la composizione della nuova Commissione europea, il nostro paese non potrà non porre in essere tutte le azioni per lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall’Italia, nell’ambito del rinnovo delle cariche istituzionali di vertice dell’Unione europea;
anche il Vertice Euro è il primo dopo la tornata elettorale europea, e prevede all’ordine del giorno il tema dell’approfondimento dell’Unione economica e monetaria (UEM), considerando in particolare i tre temi dello strumento di bilancio per la zona euro, della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), e dei progressi compiuti nel rafforzamento dell’Unione bancaria,
considerato che:
il nuovo Parlamento europeo avrà un primo banco di prova con cui dovrà misurarsi, vale a dire la definitiva approvazione, d’accordo con il Consiglio europeo, del bilancio a lungo termine dell’Unione, il cosiddetto Quadro Finanziario Pluriennale con cui si decide non solo il contributo degli Stati membri al bilancio europeo, ma soprattutto come saranno spese le risorse nei sette anni compresi tra il 2021 e il 2027;
rimane ancora aperta la possibilità di limitare gli effetti dei tagli previsti pari al 5 per cento dei settori tradizionali del bilancio europeo vale a dire la Politica agricola comune e del 7 per cento per la politica di coesione, ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l’assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale dovrà tenere conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare giovanile), per pervenire ad un quadro legislativo e finanziario il più possibile aderente agli interessi nazionali;
nonostante il comparto agricolo abbia subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti per fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche con una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai paesi terzi, anche a causa dell’assenza di una politica di difesa europea in materia agro-alimentare, il futuro assetto della Politica agricola comune è stato delineato partendo da una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti, sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale;
si rende pertanto necessario un impegno del Governo volto ad assicurare il mantenimento di adeguate risorse finanziarie, supportate da un sistema di incentivi che agevoli il raggiungimento degli obiettivi, in grado di garantire un equo reddito ai produttori agricoli, con misure in grado di promuovere la competitività del settore, nonché misure sostenibili della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici in atto e al rispetto dell’ambiente, tenendo in debito conto il contributo della PAC alle tematiche climatico-ambientali, alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2013 e dell’Accordo di Parigi;
tenuto conto che:
i leader europei nel corso del Consiglio Europeo torneranno sulla questione dei cambiamenti climatici in vista del vertice sull’azione per il clima convocato dal Segretario generale delle Nazioni Unite per il prossimo 23 settembre 2019;
l’Unione europea sta compiendo importanti passi avanti nella realizzazione degli obiettivi ambientali al 2030, ma per fornire un maggiore impulso e rafforzate certezze agli investitori appare necessaria la presentazione di una strategia a lungo termine che, in linea con gli Accordi di Parigi, definisca una serie di obiettivi chiave e misure di intervento, e valuti la possibilità di scorporare gli investimenti pubblici nel settore « green» dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, per rendere l’economia e il sistema energetico dell’Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;
in ultimo il Consiglio europeo dibatterà delle conclusioni relative alle raccomandazioni specifiche per paese 2019 nel quadro del semestre europeo, presentate dalla Commissione europea lo scorso 5 giugno, indirizzando tutti gli Stati membri dell’Unione europea agli orientamenti in materia di politica economica per i prossimi 12-18 mesi;
il rallentamento economico globale sta avendo un impatto sulla congiuntura economica in Europa e necessita pertanto di una risposta europea, con un rafforzamento in particolare della domanda interna e con un impulso alla crescita attraverso maggiori investimenti e riforme coraggiose;
allo stesso tempo persistono differenze significative tra i paesi, le regioni e i gruppi di popolazione, per questo tra i temi decisivi per il futuro dell’Europa per i prossimi anni c’è quello dell’occupazione, della crescita e della competitività, orientato alla realizzazione del pilastro europeo dei diritti sodali e alla salvaguardia dell’equità del mercato del lavoro;
nella prospettiva del prossimo ciclo istituzionale e della nuova agenda politica dell’Unione europea, il sostegno alla crescita, al lavoro e all’inclusione sociale dovrà essere al centro dell’azione di Governo, affinché si lavori alla costruzione di una vera strategia industriale europea, capace di creare crescita e occupazione e di tutelare le imprese, con particolare riguardo alle PMI, principale motore del tessuto produttivo italiano ed europeo;
nel febbraio scorso la Commissione Europea, nelle sue valutazioni, ha concluso che 13 Stati membri presentavano squilibri (Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Romania e Svezia) e che tre di essi registravano squilibri eccessivi (Cipro, Grecia e Italia), richiedendo un monitoraggio specifico e continuo nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici;
nel Rapporto sul Debito, inviato alla Commissione lo scorso 31 maggio, il Governo ha presentato i cosiddetti fattori rilevanti per il mancato rispetto della riduzione del rapporto debito/PIL nel 2018. In chiave prospettica, sono state anche fornite stime e valutazioni che indicano che nell’anno in corso l’Italia rispetterà i dettami del Patto di Stabilità e Crescita (PSC);
nell’ultima valutazione del mese di giugno la Commissione Europea ha adottato relazioni a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) nei confronti di Belgio, Francia, Italia e Cipro, in cui esamina la conformità di questi paesi con i criteri relativi al disavanzo e al debito previsti dal trattato. Per l’Italia, la relazione conclude che è giustificata una procedura per disavanzi eccessivi per il debito;
il quadro di sorveglianza macroeconomica definito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011 sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici richiede esplicitamente che la sostenibilità del sentiero di sviluppo di un paese sia monitorata avendo riguardo a una pluralità di indicatori, fra cui assumono rilievo il livello di indebitamento del settore privato, l’evoluzione dei flussi di credito al settore privato, e l’evoluzione della disoccupazione;
la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e alla Banca Centrale Europea recante il quarto rapporto sulla riduzione dei crediti deteriorati e le ulteriori riduzioni del rischio nell’Unione Bancaria COM(2019) 278 definitiva dà atto del rilevante ed efficace sforzo compiuto dal nostro paese sul fronte della riduzione dei crediti deteriorati;
è opportuno sostenere l’inclusione, nelle condizionalità previste dal MES e da eventuali ulteriori accordi in materia monetaria e finanziaria, di un quadro di indicatori sufficientemente articolato, compatibile con quello sancito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011, dove si consideri quindi fra l’altro anche il livello del debito privato, oltre a quello pubblico, la consistenza della posizione debitoria netta sull’estero, e l’evoluzione, oltre che la consistenza, delle sofferenze bancarie, onde evitare che il nostro Paese sia escluso a priori dalle condizioni di accesso ai fondi cui contribuisce,

impegna il Governo:

1) in vista del nuovo ciclo istituzionale e del conseguente avvicendamento alle cariche istituzionali di vertice dell’Unione europea, a lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile fra i partner europei, a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall’Italia, assicurando che la presenza italiana ai vertici istituzionali dell’Unione sia adeguata al peso politico del nostro Paese;
2) con specifico riguardo alla posizione del futuro Commissario italiano, ad avviare le necessarie interlocuzioni con gli Stati membri al fine di ambire ad un portafoglio di prioritario interesse strategico per il Paese, in un ambito in cui l’Unione Europea ha competenze esclusive;
3) in vista della definizione del nuovo quadro finanziario pluriennale, a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla Politica Agricola Comune per l’UE-27, tali da scongiurare tagli al finanziamento delle politiche tradizionali, e garantire un’assegnazione equa delle risorse ai diversi Stati membri, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell’agricoltura italiana, e di difesa strategica della qualità del nostro comparto agricolo, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici, nonché di rafforzamento della convergenza economica e sociale all’interno dell’Unione;
4) ad adottare iniziative per potenziare, estendere e rendere più efficace ed efficiente la gestione dei fondi europei che sostengono le politiche di welfare degli Stati membri, nei settori dove si rendono maggiormente necessari; prevedendo, da un lato, appositi stanziamenti destinati al contrasto della povertà e all’inclusione sociale per uno sviluppo equo, condiviso, con lo scopo di contrastare in maniera efficace la disoccupazione e migliorare il contesto imprenditoriale;
5) in tema di cambiamenti climatici, a farsi promotore presso le competenti sedi europee di ogni

Continua qui: https://www.milanofinanza.it/news/scontro-salvini-conte-ecco-il-documento-sul-fondo-salva-stati-201911191916457253

 

 

 

 

 

MES: estorsione “legalizzata” ai danni dei risparmiatori italiani – Tiziana Alterio

 

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/embed/lbmgTMo7UAA

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Mes, Bechis smaschera Conte: “Le banche tedesche e francesi ringraziano, così il premier ha fregato l’Italia”

28 NOVEMBRE 2019

 

Così Giuseppe Conte sul Mes ha fregato il Parlamento.

 

Il direttore del Tempo Franco Bechis nel suo editoriale ripercorre sei mesi di trattative segrete sul Fondo Salva Stati culminato nella maxirissa alla Camera, mercoledì pomeriggio.

 

Leghisti e deputati di FdI, sottolinea Bechis con una punta d’ironia, “qualche ragione per essere un pizzico alterati” ce l’avevano.

Come ammesso in Commissione Finanza al Senato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, l’Italia “non avrà alcuna possibilità di modificare la bozza del Meccanismo Europeo di stabilità”, un testo che “ribadisce le regole dell’austerity che hanno messo in ginocchio l’Italia negli ultimi dieci anni e più e non concede il ricorso al fondo salva stati o al fondo salva banche a chi non è in regola con il debito pubblico”. Identikit perfetto dell’Italia, insomma. Gualtieri ha scaricato la colpa sul governo precedente (cioè Conte, che insieme al suo predecessore Tria ha gestito il dossier in Europa, tenendo all’oscuro il Parlamento italiano nonostante una risoluzione della maggioranza lo vincolasse a riferire in Aula su qualunque modifica al testo, figurarsi un voto vincolante), e soprattutto assicura che l’Italia non avrà mai bisogno di ricorrere a quel fondo. Bechis, però, lo smentisce categoricamente.

 

Innanzitutto, ricorda il direttore, fu il grillino Stefano Patuanelli (oggi

 

Continua qui:

 

https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/13537760/mes-franco-bechis-conte-tradimento-italia-banche-germania-francia.html

 

 

 

 

 

 

 

 

Le grandi banche europee hanno ritirato 280 miliardi di dollari dalle principali imprese statunitensi

Negli ultimi tre anni, le quattro maggiori banche di investimento in Europa – Deutsche Bank, Credit Suisse, UBS e Barclays – hanno ritirato le loro attività dai loro principali conglomerati negli Stati Uniti. La somma totale ammonta a 280 miliardi di dollari

Notizia del: 25/11/2019

Questo drammatico rimodellamento delle operazioni rivela come le banche affrontano i loro problemi cronici legati alla redditività delle loro attività negli Stati Uniti.

Dal 2016, i giganti del settore bancario sono stati costretti a trasferire la maggior parte delle operazioni effettuate negli Stati Uniti alle cosiddette società conglomerate intermedie, che sono capitalizzate in modo indipendente e sottoposte a test volti a valutare la loro capacità di resistere a crisi future. In tre anni, queste banche hanno ridotto le proprie attività di

Continua qui:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-le_grandi_banche_europee_hanno_ritirato_280_miliardi_di_dollari_dalle_principali_imprese_statunitensi/11_31884/

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Ora la Treccani s’inventa il “sovranismo psichico

Nell’edizione online della prestigiosa Enciclopedia voluta da Giovanni Gentile spunta il neologismo offensivo contro chi vota destra e nazionalismo

Roberto Vivaldelli – Mer, 27/11/2019

 

Siamo davvero al delirio se dopo le dichiarazioni sconcertanti di Massimo Recalcati anche la prestigiosa Treccani riporta il concetto di “sovranismo psichico”, voce presente nella versione online dell’enciclopedia edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato nel 1925 da Giovanni Treccani e dal filosofo Giovanni Gentile.

Un’etichetta giornalistica come il “sovranismo”, nato per identificare le forze politiche nazionaliste e conservatrici emerse prepotentemente con la crisi della globalizzazione, diventa quindi una sorta di malattia mentale, volta a criminalizzare chi vota in una certa maniera piuttosto che in un’altra, come se i cosmopoliti globalisti fossero quelli sani, intelligenti e colti.

 

L’espressione, come è noto, è stata partorita lo scorso anno dal Censis 

in un rapporto molto controverso

e ora la si può trovare anche tra le voci dell’enciclopedia Treccani.

 

Il sovranismo psichico, si legge, è un “atteggiamento mentale caratterizzato dalla difesa identitaria del proprio presunto spazio vitale”. Le fonti citate dall’enciclopedia sono il quotidiano comunista Il Manifesto, un articolo del Fatto Quotidiano e, infine, Massimo Giannini di Repubblica. Un approccio scientifico e super partes, non c’è che dire. “È vero – scrive Giannini nell’articolo citato dalla Treccani –sondaggi alla mano, questo grumo ideologico di nazionalismo securitario e xenofobo seduce molti italiani, rinchiusi nei miti della “Piccola Patria” e nei riti del “sovranismo psichico” (per restare alla formula Censis)”. E ancora: “Non accettiamo la realtà del nostro futuro che sarà nella globalizzazione dei mercati e in una società multietnica e multirazziale? – osserva Luciano Casolari sul Fattoquotidiano.it Ringrazio il Censis e il Dr. De Rita per aver

 

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/delirio-treccani-spunta-sovranismo-psichico-1791051.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Il capitalismo, non l’umanità, sta sterminando gli animali selvatici

Rosanna 26 Novembre 2019DI ANNA PIGOTT

theconversation.com

 

L’ultimo rapporto Il Pianeta Vivente del WWF è inquietante: dal 1970 le popolazioni degli animali selvatici sono diminuite del 60%, gli ecosistemi sono sull’orlo del collasso, e c’è una certa probabilità che la specie umana possa andare incontro alla stessa sorte.

Il rapporto sottolinea ripetutamente che la causa di questa estinzione di massa è ascrivibile all’eccessivo consumo di risorse naturali da parte dell’uomo, e i giornalisti hanno prontamente amplificato tale messaggio. Il Guardian ha titolato: “L’umanità ha spazzato via il 60% delle popolazioni animali” e la BBC “Estinzione di massa provocata dall’uomo”. Non c’è da meravigliarsi: nel rapporto di 148 pagine, la parola “umanità” compare 14 volte e il termine “consumo” ben 54 volte.

C’è una parola, tuttavia, latitante: “capitalismo”. Potrebbe sembrare che, nel momento in cui l’83% degli ecosistemi acquatici terrestri sta collassando (un’altra terribile statistica contenuta nel rapporto), non sia il caso di andare a cercare il pelo nell’uovo. Nonostante ciò, come scrisse l’ecologista Robin Wall Kimmerer, “chiamare le cose con il loro nome è un ulteriore passo avanti nella comprensione dei fenomeni”.

Sebbene il rapporto del WWF si avvicini alla verità identificando nella cultura, nell’economia e nei modelli produttivi insostenibili la chiave del problema, esso non cita il capitalismo come legame determinante (e spesso causale) tra questi fattori, impedendoci di focalizzare la vera natura del problema. Se non siamo in grado di identificarlo, non lo potremo affrontare: è un po’ come cercare di fare centro in un bersaglio invisibile.

Perché il capitalismo?

Il rapporto del WWF enfatizza “l’esplosione dei consumi umani”, non l’incremento demografico, come causa principale dell’estinzione di massa, ed approfondisce il rapporto esistente fra il nostro stile di vita consumistico e

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/il-capitalismo-non-lumanita-sta-sterminando-gli-animali-selvatici/

 

 

 

 

 

Berlin and Paris outline plan for EU makeover

Two-page document aims to show Franco-German partnership overcoming recent tensions.

 

By RYM MOMTAZ AND DAVID M. HERSZENHORN  – November 26,2019

 

BERLIN — Let the big thinking about the EU’s future begin!

Germany and France have drawn up a blueprint for a two-year “Conference on the Future of Europe” aimed at overhauling nearly all aspects of how the EU functions, including possible treaty changes if need be, with a goal of making the bloc “more united and sovereign,” according to a document seen by POLITICO.

The blueprint proposes that EU leaders hold a first discussion on the conference at their summit in Brussels next month. It calls for a two-phase initiative, with the first starting early next year and focused on “EU democratic functioning,” especially “regarding elections and designations in key positions.”

That’s unencrypted code for fixing an election and leadership selection process widely perceived as badly broken after EU leaders this year cast aside the Spitzenkandidaten or “lead candidates” from the major political families and instead made the surprise choice of naming Ursula von der Leyen as Commission president — the top executive post.

Supporters of the lead candidate process, particularly in the European Parliament, were infuriated that the top job went to someone who had not campaigned for it — even though the heads of state and government on the European Council

Continua qui: https://www.politico.eu/article/berlin-and-paris-outline-plan-for-eu-makeover/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La scienza sociale fallace che sta dietro alla strategia di cambiamento di Extinction Rebellion

Rosanna 27 Novembre 2019 DI NAFEEZ AHMED

medium.com/insurge-intelligence

 

Il privilegio dei bianchi porta a interpretazioni errate dei dati scelti selettivamente sulle lotte mondiali delle persone di colore (e non solo)

 

Pubblicato da Insurge Intelligence, un progetto di giornalismo investigativo finanziato tramite crowdfunding per le persone e il pianeta. Sosteneteci per segnalare dove gli altri hanno paura di mettere piede.

 

Siamo di fronte a un’emergenza planetaria. È, contemporaneamente, un’emergenza nazionale – non solo per il Regno Unito, da cui scrivo, ma per ogni Paese del mondo.

Quest’emergenza è stata sempre più nell’ultimo decennio un fondamentale pensiero fisso della mia professione – al punto che tutto il mio lavoro ora cerca di migliorare la nostra comprensione di come le molteplici crisi che stiamo vivendo si intersecano tra loro, come sintomi di una più profonda crisi globale della civiltà.

Da questa prospettiva privilegiata, sono un sostenitore di Extinction Rebellion, degli scioperi scolatici per il clima, di Sunrise Movement e di altre azioni di protesta di massa, volte ad accrescere la consapevolezza della portata della crisi e a galvanizzare i principali cambiamenti sociali e sistemici, per evitare la nostra traiettoria attuale.

Eppure, ho da tempo preoccupazioni sulla strategia di XR. Dopo aver una volta affrontato il problema, ho scelto di non scrivere più a lungo su ciò perché, in definitiva, speravo che il movimento avrebbe continuato a avere successo, a maturare e ad ascoltare amici costruttivamente critici; e non volevo che le mie critiche fossero sfruttate dalle forze regressive che ci spingono verso l’estinzione planetaria.

Ma dopo il fiasco, quando gli attivisti di XR hanno deciso di interrompere [il servizio del]la metropolitana di Londra, hanno irritato e si sono inimicati i pendolari provenienti da East London, dove sono molte le minoranze nere ed etniche [che risiedono] in alloggi poveri e hanno lavori a basso reddito e spesso contratti a zero ore, ho deciso che rimanere in silenzio è un errore.

Mentre in seguito è emerso che la maggior parte degli attivisti di XR non ha sostenuto quest’azione, il dipartimento stampa del movimento si è impegnato molto, amplificando l’apparente endorsement dell’azione da parte del marchio XR.

La dichiarazione della stampa ha ribadito la logica della strategia di XR – l’idea che generare “disagi” nella capitale, si traduca in interruzione del “business as usual” che sta determinando le emissioni di carbonio, che a sua volta dà origine a un governo nazionale che capitola alle richieste del movimento.

Tali richieste sono le seguenti: 1. dichiarare un’emergenza climatica; 2. impegnarsi a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2025; e 3. creare una Citizens Assemblies sul clima e la giustizia ecologica, che a sua volta creerà una legislazione per l’azione dell’obiettivo zero netto (a cui il Parlamento sarà subordinato).

Il movimento ha anche incapsulato queste tre richieste in una proposta di legge sul clima e l’emergenza ecologica, che si spera possa alla fine essere approvata in Parlamento.

Il problema fondamentale di questa logica, alla base del metodo di XR, è che si incentra una scienza fallace – in particolare, interpretazioni manifestatamente fallaci della scienza sociale nello specifico. Non è che l’intero metodo sia completamente sbagliato; è che l’incapacità di cogliere il suo contesto più ampio e le sue limitazioni significa che senza un aggiornamento, porterà al fallimento di XR.

Quest’articolo non è un attacco a XR. È un invito a fare meglio, basato sull’impegno critico con i dati scientifici, che gli strateghi di XR descrivono come base dell’approccio del movimento, insieme ad alcune delle loro dichiarazioni pubbliche.Si chiude con quattro raccomandazioni chiave e costruttive. Abbiamo molta strada da fare e alcuni argomenti vengono ripetuti in diversi modi.Quindi, se volete fare i conti con la scienza sociale sul perché la strategia di XR ha bisogno di un aggiornamento serio, magari prendetevi un drink, sedetevi e concedetevi del tempo per digerire ciò.

XR ha dimostrato di essere uno dei movimenti di protesta sociale di maggior successo, efficaci e ben organizzati negli ultimi anni e si sta certamente dimostrando uno dei più fattivi per l’attivismo riguardante il clima. Sta sicuramente facendo qualcosa di giusto. Credo che sia uno dei movimenti più importanti emersi negli ultimi anni.

Finora ciò ha portato il cambiamento climatico e il rischio di estinzione umana nella coscienza mainstream; ha contribuito a innescare dichiarazioni di emergenze climatiche da parte del Parlamento britannico e di altri organi politici; ha contribuito, insieme ad altre azioni di protesta per il clima, alla decisione senza precedenti del governo britannico di adottare obiettivi giuridicamente vincolanti per le emissioni nette pari a zero entro il 2050 (nonostante il fatto che la politica effettiva rimanga ben dietro gli obiettivi, anch’essi fallaci).

Sfortunatamente, XR è a rischio di alienare il supporto di massa che ha accumulato e aspira a un continuo consolidamento, a causa di una teoria fallace del cambiamento, basata su letture limitate e selettive della pertinente letteratura di scienze sociali. Questa teoria del cambiamento è stata tratta, copiando arbitrariamente da contesti sociopolitici storicamente specifici metodi particolari, le implicazioni dei quali sono ampiamente ignorate nello svolgimento.

La mia conclusione è che, basato su una semplice analisi sociologica, questo approccio crea importanti linee di faglia che riducono la probabilità di successo; e inoltre, che XR in realtà non ha veramente capito la ricerca su cui si basa. Nonostante apparentemente derivino da studi sui movimenti non violenti in tutto il mondo (per la gran maggioranza, sebbene non esclusivamente da persone di colore), gli apprendimenti più importanti provenienti da questi movimenti sono stati trascurati da XR. E poiché la risultante teoria attiva del cambiamento a fondamento della strategia di base di XR è così compromessa, è probabile che questa strategia [le] si ritorcerà contro.

Dato che la recente azione di XR in autunno non ha prodotto lo stesso livello di successo e di cambiamento delle azioni precedenti, ora abbiamo prove empiriche abbastanza chiare che l’attuale strategia di XR potrebbe raggiungere il suo “picco”. Se deve continuare a ridimensionarsi come movimento, questo deve essere affrontato frontalmente. XR ora ha l’opportunità di rivedere e migliorare la sua strategia, e offro questa valutazione critica in quello spirito, come umile contributo per estendere tali sforzi.

Arresti di massa come strategia principale

Nella sua rettifica della strategia di XR, il co-fondatore e capo stratega del movimento, Roger Hallam, ha indicato gli arresti di massa come approccio tattico principale delle azioni di protesta di XR nel suo stampato Common Sense for the 21st Century: Only Nonviolent Rebellion Can Now Stop Climate Breakdown and Social Collapse.


L’articolo continua qui: https://comedonchisciotte.org/la-scienza-sociale-fallace-che-sta-dietro-alla-strategia-di-cambiamento-di-extinction-rebellion/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA

DOVE SONO FINITI I 6 MILIONI DELLA FONDAZIONE RENZIANA?

PER I PM, UNA PARTE È ANDATA A FINANZIARE (ILLECITAMENTE) POLITICI ATTRAVERSO BANCOMAT E CARTE DI CREDITO MESSI A DISPOSIZIONE – NELLA LISTA DEI PERQUISITI SPICCA DAVIDE SERRA, POI I MENARINI, L’ARMATORE ONORATO, ALFREDO ROMEO, I PIZZAROTTI DI PARMA, I GAVIO E I TOTO, CHE ALL’AVVOCATO BIANCHI HANNO PAGATO LAUTE PARCELLE, POI ”GIRATE” AI CONTI DELLA FONDAZIONE

27 NOV 2019

Antonella Mollica e Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della sera

 

La fondazione Open gestita dall’ avvocato Alberto Bianchi era una vera e propria cassaforte che Matteo Renzi utilizzava per la sua attività politica. E per questo «bisogna accertare quali siano stati nel dettaglio i rapporti instauratisi tra la stessa Open e i soggetti finanziatori».

 

È in questa frase, contenuta nel decreto di perquisizione eseguito ieri dalla Guardia di finanza, la chiave dell’indagine della procura di Firenze che mira a verificare dove siano finiti i soldi che imprenditori e aziende hanno versato dal 2012 al 2018. Ma soprattutto se quel denaro potesse essere in realtà, almeno in alcuni casi, un finanziamento illecito che aveva lo scopo di portare vantaggi a chi decideva di sostenere economicamente la carriera di Renzi e il partito. Ecco perché, dopo aver acquisito nei mesi scorsi i documenti relativi ai bonifici nello studio di Bianchi, i pubblici ministeri guidati da Giuseppe Creazzo hanno deciso di verificare le «uscite» delle aziende.

 

Nella lista dei perquisiti spicca Davide Serra imprenditore amico di Renzi, poi c’ è la multinazionale del farmaco Menarini della famiglia Aleotti e ci sono anche le società dell’armatore napoletano Onorato, oltre a quelle che fanno capo all’ imprenditore napoletano Alfredo Romeo (già coinvolto nell’ inchiesta Consip). I finanzieri sono entrati pure nella sede dell’impresa di costruzioni di Parma Pizzarotti, e in quella della holding del gruppo Gavio, secondo concessionario italiano delle autostrade, così come alla Garofalo Health Care, società del settore della sanità privata.

 

E poi hanno «visitato» la Getra di Napoli, che produce trasformatori elettrici, e la British American Tobacco. In sei anni sono stati elargiti quasi sette milioni di euro e adesso si vuole verificare se almeno una parte di questi contributi fosse la contropartita di «favori», come già contestato nelle scorse settimane al gruppo Toto. Il sospetto è che Bianchi fungesse da mediatore con la politica e in particolare con il «giglio magico», visto che la fondazione è stata aperta nel 2012 e chiusa nel 2018 quando Renzi si è dimesso da premier.

 

Nel provvedimento viene specificato che «la fondazione Open ha agito come articolazione di partito politico» e per dimostrarlo vengono elencate le iniziative «relative alle “primarie” dell’anno 2012, quelle per il “comitato per Matteo Renzi segretario”, ma anche le ricevute di versamento da “parlamentari”». Nel capitolo relativo al «sostegno» dei

 

Continua qui: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dove-sono-finiti-milioni-fondazione-renziana-pm-parte-220173.htm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altri guai per la cassaforte renziana. Indagato il fedelissimo di Matteo

Sotto inchiesta Marco Carrai, legato all’ex premier. Perquisizioni in tutta Italia per l’indagine su Open Durissima replica dell’ex Rottamatore: “Quei pm ce l’hanno con me”. Di Maio: “Serve una commissione”

di STEFANO BROGIONI

Firenze, 27 novembre 2019 – Cosa era Open, la fondazione che ha racimolato più di 6 milioni per finanziare la «Leopolda» ed altre iniziative care a Matteo Renzi? Per la procura di Firenze era una «articolazione» di un partito. Da qui, la nuova accusa al suo ex presidente, il potentissimo Alberto Bianchi, avvocato pistoiese e consigliere Enel: finanziamento illecito ai partiti, che si somma al traffico d’influenze per cui era già stato indagato a settembre. Ma c’è di più: con Bianchi, è indagato anche Marco Carrai, altro fedelissimo di Renzi, perquisito pure lui ieri mattina.

Nella stessa giornata, la finanza ha bussato a decine di finanziatori di Open, compreso l’ad del fondo Algebris, Davide Serra. La replica di Renzi, attore non protagonista di questa inchiesta, è durissima. Ricorda che i pm sono gli stessi «che hanno firmato l’arresto per i miei genitori» e precisa: «Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni». C’è anche la bagarre politica. Di Maio vuole che nel nuovo contratto di governo venga inserita una Commissione di inchiesta parlamentare sui finanziamenti ai partiti. «Lasciamo che ci siano le indagini, i processi, le sentenze – gli risponde il leader di Italia Viva –. Se poi altri partiti utilizzano questa vicenda per chiedere commissioni di inchiesta sui partiti e sulle fondazioni io dico che ci sto. Anzi: dovremmo allargare anche a quelle società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche. Italiane, certo. Ma non solo italiane». Il riferimento è alla grillina Casaleggio.

La «cassaforte» del renzismo è stata aperta dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi dopo il sequestro, durante la prima perquisizione a Bianchi, a settembre, della lista dei finanziatori di Open, mai pubblicata per intero dalla fondazione che ha cessato l’attività ad aprile 2018. Tra i donatori che hanno ricevuto una visita della finanza, a Firenze e a La Spezia, anche senza essere indagati, ci sono i fratelli Aleotti, la famiglia Bassilichi, la società Garofalo Healt Care. Perquisiti altri «sponsor» anche a Milano, Torino, Roma, Napoli, Parma, Bari, Pistoia, Alessandria e Modena. Ma i riflettori sono puntati sullo studio

 

Continua qui: https://www.lanazione.it/politica/open-guai-cassaforte-renziana-1.4908129

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vittorio Feltri, Open e l’assalto giudiziario a Renzi: “Mariuolo o vittima? Ho un sospetto”

27 Novembre 2019

 

Matteo Renzi sotto assedio giudiziario. Le venti sedi della sua fondazione, funzionante da alcuni anni, sono oggetto di perquisizioni da parte della magistratura. Che cerca chissà quali irregolarità.
Tutto può essere. Pare che la questione sia relativa a una serie di carte di credito consegnate a parlamentari di cui attualmente non si conoscono i nomi. Ci tocca attendere gli sviluppi dell’inchiesta che a noi, francamente, sembra deboluccia.
Per il momento non ci resta che prendere atto dell’indagine in corso, vedremo come andrà a finire.
L’ unica osservazione critica che possiamo fare è la seguente: non appena un uomo politico influente in qualche modo si fa notare, è preso di mira dalle toghe, e lui viene sputtanato in attesa di chiarezza. Se poi durante la citata congiuntura i Pm inviano agli indagati degli avvisi denominati impropriamente di garanzia, addio reputazione per coloro che li hanno ricevuti.
Intanto consideriamo alcuni fatti. Renzi oggi è tornato alla ribalta essendo stato protagonista della composizione del governo in carica.
Improvvisamente i riflettori sono stati puntati su di lui, e ciò lo danneggia come lo aveva danneggiato, non poco, l’incriminazione dei suoi genitori, accusati di fatturazioni false. Insomma, l’ex premier è stato travolto

Continua qui:

https://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/13537688/vittorio-feltri-open-matteo-renzi-mariuolo-vittima-magistrati.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se si toglie l’antisalvinismo alla sinistra non resta proprio niente, dal governo alla piazza

di Gianpasquale Santomassimo
Notizia del: 25/11/2019

Se si toglie l’antisalvinismo alla sinistra non resta proprio niente, dal governo alla piazza.

Ma per essere davvero contro Salvini bisognerebbe decidersi a studiare l’avversario e a comprendere i motivi del suo successo, che non sono (principalmente) quelli sbandierati ogni giorno su Repubblica e su la7: non riposano sulla propaganda, per quanto efficace possa essere, e non si possono ricondurre in maniera grossolana a razzismo, “fascismo”, sessismo e così via.

Si sta parlando di una forza che sfiora il 40% dei consensi e con poche

 

Continua qui:

 

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-se_si_toglie_lantisalvinismo_alla_sinistra_non_resta_proprio_niente_dal_governo_alla_piazza/82_31877/

 

 

 

 

 

 

 

 

Fascismi, sardine ed ebeti

Rosanna 27 Novembre 2019 DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

comedonchisciotte.org

E’ da qualche giorno che assistiamo a carrellate di piazze cittadine dell’Emilia Romagna piene di persone che inneggiando a sardine, manifestando la loro opposizione per Salvini e il fascismo che la Lega rappresenterebbe. Pochi, anche fra coloro che non manifestano, sembrano soffermarsi sul fatto che il fascismo come fenomeno storico e politico è terminano – per fortuna – nel 1945, anche se qualche strascico culturale l’ha lasciato, e questo non tanto per temuti o pianificati suoi tentativi di risurrezione, quanto piuttosto perché alcuni dei suoi tratti caratteristici più oppressivi erano già presenti nella mentalità degli Italiani ben prima della sua nascita e successiva scomparsa, e tali permangono.

Tralasciando l’antropologia e la psicanalisi rimane il fatto che il fascismo è oggettivamente finito come già decenni fa ricordava De Felice e che la Lega, anche quando era al governo, non ha mai inneggiato ai pogrom di clandestini. Tali visioni rimangono mere proiezioni mentali di alcuni fan ad oltranza della commissione Segre.

Comunque, nelle piazze si protesta, e ben venga, solo che non si capisce bene a fronte di che cosa si esprime il dissenso. L’impressione è che si tratti di una protesta voluta per motivi che col fascismo, quello vero, storicamente defunto, o con suoi reali epigoni contemporanei abbiano poco a che vedere.

Parlando di fascismo moderno viene alla mente Erdogan. Infatti una settimana fa, dopo aver minacciato da oltre un mese di rispedire nei paesi occidentali d’origine i foreign fighters dell’ISIS trovati nelle prigioni delle zone di confine prima controllate dai Curdi, Ankara finalmente si è decisa. E tanto per dimostrare che fa sul serio ha pensato bene di rimandarne una dozzina a Gran Bretagna, Danimarca, Germania e Stati Uniti, mentre ve ne sarebbero altre centinaia pronti a seguire la stessa rotta di rimpatrio. E’ chiaro che Erdogan persegue una propria agenda alla luce degli accordi stipulati con Trump che probabilmente non lo hanno completamente soddisfatto. Il punto qui però è un altro. I governi europei – Italia compresa – cosa intendono fare a fronte del potenziale ritorno di migliaia di estremisti radicalizzati? Mentre la Svezia offre programmi a spese dei contribuenti per reinserirli nella società che volevano tanto ardentemente distruggere, gli altri stati preferiscono evitare il problema.

Di fronte ad una probabile opposizione, all’impopolare rimpatrio di tali detenuti e alle paure per la minaccia a lungo termine che potrebbero porre in patria (perché si tratta non solo di ex-combattenti, ma anche dei loro familiari, tutti devoti dell’islam estremista), i leader europei hanno cercato modi alternativi per processarli in un tribunale internazionale, sul suolo iracheno o altrove, ovunque ma non in Europa.

Ora l’ISIS rappresenta sicuramente un esempio di fascismo concreto, perché uno stato basato su un sistema politico-religioso che vuole imporre le proprie regole e punire con l’asservimento o la morte qualsiasi forma di dissidenza, e tratta le donne come i cani, non può trovare posto fra le molte nazioni che si fregiano del titolo di moderne, democratiche e aperte al multiculturalismo. Quindi fascista l’ISIS e fascisti quelli che con le armi lo sostengono. Ebbene, il governo Italiano ha forse espresso pubblicamente una presa di posizione o opinioni a riguardo? Ha stabilito un’agenda su come trattare concretamente costoro? Prevede forse di offrigli corsi di reintegrazione come farebbero in Svezia per fargli ritrovare la retta via? Qualche media in

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/fascismi-sardine-ed-ebeti/

 

 

 

 

 

 

 

 

STORIA

QUELLA VOLTA CHE A SIGONELLA CRAXI RESE L’ITALIA UN PAESE SOVRANO

DI NICOLÒ ZULIANI    13 DICEMBRE 2017

 

È l’ottobre del 1985. Nelle radio Zucchero parla di “Donne”, De Gregori canta “La storia siamo noi”, Cocciante e Mina dicono che è una “Questione di feeling”. In televisione ci sono McGyver e l’A-team. Il presidente della Repubblica è Cossiga, Craxi è il presidente del Consiglio, Spadolini ministro della Difesa e Andreotti degli Esteri. Nelle cartelle dei bambini ci sono girelle Motta e tortine di mele del Mulino Bianco, mentre nelle tasche dei genitori ci sono un sacco di soldi: lo stipendio medio è di 1.200.000 lire, abbastanza da permettere al 46% di loro di andare in vacanza. Sono gli anni d’oro delle agenzie di viaggi. Alcuni italiani, per sfuggire ai primi freddi, vanno in crociera. Altri, su quelle navi, ci lavorano. Il comandante Gerardo De Rosa ha 46 anni. Ironicamente soprannominato da sua moglie “Tristone” per il suo carattere estroverso, è nato a Napoli. Partito come mozzo a diciotto anni, ora governa una nave tutta sua. Alle 13.00 è in acque egiziane. A bordo ci sono 320 persone di equipaggio e 107 passeggeri; gli altri 670 sono sbarcati al Cairo per fare qualche foto alle piramidi. Risaliranno a bordo in serata, quando faranno rotta per il porto di Ashdod, in Israele. Rosa Nuzzo ha 24 anni ed è ufficiale di bordo. Richiamata dalle grida, corre in coperta. La prima cosa che ricorda è il lenzuolo coperto di sangue, poi la faccia stravolta del marinaio Pasquale Ligella che si tiene la gamba. Il comandante De Rosa è sul ponte inferiore a pranzo, quando si accorge che la nave è diventata troppo silenziosa. Dall’altoparlante il secondo gli chiede di salire subito in plancia. Quando De Rosa apre la porta, prima vede la faccia pallida del secondo. Poi l’uomo alle sue spalle.

Il telefono della Farnesina squilla alle 17.

Lunedì 7 ottobre, ore 18.00Quinto piano della Farnesina, Roma

Andreotti, a capo dell’unità di crisi, cerca di trovare riscontro a quella notizia confusa. Non ci sono cellulari, le persone devono essere vicine a un telefono fisso e passare la comunicazione fisicamente da uno all’altro. Alle 18 riesce ad avere la conferma dal governo egiziano: oltre cento persone, a bordo di una nave, la Achille Lauro, sono tenute in ostaggio. Non si sa da chi, da quanti o perché, ma sono stati sentiti colpi di mitragliatore. Spadolini viene fatto rientrare di corsa da Milano. La notizia viene resa pubblica da un giovanissimo Enrico Mentana al TG delle 20. Subito dopo, nel mondo si scatena un putiferio: a bordo ci sono passeggeri inglesi, americani, italiani, tedeschi. La nave è italiana ma è in acque egiziane. Chi deve occuparsene?

Ore 21.00

Il governo egiziano riesce a mettersi in comunicazione con la nave. Riferisce all’Italia che a bordo ci sarebbero “da quattro a sei dirottatori, armati di mitra e bombe a mano”. Chiedono la liberazione di 50 loro compagni palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Andreotti telefona ad Arafat, lui replica che non c’entra niente. Quasi subito dopo, l’OLP rilascia un comunicato ufficiale: anche loro sono estranei. Ma allora chi sono? Viene contattata la capitaneria di porto italiana per avere i nomi di tutti i passeggeri imbarcati. Sono oltre 600. Spadolini riunisce i vertici delle Forze Armate e l’ammiraglio Fulvio Martini, capo dei servizi segreti militari (SISMI). Devono trovare un piano d’attacco in caso la diplomazia fallisca.

L’operazione Margherita

Logisticamente è un incubo. I militari devono arrivare a bordo di una nave in acque egiziane, in movimento, di notte e senza coordinate precise. Il capo incursore del Comsubin, Antonio Brustenga, fa alzare in volo due ricognitori Breguet-Atlantic dalla Sicilia per trovarla, mentre lui e i vertici studiano le carte nautiche e le planimetrie della nave più simile all’Achille Lauro, dato che le originali non salteranno mai fuori. L’Aeronautica trova la nave: procede a 20 nodi in acque egiziane, diretta verso la Siria. Gli incursori decidono che un abbordaggio via mare è impossibile: l’Achille Lauro naviga al doppio della velocità che i mezzi militari possono raggiungere. La sola alternativa è calarsi dagli elicotteri, trasformandosi in bersagli mobili. A Varignano, il quartier generale, atterrano tre Sea King con gli incursori del COMSUBIN già equipaggiati. Brustenga decide di guadagnare tempo; contatta la fregata Vittorio Veneto, in acque egiziane, e ordina a tutti gli incursori di riunirsi lì. Il 9° reggimento Col Moschin parte da Pisa con un volo presidenziale e atterra a Cipro, dove si riunisce con i Delta Force americani. Salgono su un elicottero che li porta a bordo sulla fregata. Ci arrivano poco dopo mezzanotte.

Ore 3.00

Craxi, Andreotti e Spadolini si riuniscono a Palazzo Chigi, dove vengono raggiunti da Maxwell Rabb, ambasciatore degli Stati Uniti. Arafat informa Craxi di avere inviato due emissari per affiancare il governo egiziano nella trattativa coi dirottatori. Uno dei due è Muhammad Zaydan, conosciuto col nome di battaglia Abu Abbas. È il leader dell’FLP (Fronte per la liberazione della Palestina), una fazione dissidente dell’OLP. L’intelligence italiana riesce ad avere più dati: i dirottatori erano cinque, di cui uno minorenne. Si erano imbarcati a Genova sotto falso nome, uno è sceso ad Alessandria e non è più risalito. Quando però la nave entra in acque siriane, tutto il lavoro di Andreotti si rivela inutile: ora non è più competenza dell’Egitto, ma della Siria. E Assad è in viaggio diplomatico.

Tartus, Siria, ore 11.00

I dirottatori chiedono che la trattativa per gli ostaggi sia condotta dalla Croce Rossa internazionale e dagli ambasciatori di Germania federale, Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna. In caso contrario, faranno esplodere la nave. Andreotti riesce a trovare Assad in Cecoslovacchia. Quest’ultimo vorrebbe starne fuori ma, a livello di favore personale, acconsente che l’Achille Lauro attracchi in porto, a condizione che Italia e Stati Uniti aprano un dialogo e non compiano azioni di forza. Lascia un’ora di tempo per decidere. Craxi tenta disperatamente di convincere Rabb, ma lui rifiuta: gli USA non trattano coi

Continua qui: https://thevision.com/politica/sigonella/

 

 

 

 

I MOTIVI DELLA FINE DI BETTINO CRAXI SECONDO LA CONCEZIONE DI GIANFRANCO CARPEORO

 2 Marzo 2018  Roberto Fiordi

 

«QUANDO BETTINO CRAXI FU FATTO FUORI

PERCHÈ VOLEVA IL BENE DELL’ITALIA».

 

È quanto afferma Gianfranco Carpeoro in un comunicato in cui racconta, in maniera lucida e dettagliata, i motivi della fine di Bettino Craxi.

Di seguito verranno riassunte passo per passo le dichiarazioni di Gianfranco Carpeoro .

– Nel dopoguerra l’Italia si radicalizza intorno a due poli: uno cristiano e l’altro di sinistra scisso in più realtà. Altresì, ci sono altre forze politiche, quali quella Liberali, Repubblicane, eccetera, che provengono dalla storia risorgimentale. Questo quadro dura fino al crollo del Muro di Berlino, fino a quando cioè gli americani hanno continuato a finanziare la DC, i russi il PCI, e gli altri partiti sono riusciti a sopravvivere come hanno potuto.

Dunque, i due grossi partiti si modellano sui finanziamenti esteri, mentre gli altri piccoli partiti possono trovare ossigeno dal finanziamento illecito. Il sistema è perfetto, si arrampica nel benessere, ma al momento che si abbatte il simbolo della Guerra fredda (1989) le cose cambiano. Gli americani smettono di temere la rivale Potenza sovietica che oramai non c’è più e pertanto smettono di finanziare la Democrazia Cristiana, non avendo più senso. Dall’altra parte, anche il PCI smette di ricevere sovvenzioni dalla Russia. Ma la struttura anche di questi partiti è necessario che vada mantenuta. In buona sostanza, ai due partiti sono venuti a meno dei soldi, ma le spese restano quelle che erano, fra dipendenti, giornali, tipografie, immobili, eccetera.

Anzi, in un certo senso le spese erano anche aumentate con l’introduzione delle reti commerciali che si facevano pagare gli spot elettorali. Ma nel quadro generale la spesa era aumentata su tutti i fronti ai partiti, che comunque riuscivano a compensare con il finanziamento illecito. Però, forse ancora nel benessere della circostanza, essi non avevano reagito, e invece di correre ai ripari si sono fatti cogliere di sorprese dalla casta della Magistratura. Una casta che reagiva perché si era sentita toccata nei suoi interessi dopo il caso Tortora e dopo che lo stesso Bettino Craxi aveva promosso il referendum sulla responsabilità dei magistrati. Referendum vinto e non eseguito.

La casta magistrati sferra l’attacco Tangentopoli. Scoppiò il caso Tangentopoli e i Pm di Milano si trovarono dalla loro parte tutta l’opinione pubblica e tutti i mezzi d’informazione.

Principalmente nel mirino dei Pm c’era l’onorevole Craxi, un personaggio scomodo ai potenti perché lui aveva detto di voler nazionalizzare la Banca d’Italia e quindi si era messo contro l’intero sistema bancario, il potere dei bancari; e aveva detto inoltre di voler riformare i Patti Lateranensi, inimicandosi così anche i preti, perché andava a toccare gli interessi finanziari della Santa Sede.

Terzo punto, è stato scoperto, attraverso il caso Gelli, che Craxi finanziava Arafat. I famosi 2miliardi che Craxi dice a Martelli di prendere da Gelli e di versare sul “conto protezione”, sono soldi dati da Craxi ad Arafat. Soldi destinati quindi ai Palestinesi che lottano affinché potesse esistere una Palestina.

 

Sul caso Achille Lauro, una cosa che nessuno ha mai detto, è quella che “l’operazione Achille Lauro” era un’operazione mirata a decapitare il B’nai B’rith, la Massoneria ebraica, la quale ha stretti rapporti con i servizi segreti del Mossad; ed il capo del B’nai B’rith era quel signore sulla sedia a ruote che i palestinesi hanno buttato giù dalla barca.

Il suo nome era Leon Klinghoffer.

 

Continua qui: https://www.edicoladellenotizie.it/motivi-della-fine-bettino-craxi-secondo-la-concezione-gianfranco-carpeoro/

 

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