RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

29 SETTEMBRE 2022

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Talvolta l’uomo va per tutta la vita da una parola all’altra

STANISLAV LEC, Pensieri spettinati, Bompiani, 2006, pag. 176

 

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SOMMARIO

GIORGIA MELONI, LA PRIMA DONNA SEGRETARIA DI PARTITO E PREMIER
Il misterioso volo NATO 01
GLI AMERICANI SILURANO NORTHSTREAM IN ACQUE NATO
Estensione della Russia
RIMETTERE IN FILA GLI AVVENIMENTI
OGGI 29 SETTEMBRE – EQUIPE 84
Equipe 84 – 29 settembre – 1967 – Video
Muore più gente per gli incendi delle batterie delle auto elettriche che per l’energia nucleare
SENTI CHI (S)PARLA!
RAPPRESAGLIA
NORDSTREAM2: QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE  
“TOGLIEREMO DI MEZZO IL GASDOTTO NORD STREAM 2”. SULL’EUROPA SI STRINGE IL CAPPIO TRANSATLANTICO
SUL POTERE DELLE CHIAVI  
La Germania sospetta di “attacco mirato” ai gasdotti russi (RT)
EUROPA E USA(ID) SPINGONO PER LE TEORIE GENDER E IL “FAMILY PLANNING”. SUL PIATTO MILIONI DI EURO
Approcci al dilemma della povertà estrema tra sviluppo sostenibile e decrescita felice
GASDOTTI
QUESTO MALEDETTO RDC
Follow the money. Perché i dati Istat di ieri escludono che “sono stati i russi”
Codice ristretto, arriva il vademecum per i detenuti: la guida per comprendere regole e agevolazioni
Bollo auto 2022: tutto quello che c’è da sapere
Enoteismo
Angela Merkel esorta la comunità internazionale: “Non è un bluff. Prendere sul serio le parole di Putin”
Il governo Usa ordina ai propri cittadini di lasciare immediatamente la Russia
Letta, ammirevole ma purtroppo …
“It from bit”. La fisica non è la realtà, ma solo la migliore descrizione di ciò che osserviamo.

 

 

EDITORIALE

GIORGIA MELONI, LA PRIMA DONNA SEGRETARIA DI PARTITO E PREMIER

Giorgia Meloni, la prima donna segretaria di partito e premier

Nasce a Roma il 15 gennaio 1977. Cresce nel quartiere della Garbatella. Inizia a 15 anni l’attività politica guidando il coordinamento studentesco “Gli Antenati” e andando contro le politiche della Jervolino. Si diploma con 60/60 in un Liceo linguistico di Roma. Nel 1996 è attiva con Alleanza nazionale come responsabile dell’area studentesca. Dal 2008 al 2022 è consigliere provinciale di Roma nel collegio della Garbatella e componente della Commissione cultura. È designata dirigente nazionale e presidente di Azione giovani, che confluisce nella struttura Giovane Italia all’interno di Fratelli d’Italia. Viene eletta alla Camera dei deputati nel 2006. Sempre nel 2006 diventa giornalista professionista. Vicepresidente della Camera dei deputati dal 2006 al 2008. È nominata ministro delle Politiche giovanili dal 2008 al 2011 nel IV governo Berlusconi.

 Nel 2011 pubblica Noi crediamo (Sperling & Kupfer) dove sono raccolte le iniziative di “giovani all’opera”. Nel 2012 fonda, assieme ad altri dirigenti e militanti di destra, il partito Fratelli d’Italia per il quale viene rieletta deputata nel 2013. Dal 2014 è presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. Tenta, senza riuscirci, di diventare sindaco di Roma nel 2016. Nel 2018 è alla guida dell’unico partito all’opposizione del governo Conte I e II e poi del governo Draghi allestito nel 2021 per combattere il Covid. Tra il 2018 e il 2019, Giorgia Meloni rafforza la sua visione filostatunitense, con forti collegamenti con il presidente Donald Trump. Il partito incrementa i consensi nelle elezioni europee del 2019. Nel 2020 è eletta presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei. Nel 2021 pubblica Io sono GiorgiaLe mie radici, le mie idee (Mondadori). Il libro vende moltissimo. Nasce anche un meme molto popolare e molto diffuso.

Nel febbraio 2021, Giorgia diventa il bersaglio di pesanti insulti da parte di un professore di sinistra in servizio presso l’Università di Siena che viene tempestivamente sospeso dalla sua attività per tre mesi; in tale occasione sia il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, che il capo del governo Mario Draghi, hanno esplicitato la loro solidarietà alla politica romana. Lei non molla e, anzi, aumenta la sua attività. Alle votazioni del 25 settembre 2022 Fratelli d’Italia raccoglie notevoli consensi diventando il primo partito nell’area del centrodestra. Con il 26 per cento di preferenze diventa il gruppo politico più votato in Italia. La vita di Giorgia Meloni è una corsa vertiginosa che comprende battute d’arresto, ma costellata di conquiste numerose una dietro l’altra grazie alle sue notevoli capacità comunicative, alla sua tenacia incrollabile sostenuta da forte fiducia in sé stessa. Anche lei ha vissuto vicende familiari difficili che ha superato con determinazione.

La sua capacità relazionale si sostiene sulla spontaneità caratterizzata da un forte accento romano che non ha voluto nascondere. Non credo che la sua corsa all’interno del partito totalmente maschile sia stata una passeggiata, ma i suoi modi continuavano a convincere, a catturare l’attenzione dei cittadini e degli avversari che non riuscivano a fronteggiarla sui temi politici colpendola con la diffamazione e le campagne d’odio. Ha evitato di apparire una martire e ha vinto molte delle partite politiche. Giorgia è la prima donna segretaria di partito italiano e di un gruppo europeo e la prima donna a diventare capo del governo. Dovrà ora affrontare altre sfide e restare in sella il più a lungo possibile. Ma questa sarà la terra di nessuno costellata da molte trappole, soprattutto a livello internazionale sia europeo che americano.

FONTE: https://www.opinione.it/politica/2022/09/28/manlio-lo-presti_giorgia-meloni-garbatella-fratelli-d-italia-governo/

 

 

 

IN EVIDENZA

Il misterioso volo NATO 01

Pubblicato: 20 Settembre 2022

Circola in rete la notizia di uno strano volo della NATO effettuato il 13 settembre scorso sulle Marche, proprio due giorni prima della “bomba d’acqua” che ha devastato la costiera marchigiana.

La particolarità di questo volo è che è partito dalla base di Geilenkirchen in Germania, ha raggiunto le Marche, ci ha volato sopra per circa 4 ore, per poi fare ritorno in Germania. Lo scopo di questo volo ovviamente non è noto, ma molti sospettano che abbia avuto a che fare con quel rovescio d’acqua talmente violento che nemmeno gli addetti al meteo sono riusciti a prevederlo (quella mattina nelle Marche c’era solo un’allerta gialla).

Vi chiedo di darmi un vostro parere sulla possibile implicazione di questo strano volo nella tragedia avvenuta meno di 48 ore dopo.

I dati per fare la ricerca sono i seguenti:

Uno dei primi a dare la notizia è stato il canale telegram https://t.me/Diegodibonito/3897
L’aereo è un Boeing E-3 Sentry 707 AWACS
L’aeromobile è siglato LX-N90446
La fligh history dell’aereo è consultabile qui: https://planefinder.net/data/aircraft/LX-N90446
Cliccando “playback” sulla data 2022-09-13 compare il tracciato di volo di quel giorno.
Il tracciato di volo è rilevabile anche da Flightradar24: https://www.flightradar24.com/data/aircraft/lx-n90446#2d71fb70

Grazie per il vostro contributo.

FONTE: https://luogocomune.net/31-scie-chimiche/6075-il-misterioso-volo-nato-01

 

 

 

 

GLI AMERICANI SILURANO NORTHSTREAM IN ACQUE NATO

 

Massimiliano Montes 27 09 2022

 

Gli Americani silurano con i loro sommergibili i gasdotti Nordstream 1 e Nordstream 2, che uniscono per via sottomarina le coste russe e quelle della Germania.

È innegabile che siano stati loro perché gli attacchi sottomarini sono avvenuti in una zona Nato, di fronte all’isola danese di Bornholm, che difficilmente può essere utilizzata per atti di guerra da altri Paesi. Inoltre, l’Ucraina non è dotata di sottomarini, né tantomeno in quella zona (aveva un battello di classe Foxtrot, il Zaporižžja U-01, che si è autoconsegnato alla Flotta Russa del Mar Nero il 22 marzo 2014 a seguito dell’occupazione russa della Crimea).

Se i nostri “alleati” bombardano i nostri potenziali mezzi di approvvigionamento energetico, cosa significa?

Che non vogliono, e fisicamente ci precludono, un ritorno allo “status ante”.

Che sono dei Criminali di guerra.

Che, fondamentalmente, non sono nostri “alleati”: noi per loro siamo solo carne da macello, così come gli ucraini, per ottenere i loro scopi economici.

Abbandonare gli USA subito: #freeeurope

https://rinj.press/…/did-joe-biden-threaten-to-bomb…/

https://twitter.com/radeksikorski/status/1574800653724966915

 

FONTE: https://www.facebook.com/massimiliano.montes.1/posts/pfbid0r5oWK8K5dwT3L81s2cJZGjhbyEMtY6pZrX7GH2AFQ5zR4e3qRuaCJWFLRuMZnRWpl

 

 

 

Estensione della Russia

Competere da un terreno vantaggioso

di James Dobbins , Raphael S. Cohen , Nathan Chandler , Bryan Frederick , Edward Geist , Paul DeLuca , Forrest E. Morgan , Howard J. Shatz , Brent Williams

Questo rapporto esamina una serie di possibili mezzi per estendere la Russia. Come la Strategia di Difesa Nazionale del 2018 riconosciuto, gli Stati Uniti sono attualmente bloccati in una competizione di grandi potenze con la Russia. Questo rapporto cerca di definire le aree in cui gli Stati Uniti possono competere a proprio vantaggio. Basandosi su dati quantitativi e qualitativi provenienti da fonti occidentali e russe, questo rapporto esamina le vulnerabilità e le ansie economiche, politiche e militari della Russia. Quindi analizza le potenziali opzioni politiche per sfruttarle – ideologicamente, economicamente, geopoliticamente e militarmente (comprese le opzioni aeree e spaziali, marittime, terrestri e multidominio). Dopo aver descritto ciascuna misura, questo rapporto valuta i vantaggi, i costi e i rischi associati, nonché la probabilità che la misura possa essere implementata con successo ed estendere effettivamente la Russia. La maggior parte dei passaggi trattati in questo rapporto sono in un certo senso scalari, e molto probabilmente provocherebbe una contro-escalation russa. Alcune di queste politiche, tuttavia, potrebbero anche suscitare reazioni avverse da parte di altri avversari statunitensi, in particolare la Cina, che potrebbero, a loro volta, stressare gli Stati Uniti. In definitiva, questo rapporto conclude che le opzioni politiche statunitensi più interessanti per estendere la Russia – con i maggiori benefici, la massima probabilità di successo e il minor rischio – sono nel dominio economico, caratterizzato da una combinazione di aumento della produzione di energia degli Stati Uniti e sanzioni, fornendo quest’ultimo sono multilaterali. Al contrario, le misure geopolitiche per indurre la Russia a estendersi eccessivamente e le misure ideologiche per minare la stabilità del regime comportano rischi significativi. Infine, molte opzioni militari, compresi i cambiamenti nella posizione delle forze e lo sviluppo di nuove capacità, potrebbero aumentare la deterrenza degli Stati Uniti.

Domande di ricerca

  1. Quali sono le maggiori ansie e vulnerabilità della Russia?
  2. In che modo queste ansie e vulnerabilità possono essere sfruttate ed estendere la Russia?
  3. Quali sono i costi ei rischi associati a ciascuna opzione e quali sono le prospettive di successo?

Risultati chiave

I punti deboli della Russia risiedono nei domini economici

  • La più grande vulnerabilità della Russia, in qualsiasi competizione con gli Stati Uniti, è la sua economia, che è relativamente piccola e fortemente dipendente dalle esportazioni di energia.
  • La più grande ansia della leadership russa deriva dalla stabilità e dalla durata del regime.

Le misure più promettenti per stressare la Russia riguardano la produzione di energia e la pressione internazionale

  • Continuare ad espandere la produzione di energia degli Stati Uniti in tutte le forme, comprese le rinnovabili, e incoraggiare altri paesi a fare lo stesso, massimizzerebbe la pressione sulle entrate della Russia dalle esportazioni e quindi sui suoi bilanci nazionali e della difesa. Solo tra le molte misure esaminate in questo rapporto, questa ha il minor costo o rischio.
  • Le sanzioni possono anche limitare il potenziale economico della Russia. Per essere efficaci, tuttavia, devono essere multilaterali, coinvolgendo (almeno) l’Unione Europea, che è il più grande cliente della Russia e la più grande fonte di tecnologia e capitale, più grande sotto tutti questi aspetti degli Stati Uniti.

Le misure geopolitiche per indurre la Russia a estendersi eccessivamente sono probabilmente impraticabili o rischiano conseguenze di secondo ordine

  • Molte misure geopolitiche costringerebbero gli Stati Uniti ad operare in aree più vicine alla Russia e dove è quindi più economico e più facile per la Russia esercitare influenza rispetto agli Stati Uniti.

Le misure ideologiche per minare la stabilità del regime comportano rischi significativi di contro escalation

  • Molte opzioni militari, inclusi i cambiamenti di posizione delle forze e lo sviluppo di nuove capacità, potrebbero aumentare la deterrenza degli Stati Uniti e rassicurare gli alleati degli Stati Uniti, ma solo poche è probabile che estendano la Russia, poiché Mosca non sta cercando la parità con gli Stati Uniti nella maggior parte dei domini.

 

FONTE: https://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/research_reports/RR3000/RR3063/RAND_RR3063.pdf

 

 

 

 

RIMETTERE IN FILA GLI AVVENIMENTI

Giorgio Bianchi 28 09 2022

 

Visto che mi sembrate particolarmente rilassati provo a rimettere in fila un po’ di avvenimenti.

 

  1. Siete stati obbligati a farvi iniettare un farmaco sperimentale per poter lavorare. Ciò ha portato alla sperimentazione sul campo di uno strumento di controllo sociale che potrebbe fungere anche da tessera annonaria elettronica e di metodi da legge marziale.
  2. Il costo dell’energia è fuori controllo e non accenna a rientrare. Anzi, tutte le circostanza lasciano intendere che è destinato ad aumentare. A breve, la maggior parte delle imprese non riuscirà a fare fronte e sarà costretta a chiudere i battenti. Il tessuto produttivo dei paesi manifatturieri dell’Eurozona rischia di andare in blocco cardanico.
  3. Sono mesi che politici e organi di informazione paventano razionamenti nell’utilizzo dell’energia e possibili blackout. Il tutto condito da una strana pubblicità subliminale che sta invitando al consumo di insetti e di cibo di sintesi.

Il sabotaggio dei due gasdotti potrebbe essere solo la prima di una serie di azioni che condurranno verso i razionamenti e i blackout.

  1. Il conflitto tra Nato e Federazione Russa per interposta Ucraina sta per vivere l’ennesima escalation. Nessuno dei due contendenti può permettersi di lasciare il tavolo da gioco, pena la perdita del proprio prestigio internazionale e la tenuta interna.
  2. La Russia ha lanciato la mobilitazione parziale, segno che si prepara a rilanciare. Dato l’esito scontato dei referendum nel Donbass, esiste la possibilità concreta che la Russia dichiari guerra all’Ucraina.

A quel punto toccherà alla Nato fare la sua mossa.

  1. In Polonia ci sono più bandiere ucraine che polacche e i baltici stanno addestrando i riservisti.
  2. Piccoli conflitti locali stanno divampando attorno alla Federazione russa. Si rischiano inoltre delle situazioni analoghe a quella Ucraina in Moldavia, per via della Transnistria e in Cina per via di Taiwan. Se per qualsiasi motivo dovessero scattare le sanzioni nei confronti della Cina, l’economia mondiale collasserebbe definitivamente.
  3. È in atto una campagna russofobica che ricorda in tutto e per tutto le prime fasi delle persecuzioni del secolo scorso. Siamo solo all’inizio, date tempo al tempo. Stiamo all’interno di una spirale assolutamente analoga.
  4. L’Europa si avvia verso un periodo di crisi profonda che faciliterà le svolte autoritarie, probabilmente di tipo militare.

Come è avvenuto nel secolo scorso, il contagio partirà dall’Italia. Anche a questo giro Italia e Germania andranno a braccetto verso la tragedia.

  1. Tutte le parti in conflitto si sono dichiarate pronte all’utilizzo degli arsenali atomici. Anche l’ultimo tabù è crollato.
  2. In Europa nessuno, e sottolineo nessuno, ha la minima idea di cosa gli stia per arrivare addosso.

Sembriamo tanti bambini intenti a giocare sulla spiaggia, ignari dell’onda di Tsunami che ci sta per arrivare addosso.

  1. Media, istituzioni e aristocrazia industriale sono infiltrate a tutti i livelli, impossibile aspettarsi da loro un qualche tipo di ripensamento e un ritorno al buonsenso.
  2. Le elezioni italiane sono andate esattamente come dovevano andare.

 

FONTE: https://www.facebook.com/giorgio.bianchi.100/posts/pfbid028abMwApnmBrSnGLTYyVz6L12q2Efj2XqjaucM7zYe45UUPYN1N2yppRHgHJgiCBTl

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

OGGI 29 SETTEMBRE – EQUIPE 84

“Seduto in quel caffè
io non pensavo a te
guardavo il mondo che
girava intorno a me.

Poi d’improvviso lei sorrise
e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei
stretto come se
non ci fosse che lei.

Vedevo solo lei
e non pensavo a te
e tutta la città
correva incontro a noi

Il buio ci trovò vicini
un ristorante e poi
di corsa a ballar sottobraccio a lei
stretto verso casa abbracciato a lei
quasi come se non ci fosse che
quasi come se non ci fosse che lei.

Mi son svegliato e
e sto pensando a te
ricordo solo che
che ieri non eri con me.

Il sole ha cancellato tutto
di colpo volo giù dal letto
e corro lì al telefono
e parlo, rido e tu
tu non sai perché
t’amo, t’amo e tu
tu non sai perché
parlo, rido e tu
tu non sai perché…”

————————————————

Equipe 8429 settembre – 2:32
(Lucio Battisti, Mogol)
Album: Stereoequipe (1968) – Singolo: “29 settembre / È dall’amore che nasce l’uomo” (1967)

FONTE: https://www.infinititesti.com/2015/07/24/equipe-84-29-settembre-testo/

 

 

 

Equipe 84 – 29 settembre – 1967 Video

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=vGCA-320cbM

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Muore più gente per gli incendi delle batterie delle auto elettriche che per l’energia nucleare

22 09 2022

Michael Shellenberger, noto ambientalista, fa notare un fatto vero e poco noto: le batterie al litio uccidono molte più persone delle centrali nucleari. Perché, allora, non ne abbiamo paura, mentre si seminano timori spesso infondati su quella nucleare?

Per decenni, i critici delle centrali nucleari hanno sottolineato la loro particolare pericolosità. Quando si verifica una perdita di acqua di raffreddamento per i nuclei dei reattori, gli operatori dell’impianto possono perdere il controllo, lasciandoli fondere e potenzialmente spargendo particolato tossico nell’ambiente. Gli incidenti nucleari sono unici nel loro genere, in quanto richiedono che le persone si mettano “al riparo” e chiudano finestre e prese d’aria per evitare di respirare il particolato irradiato. Inoltre, gli incidenti nucleari possono svolgersi in modi imprevedibili e misteriosi, come la creazione di esplosioni di idrogeno gassoso, come quelle verificatesi durante l’incidente nucleare di Fukushima nel 2011.

Eppure le centrali nucleari rimangono il modo più sicuro di produrre elettricità e una delle attività umane più benevole. Nessuno è mai morto a causa dell’energia nucleare negli Stati Uniti, nessuno morirà a causa delle radiazioni dell’incidente di Fukushima nel 2011 e solo circa 200 persone avranno la vita accorciata dalle fiamme e dalle radiazioni dell’incendio di Chernobyl. E poiché le centrali nucleari impediscono la combustione di combustibili fossili, lo scienziato del clima James Hansen calcola che ad oggi abbiano salvato quasi 2 milioni di vite.

La capacità di rilasciare intense quantità di calore attraverso la scissione degli atomi ha effettivamente portato un pericolo unico al mondo. Ma la cosa più singolare è che ha ucciso così pochi nonostante abbia spaventato così tanti. Le evacuazioni troppo ampie e troppo prolungate di Fukushima e Chernobyl hanno provocato molte più vittime di quelle causate dalle particelle radianti.

E ora una serie di incidenti mortali rivela che persino le batterie al litio sono più letali dell’energia nucleare. Sabato scorso, un incendio innescato da una batteria al litio di uno scooter elettrico ha ucciso una bambina di 8 anni a New York. Nella sola città di New York, nel 2021 gli incendi di batterie al litio hanno causato 3 morti e 57 feriti, mentre nella prima metà del 2022 hanno causato 5 morti e 73 feriti.

Nel frattempo, martedì mattina un incendio in un impianto di batterie Tesla a Moss Landing, nella contea di Monterey, in California, ha emesso una tale quantità di fumo tossico che i dipartimenti dei vigili del fuoco e dello sceriffo hanno emesso un ordine di “shelter-in-place”, chiedendo alle persone di chiudere le finestre e le prese d’aria e chiudendo diverse strade. Contrariamente alla percezione diffusa, gli ordini di rifugio non sono unici per gli incidenti nucleari, ma vengono utilizzati anche per proteggere la popolazione da incendi chimici e altri incidenti. Si è trattato del terzo incendio dall’apertura dell’impianto, avvenuta due anni fa.

Gli incendi delle batterie al litio, come gli incidenti nucleari, sono imprevedibili, misteriosi e difficili da gestire. Gli incendi delle batterie che hanno bloccato i primi Boeing 787 Dreamliner nel 2013 sono stati difficili da controllare e misteriosi, Una Tesla che era rimasta in uno sfasciacarrozze di Sacramento per tre settimane ha preso fuoco spontaneamente, ripetutamente e misteriosamente. “Le batterie continuavano a riaccendere il fuoco”, hanno detto i vigili del fuoco, che sono riusciti a fermarle solo capovolgendo la Tesla su un fianco.

Le batterie al litio sono pericolose e più letali delle centrali nucleari. Questo è ovviamente vero negli Stati Uniti, dove l’energia nucleare non ha mai ucciso nessuno. Ma è probabilmente vero anche a livello globale, o lo sarà presto, visto l’aumento del numero di vittime degli incendi di litio.

Tutto ciò fa sorgere una domanda: se le batterie al litio sono molto più pericolose del nucleare, perché il nucleare è così tanto temuto?

 

FONTE: https://scenarieconomici.it/muore-piu-gente-per-gli-incendi-delle-batterie-delle-auto-elettriche-che-per-lenergia-nucleare/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

SENTI CHI (S)PARLA!

Rocco Bucciarelli 27 09 2022

 

Ursula von der Leyen (tedesca):

“Se dopo il voto le cose in Italia andranno verso una situazione difficile, qui abbiamo gli strumenti!”

Elizabeth Borne (francese):

“Sull’Italia vigileremo noi francesi!”

Clémentine Autain (francese):

“Il risultato del voto in Italia è tragico perché in Italia prendono il potere gli eredi di Mussolini!”

Yolanda Diaz (spagnola):

“Il risultato italiano è molto triste e preoccupante!”

Katharina Barley (tedesca):

“Sono preoccupata per l’Italia!”

Juan Manuel Albares (spagnolo):

“In tempi di incertezza i populismi crescono e finiscono sempre nello stesso modo, con una catastrofe!”

Tralascio le bordate molto “democratiche” dei nostri.

Analisi logica:

Se ad un risultato democratico di una libera elezione popolare, l’internazionale progressista e naziglobal si esprime così (forse sono ingerenze?) allora vuol dire che gli italiani sono sulla buona strada.

La storia, passata e recente, insegna che quando gli stranieri tacciono e applaudono sono sempre stati augelli per diabetici contro gli italiani!

W L’ITALIA!

FUORI DAL LAGER UE!

 

FONTE: https://www.facebook.com/groups/105995086788673/permalink/1108834213171417/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

RAPPRESAGLIA

Flavio Pietro Cuniberto 28 09 2022

 

Tra i molti commenti delle ultime ore, sono pochi a osservare che il secondo gasdotto, Nordstream2, avrebbe dovuto essere inattivo – e mai utilizzato – per il veto perentorio da parte americana (accolto da parte tedesca apparentemente senza batter ciglio). Risulta invece che Nordstream2, colpito dal sabotaggio come Nordstream1, perde notevoli quantitativi di gas.

Che il gasdotto venisse utilizzato clandestinamente, per un accordo sottobanco tra la controparte russa (Gazprom) e la controparte tedesca?

In ogni caso l’ipotesi più probabile è quella del sabotaggio americano (o britannico) a scopo di rappresaglia-avvertimento contro una Germania diffidata dall’utilizzo del gasdotto e ufficialmente impegnata a rispettare la diffida. Il pallino passa dunque ai Tedeschi: passare l’inverno al gelo oppure no, that is the question. Morire per l’America oppure no: that is the question.

P.S. La notizia comica è che la Germania E GLI USA stanno indagando (mano nella mano) sul sabotaggio.

FONTE: https://www.facebook.com/flaviopiero.cuniberto/posts/pfbid037BfeNY2XZppbiPenEiwkuvur9DM2M8dmuxxBhkPUYncWJ7tHbCUV2iMNBJ71R21Bl

 

 

 

NORDSTREAM2: QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE  

Flavio Piero Cuniberto 28 09 2022

 

Quando, all’inizio del 2022. la stampa americana e occidentale dava per imminente lo scoppio delle ostilità in Ucraina, alcuni osservatori prevedevano che a  dare fuoco alle polveri sarebbe stato, probabilmente, un episodio di false flag, di «falsa bandiera»: un incidente a qualche importante infrastruttura ucraina, allestito da abili mani occidentali e attribuito al «Pazzo del Cremlino» (secondo un copione già visto e stravisto anche in anni molto recenti). Il tipico casus belli fabbricato a tavolino.

Non fu così, perché al grido «al lupo, al lupo», il lupo intervenne davvero, spiazzando i migliori analisti geopolitici. Ma la sfera di cristallo era solo un po’ opaca, il false flag intravisto andava spostato da febbraio a settembre: non in Ucraina ma nel Baltico, che è poi (come gli stessi osservatori non mancavano di rilevare da tempo) il cuore strategico dell’intera vicenda.

Uscita di scena Angela Merkel – ultima, per quanto ambigua, garante del dialogo diplomatico col Cremlino – il governo-fantoccio insediato a Berlino nel tardo autunno avalla il proprio suicidio energetico ingollando come una capsula di cianuro il veto americano su Nordstream2 (colpo di grazia a una troppo florida – per gli interessi americani – economia tedesca, sempre più sbilanciata verso oriente e pericolosamente integrata con le risorse russe).

La mancata inaugurazione del gasdotto, già prevista per la fine del 2021 e fortemente voluta dagli ambienti industriali tedeschi come dai partner russi, segna nello stesso tempo il congelamento definitivo di ogni iniziativa diplomatica sul Donbass (ancora richiesta dai Russi nel mese di dicembre), e apre la strada – secondo le previsioni e gli auspici di Washington (della cricca dem-neocon che a Washington, brogli adiuvantibus, detiene il potere) – all’intervento militare russo del 24 febbraio. Eccolo il casus belli: propiziato con estrema abilità dalla Casa Bianca ma evitando i rischi connessi a un’operazione sul campo.

Il sabotaggio-rappresaglia di ieri è invece un tipico episodio di false flag, addossato dalla NATO al Cremlino come «attacco all’Occidente». Ma potrebbe essere un clamoroso passo falso e un punto di svolta, in grado di mandare all’aria la  lunga e meticolosa strategia nordatlantica. Dipende dal residuo coraggio della classe dirigente tedesca (ove non comprata o infiltrata dal deep state americano) rifiutare le seconda dose di cianuro e «écraser l’infame».

FONTE: https://www.facebook.com/flaviopiero.cuniberto/posts/pfbid0szKj9Tk6z7ejoAqgFPEZe4WXyDDb1rKCNQAUY1LWd2eGVP9vnJfoZvmE6vBqgTFgl

 

 

 

BIDEN ERA STATO CHIARO: “TOGLIEREMO DI MEZZO IL GASDOTTO NORD STREAM 2”. SULL’EUROPA SI STRINGE IL CAPPIO TRANSATLANTICO

Sull’attualità pesano come macigni gli equilibri scaturiti dalla seconda guerra mondiale. Lo scorso gennaio anche la diplomatica Victoria Nuland aveva dichiarato: “Se la Russia invaderà l’Ucraina, in ogni caso, il Nord Stream 2 non funzionerà”.

Di Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

 

Scrive ai suoi lettori la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova:

Stai ancora cercando una risposta alla domanda, chi c’è dietro l’intero sanguinoso scenario ucraino, la distruzione della cooperazione europea e la crisi mondiale globale?

E sul suo canale Telegram allega un estratto video che ritrae la vice segretario di Stato Usa Victoria Nuland in una dichiarazione pubblica durante un briefing del 27 gennaio scorso (1):

Vorrei dire francamente: se la Russia invaderà l’Ucraina, in ogni caso, il Nord Stream 2 non funzionerà

Quando si sveglierà Bruxelles?” si chiede Zakharova, il giorno dopo che i gasdotti Nord Stream sono stati sabotati: un chiaro attacco al continente europeo, Germania in primis.

Separare la Germania dalla Russia e quindi l’Europa dal gigante eurasiatico, è sempre stato l’obiettivo primario degli Stati Uniti (e della Gran Bretagna), come confessò nel 2015, al Chicago Council on Global Affairs, il presidente della Stratfor George Friedman:

Il principale interesse per gli Stati Uniti, per cui per un secolo abbiamo combattuto le
guerre, Prima e Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda, consiste nella relazione
fra Germania e Russia, perché unite sono l’unica forza che ci possa minacciare e
dobbiamo assicurarci che questo non accada. (2)

Tramite le sanzioni contro Mosca e l’interruzione dei gasdotti che collegano direttamente la Germania alla Russia, si sta lavorando per l’isolamento dell’Europa e l’annientamento della sua industria: Germania e Italia su tutte.

A vantaggio di chi?

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden deve rispondere alla domanda se gli Stati Uniti abbiano messo in atto la loro minaccia il 25 e 26 settembre quando è stata segnalata un’emergenza su tre linee del Nord Stream 1 e del Nord Stream 2. (3)

La portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha chiesto quindi conto al presidente americano delle sue parole risalenti al 7 febbraio scorso, a pochi giorni di distanza dal discorso della Nuland. Quali?

Biden: “Se la Russia invade di nuovo l’Ucraina con truppe, carri armati, non esisterà più un Nord Stream 2. Lo toglieremo di mezzo per sempre“.

Giornalista: “Ma, esattamente, come farete, considerato che il progetto è sotto il controllo tedesco?”

Biden: “Le garantisco che siamo in grado di farlo”.

La sua dichiarazione di intenti era supportata da una promessa. Bisogna essere responsabili delle proprie parole. La mancata comprensione di ciò che si dice non esonera nessuno dalla responsabilità. L’Europa deve conoscere la verità!“. Ha concluso la portavoce del ministero degli esteri russo.

Già prima dell’attacco ai gasdotti, il capo della diplomazia di Mosca aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco, proprio dalla sede Onu, a New York:

Adesso gli Stati Uniti sono parte del conflitto”. Quello che gli occidentali vogliono fare ”non è sconfiggerci. Vogliono toglierci dalle cartine, cancellarci dalle mappe”. ”Gli Stati Uniti e i loro alleati sono dei dittatori“. Quella di Washington ”è una dittatura pura o un tentativo di imporla”. (4)

Sergej Lavrov, 24 settembre 2022

Le ultime notizie riportano fonti governative tedesche che parlerebbero di “Nord Stream forse inutilizzabile per sempre” (5) dopo i danni che ha subìto nel tratto di mar Baltico tra Danimarca e Svezia.

Mentre il gigante eurasiatico ha avviato un’inchiesta per “terrorismo internazionale” e ottenuto per venerdì una riunione del Consiglio di sicurezza Onu in merito ai gravissimi fatti accaduti, ormai tutti parlano di sabotaggio. Ma il punto è: chi è stato?

Mosca e Washington si accusano a vicenda, mentre la Ue guidata dalla tedesca Ursula Van der Leyen supera ogni immaginazione: “La Russia deve pagare per questa ulteriore escalation“, dichiara mentre presenta l’ottavo pacchetto di sanzioni che rimbalzeranno contro gli europei. E mai verranno riconosciuti i “falsi” referendum organizzati nel Donbass (6).

La formazione di un oceanico mercato Usa/Ue è sempre stato l’orizzonte della costruzione europea, fortemente voluta da Washington (e Londra), formalizzato alla fine della Guerra Fredda con la Dichiarazione transatlantica del 22 novembre 1990.

Non solo interessi economici e valutari (l’euro è nato anche per fare da sparring partner al dollaro) ma anche una conformazione politica e militare – tramite la NATO – da sviluppare, perfezionare e mettere in comune.

Nel tempo, i tentativi per finalizzare sono stati tanti, in ultimo il famigerato TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership)  voluto da Obama e fermato da Trump nel 2018, anche se era stato avversato sia dalla Germania che dalla Francia. Di fatto, il trattato avrebbe significato fare del Vecchio Continente terra di deregolamentazione e business selvaggio modello Far West. Chi ha le multinazionali più potenti si sarebbe preso terre vergini e inesplorate attraverso la deregolamentazione della finanza, dell’alimentazione, dell’industria, dei servizi, che avrebbe ridotto le imprese ed i lavoratori europei alla stregua degli indiani d’America: vittime della conquista e dei voleri del più forte. Coi singoli Stati costretti ad arbitrati internazionali, portati in giudizio dalle Corporation, se non avessero provveduto opportunamente ad aprire le proprie economie secondo gli accordi sottoscritti in sede internazionale.

Di pari passo al governo Usa, il cui Segretario al Tesoro Janet Yellen ha molto di recente svelato i piani per la creazione di una CBDC (valuta digitale emesse da Banca Centrale), il potente think tank di Washington DC, Atlantic Council ha proposto “una nuova agenda transatlantica per il coordinamento economico” (27 settembre 2022), che non esclude scenari valutari comuni:

Stati Uniti e UE dovrebbero collaborare per creare un contesto normativo che consenta CBDC transfrontalieri che preservano la privacy. Washington e Bruxelles dovrebbero cogliere questa opportunità per stabilire finalmente un quadro transatlantico sulla privacy e chiarire come può consentire la prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. Il lavoro transatlantico sulle CBDC, proprio come sulle sanzioni e sul commercio, dovrebbe sfruttare lo slancio dietro le risposte politiche immediate a grandi shock al fine di costruire una strategia a medio e lungo termine. Questa strategia non deve ignorare le sfide reali dell’inflazione e delle prospettive di bassa crescita; deve anche costruire ponti con le economie non allineate, piuttosto che costringerle a scegliere tra Cina e Occidente (7)

La CBDC ha lo scopo ultimo far aprire al cittadino il proprio conto corrente direttamente presso la Banca Centrale: diverrebbe così cliente di un sistema centralizzato “dove tutta la valuta emessa è disponibile soltanto attraverso flussi digitali su conti giacenti presso un’unica banca“, senza intermediari; ciò eliminerebbe quindi gli istituti di credito commerciali ordinari, e affiderebbe il controllo pressochè assoluto –  di quel conto corrente e quindi del denaro –  ad un’unica autorità.

L’attuale crisi europea scatenata dalle sanzioni anti russe, dall’aver liberalizzato il mercato dell’energia agganciandolo alle speculazioni di borsa, il recente sabotaggio ai gasdotti Nord Stream, stanno portando sempre più l’Europa ad aver bisogno degli Stati Uniti d’America, in termini di energia e di economia: magari non tardissimo ci proporranno un trattato. E stavolta, forse, non avremo alternative alla firma.

Formuliamo nuovamente al lettore il quesito iniziale, facendolo nostro:

“Stai ancora cercando una risposta alla domanda, chi c’è dietro l’intero sanguinoso scenario ucraino, la distruzione della cooperazione europea e la crisi mondiale globale?”

Se il contenitore geopolitico Ue era stato costruito principalmente in funzione antisovietica per tenere separate la Germania e l’Europa (dell’ovest) dalla Russia, oltrechè per favorire l’apertura dei mercati e l’atlantismo globalizzante e finanziarizzato, oggi – al solito – la Storia si ripete. Ma stavolta la Guerra sembra proprio più calda che mai.

Il sogno europeo e le missioni di pace sono i prodotti dell’Impero del Bene; per fortuna i cattivi stanno sempre e soltanto dall’altra parte.

Intanto l’Europa rischia di diventare l’altro giardino di casa degli Stati Uniti, una copia – un pò più sofisticata e attempata, ma non meno sofferente e saccheggiata – dell’America Latina.

Di Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

29.09.2022

NOTE

(1) = https://t.me/MariaVladimirovnaZakharova/3820

(2) = https://www.youtube.com/watch?v=QeLu_yyz3tc

(3) = https://t.me/MariaVladimirovnaZakharova/3818

(4) = https://www.adnkronos.com/ucraina-lavrov-russofobia-grottesca_6FiQVMP8euMwfln1kaRf2n?refresh_ce

(5) = https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2022/09/28/berlino-nord-stream-forse-inutilizzabile-per-sempre_a71a0f13-897c-4f0c-8429-70380da6f6bf.html

(6) = Ibidem

(7) = https://www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/from-sanctions-to-digital-currencies-heres-a-new-transatlantic-agenda-for-economic-coordination/

 28 Posts

FONTE: https://comedonchisciotte.org/biden-era-stato-chiaro-toglieremo-di-mezzo-il-gasdotto-nord-stream-2-sulleuropa-si-stringe-il-cappio-transatlantico/

 

 

 

 

CULTURA

SUL POTERE DELLE CHIAVI  

Flavio Piero Cuniberto 28 09 2022

 

Attribuito a Pietro come apostolo e martire e impresso come stemma araldico sul vessillo vaticano, il simbolo delle Chiavi si richiama a un noto passo evangelico (Mt 16-30). È il potere di «legare» e di «sciogliere», sulla Terra come in Cielo. Preso alla lettera, il simbolismo fa di Pietro una sorta di carceriere escatologico: le «chiavi del Regno» aprono le «porte del Cielo» a chi è liberato dal carcere terreno, e viceversa.

È su questa immagine di soglia carceraria che si è fondato per secoli il potere della chiesa romana nelle sue peggiori varianti: il commercio delle indulgenze, gli autodafé, le conversioni forzate, l’acquisizione di ricchezze immense come «prezzo del riscatto» per ottenere l’uscita dal carcere (e la salvezza dell’anima). Una lunga storia.

Il simbolismo delle chiavi ha però un significato ulteriore, metafisico, che porta su un altro piano l’immagine popolare – quasi barzellettistica – di Pietro «portiere» celeste. L’aprire e il chiudere, il Rigore e la Misericordia, la Sistole e la Diastole, sono le «ali» dell’essere divino (che si aprono e si chiudono ritmicamente). La Vita si apre chiudendosi e si chiude aprendosi: come il ritmo dell’Albero che cresce per espansioni e contrazioni, dritto verso la Luce. Come il cuore che si apre all’intelligenza (l’occhio del cuore) nella misura in cui si chiude, nella «custodia», agli influssi esterni: come il phylax platonico, che esercitando la «scienza della guardia» apre l’occhio della mente alla fioritura della Giustizia, al canto della legge. (La tradizione ermetica conserva questa polarità ritmica come «solve et coagula», ritmo di scioglimento e coagulazione).

La lotta millenaria della chiesa romana contro queste implicazioni simboliche profonde – bollate come devianze gnostiche – non ha fatto altro che consolidare nei secoli il carapace dei dogmi includenti ed escludenti. Privato del suo «sostantifico midollo» (se non nelle pieghe mirabili della liturgia), l’involucro dogmatico si riduce a un guscio vuoto. D’altronde, è il destino dell’Occidente come tale, a cui il cristianesimo ha legato forse fin dall’inizio la propria sorte e la propria deriva.

Custoditi nel silenzio, i semi spirituali fioriranno a tempo debito, «come il cedro e la palma» del Salmo 92.

 

FONTE: https://www.facebook.com/flaviopiero.cuniberto/posts/pfbid0johMUffaHrQAKFZBMAj4GKdwGueHbvuMwgdB36X2wBQoCVSRhgPaYX32bLBsQvLml

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

La Germania sospetta di “attacco mirato” ai gasdotti russi (RT)

Rosanna Spadini 28 09 2022

 

Mentre la perdita di pressione in tre gasdotti tra Russia e Germania è ancora ufficialmente oggetto di indagine, Berlino non è più convinta che si tratti di una coincidenza e sospetta un “attacco mirato” per conto dell’Ucraina o della Russia, ha riferito il quotidiano Tagesspiegel lunedì sera. La pressione in una delle linee del Nord Stream 2 è scesa bruscamente durante la notte, seguita lunedì pomeriggio dallo stesso accaduto a entrambi i tubi del Nord Stream 1. La Danimarca ha annunciato che una fuga di gas è stata individuata al largo della costa dell’isola di Bornholm nel Mar Baltico e ha chiuso l’area al traffico marittimo, ma non ha potuto confermare se questa fosse la causa della perdita di pressione.

Secondo Tagesspiegel, il governo tedesco e le agenzie che indagano sull’incidente “non riescono a immaginare uno scenario che non sia un attacco mirato”, secondo una fonte anonima che conosce le loro valutazioni. “Tutto parla contro una coincidenza.” L’outlet ha spiegato che un attacco deliberato sul fondo del mare deve coinvolgere forze speciali, sommozzatori della marina o un sottomarino. Secondo quanto riferito, Berlino sta esaminando due possibili scenari. Nella prima, l’Ucraina o le “forze affiliate all’Ucraina” potrebbero essere dietro l’attacco. La seconda opzione è che la Russia l’abbia fatto come una “falsa bandiera”, per mettere in cattiva luce l’Ucraina e aumentare ulteriormente i prezzi dell’energia nell’UE.

Con Nord Stream offline dalla fine di agosto, il gas russo può essere consegnato solo alla Germania e all’Europa centrale tramite i vecchi gasdotti che attraversano la Polonia e l’Ucraina, ha osservato Tagesspiegel. “Stiamo cercando di chiarire la situazione qui”, ha detto all’outlet una portavoce del ministero federale dell’economia. “Al momento non sappiamo cosa abbia causato il calo di pressione”. Il Nord Stream 1 è stato costruito nel 2011. La costruzione del Nord Stream 2 è iniziata nel 2018 e ha richiesto molto più tempo a causa della pressione politica e delle sanzioni economiche degli Stati Uniti. NS2 è stato terminato e pressurizzato entro settembre 2021. Tuttavia, due giorni prima dell’operazione militare russa in Ucraina, il governo tedesco ha sospeso la sua certificazione a tempo indeterminato e ha categoricamente rifiutato qualsiasi suggerimento di Mosca – o del suo stesso popolo – di sbloccare l’oleodotto.

FONTE: https://www.facebook.com/rosanna.spadini/posts/pfbid0iQxGEKZX3NieTMYY8A7wwzKUVWQiKCZqED7ieErhKTL3wZrAeZQqz9jS3djtLnDl

 

 

 

DIRITTI UMANI

EUROPA E USA(ID) SPINGONO PER LE TEORIE GENDER E IL “FAMILY PLANNING”. SUL PIATTO MILIONI DI EURO

Di Gloria Callarelli per ComeDonChisciotte.org

Torna in questi giorni prepotente l’affondo delle élite globalista sui temi dell’emancipazione di genere, della diseguaglianza di genere, della salute sessuale riproduttiva e relativi diritti.

Tutta una serie di termini facenti parte della neolingua che in realtà, come sappiamo molto bene, nascondono i veri obiettivi di questi gruppi di potere: spingere per l’ideologia gender, sostenere il controllo delle nascite (loro la chiamano la family planning ovvero pianificazione familiare) e radicare un forte femminismo che anziché riconoscere alla donna il ruolo primario di madre intende stumentalizzarla ancora di più mettendo così a rischio l’istituzione familiare, implementando politiche appunto abortiste e, con questa scusa, introducendo anche nei Paesi meno sviluppati la tecnologia con il duplice risultato di favorire certamente le multinazionali amiche e lavorare per raggiungere la Quarta rivoluzione industriale, dove l’uomo deve essere sostituito o divenire schiavo delle macchine.

Non ci credete? Eppure basta fare riferimento al recente discorso di Ursula Von der Leyen in Europa per averne conferma: la presidente della Commissione Europea, infatti, ha annunciato pochi giorni fa un nuovo contributo di 45 milioni di € nell’arco di sei anni “a sostegno della salute sessuale e riproduttiva, dei relativi diritti e dei diritti delle donne in tutto il mondo”. Che messa così può anche suonare bene (al di là dei contributi che sono un’enormità e che oggi, alla luce della crisi costruita ad arte anche per via di una guerra voluta e imposta che sta rovinando l’intera Europa, dimostra il totale scollamento tra popoli e governi/potere) ma che, come spiegato sopra, nasconde le insidie mondialiste di cui parlavamo.

Concretamente a chi andrebbero i contributi elargiti? Ad esempio, a chi produce contraccettivi. Un incentivo dunque a NON mettere su famiglia che evidentemente, e prova ne sono queste specifiche, non è tra le priorità dei nostri. Si parla di parto sicuro, vero, ma non un accenno, non una lira a chi mira a fare molti figli (e nel caso di certi Paesi africani o sudamericani parliamo di prassi non certo di episodi singolari). Tra le righe, solo una strenua difesa in favore della “pianificazione familiare” appunto. Si legge sul sito dell’UNFPA (1) che è partner dell’iniziativa, che lo stesso “lavora per sostenere la pianificazione familiare: garantendo una fornitura costante e affidabile di contraccettivi di qualità;  rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali; sostenere politiche a sostegno della pianificazione familiare; e la raccolta di dati per supportare questo lavoro” (2). Infine si legge un generico accesso universale ai “diritti sessuali”. Insomma la direzione intrapresa, seppure nel camuffamento generale, appare molto chiara.

Per capire che non si tratta di decisioni prese senza un denominatore comune ma che si tratta di una vera e propria agenda, di un programma definito di rovesciamento della società, cui lavorano da anni personaggi come Bill Gates, Rockfeller e tutta l’élite mondialista, andiamo a spulciare e trovare conferma dai “complici” trasferendoci negli Stati Uniti. Il duo progressista Biden-Harris (già sostenuto nelle elezioni dai personaggi di cui sopra), anche attraverso l’USAID, agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, è tornato in questi giorni a premere forte l’acceleratore sulle stesse politiche, guarda caso, dell’Europa: parità di genere, responsabilizzazione delle donne, emancipazione femminile. Bingo. L’alleanza mondialista dell’asse occidentale è sempre più forte, sempre più in sintonia. Sempre più chiara l’idea di sradicare l’ordine naturale delle cose e costruire il famoso Nuovo ordine mondiale, basato su teorie ideologiche contrarie, neanche a dirlo, alla nostra tradizione (cristiana) oltre che, spesso e volentieri, al più elementare buonsenso.

Ma torniamo agli Usa. Teniamo presente che la richiesta di budget dell’USAID per l’anno fiscale 2023 è di 60,4 miliardi di dollari. Si registra un aumento del 6% rispetto allo scorso anno che include 2,6 miliardi di dollari in più per promuovere la strategia nazionale sull’equità e l’uguaglianza di genere. Attenzione perché l’USAID definisce l’equità di genere come “il processo per garantire che donne e uomini, ragazzi e ragazze e individui di genere diverso ricevano un trattamento coerente, sistematico, equo e giusto e la distribuzione di benefici e risorse”. Ecco appunto. Il sito Heritage, il think tank conservatore statunitense, denuncia come la bozza preparata sul tema dall’USAID “sia piena di termini come “binario di genere”, “diverso di genere” e “identità di genere”, che si riferiscono a nient’altro che sentimenti soggettivi o etichette artificiali che nulla hanno a che vedere con il sesso biologico ma solo con la teoria ideologica del gender”. Dunque scavando tra le righe della neolingua, superando il concetto femminista di diritti per le donne, questo è quello che emerge.

Inoltre, proseguendo nella ricerca USAID, si legge come “per approfondire” il tema si possano raggiungere altri siti. E poco importa se siano siti inerenti ad altri temi cari alla propaganda: la biodiversità, il cambiamento climatico, le sfide globali dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari o l’istruzione. Ogni ambito, ogni capitolo dell’agenda globalista (perché se non l’avete capito di questa si parla) non perde occasione per inserire il tema gender o la spinta ideologica alle teorie Lgbt ecc. L’agenda quella è, ed è tutta collegata.

Un esempio? Veniamo indirizzati al sito climatelinks, collegato appunto all’USAID, e scopriamo un’intera pagina riservata al tema, con un paragrafetto che recita:

Gli impatti dei cambiamenti climatici variano tra le popolazioni e sono aggravati da vulnerabilità intersecanti legate a genere, razza, etnia, età, classe, religione, disabilità, geografia e altro ancora. I rischi durante e dopo i disastri naturali sono spesso più elevati per le donne e le ragazze, i giovani, i popoli indigeni, le persone LGBTQI+ e le persone con disabilità a causa di norme sociali, fallimenti nell’ordine pubblico e interruzione dei mezzi di sussistenza. (3)

Ogni scusa è buona, dunque, per sostenerne la propaganda. Ma la violenza nell’imposizione di queste teorie sta forse producendo, oggi, un effetto contrario. Ci sono Paesi che si stanno opponendo allo sviluppo di questi temi. La Serbia per esempio, che di recente ha portato in piazza migliaia di persone contro questa ostinata propaganda; o il Cile che nei giorni scorsi si è opposto alla modifica della Costituzione, ferma all’epoca di Pinochet, perché la proposta è stata giudicata troppo radicale e progressista con, nemmeno a dirlo, il tentativo, tra gli altri, di radicare anche nel Paese sudamericano le teorie gender neutral.

I prossimi mesi saranno decisivi per tutti i Paesi investiti da questa valanga: staremo a vedere se i popoli si faranno conquistare da questa nuova forma di colonialismo o se riusciranno a salvaguardare la crescita (senza imposizioni) delle nuove generazioni.

Di Gloria Callarelli per ComeDonChisciotte.org

Gloria Callarelli. Nata a Vittorio Veneto (TV), si è laureata in “Scienze della comunicazione e produzione multimediale” all’Università di Padova. Ha esordito come giornalista televisiva per poi dedicarsi per un periodo al cartaceo e infine all’online, dove scrive stabilmente dal 2011 per un quotidiano nazionale e per diverse realtà dell’informazione indipendente. Frizzante, forte e battagliera difende da sempre i valori della vita, della famiglia, della fede e delle libertà contro la piaga del mondialismo: temi che l’hanno convinta a più riprese anche a partecipare attivamente alla vita sociale e politica del proprio Paese. Appassionata di arte, storia, letteratura, politica, è costretta ad avere sempre a portata di mano un taccuino o un cellulare per appuntare le sue poesie. E’ moglie e mamma.

NOTE
(1) = https://www.unfpa.org/
(2) = https://www.unfpa.org/family-planning
(3) = https://www.climatelinks.org/sector/gender-and-social-inclusion

FONTE: https://comedonchisciotte.org/europa-e-usaid-spingono-per-le-teorie-gender-e-il-family-planning-sul-piatto-milioni-di-euro/

 

ECONOMIA

 

In questi ultimi mesi diverse agenzie internazionali hanno segnalato nei loro rapporti un incremento delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema1 soprattutto appartenenti a paesi del continente africano.

Torna così purtroppo ad essere centrale la questione della povertà assoluta, intesa come incapacità, anche reddituale di poter accedere a tutto quel paniere di beni fisici indispensabili per la sopravvivenza fisica di un individuo (prescindendo in questo caso da riferimenti relativi alla cultura e alla società di appartenenza), e questo rispetto al pur sempre drammatico e persistente problema della povertà relativa espressione che incorpora invece il dato culturale e sociale della propria collettività e che misura sempre una distanza, ma a partire da uno standard di vita già acquisito2.

Il tema della povertà è oggi fortemente connesso anche al problema della sostenibilità ambientale. Nel presente articolo, in una visione di estrema sintesi, si mettono a confronto alcune soluzioni al dilemma della povertà presentate da visioni alternative di sostenibilità ambientale. La sostenibilità sociale infatti è causa e allo stesso tempo effetto della sostenibilità ambientale e viceversa. L’effetto combinato della povertà e del degrado ambientale, estende così la questione morale della giustizia tra gli uomini oltre i confini del tempo presente (giustizia sociale o infra-generazionale), con ripercussioni inevitabili sulle generazioni future (giustizia inter-generazionale)3.

Nel rapporto “The State of Food Insecurity in the World”, pubblicato di recente e  redatto congiuntamente da tre agenzie 4, si riporta che nel 20105 il numero di persone che soffre la fame è stato di circa 925 milioni, e l’incremento dei prezzi dei beni agricoli registrato in questo anno ha spinto nello stato d’insicurezza alimentare un numero pari almeno a 70 milioni di persone. Il Rapporto è così incentrato sul fenomeno della volatilità dei prezzi alimentari a seguito della pressione esercitata dalla crescita della domanda internazionale di alimenti. Questi effetti sono dovuti in parte al mutamento nella composizione media del paniere di spesa delle economie in via di sviluppo, in parte alla crescita demografica mondiale, e in parte a cause che sono da ricondurre alla nuova domanda di alimenti per la produzione di energia6. Persone senza lavoro, operai, braccianti agricoli sono così esposti ad oscillazioni insostenibili, che vanno a pesare sulla spesa alimentare, compromettendo la possibilità di accedere ad una nutrizione adeguata7. I piccoli paesi africani dipendenti dalle importazioni sono quelli più a rischio e molti di loro ancora stanno pagando le conseguenze della crisi alimentare degli anni 2006-20088.

Questi dati sembrano purtroppo smentire coloro che ritenevano ormai necessario incentrare l’attenzione solo sulle disuguaglianze relative, dal momento che la crescita economica mondiale9 avrebbe avuto indubbi effetti positivi, nel sollevare dalla povertà assoluta milioni di persone, soprattutto in quei paesi che accettavano di aprirsi alle dinamiche  del commercio internazionale.
Diversi studi confermano come il processo di estensione dei mercati e la crescita economica hanno effettivamente sollevato in questi ultimi decenni milioni di persone dalla condizione di povertà, e questo è avvenuto per il cosiddetto “trickle down effect”. In pratica è l’effetto dovuto alla ricaduta positiva di una crescita generalizzata del reddito, verso le categorie sociali più povere. In questo senso il dotarsi di un apparato produttivo leggero, e lo sviluppo tecnologico applicato all’agricoltura – la cosiddetta “green revolution”10 ha permesso a diversi paesi poveri di accrescere la produttività interna, integrando e specializzando maggiormente le economie attraverso un deciso orientamento delle stesse al commercio internazionale.

Questo effetto rimorchio “trickle down” tuttavia non ha funzionato ovunque e nello stesso modo. Ne hanno ad esempio beneficiato alcuni paesi del continente asiatico, mentre non ci sono stati riscontri positivi per i paesi dell’Africa sub-sahariana11.

In sintesi possiamo affermare che la progressiva integrazione dei mercati operata dalla globalizzazione non ha risolto il problema della disuguaglianza relativa e ha lasciato un miliardo di persone nel mondo nelle condizioni della povertà estrema. Molte di queste vivono in zone rurali. Questo accelera inoltre, per varie e talvolta giustificate ragioni, il degrado ambientale, compromettendo così anche quel livello minimo di sforzi attuati per rendere più sostenibili le politiche per lo sviluppo12. I problemi legati alla povertà si traducono spesso in uno sfruttamento del capitale naturale che si caratterizza per processi di desertificazione progressiva, di diminuzione della biodiversità, di emissione di inquinanti in zona, con ripercussioni probabili sul cambiamento climatico globale.

Scendendo più nei particolari il primo impatto della globalizzazione è stato quello di aver alimentato proprio i circoli viziosi della povertà rurale, dove i poveri per evitare i rischi associati alla coltivazione dei campi, sono costretti a vivere anche dei frutti del disboscamento e dello sfruttamento agricolo immediato di terreni ancora molto fertili – ottenuti dalla deforestazione – terreni che vengono però in breve tempo ridotti all’infertilità e alla desertificazione e quindi abbandonati, attivando di conseguenza processi di migrazione dal contesto rurale a quello urbano.13 A questo quadro si associa poi l’indiscriminata azione predatoria di risorse naturali e minerarie pianificata sistematicamente e operata da diverse imprese multinazionali occidentali e cinesi.

L’ingiustizia sociale, cioè quella tra generazioni presenti – cosiddetta intra-generazionale –  si tramuta così in una ingiustizia inter-generazionale, ed il costo sociale della povertà si trasforma anche in un costo ambientale trasferito in modo sommerso alle generazione future.

Cosa affermano i diversi approcci teorici del pensiero economico a tale riguardo? La visione neoclassica dell’economia ha sempre favorito l’estensione dei mercati e l’efficienza allocativa, relegando la sostenibilità sociale ad un problema indiretto e comunque da risolvere eventualmente attraverso i meccanismi della crescita economica.

La sostenibilità ambientale è per gli economisti neoclassici garantita alla fine sempre dal mercato. E questo è dovuto alla graduale e perfetta sostituzione che si riscontra – per effetto dello sviluppo tecnologico – nel passare dall’uso del capitale naturale al capitale tecnologico e artificiale. L’ambiente è infatti una variabile economica esterna, pari a qualunque altro fattore della produzione. L’effetto della progressiva scarsità relativa è così registrato dalla variazione dei prezzi relativi di mercato che attivano i necessari processi di sostituzione tra i fattori produttivi14. L’effetto di esaurimento delle risorse naturali – nell’approccio neoclassico allo sviluppo sostenibile – non deve così preoccupare15 dal momento che le risorse naturali (ΔKN<0) possono essere perfettamente sostituite da un uso crescente del capitale industriale (ΔKF>0) e da una maggiore produttività del lavoro16. In questa visione sono così favoriti in ambito rurale i grandi investimenti di capitale per le produzioni agricole di monocolture estensive selezionate da destinare all’esportazione (cash crops), con impiego esteso di fertilizzanti chimici e pesticidi, con lo sviluppo di strutture adeguate per l’irrigazione, ed infrastrutture di base, necessarie alla conservazione, e al successivo trasporto dei prodotti all’estero. L’apertura al commercio internazionale garantisce poi il pieno dispiegarsi degli effetti positivi ed espansivi della crescita.L’approccio neoclassico nella definizione del rapporto economia-ambiente si colloca così nell’ambito della sostenibilità debole17, ambito criticato dal filone teorico dell’economia ecologica, in quanto ritenuto responsabile della permanenza del circolo vizioso che esiste tra degrado ambientale e povertà estrema.

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Gli effetti nefasti sopra descritti hanno spinto in questi ultimi anni i sostenitori della teoria della decrescita a difendere e favorire lo sganciamento delle economie locali dai mercati internazionali. In alternativa si punta allo sviluppo di produzioni agricole che perseguono invece l’autosufficienza alimentare nel rispetto e nella conservazione della biodiversità, e delle tradizioni rurali e culturali del luogo (ΔKC>0) , in modo da invertire la tendenza in atto e favorire processi di reintegrazione del capitale naturale (ΔKN>0). La sfida lanciata da questo nuovo contributo di pensiero – ispirato soprattutto alle riflessioni di Ivan Illich18 ed inaugurato dal punto di vista economico dal contributo di Gergescu Roegen – è quella di evitare in tutti i modi ai paesi poveri di seguire la strada dello sviluppismo19, quella strada caratterizzata dall’obbligo di dare necessariamente un’impronta occidentale al proprio progresso, e alla modalità con cui sono definiti i propri bisogni fondamentali20, da cui consegue un pre-determinato stile di vita fatto percepire come unico possibile. Le politiche economiche così non possono che essere incentrate sul commercio con l’estero, che diventa motore indispensabile per lo sviluppo. Per questo motivo i teorici della decrescita ammettono come unica via possibile il ritorno all’autoproduzione del villaggio, e alla riscoperta dei beni relazionali insiti nelle proprie culture locali, superando così gli effetti dovuti alle conseguenze della globalizzazione economica e finanziaria. Il riferimento così allo slogan decrescita felice o decrescita conviviale non è poi tanto da riferire ad una decrescita in senso quantitativo, ma piuttosto qualitativo, per lo spostamento delle proprie attività dalla produzione di merci destinate al mercato globale, a beni prodotti e consumati in ambito e secondo standard locali21. La produzione locale riduce così inevitabilmente il consumo di risorse materiali e d’energia legate al trasferimento delle merci, e a tutti i servizi ed esso associati (come ad esempio pubblicità, assicurazioni, conservazione), riducendo l’impatto ambientale per il conseguente minor utilizzo di capitale artificiale (ΔKF<0). In qualche modo si riafferma l’esigenza di scelte sociali e se possibile anche politiche, di tipo autarchico e populista22, con una matrice ideologica di supporto – rispetto al passato – che attinge propriamente all’anti-sviluppo.

La critica quindi è assoluta dal momento che l’attuale processo di crescita economica ha sintetizzato in sé, vanificandolo, il concetto stesso di sviluppo sostenibile.

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Ma il processo di globalizzazione sotto accusa è stato veramente espressione di una cultura dello sviluppo sostenibile e in che misura? I sostenitori della versione forte23 dello sviluppo sostenibile non la pensano propriamente cosi.

I riscontri empirici sulla validità dell’ipotesi di Kuznets24 hanno dimostrato che la crescita economica non è stata di fatto sostenibile dal punto di vista sociale, determinando così anche un’insostenibilità a livello ambientale. L’apertura dei mercati internazionali con la possibilità di trasferire tecnologie “pulite” verso i paesi più poveri non si è realizzata secondo quanto ci si aspettava25. Le imprese hanno esportato tecnologie obsolete e spesso fortemente inquinanti. La globalizzazione se da una parte ha comportato un leggero allentamento della pressione demografica, dall’altra ha favorito l’adozione di stili di vita improntati ad un forte consumismo, favorendo una maggiore produzione di rifiuti inquinanti e sprechi connessi ad un uso di risorse ingenti per la movimentazione di merci su scala internazionale.

Risulta dunque nel complesso che negli ultimi decenni la globalizzazione non è stata ispirata ai principi della sostenibilità, ma piuttosto a quelli della deregolamentazione e della privatizzazione, favorita anche dai piani dell’IMF e dalle politiche del WTO26. Lo sviluppo della telematica e la libera circolazione dei capitali al livello internazionale, e la diffusione di una cultura d’impresa sul modello anglosassone – orientata alla massimizzazione dei profitti a breve termine – ha contribuito ulteriormente a compromettere tale principio, favorendo dinamiche di speculazione finanziaria che hanno colpito i prezzi dei generi alimentari.

Nella pratica c’è ancora molto da fare per rendere la globalizzazione un processo sostenibile. Tutto questo non può che passare però all’interno di un forte fase di ri-ordinamento del sistema economico internazionale2527.

Per questo per rendere lo sviluppo veramente sostenibile è necessario impegnarsi su varie direttrici. Una maggiore regolamentazione del commercio internazionale in modo che la libera circolazione delle merci non sia soltanto “da Nord a Sud”, ma anche lungo direttrici contrarie, superando così le forme di protezionismo più o meno sommerso attuato ancora oggi dai paesi dell’area OCSE28. Nel sostegno forte da parte degli organismi preposti (IMF e WB) a favore di progetti strutturali che rispettino le condizioni culturali del luogo, e incoraggino modelli di partecipazione attiva (approcci sistemici) da parte delle popolazioni residenti, prevedendo il ricorso a tecnologie più efficienti e pulite nel rispetto dell’ambiente.  Questo aspetto è in linea con il principio di sostenibilità forte, che mira alla conservazione del capitale naturale (ΔKN=0) attraverso l’utilizzo di un capitale fisico ecologicamente compatibile; in questo caso la presenza di normative ambientali e la capacità di farle osservare è un requisito indispensabile29.

Non si possono avviare percorsi di sostenibilità senza poi una disponibilità da parte dei paesi ricchi a contribuire in modo significativo e solidale verso i paesi poveri. La dinamica degli aiuti pubblici allo sviluppo in questi ultimi anni è stata assolutamente insufficiente.30 Accanto al processo di regolamentazione nello scambio di merci e fattori produttivi, e di investimenti nella sostenibilità ambientale, si devono necessariamente associare anche programmi di sviluppo caratterizzati da maggiore solidarietà.  Al livello finanziario inoltre non dovrebbe mancare una marcata regolamentazione – per limitarne il rischio o addirittura porvi fine – dei movimenti speculativi su prodotti di finanza derivata agganciati al mercato agro-alimentare. Allo stesso tempo al livello locale ogni autorità dovrebbe garantire una rete di protezione sociale che eviti alle popolazioni più esposte, il rischio legato ai movimenti economici del mercato globale, e quindi di poter cadere nella trappola della povertà per l’insufficiente disponibilità di titoli necessari all’acquisto dei beni di sussistenza.

 

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In mancanza di contesti internazionali capaci di regolamentare in modo trasparente queste tendenze, e in presenza di paesi poveri con governi corrotti e poco attenti alpdf bene comune, non resta allora che l’alternativa di una società della decrescita che si riappropri al livello locale di tutti i mezzi necessari a garantire l’autosufficienza alimentare in modo eco-compatibile. Rimane da comprendere tuttavia come poter attuare in concreto un programma della decrescita, nel rispetto sia della libera iniziativa in campo economico, sia di procedure democratiche capaci di favorire e assicurare un’adeguata rappresentanza e partecipazione delle popolazioni coinvolte.

 

NOTE:

1 Si ricorda come il primo tra gli “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” (Millennium Development Goals) delle Nazioni Unite è quello di ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che vive in condizione di povertà estrema (cioè con meno di un dollaro al giorno).

2 Cfr. AA.VV., “Rapporto sulle povertà e disuguaglianze”, a cura di Nicola Acocella, ediz. a cura della Fondazione Premio Napoli, 2004, pp. 49-60.

3 Cfr. sulla legittimità morale di una giustizia tra generazioni vedi: Edoardo Greblo, “La questione della giustizia intergenerazionale” in “Etica e Politiche Ambientali”, Fondazione Lanza, ediz. Gregoriana Libreria, Padova, 2007, pp. 193-199.

4 Il riferimento è relativo alla FAO, (Organizzazione  delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), all’IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) ed al WFP (Programma Alimentare Mondiale).

5 Per il 2011 non è ancora possibile una stima precisa da parte della FAO per la revisione in corso degli standard di calcolo.

6 Non si riportano invece le cause inerenti alla speculazione finanziaria nei mercati internazionali su derivati collegati ai contratti agro-alimentari.

7 Cfr. FAO,IFAD,WFP, “The State of Food Insecurity in the World”, ediz. a cura del Food an Agriculture Organization of the United Nations, Rome, ottobre 2011, pp. 11-13

8 Cfr. idem pp. 34 e ss. Le soluzioni che presenta il rapporto puntano allo sviluppo di una duplice strategia; una di medio-lungo termine che si concentra su investimenti nel settore rurale per lo sviluppo di nuove tecnologie agrarie, e nuovi sementi in grado di favorire una maggiore rete di sicurezza alimentare. L’altra di breve termine dove risulta indispensabile la costituzione di reti di protezione sociale in grado di proteggere le popolazioni dal rischio di una eccessiva volatilità dei prezzi. Un programma che rimette così al centro della strategia di uscita dalla povertà estrema, l’esigenza di  rendere da una parte il processo di globalizzazione più sostenibile  e dall’altra di sviluppare l’economia rurale mettendola al pieno servizio delle comunità locali.

9 Cfr. Sachs Jeffrey D., “La fine della povertà”, Mondadori, Milano, 2005, pp. 33-46. Nel testo a p. 33.: “ Il fatto cruciale dell’epoca moderna non è il trasferimento di reddito da una regione all’altra, con la forza o con altri mezzi, ma l’aumento generalizzato del reddito mondiale, per quanto a tassi diversi in aree geografiche diverse”.

10 Per una sintesi cfr. Pomfred Richard, “Percorsi diversi per lo sviluppo economico”, Il Mulino, Bologna, 1992, pp. 99 e ss.. La Green revolution nasce dalle applicazione delle teorie di Schultz sullo sviluppo economico nell’agricoltura. Vedi Schultz T.W., cfr. “Transforming Traditional agricolture”, Yale University Press, New Alen, 1964.

11 Cfr. Stiglitz Joseph E., “La Globalizzazione e i suoi oppositori”,  Einaudi Editore, Torino, 2002. Nel testo p. 79 si riporta: “Chiaramente, la crescita da sola non sempre migliora la vita dell’intera popolazione di un paese. Non deve quindi stupire che l’espressione trickle down sia scomparsa dal dibattito politico anche se, in forma lievemente mutata, l’idea è ancora viva e io chiamo questa variante trickle down plus. La tesi è che la crescita è necessaria e quasi sufficiente per ridurre la povertà – lasciando intendere che la strategia migliore è semplicemente concentrarsi sulla crescita, pur menzionando questioni come l’istruzione per le ragazze e la salute. Ma i fautori dell’economia del trickle down plus non sono riusciti a realizzare politiche capaci di affrontare temi piu vasti, come la povertà, e neppure questioni specifiche come l’istruzione per le donne. In pratica, gli assertori del trickle down plus hanno continuato ad adottare le stesse politiche di sempre, perlopiù con gli stessi effetti negativi.”

12 Generalmente la definizione di Sviluppo Sostenibile fa riferimento al rapporto Brundtland del 1987 rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) intendendo con ciò quello sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

13 Cfr. IFAD, “Rapporto sulla povertà rurale 2011 – Sintesi”, pp. 3-5 in  http:// www.ifad.org/rpr2011/ report/index.htm.

14 Per una visione critica e di sintesi dei modelli neoclassici cfr. Marzano F. “Lezioni di economia della crescita e dello sviluppo”, Tomo I, Cacucci Editore, Bari, 1998, pp. 161 e ss..

15 Cfr, Solow R., “Intergenerational equity and exhaustible resources”, in «Review of Economic Studies», XLI, 1974, p. 11.

16 Per sostenere un livello di consumi illimitato nel tempo (non decrescente) tuttavia è comunque necessario il rispetto della regola di Hartwick-Solow per cui gli avanzi generati dalla gestione di risorse naturali non rinnovabili devono essere investite comunque in capitale umano o artificiale.

17 Cfr. Romano Molesti, “Economia dell’ambiente e bioeconomia”, ediz. Franco Angeli, Milano, 2003, pp. 32-33.

18 Ivan Illich (1926-2002) filosofo austriaco e libero pensatore critico verso le forme istituzionali imposte dall’occidente ad altre forme culturali. Ispiratore della società conviviale come luogo preposto a vivere le relazioni in modo affrancato dallo Stato e da qualunque altra forma d’imposizione esterna o sovranazionale.

19 Inteso in senso negativo come sviluppo caratterizzato dalla sola crescita quantitativa del capitale, senza tuttavia una  reale redistribuzione e progresso della società.

20 Cfr. Latouche Serge, “Il pianeta dei naufraghi”, Bollati Boringhieri, Torino, p. 66: “Il dibattito sui bisogni fondamentali è altrettanto ambiguo. La ragione profonda di questo è il fatto che la nozione di bisogno fondamentale si basa su una visione naturalistica del tutto discutibile, e che la nozione stessa di “bisogno” rinvia a un funzionamento del sociale caratteristico dell’Occidente. In questo campo, il «buonsenso» del buon samaritano che fonda le strategie di tante ONG può fuorviare lo spirito e portare a delusioni.”. Si intuisce tale visione possa rendere vago lo stesso concetto di povertà estrema e la sua misurazione, dal momento che non è più possibile definire su base naturale un bisogno umano come essenziale.

21 Cfr. Latouche Serge, “Breve Trattato sulla decrescita serena”, Bollati Boringhieri,Torino, 2008, pp. 78-81.

22 Il termine non è riferito al populismo politico, ma a contesti sociali che maturano  visioni alternative di sviluppo, rifiutando il processo di industrializzazione e il progresso economico in atto. Vedi Pomfret R. “Percorsi per lo sviluppo economico”, op. cit., pp. 163-174.

23 La versione detta della sostenibilità forte non ammette sostituibilità tra capitale naturale e capitale prodotto dall’uomo, non essendo possibile confondere i fattori della produzione con le risorse prime attinte dalla natura. Questo contributo più stringente del rapporto tra economia e ambiente è dovuto ad Herman Daly. Cfr. Herman Daly, “Ecological Economics and sustinable development”, Edward Edgar Publishing Limited, Northampton, 2007.

24 L’ipotesi di Simon Kuznets (1901-1985) si fonda sull’evidenza empirica che al crescere del reddito di un paese, l’indice di disuguaglianza assume la forma di una U rovesciata, cioè nelle fasi iniziali aumenta, poi si stabilizza per un certo tempo ed infine decresce.

25 Cfr. Giulio Quercini, “ La tutela dell’ambiente nell’Unione Europea: un’analisi critica”, Ediz. Franco Angeli, Milano, 2007, p. 157.

26 Cfr. Simone Borghesi, Alessandro Vercelli, “La sostenibilità dello sviluppo globale”, Carocci, Roma,  2005.

27 Questa necessità è stata espressamente sottolineata da papa Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate”, Libreria Editrice Vaticana, 2009, dove si riporta al n. 67: “Di fronte all’inarrestabile crescita dell’interdipendenza mondiale, è fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale, l’urgenza della riforma sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che dell’architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni.”

28 Nel 2008 il volume complessivo dei sussidi all’agricoltura attuato nei paesi dell’OCSE aveva raggiunto la somma di 376 mld di dollari.

29 Cfr. Alessandro Lanza,”Lo sviluppo sostenibile”, Il Mulino, Bologna, 1997, pp 97-102. In particolare si riporta a p. 100: “ La letteratura specifica dà grande rilevanza al problema dei cosiddetti doppi standard; con questo termine si indica il fatto che le imprese multinazionali occidentali, operanti nei paesi in via di sviluppo, tendono a conformarsi alla normativa ambientale locale, impiegando processi produttivi e prodotti il cui utilizzo sarebbe limitato o addirittura proibito dalla legislazione ambientale del paese di origine”

30 Cfr. Sachs Jeffrey D., “La fine della povertà”, op. cit., pp. 312-317. A p. 312: “Una stima approssimativa colloca le necessità di copertura da parte dei donatori, da qui al 2015, intorno ai 40 miliardi di dollari l’anno per l’Africa sub-sahariana e a circa il doppio (80 miliardi di dollari) per l’intero mondo in via di sviluppo”.

 

Bibliografia di riferimento:

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UNDP, “UNDP: Rapporto 2003 sullo sviluppo umano – Le azioni politiche contro la povertà”, Rosenberg & Sellier, 2003.
United Nations, “Report of the World Summit on Sustainable Development”, Johannesburg, United Nations Pubs., New York, 2002.
Vercelli Alessandro, “Globalizzazione e sostenibilità dello sviluppo” articolo di economia politica in “Journal of analytical and institutional economics” n. 2, agosto 2003, pp. 225-250.
World Bank, “World development Report”, 1982, Oxford University Press, New York, pp. 55-77 (per approfondimenti sulla Green Revolution).

FONTE: https://www.oikonomia.it/index.php/it/oikonomia-2012/febbraio-2012a/19-oikonomia-2012/febbraio-2012/79-approcci-al-dilemma-della-poverta-estrema-tra-sviluppo-sostenibile-e-decrescita-felice

 

 

 

GASDOTTI

Lisa Stanton 28 09 2022

 

Ora che i gasdotti Nord stream sono scomparsi, vale la pena vedere come avverrà la deindustrializzazione dell’Europa attraverso prezzi dell’energia sempre più elevati.

La produzione europea non sarà più economicamente sostenibile perchè la disponibilità energetica, uno dei punti chiave della produzione, sarà troppo costosa per offrire prodotti e garantire un profitto: sarà semplicemente più economico acquistarli altrove.

E’ molto probabile che parte di questa produzione si sposti in USA, ma solo nel brevissimo termine: gli investimenti nella produzione devono creare domanda di prodotti manifatturieri. La produzione europea negli ultimi 7 decenni ha creato posti di lavoro in Europa perchè i lavoratori hanno comprato i prodotti. Senza posti di lavoro nel settore manifatturiero, gli europei avranno molto meno potere d’acquisto e se anche parte della produzione si trasferirà in America, avrà vita breve.

Gli USA hanno chiaro che gran parte del loro mercato di esportazione è crollato e che la UE rappresenta circa il 10% delle loro esportazioni. Poi ci sono le importazioni degli USA, che acquistano sempre meno prodotti EUropei e finiranno per non comprarne più perchè molto più costosi a causa dei maggiori costi di produzione. Gli USA cercheranno di rubare parte di questa produzione e portarla a casa, ma ci riusciranno solo in parte: sono un paese parzialmente deindustrializzato con numerosi limiti come il lavoro qualificato, il know-how, le infrastrutture ecc…

Gli USA sanno che distruggere la produzione europea crea solo un buco nero in Europa, mentre l’attività economica attorno ai suoi confini si esaurisce l’Europa dovrà rispondere alla recessione limitando al massimo le esportazioni e rilanciando la sua industria sempre meno competitiva. Fondamentalmente l’unica strategia per l’Europa sarà quella dell’autarchia, imponendo prodotti sempre più costosi ai suoi residenti. Ciò sarà accompagnato da politiche di investimento energetico accelerate (quelle “green”, eseguite dalle multinazionali angloamericane delle riserve fossili) che comporteranno ancora più caos economico.

In ultima analisi, la deindustrializzazione dell’Europa mossa dal Capitale americano implica il collasso dell’economia globale, perché quello europeo resta il maggior mercato al mondo: a seguire, cioè, crollerà la domanda aggregata mondiale. Sarà una ripetizione di quanto accadde negli anni ’20 e che provocò la Grande Depressione. Questa volta, però, solo l’Occidente si affosserà, il nuovo blocco economico BRICS+SCO (che possiede le materie prime) si sarà separato dal resto e continuerà a crescere.

La guerra energetica europea del terzo millennio passerà alla storia, insieme al Trattato di Versailles e alle guerre commerciali degli anni ’30, come uno dei più grandi errori di politica economica della storia.

Un’ultima coincidenza strana: quando Trump è stato eletto in base ad una piattaforma programmatica di un protezionismo più mite, i suoi avversari globalisti indicarono gli anni ’20/’30 e ci misero in guardia contro quelle politiche; le stesse persone ora sembrano sostenere politiche ancora più simili agli anni ’20/’30.

Lo so, non riesco a darvi buone notizie e le ferite della “crisi Lehman&Bro.” non sono ancora rimarginate in Ithttps://www.facebook.com/100000248554468/posts/pfbid0qRMu12HWguR8mRAaMN8BraVFfWMniy5pEWcu2SD2kMCXbWPyfNh3LSJGB43ugtYTl/alia. Ma potrete sempre rivolgervi al leader del Partito degli Astensionisti – nel frattempo nominato PdC – per avere rassicurazioni su ciò che accadrà tra qualche mese.

 

FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/pfbid0qRMu12HWguR8mRAaMN8BraVFfWMniy5pEWcu2SD2kMCXbWPyfNh3LSJGB43ugtYTl

 

 

 

 

QUESTO MALEDETTO RDC

Massimiliano Montes 18 09 2022

Il problema sul RDC è più complesso di come viene descritto. C’è un quadro generale e un contesto particolare, iniziamo col particolare.

Non credo che Flavio Briatore mangi la pizza in una piccola pizzeria di periferia, ne sono ragionevolmente certo. Così come sono ragionevolmente certo che buona parte dei clienti della piccola pizzeria di periferia percepisce il RDC.

Se domani tolgono il RDC e utilizzano i soldi per fare una flat tax, come propone FDI, i beneficiari non li spenderanno nel piccolo commercio o in un piccolo ristorante di periferia: se ne andranno a mangiare in un ristorante di lusso in Costa Smeralda o addirittura porteranno i soldi all’estero, danneggiando l’economia nazionale.

Se si toglie il RDC a chi oggi lo percepisce, lo costringi a usare quei pochi soldi che riuscirà a raggranellare per pagarsi le bollette e un misero affitto. Non gli rimarrà niente da spendere.

Il piccolo commerciante non deve vedere soltanto il fatto che il RDC gli rende difficile sfruttare la ragazza di turno per fargli pulire i tavoli a 200 euro, ma deve avere contezza del quadro economico complessivo.

Andiamo al quadro economico generale.

Io parlo di queste cose da ben prima che esistesse il RDC e il M5S. Il sistema capitalistico si basa su quella che si definisce “sottoccupazione strutturale” ovvero chi possiede i mezzi di produzione (la cosiddetta Grande Impresa) deve avere fuori la fila di gente che ha bisogno di lavorare, perché se licenzia un lavoratore ne deve trovare altri mille pronti a prendere il suo posto per bisogno.

La “sottoccupazione strutturale” serve a mantenere i salari al minimo possibile, per erogare meno soldi possibili in basso e concentrare più soldi possibili in alto.

Tale meccanismo non penalizza solo chi vive di salario, ma anche il commercio. Gli unici che ne traggono giovamento sono la Grande Impresa e quelle poche persone che concentrano la maggior parte della ricchezza nazionale. Il piccolo commercio ne esce con le ossa rotte tanto quanto il dipendente che vorrebbe sfruttare.

Viceversa se girano più soldi è il piccolo commercio a trarne giovamento.

Nel 2012 ho trascorso 15 giorni in Germania. La cosa che mi ha stupito di più è stata la ricchezza diffusa che era evidente e palpabile: belle autovetture tutte nuove (niente macchine vecchie e ammaccate come da noi), gente vestita molto bene, negozi e ristoranti affollati, costo della vita un terzo inferiore che da noi. Ho conosciuto una persona carinissima che a prima vista (da come era vestita, dalle scarpe e dall’orologio che indossava) sembrava un avvocato o un notaio. Ebbene, mi disse che era un impiegato della Volkswagen e che guadagnava 3000 euro netti al mese. La moglie insegnante guadagnava 2000 euro netti al mese: dove girano molti soldi il piccolo commercio prospera e si arricchisce. Gli abiti si comprano e i ristoranti e le pizzerie si pagano con i soldi.

Difendere il RDC significa combattere la “sottoccupazione strutturale”. Impedire che la gente lavori per meno di 500 euro al mese. Questo per fare girare più soldi ed arricchire tutta la società, ad iniziare dal piccolo commercio.

Secondo l’Inps nel 2021 sono stati erogati quasi 9 miliardi di euro di Reddito di cittadinanza per un importo medio di circa 546 euro mensili.

Ditemi voi… se in questa attuale terribile situazione economica si tolgono 9 miliardi di euro dal mercato (un mercato evidentemente di piccoli commercianti, perché li vengono spesi i soldi del RDC) cosa accade in Italia?

FONTE: https://www.facebook.com/massimiliano.montes.1/posts/pfbid0xSiQrySsWQ5mTB9Kf9x6NqjkyXnqcSKR83tfzk5AUVQp4J7kDK7PPB3LgP1y97yUl

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Follow the money. Perché i dati Istat di ieri escludono che “sono stati i russi”

Follow the money. Perché i dati Istat di ieri escludono che "sono stati i russi"

Visto che dicono che sono stati i russi a autoattaccarsi i loro gasdotti, vi invito a leggere il comunicato di ieri dell’Istat sul commercio extra Ue riferito al mese di agosto.

“Deficit commerciale circa 6 miliardi, contro surplus di 1,8 miliardi dell’anno passato. Deficit energetico mese di agosto circa 10 miliardi di euro, solo agosto. Import dagli Stati Uniti, è 123% anno su anno.”

Tenete conto che da decenni l’import dagli Usa è roba di 3, massimo 7% di crescita, visto che non hanno quasi nulla. E’ importazione di gas naturale e petrolio americano, oltre che grano.

Follow the money.

Vi invito nei prossimi mesi ad analizzare l’import dagli Usa, in particolare da novembre in poi, i cui dati saranno resi noti a gennaio.

Ora, leggete Corriere e Repubblica, se avete voglia di esser presi per i fondelli.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-follow_the_money_perch_i_dati_istat_di_ieri_escludono_che_sono_stati_i_russi/29785_47433/

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

L’iniziativa dei penalisti

Codice ristretto, arriva il vademecum per i detenuti: la guida per comprendere regole e agevolazioni

Avrebbe potuto pensarci l’amministrazione, invece lo hanno fatto gli avvocati, con il contributo dei garanti. Poi lo Stato si è accodato. Meglio di niente, si dirà. Sta di fatto che adesso il “Codice ristretto” c’è. È un opuscolo per i detenuti, soprattutto per quelli più soli e più deboli, quelli che hanno meno possibilità di essere informati pur avendo il diritto di esserlo come gli altri. “Codice ristretto” è dunque un vademecum, fornisce informazioni sulle norme che regolano i percorsi di risocializzazione.

Si tratta di una rapida guida che serve anche a non ingolfare la Sorveglianza di fascicoli destinati ad essere definiti con provvedimento di inammissibilità, perché indica al detenuto tutta una serie di informazioni per renderlo consapevole dei suoi obblighi e dei suoi diritti, di ciò che può richiedere e di quello che non può essergli concesso in base alla pena che sta scontando: parliamo di liberazione anticipata, lavoro esterno, permessi ordinari e quelli speciali, affidamento in prova ai servizi sociali o affidamento di tossicodipendenti, detenzione domiciliare, semilibertà. Uno strumento di informazione, quindi, che diventa per il detenuto un modo per acquisire maggiore consapevolezza di sé e della realtà, quella penitenziaria, in cui si trova ad essere nel momento in cui varca la soglia di un carcere. Uno strumento utile soprattutto a quei detenuti più soli, più deboli, quelli che non possono permettersi la guida costante di un avvocato, quelli che non hanno famiglia o non hanno una famiglia che li affianca e li aiuta nel percorso detentivo e rieducativo.

Quelli, insomma, che pur avendo una condanna da scontare potrebbero avere accesso a dei benefici ma non ne chiedono perché non hanno tutte le informazioni necessarie per avanzare richieste in tal senso. Inoltre, il “Codice ristretto” può rivelarsi un vademecum utile anche per chi opera all’interno di un istituto di pena, quindi per gli operatori della giustizia che intendono conoscere e confrontarsi con i diritti e con le preclusioni previsti dalle norme che regolano l’esecuzione della pena. Sabato il “Codice ristretto” realizzato per gli istituti penitenziari della Campania (e già in parte distribuito) è stato presentato a Santa Maria Capua Vetere, nella sala convegni del Palazzo San Carlo, alla presenza del presidente del Tribunale sammaritano Gabriella Maria Casella, del procuratore della Repubblica Carmine Renzulli, del magistrato di sorveglianza Marco Puglia, dell’avvocato Riccardo Polidoro, responsabile nazionale dell’Osservatorio Carcere dell’Unione camere penali italiane, del garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello.

Il “Codice ristretto” nasce da un’iniziativa della Camera penale di Bologna con il patrocinio dell’Osservatorio Carcere delle Camere penali. «Valutato il pregio dell’opera – ha sottolineato l’avvocato Polidoro -l’Osservatorio carcere ne ha proposto la diffusione a tuti i presidenti delle Camere penali territoriali. La suddivisione in tre tabelle (una per i detenuti ordinari, una seconda per quelli condannati per delitti inseriti nell’articolo 4bis e una terza per i casi speciali) consente, con l’incrocio dei dati, di comprendere immediatamente se vi sono le condizioni per l’applicazione di una misura alternativa». «Ho accolto con entusiasmo la proposta dell’Osservatorio Carcere di diffondere in Campania il “Codice ristretto” – ha spiegato il garante Ciambriello -. Questo testo è uno strumento per fornire informazioni comprensibili e immediate. Non vuole sostituite la consultazione delle norme di legge ma esclusivamente agevolare la comprensione del possibile accesso ai benefici. Il supporto del difensore – ha concluso – rimane un riferimento fondamentale e irrinunciabile per la piena tutela dei propri diritti».

Viviana Lanza 

Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).

FONTE: https://www.ilriformista.it/biden-sulle-elezioni-in-italia-visto-cosa-e-successo-non-siate-ottimisti-321413/

 

Bollo auto 2022: tutto quello che c’è da sapere

PRATICHE AUTOBUROCRAZIA
Pubblicato il 10 Gennaio 2022
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Si tratta di una tassa obbligatoria sul veicolo da versare ogni anno: ecco tutte le novità sul bollo auto 2021.

Una delle tasse meno amate dagli automobilisti, ma che deve essere regolarmente versata ogni anno a prescindere dallutilizzo effettivo della vettura, è il bollo auto. Scopriamo quali sono le novità previste per il 2022. 

LEGGI ORA: Incentivi auto 2022, le novità nella Legge di Bilancio

BOLLO AUTO 2021: SCARICA LA GUIDA ›

INDICE
Bollo auto 2022: le novità
Proroga bollo auto per Covid
Pagamento bollo auto 2022
Come pagare il bollo auto
Aci pagamento bollo
PagoPA bollo auto
Pagamento bollo auto online
Bollo auto e cashback
Quando scade il bollo auto 2022
Esenzione bollo auto?
Bollo auto non pagato: le conseguenze
Abolizione bollo auto

Anche quest’anno tutti gli automobilisti si troveranno a dover pagare il bollo auto. Negli scorsi mesi erano circolate indiscrezioni relative ad una possibile abolizione di questa tassa, ma dal governo centrale non è arrivato alcun orientamento in tal senso. Inoltre è stato respinto anche un emendamento con il quale veniva chiesta l’abolizione del superbollo, un balzello aggiuntivo che deve essere corrisposto dai proprietari di vetture con potenze superiori ai 185 Kw. L’unica novità riguarda la rottamazione delle cartelle esattoriali per il bollo auto non pagato relativo al periodo 2000 – 2010 con importi non superiori ai 5.000 euro. Già dallo scorso mese di novembre questi debiti sono stati cancellati automaticamente. 

BOLLO AUTO REGIONE PER REGIONE:

Complice le difficoltà economiche derivanti dalla pandemia da COVID-19 negli scorsi anni i vari governi hanno adottato misure a tutela degli automobilisti. Con specifico riferimento al bollo auto i vari decreti emanati avevano disposto il rinvio del pagamento del bollo auto, mentre alcune regioni avevano addirittura previsto misure specifiche come il rimborso dell’importo per taxi, NCC ed autobus turistici dato il periodo di lockdown e l’impossibilità di circolare liberamente sul territorio.

Tutti i proprietari di un veicolo non soggetti ad esenzione  devono pagare il bollo auto. Questo tributo è di competenza regionale e non nazionale ed il pagamento segue regole diverse a seconda che si tratti del primo versamento o di un rinnovo, poiché in questo secondo caso la corresponsione dell’importo è prevista secondo un calendario prestabilito e può essere effettuata entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di scadenza del bollo precedente. 

Sono numerose le possibilità offerte per pagare il bollo auto 2022. Si potrà infatti effettuare questa operazione comodamente da casa tramite i servizi di home banking, oppure recarsi in tabaccheria o ancora presso uno sportello ACI. Vediamo le modalità più comuni di pagamento. 

Ecco tutte le modalità per pagare il bollo auto 2022, sia online che fisicamente:

  • Home Banking (online)
  • punti vendita Sisal e Lottomatica
  • Poste Italiane (online o tramite gli uffici postali)
  • domiciliazione bancaria con sconto 15% (valida solo per alcune regioni)
  • presso gli sportelli ATM abilitati
  • sul sito dell’ACI mediante il servizio pagoBollo
  • da IO, l’app dei servizi pubblici
  • tramite Satispay
  • sul sito dell’Agenzia delle Entrate
  • Presso le Agenzie di pratiche auto, tramite il sistema PagoPa

Per effettuare la verifica del pagamento bollo auto degli anni precedenti, si possono percorrere due vie. La prima è quella di collegarsi al sito internet dell’Agenzia delle Entrate, mentre la seconda è quella di accedere al portale dell’ACI.

Per fare il calcolo del bollo auto in anticipo si deve prendere come riferimento non solo la potenza del veicolo espressa in kilowatt, ma anche la classe ambientale di appartenenza. Per conoscere la potenza in Kw e la classe ambientale della propria vettura sarà sufficiente consultare il libretto di circolazione. Alla voce P.2 è espressa la potenza in Kilowatt, mentre alla voce V.9 è indicata la classe ambientale.

Se si è poco pratici con la tecnologia ci si potrà recare presso uno degli sportelli ACI presenti sul territorio e, una volta forniti i dati relativi al veicolo di proprietà, effettuare il pagamento del bollo auto richiesto ed anche degli eventuali arretrati non saldati. 

Con la nuova normativa è possibilepagare il bollo auto attraverso il sistema PagoPa. Questo ha l’obiettivo di rendere le modalità di pagamento più semplici e veloci e di fare in modo di diminuire drasticamente gli evasori che non pagano. 

Metodo decisamente più comodo per il pagamento del bollo auto è quello online. In questo caso si potrà effettuare questa operazione direttamente da casa collegandosi al sito bollo.aci.it purché si sia in possesso di SPID o CIE. In alternativa  è possibile pagare il bollo auto utilizzando il proprio home banking. 

È possibile ottenere un piccolo sconto sul pagamento del bollo auto, pari al 10%, utilizzando il cashback di statoFino al 30 giugno 2022, infatti, effettuando il versamento dell’importo tramite carte di credito, debito, bancomat o con specifiche app presso punti vendita come Sisal o Lottomatica e tramite gli sportelli postali o agenzie ACI, sarà possibile ottenere uno sconto massimo pari a 15 euro per importi non superiori a 150 euro. 

FONTE: https://www.automobile.it/magazine/burocrazia/bollo-auto-12759#:~:text=Il%20bollo%20auto%20%C3%A8%20la,o%20meno%20del%20proprio%20veicolo.

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Enoteismo
e-no-te-ì-smo

SIGNIFICATO L’adorare una singola divinità senza escludere l’esistenza di altre

ETIMOLOGIA dal tedesco Henotheismus, composto del greco hêis (henós al genitivo) ‘uno’ e theós ‘dio’.

«Quello fu un frangente di enoteismo, in cui la divinità solare eclissò tutte le altre.»
D’acchito, con questo ‘-teismo’ già si annusa che si parla di religione, ma non si tratta del culto di Bacco o Dioniso a cui lo zio si professa devoto ogni volta che esce allegro da una cantina; questo ‘eno’ non è quello che riconosciamo nell’enoteca, nell’enologico, nell’enogastronomico, derivato dal greco ôinos, che come è prevedibile vuol dire ‘vino’. Quello che incontriamo nell’enoteismo è un ‘eno’ completamente isolato, elemento che non compare nella composizione di altre parole, e che però ha un’ascendenza (sempre greca) molto semplice: heîs, henós, cioè ‘uno’.

Ma non abbiamo già una parola che mette insieme elementi del genere? Il mono-teismo, che indica le religioni fondate sull’esistenza di un solo dio, come si colloca rispetto all’enoteismo, visto che ‘mono’ ha un significato analogo?

Per chiarirci la situazione, facciamo una capatina nell’Inghilterra della seconda metà dell’Ottocento, per la precisione a Oxford, dove un professore tedesco, Max Müller, sta gettando le basi per una nuova disciplina, la scienza delle religioni. Fu un grande orientalista — ad esempio curò un’edizione monumentale di cinquanta volumi coi testi sacri dell’oriente, traducendo personalmente alcuni dei testi vedici su cui si basano le religioni hindu — ma si impegnò anche nella descrizione e comparazione dei fenomeni religiosi.

Come possiamo osservare nella nostra esperienza personale, la nostra cultura è esposta soprattutto a due modelli di religione, quello politeista (che frequentiamo attraverso i classici dell’antichità, in una prospettiva che ancora permea anche un’ampia parte dei nostri usi linguistici) e quello monoteista, proprio delle religioni abramitiche, dominante da lunghissimo tempo. Ma le religioni non si esauriscono in una dicotomia una divinità / molte divinità: c’è uno spettro più ampio.

L’enoteismo in particolare ci racconta l’atteggiamento religioso di chi adora una singola divinità senza però escludere l’esistenza di altre. Il monoteismo è quello di chi adora una divinità unica, l’enotesimo di chi ne adora una: è così che si può interpretare la differenza fra heîs, più pianamente un numerale, e mónos, che descrive piuttosto il ‘solo’.

Müller ha coniato questo termine avendo in mente i Veda, testi sacri delle religioni hindu: qui, a partire da una compagine di divinità proverbialmente vasta, è storicamente ricorrente che ne sia scelta una singola come superiore e fulcro dell’adorazione — senza che questo implichi uno sradicamento delle altre. Ma c’è chi ricostruisce come enoteista anche l’ambiente religioso mediorientale che ha dato vita all’ebraismo — una situazione in cui le divinità di un pantheon convivono, ma popolazioni diverse ne maturano una preferita.

L’enoteismo è spesso considerato come una fase di passaggio fra politeismo e monoteismo, un momento in cui progressivamente il sacro immanente delle molte divinità, che sono forma del mondo, viene sussunto nel santo singolare e trascendente del dio unico.

Senza dubbio è un termine tecnico, specifico, che si presta anche a letture differenti di difficoltà non banale, e ad essere considerato con diverse estensioni: ad esempio si può distinguere dall’enoteismo la monolatria, letteralmente ‘adorazione unica’, come fase in cui l’adorazione della singola divinità non è preferita ma esclusiva, per quanto non si neghi ancora l’esistenza delle altre.

Ma le sue suggestioni tornano buone anche a chi come noi non naviga quotidianamente nella scienza delle religioni: ad esempio possiamo individuare come forma di enoteismo quello della prozia, che si interfacciava continuamente con santa Zita, trattandola — senza troppe premure d’ortodossia — come quella che davvero teneva le redini, lassù.

Parola pubblicata il 29 Settembre 2022

FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/enoteismo

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Angela Merkel esorta la comunità internazionale: “Non è un bluff. Prendere sul serio le parole di Putin”

28 09 2022

In una manifestazione della fondazione Helmut Kohl, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel torna a parlare della situazione in Ucraina e lo fa per esortare la comunità internazionale a prendere Vladimir Putin sul serio. E a confrontarsi con il leader russo: “Le sue parole andrebbero prese sul serio”, ha dichiarato secondo quanto riportano i media tedeschi.

“‘Conosco Putin già da tempo, che persona è?’ Ho risposto che bisogna prendere sul serio le sue parole. E oggi in merito agli sviluppi degli ultimi giorni, vorrei aggiungere: prendere seriamente le parole, non respingerle a priopri solo come un bluff, ma gestirle seriamente, non è affatto un segno di debolezza o acquiescenza, ma un segno di intelligenza politica. Una saggezza che aiuta a preservare spazio di manovra o perfino così importante che aiuta a svilupparne altri”, ha dichiarato.Queste dichiarazioni confermano come non sia certo un caso che la deflagrazione che ha portato all’operazione speciale russa in Ucraina sia coincisa con il passaggio da Angela Merkel a Scholz alla guida della Germania.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-angela_merkel_esorta_la_comunit_internazionale_non__un_bluff_prendere_sul_serio_le_parole_di_putin/45289_47441/

 

 

Il governo Usa ordina ai propri cittadini di lasciare immediatamente la Russia

DEUTSCH ENGLISH ESPAÑOL FRANÇAIS NEDERLANDS

L’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca ha inviato un messaggio a tutti i concittadini presenti in Russia per invitarli a lasciare immediatamente il Paese.

L’ambasciata afferma che la Russia potrebbe mobilitare le persone con doppia nazionalità.

Siccome i voli sono completi, l’ambasciata esorta i cittadini statunitensi a fuggire senza indugio in auto, prenotando il passaggio alla frontiera.

Questo tipo di messaggio precede generalmente un intervento militare.

I servizi segreti Usa hanno distrutto i gasdotti russi-tedeschi Nord Stream e Nord Stream 2 nel Mar Baltico: è un atto di guerra.

Del resto, diversi nostri corrispondenti ci segnalano importanti movimenti di truppe Nato in Polonia ed Estonia.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article218134.html

 

 

 

POLITICA

Letta, ammirevole ma purtroppo …

Giuseppe Bartolomeo 21 09 2022

 

Ammirevole che Enrico Letta si preoccupi dei diritti della comunità LGBTQR+.

Ammirevole che voglia concedere la cittadinanza con lo jus scholae o (soli).

Ammirevole che si preoccupi di liberalizzare le droghe leggere.

Ammirevole che si preoccupi di favorire la diffusione dell’Islam.

Ammirevole che si batta il petto per consentire alle coppie omosessuali di poter “comprare” dei figli.

Ammirevole che voglia incentivare l’aborto (siamo in troppi).

Ammirevole che difenda i diritti dei detenuti.

Ma mi chiedo, da povero ignorante quale sono, ma a quel povero cittadino, italiano,

che purtroppo è nato da una famiglia cristiana,

che purtroppo si è messo in testa di vivere lavorando,

che purtroppo ha uno stipendio che a malapena gli consente di arrivare a fine mese,

che per sua sventura è eterosessuale,

che purtroppo ha deciso di sposarsi con una donna,

che purtroppo vorrebbe avere un figlio ma, per il purtroppo di sopra non ha di che mantenerlo,

che purtroppo si sveglia una mattina e mentre attraversa la strada viene investito da un giovanotto alla guida di un SUV che giustamente si era appena fatto due o tre canne,

che purtroppo non aveva assicurazione perché era clandestino con decreto di espulsione,

che purtroppo, mentre è ricoverato e la moglie lo assiste in ospedale, gli sfondano la porta di casa e gliela occupano,

che purtroppo non può ricorrere ai redditi di sostentamento perché comunque ha avuto un minimo di reddito. a questo cittadino, sfigato perché italiano,

Letta che cosa promette?

FONTE: https://www.facebook.com/groups/209056506174846/permalink/1522182008195616/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

“It from bit”. La fisica non è la realtà, ma solo la migliore descrizione di ciò che osserviamo.

Cenacolo Jung-Pauli. Coincidenze, sincronicità, entanglement 26 09 20222

Nella sua anzianità prolifica di idee originali, il fisico statunitense John Wheeler ha formulato il Principio Antropico Partecipativo, una variante del principio antropico forte. Wheeler è giunto alla conclusione che l’informazione, pur essendo immateriale, è una grandezza fondamentale, altrettanto importante dell’energia e della materia, se non di più. La priorità ontologica dell’informazione venne sintetizzata nella sua celeberrima espressioneː it from bit, usata per significare che non esiste una realtà fisica senza che esista prima una struttura informativa che la delinea. Semplificando possiamo dire che non esiste una materia (hardware) che sia priva di un software, contenente il progetto costruttivo e le istruzioni sull’uso.

Ma possiamo dire che materia e informazione, hardware e software sono la stessa cosa? Anton Zeilinger, altro fisico molto noto, sostiene che i concetti sono distinti ma abbiamo bisogno di entrambi. Dobbiamo considerare insieme la materia e l’informazione, entrambe coerenti e cooperanti. Se la materia è l’hardware, l’informazione è il software. La materia è dotata di corpo e dimensioni, l’informazione è una realtà psichica. Materia e psiche devono collaborare per il buon funzionamento dell’universo. La fisica deve liberarsi dalle sovrastrutture materialiste che negano la presenza e l’importanza di una componente psichica nell’universo. Allo stesso tempo non possono esistere visioni puramente spirituali che prescindono dal ruolo determinante della materia.

Nel 1992 Wheeler scrive così nel volume 267 di Scientific American:

“Viviamo su un’isola circondata da un mare di ignoranza. Man mano che la nostra isola di conoscenza cresce, si allunga anche il perimetro della nostra ignoranza.”

L’aforisma It from bit di Wheeler implica che la fisica non riguarda realmente la realtà, ma solo la nostra migliore descrizione di ciò che osserviamo. Niels Bohr, uno dei fondatori della fisica quantistica, sosteneva:

“È sbagliato pensare che il compito della fisica sia scoprire com’è la natura. La fisica riguarda ciò che possiamo dire della natura”.

Una chiara conseguenza di It from bit è l’importanza dell’osservatore: la realtà richiede che ne esista uno. L’osservatore non è un ammennicolo passivo, ma fa sì che la realtà accada.

Prima che una particella quantistica venga osservata, essa è contemporaneamente in molte posizioni diverse. Si dice che è in stato di sovrapposizione. Tutto ciò che sappiamo è che esiste la probabilità di trovare la particella in una di queste molteplici posizioni. Tuttavia, quando effettuiamo una misurazione, troviamo la particella in una sola posizione ben precisa. Dunque, la realtà viene definita dall’osservatore.

Wheeler è andato oltre. Egli sostiene che non esiste realtà al di là di ciò che può essere osservato. Questa idea può essere considerata radicale, ma non è completamente nuova in filosofia. Già nel 1710, il filosofo George Berkeley aveva coniato il motto “Esse est percepi” (Esistere significa essere percepito).

Un progetto creativo

Il principio implica che nessuna teoria fisica futura potrà prescindere dall’includere, nelle sue formulazioni, il ruolo dell’osservatore.

La seconda osservazione è che va superata l’antica divisione tra spirito e materia. L’universo non può essere composto solamente da materia e non può essere un universo puramente psichico. La materia e il suo contenuto psichico, o informativo, dovranno coesistere nella comprensione dell’essere umano e nelle teorie scientifiche.

In ogni caso, il principio antropico prevede una capacità organizzativa della materia intrinseca psichicamente alla materia stessa e capace di auto-indirizzarsi verso la costruzione di modelli coerenti o addirittura intelligenti.

Più esplicitamente, il principio antropico, inizialmente molto contestato, ma attualmente riabilitato e nobilitato dalle risultanze della nuova fisica quantistica, presuppone l’esistenza di un progetto creativo dell’universo.

Volendo restare nel campo delle ipotesi scientifiche è possibile citare il “livello implicito” di David Bohm, una capacità, sottostante la materia, di creare relazioni, cioè unire in un unico immenso progetto tutte le parti materiali che ci appaiono separate. Dunque, Bohm presuppone un “livello esplicito” fatto delle “cose” così come noi le percepiamo, nella loro separatezza; prima di questo, però, presuppone un “livello implicito”, nascosto, dove il tutto è una sola cosa.

Se l’unità del tutto (Unus mundus) deriva da meccanismi cosmici intelligenti attualmente incomprensibili, o se prefigura l’esistenza di un progettista, non è compito di questo libro definirlo e rimane affidato alla sensibilità di ciascun lettore.

Tratto da: Universo quantistico e sincronicità.

di Bruno Del Medico, blogger, divulgatore, scrittore.

www.pensarediverso.it

https://www.facebook.com/cenacolo.Jung.Pauli

https://www.facebook.com/groups/1332430310115341/

FONTE: https://www.facebook.com/539324616265435/posts/pfbid0RZZNcYm1e4og4X2nJXAYU2Rc4gdoJ6fU8oju88NUr9o9sH77P8qx5AEaQtmkvrx7l/

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