RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 7 SETTEMBRE 2022

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 7 SETTEMBRE 2022

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Figuratevi: io mi chiamo Gastone. Ebbene, lei mi chiamava semplicemente Tone: per risparmiare il Gas… infatti il mio diminutivo è Tone! … tutti mi chiamano Tone… 

Gastone (atto secondo, primo quadro) – Ettore Petrolini

 

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SOMMARIO

MANLIO LO PRESTI PARLA DI EFFETTI IMPREVISTI DELLA NORMATIVA SUL SUICIDIO
Alla fine è successo: 75 mila utenze al buio in California perché la rete “green” ha ceduto
NON PAGARE LA BOLLETTA ENERGETICA: SERVE A PIGNORARCI CASA E BOTTEGA
1992 L’ANNO TERRIBILE: I FATTI E I PERSONAGGI CHE CAMBIARONO L’ITALIA
Breve intervento complottista di fine estate
Il portavoce ONU conferma il tentativo ucraino e ringrazia la Russia….
Ucraina – Un rapporto in prima linea – La scomparsa delle armi straniere
Gli occidentali guidati dal britannico Boris Johnson hanno sabotato il tentativo di pace tra Ucraina e Russia… Ad aprile
FUMO AEROPORTI E DISCRIMINAZIONE
Cosa volevano fare gli ucraini alla centrale atomica?
Le guerre americane assumono un confine divisivo
Cosa si nasconde dietro al gas russo rivenduto dalla Cina all’Europa
Andrea Zhok – Le loro cannoniere e la nostra attesa
“Russia regime fascista”, Lavrov chiede trascrizione del discorso di Borrell
I dieci autori classici che bisogna leggere secondo Galatea.
Letteratura russa e noi
RIZZO: L’AMERICA MANDA LA CIA 
Perché la storia del pensionato che ha abbattuto un Sukhoi russo non regge
La villa di Zelensky a Forte dei Marmi, ecco chi è l’inquilina (dell’ex Urss) che l’ha affittata (anche se non poteva)
Discesa nella follia
IL SECONDO BOOSTER CIOE’ LA QUARTA DOSE
Prove generali di dittatura ambientale. Niente e nessuno potrà opporsi al Commissario unico di Draghi
Il suicidio economico e sociale dell’Europa – Provocato dagli Stati Uniti e aiutato dai leader europei
La Russia invierà verso “destinazioni alternative” il suo petrolio che non andrà in Europa in caso di limitazione dei prezzi
Funziona così.
Elettricità e Gas, il folle sistema delle aste generali al prezzo marginale
Il neoliberismo è il problema del XXI secolo
Dentro la Costituzione” Ecco a che cosa sono servite le privatizzazioni: verso una necessaria nazionalizzazione
Inquietudine esistenziali: la guerra finanziaria contro l’Occidente inizia a mordere
CANDIDATO PD: FIGLI ITALIANI SARANNO SERVI DEGLI AFRICANI PERCHÉ INFERIORI – VIDEO
CIRCONDATO DA UNA DECINA DI RISORSE E RAPINATO: AUTORITÀ DIFENDONO LA PRIVACY DELLA BABY GANG
Tolleranza
LA SCARPA SCOMODA DEL PD: DICE LA VERITÀ SUL LAVORO
C’è un Roth che detta l’agenda alla Germania. Una nuova Ostpolitik basata sulla russofobia
Hunter Biden sposta dall’Ucraina i laboratori biologici statunitensi
La UE complice del piano USA di gettare l’Europa nel caos
FORSE UN GOVERNO BREVE CHE APRA AL DRAGHI BIS NEL RISPETTO DEL “SISTEMA”

 

 

EDITORIALE

MANLIO LO PRESTI PARLA DI EFFETTI IMPREVISTI DELLA NORMATIVA SUL SUICIDIO

9 Agosto 2022

La PekoraNera ha intervistato lo scrittore Manlio Lo Presti che con il suo sito www.dettiescritti.com ha raccolto notizie, stati d’animo e reazioni politiche al primo suicidio assistito italiano, quello del signor Manlio. Lo Presti ha scatenato polemiche e ripensamenti, conversioni e dubbi.

Ci spiega la recente autorizzazione al compimento del suicidio assistito di Mario?

“Ad una prima valutazione emotiva, si tratta di un atto che ha rispettato la volontà del malato ridotto ad una condizione di vita priva di dignità. Il significato è tutto qui: accettare che un paziente irreversibile abbia diritto a decidere di interrompere una vita che non è più degna di questo nome”.

Le reazioni all’approvazione del suicidio assistito di Mario ha scatenato polemiche vaste che hanno toccato nervi scoperti di molti settori della società civile e dell’opinione pubblica…

“Dietro le prevedibili reazioni negative provenienti da varie aree della società italiana, fra le quali primeggiano numerose organizzazioni come Pro Vita, il Vaticano, l’elemento prevalente è stato quello dell’emotività che un tema così difficile ha scatenato. Sono state poche le voci che hanno considerato le conseguenze giuridiche che potrebbero insorgere dopo la vicenda umana di Mario. Di valutazioni razionali se ne sono viste poche”.

Va detto che la stampa forse non ha assegnato al tema lo spazio che merita, forse a causa delle operazioni ucraine, della siccità e delle elezioni anticipate, della crisi economica, e via dicendo…

“Perfettamente vero. La presenza di argomenti più spendibili in tema di gestione e controllo dell’emotività della popolazione ha posto in secondo piano il suicidio assistito che, invece, potrebbe aprire le porte di un mondo di cui non sappiamo i contorni e i pericoli”.

Ci spieghiamo meglio?

“Dando per scontato l’aspetto umano della vicenda e delle sofferenze fisiche correlate che spingono una persona a chiedere di terminare la propria vita, dobbiamo ragionare valutando nel lungo termine le conseguenze che tale decisione provoca sia sul piano giuridico che su quello economico e sociale. Esiste in aggiunta, anche l’aspetto etico di tali decisioni che, in una democrazia debole come la nostra, viene sovrastato dalla prepotenza dei motivi ideologici”.

Possiamo tuttavia considerare il suicidio assistito un passo avanti sul piano delle libertà civili?

“È vero se una normativa aiuta ad eliminare una sofferenza personale indicibile ed insopportabile. Purtroppo, il rischio di speculazioni demagogiche esiste ed andrebbe spento con decisione. Non dobbiamo fermarci a questa considerazione condivisibile, dandoci come impegno civile quello di esaminare le conseguenze giuridiche e sociali successive se non viene subito allestita una rete di controlli in ambito parlamentare”.

Allora partiamo dal primo effetto di questa vicenda?

“La conseguenza che mi viene in mente è la possibilità di utilizzare la normativa e le sentenze della Cassazione in ambito penale per estende il campo di applicazione del suicidio assistito ad altre fattispecie, casi che presentano forti analogie ma con scopi diversi. In una democrazia fragile come quella italiana, questo può verificarsi per mancanza di vigilanza democratica soprattutto in ambito parlamentare”.

Si tratterebbe di una deriva pericolosa?

“Direi proprio di si perché gli strumenti giuridici a sostegno di una strisciante mutazione di qualsiasi normativa sono quelli della interpretazione analogica e della interpretazione estensiva. Se ne parla poco di questi strumenti che vengono usati dai giudici in casi di necessità ed urgenza laddove la copertura normativa è insufficiente o addirittura inesistente. Del ricorso a questi artifici tecnico-giuridici se ne parla poco ed in ambiti solo accademici. Il cittadino comune ne sa ben poco”.

Andando in dettaglio, come si realizzerebbe questa deriva?

“Limitandoci al tema del suicidio assistito, sarebbe possibile una sua applicazione di massa grazie alla interpretazione analogica ed alla interpretazione estensiva. Questi strumenti possono essere pericolosamente dei cavalli di Troia. Potrebbe verificarsi laddove la normativa vigente, originariamente utilizzata ad un preciso settore minoritario della popolazione, sia lentamente estesa in un futuro immediato in modo strisciante a tutte le fasce sociali che una società orientata totalmente ‘commerciale’ considera solamente un costo da ridurre. Un effetto ignobile sarebbe quello della eliminazione di bambini affetti da malattie rare che rappresentano un costo. Non a caso, la corte inglese ha recentemente disposto d’ufficio l’interruzione delle cure ad un minore perché costava troppo ai contribuenti! Se non interveniamo, la strada che si sta aprendo è quella della valutazione della vita da un punto di vista mercantile, cioè dei costi”.

La prospettiva appena accennata è a dir poco inquietante. Come sarebbe realizzabile un’operazione simile?

“È possibile subito fare una elencazione rapida dei destinatari di una normativa appositamente allargata. Mi riferisco alle bocche inutili da eliminare, ai pensionati soprattutto; malati di lunga degenza e malati terminali, afflitti da dementia praecox, da Alzheimer e da altre lesioni del cervello. Forse, dietro a queste scelte esiste uno studio certificato dalle solite organizzazioni mondiali dove è previsto che nell’immediato futuro una persona su tre avrà malattie degenerative del cervello, cioè 2.100.000.000 di umani; ultraottantenni, ma anche di età inferiore; volontari da eliminare usati per esperimenti segreti andati male e che si sono infettati: prove da eliminare rapidamente ed alla chetichella, ed infine, una volta aperto il varco, ed indotta la popolazione ad abituarsi al concetto, la legge estesa sarebbe applicata agli oppositori, ai dissenzienti, ai devianti”.

Il quadro delineato è inquietante ma fa riflettere. Sarebbe possibile sintetizzare i passaggi che condurrebbero a questa distopia?

“Il passo è breve e la storia ce lo ha dimostrato! Basta elencare in un disegno di legge che contenga nel testo una asettica lista di requisiti di morte ed il gioco è fatto, con l’approvazione alle camere durante il picco dell’estate o delle feste natalizie, quando il livello di attenzione è scarso o perfino inesistente! Ecco perché continuo a dire che non deve venire meno la vigilanza democratica del Parlamento e della cittadinanza! Diversamente, rischiamo tutti di esporci al rischio di creare una nuova edizione della Conferenza di Wannsee del 1942 che stabilì l’eliminazione delle “lebensunwerte”: Leben, cioè le bocche inutili, i soldati tedeschi feriti gravemente, dementi, prigionieri politici, oppositori, omosessuali, altre etnie, età avanzata, ecc. ecc. ecc.. Aggiungo che tutto questo potrebbe accadere, tra l’indifferenza della popolazione pronta a girare la testa da un’altra parte! E non sarebbe la prima volta”.

La solita domanda che viene in mente in questi casi: cosa dobbiamo fare allora?

“Su temi di tale importanza è necessario riflettere con la testa, analizzare, con calma, ricordale le letture storiche fatte in passato, confrontare i dati raccolti. Insomma, usare il cervello. Siamo sempre noi in prima persona a difendere diritti e doveri, a scovare eventuali abusi e fermarli. L’etica della responsabilità individuale e collettiva ci impone di ricorrere alle istituzioni dopo e non prima di questo processo”.

In sostanza, la difesa personale delle libertà non consente di delegare e scaricare su atri o sulle “istituzioni” le nostre responsabilità?

“Senza cadere nella solita melassa retorica, essere cittadini è un impegno quotidiano, ininterrotto che richiede impegno. Sul tema della possibile eliminazione di masse di umani perché inutili e solamente un costo avremmo bisogno di coraggio e di tenacia. Non parlarne affatto è già una resa …

 

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/08/09/manlio-lo-presti-parla-di-effetti-imprevisti-della-normativa-sul-suicidio/

 

 

IN EVIDENZA

Alla fine è successo: 75 mila utenze al buio in California perché la rete “green” ha ceduto

Settembre 7, 2022 posted by Giuseppina Perlasca

Dopo diversi avvisi nei giorni scorsi, tra cui quello di non ricaricare l’auto elettrica, la rete della California ha ceduto se sono partiti i blackout, localmente anche intensi, in diverse aree soprattutto della California centrale. I blackout hanno interessato circa 75 mila . Ecco una mappa della distribuzione

La PS&G, la maggior società elettrica californiana, ha avvisato che sono 525 mila le utenze con pericolo di perdere il servizio elettrico per due ore al giorno per la necessità di fare dei black out a rotazione ed alleggerire la rete.

Del resto queste interruzioni sono giunte quando la domanda ieri di elettricità , per vari motivi dalla ripresa produttiva al caldo, ha superato ampiamente quella dei giorni precedenti, già di pre allarme. La sera la differenza fra domanda e offerta è stata troppo grande e ha reso neessario un “Evento” che riconciliasse domanda e offerta, cioè il blackout

Alla fine i nodi sono venuti al pettine e il mic di politiche verdi su fonti instabili, strutture vecchie e domanda alle stelle, proprio anche per la mobilità green elettrica, unito alla siccità, ha avuto la meglio, e 75 mila famiglie, per cominciare, sono rimaste al buio.

Ironicamente questo evento, in uno stato fra i più tassati degli USA,  arriva appena quattro giorni dopo che il Segretario all’Energia del Presidente Biden, Jennifer Granholm, aveva elogiato le politiche energetiche verdi californiane. Secondo un’intervista condotta da Fox 11 Los Angeles, la Granholm ha dichiarato che la California sta guidando la nazione nello sviluppo dell’energia verde e ha elogiato la sua capacità di plasmare la politica energetica nazionale.

“Mi piace il fatto che la California sia spudoratamente audace nella politica energetica (verde)”, ha dichiarato Granholm, definendo lo Stato come un “leader” verde per il resto del Paese.

“L’audacia della California ha… plasmato la nostra volontà nel governo federale di andare più lontano e più velocemente”, ha detto a proposito delle politiche energetiche verdi della California.

Chissà come saranno contenti gli altri cittadini USA. Per il momento l’audacia californiana ha messo al buio 75 mila famiglie. Poi si vedrà.

FONTE: https://scenarieconomici.it/alla-fine-e-successo-75-mila-utenze-al-buio-in-california-perche-la-rete-green-ha-ceduto/

NON PAGARE LA BOLLETTA ENERGETICA: SERVE A PIGNORARCI CASA E BOTTEGA

Non pagare la bolletta energetica: serve a pignorarci casa e bottegaSiamo davvero certi che non pagare le bollette, o disdire i contratti di luce e gas, siano gesti che possano spaventare le multinazionali energetiche? Premessa doverosa: l’esempio di Poste è calzante. Infatti, se noi non spedissimo più lettere e cartoline, andrebbero ugualmente avanti, perché il loro “core business” oggi è finanziario e assicurativo: negli ultimi anni è cambiata la missione di tante storiche aziende. Stesso discorso vale per molte grandi società di trasporto su gomma, rotaia e stradali, che nel tempo hanno trasformato il loro principale affare nel gioco borsistico e finanziario. E se a queste grandi strutture non interessa più spedire la cartolina della signora Maria o portare il signor Gino dai parenti, per le multinazionali energetiche poco o nulla incide che famiglie, singoli, bottegai e artigiani non paghino luce e gas per protesta. Soprattutto nessun magistrato, alto burocrate o rappresentate istituzionale in Parlamento ed Enti locali, darebbe mai ragione a cittadini e piccole imprese che non pagano le utenze.

Ecco perché il “Don’t pay Italia”, la campagna per lo sciopero delle bollette, è semplicemente una trovata balzana, che si ritorcerà contro i cittadini: potrebbe portare le istituzioni a condannare l’uomo di strada come mal pagatore e, soprattutto, agevolerebbe i tribunali nelle azioni esecutive contro piccole imprese e famiglie. Non dimentichiamo che l’assenza di luce rientra tra le motivazioni per mettere una bottega fuori dalle norme europee, costituendo un motivo per la chiusura dell’opificio con la forza pubblica. Quindi non solo l’artigiano si ritroverebbe a dover far fronte alle azioni legali delle multinazionali energetiche per mancato pagamento delle utenze, ma anche a pagare sanzioni amministrative per via dell’attività ormai fuori legge.

Quindi lo sciopero delle bollette non solo è velleitario e pensato con la pancia, ma facilita il programma di chiusura della attività sotto i trenta dipendenti illustrato prima della Pandemia a Davos. Qualcuno si domanderà perché il “Don’t Pay Uk” starebbe funzionando. Prima di tutto il movimento di massa dal basso Uk è decollato nel Regno Unito, che non fa parte dell’Unione europea. Poi va considerato che contrappesi, diritti di proprietà e contrattualistica del sistema britannico sono diversi dalle democrazie dell’Ue: in Gran Bretagna, case e terreni sono di proprietà della Corona, che concede i beni in concessione. Centrale nel sistema britannico è la monarchia, che assolve a compi alti e spiccioli, dalla missione spirituale di vertice della religione anglicana a quella di calmieratore del costo della vita per scongiurare la morte della comunità tradizionale inglese. In nazioni come l’Italia la fede è governata dallo Stato estero del Vaticano e i prezzi sono in balia di speculatori e multinazionali, che il più delle volte non soggiacciono al diritto italiano.

Quindi, chi dice “aspettiamo risposte dal Governo e dalle multinazionali, e se non ci saranno non paghiamo più”, evidentemente è persona in malafede che sta facendo campagna elettorale sulla pelle dei cittadini, o ignora le leggi e le conseguenze del gesto. Perché è un reato istigare al non pagamento d’utenze e tasse, soprattutto vengono amplificati i costi per i mal pagatori: non solo dovranno corrispondere quanto in bolletta, ma anche maggiorazioni per multe, spese legali e costi di recupero del credito. Quindi, l’iniziativa che viaggia sul sito “www.nonpaghiamo.it”, proponendo una “campagna di disobbedienza civile non violenta”, che punta ad ottenere la riduzione dei costi delle bollette ai valori precedenti Covid, guerra e inflazione, rischia di danneggiare i cittadini. Soprattutto permettendo agli studi legali delle multinazionali di fare pesca a strascico su conti correnti e patrimoni immobiliari di chi non vuole pagare. L’unico risultato che potrebbero ottenere è far colpire famiglie e piccole imprese dagli ormai celeri pignoramenti europei.

Spiace che la campagna l’abbiano lanciata Rifondazione Comunista Sinistra Anticapitalista, che fanno anche egregie battaglie e potrebbero informarsi presso gli uffici legali della Cgil di come multinazionali e società energetiche siano già pronte a trascinare in tribunale cittadini e piccole aziende. Eppure, dovrebbero comprendere come l’aumento del costo della vita, delle bollette e dei carburanti facciano parte d’un importante fronte bellico: Karl Marx aveva previsto che un giorno la guerra sarebbe stata mossa dal potere contro i popoli, e non più tra nazioni e genti diverse.

Il potere, quello vero, che gestisce gli uffici finanziari delle multinazionali, certamente non parteggia per una risoluzione pacifica del conflitto tra Russia e Ucraina, soprattutto perché l’alibi delle difficili forniture di gas permette la leva d’una galoppante inflazione. Quest’ultima fondamentale per drenare risparmi e patrimoni dei singoli cittadini verso i grandi gruppi speculativi. La bolla dei prezzi sta di fatto arricchendo chi specula sui dividendi delle società quotate, generando margini di extraprofitto per le multinazionali e permettendo la morte delle piccole imprese familiari. E nazioni come NorvegiaOlandaDanimarca e Belgio stanno cavalcando il momento non solo per lucrare, ma anche per brindare alla morte delle imprese manifatturiere italiane, ingiustamente bollate dalla narrazione Ue come non a norma europea. Di fatto, alle multinazionali, con sedi legali nei Paesi nord-europei, non importa della Costituzione italiana, dalla Carta europea dei diritti fondamentali e nemmeno dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani”. E se in Inghilterra la campagna “io non pago” produrrà risultati, invece in FranciaItaliaGrecia e Spagna genererà contenziosi giudiziari a tutto vantaggio delle multinazionali.

Qui preme ricordare che, per attuare la sostituzione dell’uomo con il robot nelle filiere produttive, a chi gestisce necessita incrementare la platea dei bisognosi, dei precari, della gente in difficoltà, dei disoccupati. Ogni giorno in Italia si perdono dai quattrocento ai mille posti di lavoro: Il caso della startup Gorillas che ha licenziato quattrocentocinquanta addetti è di quest’estate, ma vi sono altri licenziamenti in tutte le aziende (Amazon compresa). E nessun sindacato riesce a sedersi a trattare con i vertici delle multinazionali: agiscono come Mario Draghi, che in quella celebre riunione rifiutava il tavolo di trattativa sindacale. Il “Gran reset illustrato quasi dieci anni fa a Davos ha varato il cambio del modello di sviluppo: fino a una trentina d’anni fa necessitava di sviluppare la crescita economica dei Paesi poveri e indebitati (quante volte abbiamo sentito questa tiritera istituzionale). Oggi prevale la linea green: ovvero bloccare, congelare l’economia, bruciare le risorse finanziarie dei popoli e concentrarle nei centri decisionali. Grazie alla guerra, hanno potuto far impennare i prezzi e lavorano a far salire i tassi d’interesse. In Italia, i programmi di “povertà sostenibile” prevedono di mettere definitivamente in povertà più della metà della popolazione. I governi occidentali sono tutti tra loro collegati, tutti eterodiretti dal cervellone finanziario di BlackRock. Soprattutto lavorano perché venga garantito il profitto ai grandi speculatori. Il controllo, la profilazione totale del cittadino, gli obblighi alla digitalizzazione sono tutte ricette partorite dalla medesima cucina politica, la stessa che ha bloccato l’ascensore sociale e scongiurato che nessun normale cittadino possa più godere di tranquillità e vita agiata dal proprio lavoro. L’algoritmo della speculazione finanziaria (Aladdin) è alla base del pensiero economico di Davos, da questo non può prescindere la catena di comando finanziaria del decennio che scadrà nel 2030. Chi fino a ieri non aveva problemi economici, oggi potrebbe essere lentamente accompagnato verso una politica socio-solidale di povertà sostenibile. In pratica, aumenti di prezzi e bollette ed incremento della povertà servono per rodare in Europa l’esperimento del reddito universale di cittadinanza (non è ancora applicabile in Africa e Sud America). In questo gioco, è fondamentale l’identità digitale per indurre i cittadini a non lavorare, a non progettare, a non produrre. I grandi possessori di danaro (quantità smisurate di liquidità) hanno investito su percorsi di disincentivazione del lavoro umano e riduzione demografica: sostituirci con il non sindacalizzato robot e pagarci (poco) per non lavorare.

L’incremento dei costi energetici si rivela anche utile per scremare la cosiddetta platea di fruitori di beni e servizi. Infatti, la moria di aziende e botteghe artigianali e commerciali permette di creare un enorme bacino di disoccupati che, ridotti a miti consigli dalla povertà, accetterebbero di buon grado la contrattualistica a “tutele decrescenti” di multinazionali come Amazon. Il problema è quindi politico. E la domanda che dobbiamo porci è: riuscirà la politica a comandare sulla finanza, imponendo le leggi degli Stati (come la nostra Costituzione) alle multinazionali? A questo quesito risponderanno le urne di fine settembre. Non è certo un caso che nessun partito presente in Parlamento abbia consigliato di non pagare le bollette, per paura delle multinazionali o perché consci che il potere finanziario non cerchi altro che pretesti per chiudere aziende e pignorare case.

FONTE: https://www.opinione.it/editoriali/2022/09/07/ruggiero-capone_bolletta-contratti-luce-gas-multinazionali-gran-reset/

1992 L’ANNO TERRIBILE: I FATTI E I PERSONAGGI CHE CAMBIARONO L’ITALIA

Ospite RUGGIERO CAPONE, giornalista e scrittore e profondo conoscitore delle vicende “oscure” del nostro Paese.

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=bbZVe-uSyro

 

 

 

 

Breve intervento complottista di fine estate

di La strega Matteuccia

Siamo governati da tecnici, ma se fossero eletti sarebbe lo stesso, che agiscono in nome e per conto di una élite sovrannazionale finanziaria che risponde all’anglosfera. Questi tecnici, non dovendo elaborare scelte politiche, devono governare tramite emergenze. La creazione dell’emergenza rende possibile l’attuazione e l’accettazione di qualsiasi scelta, anche la più scellerata.

La falsa emergenza Morbillo ha portato, nel 2017, alla Legge Lorenzin.

L’emergenza Covid ha portato al DL44 e a tutte le nefandezze che conosciamo.

Ora, come preconizzato anni fa da Pier Paolo Dal Monte …, siamo all’emergenza termodinamica.

Già prima dell’avvento del Covid erano partiti una serie di segnali molto chiari con tutta la pantomima legata a Greta, poi, era luglio 2020, la Legge Rilancio (legge 110), in seguito si sono succedute oscillazioni del prezzo della benzina, per arrivare alla guerra in Ucraina ed ai risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Intanto, però, mentre siamo distratti da tutto ciò che il sistema ci fa passare sotto gli occhi e cianciamo di quanto il nemico ci fa credere imprescindibile, stanno prendendo forma altri desiderata delle élite perché loro creano distrazioni di massa ma restano concentrati. Siamo noi che corriamo dietro ad ogni scempiaggine, impegnandoci ogni volta come fossero questioni fondamentali, siamo noi sempre più divisi ed in disaccordo, siamo noi che abdichiamo ad ogni divide et impera, per altro, vi è qualcosa di più divisivo di un’elezione? C’è qualcosa che permetta una maggiore faziosità? E se questa elezione si svolgesse proprio prima di un autunno che si promette foriero di nuove emergenze e sacrifici, quanto sarebbe utile che il dissenso ci arrivasse diviso e sfiancato da lotte interne? E quanto sarebbe utile che i gate-keeper fossero mischiati a reali dissidenti? E quanto sarebbe utile tirar fuori, solo allora, durante il periodo pre-elettorale, tanti scheletri dagli armadi rimasti chiusi durante gli anni precedenti, scheletri che erano già lì, ma che nessuno ha pensato di usare?

Ma torniamo al problema energetico.

Ormai tutti sono a conoscenza dell’Agenda 2030, ovvero non la massa che è incollata al televisore, ma non l’hanno letta, si sono accontentati di parlarne per sentito dire. Male, molto male.

All’Agenda 2030, aggiungiamo il progetto europeo, Fit for 55, che prevede, tra l’altro, nel 2035 la fine della vendita di tutte le auto a benzina e diesel.

Aggiungiamo anche che, sempre entro il 2035, saranno ultimate oltre 250 nuove centrali nucleari già in costruzione.

Ora, con un piccolo sforzo, uniamo i puntini.

Il sistema ha iniziato a farneticare di ecologia ed ha mostrato le sue buone intenzioni per salvare il pianeta, che siano pretestuose è chiaro ma non alla massa, loro ci credono: hanno chiesto la 110, stanno comprando auto ibride, o, addirittura, elettriche, hanno partecipato, anche emotivamente ai Fridays for Futures…

Ora, grazie alla guerra in Ucraina, dopo aver dimostrato incontrovertibilmente che il combustibile fossile è agli sgoccioli, lo dimostrano incontrovertibilmente da millanta anni, ci stanno insegnando che anche il gas è un problema ma…

Spingono su false soluzioni, ci spingono al massimo, basti vedere gli slogan del PD per capire dove vogliono andare a parare: da Vota la scienza, scegli il PD, siamo oggi a Scegli: da un lato, quello nero, combustibili fossili, dall’altro, quello rosso, energie rinnovabili. Didascalico, quindi chiaro ed estremamente diretto anche per i più distratti.

Solo che quando noi pensiamo ad energie rinnovabili, figli di una certa propaganda del sole che ride, pensiamo a fotovoltaico ed altre amenità. Loro, al contrario sanno che questo non è quello che vogliono e sanno bene dove vogliono condurci.

Schematizziamo un ragionamento che, come tutti i piani delle élite, non nasce oggi.

Primo passo: i combustibili fossili sono demonizzati.

Secondo passo: spingiamo le rinnovabili.

Terzo passo: il gas è un problema.

Quarto passo: purtroppo le rinnovabili non sono la soluzione.

Quinto passo: le auto dovranno essere elettriche.

Ma come otteniamo l’energia necessaria a far muovere milioni di veicoli?

Quinto passo: Eureka! L’energia nucleare!!

Eh ma noi non l’abbiamo, l’abbiamo rifiutata con un referendum nel 1987.

Sesto passo: ma ora il nucleare è sicuro.

Saremo in pochi a ridere per quest’ultima affermazione, gli altri ci crederanno come hanno creduto alla narrazione pandemica: il sistema è lo stesso, la gestione è la stessa, la narrativa è la stessa, i media sono posseduti dagli stessi, la regia è la stessa, le élite sono le stesse.

Ultimo passo: sdoganamento del nucleare.

Dalla fiaba dell’”energia distribuita”, alla realtà dell’energia più centralizzata che ci sia.

E tutti vissero felici e contenti… ah, no, solo alcuni.

Intanto la distopia segue il suo corso.

N.B. non dimenticatevi di creare fazioncine su ogni argomento propagandato dal nemico, dividetevi sempre di più e su tutto, andate a caccia di tutte le magagne dei possibili alleati, cercate ogni possibile pelo nell’uovo, disgregatevi in piccole sette ristrettissime, sputtanate tutti, siate durissimi e purissimi… però, cari cacciatori di streghe, siete sicuri di essere così puri? Siete proprio sicuri di non dipendere, anche voi dal sistema? Davvero non siete scesi ad alcun compromesso con esso? Neanche un pochino? Sicuri, sicuri?

Buona fine estate a tutti.

E ricordate che errare è umano ma perseverare rasenta la stoltezza.

FONTE: https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/23752-la-strega-matteuccia-breve-intervento-complottista-di-fine-estate.html

 

 

 

Il portavoce ONU conferma il tentativo ucraino e ringrazia la Russia….

 

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/il-portavoce-onu-conferma-il-tentativo-ucraino-e-ringrazia-la-russia/

 

 

 

 

Ucraina – Un rapporto in prima linea – La scomparsa delle armi straniere

Alcune persone mi chiedono perché leggo il New York Times e altri simili di propaganda per lo più “occidentale”. Una ragione ovvia è “conoscere il tuo nemico”, per scoprire cosa vuole farci pensare la propaganda. Un altro è trovare le gemme che danno un quadro reale di una situazione che spesso si intrufola nella copertura, anche se di solito molto al di sotto del titolo.

Oggi c’è un pezzo sulle unità militari ucraine che scambiano armi tra loro.

Un’economia ombra in prima linea: le unità ucraine commerciano carri armati e artiglieria

All’interno della 93a Brigata Meccanizzata, Zmei non era solo un umile sergente. Era l’uomo di punta della brigata per un sistema di baratto in tempo di guerra tra le forze ucraine. Prevalente lungo la linea del fronte, lo scambio funziona come una specie di economia sommersa, dicono i soldati, in cui le unità acquistano armi o equipaggiamenti e li scambiano con i rifornimenti di cui hanno bisogno urgentemente.La maggior parte del baratto riguarda oggetti catturati dalle truppe russe. I soldati ucraini li chiamano “trofei”.

Sì, certo, le unità ucraine catturano così tante armi dai russi che c’è un vivace commercio di quelle. Tuttavia, leggi oltre i primi 25 paragrafi di tale eroica propaganda commerciale per avere un quadro della situazione reale e dell’umore in prima linea:

Alex sta aspettando il suo genere di riparazioni. Gli hanno sparato alla gamba destra durante una pattuglia a maggio. Il proiettile gli ha frantumato il femore.Lui e molti altri soldati ucraini erano stati in una pattuglia di ricognizione nella zona grigia, l’area tra le linee del fronte russa e ucraina, quando è stato colpito. La missione aveva due obiettivi, ha detto: trovare posizioni russe e trovare attrezzature abbandonate.

“Stiamo perdendo carri armati”, ha detto Alex. “Se questa guerra andrà lontano, prima o poi saremo senza equipaggiamento sovietico e altri carri armati sovietici, quindi dovremo passare a qualcos’altro”.

Vicino al suo quartier generale sotterraneo, non lontano dalla linea del fronte, il comandante del battaglione di Alex, Bogdan, descrisse la gravità della situazione della sua unità. Il suono dell’artiglieria in arrivo e in partenza echeggiava nei campi al di là.

“Stiamo combattendo con tutto ciò che abbiamo catturato dal nemico”, ha detto Bogdan, osservando che l’80 percento delle sue attuali forniture era equipaggiamento russo catturato.

“Non è meglio in altri battaglioni”, ha aggiunto.

L’unità di Bogdan di circa 700 soldati era arrivata per sostituire le forze ucraine logorate dalle vittime e dalla perdita di equipaggiamento. Ora, dopo sei mesi in cui si è comportato come un “vigile del fuoco” correndo da un punto caldo all’altro della prima linea, le sue truppe stavano affrontando un destino simile.

“Stiamo perdendo molti uomini”, ha detto Bogdan. “Non possiamo far fronte alla loro artiglieria. Questo, e gli attacchi aerei, sono grossi problemi”.

Alla domanda sulle armi sofisticate fornite dall’Occidente che secondo i funzionari del governo faranno la grande differenza, ha detto che nella sua brigata “nessuno ha equipaggiamento straniero”, aggiungendo: “Abbiamo molte domande su dove vada”.

La ‘controffensiva’ nei confronti di Kherson è costata agli ucraini molto materiale. Almeno alcuni dei cinquanta carri armati perduti che possono essere visti in vari video erano T-72 polacchi con ottica termica. Altri video mostravano il relitto di veicoli corazzati da trasporto M-113, apparentemente dai Paesi Bassi. (Quelle lattine di alluminio di sessant’anni offrono pochissima protezione e avrebbero dovuto essere ritirate decenni fa.)

Quindi almeno alcune delle attrezzature consegnate “occidentali” arrivano effettivamente in prima linea. Il suo destino lì però è già determinato.

Ma dove vanno TUTTA la roba “occidentale” e TUTTI i soldi è davvero un’ottima domanda.

Poche settimane fa la CBS ha mostrato un video report che prevedeva che solo il 30% dell’equipaggiamento militare “occidentale” che affluisce in Ucraina raggiunge effettivamente la prima linea. Il resto viene venduto a chi è disposto a pagarlo. Dopo che il regime di Zelenski ha protestato contro il rapporto, la CBS ha ritirato il video per “aggiornarlo” con nuove informazioni:

La CBS ha twittato lunedì di aver rimosso un video che promuoveva il documentario che includeva una citazione vecchia di mesi in cui si diceva che la maggior parte degli aiuti non sarebbero arrivati ​​in prima linea in Ucraina.Ha detto che stava aggiornando il documentario, intitolato “Arming Ukraine”, con “nuove informazioni” sulla consegna degli aiuti militari all’Ucraina.

Tra il materiale rimosso c’era una citazione del fondatore dell’organizzazione no profit pro-Ucraina Blue-Yellow, Jonas Ohman, che a fine aprile ha affermato che solo il 30% circa degli aiuti stava raggiungendo la prima linea in Ucraina.

La CBS ha affermato che “Da allora, Ohman afferma che la consegna è migliorata”. Ha anche notato che gli Stati Uniti avevano inviato un funzionario – il generale di brigata Garrick M. Harmon – a Kiev specificamente per monitorare l’uso degli aiuti militari.

La CBS ha anche aggiornato un articolo che aveva accompagnato il rapporto video originale. Ora ha una nota editoriale allegata ad esso che dice:

Nota del redattore: questo articolo è stato aggiornato per riflettere i cambiamenti da quando è stato girato il documentario di CBS Reports “Arming Ukraine” e anche il documentario è in fase di aggiornamento. Jonas Ohman afferma che la consegna è notevolmente migliorata dalle riprese con la CBS alla fine di aprile. Il governo ucraino rileva che l’addetto alla difesa degli Stati Uniti, il generale di brigata Garrick M. Harmon, è arrivato a Kiev nell’agosto 2022 per il controllo e il monitoraggio degli armamenti.

Il video estratto riassumeva i resoconti e i fatti raccolti in diversi mesi precedenti. L’aggiornamento è stato pubblicato il 7 agosto. L’addetto alla difesa è arrivato a Kiev all’inizio di agosto, pochi giorni prima dell'”aggiornamento”. Se è anche possibile scoprire da dove arrivano le armi e dall’Ucraina, ci vorranno mesi per dargli un’occhiata. Il suo arrivo è quindi del tutto irrilevante per il rapporto originale. L’originale modificato ora dice:

Jonas Ohman è fondatore e CEO di Blue-Yellow, un’organizzazione con sede in Lituania che ha incontrato e fornito alle unità in prima linea aiuti militari non letali in Ucraina dall’inizio del conflitto con i separatisti sostenuti dalla Russia nel 2014. Ad aprile , ha stimato che solo il “30-40%” dei rifornimenti in arrivo attraverso il confine ha raggiunto la destinazione finale. Ma dice che la situazione è notevolmente migliorata da allora e una quantità molto maggiore ora arriva dove dovrebbe andare.

Cosa significa se il tasso di perdita del 70-60%, che prima NON aveva raggiunto la destinazione finale, è ora notevolmente diminuito? Ora è il 45% o il 50% di tutte le consegne che stanno fluendo dove NON dovrebbero finire?

Come mai il comandante di battaglione Bogdan non ha visto rifornimenti stranieri?

Tutte quelle migliaia di pungiglioni, giavellotti e altre armi portatili sono di enorme interesse per vari attori nefasti. Le armi che svaniscono in Ucraina per andare da qualche parte molto probabilmente raggiungeranno luoghi dove possono e saranno usate contro forze o interessi “occidentali”.

Coloro che sostengono i trasferimenti di armi diranno che la perdita di una parte di esse non ha importanza nel quadro generale. Dillo a coloro che moriranno per loro.

Inserito da b il 31 agosto 2022 alle 9:58 UTC | Collegamento permanente

FONTE: https://www.moonofalabama.org/2022/08/ukraine-a-frontline-report-vanishing-foreign-weapons.html

 

 

 

Gli occidentali guidati dal britannico Boris Johnson hanno sabotato il tentativo di pace tra Ucraina e Russia… Ad aprile

Notizia-bomba su Zero Hedge

la guerra in Ucraina avrebbe potuto essere finita a questo punto, ma i principali sostenitori occidentali di Kiev hanno sabotato il potenziale per una soluzione pacifica attraverso negoziati. Questo è esattamente ciò che i media regionali ucraini hanno concluso già a maggio, subito dopo che il britannico Boris Johnson si è presentato nella capitale per una visita “a sorpresa” per incontrare per la prima volta il presidente Volodymyr Zelensky il mese prima

Questo è ciò che una storia bomba in Ukrainska Pravda  ha detto all’epoca, ma che è stata quasi completamente ignorata dai media mainstream occidentali :

Secondo fonti di Ukrainska Pravda vicine a Zelensky, il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, apparso nella capitale quasi senza preavviso, ha portato due semplici messaggi. La prima è che Putin è un criminale di guerra, dovrebbe essere messo sotto pressione, non negoziato .

E il secondo è che anche se l’Ucraina è pronta a firmare alcuni accordi sulle garanzie con Putin, loro [il Regno Unito e gli Stati Uniti] non lo sono. La posizione di Johnson era che l’Occidente collettivo, che a febbraio aveva suggerito a Zelensky di arrendersi e fuggire, ora sentiva che Putin non era davvero così potente come avevano immaginato in precedenza e che qui c’era un’opportunità per “spingerlo”.

Il rapporto in lingua inglese dei media ucraini ha continuato sottolineando che tre giorni dopo la partenza di Johnson per la Gran Bretagna, Putin ha affermato pubblicamente che i colloqui con l’Ucraina “si erano trasformati in un vicolo cieco” .

All’epoca i colloqui di pace di Istanbul, che hanno visto gli alti funzionari di ciascuna parte in guerra riunirsi nella capitale turca, sono stati acclamati in alcuni angoli come “il modo più rapido per porre fine alla guerra in Ucraina” – secondo le parole di Recep Tayyip Erdogan, che stava cercando mediare tra Mosca e Kiev.

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La nuova frontiera degli attacchi informatici sono le truffe alle email aziendaliwired

Ma mentre l’invasione ordinata da Putin andava avanti, la Gran Bretagna in particolare è stata la prima in prima linea a rendere prioritarie le consegne di armi e munizioni di grandi dimensioni all’Ucraina tramite aerei da trasporto militare. I resoconti della stampa britannica hanno anche preso atto del tempismo “conveniente” in cui Londra è andata all-in da falco sull’Ucraina, dato il duraturo  “Scandalo Partygate” del primo ministro Johnson in casa .

Ancora una volta, ricordate il tono dei media ucraini dopo l’arrivo del primo ministro britannico a Kiev (e va notato che Johnson è stato il primo leader di un paese del G7 a visitare, due settimane dopo che le forze russe si erano ritirate dai sobborghi intorno a Kiev) ad aprile 9 :

Dopo l’arrivo del primo ministro britannico Boris Johnson a Kiev, un possibile incontro tra il presidente ucraino Vladimir Zelenskyy e il presidente russo Vladimir Putin è diventato meno probabile .

Ora, questa settimana è emersa un’ulteriore conferma di una bomba fumante sul ruolo dei potenti paesi occidentali nel contrastare il potenziale cessate il fuoco tra le forze russe e ucraine…

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L’ex funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti Fiona Hill è coautrice di un lungo saggio che racconta i momenti chiave della guerra russa e gli sforzi occidentali per aiutare l’Ucraina finora.

Si è lasciata sfuggire la seguente conferma chiave nel giornale degli affari esteri gestito dal Council on Foreign Relations (CFR) :

Secondo diversi ex alti funzionari statunitensi con cui abbiamo parlato, nell’aprile 2022, i negoziatori russi e ucraini sembravano aver concordato provvisoriamente i contorni di un accordo provvisorio negoziato: la Russia si sarebbe ritirata nella sua posizione il 23 febbraio, quando controllava parte del Donbas regione e tutta la Crimea, e in cambio, l’Ucraina prometterebbe di non chiedere l’adesione alla NATO e di ricevere invece garanzie di sicurezza da un certo numero di paesi. Ma come ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un’intervista di luglio ai media statali del suo paese, questo compromesso non è più un’opzione.

Questa rivelazione e conferma da parte degli Stati Uniti – che c’era un tentativo di accordo sul tavolo per la pace tra Russia e Ucraina è un’enorme rivelazione, ancora una volta che probabilmente mancherà in gran parte dalla copertura dei media mainstream popolari. Qui sotto, un analista canadese di origine russa confermava il fatto in un tweet:  “Un ex funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti conferma citando “più ex alti funzionari statunitensi” che Russia e Ucraina hanno concordato ad aprile il quadro dell’accordo di pace della #Russia che si ritira alle posizioni prebelliche e dell’#Ucraina che promette di non cercare l’adesione alla #NATO. L’accordo è stato interrotto dal PM del Regno Unito.

johnsonzel1Boris Johnson con Zelensky nella visita asorpersa che ha fatto a Kiev ad aprile per sabotare gli accordi di armistizio. La Gran Bretagma si conferma la testa del serpente per la guerra a oltranza, che sta manovrando anche il bellicismo della Polonia e dei Baltici. Irlmaierv ci ha detto quale frutto otterrà l’Inghilterra dalla guerra.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/gli-occidentali-guidati-dal-britannico-boris-johnson-hanno-sabotato-il-tentativo-di-pace-tra-ucraina-e-russia-ad-aprile/

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

FUMO AEROPORTI E DISCRIMINAZIONE

Viaggiare in aereo è scomodo. E lo sta diventando sempre di più. Mi sa che i nostri cari leader preferiscano che ce ne stiamo buoni a casa, salvo quando ci ordinano di fare qualcosa. Per questo ho deciso di viaggiare di più quest’estate, finché il tempo regge.

Gli aeroporti sono sempre più lontani dalle città e ci vogliono ore per raggiungerli, poi devi passare altre lunghe ore tra file interminabili, perquisizioni, scanner, controlli, abilitazioni, raggi x, permessi, verifiche, riconoscimenti facciali e di documenti.

Ti sequestrano l’acqua con la scusa di possibile fabbricazione di esplosivo a bordo, improbabile almeno quanto il famoso cammello che passa attraverso la cruna dell’ago. A me hanno persino sequestrato dei bicchierini da tè perché avrei potuto usare le minuscole schegge per un dirottamento.

Per di più l’aereo è quasi sempre in ritardo e dopo le code nei recinti nastro delimitati dei viaggiatori/bestiame devi ancora aspettare. E quando arrivi, aspettare ancora per i bagagli. Il tempo lo passi in luoghi dove non ci sono mai abbastanza sedie, ma tutto lo spazio è occupato da una rutilante fiera di negozi di lusso che vendono canagliate a prezzi fissati ad ordini di grandezza superiori a quelli normali. Ma perché in aeroporto tutto dev’essere così caro? E pensare che una volta si andava al duty free a comprare tabacco o liquori perché erano tassati di meno.

Per mangiarti un panino – vilissimo, ma che pretendono nobilitato dal richiamo ad un attore/cuoco famoso in televisione – ci vuole un mutuo. Pensi di fumarti una sigaretta per ingannare l’attesa? Sbagliato. Il fumo è severamente proibito in tutta l’area aeroportuale, che sarebbe a dire in tutto l’aeroporto. Salvo le “terrazze”, cioè le “terraces” in anglo neolingua obbligatoria.

Sono andato a vederne una, ma non aveva nulla di una terrazza, era una specie di gabbia con tanto di sbarre contenente qualche decina di scimmie sfumacchianti col telefonino all’orecchio e rigorosamente in piedi, perché ai peccatori non devono essere concesse comodità come sedie o panchine. Devono essere puniti. Per il loro bene, s’intende.

Mi ricordo che un tempo i fumatori erano molto nervosi e prepotenti: pareva che qualunque limitazione al loro bisogno impellente di fumo fosse un’offesa personale, non potevano neppure attendere di scendere dall’autobus, dal treno, dal taxi: un ritardo di pochi minuti, era una tragedia. Non potevano resistere. Imponevano a tutti e con fiero cipiglio, bar e uffici fumosi come una stazione di Londra negli anni 30. Quando negli anni 80 feci presente al direttore che non sembrava salutare passare otto ore in un ufficio che sembrava una camera a fumo, mi rispose che mica si poteva impedire alla gente di fumare! Si sbagliava direttore, si può. Ma sono certo che, se è ancora vivo, si ricorda in perfetta buona fede di essere sempre stato contrario al fumo. Era una persona di buona coscienza.

Adesso te li ritrovi tutti la che hanno smesso di fumare da anni, e a quanto pare sopravvivono lo stesso. O forse sopravvivono a se stessi. Sono diventati salutisti, inclusivi, sostenibili, solidali, differenziati e ecologicamente sensibili. Insomma prepotenti, conformisti e intolleranti come prima. Continuano a perseguitare il prossimo, ma hanno cambiato la maniera. Poco importa che le vittime facciano più rispettosamente quello che loro facevano un tempo con improntitudine, l’importante è avere qualcuno a cui sentirsi superiori. Naturalmente con le spalle coperte dalla massa e dal potere. Gli piace vincere facile.

A ben guardare, non mancano mai settori discriminati della popolazione, semplicemente variano nel tempo a seconda del conformismo del momento. E i turni ruotano con sempre maggiore velocità, tanto che non si fa in tempo ad abituarsi. Una volta si discriminavano ebrei, negri, omosessuali, donne. Oggi sono diventate categorie privilegiate, hanno più tutele, prestigio, e vantaggi degli altri, ma la discriminazione in sé non è certo diminuita: ha semplicemente cambiato bersaglio.

Le categoria da esecrare sono puntualmente aggiornate alla televisione dai bollettini di regime e la gente aspetta con ansia di sapere chi deve odiare, per non correre il rischio di sbagliarsi e apparire arretrata.

Ultimamente hanno fatto furore i no vax, i russi e gli increduli al verbo dei media.

La cosa esilarante è che la gente non si accorge mai di discriminare, non sanno riconoscere la discriminazione in sé, sanno solo che discriminare una certa categoria è sbagliato. Infatti come si può non capire che discriminare gli ebrei è cosa malvagia senza essere marci dentro? Lo sanno tutti. Ce lo dicono tutti i giorni da anni. Poi c’è l’affare di Aschwitz, insomma, come si chiama e i forni, i nazisti e tutto il resto. La discriminazione è quella cosa sbagliata che fa gentaglia come i razzisti gli omofobi contro ebrei, negri – pardon, neri – e gay. In mancanza di ebrei, donne, negri e omosessuali, non vedono come possa esserci discriminazione. Sono incapaci di ragionamento astratto.

Se gli fai notare  che siccome impedire agli ebrei di lavorare era malvagio, allora dovrebbe esserlo altrettanto impedire di lavorare ad un cittadino che non è devoto al culto del covid, non capiscono il nesso. Gli sembra che non c’entri nulla. Che c’incastra il vaccino con gli ebrei?

Gli ebrei erano buoni, si vede in tutti i film, i nazisti, invece, cattivi. Non c’era un motivo vero per perseguitare gli ebrei: lo facevano solo per malignità. I no vax invece sono cattivi e stupidi e vogliono infettare tutti. I buoni siamo noi e abbiamo tutte le ragioni e tutto il diritto di metterli al loro posto: questa è giustizia, non persecuzione. E’ scientificamente provato!

Mica gli viene in mente che se avessero interrogato un loro pari al tempo della persecuzione degli ebrei avrebbero scoperto che si sentiva altrettanto buono e virtuoso e bravo cittadino e sarebbe stato capace di sciorinargli tutta una serie di ragioni “scientificamente provate” per cui gli ebrei erano pericolosi e andavano contenuti. Probabilmente meglio di quanto siano in grado di fare adesso loro coi no vax.

Ma non c’ niente da fare: non ci arrivano. La sottomissione ai dogmi del gruppo è troppo forte, il conformismo gli impedisce di vedere anche la più evidente verità.

Sta di fatto che viaggiare in aereo è diventato davvero scomodo, ma anche di questo la maggioranza, mica se ne rende conto.  Tuttalpiù, se gli fai notare che il wine bar del terminal, griffato e pretenzioso, ha i tavoli e il servizio di una mensa aziendale, ma costa  quanto Florian in piazza San Marco, rimangono perplessi e se ne vanno a comprare una bottiglietta di profumo più caro dell’oro firmato da qualche “stilista”. Perché sono certi che è autentico, mica un falso cinese.  Di profumo, come di vino, ne capiscono.

E tutto sommato non gli pesa farsi perquisire, farsi le lastre, guardare nell’occhio del Moloch, togliersi scarpe e cintura come entrassero in galera, perché, si sa, i terroristi che vivono nascosti nelle grotte afgane protetti dai talebani che mettono il velo alle donne anziché le maschere ai bambini,  sono sempre pronti a nascondere bombe nei tacchi.

Per fortuna che c’è la Cia che ci protegge!

FONTE: https://comedonchisciotte.org/fumo-aeroporti-e-discriminazione/

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Cosa volevano fare gli ucraini alla centrale atomica?

Il primo settembre  c’è stato un “Tentativo di assalto militare da parte ucraina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sfruttando l’arrivo della commissione AIEA presso la regione, dopo una rocambolesca giornata. Gli ucraini hanno aperto il fuoco anche contro la centrale elettrica convenzionale di Energodar. Il tradimento ucraino verso l’ONU, sfruttando l’arrivo della missione AIEA i felloni hanno tentato di occupare la centrale con uno sbarco anfibio, studiato nei dettagli per mesi, è fallito in poche ore con il massacro di circa 300 soldati ucraini. I nostri media non riportano niente”. (Massimo Martelli)

Anche i russi raccontano di “un tentativo mattutino da parte delle forze ucraine di sbarcare un gruppo di sabotaggio vicino al villaggio a nord-est della ZNPP. Circa sette barche, due chiatte semoventi e circa 60 soldati furono coinvolti nella missione suicida. La guardia nazionale paramilitare russa (Rosgvardiya) che protegge l’impianto ha immediatamente rilevato l’inserimento e l’ha attaccata. L’esercito russo invia elicotteri d’attacco Ka-52 per aiutare a distruggere le forze ucraine. Le due chiatte furono affondate”.

Dima del Military Summary Channel pensa (video) che il gruppo di sabotatori ucraino avesse il compito di restare nascosto fino all’arrivo degli ispettori. Avrebbe quindi rilevato l’impianto e impedito agli ispettori dell’AIEA di andarsene. Sarebbero quindi ostaggi nell’impianto, il che garantirebbe che la parte russa non sarebbe in grado di riprendere il sito.  Sembra che il piano sia stato suggerito dagli inglesi, che hanno anche addestrato specificamente il gruppo di commandos : anzi Londra ci avrebbe lasciato le impronte digitali sanguinose, secondo Aleksander Serykh, “La perdita totale delle unità d’élite dell’MTR delle forze armate ucraine e della direzione principale dell’intelligence delle forze armate ucraine è di circa 320 persone, 230 delle quali sono state addestrate nel Regno Unito. Secondo i dati che richiedono un’ulteriore verifica, 6-8 ufficiali del Ministero della Difesa britannico sono stati uccisi sulla costa del Dnepr vicino a Nikopol.

Nel frattempo, ovviamente, i media “occidentali” continuano ad avallare  le  affermazioni ucraine secondo cui sarebbe la Russia che  sta bombardando la centrale elettrica,  ossia le sue proprie truppe, dato che la centrale  è sotto il controllo delle  truppe di Mosca  dall’inizio di marzo.  Inoltre, sono stati i russi a chiedere con insistenza l’ispezione della AIEA   alla centrale atomica.  Come ha ricordato  anche mercoledì  la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: “La Russia sta facendo di tutto o anche di più per far sì che la missione … accada, sia al sicuro e porti a termine tutti i suoi compiti”.
Per  contro, Zelensky ha  dichiarato:  “Ogni minuto in cui le truppe russe rimangono nella centrale nucleare è il rischio di un disastro globale da radiazioni”. E il ministro degli esteri ucraino Dimitro Kuleba, ha praticamente confessato al Washington Post: “Lo scenario peggiore è quando vengono e dicono che è meglio che la stazione sia sotto il controllo russo [e] in generale, vengono seguiti i protocolli di sicurezza nucleare”.

Purtroppo, altamente possibile che gli ispettori AIEA fossero al corrente del piano e ne siano complici:  mentre trascinavano i piedi per raggiungere la centrale nucleare, chiedevano di attraversare la terra controllata dagli ukraini  e avevano incontri e photo opportunity con Zelensky. Là in tempo per accogliere le truppe Ukro potenzialmente vittoriose, e ancora in tempo per mentire, sabotare e spiare i russi.

intanto,

L’offensiva ucraina di Kherson continua nonostante le pesantissime perdite.

Il sindaco di Snigirevka sulle perdite delle forze armate ucraine da parte dei feriti durante l’attacco a Kherson.

“Per quanto ne so, circa 400 feriti sono stati trasportati all’ospedale del Ministero degli affari interni di Nikolaev, la stessa situazione nel BSMP (ospedale di emergenza”, ha detto Barbashov, aggiungendo che più di duemila soldati feriti sono stati ricoverati in ospedale istituzioni.

I dati, ha detto, provenivano da fonti che hanno familiarità con la situazione.

«Tutti gli obitori sono pieni. Ora stanno vivendo enormi problemi con il sangue donato, con l’acqua pulita e con l’approvvigionamento di questi feriti che sono arrivati ​​a Nikolaev”.

Nelle “democrazie UE”

La  fine dell’era dell’abbondanza è pianificata

Carissimo direttore,

Presumo non le sarà passato inosservato il messaggio sublimale del banchiere dei Rothschild, posto temporaneamente presiedere la repubblica francese, Macron. “E’ finita l’era dell’abbondanza”, ci fa sapere l’Emmanuel.
Quando il portavoce dei Rotschild parla, è bene dargli ascolto.

Senza volersi perdere in speculazioni sulle ragioni e sui loro obbiettivi, mi limito ad elencare dei fatti e a fare una piccola previsione.

Lo scorso anno EDF, improvvisamente scopre che i sui reattori nucleari hanno bisogno di manutenzione. Da febbraio di quest’anno, 28 su 56 dei reattori (esattamente la metà, stranamente), vengono messi fuori produzione, per un totale di circa 20 GWh di potenza.

Contemporaneamente, la Germania decide di spegnere per sempre (irreversibilmente!) 3 dei suoi ancora giovani reattori nucleari per ragioni esclusivamente politiche, togliendo 4,5 GWh di potenza elettrica dal mercato. L’Italia da’ il suo piccolo contributo alla fine dell’abbondanza di energia spegnendo la centrale a carbone di la Spezia, togliendo 0,5 GWh di potenza dal mercato.

Rutte, primo ministro dell’Olanda vieta l’uso dei nitrati nell’agricoltura; secondo gli agricoltori olandesi, le misure ridurranno significativamente la produzione di cibo. L’olanda esporta cibo in tutta Europa, se riduce la produzione, finisce l’abbondanza sulle nostre tavole.
Non ho fatto ricerche su altri paesi europei, non ci sarà modo di dubitare che anche altri abbiano dato il loro contributo alla fine dell’abbondanza.
Poichè il mercato dell’energia europeo è interconnesso e risponde alle logiche di offerta e domanda, togliendo 25GWh dal mercato, c’è stato un impatto sui prezzi in molti paesi.
Il fatto più straordinario è che la Francia è passata dall’essere un esportatore netto di energia ad importatore netto, assorbendo energia da UK e Germania, Spagna e Svizzera.

In Inghilterra il fatto non è passato inosservato, sebbene non sia discusso apertamente. UK è passato dall’essere importatore netto di energia dalla Francia ad esportatore netto. La domanda francese sostiene e continua a spingere verso l’alto i prezzi di tutta Europa, UK inclusa.

La narrativa diffusa sui media di regime è che i prezzi alti dell’energia elettrica sono causati dalla guerra in Ucraina. Niente di più falso. I prezzi dell’elettricità salgono perchè manca l’offerta delle centrali che sono state spente. I prezzi scenderanno quando gli europei saranno stati educati a consumare di meno. Oppure quando EDF deciderà di riaccendere i reattori spenti.

Avendo ormai visto di tutto in questi ultimi 20 anni, non credo più alle coincidenze.

Temo ci sia in atto una strategia concordata per ridurre l’offerta di beni primari quali il cibo e l’energia. Pure l’acqua sta scarseggiando, ma non vorrei passare per pazzo ventilando teorie strampalate (che poi tanto non lo sono). sorvoliamo. Ponendo fine all’abbondanza di beni primari e creando scarsità, si crea dipendenza e si toglie libertà al popolo. Quest’inverno verremo addestrati con esercitazioni più o meno programmate, non importa, imparando a come affrontare blackouts. Consiglio a tutti un piccolo generatore diesel portatile. Quanto basta per superare 3 o 4 ore di scarsità.

Cordiali saluti,

Amedeo C.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/cosa-volevano-fare-gli-ucraini-alla-centrale-atomica/

 

 

 

Alastair Crooke
30 agosto 2022

Prima che Putin rinunci alla pressione sulle nazioni dell’UE, è ancora probabile che insista sul ritiro dell’influenza americana dall’Europa occidentale.

È agosto, il Giorno dell’Indipendenza dell’Ucraina, e anche l’anniversario del disastroso ritiro di Biden da Kabul. Washington è fin troppo consapevole che queste immagini dolorose (afghani aggrappati al carrello degli aerei Hercules) stanno per essere riprodotte, in vista delle elezioni di novembre.

Perché gli eventi in Ucraina si stanno svolgendo male per Washington, mentre il lento e calibrato rullo compressore del fuoco dell’artiglieria russa distrugge l’esercito ucraino. In particolare, l’Ucraina non è stata in grado di rafforzare le posizioni assediate, né di contrattaccare e di mantenere il territorio riconquistato. L’Ucraina ha utilizzato HIMARS, artiglieria e droni per colpire alcuni depositi di munizioni russi, ma questi, finora, sono incidenti isolati e sono più “commedie” mediatiche, che costituiscono qualsiasi cambiamento nell’equilibrio strategico della guerra.

Quindi, cambiamo la “narrativa”: nell’ultima settimana, il Washington Post è stato impegnato a curare una nuova narrativa. In sostanza, il cambiamento è abbastanza semplice: i servizi segreti statunitensi, in passato, potrebbero aver sbagliato le cose in modo disastroso, ma questa volta l’hanno “inchiodato”. Hanno avvertito del piano di Putin di invadere. Dipendevano dai piani dettagliati degli eserciti russi.

Primo turno: il Team Biden ha avvertito Zelensky più volte, ma l’uomo si è ostinatamente rifiutato di ascoltare. Di conseguenza, quando l’invasione ha accecato Zelensky, gli ucraini nel loro insieme erano irrimediabilmente impreparati. Messaggio: “La colpa è di Zelensky”.

Non entriamo nell’egregia omissione in questa narrazione di otto anni di preparazione della NATO per un mega attacco al Donbas che doveva attirare una risposta russa. Non c’è bisogno di una sfera di cristallo per capirlo. Le strutture militari russe erano state per mesi a circa 70 km dal confine ucraino.

Secondo turno: l’esercito ucraino sta ‘svoltando l’angolo’, grazie alle armi occidentali. Davvero? Messaggio: Nessuna ripetizione della debacle di Kabul; di un crollo a Kiev può essere tollerato fino a dopo i Midterms. Quindi, ripeti dopo di me: “L’Ucraina sta girando l’angolo”; tieni duro, mantieni la rotta.

Terzo turno (da un editoriale del Financial Times ): l’economia russa si è dimostrata più resiliente del previsto, ma le sanzioni economiche “non avrebbero mai potuto far crollare la sua economia”. In realtà, i funzionari statunitensi, i servizi segreti statunitensi e britannici hanno predetto con precisione che un collasso finanziario e istituzionale russo, a seguito delle sanzioni, avrebbe innescato disordini economici e politici a Mosca di tale portata che la presa di Putin potrebbe essere levata dalla sua presa sul potere, e che uno squarcio di Mosca a causa di una crisi politica e finanziaria non sarebbe in grado di perseguire efficacemente una guerra nel Donbas – così Kiev prevarrebbe.

Questa è stata ‘la linea’ che ha convinto la classe politica europea a scommettere tutta sulle sanzioni. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha dichiarato “una guerra economica e finanziaria totale” contro la Russia, tanto da innescarne il collasso.

Quarto turno (di nuovo il FT ): gli europei non si sono preparati a sufficienza per il conseguente aumento dei prezzi dell’energia. Devono quindi perseverare maggiormente nel ridurre le entrate della Russia, “modificando ulteriormente” l’imminente embargo petrolifero. Messaggio: L’UE deve aver frainteso. Le sanzioni “non avrebbero mai potuto” far crollare l’economia russa. Anche loro non hanno preparato le persone per aumenti dei prezzi dell’energia a lungo termine; colpa loro.

Sebbene questo cambiamento di narrativa possa essere comprensibile dal punto di vista dell’interesse degli Stati Uniti, si presenta come una “doccia fredda” per l’Europa.

Helen Thompson, professoressa di economia politica all’Università di Cambridge, scrive sul FT :

In Europa, i governi vogliono alleviare le terribili pressioni sulle famiglie … [pur lasciando che] la paura per il prossimo inverno, riduca la domanda. Dal punto di vista fiscale, questo significa finanziamenti statali per ridurre l’aumento delle bollette energetiche … Ciò che non è disponibile da nessuna parte, è un mezzo rapido per aumentare la fornitura fisica di energia [enfasi aggiunta].

Questa crisi non è una conseguenza involontaria della pandemia o della brutale guerra della Russia contro l’Ucraina. Ha radici molto più profonde in due problemi strutturali. In primo luogo, per quanto questa realtà sia sgradevole per ragioni climatiche ed ecologiche, la crescita economica mondiale richiede ancora la produzione di combustibili fossili. Senza ulteriori investimenti ed esplorazioni, è improbabile che ci sia un’offerta sufficiente a medio termine per soddisfare la domanda probabile. L’attuale crisi del gas ha le sue origini nell’aumento del consumo di gas guidato dalla Cina nel 2021. La domanda è cresciuta così rapidamente che era disponibile solo per l’acquisto in Europa e in Asia a prezzi molto elevati.

Nel frattempo, la tregua dall’aumento dei prezzi del petrolio quest’anno si è concretizzata solo quando i dati economici provenienti dalla Cina non sono favorevoli. A giudizio dell’Agenzia internazionale per l’energia, è del tutto possibile che la produzione mondiale di petrolio non sarà in grado di soddisfare la domanda già dal prossimo anno. Per gran parte degli anni 2010, l’economia mondiale è sopravvissuta al boom dello shale oil… Ma lo shale americano non può espandersi di nuovo allo stesso ritmo: la produzione complessiva degli Stati Uniti è ancora di oltre 1 milione di barili al giorno al di sotto di quella del 2019. Anche nel Permiano , la produzione giornaliera per pozzo è in calo. Più perforazioni offshore, del tipo aperto nel Golfo del Messico e in Alaska dall’Inflation Reduction Act, richiederanno prezzi più elevati o investitori disposti a versare capitali indipendentemente dalle prospettive di profitto. Le migliori prospettive geologiche per un cambio di gioco simile a quello che è successo negli anni 2010 risiedono nell’enorme formazione di petrolio di scisto di Bazhenov in Siberia. Ma le sanzioni occidentali significano che la prospettiva che le major petrolifere occidentali aiutino la Russia tecnologicamente è un vicolo cieco geopolitico. In secondo luogo, si può fare poco per accelerare immediatamente la transizione dai combustibili fossili… L’esecuzione di reti elettriche con carichi di base solari ed eolici richiederà innovazioni tecnologiche sullo stoccaggio. È impossibile pianificare con sicurezza quali progressi si saranno concretizzati in 10 anni, per non parlare del prossimo anno. poco si può fare per accelerare immediatamente la transizione dai combustibili fossili… L’esecuzione di reti elettriche con carichi di base solari ed eolici richiederà innovazioni tecnologiche sullo stoccaggio. È impossibile pianificare con sicurezza quali progressi si saranno concretizzati in 10 anni, per non parlare del prossimo anno. poco si può fare per accelerare immediatamente la transizione dai combustibili fossili… L’esecuzione di reti elettriche con carichi di base solari ed eolici richiederà innovazioni tecnologiche sullo stoccaggio. È impossibile pianificare con sicurezza quali progressi si saranno concretizzati in 10 anni, per non parlare del prossimo anno.

Il messaggio geostrategico che ne deriva è chiaro come un Pikestaff: è un chiaro avvertimento che gli interessi dell’UE non sono in sintonia con quelli degli Stati Uniti determinati a superare i prossimi mesi fino al Midterms, con sanzioni rafforzate imposte alla Russia dall’Europa ( le “sanzioni tecnologiche alla fine avranno un impatto sull’economia russa”) – e anche con l’Europa, continuando a “restare saldi” con il suo sostegno militare e finanziario a Kiev.

Come osserva nettamente il professor Thomson, “è essenziale anche una comprensione delle realtà geopolitiche… I governi occidentali devono o invitare la miseria economica su una scala tale da mettere alla prova il tessuto della politica democratica in qualsiasi paese – o affrontare il fatto che l’approvvigionamento energetico limita i mezzi con cui L’Ucraina può essere difesa”. In altre parole, si tratta di salvare la pelle della classe politica europea tornando al gas russo a buon mercato, o rimanere allineati con Washington e sottoporre i propri elettori alla miseria e i suoi leader a una resa dei conti politica che si sta già svolgendo.

Questo mette la Russia nella posizione di giocare le sue “grandi carte”: quindi, proprio come gli Stati Uniti hanno giocato appieno il loro dominio militare, il dominio del dollaro negli anni successivi all’implosione dell’Unione Sovietica, per rinchiudere gran parte del mondo nella sua sfera basata sulle regole: oggi Russia e Cina offrono al Sud globale, all’Africa e all’Asia una liberazione da queste “Regole” occidentali. Stanno ora incoraggiando il “Resto del mondo” ad affermare la propria autonomia e indipendenza tramite i BRICS e la Comunità economica eurasiatica.

La Russia, in collaborazione con la Cina, sta costruendo relazioni politiche diffuse in Asia, Africa e nel sud del mondo, basate sul suo ruolo dominante come fornitore di combustibili fossili e di gran parte del cibo e delle materie prime del mondo. Per aumentare ulteriormente l’influenza della Russia sulle fonti energetiche da cui dipendono i belligeranti occidentali , la Russia sta mettendo insieme una “OPEC” del gas con Iran e Qatar, e ha anche aperto aperture di benvenuto all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti per unirsi per prendere un maggiore controllo di tutti principali materie prime energetiche.

Inoltre, questi grandi produttori si uniscono ai grandi consumatori di energia per strappare i mercati dei metalli preziosi e delle materie prime dalle mani di Londra e dell’America, con l’obiettivo di porre fine alla manipolazione occidentale dei prezzi delle materie prime, attraverso i mercati dei derivati ​​della carta.

L’argomentazione avanzata dai funzionari russi ad altri stati è estremamente allettante e semplice: l’Occidente ha voltato le spalle ai combustibili fossili e sta pianificando di eliminarli completamente, entro un decennio circa. Il messaggio è che non devi unirti a questa “politica del sacrificio” masochista. Puoi avere petrolio e gas naturale, e con uno sconto su ciò che l’Europa deve pagare, aiutando il vantaggio competitivo delle tue industrie.

I “miliardi d’oro” hanno goduto dei benefici della modernità e ora vogliono che tu rinunci a tutto ed esponga i tuoi elettori alle difficoltà estreme di un’agenda verde radicale. Probabilmente, tuttavia, il mondo non allineato richiede almeno le basi della modernità. Il pieno rigore dell’ideologia verde occidentale, tuttavia, non può essere semplicemente imposto per il resto della parola, contro la sua volontà.

Questa argomentazione convincente rappresenta il percorso per Russia e Cina per trasferire gran parte del globo al loro campo.

Anche alcuni stati, pur essendo solidali con la necessità di occuparsi del cambiamento climatico, vedranno in agguato all’interno del regime ESG (Ambiente, Sociale e Governance) le chiare caratteristiche di un nuovo colonialismo occidentalizzato finanziarizzato – con finanza e credito razionati solo a quelli integralmente conformità con il Green Project a gestione occidentale. In breve, sospettano un nuovo boondogle, che arricchisce principalmente gli interessi finanziari occidentali.

La Russia sta dicendo semplicemente: “Non è necessario che sia così”. Sì, il clima deve essere una considerazione, ma i combustibili fossili stanno vivendo un’acuta mancanza di investimenti, in parte per ragioni ideologiche Green, piuttosto che tali risorse si stanno esaurendo, di per sé. E, per quanto sgradevole per alcuni, il fatto è che la crescita economica mondiale richiede ancora la produzione di combustibili fossili. Senza ulteriori investimenti ed esplorazioni, è improbabile che ci sia un’offerta sufficiente a medio termine per soddisfare la domanda probabile. Ciò che non è disponibile da nessuna parte è un mezzo rapido per aumentare la fornitura di energia fisica alternativa.

Dove siamo adesso? La Russia ha in corso una grande offensiva in Ucraina. E l’Europa può sperare di poter sgattaiolare via dal suo imbroglio ucraino quasi inosservata, senza sembrare apertamente in rottura con Biden, mentre Kiev implode gradualmente. Lo vedi già. Quanto titolo Ucraina notizie in Europa? Quante notizie di rete? “L’Europa può semplicemente stare tranquilla e allontanarsi dalla débacle”, si suggerisce.

Ma ecco il problema: prima che Putin rinunci alla pressione sulle nazioni dell’UE, è ancora probabile che insista sul ritiro dell’influenza americana dall’Europa occidentale, o almeno sul fatto che l’Europa inizi ad agire in piena autonomia nel proprio interesse.

Non c’è dubbio che questo fosse nella mente di Putin quando ha lanciato la “operazione militare speciale” in Ucraina. Deve aver anticipato la reazione della NATO nell’imporre le sue sanzioni alla Russia – da cui quest’ultima (molto inaspettatamente per l’Occidente), ha tratto grandi benefici. È l’Ue che è stata duramente schiacciata, con una stretta che Putin può intensificare a suo piacimento.

Il dramma è ancora in corso. Putin ha bisogno di mantenere un po’ di pressione sull’Ucraina per continuare la stretta. Probabilmente, non è pronto a scendere a compromessi. L’inverno nell’UE sarà ancora più duro, con la carenza di energia e cibo che potrebbe portare a disordini sociali. Putin si fermerà solo quando gli europei avranno sperimentato abbastanza dolore per tracciare un percorso strategico diverso e per rompere con gli Stati Uniti e la NATO.

FONTE: https://strategic-culture.org/news/2022/08/30/america-wars-take-on-divisive-edge/

 

 

 

Cosa si nasconde dietro al gas russo rivenduto dalla Cina all’Europa

Dalla Russia alla Cina per poi approdare in Europa come se niente fosse. Non ci sarebbe niente di male nel delineare il percorso del gas russo, se non che, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, l’Unione europea ha deciso di attuare il pugno duro contro Mosca. Il Cremlino è quindi stato travolto da una pioggia di sanzioni senza precedenti, che ha congelato – forse per sempre, di sicuro nel medio-lungo periodo – il suo rapporto commerciale con Bruxelles.

Le sanzioni hanno per il momento evitato il gas, per il quale non è attualmente previsto nessun embargo. L’obiettivo dell’Ue è tuttavia quello di smarcarsi dalla dipendenza di Vladimir Putin e cercare fornitori alternativi. Attenzione però, perché le importazioni di gas europeo dipendono per circa il 40% dalla Federazione Russa. Detto altrimenti, se il presidente russo dovesse decidere di chiudere i rubinetti dei gasdotti diretti verso l’Europa, la quasi totalità dei Paesi membri dell’Ue subirebbe pesantissime conseguenze economiche, a meno di non esser già coperti da gas alternativo. A questo proposito è interessante leggere cosa ha scritto il Financial Times.

Secondo quanto riportato dalla società di ricerca Kpler, nei primi sei mesi del 2022 le importazioni europee di GNL (gas naturale liquefatto) sono cresciute del 60% su base annua. L’Europa ha sfruttato al meglio questa manna dal cielo, visto che sono state acquistate 53 milioni di tonnellate, e cioè un quantitativo tale che ha consentito di portare il tasso di occupazione dei depositi di gas europei intorno al 77%. Continuando di questo passo è altamente probabile che il Vecchio Continente possa raggiungere il traguardo dichiarato di riempire l’80% degli impianti di stoccaggio entro novembre, in modo tale da neutralizzare l’eventuale ricatto energetico mosso dalla Russia.

Ma da dove arrivano le decine di milioni di tonnellate di GNL importate da Bruxelles? Tolto il Qatar, gli Stati Uniti e la Nigeria, anche dalla Cina. Ricordiamo che la Repubblica popolare è il più grande Paese acquirente di gas naturale liquefatto al mondo. E che il gigante asiatico sta rivendendo alcuni dei suoi carichi in eccedenza per via della debole domanda interna, in parte creata dagli stop generati dai continui lockdown anti Covid. Possiamo dunque dire che l’Europa ha messo all’angolo Putin affidandosi alla Cina? Nemmeno per idea, visto che Pechino acquista il gas che rivende – anche all’Ue – proprio dalla Russia.

Gas russo “via Cina”

Insomma, i timori dell’Europa sulla carenza di gas in vista dell’inverno potrebbero essere stati attenuati dalla Cina. Che, però, come detto ha acquistato e rivenduto a Bruxelles il gas russo che la stessa Ue avrebbe, almeno a parole, voluto evitare come la peste. In ogni caso, data la situazione, è corretto dire che l’Unione europea sta passando dalla dipendenza russa a quella cinese. Una tendenza geopolitica, questa, che contrasta la visione degli Stati Uniti e dei loro alleati, che vorrebbero difendere (e puntare) su un ordine internazionale liberale.

Scendendo nei dettagli, pare che il gruppo cinese JOVO abbia recentemente venduto un carico di GNL ad un acquirente europeo non meglio specificato. Un traders di futures a Shanghai ha dichiarato alla Nikkei Asian Review che il profitto ottenuto dalla suddetta transazione potrebbe essere di decine di milioni di dollari, o addirittura toccare quota 100 milioni. Sinopec Group, la più grande raffineria di petrolio cinese, ha riconosciuto in una richiesta di utili ad aprile di aver incanalato l’eccesso di GNL nel mercato internazionale. I media locali hanno affermato che la sola Sinopec avrebbe venduto 45 carichi di GNL, ovvero circa 3,15 milioni di tonnellate. La quantità totale di GNL cinese che è stata rivenduta è probabilmente superiore a 4 milioni di tonnellate, equivalenti al 7% delle importazioni di gas dall’Europa nel semestre fino alla fine di giugno.

Certo è che in tutto questo ci sono vincitori e vinti. Prendiamo la Cina: Pechino si sta trasformando in un hub strategico del gas globale, senza considerare il fatto che il prezzo pagato dall’Europa per il GNL cinese (di provenienza russa) supererebbe di tre volte quello che Bruxelles pagherebbe acquistando lo stesso prodotto direttamente da Mosca. Al netto di ogni eventuale speculazione, la distanza da coprire è molto più grande. L’Ue non può che rimetterci, sia dal punto di vista dell’immagine che dalla prospettiva economica. Infine la Russia: a differenza di quanto non si possa pensare, se il Cremlino esporterà più gas in Cina per “punire” l’Europa, il Dragone avrà più capacità di rivendere il gas in eccesso, aiutando così l’Europa, e cioè il “nemico” che Putin vorrebbe punire chiudendo i rubinetti di Gazprom.

Il ruolo di Pechino

Basta leggere i dati riguardanti la Cina per capire quale potrebbe diventare il nuovo ruolo di Pechino. Secondo le dogane cinesi, nei primi sei mesi dell’anno il Dragone ha quasi accresciuto del 28,7% quantità di gas naturale liquido acquistato dalla Russia. A detta del South China Morning Post si tratta di 2,35 milioni di tonnellate di GNL russo, per un totale di 2,1 miliardi di euro, con un incremento in termini di costo del 182%. Mosca, in termini di forniture di GNL alla Cina, ha quindi superato Indonesia e Stati Uniti piazzandosi al quarto posto.

Oltre la Muraglia, una direttiva del governo centrale ha inoltre chiesto espressamente alle autorità locali di rafforzare la produzione di energia, carbone compreso. La provincia dello Shanxi, giusto per fare un esempio, quest’anno ha aumentato la produzione di carbone passando da 100 milioni di tonnellate a 1,3 miliardi di tonnellate, e aggiungerà altri 50 milioni di tonnellate nel 2023. Anche la produzione di gas della Cina si sta espandendo. Secondo la società di consulenza sul gas Sia Energy, la produzione interna di gas dovrebbe crescere del 7% su base annua nel 2022. Le importazioni cinesi di GNL, d’altra parte, probabilmente diminuiranno del 20% durante l’anno.

Allo stesso tempo, secondo l’Energy Information Administration Usa, la fornitura di gas russa all’Europa sarebbe ai minimi da 40 anni. Questo è lo scenario fotografato: il gas che scorre attraverso i gasdotti diretti in Europa è il 20% rispetto a quello che scorreva un anno fa. L’Europa, poi, ha risposto all’emergenza acquistando GNL sul mercato, indipendentemente dai prezzi più elevati, e ha accettato di ridurre il consumo di gas naturale del 15% entro marzo del prossimo anno. In tutto questo, la Cina non può che diventare attore imprescindibile all’interno del grande gioco dell’energia globale.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/quel-mare-gas-idrato-gola-alla-cina.html

 

 

 

Andrea Zhok – Le loro cannoniere e la nostra attesa

Andrea Zhok 4 09 2022

Da lettore di Salgari, in giovane età ho sempre amato l’immagine dei pirati malesi che assaltavano con giunche o “prahos” malfermi le poderose cannoniere britanniche. Di solito per finire fatti a pezzi, ma talvolta riuscendo nell’abbordaggio, dove sul ponte, nel corpo a corpo, il vantaggio tecnologico britannico si dissolveva e la partita si apriva.

 

 

Era una fascinazione giovanile, istintiva e naturalmente ingenua. Anni dopo, divenuto consapevole di cosa avesse significato l’imperialismo britannico e la “Compagnia delle Indie” (la prima corporation privata che, letteralmente, possedeva delle nazioni), quell’immagine ha acquisito una nuovo significato, non più meramente letterario.
In effetti quella era la forma romanzata di una delle dinamiche di fondo degli ultimi due secoli: la conquista e sottomissione imperiale del mondo da parte di quella parte dell’occidente che, alle soglie di ciò che chiamiamo “modernità”, aveva goduto di un vantaggio tecnologico iniziale. E il mondo conquistato non era solo esterno, in paesi lontani, ma anche interno, con la distruzione sistematica di forme di vita rurali, comunitarie, stratificate.
Si tratta di una storia fondamentalmente di sopraffazione, militare prima, economica poi, infine culturale. Tutte le tinteggiature di nobili intenti civilizzatori, del “fardello dell’uomo bianco” sono propaganda e ideologia autogiustificativa, che cercava di fare un’antica operazione: spiegare che il dominatore era tale per ragioni altissime e nobilissime, che niente avevano a che vedere con il volgare fatto di avere protempore un randello più grosso.
Naturalmente, chi volesse farsi davvero portatore di istanze di civiltà, ritenendole intrinsecamente superiori, dovrebbe recarsi “nudo” e cerca di instaurare relazioni di dono, tra pari. Lo fecero alcuni missionari, e una parte ebbe anche qualche successo.
L’Occidente ha invece chiesto che la propria superiorità civile e morale venisse ammessa entusiasticamente da tutti con una canna di fucile puntata in faccia.
Quella storia, e così veniamo all’oggi, non è mai finita. È semplicemente continuata dopo il 1945 con il subentrare dei cugini americani all’impero britannico, e con la rimodulazione del potere, da controllo militare diretto a controllo indiretto, economico, culturale, e militare solo quando gli altri fallivano.
Oggi però una parte dei paesi che allora erano stati sottomessi hanno imparato a difendersi, hanno recuperato il vantaggio tecnologico che inizialmente li metteva in condizioni di inferiorità sul piano della forza (e solo su quello), e si apprestano a rispondere (la Cina, ad esempio, ha una perfetta consapevolezza di quanto accaduto, ne ha sofferto amaramente per due secoli e ora sta reagendo).
Il quadro che si profila, il quadro cui si sta preparando l’impero americano, è quello di un conflitto senza esclusione di colpi per la preservazione del proprio potere. È importante capire che la cultura americana, e questo è un dato storico profondo, è improntata ad un atteggiamento di aggressività predatoria sin dalle origini (gli indiani ne sanno qualcosa). Non è un caso che l’animale simbolo degli USA sia un rapace (l’aquila), mentre quello della Russia e della Cina siano due tipi di orso (uno carnivoro, l’altro vegetariano). Si tratta di autoidentificazioni conformi a miti fondativi, che definiscono e rinforzano un “carattere nazionale”.
Chi oggi si trova ad assaltare le cannoniere con giunche e prahos non sono più i pirati delle ex colonie (o almeno non tutti). Sono soprattutto le minoranze interne ai paesi occidentali, che percepiscono il pericolo di un incombente scontro totale e cercano di scongiurarlo, nel nome di un’idea di convivenza, rispetto, autodeterminazione. E per questo atteggiamento visceralmente antiimperialista queste minoranze vengono attaccati nella neolingua giornalistica come “nazionalisti”, “rossobruni”, “sovranisti”, ecc.
Anche questo è parte del fuoco delle loro cannoniere.
Ma noi aspettiamo il momento di trovarci corpo a corpo sul ponte.
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-andrea_zhok__le_loro_cannoniere_e_la_nostra_attesa/39602_47234/

 

 

 

“Russia regime fascista”, Lavrov chiede trascrizione del discorso di Borrell

La Redazione de l’AntiDiplomatico 6 09 2022

L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il ‘socialista’ spagnolo Borrell ha definito la Russia uno Stato fascista?

Nella giornata di ieri il portavoce Peter Stano ha cercato di smentire affermando che durante un collegamento video a una conferenza del Parlamento europeo a Praga, Borrell ha parlato in spagnolo, e quindi la definizione è dovuta a una sorta di errore nella traduzione simultanea.

Un interprete ha tradotto le parole del diplomatico come segue: “Finora non abbiamo un piano concreto su come sconfiggere la Russia fascista e il suo regime fascista”.

 

“Abbiamo effettuato un doppio controllo. L’alto rappresentante non ha pronunciato le parole come sono sembrate nella traduzione”, ha dichiarato Stano secondo quanto riportato dall’agenzia TASS. Secondo il portavoce, Borrell non si è riferito alla Russia come “fascista”, ma ha solo fatto riferimento a una dichiarazione di un deputato che aveva usato l’espressione in precedenza.

Tuttavia la versione di Bruxelles non convince Mosca. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha chiesto all’Ue di chiarire la situazione. “Abbiamo chiesto all’ufficio del signor Borrell una trascrizione del discorso in spagnolo. Non ce l’hanno data. Cercheremo di fare chiarezza e, se oggi non riceveremo questa trascrizione in spagnolo, trarremo le conclusioni appropriate”, ha affermato il capo della diplomazia russa in occasione di un briefing con la stampa.

Il ministro degli Esteri della Russia ha quindi aggiunto che “se ciò che è stato riportato da tutti i media del mondo sarà confermato, allora, ovviamente, ci saranno grandissime domande su come continuare a trattare con queste persone”.

Lavrov ha ricordato che Borrell nomina rappresentanti dell’UE all’estero, anche in Russia. Roland Galyarag diventerà il nuovo capo della delegazione, visto che l’ex diplomatico Markus Ederer ha lasciato l’incarico il 1 settembre. Il cambio è dovuto alla rotazione programmata.
“Se Monsieur Borrell dà così istintivamente per scontata la lotta, come ha detto lui, contro il ‘regime fascista’, allora mi piacerebbe molto sapere quali istruzioni, quali direttive ha impartito al suo rappresentante a Mosca e che linea questo rappresentante perseguirà”.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-russia_regime_fascista_lavrov_chiede_trascrizione_del_discorso_di_borrell/82_47255/

 

 

 

CULTURA

I dieci autori classici che bisogna leggere secondo Galatea.

Galatea Vaglio Pillole di Storia 5 09 2022

 

  1. Erodoto, le Storie. Lo chiamano l’inventore della storia, ma è il padre dell’etnografia. Curioso, inguaribile ottimista, prende una sacca sulla spalla e via. E già che c’è ti racconta pure le guerre persiane, il primo scontro fra Oriente e Occidente. Con uno sguardo disincantato e alieno da pregiudizi, perché è Erodoto, mica Paragone.
  2. Tucidide, La Guerra del Peloponneso. Cupo, arcigno, pieno di misteri, congiure e trame segrete, sullo sfondo di una guerra che sconvolge il mondo e di una epidemia devastante. Tucidide non è uno scrittore, è più la CNN: non sai come facesse, ma è dappertutto. Origlia ogni conversazione nelle stanze del potere, descrive le manipolazioni delle masse. E monta il tutto con il ritmo indiavolato,cambiando scenari, personaggi, ambientazioni. Non è uno scrittore, è un incrocio fra Wikileaks e Netflix.
  3. Plutarco, Le Vite Parallele. Amori, tradimenti, personaggi straordinari. I Grandi della storia ritratti da vicino. Oggi sarebbe il numero uno degli sceneggiatori di Hollywood, perché The Crown gli fa un baffo. Ma in effetti tutti i grandi del teatro e del cinema hanno copiato da lui. A partire da ShaKespeare, e ho detto tutto.
  4. Svetonio, le Vite dei Dodici Cesari. Dà dei punti agli Harmony ed è più pettegolo di Novella 2000.
  5. Tacito, Gli Annales. Un impero in preda ad una classe dirigente di pazzi disperati. Una classe politica alla frutta che tenta continui colpi di coda, mentre il mondo è diventato globalizzato. La fortuna di Roma antica è che tutto questo lo raccontava Tacito, e non Bruno Vespa.
  6. Pausania, la guida della Grecia. Tradizioni, leggende, monumenti della Grecia Antica, quando ancora non era antica. Da tenere in valigia invece delle guide Touring.
  7. Sallustio, la Guerra Giugurtina/La congiura di Catilina. Un politico romano arruffone, travolto dagli scandali, decide di dare la sua versione della storia di Roma. Sanguigno, caravaggesco, narra una sporca guerra coloniale e un fallito colpo di stato portato avanti da una manica di disperati stritolati dal sistema, “perché a Roma tutto era in vendita.” Allora. Figuriamoci adesso.
  8. Cesare, La Guerra Gallica. Un conquistatore pieno di fascino. Un western di frontiera in cui gli eroi devono affrontare barbari agguerriti, assedi, tradimenti, fiumi grandi come l’oceano, foreste inestricabili, lotte all’ultimo sangue, mentre sullo sfondo gli intrighi di Roma e del potere rischiano di compromettere tutto. Il tutto narrato con uno stile asciutto ed elegante che non è mai banale. Hemingway in confronto è un dilettante noiosetto.
  9. Euripide, Medea. Non è la storia di una donna cattiva e di un marito passabilmente quaquaraquà. È il feroce e spietato resoconto di come il patriarcato, la brama di potere, l’opportunismo rovinano gli amori e i legami familiari più profondi. Altro che Scene da un matrimonio: qui è quando Kramer contro Kramer si trasforma in un Armageddon, e non si salva nessuno.
  10. Omero, Odissea. C’è Ulisse. Non serve dire altro. #libri #libridaleggere #letteratura #letteraturagreca #letteraturalatina

 

FONTE: https://www.facebook.com/PillolediStoriaGalateaVaglio/posts/pfbid02CMscgbs24SHRUUoHXyB6QGXjBZq11vR84fYHkq9u9gQwdcb8bFo3ohMq47RQ9H9tl

 

 

 

Letteratura russa e noi

di Salvatore Bravo

La bella introduzione di Luca Doninelli ai capolavori di Fëdor Dostoevskij non è solo una riflessione sull’abbandono della letteratura d’impegno e di tradizione da parte dei giovani. È una riflessione sulla nostra realtà sociale che ha scelto l’integralismo della pianificazione e del narcisismo consumistico all’interiorità quale luogo dove scoprire la propria umanità con i suoi conflitti e con le contraddizioni che la caratterizzano.

La letteratura favorisce il disporsi verso il tempo cairologico per conoscersi e fondare legami politici e di senso, il suo abbandono ha innumerevoli conseguenze, è la spia della crisi di identità e progetto in cui siamo. Non si possono coltivare legami, annodare relazioni col mondo in direzione orizzontale e verticale senza toccare la profondità oscura dell’essere umano. Nel buio del conflitto interiore l’essere umano ritrova la propria luce: è segnato dal legame con l’alterità, pone domande per trovare fondamenti metafisici senza i quali qualsiasi esistenza è insopportabile. Senza fondamento metafisico l’essere umano vive la tragedia di un ego che può tutto, è apparentemente onnipotente, ma in realtà si disfa nella disperazione della propria solitudine fino al gesto estremo: omicidio e suicidio sono due volti della disperazione che non trova le ragioni per ribaltarsi in speranza, senso e significato.

Per generazioni l’adolescenza e la giovinezza sono stati archi temporali fondamentali per ritrovarsi. Il viaggio interiore alla scoperta del “Chi sono?” era sostenuto dalla buona letteratura, essa parlava con l’io interiore: i personaggi e protagonisti della letteratura classica erano parti della complessità umana alla ricerca di unità e senso. La letteratura era parte di un’educazione sentimentale capace di umanizzare, era un rito di passaggio verso l’età adulta. La letteratura continuava ad essere parte del proprio paesaggio esistenziale anche in età adulta, mutava il significato che si attribuiva ai suoi personaggi, ma la parola continuava a rendere fecondi i dubbi.

Ora tutto tace, la letteratura in media è rigettata per il fanatismo digitale. L’integralismo crematistico ha sostituito le grandi domande. Le nuove generazioni sono mosse non più dalle grandi domande, ma da un movimento eterodiretto che le guida verso la società dello spettacolo. Le grandi domande mutile e rimosse restano, ma la spinta verso una realtà che li vuole abitatori di un esterno senza i grammatica emotiva pone le condizioni per un individualismo efferato capace di ogni violenza:

Eppure qualcosa si sta smantellando, e lo dimostra il fatto che uno scrittore come Dostoevskij conosce, oggi, anni difficili. È luogo comune non infondato che una cultura conosca i suoi classici anche senza averli letti. Quando ero ragazzo i vari Proust, Joyce, Dostoevskij, Kafka erano presenti nei nostri discorsi anche quando la loro effettiva lettura non era mai stata intrapresa (quanti tra coloro che usavano l’aggettivo “proustiano” avevano letto effettivamente la Recherche?). Ora, Dostoevskij – e con lui, purtroppo, molti altri, tra cui quelli sopra citati – sembra essere scivolato fuori da questa conoscenza pregressa. Oggi i giovani lo coltivano talora personalmente, ma lo stanno abbandonando come lettura comune, condivisa, come vademecum generazionale – e questo è particolarmente strano, più strano rispetto ad altri scrittori, se si pensa che i protagonisti dei romanzi di Dostoevskij sono quasi tutti giovani, e che la gioventù come tale, con la sua capacità di far emergere le domande più essenziali, e poi di soffocare, di fraintendere, di prendere troppo di petto quelle domande, è al centro del suo struggimento1”.

 

Passioni tristi e governo digitale

L’epoca delle passioni tristi è caratterizzata da spazi governati dal solo digitale, da tali spazi è espulsa la coscienza e la metafisica umanistica. Il centro è la pianificazione a cui bisogna fatalmente pronunciare il proprio tragico “sì”. Non l’essere umano al centro dell’agire e della programmazione, ma una pianificazione dettata dal mercato e dalle plutocrazie.

Il silenzio interiore ottenuto è il dramma in cui sono avvolte le nuove generazioni e gli adulti. Siamo pastori dell’economia, ovvero gregge guidato dalle superiori ragioni della pianificazioni, pertanto gli stessi pastori sono i servi del sistema dal cuore di plastica:

È come se una linea divisoria si fosse scavata tra una gioventù che cavalcò i secoli sul filo degli ideali, una gioventù gettata prevalentemente sul parapetto del futuro, sempre nell’atto di immaginarne i paesaggi – e dunque una gioventù nutrita di sacri fuochi (o anche di astratti furori), talvolta colorati di politica, spesso utopici, sempre carichi di sogni –; e una gioventù perlopiù placata, impegnata a immaginare il futuro in termini di programmazione, amministrazione, pianificazione2”.

Dopo la caduta del muro di Berlino la storia ha accelerato la sua corsa verso l’omologazione planetaria: ad Ovest e ad Et governa la stessa logica produttiva. Le differenze si sono assottigliate fino ad essere differenze di parata ma non sostanziali. I tipi fisici e i gusti si sono orientati verso un unico modello: l’apparire.

La visibilità globale è il mito-desiderio che muove giovani e adulti, le grandi domande sono state seppellite dal crollo del muro. Vi è stato un esodo globale verso la letteratura quale prodotto da vendere in milioni di copie da incasso, ma che non lascia traccia nella storia e nell’anima. Non si deve pensare ma consumare a ritmo della produzione. La letteratura è solo un prodotto da vetrina, la politica si è ritirata dalla vita materiale per essere visibile solo nei canali digitali. Un mondo impalpabile e nebuloso prepara le sue tempeste nel vuoto del concetto.

L’essere umano può solo adattarsi, deve diventare veicolo di diffusione delle merci. Il pensiero è ricacciato in un passato mitico che la cultura della cancellazione vuole eliminare.

Si colgono le “occasioni storiche” per eliminare la letteratura e con essa l’essere umano. In non poche università anglosassoni opere letterarie fondanti sono cancellate, perché offensive e discriminatorie per le persone LGBT+ o le persone di colore, i grandi della letteratura russa, in Italia, in alcune facoltà sono motivo di imbarazzo, in quanto i russi muovono guerra all’Ucraina. Squallide scusanti ideologiche per obliterare la coscienza come un prodotto obsolescente, in quanto la coscienza e il lavoro dello spirito sono variabili incontenibili e rivoluzionarie:

La Russia ci è meno vicina oggi di ieri. La sua illibertà, le sue città chiuse, gli echi degli orrori staliniani alimentavano a loro modo il mito della sua grande letteratura, che appariva, contrapposta alla cappa del dispotismo, come un unico grido di libertà. Un Occidente molto più ricco di ideologie ma anche di ideali guardava all’Urss con paura e con speranza, con odio ma anche (grazie soprattutto alla disinformazione) con amore. La letteratura nata in quel mondo, prima di quel mondo ma prigioniera di quel mondo, ci apparteneva, apparteneva a noi in quanto uomini, per un diritto quasi naturale. L’ideale cercava l’ideale, la resistenza cercava la resistenza, la grandezza sperata cercava quella raggiunta3”.

La cancellazione della cultura è colonizzazione della memoria: lo spirito è coscienza collettiva e individuale in interazione. La lingua italiana gradualmente è sostituita dall’inglese commerciale, per cui si guarda agli Stati Uniti quale orizzonte e modello per il proprio successo personale. Si recidono i legami con se stessi, con il proprio ambiente storico e architettonico: creature senza profondità e appartenenza non hanno futuro e non vivono il presente, vivono nella reificazione quotidiana. Il simbolico con cui ci si confronta è sostituito dal calcolo, l’astratto scaccia la concretezza delle domande che esigono il confronto critico con la grande tradizione che ci ha preceduti e di cui siamo, volenti o nolenti, parte. La colonizzazione produce violenza, l’essere umano per sua natura necessita di conoscere la sua storia, recisi i legami con essa, è un nulla nel mondo, continua a recare con sé le domande, ma le soffoca tra eccessi e narcotici dolorosi:

C’è stata, in questi anni, una sorta di colonizzazione della memoria, sulla quale è necessario riflettere di continuo. Noi sappiamo bene quello che mangiavano i soldati americani che sbarcarono in Sicilia, ma non sappiamo più quello che mangiavano i siciliani di allora. La colonizzazione della memoria si è compiuta in questi anni, ma comincia da lontano4”.

Siamo dinanzi ad una mutazione dolorosa, nulle è irreversibile nell’essere umano, ma abbiamo il compito di attraversare il deserto dello spirito nella forma della pianificazione e del narcisismo della società dello spettacolo. Stiamo assistendo ad una mutazione radicale: il silenzio interiore, che non sarà mai totale, si sta riflettendo nei corpi di plastica inchiodati in una impossibile giovinezza eterna, miseramente seduttivi, a cui corrisponde una interiorità tormentata da miti distopici e menzogne. In questo vuoto siderale abbiamo il compito di riprendere il cammino della storia e di riaprire gli scenari della politica. Sarà utopistico, ma ricominciare nelle nostre scuole e nelle facoltà universitarie, disobbedendo “al politicamente corretto”, a leggere ciò che il sistema vuole cancellare, è un gesto di resistenza civile, il quale può essere l’incipit per una nuova stagione della politica. Senza concetti e riflessioni onto-assiologiche non vi è politica, non vi è progetto, ma solo l’eterno ritorno del niente, un tritacarne nel quale le nuove generazioni sono sacrificate col corpo e con lo spirito nella complicità generale:

E se i non-contemporanei fossimo noi? Se fossimo noi a esserci trasferiti in massa in un mondo assolutamente parallelo e non comunicante con quello vero? Un mondo completamente privo di qualunque destino, dove l’uomo è prodotto in fabbrica e dove risulta perciò leggibile e visibile solo ciò che si produce da questa parte – opere nuove, o classici riveduti in versioni domestiche, Iliadi e Odissee senza dei, Divine Commedie tutte Paoli e Francesche, Amleti e Otelli perennemente in love? Croci da indossare come indumenti dark senza più il disturbo di quel Corpo appeso, inchiodato?5”.


Note
1 Fëdor Dostoevskij, I capolavori, Garzanti, pp.5 6
2 Ibidem pag. 6
3 Ibidem pag. 8
4 Ibidem pag. 9
5 Ibidem pag. 19

FONTE: https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/23743-salvatore-bravo-letteratura-russa-e-noi.html

 

 

 

 

RIZZO: L’AMERICA MANDA LA CIA 

 

 

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Perché la storia del pensionato che ha abbattuto un Sukhoi russo non regge

La stampa italiana ha rilanciato la notizia, diffusa originariamente dal quotidiano britannico Daily Mail, secondo la quale il governo Kiev ha consegnato una medaglia a un pensionato ucraino che, lo scorso marzo, avrebbe abbattuto un cacciabombardiere russo tipo Sukhoi Su-34 colpendolo col suo fucile da caccia.

Valeriy Fedorovych, questo è il nome del “cecchino” ucraino, è stato premiato lo scorso 22 agosto dalle guardie di frontiera ucraine per la sua impresa compiuta nei dintorni di Chernihiv, in una fase del conflitto in cui le forze aerospaziali russe (le Vks – Vozdushno-Kosmicheskiye Sily) erano impegnate attivamente nel sostegno all’avanzata terrestre lungo il fronte settentrionale, poi abbandonato dalle forze di Mosca per concentrarsi sul Donbass e nel settore meridionale.

Il pensionato ucraino, in un video mostrato dalla propaganda di Kiev, mostra orgogliosamente anche alcuni detriti del Su-34 insieme al fucile che avrebbe usato per abbatterlo, e il Daily Mail non esita a definire la storia come una delle tante di “straordinario eroismo” da parte dei civili ucraini davanti “alla barbarica invasione di Putin”.

La storia, a nostro giudizio, è stata inventata per scopi propagandistici in un momento in cui l’esercito ucraino si trova impegnato in un’operazione nel fronte meridionale che sta incontrando molta resistenza, nell’attesa di sferrare quella che sarà la vera e propria controffensiva.

Una storia che, probabilmente, serve per il morale delle truppe (che risulta essere comunque abbastanza alto) e dei civili, questi ultimi prostrati ormai da più di sei mesi di conflitto. Una storia, però, che fa acqua da tutte le parti e per affermarlo basta guardare ai dati tecnici del Su-34 insieme al particolare profilo di volo che si tiene durante una missione di attacco terrestre.

Il Su-34, chiamato “Fullback” in codice Nato, è un velivolo progettato per l’attacco al suolo derivato dal Su-27. Il caccia può raggiungere la velocità di 1900 km/h ad alte quote e di 1300 al livello del mare, con un raggio d’azione di 4mila chilometri. Oltre ad avere la possibilità di utilizzare diversi carichi bellici, per un peso complessivo di circa 12 tonnellate, ha una cabina di pilotaggio che dispone di una corazza in titanio (alcune fonti parlano di 17 millimetri di spessore) pesante 1,48 tonnellate dalla caratteristica disposizione a due posti affiancati in un ambiente totalmente pressurizzato (pertanto i piloti non sono costretti ad indossare maschere durante tutto il volo). Altra peculiarità, che ci serve a capire le dimensioni del velivolo, è la possibilità per l’equipaggio di alzarsi dalle postazioni di volo per andare in “bagno” o in una piccola “cucina“, comodità presenti solo in velivoli più grandi. Il Su-34, infatti, conserva ben poco del Su-27 da cui deriva: sebbene le linee generali lo ricordino molto, il Fullback è più grande misurando 23,3 metri di lunghezza per 14,7 di apertura alare, e con un’altezza complessiva di 6,09 metri.

Il caccia è pensato per attaccare bersagli terrestri e navali a bassa quota, e pertanto, oltre a una suite elettronica particolare in grado di effettuare il jammingdei sistemi di difesa avversari, è pensato per resistere al fuoco di armi leggere. Grazie al suo particolare carrello, con gli elementi principali dotati di due ruote in tandem ciascuno, e alla struttura rinforzata è in grado di operare da basi “austere” e da piste semipreparate, secondo la classica dottrina sovietica di impiego dei caccia da attacco al suolo.

Si ritiene che le Vks dispongano tra i 100 e i 120 Su-34, anche se il conflitto in Ucraina ha ridotto il numero totale a causa degli abbattimenti subiti, però, dai sistemi missilistici antiaerei ucraini, compresi quelli spalleggiabili forniti dall’Occidente come gli Stinger. Diverso è affermare di poter abbattere un cacciabombardiere che vola a poche decine di metri dal suolo per sfuggire ai missili avversari e prossimo alla sua velocità massima con un fucile da caccia. Oltre ai problemi di gittata efficace, che nel caso di alcune carabine può arrivare a poco meno di un paio di centinaia di metri, viene da chiedersi come abbia potuto effettuare il puntamento, stante appunto le caratteristiche di volo già espresse. Ci risulta anche difficile pensare che un singolo colpo di fucile, qualora per un caso estremamente fortunato il pensionato fosse riuscito a colpire il caccia, abbia potuto causare un danno di tale entità da causare la perdita del velivolo, che come abbiamo visto è nato per l’attacco al suolo quindi pensato per resistere a uno degli ambienti di combattimento più duri, se pur con caratteristiche di sopravvivenza non paragonabili a quelle del vetusto A-10 statunitense.

Molto probabilmente i rottami raccolti da Fedorovych sono quelli di uno dei Su-34 abbattuti dal tiro contraereo dell’esercito ucraino, e l’anziano cacciatore ci ha ricamato sopra una storia che il governo ucraino ha deciso di sfruttare a livello propagandistico al pari delle voci circolate sul “Fantasma di Kiev”, il fantomatico pilota da caccia che avrebbe abbattuto “decine” di aerei russi nelle prime fasi del conflitto. Ci sentiamo di affermare che l’unica cosa vera in tutta questa storia, oltre ai detriti del Su-34, è la medaglia ricevuta da Fedorovych: testimonianza in questo caso, più che dello spirito combattivo della popolazione civile comunque evidenziato da episodi di ben altra natura, di una propaganda che sta assumendo sfumature alquanto parossistiche.

FONTE: https://it.insideover.com/guerra/perche-la-storia-del-pensionato-che-ha-abbattuto-un-sukhoi-russo-non-regge.html

 

 

 

La villa di Zelensky a Forte dei Marmi, ecco chi è l’inquilina (dell’ex Urss) che l’ha affittata (anche se non poteva)

Il documento d’identità conferma che l’inquilina (estiva) della villa del presidente ucraino è nata nell’ex Unione sovietica

Zelensky, ecco chi è l'inquilina (dell'ex Urss) in vacanza nella sua villa a Forte dei Marmi (e perché non poteva affittarla)

 

 

 

 

Alastair Crooke
22 agosto 2022

Gli argomenti non ruotano più attorno alla verità. O sei “con la narrativa” o “contro di essa”, scrive Alastair Crooke .

“La follia è l’eccezione negli individui; ma la regola all’interno dei gruppi”

(Fredrich Nietzsche)

Questo è il terzo articolo di una serie di tre.

Il primo si è concentrato su come il disorientamento e il senso di sanità mentale che scompare oggi siano dovuti allo stress psichico di abbracciare una contraddizione incapace di sintesi puramente razionale: un’ideologia che pretende di essere esattamente ciò che non è. O, in altre parole, proclamando apparentemente la libertà e l’individuo – pur nascondendo nel suo linguaggio un’ideologia che insiste che qualsiasi comunità radicata non può sostenere una “società redenta” (a causa del razzismo radicato, ecc.) – deve quindi essere purificata da la parte superiore in basso. Deve essere riscattato da tutti questi lasciti. Questo rappresenta il seme “bolscevico” che Rousseau ha seminato nel terreno fertile di una disposizione culturale europea franca esistente verso il totalitarismo.

Il secondo articolo ha affrontato il tema di come, negli Stati Uniti, questo ‘seme’ si è trasformato nel ‘pensiero di gruppo bobo’, insistendo sul fatto che le carenze umane richiedevano di “risolvere una volta per tutte”. Questo ideale doveva, ed è, manifestarsi nel tentativo di realizzare un cambiamento rivoluzionario all’interno della società, sfidando quelle che sono considerate le ingiustizie strutturali all’interno degli ordini economici, politici e sociali.

Ciò ha significato, in termini pratici, far uscire dal potere coloro che “erano così spesso bianchi e maschi”, e trasformare in potere e denaro coloro che sono stati sistematicamente vittimizzati. Per accelerare questo processo, è stato utilizzato un ricorso al panico morale (Covid e Clima) per attuare l’abbandono al rallentatore dei nostri precedenti principi di governo per “rifare l’uomo”: un progetto di re-immaginazione dell'”uomo” che può essere realizzato solo attraverso l’adozione di politiche illiberali.

Questo terzo articolo tenta di abbozzare brevemente come questi stress abbiano portato una fazione delle élite occidentali a un disturbo psichico (psicosi) attraverso la comprensione del professore di psicologia clinica, Mattias Desmet, premessa che il totalitarismo non è una coincidenza storica; che non si formi nel vuoto. Nasce, nel corso della storia, da una psicosi collettiva che ha seguito un copione prevedibile.

Questo quadro è importante per capire “dove siamo” e per gestire la resistenza a questa ripetuta esplosione di totalitarismo: quest’ultimo è un processo che acquista forza e velocità con ogni generazione, dai giacobini ai nazisti e ai trotskisti, man mano che la tecnologia avanza.

Desmet espone attentamente i passaggi psicologici che portano al totalitarismo: governi, mass media e altre forze meccanizzate usano la paura, la solitudine e l’isolamento per demoralizzare le popolazioni ed esercitare il controllo, persuadendo grandi gruppi di persone ad agire contro i propri interessi, con risultati distruttivi .

Se le persone vogliono capire perché il totalitarismo funziona, i suoi germogli sono tutti intorno a noi. Non ha bisogno di essere ripetuto. Man mano che i mezzi di comunicazione sono diventati decentralizzati, digitalizzati e algoritmici, la collusione statale con le piattaforme tecnologiche nel controllo della cultura contemporanea ha costretto gli individui a rimanere in branco, dove analisi riduzioni, dicerie e un sogghigno tossico a qualsiasi contrarietà, servono ad alimentare i “clic” di MSM degli spettatori ‘ – anche se gela sia l’immaginazione creativa che l’intelletto.

Non c’è distanza da questo discorso; non c’è modo di pensare al di fuori del feed di Twitter. La psiche digitale, come Adam in Eden, però, dà nomi alle cose. Non sei ‘tu’: sei l’etichetta che ti viene data; il tuo lavoro è la somma di ciò che se ne dice; le tue idee sono riducibili alla reazione del web ad esse. Il pensiero di gruppo si riferisce quindi a un deterioramento dell’efficienza mentale e del giudizio morale che si traduce nella formazione di una pseudo-realtà, separata dal mondo e generata per fini ideologici più ampi.

Il pensiero di gruppo non è un segmento della società che pensa alla propria razionalità. È una razionalità ad anello che permette a una realtà immaginata da sé di staccarsi; allontanarsi sempre più da qualsiasi connessione con la realtà, e quindi passare all’illusione, attingendo sempre a pari cheerleader che la pensano allo stesso modo per la sua convalida e la sua radicalizzazione estesa.

Il punto qui, come ha osservato il dottor Robert Malone , è allontanarsi dall’attenzione sugli attori esterni e sulle forze letterali e considerare i processi psicologici che alimentano il negazionismo e l’apparente ipnosi di colleghi, amici e familiari.

Il dottor Malone è comprensibilmente concentrato sulla “follia che ha attanagliato gli Stati Uniti”, che sono stati direttamente responsabili delle “decisioni sorprendentemente non scientifiche e controproducenti – aggirando le normali norme bioetiche, normative e di sviluppo clinico – di accelerare i prodotti vaccinali genetici”. Ma i commenti di Malone hanno un significato molto più ampio:

“ Proprio come all’interno di gruppi di cittadini comuni, una caratteristica dominante sembra essere quella di rimanere fedeli al gruppo attenendosi alle decisioni in cui il gruppo si è impegnato – anche quando la politica funziona male e ha conseguenze indesiderate che turbano la coscienza del membri. In un certo senso, i membri considerano la lealtà al gruppo la più alta forma di moralità. Tale lealtà richiede che ogni membro eviti di sollevare questioni controverse, mettere in discussione argomenti deboli o fermare un pio desiderio”.

“Paradossalmente, è probabile che i gruppi dalla testa morbida siano estremamente duri nei confronti dei gruppi esterni e dei nemici. Nel trattare con una nazione rivale, i responsabili politici che comprendono un gruppo amabile, trovano relativamente facile autorizzare soluzioni disumanizzanti come attentati su larga scala. È improbabile che un gruppo affabile di funzionari di governo persegua le questioni difficili e controverse che emergono quando vengono in discussione alternative a una dura soluzione militare”.

“Né i membri sono inclini a sollevare questioni etiche che implichino che questo “bel nostro gruppo, con il suo umanitarismo e i suoi principi nobili, potrebbe essere in grado di adottare una linea di condotta disumana e immorale””.

Gli argomenti non ruotano più attorno alla verità, ma sono giudicati dalla loro fedeltà ai principi del messaggio singolare. O sei ‘con la narrativa’ o ‘contro di essa’ – il fratempo è il peggior ‘peccato’. Desmet ha effettivamente aggiornato la definizione di Hannah Arendt di una società totalitaria come “quella in cui un’ideologia cerca di sostituire tutte le tradizioni e le istituzioni precedenti, con l’obiettivo di portare tutti gli aspetti della società sotto il controllo di quell’ideologia”. Questo può essere distinto dall’autoritarismo, in cui uno stato mira a monopolizzare il controllo politico, ma non cerca una trasformazione più approfondita e invadente nelle visioni del mondo, nei comportamenti e nelle abitudini mentali dei suoi cittadini.

Durante i primi anni ’70, mentre il fiasco della politica estera della guerra del Vietnam stava finendo, uno psicologo accademico, altrettanto concentrato sulle dinamiche di gruppo e sul processo decisionale, fu colpito da parallelismi tra i risultati delle sue stesse ricerche e i comportamenti di gruppo coinvolti nel fiasco della politica estera della Baia dei Porci . Incuriosito, iniziò a indagare ulteriormente sul processo decisionale coinvolto in questo caso di studio, nonché sulle debacle politiche della guerra di Corea, di Pearl Harbor e dell’escalation della guerra del Vietnam. Il risultato è stato Vittime del pensiero di gruppo: uno studio psicologico di decisioni e fiasco di politica estera di Irving Janis (1972).

Janis ha debitamente delineato tre regole che definiscono il pensiero di gruppo (come parafrasato da Christopher Booker):

In primo luogo, un gruppo di persone arriva a condividere un punto di vista comune, spesso proposto da pochi individui ritenuti accreditati. È una visione, tuttavia, non basata sulla realtà. Questi aderenti possono essere convinti intellettualmente che il loro punto di vista è giusto, ma la loro convinzione non può essere messa alla prova in un modo che possa confermarla, senza dubbio. Si basa semplicemente su un’immagine del mondo come loro immaginano che sia, o più precisamente, vorrebbero che fosse .

La seconda regola è che, proprio perché il loro punto di vista condiviso è essenzialmente soggettivo e non dimostrabile, i pensatori di gruppo fanno di tutto per insistere sul fatto che è così evidentemente corretto che un “consenso” di tutte le persone rette deve essere d’accordo con esso. Qualsiasi prova contraddittoria e le opinioni di chiunque non sia d’accordo con esse possono essere completamente ignorate.

Terzo, e altamente significativo, è la regola che afferma che per rafforzare la convinzione del “gruppo” che il loro punto di vista è giusto, devono trattare le opinioni di chiunque lo metta in dubbio come del tutto inaccettabili. Queste ultime persone sono considerate ottuse e che non dovrebbero essere coinvolte in alcun dialogo serio, ma dovrebbero essere chiuse. Quelli al di fuori della bolla devono essere emarginati e, se necessario, le loro opinioni caricate senza pietà per farle sembrare ridicole.

Se ciò non bastasse, devono essere attaccati nei termini più violentemente sprezzanti, di solito con l’aiuto di qualche etichetta sprezzante e sprezzante – come ‘bigotto’, ‘prudente’, ‘xenofobo’ o ‘negazionista’. Il dissenso in qualsiasi forma non può essere tollerato. Alcuni membri del gruppo si impegnano a diventare “guardie mentali” e correggere le convinzioni dissenzienti.

Questo processo psichico può indurre un gruppo a prendere decisioni rischiose o immorali. Molti dei più grandi orrori della storia dell’umanità devono il loro verificarsi esclusivamente all’istituzione e all’imposizione sociale di una falsa realtà: un mondo percepito come lo immaginano; una pseudo-realtà al posto della realtà. Quanto più completamente assumono questa posizione delirante, tanto più la psicopatia funzionale esibiscono necessariamente; e quindi, meno normali diventano. In breve, scendono nell’illusione collettiva.

Tuttavia, percepirli erroneamente come normali, quando non lo sono, porterà gli altri a fraintendere la motivazione degli pseudo-realisti ideologici – che è l’installazione universale della propria ideologia – in modo che ognuno viva passivamente del proprio totalitarismo, finché non è troppo tardi per loro di cambiare rotta.

La follia è una forma speciale dello spirito e si aggrappa a tutti gli insegnamenti e le filosofie, ma ancor di più alla vita quotidiana, poiché la vita stessa è piena di follia e, in fondo, del tutto illogica. L’uomo tende alla ragione solo per potersi stabilire delle regole

(Carlo Jung)

Il punto qui è che un’analisi geopolitica razionale della psicosi di formazione di massa è inutile. Solo uno psicoterapeuta potrebbe avere osservazioni rilevanti da fare. Niente detto sul negazionismo di massa ha senso, oltre a riconoscerne l’esistenza maligna.

È ciò che ‘è’ e richiederà la catarsi per cancellarlo.

Ciò solleva il noto paradosso di Solzhenitsyn : perché dissidenti e libertari non resistono di più? Le persone che subiscono le ingiustizie culturali dell’annullamento tendono a non uscire allo scoperto combattendo, urlando e grattandosi per tornare al sicuro. Tendono a sottomettersi alla follia che li ha investiti, in parte nella speranza che un giorno possano tornare indietro. È difficile da capire in quel momento – che ‘questo è tutto’ – e che hanno bisogno di lottare per tutto.

L’analisi di Janis aiuta quindi a spiegare eventi geopolitici come la risposta iperideologica dell’Europa alla crisi ucraina? Sembra spuntare tutte le scatole della sua dissezione dei precedenti fiaschi di politica estera. La follia di gruppo è più caratteristica quando ci troviamo di fronte a persone che hanno un’opinione enfatica su un argomento, ma che si scopre che non ci hanno davvero riflettuto in anticipo (vale a dire la sanzione globale della Russia da parte dell’UE).

E, (come) ‘ la vittoria ucraina è inevitabile , è solo questione di quando’ ; “ Siamo in guerra… L’opinione pubblica deve essere disposta a pagare il prezzo di sostenere l’Ucraina e di preservare l’unità dell’UE”… “Siamo in guerra. Queste cose non sono gratuite”.

Non hanno esaminato seriamente i fatti o le prove. Ma il fatto stesso che le loro opinioni non si basino su una reale comprensione del motivo per cui credono in quello che fanno, li incoraggia solo a insistere con ancora più veemenza e intolleranza sul fatto che le loro opinioni erano sempre giuste ea respingere l’opposizione pubblica.

Ogni fanatismo è dubbio represso

(Carlo Jung)

Si dice che nel suo pensiero letterale e nell’insistenza sul disimpegno a distanza, il liberalismo abbia un “centro vuoto”, spogliato di qualsiasi fonte sostanziale di significato morale. Eppure la vita politica detesta il vuoto, e il centro non resta vuoto. Il ‘bene’ a cui è stato agganciato – come fonte del significato collettivo occidentale – è ‘il salvataggio dell’ordine liberale’, preservandone il ‘ progetto ideologico , contro il crescente fascino degli stati di civiltà .

Nel suo saggio Uomini senza petto , CS Lewis ha caratterizzato l’athumia (un fallimento di thumos – un concetto greco antico che deduce l’empatia e la connessione umana ) come uno stato dell’essere scoraggiato e malinconico che risulta da un’educazione che insiste sul fatto che ogni percezione del valore morale è semplicemente soggettivo.

Il filosofo Talbot Brewer afferma che tutti abbiamo una “visione valutativa” del mondo. Ma, se non c’è nulla di reale là fuori da guardare , allora la nostra capacità valutativa non può fare alcun riferimento a qualcosa che si trova al di là del sé soggettivo. In tal caso, è difficile vedere come un tale pensiero di gruppo possa fare una distinzione tra valutazione e autoaffermazione. Il pensiero di gruppo non ha ricorso, se non quello di imporre i suoi “valori” al mondo attraverso l’ideologia.

Thumos afferma più in generale il merito morale delle cose, creando il campo per la scelta morale. Se tutto va bene, lo fa in dialettica con il logos , la parte ragionante della coscienza. Lavorando insieme in una società umana ben ordinata, non si limitano ad affermare, ma sono attenti al valore più ampio derivato dagli interessi pragmatici condivisi di coloro che abitano insieme un mondo reale. Questo è stato uno dei punti di Kissinger in una recente intervista al Wall Street Journal quando ha sottolineato la necessità di “equilibrio” nel nostro mondo.

L’idea che l’empatia e la comunità tra gli esseri umani dovrebbero avere un ruolo epistemico positivo da svolgere nell’afferrare la realtà è ora in gran parte estranea al pensiero politico occidentale contemporaneo. Eppure, quando thumos muore, i sintomi del disturbo psichico, dell’ansia, della solitudine e dell’amarezza ci portano inevitabilmente alla follia, sia individualmente che collettivamente.

“Le gigantesche catastrofi che ci minacciano oggi non sono avvenimenti elementari di ordine fisico o biologico, ma eventi psichici. In misura abbastanza terrificante siamo minacciati da guerre e rivoluzioni che non sono altro che epidemie psichiche. In qualsiasi momento diversi milioni di esseri umani possono essere colpiti da una nuova follia, e allora avremo un’altra guerra mondiale o una rivoluzione devastante. Invece di essere in balia di bestie feroci, terremoti, smottamenti e inondazioni, l’uomo moderno è colpito dalle forze elementari della propria psiche”.

(Carl Jung, 1932)

FONTE: https://strategic-culture.org/news/2022/08/22/descent-into-madness/

 

 

 

IL SECONDO BOOSTER CIOE’ LA QUARTA DOSE

 

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DIRITTI UMANI

Prove generali di dittatura ambientale. Niente e nessuno potrà opporsi al Commissario unico di Draghi

di Francesco Cappello

investituraAl fine di riuscire a dare le necessarie garanzie di realizzazione, in tempi rapidi, di quei progetti che potrebbero risultare invisi alle popolazioni locali ma che viceversa stanno molto a cuore a tutti quegli interessi, sempre più spesso esterni, che hanno colonizzato economicamente e politicamente il nostro Paese, ecco la figura del Commissario unico di cui si parlerà nello specifico più avanti, con il compito di realizzare in forma di iter agevolato dei “procedimenti unici” puntanti all’obiettivo preposto in un tempo massimo di 4 mesi; si tratta di prove generali di un autoritarismo governativo volto a spianare tutti gli eventuali ostacoli di un normale iter autorizzativo se in grado di minacciare la realizzazione del progetto o anche solo l’allungamento dei tempi di realizzo dell’opera in questione.

Alla base della forza persuasiva di tali iter accelerati la strategia e le politiche emergenziali.

Una strategia ormai consolidata secondo la quale generi ad hoc, artificiosamente, un’emergenza o ne adotti una esistente da pompare adeguatamente utilizzando tutti i mezzi di “informazione” a disposizione del mainstream, al fine ultimo di poter poi proporre la soluzione che ti permetterà di realizzare, insieme al business che ti sta a cuore, quegli obiettivi politici e di controllo sociale a cui puntavi.

L’emergenza sanitaria ha diffuso la paura della covid in seguito a contagio e infezione del virus ingegnerizzato, il Sars Cov 2, diffondendo e rafforzando la voce che essa fosse una malattia per la quale non esistesse alcuna cura efficace. Su questa base si è poi potuto affermare il successo della campagna vaccinale di massa che ha prodotto ed autorizzato in tempi record vaccini ogm (più di 200 i vaccini messi a punto su scala planetaria) e farmaci di nuova generazione (più di 500) utilizzanti bio e nano tecnologie autorizzati con procedura accelerata FAST TRACK.

Ovviamente tale iter accelerato ha reso possibile un drastico ridimensionamento dei costi di produzione e la conseguente massimizzazione dei profitti conseguiti anche grazie all’allargamento del mercato dei farmaci conseguente alla morbilità diffusa dalla campagna vaccinale in relazione ai numerosissimi casi di reazione avversa provocati nella popolazione.

Il ruolo del “commissario unico”, nel caso dell’emergenza sanitaria, è stato svolto dal Comitato tecnico scientifico CTS coadiuvato da un corollario di virostar televisivi e sul campo da un generale (Figliuolo) che indossando immancabilmente l’uniforme militare ha combattuto la sua quotidiana guerra al virus; non a caso coloro i quali non hanno accettato l’imposizione vaccinale sono stati considerati e trattati alla stregua di veri e propri disertori.

Analogamente l’emergenza bellica e le sanzioni minacciate alla Russia, seppure mai messe in atto, hanno reso competitiva la filiera del gas liquefatto (GNL). Il GNL, ora miracolosamente elevato a gas della transizione ecologica, non era riuscito ad imporsi sui mercati europei proprio perché i suoi costi di produzione risultavano proibitivi rispetto al gas convogliato via gasdotto soprattutto dalla Russia e in parte dall’Algeria. I contratti a lunga scadenza con la Russia, rendono disponibile il suo gas a prezzi troppo bassi perché essi possano permettere alla filiera del gas liquefatto di affermarsi trovando investimenti necessari alla maturazione delle tecnologie che utilizza e alla diffusione della relativa logisticaPer sbloccare la filiera del gas liquefatto che vedremo viaggiare su rigassificatori, bettoline, strade, autostrade e strade ferrate, niente di meglio, allora, che la minaccia di sanzioni al gas russo. Il prezzo del GNL commercializzato alla borsa del gas olandese è passato in poco tempo da 20 a 340 euro a megawattora. Eni continua a comprare a poco dai russi rivendendo a prezzi da 10 a 15 volte più alti agli italiani solo perché è stata fatta la scelta politica di usare come riferimento il prezzo del mercato olandese del GNL; lo fa, infatti, con la protezione e l’avallo del governo. La colpa degli aumenti viene però addebitata a Putin. Gli extra profitti in forma di dividendi vengono distribuiti agli azionisti tra cui i grandi fondi di investimento. I guadagni speculativi realizzati da ENI comprando il gas da gasdotto a prezzi bassissimi rivenduto al Paese al prezzo di riferimento della borsa olandese, a prezzi decuplicati, vanno a tutto vantaggio dei suoi azionisti tra cui i grandi fondi di investimento come Blackrock, Vanguard, State Street…

Come si vede l’emergenza facilita la pratica di percorsi di autorizzazione estremamente semplificati che permettono un salto a piè pari di tutte le normative esistenti a tutela della sicurezza, della salute e dell’ambiente. In pratica, se prima il sistema corporate trovava tali condizioni ideali solo in paesi terzi (globalizzazione), oggi le genera artificiosamente anche nei paesi di più antica industrializzazione. Adottando strategie e politiche emergenziali i costi di produzione si abbassano, i profitti aumentano, e si riesce a sostituire in breve una tecnologia affermata, sicura e competitiva, con un’altra avente caratteristiche opposte, a svantaggio di tutti, per soddisfare l’interesse privatistico di pochi…

Piazzare il rigassificatore a Piombino per 25 anni, in deroga a tutte le normative esistenti che viceversa lo vieterebbero e che anzi ordinerebbero l’immediata evacuazione della popolazione non appena lo si parcheggiasse nel porto, diventa più facile se generi allo scopo una falsa emergenza energetica. Seppure occorrerebbero 30 pareri per l’iter autorizzativo, di altrettante Istituzioni, enti, associazioni, questi sono resi ora del tutto scavalcabili, degradati a pareri solo consultivi, non vincolanti, al fine di permettere a Snam di raggiungere comunque i suoi obiettivi. Anche le normali valutazioni di impatto (VIA; VAS; VIS) possono essere tranquillamente ignorate. Sì, avete letto bene… Il DECRETO-LEGGE 17 maggio 2022, n. 50 (Decreto aiuti…!) impone, infatti, un “procedimento unicoda concludersi entro centoventi giorni” che al punto 3 prevede che: “Per le valutazioni ambientali delle opere e delle infrastrutture connesse di cui al comma 1, previa comunicazione alla Commissione europea, SI APPLICA L’ESENZIONE di cui all’articolo 6, comma 11, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152″.

Riportiamo qui la parte dell’articolo 6 (**) che ci interessa:

Art. 6 Oggetto della disciplina 1. La valutazione ambientale strategica riguarda i piani e i programmi che possono avere impatti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale. 2. Fatto salvo quanto disposto al comma 3, viene effettuata una valutazione per tutti i piani e i programmi: a) che sono elaborati per la valutazione e gestione della qualita’ dell’aria ambiente, per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’approvazione, l’autorizzazione, l’area di localizzazione o comunque la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, II-bis, III e IV del presente decreto; (112) ed ecco il comma 11: Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 32 (Consultazioni transfrontaliere n.d.a.)il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare puo’, in casi eccezionali, previo parere del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, esentare in tutto o in parte un progetto specifico dalle disposizioni di cui al titolo III della parte seconda del presente decretoqualora l’applicazione di tali disposizioni incida negativamente sulla finalita’ del progetto, a condizione che siano rispettati gli obiettivi della normativa nazionale ed europea in materia di valutazione di impatto ambientale. In tali casi il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare: a) esamina se sia opportuna un’altra forma di valutazione; b) mette a disposizione del pubblico coinvolto le informazioni raccolte con le altre forme di valutazione di cui alla lettera a), le informazioni relative alla decisione di esenzione e le ragioni per cui e’ stata concessa; c) informa la Commissione europea, prima del rilascio dell’autorizzazione, dei motivi che giustificano l’esenzione accordata fornendo tutte le informazioni acquisite.

…e insomma tutto un bla, bla, bla, per dire che l’opera si fa lo stesso… perché così hanno già deciso il Commissario unico e il suo mandante, il governissimo.

 

Il Commissario unico

Il governo spiana così la strada agli interessi estrattivi delle grandi multinazionali sul territorio nazionale conferendo pieni poteri ad una figura che sta sempre più assumendo nel contesto della gestione delle emergenze, generate ad arte, un ruolo sempre più importante e strategico. Si tratta, per l’appunto, del Commissario unico, una figura istituzionale già esistente, a cui vengono ora conferiti, nel contesto del decreto aiuti bis, pieni poteri perché si possano ottimizzare i tempi di realizzazione dei procedimenti unici, atti a raggiungere in tempi rapidissimi, gli obiettivi fissati dal governo, al servizio di fondi di investimento e multinazionali operanti nel nostro Paese. (vedi il caso di Giani Comissario unico per il rigassificatore a Piombino e l’incarico ricevuto di piazzare la golar tundra nel porto con un procedimento unico da realizzare in 120 giorni). In tal modo potremo attrarre tutti quegli insediamenti che normalmente hanno trovato le condizioni ideali di cui sono alla ricerca che solo quei paesi oggetto della globalizzazione erano stati in grado di soddisfare.

A seguire i commi dell’art. 32 del decreto aiuti bis che definiscono ruolo e poteri del Commissario unico:

5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d’intesa con la regione o la provincia autonoma territorialmente competente o proponente puo’ essere nominato un Commissario unico delegato del Governo per lo sviluppo dell’area, l’approvazione di tutti i progetti pubblici e privati e la realizzazione delle opere pubbliche, specificandone i poteri. Il Commissario, ove strettamente indispensabile per garantire il rispetto del cronoprogramma del piano, provvede nel rispetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1 e del provvedimento autorizzatorio di cui all’articolo 27-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, come introdotto dal presente decreto, mediante ordinanza motivata, in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto dei principi generali dell’ordinamento, delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonche’ dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea. Nel caso in cui la deroga riguardi la legislazione regionalel’ordinanza e’ adottata, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Al compenso del Commissario, determinato nella misura e con le modalita’ di cui all’articolo 15, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 e definito nel provvedimento di nomina, si provvede nel limite delle risorse previste a legislazione vigente.

6. Il Commissario straordinario puo’ avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, di strutture dell’amministrazione territoriale interessata, del soggetto di cui al comma 4, nonche’ di societa’ controllate direttamente o indirettamente dallo Stato, dalle regioni o da altri soggetti di cui all’articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

7. In caso di ritardo o inerzia da parte delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano o di un ente locale, anche nella fase di rilascio dell’autorizzazione di cui all’articolo 27-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, tale da mettere a rischio il rispetto del cronoprogramma, il Presidente del Consiglio dei ministri, anche su proposta del Commissario di cui al comma 5, puo’ assegnare al soggetto interessato un termine per provvedere non superiore a trenta giorniIn caso di perdurante inerzia, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il soggetto interessato, il Consiglio dei ministri individua l’amministrazione, l’ente, l’organo o l’ufficio, ovvero in alternativa nomina uno o piu’ commissari ad acta, ai quali attribuisce, in via sostitutiva, il potere di adottare gli atti o provvedimenti necessari, anche avvalendosi di societa’ di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, o di altre amministrazioni specificamente indicateIn caso di dissenso, diniego, opposizione o altro atto equivalente proveniente da un organo della regione, o della provincia autonoma di Trento o di Bolzano o di un ente locale, il Commissario di cui al comma 5 propone al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, entro i successivi cinque giorni, di sottoporre la questione alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per concordare le iniziative da assumere, che devono essere definite entro il termine di quindici giorni dalla data di convocazione della Conferenza. Decorso tale termine, in mancanza di soluzioni condivise che consentano la sollecita realizzazione dell’intervento, il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero il Ministro per gli affari regionali e le autonomie nei pertinenti casi, propone al Consiglio dei ministri le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi di cui agli articoli 117, quinto comma, e 120, secondo comma, della Costituzione, ai sensi delle disposizioni vigenti in materia.

8. Il soggetto di cui al comma 4 e’ competente anche ai sensi dell’articolo 6 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, per consentire la realizzazione degliinterventi inerenti all’area strategica di interesse nazionale di cui al comma 1, ivi comprese le opere di cui all’articolo 27-ter, comma 4, decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come introdotto dal presente decreto.

9. Al ricorrere dei requisiti di cui al comma 1, e’ possibile richiedere l’applicazione del procedimento autorizzatorio di cui all’articolo 27-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, come introdotto dal presente decreto, secondo le modalita’ ivi previste.

 

Espropriazioni in tempo record

A corredo, all’art. 32 del decreto aiuti bis si prevedono rapide espropriazioni a danno di quei cittadini, eventualmente coinvolti, perché cedano proprietà in servitù, a vantaggio della realizzazione di piani o programmi relativi alle infrastrutture del 5G, cybersicurezza, IoT ecc. prevedendo a compensazione non meno di 400 milioni di euro se caratterizzati da “interesse strategico nazionale”.

Aree di interesse strategico nazionale 1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, anche su eventuale proposta del Ministero dello sviluppo economico, di altra amministrazione centrale o della regione o della provincia autonoma territorialmente competente e previa individuazione dell’area geografica, possono essere istituite aree di interesse strategico nazionale per la realizzazione di piani o programmi comunque denominati che prevedano investimenti pubblici o privati anche cumulativamente pari a un importo non inferiore ad euro 400.000.000,00 relativi ai settori di rilevanza strategica. Ai predetti fini, sono di rilevanza strategica i settori relativi alle filiere della microelettronica e dei semiconduttori, delle batterie, del supercalcolo e calcolo ad alte prestazioni, della cibersicurezza, dell’internet delle cose (IoT), della manifattura a bassa emissione di Co2, dei veicoli connessi, autonomi e a basse emissioni, della sanita’ digitale e intelligente e dell’idrogeno, individuate dalla Commissione Europea come catene strategiche del valore. L’istituzione dell’area equivale a dichiarazione di pubblica utilita’, indifferibilita’ e urgenza delle opere necessarie ai sensi del primo periodo, anche ai fini dell’applicazione delle procedure del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, e costituisce titolo per la costituzione volontaria o coattiva di servitu’ connesse alla costruzione e gestione delle stesse opere, fatto salvo il pagamento della relativa indennita’ e per l’apposizione di vincolo espropriativo. Il decreto indica altresi’ le variazioni degli strumenti di pianificazione e urbanistici eventualmente necessarie per la realizzazione dei piani o dei programmi.

È evidente come si sia aperto un varco che potrebbe consentire di realizzare in tempi brevi, neutralizzando qualsiasi impedimento normativo relativo alla sicurezza, alla difesa dell’ambiente, come pure qualsiasi opposizione delle popolazioni coinvolte, progetti di qualsiasi natura: centrali nucleari, centri per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, praterie di pannelli fotovoltaici, enormi pale eoliche gestite da grandi multinazionali dell’energia, depositi costieri di GNL ovunque piazzati, basi militari, poligoni di tiro, infrastrutture 5G, inceneritori, ecc. ecc.

È d’obbligo chiudere immediatamente tale varco prima che diventi largamente e nefastamente operativo.

FONTE: https://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/23755-prove-generali-di-dittatura-ambientale-niente-e-nessuno-potra-opporsi-al-commissario-unico-di-draghifrancesco-cappello.html

 

 

 

ECONOMIA

Il suicidio economico e sociale dell’Europa – Provocato dagli Stati Uniti e aiutato dai leader europei

A causa della stupidità della leadership politica europea, gli Stati Uniti sono riusciti a spingerla a commettere un suicidio economico e sociale.

L’8 febbraio Michael Hudson, un professore ricercatore di Economia presso l’Università del Missouri, ha scritto dell’imminente conflitto in Ucraina che gli Stati Uniti stavano provocando intenzionalmente.

Michael Hudson: I veri avversari dell’America sono i suoi alleati europei e altri

Le sanzioni che i diplomatici statunitensi insistono sul fatto che i loro alleati impongono contro il commercio con Russia e Cina mirano apparentemente a scoraggiare un accumulo militare. Ma un tale accumulo non può davvero essere la principale preoccupazione russa e cinese. Hanno molto di più da guadagnare offrendo vantaggi economici reciproci all’Occidente. Quindi la domanda di fondo è se l’Europa troverà il suo vantaggio nel sostituire le esportazioni statunitensi con forniture russe e cinesi e i relativi collegamenti economici reciproci.

Ciò che preoccupa i diplomatici americani è che la Germania, altre nazioni della NATO e paesi lungo la rotta Belt and Road comprendano i vantaggi che si possono ottenere aprendo scambi e investimenti pacifici. Se non esiste un piano russo o cinese per invaderli o bombardarli, che bisogno c’è della NATO? E se non esiste una relazione intrinsecamente contraddittoria, perché i paesi stranieri devono sacrificare i propri interessi commerciali e finanziari affidandosi esclusivamente agli esportatori e agli investitori statunitensi?

Invece di una vera minaccia militare da parte di Russia e Cina, il problema per gli strateghi americani è l’ assenza  di tale minaccia. …

L’unico modo rimasto ai diplomatici statunitensi per bloccare gli acquisti europei è spingere la Russia a una risposta militare e poi affermare che vendicare questa risposta prevale su qualsiasi interesse economico puramente nazionale. Come ha spiegato il sottosegretario di Stato per gli affari politici, Victoria Nuland, in una conferenza stampa del Dipartimento di Stato il 27 gennaio: “Se la Russia invaderà l’Ucraina in un modo o nell’altro, il Nord Stream 2 non andrà avanti”. Il problema è creare un incidente adeguatamente offensivo e rappresentare la Russia come l’aggressore.

Provocare una guerra in Ucraina è stato facile poiché il team di produzione cinematografica che governava l’Ucraina era disposto a sacrificare la sua gente e il suo paese in una guerra impossibile contro la Russia. L’attore e presidente ucraino Vladimir Zelensky aveva già annunciato che l’Ucraina avrebbe, con la forza, riprendersi la Crimea e le repubbliche del Donbas che erano nelle mani di una resistenza ucraina allineata con la Russia.

Il 15 febbraio il professor John Mearsheimer ha tenuto un discorso (video) in cui ha documentato come gli Stati Uniti abbiano causato e siano responsabili dell’intera crisi ucraina.

Dall’anno scorso circa la metà dell’esercito ucraino era posizionato nel sud-est della contea sulla linea del cessate il fuoco con le repubbliche del Donbas. Il 17 febbraio aprì il fuoco preparatorio dell’artiglieria contro le postazioni di resistenza. Nei giorni successivi lo sbarramento aumentò costantemente.

Gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (OSCE), posizionati in prima linea, hanno contato e documentato ogni attacco di artiglieria e pubblicato sintesi quotidiane sul proprio sito web. Da 80 colpi di artiglieria il 16 febbraio, gli attacchi sono aumentati ogni giorno a oltre 2.000 al giorno il 22 febbraio.

Gli osservatori dell’OSCE hanno anche fornito mappe di dove sono esplose le granate ( qui del 21 febbraio):


più grande
La stragrande maggioranza degli impatti si è verificata su tre aree a est della linea del cessate il fuoco su posizioni detenute dalla resistenza. Chiunque abbia un po’ di conoscenza militare riconoscerà tali intense campagne di artiglieria lungo assi distinti come l’azione di preparazione per un attacco totale.

I leader delle repubbliche del Donbas e della Russia hanno dovuto reagire a questo imminente attacco. Il 19 febbraio la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk hanno chiesto aiuto al governo russo. Lasciati soli non avrebbero avuto alcuna possibilità di resistere all’esercito ucraino che gli Stati Uniti e i suoi alleati, dal 2015, avevano finanziato e costruito.

Fino a questo punto la Russia aveva insistito sul fatto che la DPR e la LNR facessero parte dell’Ucraina ma avrebbero dovuto ricevere una sorta di autonomia come previsto dagli accordi di Minsk. Ma ora doveva adottare misure che legalizzassero il sostegno russo al Donbas. Il 21 febbraio la Russia ha riconosciuto le repubbliche come stati indipendenti. Le tre parti hanno firmato accordi di cooperazione che includevano clausole di mutuo sostegno militare:

Il trattato della Russia con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk (DPR e LPR) prevede la concessione del diritto di costruire basi militari sul loro territorio e fornire assistenza militare reciproca, ha dichiarato martedì il viceministro degli Esteri russo Andrey Rudenko in una sessione plenaria della camera bassa del parlamento.”Un aspetto importante: il trattato sancisce l’intenzione delle parti di interagire nel campo della politica estera, della tutela della sovranità e dell’integrità territoriale e della sicurezza, in particolare prestandosi reciprocamente l’assistenza necessaria, anche militare, e garantendo il diritto di costruire, utilizzare e migliorare le infrastrutture militari e le basi militari sul loro territorio”, ha sottolineato l’alto diplomatico russo.

Con gli accordi in atto, l’aiuto militare russo contro l’attacco ucraino è diventato (almeno discutibilmente) legale ai sensi dell’articolo 51 (autodifesa collettiva) della Carta delle Nazioni Unite.

Il 22 febbraio, nessun soldato russo era ancora sceso sul suolo ucraino, gli Stati Uniti ei loro alleati hanno imposto sanzioni economiche estreme contro la Russia. Il presidente Biden ha riconosciuto che gli Stati Uniti si erano preparati a lungo per questo.

Negli ultimi mesi, ci siamo coordinati strettamente con i nostri alleati e partner della NATO in Europa e nel mondo per preparare tale risposta. Abbiamo sempre detto e ho detto in faccia a Putin un mese… un mese a… più di un mese fa che avremmo agito insieme e nel momento in cui la Russia si fosse mossa contro l’Ucraina.La Russia ora si è innegabilmente mossa contro l’Ucraina dichiarando questi stati indipendenti.

Quindi, oggi, annuncio la prima tranche di sanzioni per imporre costi alla Russia in risposta alle loro azioni di ieri. Questi sono stati strettamente coordinati con i nostri alleati e partner e continueremo ad aumentare le sanzioni se la Russia dovesse intensificarsi.

Il 24 febbraio le forze russe sono entrate in Ucraina per prevenire l’imminente attacco alle repubbliche del Donbas. (Il piano A russo consisteva nel premere su Kiev affinché accettasse una rapida soluzione della crisi. Ciò è fallito all’inizio di aprile dopo l’intervento di Boris Johnson a Kiev. La Russia è passata al piano B, la smilitarizzazione dell’Ucraina.)

Il governo tedesco ha annunciato che il gasdotto Nord Stream II, tecnicamente pronto per fornire gas russo alla Germania, non sarebbe stato lanciato.

Il 27 febbraio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha pronunciato un discorso isterico e moralizzante davanti al parlamento tedesco. Ha accusato la Russia di rompere la pace in Europa.

L’accordo di Minsk, in base al quale l’Ucraina si era impegnata a federalizzare e concedere una certa autonomia al Donbas, non è stato menzionato una volta. Germania e Francia erano entrambe potenze di garanzia che nel 2015 avevano cofirmato l’accordo di Minsk ma, in sette lunghi anni, avevano fatto poco per insistere per la sua attuazione.

Invece di lavorare per un rapido cessate il fuoco e un rinnovamento delle relazioni economiche con la Russia, Scholz ha commesso un suicidio economico della Germania.

Il 28 febbraio il professor Hudson ha pubblicato un’altra analisi approfondita della crisi:

L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo: MIC, BARE e OGAM conquistano la NATO .

In una anticipazione del pezzo Yves Smith ha riassunto:

Michael Hudson espande il suo tema su come il conflitto in Ucraina sia il risultato di forze molto più grandi all’opera , e non necessariamente quelle che hai in testa. Sostiene che la vera posta in gioco è impedire ai paesi europei, in particolare alla Germania, di sviluppare legami economici più profondi con la Cina e la Russia.Qui, Hudson descrive la presa che gli interessi chiave degli Stati Uniti hanno sulla politica estera e come vedono il conflitto come un modo per tenere a bada una possibile caduta del loro status e potere.

Il pezzo di Hudson è piuttosto lungo e profondo. Consiglio di leggerlo per intero.

L’idea degli Stati Uniti è isolare l’Europa dal suo entroterra eurasiatico, spostare le industrie europee negli Stati Uniti e acquistare il resto a buon mercato.

Per eliminare il Nord Stream II e convincere i paesi europei a boicottare l’energia russa, gli Stati Uniti avevano promesso che avrebbero “aiutato” vendendo il loro (piuttosto costoso) gas naturale liquefatto (GNL) all’Europa. Ma quando i prezzi del gas naturale hanno iniziato a salire in Europa, le forze del libero mercato sono intervenute e hanno iniziato ad aumentare anche negli Stati Uniti. I prezzi elevati dell’energia hanno minacciato di danneggiare Biden e di intrappolare i Democratici nelle elezioni di medio termine.

Poi accadde un misterioso incidente :

Un’esplosione in un terminale di gas naturale liquefatto in Texas ha sconvolto i residenti nelle vicinanze e sta ritirando una notevole quantità di carburante dal mercato in un momento in cui la domanda globale è in aumento.Freeport LNG sarà offline per almeno tre settimane , ha detto la società giovedì, a seguito di un incendio nel suo impianto di esportazione.

La maggior parte delle esportazioni di Freeport LNG andavano in Europa, secondo Rystad Energy. L’Europa potrebbe essere in grado di compensare il volume perso con aumenti di altre strutture, ha affermato Emily McClain, vicepresidente di Rystad. L’Europa riceve circa il 45% del suo GNL dagli Stati Uniti e il resto proviene da Russia, Qatar e altre fonti, ha affermato.

Tre settimane sono state troppo brevi per abbassare i prezzi del gas naturale negli Stati Uniti. Il regolatore statunitense per tali impianti, la US Pipeline and Hazardous Materials Safety Administration (PHMSA), è intervenuto e ha prolungato il processo di riavvio :

Il secondo più grande impianto di esportazione di gas naturale liquefatto degli Stati Uniti colpito da un incendio all’inizio di questo mese non sarà autorizzato a riparare o riavviare le operazioni fino a quando non affronterà i rischi per la sicurezza pubblica, ha affermato giovedì un regolatore del gasdotto.

Giovedì i futures sul gas naturale degli Stati Uniti sono crollati del 15% a causa del rapporto e della continua crescita delle scorte, contribuendo a un calo dei prezzi del 33% a giugno, il calo mensile più grande dal 2018.

“Il processo effettivo (di recensioni , riparazioni e approvazioni) richiederanno più di tre mesi e potenzialmente da sei a 12 mesi”, ha affermato Alex Munton, direttore del settore globale del gas e del GNL presso i consulenti Rapidan Energy Group.

C’erano anche alcune notizie di improvvisi “problemi” in altri impianti di GNL.

Non è solo il gas naturale, ma anche i prodotti petroliferi che gli Stati Uniti trattengono mentre l’Europa ne ha bisogno:

L’amministrazione Biden avverte le raffinerie che potrebbero adottare “misure di emergenza” per affrontare le esportazioni di carburante poiché le scorte di benzina e gasolio rimangono vicino ai livelli storicamente bassi nel nord-est.

Gli impianti di produzione di fertilizzanti in Europa hanno chiuso a causa dei prezzi troppo elevati del gas naturale. Seguono fonderie di acciaio e alluminio . La produzione di vetro in Europa è gravemente minacciata .

In un lungo pezzo oggi Yves Smith esamina le conseguenze economiche e politiche per l’Europa. In violazione della legge di Betteridge</A, titola:

L’Europa sarà sconfitta prima dell’Ucraina?

Saremo così audaci da affermare che non solo la guerra delle sanzioni contro la Russia si è ritorta contro in modo spettacolare, ma che i danni all’Occidente, soprattutto all’Europa, stanno accelerando rapidamente. E questo non è il risultato delle misure attive della Russia, ma i costi della perdita o della riduzione delle risorse chiave russe che si aggravano nel tempo.Quindi, a causa dell’intensità dello shock energetico, il calendario economico si sta muovendo più velocemente di quello militare. A meno che l’Europa non si impegni in un’importante correzione di rotta, e non vediamo come ciò possa accadere, la crisi economica europea sembra destinata a diventare devastante prima che l’Ucraina sia formalmente sconfitta.

Come spiegheremo, questo shock sarà così grave se non si farà nulla (e come spiegheremo, è difficile vedere qualcosa di abbastanza significativo fatto), che il risultato non sarà una recessione, ma una depressione in Europa.

In teoria, l’UE potrebbe tentare di compensare la Russia. Ma il tempo per questo è passato. Non è solo che troppi giocatori europei chiave come Ursula von der Leyen e Robert Habeck siano troppo coinvolti nell’odio per la Russia per ritirarsi. Anche se ci fosse sangue nelle strade a dicembre, non sarebbero stati spazzati via abbastanza rapidamente.

È anche che l’Europa ha bruciato i suoi ponti con la Russia al di là delle sole sanzioni. Putin ha ripetutamente offerto all’UE la possibilità di utilizzare il Nord Stream 2. Anche con la Russia che ora utilizza metà della sua capacità, potrebbe comunque sostituire completamente le precedenti consegne del Nord Stream 1. Putin ha avvertito che l’opzione non sarebbe rimasta aperta a lungo, che la Russia avrebbe iniziato a utilizzare il resto del volume.

Quindi il risultato sembra inevitabile: molte aziende europee falliranno, portando a perdite di posti di lavoro, inadempienze sui prestiti alle imprese, perdita di entrate pubbliche, pignoramenti. E con i governi che pensano di aver forse speso un po’ troppo liberamente con i soccorsi per il Covid, i loro rifornimenti di energia di emergenza saranno troppo pochi per fare tutta quella differenza.

Ad un certo punto, la contrazione economica porterà a una crisi finanziaria. Se il downdraft è abbastanza rapido, potrebbe essere il risultato tanto della perdita di fiducia (ben giustificata) quanto le perdite effettive e le inadempienze fino ad oggi.

Gli Stati Uniti, per ragioni puramente egoistiche, hanno trascinato l’Europa, e soprattutto la Germania, in una trappola che porterà alla sua distruzione economica e sociale. Invece di riconoscere il pericolo e prendere le necessarie contromisure, i “leader” europei e tedeschi si sono impegnati ad aiutare con il processo.

La cosa migliore per l’Europa e la Germania sarebbe stata ovviamente evitare la crisi. Ciò non è riuscito a causa della mancanza di intuizione e sforzo. Ma ora, poiché l’Europa è in un buco profondo, i politici dovrebbero almeno smettere di scavare. È nell’evidente interesse dell’Europa e soprattutto della Germania mantenere la crisi il più breve possibile.

Ma i pazzi che governano l’Europa continuano a fare il contrario :

La Germania manterrà il suo sostegno a Kiev “per tutto il tempo necessario”, ha affermato lunedì il cancelliere Olaf Scholz, chiedendo un allargamento dell’Unione europea per includere infine Ucraina, Moldova e Georgia.

La Germania ha subito un “cambiamento fondamentale di opinione” negli ultimi mesi sul suo sostegno militare all’Ucraina, ha detto.”Manterremo questo supporto, in modo affidabile e, soprattutto, per tutto il tempo necessario”, ha detto al pubblico universitario gremito.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha fatto eco alla promessa del “tutto il tempo necessario” a Kiev in un discorso in Slovenia, chiedendo “un nuovo pensiero strategico” per sostenere i valori europei.

Secondo questi “leader”, energia a prezzi accessibili, case calde, cibo a sufficienza, posti di lavoro e pensioni dei cittadini europei non fanno parte dei “valori europei” che intendono difendere.

Il crollo economico e finanziario dell’Europa sarà molto più rapido dell’evidentemente necessario cambiamento politico della sua leadership di terzo grado.

L’unico settore politico che non sarà danneggiato da tutto questo, almeno in Francia e Germania, è l’estrema destra. Anche questo di per sé è un pericolo.

Inserito da b il 29 agosto 2022 alle 17:38 UTC | Collegamento permanente

FONTE: https://www.moonofalabama.org/2022/08/europes-economic-and-social-suicide-provoked-by-the-us-and-helped-along-by-europes-leaders.html#more

 

 

La Russia invierà verso “destinazioni alternative” il suo petrolio che non andrà in Europa in caso di limitazione dei prezzi

La Redazione de l’AntiDiplomatico 2 09 2022

Il petrolio russo che non andrà in quei paesi che decideranno di porre un tetto al prezzo degli idrocarburi sarà inviato a “destinazioni alternative”, ha annunciato oggi il portavoce presidenziale Dmitri Peskov. Riguardo a quali sarebbero le destinazioni, Peskov ha precisato che il greggio sarà fornito solo a paesi che “operano a condizioni di mercato”.

Facendo eco alle parole del vicepremier Alexander Novak, il portavoce del Cremlino ha ribadito che “i paesi che aderiranno a questa potenziale limitazione dei prezzi non saranno tra i destinatari del petrolio russo”. “Semplicemente non interagiamo con loro in base a quei principi non commerciali”.

Il vicedirettore generale del dipartimento per l’energia della Commissione europea, Mechthild Woersdoerfer, ieri, aveva comunicato, in una riunione della commissione per l’energia del Parlamento europeom che “i lavori sulle misure di emergenza relative ai prezzi dell’elettricità sono in corso”.

“Potrebbe anche esserci qualcosa sulla riduzione della domanda di elettricità”, ha aggiunto, suggerendo che anche l’Unione europea sta studiando opzioni per ridurre la domanda di elettricità.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_russia_invier_verso_destinazioni_alternative_il_suo_petrolio_che_non_andr_in_europa_in_caso_di_limitazione_dei_prezzi/45289_47226/

 

 

 

 

Funziona così.

Roberto Mariotti – 3 09 2022

 

La Russia estrae gas e ce lo vende, diciamo a 10 euro al metro cubo.

L’Eni lo compra dai russi e ce lo rivende a noi cittadini diciamo a 12 euro.

Tutto chiaro?

Beh, scordatevelo: così funzionava in passato.

Adesso la Russia continua a vendere a 10 euro, ma il prezzo di vendita è determinato da una borsa valori che sta in Olanda, borsa che come tutte le borse è soggetta ad oscillazioni “di mercato”.

Ovvero se il “mercato” ritiene che il prezzo giusto, sulla base di compra-vendite, sia 40 euro, allora l’Eni ci rivende il gas a 40 euro al metrocubo.

Ma come mai il gas viene valutato dal mercato 40 euro, pur costando 10 euro ed essendo le quantità estratte e vendute ESATTAMENTE LE STESSE?

Perché il “mercato” prevede, o immagina, o auspica, una futura scarsità del bene-gas e quindi alza i prezzi, malgrado il fatto che le quantità di gas, lo ripeto, siano le stesse.

Eni ci straguadagna (come sappiamo stanno quadruplicato gli utili), così come tutte le aziende del settore.

Gli Stati, attraverso l’imposizione fiscale sul gas, ci guadagnano altrettanto.

Per i russi non cambia nulla, ma tanto loro sono cattivissimi quindi ce ne freghiamo.

Indovinate un po’ chi è che la prende in quel posto?

Però abbiamo qualcuno che ci tutela: i politici.

I quali stanno elaborando un arditissimo piano di tutela dei cittadini: mettere un tetto al prezzo del gas!

Ma come farai a vendere a 15 euro, per dire, qualcosa che vale 40?

Semplice! Qualcuno ci metterà i 25 euro di differenza!

E chi sarà questo qualcuno? Ovvio, i politici posseggono come leva solo lo Stato, e quindi sarà Pantalone a metterci la differenza.

Adesso, per verificare se mi avete seguito nel ragionamento, la domandona finale:

Chi è che continuerà a prenderla in quel posto, sempre lo stesso posto, là dove non brilla mai il sole?

 

FONTE: https://www.facebook.com/roberto.mariotti.505/posts/pfbid02SWb3ttLSbemVVeC5z2sM67az5JFGga6jAhDCKREXPmRLvJS3JT3E28dSoyuojUu4l

 

 

 

Elettricità e Gas, il folle sistema delle aste generali al prezzo marginale

di Guido Salerno Aletta

Che ci sia qualcosa di strano, in questi straordinari aumenti del prezzo dell’energia, elettricità e gas, lo sospettano tutti. Benzina e gasolio sono aumentati, è vero, ma molto meno delle bollette.

C’è qualcosa che non torna.

La crisi sanitaria, che ha provocato a partire dal secondo trimestre del 2020 una pesante caduta dell’attività produttiva, ha creato una discontinuità sui mercati, e molti produttori di energia elettrica o fornitori di gas all’ingrosso si sono felicitati del fatto di non avere contratti di approvvigionamento a lungo termine che li avrebbero costretti a pagare inutilmente ciò che non avrebbero potuto rivendere.

I cosiddetti giganti petroliferi, da Total ad Eni, hanno pagato cara la loro strategia di lungo termine, avendo accusato negli scorsi due anni risultati assai pesanti sotto il profilo economico. Ma ora si stanno riprendendo, alla grande: stanno recuperando ampiamente le perdite subite nel biennio scorso.

Per quanto riguarda la fornitura di energia elettrica e di gas alle famiglie ed alle imprese, c’è un Sistema assai più complesso: ci sono centinaia, se non migliaia, di produttori di elettricità da fonte solare o eolica, ed ovviamente coloro che hanno le centrali di generazione alimentate a carbone, combustibili liquidi o gas, che immettono corrente nella rete. Sul fronte della fornitura al dettaglio, decine e decine di distributori che non hanno capacità propria di produzione, ma che si approvvigionano dai fornitori.

Come succede per il prezzo dei carburanti alla pompa, anche in questo caso c’è un prezzo giornaliero, che viene determinato dall’incrocio tra domanda aggregata e offerta aggregata.

Qui sta il nodo, il meccanismo di asta e di fissazione del prezzo che incrocia domanda ed offerta.

Ciascun produttore mette in offerta la quantità di energia che è in grado di offrire al mercato indicando il prezzo a cui intende venderla. Le singole offerte di fornitura in rete di elettricità vengono messe insieme, una sull’altra, su una sorta di asse cartesiano in cui figurano in ascissa le quantità ed in ordinata i prezzi, partendo da quella con il prezzo più basso e per finire con quella avente il prezzo più alto: si arriva così ad una curva in cui è rappresentato in ascissa il volume complessivamente offerto, ed in ordinata il prezzo più elevato che deriva dall’offerta a più caro prezzo.

Questa è denominata “offerta marginale”.

Allo stesso modo si procede per la richiesta di energia elettrica e di gas, mettendo insieme le richieste dei soggetti distributori al dettaglio che non hanno capacità proprie di produzione, o che non si sono premuniti con contratti di fornitura a lungo termine che consentono di produrre energia o di fornire gas ai propri clienti senza passare dai meccanismi d’asta.

Arriviamo al dunque: le curve della offerta e della domanda si incrociano in un punto X, che ragguaglia le quantità, e ad un punto Y che è quello della offerta marginale, sia per quantità che per prezzo.

Le regole della Unione Europea impongono una regola inderogabile, quella dell’aggiudicazione dell’asta ad un prezzo/incasso omogeneo per tutti, compratori ed offerenti, al livello più alto, marginale: tutti coloro che hanno richiesto energia elettrica o gas devono pagare lo stesso “prezzo marginale”, quello più alto; tutti coloro che hanno presentato offerte di fornitura ad un prezzo più basso di quello marginale, incasseranno comunque un pagamento commisurato al più alto “prezzo marginale”.

Extra costi da una parte, che si riflettono sulle bollette, extra profitti dall’altra parte.

In pratica, è il prezzo del mercato spot dell’energia, quello dell’ultimo metro cubo di gas venduto, che determina le bollette di milioni di consumatori.

Per chi avesse voglia di leggere la posizione della Commissione europea nel testo originale, trascriviamo di seguito quanto affermato nella Communication on Energy Prices del 13 ottobre 2021:

“The wholesale electricity market is where the producers of energy (power plants) sell electricity, and energy retailers buy it to deliver to their clients. It is a so-called “marginal” pricing system, which works by putting on the market power plants by the order of their price, starting with the least expensive and going until the last plant is dispatched that is needed to meet consumers’ demand. It is this last plant that sets the overall price, and which is often (in the hours of higher consumer demand) a gas or coal power plant. All electricity producers are paid the same price for the same product – electricity. There is general consensus that the marginal model is the most efficient for liberalised electricity markets because generators have an interest not to bid higher than their actual operating costs. Other systems lead to more inefficient outcomes and favour speculation, to the detriment of consumers“.

Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: per evitare le possibili speculazioni al rialzo da parte dei fornitori di energia elettrica e di gas all’ingrosso, facendo incassare loro il “prezzo marginale” anziché quello che hanno presentato al momento della loro offerta, tutti gli acquirenti ed i consumatori pagano il “prezzo marginale”, che è quello più alto.

E’ un delirio.

La soluzione razionale sarebbe questa: obbligare tutti i fornitori di energia elettrica e di gas, cioè le imprese che hanno contratti con la clientela al dettaglio, famiglie ed imprese, di approvvigionarsi con contratti a lungo termine, e non con le aste quotidiane, per stabilizzare i prezzi di mercato. Almeno l’80% dei consumi medi della clientela dovrebbero essere coperti con contratti a lungo termine, lasciando alle aste solo le forniture marginali di energia.

“Solo quantità marginali possono essere contrattate a prezzi marginali“: questa regola sì, avrebbe senso.

FONTE: https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/23751-guido-salerno-aletta-elettricita-e-gas-il-folle-sistema-delle-aste-generali-al-prezzo-marginale.html

 

 

 

Il neoliberismo è il problema del XXI secolo

di Fabrizio Li Vigni

Introduzione (1)

HXKTDFGLU5G4VE3KZNBTABY7TALa domanda cui mi propongo di rispondere in queste pagine è la seguente: esiste un legame fra il cambiamento climatico, le crisi migratorie, le disuguaglianze, le carestie, la mortalità infantile, lo sfruttamento minorile, la disoccupazione, l’evasione fiscale, il degrado dei servizi pubblici e l’estinzione delle specie viventi? E se esiste, di che si tratta?

Il pamphlet che avete fra le mani ha come obiettivo di mostrare le interdipendenze che connettono tutti i principali problemi che i popoli della Terra sono ad oggi costretti ad affrontare. Tale filo conduttore va spesso sotto il nome di «neoliberismo». In un’intervista recente, il filosofo canadese Alain Deneault(2) affermava che il neoliberismo «è il problema del XXI secolo»(3). Nelle prossime pagine vorrei mostrarvi perché.

La maggior parte della cosiddetta «opinione pubblica» disconosce tanto il termine quanto il suo significato; spesso ignora persino che ci possa essere un minimo comun denominatore fra i fenomeni sopra citati. I politici che conoscono il neoliberismo non lo nominano quasi mai: quelli che lo sostengono non hanno interesse a dare ai cittadini un’arma concettuale potente per combatterlo; e quelli che lo combattono hanno paura di rendersi incomprensibili ai loro elettori.

Di fatto, creatori ed esecutori di questo sistema economico, politico e culturale sono abilissimi nel renderlo indecifrabile. Eppure se avete sentito parlare di «austerità», «società dei consumi», «aggiustamenti strutturali», «libero mercato», «mondializzazione», «globalizzazione»,«consenso di Washington», «turbocapitalismo», «libero scambio», «capitalismo finanziario», «reaganismo», «thatcherismo», «laissez-faire»(4) (lasciar fare), «deregulation» (deregolazione), «el modelo» (come lo chiamano in Cile), «new public management» (nuovo management pubblico), «gig economy» (economia dei lavoretti), «flessibilità», «flexicurity» (flessicurezza), «delocalizzazioni», «dumping salariale/fiscale/ambientale», «crony capitalism» (capitalismo clientelare o di collusione), «governance» (governanza), di «deep state» (Stato nello Stato) o di «filantrocapitalismo», allora avete sentito parlare di questo regime, di una sua variante o di una sua componente.

I neoliberisti esercitano il potere in un modo altamente tecnico, perverso, difficile da circoscrivere perché capace di prendere forme differenti in luoghi e contesti diversi. Inoltre, come dice l’economista francese Frédéric Lordon, «la caratteristica [della teoria neoliberista] risiede nella negazione sistematica della violenza dei rapporti sociali del capitalismo»(5). Tuttavia, il punto debole del sistema capitalista è ch’esso segue sempre la stessa logica di fondo: prendere ai meno abbienti per dare ai grandi possidenti, con effetti secondari letteralmente letali per la salute e l’ambiente.

 

L’obiettivo di questo pamphlet

Nelle pagine seguenti mi propongo di fornire una sintesi – per quanto possibile esaustiva – della teoria e della pratica neoliberiste. Questo testo non è il risultato di ricerche originali, né le mie qualifiche accademiche mi legittimano particolarmente a parlare di tale argomento. Il mio approccio è riassuntivo e militante, sebbene il lavoro di stesura sia stato rigoroso. Ma errare è umano: qualora il lettore trovasse delle imprecisioni o degli errori, lo invito a segnalarmele e lo ringrazio in anticipo.

Mi rivolgo agli uomini e alle donne che sono vittime del neoliberismo e che non sanno dargli un nome. L’assenza dai principali media italiani di una discussione critica e approfondita su questo tema non cessa di stupirmi. Ignorare il neoliberismo oggi equivale ad ignorare il nazismo nella Germania degli anni ’30. Se quest’analogia può sembrare eccessiva, dirò sin da subito qual è la tesi di questo testo. Che il neoliberismo è un sistema allo stesso tempo:

• totalitario, perché aspira a controllare e influenzare ogni aspetto della vita degli individui, dal lavoro alla sanità, fino alle questioni più intime;

• genocida, perché trucida interi popoli e classi sociali, facendo ogni anno fra 20 e 50 milioni di morti diretti e indiretti, a causa di guerre, carestie, epidemie, inquinamento e disuguaglianze;

 ecocida, perché depreda le risorse e devasta mari, foreste, suoli e aria, con la conseguenza che sta causando un collasso degli ecosistemi, nonché l’estinzione dell’umanità(6).

Scrivo queste righe nell’ottica dell’educazione popolare della tradizione francese e brasiliana di Jacques Rancière(7) e di Paulo Freire(8). In tal senso, ho cercato di semplificare al massimo il mio linguaggio, di illustrare i termini tecnici, d’indicare la pronuncia delle parole straniere e di citare tutto il materiale cui faccio riferimento. (Alcuni degli articoli, libri e video in nota sono in lingua straniera: il lettore o la lettrice non esiti a copiare e incollare i testi di queste fonti in qualche sistema di traduzione gratuita online, oppure ad attivare l’opzione della traduzione automatica nel proprio browser o, nel caso dei video, i sottotitoli in italiano – ove disponibili).

 

 

1. Definizioni

Liberismo e liberalismo

Per capire cos’è il neoliberismo, bisogna prima di tutto sapere cos’è il liberismo e in cosa si distingue dal liberalismo. In politica si parla di liberalismo per riferirsi all’ampliamento dei diritti civili: divorzio, aborto, matrimonio omosessuale, eutanasia, legalizzazione delle droghe, ecc. La filosofia politica liberale è tradizionalmente qualificata di sinistra.

Il liberismo è invece un sistema di pensiero apparso nel 1700, soprattutto grazie agli scritti del filosofo ed economista inglese Adam Smith, il quale predicava la dottrina della «mano invisibile». Secondo questa teoria, i mercati si autoregolano attraverso la legge della domanda e dell’offerta, grazie all’azione d’individui perfettamente razionali ed egoisti. Per Smith ognuno di noi, al mercato, si comporta in maniera logica ed individualista. La somma degli interessi di ciascuno porta al benessere collettivo e ad un equilibrio globale dei mercati (né troppa offerta, né troppa domanda). In questa visione, lo Stato o qualsiasi altro potere politico centralizzato non deve interferire nel funzionamento del commercio.

 

Neoliberismo e monetarismo

Il prefisso “neo” della dottrina neoliberista non indica soltanto la riemergenza del vecchio liberismo, ma anche un suo rinnovamento teorico. Se il sogno liberista originario voleva la scomparsa dello Stato almeno in ciò che concerne l’economia, per i neoliberisti di oggi lo Stato va mantenuto per favorire l’espansione dei mercati. In quest’ottica, lo Stato serve a 1) regolare i mercati in favore delle multinazionali, delle banche e della speculazione finanziaria; 2) proteggere la proprietà privata: imprese, azioni, brevetti; e 3) mantenere l’ordine pubblico: la polizia, che gode del monopolio della violenza legittima, serve a tenere a bada il popolo con tecniche contro-rivoluzionarie quando la gente protesta per strada. Allo stesso tempo, il neoliberismo sottopone i diversi settori dello Stato – dalla scuola alla sanità, dal welfare alla sicurezza – alle logiche della concorrenza e della gestione manageriale.

Il neoliberismo si avvale di un’altra ideologia economica: il monetarismo. Essa consiste nel dare un ruolo fondamentale alle banche centrali – che possono restringere l’offerta di moneta in circolazione – al fine di regolare gli equilibri monetari internazionali, garantire ai Paesi (del Nord) monete forti e tenere basso il livello d’inflazione (cioè l’aumento dei prezzi rispetto ai salari).

 

Ordoliberalismo e ultra-liberismo

Il neoliberismo si distingue dall’ordoliberalismo, variante tedesca secondo la quale lo Stato deve avere un ruolo maggiore nella regolazione dei mercati, esercitando una politica monetarista forte al fine di limitare l’inflazione e il debito pubblico. Gli ordoliberali tedeschi sono, oggi in Europa, i primi sostenitori dell’austerità – ovvero della restrizione della spesa statale destinata ai servizi pubblici, ai trasporti e all’indennità di disoccupazione. I neoliberisti, come vedremo, agitano il pericolo del debito per far passare le loro riforme come gli ordoliberali, ma in realtà, a differenza di questi, non si curano veramente dell’equilibrio dei conti.

Sia i liberisti che i neo- e ordoliberali non teorizzano la totale scomparsa dello Stato, ma una sua sottomissione ai mercati, mentre ancora gli ultra-liberisti, anche detti anarco-capitalisti, si distinguono dai tre gruppi precedenti per il fatto di sostenere la totale soppressione dello Stato, in favore di una società completamente privatizzata, concorrenziale e individualista.

 

L’economia neoclassica

Gli economisti classici – Adam Smith e David Ricardo – puntavano i loro riflettori teorici sulla produzione delle merci e avevano un approccio macroeconomico (cioè focalizzato sulle nazioni). Attivi tra il 1855 e il 1930, gli economisti neoclassici – Léon Walras, Carl Menger e altri – concentrarono invece i loro sforzi intellettuali sulla formazione dei prezzi con un approccio microeconomico (cioè focalizzato sugli individui). Nella loro ottica, il prezzo di un prodotto non è dato dal lavoro necessario a produrlo (come per i classici), ma dalla sua utilità e rarità. Il postulato fondamentale dell’economia (neo)classica è che i mercati si trovano naturalmente in equilibrio. Il che vuol dire che essi non sono soggetti a fluttuazioni e che gli agenti economici raggiungono sempre lo stato di massima soddisfazione. Come spiegare dunque le crisi economico-finanziarie che si succedono mediamente ogni dieci anni? Con questi autori l’economia diventa un sapere matematizzato, che il neoliberismo usa per ammantarsi di un alone di scienza.

 

Keynesismo e neokeynesismo

John Maynard Keynes (1883-1946) è stato un economista britannico, tra i più influenti del ventesimo secolo. Il keynesismo si fonda sull’opposizione ai (neo)classici su quattro temi:

• se per i (neo)classici l’offerta è l’elemento centrale dell’economia, per Keynes lo è la domanda;

• se i (neo)classici sacralizzano il risparmio, Keynes invece glorifica i consumi, che creano la domanda;

• per Keynes i mercati non raggiungono mai l’equilibrio da soli. Nella sua ottica, l’economia si caratterizza per un’alternanza, non fra inflazione e deflazione (come per i neoclassici e i neoliberisti), ma fra sotto-impiego e sovra-impiego;

• in ragione del terzo punto, per Keynes si assiste periodicamente ad un ciclico aumento della disoccupazione. Quando ciò avviene, neoclassici e neoliberisti pensano che i mercati si occuperanno di mettere le cose a posto, oppure affermano che una certa quantità di disoccupazione è fisiologica. Per Keynes invece, lo Stato deve intervenire per creare posti di lavoro attraverso l’aumento della spesa pubblica (non alzando le tasse, ma stampando moneta).

Se l’economia keynesiana ha caratterizzato i decenni del miracolo economico, è perché era compatibile allo stesso tempo con lo sviluppo del capitalismo e con una visione social-democratica della società. In quest’ottica, le disuguaglianze sono accettabili fintantoché lo Stato si occupa di ridistribuire la ricchezza e di tendere la sua mano provvidenziale ai cittadini nei momenti di difficoltà.

Va detto che, per quanto una riforma keynesiana dell’economia oggi sarebbe rivoluzionaria rispetto alla miseria neoliberista, i problemi ecologici ci impongono di uscire da ogni sistema economico basato esclusivamente sul principio del consumo. Attenzione inoltre ai falsi amici: gli economisti «neokeynesiani» mirano a realizzare una sintesi fra i neoclassici e le idee di Keynes, il che li rende compatibili col neoliberismo.

 

Le tre fasi del capitalismo

Secondo due sociologi francesi, Luc Boltanski ed Ève Chiapello, il capitalismo può essere periodizzato in tre fasi(9). La prima (1700-inizio 1900) vede come protagoniste le piccole aziende a conduzione familiare, fondate sul lavoro a cottimo e organizzate secondo un sistema morale paternalista. La seconda fase (1930-1970) è caratterizzata dall’apparizione delle prime grosse aziende centralizzate, altamente gerarchiche e “fordiste” (dal nome di Henry Ford, inventore di un nuovo modo di produzione industriale, molto più efficiente dei precedenti: i lavoratori sono da lui inquadrati in compiti precisi, molto ripetitivi, e fanno parte di una lunga e complicata, ma rapida, catena di montaggio. Inoltre, ricevono un salario che permette loro di comprare ciò che producono).

Il neoliberismo, che rappresenta la terza fase, comincia ad affermarsi nel mondo occidentale a partire dalla dittatura di Augusto Pinochet in Cile (1973-1990), dai governi del presidente americano Ronald Reagan (mandati: 1981-1989) e della prima ministra inglese Margaret Thatcher (mandati: 1979-1990). Con le dovute differenze storico-geografiche e culturali, il neoliberismo è oggi ben installato nella stragrande maggioranza dei Paesi del pianeta. Molti mettono l’accento sulla finanza, che impone una restrizione della democrazia dall’alto: in parte per limitazioni sul budget degli Stati (vedasi il famoso limite del 3%), in parte perché i mercati posseggono la gran parte del debito pubblico degli Stati (il che gli permette di ricattare i governi non allineati alla dottrina neoliberista). Altri, come la giornalista e attivista canadese Naomi Klein(10), descrivono questa fase del capitalismo con il termine di «corporativismo», in riferimento allo strapotere delle multinazionali.

 

Parentesi del «liberismo incastrato»

La fase storica che va dal 1945 al 1973 viene ricordata come «l’era d’oro del capitalismo», come «i trent’anni gloriosi» o come il «miracolo economico». Nella memoria collettiva, sono trent’anni scanditi da una crescita considerevole (si parla di un incremento medio annuo del PIL del 4,5%) e da una generalizzazione dei consumi. Pochi hanno interesse a ricordare che si tratta anche della fase del «liberismo incastrato», in cui il capitalismo si trovava arginato da una serie di leggi e dispositivi statali, come per esempio:

• la separazione tra banche tradizionali e banche d’investimento (in America tale atto porta il nome di «Glass-Steagall Act»): ciò evitava che le banche si finanziassero sui mercati azionari, cosa che oggi fanno in modo preponderante;

• la tassazione dei redditi più alti: oltre una certa soglia, persino negli USA i miliardari erano tassati al 90%;

• la presenza di aliquote severe per l’imposta di successione;

• l’incremento dei salari, che era superiore all’incremento dell’inflazione;

• l’interdizione dei grandi monopoli ed oligopoli;

• la limitazione della speculazione finanziaria, grazie per esempio all’interdizione dello «stock byback» (riacquisto di titoli azionari da parte delle aziende che hanno interesse a drogare artificialmente i prezzi delle proprie azioni).

Tra la fine della Seconda guerra mondiale e gli anni ’80, molti Stati, soprattutto del Nord, instaurano il cosiddetto welfare State o Stato sociale, provvidenziale o assistenziale. Esso fu inventato dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck nella seconda metà del XIX secolo. Con il termine di «welfare» ci si riferisce a tutte quelle azioni statali pagate con le tasse della collettività al fine di garantire i bisogni di base a tutta la popolazione (sussidi di disoccupazione, sostegni per la disabilità, reddito minimo, cure sanitarie, educazione, cultura, alloggio). I suoi obiettivi sono il rispetto della dignità materiale e sociale degli individui, nonché la riduzione delle disuguaglianze attraverso la redistribuzione delle ricchezze.

Il neoliberismo subentra, a partire dagli anni ’80, per logorare poco a poco tutti i diritti acquisiti dai lavoratori e dai cittadini grazie a secoli di lotte e politiche progressiste, nonché per eliminare ogni controllo sulla finanza e le merci. Da allora disoccupazione, disuguaglianze e disastri ambientali non cessano d’aumentare. Inoltre il primo passo verso la finanziarizzazione dell’economia fu la fine degli accordi di Bretton Woods stabilita da Nixon nel 1971. Tali accordi, firmati nel 1944, fissavano il valore delle monete mondiali sul dollaro, fissato a sua volta sull’oro disponibile nelle casse americane. L’accordo doveva prevenire un’eccessiva fluttuazione delle monete nazionali, legata al fatto che i Paesi hanno interesse a svalutare la propria moneta per fomentare le proprie esportazioni e fare dunque una concorrenza sleale. Dopo il 1971, il dollaro ha potuto diffondersi a livello planetario senza più limiti, assicurando agli Stati Uniti un’influenza inaudita, che oggi si materializza con l’«extra-territorialità» del loro diritto: a partire dal momento in cui nel mondo una transazione avviene in dollari, la giustizia americana ha il diritto d’intervenire. Il neoliberismo è anche e soprattutto l’epoca dell’imperialismo americano.

 

Un solo termine, una sola causa: non è complottismo?

Cominciamo col definire i termini del discorso. Il complottismo è un fenomeno sociale che ha tre caratteristiche distintive:

• spiegare fenomeni complessi con teorie riduzioniste, semplicistiche e monocausali (gli Illuminati, i massoni, i rettiliani, ecc.);

• difendere teorie del complotto con argomenti fallaci (cioè illogici o privi di prove empiriche);

• rifiutare i contro-argomenti e le contro-prove considerandole paranoicamente come manipolazioni dei poteri occulti per distoglierci dalla verità.

L’approccio di questo pamphlet si discosta categoricamente da un approccio semplicistico, fallace e paranoico (sebbene nella Storia esistano dei veri e propri inside job: vedasi la Trattativa Stato-mafia). Risalendo alle mie fonti, il lettore o la lettrice potrà rendersi conto del fatto che il neoliberismo è un oggetto di studio di tutte le scienze sociali e che le teorie neoliberiste sono di dominio pubblico.

Si potrebbe tuttavia domandare: perché scegliere un solo termine, quello di neoliberismo, invece di lasciare spazio alla moltiplicazione dei termini e dei punti di vista per nominare la realtà, che resta complessa e mutevole? Chi scrive fa parte di coloro che pensano che l’ideologia e il programma d’azione neoliberista è fondamentalmente lo stesso dappertutto: dalle democrazie liberali e aperte come la Svezia fino ai regimi dittatoriali come la Cina, passando per le democrazie rappresentative più o meno autoritarie d’America e d’Europa. In tutti questi Paesi, si osservano delle logiche di privatizzazione del pubblico, di concorrenzialità accanita, di defiscalizzazione in favore dei ceti più abbienti, di aumento delle disuguaglianze e di distruzione dell’ambiente. Ciò non significa che non esistano differenze fra i Paesi, le “élite” e le teorie capitaliste.

Differenze fra Paesi. L’università è ancora gratuita in certe nazioni come la Francia; la sanità pubblica funziona meglio in Catalogna che in Sicilia; il sistema ferroviario tedesco è stato ripubblicizzato dopo esser stato privatizzato; la finanza è ovunque sregolata; lo Stato cinese mobilita e smobilita le popolazioni come usava fare lo stalinismo sovietico; mentre in Argentina diverse decine di imprese sono delle cooperative senza capitalisti né differenze salariali. In altre parole, il neoliberismo non regna univoco e sovrano. Esso presenta mille sfaccettature ed eccezioni, dando luogo, ovunque, a sistemi misti: allo stesso tempo neoliberisti, ultraliberisti, social-democratici, statalisti, comunisti e autogestiti.

Differenze fra “élite”. Il mondo è visto dai potenti – capi di Stato, banchieri, finanzieri, imprenditori, imperatori, re, dittatori – come un grande giardino nel quale spartirsi coi propri simili i frutti disponibili. Ai loro occhi, il mondo è il terreno di una lotta fra diverse tribù-“élite”, che tuttavia sanno collaborare all’occorrenza. Bernard Arnault (LVMH) e Marck Zuckerberg (Facebook) hanno più in comune fra loro che con i propri popoli rispettivi (per esempio nel mantenimento di paradisi fiscali come le Isole Barbados o il Lussemburgo, che danneggiano tanto gli americani quanto i francesi e gli europei). Le “élite” arabo-saudite, gli oligarchi russi e le otto famiglie che controllano la Cina(11) hanno relativamente poco da spartire fra loro e con similari compagini occidentali. Ma tutte queste tribù sono unite nel progetto di de-regolamentare la finanza, che opera a livello planetario a discapito delle popolazioni, e in quello di mercificare tutto ciò che è possibile privatizzare. Insomma, non si è complottisti, ma semplicemente sociologi, quando si parla di un gruppo di esseri umani che cooperano in virtù delle loro somiglianze oggettivabili in questioni quali il reddito, i modi di vita, i titoli di studio, le frequentazioni, i gusti estetici, eccetera(12). Il vecchio concetto di «classe», ideato da Marx, si è evoluto parecchio dal 1800 ad oggi ed è diventato uno strumento scientifico assodato in sociologia. Al lettore che dubitasse della sua pertinenza chiedo se nel suo quotidiano condivide di più con un miliardario o con il suo vicino di casa… Le “élite” néoliberiste hanno anche luoghi d’incontro per discutere dei loro interessi comuni: si pensi al Forum di Davos. Dopotutto, il primo a dare una lettura marxista della realtà sociale è Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi al mondo: «C’è la lotta di classe, è vero. Ma è la mia classe, quella dei ricchi, che la combatte, e noi la stiamo vincendo»(13). Tra parentesi, i ricchi vincono solo perché sono riusciti ad intascare il sostegno di un’altra classe: quella dei quadri, composta da manager, alti funzionari e certi membri dell’intellighenzia (ossia giornalisti, ricercatori, intellettuali e scrittori)(14).

Differenze fra teorie. Nel suo ultimo libro, il filosofo francese Grégoire Chamayou(15) ripercorre i dibattiti che i capitalisti ebbero fra gli anni ’50 e ’70 di fronte alla crescente minaccia dei movimenti sociali che culminarono nel Maggio del ’68(16). L’autore mostra come i capitalisti, in quei decenni, abbiano avuto una sincera paura di scomparire; uno di loro scrive addirittura che: «Il sistema capitalista americano vive le ore più buie della sua storia. […] non resta che mettere l’impresa nella lista delle specie in via d’estinzione»(17). In quegli anni d’oro di progresso sociale, le vittorie dei sindacati, degli ecologisti, delle donne e delle minoranze etniche in Occidente furono innumerevoli. Non soltanto c’erano crescita e piena occupazione, ma anche una cultura politica diffusa: più la situazione migliorava, più le persone pretendevano di guadagnare terreno contro ogni forma di autorità e sfruttamento. In quel trentennio, gli imprenditori, gli economisti, i manager, gli psicologi e i giornalisti assoldati al capitale dibatterono e si sforzarono di teorizzare nuovi metodi per arginare la protesta e gli scioperi. Dando la parola ai capitalisti stessi, Chamayou mostra come l’epoca che chiamiamo «neoliberista» sia in realtà un conglomerato composito di teorie allo stesso tempo liberiste, neoliberiste, ultraliberiste, neoconservatrici, neoclassiche, manageriali, e che non esiste una coordinazione centrale né un’unità dottrinale fra di esse. L’obiettivo resta però lo stesso: difendere gli interessi delle “élite”.

Unità comunque. Fatte tali precisazioni, la tesi di questo pamphlet è che esiste un avversario multiforme e plurale, il quale agisce con un’unica logica antisociale, dominatrice e predatrice. Il neoliberismo designa un’epoca storica in cui delle “élite” composite hanno fatto appello ad un insieme di teorie eterogenee per giustificare delle politiche economiche che hanno ovunque gli stessi effetti devastanti.

 

 

2. Attori

Multinazionali e banche

I protagonisti principali della terza epoca del capitalismo sono le “élite” economiche. Se le si vuole identificare, bisogna cominciare col cercare la lista delle famiglie e degli individui più ricchi al mondo. Si possono spulciare per esempio i consigli di amministrazione delle più grandi imprese, ma anche la lista dei principali speculatori sulle piazze finanziarie del mondo intero.

Sia in tempi di crescita che di crisi, queste persone si arricchiscono senza sosta. Nel 2016, le 62 persone più ricche del pianeta possedevano la metà della ricchezza mondiale(18). Nel 2017, erano diventate 8(19). Vien da chiedersi perché tale oscenità non si trovi quotidianamente sulle prime pagine di tutti i (tele)giornali. Un elemento di risposta risiede nel fatto che i media appartengono o sono controllati nella stragrande maggioranza da queste stesse “élite”.

Che differenza fa possedere 100 milioni di dollari o 100 miliardi? Nella vita quotidiana, niente. Da un punto di vista simbolico e politico, tutto. Bill Gates – il cui patrimonio supera i 100 miliardi di dollari – viene ad esempio ricevuto dai capi di Stato come fosse un loro pari. Quale privato cittadino può godere dello stesso privilegio?

 

Il ruolo dei politici

Gli attori più visibili del neoliberismo sono però gli uomini e le donne della politica: governatori, ministri, parlamentari, amministratori e alti funzionari. Due cose vanno dette su di loro. La prima è che la classe dirigente non è altro che l’esecutrice delle teorie neoliberiste. Additare come principali colpevoli dello sfacelo che ci circonda solo gli uomini e le donne delle istituzioni sarebbe un errore.

La seconda cosa da dire è che la differenza fra Destra e Sinistra si è praticamente dileguata dall’inizio degli anni ’80. La Destra – sia quella moderata che quella estrema – è sempre stata liberista, mentre la Sinistra ha gradualmente adottato il paradigma neoliberista, tradendo la tradizione sociale ed operaia. Da François Mitterrand a Tony Blair, passando per Prodi e D’Alema, la Sinistra ha smesso di essere portatrice di ideali socialisti o anche solo keynesiani(20). È per questo che da trent’anni a questa parte, la linea di separazione fra Destra e Sinistra si gioca sempre più sul piano dei diritti civili e su quello dell’immigrazione: perché Renzi come Berlusconi e Salvini sono d’accordo sul fatto di detassare gli ultraricchi, precarizzare il lavoro, privatizzare i beni pubblici e saccheggiare l’ambiente. Peraltro, il fatto che i parititi di Sinistra si siano allineati al paradigma neoliberista spiega in parte perché, da qualche anno, gli elettori si rivolgono sempre più verso nuovi partiti “anti-sistema”.

 

I teorici del neoliberismo

Da un punto di vista teorico, il neoliberismo nasce molto prima di Pinochet, Reagan e Thatcher – e di tutti i loro epigoni che, passando da Clinton, Blair e Chirac, arrivano fino a Trump, Johnson e Macron. Le teorie che sono oggi implementate nelle politiche pubbliche di quasi tutti i Paesi del mondo sono infatti state confezionate nella prima metà del ‘900, principalmente dagli economisti della «Scuola austriaca» come Friedrich von Hayek e Ludwig von Mises, e da quelli della «Scuola di Chicago», come Milton Friedman e Ronald Coase. Cito questi nomi per permettere al lettore o alla lettrice di approfondire, se vuole, alla fonte stessa di tale ideologia mortifera. Li cito anche per memoria storica: questi nomi portano sulle spalle la sofferenza e la morte di milioni di persone. Invece d’incensarli dedicandogli auditori, sale universitarie e strade, bisognerebbe accostarli ad altre figure storiche, ben più buie.

Il termine «neoliberismo», oggi impiegato soprattutto in segno critico da ricercatori ed attivisti, è stato in origine forgiato da Walter Lippmann nel 1938 durante un congresso tenutosi a Parigi. Il giornalista americano lo aveva impiegato per elogiare il rinnovamento teorico delle teorie iniziate da Smith e Ricardo.

 

Il ruolo dei think tank

Oggi i luoghi più importanti in cui il neoliberismo viene teorizzato ed iscritto in articoli, libri e rapporti, sono meno le università che i think tank («serbatoi di pensiero»)(21). Si tratta di organizzazioni, associazioni o istituti che riuniscono ricercatori, politici, giornalisti, imprenditori ed intellettuali, al fine di riflettere sulle tematiche politiche e sociali le più diverse. I think tank si pongono l’obiettivo esplicito di fare pressione sulla politica, sull’impresa e sulla società, con lo scopo di cambiare i comportamenti degli individui e la legislazione vigente. Non tutti i «pensatoi» sono neoliberisti. Ma i think tank più influenti nella Storia recente sono senza dubbio quelli che hanno arricchito e diffuso le teorie di Hayek e Friedman nell’ambito politico e mediatico. Per fare un esempio della loro efficacia, l’Institut Montaigne in Francia si vanta del fatto che il 50% delle sue preconizzazioni diventano testi di legge nei tre anni che seguono la loro formulazione.

Tra gli anni ’40 e ’60, vengono fondati l’American Enterprise Institute, la Rand Corporation, la Società del Monte Pellegrino, l’Institute of Economic Affairs e l’Hudson Institute – questi, come gli altri think tank neoliberisti, sono finanziati da multinazionali, fondazioni private e milionari, che possono scaricare i loro doni dalle imposte. È in questi pensatoi – venduti come organismi d’interesse pubblico – che viene prefigurata la lotta alla social-democrazia e al keynesismo dominante negli anni ‘70. Questi istituti rimangono sconosciuti alla maggior parte della popolazione, eppure viviamo in un mondo che è stato disegnato a tavolino dai membri che li compongono. Reagan e Thatcher saranno consigliati dall’Heritage Foundation, dal Cato Institute e dall’Adam Smith Institute. Obama lo sarà dal Center For American Progress, mentre Renzi dalla Fondazione Open. Oggi il think tank più influente in Europa e nel mondo in materia di economia e politica neoliberista è l’OSCE, ovvero l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa: 57 membri lo compongono, fra cui tutti i Paesi europei (compresi Russia e Turchia), tutti quelli del Nord America, nonché l’Australia e alcuni Paesi dell’Africa del Nord.

 

Il ruolo delle lobby

Il termine inglese «lobby» indica quelli che in italiano si chiamano «gruppi di pressione» o «portatori d’interesse». Si tratta di gruppi organizzati di persone che cercano d’influenzare dall’esterno le istituzioni al fine di favorire interessi di parte. Il loro lavoro è complementare a quello dei think tank.

Anche qui, non tutte le lobby sono nocive all’interesse collettivo: le organizzazioni non-governative ambientaliste o le corporazioni dei mestieri, per fare solo due esempi, possono anch’esse costituirsi in gruppi d’interesse per far valere le loro rivendicazioni presso parlamenti e governi. Il problema è che le lobby più potenti sono afferenti alle multinazionali e alle banche. Perché sono dannose?

In primo luogo, perché le lobby del grande capitale sono numerosissime: si stima che ben 15.000 lobbisti ronzino attorno alla Commissione e al Parlamento europeo a Bruxelles e a Strasburgo(22): solo meno del due per cento lavorano per ONG e sindacati(23).

In secondo luogo, perché le lobby sono molto efficaci. Esse riescono ad esercitare la loro influenza presso i politici grazie a diverse strategie: finanziando viaggi, università e fondazioni; offrendo regali, cene e soggiorni in resort di lusso; oppure minacciando di sostenere partiti politici avversari.

In terzo luogo, perché politici e lobbisti si amalgamano sia da un punto di vista sociologico che professionale. Do un solo dato: il 30% dei parlamentari europei e il 50% dei commissari europei, alla fine del loro mandato, diventano lobbisti. E molti di loro erano lobbisti, banchieri o consiglieri finanziari e industriali prima di entrare in politica. Per designare tale fenomeno si parla di «porte girevoli».

In quarto ed ultimo luogo, perché le lobby più potenti sono dotate di avvocati e giuristi che scrivono le leggi al posto dei politici, ai quali non resta che votarle in Parlamento.

 

Il ruolo delle istituzioni internazionali

Vi sono tre istituzioni internazionali preposte ad espandere e mantenere la globalizzazione neoliberista nel mondo intero. Mi riferisco al Fondo Monetario Internazionale (FMI), alla Banca Mondiale (BM) e all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). I primi due organismi sono stati fondati nel 1945 dopo gli accordi di Bretton Woods, mentre il terzo fu fondato nel 1995 per rimpiazzare l’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (o GATT), fondato nel 1947.

Il FMI, che Keynes immaginava come un fondo per la cooperazione fra Paesi in tempi di crisi, divenne di fatto una banca per mantenere le nazioni povere sotto il giogo del debito. Basato a Washington e composto di 188 Paesi – fra i quali i Paesi europei e gli USA hanno il potere di veto –, esso si definisce come un organo di regolazione del sistema monetario internazionale con l’obiettivo ufficiale di aiutare i Paesi in crisi finanziaria. Un Paese in crisi è un Paese che importa più di quanto esporta, che ha finito le riserve di dollari o di euro, e che non riesce a farsi prestare fondi da nessun attore privato internazionale. Ma i prestiti ai Paesi in difficoltà si effettuano solo a certe condizioni, ovvero se essi sono disposti a:

• riconfigurare le priorità economiche secondo i consigli degli esperti del FMI;

• ridurre le spese dello Stato attraverso la privatizzazione delle imprese e dei servizi pubblici, nonché attraverso la decurtazione degli stipendi dei funzionari;

•aumentare le imposte alla classe media e alla classe popolare;

• aprire le frontiere del Paese al commercio internazionale.

La BM possiede più o meno gli stessi obiettivi e la stessa logica del FMI. La differenza principale è che la presidenza di quest’ultimo è di nomina europea, mentre quella della BM è di nomina americana. Timorosi che il «Terzo mondo» diventasse socialista, i Paesi del Nord crearono queste istituzioni per gestire le politiche pubbliche di quelli del Sud(24). I dirigenti delle istituzioni in questione dicono ufficialmente di voler aiutare i Paesi in via di sviluppo a uscire dalla spirale del debito, ma le loro azioni ottengono l’effetto contrario.

In un testo sul Mali, il giurista Ousmane Oumarou Sidibé racconta come, dopo aver preteso il licenziamento di un gran numero d’insegnanti, i finanziatori internazionali abbiano in seguito subordinato il loro aiuto al miglioramento dei tassi di scolarità del Paese. Sicché il Mali (come altri Paesi africani) si è visto costretto ad assumere in fretta e furia una massa d’insegnanti a tempo determinato, sotto-qualificati e sotto-pagati, e ad aumentare i costi scolastici, con il risultato di abbassare la qualità pedagogica e d’impedire l’accesso ai più poveri(25). Prima ti faccio un prestito a condizione che sfasci i tuoi servizi pubblici; poi condiziono il mio nuovo prestito alla qualità di quegli stessi servizi che un attimo fa ti ho intimato di sfasciare. In Niger, secondo le stesse logiche perverse, i trasporti pubblici sono stati privatizzati, con la conseguenza che adesso, a causa delle logiche imprenditoriali che li reggono, i mezzi non circolano sempre dappertutto: inutile dire che carestie e morte devastano il Paese.

Quando intervengono, FMI e BM impongono ai Paesi del Sud anche il tipo di coltivazioni che gli agricoltori devono prediligere: in genere gli si impone di produrre merci non commestibili o non essenziali, che servono all’esportazione verso il Nord. L’argomento degli aguzzini neoliberisti è che con i ricavi delle esportazioni, i Paesi del Sud – che in realtà potrebbero essere autonomi da tutti i punti di vista – potranno poi comprare i beni di prima necessità dai Paesi ricchi. In parole povere, è come se andaste in banca a chiedere un prestito e questa ve l’accordasse a condizione di entrare nella vostra vita privata, dicendovi dove e come procurarvi i soldi, nutrirvi, vestirvi, divertirvi, curarvi, eccetera. Ma invece di mettervi in grado di ripagare il debito, è come se vi rendesse schiavi dei suoi mutui per poter sopravvivere.

L’OMC, infine, non è un’istituzione meno sadica delle precedenti. Si tratta di un’organizzazione internazionale basata a Ginevra che ha come scopo di supervisionare gli accordi commerciali tra gli stati membri. Questi ammontano a 164, a cui se ne aggiungono 22 come osservatori. Tale entità sopra-nazionale controlla il 95% del commercio mondiale e ha come obiettivo esplicito l’abolizione o la riduzione delle barriere tariffarie – ovverosia quello di realizzare e perpetuare uno dei capisaldi del regime neoliberista: il libero scambio. L’OMC prevede misure ritorsive contro i Paesi che non rispettano le decisioni comuni o che prendono unilateralmente decisioni lesive per certi Paesi sfavoriti. Il problema è che i Paesi del Nord hanno una potenza di fuoco economica e giuridica che gli permette di ignorare allegramente eventuali misure ritorsive provenienti dai Paesi del Sud. Non solo, ma l’OMC è un’organizzazione indifferente alle violazioni dei diritti umani universali: Paesi come la Cina o come l’Arabia Saudita possono perfettamente godere dei vantaggi della partecipazione a quest’entità intergovernativa, sebbene siano dittature che sfruttano i lavoratori e che posseggono una giustizia spietata ed arbitraria.

 

Il ruolo delle agenzie di rating

Fitch Ratings, Standard & Poor’s, Moody’s Investor Service… questi nomi esotici vi dicono niente? Li avete probabilmente sentiti nominare quando si parla di spread (26) o di crisi del 2008. Si tratta di aziende che si occupano di assegnare delle valutazioni sulla solvibilità di imprese e Stati che emettono titoli sul mercato finanziario. La loro scala di valori è in genere espressa attraverso delle lettere (per esempio AAA, BB, D, ecc.). Questi simboli indicano la capacità di un ente statale o imprenditoriale a ripagare i suoi debiti. L’obiettivo ufficiale delle agenzie di rating è d’aumentare l’efficienza dei mercati finanziari. Gli investitori e gli speculatori si affidano a questi barometri per decidere quali titoli comprare, quando e in che misura. Ma c’è un piccolo problema: le agenzie non sono esenti da conflitti d’interessi con gli attori del mercato, dato che sono possedute dai grandi gruppi bancari.

Facciamo un esempio. Una settimana prima del fallimento del famoso istituto di credito Lehman Brothers – che scatenò la crisi del 2008 –, le agenzie di rating assegnavano valutazioni molto positive alle obbligazioni garantite dai mutui «subprime» (quelli che fecero scoppiare la bolla). Ma che senso ha nascondere l’insolvibilità di un attore finanziario, allorché questo è sul punto di fallire in ogni caso? Sarebbe ingenuo pensare che non cambia niente. Perché quelli che sanno che una banca, un istituto o uno Stato stanno per fallire, hanno il tempo di vendere le proprie azioni, di mettersi al sicuro e persino di speculare. Mentre tutti quelli che non hanno l’informazione prima che diventi pubblica sono le vittime che perderanno i propri risparmi e i propri investimenti. Capite bene che in un mondo – quello della finanza – in cui l’informazione in tempo reale e in flusso continuo è tutto, chi arriva ultimo rischia di perderci parecchio. Ora, finché tocca a qualche miliardario, tanto peggio per lui; purtroppo però la maggior parte delle crisi vengono pagate da piccoli investitori, tipo lavoratori o anziani in pensione che sperano d’integrare i loro redditi insufficienti con dei fondi speculativi. Nella maggior parte dei casi, queste persone vengono male informate o chiaramente manipolate dai loro consiglieri finanziari.

E non è tutto. Le agenzie di rating sono detestabili per qualcosa di ancor più grave, che riguarda la valutazione della tenuta degli Stati. Innumerevoli sono i casi in cui questi organismi abusivi si sono ritrovati a dare valutazioni più o meno positive a seconda delle politiche portate avanti dai governi. In altre parole, le agenzie di rating – entità private “puramente” economiche – fanno in realtà politica attraverso il ricatto. Se un governo privatizza un servizio pubblico o precarizza i dipendenti stravolgendo il diritto del lavoro, le agenzie fanno fioccare buoni voti. Se invece un governo rinazionalizza un bene pubblico o se alza le tasse ai più ricchi, le agenzie fanno fioccare voti negativi. È lecito domandare a questo punto: che importa? Perché i governi non smettono semplicemente di dare conto a questi enti illegittimi? Il problema è che l’opinione (non richiesta) di queste agenzie conta molto per gli speculatori: se Fitch declassa l’Italia da BBB+ a BBB, lo spread aumenta e per ciò stesso si accrescono gli interessi sul debito che l’Italia deve pagare agli investitori(27). Ecco perché i politici si ritrovano, anche nolenti, a dover dare conto a queste agenzie – più che ignorarle, andrebbero semplicemente soppresse, non prima però di aver ripudiato la gran parte del debito pubblico alla luce della sua illegittimità, come ha fatto l’Ecuador del presidente Correa nel 2008(28).

 

Il ruolo delle università e del premio Nobel per l’economia

Negli anni ’60 e ’70, la maggior parte degli intellettuali erano di sinistra e sostenevano i movimenti sociali, mentre la maggior parte degli economisti erano keynesiani. Hayek lo sapeva bene: senza la conquista dell’intellighenzia, le controriforme capitaliste non avevano alcuna chance di essere realizzate: «Il fine, diceva, è di assicurare il nostro sostegno alle migliori menti per formulare un programma che abbia un’opportunità d’essere accettato in maniera generale». Poco a poco, attraverso il finanziamento privato a università, think tank e media, i capitalisti riuscirono ad ottenere l’adesione ideologica delle “élite” intellettuali al neoliberismo.

Ma non bastava, serviva di più. Per esempio un premio autorevole e incontestabile. Il Nobel faceva al caso dei neoliberisti. Si tratta di un’onorificenza di valore mondiale attribuita ogni anno a persone viventi che si sono distinte nei diversi campi dello scibile, apportando benefici all’umanità. Il famoso premio istituito dall’inventore della dinamite era originariamente dedicato alla fisica, alla chimica, alla medicina, alla letteratura e alla pace. Nel 1968 la Banca di Svezia aggiunse alla lista il premio per l’economia, che dunque non è un premio Nobel ma un «premio della Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel». In un recente libro, due storici hanno illustrato la maniera in cui tale ricompensa sia servita da cauzione intellettuale per le teorie neoliberiste(29). L’80% dei premiati sono infatti americani e quasi il 40% del totale vengono dall’Università di Chicago (la stessa di Friedman). Capite bene come dare la massima onorificenza a questi ideologi abbia potuto giustificare, con un abusivo alone di scientificità, tutte le peggiori nefandezze degli ultimi quarant’anni.

 

Il ruolo dei media

L’egemonia culturale dei neoliberisti non sarebbe stata raggiunta senza il controllo dei media di massa. I quotidiani cartacei sono apparsi nel 1600 in Germania e in Francia per collezionare gli eventi riguardanti le grandi casate aristocratiche e raccontare le guerre in corso. Alla fine del 1700, i giornali hanno invece giocato, in occasione delle Rivoluzioni, un ruolo fondamentale nella diffusione delle idee anti-monarchiche. Per questa ragione, ben presto sono stati visti come il «quarto potere», preposto a controllare gli altri tre: legislativo, esecutivo e giudiziario. Oggi la carta stampata, le televisioni e le radio sono diventati i migliori alleati dei neoliberisti, che li utilizzano non solo per influenzare le opinioni politiche degli elettori prima delle elezioni e durante i mandati politici dei loro scagnozzi, ma anche per forgiare le menti dei cittadini in modo duraturo.

Tutti i principali giornali italiani sono posseduti o controllati da famiglie che hanno imperi in diversi settori d’attività (banche, immobili, risorse, ecc.): La Repubblica e La Stampa appartengono agli Agnelli, Il Giornale a Berlusconi, Libero ad Angelucci, Il Sole 24 ore a Confindustria, Il Messaggero a Caltagirone, l’Agenzia Giornalistica Italiana all’ENI, eccetera30. Quanto alle televisioni, si sa che la RAI è lottizzata dai partiti politici, mentre Mediaset appartiene a Berlusconi. Solo La7 e il Corriere della Sera appartengono ad un editore «puro», l’imprenditore multimilionario Cairo. In Francia, dove vivo, nove miliardari, fra cui Arnault, Bolloré, Lagardère e Niel, posseggono il 90% dei quotidiani, delle radio, delle TV, dei settimanali e dei siti d’informazione del Paese31. Idem negli USA, dove quindici miliardari posseggono tutti i media principali32.

Perché le “élite” economiche acquistano i mezzi di comunicazione? La risposta ingenua sarebbe: perché si tratta di un’impresa commerciale come le altre. Ma perché molti di loro hanno bisogno di fondi pubblici per finanziare i loro giornali? Domanda ancor più impertinente: perché investire in imprese che si ritrovano spesso in rosso? Bisogna sapere che i media sono l’unica attività nella quale i miliardari citati prima accettano di perdere soldi. Risposta ingenua: perché possedere un giornale è una questione di prestigio. O peggio: per responsabilità, mecenatismo o filantropia nei confronti di un’attività nobile come l’informazione. In realtà, dopo che un media viene acquistato da un miliardario, i giornalisti si vedono sistematicamente ridurre i fondi e gli strumenti necessari a condurre le inchieste. Il vero obiettivo delle “élite” è quello di sabotare gli organi d’informazione che acquistano e di usarli per fare propaganda. Dal loro punto di vista si tratta di un intelligente investimento. Possedere quotidiani, canali televisivi, radio e riviste permette loro almeno tre cose:

• salvaguardare i propri clienti inserzionisti. Gli scaffali delle librerie e i meandri di internet sono stracolmi di esempi di censura e di auto-censura giornalistica: se Atlantia o BMW finanziassero parte del vostro giornale attraverso i loro inserti pubblicitari, anche voi ci pensereste due volte prima di dare una notizia su uno scandalo che li riguardi33. Tra l’altro, la pubblicità bombarda gli occhi, le orecchie e il subconscio delle popolazioni ad ogni pausa radiotelevisiva o ad ogni stazione di autobus. Il suo obiettivo: accendere in noi desideri che non avremmo avuto senza di essa. Numerose pubblicazioni analizzano, con diverse prospettive, la capacità dei fautori della «società dei consumi» di creare nuovi bisogni dal nulla. Citerò solo La società dei consumi di Jean Baudrillard (Il Mulino, 2010), No Logo di Naomi Klein (BUR, 2010), Come si esce dalla società dei consumi di Serge Latouche (Bollati Boranghieri, 2011) e Neuromarketing di Martin Lindstrom (Apogeo Education, 2013);

• pilotare i politici attraverso i sondaggi. Gli istituti che li eseguono sono aziende private che svolgono le loro attività di ricerca su commessa di imprese, media o esponenti politici34. Negli ultimi anni, i grandi gruppi industriali si sono messi ad acquistare non solo i media, ma anche gli istituti di sondaggio(35). Il fine? Controllare l’opinione pubblica attraverso la sua misurazione. In questo caso l’operazione di manipolazione è raffinata: consiste nel dare l’impressione di seguire un metodo scientifico di osservazione per, in verità, creare una certa realtà sociale. L’uso sapiente delle cosiddette «profezie auto-realizzatrici» può infatti incoraggiare o rassegnare gli elettori a votare per un certo partito politico piuttosto che un altro, sovente in nome del «voto utile»(36);

 colonizzare il nostro immaginario.

 

La colonizzazione del nostro immaginario

Gli esperti di marketing e comunicazione assoldati dalle “élite” per diffondere l’ideologia neoliberista conoscono bene le scienze sociali e le usano contro di noi. Il loro obiettivo non è soltanto farci consumare di più o farci votare per il candidato che fa più comodo alle multinazionali. I media sono da decenni utilizzati per diffondere la morale capitalista. Sei elementi del loro discorso mi paiono fondamentali:

• valorizzare l’individualismo. L’egoismo e il narcisismo sono oggi incoraggiati dalla pubblicità, dai film, dai discorsi televisivi e dai social network. Certo l’individuo è e dovrebbe essere sacro, come attesta la Carta dei diritti umani. Ma non a discapito della collettività;

• valorizzare la competizione. I popoli di tutto il mondo sono stati convinti che il loro Paese debba essere «competitivo», per non soccombere alla «concorrenza internazionale»: perfino i cinesi sostengono che «la società è una giungla»(37). La legge del più forte viene vista come una fatalità o come un principio positivo, meritocratico, perché capace di selezionare i migliori e di relegare i peggiori nel dimenticatoio. Il desiderio che viene instillato nei più è di divenire imprenditori, di aprire una «start-up», di essere innovativi e spietati;

• valorizzare l’adattamento. Se la società umana è una giungla, allora come animali siamo costretti ad adattarci alle nicchie economiche, cercando d’innovare se siamo aspiranti imprenditori o imparando ad essere «flessibili» se siamo semplici vittime di un licenziamento;

• instillare il desiderio di ricchezza. Per rendere accettabili le disuguaglianze, bisogna rendere desiderabile la posizione di chi sta in alto. In Italia Berlusconi c’è riuscito con la TV, convincendo una larga parte della popolazione che non è necessario studiare per avere successo(38). In Francia Macron ha affermato testualmente: «C’è bisogno di giovani francesi che abbiano voglia di diventare miliardari»(39). Ovunque si celebrano i grandi imprenditori per i posti di lavoro che creano con le loro attività; si dimentica di dire che il loro capitale è frutto soprattutto di evasione fiscale, dumping e sovvenzioni statali. Il neoliberismo è, per questo, un pensiero di destra – sin dalla sua nascita in occasione della Costituente francese del 1789, la Destra è sempre stata per la difesa dello status quo, fatto di disuguaglianze che vengono naturalizzate, ovvero considerate inevitabili perché genetiche o di origine divina. La Sinistra, nata con i filosofi illuministi e rinnovata con i sociologi novecenteschi, afferma invece che le disuguaglianze hanno origini storiche, sociali e culturali. E che quindi come tali possono essere combattute e modificate;

• valorizzazione dell’innovazione. Viviamo in un’epoca in cui l’obsolescenza programmata dei prodotti di consumo non produce un boycott disgustato e permanente da parte dei consumatori. Com’è possibile? Una parte della spiegazione viene dal valore che i politici, i media e gli imprenditori attribuiscono all’innovazione a tutti i costi. Nei discorsi dominanti, si dimentica di dire che cambiare non è un bene in sé, che spesso le innovazioni più importanti sono quelle sociali e non quelle tecnologiche (welfare, movimenti sociali), che talora le migliori soluzioni sono quelle del passato (si pensi al latte alla spina) e infine che spesso gli innovatori più importanti non sono là dove si crede (pochi conoscono le invenzioni «low tech» dei popoli africani o asiatici, mentre tutti si focalizzano sulla Silicon Valley);

• convincere che non c’è alternativa. La morale capitalista viene fatta passare come la più realistica, la più intelligente, come l’unica possibile. Famosa è la frase di Margaret Thatcher: «There is no alternative» (non c’è nessuna alternativa)(40).

Il crimine del nazismo ci aveva imposto di non mescolare più biologia e politica, eppure oggi il discorso dominante naturalizza costantemente i rapporti sociali. Il darwinismo dei neoliberisti spiega l’evoluzione secondo il solo prisma della competizione. In realtà, sia Darwin che le ricerche biologiche successive, hanno mostrato che la competizione è solo una delle regole di funzionamento degli ecosistemi. La cooperazione – che prende diverse forme, dalla simbiosi dei licheni al commensalismo degli acari – è altrettanto, se non più diffusa della competizione(41).

Il miglior modo per decolonizzare il nostro immaginario dall’immondizia concorrenziale consiste nel mettere in luce la cooperazione vigente in natura e nel mostrare le alternative esistenti presso gli umani. Se portassimo fino alle estreme conseguenze la legge del più forte, dovremmo lasciar perire i portatori di handicap. Per fortuna non solo non lo si fa, ma certi Paesi eccellono nell’urbanistica adatta ad includere i diversamente abili nelle attività di tutti i giorni. Inoltre, i popoli indigeni d’Amazzonia o d’Australia disconoscono la competizione e le disuguaglianze, poiché organizzati in società più cooperative, solidali ed egualitarie delle nostre. Perché non ispirarvisi?

 

 

3. Logiche operative

Il principio della concorrenza (sleale)

La «concorrenza libera e perfetta» di cui si riempiono la bocca i capitalisti presuppone che gli agenti economici siano messi sullo stesso piano, come dei corridori che partono dallo stesso punto. Ma con la valanga di riforme neo- e ultraliberiste che, dagli anni ’80 ad oggi, hanno smantellato le regolazioni nazionali e internazionali delle banche, dei mercati finanziari e del commercio istituite nei decenni precedenti, gli oligopoli e i quasi-monopoli sono riapparsi. Un monopolio è una forma di mercato in cui si assiste all’accentramento dell’offerta di un prodotto o di un servizio nelle mani di un unico venditore. Dal punto di vista del consumatore, se non si ha alternativa, si deve prendere ciò che c’è al prezzo che ha. L’oligopolio è la stessa cosa, ma chi accentra l’offerta di fronte a una domanda importante non è un unico attore, bensì un numero ristretto di concorrenti che spesso hanno interesse ad agire in maniera coordinata. Tale coordinazione porta il nome di «cartello» e consiste nel trovare espedienti commerciali, strategici e giuridici per impedire a nuovi attori d’introdursi nel mercato. Esiste un diritto «anti-trust» volto a limitare le pratiche anticoncorrenziali, ma di tutta evidenza non bastano per impedire ad Amazon o a Bayer-Monsanto (per nominarne due a caso) di dominare i loro rispettivi mercati librario e agroalimentare.

 

L’obiettivo unico della crescita

Un grande alleato del neoliberismo è il Prodotto Interno Lordo, un’unità di misura che calcola il volume degli scambi monetari dentro i confini nazionali. I capitalisti credono fermamente nella possibilità, anzi nella necessità di crescere indefinitamente, e per misurare la crescita usano il PIL. Il suo incremento è visto dagli economisti come «la» soluzione contro le crisi economiche e come lo strumento migliore per assicurare il progresso, il potere e il prestigio dei Paesi(42). Nel discorso mainstream, il PIL è anche sinonimo di benessere – sebbene davanti al Congresso degli USA l’inventore di tale indicatore, Simon Kuznets, si fosse espresso, già nel 1934, contro tale interpretazione del suo strumento(43). Infatti se un ponte cade e devo ricostruirlo, il PIL aumenta. Se ci si reca da un medico pubblico, la prestazione è considerata come una spesa, non come ricchezza o investimento. Ma se la sanità viene privatizzata, ogni prestazione (il cui prezzo lieviterà inevitabilmente) entrerà nel PIL. I governi vi annunceranno allora con gaudio che la crescita è aumentata! Ma… noi cittadini saremo in realtà più ricchi o più poveri?

 

Produttivismo e consumismo

Corollario della crescita è il produttivismo, dottrina secondo cui la produzione è un obiettivo primario. In suo nome si depreda la natura, si subappalta per ridurre i costi, si assoldano dei crumiri, si ritorna al cottimo, si corrompono i sindacati(44) e si mettono al lavoro uomini, donne e bambini in stato di semi-schiavitù: sottopagati, sfruttati, tenuti lontani dalle loro famiglie per mesi, o persino drogati per mantenere ritmi di lavoro inumani(45). L’ideologia produttivista è stata associata al progresso e ha nutrito sia il capitalismo che il comunismo sovietico. Oggi per giustificare una produzione sempre crescente la pubblicità mira ad accrescere i consumi, ragion per cui il consumismo è l’altra faccia della medaglia produttivista. Si spendono ogni anno più di 600 miliardi di dollari in pubblicità, cioè più del doppio di quello che servirebbe secondo la FAO ad eliminare la fame nel mondo entro il 2030(46).

 

Estrattivismo

Con questo termine ci si riferisce allo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. Gli economisti sanno bene che petrolio, gas, metalli, legna, ecc. non sono illimitati. Ma il punto è che nelle loro equazioni neoclassiche queste voci sono rappresentate dal segno ∞ (infinito). I liberisti sono infatti convinti che i mercati e la tecnologia troveranno sempre un modo per ovviare alla finitudine di tali risorse: scoprendone di nuove o efficientando le tecnologie e i modi di produzione esistenti. Risultato: il capitalismo consuma più risorse di quelle che il pianeta è capace di rinnovare annualmente. Si parla di Earth Overshoot Day (giorno del superamento dei limiti della Terra) o d’«impronta ecologica»: nel 1971 il giorno cadeva il 21 dicembre, nel 2000 il 23 settembre, nel 2019 il 29 luglio(47).

 

Un sistema guerrafondaio

Gli estimatori della mondializzazione incensano il libero mercato per la sua capacità di ridurre le guerre. Omettono però di dire che attualmente sono 36 i conflitti armati in corso nel mondo(48). Tutti sono legati in qualche modo allo sfruttamento e all’accaparramento delle risorse e/o al business occidentale delle armi. Ogni anno si spendono più di 1.700 miliardi di dollari in armamenti(49). Ovvero sei volte e mezzo la cifra che serve per eliminare la fame nel mondo.

 

La finanziarizzazione di tutto

Tra il 1970 e il 2016, il volume delle transazioni finanziarie si è moltiplicato per 500 per raggiungere i 4200 miliardi di euro al giorno. Di questo fiume di denaro, solo il 5% concerne l’economia reale: il resto è pura speculazione, peraltro effettuata in grossa parte da algoritmi che fanno scambi ad alta frequenza. La nostra è l’epoca dell’assolutismo finanziario: le banche si finanziano soprattutto sui mercati, mentre nessuna grande impresa si sottrae all’entrata in borsa. Il sociologo Luciano Gallino chiama tutto questo «finanzcapitalismo»(50). La speculazione finanziaria sostituisce la logica capitalistica dell’investimento con quella feudale della rendita. Gli azionisti non sono investitori che prendono rischi, ma proprietari di un’impresa che non controllano direttamente (perché la gestione è in mano ai manager) e da cui ricevono benefici senza muovere un dito. In un regime finanziarizzato, gli azionisti perseguono il profitto a qualunque costo, anche sociale o ambientale: il valore delle azioni per esempio sale non appena la dirigenza annuncia piani di licenziamento faraonici. Inoltre, le multinazionali che sfruttano le foreste tropicali non si fanno scrupoli ad assoldare sicari per uccidere indios e attivisti che hanno l’infelice idea di proteggere gli alberi millenari(51). Allo stesso tempo, l’impunità regna sovrana: per tali ed altri crimini, le multinazionali sono condannate, nel migliore dei casi, a pagare multe da qualche milione di dollari – briciole di fronte ai loro fatturati multimiliardari.

 

Privatizzazioni

Immaginate il tempo, il lavoro, le risorse e i finanziamenti pubblici che sono stati necessari a costruire l’insieme delle infrastrutture autostradali e ferroviarie di un Paese. Il loro valore è incalcolabile, attestandosi su centinaia, se non migliaia di miliardi. Immaginate poi che un governo le dia «in concessione» per l’1% del loro valore reale. Da contribuenti, che effetto vi fa? Per giustificare le privatizzazioni, i governi utilizzano due argomenti:

• da una parte, la gestione privata sarà migliore di quella dello Stato, ossia meno burocratica, più efficiente e meno cara;

• d’altra parte, vendere i beni pubblici è un modo come un altro per fare cassa in un contesto di debito pubblico smisurato.

In realtà, quando i servizi vengono privatizzati, l’offerta si riduce (per esempio, alcune tratte ferroviarie vengono soppresse perché poco battute), i prezzi dei servizi tendono a salire (di fronte a una qualità decrescente) e gli investimenti innovativi o manutentivi tendono a diminuire (con conseguenze tipo il Ponte Morandi). Inoltre, non solo è economicamente illogico vendere un artefatto che vale migliaia di miliardi per qualche decina, ma è anche politicamente disonesto non considerare modi più giusti di fare cassa per ricoprire il debito. Per esempio si possono aumentare le tasse al 10% più ricco della popolazione; oppure si può ingaggiare una lotta senza quartiere ai paradisi fiscali. I neoliberisti privatizzano e liberalizzano tutto ciò che possono: strade, spiagge, ferrovie, acqua, parchi, monumenti, ecc. Allo stesso tempo, i privati che acquistano i beni pubblici a prezzi irrisori sono gli stessi che finanziano le campagne ai politici che li privatizzano. È chiaro a questo punto come lo Stato, nel neoliberismo, sia diventato il braccio giuridico delle multinazionali. In tale contesto, i governi perseguono una politica di redistribuzione della ricchezza al contrario: dalle classi lavoratrici verso le classi alte. A tal proposito, il geografo australiano David Harvey parla di «accumulazione per espropriazione»(52).

 

Dumping fiscale, sociale e ambientale

Le “élite” traggono beneficio dall’abbattimento delle frontiere e se ne infischiano degli effetti che ciò produce sui popoli messi in competizione fra loro. Si parla di dumping (scaricare) per tutti quei casi in cui si mettono in concorrenza i Paesi in materia di legislazione e costi di produzione di un bene o di un servizio. Si parla di dumping fiscale quando dei Paesi come il Lussemburgo, le Barbados, Panama, ecc. minimizzano le loro imposte per attrarre contribuenti ed investitori stranieri. Si parla di dumping sociale quando si ottiene l’abbassamento dei prezzi dei prodotti mediante l’impiego di manodopera straniera a basso costo e priva di tutele sociali (tipicamente proveniente dall’Europa dell’Est, dalla Cina, dal Bangladesh, ecc.). Si parla di dumping ambientale quando si producono e si esportano materiali e prodotti da Paesi con pochi vincoli ambientali verso Paesi che hanno legislazioni più severe. In altre parole, il dumping è un sistema generalizzato e transnazionale di ricatto al ribasso. Per mettere fine a tale sistema, basterebbe che i Paesi del Nord facessero tre cose:

• rifiutare per via diplomatica la legislazione dei paradisi fiscali;

• introdurre un’imposta basata sulla nazionalità e non sul reddito fiscale (onde evitare che i miliardari spostino la loro residenza in Paesi con tassazioni più vantaggiose);

• vietare l’importazione di prodotti e servizi da Paesi che non rispettano i lavoratori e l’ambiente.

 

Un’economia della scarsità

Quando si tratta del mondo privato, i neoliberisti puntano a facilitare l’accumulazione di capitale in barba al diritto dei lavoratori, ai conti statali e alla conservazione della natura. Quando si tratta del mondo pubblico invece, essi si adoperano a ridurre i finanziamenti, le risorse e i posti disponibili, col pretesto che occorre ridurre il debito e che la concorrenza induce i migliori a dare il meglio di sé. Prendiamo l’esempio dei concorsi per diventare ricercatori: il fatto di mettere a disposizione solo tre posti permanenti di fronte a mille candidati finirà per escludere ben 997 persone, magari altrettanto meritevoli di essere assunte – un vero spreco. Allo stesso tempo, le frodi scientifiche non fanno che aumentare perché spesso i team di ricerca, sottomessi come sono a un regime concorrenziale forsennato, si vedono quasi costretti a modificare parzialmente i loro risultati, al fine di ottenere nuovi finanziamenti. Negli anni ’70, i capitalisti dovettero fronteggiare assenteismi, scioperi e sindacati. Dopo vasti dibattiti, capirono che la disciplina all’interno del posto di lavoro non serviva più a rendere gli impiegati più diligenti; cambiarono allora strategia: bisognava creare la paura e la povertà all’esterno del luogo di lavoro. Avevano ragione: con un sussidio di disoccupazione insufficiente e con un tasso di disoccupazione crescente, ormai i lavoratori si disciplinano perfettamente da sé.

 

La strategia dello shock

Il capitalismo moderno è caratterizzato da crisi cicliche: 1873, 1893, 1907, 1919, 1929, 1987, 2001, 2008. Lungi dall’essere delle eccezioni, le crisi economiche sono costitutive del capitalismo finanziarizzato. Eppure esse non colpiscono tutti indistintamente. Mentre portano «il freddo, la fame e la morte alle persone del popolo, […] gli Astor, i Vanderbilt, i Rockefeller e i Morgan continuano la loro ascesa, in tempi di pace come in tempi di guerra, in tempi di crisi come in tempi di crescita»(53). Friedman ha teorizzato tutto ciò, suggerendo che i momenti di shock economico, sociale o politico sono per i capitalisti occasioni ghiotte per passare all’offensiva. La dittatura di Pinochet e la guerra in Iraq sono due esempi canonici di come gli USA approfittano della repressione popolare e del collasso degli Stati per installare governi antidemocratici preposti a realizzare politiche neoliberiste. L’Uragano Katrina (2006) permise a Bush di privatizzare le scuole di New Orleans. Mentre la crisi del 1929 e la Grande Depressione degli anni ’30 rappresentarono per General Motors (automobili), Firestone (pneumatici) e Standard Oil (petrolio) l’occasione per acquistare a prezzi stracciati (e a volte avvalendosi della mafia) i trasporti pubblici delle principali città americane. A che pro? Al solo fine di smantellarli e fare spazio agli autobus – prodromo della vettura individuale(54). (Nota bene: la cospirazione è stata accertata e sanzionata dalla giustizia americana).

 

Governare mediante il debito

La maggior parte dei debiti pubblici degli Stati non sono stati causati dalla spesa pubblica (per servizi, welfare, infrastrutture), come la dottrina neoliberista martella giornalmente dappertutto mentendo, ma a causa dei regali fiscali che i governi han fatto ai più ricchi e alle banche(55). In certi Paesi i debiti sono stati aggravati dalla corruzione della classe politica (Italia, Grecia). Ma in tutti i casi, «far morire di fame la bestia» con la politica delle casse vuote è una strategia che i neoliberisti usano coscientemente per giustificare le privatizzazioni e disciplinare i lavoratori. È infatti agitando lo spauracchio del debito che i politici e i media di regime giustificano la soppressione dei servizi, del welfare e delle infrastrutture. I nostri sono persino riusciti ad oscurare le vere cause della crisi del 2008 (cioè l’anarchia della finanza) e a far passare l’idea che il problema erano e sono i debiti pubblici degli Stati(56). Sottrarre fondi ai servizi pubblici ne peggiora le prestazioni, con l’effetto che le popolazioni si dirigono di propria sponte verso gli operatori privati. Sembrerebbe davvero un complotto, se non fosse che tali strategie si trovano messe nero su bianco nei testi degli economisti, imprenditori e manager che le hanno suggerite ai politici. Come se non bastasse, i governanti neoliberisti, appoggiandosi sull’ideologia della responsabilità personale, hanno anche smantellato le vecchie tutele per i debitori insolventi (cancellazione e rinegoziazione del debito, stabilimento di un piano di rimborso fattibile, bancarotta, ecc.), lasciando spazio a pignoramenti coatti e ad espulsioni violente d’intere famiglie finite sul lastrico(57). Si prenda l’Unione Europea e la sua Costituzione illegittima, il cosiddetto «Trattato di Lisbona»: i Paesi che l’hanno sottoscritto si sottomettono alla regola del «fiscal compact» o del «pareggio di bilancio», la quale impone un rapporto deficit/PIL inferiore al 3%. Nessuno spiega mai quale sia l’origine di tale regoletta. Uno degli economisti che l’ha ideata racconta la sua genesi. Il patto di bilancio nacque quando François Mitterrand (presidente francese dal ’71 all’81) chiese al suo gabinetto di produrgli una norma facile da presentare ai ministri affamati di fondi. L’1 o il 2% non erano fattibili: fu scelto il 3% perché plausibile e perché, cito testualmente, «fa pensare alla Trinità»(58). Oggi gli economisti, i politici e i giornalisti di regime hanno la faccia tosta di difendere la scientificità di questa regola… Scandaloso, ma altrove c’è di peggio. L’Europa non è la vittima più importante del governo mediante il debito: i Paesi “post-coloniali” ne sanno più di noi(59). Infatti, il debito contratto dai Paesi sudamericani, africani ed asiatici nei confronti dei Paesi del Nord, è sistematicamente usato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale per mantenerli in stato di schiavitù. E per depredarli: alcuni parlano infatti di «Aiuto al contrario: come i Paesi poveri sviluppano i Paesi ricchi»(60). Al Sud, i servizi pubblici e le infrastrutture languono: i bambini possono morire di una semplice febbre, fintantoché gli speculatori del Nord ricevono la loro dose d’interessi. Quando qualche governo, stremato, decide di liberarsi dal giogo del debito, si vede costretto a svendere le materie prime e le risorse del Paese al miglior offerente, oppure a dover autorizzare l’installazione sul suolo nazionale di basi militari di forze straniere(61). Nei rari casi in cui i presidenti dei Paesi del Sud si rivelano incorruttibili, dei sicari intervengono ad ucciderli per lasciare spazio al colpo di Stato delle “élite” in combutta coi governi del Nord. John Perkins, che ha testimoniato tutto questo nel suo Confessioni di un sicario dell’economia (BEAT, 2015), racconta di esser stato fra quelli che, nel 1981, organizzarono gli incidenti aerei in cui persero la vita il presidente dell’Ecuador Jaime Roldós Aguilera(62) e il presidente del Panama Omar Toreiros(63). Anche il presidente del Burkina Faso, il generale Thomas Ankara, fu ucciso nel 1987 dal suo rivale in un attentato militare. Tutti questi capi di governo, ed altri meno simpatici (tipo Gheddafi), sono stati trucidati per le loro posizioni autonomiste e opposte agli interessi imperialistici occidentali.

 

La burocratizzazione del settore pubblico

Sui mercati, i neoliberisti puntano alla deregulation, cioè alla soppressione di leggi e regolamenti che gli impediscono di fare quello che vogliono (il CETA e il TAFTA vanno in questa direzione). Nel settore pubblico, i nostri aguzzini perseguono tutt’altra logica. Il sociologo olandese Chris Lorenz ha descritto come il paradigma del «new public management», apparso negli USA negli anni ’80, abbia finito per trasformare le università pubbliche in aziende. Sempre più esse devono auto-finanziarsi attraverso costi d’iscrizione alti e una corsa ai brevetti(64). Contestualmente, gli atenei si riorganizzano nell’ottica del formalismo burocratico del management, che li suddivide in unità separate, sottoposte a un controllo disciplinario quantificato in indicatori di performance, in audit e in ispezioni da parte di “enti terzi” (per lo più agenzie di funzionari conquistati dall’ideologia neoliberista). Sotto il pretesto di «autonomizzare» le università si nasconde in realtà un progetto che mira a smantellarne l’antica autogestione. Il neoliberismo presenta se stesso come un approccio anti-burocratico e a favore della libertà: in realtà è vero l’esatto opposto.

 

Quantificazione e valutazione

Come scrive il sociologo francese Albert Ogien, «i numeri posseggono una forza di convinzione che disarma ogni critica»(65). Per questo il sistema neoliberista usa la matematica per legittimare le sue politiche assassine. In nome dell’efficienza, esso s’interessa ai risultati, ragion per cui si avvale della quantificazione per misurare gli obiettivi raggiunti. Il «benchmarking», il «ranking», l’«audit» sono solo alcuni degli strumenti che i neoliberisti utilizzano per aumentare la burocratizzazione necessaria a controllare i lavoratori. Questi ultimi vengono oggi governati, non più attraverso il corpo (come nelle catene di montaggio industriali), ma attraverso l’informazione, gli indicatori, le classifiche, i barometri economici.

 

L’ossessione del progetto

I sociologi francesi Luc Boltanski ed ève Chiapello, designano l’elemento costitutivo della sociologia del lavoro neoliberista con l’espressione «città per progetti»(66). Questa formula, poco trasparente, si riferisce ad un modo di organizzazione apparentemente autonomo e autogestito, i cui valori sono la flessibilità, la mobilità e la capacità di lavorare in rete, senza o con poche gerarchie. A seguito di una comparazione fra decine di testi di management degli anni ’60 e degli anni ’90, Boltanski e Chiapello si sono resi conto che i termini di «gerarchia» e «disciplina», inizialmente onnipresenti, vengono poco a poco sostituiti da «progetto» e «autonomia». La loro tesi è che, dopo i movimenti sociali autogestionari, il capitalismo neoliberista è stato capace di rinnovare e rinforzare l’etica del lavoro, attraverso l’integrazione della critica sessantottina contro l’autorità. Oggi vige il mito del lavoro autonomo, persino all’interno delle grandi imprese: le gerarchie, che restano in piedi più che mai, si rendono invisibili organizzando i lavoratori in progetti in cui conta solo il risultato. Magia: attraverso l’illusione dell’autogestione, i capitalisti hanno rinsaldato l’autorità; alla strategia del controllo disciplinare continuo hanno sostituito la strategia del coinvolgimento affettivo per l’impresa. Risultato: mettere radici o avere famiglia diventano imprese titaniche per una gioventù sempre più flessibile e precaria. Il Censis ha mostrato che nel 2019 il 70% degli italiani guardavano al futuro con timore e che 4,4 milioni di persone facevano uso di psicofarmaci(67). In Francia, l’istituto nazionale della sanità stima tra 10 e 14.000 i decessi annuali legati alla disoccupazione(68).

 

L’etica del lavoro

Perché negli ultimi due secoli la tecnologia si è evoluta tanto da spedire sonde su Giove, eppure uomini e donne continuano a lavorare otto ore al giorno, cinque giorni la settimana? Ammesso che alcuni privilegiati amino il loro lavoro (perché creativo, utile, gratificante), per quale motivo la maggior parte di noi dovrebbe esser felice di possedere un posto fisso in banca, in fabbrica, in un call center o in un supermercato? L’«etica del lavoro» o «lavorismo» è quell’ideologia che considera il lavoro come un valore supremo, come il principale elemento capace di conferire dignità e senso alla vita umana. Simili ad ingranaggi di un meccanismo, molti di noi accettano la propria sorte con un fatalismo sorridente. Sembriamo non vedere l’assurdità di quest’assetto sociale, che ci deruba dell’unica esistenza che abbiamo. Una delle grandi battaglie dei prossimi decenni sarà probabilmente combattuta per l’instaurazione di un reddito universale, leggi: “http://www.decrescitafelice.it/2012/11/per-un-reddito-minimo-garantito/”.

 

Responsabilizzare il cittadino

Un’altra logica del neoliberismo consiste nel responsabilizzare il cittadino, per deresponsabilizzare la politica e depoliticizzare l’impresa. Prendiamo l’esempio dell’industria e dei suoi effetti inquinanti. Invece di pretendere legislazioni che vietino la plastica, la produzione di rifiuti e l’inquinamento legato ai metodi di produzione, i media ci indottrinano a riciclare, a spegnere le luci quando usciamo da una stanza, a sostituire il rubinetto con un dosatore, ecc. L’idea dietro questo moralismo da quattro soldi è che se tutti facciamo la nostra parte, il pianeta sarà salvo. Ma si tratta di un discorso falso e criminale. Sebbene il comportamento individuale dei cittadini sia importante e possa avere degli impatti positivi, il problema rimane strutturale e politico. Senza regolamentazioni nazionali e internazionali che riconfigurino il settore produttivo, siamo destinati letteralmente all’estinzione della specie. Responsabilizzare il cittadino serve a colpevolizzarlo, distraendolo dai veri assassini seriali – i quali potranno continuare imperterriti a fare dell’obsolescenza programmata, a immettere tonnellate di CO2 nell’atmosfera, a sfruttare il popolo uzbeko per raccogliere il cotone per i nostri vestiti di fast fashion, a riversare liquidi di produzione tossici nei fiumi e nei mari, a portare container di rifiuti elettronici in Africa, ad abbandonare i cadaveri delle navi sulle coste del Bangladesh, e così via.

 

Parassitare la collettività

L’ironia amara è che, malgrado le loro malefatte letali, i neoliberisti passano il loro tempo a criticare fannulloni e parassiti, additando scioperanti, disoccupati e senzatetto. Sono così riusciti a ribaltare la verità: e cioè che sono loro i veri parassiti. Ecco qualche illustrazione a titolo d’esempio:

• in Italia e in altri Paesi occidentali, le multinazionali passano il loro tempo a chiedere finanziamenti statali per evitare di delocalizzare gli stabilimenti e per assumere nuovo personale: peccato che una volta incassati i fondi pubblici, le imprese delocalizzano lo stesso e licenziano in massa con la scusa che l’attività non era più redditizia mentre gli utili aumentano a dismisura;

• sempre in Italia (come altrove), le grandi fortune passano il loro tempo a chiedere alleggerimenti fiscali ai governi, per avere più soldi da investire in innovazione ed assunzioni: ma mentre i redditi più ricchi s’ingigantiscono, il tasso di disoccupazione non cessa d’aumentare. La ragione è semplice: la teoria neoliberista del «trickle-down» (o del gocciolamento della ricchezza dall’alto verso il basso) non funziona. Se guadagnate 1500 euro al mese, ne spenderete un terzo in affitto, un terzo in cibo e un terzo in spese varie. Ma se ne guadagnate 100.000, finirete per accumularli e farli fruttificare nei paradisi fiscali e sui mercati. È questione di logica di classe;

• in Europa e nel mondo, si parla di «bail-out» quando una banca o un istituto di credito sull’orlo del fallimento vengono rimpinguati con soldi pubblici. Dopo la crisi del 2008, la Banca Centrale Europea ha iniettato la modica somma di 2600 miliardi di euro per salvare le banche private dopo che queste avevano avidamente speculato. Stiamo parlando di dieci volte il costo della fame nel mondo(69);

• le «esternalità negative» sono un quarto esempio di parassitismo capitalista: se dovessimo includere nel prezzo di uno smartphone tutti i costi sociali ed ambientali che la sua produzione implica, esso avrebbe tre zeri e non due(70). L’accessibilità dei moderni cellulari dipende dal fatto, per esempio, che il coltan utilizzato per le componenti elettroniche è estratto da bambini-schiavi in Congo(71). Un’altra ragione è che i Paesi esportatori di terre rare se ne infischiano delle falde acquifere: sia USA(72) che Cina(73) hanno infatti avvelenato le proprie acque sotterranee con metalli pesanti e rifiuti radioattivi, permettendoci in cambio di giocare a SuperMario o di postare la pietanza serale su Instagram.

Tutti e quattro questi esempi seguono una e una sola logica: privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

 

Polizia e giustizia al servizio della proprietà privata

Alcuni associano liberismo e neoliberismo alla scomparsa dello Stato, confondendo queste due ideologie con l’ultraliberismo. In realtà, i capitalisti di oggi mirano a mantenere il potere statale per metterlo al servizio della proprietà privata. Prendiamo il caso delle medicine(74). I Paesi del Sud sono spesso costretti a dover contrabbandare prodotti farmaceutici non conformi: alcune aziende criminali lo fanno per guadagnarci vendendo medicine placebo o tossiche, mentre altre aziende copiano le medicine occidentali per permettere ai più poveri di curarsi con farmaci che, se non fossero “contraffatti”, risulterebbero troppo costosi. Contestualmente, l’Organizzazione Mondiale del Commercio sguaina le polizie transnazionali, nonché le corti di giustizia internazionali, per combattere entrambi i tipi di contraffazione. In nome dei brevetti, si lasciano così morire milioni di donne, uomini e bambini che hanno l’unica colpa di essere troppo poveri per potersi permettere i farmaci occidentali. Parallelamente, nei Paesi del Nord si modificano i criteri di rischio per vendere farmaci a individui che non ne hanno bisogno.

 

La produzione dell’ignoranza

Sin dalla prima metà del Novecento, le multinazionali hanno ideato e messo in piedi un sistema di costruzione artificiale del dubbio e dell’omissione. Gli storici e i sociologi delle scienze hanno perfino creato un neologismo per parlare di questo fenomeno: l’«agnotologia», ovvero lo studio della produzione dell’ignoranza e della disinformazione. Se avete visto il film Thank you for smoking, sapete di che parlo. Il libro degli storici americani Naomi Oreskes et Erik Conway, Mercanti di dubbi. Come un manipolo di scienziati ha nascosto la verità, dal fumo al riscaldamento globale (Edizioni Ambiente, 2019), racconta la storia di queste manipolazioni prendendo ad esempio il tabacco, le piogge acide, il DDT, il buco nell’ozono e il cambiamento climatico. In tutti questi casi, la strategia è triplice e consiste nel:

• diffondere false informazioni attraverso i media;

• nascondere i risultati sulla nocività dei prodotti;

• finanziare scienziati dai facili costumi per produrre studi che contraddicano o mettano in dubbio ciò su cui la totalità della comunità scientifica indipendente è d’accordo.

Grazie a queste manipolazioni, la cancerogenicità delle sigarette è stata tenuta nascosta per decenni(75), mentre il cambiamento del clima viene ancora oggi messo in dubbio.

 

 

4. Tesi

 

Il neoliberismo è totalitario

Non si confonda «totalitarismo» con «dittatura». Le dittature sono regimi politici in cui un piccolo gruppo di persone esercitano il potere in maniera assoluta, senza cioè leggi o contropoteri che ne limitino l’azione (come nelle monarchie). Non tutte le dittature sono totalitarie e non tutti i regimi totalitari sono dittature. Il totalitarismo è un processo o una dinamica: la filosofa tedesca Hannah Arendt distingueva fra totalitarismi compiuti – nazismo, comunismo – e tendenze totalitarie: per esempio il maccartismo, che all’inizio degli anni ’50 lanciò negli Stati Uniti una “caccia alle streghe” contro chiunque avesse simpatie comuniste(76). Riassumendo vari autori, il totalitarismo si contraddistingue per avere: un partito unico al potere, un’unica ideologia, un controllo su tutti gli aspetti della vita della popolazione, un orizzonte di salvezza terrena, un nemico esterno o interno da abbattere, un sistema di delazione contro i traditori, un controllo dei media e della cultura, e talvolta un’ossessione sulla purezza della razza.

Non penso di snaturare l’accezione se includo nella categoria delle tendenze totalitarie il capitalismo neoliberista, pertinentemente definito da alcuni come un «totalitarismo mercantile»(77). Un regime totalitario aspira – anche se per fortuna non ci riesce mai del tutto – a controllare la totalità degli individui nella totalità della loro esistenza. Che cos’altro fa il capitalismo se non questo?

• Si pensi al fatto che, ad oggi, salvo poche eccezioni che i media neoliberisti si affrettano a demonizzare, chiunque sia al potere persegue sempre lo stesso progetto politico descritto sopra;

• si pensi ai media, in cui le voci critiche di questo modello non vengono invitate, se non per essere ridicolizzate;

• si pensi alla pubblicità, che ci induce in desideri e comportamenti che modificano i nostri rapporti sociali, ma anche la nostra intimità;

• si pensi al discorso mediatico e politico sulla «concorrenza internazionale», data come fatalità dalla quale non ci si può sottrarre e in funzione della quale non c’è altra alternativa se non quella di adattarsi;

• si pensi alla promessa della globalizzazione, capace di farci essere tutti connessi in tempo reale, e di poter dunque beneficiare di Whats-App e di Facebook ma anche del caffè africano e delle banane centro-americane;

• si pensi alla narrativa sul comunismo, erto da presidenti, papi e registi cinematografici a terribile nemico da abbattere, anche quando il termine è impiegato a sproposito;

• si pensi, infine, all’accentramento dei mezzi di comunicazione e produzione culturale nelle mani di pochi grandi gruppi industriali, che propongono un solo sistema di valori, un solo modello di sviluppo, un pensiero unico.

Fatta salva la perpetuazione della razza – tratto che non è affatto costitutivo di tutti i totalitarismi dittatoriali –, gli altri elementi dell’elenco sono in certo modo presenti nel regime neoliberista. Persino il sistema di delazione è operante, sebbene in modo edulcorato: si pensi al controllo intersoggettivo che gli individui esercitano fra di loro, allorché uno non segue una moda, o rifiuta il dogma della crescita, o prende le distanze da certe innovazioni tecniche superflue e dannose.

Certo, nessun Paese occidentale è retto da una dittatura militare – ma il capitalismo di Stato del fascismo e del nazismo fu finanziato da grandi multinazionali bicentenarie come Rockfeller, Ford e IG Farben(78), mentre i neoliberisti non si fanno scrupoli a finanziare colpi di Stato nei Paesi del Sud.

Certo, non siamo neanche in un sistema dispotico – ma il neoliberismo occidentale non ha nessuna remora nell’uso autoritario della forza, allorché i popoli si ribellano chiedendo più democrazia, più giustizia fiscale e più servizi pubblici. Vedasi il caso dei Gilet Gialli in Francia, un movimento popolare totalmente incompreso dai media italiani. Ad oggi, dopo più di un anno di proteste nei centri città e nelle rotonde della provincia francese, si annoverano più di 2000 feriti, oltre trenta mutilati e centinaia di custodie cautelari, il tutto ad opera di una polizia sistematicamente impunita(79). La brutalità dei celerini transalpini ha avuto l’effetto desiderato di terrorizzare la popolazione, mentre il governo Macron ha fatto passare delle leggi che limitano il diritto costituzionale a manifestare. Pochissimi media italiani hanno menzionato il fatto che persino l’ONU si è espressa per criticare l’uso sproporzionato della forza da parte del governo francese contro i suoi cittadini(80).

Il capitalismo contemporaneo non lascia spazi esterni. In quello che il sociologo tedesco Immanuel Wallerstein ha chiamato «sistema-mondo»(81), ci sono solo interstizi. Il neoliberismo è un progetto politico che si dice al di sopra della politica e che riduce i problemi pubblici a una mera gestione manageriale o tecnica. La metafora del liberismo «incastrato» o «disincastrato» usata sopra proviene dal sociologo austro-ungherese Karl Polanyi, che nel 1944 pubblicò La grande trasformazione (Einaudi, 2010). In questo testo fondamentale, l’autore spiegava che nelle società pre-capitaliste l’economia non era autonoma rispetto alla società, ma «incastrata» in essa. Oggi il mercato – che è una delle tante istituzioni di cui si compone la società – ingloba e regola tutte le altre: la famiglia, il lavoro, la religione, la scuola, lo sport, l’arte, ecc., assoggettandole a logiche mercantiliste, di concorrenza e di marketing. L’essenziale è capire che il nemico non è il mercato – inteso come spazio di scambio fra venditori e acquirenti – ma la società di mercato(82).

 

Il neoliberismo è genocida

Il capitalismo contemporaneo è il sistema più assassino che sia mai esistito(83). Quello nazista ha prodotto 6 milioni di morti nei campi di concentramento e 60 milioni a causa della Seconda guerra mondiale. La scoperta dell’America centrale e meridionale ha prodotto, a causa delle guerre e dell’introduzione di malattie esogene, ben 70 milioni di morti(84). Stalin, dal canto suo, ha annientato tra 60 e 90 milioni di persone in trent’anni di dittatura, sommando le vittime dei campi di concentramento a quelle di guerra(85).

Il genocidio odierno compiuto dal capitalismo neoliberista è ancor più devastatore eppure quasi sconosciuto; lo si può stimare a 20-50 milioni di morti all’anno, sommando le vittime

• delle guerre, eseguite al fine di captare il petrolio e le altre risorse necessarie al produttivismo;

• delle epidemie, che scoppiano per mancanza di farmaci, cibo, infrastrutture e beni di prima necessità;

• delle carestie, dovute alle disuguaglianze, al commercio internazionale, alle guerre e al cambiamento del clima (mentre si getta un terzo del cibo prodotto);

• della siccità, dovuta alla mancanza d’infrastrutture e al riscaldamento globale;

• della mortalità infantile, legata alle guerre, alla povertà e alla schiavitù minorile;

• del lavoro, che causa burn out, depressione, suicidi, incidenti, ecc.;

• dell’inquinamento dei suoli, dei mari, dei fiumi e dell’aria;

• degli incidenti stradali, che uccidono più delle guerre;

• dell’obesità, del diabete, dei problemi cardiovascolari e del cancro (le malattie dell’eccesso e della tecnica)(86).

Il termine genocidio definisce l’eliminazione fisica intenzionale di una nazione o di un gruppo qualificato secondo un criterio etnico, religioso, economico o sociale. Da sempre le “élite” colonialiste e capitaliste distruggono i popoli indigeni, ma attraverso sfruttamento, inquinamento, precarizzazione e pauperizzazione esse distruggono anche le classi lavoratrici dei propri Paesi: a Manchester, per esempio, i più ricchi godono di un’aspettativa di vita 28 anni più lunga di quella dei più poveri(87). Questi ed altri esempi mostrano come i capitalisti siano affetti da una forma di razzismo latente. Ciò traspare in particolare da come essi parlano delle classi subalterne. Macron per esempio ha affermato di non voler cedere nulla ai «fannulloni»(88), riferendosi ai Gilet Gialli (gente che non arriva a fine mese pur avendo talvolta tre lavori). In Italia si ricorderà il famoso «choosy» che l’ex ministra Fornero attribuì ai giovani precari per accusarli d’esser troppo schizzinosi. Trump, dal canto suo, non solo afferma che non vorrebbe mai degli indigenti nei posti di comando del suo governo(89), ma pensa anche a un modo per cambiare i modi di misurare la povertà: in assenza di politiche per ridurla effettivamente, perché non renderla invisibile?(90) La sociologa francese Monique Pinçon-Charlot(91), che con il marito ha studiato l’alta borghesia transalpina per decenni, racconta che una volta, ad una festa di un membro di questa classe sociale, le fu negato il bagno in piscina. Secondo la ricercatrice, i ricchi infatti «non [amano] mescolare i corpi» con i poveri…

La frontiera fra classismo e razzismo appare dunque labile. Non si dimentichi inoltre che i capitalisti, con le loro attività industriali, stanno consapevolmente mettendo a rischio la vita di tre quarti dell’umanità a causa del riscaldamento climatico: qualora non si agisca in fretta, metà del pianeta sarà esposta a temperature medie di 50 gradi centigradi per sei mesi l’anno – una situazione letale per il corpo umano(92). A mio avviso sbaglia chi accusa le “élite” di cecità. Come spiegare altrimenti il fatto che gli ultra-ricchi stanno già preparandosi alla catastrofe ambientale e alle rivoluzioni a venire, comprando isole sperdute e bunker dove rifugiarsi e vivere in autonomia(93)?

La mia tesi è che le “élite” sanno quello che fanno. Come afferma convintamente un esponente del Fondo Monetario Internazionale a proposito dei Paesi del Sud strozzati dal debito: «Può accadere talvolta che durante una cura, come l’austerità economica, il paziente per così dire senta dolore, ma per poco, e soprattutto per ottenere una guarigione duratura. [..] A breve termine si fanno sacrifici, ma a lungo termine si ottengono grandi risultati»(94). Rigettando la metafora sanitaria, seguo il sociologo svizzero Jean Ziegler, il quale parla piuttosto di «ordine cannibale del mondo»(95).

 

Il neoliberismo è ecocida

Ecco alcuni dati. Il 20% dell’Amazzonia è stato disboscato(96). A livello globale, il 50% della superficie delle foreste tropicali è andato perduto(97). Dal ’70 ad oggi, il 60% delle popolazioni animali è stato sterminato(98). Le balene sono scese dai 4-5 milioni che erano al milione e tre di oggi (salvarle aiuterebbe fra l’altro a mitigare il clima)(99). Il 75% degli insetti è scomparso a causa dei pesticidi(100). Un milione di specie sono minacciate di estinzione nei prossimi decenni(101), tant’è vero che si parla di «sesta estinzione di massa»(102). Nell’oceano pacifico galleggia un’isola di plastica grande quanto gli USA(103). A causa della pesca eccessiva, della plastica, dell’inquinamento e dell’acidificazione dell’acqua, entro il 2048 i nostri mari potrebbero rimanere vuoti(104). Negli ultimi trent’anni abbiamo perso il 50% delle barriere coralline(105). Mentre in Asia meridionale il 60% delle falde acquifere è contaminato(106). Eccetera.

 

 

5. Parentesi pratica

 

Manuale di difesa dalle manipolazioni mediatiche

Pier Paolo Pasolini, intervistato da Enzo Biagi, diceva che i mezzi di comunicazione di massa sono intrinsecamente infantilizzanti (la faccenda è più complessa per quanto riguarda Internet): «nel momento in cui qualcuno ci ascolta nel video ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico»(107). Oggi la diffidenza nei confronti dei media è molto più diffusa di prima, ma le fasce di popolazione più disarmate restano esposte a ogni tipo di manipolazione, anche complottistica. Tuttavia le tecniche di propaganda sono così raffinate che chiunque può cascare nel tranello. Esistono alcuni classici sulla materia: Propaganda di Edward Bernays (Piano B, 2018), I persuasori occulti di Vance Packard (Einaudi, 2015), La fabbrica del consenso di Noam Chomsky (Il Saggiatore, 2014), nonché Sur la télévision di Pierre Bourdieu (Raisons d’agir, 1996).

Ecco qualche spunto per riconoscere le principali manipolazioni:

• omissione: se rendi invisibile un fenomeno, esso cessa di esistere;

• eufemizzazione: consiste nel chiamare un fenomeno con un nome che ne minimizza la violenza o ne sminuisce la gravità. Per esempio, «crescita negativa» per «recessione economica», oppure «ottimizzazione fiscale» per «evasione fiscale legalizzata»;

• un espediente ben conosciuto dagli italiani che guardano il programma televisivo «Report» consiste nel confinare l’informazione critica agli angoli più nascosti del palinsteso (come la sera tardi), cui accede solo una nicchia di qualche migliaio di persone;

• con Trump e Bolsonaro si è parlato di «fake news» (false notizie) come fosse un fenomeno nuovo. In realtà si tratta di un espediente vecchio quanto il giornalismo che consiste nell’annunciare un’informazione falsa in modo sensazionalistico, sfruttando il fatto che la maggior parte dei lettori o degli spettatori non ha i mezzi per discernere il vero dal falso, per mancanza di conoscenze pregresse o per mancanza d’abitudine ad incrociare le fonti. Inoltre, la smentita di una falsa notizia – se arriva – è spesso cantonata ad un trafiletto in ventesima pagina o ad un annuncio di dieci secondi alla fine di un TG. Nella memoria collettiva la falsità resta spesso intatta;

• imporre tempi corti in TV è una delle migliori maniere per censurare il pensiero degli invitati. La realtà è complessa e necessita di discorsi argomentati e lunghi. Eppure la brevità dei messaggi informativi, culturali, scientifici o pubblicitari cui la TV abitua gli spettatori abbassa la loro soglia dell’attenzione e la loro capacità di concentrazione anche nelle conversazioni quotidiane;

• distrarre il pubblico da un evento importante con sport, gossip e fatti di cronaca nera – sedativi intellettuali efficacissimi;

• nascondere mostrando: per esempio rilanciando un dibattito inutile o marginale, mentre nel mondo imperversano catastrofi ambientali, scandali politici e contestazioni sociali;

• mostrare rendendo insignificante: se tratto il cambiamento climatico parlando in astratto di due gradi centigradi, non ottengo lo stesso effetto che otterrei se mostrassi i laghi europei, già oggi semi-vuoti a causa della siccità;

• mostrare pervertendo il significato di ciò che viene mostrato: se faccio un servizio su una rivolta popolare senza spiegarne le ragioni, indurrò nel pubblico una voglia di repressione poliziesca per il ristabilimento dell’ordine pubblico invece che solidarietà con la lotta;

• alternare problema, reazione e soluzione: consiste nell’indicare un falso problema (immigrati) o nel crearne uno ad hoc (sfascio dei servizi pubblici) per vendere una certa soluzione (chiusura delle frontiere, privatizzazioni);

• posso giustificare agli occhi della popolazione un «sacrificio» oggi distanziandone i benefici in un futuro più lontano, oppure rendendolo graduale;

• i media sono formidabili nell’indicare i problemi senza additarne i colpevoli, con l’effetto d’aumentare il fatalismo dei cittadini e il loro senso di colpa;

• individuare falsi nemici: oggi è molto diffusa l’idea secondo la quale la causa di molti dei nostri mali sarebbe “l’immigrazione clandestina”. Ci si dimentica di dire non solo che i migranti fuggono da guerre, carestie e siccità prodotte (in)direttamente dai Paesi del Nord; ci si dimentica soprattutto di notare che, se si tassassero i ricchi, si potrebbe migliorare la vita di tutti i cittadini, migranti compresi;

• molto conosciuta in Italia è la tecnica della macchina del fango o, più semplicemente, del gettare discredito su un personaggio pubblico, un organismo o un partito politico, che abbiano opinioni o intenti programmatici anche solo vagamente minacciosi per l’ordine costituito. La diffamazione, la distorsione, l’esagerazione ed altri espedienti vengono implacabilmente predisposti al fine di attenuare la simpatia nei loro confronti;

• va infine menzionato l’argomento tecnocratico e l’infantilizzazione del pubblico che esso implica: se vi presento un problema in termini tecnici, tenderete a disinteressarvene e a delegare agli «esperti». Solo che, così facendo, finirete per affidare la soluzione dei problemi agli stessi che li hanno prodotti.

Un media è indipendente quando è esente da influenze corporativiste e governative. L’oggettività e la neutralità non esistono: ogni informazione è portatrice di un punto di vista contestuale e ideologico. L’importante è che i giornalisti possano essere liberi di avere il proprio punto di vista, e che abbiano anche il dovere di esplicitare da dove parlano. La soluzione non risiede negli “editori puri”, ma nel fare dell’informazione un servizio pubblico libero ed indipendente come la ricerca e la magistratura.

 

Conclusione: quali alternative?

La mancanza di spazio dovuta al formato volutamente corto e agevole dei Volantini militanti m’impedisce d’approfondire la descrizione di alcune alternative, che mi piace tuttavia listare à la Prévert qui di seguito: beni comuni, monete locali, municipalismo libertario, democrazia diretta e partecipativa, ripudio del debito, chiusura delle Borse, rinazionalizzare, decrescere, tassare la ricchezza, istituire un reddito universale, fare dell’educazione popolare, rivitalizzare le campagne, coltivare secondo i principi della permacultura, creare delle cooperative, riscrivere la Costituzione…


Note
1 Dedicato a Giorgio Cancila e Giovanni Griffo.
2 Pronuncia: Alàn Denò.
https://www.youtube.com/watch?v=qeMjaNxENY8.
4 Pronuncia: lessé fer.
5 Thomas Morel et François Ruffin, Vive la banqueroute ! Comment la France a réglé ses dettes, de Philippe le Bel au général de Gaulle, Fakir éditions, 2013.
https://www.ilsole24ore.com/art/cosi-2050-civilta-umana-collassera-il-climate-change-ACxDIjU.
7 Jacques Rancière, Il maestro ignorante, Mimesis, 2009.
8 Paulo Freire, Pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, 2011.
9 Luc Boltanski e Ève Chiapello, Il nuovo spirito del capitalismo, Mimesis, 2014.
10 Shock economy, L’ascesa del capitalismo dei disastri, Rizzoli, 2007.
11 http://www.farodiroma.it/gli-otto-clan-padroni-della-cina-gli-otto-immortali-alla-seconda-generazione-cinese-di-a-martinengo/.
12 Al riguardo, consiglio la lettura dei libri del sociologo Pierre Bourdieu.
13 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/04/usa-i-ricchi-sostengono-la-forte-tassazione-proposta-dalla-ocasio-cortez-altro-che-flat-tax/5545851/?fbclid=IwAR3kUBnJbjTn_mKXYXGt3qyO0h1c57OK2wFyFXqObRv9KJqCaPeoITlE9t0.
14https://www.contretemps.eu/dumenil-capitalisme-managerial-neoliberalisme/?fbclid=IwAR02Ups7XjEhJD7rNKiUHS198M92vlt59YsITuNC8Fxecc43TBdd51Dx_Kc.
15 Pronuncia: Greguar Sciamaiù.
16 Grégoire Chamayou, La société ingouvernable. Une généalogie du libéralisme autoritaire, La fabrique, 2018.
17 Leonard Solomon Silk e David Vogel, Ethics and Profits. The Crisis of Confidence in American Business, Simon & Schuster, 1976.
18 https://www.corriere.it/foto-gallery/economia/16_gennaio_18/da-gates-zuckerberg-maggiori-62-plurimiliardari-posseggono-ricchezza-meta-piu-povera-mondo-a9ac8cc0-bdd5-11e5-b5c4-6241fae93341.shtml?refresh_ce-cp.
19 https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/16/rapporto-oxfam-otto-uomini-possiedono-la-stessa-ricchezza-di-36-miliardi-di-persone-nel-mondo/3319323/.
20 Il Partito Democratico americano non è mai stato socialista: persone come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez sono fra i primi, in epoca recente, a portare avanti apertamente idee socialiste.
21 Mattia Diletti, I think tank. Le fabbriche delle idee in America e in Europa, Il Mulino, 2009.
22 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/07/europarlamento-scacco-a-12mila-lobbisti-da-lunedi-lobbligo-di-pubblicare-incontri-si-parte-con-relatori-di-leggi-e-commissari/4948053/.
23https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/11/europa-ununione-fondata-sulla-lobby-finanziaria/944771/.
24 David Harvey, «Neoliberalism as creative destruction», The Annals of the American Academy of Political and Social Science, 610, 2007.
25 Ousmane Oumarou Sidibé, «La Déliquescence de l’État : un accélérateur de la crise malienne ?», in Doulaye Konaté, Le Mali entre doutes et espoirs. Réflexions sur la Nation à l’épreuve de la crise du Nord, Edizioni Tombouctou, 2013.
26 Lo spread è il differenziale fra i buoni del tesoro tedeschi e quelli emessi da tutti gli altri paesi europei.
27 https://www.ilsole24ore.com/art/fitch-conferma-rating-dell-italia-bbb-ACqHf3d.
28 https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-La_Lezione_Dallamerica_Latina_Ripudio_Del_Debito_L%E2%80%99ecuador_%C3%A8_Riuscito_A_Imporsi_Sulla_Dittatura_Del_Capitale/5694_12383/.
29 https://bibliobs.nouvelobs.com/actualites/20161008.OBS9557/le-prix-nobel-d-economie-instrument-de-propagande-du-neoliberalisme.html.
30 https://it.wikipedia.org/wiki/Quotidiani_in_Italia.
31 https://www.bastamag.net/Le-pouvoir-d-influence-delirant-des-dix-milliardaires-qui-possedent-la-presse.
32 https://www.forbes.com/sites/katevinton/2016/06/01/these-15-billionaires-own-americas-news-media-companies/.
33 Giuseppe Altamore, I padroni delle notizie. Come la pubblicità occulta uccide l’informazione, Mondadori, 2006.
34 https://www.letture.org/usi-e-abusi-dei-sondaggi-politico-elettorali-in-italia-una-guida-per-giornalisti-politici-e-ricercatori-giovanni-di-franco/.
35 https://www.nouvelobs.com/medias/medias-pouvoirs/20080710.OBS2328/le-groupe-bollore-acquiert-la-totalite-de-l-institut-de-sondage-csa.html.
36 http://www.decrescitafelice.it/2013/02/non-fidatevi-dei-sondaggi-politici/.
37 https://www.youtube.com/watch?v=20tloOEsums.
38 https://www.youtube.com/watch?v=EpEP2q0bj-s.
39 https://www.nouvelobs.com/economie/20150107.OBS9413/macron-il-faut-des-jeunes-francais-qui-aient-envie-de-devenir-milliardaires.html.
40 https://it.wikipedia.org/wiki/There_Is_No_Alternative.
41 Pablo Servigne e Gauthier Chapelle, L’entraide, l’autre loi de la jungle, Les liens qui libèrent, 2017.
42 Matthias Schmelzer, The hegemony of growth. The OECD and the making of the economic growth paradigm, Cambridge University Press, 2016.
43 Lorenzo Fioramonti, Presi per il PIL. Tutta la verità sul numero più potente del mondo, L’asino d’oro, 2017.
44 http://amp.ilsole24ore.com/pagina/ACGZrI0?fbclid=IwAR13RZ1QJJfVa-e5CSTnXnD5KbgxXEAKr0cmWjt6TkOlVtBbJLpLKAUEllU.
45 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/10/marghera-la-droga-di-hitler-per-sostenere-i-turni-massacranti-cosi-i-lavoratori-a-6-euro-allora-non-perdono-il-posto/5556427/?fbclid=IwAR2whm9hm6zADN1ktcoxgdQ0VIWqJjrqjxdouGHGibor3yERLTjmwNvF98w.
46 https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2015/07/10/fao-servono-mld-dollari-anno-per-eliminare-fame-nel-mondo-entro_i2WDqyvK1VDnmlgwxD3kCO.html.
47 https://it.wikipedia.org/wiki/Earth_Overshoot_Day.
48 https://www.tpi.it/esteri/quante-guerre-ci-sono-nel-mondo-20180922172560/.
49 https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/02/spese-militari-record-di-spesa-nel-mondo-1-739-miliardi-di-dollari-nel-2016-in-russia-calano-il-maggior-aumento-in-cina/4328387/.
50 Luciano Gallino, Finanzcapitalismo, Einaudi, 2011.
51 https://www.lifegate.it/persone/news/brasile-assassinato-paulo-paulino-attivista-amazzonia.
52 http://www.leparoleelecose.it/?p=10178.
53 Howard Zinn, Storia del popolo americano. Dal 1492 ad oggi, Il Saggiatore, 2018.
54 https://it.wikipedia.org/wiki/Cospirazione_della_General_Motors.
55 https://www.monde-diplomatique.fr/2014/10/GADREY/50853.
56 Adam Tooze, Lo schianto. 2008-2018. Come un decennio di crisi economica ha cambiato il mondo, Mondadori, 2018.
57 https://aoc.media/analyse/2019/10/07/les-consequences-sociales-de-la-dette-une-insolente-minimisation/.
58 https://www.monde-diplomatique.fr/2014/10/A/50854.
59 Éric Toussaint, Il sistema. Storia del debito sovrano e del suo ripudio, Bordeaux, 2019.
60 https://www.theguardian.com/global-development-professionals-network/2017/jan/14/aid-in-reverse-how-poor-countries-develop-rich-countries?fbclid=IwAR0YkgBcrUQxIfwSvxLMz-WOhLhwU3YZTK18vuIlkqMgaNAZWQ9Oen86Ots.
61 https://www.youtube.com/watch?v=o9QkPN7mZ40&list=WL&index=879&t=2s.
62 https://it.wikipedia.org/wiki/Jaime_Rold%C3%B3s_Aguilera.
63 https://it.wikipedia.org/wiki/Omar_Torrijos_(politico).
64 Chris Lorenz, «If you’re so smart, why are you under surveillance? Universities, neoliberalism, and New Public Management», Critical Inquiry, 38, 2012.
65 Albert Ogien, Désacraliser le chiffre dans l’évaluation du secteur public, Éditions Quæ, 2013.
66 Luc Boltanski et Ève Chiapello, Il nuovo spirito del capitalismo, Mimesis, 2014.
67 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/06/rapporto-censis-2019-il-44-degli-italiani-preoccupato-dal-lavoro-e-in-44-milioni-usano-psicofarmaci-in-un-decennio-400mila-under-40-allestero/5597512/.
68 https://www.francetvinfo.fr/sante/soigner/le-chomage-serait-responsable-de-10-000-a-14-000-deces-par-an_2949371.html.
69 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/12/quantitative-easing-il-piano-della-bce-e-fallito-per-ripartire-occorre-dare-moneta-alleconomia-reale/4951429/.
70 https://it.wikipedia.org/wiki/Esternalit%C3%A0.
71 https://www.corriere.it/esteri/17_aprile_13/inferno-coltan-2adccda8-2218-11e7-807d-a69c30112ddd.shtml.
72 https://it.euronews.com/2019/08/19/terre-rare-e-inquinamento-chi-paga-il-prezzo-ambientale-per-la-produzione-di-auto-elettric.
73 https://www.giuntitvp.it/blog/geoblog/corsa-alle-terre-rare/.
74 Mathieu Quet, Impostures pharmaceutiques. Médicaments illicites et luttes pour l’accès à la santé, La Découverte, 2018.
75 http://salute.aduc.it/articolo/cospiratori+tabacco_20040.php.
76 Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Einaudi, 2009.
77 https://www.youtube.com/watch?v=ZzHD6lQfxvQ.
78https://www.doppiozero.com/materiali/come-il-capitalismo-ha-colonizzato-la-terra?fbclid=IwAR0oHk5vyx3_FV-PDyOFuFxoW989J4u3W96a4JABOBJ78UMKGVY4DmGvUE4.
79 https://www.youtube.com/watch?v=3MjuoDpKLfI.
80 https://ildubbio.news/ildubbio/2019/02/15/lonu-accusa-macron-polizia-violenta-e-attacchi-al-diritto-di-manifestare/.
81 Immanuel Wallerstein, Comprendere il mondo. Introduzione all’analisi dei sistemi-mondo, Asterios, 2013.
82 https://jacobinitalia.it/di-fronte-alla-crisi-occorre-riscoprire-karl-polanyi/.
83 Maurice Cury ed altri, Il libro nero del capitalismo, Tropea, 1999.
84 Tzvetan Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’«altro», Einaudi, 1984.
85 Stéphane Courtois ed altri, Il libro nero del comunismo, Mondadori, 2000.
86 https://blogs.mediapart.fr/jean-marc-b/blog/261217/victimes-du-capitalisme-un-devoir-de-memoire; https://blogs.mediapart.fr/cartographe-encarte/blog/211217/les-morts-du-capitalisme.
87 https://www.monde-diplomatique.fr/2010/08/BRYGO/19565.
88 https://www.ladepeche.fr/article/2018/09/17/2870297-maladresse-ou-arrogance-les-dix-phrases-choc-d-emmanuel-macron.html.
89 https://www.independent.co.uk/news/world/americas/us-politics/trump-poor-person-economy-commerce-secretary-rich-cabinet-appointments-a7803096.html.
90https://www.aljazeera.com/ajimpact/trump-seeks-change-poverty-defined-190613211821201.html.
91 Pronuncia: Monìc Pansòn-Sciarlò.
92 https://www.nationalgeographic.com/news/2017/06/heatwaves-climate-change-global-warming/.
93 https://forbes.it/2019/04/16/fine-del-mondo-i-milionari-si-preparano-acquistando-bunker-in-nuova-zelanda/.
94 https://www.youtube.com/watch?v=nFVy-j9t8CM&list=WL&index=877&t=0s.
95 Jean Ziegler, La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Il Saggiatore, 2010.
96 https://it.wikipedia.org/wiki/Deforestazione_della_foresta_Amazzonica.
97 https://www.iodonna.it/attualita/costume-e-societa/2015/06/04/allarme-foreste-tropicali-ogni-anno-sparisce-lequivalente-della-svizzera/.
98 https://europa.today.it/ambiente/uomo-animali-estinzione.html.
99 https://www.lifegate.it/persone/news/balene-contrastano-cambiamenti-climatici-assorbono-co2.
100 https://ilsalvagente.it/2017/11/06/pesticidi-in-27-anni-scomparsi-il-75-degli-insetti/.
101 https://www.repubblica.it/ambiente/2019/05/06/news/il_declino_della_vita_sulla_terra_accelera_fino_a_un_milione_di_specie_estinte_nei_prossimi_decenni-225578515/.
102http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2015/06/24/news/sopravviveremo_alla_sesta_estinzione_di_massa_-2667892/.
103 https://it.wikipedia.org/wiki/Pacific_Trash_Vortex.
104 https://scienze.fanpage.it/pesci-in-tavola-vicino-all-estinzione-i-nostri-mari-saranno-vuoti-entro-2048/.
105 https://habitat.thevision.com/barriere-coralline-pianeta/.
106 https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/01/asia-meridionale-il-60-per-cento-delle-falde-acquifere-e-contaminato-rischio-salute-per-750-milioni-di-persone/3003035/.
107 https://www.youtube.com/watch?v=CpFJK3LI4Vs.

Versione in Pdf qui: https://www.asterios.it/sites/default/files/IL%20NEOLIBERISMO%20(pagine%201-16).pdf

 

FONTE: https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/23748-fabrizio-li-vigni-il-neoliberismo-e-il-problema-del-xxi-secolo.html

 

 

 

Dentro la Costituzione” Ecco a che cosa sono servite le privatizzazioni: verso una necessaria nazionalizzazione

da  | Set 4, 2022 | Attualità

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Nel 1992 il Governo Amato, su insistenza di Mario Draghi, all’epoca direttore generale del Ministero del Tesoro, ha proceduto progressivamente alla privatizzazione dell’INA, dell’ENEL, dell’ENI, dell’IRI e ad oltre mille aziende pubbliche con seicentomila dipendenti finiti sul lastrico.

In altri termini, questi irresponsabili hanno messo sul mercato beni di prima necessità, lasciandoli in mano alle speculazioni.

Bisogna invertire la rotta e nazionalizzare (la Francia sta già lavorando in questa direzione con EDF) le nostre società che operano nel settore energetico.

L’art. 43 della Costituzione repubblicana vigente consente allo Stato di intervenire in modo autoritativo nel sistema produttivo, laddove emerga, e la situazione attuale di grave crisi energetica (creata ad hoc) giustifica questa scelta, l’esigenza di perseguire fini di utilità generale: in questo caso imporre prezzi dell’energia calmierati.

Anche a livello comunitario non è esclusa la possibilità di nazionalizzare, ma, come avviene nei rapporti tra diritto interno e diritto dell’Unione Europea, l’intervento statale è oggetto di sindacato “nelle sue forme, nella sua ampiezza e nella sua consistenza, nella sua intensità, nella sua efficienza e nella sua efficacia, nella corrispondenza agli obiettivi prefigurati e da perseguire nei suoi limiti e, magari, nelle garanzie comunque da assicurare” (cit. Gabriele).

Da qui, dunque, un motivo ulteriore per esercitare la facoltà di recesso dall’Unione Europea ex art. 50 TUE. Il “Governo dei migliori peggiori”, sul punto, rimane attendista, limitandosi a indirizzare i “players energetici” (di cui lo Stato possiede ancora piccole quote) con esiti non risolutivi : da una parte l’ENI è stato chiamato a garantire nuove forniture di gas a seguito di accordi con Algeria, Congo ed Angola, ma queste risultano non sufficienti per il fabbisogno nazionale, dall’altra lo SNAM, che controlla i gasdotti nel nostro Paese, è stata coinvolta nell’acquisto di un rigassificatore galleggiante per assorbire una maggiore quantità di gas liquefatto in arrivo dagli Stati Uniti d’America il quale presenta costi superiori al 50% rispetto a quello comprato dalla Federazione Russa.

Ovviamente da questa classe politica priva di qualunque capacità di ragionamento critico ed autonomo non ci si può attendere molto.

Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

FONTE: https://www.quotidianoweb.it/attualita/dentro-la-costituzione-ecco-a-che-cosa-sono-servite-le-privatizzazioni-verso-una-necessaria-nazionalizzazione/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Alastair Crooke
5 settembre 2022

L’Europa sprofonda nell’essere una lontana provincia arretrata di una “Roma Imperiale” in caduta scrive Alastair Crooke.

Il Club di Roma, fondato nel 1968 come collettivo di pensatori di spicco che ponderano questioni globali, ha preso come leitmotiv la dottrina secondo cui considerare i problemi dell’umanità individualmente, in isolamento o come “problemi risolvibili a modo loro”, era destinato al fallimento – “tutti sono correlati”. Ora, cinquant’anni dopo, questa è diventata una “verità rivelata” indiscussa per un segmento chiave della popolazione occidentale.

Il Club di Roma ha successivamente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica con il suo primo rapporto, The Limits to Growth . Pubblicate nel 1972, le simulazioni al computer del Club suggerivano che la crescita economica non poteva continuare all’infinito a causa dell’esaurimento delle risorse. La crisi petrolifera del 1973 aumentò la preoccupazione dell’opinione pubblica per questo problema. Il rapporto è diventato “virale”.

Conosciamo la storia: a un gruppo di pensatori occidentali sono state poste tre domande: il pianeta può sostenere un livello di consumo in stile europeo che si diffonde ovunque, in tutto il mondo? La risposta di questi pensatori era “chiaramente no”. Seconda domanda: Riuscite a immaginare che gli stati occidentali rinuncino volontariamente al loro tenore di vita attraverso la deindustrializzazione? Risposta: Un deciso “No”. Un piano inferiore di consumo e uso di energia e risorse deve quindi essere imposto alle popolazioni riluttanti? Risposta: Sicuramente ‘Sì.

Il secondo ‘grande pensiero’ del Club arriva nel 1991, con la pubblicazione di The First Global Revolution . Nota che , storicamente, l’unità sociale o politica è stata comunemente motivata dall’immaginazione di nemici in comune:

“Nella ricerca di un nemico comune contro il quale possiamo unirci, ci è venuta l’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la carenza d’acqua, la carestia e simili sarebbero adatti al conto. Nella loro totalità e nelle loro interazioni, questi fenomeni costituiscono una minaccia comune… [e] tutti questi pericoli sono causati dall’intervento umano nei processi naturali. È solo attraverso atteggiamenti e comportamenti cambiati che possono essere superati. Il vero nemico allora è l’umanità stessa ”.

Non è qui lo scopo di discutere se l'”Emergenza Climatica” sia ben fondata nella scienza non politicizzata – o meno. Ma piuttosto, per sottolineare che: ‘È, quello che è’. La sua iconografia psichica è stata catturata dal culto delle studentesse “Greta”.

Quali che siano i suoi pregi – o difetti – uno strato significativo della società occidentale è giunto alla convinzione – in cui sono entrambi convinti intellettualmente e credono – che un'”emergenza climatica” sia così evidentemente corretta: che qualsiasi prova contraddittoria e l’argomento dovrebbe essere sconfessato con forza.

Questa è diventata la paura esistenziale occidentale : crescita demografica, risorse limitate e consumi eccessivi segnano la fine del nostro pianeta. Dobbiamo salvarlo. Non sorprende che attorno a questo “modo di pensare” ci siano i primi temi occidentali della politica dell’identità; eugenetica; la sopravvivenza darwiniana degli eletti (e l’eliminazione delle iterazioni ‘minori’ della vita) e il nichilismo europeo (il vero nemico siamo ‘noi’, noi stessi).

Naturalmente, l'”altro” aspetto di questa proiezione occidentale della “realtà” che sta diventando palesemente evidente è il fatto che l’Europa semplicemente non ha energia pronta o forniture di materie prime a cui attingere (avendo voltato le spalle la fonte ovvia). E come ha notato Elon Musk , “Affinché la civiltà continui a funzionare, abbiamo bisogno di petrolio e gas”; aggiungendo che “qualsiasi persona ragionevole lo concluderebbe”. Non solo petrolio e gas dovrebbero continuare a essere utilizzati per mantenere in funzione la civiltà, ma Musk ha affermato che ulteriori esplorazioni “sono giustificate in questo momento”.

Pertanto, i governi occidentali devono o invitare la miseria economica su una scala tale da mettere alla prova il tessuto della politica democratica in qualsiasi paese, o affrontare la realtà che le questioni dell’approvvigionamento energetico pongono effettivamente un limite nella misura in cui il progetto “Salva l’Ucraina” può essere perseguito ( senza provocare una rivolta popolare con conseguenti aumenti dei prezzi).

Questo dispiegarsi della vera ‘realtà’, ovviamente, limita anche per estensione l’obiettivo geostrategico occidentale associato all’Ucraina – che è il salvataggio dell”ordine delle regole liberali’ (così centrale per le preoccupazioni occidentali). La “faccia” opposta a questa paura centrale, quindi, è la preoccupazione che l’ordine mondiale sia già così infranto – perché la fiducia è svanita – che l’ordine mondiale emergente non sarà affatto modellato dalla visione liberale occidentale, ma da un’alleanza di economie sempre più vicine economicamente e militarmente, la cui fiducia negli Stati Uniti e in Europa è svanita.

Nel nostro mondo un tempo interconnesso, dove Zoltan Pozsar suggerisce ciò che lui chiama Chimerica (il termine per manifattura cinese, perfettamente sposata con una società consumistica statunitense); e l’Eurussia (dove l’energia e le materie prime russe sfruttavano il valore della base manifatturiera europea) non esistono più: sono state sostituite da “Chussia”.

Se Chimerica non funziona più, e non funziona nemmeno l’Eurussia, inesorabilmente le placche tettoniche globali si riposizionano attorno al rapporto speciale tra Russia e Cina (“Chussia”) – che, insieme alle economie centrali del blocco BRICS che agiscono in alleanza con il ‘Re’ e la ‘Regina’ sulla scacchiera eurasiatica, dal divorzio di Chimerica ed Eurussia si forgia un nuovo “match celeste”…

In breve, la struttura globale è cambiata e, con la fiducia svanita, “il commercio come lo conosciamo, non tornerà, ed è per questo che l’inflazione vertiginosa non verrà domata presto… Le catene di approvvigionamento globali funzionano solo in tempo di pace, ma non quando il mondo è in guerra, che si tratti di una guerra calda – o di una guerra economica”, osserva Pozsar, il principale guru dell’idraulica finanziaria occidentale.

Oggi assistiamo all’implosione delle lunghe catene di approvvigionamento “just in time” dell’ordine mondiale globalizzato, in cui le aziende presumono di poter sempre procurarsi ciò di cui hanno bisogno, senza spostare il prezzo:

“I fattori scatenanti qui [all’implosione] non sono la mancanza di liquidità e di capitale nei sistemi bancari e bancari ombra. Ma una mancanza di inventario e protezione nel sistema di produzione globalizzato, in cui progettiamo a casa e gestiamo da casa, ma ci riforniamo, produciamo e spediamo tutto dall’estero e, dove materie prime, fabbriche e flotte di navi sono dominate dagli stati – Russia e Cina – che sono in conflitto con l’Occidente” (Pozsar).

Ancora più significativo è il ‘quadro generale’: quell’interconnessione e la fiducia scontate erano ciò che – molto semplicemente – sottoscriveva una bassa inflazione (prodotti cinesi a basso costo ed energia russa a basso costo ). E dalla bassa inflazione scorreva il pezzo di accompagnamento dei bassi tassi di interesse. Questi insieme, costituiscono la vera “roba” del progetto globale occidentale.

Pozsar spiega:

“Gli Stati Uniti sono diventati molto ricchi facendo QE. Ma la licenza per il QE è venuta dal regime di ‘bassa inflazione’ consentito dalle esportazioni a basso costo provenienti da Russia e Cina. Naturalmente, [situato al] vertice della “catena alimentare” economica globale – gli Stati Uniti – non vuole che il regime di “bassaflazione” finisca, ma se Chimerica ed Eurussia saranno finite come sindacati, il regime di bassaflazione dovrà finire, periodo”.

Questi rappresentano essenzialmente le inquietudini esistenziali orientaliste. Russia e Cina, tuttavia, hanno anche la loro – separata – inquietudine esistenziale. Nasce da una diversa fonte di ansia. È che le guerre senza fine, per sempre dell’America, intraprese per giustificare il suo espansionismo politico e finanziario predatorio; inoltre, la sua ossessione di stendere una coperta della NATO che avvolge l’intero pianeta, inevitabilmente, un giorno, finirà in una guerra, una guerra che diventerà nucleare e rischierà la fine per il nostro pianeta.

Quindi, qui abbiamo due ansie – entrambe potenzialmente esistenziali. E disconnesso; passando l’un l’altro inascoltati. L’Occidente insiste sul fatto che l’Emergenza Climatica è primordiale, mentre Russia, Cina e gli Stati della “Mackinder World Island” escogitano di costringere l’Occidente ad abbandonare la sua presunzione di Missione globale, la sua Visione egemonica e il suo rischioso militarismo.

La domanda per Russia-Cina, quindi, è come (parafrasando Lord Keynes) cambiare atteggiamenti a lungo termine, risalenti a secoli fa, a breve termine, senza andare in guerra . Quest’ultima qualifica è particolarmente pertinente poiché un egemone indebolito è tanto più incline a scatenarsi con rabbia e frustrazione.

La risposta di Lord Keynes fu che era necessario un “colpo” à outrance sulle percezioni di lunga data. Per fare questa ‘operazione’, la Russia si è impossessata in primo luogo del tallone d’Achille di un’economia occidentale sovraccaricata che consuma molto più di quanto non produca come output, come mezzo per colpire le percezioni radicate attraverso il dolore economico.

E in secondo luogo, appropriandosi dell’Emergenza Climatica, la Russia strappa all’Occidente l’ex sfera globale occidentale, come mezzo per minare la sua percezione di se stessa, godendo di una immaginaria approvazione globale.

La prima via è stata aperta dall’Europa che ha imposto sanzioni alla Russia. Probabilmente, il Cremlino ha ampiamente anticipato la risposta alle sanzioni occidentali quando ha deciso di lanciare l’operazione militare speciale il 24 febbraio (c’era, dopo tutto, il precedente del 1998). E quindi, probabilmente, anche la leadership russa ha calcolato che le sanzioni sarebbero state un boomerang contro l’Europa, imponendo una miseria economica su una scala tale da mettere alla prova il tessuto della politica democratica, lasciando i suoi leader a dover fare i conti con un pubblico arrabbiato.

Il secondo percorso è stato ideato attraverso un’estensione concertata del potere russo attraverso partnership asiatiche e africane su cui sta costruendo relazioni politiche, basate sul controllo delle forniture globali di combustibili fossili e di gran parte del cibo e delle materie prime del mondo.

Mentre l’Occidente sta sollecitando il “resto del mondo” ad abbracciare gli obiettivi di Net Zero, Putin si offre di liberarli dall’ideologia del cambiamento climatico radicale dell’Occidente. L’argomento russo ha anche una certa bellezza estetica: l’Occidente ha voltato le spalle ai combustibili fossili, progettando di eliminarli gradualmente, in un decennio o giù di lì. E vuole che tu (il non occidentale) faccia lo stesso. Il messaggio della Russia ai suoi partner è che comprendiamo bene che ciò non è possibile; le vostre popolazioni vogliono elettricità, acqua potabile e industrializzazione. Puoi avere petrolio e gas naturale, dicono, e a uno sconto su quello che l’Europa deve pagare (rendendo le tue esportazioni più competitive).

L’asse Russia-Cina spinge a porte aperte. Il non-Occidente pensa, l’Occidente ha la sua alta modernità, e ora vogliono calciare via la scala sotto di loro, in modo che altri non si uniscano. Ritengono che questi “obiettivi” occidentali come le norme ESG (Ambiente, Sociale e Governance) non siano che un’altra forma di imperialismo economico. Inoltre, i valori proclamati dei Non Allineati di autodeterminazione, autonomia e non interferenza esterna, oggi attraggono molto più dei valori “risvegliati” occidentali, che hanno poca presa in gran parte del mondo.

La “bellezza” di questo audace “furto” dell’ex sfera occidentale risiede nel fatto che i produttori di materie prime producono meno energia ma intascano entrate maggiori; e godere del vantaggio di prezzi delle materie prime più elevati che aumentano le valutazioni delle valute nazionali, mentre i consumatori ottengono energia e pagano in valute nazionali.

Eppure… basterà questo approccio russo-cinese a trasformare lo zeitgeist occidentale? Un Occidente malconcio inizierà ad ascoltare? Forse, ma ciò che sembra aver scosso tutti, e potrebbe essere stato inaspettato, è stata l’esplosione di una russofobia viscerale che si è diffusa dall’Europa sulla scia del conflitto in Ucraina e, in secondo luogo, il modo in cui la propaganda è stata elevata a un livello che preclude qualsiasi ‘retromarcia’.

Questa metamorfosi potrebbe richiedere molto più tempo, poiché l’Europa sprofonda nell’essere una provincia lontana e arretrata verso una “Roma imperiale” in caduta.

FONTE: https://strategic-culture.org/news/2022/09/05/existential-disquiets-financial-war-against-west-begins-bite/

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

CANDIDATO PD: FIGLI ITALIANI SARANNO SERVI DEGLI AFRICANI PERCHÉ INFERIORI – VIDEO

Librandi si è di fatto ‘guadagnato’ la candidatura nella coalizione guidata dal Pd:

Librandi ha delineato tempo fa quale sarebbe il programma di un eventuale governo della sinistra: “Futuro Italia è l’Africa: italiani puliranno i bagni degli africani”.

La prima volta aveva espresso questa sua ossessione quasi pornografica così:

Lo ha poi ripetuto aggiungendo la chicca della superiorità razziale africana, una sorta di nuova pratica sadomaso lettiana.

Librandi, ripetiamo candidato nella coalizione guidata dal Pd, ha una vera e propria ossessione per i cessi africani. Oltre che una bizzarra gerarchia razziale.

La sua tesi è che figli degli italiani dovranno pulire i cessi degli africani, da lui definiti come una ‘razza superiore’:

FONTE: https://voxnews.info/2022/09/04/candidato-pd-figli-italiani-saranno-servi-degli-africani-perche-inferiori-video/

CIRCONDATO DA UNA DECINA DI RISORSE E RAPINATO: AUTORITÀ DIFENDONO LA PRIVACY DELLA BABY GANG

Un quindicenne è stato accerchiato da una decina di ‘ragazzi’ e rapinato in pieno centro a Torino, e uno degli aggressori è stato arrestato.

Il ragazzo ha raccontato di essere stato avvicinato da un gruppo di circa dieci ragazzi che, dopo aver chiesto una piccola somma di denaro, lo hanno accerchiato: «Uno di loro mi ha tolto il portafogli dalle mani e mi ha dato uno schiaffo. Mi ha restituito il portafoglio dopo averlo svuotato dei soldi». Mentre il gruppo si è diretto in via Giolitti, il ragazzo e i suoi amici hanno incontrato la volante all’incrocio tra via Cavour e Via San Francesco Da Paola.

Dopo aver invitato i ragazzi a sporgere denuncia, gli agenti hanno iniziato le ricerche: in via San Francesco Da Paola hanno notato un gruppo di ragazzi che, alla vista dei poliziotti, si sono allontanati velocemente in direzione di via Carlo Alberto. I poliziotti sono riusciti a fermare uno dei sospettati, un diciottenne, riconosciuto dalle vittime come uno dei partecipanti alla rapina, e lo hanno arrestato.

Poco distante, nei pressi del Piazzale Valdo Fusi, altri due ragazzini hanno raccontato ad una volante dell’Ufficio Prevenzione Generale di esser stati anch’essi avvicinati da un gruppo di una decina di giovani. Uno di questi avrebbe colpito al volto una delle vittime per poi sottrargli una piccola somma di denaro e la collana d’oro che indossava. All’arrivo degli agenti però, il gruppo si era già dileguato in direzione Corso Vittorio Emanuele II.

FONTE: https://voxnews.info/2022/09/06/circondato-da-una-decina-di-risorse-e-rapinato-autorita-difendono-la-privacy-della-baby-gang/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Tolleranza
Le parole e le cose
tol-le-ràn-za

SIGNIFICATO Capacità di sopportazione dello sgradevole o del dannoso; atteggiamento di accettazione di differenze specie ideali; divergenza ammessa rispetto allo stabilito

ETIMOLOGIA dal latino tolerantia, derivato di tolerare ‘sostenere, sopportare’, derivato di tòllere ‘sollevare, innalzare’.

«Mostra sempre una grande tolleranza per le lagne altrui.»
Vi fu un tempo in cui i dissenzienti (…) invocavano la tolleranza come una grazia, oggi la chiedono come un diritto, ma verrà un giorno in cui la sdegneranno come un insulto.

Così, con rimarchevole preveggenza, si esprimeva James Stanhope (1673-1721) parlando alla Camera dei Lord. In effetti, oggi tolleranza è una parola davvero curiosa, il cui apprezzamento è inversamente proporzionale a quanto si è combattuto in passato per affermarla, nel principio e nella pratica. Il motivo per cui piace poco ce l’ha scritto addosso: viene dal latino tolerantia, derivato da tolerare ‘sopportare, sostenere’, a sua volta da tollere ‘sollevare’. Tollerare qualcosa, quindi, è letteralmente reggerlo, sopportarlo. Tutt’altra cosa dal significato attuale di «accettazione e rispetto verso idee, opinioni, religioni diverse dalle proprie» (Zingarelli 2023). Come ci siamo arrivati?

Il punto di partenza è l’Europa del XVI secolo, sconvolta dalle divisioni religiose provocate dalla Riforma protestante (non a caso, tolleranza è da sempre classicamente abbinata all’aggettivo religiosa). Prima di allora – nel senso politico, collettivo che qui c’interessa – la tolleranza non esisteva. Nel mondo greco-romano, tolleranza e intolleranza erano concetti estranei all’orizzonte culturale e mentale: il politeismo era tendenzialmente accogliente e sincretista, incline a non reprimere nessun culto per paura di inimicarsi qualunque divinità, anche ignota, ed eventuali repressioni erano motivate essenzialmente da ragioni di ordine pubblico. In epoca medievale, invece, il cristianesimo – religione rivelata per cui l’errore di fede era peccato oltre che crimine – represse duramente l’eterodossia, spazzando via i ‘movimenti ereticali’ senza remora alcuna. Potendo estirpare, non c’era bisogno di tollerare.

Con la Riforma protestante cambia tutto, perché essa gode di appoggi politici: non si tratta più di gruppi isolati e inermi, facilmente perseguitabili. È allora che nasce la tolleranza, come necessità di sopportare – perché è impossibile, problematico o controproducente impedirlo – ciò che si esecra e aborre; come concessione, sempre revocabile, da parte di chi detiene un potere. Per gli intellettuali cinquecenteschi, infatti, la tolleranza è instrumentum regni, strumento di governo, strategia dettata da ragioni di opportunità, per salvaguardare lo Stato. Poi, certo, c’era anche chi – come Marsilio Ficino – volava più alto, invocando una ‘religione filosofica’ o ‘naturale’ in nome dell’universalità del sentimento religioso, al di là delle sottigliezze dottrinali: ma una tale prospettiva unificatrice, a ben vedere, vuole scongiurare l’intolleranza non riconoscendo la molteplicità bensì sopprimendola.

Tutto cambia, apparentemente, nel Seicento, quando si affaccia il principio liberale della laicità dello Stato. John Locke sostiene con forza che il potere politico non deve occuparsi della salvezza delle anime, né viceversa quello spirituale ingerirsi nelle faccende politiche. La fede è un fatto individuale e insindacabile: ogni Chiesa ha il diritto di scomunicare i suoi membri, ma non di usare la forza per punire i dissenzienti. Questione chiusa, quindi? Siamo giunti infine alla tolleranza come la intendiamo oggi? Non proprio. Locke escludeva due categorie di persone dalla tolleranza: i cattolici («perché, dove essi hanno il potere, si ritengono obbligati a negare la tolleranza agli altri») e gli atei; questi ultimi con una motivazione illuminante: «chi elimina dalle fondamenta la religione per mezzo dell’ateismo, non può in nome della religione rivendicare a se stesso il privilegio della tolleranza». Per Locke, cioè, la tolleranza è tutta interna al cristianesimo, senza il quale non è neppure concepibile: non è più concessa obtorto collo, come nel secolo precedente, ma per carità cristiana, virtù che ribadisce la superiorità spirituale del concessore.

Che cosa manca, allora, per arrivare alla nostra tolleranza? Manca l’Illuminismo; manca Voltaire, colui che, proclamatosi orgogliosamente filosofo ignorante, ha scritto alla voce Tolleranza del suo Dizionario filosofico: «Siamo tutti impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze». Ecco l’ingrediente mancante: la rinuncia alle verità assolute, il relativismo, il razionalismo scettico. Se pensi di possedere la verità, credi anche di doverla difendere ad ogni costo dall’errore. Così invece la tolleranza si fa accettazione, libertà di opinione, società aperta – e quindi non è più tolleranza: quando si realizza, scompare.

Un Voltaire benigno e simpatico continua a sorriderci da un ritratto di Nicolas de Largillière del 1724 — e ci invita a tollerare certi accostamenti di colori del suo vestiario.

Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? No, non siamo in una fiaba. La tolleranza resta un concetto problematico, per almeno due ragioni. Anzitutto, per quello che Karl Popper ha chiamato paradosso della tolleranza: una società tollerante, per restare tale, non deve tollerare gli intolleranti, pena essere da loro dominata prima o poi. Ma il vero punto di frizione si ha con l’atteggiamento antitetico a quello esposto sin qui: quello di chi respinge il relativismo equiparandolo all’indifferenza, ritenendo che tollerare il male e l’errore equivalga a non tollerare il bene e la verità; di chi ai tolleranti contrappone, per dirla con Benedetto Croce, «gli spiriti vigorosi», che «ammazzavano e si facevano ammazzare» per le loro idee. Due visioni evidentemente incompatibili, ma va bene così: oggi, per fortuna, non confondiamo più l’inconciliabilità tra opinioni con quella tra persone.

Parola pubblicata il 06 Settembre 2022

FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/tolleranza

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

LA SCARPA SCOMODA DEL PD: DICE LA VERITÀ SUL LAVORO

La Scarpa scomoda del Pd: dice la verità sul lavoro

Un video dell’11 maggio 2021 finisce oggi sul banco degli imputati: sotto accusa l’attuale candidata capolista veneta del Partito DemocraticoRachele Scarpa, rea d’aver detto “il lavoro non deve essere l’unico mezzo di sostentamento per le persone… dobbiamo interrompere questo circolo vizioso”.

Subito la stampa ha parlato d’ennesima gaffe di una candidata del Pd, senza accorgersi che la giovane capolista ha venticinque anni, e probabilmente ha riportato un sentire ampiamente diffuso nella fascia d’età tra i sedici e i venticinque anni. Ovvero: i giovani che oggi s’aprono al mondo della politica sono cresciuti ascoltando adulti che esclamano “non c’è più opportunità di remunerare il fattore lavoro”, oppure “i giovani dovranno rassegnarsi a fare solo volontariato”.

Poi l’eco di simposi come Davos è giunto loro con affermazioni come “il lavoro umano è il primo fattore d’inquinamento del Pianeta” e “poca gente in futuro potrà rientrare nei lavori tradizionalmente stipendiati, la maggior parte dell’umanità dovrà accettare un percorso di povertà sostenibile supportato dal reddito universale elettronico”. Ne consegue che la candidata del Pd potrebbe aver dato voce a ciò che avvertono i giovani, poco ascoltati dai giornalisti e per nulla dai politici indaffarati a sistemare le proprie carriere e le scalate al potere.

Del resto, ai giovani è stato detto che, difficilmente, riusciranno a ottenere un lavoro regolarmente pagato come quello dei loro padri, che probabilmente non potranno mai permettersi una casa tutta loro, che il Pianeta è stato rovinato dal lavoro umano: ovvero quel nefando fattore antropico che spinge milioni di umani a restare con la luce accesa fino a notte in uffici e fabbriche per produrre ricchezza. E che maggiore ricchezza prodotta corrisponderebbe a un pari incremento di desertificazione, cambiamenti climatici, estinzioni d’animali e aumenti di tumori e leucemie. In pratica, lavorare fa male all’uomo ed al Pianeta Terra. Questo è stato detto ai giovani, ovviamente gli adulti sanno bene che le linee guida di Davos recepite nell’Agenda Onu rappresentino un coacervo d’interessi economici, notoriamente interpretati dalle multinazionali che hanno investito nella rivoluzione green.

Così i giovani hanno reagito sedendosi, contemplando la vita senza più impegnarsi in un lavoro che permetta guadagni e risparmio. Del resto, il Pd – che ha tentato di frenare le affermazioni di Rachele Scarpa – è il partito che spinge sulla “carbon tax” seguita dalla patrimoniale (su risparmi e titoli, ed anche su immobili e terreni) e dalla tassa sull’inquinamento da lavoro. Quest’ultima è la più subdola, perché non verrebbe più colpito il reddito bensì il concetto di lavoro, la voglia dell’uomo di darsi da fare, di realizzare progetti, d’impiegare il proprio tempo. Quest’ultima tassa di fatto va a perfezionare le altre due, perché gli esseri umani si spostano per cercare lavoro e svago: secondo gli esperti di Davos è il movimento umano (il fattore antropico, l’accelerarsi del respiro) tra le principali concause d’inquinamento, e la popolazione per poter progettare il proprio movimento e il lavoro accantona risorse sotto forma di risparmi, titoli, immobili e terreni.

E allora a cosa serve lavorare? E che lavoro viene offerto ai giovani, indipendentemente dal loro percorso di studi? Esclusivamente, farsi sfruttare da Amazon o dalle aziende di “deliveroo” che trasformano plurilaureati in garzoni di spesa e pasti pronti. I giovani d’oggi, non più inclini alla rivolta, si siedono e dicono “mi godo la vostra povertà sostenibile e rido della vostra ipocrisia”: dopotutto, ricordiamo tutti le belle parole della preferita di Fabio Fazio, al secolo la ricca modella svedese Filippa Lagerback, che ha esclamato francescanamente “la povertà salverà il Pianeta”.

Così il Pd con una mano ha premiato l’ipocrisia pauperista e con l’altra ha dato fiducia al controllore Anubi (alludiamo sempre al solito Vittorio Colao) che ha ben pensato di far giocare all’Italia il ruolo di prima della classe, introducendo la tracciatura e profilatura totale del cittadino, che verrebbe continuamente controllato nei movimenti, nel lavoro, nei patrimoni, nei risparmi: il controllo diverrebbe perfetto grazie all’imposizione dell’identità digitale europea, a cui farebbe seguito l’obbligo di microchip sottocutaneo per accedere ai servizi (passaporto per esempio), all’uso dei mezzi pubblici e privati (patente) e al risparmio (moneta elettronica). Ecco che la popolazione perfetta per Davos, dopo il 2030, dovrebbe essere costituita da disoccupatipoveri e fermi a contemplare: una sorta di parco-buoi avviato a miglior vita. E ci sarebbe per il sistema il solo costo del monitoraggio sanitario degli accidiosi, inebetiti, privati ormai d’ogni speranza.

E allora di cosa ci si meraviglia? Potremmo ancora parlare di gaffe, se una venticinquenne ci dicesse che è ipocrisia parlare di lavoro sotto elezioni? L’Europa che è sotto gli occhi di tutti (almeno di chi vuol veder) ci parla di chiusura d’opifici, laboratori, officine e aziende agricole con operazioni di polizia: c’è una vera e propria caccia alle streghe contro le strutture sospettate di non essere “green” per le norme Ue. La linea dell’Unione europea è chiudere le aziende di media e piccola dimensione: infatti non è intervenuto alcun aiuto pubblico sotto sia sotto pandemia e che nell’attuale emergenza energetica. Gli aiuti da Pnrr si sono rivelati compagni del 110 per cento per l’edilizia: elargiti solo a pochissimi soggetti agganciati con il sistema bancario ed istituzionale. Ovviamente, i limiti al lavoro creeranno malessere, ma non è certo un caso che le uniche strutture a norma Ue si confermino impianti e sedi delle multinazionali. Nella ridente Europa che piace al Pd le uniche produzioni non colpite da sanzioni e tasse si confermerebbero le aziende di proprietà delle multinazionali: parametri e riduzioni toccano esclusivamente strutture la cui proprietà è registrata e limitata a regioni d’Europa come l’Italia.

Se nel futuro governo dovesse tornare “Anubi” Colao, l’Italia sperimenterà una sorta di disoccupazione di massa: milioni di ex lavoratori verranno messi in attesa di sussidio di povertà universale vincolato ad una tracciatura che certifichi l’inoperosità del soggetto. Klaus Schwab, economista padre del vertice di Davos, ha detto chiaramente che necessita ridurre entro breve tempo ad un terzo la popolazione umana che lavora, e che la metà di quest’ultima deve essere impegnata nel controllare e tracciare tutta l’umanità. Una drastica messa a riposo, perché le multinazionali possano appaltare le produzioni ai robot, all’intelligenza artificiale.

Oggi in ogni nazione occidentale c’è un emulo di Vittorio Colao, pronto a varare la tracciatura continua dei cittadini, così da poter sanzionare ogni loro movimento, impegno, passatempo, hobby. Nemmeno più l’amore o le passioni rimarrebbero segrete, poiché impegnano l’uomo, lo fanno muovere. Con questa brodaglia dispotica devono confrontarsi i giovani, a cui peraltro vengono inibite le libertà che hanno permesso ai loro genitori di lavorare, mettere su famiglia e compare casa. Ecco che ragazzi come Rachele Scarpa ripetono ciò che si sente dire in casa Pd: la cultura del lavoro è superata, lavorare fa male, non si possono più garantire ai lavoratori le certezze d’un tempo. Il Pd non è più il partito dei lavoratori e forse non lo è mai stato. Il potere e le multinazionali, di contro, hanno ben studiato Karl Marx e neutralizzato l’ascensore sociale.

FONTE: https://www.opinione.it/editoriali/2022/09/02/ruggiero-capone_rachele-scarpa-pd-lavoro-europa-ricchezza/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

C’è un Roth che detta l’agenda alla Germania. Una nuova Ostpolitik basata sulla russofobia

L’ha scoperto KATEHON, il sito vicino a Dugin.

Mikael Roth è il presidente della commissione per la politica estera del Bundestag e membro del presidio dell’SPD (il partito di Scholz) , chiede una nuova “Ostpolitik” nei confronti della Russia e degli altri stati dello spazio post-sovietico.

Roth ritiene che “la nuova Ostpolitik dovrebbe essere adattata alle mutevoli realtà e trasferita alla nuova era – anche questo dovrebbe far parte dello Zeitenwende (“punto di svolta”) proclamato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. La vecchia Ostpolitik, l’avvicinamento e la rappacificazione con l’Unione sovietica, deve cedere il passo alla nuova, specularmente opposto: basata sull’ostilità fondamentale alla Russia.

Ad esempio, Egon Bahr, architetto della vecchia Ospolitik con Willy Brandt, si è opposto alla piena adesione di una Germania unita alla NATO. Credeva anche che gli americani avessero violato i loro obblighi di sicurezza in Europa quando hanno firmato gli accordi di Dayton sull’ex Jugoslavia. Era basata su un errore che Roth sottolinea:

«Il modello occidentale delle democrazie liberali ha trionfato pacificamente sul comunismo e d’ora in poi ha dovuto rimanere senza alcuna alternativa attraente… Questa visione del mondo ha influenzato la politica estera tedesca negli ultimi 30 anni con conseguenze fatali, soprattutto nei rapporti con la Russia. Abbiamo creduto per molto tempo, troppo a lungo, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che la trasformazione della Russia fosse irreversibile e che il nostro modello occidentale fosse così incomparabile e attraente che qualsiasi interdipendenza economica avrebbe sicuramente promosso il cambiamento. Dal “cambiamento attraverso il riavvicinamento” (Wandel durch Annäherung) si è passati al “cambiamento attraverso il commercio” (Wandel durch Handel), e alla fine, il commercio è stato persino effettuato senza alcun cambiamento dalla Russia. Anche quando finalmente il presidente russo Vladimir Putin ha stabilito il suo sistema autocratico e provocato ripetutamente conflitti nel vicinato con la Russia, la Germania ha continuato a dialogare. Tutto ciò che restava dell’Ostpolitik erano, in effetti, le relazioni economiche, ma continuavamo a nutrire il presupposto che l’interdipendenza avrebbe frenato la Russia».

«la sicurezza in Europa può essere raggiunta solo contro la Russia, non con la Russia».

«non è sufficiente cercare il dialogo senza prestare attenzione alla resilienza e alla deterrenza militare. Questi errori sono nati da idee sbagliate che non solo hanno caratterizzato la politica estera dell’SPD, ma hanno anche determinato le azioni della Democrazia Cristiana Tedesca (CDU/CSU) e di altri partiti politici nei confronti della Russia».

Non basta. Roth, dopo aver sottolineati che la Russia detta la linea «la nuova Ostpolitik, oltre al suo aspetto di governo, deve avere anche una solida base di società civile. La componente russa dovrebbe includere il mantenimento dei contatti con la società civile russa, la protezione dei dissidenti in esilio e la fornitura di un rifugio sicuro. La componente dell’Europa orientale dovrebbe includere il rafforzamento della società civile lì, poiché è la chiave per la transizione di questi paesi e dovrebbe sostenere gli scambi tra le società civili in Europa». 

Ovviamente, il prendersi cura della”società civile lì” significa istigare il malcontento di gruppi, etnie e categorie in Russia, insomma che la Germania applichi quelle ricette di ingerenza che hanno adottato gli americani tipo Victoria Nuland a finanziare “rivoluzioni colorate” e “spontanee rivolte” dalla Georgia all’Ucraina al Kazakistan. Nel complesso, infatti, ciò che propone il Roth al cancelliere come “nuova Ostpolitik” è la copia conforme, fin nei particolari, alla politica antirussa che il Partito Democratico a potere in USA detta alla UE e alla NATO: atlantismo militarista senza nessun margine di libertà e interpretazione. La politica dettata da ormai oltre 20 anni dai Kagan, dalle Nuland, dai neocon.Cosa che, chissà non ci stupisce .

Notevole il pronto entusiasmo con cui la ministra degli Esteri verde Baerbock dichiara di aderire a questa nuova Ostpolitik di Roth anche contro la volontà dei suo elettorato:

Ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock sostiene che il sostegno degli ucraini è più importante del congelamento dei tedeschi: se prometto al popolo ucraino: “Ci saremo finché avrai bisogno di noi”, allora voglio mantenerlo. E non importa cosa pensino i miei elettori tedeschi…
P.S. Traducendo in lingua corrente: è arrivato L’ORDINE DI SUICIDARE L’EUROPA.

https://twitter.com/safemoonitaly/status/1565298194292113411

Si noti un altro Roth che insegna la linea alla destra italiano, di cui non si fida

futuro-di-kiev

In Francia, un terzo Roth, Jacques Attali, detta lo scopo finale di tutto ciò; la società ideale per i Roth

“È evidente che si finirà un giorno con un Governo Mondiale. Equilibrato, democratico, che metterà in atto delle regole. Che dominerà il sistema finanziario e non sarà dominato da lui.

Avrà luogo e I più giovani in questa sala lo vedranno. Ci sarà una moneta mondiale, ci sarà un reddito minimo mondiale. l’umanità si dividerà in 3 categorie:

  • I nomadi di lusso, che avranno a disposizione tutti i mezzi per la libertà. Questi saranno 100, 150 milioni, con tutti i mezzi di movimento assoluto, sradicamento del libero ma lo sradicamento sarà un lusso non una sofferenza.
  • Dall’altra parte ci saranno 5 a 6 miliardi di nomadi di miseria, che saranno obbligati a muoversi dalla campagna alla città, da una città ad un’altra, semplicemente per trovare da mangiare.
  • E in mezzo, ci sarà una specie di classe media che vivrà nella speranza illusoria di raggiungere i nomadi di lusso, e nel terrore reale di cadere “nell’afranomadismo”.

Queste sono le 3 categorie che stanno apparendo.”

“La fine dell’abbondanza significa che il ceto medio non avrà più i mezzi per vivere, come prima del 2019, per il semplice e valido motivo che non è più necessario mantenerlo, è addirittura controproducente nel nuovo sistema. (di Karine Bechet-Golovko)

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/ce-un-roth-che-detta-lagenda-alla-germania-una-nuova-ostpolitik-basata-sulla-russofobia/

 

 

 

Hunter Biden sposta dall’Ucraina i laboratori biologici statunitensi

Il Pentagono trasferisce le ultime parti del suo programma di ricerche biologiche dall’Ucraina ad altri Stati della regione. Sono già stati asportati oltre un migliaio di container.

I rapporti tra le autorità ucraine e il Pentagono sono assicurati da Rosemont Seneca Technology Partners (RSTP), una società di Hunter Biden, figlio del presidente Joe Biden, e di Cristopher Heinz, figliastro dell’inviato speciale del presidente per il clima, John Kerry.

All’accusa del ministero russo della Difesa di svolgere in Ucraina ricerche vietate dalla Convenzione sulle Armi Biologiche, il Pentagono aveva risposto che le attività riguardavano solo i reliquati delle ricerche sovietiche.
L’attuale trasferimento non prova che la Russia ha ragione, però inficia la difesa statunitense.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217940.html

 

 

 

La UE complice del piano USA di gettare l’Europa nel caos

Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera UE, non solo annuncia la sospensione dei visti ai turisti russi, assestando un altro duro colpo al settore turistico italiano ed europeo. In una riunione dei ministri UE della Difesa ha dichiarato: “I Paesi dell’Unione Europea hanno discusso l’ipotesi di una missione di addestramento per le forze ucraine sin da prima della guerra: ora è il momento di agire”. Con l’invio di armi e l’addestramento delle forze di Kiev la UE diviene un paese belligerante contro la Russia a fianco della NATO. Allo stesso tempo Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, ribadisce che bisogna: “porre fine alla nostra dipendenza dagli sporchi combustibili fossili russi”. Annuncia così la decisione della UE di proseguire sulla via che sta provocando in Europa una devastante crisi economica, dovuta al prezzo del gas cresciuto da 15 euro a oltre 300 euro al megawattora.

La vera causa non è il fatto che la Russia non ci fornisce più gas, ma che la Borsa di Amsterdam, quella che decide il prezzo del gas in Europa, appartiene a una società finanziaria statunitense, che ne determina il prezzo in base a meccanismi speculativi e politici. La stessa ENI, mentre compra gas russo a basso prezzo, lo rivende ad alto prezzo secondo le quotazioni di Amsterdam. Una vera e propria truffa ai danni degli italiani coperta dal governo Draghi,

L’Europa viene allo stesso tempo messa sempre più in pericolo dall’enorme quantità di armi che NATO e UE inviano in Ucraina. Washington ha annunciato forniture militari per altri 3 miliardi di dollari, parte del “pacchetto di assistenza” da 40 miliardi di dollari approvato dal Congresso. Di queste forniture – dimostra un servizio della statunitense CBS – la maggior parte finisce nel mercato clandestino delle armi, in mano a organizzazioni terroristiche e criminali. Un ulteriore grave pericolo è provocato dal fatto che le forze ucraine – armate, addestrate e di fatto comandate dalla NATO – sparano con i cannoni e i missili forniti loro da NATO e UE sulla centrale nucleare di Zaparozhye atttualmente sotto controllo russo, esponendo l’Italia e l’Europa al gravissinmo rischio radioattivo di una nuova Cernobyl.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217905.html

 

 

 

POLITICA

FORSE UN GOVERNO BREVE CHE APRA AL DRAGHI BIS NEL RISPETTO DEL “SISTEMA”

Si mormora che chiunque vinca le prossime elezioni politiche avrà subito filo da torcere dal cosiddetto “sistema” (poteri bancari europei ed occidentali, Nato, Onu, Ue, grande speculazione finanziaria come BlackRock e Goldman…). E forse riuscirebbe a tenere le redini del governo sino ai primi mesi del 2023: poi secondo non pochi addetti ai lavori potrebbe accadere che il presidente della Repubblica chieda un Draghi Bis per sedare le pressioni internazionali di banchieri ed organismi atlantici vari. Del resto potrebbe mai un governo eletto dal popolo prendersi la responsabilità di bruciare i risparmi degli italiani o mettere ipoteca sulle case perché i cittadini paghino la tangente al “sistema”? Il “sistema” non è affatto sconfitto, in questo momento sta facendo l’esame del sangue e la radiografia a candidati e futuribili eletti. Una manovra per capire chi potrebbe obbedire ai poteri internazionali e chi, invece, avrebbe la voglia matta di dissentire, di dire di no ai padroni finanziari dell’Occidente. Infatti sta già prendendo forma su giornali e tivù prezzolate dal “sistema” la probabilità d’una nuova epidemia o pandemia. Poco conta che si tratti di vaiolo delle scimmie o di febbre gialla del topo di fiume: il “sistema” vuole sondare se alle politiche verranno eletti politici alla Speranza, capaci di chiuderci nuovamente in casa, o ribelli in grado di non rispettare gli ordini di Onu ed Oms. Il potere sta facendo giocare il popolo come il gatto col topo in un locale chiuso, lascia gli italiani alla momentanea euforia elettorale.
E’ sotto gli occhi di tutti che il potere abbia cavalcato la pandemia per serrare i ranghi, per rimettere in riga il popolo. Eppure ancora tanti, anzi troppi, sono quelli che puntano l’indice accusatorio contro chiunque commetta “lesa maestà”. Eravamo stati chiusi in casa da qualche settimana, e su internet e tivù faceva capolino la notizia che sotto pandemia da Covid sarebbero enormemente aumentate le “fake news contro i poteri bancari europei e le istituzioni”. Logico domandarsi cosa centrasse la pandemia con le eventuali bufale contro il potere. Un mese fa le televisioni ci hanno risposto, arrivando a sostenere che dietro le fake news su Mario Draghi, Joe Biden, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde, poteri finanziari e multinazionali occidentali ci sarebbe lo zampino dei “complottosti filorussi”. E’ inutile dirvi come questa notizia ci abbia messo di buonumore, permettendoci di ridere di gusto, compensando alla tanta tristezza che spandono i cosiddetti “media istituzionali”. Sconcerta invece che la gente, quella che incontri per strada, nei bar ed ovunque, continui a credere all’informazione istituzionale, e che ripeta a mo’ d’uccello esotico che “dietro le fake news su Onu e Nato c’è l’accordo tra Donald Trump e Vladimir Putin”. Ha fatto non poca impressione ascoltare dalla voce d’una insegnate “io ripeto sempre, soprattutto ai miei alunni, che necessita informarsi solo dalla stampa istituzionale”. Quest’ultima un tempo veniva appellata come stampa di regime, capace solo di riportare veline e di onorare quel patto col potere noto come “politica del consenso”. E questo è il modello di libertà che l’Occidente vorrebbe imporre all’intero Pianeta e, parafrasando un imprenditore Usa, all’intero Universo? Un modello di pensiero che utilizzi a reti unificate le tivù pubbliche e private per dirci che “dietro le fake news contro i poteri occidentali c’è la disinformazia russa”? Ed a chi dovesse ricordare che ognuno è libero di pensarla come vuole o di leggere ciò che gli pare, viene anche obiettato che saremmo in guerra, che ci dobbiamo difendere. Soprattutto, la popolazione italiana pare evidente sia regredita allo stato mentale che ha caratterizzato il popolo albanese durante il governo di Enver Halil Hoxha, dal 1944 al 1985: Ipa (così appellavano Hoxha i suoi stretti e fidati compagni) non era affatto un negletto, era figlio d’un ricco mercante ed aveva prima studiato e poi insegnato all’Università di Montpellier in Francia, ma tornato a governare l’Albania ebbe lo spudorato coraggio di vietare ogni forma d’informazione estera al suo popolo. Motivo? Hoxha asseriva che “cinema, media e letteratura occidentale vogliono distruggere l’Albania ed il suo popolo” quindi aggiungeva di “tenere gli occhi ben aperti, di levarli al cielo, perché gli americani si sono alleati anche con i marziani”. Persino Iosif Stalin e Tito sollevarono nel Comintern il problema Hoxha, le ossessioni di Ipa che recavano danno alla politica sovietica. Ovviamente dopo la sua dipartita, nel 1985, gli albanesi incrementarono l’uso delle parabole, ed attraverso le tivù italiane scoprirono d’essere vissuti per più di quarant’anni in balia delle favole di Ipa. Infatti i primi a dirci che ci stiamo rimbecillendo sono gli europei orientali e balcanici. Un amico albanese s’è rivolto allo scrivente così: “ormai credete a tutto quello che vi dice il potere, mi ricordate gli albanesi ai tempi di Hoxha”. Certo Mario Draghi non s’ispira ad Ipa, ma al più raffinato economista Antonio de Olivera Salazar, che ha governato il Portogallo dal 1932 al 1974: e Salazar Draghi lo abbiamo visto nuovamente all’opera al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, dove una platea di scimmiette ammaestrale lo ha applaudito al grido di “Bis! Bisss!”. Al pari di Draghi, anche Salazar era stato prima alle Finanze portoghesi (una sorta di ministro del Tesoro portoghese dal 1928 al 1932), e chiunque criticasse la linea di politica economica di Lisbona veniva arrestato e detenuto come nemico del potere: è inutile rammentarvi che il massone Salazar godeva d’un certo consenso internazionale, le logge bancarie europee ed atlantiche ne garantirono l’inamovibilità. Draghi non è ancora andato via, vorrebbe svolgere il ruolo di primo presidente della Repubblica presidenziale italiana. Perché i seicento deputati che verranno eletti a settembre (prima della riforma erano più di ottocento) verranno messi a lavoro per cambiare la Costituzione, per partorire una riforma presidenziale che possa premiare il Draghi di turno. Ecco perché Draghi prima di fingere di farsi da parte aveva convocato a corte tutti, persino Beppe Grillo. E poi Draghi ha rapporti con intelligence e banche, usa l’informazione istituzionale per eliminare nemici come Conte ed altri. Non è da escludere che Supermario abbia usato anche parole compassionevoli con il comico leader genovese, in evidenti difficoltà per i problemi del figlio. Come non è da escludere Draghi abbia in mano dossier contro i propri nemici, redatti dai professionisti della sicurezza. Così viene spacciata dagli istituzionali per “fake news” ogni critica rivolta alle misure economiche dell’ex Governo Draghi, all’Agenzia delle Entrate, alle banche che requisiscono i soldi dei cittadini, alle normative europee che fanno chiudere le botteghe. Per chiunque non accetti il potere del “sistema” c’è la lista di proscrizione, l’inserimento del dissidente nell’elenco dei “filorussi” o degli untori di “fake news”. Per queste ultime c’è persino chi proporrebbe la galera: colui che sostiene “leviamo per legge le pene pecuniarie ai giornalisti e mettiamo serie pene detentive che frenino l’informazione lesiva del sistema”, ovviamente la galera giungerebbe dopo al giornalista siano state tolte anche le mutande. E con molta probabilità chi ha queste intenzioni verrà confermato nel prossimo Parlamento. A conti fatti, il potere italiano (ed occidentale) di oggi manca d’autorevolezza, non è credibile. A conferma c’è il malessere diffuso della popolazione, l’insofferenza verso le sue regole, la disaffezione dalla propaganda di regime, la cappa omologatoria su pensieri e idee e parole. Così si spegne la tivù e non si compra il Corriere perché non si crede più al sistema, ai suoi moniti, alle sue regole, alla propaganda liberticida. Ma questi comportamenti non bastano a liberarci dalla schiavitù, da regole bel lontane dalla lungimiranza delle vecchie leggi, da vincoli che non ci permettono di lavorare con tranquillità. Comunque i primi di ottobre avremo conferme e sorprese. Ben consci che, chiunque vinca le elezioni dovrà salire al Quirinale per avere l’incarico di governare l’Italia, e Mattarella prima di mandare un vincitore a Palazzo Ghigi probabilmente parlerà con i ben noti poteri del “sistema”.

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/09/03/forse-un-governo-breve-che-apra-al-draghi-bis-nel-rispetto-del-sistema/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Israele ha riscontrato seri problemi di sicurezza con i vaccini COVID e poi l’ha deliberatamente nascosto

Israel didn’t start to gather safety data until a year into the vaccine program. They gathered 6 months worth of data and found that the vaccines weren’t safe so they lied to the world about it.Israele non ha iniziato a raccogliere dati sulla sicurezza fino a un anno dall’inizio del programma di vaccinazione. Hanno raccolto 6 mesi di dati e hanno scoperto che i vaccini non erano sicuri, quindi hanno mentito al mondo al riguardo.

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Il massimo funzionario sanitario si è opposto ai richiami per gli over 50, citando dati insufficienti | I tempi di Israele

La dott.ssa Sharon Alroy-Preis, capo dei servizi pubblici del ministero della Salute e uno dei massimi consiglieri COVID del governo israeliano, non ha problemi a nascondere le informazioni vitali sulla sicurezza dei vaccini COVID per farli sembrare sicuri. Perché non hanno rilasciato la presentazione originale fatta dal team di sicurezza? Ci deve essere un’indagine il prima possibile su quello che è successo, ma il capo del MoH, Nitzan Horowitz, non ne chiede una. Anche lui è corrotto?

Questo è l’articolo più IMPORTANTE che ho scritto fino ad oggi

Questo è l’articolo più importante del mio Substack (che conta oltre 700 articoli). Questo articolo contiene informazioni sufficienti sia sui danni che sulla corruzione da far crollare il castello di carte se c’è solo una persona onesta in una posizione di autorità nel mondo.

L’unico punto più importante è questo:

Ora abbiamo la prova di:

  1. Effetti collaterali gravi di durata sconosciuta, forse irreparabili
  2. Causalità: non erano solo “coincidenze”
  3. La corruzione del governo per nascondere questi danni
  4. Correlazione tra dosi di vaccino e decessi da più studi indipendenti su più set di dati indipendenti
  5. Nessun interesse a vedere la relazione dell’esperto o il video da qualsiasi mezzo di informazione mainstream, qualsiasi membro della comunità medica tradizionale, qualsiasi legislatore, qualsiasi funzionario della salute pubblica in qualsiasi parte del mondo.

Il principio di precauzione della medicina richiede ora l’arresto immediato del programma di vaccinazione COVID.

I fatti chiave in poche parole:

  1. L’autorità sanitaria israeliana sapeva che i vaccini stavano danneggiando le persone: gli effetti collaterali del vaccino non sono né lievi né a breve termine. Infatti, nel 65% dei casi neurologici che menzionano la durata, i sintomi sono tutti in corso.
  2. Hanno anche stabilito la causalità: gli effetti collaterali sono stati causati dal vaccino. Questo è qualcosa che nessun altro era stato in grado di stabilire prima.
  3. Non sanno quanto sia grave il danno perché hanno esaminato solo i dati delle prime cinque categorie. Cardiovascolare era il numero 6. Quindi hanno esaminato solo una frazione dei dati.
  4. I ricercatori non conoscono la prevalenza di questi gravi effetti collaterali perché sono stati forniti solo il numeratore, non il denominatore (simile a VAERS).
  5. Le autorità israeliane hanno deliberatamente nascosto i problemi di sicurezza e l’hanno nascosto al mondo, pubblicando un falso rapporto dicendo essenzialmente “non c’è niente di nuovo da vedere qui gente, andate avanti”.
  6. L’unica buona notizia in tutto questo è che Israele ha protetto i palestinesi dall’ottenere questo vaccino molto pericoloso . È stato molto umano per gli israeliani.
  7. Il popolo israeliano non è stupido. Hanno capito che i vaccini sono “non sicuri e inefficaci” (il mio nuovo slogan per i vaccini… cosa ne pensi? accattivante non è vero?) e non sono più conformi alle direttive del governo per essere vaccinati . Solo il 2,4% della popolazione israeliana è “conforme” al 2 settembre 2022:

  8. A partire dal 4 settembre 2022 nessuno è ritenuto responsabile e tutti stanno ignorando questa storia bomba:
    1. C’è un blackout da parte della stampa sulla copertura in Israele di questo. I media israeliani si rifiutano persino di guardare le prove.
    2. Nessuno in Israele è ritenuto responsabile di questa corruzione. Non c’è nemmeno un’indagine.
    3. Nessuno nella comunità medica mondiale sta parlando della corruzione nonostante il fatto che colpisca persone in tutto il mondo.
    4. Non c’è copertura di questo in nessun media mainstream mondiale.
    5. Nessun funzionario pubblico, funzionario della sanità pubblica o media mainstream in nessuna parte del mondo chiede nemmeno un’indagine, nessuno vuole vedere il rapporto originale dell’esperto e nessuno vuole vedere i dati sulla sicurezza che hanno raccolto.
    6. Qualcuno ha tradotto una versione precedente di questo articolo in ebraico e l’ha pubblicata sui media mainstream in Israele. È stato rimosso in meno di 1 ora. Questo mostra quanto sia importante la censura. Se questa storia trapela, è tutto finito.
    7. Abbiamo il video completo e abbiamo le diapositive che sono state presentate; usa il link Contattami se sei un’autorità sanitaria e vuoi vederlo prima che venga rilasciato al pubblico.
    8. Solo per essere sicuro che il CDC lo sappia, ho appena inviato un’e-mail a centinaia di persone del CDC coinvolte nei vaccini COVID (incluso Rochelle Walensky) per far loro sapere che il rapporto e il video sono disponibili. Tutto quello che devono fare è premere la risposta. Scommetto che non una sola persona al CDC vuole vederlo. Stiamo per scoprire quanto sia profonda la corruzione al CDC.
    9. Non sorprende che lo ignorino. Tutti i dati negativi sul vaccino vengono ignorati. Ad esempio, quando ho scoperto che i giovani medici canadesi stavano morendo a una temperatura più di 12 volte normale dopo il secondo richiamo , la Canadian Medical Association, il cui compito è quello di essere un sostenitore della salute dei medici, si è rifiutata di commentare. Ho inviato cinque richieste e hanno ignorato tutte le richieste. Dovrebbero cambiare il loro sito web per dire che sono un sostenitore delle compagnie farmaceutiche, non della salute dei medici.

Nello specifico:

  1. Il Ministero della Salute israeliano (MoH) ha impiegato 18 mesi dalla data di lancio del vaccino prima di esaminare i dati sulla sicurezza del vaccino COVID per vedere cosa diceva.
  2. Hanno iniziato a raccogliere dati sulla sicurezza solo nel dicembre 2021, un anno dopo aver distribuito i vaccini al pubblico. Poche persone lo sapevano.
  3. Nel dicembre 2021, hanno incaricato un gruppo di esperti esterni guidato dal Prof. Mati Berkowitz, uno dei principali esperti israeliani di farmacologia e tossicologia dell’ospedale Asaf Harofe, di esaminare i dati sulla sicurezza raccolti nei successivi 6 mesi (dall’inizio di dicembre alla fine del maggio 2022).
  4. La giuria ha presentato i propri risultati al personale del Ministero della Salute intorno al 6 giugno 2022 in una chiamata Zoom che è stata segretamente registrata. Hanno scoperto che i vaccini COVID erano molto più pericolosi per le persone di quanto ammesso dalle autorità mondiali. Hanno riscontrato gravi eventi avversi che non sono mai stati divulgati da Pfizer o da alcun governo mondiale. Anche questi eventi avversi non sono risultati a breve termine, come è stato detto al pubblico.
  5. Hanno anche determinato la causalità , cosa che nessun’altra autorità sanitaria mondiale è mai stata disposta a fare (perché nemmeno altri governi hanno mai esaminato i dati). La causalità era sia ovvia che facile da dimostrare utilizzando i dati di re-challenge che sono stati raccolti (non è possibile farlo utilizzando i dati VAERS statunitensi, ad esempio).
  6. In breve, la giuria ha stabilito che il governo stava fuorviando il popolo di Israele.
  7. Non sappiamo ancora fino a che punto siano pericolosi i vaccini perché il team esterno ha esaminato solo i primi 5 eventi più frequentemente citati.
  8. Sia le autorità israeliane che gli scienziati che hanno analizzato i dati del Ministero della Salute (MoH) hanno agito per coprire i danni rilasciando al pubblico un rapporto inventato per far sembrare il vaccino perfettamente sicuro e affermare che non c’era nulla di sbagliato..
  9. È solo grazie agli sforzi di un individuo coraggioso che ha rilasciato la registrazione dell’incontro Zoom completo tra il Ministero della Salute e il loro gruppo di esperti che ora sappiamo cosa è stato detto in quell’incontro e cosa hanno effettivamente mostrato i dati. Altrimenti il ​​mondo sarebbe ancora nell’oscurità.
  10. I leader delle nostre “istituzioni di fiducia” in tutto il mondo non hanno detto assolutamente nulla dopo che la notizia è stata diffusa il 20 agosto 2022. Ciò suggerisce che c’è una corruzione diffusa nella comunità medica, nelle agenzie governative, tra i funzionari della sanità pubblica, i media mainstream e i social società di media in tutto il mondo: non riconosceranno alcun evento che vada contro la narrativa mainstream.
  11. Questo è un livello di corruzione senza precedenti. Le atrocità qui sono chiare. Tutti dovrebbero parlare apertamente e chiedere un’indagine completa e una valutazione completa dei dati sulla sicurezza raccolti dal governo israeliano.

Cosa dovresti fare

Le tre cose più importanti che puoi fare per porre fine a questi pericolosi vaccini sono:

  1. Leggi questo articolo inclusi i collegamenti consigliati nella sezione Riferimenti .
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Sintesi

Il Ministero della Salute israeliano (MoH) è stato informato dal proprio gruppo di esperti esterni selezionato personalmente guidato dal Prof. Mati Berkowitz che i vaccini COVID non sono sicuri come il Ministero della Salute aveva affermato per il popolo israeliano. Era esattamente il contrario: invece di eventi lievi e di breve durata, gli eventi erano seri e di lunga durata. Per gli effetti collaterali neurologici, nel 65% dei casi, questi non sono scomparsi affatto ( inizia a guardare questo video alle 2:30 ; il 65% è alle 3:09) e i ricercatori hanno ammesso di non avere idea se sarebbero mai andare via.

Invece di ammettere il proprio errore, il Ministero della Difesa lo ha coperto pubblicando una relazione che ha distorto la relazione dell’esperto .

Inoltre, gli esperti lo hanno anche efficacemente coperto senza dire nulla quando ciò è accaduto. Si sono seduti pigramente mentre il Ministero della Salute ha travisato i dati. Sembra che tutte le persone coinvolte fossero così intimidite da sentire di dover seppellire la verità, anche quando può costare vite umane.

Il 20 agosto è finalmente giunta al pubblico la notizia che il governo non monitorava le reazioni avverse da un anno e poi, dopo aver finalmente raccolto i dati sulla sicurezza avversa, li manipolava deliberatamente per far sembrare il vaccino sicuro quando era ‘t. Penseresti che ci sarebbe grande indignazione per la violazione della fiducia pubblica. Ma non c’era niente. Nessuna reazione. La dottoressa Sharon Alroy-Preis, capo dei servizi pubblici del ministero della Salute e uno dei massimi consiglieri COVID del governo israeliano, non ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica. È sbalorditivo.

Ciò suggerisce che lei e gli altri membri della sua organizzazione che ne erano a conoscenza fossero coinvolti nell’insabbiamento. Il popolo israeliano dovrebbe chiedere di essere licenziato e perseguito penalmente.

Inoltre, l’attuale ministro della Salute, Nitzan Horowitz, non sta facendo nulla. Perché non chiede un’indagine? Dovrebbe essere licenziato anche lui. O la corruzione della scienza va bene con il governo israeliano?

Infine, quanto è profonda la corruzione? Qualche media mainstream israeliano tratterà questa storia? Perché no? Qualche membro del parlamento israeliano chiederà un’indagine? Qualche membro del ramo esecutivo chiederà un’indagine?

Mi sembra che siano stati tutti comprati dalle case farmaceutiche. Ho sbagliato?

Questa è una storia di corruzione, pura e semplice.

Non c’è modo di dare una svolta positiva a questo. Chiunque sia al potere che non richieda un’indagine e vada a segno è corrotto tanto quanto le persone che si sono impegnate nell’originale insabbiamento del rapporto sulla sicurezza.

Questa storia è la “pistola fumante” che stavamo aspettando: un’agenzia governativa ufficiale è stata catturata mentre aveva ricevuto un rapporto dannoso dagli scienziati e poi ha deliberatamente mentito al pubblico al riguardo.

La risposta a questa storia è stata finora i grilli

Nel momento in cui scrivo questo (2 e 3 settembre), la stampa israeliana (che è fortemente controllata dallo stato; si noti che la censura del governo è legale in Israele ) si è rifiutata di avvicinarsi alla storia; non rispondevano nemmeno quando venivano contattati per la storia. Non vogliono vedere nessuna delle prove. Solo una testata giornalistica, GB News nel Regno Unito, ha coperto la storia originale.

Sta a noi costringere i nostri leader medici, sanitari e politici in tutto il mondo a prendere posizione su ciò che è successo. Lo condanneranno o lo ignoreranno?

Ogni leader medico tradizionale dovrebbe dire che ciò che ha fatto il Ministero della Salute è sbagliato e chiedere un’indagine immediata sulla sicurezza dei vaccini. Dovremmo essere in grado di vedere la presentazione completa del gruppo di esperti e la loro relazione. E i dati sulla sicurezza dovrebbero essere rilasciati al pubblico come lo sono i dati VAERS.

Ma guarda cosa è successo: non stanno condannando quello che è successo e non chiedono il rapporto oi dati. Stanno zitti… come se non fosse successo.

Fondamentalmente stanno tutti dicendo: “Va bene per un governo non monitorare la sicurezza dei vaccini per 12 mesi e poi, dopo 6 mesi di monitoraggio della sicurezza e chiare prove di danno, travisare deliberatamente i dati sulla sicurezza al pubblico”.

introduzione

Si scopre che il governo israeliano non ha mai avuto un sistema di monitoraggio della sicurezza dei vaccini quando ha lanciato i vaccini COVID nel dicembre 2020.

Infine, nel dicembre del 2021, dopo più di un anno dall’inizio del programma di vaccinazione, hanno deciso di correggere quel difetto. Hanno iniziato a raccogliere dati sulla sicurezza da quel momento fino alla fine di maggio 2022. Hanno quindi incaricato un gruppo di ricerca esterno guidato da un importante scienziato israeliano di analizzare i dati.

Il rapporto è tornato che gli effetti collaterali non erano lievi e di breve durata come era rappresentato dal popolo israeliano. I dati erano chiari sul fatto che gli effetti collaterali erano gravi e di lunga durata (a volte senza una fine in vista) .

In breve, i dati hanno mostrato che il governo, che non stava monitorando la sicurezza come sostenevano, ha mentito al popolo di Israele. Inoltre, ora è chiaro che la dottoressa Sharon Alroy-Preis ha mentito al comitato esterno della FDA sul monitoraggio della sicurezza israeliano.

Il Ministero della Salute (MOH) ha nascosto il rapporto sulla sicurezza per 2 mesi, quindi ha pubblicato un rapporto pubblico ingannevole per far sembrare il vaccino sicuro. Questa domenica, 4 settembre, “chiederanno” al comitato per la sicurezza del vaccino di raccomandare la 5a dose (il combo vax) per gli over 60. Questo è corrotto. Stanno nascondendo i dati sulla sicurezza al pubblico e lo sanno.

Ci sono voluti 2 mesi prima che il MOH distorcesse i risultati e li presentasse al pubblico per far sembrare che i vaccini COVID fossero sicuri.

Nessuno sapeva che qualcuno stesse registrando segretamente l’incontro tra i ricercatori esterni e il Ministero della Salute

Nessuno sapeva che l’incontro di giugno tra i ricercatori e il Ministero della Salute veniva registrato segretamente.

Apparentemente, c’era una persona onesta alla riunione e quindi quando il Ministero della Salute non ha agito in modo da proteggere il pubblico, la registrazione è trapelata alla stampa.

Nella registrazione di 80 minuti, uno dei ricercatori ha affermato: “Dovremo pensare medico-legale – come presentare i nostri risultati per evitare azioni legali”.

Dopo che parti della registrazione sono trapelate alla stampa, nessuno dei media israeliani ha coperto la storia. In effetti, solo una testata giornalistica al mondo, GB News nel Regno Unito, era disposta a coprirlo. Guarda questo video dell’intervista a GB News di Neil Oliver avvenuta il 20 agosto 2022 .

Fox News è stato informato ma ha rifiutato di coprirlo (apparentemente perché i loro contratti pubblicitari con Pfizer proibiscono loro di coprire qualsiasi notizia negativa sui vaccini).

L’intera truffa è stata completamente esposta al pubblico il 1 settembre 2022 in questo Tweet (lungo 10 messaggi) di Yaffa Shir-Raz , un giornalista onesto che vive in Israele.

L’ho scoperto quando Retsef Levi ha inoltrato il tweet di Yaffa al mio WhatsApp (dal momento che sono stato permanentemente bandito da Twitter per aver parlato di quanto siano pericolosi i vaccini). La mia reazione è stata rapida… Ho iniziato a redigere questo articolo pochi minuti dopo aver letto quel tweet.

Il tweet di Yaffa discute le tecniche che sono state utilizzate per distorcere i risultati dei ricercatori:

Se Twitter cancella il suo tweet, ho una copia del video e il tweet completo che pubblicherò se necessario.

La causalità di nuovi eventi avversi è stata dimostrata dal team esterno

Inoltre, sono stati identificati nuovi eventi avversi significativi ed è stata stabilita la causalità attraverso il re-challenge della stessa persona; se il sintomo riappare o peggiora, è un sicuro segno di causalità.

La causalità è stata persino stabilita in aree in cui i ricercatori non erano precedentemente a conoscenza di problemi di sicurezza. Ad esempio, per problemi neurologici in cui non c’era nemmeno una domanda di indagine su questi specificamente (perché non era un effetto collaterale ufficialmente stabilito), il segnale è stato rilevato leggendo i campi a forma libera.

Punti aggiuntivi

La squadra esterna è stata assunta dal Ministero della Salute.

L’incontro con il MoH si è svolto all’inizio di giugno davanti a un leader senior del MoH incaricato del monitoraggio degli eventi avversi.

I funzionari del MoH non hanno condiviso i risultati con il comitato consultivo del MoH quando diverse settimane dopo si è riunito per discutere l’approvazione del vaccino per i bambini e del 5° richiamo per gli adulti.

Il dottor Alroy-Preis è il numero 2 nel MOH. È a capo della collaborazione formale tra Israele e Pfizer. Si incontra regolarmente con Pfizer e scrive documenti con loro. È anche responsabile di tutte le politiche COVID 19 in Israele.

Le cose che hanno nascosto includono:

  1. Il fatto che, nella maggior parte dei casi, questi effetti non si siano risolti rapidamente (in alcuni casi di durata superiore a un anno)
  2. La prova che il vaccino ha causato gli eventi
  3. Le tariffe effettive; hanno manipolato i tassi dividendo il numero di segnalazioni per tutte le dosi, nascondendo il fatto che avevano il sistema per 6 mesi e un solo HMO (il 15% della popolazione segnalata). Questo rende il denominatore enorme e il numeratore piccolo che maschera il significato.

Come potrebbe accadere questa corruzione?

La mia ipotesi personale è piuttosto semplice:

  1. Inizialmente è stato causato dalla cieca fiducia in figure autorevoli come Fauci, CDC, FDA e Pfizer. Fauci ha ingannato tutti nella falsa convinzione che il vaccino fosse l’unica via d’uscita.
  2. Dal momento che tutti volevano porre fine alla pandemia, hanno guardato dall’altra parte quando sono emersi problemi di sicurezza.
  3. Quando le autorità vengono colte in flagrante come in questo video, lo nascondono in modo che nessuno sembri cattivo (se stessi, il governo, i media e la comunità medica tradizionale).
  4. Tutte queste strategie di mitigazione erano del tutto inutili. Abbiamo dimostrato protocolli di trattamento precoce che hanno portato a ricoveri e decessi prossimi allo zero. Ma poiché Fauci controlla il NIH, ignorano tutto questo.
  5. Fauci ha creato il virus (finanziando il guadagno della ricerca funzionale presso l’Istituto di virologia di Wuhan) e da solo è anche responsabile della risposta che ha ucciso ancora più persone del virus.

Ci sono altre prospettive:

  1. Vedi “In che modo il Ministero della Salute è diventato l’agente di Pfizer?” per come avviene la corruzione, ma in breve è perché i funzionari del governo sono indotti in errore nel pensare che il vaccino sia l’unica via d’uscita, quindi firmano un accordo che rende la promozione dei vaccini una priorità alta e le questioni di sicurezza una priorità bassa.
  2. Articolo sul contratto Israele-Pfizer .

Riferimenti/ulteriori letture

Ecco le principali fonti:

  1. Traduzione ebraica di questo articolo (25 pagine)
  2. L’eccellente articolo riassuntivo di Josh Guetzkow
  3. L’articolo definitivo sulla corruzione di Yaffa Shir-Raz
  4. “ Sicuro ed efficace ” di Etana Hecht. Se Etana riesce a capirlo, perché nessuna autorità israeliana non può?
  5. Il tweet di Yaffa (filo lungo 10 tweet) di Yaffa Shir-Raz. Retsef Levi mi ha inoltrato proprio questo tweet e puoi vedere che la mia reazione è stata istantanea e immediata quando ho letto il thread:

  6. Il segmento GB News del 20 agosto 2022 in cui Neil Oliver intervista Yaffa e Retsef. Il post di Rumble è stato pubblicato il 28 agosto, ma come potete vedere da questo tweet la notizia è uscita il 20 agosto . Ciò che è sorprendente è anche la scarsa reazione (solo 427 retweet e 912 Mi piace dopo 2 settimane).

  7. Questo video di 4 minuti che espone il rapporto del Ministero della Salute che mostra ciò che gli scienziati hanno effettivamente detto alla riunione segreta. Gli scienziati hanno dimostrato che Pfizer ha mentito alla FDA sugli effetti collaterali. Questo video dura solo 4 minuti e tutti dovrebbero guardarlo. Ha le dichiarazioni che mostrano che nel 65% dei casi neurologici (vedi 3:10 nel video), i problemi non si sono risolti.
  8. Questa clip di un minuto dalla chiamata Zoom mostra i ricercatori che chiedono che Sharon venga informata. C’è la certezza da parte dei partecipanti del MoH che faranno in modo che ciò accada.
  9. Questa clip di due minuti mostra la dottoressa Sharon Alroy-Preis che assicura al pubblico che i vaccini sono sicuri per le donne giustapposta al video dei ricercatori che affermano che i vaccini stanno causando danni agli organi riproduttivi delle donne che in alcuni casi non finiscono. Stanno anche sottolineando che il re-challenge provoca il ritorno dello stesso problema che è una prova di causalità, specialmente quando si verifica in molti pazienti. Ricorda, i ricercatori non sapevano di essere stati registrati. Non l’avrebbero mai detto se avessero saputo di essere davanti alla telecamera.
  10. Il rapporto pubblico del Ministero della Salute (in ebraico) che essenzialmente diceva “niente da vedere qui gente, andate avanti”. Ecco la versione tradotta automaticamente del rapporto pubblico in inglese .
  11. Il video completo dell’incontro tra gli scienziati e i funzionari del Ministero della Salute non è stato rilasciato pubblicamente… ancora. Ciò offre ai funzionari del Ministero della Salute l’opportunità di farsi avanti da soli e ammettere quello che è successo. Il tweet di Yaffa (sopra) contiene le informazioni che sono state inviate ai media. Abbiamo anche una copia delle diapositive che sono state presentate all’incontro . Usa il link Contattami se sei un’autorità sanitaria (medico, accademico, stampa, funzionario della sanità pubblica) e vuoi vederlo prima che lo rilasci al pubblico.

Questi riferimenti sono solo su questa storia particolare, naturalmente. Ora ci sono oltre un migliaio di articoli nelle riviste scientifiche pubblicate sottoposte a revisione paritaria che mostrano che i vaccini non sono sicuri come affermato. Vedi questo articolo per un riassunto delle prove .

In questo momento stiamo vedendo solo la punta dell’iceberg

Tieni presente che i ricercatori hanno analizzato SOLO i 5 eventi avversi gravi segnalati più comunemente e hanno scoperto nuove cose di cui Pfizer non era a conoscenza.

Hanno escluso i casi più gravi e li hanno affidati a un’altra commissione per l’esame.

Gli eventi cardiovascolari erano il numero 6 più prevalente, quindi non abbiamo dati su quelli poiché non sono stati analizzati.

E lo studio non ha incluso nemmeno i casi di ricovero, che è il ruolo di un altro comitato da esaminare.

Quindi l’analisi attuale è solo la punta dell’iceberg.

VAERS mostra migliaia di sintomi che sono elevati da questi vaccini rispetto al normale.

C’è molto di più che non è stato ancora rivelato al pubblico. C’è una ricerca onesta in corso in Israele che viene ignorata.

Due ricercatori israeliani hanno scoperto che i vaccini uccidono 40 volte più anziani di quanti ne salvano

Ad esempio, lo sapevi che secondo un’analisi dei dati del Ministero della Salute, il vaccino COVID uccide 40 volte più anziani di quanti ne salva?

Il Dr. Herve Seligmann lavora presso l’Unità di Ricerca sulle Malattie Infettive e Tropicali Emergenti, Facoltà di Medicina, Università di Aix-Marseille, Marsiglia, Francia. È di nazionalità israelo-lussemburghese.

Utilizzando i dati del Ministero della Salute israeliano, Haim Yative e il dottor Seligmann, ricercatori israeliani, hanno scoperto che il vaccino contro il COVID-19 ha ucciso 40 volte (40 volte) la quantità di anziani rispetto alla malattia e 260 volte più giovani di quanti sarebbero morti a causa del virus in un periodo di 3 settimane subito dopo i colpi.

Vedere:

  1. Dati del Ministero della Salute israeliano: il vaccino Pfizer ha ucciso “circa 40 volte più anziani di quanto la malattia stessa avrebbe ucciso”
  2. Vaccinazione in Israele: dati sulla mortalità sfidanti?
  3. La scoperta dei dati sulle vaccinazioni in Israele rivela un quadro spaventoso

Nota che l’ultimo articolo ha la ricerca e parla anche dei pezzi di attacco sulla ricerca e fa un caso convincente sul perché quei pezzi di attacco sono sbagliati. Sarei disposto a scommettere che gli aggressori sono timidi con la telecamera e non appariranno in una discussione “sulla telecamera” del lavoro.

Le sfide del dibattito dal vivo sono un modo molto affidabile per determinare chi sta dicendo la verità e chi sta mentendo quando si tratta di argomenti complessi. È per questo che nessuno che affermi che il “virus non esiste” apparirà sulla telecamera con me… nemmeno per 5 minuti e nemmeno per vincere $ 1 milione. Semplicemente non lo faranno.

Altre cose degne di nota

  1. La stampa israeliana è pesantemente controllata. Yaffa è stato licenziato dal più grande quotidiano in Israele un anno fa, dopo aver lavorato lì per 20 anni. Il suo crimine? Ha scritto alcuni articoli che il Ministero della Salute non ha gradito. Quindi non sorprende che la stampa in Israele abbia evitato di coprire questa storia. Farà la differenza solo se tutti coloro che leggono questo articolo lo condividono sui social media.
  2. Il gruppo di esperti ha riscontrato effetti collaterali non elencati da Pfizer (nuovi segnali), inclusi eventi avversi neurologici, mal di schiena e problemi gastrointestinali, specialmente nei bambini. Dal momento che il gruppo ha esaminato solo i primi 5 effetti collaterali più diffusi, è davvero preoccupante che abbiano trovato qualcosa di nuovo. Questa non è davvero una grande sorpresa poiché i dati VAERS, che sono indipendenti dai dati israeliani, mostrano la stessa cosa.
  3. Causalità : hanno riscontrato molti casi di re-challenge – recidiva o peggioramento di un effetto collaterale a seguito di dosi ripetute all’interno dello stesso individuo – che il ricercatore capo sottolinea, aumenta le possibilità di causalità “da possibile a definita”. Quindi è interessante che questi ricercatori siano stati in grado di determinare facilmente la causalità quando nessun altro nel “mondo medico tradizionale” è stato in grado di farlo. Naturalmente, i “diffusori di disinformazione” si sono resi conto che i dati VAERS lo dicevano all’inizio del 2021 a causa della dipendenza dalla dose dei sintomi.
  4. L’unica persona che alla fine ha twittato qualcosa è stato il marito di Sharon AlroyPreis. In pratica ha diffamato Yaffa. Questo in realtà ha senso perché quando non sei in grado di attaccare i meriti di un argomento, l’approccio corretto è censurare l’attaccante o impegnarsi in attacchi ad hominem.

Questo è un problema serio per le persone che vivono in Israele

Il governo li considera “non vaccinati” a meno che non abbiano a disposizione tutte le dosi di vaccino COVID. Dai un’occhiata… solo il 2,4% del popolo israeliano rispetta le politiche di vaccinazione del governo . Qualcuno ha violato il codice (nota: la data è il 2 settembre 2022).

Un commento di uno dei miei lettori in Israele

Considera questo commento :

Sono israeliano e dico quello che hai scritto (a me stesso e su alcuni account Facebook israeliani) da un po’ di tempo ormai. Sono disgustato dai capi del nostro ministero della salute che sono incaricati di affrontare la crisi del Corona. Sono disgustato da persone come Sharon Alroy-Preis che hanno testimoniato davanti al comitato di esperti della FDA come una groupie o una cheerleader della Pfizer. Come un cagnolino, desideroso di compiacere il suo padrone Pfizer. Così ambizioso e così desideroso di andare avanti e apparire importante apparendo davanti a quel comitato e così privo di qualsiasi responsabilità seria nei confronti dei milioni di israeliani di cui ha trascurato la salute. E non solo ha tradito la fiducia del pubblico israeliano, ma con la sua testimonianza distorta ha influenzato il comitato della FDA, esponendo così miliardi di persone in tutto il mondo ai pericoli di questo vaccino, perché un’approvazione della FDA fa molto in giro per il mondo. Non solo dovrebbe essere licenziata. Dovrebbe andare in galera!

Quindi ora tutte le persone negli Stati Uniti hanno almeno un capro espiatorio da incolpare per tutto. Mi è stato detto che gli Stati Uniti facevano affidamento sugli israeliani per il monitoraggio della sicurezza a causa del triste stato del monitoraggio della sicurezza negli Stati Uniti. Potrebbero non essersi resi conto che Israele era anche peggio degli Stati Uniti nel monitoraggio della sicurezza; molto peggio.

Reazione della stampa al mio articolo

Al 5 settembre sono stati pubblicati due articoli sul mio articolo ed entrambi sono molto dannosi per il Ministero della Salute:

RESPONSABILE DELLA RICERCA SULLA SICUREZZA DEI VACCINI: ISRAELE HA DELIBERATAMENTE MENTITO SUI RISCHI PER LA SALUTE DEL VACCINO COVID
Questo è stato pubblicato su Israel 365 News ed è scritto in inglese. Buon per loro per portare la storia. Ancora meglio, hanno presentato la storia sulla loro home page che puoi vedere da questo screenshot (guarda l’URL):

 

Israele sapeva dei rischi dei vaccini corona e lo ha tenuto “tranquillo”.
Questo articolo, che appare su ice.co.il , è scritto in ebraico ma Google Translate funziona benissimo se vuoi leggerlo in inglese. Tutti i commenti sono tutti favorevoli al mio articolo. L’hanno pubblicato, l’hanno rimosso un’ora dopo, ma ora è di nuovo visibile a tutti. Dai un’occhiata a questi due commenti (tradotti da Google):

18 USC 1001 violazione da parte del Dr. Premio Sharon Alroy

È una violazione penale della legge statunitense per chiunque fare una dichiarazione materiale ingannevole in qualsiasi procedimento ufficiale ( 18 USC 1001 ). I trasgressori sono soggetti a 5 anni di reclusione.

Considera le seguenti dichiarazioni fatte in questa riunione della FDA VRBPAC del 17 settembre 2021:

“Reckless Levy” è in realtà “Retsef Levi”. Ma questa affermazione è stata fatta in un momento in cui il governo israeliano non effettuava alcun monitoraggio della sicurezza.

Si riferisce all’affermazione di Retsef secondo cui il sistema di segnalazione in Israele era disfunzionale (come lo era) e che non c’era seguito o monitoraggio sugli eventi avversi. Retsef non ha mentito. L’ha fatto. Ha detto che era “sorpresa”.

Quindi questa sembra essere una dichiarazione deliberata fatta dal dottor Alroy-Preis che potrebbe sottoporla a un procedimento penale da parte del Dipartimento di Giustizia. Tuttavia, cose del genere sono improbabili anche se la sua testimonianza ha portato il comitato ad approvare i vaccini che hanno ucciso centinaia di migliaia di americani.

D’altra parte, forse era sorpresa che qualcuno al di fuori del Ministero della Salute sapesse cosa stava realmente succedendo (quindi non stava mentendo).

In che modo “loro” lo spiegano? Non possono!

I troll di Twitter inizialmente hanno affermato che i video erano stati presi fuori contesto. Ma non è durato a lungo. Adesso tacciono. La strategia sembra essere ignoriamola così andrà via.

Come stanno reagendo gli esperti medici negli Stati Uniti

Ho il numero di cellulare della dottoressa Grace Lee, capo del comitato ACIP che è il comitato esterno del CDC. Quindi le ho mandato questo articolo e le ho chiesto commenti.

Se dice qualcosa, lo segnalerò qui. Non trattenere il respiro.

Dovrebbe essere indignata. Ma non lo sarà. Non dirà niente. Si limiterà a seguire ciò che le viene detto di fare, ovvero ignorarlo. È così che funziona la scienza. Se vuoi prove di corruzione, è proprio questo.

Allo stesso modo, nessun membro della comunità medica tradizionale dirà una parola. Nessuno di loro dirà nulla.

Il professor Vinay Prasad dirà qualcosa? Conosce questo articolo e ho chiesto anche i suoi commenti.

Questo è un momento decisivo per la comunità medica mondiale e le riviste mediche. Parleranno o faranno come gli viene detto e rimarranno in silenzio? Chi sarà il primo a parlare?

Immagino che rimarranno tutti in silenzio e non commenteranno su questo. Questo ti mostra il livello di controllo e corruzione.

Ecco un elenco parziale delle persone a cui ho chiesto un commento:

  1. Marc Tessier-Lavigne, Presidente di Stanford
  2. Lloyd Minor, preside di medicina di Stanford
  3. Il professor David Relman di Stanford
  4. Stanford Professor Grace Lee (che è anche capo del comitato ACIP)
  5. La professoressa di Stanford Bonnie Maldonado
  6. Il preside di medicina dell’UCSF Bob Wachter
  7. Il professor Vinay Prasad dell’UCSF
  8. Emory Preside di Medicina Vikas Sukhatme
  9. Emory Professor Carlos del Rio
  10. John Hopkins Professor Bert Vogelstein (lo scienziato più citato della storia)
  11. L’esperto medico della CNN, il dottor Sanjay Gupta

Conosco tutte queste persone. Spero che almeno uno di loro vorrà essere dalla parte giusta della storia qui a denunciare la corruzione al Ministero della Salute.

Ma no.

L’unica persona che ha risposto è stata Bert Vogelstein che ha sostanzialmente detto che sta lavorando a qualcosa di grosso e non vuole sfocarsi. È giusto. È un atto di classe. Questo è periferico per lui e l’ho capito quando l’ho contattato.

Consentitemi di chiarire la mia posizione:

Una corruzione scientifica come questa non dovrebbe mai essere tollerata e coloro che si rifiutano di parlarne pubblicamente dovrebbero vergognarsi di se stessi.

Avrei chiesto ad altre persone, ma molti scienziati di spicco nell’area delle malattie infettive mi hanno chiesto di non contattarli mai più dopo aver rivelato per la prima volta che i vaccini COVID non erano sicuri nel maggio 2021. All’epoca credevano che fossi una minaccia per la società (e probabilmente lo fanno ancora).

Un commento di Bill Rice Jr.

Bill ha scritto questo nei commenti. È un ottimo riassunto.

Questo non può accadere negli Stati Uniti perché il CDC evita di raccogliere dati accurati sulla sicurezza dei vaccini

Gli Stati Uniti hanno un sistema debole per il monitoraggio degli eventi avversi dopo la vaccinazione. Hanno cercato di aggiornarlo oltre 10 anni fa, ma il nuovo sistema, ESP:VAERS, era troppo accurato e ha mostrato che tutti i vaccini statunitensi erano pericolosi. Quindi il CDC ha inscatolato il sistema. Questo è documentato verso l’inizio del libro di RFK Jr The Real Anthony Fauci .

Il CDC non commissionerebbe mai uno studio per studiare accuratamente gli eventi avversi, quindi il problema semplicemente non si verifica negli Stati Uniti perché evitano di raccogliere i dati in primo luogo.

Questo è molto corrotto, ma a nessuno importa, inclusa la comunità medica tradizionale. A tutti è stato fatto il lavaggio del cervello facendogli credere che la FDA fosse legale e che tutti i vaccini fossero sicuri. Ma a quanto pare sanno che non è vero perché nessuno di loro discuterà di RFK Jr sulla sicurezza del vaccino (ha cercato per 20 anni di trovare un esperto su cui discutere (Alan Dershowitz non conta).

Naturalmente, i vaccini Pfizer statunitensi sono pericolosi quanto il vaccino Pfizer in Israele, ma i governi e la stampa mainstream assicurano che nessuno lo scopra, proprio come vedrai queste informazioni solo su Substack e in altri luoghi, ma mai nel stampa mainstream.

Anche quando un informatore della FAA si fa avanti con accuse serie e inconfutabili , la stampa statunitense evita di coprire l’evento:

Oggi nessuno sfiderà la FDA. Ora fanno le approvazioni EUA senza alcuna prova di un beneficio clinico e senza l’approvazione del proprio comitato esterno catturato. Questo è oltraggioso, eppure i medici tacciono.

La FDA ha appena approvato il booster combinato dopo che i test su 8 topi hanno dimostrato che la protezione di Omicron era sporadica che non preveniva l’infezione in un solo topo che era stato colpito dal virus . Nessuna parola sui dati che mostrano l’esistenza di un’indennità di ricovero o morte.

Quello che non capisco è il motivo per cui non hanno condotto lo studio di sfida Omicron su 200 topi: 100 che hanno ottenuto la serie completa di vax contro 100 topi completamente non vaccinati in cerca di mortalità e morbilità per tutte le cause. Sarebbero stati dati reali, di gran lunga migliori di 8 topi che hanno ottenuto il vaccino alla ricerca di anticorpi. Ma non l’hanno fatto perché sapevano che sarebbe stato male.

Invece, la comunità medica e la FDA si accontentano di uno studio a braccio singolo con 8 topi che non hanno mostrato alcun beneficio clinico dal vaccino per approvare un vaccino che cercheranno di convincere tutti a prendere.

Questo è davvero sbalorditivo. Ti mostra chiaramente quanto sia distrutta la comunità medica. Dovrebbero esserci editoriali in ogni rivista medica sull’assurdità di approvare un richiamo senza alcun beneficio clinico negli esseri umani o nei topi. I medici dovrebbero essere indignati per questo. Ma non dicono niente.

Tutti i topi utilizzati nello studio sono ora morti (sono stati uccisi come parte dello studio, il che era conveniente poiché in questo modo non potevano tracciare la loro mortalità).

Sharon Alroy-Preis era coinvolta?

È altamente improbabile che la dottoressa Sharon Alroy-Preis, capo dei servizi pubblici del ministero della Salute e un importante consigliere COVID del governo israeliano, non fosse a conoscenza di tutto questo prima della fuga di notizie.

Come poteva non saperlo? Non c’era alcun monitoraggio della sicurezza in atto prima di dicembre 2021. Se non lo sapeva, dovrebbe essere immediatamente licenziata per incompetenza. Quindi doveva sapere dei dati che venivano raccolti e che venivano analizzati. Avrebbe dovuto essere su spilli e aghi in attesa del risultato dell’incontro se avesse veramente a cuore la salute pubblica. E come poteva non essere a quell’incontro con gli scienziati? Cosa potrebbe esserci di più importante per la salute e la sicurezza del popolo israeliano? Dov’era?

Anche se ovviamente non ha partecipato alla riunione Zoom perché aveva cose più importanti da fare, sarebbe stata avvisata subito dopo la riunione dal suo staff. Questo è lo scenario più probabile del 99,99%.

Ma una volta annunciato dalla stampa, ha tolto ogni dubbio.

Se davvero non fosse stata informata prima della storia di GB News del 20 agosto, avrebbe immediatamente rilasciato un comunicato stampa che non le era mai stato detto del rapporto e che ci sarebbe stata un’indagine. Invece, non abbiamo sentito nulla. L’unico modo possibile che potrebbe accadere è che lei fosse in copertura.

La mia e-mail al CDC che offre di condividere le informazioni

Volevo creare un record pubblico che le informazioni sono state offerte a centinaia di persone che lavorano presso il CDC nella sicurezza dei vaccini. Prevedo che nessuno vuole vedere i dati. Mi stupirei se sbaglio.

Ecco l’e-mail che ho inviato il 4 settembre 2022 a centinaia di persone al CDC:

Non ho ricevuto risposta da una sola persona al CDC.

La mia e-mail all’offerta NIH di condividere le informazioni

Il dottor Nath ha studiato se i vaccini COVID causano lesioni. Ad oggi, non è stato in grado di stabilire una connessione. Dovrebbe accogliere questi dati a braccia aperte. Sono i dati che cerca da più di un anno. Nessuna risposta dal dottor Nath. Che cosa vi dice?

A merito del dottor Nath, in una precedente e-mail, quando ho copiato un aiutante del senatore Johnson, ho ricevuto questa risposta dal personale delle pubbliche relazioni del NIH:

Devono pensare che sono ingenuo. I giornalisti del NIH stavano mentendo quando l’hanno scritto. Stanno cercando di riscrivere la storia, proprio come il Ministero della Salute.

Si prega di leggere questo articolo che parla della ricerca di Nath. Non puoi suonare il campanello (articoli sia in The Epoch Times che in Science ) non importa quanto ci provi (e Nath ci sta sicuramente provando). Hanno diritto alle proprie opinioni, ma non hanno diritto ai propri fatti.

E un’altra cosa… ora abbiamo la conferma dell’effetto di uccisione ritardato del vaccino E che i decessi sono CAUSATI dal vaccino

Esiste una relazione dose-dipendente tra il numero di vaccini COVID somministrati e il numero di decessi in eccesso non COVID. È statisticamente significativo (p<.001). Vedi il mio nuovo articolo aggiornato sul ritardo di 5 mesi e presta attenzione all’eccellente lavoro di John Dee citato in quell’articolo. Ha utilizzato solo i dati del Regno Unito.

Quindi ora abbiamo i dati degli Stati Uniti (i dati del Social Security Death Master File di cui il CDC non vuole farci conoscere), i dati europei e i dati del Regno Unito che dicono tutti la stessa cosa: i vaccini stanno causando un numero enorme di morti .

C’è ancora un altro segnale che c’è una “bomba a orologeria” di 5 mesi dopo la vaccinazione che sono i “coaguli di sangue” (che non sono sangue). Leggi questo articolo su questi coaguli . Ho scritto molti articoli sui coaguli che si trovano fino al 93% dei casi Jessica Rose ha scritto un eccellente articolo spiegando come si formano questi coaguli .

Questi coaguli impiegano mesi per formarsi prima che ti uccidano. Gli imbalsamatori non hanno visto nessuno di questi coaguli fino alla metà del 2021. Questo suggerisce che c’è un doppio picco di morte, proprio come ha scoperto Tim Ellison . C’è una morte rapida: queste sono quelle riportate in VAERS. E c’è la morte più lenta per i coaguli che impiegano, in media, circa 5 mesi per ucciderti. Questo spiega perché nessuno degli imbalsamatori ha notato nessuno di questi casi fino a metà del 2021.

Le prove combaciano tutte. Come un guanto.

Sintesi e raccomandazioni

Nello scrivere questo articolo, ho parlato in privato sia con il professor Retsef Levy del MIT che con la dottoressa Yaffa Shir-Raz per assicurarmi di aver fatto tutto bene.

La linea di fondo è questa:

  1. C’è una chiara corruzione al Ministero della Salute israeliano e nessuno nelle autorità chiede un’indagine.
  2. Ancora più importante, dall’esame preliminare dei dati sulla sicurezza è ora estremamente chiaro che i vaccini sono molto più pericolosi di quanto ci fosse stato detto, eppure nessun governo mondiale è interessato nemmeno a richiedere i dati sulla sicurezza di Israele.
  3. Nessuno definisce sbagliato quello che è successo in Israele. È sbalorditivo. Nessuno di spicco sta parlando!
  4. Nessuno (tranne alt-media e persone che non sono in posizione di autorità per apportare modifiche) ha chiesto di prendere visione della relazione del panel di esperti o dei dati sottostanti. È davvero sbalorditivo.
  5. Il rapporto è solo la punta dell’iceberg qui poiché sono stati analizzati solo cinque tipi di eventi avversi.
  6. Questa evidenza, combinata con i nuovi dati di ritardo di 5 mesi che mostrano un coefficiente di correlazione molto elevato (34%) e un p-value <.001, dipinge il quadro di un vaccino mortale che dovrebbe essere immediatamente interrotto. Non abbiamo nemmeno bisogno di fare riferimento al lavoro di altri, come Yative e Seligmann. Non c’è altro modo per spiegare questi dati. Se c’è un modo per spiegare i dati, le autorità dovrebbero spiegarlo e non rifiutarsi di rispondere a qualsiasi domanda di scienziati e statistici con opinioni opposte.
  7. Conclusione: sulla base della corruzione del governo, dei dati sulla sicurezza e della correlazione tra il vaccino e i decessi, il principio di precauzione della medicina richiede l’arresto immediato del programma di vaccinazione contro il COVID .

Il popolo israeliano dovrebbe chiedere che i vaccini vengano interrotti e che Sharon Alroy-Preis si dimetta ora , così come tutti i membri della sua squadra che hanno partecipato all’insabbiamento. Dovrebbero perseguire tutte queste persone come criminali perché è quello che hanno fatto: hanno cospirato per seppellire le informazioni sulla sicurezza che avrebbero potuto salvare vite umane.

È importante che l’onestà e l’integrità siano ripristinate al MoH il prima possibile, ma non sta succedendo nulla.

Quindi la corruzione continuerà in tutto il mondo.

FONTE. https://stevekirsch.substack.com/p/exclusive-proof-that-the-top-israeli

 

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