NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 15 MARZO 2019

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

15 MARZO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Gli uomini che pensano profondamente appaiono a sé stessi

commedianti nei rapporti con gli altri,

perché allora, per essere capiti,

devono sempre simulare una superficie.

FRIEDRICH NIETZSCHE, Umano troppo umano, Vol. II, Adelphi, 1967, Pag. 93

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

La Cina fa affari con Inghilterra e Germania. Ma l’allarme è solo per l’Italia 1

La Nuova Via della Seta: perché pressing Usa su Roma?         

LA CRISI, I CONFINI, E IN MEZZO CLINT

“Così potete avere il reddito”. In rete l’esultanza islamica. 1

Ong istruisce i clandestini: ‘piangete, vomitate, fingetevi traumatizzati’ 1

Ecco la mossa degli Stati Uniti se l’Italia aderisce al piano cinese 1

“L’intelligenza artificiale? Non è vera intelligenza”  1    

L’esercito americano acquisterà tremila robot portatili      

Robot da combattimento “Uran-9” entra nell’arsenale dell’esercito russo

Gli Stati Uniti avvertono ancora l’Italia: “Ora pagate gli F-35” 1

Vescovo Imola: “mettere le risorse della città a disposizione dei migranti” 1

Indicatori di benessere: evitare la retorica 1

Fusione Deutsche Bank Commerzbank è l’occasione per riformare bail-in. 1

Cos’è la Nuova via della seta e perché è così importante 1

“ABBIAMO BISOGNO DI PIÙ UNGHERESI!” 1       

I robot diventeranno pericolosi per gli umani. Lo dicono gli scienziati

Essere una macchina              

La  battaglia di Lepanto: come gli europei si difesero dall’invasione straniera

 

 

EDITORIALE

E adesso, la sagra della Cina!

Manlio Lo Presti – 15 marzo 2019

Da giorni, gli SPIN DOCTOR DE’ NOANTRI, specialisti della sovversione e della disinformazione, stanno rivolgendo la loro attenzione – assieme al tema climatico e dell’inquinamento – alla intenzione del nostro Paese di sottoscrivere accordi economici con la Cina. Si tratta di percorrere una strada che potrebbe essere una possibilità per uscire da una crisi economica ai nostri danni che dura artificialmente e volutamente da oltre 12 anni!

Ovviamente, sono partiti i soliti cannoneggiamenti dalle legioni servili e striscianti dell’unione europea e degli USA che si stanno stracciando le vesti per evidenziare i gravissimi pericoli che questi accordi potrebbero avere per la sicurezza nazionale!

Ovviamente, queste osservazioni martellanti non sono state indirizzate alla Germania e all’Inghilterra che, a seguito di accordi commerciali con l’impero giallo, non hanno avuta alcuna ricaduta sulla loro sicurezza nazionale!

Ogni volta che il nostro martoriato Paese cerca di tessere una politica estera mirata alla ricerca di opportunità economiche, subito si levano gli sbarramenti comunitari, germanici-francesi-inglesi- americani-ossessivi-ripetitivi-depressivi contro l’Italia che DEVE MORIRE E SENZA TANTO ROMPERE LE GONADI!!!!!!!!!!!

Tutto ciò che accade in suolo italico presenta sempre estreme difficoltà, drammatici risvolti tellurici in materia di equilibri europei, soprattutto di sicurezza militare.

Non a caso la NATO ha colto l’occasione per iniziare a minacciare l’Italia e ad intimargli l’acquisto forzato dei costosissimi aerei da combattimento F35 il cui costo potrebbe coprire la creazione di una diecina di ospedali, la possibilità di porre in sicurezza molti edifici scolastici, ecc.

Ogni decisione, che non sia quella allineata alle linee politiche dell’asse infernale anglo-franco-tedesco-USA va immediatamente ostacolato. Proporre soluzioni alternative da esaminare maggioranza ed opposizione in cooperazione fra loro non è neanche presa in considerazione. Basta martellare con la politica urlata e senza contenuti, con l’ostruzionismo, con l’insulto diretto alle persone che la pensano diversamente agendo da veri e propri terroristi della sovversione.

Lo scopo di tutto questo miserevole teatro tragico è quello in cui il nostro Paese deve

  • Rimanere nel caos permanente,
  • Essere fiaccato economicamente perché non deve fare concorrenza e sia preda delle ultime svendite di imprese e marchi industriali e commerciali non ancora trasferiti all’estero per pochi soldi
  • non deve fare resistenza alla prossima migrazione all’estero di € 200.000.000.000 pari al totale del risparmio di tutta l’europa messa insieme!
  • deve avere salari bassi perché la popolazione sia costretta a svendere o farsi pignorare le case di proprietà che verranno acquistate da finanziarie gestite dai soli compari prevalentemente nordeuropei a cui faceva riferimento il mirabile pezzo di Rod Steiger
  • diventare la sacca razziale dell’unione europea. Ecco il perché della desertificazione della Puglia, con la scusa della xylella (virus creato in laboratori nordamericani?). Le terre spianate serviranno alla prima ricezione della iniziale ondata di 2.000.000. di nordafricani.

 

TUTTO CIO PREMESSO

La ennesima levata di scudi dell’unione europea che agisce coesa, all’unisono e a falange quando la schiava Italia demmerda tenta di farsi una propria strada – come fanno liberamente gli inglesi, i tedeschi, i francesi, ecc. ecc. ecc. – ma poi gira la testa dall’altra parte, è indifferente e dilaziona il suo ruolo in relazione alle devastanti migrazioni senza controllo.

Ma queste migrazioni senza controllo che stanno devastando la Svezia e tutte le periferie delle capitali europee non dovrebbero essere una questione di sicurezza nazionale e continentale?

Pare di no. 

La sicurezza nazionale è solo un problema italiano!

Il grande Totò avrebbe detto: “ma mi facciano il piacere!”

La sicurezza nazionale è un altro strumento di sottomissione ad orologeria come lo Spread, la parità dell’euro, ecc. Misure punitive che vengono applicate ampiamente al nostro Paese per fatti ed azioni similari che altri Paesi dell’unione commettono per grandezze maggiori: per loro c’è la cortina del silenzio colluso e mafioso!

Per esempio, l’Italia subisce la presenza di oltre 164 (centosessasntaquattro) basi militari americane nel proprio territorio.

Non è questo un pesantissimo problema di sicurezza nazionale e di effettiva totale privazione della capacità di autodeterminazione di un Paese che, non appena ha provato a decidere, ha ricevuto decenni di bombe ed assassinii volutamente attuati per creare caos e migliaia di morti che ancora non hanno ricevuto giustizia?

Pare di no.

Questi signori sono dei benefattori con 164 basi atomiche sul nostro territorio: non c’è un gravissimo problema di deficit cognitivo in queste valutazioni servili, salvo che non siano giustificate – come al solito – da motivazioni economiche.

P.Q.M.

L’italietta deve proseguire senza esitazioni, nonostante le posizioni mondialiste, eversive e antiitaliane di una parte politica nazionale, attualmente all’opposizione, che una volta parlava di lavoro, di salari, di disoccupazione da combattere prioritariamente, di Stato sociale, di istruzione, di sostegno alle famiglie, di sviluppo infrastrutturale.

Adesso parla:

  • di immigrazione senza limiti né opportuni contingentamenti legati al numero di posti di lavoro disponibili (è un settore con alti guadagni oltre a fornire voti che gli italiani non concedono più a questi partiti),
  • di LGBT,
  • di aborto,
  • di demolizione delle strutture sanitarie pubbliche devolvendo i loro bilanci alle assicurazioni (sic!),
  • di campagne terroristiche e isteriche per vaccinazioni di massa riguardanti patologie che rappresentano – statistiche alla mano – un livello di rischio minore all’uno percento rispetto alle altre causa di morte, MA PRODUCE ALTI MARGINI DI PROFITTO. Il motivo vero è la massa titanica di denaro a favore delle big pharma che affogano di tangenti quasi tutto il parlamento nazionale (operazione corruttiva che viene chiamata lobbiyng). La protezione della popolazione è una miserabile scusa. Altra inqualificabile menzogna è quella della protezione dei bambini immunodepressi che, per salvarsi e proteggersi, non dovrebbero andare nei bagni comuni, non uscire, non giocare con altri, possibili portatori sani, non toccare maniglie di aree comuni, ecc.,
  • di lavoro malato e precario,
  • di limiti di bilancio su regole costruite da altri che non le rispettano!
  • di assoluto filoatlantismo senza contropartite perché è un dogma (se dobbiamo avere per forza un padrone, almeno scegliamocelo!),
  • di politiche pro Euro anche a costo di distruggere l’economia e creare circa 20.000 suicidi l’anno di cui non frega una BEATA … a nessuno!

Non siamo messi bene e continuiamo a fare finta di niente.

Ci lamentiamo ma da sempre mandiamo al potere gente impresentabile, di cosiddetti “esperti” non eletti da nessuno e nominati con felina solerzia dall’effervescente e colluso inquilino del colle.

Nel contempo, trucidiamo la novità di un governo che invece è stato votato democraticamente e liberamente da milioni di cittadini. Cittadini che hanno preso dalla c.d. sinistra-moralmente-superiore-per-grazia-togliattiana lo stigma dei minorati-che-devono-essere-internati-in-ppositi-campi-di-rieducazione-di-massa, perché si sono permessi di non votare “nel modo giusto”.

Se questo atteggiamento sprezzante e da cekisti non è razzismo ,e inoltr, di alto tradimento antiitaliano, qualcuno mi spieghi cosa è.

Ne riparleremo!

 

 

IN EVIDENZA

La Cina fa affari con Inghilterra e Germania. Ma l’allarme è solo per l’Italia

13 marzo 2019

La Nuova Via della Seta in Italia preoccupa gli Stati Uniti e l’Unione europea. Washington e Bruxelles hanno già mandato segnali inequivocabili nei confronti del governo italiano. E soprattutto da parte americana, i messaggi arrivati a Roma non sono stati affatto volti al compromesso. Da parte Usa c’è la netta volontà di non far approdare Pechino in Europa via Roma. E per evitare questo scenario, da una parte hanno riaffermato le minacce strategiche, dall’altra patte hanno fatto capire che sarebbe in dubbio il ruolo dell’Italia all’interno del blocco occidentale: in primis nella Nato.

Ma di fronte a questa levata di scudi nei confronti della Cina in Italia, la domanda sorge spontanea: perché solo il nostro Paese? Al netto delle evidente sfide poste dall’arrivo della Cina in Italia, quello che va chiarito è che l’Italia non è affatto l’unico Paese puntato da Pechino. Anzi, ci sono già molti Stati dell’Unione europea obiettivo dell’espansione del gigante asiatico. Non solo nell’Europa meridionale e orientale, ma anche nei confronti di giganti economici europei, a partire da Gran Bretagna e Germania.

In questo senso, i dati riportati da Bloomberg sono inequivocabili: negli ultimi dieci anni, i Paesi con cui la Cina ha concluso più affari sono Regno Unito (227 accordi), Germania (225), Francia (89), Italia (85) e Olanda (82). Un interesse che ha già messo gli occhi sulle infrastrutture di questi Stati, a partire dall’aeroporto di Heatrow e da quello di Francoforte.

Come riporta Italia Oggi, nel documento di Bloomberg si spiegano “in quali settori si sono concentrati gli investimenti cinesi: 225 miliardi di dollari dal 2008 al 2018, per stipulare 678 accordi societari in 30 paesi europei, 360 dei quali si sono conclusi con il passaggio del controllo azionario in mani cinesi. Inutile ricordare che tutti questi accordi sono stati autorizzati, o addirittura patrocinati, dai governi dei vari paesi Ue”. Tutti i leader di questi Paesi sono andati a Pechino. Ci è andata Angela Merkel, ci è andato Emmanuel Macron, e come non ricordare il viaggio di Paolo Gentiloni al forum sull’iniziativa della One Belt One Road proprio come unico leader europeo.

Ora, dopo anni di affari, si scopre che la Cina è un avversario sistemico. L’Europa parla di difesa dei “propri principi e valori”, di rischi per la nostra sicurezza, di infrastrutture usate per una lenta e inesorabile penetrazione nel nostro continente. Ma nessuno si è mai

 

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La Nuova Via della Seta: perché pressing Usa su Roma?

© AFP 2018 / FREDERIC J. BROWN

12.03.2019 – Marina Tantushyan

 

L’Italia potrebbe essere il primo Paese del G7 e il primo membro fondatore dell’Europa a firmare un memorandum d’intesa con la Cina sull’adesione ufficiale alla Belt and Road Initiative (Bri), il nome internazionale della Nuova Via della Seta — il maxi-programma di investimenti infrastrutturali ideato da Pechino per collegarsi con decine di paesi in Asia, Africa ed Europa.

La sottoscrizione del memorandum, che favorirà gli investimenti cinesi nelle infrastrutture italiane, potrebbe avvenire già durante la visita in Italia del presidente Xi Jinping, prevista tra il 22 e il 24 marzo, oppure al secondo forum sulla Bri che avrà luogo a Pechino a fine aprile e al quale parteciperà anche il premier Giuseppe Conte.

Però il comportamento dell’Italia non piace per niente agli Stati Uniti. Garrett Marquis, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca ha dichiarato al Financial Times che “la BRI servirebbe esclusivamente gli interessi della Cina e non porterà benefici agli italiani e nel lungo periodo potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale del Paese”. E quindi? Questo “tradotto” vuol dire che per soddisfare gli intessi americani l’Italia dovrebbe perdere l’opportunità di collegare le sue terre e i suoi porti al progetto economico cinese?

 

Perché gli Stati Uniti sono ostili al progetto? Qual è la posizione dell’Europa? Quali sono gli scenari futuri per il progetto che sta già cambiando il mondo? Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista in merito Lucio Caracciolo — direttore e fondatore della rivista italiana di geopolitica Limes.

— Professore Caracciolo, Washington interpreta le nuove vie della seta come strumento di espansione globale dell’influenza cinese e avverte l’Italia sulle conseguenze che potrebbe avere la sua adesione. Perché gli Stati Uniti sono cosi ostili al progetto?

— Gli Stati Uniti sono ostili al progetto “Le nuove vie della seta” perché sono ostili alla Cina. Considerano la Cina un paese che può minacciare il loro primato mondiale e quindi, stanno conducendo un attacco a 360 gradi contro tutto quello che potrebbe favorire una scalata della Cina a rimettere il potere mondiale. “Le Via della seta” sono interpretate dagli Stati Uniti come un progetto che sembra commerciale ma che in realtà è geopolitico e strategico e investe tutte le dimensioni della potenza.

— Pensa che la Casa Bianca potrebbe in qualche modo influenzare la posizione ed eventuale decisione del governo italiano su questo progetto?

— Certamente si. L’Italia fa parte del sistema imperiale americano e il membro della Nato e quindi gli Stati Untiti hanno notevoli possibilità di pressione sull’Italia. Ho l’impressione che siano arrivati un po’ tardi e che abbiano sottovalutato il grado di influenza, anche di integrazione che la Cina è riuscita a determinare in Italia e quindi sono rimasti molto svotati e naturalmente molto irritati dalla decisione italiana di invitare il presidente cinese Xi Jinping qui per firmare il cosiddetto memorandum of understanding. È vero che questo memorandum non conterà nulla di straordinario, ma evidentemente per gli americani è comunque un atto simbolico che non va bene.

— Quale potrebbe essere, a Suo avviso, il costo politico diplomatico se l’Italia non prenderà in considerazione il parere degli USA?

— Come dicevo, gli americani hanno molti modi per far pesare la loro influenza e la loro volontà in Italia. Quello più pesante ma anche più ovvio sarebbe non aiutare più, come hanno finora, all’Italia nella raccolta di fondi americani che sostengono acquistando i buoni del tesoro. Questo metterebbe l’Italia a rischio di bancarotta, di fuoriuscita dall’euro. Naturalmente gli Stati Uniti non porteranno questo attacco alle estreme conseguenze, ma se lo dovessero fare, farebbero comunque sentire che gli Stati Uniti possano avere una capacita di fare pressione. E poi ci sono delle altre possibilità di ogni tipo, di carattere di intelligence, strategico. Per cui non mancano le possibilità all’America che è un paese che fra l’altro ha in Italia molti importanti basi militari.

— Secondo alcuni economisti, l’accordo con la Cina potrebbe portare importanti vantaggi economici per l’Italia, favorendo gli investimenti cinesi nelle infrastrutture italiane, a cominciare da quelle portuali del Settentrione. Inoltre negli ultimi 20 anni la geografia mondiale del commercio è cambiata drammaticamente. La Cina è il principale partner commerciale di 126 nazioni, mentre gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale di 56 nazioni. Non pensa che l’Italia come un paese indipendente ha tutto il diritto di scegliere le migliori opzioni e strategie economiche per adattarsi a un mondo che cambia?

 

— L’Italia deve naturalmente fare i propri interessi ma deve anche considerare la realtà. Cioè il fatto che non è il paese completamente indipendente e completamente sovrano ma è un paese che fa parte del sistema atlantico comandato dagli Stati Uniti. E quindi ci sono dei limiti. Io penso che sarebbe stato probabilmente evitato tutto questo, se l’Italia avesse prima parlato

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ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

LA CRISI, I CONFINI, E IN MEZZO CLINT

Con “The mule”, da lui diretto e interpretato, Eastwood ci regala l’ennesima perla registica in cui con spirito e visione racconta le contraddizioni della società odierna e i loro effetti sulla vita umana. Da una parte la crisi definitiva dell’american dream, dall’altra i confini fisici ed esistenziali che il sistema impone, e in mezzo Clint.

18 febbraio 2019

Con The mule, da lui diretto e interpretato, Eastwood ci regala l’ennesima perla registica in cui con spirito e visione racconta le contraddizioni della società odierna e i loro effetti sulla vita umana. Da una parte la crisi definitiva dell’american dream, dall’altra i confini fisici ed esistenziali che il sistema impone, e in mezzo Clint.

I panni indossati, stavolta, sono quelli del vecchio Earl Stone: un veterano di guerra e appassionato fiorista dell’Illinois che si trova a fare i conti con l’incombente recessione economica del suo settore, e non solo.

Nei fotogrammi di apertura Earl coltiva i fiori con dedizione encomiabile e li vende, trasportandoli col suo pick-up, per tutti gli States. A fronte delle miglia e miglia macinate, sempre apprezzamenti per i suoi prodotti, e mai una multa su strada.

Ma passano gli anni, dodici per la precisione, e il bucolico scenario muta drasticamente.

Ora nella serra gestita da Stone campeggia un cartello con su scritto “pignoramento”. Fine dei giochi, si chiude bottega.

E d’improvviso la vita presenta a Earl il suo salatissimo conto: una famiglia trascurata per il lavoro, le finanze prosciugate e  persino il circolo ricreativo del posto, da lui frequentato e animato, è adesso orfano di un fondo cassa comune.

Che fare? Il vecchio Stone sa bene che, senza la “grana”, ogni tentativo di recuperare il tempo perduto coi propri cari e ridare linfa vitale al suo circolo è vano.

Al tempo stesso, però, intuisce che alla sua veneranda età conserva ancora una dote tanto banale quanto preziosa: muoversi su strada con capacità e discrezione, essere affidabile nel trasporto “merci”.

Così ricominciano le “corse” di Earl attraverso gli States, da ex venditore di fiori a corriere al soldo dei Narcos. Reinventarsi a livello professionale, del resto, è sempre stato il caposaldo del sogno americano…

Ma il distacco cinico e compiaciuto non rientra mai tra le cifre assolute di Clint, e così alla pungente ironia subentra da subito il momento della profonda riflessione, scortata dai giri di basso di una colonna sonora che vibra sulle note dell’inquietudine.

Nel tempo in cui effettua le sue “corse”, il vecchio Earl si contempla nel riflesso dello specchietto retrovisore. Nel silenzio assordante Earl vede sé stesso, le sue mancanze, i suoi errori, i suoi rimpianti, i suoi fantasmi.

Clint vede sé stesso.

Nonostante ciò The mule, e in questo risiede la (solita) grandezza di Eastwood, è un film intimo ma non intimista. Il personaggio infatti si trova a fronteggiare i suoi spettri nella misura in cui essi trovano origine nelle condizioni materiali e negli agenti esterni.

Anzitutto il lavoro, affrontato nel suo carattere ontologico di sfruttamento, che depreda di energie mente e corpo. Poi il sistema (capitalistico) che, per far fronte alle crisi iscritte nei suoi stessi geni, inscena delle farse senza pari.

In una continua oscillazione tragi-comica che ben restituisce la desolazione degli Usa di Trump, tanto i temibili Narcos quanto le efficientissime forze di polizia vengono dipinti in termini meta-parodici, entrambi impegnati a compiacersi della propria forza bruta di cui il mondo farebbe volentieri a meno.

Mentre criminalità e Stato si trincerano ognuno nei suoi confini sulla pelle della comunità internazionale, l’american dream collassa su sé stesso in maniera irreversibile, e persino il vecchio Clint ne deve prendere atto, passando dalle vesti del coriaceo Walt Kowalski di Gran Torino a quelle di un disincantato fiorista che vorrebbe solo riportare pace ed equilibrio nella sua esistenza.

Kowalski ed Earl sono certo accomunati da un passato sui campi di guerra, eppure se il  primo celebra – sia pur con tutte le contraddizioni di sorta – un glorioso passato da operaio nella catena di montaggio della Ford, il secondo sembra quasi opporre a questa etica lavorista l’elogio dei tempi morti, allegorizzato dal fiore che, alla stregua della poesia, trova nell’inutilità (e quindi: nello svincolarsi dai

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BELPAESE DA SALVARE

“Così potete avere il reddito”. In rete l’esultanza islamica

Sul web video in arabo per il sussidio. Il leader Piccardo: “Va a 241mila famiglie, non male…”. E parte l’assalto

Alberto Giannoni –  12/03/2019

«Salam-Aleikum…reddito della cittadinanza». Un italiano medio, a digiuno di bengalese, capisce solo queste due parole nei primi 30 secondi del «tutorial» di 6 minuti visibile nella pagina «Bangladesh in Italy».

Il reddito di cittadinanza di 780 euro

 

In 9 ore lo hanno già visualizzato oltre 5.500 persone: il video dev’essere davvero ben fatto e il curatore indica dettagliatamente la documentazione necessaria a chiedere il sussidio, riportando accuratamente i link ai quali reperire «il protocollo» e tutte le informazioni necessarie. Su Youtube, un altro video di istruzioni, pubblicato il 15 gennaio, ha già ottenuto 45mila click e una serie di commenti soddisfatti: «Grazie mille per le informazioni», per esempio. Nella schermata campeggia il sorriso inconfondibile del ministro del Lavoro e vice premier, Luigi Di Maio, sovrastato da una scritta rossa in arabo e da una bianca in campo nero, in italiano: «Il reddito di cittadinanza di 780 euro».

Il brulicante mondo delle comunità di immigrati in Italia si muove, si dà da fare. E d’altra parte le «moschee» sono da sempre una rete di welfare parallelo, oltre che luoghi di culto (spesso irregolari). Forniscono «sussidi», si occupano dei funerali dei meno abbienti, fungono da uffici di collocamento e soprattutto gestiscono la «Zakat», l’obolo a carità riscosso nel tempo

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/cosi-potete-avere-il-reddito-in-rete-lesultanza-islamica-1660703.html

 

 

 

 

Ong istruisce i clandestini: ‘piangete, vomitate, fingetevi traumatizzati’

14, novembre, 2018             RILETTURA – PER NON DIMENTICARE!!!

 

Nell’occhio del ciclone la “Advocates Abroad”, importante Ong che agisce nella Grecia settentrionale per dare assistenza a rifugiati o presunti tali. Ciò che in tanti sospettavano ha trovato esplicita conferma grazie ad un video che riprende in modo inconsapevole il direttore esecutivo dell’associazione, Ariel Ricker. La donna, con grande nonchalance, spiega dettagliatamente al suo interlocutore come ingannare ed impietosire la polizia di frontiera, tramite il racconto di traumi mai accaduti e persecuzioni inventate di sana pianta. Le immagini sono state divulgate dalla documentarista giornalista canadese Lauren Southern, e gettano nuova luce su quanto sta accadendo in questo momento in Europa. (vedi video in fondo all’articolo)

“Dico loro che dobbiamo recitare la commedia, che tutto questo è teatro.”, spiega il direttore esecutivo, che regala una vera e propria lezione da seguire per esser accolti in Europa da rifugiati. “Il loro ruolo dev’essere quello di rifugiato traumatizzato, perché questi Easo (il personale che si occupa di interrogare i sedicenti profughi) sono fottutamente stupidi.

Tutto ciò che sanno è solo quello che c’è scritto sul loro manuale, che spiega cos’è un rifugiato traumatizzato e le sue caratteristiche. Quindi noi addestriamo le persone a fingere quelle caratteristiche.”

Una vera e propria scuola di arte drammaturgica, a cui in tanti dicono di credere o fanno finta di credere per convenienza. “Loro (cioè gli agenti di frontiera), devono tener conto dell’atteggiamento delle persone, capire se sono emotive o no. Quindi bisogna piangere, vomitare e chiedere una pausa”.

Il tutorial della Ricker prosegue con dovizia di dettagli, viene spiegato proprio tutto. “…come entrare nella stanza, come presentarti, come sederti, come alzarti e come pregare”.

Si, perché l’Ong insegna anche le preghiere ai migranti, per dare una stretta in più al cuore di chi deve soppesare la bontà delle loro versioni dei fatti alla frontiera.

“A volte (gli agenti) chiedono ‘Quali sono le tue vacanze preferite?’ E alcuni (profughi) rispondono semplicemente ‘Natale’. Noi spieghiamo che questa non è una risposta sufficiente. Devono dire anche che è il 25 dicembre, e che

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CONFLITTI GEOPOLITICI

Ecco la mossa degli Stati Uniti se l’Italia aderisce al piano cinese

14 marzo 2019

Gli Stati Uniti hanno più volte avvertito l’Italia sui rischi in caso di ingresso nella Nuova Via della Seta. E adesso, la minaccia da parte di Washington si fa sempre più seria, come dimostrato dagli ultimi richiami da parte americana nei confronti del governo italiano e della nostra Difesa.

Come riporta Il Corriere della Sera, gli Stati Uniti hanno minacciato hanno lanciato un messaggio netto. In caso di adesione italiana alla One Belt One Road, vi sarà lo “stop alla condivisione di informazioni riservate con i servizi segreti italiani e stop alla consegna di materiale ‘sensibile’, per esempio attrezzature militari, nei porti di Genova e di Trieste“.

Questa mossa è stata spiegata da due funzionari Usa allo stesso quotidiano di via Solferino. Gli americani, stretti collaboratori del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, hanno parlato con Il Corriere in una conversazione organizzata da Garrett Marquis, l’uomo che al Financial Times ha già spiegato i rischi per l’Italia in caso di congiunzione con la Nuova Via della Seta. Un’irritazione che l’America covava da mesi e che adesso è esplosa: probabilmente anche a causa dei crescenti dissapori fra amministrazione Trump e governo giallo-verde per alcune decisioni di politica interna ed estera.

La questione, per gli Stati Uniti, è tutt’altro che conclusa. In questi giorni sono innumerevoli i richiami di Washington a Roma per quanto riguarda l’iniziativa della Nuova Via della Seta. La Casa Bianca, ha più volte affermato i

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CULTURA

“L’intelligenza artificiale? Non è vera intelligenza”

Il filosofo americano: “I computer non hanno una mente perché non hanno una coscienza”

Eleonora Barbieri – Gio, 14/03/2019 – 08:37

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Il mistero della realtà (Raffaello Cortina Editore, pagg. 300, euro 26) raccoglie dieci lezioni tenute da John Searle all’Università di Girona, nel 2015. In ciascuna di esse, il filosofo americano, allievo di Austin e «nipote» (intellettualmente parlando) di Frege, si occupa delle questioni ancora aperte per la filosofia del XXI secolo.

Prof. John Searle

Lo fa dal suo versante, quello della filosofia della mente e del linguaggio (che ha insegnato all’Università di Berkeley, dove oggi, a 86 anni, è professore emerito); quello della filosofia analitica, di cui è uno degli esponenti più celebri, grazie alla sua teoria degli «atti linguistici». E, in particolare, Searle affronta quella che per lui è «la vera domanda» per la filosofia oggi, ovvero: «Come è possibile conciliare ciò che pensiamo della realtà umana con la realtà più elementare descritta dalle scienze dure?».

Professor Searle, perché è questa la domanda fondamentale?

«Stiamo attraversando una specie di crisi intellettuale, perché la realtà umana e quella di base sembrano inconciliabili».

Qual è la differenza fra le due?

«La realtà di base è la realtà descritta dalla fisica e dalla chimica e dalle altre scienze dure. La realtà umana è la realtà della vita, della società e della coscienza umane. È costruita sulle fondamenta della realtà elementare. Il compito è proprio quello di descrivere come esse siano conciliabili, e come la realtà umana sia uno sviluppo della realtà di base».

E il problema mente-corpo?

«La soluzione al problema mente-corpo risiede nel capire che tutti i processi mentali sono una conseguenza della nostra natura biologica. La mente è, soprattutto, un fenomeno biologico».

La nostra mente è come un computer?

«No. Il computer è una macchina puramente sintattica. Le menti hanno un contenuto mentale o semantico. I computer manipolano simboli complessi, di solito pensati come costituiti da codici di zero e uno. Ma le menti umane hanno molto di più di semplici simboli. Hanno il significato. Nel caso del computer, l’unico significato viene attribuito dall’esterno».

Ma la nostra mente può funzionare in modo computazionale?

«Qualche volta noi facciamo dei calcoli, quando ci occupiamo di aritmetica di base; ma quando parliamo di politica o di economia, per esempio, i simboli sintattici non sono sufficienti. I simboli devono avere un significato».

Crede si possa creare un essere umano artificiale?

«Se gli esseri umani sono dei sistemi fisici – e lo sono – allora, in linea di principio, è possibile creare esseri umani artificiali. Il fatto è che noi non siamo ancora minimamente in grado di creare un essere umano artificiale: non sappiamo come riprodurne la biologia».

E una mente artificiale sarebbe possibile?

«Se uno fosse in grado di creare artificialmente la coscienza, allora potrebbe creare una mente artificiale. In ogni caso, noi non sappiamo come farlo, perché non abbiamo ancora capito come il cervello crei la coscienza».

Qual è la differenza fra umani e robot?

«Nessuno dei robot attuali è cosciente».

Lei contesta la teoria dell’Intelligenza artificiale forte. Lo fa grazie al ruolo della coscienza?

«L’Intelligenza artificiale forte è la teoria secondo la quale un computer digitale, adeguatamente programmato, non simula semplicemente una mente bensì, letteralmente, ha una mente. Nel mio argomento originario contro di essa, quello della stanza cinese, non ho mai fatto ricorso al concetto di coscienza. Ma una volta che ti rendi conto che la coscienza è essenziale, allora hai automaticamente confutato l’Intelligenza artificiale forte, perché i computer non sono coscienti».

Dice che la confusione fra processi computazionali e processi mentali dipende dal cartesianesimo. Non è paradossale che una teoria che descrive le nostre menti come «superiori» al corpo porti a considerarle inferiori a un computer?

«Sì, è paradossale. Ma il paradosso svanisce quando si comprende che il cartesianesimo non è riuscito a vedere l’aspetto biologico della mente».

Perché il cartesianesimo influenza ancora così tanto il nostro modo di pensare?

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/lintelligenza-artificiale-non-vera-intelligenza-1662204.html

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

L’esercito americano acquisterà tremila robot portatili

CC BY 2.0 / Mike Mozart / American Flag

14 marzo 2019

L’esercito americano ha firmato un contratto con la società statunitense QinetiQ North America, una divisione della britannica QinetiQ, per la produzione e la fornitura dei robot portatili per il programma CRS (I). Secondo Defense News, il primo contratto prevede la consegna di robot per un totale di $152 milioni. Il numero esatto di dispositivi ordinati non è stato specificato, ma è noto che il costo totale di acquisto di robot potrebbe aumentare a 400 milioni di dollari; in questo caso, il volume di consegna dei dispositivi sarà di quasi tremila pezzi.

QinetiQ ha vinto un contratto per la fornitura di robot con il programma CRS (I) della società americana Endeavour Robotics. Si presume che la consegna dei nuovi robot inizierà nel 2020. L’esercito americano ha acquistato i robot QinetiQ come parte di un programma più ampio per unificare la flotta di sistemi robotici. Attualmente, le forze di terra statunitensi usano circa settemila robot di vari sistemi. Una grande varietà di sistemi aumenta i costi di gestione e manutenzione dei veicoli.

Il programma di unificazione del parco robot prevede l’acquisto di tre tipi di robot nell’ambito dei programmi CRS (I) (Common Robotic System (Individual)), MTRS Inc II (Man Transportable Robotic System Increment II) e CRS (H) (Common Robotic System (Individual)). Nell’ambito del programma CRS (I), i militari hanno cercato un robot che pesasse non più di 11,3 chilogrammi in modo da poter essere trasportato in uno zaino.

Che tipo di modello del robot sia stato acquistato dai militari, non è stato specificato. Nel programma CRS (I), sono stati testati i robot QinetiQ della famiglia Dragon Runner. Questa famiglia include due tipi di dispositivi: Dragon Runner 10 e Dragon Runner 20, con un peso di 5 e 9 chilogrammi rispettivamente. I robot sono dotati di una piattaforma cingolata, che può essere completata

Continua qui: https://it.sputniknews.com/videoclub/201903147421110-Lesercito-americano-acquister-tremila-robot-portatili-VIDEO/

 

 

 

 

Robot da combattimento “Uran-9” entra nell’arsenale dell’esercito russo

25.01.2019

 

Il robot militare “Uran-9” è entrato ufficialmente in servizio nelle forze armate russe, ha riferito il direttore generale della società Kalashnikov, Vladimir Dmitriev.

“Il primo lotto di produzione è ora in fase di completamento. In generale i sistemi robotici Uran rappresentano una buona base scientifica e tecnica per ulteriori complessi”, ha affermato in un’intervista a per Sputnik e il giornale russo Kommersant.

Secondo Dmitriev, il robot è perfezionato tenendo conto dell’utilizzo nelle operazioni

Continua qui: https://it.sputniknews.com/mondo/201901257154529-Russia-esercito-tecnologia-sicurezza-difesa-Siria-test-esperienza-Kalashnikov/

 

 

 

Gli Stati Uniti avvertono ancora l’Italia: “Ora pagate gli F-35”

11 marzo 2019

Gli Stati Uniti iniziano a premere sull’Italia su tutti i fronti. Non solo la Nuova Via della Seta, vero cruccio della politica Usa per quanto riguarda il Mediterraneo allargato, ma anche sul fronte della Difesa. L’idea è che l’amministrazione di Donald Trump abbia deciso di dare un rinnovato slancio all’agenda politica europea: chi vuole rimanere alleato di Washington deve garantire una certa fedeltà alle politiche Usa. Altrimenti, il rischio è di iniziare a pagare di più.

La questione è già stata posta da Trump con la Nato. Il presidente Usa, appena giunto alla Casa Bianca, ha chiesto ai partner atlantici di innalzare il tetto di spesa per la Difesa ad almeno il 2% del Pil. Un’idea cui la Casa Bianca non ha mai rinunciato, tanto che ha innalzato la richiesta al 4%, ma cui ha derogato a seconda delle politiche offerte dal governo in causa. Un po’ come avvenuto nelle sanzioni contro l’Iran: con una deroga temporanea ad alcuni Stati, fra cui la stessa Italia.

Così, dopo il possibile ingresso nel sistema della Nuova Via della Seta, gli Stati Uniti hanno iniziato a imporre la propria linea. Ricominciando a parlare di un tema mai dimenticato dall’amministrazione Usa, ma messo in stand-by fino a nuovo ordine: gli F-35. L’Italia, con il governo giallo-verde, tentenna sul fronte del programma militare. E, come riporta La Stampa, lo stesso presidente Sergio Mattarella ha richiamato agli impegni il governo durante il Consiglio supremo di Difesa tenuto la scorsa settimana.

Perché adesso la questione non riguarda solo il rinnovo dell’apparato militare e i finanziamenti alla Difesa, ma anche (e soprattutto) i rapporti con gli Stati Uniti. Che da qualche tempo iniziano a mostrare molta insofferenza su alcune prese di posizione dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, a partire dalla questione Venezuela fino a Huawei e Obor. Sulla politica energetica, a Washington sanno che è pressoché impossibile sganciare l’Italia dalla Russia nel prossimo futuro. Ma vogliono garanzie strategiche sul fronte cinese. Altrimenti, il rischio è di allentare l’asse fra Roma e Washington isolando il governo italiano.

Il nodo F-35 resta particolarmente complesso, perché incide sia sulla nostra economia sia sulle nostre alleanze. L’Italia si era impegnata ad acquisire 131 caccia multiruolo per 13,5 miliardi. Poi, nel 2012, Roma ha scelto di scendere a

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/stati-uniti-f-35-italia/

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Vescovo Imola: “mettere le risorse della città a disposizione dei migranti”

14, marzo, 2019

 

Lettera aperta del vescovo di Imola, monsignor Tommaso Ghirelli, in seguito all’accettazione delle proprie dimissioni da parte di papa Francesco

 

Ora traghettare la diocesi

Dopo che è stata diffusa la notizia delle mie dimissioni, avverto due doveri. Il primo è quello di ringraziare quanti mi hanno espresso comprensione e vicinanza, magari anche rammarico. Il secondo è quello di approfittare dell’occasione per sentirci tutti corresponsabili della diocesi. In essa, c’è bisogno sicuramente della guida pastorale, ma anche del contributo di ciascuno. Un nuovo vescovo sarà nominato, tra qualche mese, ma vorrei chiedere a me stesso e a tutti di non attenderlo passivamente, come restando al balcone.

Abbiamo l’opportunità di traghettare la nostra antica Chiesa verso una nuova giovinezza, passando da un’adesione al cristianesimo per tradizione ad un’adesione convinta e perciò aperta al dialogo. Le direttive pastorali e le aperture di papa Francesco non siano ridotte a slogan, ma impegniamoci a confrontarci apertamente e frequentemente sulla fede tanto nei luoghi di lavoro e nelle aule scolastiche quanto nei ritrovi e nei luoghi di cultura.

Superiamo le remore della passata contrapposizione tra credenti e non credenti – marxisti o radicali – come pure di quella recentissima – meno formulata, ma proprio per questo più temuta – tra cristiani e musulmani. Viviamo sotto lo stesso sole, nello stesso Paese, condividiamo un’eredità bellissima che dall’Italia si estende ad abbracciare l’Europa: anziché ignorarci o – peggio – contrapporci, lavoriamo insieme per appianare i contrasti e affrontare le sfide poste dalla globalizzazione.

Il recente sinodo dei vescovi sui giovani, sul quale attendiamo le riflessioni e le direttive del papa, è destinato ad incidere profondamente sul modo di dialogare e interagire tra giovani ed adulti, tanto in seno alle parrocchie e la diocesi quanto in seno alla società civile. Alcuni aspetti della problematica sono ben presenti a tutti, altri attendono una più approfondita presa di coscienza. Così, mentre si intraprendono sforzi costruttivi per incentivare l’occupazione giovanile ed evitare la fuga dei cervelli, non si riesce ancora a

 

Continua qui: https://www.imolaoggi.it/2019/03/14/vescovo-imola-mettere-le-risorse-della-citta-a-disposizione-dei-migranti/

 

 

 

ECONOMIA

Indicatori di benessere: evitare la retorica

Giulio Marcon – 8 Marzo 2019

Il PIL non è più sufficiente a misurare il benessere di un Paese. Servono strumenti nuovi: dall’impronta ecologica all’indice di felicità, dall’ecosistema urbano alla qualità regionale dello sviluppo di Sbilanciamoci! Ma il BES rischia di diventare un gadget delle politiche di bilancio, uno strumento di marketing con il quale avvalorare una retorica di governo della […]

Il 7 marzo il governo ha promosso una iniziativa sugli indicatori del BES (Benessere equo e sostenibile). Dal 2016 – con la riforma della legge di bilancio – il governo è obbligato a presentare entro il 15 febbraio di ogni anno una relazione sull’effetto delle misure contenute nella legge di bilancio sugli indicatori individuati: reddito, lavoro, diseguaglianze, emissioni di CO2, ecc. Una riforma e una iniziativa meritorie: il PIL non è più sufficiente a misurare (se mai lo misura) il benessere di un Paese. Servono strumenti nuovi.

È una iniziativa che arriva dopo decenni di mobilitazione e di progetti della società civile, delle campagne, delle associazioni: dall’impronta ecologica all’indice di felicità, dall’ecosistema urbano alla qualità regionale dello sviluppo (QUARS) di Sbilanciamoci! Tutto bene? Non proprio. Sette cose non vanno.

  1. Per come si stanno mettendo le cose, il BES rischia di diventare un gadgetdelle politiche di bilancio, uno strumento di marketing con il quale avvalorare una retorica di governo della quale possiamo volentieri fare a meno.
  2. La valutazione sugli effetti delle politiche sugli indicatori non è indipendente. La fa il MEF (Ministero di Economia e Finanza): il governo che valuta se stesso. Così nell’ultima relazione sugli indicatori il MEF afferma che le diseguaglianze si ridurranno anche grazie alla flat tax… Così si scredita un lavoro importante. Servirebbe un’autorità indipendente, ad esempio l’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), incaricata di valutare gli effetti delle politiche.
  3. Gli indicatori sono eterogenei e, nell’analisi del governo, hanno tutti lo stesso valore. Ma nella realtà l’indice di obesità ha veramente lo stesso valore dell’indicatore sulla diseguaglianza? Quello della criminalità predatoriaha lo stesso peso del lavoro? E come dimostrare che le politiche della legge di bilancio fanno diminuire il numero di obesi o il tasso di criminalità? Un pasticcio.
  4. Gli indicatori di benessere così come formulati dal governo non ci raccontano le differenze di un paese. L’indicatore di diseguaglianza o quello della mancata partecipazione al lavoro significano la stessa cosa a Reggio Emilia o a Reggio Calabria? Dalla relazione del governo sugli indicatori non si capisce. Sembra che il Nord e il Sud non esistano.
  5. Gli indicatori valutati in ordine sparso non ci danno il senso di marcia di dove va il Paese.

 

Continua qui: http://sbilanciamoci.info/indicatori-di-benessere-evitare-la-retorica/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Fusione Deutsche Bank Commerzbank è l’occasione per riformare bail-in

14 Marzo 2019, di Redazione Wall Street Italia

 

Commentando la possibile fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank Massimo Maria Gionso, Consigliere Delegato di CFO SIM, ha sottolineato la necessità di una revisione della riforma del Bail-In che ha cambiato le regole nel sistema bancario in caso di difficoltà.

Il mercato ha festeggiato la possibile fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank, un’operazione spinta dal Governo a cui sta lavorando da diversi mesi e che dovrebbe essere anche sostenuta economicamente dallo stesso. Questa cosa, osserva Gionso, “metterebbe di fatto in discussione le norme contenute nella cosiddetta riforma del Bail-in, che hanno imposto agli Stati membri dell’Unione Europea di adottare regole per gestire le eventuali crisi bancarie utilizzando risorse private”.

Risorse presenti all’interno della banca stessa che consentirebbero di evitare che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti e sul deficit pubblicoLa messa in discussione della normativa deriva dal fatto che ha creato e sta creando delle distorsioni sulla gestione del risparmio degli Europei.

Bail-in e il problema dell’intervento pubblico tedesco

Le banche sono in crisi da molti anni a causa di una serie di fattori esogeni, come l’innovazione tecnologica, i bassi tassi di interesse, la crisi delle imprese e i cosiddetti NPL per la funzione che svolgono vanno meglio tutelate, se necessario anche con un intervento pubblico. Molti settori economici sono sostenuti dallo Stato e a maggior ragione dovrebbe essere fatto per il sistema creditizio.

L’intervento pubblico tedesco in questa situazione, secondo il manager, “è inutile

 

Continua qui: https://www.wallstreetitalia.com/bail-in-deutsche-bank-commerzbank/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Cos’è la Nuova via della seta e perché è così importante

Andrea Muratore – 8 agosto 2018

Da cinque anni parlare di Cina significa parlare, esplicitamente o meno, della “Nuova via della seta“. Della Belt and Road Initiative, il grande progetto (ma sarebbe meglio dire “sistema”) con cui  Pechino punta a rilanciare la connettività infrastrutturale e commerciale della grande massa continentale eurasiatica e a edificare una nuova architettura economico-commerciale.

Annunciata nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping e promossa sin dalle prime battute dal primo ministro Li Keqiang nel corso di diversi viaggi in Europa e Asia, la Nuova via della seta è presentata dal governo cinese come il primo passo per “rinforzare la connettività regionale e costruire un radioso futuro condiviso”, come dichiarato nel marzo 2015 dall’agenzia di stampa Xinhua.

La Nuova via della seta richiama, nel suo stesso nome, l’epoca d’oro degli scambi nei grandi spazi euroasiatici, l’era delle carovane che attraversando Siria, Iran e Asia Centrale consentivano il commercio tra il bacino del Mediterraneo e la Cina.  Risulta, al tempo stesso, una strategia, un cambio di paradigma e, a suo modo, un auspicio.

Le rotte della Nuova via della Seta (Alberto Bellotto)

Nel solo contesto euroasiatico, la Belt and Road Initiative potrebbe arrivare a interessare Paesi che riuniscono il 65% della popolazione e il 40% del Pil planetari, come frutto dei più grandi investimenti infrastrutturali della storia; logico, dunque, che il governo cinese sottolinei il carattere multilaterale e win-to-win del progetto, tema centrale del Belt and Road Forum di Pechino del maggio 2017, che ha visto partecipi numerosi leader internazionali, da Vladimir Putin a Paolo Gentiloni passando per Recep Tayyip Erdogan. Dato che le stime più affidabili affermano che la realizzazione dei progetti della Nuova via della seta richiederà almeno 900 miliardi di dollari, la collaborazione diventa a dir poco necessaria per concretizzare una realtà che, di seguito, sarà analizzata nel dettaglio.

I due rami della Nuova via della seta

La Repubblica Popolare ha più volte rilasciato mappe più o meno ufficiali dei progetti attesi in via di sviluppo per la costruzione materiale della Nuova via della seta. Tuttavia, come riportato da The Diplomat, tali raffigurazioni servono più a definire una road map che a delineare il reale programma dei decisori politici di Pechino.

Più interessante è segnalare come sin dalle prime battute la Cina abbia tenuto ben distinta la progettazione del tratto terrestre del progetto (Silk Road Economic Belt) dalla sua controparte marittima (Maritime Silk Road), complementare alla prima ma sviluppata con logiche diverse.

Il primo è inteso come la somma di una serie di “ponti terrestri” autostradali o ferroviari destinati a svolgere il ruolo di rotte commerciali e tratti d’incontro tra i Paesi interessati, dalla Russia al Myanmar, a loro volta membri dell’Asian Infrastructure Investment Bank che veicola finanziamenti e disponibilità economiche. Tra i “ponti” più importanti si segnalano il China-Pakistan Economic Corridor (Cpec) e il New Eurasian Land Bridge che connetterà Cina e Germania attraverso Russia e Kazakistan.

Il secondo, di fatto, ha una configurazione più sfumata in quanto si sovrappone alla costante proiezione mondiale che la Cina sta assumendo in campo navale. E di fatto il suo sviluppo coincide con la volontà di Pechino di porre sotto tutela le rotte di approvvigionamento energetico, messe a rischio dai “colli di bottiglia”, mentre alcuni strateghi statunitensi e indiani affermano che l’interesse cinese per i porti dei Paesi interessati dalla Nuova via della seta, dal pakistano Gwadar al maldiviano Male, sottintenda sviluppi in chiavo militare.

Con la Nuova via della seta la Cina torna al centro del mondo

La Cina di Xi Jinping ha fatto della Belt and Road Initiative la cinghia di trasmissione di una nuova strategia globale con cui l’Impero di Mezzo vuole notevolmente ampliare il benessere della sua popolazione e il suo ruolo e amplificare la propria proiezione internazionale, realizzando di fatto quel Chinese Dream definito da Xi “un sogno riguardante la Storia, il presente e il futuro” nel corso del suo discorso al XIX congresso del Partito comunista cinese.

Congresso che ha sancito l’innalzamento del presidente a padrone assoluto del partito-guida del Paese e delle sue istituzioni, oramai completamente proiettate verso gli  obiettivi ambiziosi fissati dal governo: dapprima l’eradicazione della povertà assoluto nei prossimi anni, poi entro il 2035 il conseguimento di uno stadio di sviluppo generalizzato e della parità militare con gli Usa e, entro metà secolo, la realizzazione di un “moderno e prospero Paese socialista” e la riunificazione della madrepatria con Taiwan.

Mi Chunshan ha scritto sul numero di Limes di gennaio 2017 che la Nuova via della seta “non riguarda solo una proiezione verso l’estero, ma anche uno sviluppo interno, assumendo così dimensioni colossali”. Essa “punta ad esempio ad accelerare lo sviluppo della Cina occidentale e a promuovere la trasformazione economica della costa orientale”, rappresentando una “grande strategia di sviluppo economico che coinvolge tutto il Paese. Tramite la Bri, l’economia cinese potrà scrollarsi di dosso i problemi arrecati da trent’anni di crescita accelerata”.

Sfide e ostacoli ai progetti cinesi

In ogni caso, la Nuova via della seta conoscerà numerosi ostacoli nella sua realizzazione: la Cina sta sviluppando una strategia destinata a cambiare gli equilibri internazionali, e a vederla di traverso sono i Paesi che da essa avrebbero meno da beneficiare, Stati Uniti in primis. L’amministrazione Trump ha rinfocolato la contrapposizione con Pechino ed ereditato l’obamiano pivot to Asia, di recente amplificato su iniziativa del Segretario di Stato Mike Pompeo, che punta a costruire una coalizione di potenze indopacifiche in funzione anticinese.

Principale alleata degli Usa nella critica alla Nuova via della seta è l’India di Narendra Modi, cheteme le aspirazioni egemoniche di Pechino e la sua vicinanza al nemico Pakistan, ma al tempo stesso non può non tenere aperto un canale di dialogo con quello che è il suo primo partner commerciale e, di fatto, il fautore di una strategia di sviluppo per tutta l’Asia meridionale.

L’Unione europea, dal canto suo, si focalizza sulle questioni legali: i Paesi comunitari temono che la Cina possa egemonizzare gli appalti infrastrutturali frenando la libera concorrenza, chiedendo a Pechino maggiore trasparenza.

Un’ulteriore questione da tenere in considerazione è legata all’impatto dei

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“ABBIAMO BISOGNO DI PIÙ UNGHERESI!”

IL PRESIDENTE ORBAN RIFIUTA DI PIEGARSI ALLE DIRETTIVE DELLA UE

 12 Marzo 2019

C’è una grande disputa sui migranti tra l’Ungheria e l’UE o, piuttosto, sulla risoluzione della questione demografica dell’Europa attraverso i migranti. Il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban è gravemente irritante per Bruxelles soltanto perché rifiuta di compensare il declino della popolazione ungherese iaprendo le porte ai migranti. Invece, Orban ha annunciato un programma pronascite su larga scala nel suo paese con lo slogan “Abbiamo bisogno di più ungheresi”.

 

Orban non si sta solo difendendo ma è pronto ad attaccare Bruxelles. Ha lanciato una campagna di informazione a Budapest condannando la politica migratoria dell’UE. Lo slogan sullo stendardo dice “Hai anche il diritto di sapere cosa sta progettando Bruxelles”. Lo stendardo presenta i ritratti del presidente della Commissione europea Juncker e George Soros. Soros è considerato un complice della migrazione illegale in Europa. Orban ritiene che la migrazione dilagante significhi la capitolazione.

Viktor Orban, Primo Ministro ungherese: “Il numero di bambini in Europa sta diminuendo, la migrazione è la risposta dell’Occidente a questa catastrofe, loro vogliono invitare quanti più migranti quanti sono i figli che sarebbero potuti nascere in modo che le cifre coincidano. Noi, ungheresi, abbiamo una mentalità diversa: abbiamo bisogno di bambini ungheresi invece di migranti, la migrazione nel nostro caso “significa capitolazione.

Juncker, a sua volta, non vuole essere con Orban in un unico partito europeo che è parte della più grande fazione del Parlamento europeo che include il partito ungherese Fidesz, guidato da Orban. La loro fazione al Parlamento europeo è chiamata Partito popolare europeo.

Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea afferma: “Non abbiamo nulla

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https://www.controinformazione.info/abbiamo-bisogno-di-piu-ungheresi-il-presidente-orban-rifiuta-di-piegarsi-alle-direttive-della-ue//

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

I robot diventeranno pericolosi per gli umani. Lo dicono gli scienziati

4.02.2019

 

I ricercatori hanno scoperto che le reti neurali e l’apprendimento automatico hanno provocato uno sviluppo troppo rapido della robotica. Lo riporta oggi Express.

Gli specialisti della compagnia britannica IHS Markit hanno scoperto che tra 50 anni l’apprendimento automatico e le reti neurali permetteranno ai robot di calcolare tutte le azioni quotidiane umane in un dato ambiente, che teoricamente potrebbe trasformare le macchine nella forma dominante.

I ricercatori hanno notato che oltre all’automazione diffusa e alla perdita di un gran

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ESSERE UNA MACCHINA

Il libro di Mark O’Connell, “Essere una macchina”, uscito lo scorso settembre è il resoconto di un viaggio del 2016 in America sulle tracce dei transumanisti, un gruppo non sempre identificabile di individui che, in diverse forme e modalità, credono nel superamento della morte grazie all’ausilio della tecnologia avanzata. Ma il volume è anche e soprattutto un’immersione nel mondo delle Big Tech che costellano la Silicon Valley, capace di portare a galla le connessioni profonde tra apparati securitari, piattaforme tecnologiche e mondo finanziario.

22 novembre 2018

Il libro di Mark O’Connell, Essere una macchina, uscito lo scorso settembre (Adelphi, 2018) è il resoconto di un viaggio del 2016 in America sulle tracce dei transumanisti, un gruppo non sempre identificabile di individui che, in diverse forme e modalità, credono nel superamento della morte grazie all’ausilio della tecnologia avanzata.

Potrebbero esser classificati come tecno-utopisti, ma in realtà i personaggi che incontra O’Connell scavalcano questa definizione, in quanto le loro pratiche e studi oltrepassano l’immanenza delle problematiche della vita stessa e sfociano in una trascendenza tecnologica che può essere letta alla stregua di un vero e proprio culto religioso.

Il tono della narrazione assume tinte spesso ciniche e distaccate, ma mai canzonatorie e irriverenti. A un primo approccio potrebbe ricordare Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace, per il sarcasmo di alcune descrizioni grottesche.

Eppure a una lettura attenta è evidente che il tema viene trattato con molta serietà e se alcuni personaggi descritti risultano essere degli outsiders totali – quasi degli strampalati – alla fine l’autore si sottrae dall’intento di un’analisi antropologica (alla DFW) e si concentra più sullo spirito del tempo e lo stato dell’arte in merito alla ricerca tecnologica più accelerata.

Il “viaggio” di O’Connell si svolge ai confini del mondo a noi finora noto, e per fare un parallelo con il secolo scorso le ricerche dei transumanisti sembrano aver sostituito le scorribande spaziali del ‘900, giacché lo spirito utopico non è più declinato nella scoperta di pianeti nuovi da colonizzare, ma è rivolto all’interno del corpo umano, nuova frontiera del sogno di vita eterna, immortalità.

L’indagine, allora, ruota intorno al concetto di “singolarità”, ossia in quello snodo dell’evoluzione del rapporto uomo-macchina nel quale le macchine superano le potenzialità della mente umana e sono in grado di sostituire l’uomo in qualsiasi aspetto pratico della vita.

Pur essendo ancora lontani da quel punto di svolta, è ormai la singolarità il faro al quale guardano i transumanisti, come racconta anche Giuseppe Genna nel suo ultimo romanzo History, un’operazione di fiction che, tuttavia, al pari di O’Connell porta a galla contraddizioni e sorti di questo imminente salto verso la post-umanità.

A fianco a personaggi davvero singolari, nel “viaggio” si incontrano anche molti volti noti dell’industria dell’high tech che negli ultimi anni hanno incrementato in maniera esponenziale i loro investimenti e guadagni con le tante aziende che costellano la Silicon Valley.

C’è Peter Thiel, fondatore di PayPal e finanziatore della prim’ora di Facebook.

E c’è Ray Kurzweil, uno dei grandi ideologi della Silicon e adesso ai vertici di Google Engineering e di Google Brain che, insieme ad altri, sonda la possibilità di uploadare un cervello umano, pratica che darebbe un’accelerazione definitiva al sopravvento dell’intelligenza artificiale.

L’upload cerebrale consisterebbe nello scaricare i dati di un cervello umano su un cloud in modo tale, poi, da poterli ritrasferire su di un corpo sano e funzionante. Quello che fino al secolo scorso avremmo liquidato come “fantascienza”, oggi diviene realtà. Con tutte le contraddizioni a carico, certo.

Il viaggio prosegue infatti in quella che viene avvertita dall’autore come una sorta di

Continua qui: http://www.idiavoli.com/recensioni/essere-una-macchina/

 

 

 

STORIA

La battaglia di Lepanto: come gli europei si difesero dall’invasione straniera

Di Federico Rapini – 7 Ottobre 2016

Il 7 ottobre di 445 anni fa, più precisamente nel 1571, durante la Guerra di Cipro, ebbe luogo una delle più importanti battaglie tra occidente e vicino oriente. Tra l’Europa cristiana e l’impero Ottomano musulmano. La battaglia di Lepanto. L’Europa si riunì nella Lega Santa sotto le insegne pontificie di Pio V. Venezia, l’Impero spagnolo, lo Stato Pontificio, la Repubblica di Genova, i Ducati di Savoia, Ferrara e Mantova, il Granducato di Toscana si riunirono a Messina nel Luglio del 1571 agli ordini di Don Giovanni d’Austria a cui fu consegnato il comando nel giugno del 1570 e lo stendardo benedetto

La flotta della Lega contava su 209 galere e 6 galeazze. Il casus belli fu il voler soccorrere la città veneziana di Famagosta, nell’isola di Cipro, assediata dai turchi. Cipro era una città veneziana dal 1480 ma nonostante questo la Serenissima pagava un tributo annuo ai turchi. Sebbene ciò, le motivazioni della battaglia furono molto più grandi e profonde che la difesa di una piccola isola. Era il controllo del Mediterraneo. Difatti nonostante gli scambi commerciali frequenti tra Occidente e Oriente, quello che preoccupava i governanti europei era il continuo espansionismo ottomano che minacciava sia i possedimenti veneziani sia gli interessi spagnoli nel Mediterraneo. Fu su questo punto che Pio V fece leva per organizzare la Lega Santa promuovendo nuovamente lo spirito crociato e la difesa dei confini e dei territori europei, nonché della cristianità.

Il 4 ottobre, con questo spirito di guerra, della civiltà europea contro il barbaro invasore orientale, la flotta europea sbarcò a Cefalonia. Nel frattempo Famagosta si era arresa al comandante turco Lala Mustafà il 1 Agosto, accettando la proposta ottomana di far evacuare i veneziani a Candia in cambio delle chiavi della città. Ma in seguito a scontri verbali tra Lala Mustafà e Marcantonio Bragadin (senatore veneziano comandante di Famagosta) l’accordo tra la città e i turchi si ruppe e molti comandanti veneziani vennero torturati e uccisi. Lo stesso Bragadin fu scorticato vivo. La sua pelle fu innalzata sulla galea del Pascià che la condusse a Costantinopoli.

Il 6 ottobre, dopo aver appreso la notizia, le navi cristiane sfidarono il maltempo e arrivarono al porto di Patrasso per intercettare la flotta turca. Il giorno dopo, il 7 ottobre 1751, Don Giovanni d’Austria schierò le proprie navi per dare battaglia in formazione serrata. Solo 150 metri dividevano le navi. Ai suoi ordini circa 36mila uomini tutti armati di archibugio. Oltre a questi vi erano 30mila galeotti utilizzati come rematori ma anche essi armati di spade e corazze. La flotta turca invece era reduce da una campagna navale estiva e contava circa 170 galere e una ventina di galeotte. Era quindi un esercito inferiore sia nell’armamento sia numericamente. Tra i turchi si ricorda Mehmet Shoraq, detto Scirocco, mentre il comandante Alì Pascià guidava la flotta dal centro con la sua Sultana su cui sventolava il vessillo verde con scritto 28.900 volte il nome di Allah. Ma il migliore comandante turco era Uluc Alì, un calabrese convertitosi e detto Ucciallì.

La tattica di Don Giovanni fu quella di lanciare come esche 6 galeazze

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