RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 FEBBRAIO 2021

Bradley, ex capo stazione CIA sulla situazione italiana
https://www.youtube.com/watch?v=92Dm7VCmpBY

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

12 FEBBRAIO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

L’incoscienza dei casi crea casi di coscienza

ANDREA EMO, Aforismi per vivere, Mimesis, 2007, pag. 90

 

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SOMMARIO

Che tipo di propaganda preferite?
Il report segreto che imbarazza Berlino: dati gonfiati per giustificare le misure anti Covid
Vaccino Covid – Uno scenario da incubo
L’Europa legalizza la pedofilia con un trucco: e l’Italia esegue gli ordini
Guerra di nervi tra Cina e Usa per l’esercitazione di due portaerei
Conte, Finmeccanica e l’Ambasciata USA dietro la frode per far fuori Trump
Filmato dell’ex esponente CIA censurato da youtube 
Instagram cancella l’account di Robert F.Kennedy Jr. con oltre 800.000 iscritti
La singolarità tecnologica ridefinirà il senso di essere umani o macchine
6° passo – Come cancellare debito pubblico e spread
10 Anni di carcere – in UK arrivano i Criminali Covid
LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA 
Avvocati denunciano l’Ordine dei Medici
Si vax No Vax? Perché non vaccinarsi non può essere causa di licenziamento
Weidmann: i suoi sogni sono i nostri incubi. Fallimenti e inflazione (solo tedesca) in arrivo
LA CESSIONE DI SOVRANITÀ È REATO 
Becchi a Canale Ponte Milvio: “Sovranismo europeo è possibile”
Cosa c’è dietro l’inversione a U della Lega in Europa
ECCO COSA SUCCEDERÀ CON IL VACCINO MRNA A MILIONI DI PERSONE NEI PROSSIMI MESI.
Spotify vuole spiare le nostre emozioni?

 

 

 

IN EVIDENZA

Che tipo di propaganda preferite?

Dmitry Orlov
cluborlov.blogspot.com

Quale tipo di propaganda preferite, quella russa o quella americana? Dato che non si può dire che nessuna delle due rappresenti la vera e imparziale verità (il termine “propaganda” è un indizio evidente) e dato che per voi sembra importante conoscere la vera imparziale verità (per favore, ditemi perché) potrebbe non piacervi nessuna delle due. Ma è una di quelle situazioni in cui si deve scegliere, perché dire la nuda e cruda verità in modo sufficientemente dettagliato e fattuale vi farebbe sicuramente addormentare. Ormai ho imparato come tenere sveglio un pubblico, ed è raccontando una storia, una narrazione, se volete. E una storia, per essere interessante, deve avere un protagonista principale e uno o più antagonisti. Questo è il modo in cui funzionano i nostri cervelli di scimmia, quindi non biasimatemi!

A proposito di cervelli, la propaganda americana sembra decisamente in stato di morte cerebrale: è sedativa, soporifera, sonnolenta e stupefacente (questo, a proposito, è un espediente poetico chiamato allitterazione). Basta guardare questi stupidi titoli (leggermente modificati per l’effetto):

“Il malvagio dittatore russo avvelena il principale candidato dell’opposizione russa con un’arma chimica.”
– “Il malvagio dittatore russo arresta il principale candidato dell’opposizione russa.”
– “Milioni di Russi protestano contro l’arresto del principale candidato dell’opposizione russa.”
– “Gli Americani sono pronti ad imporre ulteriori sanzioni alla Russia per l’avvelenamento e l’arresto del principale candidato dell’opposizione russa e per impedire ad un consorzio russo-tedesco di completare un gasdotto indispensabile per l’economia per la Germania” (Oops! Una delle due mi è scappata!)

Permettetemi di spiegarvi perché questo assalto della propaganda americana sta avendo risultati opposti a quello desiderato.

Prima di tutto, notate il principale strumento retorico usato: la ripetizione. Continuano ad apparire frasi chiave come “Putin, il malvagio dittatore russo” e “il principale candidato dell’opposizione russa.” Secondo il grande propagandista nazista Joseph Goebbels, “se dite una grande bugia e la ripetete più e più volte, la gente alla fine ci crederà.” Se pensate che Putin sia un dittatore malvagio o che Alexei Navalny sia uno dei principali candidati dell’opposizione russa, allora Goebbels aveva ragione. Ma si può anche dimostrare che Goebbels aveva torto se pensiamo che il 60% di popolarità di Putin (nel luglio 2020, secondo il Centro Levada pro-occidentale, un agente straniero registrato che opera in Russia) lo rende più popolare di qualsiasi altro leader al mondo. Questo piccolo fatto, da solo, dovrebbe servire come antidoto a Goebbels.

Un altro segno rivelatore del fatto che si è sottoposti a propaganda è l’uso di un altro strumento retorico chiamato antonomasia. Questa è una buona cosa da ricordare. Implica l’uso di un epiteto, di solito artificiale, al posto di un significante fattuale. Un significante fattuale sarebbe “Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa.” L’epiteto antinomico è “diabolico dittatore russo.” Un significante fattuale è “Alexei Navalny, criminale condannato e agente dei servizi segreti stranieri.” L’epiteto antinomico è “principale candidato dell’opposizione russa.” Vedete la differenza?

Leggendo o guardando le notizie che arrivano dagli Stati Uniti (propaganda americana), si potrebbe supporre che “Alexei Navalny, il principale candidato dell’opposizione russa” sia un prigioniero politico quando, in realtà, “Alexei Navalny, criminale condannato e agente dei servizi segreti stranieri” è stato arrestato per aver violato le condizioni della sua libertà condizionata dopo due condanne penali per appropriazione indebita e frode. È stato incastrato, forse, o è stato vittima delle circostanze?

Una delle condanne penali di Navalny riguarda l’acquisto fraudolento, a prezzi artificialmente bassi, di legname da una società statale e la relativa rivendita a prezzi di mercato, intascando la differenza. L’altra sua condanna penale riguarda lui e il fratello, che, all’epoca, lavorava per il servizio postale del governo russo. [I fratelli Navalny] avevano convinto l’azienda Yves Rocher a pagare un onere supplementare per utilizzare il loro servizio speciale di spedizione invece del servizio postale del governo russo, creando così un business fraudolento, mettendo buste dentro altre buste e intascando la differenza.

Contro di lui sono attualmente pendenti numerose altre accuse civili e penali, che vanno dalla diffamazione di un veterano della Seconda Guerra Mondiale all’incitamento di minori a commettere atti illegali e all’appropriazione indebita di oltre 365 milioni di rubli (oltre 5 milioni di dollari). In un raptus di gelosia aveva anche sparato più volte ad un uomo disarmato, mirando alla testa, ma il caso è stato archiviato, probabilmente grazie alle connessioni politiche della donna in questione. Questo solleva alcune domande: perché gli è stata concessa la libertà vigilata dopo non una, ma due condanne diverse? Perché gli è stato permesso di lasciare il Paese mentre era in libertà vigilata? Perché il governo è stato lento nel perseguirlo per gli altri motivi?

Ancora più importante, può essre Navalny considerato un candidato dell’opposizione? I criminali condannati non possono candidarsi nelle elezioni russe, quindi come può essere candidato? Inoltre, la maggior parte dei suoi sostenitori sono minorenni e sono stati indotti a partecipare alle manifestazioni di protesta contro la sua detenzione guardando video su TikTok e YouTube creati espressamente per la loro fascia di età. Questi sostenitori minorenni non possono votare perché non hanno l’età. Come può qualcuno che non può candidarsi ed è sostenuto da un numero insignificante di non votanti essere considerato un candidato leader? Insignificante direte voi? Nonostante gli sforzi degli organizzatori, solo poche migliaia di persone sono scese in strada a Mosca e San Pietroburgo. In città così gigantesche, queste cifre percentuali di solito vengono arrotondate a zero.

Come può Navalny essere stato avvelenato con il Novichok? Il Novichok è un’arma chimica di grado militare, progettata per uccidere rapidamente ogni essere vivente in un’enorme estensione di territorio. È un veleno binario, un gas creato mescolando due sostanze chimiche, che si diffonde rapidamente. Se Navalny fosse stato avvelenato nel suo hotel, ci sarebbe stato un hotel pieno di cadaveri. Se fosse stato avvelenato mentre andava all’aeroporto, l’auto in cui si trovava sarebbe stata rinvenuta piena di cadaveri. Se fosse stato avvelenato sull’aereo dove si è ammalato, l’aereo sarebbe precipitato perché tutti i passeggeri e i piloti sarebbero morti. L’assenza di cadaveri in ogni tappa dei suoi vari viaggi dimostra che non è stato avvelenato con il Novichok. Ancora più importante, se l’idea era di ucciderlo, perché è ancora vivo? Dobbiamo supporre che questo gas tossico possa essere somministrato ad una dose omeopatica abbastanza bassa da evitare di uccidere anche una sola persona? Se sì, a quale scopo?

La risposta a tutte queste domande è che Navalny non è solo uno strumento della propaganda americana. È anche uno strumento della propaganda russa. Come criminale condannato, non può candidarsi a nessuna carica. Come politico, è un eunuco con un bel falsetto. Come strumento dei servizi speciali stranieri (in particolare americani) e della propaganda americana, sta facendo un favore alla Russia. Il suo uso dei social media stranieri per corrompere la gioventù russa invitando dei ragazzini a scendere in strada per manifestare, illegalmente e nel bel mezzo di una pandemia, ha spinto la pesante burocrazia russa a dare un giro di vite ai social media di proprietà straniera. Se verrà adottata la normativa attualmente in fase di discussione, [i social stranieri] perderanno il 10% del loro reddito, se continueranno a peccare ancora in questo modo. È anche probabile che [questi social] saranno vietati in Russia, come è già successo in Cina e in India. Non sarebbe un problema: la Russia ha i suoi di social media, altrettanto validi.

Ancora più importante, come personaggio molto promosso (con finanziamenti stranieri) ma totalmente falso e disgustoso, Navalny ha portato lo scompiglio nelle file delle forze di opposizione più legittime, distruggendo in gran parte qualsiasi movimento di opposizione russo. Questo è utile, perché la Russia non ha bisogno di un’opposizione politica e tende naturalmente verso l’orizzonte sovietico definito dallo slogan “Il popolo e il partito sono uno!” Anche gli Stati Uniti tendono verso un regime monopartitico, con i Democratici dello stato profondo in pieno controllo e i Repubblicani che calano i pantaloni per paura di essere perseguiti come terroristi interni. Questo è probabilmente ciò che dovrebbe accadere, perché una crisi globale esistenziale richiede unità di intenti e non è un buon momento per l’opposizione e l’indecisione.

Infine, Navalny offre alla propaganda russa una vittoria passiva. Gli Americani pensano, grazie a Navalny, di avere 4 assi e un jolly (Navalny è il jolly) mentre quello che hanno veramente in mano è una coppia di inutili due. In tutto questo c’è solo un pericolo: quando gli Americani capiranno che Navalny è inutile per loro ma prezioso per la Russia, potrebbero cercare di ucciderlo (per sempre questa volta). Pertanto, il posto più sicuro per tenerlo in vita è una prigione russa. Fortunatamente, il numero di crimini che ha commesso rende questa supposizione perfettamente legittima. Se per lui tutto andrà bene, rimarrà in un limbo permanente, servendo da avvertimento a tutti i criminali pagati dagli stranieri, i cosiddetti “principali candidati dell’opposizione.

Per completezza, cosa dovremmo fare delle minacce americane di imporre ulteriori sanzioni alla Russia perché Navalny ha violato le condizioni della sua libertà condizionata? La posizione russa di default sulle sanzioni è “più sanzioni, per favore!” Più sanzioni ci sono, meglio è per la Russia, perché forniscono l’impulso alla sostutizione delle importazioni. La Russia, negli ultimi anni, ha fatto molti progressi in questo settore, rendendosi molto meno dipendente dalle importazioni critiche. La prossima frontiera è quella della sostituzione delle esportazioni: sostituire le esportazioni di materie prime con i prodotti ad alto valore aggiunto realizzati per il mercato interno. Anche il Tesoro degli Stati Uniti ha ammesso che ulteriori sanzioni contro la Russia sono, nel migliore dei casi, inutili.

Per quanto riguarda gli sforzi concertati degli Stati Uniti per ostacolare il completamento del gasdotto NordStream 2, dovremmo chiedere ai Tedeschi come pensano di rimanere una potenza industriale senza carbone (perché è sporco), senza energia nucleare (perché Fukushima), con il vento e il sole (variabili e quindi inaffidabil) e senza gas naturale russo a buon mercato per compensare le fluttuazioni del vento e del sole e per prevenire i blackout della rete elettrica. Forse non è possibile. E forse hanno capito che le tanto vantate “molecole della libertà americana”, in realtà, non esistono. Ma questo è un argomento per un altro giorno.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2021/01/which-kind-of-propaganda-do-you-prefer.html
28.02.2021

FONTE: https://comedonchisciotte.org/che-tipo-di-propaganda-preferite/

 

 

 

Il report segreto che imbarazza Berlino: dati gonfiati per giustificare le misure anti Covid

Un documento commissionato per conto del ministero dell’Interno tedesco, e firmato da un gruppo di autorevoli esperti, sarebbe servito a giustificare le misure restrittive decise dalla Germania per limitare la diffusione del Sars-CoV-2. Peccato che quel report, rimasto top secret, conteneva numeri gonfiati e profezie drammatiche mai avveratesi. Il rapporto parlava di un milione di morti e ben sette tedeschi su dieci contagiati dal virus. Niente a che vedere con la realtà dei fatti, visto che oggi, a un anno dallo scoppio della pandemia, la Germania conta quasi 63mila morti e 2,29 milioni di contagiati.

In sostanza, le tetre previsioni degli scienziati, riunite nel citato documento richiesto dal ministro dell’Interno, Horst Seehofer, sarebbero state utilizzate da Berlino come giustificazione. Per cosa? Semplice: per spiegare ai cittadini le ferree chiusure imposte dall’alto. Ma non è finita qui, perché pare che il tutto sarebbe stato volutamente drammatizzato per volere di Seehofer.

Rischiamo di trovarci di fronte a un caso che, se dovesse essere confermato, potrebbe avere serie ripercussioni sul governo tedesco e fungere da pericoloso precedente per tanti altri Paesi. Anche perché sul web, da mesi, stanno circolando teorie del complotto di ogni ordine e grado. Una notizia del genere non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco e alimentare sospetti e sfiducia nei confronti delle istituzioni.

Il report segreto

La bomba è stata lanciata da uno scoop realizzato dal settimanale Die Welt, che ha fatto luce su vari aspetti sconcertati. Si parla, ad esempio, di una fitta corrispondenza interna, tra mondo politica e della scienza, finalizzata a drammatizzare a dismisura le minacce portate dal coronavirus. L’unico obiettivo sarebbe stato quello di convincere l’opinione pubblica ad accettare le rigide misure di contenimento.

Ricordiamo infatti che un anno fa, quando furono scoperti i primi contagi in Italia, anche la Germania stava iniziando a fare i conti con alcuni focolai. L’esecutivo tedesco doveva scegliere che cosa fare, tra l’affidarsi a un approccio soft o a un secco giro di vite. Alla fine prevalse la seconda opzione che, di lì a poco, avrebbe provocato la chiusura di scuole e negozi, oltre alla limitazione di gran parte delle libertà individuali dei cittadini e l’elevazione a dogma imprescindibile del cosiddetto distanziamento sociale.

In altre parole, la quotidianità di una nazione stava cambiando per sempre. Lo stesso sarebbe poi avvenuto praticamente in tutto il resto del mondo, tranne sporadiche eccezioni. In ogni caso, in quei giorni Seehofer avrebbe incontrato il virologo Christian Dorsen e Lothar Wieler, quest’ultimo a capo dell’Istituto Robert Koch, l’organizzazione responsabile del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in terra tedesca. L’incontro convinse il ministro a tenere tutto chiuso fin oltre il periodo pasquale.

Giustificare le chiusure

Si sarebbe così creato un conciliabolo tra i rappresentanti di alcune università tedesche e istituti – soggetti in prima linea nel fornire indicazioni sulla pandemia – e alcuni rappresentanti della politica (si fa il nome di Markus Kerber, sottosegretario all’Interno nonché ombra del ministro Seehofer). Il 19 marzo Kerber scrisse un messaggio ai suoi interlocutori, spiegando che il Ministero avrebbe voluto creare “una piattaforma di ricerca ad hoc” con vari istituti al fine di “pianificare la situazione” e programmare le prossime mosse. Ovvero: scegliere quali “misure preventive e repressive” adottare.

Sembra che il sottosegretario abbia paragonato la situazione Covid a quella dell’Apollo 13. Kerber avrebbe persino chiesto ai suoi interlocutori – professori e ricercatori – i loro numeri di telefono privati perché nessuno sapeva “per quanto tempo le reti funzioneranno in maniera affidabile”. A parlare, ricordiamolo, secondo il Die Welt sarebbe un responsabile della sicurezza nazionale della Germania.

In seguito, il Ministero avrebbe dettato la linea da seguire agli scienziati e seguito minuziosamente il loro lavoro. Nel giro di qualche giorno, sui media tedeschi iniziarono ad apparire messaggi sconcertanti (“Molte persone gravemente malate verranno portate in ospedale, per poi essere respinte emorire a casa agonizzanti”). Insomma, il senso di una simile mossa sarebbe stato evidente: infondere un po’ di sana paura così da giustificare il pugno duro.

FONTE: https://it.insideover.com/societa/il-report-segreto-che-imbarazza-berlino-dati-gonfiati-per-giustificare-le-misure-anti-covid.html

Vaccino Covid – Uno scenario da incubo

Mike Whitney
unz.com

Immaginate se, a tutti gli effetti, il vaccino Covid contribuisse alla diffusione dell’infezione invece che ad arrestarla. Riuscite ad immaginare che catastrofe sarebbe? Sfortunatamente, ci sono segnali che è proprio quello che sta succedendo nei paesi che hanno attuato i programmi di vaccinazione più aggressivi.

Prendiamo Israele, per esempio. Nelle ultime 6 settimane, Israele ha vaccinato circa il 40% della sua popolazione di 9 milioni di persone, compresa la quasi totalità di quelle nella fascia di età più vulnerabile, quella degli ultrasessantenni.

È un bel risultato. Inoltre, secondo il dottor Daniel Landsberger, medico capo del Maccabi Healthcare Services.

“Solo 1 su 10.000 di quelli che hanno ricevuto il vaccino si è infettato con il Covid e nessuno di loro è stato ricoverato. Speriamo che, per la metà di marzo, si possa tornare alla vita normale.” (NBC News)

Sembra tutto così bello, ma allora dobbiamo chiederci perché [in Israele] le vaccinazioni hanno di recente rallentato il passo e come mai il governo è alla ricerca di modi per costringere il pubblico a farsi vaccinare.

Perchè cosa del genere? Perché la gente esiterebbe a farsi vaccinare di fronte ad un successo così sorprendente?

Leggete questo estratto da un articolo del Times of Israel intitolato “Mentre la domanda dei vaccini crolla, Israele può ricorrere a programmi di incentivazione.”

“Mentre lo sforzo vaccinatorio di Israele, leader mondiale, sta rallentando a causa di un crollo della domanda, il Ministero della Salute e alcune aziende private stanno cercando dei modi per incentivare gli Israeliani a farsi vaccinare…. È stato deciso che sarà presentato per l’approvazione del Ministero delle Finanze un piano che permetterebbe alle HMO [Health Maintenance Organizations] di dare un’incentivazione economica ai membri del personale che convinceranno i pazienti a farsi vaccinare.

Il comune di Givatayim offrirà una detrazione fiscale sulle tasse comunali ad ogni famiglia vaccinata.

Pelephone, Yes! e Bezeq International [aziende di telefonia] hanno annunciato una collaborazione con la società di beneficenza “Latet,” a cui doneranno un pasto caldo destinato ai bisognosi per ognuno dei loro 4.000 dipendenti che accetterà di farsi vaccinare

Ci sono stati anche segnali preoccupanti da parte di operatori medici che hanno rifiutato di farsi vaccinare… La domanda è scesa del 50% da quando, il 12 gennaio, era stato vaccinato il numero record di 240.000 Israeliani. Non abbiamo spiegazioni sul perché la gente non venga….” (“As demand for vaccines plummets, Israel may resort to incentive programs“, The Times of Israel)

Che ve ne pare? Pasti gratis, detrazioni fiscali e persino ricchi bonus in busta paga. Chi non coglierebbe l’opportunità di farsi iniettare un intruglio sperimentale che è stato sviluppato in soli 8 mesi, ha saltato i test critici sugli animali, non ha mai terminato la fase 3 della sperimentazione sugli esseri umani e che è stato commercializzato in modo molto più stravagante di qualsiasi altro presidio farmaceutico della storia?

Sono tutti pazzi cospirazionisti e anti-vax o sono solo persone comuni che seguono le notizie e traggono le loro conclusioni sull’efficacia e la sicurezza di questi “innovativi” vaccini mRNA? La scorsa settimana, lo scrittore Alex Berenson ha riassunto così la situazione sul suo account Twitter:

“In Israele la campagna vaccinale è crollata. Gli Israeliani NON sono anti-vax. I normali vaccini per l’infanzia vengono somministrati fino al 98% [della popolazione]. Ma sanno che i vaccini Covid sono diversi. E sono abbastanza intelligenti da chiedersi perché la loro epidemia non sia ancora terminata dopo quasi due mesi di vaccinazioni di massa.” Alex Berenson.

Il punto è proprio questo. Non c’è alcuna indicazione che la strategia vaccinale di Israele stia funzionando, anzi, il contrario. Guardate questo trafiletto da un articolo di Gilad Atzmon alla Unz Review:

“Ynet sottolinea che… dopo sei settimane di isolamento la situazione non è migliorata affatto. Nonostante Israele sia in testa all’esperimento mondiale di vaccinazione di massa, il suo tasso di trasmissione del COVID è tra i peggiori del mondo occidentale.

L’articolo di Ynet riporta che “domani alle 7:00 del mattino finirà il terzo lockdown, un mese e mezzo dopo il suo inizio, e i dati sul COVID sono oggi assai peggiori rispetto alla situazione iniziale… All’inizio del terzo lockdown, alla fine di dicembre, la percentuale dei test positivi era del 4,9%, i pazienti critici ricoverati erano 949, i casi verificati 4.010….. Martedì, il tasso di positività era dell’8,9%, i pazienti 1.101 e i casi verificati erano 7.183. Anche il numero R, che determina se l’epidemia si sta diffondendo, negli ultimi giorni è risalito nuovamente a 1.” (“Israel’s Third Lockdown- a Spectacle of Failure,” The Unz Review)

Ok, quindi, secondo ogni standard oggettivo, la situazione è peggio di prima. E ciò che è particolarmente preoccupante è che il vaccino potrebbe benissimo avere un ruolo nel perpetuarsi della crisi.

Come potrebbe essere? Ecco come continua l’autore:

“Il numero combinato di Israeliani vaccinati e di quelli che, in passato, erano guariti dal COVID avrebbe dovuto fornire ad Israele un’immunità di gregge relativamente forte, sufficiente a sconfiggere il virus o almeno a ridurre il suo tasso di riproduzione. Ma le esperienze sul campo suggeriscono l’esatto contrario. In Israele il tasso di trasmissione è più alto che in qualsiasi altro Paese. Infatti, la preoccupante correlazione tra vaccinazione di massa e aumento della patologia suggerisce che più si vaccina, più casi di COVID si trovano…

In breve, se dobbiamo imparare qualcosa dall’”esperimento israeliano,” si può concludere che, meno si vaccina, più l’intera comunità è sana.

Considerando il dato di fatto che i vaccinati si sono dimostrati relativamente immuni, almeno al momento attuale, l’unica spiegazione (che mi viene in mente) per il picco dei casi, dei decessi e dei mutanti negli stati dove viene praticata la vaccinazione di massa è  l’orribile possibilità che i vaccinati stiano effettivamente diffondendo il virus e, soprattutto, le sue forme mutanti (in particolare quella inglese). Questa possibilità deve essere indagata. E’ supportata da dati certi raccolti in paesi sottoposti a vaccinazione di massa, come gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Portogallo. Subito dopo l’inizio di una campagna di vaccinazione di massa si rileva un aumento esponenziale dei casi e, tragicamente, anche delle morti….” (“Israel’s Third Lockdown- a Spectacle of Failure“, The Unz Review)

Questo è un punto importante che deve essere sottolineato: gli unici Paesi dove stiamo vedendo questo “aumento esponenziale dei casi” sono “quelli che vaccinano in massa, come gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Portogallo.” È interessante notare che il forte aumento dei casi non segue il normale andamento delle infezioni respiratorie. L’analista dati britannico Joel Smalley, il 30 gennaio ha postato su questo argomento un video informativo in cui si documenta un improvviso picco di morti in tutta l’Inghilterra subito dopo il rilascio del vaccino; proprio così, i decessi sembrano corrispondere al lancio del vaccino. (England Mortality Analysis, Joel Smalley: vedi i minuti da 22 a 27)

Ancora da Atzmon:

“Da quando, a dicembre, Israele ha lanciato la sua vasta campagna di vaccinazione, abbiamo assistito ad un aumento esponenziale dei casi e dei decessi da COVID-19….le comunità ebraiche ortodosse, che erano state vaccinate in massa, hanno visto i casi di COVID aumentare di 16 volte, mentre gli Arabi israeliani, che si sono in larga parte astenuti dalla vaccinazione, hanno visto il numero di casi di COVID diminuire bruscamente….

Esaminando la situazione nei Paesi che erano impegnati nella vaccinazione di massa, come Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti, si nota che questi paesi avevano avuto un netto calo dei casi e dei decessi da COVID durante la fine di novembre e l’inizio di dicembre. Tuttavia, solo pochi giorni dopo che questi Paesi avevano iniziato le loro campagne di vaccinazione, il numero di casi di COVID, e di conseguenza dei decessi, erano schizzati in alto….

Sarebbe fondamentale verificare, per esempio, se l’aumento delle mutazioni letali che abbiamo visto in Gran Bretagna è legato alla vaccinazione di massa e alle sperimentazioni sui vaccini in corso nel Paese fin dalla scorsa estate. Anche il rapido cambiamento dell’età dei casi di COVID-19 che vediamo in Israele e in Gran Bretagna sembra essere correlato alla vaccinazione di massa.”
(A Brief Examination of Some Facts Related to Mass Vaccination, The Unz Review)

Quindi, quale potrebbe essere la causa di questo fenomeno? C’è qualche sostanza nel vaccino che potrebbe essere neutralizzata, in modo che la gente possa essere inoculata in modo sicuro senza paura di subire danni o di tramettere il virus?

Non ne ho idea, ma, il mese scorso, c’era un interessante articolo su Children’s Health Defense che sembrava proprio prevedere questo genere di eventi. Purtroppo, l’autore non forniva alcun rimedio alla crisi generata dai vaccini che potrebbe potenzialmente causare la morte di molti milioni di persone. Ecco un estratto esteso dell’articolo intitolato “In Rush to Create Magic-Bullet COVID Vaccines, Have We Made Matters Worse? [Nella fretta di creare un vaccino magico per il COVID, abbiamo forse peggiorato le cose?]

“Lo studio ha scoperto che i vaccini che non impediscono la trasmissione virale possono accelerare l’evoluzione di ceppi più virulenti e questo implicherebbe che i principali vaccini candidati potrebbero addirittura peggiorare la crisi COVID….

Quando un virus infetta una popolazione umana, sopravvivono solo i virus che hanno un ospite umano vivo. Se un virus è così patogeno da uccidere l’ospite che ha infettato, muore anch’esso. Pertanto, la mortalità dell’ospite, nel tempo, fa sparire le forme più gravi di qualsiasi virus. I tassi di infezione possono salire, ma la mortalità scende.

In uno studio del 2015 pubblicato su PLOS Biology, i ricercatori avevano ipotizzato che la vaccinazione può sovvertire questo processo, permettendo ai ceppi virali più virulenti (cioè più patogeni e potenzialmente mortali) di vivere in ospiti vaccinati per periodi di tempo prolungati senza uccidere gli ospiti stessi. Questi ospiti vaccinati, mentre sono infetti, rilascerebbero e diffonderebbero il virus, causando un’ulteriore trasmissione della malattia.

I ricercatori avevano dimostrato questa ipotesi con esperimenti su polli vaccinati per una malattia chiamata malattia di Marek, una patologia virale nota per decimare le aziende avicole. I polli vaccinati messi a contatto con ceppi più virulenti del virus della malattia di Marek si erano infettati ed erano rimasti infetti per periodi di tempo più prolungati. Erano anche diventati “super diffusori” del virus e avevano trasmesso il virus ai polli non vaccinati alloggiati insieme a quelli che avevano ricevuto il vaccino.

A causa della maggiore virulenza della malattia di Marek diffusa dai polli vaccinati, i polli non vaccinati di solito morivano subito dopo l’infezione.

Tuttavia, la parziale immunità parziale raggiunta dai polli vaccinati prolungava la loro sopravvivenza ed estendeva il periodo in cui erano infettivi e potevano continuare a diffondere la malattia.

Senza la vaccinazione, questi ceppi più virulenti della malattia di Marek sarebbero morti con il loro ospite e non avrebbero più fatto circolare il virus nella popolazione. Invece, i polli vaccinati erano diventati l’ospite perfetto per il virus, permettendogli di moltiplicarsi e diffondersi.

Questo fa sorgere la domanda sull’uso dei vaccini che non impediscono la trasmissione del virus o che non sono noti per impedire la trasmissione del virus. Nessuno degli attuali vaccini COVID-19 in distribuzione (Pfizer e Moderna) ha dimostrato di prevenire la trasmissione. Infatti, nei loro affrettati studi clinici portati a termine alla velocità della luce, la prevenzione della trasmissione non era tra gli end point contemplati.

Entrambi i vaccini erano stati invece testati per la loro capacità di prevenire i sintomi più gravi. In entrambi i casi, alcuni pazienti vaccinati si erano dimostrati ancora infetti. Senza la prevenzione della trasmissione, questi individui hanno diffuso il virus che doveva essere eradicato. Come affermano gli autori della ricerca del 2015 nel loro riassunto:

“Quando i vaccini impediscono la trasmissione, come è il caso di quasi tutti i vaccini usati nell’uomo, questo tipo di evoluzione verso una minor virulenza è bloccata. Ma quando i vaccini ‘hanno delle perdite’, permettendo almeno una certa trasmissione del patogeno, potrebbero creare le condizioni ecologiche che consentirebbero ai ceppi attivi di emergere e persistere.”

Con l’emergere delle forme più infettive di COVID-19 in circolazione in Europa, sembra che abbiamo creato la tempesta perfetta per prolungare la pandemia, piuttosto che ridurla. Nella nostra fretta di creare vaccini magici, abbiamo invece creato uno scenario che sta causando più dolore e più sofferenza?” (“In Rush to Create Magic-Bullet COVID Vaccines, Have We Made Matters Worse Worse?“, Brian Hooker Ph.D, Children’s Health Defense)

Non ho nulla da aggiungere.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/covid-vaccine-the-nightmare-scenario/
10.02.2021

FONTE: https://comedonchisciotte.org/vaccino-covid-uno-scenario-da-incubo/

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

L’Europa legalizza la pedofilia con un trucco: e l’Italia esegue gli ordini
di Gianni Lannes – visto su www.stampalibera.com,

fonte originale: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/10/leuropa-legalizza-la-pedofilia-con-un.html

Per l’Europa dei banchieri, dei politicanti prezzolati e dei burocrati, la nuova regola – verniciata con un sedicente ideale – da imporre a tutti i popoli del vecchio continente è inquietante: è lecito il sesso tra adulti e bambini. Non ci credete? Allora provate a leggere nell’idioma che preferite la Raccomandazione CM/Rec (2010) 5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. All’articolo 18 c’è scritto testualmente:
«Gli Stati membri dovrebbero assicurare l’abrogazione di qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali; dovrebbero inoltre adottare misure appropriate al fine di abrogare, emendare o applicare in modo compatibile con il principio di non discriminazione qualsiasi disposizione di diritto penale che possa, nella sua formulazione, dare luogo a un’applicazione discriminatoria».

Detto e fatto. L’Italia ha aderito prima di tutti. Infatti, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità, ha pubblicato le linee guida di una Strategia Nazionale LGBT per l’applicazione dei princìpi contenuti nella suddetta Raccomandazione. Protagonista indiscussa dell’operazione, il ministro del Lavoro con deleghe per le Pari opportunità Elsa Fornero che ha disposto due Direttive (2012 e 2013).

Ora, secondo il nostro ordinamento (articolo 606 quater codice penale), l’età del consenso (fissato in Italia a 14 anni) è la determinazione dell’età minima per disporre validamente della propria libertà sessuale e vi sono alcune condotte per le quali è dirimente il suo raggiungimento al fine di configurare o meno una condotta penalmente rilevante: minore di 13 anni: il consenso non viene considerato valido, indipendentemente dall’età dell’autore dei fatti; tra i 13 e i 14 anni: il consenso non è ancora considerato pienamente valido, ma esiste una causa di non punibilità nel caso in cui gli atti sessuali vengono compiuti consenzientemente con un minore di 18 anni, purché la differenza di età tra i due soggetti non sia superiore a tre anni; tra i 14 e i 16 anni: viene considerato validamente espresso il consenso, salvo che l’autore dei fatti sia l’ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore ovvero conviva con il minore, o che il minore gli sia stato affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia; tra i 16 e i 18 anni: viene considerato validamente espresso il consenso, salvo che il fatto venga compiuto con abuso di potere relativo alla propria posizione da una delle figure citate nel punto precedente.

La ratio della legge e di tutta la relativa giurisprudenza è pertanto quella secondo cui al di sotto di una certa soglia d’età minima (14 anni) «la violenza (da parte del maggiorenne) è presunta in quanto la persona offesa è considerata immatura ed incapace di disporre consapevolmente del proprio corpo a fini sessuali». Ora questa Raccomandazione europea, prontamente recepita dal, governo tricolore, auspica l’azzeramento di ogni distinzione d’età – in Italia come negli altri Paesi – col grave rischio di considerare domani lecite condotte oggi costituenti reato in un progressivo scivolamento culturale e giuridico verso il basso.

Se il criterio per considerare lecito e normale – e pertanto generatore di diritti – qualsiasi tipo di unione sessuale ed affettiva è la libertà ed il libero consenso delle parti, dopo aver sdoganato penalmente e quindi culturalmente i rapporti tra maggiorenni e minori anche di anni 14, si passerà a sdoganare l’incesto (che già oggi è reato solo in caso di pubblico scandalo) e la poligamia, in modo tale da richiedere per entrambi il riconoscimento giuridico con relativi diritti.

Se, infatti, l’ unico imperativo morale è la libertà che non può essere conculcata da nessun principio o legge naturale, non si vede perché un domani, in base a tali presupposti, due o tre donne consenzienti non potranno sposarsi con un uomo o viceversa (e quindi pretendere gli stessi diritti delle obsolete e banali famiglie monogamiche ed eterosessuali tradizionali) o un nonno sposarsi con la nipote consenziente o un padre con la figlia. Ciò che può apparire una provocazione, ma che sul piano logico-giuridico non lo è affatto, si spera sia sufficiente ad evidenziare la folle antropologia che sta alla base di tali documenti.

Per adeguarsi a questi deliranti programmi, il documento dell’UNAR impone l’obbligo di considerare l’omosessualità equivalente all’eterosessualità in tutto e per tutto, senza ammettere alcun dubbio. Anzi, tutto ciò che non rimanda a una piena approvazione di ogni diritto richiesto dalla comunità di lesbiche, gay, bisessuali e trans (LGBT) è automaticamente considerato omofobia, rientra cioè in quei “pensieri dell’odio” che la legge punisce severamente. In pratica è obbligatorio – per legge – pensare che le relazioni omosessuali siano una pratica assolutamente naturale e, perciò, sia anche sacrosanto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché come radice dell’omofobia viene indicato l’eterosessismo, vale a dire il pensare che solo il rapporto eterosessuale sia naturale.

Paradossalmente siamo all’inversione per legge di ogni diritto naturale. Siamo arrivati al punto che gli eterosessuali, coloro che giudicano innata e regolare la sessualità praticata tra individui di genere diverso, sono diventati soggetti malati o da rieducare.

“Gli omofobi sono cittadini meno uguali degli altri”. Lo ha detto Piero Grasso, presidente del Senato, partecipando ad una iniziativa in Senato in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia.
“Una corretta educazione su questi temi – ha sostenuto l’ex magistrato – la dobbiamo fare soprattutto per chi soffre di questa “malattia”, per chi vive male, sopraffatto da un’irrazionale paura, dal terrore di uscire di casa, dall’ansia di avere tra i suoi compagni di scuola, di lavoro, tra i suoi amici, i suoi familiari, una persona omosessuale. Diciamocelo, sono cittadini meno uguali degli altri, sono chiusi nel loro guscio, si frequentano solo tra loro, non allargano i loro orizzonti né il loro cerchio di amicizie. Temono i viaggi all’estero, le feste, gli studentati all’università, gli spogliatoi delle palestre. E’ un problema sociale che dobbiamo affrontare davvero, da subito, a partire dai più giovani. Dobbiamo farlo insieme, le istituzioni con le associazioni”.

Affermazioni farneticanti? Sono forse l’inquietante segnale di quanto sia degenerata la situazione e di quanto sia diffusa ormai l’irragionevolezza su tale questione a tutti i livelli, istituzionali, politici e massmediatici. Non a caso si fa riferimento a “incitamenti all’odio e alla discriminazione che permangono nelle dichiarazioni provenienti dalle autorità pubbliche e da alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche veicolate costantemente dai media italiani” che violerebbero spesso e volentieri questo punto, solo in quanto costoro rimangono fermi nella preferenza verso una sessualità non deviata e non uniformante a quella gay. E si preannunciano restrizioni alla libertà di esprimere opinioni non conformi, ovvero persino alla libertà di “avere opinioni” proprie.

La scuola sarà il principale teatro di operazioni per la creazione del nuovo cittadino con una nuova coscienza antidiscriminatoria mediante il cambiamento dei programmi scolastici e l’indottrinamento forzato per promuovere lo stile di vita LGBT. I cardini di questa iniziativa sono, ad esempio, l’ampliamento delle conoscenze e delle competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; il favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; il contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, per superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori e per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali; la realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; l’integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici; il riconoscimento presso il Ministero dell’Istruzione delle associazioni LGBT; corsi di approfondimento che daranno crediti formativi. Inutile dire che è previsto che siano direttamente le associazioni LGBT a gestire i corsi di istruzione sul tema. Le scuole divengono in tal modo campi di rieducazione in chiave omosessuale e di sdoganamento della pedofilia, le palestre dell’umanità del terzo millennio decadente e promiscua.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro il discorso è analogo, con l’aggiunta di corsie preferenziali per l’assunzione e la formazione di personale LGBT (dopo le quote rosa anche quelle arcobaleno) e di formazione per tutti i lavoratori sul tema per cancellare ogni residua resistenza. Corsi di formazione e iniziative varie che saranno finanziate con i fondi strutturali europei, vale a dire con i soldi, in massima parte, della Commissione Europea, ossia le nostre tasse. Questo indottrinamento è previsto poi per categorie specifiche che svolgono nel sociale particolari attività, dai giornalisti, ai tutori dell’ordine pubblico, al personale carcerario. 
Inoltre, è prevista un’inquietante “cabina di regia”: il “Sistema integrato di governance”, composto da UNAR, organizzazioni di gay e lesbiche, diversi ministeri, Ordine dei Giornalisti, sindacati. In tal modo il 20 novembre 2012 è stato costituito il Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT.

La Raccomandazione del Consiglio d’Europa che è alla base della Strategia Nazionale è infatti un protocollo cui si aderisce su base volontaria; non c’è alcun obbligo politico di recepirlo. E quindi è possibile per un nuovo governo ritirarsi dal progetto in qualsiasi momento. Il ministro delle Pari Opportunità, tuttavia, Josefa Idem, nel suo breve mandato, aveva già sposato la visione più radicale degli omosessuali, dichiarando di voler procedere nella direzione del matrimonio gay e di volerlo fare anche rapidamente. Nessuna meraviglia perciò se prossimamente tra i problemi reali che affliggono il Paese, tra la disperazione dei cittadini e degli imprenditori che arrivano al suicidio, tra i drammi delle famiglie e dei lavoratori travolti dalla crisi, tra le difficoltà dell’economia e le incertezze sul futuro degli italiani, la sinistra cercherà di inserire con manovre ricattatorie e ipocrite le problematiche (dell’immigrazione e quelle) dei gay. Saremo aggrediti dalla propaganda anti-omofoba, contro gli argini tradizionali della eterosessualità additata come colpa e malattia e martellati dalle richieste per i presunti diritti degli omosessuali a sposarsi, a ottenere riconoscimenti genitoriali per adozioni o “uteri in affitto” e a porsi in concorrenza sul terreno delle tutele e delle agevolazioni con le famiglie tradizionali, senza “discriminazioni” sessiste collegate ai concetti di normalità e naturalità. L’obiettivo ultimo è intuibile: permettere che gay e lesbiche possano sposarsi tra loro, costituire delle famiglie, adottare dei bambini e un domani (molto prossimo) poter avere dei figli propri accedendo all’inseminazione artificiale in “combinato disposto” con l’utero in affitto.

Ma cosa vuol dire discriminare? Vuol dire distinguere, differenziare, scegliere. Allora la discriminazione non è un male in sé, ma lo diventa quando essa è priva di valide ragioni e di senso. Se ad esempio impediamo ad un non vedente di pilotare un aereo noi lo stiamo discriminando ma, facendolo per una più che sacrosanta ragione, quella discriminazione sarà giusta. Altrettanto non si potrebbe dire se impedissimo allo stesso soggetto di salire a bordo del velivolo come passeggero. In questo caso la discriminazione sarebbe irragionevole e quindi ingiustificata. Come comportarci, quindi, con il non vedente?

Concedendogli tutto, forzando e piegando la verità delle cose per permettergli, a discapito degli altri, anche ciò che non può fare per una presa di posizione ideologica (ovvero costruita, artificiale, creata dall’uomo) o assecondando e sottomettendoci tutti alla realtà dei fatti e della natura? Perché allora non permettere che una coppia omosessuale possa sposarsi, adottare o avere dei propri figli? Perché discriminarli? Perché la “scelta”, la “distinzione”, la “discriminazione” è stata operata dalla natura? Essa ha scelto che un bambino possa nascere unicamente dall’unione di un uomo e una donna e che quell’ambiente familiare sia l’unico adeguato ad uno sviluppo ed una crescita psichica sana, positiva.

Cosa fare allora? Coartare, forzare, sottomettere la natura per dare a tali soggetti anche ciò che non gli appartiene, per permettergli ciò che non possono, o adeguarsi alla verità del concreto e del reale?
La storia ha più volte tragicamente insegnato che quando l’essere umano ha tentato di azzerare la realtà e la natura stessa dell’uomo per piegarla e sottometterla a una sua idea e visione del mondo “perfetto” ha dato vita ai peggiori abomini e crimini dell’umanità. Al contrario dell’omofilia, la pedofilia viene invece vista, giustamente, come un crimine spaventoso. A causa di questa contrapposizione tra un’omofilia (teorica e pratica) “buona” e una pedofilia “cattiva”, diventa difficile riflettere su un dato lampante: gran parte degli atti di pedofilia sono atti di pedofilia omosessuale. Sono cioè molto più frequenti le violenze subite da bambini maschi di quelle subite da bambine (in un rapporto, secondo le ricerche di Philip Jenkins sulla pedofilia di preti e pastori protestanti negli Usa, di circa 8 a 2). Mentre spesso si sottolinea il legame tra celibato ecclesiastico e pedofilia (che non è particolarmente significativo, dato che moltissimi pedofili sono sposati), si parla pochissimo di quello tra omosessualità – o bisessualità – e pedofilia, perché il conformismo dell’ideologia dominante e il “terrorismo intellettuale” di un movimento omosessuale sempre più aggressivo impediscono una seria riflessione al riguardo.

Eppure, basterebbe rileggere alcune delle affermazioni, passate e presenti, di numerosi esponenti del movimento omosessuale, per renderci conto che questo rapporto c’è, ed è significativo. Uno dei fondatori e teorici del movimento omosessuale italiano, Mario Mieli, così scriveva nel suo libro, del 1977, “Elementi di critica omosessuale” (pubblicato da Feltrinelli):
Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica“.

In tanta lucida follia, è stato quindi lo stesso Mieli a descrivere, oscenamente ma sinceramente, il rapporto che lega “le checche”, “i pederasti”, alla pedofilia. A questo signore, che tra l’altro si definiva anche “coprofago” (amava nutrirsi di escrementi) è intitolato un noto circolo di “cultura omosessuale” a Roma. Ciò ci spiega come ancora oggi il movimento omosessuale lo ritenga un pioniere e un punto di riferimento teorico.
Forse meno influente di Mieli, ma senz’altro più popolare alla platea televisiva, è Aldo Busi, lo scrittore omosessuale dichiarato e militante. Qualche anno fa, sulla rivista omosessuale Babilonia, il gayBusi pubblicò un articolo intitolato “Scusi mi dà una caramella?” in cui, tra le altre cose, chiosava le seguenti affermazioni:

«Che sarà mai se un ragazzino di 5 o 10 o 12 anni fa una sega a uno più in là negli anni o se la fa fare?… Un bambino senza curiosità sessuali è un bambino già subnormale… All’offerta sessuale del bambino bisogna che l’adulto responsabile dia una risposta sensuale e non una risposta astratta a base di rimproveri, ammonizioni e di sfiducia… Se per fare questo gli prende in mano il pisello o le si accarezza la passerina – gesti che io non ho mai fatto comunque con nessuno: sarà per questo che tutti i bambini e le bambine della mia vita mi hanno girato le spalle per sempre – che sarà mai?».

Parole rivoltanti, che affermano forse l’estraneità dell’omosessuale militante Busi dalla pratica pedofilica, ma anche la sua disgustosa giustificazione del fenomeno. Non solo di giustificazione teorica della pedofilia, ma anche della sua orribile pratica dà testimonianza è il libro Gran bazar, un volume pubblicato nel 1975 da Daniel Cohn Bendit, protagonista del Maggio francese, bisessuale, strenuo difensore dei “diritti gay”, già capogruppo dei Verdi al parlamento europeo.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=cohn+bendit 

Argomenta così Cohn Bendit, narrando delle sua esperienze di maestro in un asilo autogestito:
«… Il mio costante flirt con tutti i bambini assunse presto connotazioni erotiche. Potevo veramente sentire come all’età di 5 anni le piccole avevano già imparato a corteggiarmi. La maggior parte delle volte mi sentivo senza difese. Mi accadde diverse volte che i bambini mi aprissero la patta dei pantaloni e cominciassero ad accarezzarmi… Ma quando continuavano e insistevano io cominciavo ad accarezzarli». 

Era la Francia degli anni Settanta, in cui Sartre, la de Beauvoir, Foucault (il filosofo omosessuale che teorizzava la “pedofilia dolce”), Jack Lang e altri firmavano petizioni a favore della liberalizzazione dei rapporti sessuali con i minori. 
Certo, non tutti i teorizzatori della “normalità” della pedofilia sono omosessuali. In Italia Daniele Capezzone, già portavoce del Pdl, così commentava nel 1998 la decisione dei radicali di promuovere il convegno “Pedofilia e Internet”: 
«Al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, la pedofilia non può essere considerata un reato».

Nichi Vendola in una memorabile intervista a La Repubblica (“Il gay della Fgci”, pubblicata il 19 marzo 1985, – giorno della festa del papà – a pagina 4) così si era espresso:     
«Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione».
La rileggiamo. Dice esattamente così: «diritto dei bambini ad avere una sessualità tra loro o con gli adulti».

Possibile? In realtà il ragionamento non è nuovo, si trova in tutti i siti di pedofilia. Primo: nei bambini la sessualità si sviluppa molto prima di quanto non si creda. I più coraggiosi fissano anche l’età: 10-11 anni. Dunque, se la sessualità infantile si sviluppa così presto, è lecito considerare i bambini, anche a livello sessuale, al pari degli adulti. E parlarne. Semplice e chiaro. La dichiarazione, riportata da un quotidiano nazionale non da un bollettino qualunque, non suscita scalpore.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/03/19/il-gay-della-fgci.html

Solo Vittorio Feltri sul quotidiano Libero ha colto nel segno quando ha scritto: «C’è una lobby che difende i pedofili. Non immaginiamoci una massoneria segreta. La ragione sociale di questa combriccola è far sì che l’attrazione verso i bambini sia considerata, almeno giuridicamente, un orientamento sessuale lecito come un altro. In Parlamento o altrove, dovunque si è missionari di questa idea. A questo livello, oggi, si gioca la battaglia. Il modo è semplice: visto che l’omosessualità è socialmente – e giuridicamente – riconosciuta, basta assimilare ad essa la pedofilia e il gioco è fatto. Non c’entrano destra o sinistra. Si tratta di solidarietà tra chi la pensa allo stesso modo. Chi denuncia queste trasversalità, viene zittito».

Vendola ai giorni nostri ha negato pubblicamente di aver pronunciato quella frase, però La Repubblica non ha mai ricevuto né pubblicato una lettera di smentita o comunque di rettifica da parte di Vendola. Comunque pochi mesi dopo, ovvero il 6 maggio 1985 (pagina 4), la rivista Nuova Solidarietà riporta la stessa frase e sempre attribuita a Nichi Vendola. Citiamo di nuovo e la fonte, questa volta, non è La Repubblica: «diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti sessuali con gli adulti». 
L’avrebbe pronunciata davanti all’assemblea dei militanti della Fgci quando, nel marzo del 1985, venne eletto membro della segreteria nazionale. Dunque due testi, diversi e indipendenti tra loro, riportano lo stesso episodio. Evidentemente non fu solo il giornalista di Repubblica a capire male. Poco tempo fa lo stesso Vendola – fidanzato con un compagno canadese – ha dichiarato in un’intervista a Luca Telese: “Voglio un figlio”. Ma voi l’affidereste un bambino a Nichi Vendola?

Non è tutto. Ecco il fil rouge.  Dopo: il 24 ottobre del 1996 viene presentata in Parlamento una proposta di legge (numero 2551). Chi è il primo firmatario? Nichi Vendola. Il testo è agli atti. Si chiede di modificare la legge del 25 giugno 1993 «in materia di discriminazione». In pratica si propone di estendere le norme anti-discriminatorie già presenti per quanto riguarda la razza, l’etnia, la nazionalità e la religione, all’«orientamento sessuale». L’intento è nobile. Vuol dire non discriminare chi ha propensioni sessuali diverse dalla media. E chi non è d’accordo? Peccato che tra le righe passi un concetto pericoloso. Non a caso, quando in commissione venne discusso il testo, si scatenò una feroce polemica proprio su questa definizione: «orientamento sessuale». Un parlamentare di An accusò: in questo, modo si finisce per legalizzare la pedofilia.

E ancora: c’è la politicante Rosi Bindi appena nominata presidente della commissione parlamentare antimafia, e le sue relazioni con la comunità del Forteto in Toscana, dove minori hanno subito violenze e abusi sessuali.
Per la cronaca, secondo i dati ufficiali (sottostimati) del ministero dell’Interno in Italia scompaiono circa 2 mila bambini ogni anno, tanti dei quali oggetto di merce sessuale per adulti depravati che spesso, risiedono indisturbati e impuniti ai piani alti del potere. e delle gerarchie militari nonché giudiziarie.

FONTE: https://www.disinformazione.it/europa_legalizza_pedofilia.htm

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Guerra di nervi tra Cina e Usa per l’esercitazione di due portaerei

Il 9 febbraio il Csg (Carrier Strike Group) della portaerei Uss Theodore Roosevelt (Cvn-71) ha condotto operazioni insieme al Csg della Uss Nimitz (Cvn-68) nel Mar Cinese Meridionale.

Le navi e gli aerei dei due gruppi d’attacco, come si può leggere in dettaglio nel comunicato stampa della Settima Flotta, hanno coordinato le loro operazioni in un’area altamente trafficata per dimostrare la capacità della Marina degli Stati Uniti di operare in ambienti difficili.

Non è la prima volta che vengono effettuate operazioni di questo tipo con due portaerei nel Pacifico Occidentale – l’ultima volta è stata a luglio del 2020 – e se guardiamo allo storico delle esercitazioni di lungo periodo possiamo notare che, negli ultimi anni, la loro frequenza è aumentata per i ben noti attriti tra Cina e Stati Uniti che hanno condotto a una nuova Guerra Fredda.

Questa volta, però, la reazione cinese, affidata ai canali diplomatici, è stata più piccata del solito: mercoledì, il quotidiano di Stato cinese Global Times ha affermato che le manovre avevano “più significati simbolici e politici piuttosto che un significato militare”, per via della supposta “potenza dei missili balistici anti-nave cinesi”. Un esperto di armi cinese citato sempre dal Global Times ha detto che i missili Df-26 “killer per portaerei” di Pechino riescono a coprire l’intero Mar Cinese Meridionale e potrebbero annullare il vantaggio tattico dato dalla portaerei Usa. “In caso di guerra, le portaerei statunitensi devono stare lontane dalla regione per tenersi fuori portata dei missili cinesi”, ha detto Xu Guangyu, un consigliere senior della China Arms Control and Disarmament Association.

Gli Stati Uniti hanno risposto alle dichiarazioni cinesi per bocca dei comandanti dei due gruppi di portaerei. In una videoconferenza hanno respinto le critiche cinesi, e in particolare Doug Verissimo, comandante del gruppo d’attacco della Roosevelt, ha detto che l’incontro tra le due portaerei è avvenuto più per comodità che per intento di provocare i cinesi, che rivendicano la maggior parte dell’area e si oppongono alla presenza navale statunitense.

Come riporta Stars & Stripes, il comandante ha riferito che “il fatto che ci siamo riuniti nel Mar Cinese Meridionale era basato esclusivamente sul nostro piano di navigazione e sul percorso più efficiente da e per le nostre aree di competenza”.

La Uss Theodore Roosevelt è infatti in servizio di pattugliamento nell’area di operazioni della Settima Flotta, mentre la Uss Nimitz, la scorsa settimana, ha iniziato il suo viaggio verso casa a Bremerton, nello stato di Washington, dopo un esteso dispiegamento in Medio Oriente.

Il comandante del gruppo d’attacco della Nimitz, il contrammiraglio James Kirk, ha detto che le operazioni con due portaerei “non erano dirette contro nessuna nazione o in risposta a un qualsiasi evento”, ma intendevano “migliorare i nostri livelli di prontezza nella regione”.

L’ammiraglio Verissimo ha poi respinto l’accusa cinese: “dal mio punto di vista a livello tattico, non è simbolica”, mentre l’ammiraglio Kirk ha detto che “i gruppi di attacco non sono preoccupati per i missili cinesi” aggiungendo che “siamo sempre consapevoli delle capacità degli altri eserciti e operiamo in modo rispettoso di queste capacità, quindi non credo che preoccuparci sia qualcosa che facciamo”.

Sappiamo già che la politica statunitense verso la Cina non risulta cambiata col cambio di amministrazione alla Casa Bianca: gli Stati Uniti e i loro alleati nel Pacifico occidentale continuano a opporsi alla militarizzazione delle isole e delle barriere coralline nel Mar Cinese Meridionale da parte di Pechino e al tentativo di nazionalizzazione di quelle acque internazionali.

Verissimo ha poi affermato che la presenza e la capacità militare della Cina “è chiaramente aumentata” dai suoi precedenti schieramenti nella regione nel 2017 e nel 2018.

“Abbiamo visto un’espansione della loro capacità militare; un maggior numero di aeromobili, un maggior numero di navi utilizzate quotidianamente”, ha detto “non vorrei dedurre quale sia il loro intento […] ma il numero di forze che vediamo in tutti i domini è aumentato in modo significativo”.

In una conferenza stampa martedì, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha accusato gli Stati Uniti di aver inviato “navi e aerei nel Mar Cinese Meridionale per mostrare i muscoli” aumentando quindi il livello della tensione.

Del resto prima dell’esercitazione tra le due portaerei, la Marina statunitense aveva spedito, giovedì scorso, il cacciatorpediniere Uss John S. McCain attraverso lo Stretto di Taiwan ed il venerdì in una operazione Fonop (Freedom of Navigation Operation) nel Mar Cinese Meridionale.

“Questo non favorisce la pace e la stabilità nella regione”, ha detto ancora Wang, concludendo che “la Cina continuerà ad adottare le misure necessarie per difendere fermamente la sovranità e la sicurezza nazionali e collaborerà con i Paesi regionali per salvaguardare la pace e la stabilità nel Mar Cinese Meridionale”.

Se poco dopo le esercitazioni delle portaerei statunitensi del luglio 2020, l’Esercito Popolare di Liberazione cinese (Pla) aveva lanciato più missili balistici antinave nel Mar Cinese Meridionale in un’esercitazione militare, dimostrando la sua capacità di colpire obiettivi marittimi con missili balistici tipo Df-26 e Df-21D, questa volta Pechino sembra affidarsi più alla diplomazia, forse per cercare di dare un segnale di apertura al nuovo inquilino della Casa Bianca che ha avuto il suo primo colloquio col presidente cinese Xi Jinping, dove si sono confrontati su temi riguardanti Hong Kong, Taiwan e i diritti umani.

Il premier cinese ha immediatamente fatto sapere che considera le questioni “affari interni” della Cina, e quindi insindacabili, come era ampiamente prevedibile, pertanto la strada sembra già segnata, e non è escluso che questa attuale “guerra di nervi” a colpi di dichiarazioni della diplomazia non finisca presto in qualche altra azione militare dimostrativa come già avvenuto in passato, magari proprio in prossimità dello Stretto di Taiwan.

FONTE: https://it.insideover.com/guerra/cina-usa-esercitazione-due-portaerei-mar-cinese-meridionale.html

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Conte, Finmeccanica e l’Ambasciata USA dietro la frode per far fuori Trump

Le dichiarazioni bomba di un ex 007 americano: l’Italia e Conte hanno avuto un ruolo chiave nel complotto informatico internazionale per far fuori Trump. Tra i mezzi utilizzati i satelliti di Leonardo Finmeccanica

  

di Riccardo Corsetto

Riccardo Corsetto
Direttore L’UNICO

“Il Governo italiano e Conte sono direttamente coinvolti nella frode elettorale che ha condizionato le elezioni americane portando alla illegale vittoria di Joe Biden.” Dichiarazioni al tritolo quelle che l’ex spia CIA Bradley Johnson ha rilasciato al sito Intelreform.org. Secondo l’ex agente CIA a compiere l’hackeraggio ai danni di Trump sarebbe stata l’ambasciata americana a Roma, con la complicità di Leonardo, azienda partecipata al 30% dal governo italiano.

Leonardo, un tempo meglio nota col nome di Finmeccanica, secondo l’ex 007 U.S.A avrebbe utilizzato uno dei suoi satelliti per l’invio dei voti manipolati a Francoforte e poi inviati negli Stati Uniti per il tramite di Roma, come riporta  il giornalista Cesare SacchettiLeonardo S.p.A. è attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%. In Leonardo-Finmeccanica sono confluite le attività delle società precedentemente controllate come AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Selex ES, OTO Melara e Wass.  Leonardo è la decima più grande impresa di difesa del mondo e la terza più grande in Europa con entrate dal settore difesa che rappresentano il 68% del proprio fatturato. La società è quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. L’azienda è strutturata in 5 divisioni operative: Elicotteri, Velivoli, Aerostrutture, Elettronica e Sistemi per la Sicurezza e le Informazioni.

Conte nei giorni scorsi era stato oggetto di articoli di stampa che narravano di progetti per istituire enti di intelligence privati.

Il coinvolgimento del Governo tramite Leonardo. Le accuse dell’Ex agente CIA, Bradley Johnson

Secondo le parole dell’agente CIA Bradley Johnson il Governo Conte potrebbe avere avuto un ruolo fondamentale nel colpo di Stato internazionale che avrebbe compromesso la rielezione del Presidente Donald Trump. Recentemente è la Svizzera ad essersi trovata sotto la pesante accusa di complicità nel presunto colpo di Stato informatico, come sostenuto da Neal Sutz, blogger svizzero-americano, che ha denunciato il ruolo attivo della Svizzera nelle frodi alle Presidenziali USA. Secondo alcune fonti è nel piccolo paese elvetico che sarebbe partito il complotto che avrebbe modificato il voto americano.

Scylt, il software svizzero legato a Dominion

Tutto parte da Scylt, ha denunciato Neal Sutz, un software acquistato dal servizio di poste nazionale svizzero, che è direttamente implementato nei dispositivi elettronici Dominion, il server al centro dello scandalo USA, direttamente collegato al magnate Soros e alla famiglia Clinton, e grazie al quale centinaia di migliaia di voti sarebbero stati spostati da Trump a Biden. Secondo Sutz, la Svizzera non avrebbe mai informato l’amministrazione Trump dei gravi difetti del software Scylt, noto al governo elvetico, e ha aggiunto di avere le prove del complotto che i legali del presidente Trump avrebbero acquisito.

https://www.lunico.eu/conte-finmeccanica-e-lambasciata-usa-dietro-la-frode-per-far-fuori-trump/

Il blitz delle teste di cuoio USA e la sparatoria con la CIA

Johnson sostiene che anche l’Italia abbia giocato un ruolo determinante nelle operazioni di frode elettorale in America e conferma la veridicità dell’intervento militare delle forze speciali USA per recuperare i server di Dominion a Francoforte. Sul caso si era espresso anche il Generale statunitense McInerney, affermando che durante quel blitz sarebbe avvenuto uno scontro a fuoco tra militari USA e agenti della CIA. Uno scenario degno della migliore letteratura spy, smentita dall’Esercito USA ma avallata da Bradley Johnson.

Secondo l’ex spia, i dati oggetto di hackeraggio sono stati trasmessi da Francoforte a Roma, presso l’Ambasciata USA di via Veneto, dando a Roma un ruolo centrale nel presunto complotto elettorale internazionale.

La notte americana del 3 novembre scorso – otto del mattino ora italiana – lo spoglio dei voti fu interrotto simultaneamente, come dimostrano alcuni video ufficiali tratti dal circuito chiuso del seggio di Atlanta e che su questo giornale abbiamo ampiamente documentato.

A quel punto, sostiene Johnson, mentre i brogli erano già ampiamente avviati, gli hacker si accorgono che “Trump stava sopra a Biden per un numero elevatissimo e imprevisto di voti” tanto da rendere vana e non sufficiente la manipolazione per farlo perdere.

Ecco allora che sarebbe entrata in azione l’ambasciata USA in Italia, coordinando l’hackeraggio ed elaborando “nuovi algoritmi”,  sostiene l’ex agente CIA, per far vincere il candidato DEM, Joe Biden.

Il ruolo dell’Ambasciata USA a Roma

L’ambasciatore USA in Italia, Lewis Eisenberg

Fantascienza o realtà? Non vi racconteremmo questa storia se non provenisse da un ex membro del servizio di spionaggio più potente del mondo. L’ambasciatore americano in Italia è Lewis Eisenberg, molto critico del disimpegno militare di Trump nel mondo, e molto vicino ai salotti neocon sionisti collegati al circuito Goldman.

Bradley Johnson mostra anche una fotografia: quella – sostiene – di un uomo del Dipartimento di Stato Americano, sbarcato all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino. Secondo l’ex agente CIA l’uomo fu ospitato presso l’ambasciata USA di via Veneto per coordinare le operazioni di hackeraggio durante le operazioni elettorali.

Johnson torna quindi sul ruolo di ponte giocato da Leonardo Finmeccanica, di cui Alessandro Profumo è amministratore delegato, nominato dal governo Gentiloni e poi  riconfermato da Conte. Lo stesso Profumo che recentemente è stato condannato a 6 anni per aggiotaggio.

Chi è Bradley Johnson

Bradley Johnson si è ritirato da Senior Operations Officer e Capo della stazione presso la Direzione delle operazioni della Central Intelligence Agency. Ha prestato servizio in patria e all’estero con numerosi incarichi spesso durante periodi di conflitto armato. Ha prestato servizio all’estero a diretto sostegno della guerra contro il terrorismo Johnson è un esperto senior certificato in questioni di controspionaggio con una vasta esperienza diretta nel campo. È un esperto in questioni di intelligence e sorveglianza.

Ha esperienza in ambienti operativi pericolosi con il più alto livello di formazione e una vasta esperienza diretta nel settore commerciale per aree pericolose. La sua comprovata esperienza si estende anche ad ambienti operativi negati (i più difficili e restrittivi) con i più alti livelli di formazione offerti ovunque nell’USG o nel mondo e una vasta esperienza diretta.

trump e powell
Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, e il Presidente della Banca Centrale USA, Jerome Powell

Johnson ha gestito la parte estera del programma PIFWC (Persons Indicated For War Crimes) e ha prestato servizio all’estero come capo stazione più volte. È un membro iscritto della The Cherokee Nation. Da quando si è ritirato dalla CIA, ha diretto una società di formazione legata all’intelligence.

Nell’estate del 2017, Johnson ha fondato l’organizzazione no-profit Americans for Intelligence Reform per creare consapevolezza per la corruzione politica e le capacità ridotte all’interno della comunità dell’intelligence e per aumentare il sostegno alle famiglie della CIA che hanno perso un membro della famiglia nell’esercizio delle loro funzioni . Il signor Johnson parla spesso in università, chiese ed eventi.

McFiles interview: Election, Rome, Leonardo Co. – how they tie together

(L’UNICO)

FONTE: https://www.lunico.eu/conte-finmeccanica-e-lambasciata-usa-dietro-la-frode-per-far-fuori-trump/

 

 

 

Filmato dell’ex esponente CIA censurato da youtube 

https://www.youtube.com/watch?v=92Dm7VCmpBY

Il filmato censurato da youtube a cui fa riferimento l’articolo “Conte, Finmeccanica e l’Ambasciata USA dietro la frode per far fuori Trump” è il seguente: https://www.youtube.com/watch?v=92Dm7VCmpBY

 

 

 

Instagram cancella l’account di Robert F.Kennedy Jr. con oltre 800.000 iscritti

liberopensare.com

Facebook ha rimosso la pagina Instagram del nipote dell’ex presidente John F. Kennedy, un noto critico dei vaccini con 800.000 abbonati. Il gigante della tecnologia ha recentemente intensificato la sua offensiva su quella che giudica disinformazione sul Covid-19.

L’account Instagram di Kennedy con il suo enorme seguito è stato cancellato mercoledì.

“Abbiamo rimosso questo account per aver condiviso ripetutamente affermazioni smentite sul coronavirus o sui vaccini” ha detto Facebook, confermando la cancellazione della sua popolarissima pagina.

L’account è stato eliminato poco dopo che il Washington Post ha riferito di aver avvisato il social network di proprietà di Facebook del post di Kennedy con la clip virale da “Planet Lockdown”.

Screenshot Instagram Robert F. Kennedy Jr.

Il video è un’intervista con protagonista l’alleata di Kennedy, Catherine Austin Fitts, che ha lavorato come assistente segretaria per l’edilizia nell’amministrazione George H.W. Bush.

Nella clip, che da allora è stata rimossa da YouTube, Facebook e altri social media affermati, Fitts sostiene che la campagna di vaccinazione contro Covid-19 è un sinistro complotto ideato da una cabala globale e che i vaccini possono cambiare il DNA delle persone o renderle sterili.

Kennedy, noto per essersi già espresso scetticamente sui vaccini molto prima della pandemia, ha ripubblicato il video il 29 dicembre. Secondo quanto riferito, aveva raccolto circa 900.000 visualizzazioni prima che fosse rimosso. Vanta anche un considerevole seguito di 214.000 persone su Twitter, tuttavia il suo account lì sembra non essere stato toccato.

Kennedy Jr. ha attirato aspre critiche per la sua posizione anti-vaccino dai media mainstream, con Jake Tapper della CNN che lo ha etichettato come una “minaccia” per aver definito il dottor Anthony Fauci un

“personaggio molto sinistro che ha consegnato l’America a Big Pharma”.

La rimozione dell’account di Kennedy è collegata all’inasprimento da parte di Facebook della censura sulle affermazioni relative al coronavirus che non sono in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e di altre autorità sanitarie su un livello superiore.Screenshot Robert F. Kennedy Jr. Twitter

A partire da lunedì scorso, Facebook ha promesso di cancellare tutti i post con “affermazioni che sono state smascherate” secondo cui il Covid-19 è creato dall’uomo o prodotto artificialmente e che i vaccini possono essere pericolosi, inefficaci o causare autismo.

Il colosso dei social media ha notato che anche se i post non sono in conflitto con la sua politica, i “fact-checker di terze parti” possono comunque etichettare e retrocedere il contenuto che ritengono fuorviante.

Allo stesso tempo, la società si è impegnata a “condurre la più grande campagna mondiale” per promuovere informazioni “autorevoli” sulla campagna di vaccinazione.

Fonte: https://liberopensare.com/instagram-cancella-laccount-di-robert-f-kennedy-jr-con-oltre-800-000-iscritti/

Fonte originale: https://www.rt.com/usa/515216-vaccine-skeptic-kennedy-instagram-removed/

Pubblicato il 11.02.2021

FONTE: https://comedonchisciotte.org/instagram-cancella-laccount-di-robert-f-kennedy-jr-con-oltre-800-000-iscritti/

 

 

 

DIRITTI UMANI

La singolarità tecnologica ridefinirà il senso di essere umani o macchine

FONTE: https://comedonchisciotte.org/la-singolarita-tecnologica-ridefinira-il-senso-di-essere-umani-o-macchine/

 

 

 

 

ECONOMIA

6° passo – Come cancellare debito pubblico e spread

 

Febbraio 12, 2021 posted by Fabio Conditi

In questo momento, nonostante i deficit enormi che lo Stato italiano sta facendo, nonostante il debito pubblico abbia raggiunto un massimo storico, sia in valori assoluti che come rapporto debito/PIL, stiamo assistendo al paradosso che lo spread si mantiene su livelli molto bassi.

Tanto per avere un’idea di quanto la situazione sia diversa rispetto al passato, confrontiamo i dati di oggi con quelli del 2011, quando il nostro paese ha rischiato il default per l’aumento dello spread e dei rendimenti sui titoli di stato:

  • oggi abbiamo chiuso il 2020, con lo spread stabile poco sopra i 100 punti, nonostante il nostro debito pubblico sia di circa 2600 mld di euro e il PIL sia arrivato a 1650 mld di euro, con un rapporto debito/PIL che ha ormai superato il 160%;
  • nel pieno della crisi del novembre 2011, lo spread era schizzato a 574 punti, ma avevamo un debito pubblico di circa 1900 mld di euro e un PIL pari a 1600 mld di euro, quindi con un rapporto debito/PIL molto inferiore, pari a circa il 120%;

Che cosa sta succedendo? Come mai il debito pubblico non spaventa più i mercati?

Chi detiene il debito pubblico italiano

Quando si parla di debito pubblico, non bisogna fermarsi solo al numero totale, come dimostra il Giappone che ha un debito pubblico molto superiore al nostro, ma in realtà è molto più importante analizzare chi sono i detentori di questo debito, valutando se esso è interno ai confini nazionali o esterno.

In questa tabella della Banca d’Italia possiamo vedere che i detentori del debito pubblico nel 2010-2011 erano molto diversi da quelli attuali. In particolare i detentori esteri prima del 2011 erano quasi il 50%, mentre oggi sono solo il 25-30%.

Ma la cosa più interessante è quel 20% di titoli di stato detenuto dalla Banca d’Italia, pari a circa 500 mld di euro, che lo ha acquistato con il Quantitative Easing della BCE. La Banca d’Italia è una istituzione di diritto pubblico, che fa parte degli organismi dello Stato, tant’è che gli interessi pagati su questi titoli, rientrano nell’utile della nostra banca centrale e sono al 95% girati alla fine dell’anno allo Stato stesso. Quindi in definitiva non sono un vero e proprio debito per lo Stato, ma una sorta di partita di giro, dove la Banca d’Italia (con il QE deciso dalla BCE) in sostanza monetizza i Titoli dello Stato emessi e li trasforma in moneta.

Si è cioè scoperta l’acqua calda, perché in un sistema monetario che utilizza una moneta fiat, cioè creata senza valore intrinseco e senza alcun legame con l’oro, il denaro può essere sempre creato dallo Stato, in quanto titolare della sovranità fiscale e quindi l’unico soggetto che può dichiarare di accettarlo per il pagamento delle tasse.

Il ricatto del debito pubblico

Giornali, tv, siti web, blog; non c’è forse argomento più dibattuto che non sia il debito pubblico italiano, la sua origine, il suo costo ed i problemi ad esso correlati. Per ora, a causa delle crisi economica e sanitaria dovuta alle restrizioni imposte per il Covid19, l’argomento debito pubblico come spauracchio è stato temporaneamente abbandonato.

La poderosa azione della BCE di acquisto di grandi quantità di Titoli di Stato sui mercati secondari, rende il problema del debito pubblico oggi inesistente, perché i Titoli dello Stato possono essere collocati sui mercati a tassi dì interesse vicini allo zero o addirittura negativi, proprio perché la domanda di titoli è superiore all’offerta di nuova emissione.

Considerato però che la situazione è temporanea e dovuta alle restrizioni del Covid19 che speriamo finiscano prima possibile, i cosiddetti esperti economici hanno già ricominciato a lanciare l’allarme sul debito pubblico troppo alto. Per questo è necessario approfittare di questo momento di calma, per affrontare e risolvere il problema alla radice.

Il Presidente del Parlamento Europeo Davide Sassoli ha provato a parlare della possibile cancellazione di una parte del debito detenuto dalle banche centrali, ma è stato subito redarguito dalla Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, come abbiamo raccontato in questo articolo https://monetapositiva.it/sherlock-holmes-e-il-mistero-del-debito-pubblico/.

È vero che nei Trattati Europei c’è il divieto esplicito, per la BCE, di prestare denaro agli Stati, secondo quanto contenuto nell’art.123 del TFUE, ma oggi nella realtà questo divieto viene superato continuamente da un Quantitative Easing che permette alle banche centrali nazionali di detenere quote sempre più consistenti del debito dei loro stati. Il fatto che questo debito sia acquistato sui mercati finanziari secondari anziché direttamente dagli Stati, è solo una differenza formale e non sostanziale, come ha più volte provato ad argomentare la Corte Costituzionale tedesca nelle sue Sentenze, dichiarandosi più volte contraria.

Quindi per quale motivo questo debito non viene cancellato, visto che è stato acquistato con denaro creato dal nulla e che non è costato niente alla collettività ?

Cancellare anche solo una parte del debito pubblico, farebbe magicamente scomparire tutte le argomentazioni che tutte le istituzioni sovranazionali, come l’UE, la BCE, il FMI, le Agenzie di Rating, stanno da anni alimentando per influenzare le politiche economiche dell’Italia, ricattandola con l’aumento dello spread. Obbligandola a politiche di austerity ed impedendogli di fare politiche espansive nei momenti di crisi economica come quello attuale, quando è assolutamente necessario invece immettere maggiore denaro nell’economia reale.

Il risparmio degli italiani

Se vogliamo tornare ad avere il controllo del nostro debito pubblico, dobbiamo evitare che buona parte del nostro debito sia detenuto da istituzioni finanziarie straniere, perché hanno tutto l’interesse a condizionare le politiche economiche dell’Italia, al solo fine di strappare maggiori rendimenti e maggiore garanzia di restituzione del capitale

Considerato che la ricchezza finanziaria degli italiani è molto alta, pari a circa 4.500 mld di euro, quasi 2 volte tutto il debito pubblico, lo Stato potrebbe emettere Titoli di Stato a breve scadenza e bassi rendimenti, che sono da sempre l’investimento preferito delle famiglie italiane, mentre i titoli di stato a più lunga scadenza (10, 20 e 30 anni) sono in genere quelli preferiti dagli speculatori finanziari.

Quello che servirebbe è riconquistare la fiducia dei risparmiatori italiani, offrendo loro una serie di soluzioni per loro interessanti, per convincerli a dirottare sui titoli di stato i loro risparmi. In questo modo lo Stato garantirebbe il pieno rispetto dell’art.47 della Costituzione, che impone appunto di incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme.

Proposte concrete e realizzabili

Obiettivo di qualsiasi Governo dovrebbe essere quello di evitare i ricatti e le ritorsioni dei mercati finanziari, facendo in modo che i titoli di stato siano acquistati principalmente per tutelare il risparmio degli italiani e non per fare speculazione finanziaria. In questo modo abbiamo anche un altro vantaggio non secondario, quello che gli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico rimangono in Italia.

1) Consolidare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia

Abbiamo già visto ed analizzato tutte modalità con le quali il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia si può rendere inoffensivo, evitando la necessità che lo Stato rimborsi quei titoli di stato alla scadenza, costringendo la nostra banca centrale a ricomprarli sui mercati finanziari anziché direttamente dallo Stato perché vietato dall’art.123 del TFUE.

Basta consolidare solo i Titoli di Stato detenuti da Banca d’Italia, trasformandoli in titoli di stato irredimibili, cioè senza scadenza, e con rendimento perpetuo, che tanto viene alla fine dell’anno girato comunque allo Stato, come abbiamo visto nel passo precedente.

2) Dichiarare che i Titoli di Stato hanno valenza fiscale

I Titoli di Stato di nuova emissione possono essere dichiarati anche a valenza fiscale, cioè i detentori dopo la scadenza potranno scegliere, in alternativa al pagamento in euro da parte dello Stato, di utilizzare i titoli come “sconto” per la riduzione delle tasse. In questo caso, al valore nominale del titolo potrà essere aggiunto un interesse pari a quello del titolo, applicato per il periodo che va dalla scadenza fino al giorno del suo effettivo utilizzo come detrazione fiscale.

In questo modo si evitano le speculazioni finanziarie al ribasso, perchè si riduce notevolmente il rischio di perdere il capitale in quanto, se anche lo Stato non dovesse rimborsare il titolo alla scadenza, si potrà utilizzare il titolo anche per pagare le tasse. In pratica sarebbe una garanzia ulteriore soprattutto per gli investitori ed i risparmiatori italiani.

3) Utilizzare una banca pubblica per acquistare titoli di stato

Creare una o più banche pubbliche che possano ricevere prestiti dalla BCE a tasso oggi negativo e con essi comprare titoli di stato, in modo da far rientrare in ambito pubblico gli interessi pagati dallo Stato, come fa anche la Germania con le sue banche pubbliche. In questo modo si riduce notevolmente il costo degli interessi, che ammontano oggi a circa 60 mld di euro l’anno.

4) Migliorare le aste, ampliando la platea di banche dealers

Collocare i titoli solo attraverso aste competitive, perché in grado di realizzare il vantaggio maggiore per lo Stato, che a parità di Titoli incassa più soldi.

Passando dal meccanismo di collocamento con asta marginale a quello con asta competitiva, essendo sicuramente meno conveniente per gli investitori, si potrebbe verificare l’ipotesi che non tutti i titoli vengono acquistati.

In questo caso si può anche utilizzare la Banca d’Italia come “parcheggio” per i titoli invenduti, che saranno collocati in aste successive fino al completo collocamento sul mercato. Anche questo è un comportamento che la Germania fa da tempo, e questo è un altro dei motivi per cui lo Spread aumenta.

Per migliorare i risultati nelle aste, è necessario anche aumentare la platea di “banche dealers”, cioè i cosiddetti “specialisti in titoli di stato”, gli unici ammessi a partecipare alle aste sul mercato primario. Oggi sono solo n.16 banche, di cui solo n.3 italiane (Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena e Unicredit, che però è controllata da azionisti esteri). Una maggiore partecipazione da parte di banche italiane potrebbe generare maggiore concorrenza e determinare un minore costo per lo Stato.

5) Privilegiare i CCT rispetto ai BTP

Considerato che oggi i rendimenti sui titoli di stato sono ai minimi storici, se lo Stato offrisse prodotti finanziari con rendimenti netti dell’1%, lo Stato potrebbe finanziare il deficit senza bisogno di  investitori esteri. Oggi più di 1800 mld di euro sono fermi sui depositi bancari e non rendono niente a chi li possiede, quindi basterebbe poco per convincere i risparmiatori italiani a cambiare la destinazione dei propri risparmi.

Tanto semplice quanto praticabile.

Lo Stato smette di emettere BTP e inizia a collocare al loro posto, BOT, CCT e CTZ che sono immuni dallo spread e che con un rendimento inferiore all’1%, permetterebbe di dirottare gran parte della disponibilità finanziaria degli italiani su questi titoli, eliminando gli acquisti da parte di investitori stranieri che non troverebbero più i titoli di Stato appetibili a fini speculativi.

6) Conti di Risparmio

Molto più interessante la nostra proposta di istituire CdR, Conti di Risparmio, un particolare tipo di conto corrente dove chi deposita una somma, è come se avesse acquistato dei titoli di stato, ma dematerializzati e rimborsabili a richiesta, senza la necessità di venderli sui mercati finanziari.

Il vantaggio per i cittadini e le imprese, è che questi Conti di Risparmio hanno il capitale garantito dallo Stato, che non è soggetto al bail-in, hanno un rendimento minimo garantito e possono anche essere usati come strumento di pagamento senza la necessità di disinvestirli.

Conclusioni 

Queste sono solo alcune delle soluzioni concrete e realizzabili, che permetterebbero di gestire senza problemi il nostro debito pubblico, arrivando addirittura a cancellarne definitivamente una parte.

In questo video vengono trattate anche altre soluzioni specifiche sia per gestire il debito pubblico, che per ridurre lo spread sui mercati finanziari (cioè il differenziale di rendimenti tra i nostri BTP a 10 anni ed i Bund tedeschi).

VIDEO QUI: https://youtu.be/bmB-3-YAFjQ

Nei prossimi passi scopriremo che lo Stato ha ancora la sovranità monetaria e anche che può usarla per reperire risorse finanziarie, senza emettere obbligatoriamente titoli di debito, ma semplicemente emettendo nuovi strumenti monetari che non devono essere restituiti e non comportano il pagamento di interessi.

Perché LORO non molleranno facilmente, ma NOI NON MOLLEREMO MAI.

La moneta sarà di proprietà dei cittadini e libera dal debito.

© Fabio Conditi, Presidente dell’associazione Moneta Positiva

https://monetapositiva.it/

FONTE: https://scenarieconomici.it/6-passo-come-cancellare-debito-pubblico-e-spread/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

10 Anni di carcere – in UK arrivano i Criminali Covid

di Simon Black

All’inizio di questa settimana, gli onorevoli politici del Regno Unito hanno introdotto nuove e rigide regole di viaggio Covid.

Tieni presente che il Regno Unito ha già alcune delle regole Covid più severe al mondo in questo momento. Le persone devono restare a casa ed uscire solo se hanno una “scusa ragionevole”.

Chiunque partecipi a un raduno di più di 15 persone deve affrontare multe salate di 800 sterline (circa $ 1.100 USD) e chiunque organizzi tale raduno rischia una multa di 10.000 sterline.

Tutte le attività “non essenziali” vengono chiuse. E, proprio come i criminali incarcerati, i britannici possono fare esercizio all’aperto una volta al giorno.

Ora, quelle regole sono già in vigore nelle ultime settimane. Ma lunedì il governo ha stabilito regole severe per i viaggiatori.

Con effetto immediato, chiunque arrivi nel Regno Unito dalla cosiddetta “lista rossa” dei paesi (inclusi tutto il Sud America, Panama, la maggior parte dell’Africa meridionaleEmirati Arabi Uniti, Portogallo, ecc.) Deve acquistare un pacchetto di quarantena che costa circa $ 2.400 a persona.

Le regole richiedono che i viaggiatori della lista rossa siano in quarantena negli hotel approvati dal governo (non a casa) e il pacchetto include alloggio, test, ecc.

Come ulteriore misura, le nuove regole minacciano anche multe e reclusione fino a DIECI ANNI se qualcuno viene trovato a mentire sul proprio viaggio al fine di evitare il pacchetto di quarantena.

Avete letto bene. Dieci anni di prigione.

Il governo britannico, naturalmente, ha difeso la gravità di queste sanzioni, con il Segretario alla sanità che ha affermato: “Non mi scuso per la forza di queste misure. . . Le persone che violano queste regole ci mettono tutti a rischio “.

Questo è il tipico pensiero meschino di classe da paura.

Credono che Covid sia un flagello così terribile che nessuna misura è troppo dura, nessuna libertà è off limits. E chiunque non sia sufficientemente terrorizzato è una minaccia per la salute pubblica e la sicurezza nazionale.

Questa è la stessa logica fanatica che ha causato lo smantellamento totale delle nostre libertà dopo l’11 settembre. Il terrorismo è stato il terribile flagello vent’anni fa e, analogamente, nessuna misura era troppo dura, e nessuna libertà off limits, per proteggerci da esso.

La ragione è stata completamente abbandonata. Anche voci molto in vista definiscono “assassino” chiunque non sia d’accordo con loro.

Alla fine di dicembre, ad esempio, un ricercatore medico britannico ha dichiarato a BBC Radio che le persone che non si allontanano socialmente e indossano maschere “hanno sangue sulle mani“.

Ma che dire di tutte le persone che sono morte o sono state gravemente ferite A CAUSA delle misure Covid?

Che dire del drammatico aumento dei suicidi, dell’alcolismo e degli abusi domestici?

Che dire dell’allarmante aumento dell’autolesionismo tra i bambini?

Che dire del numero incalcolabile di persone che non si rendono conto di avere un cancro incontrollato che cresce dentro di loro, perché hanno avuto paura di sottoporsi a mammografie di routine, pap test, colonscopie, ecc. Che avrebbero preso un tumore maligno precocemente?

Mi sembra che questi governatori pro Covid … e i gatti domestici che li incoraggiano … hanno le LORO mani che grondano di sangue.

Per non parlare del fatto che minacciare qualcuno con dieci anni di carcere per aver mentito sulla propria storia di viaggio sembra completamente assurdo, soprattutto se confrontato con altre linee guida sulla condanna.

Risulta, ad esempio, che secondo la sezione 61 (2) (a) del Sexual Offenses Act del 2003, la somministrazione di droghe a qualcuno al fine di averci rapporti sessuali indesiderati (ad esempio Bill Cosby) può comportare una condanna minore rispetto al nuove regole Covid.

In effetti, mi sono preso la libertà di fornire un elenco parziale di altri crimini nel Regno Unito che comportano una condanna uguale o minore rispetto alla sanzione penale per menzogna sulla storia del proprio viaggio all’estero:

– Violenza sessuale: 10 anni [Sezione 3 (4) (b) della legge sui reati sessuali del 2003]

– Aggressione a sfondo razziale: 2 anni [Sezione 29, Crime and Disorder Act del 1998]

– Sottrazione di minori: 7 anni [Sezione 4, Child Abduction Act del 1984]

– Attività sessuale con un bambino: 5 anni [Sezione 16, Legge sui reati sessuali del 2003]

– Intenzione di ferire Sua Maestà la Regina: 7 anni [Sezione 3, Treason Act del 1842]

– Possesso di pornografia infantile: 3 anni [Sezione 66, Coroners and Justice Act del 2009]

– Causare la morte per guida incauto: 5 anni [Sezione 20, Legge sulla sicurezza stradale del 2006]

Quindi, in sintesi, stupratori, traditori, suprematisti bianchi violenti, assassini e pedofili possono ricevere condanne più leggere per i loro crimini rispetto a chi mente di essere stato in Portogallo.

FONTE: https_www.sadefenza.org/?url=https%3A%2F%2Fwww.sadefenza.org%2F2021%2F02%2Fuk-arrivano-i-criminali-covid%2F

 

 

LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA 

PER LE SU È VALIDA ED EFFICACE LA CESSIONE DEL CREDITO IRES DA PARTE DEL COMMISSARIO LIQUIDATORE

 Daniele Cimarelli – 12 02 2021

Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione, con la Sentenza n°2608/2021, depositata in Cancelleria il 04/02/2021 hanno pronunciato un nuovo principio di diritto in tema di circolazione dei crediti delle procedure concorsuali.

La vicenda processuale. La vicenda su cui si sono pronunciate le Sezioni Unite Civili riguarda la richiesta di rimborso di un credito Ires, effettuata da un Istituto di Credito nei confronti di una Società Cooperativa a Responsabilità Limitata in liquidazione coatta amministrativa. Il contratto sottostante al credito Ires, oggetto della richiesta dell’Istituto di Credito, era stato stipulato dal commissario liquidatore nel 2010, benché la procedura di liquidazione coatta amministrativa si fosse chiusa con decreto del 28 gennaio 2008 da parte del Tribunale di Pavia, con cancellazione della società dal Registro delle Imprese il successivo 18 aprile 2008.

Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate rigettò la richiesta di rimborso attraverso l’istituto del silenzio-rifiuto. La società impugnò tale silenzio-rifiuto dinanzi al giudice di primo grado. A questo punto la Pubblica Amministrazione finanziaria motivò il suo diniego sostenendo che l’Istituto di Credito aveva acquistato il credito fiscale quando, ormai, il commissario liquidatore non era più titolato a cederlo, in quanto era già cessato dalla carica,  a causa della chiusura della procedura concorsuale. Per di più, continuava l’Agenzia delle Entrate, il credito tributario a quell’epoca neanche esisteva, in quanto non era stata ancora presentata la dichiarazione finale dei redditi dalla quale esso sarebbe poi scaturito.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale di Pavia sia la Commissione Tributaria Regionale della Lombardia hanno accolto le ragioni dell’Istituto di Credito, condannando l’Agenzia delle Entrate a pagare alla Banca l’importo del credito fiscale contestato.

Per di più, la CTR della Lombardia ha osservato sul punto che la dichiarazione dei redditi con l’eventuale indicazione del credito verso l’Erario va fatta entro i sette mesi successivi alla chiusura della procedura di liquidazione coatta amminitrativa; il che comporta per legge una prorogatio dei poteri del commissario liquidatore.

E proprio l’impossibilità di determinare con esattezza il credito prima della chiusura della procedura spiega, ad avviso del giudice d’appello, lo scambio di corrispondenza relativo alla cessione tra la società cooperativa cedente e l’Istituto di Credito cessionario; laddove il contratto di cessione munito dei requisiti di forma previsti dall’articolo 69 del R.D n° 2440/1923 è stato appunto stipulato dopo la chiusura.

Da quanto sopra, la CTR della Lombardia ha concluso che, come il commissario liquidatore è legittimato, dopo la chiusura della procedura, a presentare la dichiarazione dei redditi relativa al maxi-periodo concorsuale, così è legittimato a cedere il credito che pur sempre emerge dalla dichiarazione.

Il contrasto giurisprudenziale rimesso alle S.U.. Successivamente, la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione ha emesso l’Ordinanza interlocutoria n° 10129 del 28 maggio 2020. Con tale Ordinanza è stato portato all’attenzione delle Sezioni Unite Civili il contrasto giurisprudenziale concernente la valutazione del rapporto tra il sistema della tassazione in acconto fissato dall’art. 26, comma 2, del DPR 600/73 e la tassazione del reddito delle procedure concorsuali liquidatorie, con particolare riferimento alla circolazione dei crediti delle procedure concorsuali.

In pratica, si è chiesto alle Sezioni Unite, da una parte, se sussista le legittimazione del commissario liquidatore di una procedura di liquidazione coatta amministrativa a chiedere il rimborso del credito Ires da eccedenza di imposta versata a titolo di acconto, liquidato all’atto della presentazione della dichiarazione dei redditi ai sensi dell’art.10, comma 4, del DPR 600/73, successivamente all’archiviazione della procedura; e, dall’altra, se sussista la legittimazione del commissario liquidatore di una procedura di liquidazione coatta amministrativa a chiedere il rimborso del credito Ires da eccedenza di imposta versata a titolo di acconto, il cui importo sia stato acquisito dalla procedura cedente prima della predisposizione del piano di riparto finale, ma sia divenuto certo, liquido ed esigibile successivamente all’archiviazione della procedura per effetto della dichiarazione presentata, anche successivamente alla suddetta archiviazione e alla cancellazione della società, quale attività meramente esecutiva, effettuata in regime di prorogatio, volta a dare attuazione all’archiviazione della procedura concorsuale.

La decisione delle Sezioni Unite. Le Sezioni Unite chiariscono, preliminarmente, che si tratta di un credito scaturito dalle ritenute d’acconto sugli interessi attivi di conti correnti bancari maturati a favore della procedura, in base al disposto dell’art.26 DPR 600/73.

A tal fine, continuano le Sezioni Unite, i sostituti d’imposta hanno l’obbligo di operare le ritenute d’acconto sugli interessi derivanti da conti correnti e da depositi bancari e postali anche quando l’impresa a favore della quale sono corrisposti sia sottoposta a liquidazione coatta amministrativa, in virtù del principio di uguaglianza tributaria.

Di norma, però, il credito da eccedenza è accertato soltanto alla fine della liquidazione. Quindi, spiegano i giudici di legittimità, qualora vi sia un residuo attivo imponibile, dall’imposta che risulterà dovuta si devono scomputare gli acconti prelevati dal sostituto nel corso della procedura e versati all’Erario, mentre il diritto al rimborso totale o parziale delle somme è destinato a manifestarsi nell’impotesi in cui, in base ai risultati del conto di gestione e del bilancio finale, non siano dovute imposte sui redditi d’impresa o siano dovute imposte per un ammontare inferiore a quello delle ritenute d’acconto.

Se questa è la regola, spiegano le Sezioni Unite Civili, la stessa rischia di entrare in frizione col regime delle procedure concorsuali.

Per risolvere tale contrasto le Sezioni Unite richiamano, innanzitutto, il disposto dell’articolo 80 del Tuir, in tema di “Riporto o rimborso di eccedenze” . Tale disposizione, al comma 1, afferma che “se l’ammontare complessivo dei crediti…, delle ritenute d’acconto e dei versamenti in acconto di cui ai precedenti articoli è superiore a quello dell’imposta dovuta il contribuente ha diritto, a sua scelta, di computare l’eccedenza in diminuzione dell’imposta relativa al periodo d’imposta successivo, di chiederne il rimborso in sede di dichiarazione dei redditi ovvero di utilizzare la stessa in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n° 241″.

Con tale norma deve essere collegata e coordinata, secondo gli Ermellini, la disposizione contenuta al successivo articolo 183 del Tuir, ovviamente nel testo applicabile all’epoca dei fatti. Tale norma, in tema appunto di “Fallimento e liquidazione coatta”, al comma 2, individuando il c.d. maxi-periodo concorsuale, prevede che “il reddito d’impresa relativo al periodo compreso tra l’inizio e la chiusura del procedimento concorsuale, quale che sia la durata di questo ed anche se vi è stato esercizio provvisorio, è costituito dalla differenza tra il residuo attivo e il patrimonio netto dell’impresa o della società all’inizio del procedimento, determinato in base ai valori fiscalmente riconosciuti”.

Da ciò deriva come logica conseguenza, secondo i supremi giudici, che in relazione a questo periodo il reddito d’impresa risulta dalle dichiarazioni iniziale e finale che devono essere presentate dal curatore o dal commissario liquidatore; ma il curatore o il commissario liquidatore presentano la dichiarazione concernente il risultato finale delle operazioni di liquidazione entro i sette mesi successivi alla chiusura del Fallimento o alla cessazione della liquidazione.

Per tali motivi, è il ragionamento delle S.U., la tassazione non opera, quindi, in relazione ai risultati economici della gestione di ciascun periodo d’imposta, ma con riguardo ad una grandezza patrimoniale, data dalla differenza tra il residuo attivo risultante al termine della procedura e il patrimonio netto all’inizio della stessa, che si riferisce ad un periodo d’imposta unico.

Secondo le S.U. Civili, quindi, né il curatore né il commissario liquidatore potranno fare applicazione dell’articolo 80 del Tuir, perché, non sussistendo i presupposti per la compensazione, non si può computare in diminuzione in un periodo d’imposta successivo l’eccedenza accertata.

Se questa è la normativa cui fare riferimento per trovare la soluzione del contrasto giurisprudenziale rimesso alle S.U. della Cassazione, le stesse S.U. non possono fare a meno di evidenziare i diversi orientamenti formatisi sulla questione posta all’interno della stessa Suprema Corte.

Da una parte, infatti, si è sostenuto che in caso di fallimento, come pure in caso di liquidazione coatta amministrativa, la dichiarazione concernente il maxi-periodo concorsuale, che presuppone il compimento di tutte le operazioni necessarie alla definizione del rapporti giuridico- economici facenti capo alla procedura, in mancanza di un’espressa previsione di legge che lo vieti e in considerazione del fatto che il legislatore prevede il termine ultimo, ma non quello iniziale per ottemperarvi, è presentata in modo legittimo ed efficace anche prima della chiusura della procedura.

D’altra parte, vi è la tesi in base alla quale, avvenuta l’estinzione della società per effetto della cancellazione dal registro delle imprese, il diritto al rimborso spettante per l’eventuale eccedenza corrisposta può essere esercitato dai soci pro quota e sul rimborso ottenuto si possono soddisfare i creditori rimasti insoddisfatti nella procedura concorsuale.

Infine, secondo i giudici di legittimità, ciò che si rivela dirimente per la decisione del giudizio è la questione concernente la cessione avvenuta in corso di procedura concorsuale.

E, a questo proposito, le S.U affermano che il credito Ires poteva essere oggetto di cessione nel corso della procedura.

L’articolo 106 della Legge Fallimentare, in materia di “Cessione dei crediti, dei diritti e delle quote, delle azioni, mandato a riscuotere”, stabilisce, infatti, che “il curatore può cedere i crediti, compresi quelli di natura fiscale o futuri, anche se oggetto di contestazione”. L’obiettivo del Legislatore, infatti, hanno fatto notare le S.U., è stato proprio quello di evitare ritardi nella chiusura delle procedure concorsuali, che, spesso, veniva rallentata dai tempi di accertamento e di rimborso dei crediti tributari.

Per di più, continuano gli Ermellini, ai fini della cessione, non rileva che il credito sia esposto in una dichiarazione, la quale non ha natura negoziale o comunque dispositiva, ma è esternazione di scienza o di giudizio. Quel che importa è che esso scaturisca da uno specifico rapporto tributario e che in quanto tale sia qualificabile come credito futuro, o che derivi da rapporti tra cedente e ceduto anche soltanto eventuali al momento della cessione.

Facendo applicazione dei principi suddetti al caso di specie, le S.U.  chiariscono che, quando è stato ceduto, il credito Ires non si poteva dire certo, perché erano in corso le attività di liquidazione dalle quali sarebbe scaturito.

Tuttavia, il credito è divenuto certo e attuale al termine di quelle operazioni, che hanno individuato la materia imponibile.

Ciò è avvenuto durante la pendenza della procedura di liquidazione coatta amministrativa: a norma dell’articolo 213 della Legge Fallimentare, in tema di “Chiusura della liquidazione”, la procedura è destinata a cessare, e a comportare la cancellazione della società che vi è stata sottoposta, soltanto in esito all’approvazione del bilancio finale di liquidazione, del conto di gestione e dell’ultimo riparto ai creditori, che postulano, tutti, appunto la chiusura delle operazioni di liquidazione.

Essendo in presenza di un credito tributario, con quanto sopra occorre coordinare le peculiari disposizioni in tema di contabilità generale dello Stato.

In particolare, a norma dell’art.69 del R.D. n° 2440/1923 “Le cessioni, le delegazioni, le costituzioni di pegno e gli atti di revoca, rinuncia o modificazione di vincoli devono risultare da atto pubblico o da scrittura privata, autenticata da notaio”.

A tanto si aggiungono le prescrizioni dell’articolo 70 del R.D, n° 2440/1923, il cui comma 1 stabilisce che “Gli atti considerati nel precedente articolo 69, debbono indicare il titolo e l’oggetto del credito verso lo Stato, che si intende colpire, cedere o delegare”.

Come pure le prescrizioni dell’articolo 43-biscomma 1, a norma del quale “Le disposizioni degli articoli 69 e 70 del R.D. n° 2440/1923 si applicano anche alle cessioni dei crediti chiesti a rimborso nella dichiarazione dei redditi”.

E, infine, occorre tenere in considerazione quanto disposto dall’articolo 1comma 4, del Decreto ministeriale 30 settembre 1997 n° 384, secondo cui “Per essere efficace, l’atto di cessione è notificato all’ufficio delle entrate o al centro di servizio presso il quale è stata presentata la dichiarazione dei redditi del cedente, nonché al concessionario del servizio di riscossione competente in ragione del domicilio fiscale del cedente alla data di cessione del credito”.

Dopo aver richiamato queste disposizioni, le S.U. fanno notare che i requisiti formali richiesti non incidono sulla validità del contratto di cessione e sul conseguente rapporto sostanziale tra cedente e cessionario, perché il legislatore non dispone che l’atto sia fatto in un determinato modo, ma che la cessione, quando riguardi crediti della pubblica amministrazione, “risulti” da atti muniti di una forma determinata. La cessione realizzata in forma diversa, quindi, sebbene valida fra cedente e cessionario, è inefficace nei confronti del fisco, fatta salva l’accettazione.

Da ciò deriva, secondo gli Ermellini, che a fronte di una cessione priva dei requisiti formali prescritti, la successiva stipulazione di un atto che, invece, li osservi si traduce in una riproduzione contrattuale, che consente al cessionario di far valere il credito nei confronti del fisco.

La riproduzione, dopo la chiusura del fallimento o la cessazione della procedura di liquidazione coatta amministrativa, della cessione stipulata quando la procedura pendeva si atteggia come mero adempimento materiale; e si tratta di un adempimento dovuto, perché per effetto della cessione il credito non fa più parte della sfera giuridica del cedente. Sicché non è necessario evocare l’ultrattività dei poteri del commissario liquidatore, in quanto l’adempimento in questione è conseguenziale alla dichiarazione che il commissario deve fare per legge dopo la cessazione della procedura e che espone il credito già oggetto dell’atto di disposizione.

Da tutto quanto sopra riportato, le S.U. fanno derivare il rigetto del ricorso proposta dall’Agenzia delle Entrate e l’enunciazione del seguente principio di diritto: “In tema di circolazione dei crediti delle procedure concorsuali, posto che il credito Ires da eccedenza d’imposta versata a titolo di ritenuta d’acconto nasce in esito e per l’effetto del compimento delle attività di liquidazione, di modo che la dichiarazione concernente il maxi-periodo concorsuale comporta soltanto la rilevazione di un credito già sorto, valida ed efficace tra cedente e cessionario è la cessione di quel credito operata dal commissario liquidatore di una società sottoposta a liquidazione coatta amministrativa antecedentemente alla cessazione della procedura, benché non rispondente ai requisiti formali stabiliti dal regolamento sulla contabilità generale dello Stato; laddove il contratto stipulato dopo la cessazione della procedura, che risponda a quei requisiti, si traduce in una riproduzione contrattuale, la quale costituisce un adempimento dovuto, funzionale a consentire al cessionario di far valere nei confronti del fisco il credito che gli è stato ceduto”.

FONTE: http://www.salvisjuribus.it/liquidazione-coatta-amministrativa-per-le-su-e-valida-ed-efficace-la-cessione-del-credito-ires-da-parte-del-commissario-liquidatore/

Avvocati denunciano l’Ordine dei Medici

La bomba Sarda entra a prepotenza nella notizia quotidiana. In molti alienati dalla TV e media covidioti pensano che farebbero di tutto per avere quel vaccino visto come terra promessa di liberazione dai lockdownsono invece tantissimi nella nostra regione gli operatori sanitari che hanno deciso di rifiutare il vaccino mRNA Pfizer contro il Covid-19.

a situazione generale per medici e operatori sanitari si fa sempre più difficile di fronte alla caccia alle streghe che il ministro sionista della salute Speranza ha lanciato e incoraggiato pubblicamente la delazione , come si faceva durante il nazismo, direttamente dalla trasmissione TV RAI multimilionaria e discussa di Fabio Fazio “Che tempo che fa” .

In armonia con le parole del ministro sionista il presidente dei medici usa parole pesanti contro i suoi stessi colleghi, che non accettano acriticamente di vaccinarsi con il veleno che propone Pfizer e Moderna , basta leggere o vedere le notizie che giungono da tutto il mondo per capire che la cosa non funziona nel senso buono e dovuto per un medicamento, ma procura danni irreparabili e persino la morte; dunque Addis spara sproloqui insensati che potete leggere nella parte dell’articolo che abbiamo riportato da Youtg.net nel proseguo sotto.

La notizia bomba come dicevamo poc’anzi è che oltre duecento professionisti della Sanità sarda rifiutano il vaccino mRNA mortale Pfizer e Moderna , e come afferma il dottor Stefano Montanari trattasi non di vaccino bensì di “terapia genica“, e mentre aumentano le pressioni per fare quanto non accettato dai medici e sanitari perché han compreso bene che il danno è molto pericoloso e può essere arrecato alla propria salute, ecco perchè questo benchè non esplicitato viene detto con l’azione pronta di rifiuto vaccinale; parole che pesano come montagne perchè ravvedute da personale sanitario che di vaccini se ne intende per davvero, e questi intenditori sono i medici e sanitari minacciati di procedimento disciplinare dall’ordine medico.

Gli avvocati Francesco Scifo Linda Corrias , su mandato dei medici contestati, intimano all’Ordine dei Medici il rispetto della legge per le irrispettose riprensioni e minacce dei medici non allineati alla truffa covid, e definiti impropriamente dalla stampa e dallo stesso ordine “Medici no vax fuori dall’albo” avvertimento irricevibile e illegale che viene dal presidente stesso dell’ordine.

La risposta dei medici e sanitari non si fa attendere e per mano degli avvocati comunicano, all’Ordine dei Medici, da buoni rammemoratori gli ricordano che attualmente non esiste alcun obbligo statale di sottoporsi a trattamenti sperimentali né per sanitari, né per gli altri cittadini.

Inoltre un altro fattore molto importante per tutti i possibili fruitori vaccinali perché il farmaco è autorizzato SOTTO CONDIZIONE, ciò significa che non è stata conclusa la sperimentazione.

L’Agenzia europea EMA in accordo con Big Pharma ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, in cui chiarisce la sua posizione per “l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata (CMA – “conditional marketing authorization”) è il meccanismo di regolamentazione più appropriato da utilizzare nell’attuale emergenza pandemica, per “garantire” a tutti i cittadini l’accesso a un vaccino e sostenere campagne di vaccinazione di massa.

A puntare il dito contro la gestione delle informazioni sul vaccino anti-Covid da parte dell’Unione europea è l’europarlamentare francese Michéle Rivasi che ha visionato la versione – con numerose censure – del contratto siglato dalla Commissione Europea con Curevac per acquistare in anticipo le dosi di vaccino anti-Covid., dei Verdi/Ale, ha dichiarato che ad esempio nel contratto “non c’è nulla” su chi risponda di eventuali danni provocati da possibili effetti collaterali della vaccinazione.Non perdiamo di vista la pericolosità di questo cosiddetti vaccino mRNA, infatti lo scienziato e farmacologo italiano, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri“, Silvio Garattini mette sul tavolo affermazioni chiare che devono essere prese in seria considerazione : “Il rigore scientifico non venga diminuito da urgenza, pressioni politiche o economiche
SaDefenza

FONTE: https_www.sadefenza.org/?url=https%3A%2F%2Fwww.sadefenza.org%2F2021%2F01%2Favvocati-diffidano-e-invitano-lordine-dei-medici-al-rispetto-della-legge%2F

 

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Si vax No Vax? Perché non vaccinarsi non può essere causa di licenziamento

Il giuslavorista Pietro Ichino afferma un non senso giuridico: se il vaccino funziona allora basta che se lo faccia il mio collega per rendermi libero di non farlo. Dalla aviaria alla suina abbiamo scoperto che i vaccini servono soprattutto a fare speculazione

di Riccardo CORSETTO

Carissimi, vaccino SI vaccino NO è la domanda degli ultimi mesi. Non riesco a rendermi tifoso di una o dell’altra fazione, per partito preso, perché trovo che molto spesso questo dibattito venga pericolosamente strumentalizzato e ideologizzato. Credo che in questo caso la ragione sia nel mezzo. E’ innegabile l’importanza della medicina e della scienza, e quindi della farmacia. Questo ricordiamocelo sempre. Basti ricordare il vaccino sul vaiolo che ha salvato l’umanità da una pandemia che uccideva il 30% di chi si contagiava. Ma un po ‘di considerazioni possiamo farle, perché non voglio sottrarmi al dibattito, e non voglio nemmeno prendere parte per partigianeria cieca. Il vaccino per antonomasia, il primo della Storia, che davvero ha salvato il mondo porta la firma di un individuo. Edward Jenner aveva notato che le mucche da latte che si erano ammalate di vaiolo bovino, in seguito non lo sviluppavano più. Stessa cosa per gli individui che si ammalavano della variante umana.

Il Vaiolo non mutava e non si poteva riprendere una seconda volta

Era il 1798 e Jenner era un medico e non una industria farmaceutica e da questa osservazione comprese che sarebbe bastato inoculare delle dosi non mortali di quel virus per ottenere una immunità salvifica. Non è un caso che la parola vaccino derivi proprio da vacca, almeno da quando nel 1881, Louis Pasteur, in onore della scoperta di Jenner suggerì di usare il termine vaccino per tutte le inoculazioni basate sulla scoperta di Jenner. La scoperta di Jenner ha salvato milioni di vite umane, fino al 1979, quando il virus è stato completamente eradicato a livello mondiale. Anche se presso il Centers for Disease Control and Prevention ad Atlanta, in Georgia (USA) e il Centro statale di ricerca sulla virologia e la biotecnologia (VECTOR) a Koltsovo in Russia sono conservati di campioni di virus vaiolo con la giustificazione che potrebbero servire in caso di una eventuale guerra biologica, per motivi di ricerca e nel caso in cui, in futuro, venissero scoperti eventuali focolai originati da qualche sconosciuto serbatoio naturale di vaiolo.

Il vaccino è stato sicuramente la più grande scoperta medica dell’umanità. Napoleone Bonaparte ordinò campagne di vaccinazione coatte in tutto l’impero. Solo nel 1753 a Parigi morirono 20.000 persone, a Napoli, nel 1768 60.000 in poche settimane, e ogni anno l’Inghilterra aveva 40.000 morti per vaiolo. In Italia, fu Luigi Sacco (1769-1836), medico della Repubblica Cisalpina, a promuovere il vaccino di Jenner. Nel 1806 Sacco dichiarò di aver vaccinato di persona 130.000 tra uomini, donne e bambini.  Con l’Unità d’Italia il vaccino anti-vaiolo divenne obbligatorio, a partire dal 1888. L’obbligo fu abolito nel 1981. Ma la prima differenza è che il vaiolo non era possibile beccarselo la seconda volta. Basta questo per definirsi SI VAX. Ma il vaccino negli ultimi anni non ha più l’evidenza di Jenner, né porta la faccia di un uomo.

Dopo Jenner tanta speculazione. Il Caso Tamiflu, il vaccino antiaviaria inefficace

Solo nel Regno Unito furono spesi 500 milioni di sterline per comprare dosi di Tamiflu, il farmaco anti-suina che poi un gruppo di scienziati indipendenti (Cochrane Collaboration, vicino all’università di Oxford) definì assolutamente inefficace mettendo sotto accusa il gruppo farmaceutico Roche e l’OMS che aveva prescritto l’acquisto. Lo studio apparve sul British Medical Journal, concludendo che il vaccino taglierebbe soltanto il tempo di degenza da sette a poco più di sei giorni, senza nemmeno ridurre il numero dei ricorsi alle cure ospedaliere.

 

L’Aviaria, la Novartis fece un miliardo di euro per dosi mai usate

Sull’aviaria in Italia successe questo nel 2010: il governo acquistò 24 milioni di dosi, contro il virus H1N1 al prezzo di 184 milioni di euro, ma ben oltre le 10 milioni di scorte rimasero inutilizzate nei magazzini delle fabbriche e soltanto 800 mila italiani furono effettivamente vaccinati. Alla fine 2,4 milioni di dosi furono donate all’OMS affinché le portasse nei paesi del Terzo mondo, e una buona parte invece finì per scadere e deteriorarsi. Il business di Novartis però era stato assicurato. E con lei quelli dei mediatori che riuscirono a far stipulare al nostro governo italiani contratti di approvvigionamento segreti e capestri. Esattamente come sta avvenendo per il vaccino Covid.

Cosa diceva l’articolo 10.2 della commessa del vaccino aviaria?

L’Italia sotto il IV Governo Berlusconi stipulò un contratto segreto con Novartis, ma quella clausola contenuta all’articolo 10.2 era impossibile da rispettare vista l’evidenza pubblica della procedura. E infine il contratto prevedeva che gli eventuali effetti collaterali del vaccino sui pazienti fossero a carico del ministero e non come di solito avviene dell’azienda farmaceutica. “L’articolo 4.5 – contesta la Corte – prevede rimborsi al Ministero per danni causati a terzi, limitatamente a causa di difetti di fabbricazione, mentre ai senso dell’articolo 4.6 il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi in tutti gli altri casi”. Insomma se qualcuno fosse morte per il vaccino non avrebbe pagato il produttore, ma l’acquirente: il governo. Cornuti e mazziati.

Su questi fatti intervenne la Corte dei Conti. 

La Novartis incasso un miliardio di euro nel mondo, ma le dosi andarono per oltre la metà scadute e non utilizzate.

Stessa riservatezza dei vaccini anto-covid? Chi paga in casa di effetti collaterali?

Le medesime clausole di segretezza riguardano del resto il vaccino anti-Covid. Al centro dell’opinione pubblica sono in particolare la questione sulle varianti del virus e la segretezza dei contratti. Una domanda che ha rivolto al governo il senatore Gianluigi Paragone:  “Perché non dicono ai cittadini cosa è stato firmato? Perché non parlano delle cifre di questo affare? Se i vaccini ora non fossero efficaci per la nuova variante lo ammetterebbero mai?”

“Tutti dicono che la variante inglese inficerà poco sul vaccino… Perché ci dicono una cosa del genere? Secondo voi dopo i tanti contratti che hanno stipulato fino ad oggi, che hanno fatto ricche le multinazionali del farmaco, la Commissione Europea si permetterebbe mai di dire che quel vaccino non è efficace? Hanno firmato dei contratti che nessuno ancora ha visto, i cui importi non sono chiari, e che sono già pagati e ora ci dovrebbero dire che non sono efficaci? Certo che no. Se non ci fanno vedere quei contratti c’è un’opacità che vince. Perché non vogliono la trasparenza? Perché evidentemente quei contratti sono firmati per lo più per i vantaggi di #BigPharma e perché i Governo che non sono in grado di gestire questa situazione sono dipendenti dalle multinazionali del farmaco.

Non senso giuridico del giuslavorista Pietro Ichino

Poche ore fa il giuslavorista Pietro Ichino ha affermato che se un dipendente non si vaccina il datore può licenziarlo. Questa ci sembra una follia giuridica. Ragioniamo insieme: la legge nasce e si evolve per tutelare l’individuo e la collettività da azioni e comportamenti altrui recanti ingiusto danno. E’ il banale e ovvio principio per cui un uomo che si ubriaca non commette reato, ma se si mette alla guida di un veicolo, lo commette: poiché mette a rischio gli altri. Ergo se un dipendente di un reparto o di un ufficio non si vaccina, ma lo fanno tutti gli altri colleghi, perché mai la legge e il datore dovrebbero punirlo? E’ proprio la convinzione di Ichino sull’immunità del vaccino a rendere libero il dipendente di non vaccinarsi. Basterà che lo facciano gli altri colleghi e saranno immuni dal Covid. Se è vero che il vaccino funziona. Ma funziona? E per quanto? E sulle mutazioni? (L’UNICO)

FONTE: https://www.lunico.eu/mi-dichiaro-free-vax-non-vaccinarsi-non-puo-essere-causa-di-licenziamento/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Weidmann: i suoi sogni sono i nostri incubi. Fallimenti e inflazione (solo tedesca) in arrivo

 

Febbraio 12, 2021 posted by Leoniero Dertona

 

Jens Weidmann, il Governatore della Bundesbank, decide di concedere un’interista al quotidiano tedesco Augsbuger Algemeine, e ci fornisce la realtà prevista per la Germania ed i suoi sogni, che, parallelamente, sono i nostri incubi.

Inflazione:

Il tasso di inflazione continuerà a salire quest’anno. In Germania l’imposta sul valore aggiunto è tornata al livello precedente (dopo lo stimolo anti-covid della Merkel, ndR). Ciò influisce sui prezzi. A questo si aggiunge la tassa sull  d CO2, che aumenta anche il tasso di inflazione. Tuttavia, è controverso agirà il blocco forzato di certi consumi legato l Corona. . Molti cittadini attualmente non sono in grado di spendere i propri soldi e inevitabilmente risparmiano di più

Dalla prospettiva odierna, il tasso d’inflazione secondo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo in Germania dovrebbe superare il tre percento entro la fine dell’anno. Sarà solo temporaneo – ho già menzionato alcuni effetti speciali. Ma una cosa è chiara: il tasso d’inflazione non rimarrà basso come lo scorso anno nel lungo periodo.

Quindi la Germania si spetta di arrivare al 3% d’inflazione. Non per un successo della politica monetaria della BCE, che non può sicuramente aver avuto grossi effetti visiti closedown ancora esistenti in molte parti d’Europa, quanto della politica fiscale tedesca interna legata prima al taglio temporaneo dell’IVA, troppo breve e soprattutto coincidente con l’arrivo delle tasse “Verdi” che dovrebbero aiutare la cosiddetta “Transizione ecologica”. Non è che la Transizione ecologica sia un modo per forzare un aumento dell’inflazione  falso e forzato tramite un aumento dei costi per famiglie e imprese?

Anche perchè a Weidmann le tasse piacciono abbastanza, infatti non vede l’ora che torni il cosiddetto “Freno del debito tedesco”, cioè una politica di austerità forzata, con surplus continui, destinata a far calare il debito mantenendo però la crescita dei redditi in Germania sotto controllo strettissimo. Weidmann lo dice chiaramente:

 Gli stati devono ridurre nuovamente il loro indebitamento dopo la pandemia. Questo è il motivo per cui dovremmo esaminare come rendere più efficaci le regole fiscali europee. In Europa abbiamo deciso una politica monetaria comune. Ma gli stati non erano pronti a rinunciare alla loro autonomia attraverso i bilanci nazionali. Questo crea incentivi per gli stati ad assumere più debiti. Un livello elevato di debito rende vulnerabile l’unione monetaria e potrebbe quindi esercitare pressioni sulla politica monetaria per mantenere bassi i costi di finanziamento.

Gli stati devono ridurre nuovamente il loro indebitamento dopo la pandemia. Questo è il motivo per cui dovremmo esaminare come rendere più efficaci le regole fiscali europee. In Europa abbiamo deciso una politica monetaria comune. Ma gli stati non erano pronti a rinunciare alla loro autonomia attraverso i bilanci nazionali. Questo crea incentivi per gli stati ad assumere più debiti. Un livello elevato di debito rende vulnerabile l’unione monetaria e potrebbe quindi esercitare pressioni sulla politica monetaria per mantenere bassi i costi di finanziamento.

 Oltre alle regole fiscali, i mercati dei capitali devono disciplinare anche le finanze pubbliche. L’acquisto di titoli di Stato da parte della BCE non deve quindi pregiudicare la disciplina di mercato.

Quindi l’austerità è sempre il primo dei desideri tedeschi. Il Coronavirus, non ha cambiato proprio nulla, esattamente nulla. Ancora si propongono una politica di austerità e di contenimento forzato del debito, a scapito della crescita (degli altri), e si augurano di forzare questa riduzione attraverso un mercato brutale e violento. Ecco perchè è veramente importante contenere lui e le sue idee nella BCE e in Europa.

Perchè il suo sogno, e il nostro incubo, è quello della fine della politica espansiva della BCE e quindi dell’aumento dei tassi d’interesse che lui, come alti nel board della BCE si augura che aumentino:

Siamo da tempo in una fase di bassi tassi di inflazione e quindi di tassi d’interesse molto bassi, ma sono convinto che ciò non possa essere protratto a piacimento. È tanto più importante che il Consiglio direttivo cessi la sua politica monetaria molto espansiva in tempo utile non appena è prevedibile che raggiungeremo il nostro tasso d’inflazione obiettivo. Non deve poi mancare la determinazione, anche se aumentano i costi di finanziamento per i paesi fortemente indebitati.

Quindi l’Italia, ma anche tutti i paesi di area mediterranea a le Francia hanno un nemico dichiarato, e risiede a Francoforte. Lui è la vera minaccia per la moneta unica. Nel caso la sua visione politica vincesse, personalmente, non darei oltre 36 mesi di vita alla moneta unica.

FONTE: https://scenarieconomici.it/weidmann-i-suoi-sogni-sono-i-nostri-incubi-fallimenti-e-inlazione-solo-tedesca-in-arrivo/

 

 

 

POLITICA

LA CESSIONE DI SOVRANITÀ È REATO 

VIDEO QUI: https://youtu.be/2ZYTVthj5Mg
“Noi siamo qui per difendere la democrazia, il governo del popolo” – dice Marco Mori. “Oggi viviamo in una democrazia? No. La sovranità appartiene al popolo. Le cessioni di sovranità sono reato” – spiega Mori
https://www.byoblu.com/2020/10/10/marcia-della-liberazione-la-diretta-da-roma/
FONTE: https://www.byoblu.com/2020/10/10/la-cessione-di-sovranita-e-reato-marco-mori/

 

Becchi a Canale Ponte Milvio: “Sovranismo europeo è possibile”

Sembra un ossimoro, invece è una possibilità. Il concetto di sovranismo è diverso da quello di nazionalismo, e anzi nasce in ambienti ostili alla sovranità nazionale. Lo ha spiegato Paolo Becchi nel corso della trasmissione in streaming Canale Ponte Milvio.

  

Sovranismo europeo. A prima vista potrebbe sembrare un ossimoro, invece è possibile. Parola di Paolo Becchi, intellettuale, professore di filosofia del diritto all’Università di Genova e tra i più attenti studiosi del sovranismo, intervistato ieri da Riccardo Corsetto nel corso della trasmissione in streaming Canale Ponte Milvio. “Molti credono che il sovranismo si identifichi con il nazionalismo, ma non è affatto così – ha spiegato Becchi –. Un conto è la sovranità nazionale, un altro conto è il sovranismo. L’idea di sovranismo è qualcosa di nuovo, che nasce dalla crisi dell’idea di sovranità statale“.

La prova che si tratti di due concetti molto diversi, secondo il filosofo, autore del libro “Manifesto sovranista”, è da individuare anche nella diversa origine dei due termini. Il termine sovranismo, infatti, non nasce con Hobbes e l’idea della sovranità. Secondo Becchi la parola sovranismo ha invece origine in Catalogna, e si ritrova in alcuni documenti catalani che richiedono l’indipendenza dallo stato nazionale. La parola, peraltro, viene usata anche nelle dichiarazioni autonomistiche del Quebeq. “Altro che nazionalismo, insomma“, aggiunge il filosofo.

Nel corso dell’intervista, Becchi ha poi chiarito il concetto di sovranismo debole, di cui spesso viene considerato l’ideologo. L’intellettuale ha spiegato che nasce dal confronto tra due diversi modelli di sovranità, quello di Hobbes e quella di Althusius. In quest’ultimo, infatti, si riscontra “una sovranità molto diversa da quella assoluta ed indissolubile teorizzata da Hobbes“. Mentre Hobbes insiste su una sovranità statale intesa in senso forse ed assolutistico, Althusius dà origine al concetto di federalismo. Ed è proprio questo il sovranismo a cui si ispira la Lega di Matteo Salvini.

corsetto becchi
Riccardo Corsetto intervista Paolo Becchi per Canale Ponte Milvio

È in questo senso, dunque, che il sovranismo può legarsi all’Europa. “Sovranismo non vuol dire semplicemente ritorno alla sovranità degli stati nazionali – spiega Becchi -, ma piuttosto che l’Europa debba essere costruita non contro, ma a partire dagli stati nazionali“. Del resto, aggiunge il filosofo, oggi è l’europeismo che si sta sovranizzando. “Paradossalmente, oggi viviamo una situazione in cui non è tanto il sovranismo che sconfigge l’Unione Europea, ma è l’Europa stessa che, per non morire, assume su di sé aspetti tipici del pensiero sovranista“.

Su questa stessa linea Becchi colloca l’ipotesi di Draghi Presidente del Consiglio. “In un articolo pubblicato sul Financial Times, Draghi mette per iscritto due principi: tutte le politiche basate sull’austerità sono sbagliate, e le banche devono fornire credito alle famiglie e alle imprese per far ripartire l’economia“, spiega il filosofo. E se Draghi dovesse diventare Premier, sulla scorta di queste parole, non si capisce perché i sovranisti non debbano aderirvi. Riguardo alla scelta di Giorgia Meloni di rimanere fuori dall’esecutivo, Becchi sottolinea come sia un rischio. “C’è chi dice che facendo la radicale avrà più consenso, ma questo può essere vero solo nel breve periodo. Se il governo Draghi, come è facile pensare, dovesse avere successo, va da sé che avrà successo anche chi l’avrà sostenuto“.

Sul nuovo governo, Becchi auspica inoltre che non si tratti di un governo specificamente tecnico né di uno esclusivamente politico. “Dovrebbe essere un governo ibrido, fatto di persone qualificate ma non necessariamente i segretari di partito”. E proprio l’ex presidente della BCE potrebbe essere la persona giusta per gestire i fondi del Recovery Plan. “Un presidente della BCE che si è messo contro la banca nazionale tedesca sul quantitative easing non è uno al quale l’Europa possa dire di no“. Proprio quello scontro con la Germania è sintomo di un cambiamento operato da Draghi rispetto alle privatizzazioni da lui portate avanti negli anni novanta o alle politiche di austherity a cui ha condannato la Grecia. E, visto che l’alternativa delle elezioni sembra essere remota, “realisticamente Draghi Presidente del Consiglio è la cosa migliore che ci potesse succedere“, ha detto Becchi.

Sovranismo, insomma, non è semplicemente nazionalismo. È piuttosto rivendicare gli interessi della nazione nel contesto più ampio in cui essa si trova. Detto più semplicemente, non bisogna cancellare l’Italia dall’Europa, ma bisogna invece fare in modo che l’Italia possa essere protagonista dell’Europa.

Francesco Amato

FONTE: https://www.lunico.eu/becchi-canale-ponte-milvio-sovranismo-europeo-possibile

 

 

 

Cosa c’è dietro l’inversione a U della Lega in Europa

Giancarlo Giorgetti ne è un ardente sostenitore, buona parte della Lega del Nord la vedrebbe di buon occhio, Matteo Salvini per ora resta titubante e gli ostacoli da superare sono molti: ma l’entrata della Lega nel Partito Popolare Europeo è diventata ben più di una questione di dibattito politico e inizia ad essere un tema che potrebbe avere sviluppi concreti. Specie se il Carroccio, primo partito europeo nella rappresentanza a Strasburgo e possibile perno della coalizione atipica che si prepara a sostenere il governo di Mario Draghi, dovesse avere un peso strategico nell’elaborazione dei progetti dell’ex governatore della Bce.

La sensazione dominante dalle parti del Carroccio è che la tradizionale ala “pragmatica”, esponente del mondo produttivo e imprenditoriale del Nord uscito fortemente provato da un 2020 che ha visto l’esplosione del Covid-19proprio in Lombardia, abbia preso le redini delle rotte del partito e detti la via alla Lega.

Il ragionamento è stato limpidamente espresso dal consigliere regionale lombardo Giovanni Malanchini, ex sindaco di Spirano (Bergamo) e attuale responsabile degli enti locali lombardi del partito, che ha parlato a La Stampa e secondo cui per capire la svolta della Lega basta “andare nelle anticamere dei sindaci del Nord e vedere la gente che ha perso il lavoro e chiede aiuto. Allora si capisce che non è più tempo di fare gli schizzinosi o di campagne elettorali. Questo è il momento di lavorare tutti insieme per uscire dalla crisi”. La Lega, radicata da decenni nel mondo produttivo e in sintonia con la forma mentis del cuore industriale del Paese, ha fiutato il vento che cambia: il Paese chiede sicurezza, in primo luogo in campo economico, le imprese e i lavoratori cercano certezze nella ripresa delle filiere industriali tradizionali che collegano l’Italia alle piattaforme produttive centrate sulla Germania, ai legami economici va fatta seguire la necessaria rete di contatti internazionali che ha nel Partito Popolare Europeo il suo perno.

Un adagio geoeconomico che l’Europa di questi anni ci ha insegnato è che dove va Berlino va tutto il Vecchio Continente. E la finestra aperta dall’elezione di Amin Laschet a successore di Angela Merkel segnala che negli anni a venire ci saranno pochi margini di dialogo per un appiattimento del partito-guida del Paese, la Cdu, sulle posizioni liberiste e più austeritarie che la Cancelliera ha dovuto, negli ultimi tempi, abbandonare e si aprirà un laboratorio politico che, finché varrà la sospensione della censura Ue sui conti pubblici, potrebbe permettere a Paesi come l’Italia di programmare strategicamente la ripartenza. Dunque, la Lega vuole giocare la partita sfruttando il Recovery Fund per metterci materialmente mano e utilizzando il governo Draghi come grimaldello per poter recuperare posizioni in Europa, laddove la guida del gruppo Identità e Democrazia impedisce al Carroccio e ai suoi alleati (dal Rassemblement National ad Alternative fur Deutschland) di toccare palla nei processi decisionali.

“Il piano della Lega per accasarsi nel Partito popolare europeo è ormai pronto”, sottolinea Repubblica, e passa per la federazione del Carroccio con Alternativa Popolare, la formazione centrista legata al Ppe creata dall’ex ministro Beatrice Lorenzin a cui recentemente si è unito il dissidente M5S Gianluca Rospi, che ne detiene il simbolo. “La partita”, in ogni caso, “resta difficile non solo perché il segretario non ha ancora dato il via libera finale all’operazione, ma anche perché all’interno dello stesso Ppe molti partiti non si fidano” di Salvini. La stessa Cdu considera importante il dialogo col Carroccio, che prosegue sotto traccia da mesi con la mediazione di Giorgetti, ma non vorrebbe vedere la delegazione italiana sommante Forza Italia, Lega e altre formazioni superare numericamente quella tedesca.

Inoltre, i popolari tedeschi sicuramente chiederebbero un “tagliando” per l’adesione leghista solo dopo le elezioni nel Paese del prossimo autunno, per evitare che un’associazione diretta tra gli ex alleati di Afd e il centro cristiano-moderato possa essere un boomerang nei sondaggi.

Ma dato che negli scorsi anni Salvini non è stato in grado di creare quella “Lega delle Leghe” alleandosi con partiti ben radicati al governo dei propri Paesi come gli ungheresi di Fidesz, il partito di Viktor Orbano i conservatori polacchi del PiS, rimasti rispettivamente nel Ppe e nel gruppo dei conservatori, la Lega ha individuato la via che porta al Ppe come l’unica strada per rafforzare la sua impronta di formazione di governo che il sostegno a Draghi vuole certificare. E per assecondare i desiderata di quello che il cuore pulsante del leghismo, stanziato tra Lombardia e Veneto, chiede a gran voce: un’attestazione del fatto che neanche la svolta nazionale di Salvini ha potuto cambiare i connotati e il Dna del Carroccio in via definitiva. E ora il segretario leghista dovrà ben definire i suoi obiettivi: la svolta “sovranista” della Lega ha sicuramente colto alcuni limiti dei legami tra il costrutto dell’Ue e il sistema-Paese italiano, ma non ha saputo completare con una nuova costruzione politica la sua azione. Saprà il Carroccio “realista” e pragmatico andare oltre questi limiti? Dalla risposta a questa domanda  e ai timori del Nord produttivo e industriale si gioca il suo futuro politico nell’era Draghi e oltre.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/cosa-ce-dietro-linversione-a-u-della-lega-in-europa.html

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

ECCO COSA SUCCEDERÀ CON IL VACCINO MRNA A MILIONI DI PERSONE NEI PROSSIMI MESI.


I dati e le testimonianze continuano ad arrivare da tutto il Mondo attraverso canali indipendenti e ufficiali (Search Results from the VAERS Database ).

In questo video (EXPLAINS HOW THE DEPOPULATION mRNA VACCINES WILL START WORKING IN 3-6 MONTHS [2021-07-07] – DR ) la Dottoressa Tenpenny fa un sunto della situazione spiegando inoltre come i Vaccini MRna inizieranno il processo di depopolamento nei prossimi 3-6 mesi ( Luglio 2021 ).

La dottoressa Tenpenny e altri scienziati hanno previsto che milioni di persone potrebbero morire e sarà attribuito a un nuovo ceppo di COVID, spingendo in direzione dei vaccini che in realtà sono ancora più mortali.

Di seguito alcuni estratti più significativi, dell’intervista :

“ Negli USA, nei primi 30 giorni dall’inizio delle vaccinazioni, gli effetti avversi fin’ora si sono verificati su più di 40.000 persone, di cui circa 31.000 casi di shock anafilattico, circa 5.000 casi di reazioni neurologiche e altre problematiche, ma questo è solo l’inizio.

Questi vaccini creeranno essenzialmente un fenomeno chiamato Antibody Dependent Enhancement ( ADE ) ovvero un aumento della dipendenza dagli anticorpi permettendo ad un “pezzo” di mRNA messaggero di replicarsi da solo all’infinito creando pezzi di proteine ( spike protein ) all’interno del nostro corpo che, come risposta andrà a produrre anticorpi, e questo è il motivo per cui Bill Gates ha dichiarato che il nostro corpo diventerà un “produttore automatico di vaccini endogeni” in risposta a queste proteine.”  Ecco perché oggi si parla di varianti inglesi e brasiliane, che invece sono già presenti nel nostro corpo a causa delle vaccinazioni di massa.

L’esempio dell’Umbria, al primo posto per numero di vaccinazioni, è emblematico e guarda caso proprio in Umbria si rileva un’esplosione dei casi di Covid con tutte le varianti possibili ed immaginabili.

Il Cavallo di Troia, come dice la dottoressa Tenpenny, è in realtà iniettato dentro di noi attraverso il vaccino MRna e ci sono diversi meccanismi attraverso i quali queste sostanze creeranno questo caos dentro di noi, ovvero gli anticorpi prodotti da questo vaccino distruggeranno i nostri polmoni, gli anticorpi contro queste Spike Protein prodotte, disattiverà i macrofagi antinfiammatori e inoltre gli anticorpi legheranno queste proteine al virus e lo trascineranno all’interno della cellula come un cavallo di troia, permettendo che inizi a replicarsi all’infinito, perché è un pulsante di accensione senza spegnimento. Questo è il motivo per cui molte persone cominceranno a morire entro un anno, non solo per shock anafilattico o malattia cardio vascolari ma anche per malattie auto immuni, perché gli anticorpi delle Spike Protein cominceranno ad attaccare i globuli rossi del sangue scomponendoli.
Quando le persone cominceranno a morire a distanza di qualche mese, molti medici consiglieranno ulteriori dosi e richiami di vaccino facendo peggiorare ancora di più le condizioni di salute di chi a creduto ciecamente a questo trattamento sanitario.

Per tutti gli aggiornamenti del caso si può visitare il blog della dottoressa Tenpenny al seguente link (Dr. Tenpenny’s Blog Archives – Vaxxter ).

Siamo di fronte ad un genocidio vaccinale senza precedenti, in cui la gente comincerà in poco tempo a stare veramente male o a morire, spingendo la società verso un continuo controllo globale e sanitario.  La dottoressa Tenpenny non è l’unica voce fuori dal coro, ma insieme anche alle sue colleghe Dt. Cahill, la Dt. Mikovits e altri medici e scienziati stanno avvisando il Mondo di un imminente evento di vittime di massa, che coinvolgerà persone che hanno ricevuto vaccini COVID in fase sperimentale, a causa di una reazione nota come risposta iperimmune.

La risposta iperimmunitaria è stata osservata negli animali da laboratorio in precedenti tentativi di sviluppare vaccini per altri coronavirus, come la SARS e la MERS.
La risposta può non avvenire fino a mesi dopo le iniezioni, quando i soggetti dovranno affrontare il problema nel loro corpo del “virus mutato”. La Dottoressa Judy Mikovits ha conseguito un dottorato di ricerca in biochimica presso la George Washington University e nel 2006 è diventata direttore della ricerca del Whittemore Peterson Institute.

La Prof. Dolores Cahill ha conseguito il PhD in Immunologia presso la Dublin City University nel 1994. È stata capogruppo del Protein Technology Group presso il Max-Planck-Institute of Molecular Genetics, Berlino, ed è Professore di Scienze Traslazionali presso la UCD School of Medicine e scienze mediche.

Se si sviluppa uno scenario da incubo, di chi sarà la colpa?
Sicuramente dell’intero cast dell’establishment medico, dei media, di Big Pharma e degli attori politici che hanno mantenuto l’atmosfera di panico su un virus del tasso di sopravvivenza dal 99,4% al 99,8% (There Is More Than One COVID-19 Infection Fatality Rate ).

Le autorità sanitarie governative come il dottor Anthony Fauci sono dietro un pressing incessante per le vaccinazioni di massa invece di parlare dei rimedi semplici ed efficaci, come l’ Idrossiclorochina (https://www.youtube.com/watch?v=vfF4_peyG1I&feature=youtu.be ) e l’ Ivermectina (https://www.ft.com/content/e7cb76fc-da98-4a31-9c1f-926c58349c84 ).

FONTE: https://www.databaseitalia.it/dott-ssa-tenpenny-ecco-cosa-succedera-con-il-vaccino-mrna-a-milioni-di-persone-nei-prossimi-mesi/

Spotify vuole spiare le nostre emozioni?

La popolare piattaforma di streaming musicale ha ottenuto un brevetto che si basa sul riconoscimento vocale ed è in grado di suggerire canzoni e generi musicali corrispondenti allo stato d’animo dell’utente.

Sono state recentemente diffuse molte notizie relative all’intenzione di Spotify di “spiare” le emozioni dei propri utenti. Vero, Spotify ha registrato un brevetto per identificare le preferenze musicali partendo da un’analisi dei dati audio raccolti presso l’utente. Grazie all’impiego di un modello di Markov nascosto, partendo da un sistema di riconoscimento vocale e dei rumori ambientali, il sistema consentirebbe di elaborare metadati ed estrarre dei profili per suggerire la musica più adatta al contesto. 

Sostanzialmente, e sotto i filtri di analisi della data protection, un tale modello di profilazione emotiva è in grado di generare un database estremamente sensibile partendo da una vera e propria sorveglianza sistematica e continua degli utenti. Tale database, inoltre, può essere collegato con ulteriori elementi della storia digitale dell’utente, creando così suggerimenti ancor più personalizzati. 

La domanda è d’obbligo: fino a che punto di intensità, estensione e volume le finalità di miglioramento della user experience giustificano la rilevazione degli interessati?

Si tratta di temi etici, e non soltanto di limiti normativi. Citando l’articolo della ricerca “Just the way you are”, Spotify ha rassicurato che avrebbe sempre seguito un percorso etico nella progettazione e negli sviluppi della tecnologia citata, avendo massima considerazione dell’impiego dei dati e della trasparenza nei confronti degli utenti. C’è dunque un riconoscimento di valore del database, dell’impiego dello stesso, e dei vantaggi di mercato che offre un approccio etico e sostenibili all’impiego dei dati degli utenti, con la previsione di una definizione di standard e rigorosi processi di controllo.

Si potrebbe dire che allo stato dell’arte la tecnologia è un brevetto, e che dunque si sta parlando di quanti angeli possono danzare sulla punta di uno spillo? La tentazione di semplificare vorrebbe rispondere di sì, e che tanto “del doman non v’è certezza”. Il buon senso, che invece predilige l’azione (e preoccupazione) preventiva, suggerisce invece che è già il momento di intavolare discussioni circa gli orizzonti tecnologici che si profilano già dal deposito di un brevetto vista la rapidità mercuriale con cui si evolvono gli scenari digitali.

Le istanze di tutela che non hanno la capacità (o il coraggio) di inserirsi già all’interno della progettazione delle nuove tecnologie sono destinate infatti ad avere risultati imperfetti e parziali, e di conseguenza gli scenari “accadono” e possono veder realizzati solo rimedi successivi. Se si intende mantenere la tecnologia come human-centered anche sotto il profilo etico, è bene che pur di quell’incerto domani digitale si possa parlare già (con assennatezza) nel quotidiano. Non soltanto: è auspicabile che tali tematiche incontrino una sempre più diffusa partecipazione.

FONTE: https://www.infosec.news/2021/02/12/news/cittadini-e-utenti/spotify-vuole-spiare-le-nostre-emozioni/

 

 

 

STORIA

 

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