RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 7 MAGGIO 2020

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 7 MAGGIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

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SOMMARIO

Houellebecq ci vaccina contro la banalità: “Non andrà tutto bene”
Imprenditori italiani in fuga a Dubai
LE MASCHERINE E LA “MORDACCHIA”
L’anti-sovranismo enciclopedico
La denuncia: “Mascherine sospette ai lavoratori di Bankitalia”
Usa-Cina: l’alba della nuova guerra fredda
Servizi, Conte vuole Massagli all’AISE 
CANCELLARE IL PASSATO, SI PUÒ DAVVERO?
Ci si può salvare dalla crisi. Galloni: il rischio è che il governo non decida
Tasse, tra pensioni, sanità e debito pubblico: che fine fanno i nostri soldi
Banche: i “furbetti” non solo dentro Intesa; quelli di Unicredit sono pure peggio
GlaxoSmithKline si dichiara colpevole: d’accordo con psichiatri, truffavano per vendere farmaci ai bambini
Come rifiutare legalmente un vaccino
ERRORE DEL COMMERCIALISTA: IL CONTRIBUENTE NON È RESPONSABILE
Sbarchi fantasma ad Agrigento e adesso è “caccia all’uomo”
Il governo sana i clandestini (e non l’Italia)
Cocainomania
Pensioni in mano ai tedeschi
SUICIDI E IMPICCAGIONI IN GIAPPONE, TERRA DI FALSE EPIDEMIE COME LO SMON
7,5mld di euro da destinare alla cooperazione globale nella ricerca di vaccini
La Germania: niente soldi all’Italia. Capito, Pd e 5 Stelle?
ISRAELE, LA TECNOLOGIA E LO STATO DI DIRITTO
LUTTWAK: L’ITALIA È UN PAESE DELL’UNIONE AFRICANA
NanoChip Vaccinali Glaxo-Hitachi e inquietanti intrallazzi renziani
Vietato dare buone notizie: il contagio crolla, ma guai a dirlo
Trucidò 54 innocenti, ritirata medaglia al partigiano Teppa

 

 

EDITORIALE

 

IN EVIDENZA

Houellebecq ci vaccina contro la banalità: “Non andrà tutto bene”

Lo scrittore parla per la prima volta del virus. “Non cambierà nulla… se non in peggio”

Michel Houellebecq non crede all’avvento di un mondo nuovo quando la crisi provocata dal Coronavirus sarà terminata, un mondo in cui «nulla sarà come prima», come viene ripetuto fino alla nausea in questi giorni.

«Ammettiamolo: la maggior parte delle e-mail che ci siamo scambiati nelle ultime settimane aveva come primo obiettivo quello di verificare che l’interlocutore non fosse morto, né sul punto di esserlo. Ma dopo questa verifica, abbiamo provato a dire delle cose interessanti, cosa non facile, perché questa epidemia riusciva nella prodezza di essere allo stesso tempo angosciante e noiosa», ha scritto il romanziere francese in una lettera intitolata En un peu pire e pubblicata sul sito di France Inter in risposta ad alcuni amici. Tra cui Frédéric Beigbeder, critico letterario del Figaro: «Frédéric Beigbeder (da Guéthary, Pirenei-Atlantici). Uno scrittore, di solito, non è abituato a vedere tante persone, vive da eremita con i propri libri, per cui il confinamento non cambia molto. Sono assolutamente d’accordo Frédéric, dal punto di vista della vita sociale non cambia quasi nulla. Ma c’è un punto che dimentichi di prendere in considerazione (forse perché, vivendo in campagna, sei meno vittima del divieto): uno scrittore ha bisogno di camminare».

E per l’autore di Sottomissione il confinamento diventa allora «l’occasione ideale di dirimere una vecchia querelle tra Flaubert e Nietzsche». «Da qualche parte (mi sono dimenticato dove), Flaubert afferma che si pensa e si scrive bene solo da seduti. Proteste e derisioni da parte di Nietzsche (anche qui mi sono dimenticato dove), che si spinge fino a dargli del nichilista (lo disse dunque all’epoca in cui aveva già cominciato a utilizzare il termine in maniera sconsiderata): lui stesso ha concepito tutte le sue opere camminando, tutto ciò che non è concepito in movimento è terribile, del resto è sempre stato un danzatore dionisiaco, etc. Nonostante io non provi una simpatia esagerata per Nietzsche, devo riconoscere che in questo caso ha ragione lui. Provare a scrivere, se durante la giornata non si ha la possibilità di camminare per diverse ore a un ritmo sostenuto, è fortemente sconsigliabile: la tensione nervosa accumulata non riesce a sciogliersi, i pensieri e le immagini continuano a girare dolorosamente nella povera testa dell’autore, che diventa rapidamente irascibile, se non addirittura pazzo», scrive Houellebecq.

Poi risponde all’amico Emmanuel Carrère. «Nasceranno libri interessanti ispirati da questo periodo? È la domanda che si pone. E che mi pongo anch’io (…) Sulla peste sono state scritte molte cose, nel corso dei secoli, la peste ha interessato molto gli scrittori. Ma con questa epidemia, ho qualche dubbio. Anzitutto, non credo neanche per un attimo alle dichiarazioni del tipo nulla sarà più come prima. Al contrario, tutto resterà esattamente come prima. L’andamento di questa epidemia è persino straordinariamente normale. L’Occidente non sarà eternamente, per diritto divino, la zona più ricca e sviluppata del mondo; tutto ciò è finito da diverso tempo ormai, non è più uno scoop», analizza Houellebecq.

Il principale risultato della crisi del Coronavirus sarà quello di «accelerare alcune mutazioni in corso», sottolinea. «Da diversi anni, l’insieme delle evoluzioni tecnologiche, piccole (il video on demand, il pagamento senza contatto) o grandi (il telelavoro, gli acquisti su internet, i social network) hanno come principale conseguenza (o come principale obiettivo?) la riduzione dei contatti materiali, e soprattutto umani. L’epidemia da Coronavirus offre una magnifica ragion d’essere a questa pesante tendenza: una certa obsolescenza che sembra colpire le relazioni umane», osserva lo scrittore francese. Secondo Houellebecq, «sarebbe altrettanto falso affermare che abbiamo riscoperto il tragico, la morte, la finitudine etc. La tendenza da più di mezzo secolo a questa parte, ben descritta da Philippe Ariès, è quella di dissimulare la morte, il più possibile; ebbene, mai la morte è stata così discreta come in queste ultime settimane. Le persone muoiono sole nelle loro stanze d’ospedale o nelle case di cura, e vengono subito seppellite (o cremate? La cremazione è più nello spirito del tempo), senza nessuno accanto, in segreto». «Tutte queste tendenze conclude Houellebecq esistevano già prima del Coronavirus; si sono solamente manifestate con una forza nuova. Dopo il confinamento, non ci sveglieremo in un mondo nuovo; sarà lo stesso, ma un po’ peggio».

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/houellebecq-ci-vaccina-contro-banalit-non-andr-tutto-bene-1860429.html

 

 

Imprenditori italiani in fuga a Dubai

 

PADOVA – Il coronavirus fa scappare gli imprenditori italiani a Dubai con 200% di richieste in quattro mesi: i dati sono stati elaborati dalla società Falcon Advice con sede a Padova e negli Emirati Arabi Uniti. Non si sentono più rappresentati dallo Stato italiano né come contribuenti né come imprenditori. Specialmente, adesso, durante la pandemia da coronavirus. Lo scrive il Gazzettino

Con una crisi economica mondiale incombente, interi Stati nel caos, un ordine economico mondiale da riscrivere totalmente e il Pil nazionale in picchiata, molti investitori stanno pensando di mettere al sicuro i propri capitali in luoghi felici (criminalità è al 4%, benzina a 16 centesimi al litro, zero tasse).

«Esiste un trend sempre più allarmante che riguarderà presto le casse dello Stato – dichiara Daniele Pescara, ceo di Falcon Advice -. Incrociando i dati nei primi 4 mesi del 2020 abbiamo registrato un 200% di richieste in più rispetto ai primi 4 mesi del 2019, che si sono tramutati per noi in 140 milioni di dollari di investimenti italiani collocati all’estero. Per lo più si tratta di grandi strutture, solvibili e indipendenti, che si possono permettere di decidere dove proseguire il proprio percorso imprenditoriale e/o produttivo. E il loro futuro non lo vedono più in Italia».

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/05/03/imprenditori-italiani-in-fuga-a-dubai/

 

 

 

LE MASCHERINE E LA “MORDACCHIA”

La cosiddetta “ripresa” è dunque avvenuta, almeno formalmente. Senza il caos della gente liberata o quasi dagli arresti domiciliari ma non senza il caos dei provvedimenti di quelli che si considerano i timonieri della nuova fase.

Con la ripresa è finita anche quella sorta di autocensura che per quasi due mesi la stampa, e forse anche i lettori di essa, si erano imposti in ordine a responsabilità e colpe di ogni genere che invece sono il pane quotidiano dell’informazione e della vita pubblica del nostro, e non soltanto, Paese. Assieme alle mascherine ci eravamo imposti un po’ tutti anche la “mordacchia”. Era questo un marchingegno che chiudeva la bocca ed impediva di proferire qualsiasi parola a quelli che erano portati al rogo per impedire che, al divampar delle fiamme, facessero alla folla degli spettatori invito a commettere peccati. La “mordacchia” veniva imposta dalla Santa Inquisizione e dal suo “braccio secolare”.

Chi ha imposto a noi la “mordacchia” in ordine alle responsabilità anzitutto della creazione del nuovo virus e poi della sua diffusione e della mancanza più a lungo del necessario di ogni misura per contrastarlo? Il coronavirus viene dalla Cina. C’è dunque un “partito cinese” e del potere che si è già procurato quello di tapparci la bocca? Sì. Un “partito cinese” c’è stato sicuramente quando i figli di papà si proclamavano maoisti, scrivevano sui muri “la Cina è vicina” e facevano balenare il miraggio di un Comunismo più comunista di quello della Russia di Stalin e dei suoi successori.

Sono passati gli anni e in Cina è rimasto un regime che si definisce comunista ma è stato istituito il più moderno ed aggressivo sistema capitalista. È questo che nel più puro stile totalitario allo stesso tempo comunista e capitalista mentre crea addirittura nuovi virus capaci di sterminare l’umanità, sa fare in modo che almeno per un po’ nessuno gliene faccia carico ed incolpazione.

Non abbiamo ancora qualche Procuratore elegante e ben chiomato che inventi un reato del genere di quello di “sequestro di persona mediante mancata accoglienza” e facendone carico ad un intero Stato si metta magari a dichiarare la guerra alla Cina. A questo non siamo arrivati e mi auguro non arriveremo mai, ma una “ripresa” di accuse di indicibili atteggiamenti è rivenuta fuori proprio da parte e tra quelli che se ne erano valsi per un’altra delle cavolate giudiziarie epocali che per decenni sta ridicolizzando la nostra giustizia.

Il ministro Alfonso Bonafede, in effetti, al primo apparire del virus e delle sommosse dei detenuti che nelle carceri si consideravano, e non proprio a torto, più esposti al contagio, aveva lasciato che fosse disposta la scarcerazione di non so se uno o più esponenti della grande mafia.

In Giappone pare che si fosse adottato il sistema di una liberazione generale dei detenuti per evitare che la condanna al carcere diventasse di fatto una condanna a morte.

Al tempo dei Re Borbone c’era a Pescara un carcere che oggi definiremmo di massima sicurezza, in uno dei lati del quale era stato edificato a margine delle acque dell’Aterno. Quasi ogni anno la piena dell’Aterno faceva strage dei carcerati intrappolati nelle loro celle magari con la palla di ferro al piede.

Contro il ministro Bonafede si è scatenato il partito dei forcaioli togati e non togati. Evitare che se non dalle acque di un torrente in piena i detenuti fossero uccisi da un morbo che aggredisce, pare, coloro che non evitano assembramenti e luoghi affollati non sarebbe certamente una colpa per un ministro della Giustizia. Lo Stato è responsabile di ulteriori violenze sulla persona di coloro che priva della libertà secondo le leggi penali.

La pena di morte è stata abolita. Quello che ci si domanda è perché questo giusto criterio umanitario e civile sia stato messo in atto proprio con uno o più esponenti dell’alta mafia ed è anche strano che responsabile di ciò sia stato indicato il ministro della Giustizia che, come si diceva una volta, conta quanto il due a briscola, invece che la Magistratura di Sorveglianza dell’esecuzione delle pene e quella che per legge costituisce l’ala burocratica del ministero della Giustizia.

Come vedete la “ripresa” c’è ed è valida, Gli italiani hanno ripreso ad accapigliarsi, hanno imparato di nuovo a volere un colpevole. E magari di nuovo sbagliano nel ritenere di averlo trovato. Anche questa è “ripresa”? Pare che non se ne possa fare a meno.

FONTE:http://opinione.it/editoriali/2020/05/06/mauro-mellini_ripresa-arresti-domiciliari-virus-giustizia-magistratura-carcere-detenuti-bonafede/

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

L’anti-sovranismo enciclopedico

Prima li delegittimi. Poi li demonizzi. Poi scrivi che sono matti. Stiamo parlando dei sovranisti, a cui la Treccani on line, quindi non esattamente l’ultimo sito del mondo, ha dedicato una voce, per la precisione «sovranismo psichico», in cui si legge che chi appoggia partiti e posizioni simili può essere considerato affetto da turbe mentali.

Fonti? Grandi psicologi? Noti psicoterapeuti? No, i giornalisti del Manifesto e del Fatto quotidiano, più il Censis, che non mi sembra si occupi di psicologia. Uno psicologo, per la verità, è intervenuto, a sostenere in diversa sede la medesima tesi: ma è Massimo Recalcati, lo stesso che cantò le imprese di Renzi come quelle di Telemaco, e quindi scusate, ma non mi sembra ci si possa contare molto. Piccoli segnali, certo, anche se la Treccani non è piccola cosa, e vive di contributi pubblici, cioè delle tasse di molti italiani che la sua voce considera affetti da turbe psichiche. Ma da non sottovalutare, perché segnano una preoccupante tendenza: quella, per usare l’orribile linguaggio accademico, di «patologizzazione» dell’avversario politico. Le cui idee non sono prese sul serio, perché considerate frutto di pulsioni, di emozioni senza controllo, di paturnie, in parole povere, di follia. E, quindi, non sarebbero neppure idee e, in ogni caso, non avrebbero diritto di cittadinanza. Con gli stessi argomenti, l’Urss negli anni Sessanta, passò dai gulag, che comunque rimasero, agli ospedali psichiatrici in cui finivano i dissidenti. Solo un pazzo, per Breznev, avrebbe potuto mettere in discussione lo splendido paradiso sovietico. Come oggi, evidentemente per la Treccani, solo un malato di mente potrebbe essere insoddisfatto della meravigliosa Unione europea o non essere entusiasta dell’idea di avere una pletora di spacciatori nordafricani sotto casa. C’è poi un altro problema: che a votare i partiti sovranisti sono, stando agli ultimi sondaggi, più del 45% degli italiani che, quindi, a rigore, dovrebbero essere considerati tutti affetti da turbe psichiche. C’è da chiedersi in che mondo vivano i redattori della Treccani e Recalcati.

Possibile che non facciano mai la spesa ad un mercato?

Che non parlino mai, chessò, con un tassista (non voglio pensare che prendano autobus o metrò, per carità)? Non siamo psicologi, psicanalisti o psicoterapeuti: ma sappiamo che chi si costruisce mondi artificiali in cui crede di vivere, e che pensa che essi siano i migliori, a cui tutti dovrebbero adeguarsi, ha certo bisogno, lui e non i sovranisti, di farsi curare.

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/cronache/lanti-sovranismo-enciclopedico-1791212.html

 

 

BELPAESE DA SALVARE

La denuncia: “Mascherine sospette ai lavoratori di Bankitalia”

Secondo un comunicato della Cisl della Banca d’Italia, riportato dal Tempo, le mascherine fornite ai lavoratori non avrebbero il marchio Ce, né una certificazione chiara

Niente marchio Ce, né certificazione dell’Inail. Le mascherine fornite ai lavoratori della Banca d’Italia sembrerebbero sospette, con una qualità incerta.

A renderlo noto è il Tempo, che riporta un comunicato della Cisl interna, dove vengono espresse perplessità sull’efficacia dei dispositivi di protezione individuale fornite ai dipendenti, in particolare a quelli del servizio banconote. Secondo il quotidiano, infatti, sulla confezione delle mascherine non sarebbe presente il marchio Ce, che garantisce la conformità del dispositivo alle regole europee. Le scritte sono tutte in cinese e le uniche certificazioni non riporterebbero a un codice comunitario. Per questo, i lavoratori avrebbero chiesto spiegazioni.

Ma, finora, “l’unico documento ricevuto ufficialmente dalla Banca è un catalogo di vendita della società Elogy, che risulta essere una piattaforma che vende servizi e -commerce“, ha spiegato la Cisl. Dopo aver analizzato i documenti, il sindacato sarebbe risalito solamente alle presunte caratteristiche del prodotto, con i prezzi e i tempi di consegna. Ma nulla di più. Le mascherine risponderebbero ai requisiti americani che certificano i “facciali filtranti in classe N95” o cinesi “come la Gb2626-2006 che certifica le maschere KN95“. Non si tratterebbe, quindi, di un prodotto completamente falso. Ma queste certificazioni, da sole, non bastano per confermare la compatibilità con gli standard europei.

Infatti, in Europa, le mascherine devono essere realizzate seguendo particolari caratteristiche tecniche, sulla base della norma tecnica Uni En 14683:2019. Per rispettare questa norma, i prodotti devono essere resistenti agli schizzi liquidi, traspirabili, capaci di filtrare efficacemente i batteri e in grado di pulire dai microbi.

Il problema, spiega il Tempo, poteva essere risolto rivolgendosi all’Inail, che è stata autorizzata, data la pandemia e la scarsità delle mascherine, ad approvare la validità dei dispositivi di protezione, sulla base delle cartatteristiche. Quindi, se le mascherine non fossero state dotate del marchio Ce, sarebbe stato possibile ricorrere ad un esame dell’Inali, che ne avrebbe assicurato l’efficacia. Sul sito dell’Inail, però, tra i dispositivi autorizzati (fino al 27 aprile) non sono presenti le mascherine fornite dalla Banca d’Italia.

Il sindacato chiede “maggiore chiarezza“, dato che alcune mansioni “non permettono il distanziamento interpersonale di almeno un metro previsto dal Dpcm“. Secondo la Cisl, la debolezza delle mascherine sarebbe rappresentata sia dalla scarsa “tenuta degli elastici, che si staccano dopo poco tempo dal primo utilizzo“, sia dal “inforzo in alluminio che dovrebbe seguire gli allineamenti nasali e che non è funzionale data la scarsa qualità del metallo

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/cronache/denuncia-mascherine-sospette-ai-lavoratori-bankitalia-1860721.html

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Usa-Cina: l’alba della nuova guerra fredda

Le accuse contro il regime cinese lanciate il 3 maggio in un’intervista alla Abc dal Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo, secondo cui “ci sono numerose prove sul fatto che il coronavirus arrivi dal laboratorio di virologia di Wuhan”, e “la Cina ha fatto tutto quello che ha potuto per tenere il mondo all’oscuro sul coronavirus: classica disinformazione comunista”, segnano un deciso salto di qualità nel confronto a distanza tra l’amministrazione Trump e il gigante asiatico in corso da molte settimane sul tema della pandemia.

Con quelle affermazioni, supportate dal suo presidente, Pompeo pone sul terreno per la prima volta la possibilità di una procedura contro la Cina presso le istituzioni e i tribunali internazionali per le sue responsabilità nella diffusione mondiale del virus. E, contemporaneamente, introduce nella polemica a tale riguardo per la prima volta un esplicito elemento ideologico, richiamando la radice comunista e la natura autoritaria del governo cinese.

A questo attacco diretto si aggiunge il fatto che il ministro degli esteri statunitense, a precisa domanda, risponde di “non avere elementi per dubitare” delle conclusioni a cui sono giunti l’Oms e le strutture di intelligence del suo paese riguardo all’origine naturale dell’epidemia, ma di non poter dire se la diffusione del virus sia stata accidentale, perché “il partito comunista cinese si è rifiutato di collaborare con gli esperti sanitari mondiali”.

Tradotto dal linguaggio della politica e della propaganda, ciò significa che Pompeo coltiva in realtà almeno il dubbio che il virus sia nato non soltanto nel laboratorio di Wuhan, ma da una manipolazione artificiale, non dimostrata ma plausibile. E che, addirittura, non si possa escludere a priori che la sua diffusione sia stata frutto di una scelta volontaria, magari non del governo cinese ma di qualche scienziato o tecnico del laboratorio stesso.

Si tratta, come è facile capire, di argomentazioni che tendono a mettere la Cina in un angolo, a tenerla sotto la lente d’ingrandimento e la pressione della comunità internazionale, in una posizione di svantaggio strategico. Una linea che naturalmente ha già provocato, e continuerà a provocare, risposte stizzite e indignate da parte di Pechino, che definisce “folli” le accuse americane, in quanto la Cina è stata la prima vittima dell’infezione, e ritorce le accuse contro Trump, colpevole ad avviso dei cinesi di eccessiva sottovalutazione del pericolo e di una politica ondivaga nel contrastarlo.

In ogni caso, il linguaggio dell’amministrazione statunitense porta la contesa ormai apertamente in un campo a partire dal quale si apre la strada ad una dialettica tra sistemi contrapposti ed incompatibili che ricorda per molti versi quella della guerra fredda tra Stati Uniti e Urss.

La crisi pandemica globale potrebbe dunque davvero avere come effetto – oltre la fine della “globalizzazione facile” oggettivamente incentrata sul modello economico cinese – anche l’accelerazione improvvisa della tendenza all’evoluzione del multipolarismo globale in un bipolarismo tra Washington e Pechino, fino a configurarlo come una rinnovata divisione del mondo in zone d’influenza non comunicanti? Si potrebbe passare in pochi mesi dalla globalizzazione caotica dell’ultimo ventennio ad un ritorno alla logica di due “globalizzazioni parallele” come quelle che nel secondo dopoguerra si svilupparono nell’Occidente capitalista liberaldemocratico e nell’Oriente collettivista?

In questo momento è ancora difficile dirlo. Molti fattori vanno considerati, e molte variabili possono influire sull’evoluzione del confronto nel prossimo futuro. Il primo elemento è, naturalmente, quanto l’impatto sanitario, ma in seguito soprattutto economico, dell’infezione da Covid-19 influirà sulla politica interna degli Stati Uniti, ed in particolare naturalmente sulle prossime elezioni presidenziali.

Da tale punto di vista, l’accelerazione di Trump nella polemica anticinese si può anche interpretare come una manovra preventiva per scaricarsi il più possibile dalle responsabilità di una possibile perdurante recessione post-pandemica, e nello stesso tempo di presentarsi agli elettori con una posizione forte, polarizzante, cioè quella del difensore cegli interessi nazionali contro un nemico esterno e riconoscibile: uno issue che sovrasti le preoccupazioni per l’economia, le incanali, le renda comprensibili in una logica più ampia. Tanto più che ad oggi Trump non può ancora essere sicuro che nel prossimo autunno si troverà davanti, come contendente, Joe Biden, il quale appare sempre più debole e screditato e potrebbe anche essere sostituito in corsa con un altro candidato in grado di unificare la base democratica nel segno della rabbia per la grave crisi e l’accusa al presidente in carica di essere il principale responsabile di essa.

Per cercare di mettersi al riparo da eventuali, e fino a poco tempo fa imprevedibili, difficoltà nell’ottenimento del suo secondo mandato quest’ultimo deve portare al più presto possibile la discussione politica fuori dalla gestione del problema sanitario in quanto tale, imperniandola sulla ripartenza della società e la ripresa economica. Ma se ciò risultasse impossibile per un protrarsi o un aggravarsi dei danni epidemici, egli deve avere pronto un piano B: la radicalizzazione del confronto con la Cina, attraverso la raffigurazione di quest’ultima come un interlocutore inaffidabile, un potere oscuro ed ostile che ha aggredito gli Stati Uniti e quello che al tempo della guerra fredda si chiamava “il mondo libero” attraverso l’arma più subdola – anche se (forse!) involontaria – un virus creato o manipolato in laboratorio. Cercando, nel contempo, di utilizzare quella radicalizzazione per esercitare una pressione forte verso gli alleati europei, troppe volte negli ultimi tempi tentati di “scarrellare” verso rapporti troppo stretti con Pechino ed eccessive concessioni nei suoi confronti, ed utilizzando l’irritazione generata in loro dai ritardi e dalle bugie cinesi sull’epidemia per spingerli a fare fronte comune in azioni di denuncia e isolamento dell’antagonista in tutte le sedi internazionali possibili: tendenza già emersa nei pronunciamenti di molti governi del Vecchio Continente.

Se questo senario si concretizzasse, le prospettive di una rapida evoluzione dell’equilibrio di potenza mondiale verso una vera e propria nuova guerra fredda diventerebbero decisamente più realistiche.

Senza contare un’ulteriore incognita: quella della Russia di Putin. Che fino ad ora ha giocato un ruolo di terzo incomodo nel cresccente dualismo globale sino-americano. Ma che in queste settimane è stata colpita duramente anch’essa – a differenza di quanto sembrava precedentemente – dalla pandemia da Coronavirus.

Un forte impatto sociale ed economico dell’epidemia in quel paese potrebbe favorire un’oscillazione più marcatamente anticinese anche nella strategia di politica estera del Cremlino, che andrebbe in questo caso a convergere con quella di un Occidente nuovamente unito. Portando il regime cinese ad un grado di isolamento internazionale inedito negli ultimi decenni. Con conseguenze tutte da decifrare.

FONTE:https://loccidentale.it/usa-cina-lalba-della-nuova-guerra-fredda/

 

 

 

CULTURA

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Servizi, Conte vuole Massagli all’AISE

Guerini e Vecciarelli d’accordo, ma con Presicce come vice: sgomento tra gli “007″
Sulle successioni ai generali Carta (Aise) e Parente (Aisi) si vanno stringendo strane alleanze. Chi pensava che, visto il delicato momento di tensioni internazionali (Libia, ma anche USA-Cina), almeno il servizio d’intelligence per l’estero potesse restare fuori dai giochi politici, si sbagliava. Subito dopo la designazione di Carta al vertice di Leonardo, l’ipotesi più probabile sembrava quella di ricorrere alle soluzioni interne: i generali Caravelli (Esercito, attuale vice) e Agovino (Carabinieri, anche lui numero due del controspionaggio) ai vertici delle due agenzie, nel segno della continuità e della tranquillizzazione delle delicate strutture. Macché, troppo semplice. Perché se Agovino sembra ancora il favorito per l’Aisi, il consigliere militare del premier Conte, l’ammiraglio Massagli, si sente sicuro di aver già sorpassato Caravelli per quanto riguarda l’Aise. Anche questa volta gliel’ha promesso il suo amico che siede a Palazzo Chigi? Di certo, lì può contare sull’adorante sostegno del potente portavoce, Rocco Casalino, da sempre affascinato dalle divise, di qualunque foggia o colore esse siano. La voce insistente che circola, è proprio questa. Con una differenza, rispetto alla vecchia promessa di nominarlo CSM della Marina. Che il premier ha tenuto per sé la delega sui servizi e quindi rischia un po’ meno di trovarsi la strada sbarrata dal Quirinale e dal ministro della Difesa. Anzi, Guerini, che ha sostituito la Trenta in via XX Settembre, si sarebbe già allineato insieme al suo capocorrente degli ex-renziani, Lotti. Pare, dopo aver stretto un accordo anche con il CSMD, Vecciarelli. Già, perché il CHOD non vede l’ora di sbarazzarsi del suo capostaff, l’ingombrante generale Francesco Presicce, facendo in modo di coronare il suo sogno di diventare vice dell’Aise. Ed ottenere poi, come grata contropartita, ciò che non è riuscito ad estorcere a Carta: portare il controllo satellitare nel COI, sotto forma di Comando delle Operazioni Spaziali e a guida naturalmente dell’Aeronautica. È un piano che sta gettando nello sgomento i nostri “007”. Perché il possibile arrivo a Forte Braschi dell’accoppiata Massagli-Presicce, oltre a ridimensionare il ruolo di Caravelli (da sei anni vicedirettore e molto stimato da tutti, tranne che da Salvini), paralizzerebbe per mesi l’attività dell’Aise, in attesa che i nuovi vertici possano calarsi compiutamente nel ruolo (ma Massagli si sente già a livello di credito internazionale dell’indimenticabile ammiraglio Fulvio Martini). Anche l’ex-premier Renzi sta cercando di inserirsi nella trattativa, ma senza speranze per il suo ambiziosissimo consigliere militare Carmine Masiello. Che finora, è riuscito soltanto ad ottenere sponsorizzazioni da Graziano Badoglio da Bruxelles e dal CSM dell’Esercito, il generale Farina, ancora troppo debole dopo l’infezione da Covid 19 e alle prese -come tutti gli altri vertici delle FFAA- delle frenetiche quanto incomprensibili (in perfetto stile contiano) direttive del Chod in tema di contrasto e scarico di responsabilità nella lotta al virus.

FONTE:https://www.sassate.it/servizi-conte-vuole-massagli-allaise-guerini-e-vecciarelli-daccordo-ma-con-presicce-come-vice-sgomento-tra-gli-007-sulle-successioni-ai-generali-carta-aise-e-parente-aisi-si-v/

 

 

 

DIRITTI UMANI

CANCELLARE IL PASSATO, SI PUÒ DAVVERO?

Virgilio Minniti – 6 maggio 2020

Un tema probabilmente poco trattato, ma di sicuro interesse nelle maglie aggrovigliate del diritto moderno.

Il diritto all’oblio è la forma di garanzia che vieta la diffusione, senza validi e giustificati motivi, di informazioni che possano arrecare pregiudizio per la persona con precedenti. Una sorta di porta che vuole chiudere in una stanza fatti e misfatti senza più riproporli in future pubblicazioni.

Intorno alla tematica si sono sviluppati dibattiti che hanno prodotto una seria analisi del diritto all’oblio. Il riportare dati e notizie su condanne pregresse deve essere obbligatoriamente collegato a fatti di cronaca al fine di meglio esplicarne determinati passaggi utili alla comprensione della dinamica dei casi singolarmente analizzati.

La materia è trattata agli artt. 17-21-22 del Regolamento generale sulla protezione dei dati, entrato in vigore nel maggio del 2018. Nel nostro ordinamento, il diritto all’oblio ha fatto capolino negli anni novanta, quindi ha una storicità ridotta.

La Corte di Cassazione lo ha definito come come il giusto interesse di ogni persona a non restare indeterminatamente esposta ai danni ulteriori che arreca al suo onore ed alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una notizia in passato legittimamente pubblicata (U. Ambrosoli, M. Sideri, Diritto all’oblio, cit.)

Soggetto passivo del diritto d’oblio può essere un persona tanto conosciuta quanto anonima, tuttavia non può essere applicato quando la notizia ritorna attuale sino al punto da suscitare un rinnovato interesse pubblico all’informazione (deve evincersi un attuale collegamento con la realtà e deve desumersi una reale utilità della notizia (sentenza 16111 del 2013). Una volta però che la stessa è acquisita, allora non bisognerà esagerare, altrimenti si potrebbe speculare andando a ledere il principio di riservatezza che deve sempre avere una posizione preminente rispetto al diritto di cronaca.

Più difficile la trattazione se rapportata al web dove essere cancellati dalla memoria on line significa cancellare dagli archivi con tutto ciò che ne consegue. Un discorso più complesso di quanto possa sembrare perché cancellare dati anche dai motori di ricerca significherebbe mettere a rischio la gestione dei dati personali, mentre con il cartaceo la gestione sicuramente assume connotati più agevoli con il semplice controllo di non riportare alla luce fatti conservati, se non in caso si verifichino condizioni tali da poter superare, per comprovate esigenze di diritto all’informazione, i paletti sulla privacy fissati dal diritto all’oblio.

FONTE:http://www.salvisjuribus.it/cancellare-il-passato-si-puo-davvero/

 

 

 

ECONOMIA

Ci si può salvare dalla crisi. Galloni: il rischio è che il governo non decida
Come evitare la crisi economica che rischia di fare più morti del Coronavirus?

Perché il governo fa le mosse sbagliate? E perché le Regioni e i Comuni potrebbero fare la differenza? La mancanza di competenza in campo economico può produrre disastri?

Domande a cui ha risposto il professor Nino Galloni, uno degli economisti più interessanti del nostro Paese. Allievo di Federico Caffé (a destra nella foto), uno dei principali diffusori della dottrina keynesiana in Italia,

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Galloni è stato funzionario di ruolo al ministero del Bilancio e della Programmazione Economica e direttore generale a quello del Lavoro, rappresentandolo anche all’OCSE. Docente presso la Università degli Studi di Roma, la Cattolica di Milano, la Luiss di Roma e le Università di Napoli e Modena e autore di numerosi saggi a tema economico è al centro di una proposta economica che potrebbe far cambiare marcia al Paese.

 

Il governo continua a fare annunci di risorse che arriveranno ma di liquidità se ne vede ben poca…

“La gente non deve sentirsi perduta. Bisognava, uno o due mesi fa, sostenere la domanda interna che significa in primis fare arrivare dei soldi a chi non ha altre fonti, fonti che sono venute a mancare. Che questo avvenga con la Cassa integrazione straordinaria, un reddito di cittadinanza, di emergenza, dei buoni acquisto o altro è indifferente. Ma che si senta perduta è inaccettabile”.

 

Inaccettabile, oltre che dal punto di visto umano, anche per i riflessi economici collettivi…

“Soprattutto macroeconomici. Se la domanda scende sotto un certo livello l’offerta la segue ad un velocità ancora maggiore. E così chiudono le piccole imprese che sono il nostro tessuto produttivo!”.

 

E quindi che si fa?

“Ci potrebbe essere anche uno scenario peggiore. Le risorse di cui parla il governo, ammesso che arrivino, vengono erogate troppo tardi e visto che non ci sono più imprese che generano produzione si creerebbe inflazione. E chi avrà denaro andrà ad acquistare sul mercato estero”.

 

Sono nozioni elementari di economia…

“Appunto. Ma mi chiedo come si fa a governare essendo completamente a digiuno di macroeconomia? Quelli che c’erano prima, nei decenni passati, sapevano solo di microeconomia e si sono prodotti degli errori marchiani. Ma qui non si sa né la micro né la macro. Un Paese come il nostro che è una potenza industriale manifatturiera eccezionale, perché come trasformatori noi siamo anche superiori alla Germania, la Germania è fatta di grandissimi assemblatori, può uscirne benissimo ma con le scelte giuste. Il piccolo imprenditore italiano ha una forza e una flessibilità eccezionali, ma dall’altro lato della medaglia deve fare i conti con una debolezza finanziaria che una volta esaurita è finita”.

 

Cosa ha fatto il governo che non va? A fronte anche della riapertura della attività…

“Ha sottovalutato l’importanza della domanda interna che è fatta di sostegno ai consumi e di una buona spesa pubblica e investimenti nei comparti strategici. Una volta che riaprono le attività produttive, se la domanda è stata sostenuta, riprendono le attività a un buon ritmo. Se invece l’offerta ha chiuso, perché la domanda non è stata sostenuta, è inutile fare quello che fa il governo, cioè aprire dei canali creditizi con le banche con le quali ci si deve indebitare. Io imprenditore non mi vado ad indebitare per pagare i costi fissi e per pagare gli operai! Mi vado ad indebitare se vedo che posso riprendere i miei affari e allargarli con prospettive di guadagno. Se invece le prospettive sono di perdita, non posso indebitarmi ancora di più, perché già sono indebitato. Bisogna ricordare che l’Italia non è arrivata a questa emergenza con un’economia florida che andava meravigliosamente! Eravamo già parecchio rovinati prima del Coronavirus. Ma la memoria purtroppo è scarsa, come diceva il mio maestro Federico Caffé, e questa è la condizione del lavoro dell’intellettuale”.

 

Ma il governo si è confrontato con le banche?

“In 40 anni, di cui 35 passati anche ai vertici della pubblica amministrazione, mai una volta che a un tavolo fossero presenti le banche. Adesso campeggiano cifre mirabolanti dichiarate dal governo e le banche sono disponibili più che altro a far coprire i debiti pregressi, col prestito garantito dallo Stato. A questo punto è chiaro che stiamo scherzando. E’ tutto uno scherzo”.

 

E l’Europa?

“L’Europa è latitante, ma in una situazione paradossale. Abbiamo una Bce disponibile a fare qualunque cosa. Possiamo fare titoli irredimibili, oppure titoli, come dice Draghi, che poi si cancellano alla fine della pandemia oppure quello che propone Tremonti, vale a dire esentasse e con altri benefici proposti ai risparmiatori interni. La Bce, tutto sommato, è disponibile perché capisce che l’ora è suprema. Invece, la Commissione europea balbetta. Il Consiglio d’Europa e il parlamento europeo, ancora peggio, non stanno facendo nulla, stanno facendo delle riunioni. Fanno le riunioni! Qui nominiamo centinaia di esperti ma esperti di cosa? Di 5G? Di Coronavirus? Esperti che poi si contraddicono fra di loro. E’ una situazione davvero inquietante. Il Paese è stretto in una morsa, tra il terrore per il contagio e la paura del crollo dell’economia. Si rischia una situazione esplosiva se non si interviene subito. Stiamo creando un percorso molto grave”.

 

E’ un momento fondamentale ma allora…

“Siamo a un bivio. Cosa facciamo? Continuiamo a prendere i soldi a debito dall’Europa minando la nostra autonomia? I soldi, a debito, ce li danno volentieri perché dopo si verranno a comprare l’Italia. L’alternativa invece è immettere mezzi monetari non a debito. Non possiamo prescindere da questo passaggio urgente che doveva già essere fatto due mesi fa. Quali mezzi? Vogliamo immettere dei buoni acquisto? Vogliamo immettere dei buoni spesa? Della moneta nazionale che non cozza contro l’Euro ma gli si affianca? Dei minibot? Dei Ccf (Certificati di Credito Fiscale, ndr)? Sono tutti strumenti su cui il governo doveva operare subito, facendo una commissione con degli esperti degni di questo nome, non troppo ampia, che decidesse quali di queste strade fossero più percorribili”.

 

Il titolo, questa possibile moneta di cui parla lei, va sempre depositato alla Bce o no?

“No. Noi abbiamo demandato, con l’Euro, alla Bce il diritto esclusivo di emettere banconote. Le ‘Stato note’ sono però rimaste dello Stato. Non le ha più emesse dai tempo di Aldo Moro ma lo Stato può emetterle domani mattina, attraverso il ministero del Tesoro. Le immette nel conto di tesoreria e vanno a coprire il fabbisogno dello Stato, non sono debito”.

 

Visti i continui annunci senza seguito del governo e i tempi che stringono potrebbero emettere queste monete parallele le Regioni?

“Quello che lei dice è fattibile. I Comuni stanno già emettendo della moneta complementare, non parallela, a valere sui trasferimenti sottordinati di somme già stanziate e impegnate. Sono degli anticipi. Quello che si potrebbe fare è l’emissione di mezzi monetari a valere su futuri stanziamenti e impegni. Lo possono fare sia le Regioni che i Comuni: è contro le regole di contabilità, ma se l’emergenza si aggrava…”.

 

Cosa cambia per il cittadino?

“Il cittadino avrebbe in mano dei pezzi di carta, delle monete metalliche o degli accrediti su una carta di credito, elettronica, per fare la spesa ed affrontare tutte le sue esigenze nell’ambito del territorio. La globalizzazione come la conoscevamo fino ad ora è finita. Questo sistema è anche un incentivo a sviluppare l’economia locale”.

 

Secondo lei chi è al governo ha capito che c’è un reale rischio di deindustrializzazione del Paese?

“Non posso sapere cosa c’è nelle loro teste, nei loro cuori, nelle loro anime. Se non l’hanno capito è perché la vogliono, non so come dire. Bisogna chiederlo a loro. Mi pare strano che Conte abbia nominato una task force che è tutta orientata sul gruppo Bildenberg. E guardi io non credo che Bildenberg sia una cosa seria, importante, se non perché dall’altra parte non esistono governi degni di questo nome, classi dirigenti degne di questo nome. Ci fossero dei Kennedy, dei Moro, eccetera, Bildenberg ci farebbe solo fare delle risate. Ovviamente poi dietro Bildenberg ci sono altre cose più serie e più gravi. Ma siccome il Paese non è governato, pesano anche queste cose qui”.

 

Ci sono anche altri strumenti paralleli che potremmo usare come Paese? Come farci una nostra agenzia di rating…

“Lo dico da anni che dobbiamo farci una nostra agenzia di rating. Se lo scenario dell’economia reale più preoccupante è una caduta della domanda, minore paradossalmente alla caduta dell’offerta, quindi la caduta dell’offerta è maggiore, nell’economia del debito la cosa più grave è che le banche non possono tenere nei loro attivi titoli considerati spazzatura. Li devono mettere fuori. Ma a quel punto lo Stato cosa fa? Si deve arrendere! Quindi dicevo: facciamo una nostra agenzia di rating. E costringiamo le grandi banche a rispettare delle regole. Gli si dice: o vi applichiamo una legge Glass Steagall (la legge Usa adottata dal presidente Roosevelt che separava le banche che svolgevano l’attività tradizionale di credito da quelle che facevano speculazione finanziaria, ndr) oppure continuate a prendere dei titoli di Stato. Le piccole devono invece riprendere a fare credito sul territorio. Con le decisione presa dal governo, sulle risorse da dare alle imprese, le banche se ne fregano. Invece quello che dovrebbe fare il governo è mettere le banche ad un tavolo e con le buone, con una moral suasion, convincerle a fare le cose giuste. E se non si convincono intervenire in un altro modo”.

 

Vediamo nel mondo l’allargarsi del divario tra governi e popoli. In questa fase il divario si è accentuato. In questa fase su questo tema, nello spicciolo quotidiano, qual è la cosa che l’ha più colpita?

“Un assurdità, diciamo così. Mi domandavo perché per controllare lo spaccio, la prostituzione, la criminalità organizzata i mezzi sono sempre risicati. Ho avuto a che fare con poliziotti che dovevano mettere – per collaborare con noi funzionari del Ministero a stanare i caporali e altri malfattori – di tasca loro la benzina nelle volanti perché non c’erano 20 euro. Adesso, invece, hanno sguinzagliato i droni e le armate per un disgraziato che si fa la corsetta nella villa o per il tizio in spiaggia. E’ assurdo o no?”.

 

Il mondo dell’Euro, come lo conoscevamo, è finito?

“Dipende dalle scelte. Gli eurobond non si fanno. Si fossero fatti all’inizio e senza condizioni avremmo imboccato un altro percorso. Adesso poi con Germania e Olanda che non li vogliono, non si possono neanche più fare. La soluzione ora può essere o l’emissione di moneta non a debito da parte degli Stati, la cosiddetta moneta parallela, con una doppia circolazione all’interno di ogni Paese. Comuni o Regioni potrebbero emettere dei titoli irredimibili, che non si devono riscattare. Li prende la Bce che dà in cambio soldi. Gli enti dovrebbero pagare solo gli interessi che, con lo zero virgola, convengono. Con 40.000 euro ci porteremmo a casa milioni di euro ed avremmo soldi freschi. E’ una strada che ha indicato persino Soros. Si rende conto che è un momento difficile anche per i suoi affari. Sennò c’è la soluzione Draghi: si aumenta il debito, da azzerare alla fine della pandemia. Abbiamo già perso il 10% del nostro Pil che altro vogliamo aspettare? Di perdere un altro 10% prima della fine dell’anno e di abbassare il gettito fiscale in modo da mettere a rischio il pagamento degli stipendi pubblici e delle pensioni? Bisogna fare una scelta e farla subito!”

FONTE:https://www.affaritaliani.it/economia/ci-si-puo-salvare-dalla-crisi-galloni-il-rischio-che-il-governo-non-decida-669927.html

 

 

Tasse, tra pensioni, sanità e debito pubblico: che fine fanno i nostri soldi

6 Maggio 2020

Tasse, che fine fanno i nostri soldi? Tra pensioni, sanità e debito pubblico: l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibile, nella sezione del modello 730 precompilato, i dati relativi alle imposte pagate.

Tasseche fine fanno i nostri soldi? Tra pensioni, sanità, debito pubblico, ecco dove vengono reinvestite le imposte che paghiamo.

Grazie a una iniziativa ripresa dall’Agenzia delle Entrate, cominciata nel 2018 ma interrotta lo scorso anno, il contribuente può vedere dalla propria pagina relativa al modello 730 precompilato come vengono reimpiegate le tasse che ha pagato.

Una sintesi insomma di come e dove vengono collocate le nostre tasse, che insieme ai dati del Ministero dell’Economia pubblicati lo scorso 26 aprile forniscono un quadro piuttosto chiaro del sistema tributario italiano.

Secondo le statistiche MEF relative alla dichiarazione dei redditi del 2019 (quindi dell’anno d’imposta 2018) sono ben 12,6 milioni di italiani a risultare esenti, e quindi a non pagare le tasse.

Un sistema squilibrato, che finisce per pesare solo su determinate categorie di contribuenti.

Tasse, tra pensioni, sanità e debito pubblico: che fine fanno i nostri soldi

Dal 5 maggio 2020 l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione online il modello 730 precompilato, ma solo per la consultazione. Per la modifica dei dati e l’invio della dichiarazione bisognerà attendere il 14 maggio.

Una cosa che invece si può fare fin da subito è controllare che fine fanno i propri soldi: basta accedere al proprio modello 730 precompilato e e cliccare sul tasto “destinazione imposte”.

Si aprirà una sorta di sommario in cui l’Agenzia delle Entrate riepiloga dove e in che quantità vengono reinvestiti i soldi delle nostre tasse.

L’elenco, lo specifichiamo, è in ordine decrescente dall’alto verso il basso, cioè la maggior parte delle tasse pagate viene reinvestita in previdenza e assistenza, sanità, istruzione e debito pubblico.

Una parte molto ridotta delle nostre tasse viene invece reinvestita nella protezione dell’ambiente, nella cultura e nello sport. Le voci sono state elaborate sulla base dei dati analitici della spesa pubblica elaborati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Tasse, dati MEF: 12,6 milioni di italiani non le pagano

I dati che l’Agenzia delle Entrate mettono a disposizione nella sezione della dichiarazione dei redditi precompilata assumono un significato particolare se vengono incrociati con le statistiche pubblicate dal Ministero dell’Economia.

ll 23 aprile il MEF ha pubblicato i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2019 (quindi relativa all’anno di imposta 2018), confermando lo squilibrio del sistema contributivo italiano.

Gli oltre 12,6 milioni di italiani che non pagano le tasse non sono evasori, ma si tratta degli esenti e dei titolari di redditi bassi. Ad esempio, grazie al bonus Renzi, 2,4 milioni di contribuenti si vedono azzerare le imposte dovute: i 960 euro di credito Irpef compensano, sostanzialmente, l’importo delle tasse dovute sul reddito percepito.

Il 44% dei contribuenti, che dichiara il 4% dell’Irpef totale, percepisce redditi fino a 15.000 euro. La metà dichiara invece somme tra i 15.000 ed i 50.000 euro, dichiarando il 56% dell’Irpef totale. Il 6% di chi presenta dichiarazioni dei redditi superiori a 50.000 euro paga invece il 40% dell’Irpef totale.

FONTE:https://www.money.it/tasse-pensioni-sanita-debito-pubblico-dati-agenzia-entrate

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Banche: i “furbetti” non solo dentro Intesa; quelli di Unicredit sono pure peggio
Di Grazia Bontà -24 Aprile 2020
Proprio vero: al peggio non c’è mai fine. Il 17 aprile, Sassate aveva richiamato l’attenzione degli aspiranti al mutuo alla “stangata” irrogata dell’Agcom a Banca Intesa. Quasi 5 milioni di euro, 4,8 per l’esattezza, per aver condizionato la concessione del finanziamento alla stipula di assicurazioni di vario genere con l’istituto. Bene, oggi – nel medesimo silenzio assoluto dei media, avidi della pubblicità bancaria – i giornali più importanti sono stati “costretti” a pubblicare un annuncio dello stesso tipo, questa volta relativo alle scorrettezze di Unicredit. Ancora più gravi di quelle dei rivali di Intesa. Perché loro non si sono limitati a pretendere la stipula di assicurazioni. Troppo poco: loro hanno costretto gli aspiranti al mutuo ad aprire pure un conto corrente. E così la “bastonata” dell’Agcom è stata ancora più dura: 4 milioni e 750mila per la stessa identica tecnica di Intesa, più 1 milione e 800mila per l’obbligo ad aprire il conto corrente. Ecco, complimentoni ai due più importanti istituti di credito (credito?) italiani.

FONTE:https://www.sassate.it/banche-i-furbetti-non-solo-dentro-intesa-quelli-di-unicredit-sono-pure-peggio-proprio-vero-al-peggio-non-ce-mai-fine-il-17-aprile-sassate-aveva-richiamato-la/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

GlaxoSmithKline si dichiara colpevole: d’accordo con psichiatri, truffavano per vendere farmaci ai bambini
Fox Business – Al Lewis – Fonte CCDU

Gli psichiatri campioni di prescrizioni venivano mandati in costose villeggiature dal gigante farmaceutico internazionale: Giamaica, Bermuda, Hawaii e altri luoghi esotici dove, tra un servizio termale e l’altro, potevano ascoltare discorsi dei colleghi psichiatri che la società aveva pagato per instillare l’idea che i bambini debbano ingollare pillole. I bambini americani erano depressi. Avevano bisogno di antidepressivi. E la GlaxoSmithKline era pronta per il salvataggio. E nonostante il Paxil (antidepressivo) non sia mai stato approvato per l’uso in nessuno sotto i 18 anni, la GlaxoSmithKline aveva 1.900 rappresentanti per le vendite che visitavano gli uffici dei medici per spingere l’uso del farmaco sui bambini. Secondo una denuncia penale depositata nel tribunale distrettuale degli Stati Uniti nel Massachusetts, la società “era impegnata in un sistema fraudolento atto ad ingannare e truffare medici, pazienti, regolatori e programmi sanitari federali”. La causa, che accusa l’azienda di aver etichettato in modo volutamente scorretto i farmaci e di aver mancato di indicare dati sulla sicurezza, è stata avviata e verrà dibattuta a porte chiuse nel mese di ottobre. Lunedì, il gigante farmaceutico internazionale ha annunciato che avrebbe concordato di risolvere questo caso, come pure una causa civile per 3 miliardi di dollari. Questo sarebbe il più grande risarcimento per frode sanitaria che riguarda il Paxil e alcuni altri farmaci simili, nella storia degli Stati Uniti.

La GlaxoSmithKline ha annunciato che si dichiara colpevole per le accuse penali, che sono reati, ma non ammetterà alcun illecito per le accuse civili, che sostengono una condotta potenzialmente letale che penso dovrebbe essere considerata criminosa.

Credo che sia perché gli avvocati aziendali fanno soldi a palate per andare in tribunale a dire: «Sì, lo abbiamo fatto, ma non se qualcuno sta cercando di intentarci causa». Infatti nessun singolo individuo dell’azienda è stato nominato come imputato nella denuncia penale. È solo un’altra di quelle sfortunate attività aziendali per le quali nessuno è mai stato colto sul fatto.

La denuncia del Dipartimento di Giustizia americano afferma che i presunti reati si sono verificati tra il 1999 e il 2010. L’amministratore delegato dell’azienda, Sir Andrew Witty, ha ribadito che questo è stato il comportamento della vecchia direzione, e non quello attuale, aggiungendo che la politica del nuovo management sarebbe improntata a onestà e trasparenza. Il governo concorda che la spinta alla vendita del Paxil della GlaxoSmithKline è avvenuta tra il 1999 e il 2003 e – guarda caso! – “il Paxil divenne ben presto uno dei farmaci più venduti negli Stati Uniti.”

Siete mai stati seduti nella sala d’attesa del medico quando una donna eccezionalmente ben vestita, che sembra poter essere una modella, varca la soglia? Quella era il rappresentante farmaceutico! Oppure è un bel ragazzo che sembra essere appena uscito da Vogue. Questo è come i farmaci, compreso il Paxil, vengono venduti. Bella gente che distribuisce gratuitamente campioni di farmaci così che i medici li prescrivano. Sembrano dire: “Tu guarda me e non pensare a quelle graziose scritte sugli effetti collaterali”. I campioni di prescrizioni ricevevano costose vacanze premio in posti esotici. E così promuovevano la prescrizione di Paxil per usi non approvati.

Vitale per lo sforzo di marketing della GlaxoSmithKline per il Paxil è stato un articolo pubblicato nel “Giornale dell’Accademia Americana dell’Infanzia e della psichiatria adolescenziale” che il governo sostiene essere assolutamente ‘falso e fuorviante”. I rappresentanti della GlaxoSmithKline hanno propagandato questa ricerca presumibilmente fasulla. Eppure la GlaxoSmithKline ha anche pagato psichiatri per tenere discorsi che la avvallassero.

Ecco come il governo descrive nella sua denuncia penale queste performance degli strizzacervelli pagati da Glaxo: “Le riunioni si svolgevano in villeggiature di lusso, e Glaxo pagava l’alloggio degli psichiatri, la tariffa aerea e un onorario di 750 dollari a riunione; pagava ai conferenzieri un onorario di 2.500 dollari e ha anche pagato il biglietto aereo dei coniugi se due biglietti più economici erano disponibili al costo di una tariffa singola”.

“La Glaxo ha servito belle cene… e ha pagato per l’intrattenimento, tra cui vela, snorkeling, tour, golf, pesca d’altura, gite in barca, rafting, gite in barche col fondo in vetro e gite in mongolfiera”.

Quando saltò fuori il problema di alcuni effetti collaterali, GSK ha minimizzato: “OK, così alcuni dei ragazzi che hanno preso il Paxil hanno avuto pensieri suicidi e si sono suicidati. Forse era una reazione avversa al farmaco, o forse erano solo depressi. I bambini depressi fanno cose deprimenti, sapete. È ciò che noi chiamiamo ‘responsabilità emozionale’. Comunque, per favore, godetevi la vacanza e non perdetevi l’intrattenimento serale.”

Forse la ragione per cui i ragazzi sono depressi è a causa del modo in cui si comportano alcuni degli adulti più pagati nel mondo.

Fonte: CCDU

FONTE:https://www.disinformazione.it/glaxo_psicofarmaci.htm?fbclid=IwAR1lP_4c-iwfR9xUAnaM9A34hhPtHorXkiM2XmaS83w1LxFy1LOQL6gdU_w

 

 

Come rifiutare legalmente un vaccino

Pia Tondini – Facebook

https://www.facebook.com/pia.tondini?comment_id=Y29tbWVudDoxMDIxODM0NDcyODA2MzYzN18xMDIxODM1MTIwODU4NTY0Ng%3D%3D

 

 

 

ERRORE DEL COMMERCIALISTA: IL CONTRIBUENTE NON È RESPONSABILE

Stefano Cazzato – 6 maggio 2020

Tra gli aspetti certamente più controversi in tema di sanzioni amministrative per le violazioni tributarie (D.lgs. n.472/1997), vi rientra senza dubbio l’annosa questione circa l’imputabilità al professionista delle sanzioni amministrative quale conseguenza di una condotta contra legem.

Preliminarmente, occorre rilevare come l’impianto sanzionatorio tributario sia stato plasmato ad immagine e somiglianza di quello penalistico, riprendendo da quest’ultimo molti principi e dettami fondamentali. Non è un caso infatti che, l’art. 3 del D.lgs. n.472/1997, sia così intitolato “Imputabilità“, all’uopo prevedendo che “Nessuno può essere assoggettato a sanzioni se non in forza di una legge entrata in vigore prima della commissione della violazione” (comma 1). Ebbene, oltreché presentare una chiara assonanza con quanto disposto dall’art. 2 c.p., l’evocata normativa riflette a pieno la garanzia costituzionale stigmatizzata all’art. 25 comma 2 della Carta Repubblicana, secondo cui “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso“. Posta tale doverosa premessa di carattere generale e per quel che ivi rileva, occorre ora avere chiaro riguardo alla portata precettiva della disposizione di cui all’art. 5 del D.lgs. n.472/97, a mente della quale “Nelle violazioni punite con sanzioni amministrative ciascuno risponde della propria azione od omissione, cosciente e volontaria, sia essa dolosa o colposa”.

L’imperatività dell’evocata disposizione offre interessanti spunti per giungere a ritenere che nell’evenienza in cui il professionista (nel caso di specie trattasi di un commercialista), nell’espletamento del proprio incarico, incorra in violazioni della normativa tributaria e dette infrazioni siano direttamente imputabili alla sua sfera d’azione, nulla osta a ritenere che la responsabilità per le sanzioni amministrative che ne discendono non può che essergli addebitata in toto, mandando “assolto”( in quanto incolpevole) il contribuente affidatario dell’incarico. Ad ogni buon conto, gioca rammentare come tra il cliente (contribuente) ed il commercialista si instauri un contratto d’opera intellettuale, il quale trova il suo fondamento proprio in uno stretto e connesso rapporto fiduciario intercorrente tra le parti, in ragione del quale il cliente assegna l’incarico al professionista qualificato per l’adempimento delle relative funzioni.

A sostegno di quanto innanzi dedotto, si abbia riguardo a quanto previsto dall’art. 6 comma 3 del medesimo testo normativo che, in tema di cause di non punibilità, così prevede ” Il contribuente, il sostituto e il responsabile d’imposta non sono punibili quando dimostrano che il pagamento del tributo non e’ stato eseguito per fatto denunciato all’autorità giudiziaria e addebitabile esclusivamente a terzi”. Nonostante il dato normativo appaia di cristallina comprensione, non sono stati infrequenti i casi in cui i giudici di merito (unitamente alla posizione assunta dall’Amministrazione Finanziaria) abbiano fatto falsa applicazione della normativa in tema di sanzioni amministrative per violazioni esclusivamente riferibili al professionista, spesso e volentieri dando luogo alla irrogazione delle sanzioni nei riguardi dei contribuenti, ignari, incolpevoli e molte volte addirittura vittime di veri e propri raggiri tesi a loro danno da parte degli stessi professionisti.

Ebbene, l’esigenza di dirimere tale contrasto interpretativo che, in molteplici occasioni, ha dato luogo ad una difformità di giudizi, ha animato e sospinto i giudici di legittimità, i quali con sentenza n.29561 del 16.11.2018 hanno enucleato il seguente principio di diritto, così sintetizzabile: a fronte di una omissione imputabile al commercialista, il quale ha inspiegabilmente omesso di attivarsi per farvi fronte, alcun addebito di responsabilità potrà essere mosso nei confronti del singolo contribuente che, venuto a conoscenza dell’inerzia del professionista, si sia prontamente attivato per denunciare il fatto alle autorità competenti.

Alla luce di quanto statuito dagli Ermellini, non pare revocabile in dubbio che le sanzioni amministrative scaturenti dalla violazione della normativa tributaria (quale ad es. l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi per conto del cliente “mandante” da parte del commercialista) debbano esclusivamente ed irrimediabilmente farsi ricadere nella sfera giuridica del professionista, da considerarsi unico soggetto responsabile della omissione. A piena discolpa di qualsivoglia profilo di responsabilità del contribuente, i Giudici di Piazza Cavour, sposando una interpretazione letterale della normativa in tema di sanzioni amministrative per le violazione tributarie, hanno correttamente ritenuto che il cliente debba essere esonerato da ogni addebito ogniqualvolta egli, resosi conto del comportamento irrituale del professionista delegato, si sia attivato tempestivamente al fine di portare a conoscenza delle autorità competenti le violazioni commesse.

Una tale condotta, pertanto, costituisce chiara “causa di non punibilità” per il contribuente incolpevole, il quale non può che andare esente da rimproveri e condanne a sanzioni amministrative.

Pertanto, a suggello del proprio iter logico-decisionale, i Giudici Supremi hanno affermato che “Ai sensi del D.Lgs. n. 472 del 1997, art. 5, la violazione delle norme tributarie suscettibile di sanzione richiede che il comportamento addebitato sia posto in essere con dolo o anche colpa; il contribuente a cui venga contestata la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi non può considerarsi esente da colpa per il solo fatto di aver incaricato un professionista delle relative adempienze, dovendo egli altresì allegare e dimostrare, al fine di escludere ogni profilo di negligenza, di avere svolto atti diretti a controllare la loro effettiva esecuzione; la prova è tuttavia superabile a fronte di un comportamento fraudolento del professionista, finalizzato a mascherare il proprio inadempimento” (Cass. 12473/2010). La CTR ha osservato, al riguardo, che il commercialista di fiducia della V. era stato denunciato all’autorità giudiziaria per la sua negligente condotta ed ha rilevato che “la mancata osservanza degli obblighi di natura formale e sostanziale, nonché tutte le irregolarità riscontrate, erano dipesi dal comportamento del commercialista della contribuente in buona fede”.

FONTE:http://www.salvisjuribus.it/errore-del-commercialista-il-contribuente-non-e-responsabile/

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Sbarchi fantasma ad Agrigento e adesso è “caccia all’uomo”

Non si arrestano gli sbarchi autonomi dei migranti nell’agrigentino. Nuovi arrivi a Lampedusa nella notte e all’alba sbarco fantasma a Torre Salsa. Adesso si cercano i “fuggitivi”

Non si arrestano gli sbarchi autonomi da parte dei migranti lungo le coste dell’agrigentino.

Da questa notte all’alba di oggi, le coste sono state invase dall’arrivo di extracomunitari. A destare maggiore preoccupazione è stato quello di un numero non precisamente definito di migranti giunto attraverso uno sbarco fantasma lungo la spiaggia di Torre Salsa, a Siculiana. Scattato l’allarme, sul posto si sono precipitati polizia, carabinieri e guardia di finanza. Le ricerche per rintracciare gli arrivati si sono estese anche nei paesi confinanti con il territorio siculianese.

Al momento sono stati rintracciati ed identificati una quarantina di migranti. Tutti sono stati trasferiti al centro di accoglienza ex Villa Sikania dove sono già presenti altri ospiti in quarantena. Proprio per questa ragione i nuovi arrivati sono stati sistemati nell’area all’aperto in attesa di una collocazione “definitiva”. Intanto le ricerche proseguono perché, stando alla capienza del barcone rimasto sulla battigia, il numero degli extracomunitari arrivati dovrebbe essere di gran lunga superiore a quelli finora rintracciati. Il barcone è quasi certamente iniziato il suo viaggio dalla Tunisia dove in questo momento le partenze aventi come destinazione la Sicilia sono numerose.

E adesso vi è la preoccupazione che gli sbarchi fantasma possano avere il sopravvento minando la sicurezza dei cittadini a causa dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus. L’incubo è che possa accadere quanto successo nel 2017, anno in cui sono stati registrati numerosi sbarchi fantasma. Dalle spiagge licatesi di Torre di Gaffe, fino all’area Drasi e a Zingarello, tra i comuni di Agrigento e Palma di Montechiaro, fino ad arrivare alle Pergole e Torre Salsa, tra i territori di Realmonte e Siculiana. In quell’anno gli sbarchi fantasma non hanno risparmiato nemmeno gli arenili di Sciacca e Menfi. Ma adesso vi è una maggiore preoccupazione vista l’emergenza sanitaria legata al coronavirus.

A destare molta preoccupazione è anche lo sbarco di 196 migranti avvenuto nel cuore della notte a Lampedusa. I migranti sono stati sistemati nel molo Favarolo ma, ovviamente, non si tratta di una sistemazione adeguata né tantomeno sicura sia per gli stessi “ospiti” che per i cittadini. L’isola maggiore delle Pelagie questa notte è stata scossa da un’altra situazione improvvisa da gestire e pronta ad esplodere nel giro di poco tempo se dovessero arrivare successivi sbarchi che, a quanto pare, dovrebbero esserci nelle prossime ore.

Una bomba ad orologeria quella che sta minando i territori siciliani con particolare riferimento alla provincia di Agrigento dove vi ricade anche l’isola di Lampedusa. Una situazione da monitorare e non lasciare solo ed esclusivamente nelle mani degli amministratori locali che non dispongono mezzi sufficienti per potervi fare fronte.

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/cronache/sbarchi-fantasma-ad-agrigento-e-adesso-caccia-alluomo-1860756.html

 

 

 

Il governo sana i clandestini (e non l’Italia)

Andrea Indini – 5 maggio 2020

Il governo Conte non riesce a sanare il Paese, affetto da una crisi economica senza precedenti, ma si mette a sanate centinaia di migliaia di immigrati irregolari. Per carità, non c’è niente di nuovo sotto il sole: è uno dei vezzi più antichi della sinistra quello di regalare la cittadinanza italiana agli stranieri. Ci hanno provato nella scorsa legislatura tentando il blitz con lo ius soli. Ci riprovano ora, mentre l’Italia è allo sbando, con una maxi sanatoria che potrebbe portare a regolarizzare circa 600mila clandestini.

Camera, informativa urgente del ministro Bellanova sull'emergenza Covid-19

Il Paese esce malconcio dalla “fase 1”. All’emergenza sanitaria e ai morti, si aggiungono la crisi economica, lo spettro della disoccupazione e, soprattutto, commercianti, pmi e imprese che rischiano di andare a gambe all’aria. Sono questi i fantasmi della “fase 2” che il governo non riesce a scacciare. Le misure partorite fino a oggi si sono dimostrate insufficienti. Di soldi sul piatto ne sono stati messi davvero pochi e le promesse sono venute giù come un castello di carta soffiato via dal vento. Non solo i decreti per curare il Paese si sono rivelati inconsistenti, ma anche la trattativa a Bruxelles si è conclusa con un pugno di mosche in mano. Un flop a 360 gradi, insomma.

Mentre gli italiani chiedono un intervento più deciso, il governo preferisce concentrarsi sugli immigrati. A farsi loro portavoce è il partito di Matteo Renzi che, giusto nei giorni scorsi, aveva minacciato fuoco e fiamme contro Conte se non avesse cambiato il passo sulle misure del governo. Si vede, però, che non aveva alcuna intenzione di mettere al primo posto le nostre imprese. In cima alla sua agenda politica c’è, infatti, una maxi sanatoria che, con un colpo di mano senza precedenti, finirebbe per regolarizzare 600mila clandestini. Il ministro Teresa Bellanova vorrebbe addirittura inserirla nel decreto di maggio. E sì che tutto suggerirebbe di fare il contrario: una nuova ondata di sbarchi ha fatto impennare gli ingressi del 350%, i nuovi arrivi stazionano stipati sul molo di Lampedusa e le ong si preparano a un’altra estate di interventi nel Mediterraneo. La maxi sanatoria del governo non solo è un messaggio sbagliato, che spingerà altri clandestini a far rotta verso l’Italia, ma è soprattutto una priorità di cui il Paese non sentiva il bisogno. Per uscire dalla crisi economica non servono certo permessi di soggiorno a pioggia per chi non ne ha diritto. Il governo studiasse piuttosto come uscire da questo pantano mettendo, innanzitutto, il Paese nelle condizioni di poter ripartire e approntando (una volta per tutte) le regole per la “fase 2” in sicurezza. Ogni giorno che perde, è un durissimo colpo al nostro sistema economico.

FONTE:http://blog.ilgiornale.it/indini/2020/05/05/il-governo-sana-i-clandestini-e-non-litalia/

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Cocainomania

Dizionario di Medicina (2010)

cocainomania Tossicomania consistente nella ricerca di particolari stati di ebbrezza mediante l’uso della cocaina. Gli effetti della c. tendono a manifestarsi piuttosto velocemente (fenomeno correlato anche alle modalità di assunzione: masticazione di foglie, inalazione di polvere, iniezione endovenosa, fumo) e comprendono numerosi effetti sulla psiche: accentuata capacità reattiva e percettiva, riduzione del senso di fatica, maggiore resistenza alla fame e alla sete, minore tendenza ad addormentarsi, atteggiamento euforico che può comportare una modalità di agire a rischio (per esempio diminuito senso del pericolo e delle responsabilità individuali), distorsione cognitiva della realtà di varia natura. L’uso prolungato della cocaina genera una quadro di natura paranoide, con ansia, depressione, dimagramento, impotenza e riduzione della libido, fino a convulsioni allucinatorie, infarto miocardico, arresto del respiro (quadro da overdose). Un carattere tipico del cocainomane è la perforazione del setto nasale. Le acquisizioni sul sistema immunitario hanno dimostrato un grave danno della risposta in caso di assunzione prolungata di cocaina. La c. inveterata porta al quadro di dipendenza cronica.

FONTE:http://www.treccani.it/enciclopedia/cocainomania_%28Dizionario-di-Medicina%29/

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Pensioni in mano ai tedeschi

Emilio Tomasini – 5 maggio 2020

Il 23% del debito italiano è in mano alla BCE.

Ma questo è sottoposto al giudizio dei giudici della corte costituzionale tedesca.

Quindi il 23% della mia pensione è in mano a dei giudici tedeschi.

Uno spettacolo.

Già un giudice che deve prendere una decisione su un aspetto finanziario mi fa tremare le gambe.

In più un giudice tedesco e non italiano.

Ci sono commentatori di Borsa che gioiscono di fronte a questo dato pensando che “l’Europa c’è”.

Ricordo che la BCE è uno dei tre figuri della Troika che ha affossato la Grecia. Draghi è quello che è stato zitto davanti al massacro dei pensionati e dei lavoratori greci in nome dell’austerità.

Ora al posto di Draghi c’è Christine Lagarde quella che nel libro di Yanis Varoufakis urlò all’Eurogruppo “Ci sono adulti nella stanza ?” che ha dato il nome all’ultimo libro dell’ex ministro delle finanze greco.

Il problema del debito italiano e soprattutto il problema del debito italiano nell’era del coronavirus dovrebbe essere o un problema europeo (cioè di un ente giuridico democratico, ricordo che l’Europarlamento non ha potete legislativo) o un problema italiano ma non un problema di una banca che non è stata democraticamente eletta e non si capisce a chi risponde e perché.

FONTE:http://blog.ilgiornale.it/trading/2020/05/05/pensioni-in-mano-ai-tedeschi/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

SUICIDI E IMPICCAGIONI IN GIAPPONE, TERRA DI FALSE EPIDEMIE COME LO SMON

MORTALITÀ DA CORONAVIRUS INFERIORE ALLA MORTALITÀ DA INFLUENZA

L’articolo mi arriva da Edgar Comis Ronchin che ringrazio, ed è stato pubblicato ieri 4 maggio 2020 su La Stampa, scritto da Cristian Martini Grimaldi.

Si tratta di uno studio del Kobe City General Medical Hospital, su 1000 campioni di sangue di gente ivi ricoverata tra fine marzo e inizio aprile 2020. Solo lo 0,01%, vale a dire 1 su 10.000. Tale mortalità è addirittura inferiore a quella causata dalla comune influenza stagionale.

I DATI STATISTICI SMENTISCONO GLI ALLARMI GOVERNATIVI

In altri termini la mortalità del covid19 potrebbe essere di gran lunga inferiore a quello che finora gli scienziati avevano ritenuto. Nel campione sono stati esclusi i pazienti affetti da sintomatologia da coronavirus. Su queste mille persone, 33 persone, ovvero il 3,3%, sono risultati positivi agli anticorpi del Covid19.

KOBE PUÒ ESSERE UN PO’ PARAGONATA A MILANO O A WUHAN

Kobe, è una delle città giapponesi più cosmopolite. Pertanto non è affatto improbabile che il Covid19 sia arrivato qui già alla fine dell’anno scorso. Ma questi studi dimostrano che il caos generato intorno a questa cosiddetta pandemia non pare affatto giustificato. L’idea della dispersione nell’aria e della persistenza nell’aria di goccioline contagianti, il timore di un colpo di tosse nostro o da part degli altri, ha avuto anche da queste parti il sopravvento, generando paure più o meno irrazionali.

CHIUDERE I RISTORANTINI È STATA UNA BATOSTA INSOPPORTABILE PER I GIAPPONESI

Chiusura delle scuole, cancellazione di eventi e richiesta a locali e ristoranti di restare chiusi. Ed è proprio quest’ultima raccomandazione ad aver avuto le ripercussioni più devastanti. Quando la curva dei contagiati da Covid19 tornerà a livelli non più allarmanti si dovranno infatti contare non tanto le morti in eccesso causate dal virus ma quelle dovute alle conseguenze della chiusura dell’economia.

1700 SUICIDI E IMPICCAGIONI IN MARZO TRA I PROPRIETARI IN ROVINA

Quanti piccoli imprenditori, proprietari di ristoranti rientrano nella fredda statistica dei 1700 suicidi avvenuti nel mese di marzo è difficile stabilirlo ma nelle cronache di questi giorni emergono storie strazianti. Come il gestore di un izakaya di Sapporo che si è impiccato dopo essersi indebitato per rinnovare il locale in vista delle Olimpiadi poi rimandate. Stessa sorte per il proprietario di un ristorante di tonkatsu (cotolette fritte) conosciutissimo a Nerima, a nord di Tokyo, che ha scelto di darsi fuoco nel proprio locale.

Ed è proprio perché storie come queste sono ormai all’ordine del giorno che il governatore di Osaka pensa di alleggerire le misure d’emergenza già a partire da metà maggio.

Fonte

FONTE:https://www.valdovaccaro.com/suicidi-e-impiccagioni-in-giappone-terra-di-false-epidemie-come-lo-smon/

 

 

 

7,5mld di euro da destinare alla cooperazione globale nella ricerca di vaccini

Lisa Stanton – 5 maggio 2020

E’ andata bene la conferenza internazionale di impegno, ospitata ieri dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, per raccogliere fondi per 7,5mld di euro da destinare alla cooperazione globale nella ricerca di vaccini per il Coronavirus. Alla pandemia globale serve una risposta globale, un vaccino efficace perché “tutti i paesi del mondo rimangono vulnerabili. Paesi e organizzazioni in tutto il mondo stanno unendo le forze per garantire che non solo sviluppiamo questi strumenti salvavita, ma assicuriamo che siano universalmente disponibili e convenienti. Nessuna persona, paese o regione sarà lasciata indietro”. Lunione europea risponde alla richiesta di vaccini unendo le forze con Francia, Germania, Spagna, Norvegia, Regno Unito, Canada, Giappone, Arabia Saudita, come attuale presidenza del G20, e Italia, come futura presidenza del G20.
Gliscienziati e Liesperti sanitari a livello mondiale, riuniti nel Global Preparedness Monitoring Board, convocato dall’OMS e dalla Banca mondiale, affermano che i 7,5mld rappresentano i bisogni immediati perchè “abbiamo bisogno di nuovi vaccini per proteggere le persone, per prevenire il ritorno delle malattie e per consentirci di tornare alla vita normale, indipendentemente da dove si trovano, sono stati sviluppati o chi li ha finanziati”.
Gonde ha fatto un figurone, rispondendo all’appello per la lotta al COVID19 con 10mil di € di contributo straordinario all’OMS (cioè a Gates) e 130mil per GAVI (cioè a Gates). Ma le altre Nazioni non sono state da meno.
Mentre Trump ha snobbato l’incontro e negli USA i cittadini hanno raccolto mezzo milione di firme per chiedere al Congresso di procedere contro Bill e Melinda Gates per crimini contro l’umanità, l’OMS e Leuropa danno miliardi all’uomo più ricco al mondo per farci imporre quel che vuole. Per averli, ce li faremo prestare dagli uomini più ricchi al mondo per farci imporre quel che vogliono, utilizzando uno strumento che ci condannerà alla vigilanza internazionale. Stanotte Gonde lamentava che, nonostante la bodenza di fuogo dei 750mld, mancano 500mln per la Sanità e bisogna sbloccare presto l’accesso al MES.


Non sono servite le dichiarazioni disinteressate di Raoult, Montagnier, Tarro e altri virologi di fama, secondo i quali “è idiota finanziare un vaccino contro un virus che muta”. Neppure un dubbio sullo strano caso dei NAS inviati a Mantova e Pavia, dove i malati passano dalla ventilazione assistita alla poltrona di casa in 48h.
I medici non ne possono più, ha sbottato persino il Presidente dell’ordine dei medici di Liguria, Bonsignore: “In Italia inseriti nei decessi da Covid tutti i positivi sia in vita che post mortem. All’obitorio comunale di Genova i decessi per patologie non Covid sono praticamente scomparsi”.

FONTE:https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3176270409057880

 

 

 

La Germania: niente soldi all’Italia. Capito, Pd e 5 Stelle?

Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.

Come osserva Stelio Mangiameli sul “Sussidiario“, siamo di fronte all’inizio della fine dell’Ue. Il cuore profondo della Germania bancaria, che si esprime oggi attraverso la corte di Karlsruhe, è pronto a tutto: sfidando la Bce, intende «fermare il Mattarellaprocesso di integrazione europeo sul bagnasciuga dell’intergovernativo e della perfetta simmetria», anche se questo dovesse costare «la vita all’euro e all’Unione Europea». La Germania, peraltro – ricorda Mangiameli – non ha mancato un solo appuntamento, dal 1992 (Trattato di Maastricht) «per avvantaggiarsi quanto meglio e di più, a cominciare dalla fissazione del cambio dell’euro, con il quale fece pagare agli altri, compresa l’Italia, i costi della sua riunificazione». Poi, durante la crisi economica e nella vicenda greca, «ne approfittò, consentendo ai trust tedeschi di fare acquisti di infrastrutture greche importanti (come gli aeroporti)», e tutto questo «dopo avere imposto alla Grecia la ristrutturazione del debito che in origine era modesto, e che fu fatto lievitare con i programmi di “aiuto”». A seguire, il governo tedesco «ha praticato il “bail-in” con l’intervento diretto per salvare le banche tedesche che avevano in pancia un’enorme quantità di titoli tossici», e l’ha fatto «giusto in tempo per imporre all’Italia il divieto, grazie alla direttiva del 2014».

Adesso, in piena crisi da Covid-19, con la sospensione del divieto degli aiuti di Stato «il governo tedesco si accinge a varare un programma di sostegno all’industria tedesca di mille miliardi di euro», che però non serve a sostenere la piccola e media industria (bar, ristoranti, artigiani, professionisti) ma serve a «dare vita ad un grande processo di innovazione del sistema industriale», al punto che la stessa Commissione Europea «ha avanzato dei dubbi sulla legittimità delle dimensioni dell’intervento finanziario tedesco, squilibrato rispetto agli intendimenti avuti dalle istituzioni europee nel permettere gli aiuti». Ora, la Corte Costituzionale di Germania chiede conto alla Bce di come ha investito i soldi per i programmi di acquisto dei titoli, «come se fosse un segreto». Nel bilancio della banca centrale, spiega sempre Mangiameli, ci sono 2.189 miliardi di euro di titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona: 534 miliardi sono titoli tedeschi, 452 miliardi sono francesi e 393 miliardi sono titoli di Stato italiani. Per Mangiameli, la corte tedesca «viola il principio del primato del diritto europeo». Non solo: infrange il giudicato della sentenza della Corte di Giustizia (C-493/17) del dicembre del 2018 e viola, per eccesso di giurisdizione, gli Corte Costituzionale tedescaarticoli 267 e 344 del Tfue, il Trattato di Lisbona. In più, accusa in modo infondato la Bce di agire fuori dalle sue competenze. «E, in modo poco responsabile, non si rende conto che sono state proprio quelle decisioni della Bce che hanno salvato l’euro».

Attenzione: in tutti questi anni, fa notare sempre Mangiameli, proprio la Germania «ha violato ripetutamente i trattati europei, con il surplus di esportazioni e con tutte le furbizie che in ogni ordinamento si possono escogitare, violando il principio della leale collaborazione che vincola gli Stati membri». Tutto questo, è stato sempre tollerato dall’Ue «per deferenza ingiustificata» verso Berlino. Il cui abuso sistematico è stato tollerato anche dal governo francese, in quel caso «in cambio dello sforamento ripetuto del deficit di bilancio», da parte di Parigi. Noi italiani invece lo abbiamo tollerato in cambio di niente, senza contropartita: perché? «Con molta probabilità – risponde Mangiameli – perché la nostra classe politica non sa fare la politica europea, così come quella interna. Basti considerare cosa è accaduto in questi due mesi di emergenza in Germania e in Italia. In terra tedesca la sanità e l’emergenza civile è competenza dei Länder e il governo federale s’è guardato bene dall’intervenire, lì ha semplicemente sentiti; e sono stati i Länder tedeschi a decidere di accogliere i malati di Covid-19 dall’Italia».

In Italia, il governo Conte «ha mostrato di non avere alcun peso a livello europeo». Sul piano interno «si è preoccupato dell’audience, nei social e nelle televisioni», quindi «ha promesso risorse per superare la crisi economica». Ma finora, riconosce Mangiameli, ha distribuito pochissimo. Peggio: «Ha preteso una quantità di potere enorme, violando le regole sui diritti costituzionali e sfidando le Regioni, anziché soccorrerle, come avrebbe dovuto fare». E l’unica preoccupazione reale che ha avuto, alla fine, è stata quella di «impugnare le ordinanze delle Marche e della Calabria». E adesso, Conte – che aveva appena venduto agli italiani il “successo” del Recovery Fund (solo chiacchiere, lo avevano prontamente smentito i media tedeschi) – sbatte il naso contro la porta che la Gemania gli chiude in faccia – a lui e a 60 milioni di italiani, a cominciare dal presidente Mattarella. La voce del Quirinale s’era levata solo dopo l’iniziale provocazione di Christine Lagarde: la neopresidente della Bce aveva precisato (non richiesta) che alla banca centrale non spettava l’obbligo di calmare gli spread. LagardeUna mossa calcolata, evidentemente, per suscitare reazioni contrarie (puntualmente arrivate), così da sbloccare finalmente la Bce attivando l’acquisto di titoli di Stato per supportare il deficit aggiuntivo causato dai costi dell’emergenza Covid.

Non solo: nei giorni scorsi, un grande analista economico come il tedesco Wolfgang Münchau (”Financial Times”) aveva salutato con favore il recentissimo piano messo a punto dalla Lagarde: un programma inaudito di aiuti, pari a qualcosa come 3 trilioni di euro. In altre parole: helicoptery money, per cancellare – una volta per tutte – il falso dogma della scarsità di moneta, su cui si è finora basata la spaventosa austerity europea (di cui si sono avvantaggiati solo la Germania e i sui satelliti come l’Olanda, che pratica la pirateria fiscale attraendo le grandi aziende italiane a cominciare dall’ex Fiat, oggi proprietaria di “Repubblica” e “Espresso” oltre che della “Stampa”). Proprio la “minaccia” della Bce – soldi per tutti, finalmente, e in quantità mai vista – deve aver innescato l’altolà tedesco, che ora compromette seriamente il futuro della stessa Unione Europea. La brutalità del “pronunciamento” tedesco è la peggiore delle risposte alla clamorosa lettera con cui Mario Draghi, sul “Financial Times”, due mesi fa annunciava la necessità di una svolta storica: basta rigore, perché stavolta – senza una massiccia iniezione di denaro pubblico, erogato subito e senza condizioni – la nostra economia andrebbe incontro a un collasso catastrofico.

Nonostante questo, il governo Conte ha cincischiato fino all’ultimo – senza concludere nulla, finora – con la tentazione del Mes: all’Italia sarebbero “regalati” solo 35 miliardi (vincolati alla sola spesa sanitaria) per poi indurre il paese – che per riprendersi ha bisogno di centinaia di miliardi – ad accettare il maxi-prestito aggiuntivo, sempre del Mes, da restituire in tempi brevi e a condizioni insostenibili. Solo qualche giorno fa, l’inaudito Bersani si schierava con la Germania e contro l’Italia “spendacciona” e fiscalmente inaffidabile. Ora da Karlsruhe proviene un vero e proprio atto di guerra contro il nostro paese: riusciranno, gli italiani, a capire davvero quello che sta succedendo? Riusciranno una buona volta a liberarsi degli “europeisti” formato Bersani e Gualtieri, che lavorano da sempre (consapevoli o meno) per il Re di Prussia? Se si guarda all’attuale compagine di governo, c’è da mettersi a piangere: Conte paralizza il paese lasciandolo senza soldi e raccontandogli che avrebbe strappato alla Germania chissà quali concessioni, e dal canto suo Zingaretti (mentre la Lombardia scopre la cura sierologica contro il Covid) annuncia in modo surreale che costringerà gli abitanti del Lazio a sottoporsi al vaccino antinfluenzale. Quanto ai 5 DraghiStelle, cioè la forza politica più rappresentata in Parlamento, di loro si sono perse le tracce: l’unico a finire sui giornali è il signor Rocco Casalino, prestigioso spin doctor di Conte, già indimenticabile tronista televisivo del Grande Fratello.

Sarà il dramma economico che ora incombe sul paese a scatenare l’unica possibile reazione, cioè il recupero della sovranità finanziaria per evitare il tracollo? E’ evidente che, di fronte all’ennesima provocazione tedesca (stavolta inaudita, gravissima), si imporrebbe un governo di salvezza nazionale, che abbandonasse la linea del finto trattativismo servile e perdente, sin qui perseguita a partire dalla caduta del governo Berlusconi nel 2011. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte: suonatori diversi, ma stessa musica. L’economista Nino Galloni ha in tasca un Piano-B, attuabile immediatamente e senza neppure violare i trattati europei: emettere moneta nazionale, parallela e non a debito, in quantità sufficiente per riaprire aziende, negozi e ristoranti. Dal canto suo, Draghi vede un’unica possibilità all’orizzonte: fare tabula rasa di tutti i vincoli europei, pena la morte del sistema economico italiano. Se la Germania oggi usa la foglia di fico della sua Corte Costituzionale per essere sleale con l’Europa e con l’Italia anche di fronte al coronavirus, non si vede come il vecchio quadro europeo si possa ricomporre. Né di capisce come Conte, Casalino, Gualteri e l’ectoplasmatico Di Maio possano in alcun modo traghettare l’Italia fuori dall’incubo.

(Allievo dell’insigne economista progressista Federico Caffè, già maestro di Draghi, Nino Galloni è vicepresidente del Movimento Roosevelt, network politico meta-partitico attraverso il quale ha lanciato ufficialmente la proposta della moneta parallela per ovviare alla gestione privatistica dell’euro, che frena in modo pericoloso l’economia dei paesi come l’Italia).

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/05/la-germania-niente-soldi-allitalia-capito-pd-e-5-stelle/

 

 

 

ISRAELE, LA TECNOLOGIA E LO STATO DI DIRITTO

Israele, la tecnologia e lo Stato di DirittoLa corsa all’implementazione delle capacità tecnologiche per tracciare i contagi da coronavirus e per ridurre la diffusione del virus continua in tutto il mondo. Tra le eccellenze in tale campo ritroviamo lo Stato di Israele. Nel Paese è stata recentemente lanciata un’ applicazione denominata “Hamagen” (in italiano vuol dire scudo) che traccia le posizioni degli utenti per verificare eventuali esposizioni. Le informazioni vengono confrontate e analizzate con i dati che sono in possesso presso il ministero della Salute che continua a monitorare costantemente i contagiati. Se i dati si incrociano, il ministero fornisce indicazioni per la registrazione e l’auto-quarantena. Tali informazioni risultano memorizzate soltanto sullo smartphone. Sostanzialmente, l’applicazione sfrutta la geolocalizzazione per tracciare i movimenti di una persona, iscritta alla piattaforma, che è risultata positiva al coronavirus. Gli utilizzatori del sevizio vengono così avvisati se hanno incrociato un positivo o se hanno frequentato dei luoghi a rischio contagio. L’utente o un paziente infetto viene avvistato tramite una notifica che lo inviterà a recarsi presso le autorità sanitarie per un controllo. L’uso di tale applicazione aveva suscitato molti malumori tra i rappresentanti istituzionali e gli attivisti nel Paese. Qualche giorno fa, una commissione parlamentare di controllo ha interrotto l’uso delle tecniche di monitoraggio per imporre le quarantene, dopo aver sollevato problemi di privacy.

Le violazioni superano i benefici, ha sostenuto il membro del comitato Ayalet Shaked: “la tecnologia di monitoraggio del telefono non aiuta molto quando la polizia fa già visita ai pazienti colpiti dal coronavirus per assicurarsi che rispettino le regole”. Israele, dopo un dibattito interno, ha rispettato le regole dello Stato di Diritto. Ricordiamo che la Corte Suprema israeliana ha vietato alla sua agenzia di intelligence (Shin Bet) di rintracciare la posizione del telefono di coloro che sono stati infettati dal virus. Il divieto è valido fino a quando non saranno approvate nuove leggi in tal senso. Lo Shin Bet aveva ottenuto il via libera di utilizzare la tecnologia dopo la dichiarazione dello stato di emergenza a marzo. La Corte ha deciso che occorre una nuova legislazione se la tracciabilità deve proseguire oltre il 30 aprile, sottolineando il pericolo di finire in un “terreno scivoloso in cui si rischia che strumenti straordinari e dannosi” vengano impiegati contro cittadini innocenti. La scelta dello Stato di utilizzare il suo servizio di sicurezza preventiva per monitorare coloro che non lo desiderano, senza il loro consenso, è un grande problema e deve essere trovata un’alternativa adeguata, ha affermato la Corte.

Qualora venissero introdotte leggi per il tracciamento, queste devono includere una disposizione in base alla quale i giornalisti contagiati possono chiedere un’esenzione, al fine di proteggere le loro fonti. La decisione pone fine alla geolocalizzazione del telefono utilizzando i poteri di emergenza decisi dall’esecutivo senza l’approvazione parlamentare. L’Associazione per i diritti civili in Israele, uno dei gruppi che hanno portato il caso in tribunale, ha accolto con favore la decisione, dichiarando: “Israele non deve essere l’unica democrazia che utilizza i servizi segreti per monitorare i suoi cittadini, anche nella lotta contro il coronavirusIl ministro dell’Energia, Yuval Steinitz, si è detto preoccupato per la decisione della Corte perché l’uso della tecnologia ha contribuito alla lotta alla malattia. Israele ha registrato poco più di 200 morti e circa 15mila contagi da coronavirus, ma il dibattito nato nel Paese e le problematiche sollevate in rapporto a sicurezza, salute, tecnologia e Stato di Diritto dovrebbero far riflettere tutte le democrazie che stanno affrontando la problematica. Ancora una volta, Israele anticipa quello che diverrà il dibattito internazionale del prossimo futuro.

FONTE:http://opinione.it/esteri/2020/04/29/domenico-letizia_virus-tecnologia-israele-geolocalizzazione-hamagen-shaked-corte-contagi-steinitz/

 

 

 

POLITICA

LUTTWAK: L’ITALIA È UN PAESE DELL’UNIONE AFRICANA

In collegamento telefonico da Washington, concludiamo con la terza puntata il dialogo a tutto campo del chairman del “Nodo di Gordio”, Daniele Lazzeri, con il noto politologo americano Edward Luttwak.

(*) Qui la seconda parte

(**) Qui la prima parte

VIDEO TERZA PARTE QUI: https://youtu.be/WZ9Xur1eeEk

FONTE:http://opinione.it/politica/2020/05/06/redazione_intervista-nodo-di-gordio-daniele-lazzari-politologo-edward-luttwak/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

NanoChip Vaccinali Glaxo-Hitachi e inquietanti intrallazzi renziani

ARTICOLO DI GIANNI LANNES   (Titolo e sottotitoli di Valdo Vaccaro)

VACCINI DOMINIO ASSOLUTO: NON PIÙ UOMINI LIBERI MA AUTOMI TELECOMANDATI

La tecnocrazia ha soppiantato la democrazia. Dall’uomo alla macchina. Nei nuovi vaccini da sperimentare per la prima volta al mondo proprio in Italia ci sono i nanochip, ovvero dei microchip miniaturizzati che stanno dentro l’ago di una siringa ed entrano in circolo nel corpo umano e vanno ad interagire con il DNA. Il rischio e pericolo? Il controllo totale degli esseri umani trasformati in automi telecomandati.

NANOCHIP DA SORVEGLIANZA DI MASSA INSERITI NEI VACCINI

I nano-microchip invisibili all’occhio nudo sono una realtà già utilizzata in un’ampia gamma di applicazioni. Questi nano-microchip sono stati inseriti all’interno dei vaccini per etichettare e sorvegliare la popolazione mondiale.

UN NANOMETRO È 100.000 VOLTE PIÙ SOTTILE DI UN CAPELLO

La nanotecnologia si occupa di strutture più piccole di un micron (meno di 1/30 del diametro di un capello umano), e comporta lo sviluppo di materiali e dispositivi di tale dimensione. Per fare un esempio, un nanometro è 100.000 volte più piccolo della larghezza di un capello umano.

MOLTITUDINE DI UTILIZZAZIONI IN ATTO

Tre lustri fa, tecniche a basso costo hanno migliorato la progettazione e la produzione di nano-microchip. Ciò ha aperto la strada ad una moltitudine di metodologie per la loro fabbricazione ed il loro uso in una vasta gamma di applicazioni, in dispositivi ottici, biologici, ed elettronici. L’uso congiunto della nano-elettronica, della fotolitografia, e di nuovi biomateriali, ha fornito la tecnologia necessaria per la costruzione di nano-robot per le applicazioni mediche comuni: strumenti chirurgici, per la diagnosi e per il rilascio dei farmaci.

IL CHIP CHE PARLA E DIALOGA COI MEDICI

Un microchip cutaneo permetterà di monitorare lo stato fisico di una persona, trasmettendo i dati dell’ospedale mediante un server. Tale microchip è stato ideato da Abderrazek Ben Adballah, ingegnere informatico tunisino che lavora all’università giapponese di Aizu. Alimentato dalla bioenergia e da reazioni chimiche nell’organismo, il microchip fornirà ai medici indicazioni su pressione sangue, temperatura organica, dati cardiologici e altro ancora. Si pensa a prossima sperimentazione su persone anziane.

LA HITACHI È IN POSSESSO DI UN CIRCUITO INTEGRATO MINUSCOLO QUANTO UN GRANELLO DI POLVERE

L’Hitachi giapponese ha infatti affermato di avere sviluppato il microchip più piccolo e più sottile del mondo, che può essere incorporato nella carta per rintracciare i pacchi o per provare l’autenticità di un documento. Il circuito integrato (CI) è minuscolo come un granello di polvere.

DIETRO A QUESTO SINISTRO PROGETTO CI STA LA GLAXO

Provate a indovinare chi sta dietro? Facile: Glaxo Smith Kline. Addirittura all’Ibm il 31 marzo 2016 l’allora primo ministro Matteo Renzi, mediante un accordo segreto ha concesso i dati sanitari sensibili della popolazione italiana, in cambio di un investimento di appena 150 milioni di dollari a Segrate.

PROGETTO WATSON DECOLLATO A OTTOBRE IN LOMBARDIA SULLA PELLE DI UNA POPOLAZIONE DEL TUTTO IGNARA

Il progetto Watson è decollato un mese fa in Lombardia sulla pelle di 3 milioni di ignari residenti, grazie al beneplacito di Roberto Maroni. Il 3 luglio scorso ho chiesto pubblicamente a Matteo Renzi di spiegare la provenienza di ben 4 milioni di euro recapitati alla sua fondazione Open. A tutt’oggi non ho avuto alcuna risposta. Chi ha dato a Renzi tutti quei soldi e perché?

RIFERIMENTI

http://www.reuters.com/article/us-novartis-bayer-britain/bayer-novartis-clash-with-uk-doctors-over-use-of-cheap-eye-drug-idUSKBN1D136C

FONTE:https://informarexresistere.fr/nanochip-vaccinali-glaxo-hitachi-e-inquietanti-intrallazzi-renziani/?amp&__twitter_impression=true&fbclid=IwAR0hq3oe-f73WfSEcFo4b_4TQp-_YNXZR9jGkcASIaiLNbivR1Ns8R5sHz8

 

 

Vietato dare buone notizie: il contagio crolla, ma guai a dirlo

Da questa mattina torniamo in libertà, ma per modo di dire. Quattro milioni di persone in più potranno rientrare al lavoro, chi ci tiene riprenderà a correre da solo e abbiamo il permesso di uscire per andare a trovare parenti che normalmente ignoriamo e fidanzate con le quali non abbiamo mai voluto mettere su casa. Le norme sono vaghe, tant’è che si attendono documenti chiarificatori nei quali il governo si impegna a interpretare se stesso e spiegare al volgo quel che Conte non è stato capace di illustrare. Il pressapochismo è voluto. Non si è chiari per non assumersi responsabilità e poter poi rimproverare agli italiani di non essersi comportati in modo assennato qualora le cose andassero male. Siamo maliziosi? La verità si cela nei dettagli. Per i due mesi e oltre di esplosione dell’epidemia abbiamo subìto ogni giorno la mesta liturgia della Protezione civile che alle 18 dava il conto di morti e feriti. Dati terrorizzanti. E siccome, quando si è nel panico, ci si aggrappa alla prima cosa che si ha sotto mano senza chiedersi se possa tenerci a galla, molti italiani hanno riposto fiducia perfino nel vanesio, vago, contraddittorio e nervosetto Conte.

A tenerlo a galla erano i becchini della Protezione civile, che hanno continuato il loro rito benché fosse evidente la sua inutilità, giacché il numero dei contagiati dipende da quello dei tamponi e non dal reale andamento del virus. Più le notizie erano Pietro Senaldifuneree, più i cittadini erano disponibili a tollerare l’autoproclamazione a ducetto del premier. Da dieci giorni la situazione pandemica sta migliorando. I morti si sono prima dimezzati, poi ridotti di due terzi e tre quarti. I contagi pure. In vaste zone d’Italia il virus ha battuto in ritirata. Non ci sono più condizioni di oggettiva drammaticità che autorizzino Conte a fare di testa sua, emanando decreti illegittimi in serie senza passare dal Parlamento. Finalmente alle 18 potremmo accendere il televisore con un filo di speranza, anziché facendo gli scongiuri. Questo tuttavia cozza con la narrazione del governo, che criminalizza le Regioni, chi vuole aprire e chiunque sia stufo di stare sull’attenti. Ed ecco che, d’improvviso, il comitato di becchini decide di sospendere le comunicazioni ritenendole «ormai inutili». Proprio quando invece i dati sul contagio sarebbero fondamentali per orientare i nostri comportamenti sul come, quanto e quando uscire.

Finché eravamo agli arresti domiciliari, poco importava se i decessi fossero cento in meno o in più del giorno prima. È ora che dobbiamo vivere che sarebbe utile sapere tutto. Invece no; il governo rialza la cortina di fumo. Come quando a gennaio ha decretato l’emergenza sanitaria nazionale per sei mesi senza farlo sapere a nessuno, neppure agli ospedali. Sulle cifre vengono spenti i riflettori, perché esse non devono mettere in discussione il potere assoluto di Conte né legittimare gli strappi dei presidenti delle Regioni. E ciò che non si riesce a nascondere, lo si tarocca. Come la vicenda del dato filtrato ieri: 192 morti. Ma siccome era ritenuta una cifra tranquillizzante, ecco spuntare fuori dal cassetto 282 decessi avvenuti ad aprile in Lombardia e non conteggiati. Così che il numero dei lutti è salito a 474, dato più funzionale alla strategia del terrore pianificata dal premier.

(Pietro Senaldi, “Conte e la Fase 2: i dati sui contagi migliorano, perché è vietato dare buone notizie”, da “Libero” del 4 maggio 2020).

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/05/vietato-dare-buone-notizie-il-contagio-crolla-ma-guai-a-dirlo/

 

 

 

STORIA

Trucidò 54 innocenti, ritirata medaglia al partigiano Teppa

 

Il partigiano ha ricevuto la «Medaglia della Liberazione», un riconoscimento «sponsorizzato» dall’Anpi per il suo impegno negli anni della Resistenza. Una medaglia che il prefetto Eugenio Soldà dovrà ritirare per ordine del Ministero della Difesa.

Il suo nome di battaglia, «Teppa», è di quelli che la Storia non può dimenticare, scrive il Corriere del Veneto.

Tra il 6 e il 7 luglio del 1945, a guerra finita, insieme ai compagni della brigata garibaldina «Martiri Valleogra », legò il suo nome a doppio filo all’eccidio di Schio. Cinquantaquattro persone falciate a raffiche di mitra nelle ex carceri cittadine per mano del commando partigiano di «Teppa»-. Vennero uccise delle ragazze — è la ricostruzione dello storico Silvano Villani recensita sul Corriere della Sera da Silvio Bertoldi — perché erano figlie di militari Rsi ed erano nel carcere come fossero ostaggi, per far sì che i padri si consegnassero. Poi una casalinga di 38 anni: un inquilino moroso, per non pagare la pigione, l’aveva denunciata come fascista. «E pure lei cadde sotto i colpi di quell’improvvisato plotone d’esecuzione».

Dentro al carcere quei dodici «aprono il fuoco contro tutti e tutte — è la ricostruzione di Bertoldi sul Corriere — sangue a rivoli che fluisce dalle scale fin sulla strada e l’orrore dei primi che accorrono e incrociano gli assassini in ritirata, calmi ma non ancora placati. Al punto di minacciare gli infermieri che portano le barelle e di costringerli a ritirarle».

Ignobile la replica del presidente di Anpi Vicenza, Danilo Andriollo: «Valentino è stato premiato per la sua attività partigiana certificata. L’eccidio? Lui è stato condannato e ha pagato per quel che ha fatto. Si parla tanto di “funzione riabilitativa” della pena…Mi auguro solamente che la revoca non sia il frutto di un atto politico. Attenderemo le motivazioni e valuteremo il da farsi.

L’assessore Donazzan va al contrattacco: «Non mi sarei fermata per nulla al mondo per far ritirare questa medaglia – commenta -. La superficialità del governo di Renzi, che si è rimpallato le responsabilità a mezza voce, si é tradotta nella semplice registrazione di nomi da un elenco fornito dall’Anpi per conferire delle medaglie, senza alcuna verifica. Ma la storia dice sempre la verità. Credo sia tempo di cancellare l’Anpi per manifesta faziosità e falsità: si ergono a giudici della storia dando patenti di moralità e di autoassoluzione».

3 milioni di euro per associazioni partigiane, veterani e reduci

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2016/08/10/trucido-54-innocenti-ritirata-medaglia-al-partigiano-teppa/

 

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