LA CRISI BANCARIA SPECULATIVA E’ SOPRATTUTTO POLITICA

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LA CRISI BANCARIA SPECULATIVA E’ SOPRATTUTTO POLITICA

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

 

Di fronte allo stato di collasso di una banca internazionale e per giunta svizzera, due sono le reazioni da copione. La prima è quella di essere sorpresi del collasso, domandandosi come mai la rete di protezione non ha funzionato a fronte di controlli effettuati dalle strutture interne ed internazionali.

(Fonte della foto di copertina:https://www.focusrisparmio.com/news/i-dieci-gestori-di-fondi-piu-grandi-al-mondo-e-in-italia-nel-2022)

La Svizzera è un Paese ufficialmente neutrale, e fuori dai molteplici accordi internazionali. Quindi la seconda reazione è quella di dimostrare che tutto è sotto controllo, che sono state attivate con prontezza le leve di soccorso per scongiurare un effetto domino sul settore bancario, sul finanziario e, in misura minore, sulla produzione di beni e servizi. Le centrali di informazione che scelgono una o l’altra via evidenziano una precisa posizione ideologica. I presunti finti tonti rappresentano il fronte di coloro che sanno ma non vogliono immischiarsi, ponendosi in una comoda posizione critica. I secondi cercano di tranquillizzare, ponendo in evidenza che il sistema è protetto da controlli efficaci, senza analizzare le vere motivazioni della ricorsività di tali crisi.
I media continuano ad evitare di dare le risposte giuste coprendo tutto con un diluvio di notizie irrilevanti di copertura, diffuse a ripetizione dai numerosi dibattiti televisivi. Fra le righe delle notizie che costoro decidono di diffondere, emergono una serie di interrogativi sui quali riflettere.
Perché il collasso della Silicon Valley Bank e della First Republic Bank? Dove erano tutte le imponenti strutture di controllo e quanto ha inciso sui conti del Crédit Suisse?
Perché è avvenuto il collasso del colosso bancario e, soprattutto, chi ne trae il maggiore vantaggio? Sappiamo oramai che dietro ogni crisi, spesso in gran parte pilotata, esiste un ristretto club di rapidissimi compratori al prezzo più basso che incrementa la corsa al ribasso. Anche in questo caso, lo strumento delle crisi bancarie, sostanzialmente di natura finanziaria speculativa, è un’arma politica per realizzare il piano di demolizione controllata dell’Europa, per ordine dei soliti angloamericani?
Perché ridurre l’Europa in macerie quando la Russia non ha mai avuto interesse a conquistarla? La potenza nucleare euroasiatica ha comprato dall’Europa – in passato tramite una particolare centrale acquisti situata a Ginevra – tutto quanto le era necessario con scambi merce o con soldi.
Perché gli azionisti arabi non hanno accettato l’aumento di capitale della banca? Lo scenario possibile? C’è stato il rifiuto degli azionisti arabi di esporsi con un ulteriore aumento di capitale della banca, alla quale avevano versato in precedenza decine di miliardi con la loro partecipazione fino al 10 percento dell’intero capitale. La decisione prudenziale è stata letta come un forte segnale di sfiducia, e ha danneggiato il valore del loro pacchetto azionario, con immediato deprezzamento del titolo. In sostanza, è stato sfruttato il panico indotto dal crollo della Silicon Valley Bank che non ha alcun legame diretto con il Crédit Suisse. Si tratterebbe quindi di una ritorsione angloamericana contro gli Stati arabi che hanno scelto di allearsi con la Russia e i suoi alleati. Pur di colpire gli Stati arabi azionisti, gli angloamericani hanno mandato sul lastrico migliaia di risparmiatori considerati cinicamente danni collaterali. Rimane l’unica certezza che il crollo della banca non coinvolgerà i sottoscrittori dei fondi di investimento. Gli obbligazionisti saranno danneggiati mentre saranno salvati gli azionisti. Un comportamento contrario alla logica giuridica delle priorità di legge sulla protezione di azionisti e obbligazionisti.
Il panico intorno al Credit Suisse è ingiustificato, perché la Svizzera farà quadrato intorno alla banca, sia pure per tutelare il proprio prestigio bancario. La concentrazione bancaria derivante dalla fusione per incorporazione del Crédit con la UBS – Unione delle Banche Svizzere – potrebbe essere un pericolo per la stabilità del sistema bancario svizzero legato troppo ad un solo cartello di eccessive dimensioni.
La fragilità delle banche di tutto il mondo è correlata all’uso della raccolta bancaria, che considera prioritarie le speculazioni finanziarie rispetto agli impieghi per il sostegno di investimenti del settore reale, costituito dalla produzione ed offerta di beni e di servizi. L’orientamento alla finanza che assicura utili enormi in poche mosse, ma presenta rischi rilevanti, ha fatto diventare le banche di tutto il mondo una sorta di roulette. Ha scollegato le banche dal territorio, ha reciso i legami con gli interessi locali e con la popolazione dalla quale le banche raccolgono gran parte dei loro fondi, con il mondo produttivo, eliminando i finanziamenti alle innovazioni delle idee e del parco tecnologico.
Il sistema bancario mondiale orientato alla speculazione trascina le strutture nazionali in un gioco pericolosissimo, che non considera piani di sviluppo, che non ha visioni di futuro privilegiando il “qui e ora”, sotto la pressione dell’acquisizione di dati trimestrali e di utili da dare in pasto ad azionisti sempre più avidi. Ci riferiamo in particolare ai “Fondi pensione” che cercano utili dalla speculazione selvaggia e devastante.
Le Autorità di controllo, fingendo di ignorare che le cause sono di qualità del credito e non solamente il controllo delle quantità monetarie in circolazione, si limitano a modulare i tassi di riferimento. Alle manovre dei tassi si affianca l’imposizione di regole contabili sempre più astruse ed incontrollabili, che cambiano improvvisamente la morfologia della qualità creditizia. Le variazioni fanno diventare irregolari banche ed istituzioni poco tempo prima regolari. Un’arma politica, insomma.
Sarebbe il caso che le Autorità di controllo nazionali, in coordinamento con quelle europee e mondiali, creassero regole selettive sulla qualità e sulla destinazione dei finanziamenti verso i settori produttivi, definendo i massimi quantitativi dei singoli investimenti speculativi sui derivati e su forme simili molto rischiose. Solo questa è la strada per rafforzare la stabilità dei sistemi monetari e finanziari.
La questione è quindi totalmente politica e non meramente “tecnica” , da sempre usata come foglia di fico per coprire gli infiniti crimini finanziari.

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/03/22/la-crisi-bancaria-speculativa-e-soprattutto-politica/