RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 6 NOVEMBRE 2020

https://www.reccom.org/2020/09/12/come-posso-esser-certo-che-io-non-sia-lunico-essere-senziente-in-tutto-luniverso/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

6 NOVEMBRE 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La storia scrive. La realtà è analfabeta

GUIDO CERONETTI, L’occhio del barbagianni, Adelphi, 2014, pag. 59

 

 

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SOMMARIO

CONSIGLIO DI GUERRA?
Centinaio: «Perchè la Lamorgese non previene le violenze?
Oggi il nuovo Dpcm entra in vigore e divide l’Italia in zone rosse, arancioni e gialle. Cosa cambia?
Tampone obbligatorio nel Lazio: ecco per chi
UNA SECONDA ONDATA DI BUGIE E OMISSIONI 
Ornella Mariani: «Non è un governo di incapaci, è un governo di criminali»
ISS: ecco come vengono decise zone rosse, gialle e arancioni
VIVIAMO TUTTI NEL CERVELLO DI PHILIP K. DICK
Come posso esser certo che io non sia l’unico essere senziente in tutto l’Universo? 
IL TAVISTOCK INSTITUTE: L’ORGANISMO OCCULTO CHE GOVERNA LE NOSTRE MENTI
IL DURISSIMO SFOGO del COMANDANTE ALFA. BASTA DECRETI.
Gallia est omnis divisa in partes tres
LA BANK OF ENGLAND GONFIA IL QE… e la Sterlina cresce.
La B.C.E. emette solo prestando. Ma cosa? E a chi?
I nuovi soldi
Coronavirus: il vaccino può essere obbligatorio?
Disciplina degli obblighi di vaccinazione
“Londra è così strana e triste”: i lavoratori del catering licenziati, dormono in strada
Vaccini obbligatori e a offerta gratuita e attiva (Legge 119/2017)
Immuni: tutto ok?
Fabiano Fabiani, l’ultimo boiardo di Stato ricorda le vicende dell’industria italiana sino alle privatizzazioni

 

 

IN EVIDENZA

CONSIGLIO DI GUERRA?

Patrizia Rametta @PatriziaRametta
·
27 OTTOBRE 2020

MATTARELLA PRIMO PRESIDENTE DELL’ITALIA A DICHIARARE GUERRA AGLI ITALIANI? IL PERICOLO OGGI NON VIENE DALL’ESTERO, DAL MARE, DAI CONFINI. IL PERICOLO SONO GLI ITALIANI CHE OSANO RIBELLARSI AL REGIME CHE HA SEPPELLITO LA COSTITUZIONE E VOGLIONO LAVORARE

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FONTE: https://twitter.com/PatriziaRametta/status/1321031488125784065?s=20

Centinaio: «Perchè la Lamorgese non previene le violenze?

Non c’è qualcuno che le tollera per poi vietare tutto?»

Ottobre 28, 2020 posted by Guido da Landriano

Gian Marco centinaio interviene  in Senato e mette il dito nella piaga delle manifestazioni violenti. Ci sono state manifestazioni pacifiche di gente giustamente disperata ed arrabbiata, poi ci sono stati eventi violenti che hanno visto danni anche ingenti, ma sono stati provocati da particolari frange politiche, di estrema sinistra, estrema destra o semplicemente alla ricerca del caos. Dato che si conoscono queste persone, perchè il ministro degli interni Lamorgese non ha fatto nulla per prevenirli?

Non è credibile che la polizia, dotata di ampi mezzi anche di intercettazione telematica, non sia stata informata per tempo. Allora, se era informata, perchè non li ha prevenuti fermando i facinorosi, ma lasciando che questi operassero, rovinando manifestazioni completamente pacifiche di gente onesta?

Si moltiplicano le proteste in piazza della gente comune che ha perso il lavoro o la cui attività rischia di fallire. Tutte proteste legittime. Non è che qualcuno vuole scatenare gli estremisti per poi vietare TUTTE le manifestazioni di piazza, compreso quelle democratiche e legittime ?

Ringraziamo Inriverente

VIDEO QUI: https://youtu.be/cCn-YzV5cfo

FONTE: https://scenarieconomici.it/centinaio-perche-la-lamorgese-non-previene-le-violenze-non-ce-qualcuno-che-le-tollera-per-poi-vietare-tutto/

 

 

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

In vigore da oggi il nuovo Dpcm che divide l’Italia in tre zone di allerta, con provvedimenti differenziati proporzionali allo specifico rischio epidemiologico. Ecco come sono divise le regioni e quali sono le restrizioni e i divieti previsti sino al 3 dicembre.

Le misure anti-contagio per fronteggiare la seconda ondata epidemica non saranno omogenee ma colpiranno le regioni in base alla specifica criticità territoriale. Le regole contenute nel nuovo Dpcm prevedono difatti la suddivisione del territorio nazionale in tre fasce di rischio epidemiologico: rossa, arancione e gialla.

La zona rossa è costituita da quelle regioni caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto. La zona arancione ha un livello di gravità e rischio elevato mentre la zona gialla, che comprende la maggior parte del territorio italiano, ha rischio e gravità meno elevata. Non è stata assegnata nessuna zona verde, in quanto il contagio è diffuso in maniera capillare in tutte le regioni.

L’ assegnazione di uno specifico grado di allerta a ciascuna regione è avvenuta tenendo in considerazione non soltanto l’indice di contagio Rt e il livello di saturazione delle terapie intensive, ma sulla base di 21 parametri definiti in tre categorie:

  • Indicatori della capacità di monitoraggio (numero di ricoveri, terapie intensive, contagi in RSA, etc/per mese;
  • Indicatori della capacità di accertamento diagnostico e di gestione dei contatti (numero tamponi, velocità diagnosi e isolamento, capacità contact tracing, etc/per mese);
  • Indicatori della stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari (Rt, accessi al pronto soccorso, nuovi focolai, etc).

Ecco quali sono i divieti e le restrizioni previste nelle diverse aree di rischio.

Zona gialla

La zona gialla ha un rischio epidemiologico meno elevato di contagio. Ecco quali sono le restrizioni agli spostamenti e limitazioni alle attività commerciali:

  • Coprifuoco dalle 22 alle 5, possibilità di spostarsi in queste ore solo per motivi di salute, lavoro, studio e comprovata necessità;
  • chiusura centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (aperti al loro interno farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, alimentari, tabaccherie ed edicole);
  • chiusi musei e mostre;
  • didattica a distanza per università (salvo alcune attività per matricole e laboratori) e scuole superiori (fatta eccezione per studenti con disabilità e uso di laboratori); didattica in presenza per scuole dell’infanzia, elementari e medie;
  • riempimento fino al 50% dei mezzi pubblici a eccezione di quelli per il trasporto scolastico;
    chiuse sale giochi, sale scommesse, bingo e slot machine (anche nei bar e nelle tabaccherie);
  • chiusi bar e ristoranti alle 18, asporto fino alle 22, niente limiti alla consegna;
    rimangono chiusi piscine, palestre, teatri, cinema; rimangono aperti i centri sportivi.

Durante il giorno gli spostamenti non sono assoggettati a limitazioni ma resta la raccomandazione di spostarsi il meno possibile. Fanno parte della zona  Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, province autonome di Trento e Bolzano, Sardegna, Toscana, Umbria Veneto.

Zona arancione

Nella zona a rischio e criticità elevate si mantengono le regole previste nella fascia gialla a cui vengono applicate ulteriori restrizioni:

  • stop agli spostamenti in entrata e uscita dalla Regione;
  • stop agli spostamenti in entrata e uscita dal Comune;
  • bar e ristoranti chiusi, fatta eccezione per asporto (fino alle 22) e consegne (senza limiti).

Nella zona arancione ci si potrà spostare liberamente all’interno del territorio comunale, mentre per uscire fuori dal proprio comune di residenza o domicilio sarà necessaria un’autocertificazione per dimostrare le ragioni di lavoro comprovato, salute o urgenza che giustificano lo spostamento.

Le regioni in zona arancione sono Puglia e Sicilia.

Zona rossa

Le regioni della zona rossa tornano in lockdown, con lo stop di alcune attività commerciali e restrizioni agli spostamenti:

  • divieto di spostamento in qualsiasi orario, anche all’interno del proprio Comune se non per ragioni di salute, lavoro e necessità;
  • bar, ristoranti e pizzerie chiusi, fatta eccezione asporto (fino alle 22) e consegna a domicilio;
  • saracinesche chiuse 7 giorni su 7 per tutti i negozi, fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità; restano aperte: edicole, tabaccherie, farmacie, parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri; chiusi, invece, i centri estetici;
  • smart working negli uffici pubblici, lavoro in presenza solo se strettamente necessario;
  • didattica a distanza per scuole superiori, seconda e terza media;
  • chiuse le università, che proseguono a distanza l’attività accademica, fatta eccezione per medicina e tirocini;
  • sospese tutte competizioni sportive salvo quelle di interesse nazionale; sospese attività nei centri sportivi;
  • concessa attività motoria nei pressi della propria abitazione e attività sportiva individuale all’aria aperta.

Le regioni in zona rossa sono: Lombardia, Piemonte, Val D’Aosta e Calabria. Dopo 14 giorni si procederà ad una revisione dei parametri, con la possibilità di assegnazione di regimi meno restrittivi dinnanzi a un eventuale miglioramento della situazione.

Autocertificazione

Torna il modello dell’autocertificazione per gli spostamenti, di cui si dovranno munire gli abitanti delle zone rosse per motivare le proprie uscite per lavoro, salute e necessità. Nelle altre regioni il modello di autocertificazione sarà necessario per uscire durante il coprifuoco o, nelle zone arancioni, dal territorio comunale o regionale.

Il Dpcm resterà in vigore sino al 3 dicembre 2020.

FONTE: https://it.sputniknews.com/italia/202011069751957-oggi-il-nuovo-dpcm-entra-in-vigore-e-divide-litalia-in-zone-rosse-arancioni-e-gialle-cosa-cambia/

 

 

 

Tampone obbligatorio nel Lazio: ecco per chi

La Regione Lazio ha deciso di rendere obbligatorio il tampone molecolare o antigenico per tutti i cittadini over 65.

La Regione Lazio renderà obbligatorio il tampone per tutte le persone over 65. La decisione è stata presa per fronteggiare l’aumento dei contagi nella regione e a Roma, soprattutto in vista di un possibile picco previsto dagli esperti dello Spallanzani a metà novembre in concomitanza con l’inizio dei casi influenzali stagionali. È previsto che gli anziani, tra le categorie di cittadini più a rischio, si sottopongano al test almeno una volta al mese.

Tamponi obbligatori nel Lazio
La Regione Lazio ha intenzione di sottoporre al tampone, molecolare o antigenico, tutti i cittadini anziani e quelli che corrono maggiori rischi, come i disabili e i pazienti cronici in assistenza domiciliare. In totale saranno circa 30.000 le persone coinvolte, di cui la maggior parte over 65. Il progetto prenderà vita già a partire da questa settimana all’interno delle strutture convenzionate che offrono cure a domicilio.

Entro la fine di novembre inoltre la Regione ha intenzione di potenziare il provvedimento, effettuando i tamponi domiciliari a tutti i soggetti sopra i 65 anni. Ad occuparsi della somministrazione dei test sono già state designate diverse figure tra cui i medici di base e USCAR, oltre che e squadre sanitarie operative della Regione.

L’intervento della Regione ha poi come obiettivo quello di rafforzare l’assistenza domiciliare con l’attuazione di un piano che prevede anche di garantire, oltre ai test di rilevazione della positività alla Covid, anche ecografie, screening e terapie di mantenimento per i malati cronici. Lo stesso assessore alla Sanità ha affermato che “tutto questo è necessario per garantire una sorveglianza e prevenire situazioni di positività all’interno di un contesto di maggior fragilità. Le Asl potranno inoltre richiedere ai soggetti erogatori accreditati di ampliare gli accessi a domicilio a ulteriori assistiti Covid-1”.

La situazione epidemica nel Lazio

Il Lazio è stato catalogato come regione Gialla dal Governo. La situazione epidemica quindi, seppur preoccupante, non raggiunge i livelli di altre Regioni, nelle quali si sono rese necessarie delle misure molto più rigide rispetto al resto del Paese. In generale nel Lazio continua a crescere il numero dei tamponi effettuati, così come anche il numero delle persone positive, mentre è calato il numero dei guariti.

Delle notizie incoraggianti arrivano però dal rapporto tra persone positive e numero di tamponi effettuati, che raggiunge il 9%, così come l’indice Rt, in calo, che si attesta a 1,29. Durante la seconda ondata è scesa anche l’età media dei contagiati nel Lazio che si aggira attorno ai 48 anni, mentre il maggior numero dei decessi è stato registrato nella fascia degli over70.

FONTE: https://www.money.it/Tampone-obbligatorio-nel-Lazio-ecco-per-chi

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

UNA SECONDA ONDATA DI BUGIE E OMISSIONI 

– G. Lazzaretti #Byoblu24

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=8IuZAaWAATM&feature=push-sd&attr_tag=Vr1WQU6E9i5s2LOD%3A6

Ornella Mariani: «Non è un governo di incapaci, è un governo di criminali»

 

La scrittrice Ornella Mariani, ospite della trasmissione Notizie Oggi, è stata protagonista di un intervento durissimo nei confronti di Conte e del governo che sta facendo il giro del web.

Che fosse una donna senza peli sulla lingua lo aveva già dimostrato. Ospite a Notizie Oggi, su Canale Italia, ha letteralmente demolito Conte e il governo. Il video è stato condiviso più di 13.000 volte.

«Siamo in una situazione che è veramente apocalittica. Con un premier che non so dove abbia studiato. Uno che nell’ennesimo Dpcm confonde il ristoro con l’indennizzo. Non so dove si sia laureato perché anche in quinta elementare lo sanno».

«Non avremmo avuto 35mila vittime se avessimo fatto alla cinquantesima un’autopsia». Perché, per la scrittrice, sarebbe emerso subito che il protocollo era sbagliato. E qualcuno si sarebbe accorto di aver trasformato «i medici in strumenti involontari di morte».

Il governo negli scorsi mesi non avrebbe svolto il suo dovere nonostante abbiamo pagato «fior di quattrini a non si sa quanti esperti e di cosa, per trovarci nella stessa situazione della primavera tra un annuncio e un proclama».

«La Covid ha esaltato l’imbecillità di molta gente e l’infamia del ministro della Salute e dell’esecutivo», ha tuonato la Mariani.

Ha definito inutile la scelta di puntare sulle energie rinnovabili con i monopattini in un momento in cui le persone non riescono a portare un pasto in tavola.

Ornella Mariani senza freni a Notizie Oggi
«Questo non è un governo di incapaci, questo è un governo di criminali perché hanno risolto il diritto alla salute con la farsa del monopattino e con la grande bugia di un virus che è tutt’altro che pandemico ed epidemico», ha affermato.

Ha denunciato gli aspetti economici che «regolano questa menzogna» citando Bertolaso, che ha parlato di 2.000 euro al giorno per ogni ricovero Covid.

La scrittrice ha ricordato tutte le attività commerciali che sono state obbligate alla riorganizzazione degli esercizi per poi dover chiudere di nuovo.

Secondo Ornella Mariani i lockdown sarebbero programmati. «Ci siamo dimenticati di dire, o non lo vogliamo dire, che questi lockdown farseschi sono stati programmati ad aprile. Abbiamo un virus a intermittenza: un lockdown al 2 novembre, un altro ci sarà l’8 dicembre per quattro settimane, un altro di due o tre mesi tra febbraio e marzo».

Ha criticato duramente Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia, per le sue affermazioni sulle proteste degli italiani. «Ha avuto l’impudenza di definire eversiva la piazza quando di eversivo c’è solo l’attacco costituzionale al popolo. L’eversione è quella che pratica il governo, Conte e la sua banda di mascalzoni, abbiate il pudore di dirlo».

La scrittrice ha concluso sostenendo che la situazione in cui ci troviamo è di estremo caos. «Non lo faremo, ma qui ci vuole solamente l’assalto al palazzo per liberarci di questa gente».

VIDEO QUI: https://youtu.be/8KHgZZ6pP3Q

 

FONTE: https://www.oltre.tv/ornella-mariani-non-governo-incapaci-criminali/

 

 

 

ISS: ecco come vengono decise zone rosse, gialle e arancioni

Il direttore dell’ISS ha spiegato quali sono i criteri con cui vengono definiti i livelli di rischio e classificate le Regioni in zona rossa, arancione e gialla.

ISS: ecco come vengono decise zone rosse, gialle e arancioni

Come vengono decise le zone zona rosse, gialle e arancioni? A fare chiarezza ci pensa Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso di punto stampa in diretta da Palazzo Chigi. Il chiarimento, oltre a rendere più chiare le motivazioni che hanno portato alla divisione delle Regioni vuole anche placare gli animi dei governatori delle Regioni inserite nella fascia rossa, che nelle ultime ore hanno iniziato a protestare, minacciando anche di impugnare il provvedimento.

Il presidente dell’ISS ha aperto il suo discorso affermando che non abbiamo dati aggiornati, la cabina di regia li produce su base settimanale, saranno prodotti nei prossimi giorni, nelle prossime 48 ore circa”, proprio per questo motivo, come aveva già anticipato il premier Conte, la decisione si è basata sugli ultimi dati disponibili.

Come vengono decise zone rosse, gialle e arancioni

Brusaferro ha ripercorso l’andamento epidemiologico della pandemia nel nostro Paese, affermando che: “C’è stata una prima fase in cui abbiamo modellato la curva, una seconda in cui la curva è stata decrescente ed è rimasta tale per molto tempo, poi ci sono le fasi successive che ci aspettano nel futuro”. La norme imposte dal Governo con l’ultimo DPCM sono proprio il frutto della gestione dell’attuale fase ossia quella di “transizione e modulazione, in cui ci sono delle ricrescite in cui bisogna per controllare la diffusione, riportandola a valori più controllabili o a velocità più controllata, in modo tale da poter affrontare i prossimi mesi in attesa di poterci collocare nella fase 3”.

Sulla base di questo sono state pensate delle diverse misure di contenimento che si adattano ai livelli di rischio riportati all’interno delle varie Regioni. Nello specifico il direttore Prevenzione del dicastero della Salute Gianni Rezza ha precisato che sono stati presi in considerazione diversi indicatori “come incidenzaindice Rtoccupazione posti letto: se c’è un regione con apparentemente pochi casi e ha alta occupazione terapie intensive, quella è una regione in sofferenza. Sono dati che vanno letti nella loro interezza. Dati che fanno riferimento a incidenza, Rt e resilienza. Per quanto riguarda la divisione delle Regioni, in virtù della massima prudenza, ha aggiunto ancora il direttore dell’ISS, indice Rt è stato valutato nel suo livello inferiore.

Brusaferro ha riportato anche il caso della Valle d’Aosta, spiegando che da diverso tempo segnalava un ritardo nella trasmissione dei dati relativi alla situazione epidemiologia, di conseguenza stava manifestando un certo affanno nella gestione dell’emergenza che l’hanno portata ad essere classificata come zona rossa.

Le Regioni che sono state classificate come rosse o arancioni resteranno tali per almeno 14 giorni, mentre quelle gialle potrebbero cambiare il loro stato sulla base dell’andamento dei contagi che potrebbe emergere durante la settimana.

Come avvengono le analisi dei dati

Le elaborazioni dei dati tengono in considerazione un numero elevato di protagonisti, questo garantisce di avere un quadro quanto più preciso ed esaustivo. La raccolta dei dati parte a livello locale dalle ASL, che raccolgono i dati e li inoltrano alle varie Regioni di appartenenza. Dopo questa prima fase viene trasmesso tutto al ministero della Salute e all’ISS, che mediante la cabina di regia colleziona e analizza i dati.

“Dall’incrocio di questi si arriva a una matrice che colloca il territorio analizzato da una situazione di rischio molto basso a uno molto alto” ha precisato Brusaferro, precisando che vengono delineati dei precisi scenari, che “determinano anche la velocità con cui l’infezione si trasmette nella popolazione. Il 12 agosto è stata poi emanata la circolare con questi scenari ed è stato quindi condiviso un documento di prevenzione e risposta per il periodo dell’autunno e dell’inverno all’infezione da Covid-19”.

In questo documento è emerso che alcune Regioni stavano affrontando un rischio alto nelle ultime settimane, mente in altre il rischio era moderato. “Su questa base poi ogni Regione ha condiviso questa valutazione e ha ricevuto formalmente dal ministero della Salute un’elaborazione rispetto al modello descritto. Che è in funzione da 24 settimane ed è sempre ampiamente condiviso”, ha concluso Brusaferro.

FONTE: https://www.money.it/ISS-come-vengono-decise-zone-rosse-gialle-arancioni

 

 

 

 

CULTURA

VIVIAMO TUTTI NEL CERVELLO DI PHILIP K. DICK

DISCORSO SULLA “TRILOGIA DI VALIS” (OVVERO: QUESTA VITA NON È LA NOSTRA…)

Pangea

29 febbraio 2020

Mi aggiravo famelico per la metropoli. Ne ho metrato l’inconsistenza bibliografica. Avrò razziato, credo, una decina di librerie, in ogni rivolo di periferia. All’epoca non funzionava il commercio digitale – d’altronde, ora, mi rifiuto di farmi sua preda. Cercavo un libro. Uno e trino. “Valis”.

*

Non sono un fan di Philip K. Dick. Voglio dire. È un archivio di ossessioni e di intuizioni formidabili, d’inesausta energia. Preferisco altra scrittura. Diciamo che mi figuro l’incontro tra Philip K. Dick e Jorge Luis Borges sul lago di Ginevra, a discorrere come esseri fuori dal tempo di una Bisanzio su Venere. Eppure, per quel libro di Dick ho varcato Milano, sciacallo dei libri, da un lato all’altro.

*

Come sanno i fan, nel 1974 PKD è folgorato da una visione – quei giorni tra marzo e febbraio sono la sua Patmo, il suo Bodh Gaya, l’albero di fico e il roveto ardente, l’angelologia e lo scudo di Achille. PKD crede di essere stato ‘visitato’, finalmente, e con fierezza denuncia ciò che per i mistici è abbecedario minimo: “Ho fatto esperienza di una invasione della mente da parte di una intelligenza razionale e trascendente, come se fossi stato pazzo per tutta la vita, mi sono scoperto improvvisamente sano”. L’esito primo di questa esperienza mistica è un libro, imperfetto, Radio Free Albemuth, scritto nel 1976 e pubblicato postumo, nel 1985. Di fatto, è il canovaccio di “Valis”, opera inclassificabile, più vangelo che romanzo, più teologia che letteratura, più eresia che eremitaggio nel linguaggio. Il ciclo, pubblico tra 1981 e 1982, è costituito da Valis (1978; l’acronimo sta per “Vast Active Living Intelligence System”), Divina invasione (1980), La trasmigrazione di Timothy Archer (1981). Il ciclo, come “Trilogia di Valis”, è stato pubblicato da Mondadori nel 1993, la mia edizione è quella del 2000, per la ‘Piccola Biblioteca Oscar Mondadori’ (e la cura di Vittorio Curtoni); ora lo pubblica Fanucci.

*

Su “Valis” s’è detto tutto – per alcuni è il progetto letterario di un malato (ma senza malattia non si dà grande libro), per altri un capolavoro. Kim Stanley Robinson, nell’introduzione al libro mondadoriano, trova conforto citando William Blake: “Valis è il monumento di una mente che si è rimessa in sesto, dopo essere giunta sull’orlo del precipizio”. Ted Gioia fa la critica ai critici, parla del ciclo come di “una distorsione del Tractatus di Wittgenstein, riformato in incubo”, che, insomma, “questo lavoro regge il confronto con Pynchon, Heller, Vonnegut, e tutti quelli che hanno ridefinito i confini della narrativa americana degli anni Sessanta e Settanta”. D’altra parte, non c’è nulla di sconcertante in Dick: dal 2009 pure “Valis”, la trilogia, è stata installata nell’edizione sontuosa delle opere di PKD, presso la collana della “Library of America”. Come Melville, Hawthorne, Henry James e William Faulkner, anche PKD è uno dei cardini della letteratura – cioè, dell’immaginario – americana. “Viviamo, ora, nell’universo ideato da Dick allora: abitiamo nel suo cervello, in un certo senso”, ha detto Jonathan Lethem, che ha curato le opere di Dick per la “Library of America”. Sostanzialmente, ha ragione. In verità, qui siamo un passo in là.

*

La trama del ciclo la trovate in rete, non è essenziale. Il romanzo di Dick – eccolo, il passo in là, nell’al di là della narrazione – non è sapienziale né gnoseologico. Non c’è nulla da conoscere, semmai da disconoscere; si assembla un’enciclopedia di maestri e di testi – da Eraclito ai Dogon, dal pensiero degli Esseni a quello taoista – per annientarli, per ucciderli citando (“le citazioni sono quindi la sintesi di un processo analitico frammentario, non verificabile, non omologabile – schizofrenico”, scrive Curtoni). Gli eroi dei romanzi, sgangherati, da Horselover Fat a Manny Asher a Angel Archer, cercano l’altro mondo oltre la crosta di questo, la parola vera che si nasconde sotto la custodia alfabetica di quella reale, la vita autentica al di là di questa, scalfita dalla menzogna, aggiogata al male.

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Dal punto di vista formale, PKD sconfina nell’altro lato del narrare. Crea trame che s’insidiano a vicenda e testi apocrifi, come il Tractatus: Cryptica scriptura che costituisce il ‘negativo’ di Valis. “La materia è plasmabile di fronte alla Mente”; “Uno a uno, egli ci estrae dal mondo”; “Se i secoli di tempo spurio venissero asportati, la data vera non sarebbe il 1978 ma il 103 a.C. Perciò il Nuovo Testamento dice che il Regno dello Spirito giungerà ‘prima che taluni di coloro che adesso vivono siano morti’. Dunque noi viviamo nei tempi apostolici”; “La Mente non parla a noi, ma per mezzo di noi. La sua parola ci attraversa e il suo dolore ci infonde di irrazionalità”. Il romanzo, Valis, è il commento al Tractatus. Non tanto la ricerca di Dio – il mostruoso, l’ignoto – ma il recupero dei frammenti. Suturare il patto – snaturare la follia in fede.

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Nel ciclo si discetta dello Zohar, della Prima lettera ai Corinzi di San Paolo, dei manoscritti di Nag Hammadi: PKD opera congiungendo l’invenzione al fatto, l’apocrifo all’apolide, perché la teologia, appunto, è la punta estrema della fantascienza. Tra i testi remoti che possono aver costituito lo schema del ‘romanzo teologico’ di PKD cito Il libro dei segreti di Enoch. Testo del I secolo, pubblicato per esteso nel 1880, racconta il viaggio celeste del patriarca biblico. “Il Signore chiamò Vereveil uno dei suoi arcangeli che era abile a scrivere tutte le opere del Signore. Il Signore disse a Vereveil: ‘Prendi dei libri dai depositi e consegna un calamo a Enoc e dettaglia i libri’. Vereveil si affrettò e mi portò dei libri screziati di smirnio e mi consegnò un calamo dalla sua mano. Mi diceva tutte le opere del cielo e della terra e del mare e i movimenti e le vite di tutti gli elementi e il cambiamento degli anni e i movimenti e le modificazioni dei giorni… e ogni lingua dei canti delle milizie armate” (cito dagli Apocrifi dell’Antico Testamento, a cura di Paolo Sacchi, Utet 1989). Scrivere significa accusare il potere di un altro, condividerlo, risignificare l’angelico.

*

L’altro testo necessario è il poema gnostico, Pistis Sophia, sgorgato da Alessandria nel III secolo, noto dal Settecento. Il testo è, a tratti, una spiegazione dei detti evangelici di Gesù con lo scopo di elevare gli adepti/eletti al “regno della luce”, liberandosi dalla lordura materiale. “Rinunziate a tutto il mondo e a tutta la sua materia, per non assommare altra materia alla vostra”; “le emanazioni della luce, essendo pure, non hanno bisogno dei misteri; ne ha invece bisogno il genere umano poiché gli uomini sono tutti resti materiali” (cito da Pistis Sophiam a cura di Luigi Moraldi, Adelphi 1999). Il mondo è un enigma inviolabile, grave di violenza, perché la materia, lurida, rende ciechi. Scopo, attraverso la parola cifrata, di cui solo i pochi fanno pasto – PKD, d’altronde, è scrittore pop con scrittura esoterica – è slegarsi dallo schifo che ci impania, dalla ‘ragione’ e dalla ‘materia’ che ci appesantisce, nuotando verso la luce. Altra vita – la vita, in sé – è inutile, è ritorno al gorgo del fango.

*

“Ho sognato di un altro luogo, un lago a nord con delle villette e piccole fattorie… Dove esiste in realtà questo lago, e le case e le strade attorno a esso? Un’infinità di volte l’ho sognato… Nei sogni sono sposato. Nella vita reale, vivo da solo. Cosa ancora più strana, mia moglie è una donna che non ho mai visto nella realtà. In un sogno, noi due siamo nel giardino posteriore, intenti ad annaffiare le rose e a potarle… Chi è questa moglie? Non soltanto vivo da solo; non sono mai stato sposato, né ho mai visto questa donna. Eppure nel sogno provo un amore profondo, piacevole, familiare per lei, il genere di amore che si forma solo con il passare di molti anni”. La dolce ferocia di PKD, qui, sembra la stessa che avvertiamo in una scaglia di Eraclito – viviamo dormienti, viviamo dormendo –, nella nostalgia di Gesù provata da Giacomo, nel verso abissale di Pindaro – “Sogno d’un’ombra, l’uomo” – nella poesia di Yeats, nel gergo di Shakespeare. Percepiamo, tutti, di avere avuto in premio un’altra vita, che qualcuno sta vivendo per noi, che siamo nel sogno di un altro, sinistro e dispari, nel sogno sbagliato, che hanno giocato a dadi con le culle, con le cronologie, con i pianeti, forse. (d.b.)

 

FONTE: http://www.pangea.news/philip-dick-trilogia-valis/

 

 

 

Come posso esser certo che io non sia l’unico essere senziente in tutto l’Universo?

Se per noi esistere, e vivere immersi in una coscienza che ci fa percepire odori, suoni, dolore, gioia e pensieri ci dà la prova di esistere, di essere, poiché proviamo sensazioni chiare e definite, o meglio che sappiamo definire, possiamo dire lo stesso degli altri?

Ogni quesito teso ad esplorare la coscienza, apre il varco ad un doloroso abisso da esplorare. Essere coscienti è la più grande realtà alla quale siamo posti difronte, ma anche il mistero più inquietante dell’esistenza stessa. L’orrore della coscienza, dunque, è l’orrore dell’esistenza.

La coscienza è un fenomeno a cui non è possibile dare una spiegazione intuitiva o che si possa cogliere nella sua pienezza e paradossalmente, quella coscienza, che pone interrogativi su se stessa, siamo comunque noi, e tutto diventa ancora più straniante, se ci soffermiamo a pensare che abbiamo intessuto una rete di contatti con esseri senzienti come noi. Ma mentre per me esistere, e vivere immerso in una coscienza che mi fa percepire odori, suoni, dolore, gioia e pensieri mi dà la prova di esistere, di essere, poiché provo sensazioni chiare e definite, o meglio che so definire, posso dire lo stesso degli altri?

Noi possiamo avvertire il piacere di sentire il profumo di un libro appena acquistato, bearci del fruscio delle pagine, ma lo stesso libraio che ce lo ha venduto, prova le stesse cose? Anche lui è dotato di quelle complesse dinamiche interiori che chiamiamo coscienza?

A questo dilemma è stato dato un nome: problema delle altre menti o solipsismo. Come possiamo, o meglio, come posso esser certo che io non sia l’unico essere senziente in tutto l’universo? Dopotutto, noi possiamo essere certi solo delle nostre esperienze.

Il problema del solipsismo è molto più di una questione filosofica tecnica. È una risposta paranoica ma comprensibile ai sentimenti di solitudine che si annidano dentro tutti noi. Anche se si rifiuta il ​​solipsismo come posizione intellettuale, lo si percepisce, emotivamente, ogni volta che ci si estraniati dagli altri, ogni volta che si affronta la terribile verità che non si può mai conoscere, conoscere davvero un’altra persona e nessuno può davvero conoscerci.

Per placare questa ferita destinata a rimanere aperta, i nostri antenati hanno inventato la religione: un’entità soprannaturale che fosse testimone delle nostre paure e dei nostri desideri più intimi. Non importa quanto ci sentiamo soli, quanto alienati dai nostri simili, Dio è sempre lì che veglia su di noi. Vede le nostre anime, i nostri sé più segreti e ci ama comunque.

Un altro balsamo per l’anima, volto a dare tregua a questa inquietudine è stata l’arte in tutte le sue forme, che ha tentato di  superare il problema del solipsismo: L’artista, il musicista, il poeta, il romanziere dicono: ecco come si sente la mia vita o così potrebbe essere la vita per un’altra persona . Ci aiuta a immaginare cosa vuol dire essere una donna nera che cerca di salvare i suoi figli dalla schiavitù, o un venditore di pubblicità ebreo che vaga per Dublino, chiedendosi se sua moglie lo sta tradendo. Ma immaginare non significa sapere.

Ma anche se potessimo percepire gli echi e i bagliori provenienti dalla coscienza di un’altra persona, quanto potremmo capirla? Con quali certezze potremmo affermare che quello che abbiamo percepito è autenticamente legato all’esistenza della persona stessa? Se un leone potesse parlare, diceva Wittgenstein, non potremmo capirlo. Lo stesso è vero riguardo al nostro io più profondo. Se potessimo origliare il subconscio di un altro, non sentiremmo altro che grugniti, ringhi e gemiti, o forse gli squittii acuti dei dati di un codice grezzo che non siamo in grado di decodificare.

Per chi è affetto da una sofferenza mentale invece, il solipsismo può diventare spaventosamente vivido. Le vittime della sindrome di Capgras pensano che impostori identici abbiano sostituito i loro cari; l’illusione di Cotard, nota anche come sindrome del cadavere ambulante, convince chi ne soffre di essere morto. Un disturbo molto più comune è la derealizzazione, che fa sembrare tutto – tu, gli altri, la realtà nel suo insieme – strano, falso, simulato.

E se coloro che sono affetti da queste presunte delusioni vedessero davvero la realtà chiaramente? Secondo la dottrina buddista di anatta , il sé non esiste realmente. Quando cerchiamo di definire la nostra essenza, di afferrarla, essa ci scivola tra le dita. Abbiamo ideato metodi per coltivare la conoscenza di sé per sedare le nostre ansie, come la meditazione e la psicoterapia. Ma queste pratiche ci colpiscono come forme di auto-lavaggio del cervello. Quando meditiamo o vediamo un terapista, non stiamo risolvendo il problema del solipsismo. Ci stiamo semplicemente allenando a ignorarlo, a sopprimere l’orrore e la disperazione che scatena.

Abbiamo anche inventato luoghi mitici in cui il problema del solipsismo svanisce. Trascendiamo la nostra solitudine e ci fondiamo con gli altri in un tutto unificato. Chiamiamo questi luoghi paradiso, nirvana, singolarità. Ma il solipsismo è una caverna dalla quale non possiamo scappare, tranne, forse, fingendo che non esista. O, paradossalmente, affrontandolo, come fa Charlie Kaufman. Sapere di essere nella grotta potrebbe essere il più vicino possibile a scappare.

La tecnologia potrebbe liberarci dal problema del solipsismo. Secondo Christof Koch, se ognuno di noi si impiantasse un chip equipaggiato con il wi-fi, potremmo fondere le menti attraverso una sorta di telepatia high-tech. Il filosofo Colin McGinn suggerisce una tecnica che coinvolge “il brain-splicing“, il trasferimento di pezzi del tuo cervello nel mio e viceversa.

Ma vogliamo davvero sfuggire alla prigione del nostro io soggettivo? L’arcinemesi di Star Trek: The Next Generation sono i Borg, una legione di umanoidi potenziati dalla tecnologia che si sono fusi in un’unica grande meta-entità. I membri Borg hanno perso la loro separazione gli uni dagli altri e quindi la loro individualità. Quando incontrano umani comuni, mormorano in un tono monotono spaventoso: “Sarai assimilato. La resistenza è inutile.”

Per quanto possa essere difficile per noi sopportare la solitudine, molti di noi non vorrebbero essere assimilatiSe il solipsismo ci perseguita, l’unicità, un’unificazione così completa sarebbe altrettanto terrificante, perché dovremmo rinunciare alla nostra identità, al nostro io mortale. Forse il modo migliore per affrontare il problema del solipsismo in questo periodo strano e solitario è immaginare un mondo in cui possa svanire.

FONTE: https://www.reccom.org/2020/09/12/come-posso-esser-certo-che-io-non-sia-lunico-essere-senziente-in-tutto-luniverso/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

IL TAVISTOCK INSTITUTE: L’ORGANISMO OCCULTO CHE GOVERNA LE NOSTRE MENTI

Traduzione delle parti scritte, del video in inglese:
Una introduzione al Tavistock Istitute of Human Relations
Abbiamo nei nostri sogni che le persone si piegano con perfetta docilità sotto le nostre modellanti mani”, Frederick Gates Presidente del Consiglio di Educazione Generale fondato dai Rockefeller-Da The World’s Work, agosto 1912
Il Tavistock Institute for Human Relations fu creato a Oxford nel 1921 dal Royal Institute for International Affairs, con successive sponsorizzazione dalla Rockefeller Foundation.
Il Tavistock Institute è il centro nevralgico della manipolazione globale della coscienza umana.
Poco dopo la creazione del Tavistock da parte del co-fondatore John Rawlings Rees ed
altri, esso divenne il cuore dello Psychological Warefare Bureau britannico (l’ Ufficio per la guerra psicologica) , che studia gli effetti della psicosi da trauma sui soldati britannici
Il Tavistock ha svolto anche un ruolo cruciale nella creazione dell’OSS (il precursore della CIA), sotto la guida del dr Kurt Lewin, con l’aiuto di Allen Dulles, dei nazisti tedeschi e Joint Chiefs of Staff (traduzione incerta, forse “dei capi delle galere dello staff”)
“La ricerca nell’uso delle armi microonde ed il loro uso per il controllo mentale , inizio’ negli anni 50 a Tavistock. L’istituto inglese stava ricercando i modi per controllare la mente della popolazione britannica senza che questa se ne rendesse conto”.
Tim Rifat, Microwave Mind Control
A parte l’aiuto nella creazione della CIA, il Tavistock fu anche la maggior forza dietro la formazione della NATO ed è strettamente connesso con il Club of Rome (Il Club di Roma)
Molti “executives” del Club of Rome sono stati presi dalla NATO e sono coloro che primariamente stabiliscono le politiche per l’organizzazione “ Cominciai ad avere dei dubbi quando venne introdotto il DDT. In Guyana, in due anni, aveva quasi eliminato la malaria. Cosi la mia maggiore discussione sul DDT è che avesse ampiamente aggiunto altri problemi a quelli relativi alla popolazione”, Alexander King , co-fondatore del Club of Rome
Il Club of Rome lavora con il Tavistock per creare la propaganda e la crisi per poter manipolare la popolazione mondiale in un direzione predeterminata, verso una dittatura unica, socialista collettivistica.
E’ stato il Tavistock, sotto la direzione di Kurt Lewin, ad essere stato pioniere nel concetto di deprogrammazione dell’individuo, dei suoi credi tradizionali a mezzo del trauma, questo per consentire una riprogrammazione secondo i desideri dei controllori”
Questa sarebbe diventata l’origine dello “shock futuro” – future shock- scritto e reso noto da Alvin Toffler nel suo libro che reca lo stesso titolo. Questo concetto fu presentato da Toffler come fosseun accadimento spontaneo, quando invece è vero l’esatto opposto.
Oggi Il Tavistock opera attraverso un ampio network di think tanks (laboratori di pensiero che devono influenzare), di ONLUS , di università e media che influenzano l’opinione pubblica, distruggendo il tessuto morale che ha tenuto insieme l’Occidente e per farlo usa tecniche di manipolazione architettate scientificamente
Il Tavistock ha svolto un ruolo importante nella creazione di molti centri istituzionali, incluso…
Lo Stanford Research Institute, la Wharton School alal Università di Pensilvania, e lo Sloan School al MIT, la Heritage Foundation, la RAND Corporation, L’Hudson Institute di Esalen , la Brooking Institution MIT, l’Institute for Policy Studies, il Walden Research.
Il MIT (Massachussets Instutute for Technology) è una delle maggiori istituzioni USA del Tavistock che per contro lavora attraverso vari clienti, incluso…la NASA, La Marina USA, Il Tesoro Usa, Il Dipartimento di Stato USA, il National Council of Churches, la National Academy of Sciences.
Un ruolo importante nel mondo delle multinazionali che il Tavistock ha svolto attraverso ilNational Training Laboratories, è la sponsorizzazione di un gruppo di programmi di “sensibilità e diversità”, architettato per cancellare la individualità della persona cosi da farla diventare un “team player” (giocatore della squadra) .
Il punto è che la “correttezza politica” è solo creare uniformitàL’individualismo è uno dei maggiori ostacoli per ill Nuovo Ordine Mondiale. Essi vogliono un pubblico che sia prevedibile e condizionato a fare cio’ che gli viene dettosenza fare domande.
Tavistock si autodefinisce una organizzazione non politica e non governativa, ma non è proprio così se si osserva quanto esso è intrecciato profondamente con i governi e le organizzazioni ad essi connesse, sia in USA che all’estero.
Questo video (di cui qui ho fatto la traduzione ndt) serve solo come breve introduzione al Tavistock Istitute e alla influenza che esso esercita sui governi del mondo attraverso multinazionali transnazionali, attraverso le ONLUS, i servizi di intelligence, i media e le università.
Traduzione:  The Living Spirits
Caricato su youtube in data 25/apr/2009
 L’organismo occulto che governa le nostre menti.

 

 

 

IL DURISSIMO SFOGO del COMANDANTE ALFA. BASTA DECRETI.

SIAMO IN GUERRA! NON POSSO PIÙ TACERE!

22 marzo 2020

Non posso più tacere, la rabbia e il dolore sono forti e non voglio e non devo più contenerli. Siamo un paese in emergenza , in guerra. Sì in guerra, i decreti non servono più a nulla, sono confusi, servono a indebolirci e non a rinforzarci. Sono pallottole al sale quando metaforicamente servirebbero quelle vere. Dove siete tutti voi politici salvatori del popolo, dove siete nascosti, con i vostri sorrisi, i proclami e i video ipocriti e inopportuni. Dove sono le signore con le gambe accavallate che spopolavano in tv difendendo o attaccando a destra e a manca ? Dove siete voi che salendo sulle navi pirata avete incensato e legittimato l’aggressione ai nostri militari della Guardia di Finanza. Dove sono le sardine e i centri sociali sempre pronti a scendere in piazza contro e mai per?

Prendete le vostre mascherine, mettetevi una tuta da palombaro e correte a supportare e portare vicinanza ai soldati in prima linea . Sanitari, militari, autotrasportatori, operatori del commercio, volontari e tanti altri che rischiano la vita per tutti noi e anche per voi. Il parlamento è chiuso? Vi riunite due volte a settimana? Siamo in guerra e voi vi nascondete come topi? No, non possiamo accettarlo. Questa volta la misura è colma, penso a coloro che stanno rischiando e combattendo con pochissime armi, a volte addirittura senza. Un popolo si riconosce da chi lo rappresenta, ma io in questo momento non vedo nessuno. Chiudete tutto, lasciando aperti i servizi essenziali per la sopravvivenza, garantendo agli operatori la tutela adeguata. Schierate l’esercito, istituite il coprifuoco, chiudete i confini, i porti, sigillate il nostro paese all’Europa che ci ha lasciati soli e che ci ha presi in giro senza che nessuno dei nostri governati ci abbia difesi. Siamo eccellenza in tutti i campi, cultura, sanità, intelligence, militare ecc. e voi a colpi di decreti a puntate , peraltro confusi e spesso impraticabili, chiusi nelle vostre dimore, nei vostri agi non date l’esempio. Non ho sentito né letto un sacrificio da parte vostra, la rinuncia ai vostri benefici.. dove sono i vostri sacrifici?

Li devono fare sempre i soliti? Prendete in giro artigiani, piccoli imprenditori, gente che fa fatica ad andare avanti e voi che fate per aiutarli a sopravvivere? Spostate la data delle tasse? Ma come ragionate? Come pensate che riusciranno a pagare se sono chiusi e lo saranno ancora per molto senza avere guadagni? Vergogna!!

Siamo rappresentati da un ex partecipante al grande fratello? Questo è quello che meritiamo? No, chiedete unità e cantate l’inno di Mameli ma non ne siete degni. Il popolo lo canta per farsi forza, per sentirsi unito e con un’identità, voi per mettervi in mostra. Un premier non eletto che si presenta con la bandiera europea in bella vista e non con il tricolore per il quale tanto sangue è stato versato dai nostri padri mi strazia. Ora scoprite tutti di essere italiani a parole, fumo negli occhi per chi muore ogni giorno, ogni ora, ogni minuto da solo, senza il conforto di un familiare. Quanti muoiono a casa? Quanti infettati tra i sanitari, le forze dell’ordine e nel settore commerciale? Siete tutti responsabili di questa che assume i contorni di una strage senza uguali dal dopoguerra. Già la guerra, quella che ho visto con i miei occhi in terre straniere e che mai avrei pensato di poter rivivere nel mio Paese. È il momento dell’unità? Allora ascoltate tutti, munitevi di mascherine e tute e fate squadra, insieme si diventa invincibili. Per il bene del paese mostrate umiltà e collaborazione con tutti. Ognuno può dare un consiglio e un supporto anche se non riveste lo stesso colore politico. È il momento dell’unità, quella vera, per il bene comune. Molti di coloro che attualmente sono al governo non sono stati eletti dal popolo. Siamo mica in dittatura? Cosa mi sono perso? Basta, ora urlo forte il mio dolore, prima che sia troppo tardi..ma forse lo è, obbligate la gente a stare a casa in ogni modo possibile, correre e andare al mare deve diventare in questo momento di emergenza un reato, o siamo tutti assassini. Chi corre per esibire un fisico da statua greca quest’estate, il mare, andando avanti cosi lo vedrà con il binocolo.

Forza non si molla, avanti, non si arretra.

Siamo partiti tutti insieme e torneremo tutti uniti a costo di portare a spalla i nostri feriti macchiando le nostre divise del loro sangue.

Non è il momento della brillantina o del rossetto, è l’ora di indossare ognuno la propria divisa e combattere in prima linea dando l’esempio . Sono cattolico, ma chiedo al Santo Padre di elargire non solo con le preghiere il suo aiuto , chiedo perdono a Dio per questo pensiero, ma non posso più stare zitto . Non dormo sentendomi impotente mentre i miei fratelli e le mie sorelle si ammalano e muoiono combattendo.

Basta, datevi da fare , basta stare seduti in poltrona e combattete.

Ndr. Questo è l’eroe che piaceva tanto alla sinistra.

FONTE: https://www.facebook.com/1480196382308106/photos/il-durissimo-sfogo-del-comandante-alfa-basta-decreti-siamo-in-guerra-non-posso-p/2571668703160863/

 

 

 

 

ECONOMIA

Gallia est omnis divisa in partes tres

L’ultimo DPCM divide l’Italia in tre zone, come la Gallia di Cesare, ed i barbari combattono tra di loro senza vedere i veri pericoli e le ghiotte opportunità…

Il primo, celeberrimo brano del De bello Gallico, conosciuto a memoria da generazioni di studenti del liceo classico, recita: La Gallia è nel suo complesso divisa in tre parti: di cui l’una abitano i Belgi, l’altra gli Aquitani, la terza quelli che si chiamano Celti nella loro lingua, Galli nella nostra. Tutti questi popoli si differenziano tra loro per lingua, istituzioni e leggi.

Nella sua opera immortale, Cesare descrive i popoli barbarici come caratterizzati da diversi approcci alla vita, diversi livelli di aggressività, un’alta e spesso ingiustificata opinione di sé, e comunque come pronti a saltarsi alla gola l’uno con l’altro nei momenti di difficoltà.

Non diversa sembra la situazione nell’Italia di oggi, appena suddivisa in tre zone dall’ultimo DPCM sulla base del maggiore o minore livello di pericolosità della pandemia. Diciamo subito che la suddivisione in sé è un’iniziativa intelligente. Non ha infatti alcun senso imporre un lockdown nazionale in una situazione a macchia di leopardo per quanto riguarda il numero di nuovi casi e la criticità in termini di occupazione delle terapie intensive. Del pari, è stato stupido alla fine della prima ondata impedire la riapertura di regioni evidentemente già fuori dalla curva pandemica, in attesa che anche nelle regioni più colpite la situazione si normalizzasse.

Come nella Gallia cesarea, la differenziazione per zone ha tuttavia creato un clima di malcontento e di sospetti reciproci, in cui paradossalmente ci si scambiano accuse. Il presidente della Lombardia Fontana, la regione che nella seconda come nella prima ondata detiene il record di contagi e la triste maglia nera di ricoverati in terapia intensiva e decessi, con supremo sprezzo del ridicolo ha definito l’attribuzione della zona rossa come “uno schiaffo in faccia ai Lombardi”. I presidenti di regioni in situazione di allerta gialla o arancione mormorano sospettosi che la mancata attribuzione della zona rossa serve a tagliarli fuori dai finanziamenti in arrivo dall’Europa per il sostegno alle aziende del proprio territorio.

In questa situazione di caos generale, si segnalano alcuni casi paradossali, taluni molto seri, altri che fanno tirare all’osservatore un mezzo sorriso amaro. Si chiudono i teatri e le scuole, che a diverso titolo avranno diritto a sostegno e ristori economici. Ma si lasciano aperte le sartorie teatrali, che da loro dipendono, con il risultato di non riuscire a lavorare per mancanza di committenza; di non avere diritto ad alcun ristoro economico; e in più di dover pagare le tasse. Ci sembra di essere facili profeti quando diciamo che il “combinato disposto” è una sentenza di morte per questi straordinari artigiani e per un pezzo di cultura.

Altrettanto paradossale è la situazione delle zone di confine tra regioni: i cittadini liguri di Mioglia sono in zona gialla, mentre quelli piemontesi di Miogliola, a cinque chilometri scarsi, sono in zona rossa. E l’impedimento alla circolazione da e per le regioni verdi con provenienza o destinazione zone gialle e rosse, mette i cittadini lucani – circondati da regioni rosse e arancioni – nella situazione di Aldo Baglio arrampicato sulla roccia, che urla: Non posso scendere né salire!

Ci sembra comunque di poter trarre alcune conclusioni di massima, che avevamo peraltro già evidenziato in alcuni precedenti articoli: il coronavirus sta rendendo evidente la necessità di distribuire e decentralizzare le nostre attività economiche, in modo da poter rispondere meglio a minacce di tipo sistemico. L’adozione del lavoro a distanza, sostenuta con leggi adeguate, consente di decongestionare i centri urbani e contemporaneamente ripopolare aree d’Italia abbandonate in seguito alla pressione economica esercitata dal lavoro legato ad un luogo fisico. E la riallocazione delle attività “ad alta mentedopera” in contesti che hanno conosciuto per decenni il depauperamento delle proprie risorse intellettuali e contestualmente civili, consente di esercitare in quegli stessi contesti un’opera di contrasto al degrado incomparabilmente più efficace di qualunque Cassa del Mezzogiorno.

FONTE: https://www.infosec.news/2020/11/05/speciale-coronavirus/gallia-est-omnis-divisa-in-partes-tres/

 

 

 

 

LA BANK OF ENGLAND GONFIA IL QE… e la Sterlina cresce.

Potessimo seguirla avremmo 700 miliardi di risorse

Novembre 5, 2020 posted by Leoniero Dertona

 

In vista della decisione odierna del FOMC, dove Powell si troverà a rimuginare se spera che il Congresso approvi un altro pacchetto fiscale multimiliardario, la Banca d’Inghilterra si è rimessa all’opera  dell’espansione  monetaria ed ha aumentato il suo già enorme stimolo all’acquisto di obbligazioni di 150 miliardi di sterline (195 miliardi di dollari, circa 175 miliardi di euro), più dei 100 miliardi di sterline previsti, mentre ci si  prepara ai maggiori danni economici derivanti da nuovi blocchi di coronavirus, per non parlare dei maggiori danni di Brexit, che non è detto che termini in modo positivo, anzi, su questo tema sono tornate nuvole temporalesche.

Tra l’altro l’annuncio ha avuto come effetto quello di rafforzare la Sterlina  nei confronti del dollaro, mostrando come il mercato venga a prezzare maggiormente le possibilità di ripresa più che la massa monetaria.

L’aumento delle dimensioni del programma di acquisto di attività della Banca d’Inghilterra lo ha portato  a 895 miliardi di sterline, 50 miliardi di sterline in più di quanto previsto dalla maggior parte degli economisti. Sono 990 miliardi di euro. La banca centrale ha detto che questo le avrebbe dato abbastanza potenza di fuoco per estendere l’acquisto di titoli di stato fino alla fine del 2021, ma gli acquisti potrebbero essere accelerati se necessario. Facciamo un confronto con quello che sta facendo l’Italia con la BCE: calcolando l’aiuto per miliardo di PIL del Regno Unito e facendo il rapporto con il PIL Italiano è ccome se la Banca d’Italia, SOLO PER L’ITALIA, avesse fatto un’operazione di QE per 700 miliardi di euro. La BCE ha fatto un’operazione per 1350 miliardi, ma per TUTTA L’AREA EURO, quindi compresa Germania, Francia, Spagna etc. Capite che un intervento per l’Italia delle dimensioni britanniche avrebbe un effetto ben diverso rispetto a quello comune BCE che sicuramente NON comprerà 700 miliardi di euro di titoli italiani.

I tassi di interesse sono stati mantenuti costanti allo 0,1%, ma la BoE ha affermato che seguirà gli effetti del secondo lockdown per valutare se sarà necessario o meno

“Se le prospettive di inflazione si indeboliscono, il Comitato è pronto a intraprendere qualsiasi azione aggiuntiva necessaria per raggiungere il suo mandato”, ha detto la BoE, tagliando le sue previsioni di crescita, e ora si aspetta che l’economia britannica si riduca complessivamente dell’11% nel 2020, più del 9,5% che aveva previsto a marzo; anche le prospettive per il 2021 sono state tagliate.

“Le prospettive per l’economia rimangono insolitamente incerte”, ha detto la BoE, indicando la crisi COVID-19 e le relazioni commerciali ancora irrisolte tra la Gran Bretagna e i suoi partner commerciali più vicini nell’Unione Europea dopo il 1° gennaio.

La banca centrale ora prevede che l’economia britannica andrà in recessione del 2% nel quarto trimestre e tornerà alle sue dimensioni pre- pandemia COVID-19 solo nel primo trimestre del 2022. In precedenza aveva previsto la fine del prossimo anno. La disoccupazione dovrebbe raggiungere un picco del 7,75% nel secondo trimestre del prossimo anno, molto più alto della sua più recente lettura del 4,5%; il PIL dovrebbe crescere del 7,25% nel 2021, più debole di una precedente previsione del 9%. Comunque l’inflazione dovrebbe restare sotto il 2%, nonostante 850 miliardi di sterline, 990 miliardi di euro, di stimolo monetario….

FONTE: https://scenarieconomici.it/la-bank-of-england-gonfia-il-qe-e-la-sterlina-cresce-potessimo-seguirla-avremmo-700-miliardi-di-risorse/

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

La B.C.E. emette solo prestando. Ma cosa? E a chi?

di Massimiliano Scorrano

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Nell’immaginario collettivo siamo portati a pensare che il giungimento di qualunque forma di moneta nelle nostre tasche sia in qualche modo reso possibile attraverso la diretta promanazione dell’attività della Banca Centrale.

Tale assioma è sicuramente non ricollegabile alle monete metalliche. Per esempio, per l’Italia, le monete sono “coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in qualità di ente emittente, provvede alla loro distribuzione sul territorio nazionale avvalendosi delle Filiali della Banca d’Italia.”(1).

Presa così, nuda e cruda, potrebbe sembrare che la sovranità monetaria non sia mai andata perduta ma solo sapientemente nascosta. Tanto è vero che diversi movimenti ed associazioni operanti nell’orbita dello studio amatoriale (quali cultori della materia) delle politiche monetarie hanno trovato un ipotetico squarcio, o adattamento normativo, nella grande mole di leggi e regolamenti applicabili a tali tipi di emissioni, aggiungiamo noi, effettuando un’interpretazione errata della normativa generale.

Innanzi tutto la stessa pubblicazione fa riferimento all’articolo 11 del regolamento CE n.  974-98(2) con il quale si stabilisce “che, a eccezione dell’autorità emittente, nessuno è obbligato ad accettare più di 50 monete metalliche in un singolo pagamento, a prescindere dal taglio.” Questo significa che se ci si dovesse presentare ad un negoziante con n. 50 pezzi da € 0,01 per acquistare una caramella quel negoziante non può rifiutare in pagamento quelle monetine. Stessa cosa dicasi se ci si dovesse presentare con n. 50 pezzi da 2,00 per un valore complessivo di € 100,00 per portare a termine la singola transazione di pari importo. Certo, il negoziante, pur non essendo obbligato, potrebbe decidere di iniziare ad accettare in pagamento tutte le monete che gli venissero consegnate ma certamente incomincerebbe a riscontrare problemi di operatività come la difficoltà di custodirle, smaltirle, utilizzarle per altre transazioni, difficoltà nel versarle ad istituti bancari ecc.. La norma infatti prevede che solo l’emittente non può rifiutarsi di riceverle e l’emittente è il MEF che si avvale del servizio di tesoreria della Banca d’Italia.

Solo provocatoriamente, e sottolineiamo provocatoriamente, l’unico Ente che non potrebbe rifiutare le monete oltre il limite di 50 pezzi è proprio il MEF e quindi, provocatoriamente, potremmo pensare di pagare le imposte e le tasse con monete ma, come sappiamo, la limitazione dell’uso del contante oltre certi limiti e l’assenza di sportelli propri del MEF fanno si che tale obbligo esista solo sulla carta. Da qui a pensare di aver risolto il problema di autonoma emissione ce ne passa davvero tanto, in quanto sarebbe oltremodo faticoso e poco pratico recarsi ad acquistare per negozi con borsoni pesantissimi di monete, ma soprattutto perché, come per l’esempio del caso italiano, il MEF non può emettere tutte le monetine necessarie alla grande mole di transazioni che avvengono quotidianamente proprio per le limitazioni previste dalla norma, ossia l’art. 128 del TFUE comma 2 primo capoverso, che recita “Gli Stati membri possono coniare monete metalliche in euro con l’approvazione della Banca centrale europea per quanto riguarda il volume del conio.”.

Come si può facilmente notare la sovranità del popolo va seriamente ricercata perseguendo il cambiamento delle norme in vigore e non nell’elusione di quelle esistenti che sono state ben pensate in modo da risultare ineludibili a discapito della collettività. Abbiamo citato l’articolo 128 del TFUE(3). Il primo comma recita appunto che “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.”.

La lettura e la citazione di questo articolo è ricorrente da parte nostra. Lo abbiamo fatto quando abbiamo affrontato l’argomento relativo alla moneta di Facebook, la Libra(4). Di recente è stato oggetto di una richiesta di delucidazione da parte nostra che abbiamo inoltrato direttamente alla BCE. La richiesta prende lo spunto da una frase riportata su una pubblicazione di BCE dove si sostiene che “la BCE di fatto non stampa banconote per acquistare le attività, ma crea moneta elettronicamente, che è accreditata al venditore o all’intermediario, ossia a una banca commerciale.”(5)

e, come indicato in figura, contiene l’interrogativo di come tale affermazione possa conciliare con la normativa in vigore, ossia il già citato art.128 del TFUE, e con lo Statuto della BCE con il quale si ribadisce che “il Consiglio Direttivo ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione Europea” (6). In particolare abbiamo chiesto se la moneta creata elettronicamente ha valore alla stregua del corso legale, ossia come quella emessa in forma cartacea e se ha un valore legale di tipo  differente rispetto a quello della moneta emessa in forma elettronica dalle banche commerciali.

La questione del corso legale è argomento che ci appassiona moltissimo anche alla luce delle recenti restrizioni relative all’uso del contante, tanto è vero che è stato più volte trattato, come nel caso del “fiorire di autonome iniziative nella creazione di moneta scritturale”(7) o per relazionare sull’ammissione di BCE e Banca d’Italia che “all’atto della concessione del prestito o dell’affidamento, non mettono a disposizione né prestano danaro proprio o dei risparmiatori, bensì emettono nuovi mezzi monetari in forma di scrittura contabile.”(8). Tornando alla nostra richiesta di delucidazioni inviata alla BCE, un’altra ragione per averla fatta è da relazionarsi anche al recente attacco all’utilizzo del contante. Resta evidente che limitarne la possibilità di utilizzo costituisce a nostro avviso un pesante attacco alla discrezionalità del suo utilizzo e un eccesso di favoritismo verso le banche commerciali, che vedrebbero aumentare i loro proventi sotto forma di commissioni a carico della clientela, che non potrà più autonomamente decidere il sistema di pagamento più idoneo. Il tutto sacrificato sulla finta esigenza di contrastare l’evasione(9)(10).

Dopo un piccolo sollecito, avvenuto il 9 dicembre 2019, la BCE risponde il 19 dicembre scrivendo che “…per acquistare attività la BCE crea riserve (in formato elettronico), che possono essere detenute solo da banche e altre controparti dell’Eurosistema (e utilizzate da questi soggetti per regolare operazioni fra di essi). Le riserve possono essere liberamente cambiate su richiesta in banconote al valore di uno a uno.”

Oltre alle informazioni riportate nella risposta, (che a dirla tutta già sapevamo) a noi interessava appurare se la moneta elettronica utilizzata per creare riserve fosse moneta a corso legale con potere solutorio. Per questo motivo il 28 gennaio 2020 abbiamo inoltrato ulteriore richiesta

ed il 5 febbraio 2020 rispondono che “con riferimento alle Sue e-mail del 20 dicembre 2019 e del 28 gennaio 2020, desideriamo informarLa che le riserve create elettronicamente dalla BCE per l’acquisto delle attività, di cui alla nostra precedente e-mail, sono accreditate alle banche e alle altre controparti dell’Eurosistema che vendono le attività alla BCE. Una volta accreditate sui loro conti, tali riserve possono essere utilizzate dalle controparti per le loro finalità, compresi ovviamente gli eventuali pagamenti da effettuare nei confronti delle banche centrali dell’Eurosistema nonché di altre banche e controparti dell’Eurosistema che detengono conti presso le banche centrali dell’Eurosistema.”

In buona sostanza la moneta elettronica utilizzata per creare riserve è utilizzabile solo tra BCE, BCN, le Banche e le Controparti dell’Eurosistema per liquidare le posizioni aperte a seguito della creazione di quelle riserve. Possiamo dunque concludere con le seguenti asseverazioni:

1) La BCE non emette moneta metallica ma si riserva il diritto esclusivo di deciderne il volume del conio lasciando al MEF il compito di emetterla;

2) La BCE crea riserve in formato elettronico ad uso esclusivo di BCE, BCN e delle controparti dell’Eurosistema, che possono utilizzarle esclusivamente per liquidare le proprie posizioni tra loro;

3) La moneta, di cui al punto 2), denominata moneta esterna, non ha nessun punto di contatto con la moneta scritturale emessa dalle banche commerciali, denominata moneta interna;

4) In virtù dei punti 2) e 3) vengono meno alcune teorie che vogliono che lo Stato, attraverso la Banca Centrale, emetta moneta a copertura delle politiche fiscali. Questo proprio in relazione ad una conseguenza logica. Infatti, se la moneta cosiddetta ad alto potenziale (situata in M0) viene creata come riserva in formato elettronico (e solo marginalmente, e dietro richiesta di trasformazione, in banconote per soddisfare le minime esigenze della clientela) ad uso e consumo esclusivo delle controparti dell’Eurosistema, va da sé che tali riserve non si uniscono alla massa monetaria costituita dalla moneta scritturale prodotta dalle banche commerciali.

Nella sostanza dei fatti la moneta scritturale bancaria, emessa dietro concessione di fidi e/o prestiti, è utilizzata largamente e quasi esclusivamente per le operazioni di pagamento delle imposte, per le altre operazioni commerciali, per le operazioni quotidiane. A tal proposito è utile confrontarsi con quanto sostenuto dalla Federal Reserve Bank of Chicago nel 1994 “L’effettivo processo di creazione di moneta avviene principalmente nelle banche. Le passività a vista delle banche sono denaro. Queste passività sono i conti dei clienti. Aumentano quando i clienti depositano valuta e assegni e quando i saldi dei prestiti concessi dalle banche vengono accreditati sui conti dei mutuatari. In assenza di obblighi di riserva legale, le banche possono costituire depositi aumentando i prestiti e gli investimenti, purché tengano a disposizione una quantità di valuta sufficiente a riscattare gli importi che i detentori dei depositi vogliono convertire in contanti. Una delle principali responsabilità del sistema della Federal Reserve è quella di fornire l’ammontare totale delle riserve coerenti con le esigenze monetarie dell’economia a prezzi ragionevolmente stabili.”.

Del resto anche Costancio, vice Governatore della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2018, asserisce che “Alcuni sostengono che le istituzioni finanziarie sarebbero libere di trasformare istantaneamente i loro prestiti dalla banca centrale in credito al settore non finanziario. Questo si inserisce nella vecchia visione teorica del moltiplicatore del credito secondo la quale la sequenza della creazione di moneta va dalla liquidità primaria creata dalle banche centrali alla massa monetaria totale creata dalle banche attraverso le loro decisioni di credito. In realtà la sequenza funziona più in direzione opposta, con le banche che prendono prima le loro decisioni di credito e poi cercano i necessari finanziamenti e le riserve di denaro della banca centrale “.

Va da se, dopo tali esternazioni, che la produzione, indebitandosi col sistema delle banche commerciali, crea provvista monetaria che sarà utilizzata per tutte le attività compresi gli acquisti dei Titoli di Stato. Inoltre, a corroborare tale posizione è stata proprio la volontà di separare la politica fiscale dalla politica monetaria a seguito del bank panic del 1907(11), ed è contraddittorio presumere, come fanno in molti, che la Banca Centrale “stampi moneta” per finanziare la spesa pubblica quando ormai tutti sanno che questo è espressamente vietato dalle leggi bancarie e dagli statuti delle banche centrali di tutto il mondo. Infatti, come abbiamo visto dalle risposte della BCE, la Banca Centrale non stampa nulla ma crea riserve per se stessa, per le banche centrali nazionali e per le controparti dell’Eurosistema. Quindi tali teorie emittentiste niente hanno in comune con la proprietà popolare della moneta proprio perché l’usura avviene all’atto dell’emissione e pensare che possa esserci vera liberta per uomini liberi e sovrani lasciando la proprietà a chi emette è quanto di più forzato e fuorviante possa perpetrarsi a danno della tesi sul valore indotto e della proprietà popolare della moneta. Tra l’altro, la posizione emittentista/geselliana/poundiana va a braccetto con quelli che si fermano al primo Auriti, per intenderci quell’Auriti degli anni ’70 – ’80 del secolo scorso, in cui aveva iniziato a studiare la materia monetaria. In quella fase il giurista di Guardiagrele si preoccupava di redistribuire il reddito prodotto dalle partecipazioni statali. (a tal proposito cfr. “L’alternativa” edizioni Solfanelli, raccolta di articoli pubblicati dal Professore tra il 1973-1980 e “L’ordinamento internazionale del sistema monetario”, edizioni Solfanelli, prima edizione, 1981). In embrione vi è sempre il desiderio di liberare il popolo ma lo fa affidando la soluzione allo Stato in una sorta di contiguità, lo stesso Stato che tempo dopo definirà la mangiatoia sottolinenando le differenze tra persona umana e persona giuridica; la prima capace di poter disporre e godere del diritto di proprietà, la seconda di non poter godere ma solo disporre a favore dei centri di potere che ne godranno i benefici. Se accettiamo che il tempo possa scorrere in un solo senso, l’Auriti più recente riscrive l’Auriti passato modificandolo sostanzialmente in alcuni punti, certamente non su tutto, ma sulla proprietà popolare che deve essere in capo al popolo e non allo Stato non vi è dubbio alcuno. La prova ne è il libro “Il paese dell’utopia” edizioni Solfanelli anno 2002. Cosa è accaduto in questo lasso di tempo? Noi riteniamo che l’incontro con l’allora Cardinale Ratzinger, ora Papa emerito Benedetto XVI, abbia inciso e non poco sul centrare meglio l’obiettivo a favore delle persone e non degli strumenti pensati dall’uomo. Anche qui potremmo azzardare un “fine della storia?”. Ce lo auguriamo tutti.

5) Come per la moneta interna anche la moneta esterna elettronica può essere cambiata, a seguito di richiesta, in banconote. Non vi è nessun limite di utilizzo del contante tra controparti dell’Eurosistema mentre vi sono limiti (in Italia) tra banche commerciali e propria clientela (salvo segnalazioni alle autorità competenti) e tra aziende e privati consumatori tra loro;

6) Le riserve elettroniche così “create” si muovono solo per essere spostate da una riserva all’altra per soddisfare le esigenze e i pagamenti delle controparti dell’Eurosistema come, per esempio, tutte quelle operazioni che danno luogo al cosiddetto signoraggio monetario derivante dalle politiche monetarie, ossia i noti programmi denominati A.P.P. acronimo che sta per Programma di Acquisto di Titoli Pubblici e Privati(12). Tali programmi sono:

CBPP3: L’acquisto di obbligazioni bancarie garantite. Tale programma ha avuto inizio il 20/10/2014. (il CBPP1 ed il CBPP2 sono programmi già terminati).

ABSPP: L’acquisto di titoli emessi in seguito alla cartolarizzazione di prestiti bancari. Tale programma ha avuto inizio il 21/11/2014.

PSPP: l’acquisto di titoli emessi dai governi e da altre amministrazioni pubbliche dell’area Euro. Il programma è iniziato il 09/03/2015.

CSPP: L’acquisto di titoli obbligazionari di società non finanziarie dell’area Euro. Il programma ha avuto inizio il 08/06/2016.

TLTRO: programmi relativi alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, TLTRO) che offrono agli enti creditizi dell’Eurosistema finanziamenti con scadenze pluriennali diretti a migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, sostenendo l’erogazione del credito bancario all’economia reale. Nell’ambito TLTRO si è arrivata al 3° programma.

7) In considerazione delle risposte date da BCE alle nostre domande abbiamo rafforzato la convinzione che tale sistema è stato congegnato proprio per tenere separate le due attività bancarie, ossia, una di serie A, riservata all’Élite bancaria e individuata nella circolazione della moneta esterna, e l’altra di serie B, riservata alla massa e individuata nella circolazione di moneta interna. Solo sull’attività di serie A è previsto il versamento del signoraggio, quello che viene chiamato “risultato della redistribuzione del reddito monetario”(13), signoraggio da spicci e banconote, mentre quella di serie B fa in modo che sia eluso proprio il signoraggio da spicci e banconote. Al riguardo alcuni mal pensano e propongono di sottoporre a tassazione quanto emesso a seguito delle attività di serie B, ossia l’emissione della moneta scritturale ad opera delle banche commerciali. Teniamo a ribadire l’inutilità di tale affermazione in quanto:

a) La tassazione non riconsegnerebbe la proprietà della moneta al suo legittimo proprietario;

b) La tassazione riverserebbe gli effetti negativi sulla parte debole, ossia su chi domanda moneta;

c) È proprio attraverso il sistema impositivo che il sistema bancario effettua l’esproprio dei beni prodotti dalla collettività. Attraverso l’imposizione si accelera il depauperamento della quantità di moneta in circolazione; predicare l’imposizione in tali condizioni vuol dire favorire l’accentramento delle ricchezze nelle mani della Élite bancaria che si vedrebbe rivalutato o il patrimonio direttamente o indirettamente appostando tra i ricavi ciò che non è un ricavo; viene da pensare che il perseverare su questo erroneo punto possa favorire e venga portato avanti solo da chi ha interesse che tali rivalutazioni avvengano per trarne un vantaggio. Infatti se si conosce il sistema o lo servi o te ne puoi servire. “Se prima che diventi anche denaro circolando la moneta non è suscettibile di valutazione economica allora la sua emissione non può essere posta a bilancio. Se lo si facesse (e lo si fa) sarebbe una truffa ai danni dell’intera umanità. La moneta, essendo uno strumento scaturente da un’idea, dall’intelletto dell’uomo, della comunità, prima che entri in circolazione non ha valore economico perché il suo sottostante consiste semplicemente ed esclusivamente nell’oggetto sociale, nella convenzione il cui valore economico è il rapporto intersoggettivo tra fasi di tempo che si instaura mentre circola e non prima o durante l’emissione. Al contrario, proprio nel tentativo di iscriverla all’attivo o al passivo del bilancio economico-patrimoniale, la famigerata moneta creata dal nulla presta il fianco a quella precisa cosa a cui le tesi sulla proprietà del portatore della moneta si oppongono: l’emissione di moneta tramite il prestito”(14).

Siamo sempre più convinti che non vi siano altre soluzioni se non la proprietà popolare della moneta.

13/02/2020, per la Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti, Dott. Massimiliano Scorrano

(articolo originale: http://www.giacintoauriti.com/notizie/202-la-b-c-e-emette-solo-prestando-ma-cosa-e-a-chi.html)

note

  1. https://www.bancaditalia.it/compiti/emissione-euro/monete/index.html
  2. https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:1998R0974:20090101:IT:PDF
  3. http://humaneconomy.it/wp-content/uploads/2016/01/art.-128-Trattato-sullUnione-europea-.pdf
  4. http://www.giacintoauriti.com/notizie/192-anche-lo-stato-puo-emettere-li-b-ra-elettronica.html
  5. https://www.ecb.europa.eu/explainers/tell-me-more/html/what_is_money.it.html
  6. https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_statute_2.pdf
  7. http://www.giacintoauriti.com/notizie/157-bankitalia-le-banche-prestano-soldi-non-legali.html
  8. http://www.giacintoauriti.com/notizie/160-bankitalia-alla-faccia-delle-fake-news.html
  9. http://www.giacintoauriti.com/notizie/196-l-evasione-fiscale-ipotesi-e-null-altro.html
  10. https://www.youtube.com/watch?v=xRIrpfdl9ks&feature=youtu.be&fbclid=IwAR3j7dlWj8-CsIMcJZrVnfhEd9XjjQkxVcKddfphGGO_ngquD3AKNry-TQg
  11. http://www.giacintoauriti.com/notizie/201-y-g.html
  12. https://www.ecb.europa.eu/explainers/tell-me-more/html/app.it.html
  13. https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bilancio-esercizio/2019-bilancio-esercizio/bil-eserc-2019.pdf, pag. 20 e pag. 67
  14. http://www.giacintoauriti.com/download/send/2-download/21-l-oggettivazione-merceologica.html

 

FONTE: http://www.rapportoaureo.it/la-b-c-e-emette-solo-prestando-ma-cosa-e-a-chi/

 

I nuovi soldi

5 NOVEMBRE 2020 – Federico Nicola Pecchini

Quasi trentatré anni fa, la celebre rivista The Economist, presieduta allora nientemeno che da Sir Evelyn de Rothschild, pubblicava un articolo in cui si profetizzava l’avvento, di lì a trent’anni, di una nuova valuta mondiale:

Tra trent’anni, americani, giapponesi, europei e i cittadini di molti altri paesi […] faranno probabilmente i loro acquisti pagando tutti con la stessa moneta. I prezzi non saranno più espressi in dollari, yen o marchi, ma in una valuta che potremmo chiamare “fenice”. L’adozione della fenice imporrà rigidi vincoli ai governi nazionali. Non esisterà più, ad esempio, una politica monetaria nazionale. L’offerta mondiale di fenice sarà fissata da una nuova banca centrale, discendente forse dal FMI. […] La fenice inizierà probabilmente come un cocktail di valute nazionali […] Col tempo, però, il suo valore rispetto alle valute nazionali cesserà di avere importanza, perché la gente la sceglierà per la sua comodità e per la stabilità del suo potere d’acquisto. […] Segnatevi la fenice per una data intorno al 2018 ed accoglietela quando arriverà.

Oggi i trent’anni son passati senza che, almeno in apparenza, la profezia si sia avverata. Ma è davvero così?

Già nel 2010 un report del Fondo Monetario Internazionale consigliava l’adozione di una moneta globale. Poi, sul finire del 2017, proprio allo scadere del termine prefissato dall’Economist, l’allora presidente dell’FMI Christine Lagarde ventilò la possibilità che una valuta digitale emessa dall’FMI potesse rimpiazzare il dollaro come valuta di riserva mondiale, una volta che “la situazione geopolitica fosse diventata propizia”. Nello stesso periodo un nuovo, sorprendente fenomeno finanziario finiva sotto le luci della ribalta: Bitcoin.

Nessun cocktail, solo polibibite

Bitcoin è una moneta digitale basata sulla rivoluzionaria tecnologia blockchain, inventata nel 2008 da un misterioso personaggio chiamato Satoshi Nakamoto. Tra luglio e dicembre 2017 le sue quotazioni esplosero letteralmente sul mercato valutario, decuplicando il loro valore fino a raggiungere un tasso di cambio di circa 20.000 dollari a bitcoin. Poco dopo, a inizio 2018, il CEO di Twitter Jack Dorsey fece molto scalpore quando dichiarò pubblicamente:

Infine il mondo avrà una moneta unica, Internet avrà una moneta unica. Personalmente credo che sarà Bitcoin.

Jack Dorsey

Dorsey azzardò perfino una previsione riguardo alle tempistiche, dicendo che Bitcoin si sarebbe affermato “probabilmente in 10 anni, forse prima”.

Nei mesi successivi però il valore dei Bitcoin si ridimensionò parecchio, tornando sui 3.000 dollari. Inoltre cominciarono ad emergere alcuni problemi strutturali, come una scarsa scalabilità (il sistema decentralizzato di Bitcoin è molto più lento e inefficiente rispetto ai circuiti di pagamento tradizionali come VISA) ed una preoccupante vulnerabilità agli attacchi hacker. In risposta a queste perplessità, verso fine 2018 cominciò a girar voce che Facebook si preparava a lanciare la sua criptovaluta.

Il progetto fu annunciato ufficialmente a giugno 2019, con il nome di Libra. Nel white paper si parlava apertamente di nuova “valuta globale” digitale. A differenza di Bitcoin, il valore di Libra sarebbe legato ad un “paniere di valute legali” emesse da banche centrali stabili, in modo da ridurne la volatilità. Le similitudini con la “fenice” sono a questo punto fin troppo ovvie. Sarebbe Libra, quindi, la nuova moneta mondiale predetta dell’Economist e destinata a rimpiazzare le valute nazionali? La profezia si è dunque avverata?

Di tale avviso sembra essere il Governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney, che in una conferenza tenutasi appena due mesi dopo, nell’agosto 2019, ha fatto intendere che una nuova forma di valuta digitale sul modello Libra potrebbe essere “la risposta al predominio destabilizzante del dollaro nel sistema monetario globale di oggi”. Carney ha parlato di una “valuta sintetica egemonica”, ancorata ad un paniere di valute nazionali affidabili, e ha sottolineato come questa valuta potrebbe essere emessa direttamente da “un network di banche centrali”.

L’idea di una “moneta digitale emessa da banca centrale” (CBDC) non è, come abbiamo visto, del tutto nuova e aleggia nei circoli finanziari almeno da qualche decennio. Fino ad oggi però solo poche nazioni avevano effettivamente cominciato una sperimentazione a riguardo (tra queste la Cina, la Svezia ed l’Uruguay). Nel 2018 la Banca dei Regolamenti Internazionali, detta anche “la banca delle banche centrali”, aveva ufficialmente definito il concetto di CBDC, di fatto spianando la strada ad un’implementazione su grande scala. Ora, come diceva Lagarde, bastava solo che la situazione geopolitica diventasse propizia.

Ecco allora arrivare il 2020, e con esso la famigerata “pandemia” da coronavirus. In pochi mesi, l’intera economia mondiale è stata messa in ginocchio. La crisi è drammatica: secondo le stime della Banca Mondiale, si tratterà della peggior recessione dai tempi della seconda guerra mondiale. Il debito globale aumenterà fino a raggiungere livelli inauditi, mentre un miliardo e mezzo di persone rischiano di perdere il posto di lavoro e oltre cento milioni di essere ridotte in povertà assoluta.

Le tenui speranze di una ‘ripresa a V’ si sono presto scontrate con la realtà dei fatti: il virus è qui per rimanere, ne avremo ancora almeno per un altro anno. Il secondo ciclo di lockdown, che pare ormai inevitabile, darà il via alla temuta ondata di bancarotte, e questo a sua volta potrebbe innescare un pericoloso effetto domino sul mercato finanziario. I settori più esposti saranno il private equity (specialmente chi ha investito in bar, ristoranti e retail), il mercato immobiliare commerciale (i locatari di centri commerciali, uffici, ecc.), le assicurazioni (molte attività vorranno chiedere i danni), ma anche banche e mercati obbligazionari che hanno fatto prestiti che non torneranno più indietro. Se la crescita non riparte, saranno le banche centrali a doversi sobbarcare tutto il peso dell’economia mondiale per evitarne il collasso. Probabilmente riprenderanno ad inondare il mercato di liquidità con i loro programmi di allentamento quantitativo, anche se in questa fase di stagnazione gli effetti sull’economia reale saranno limitati. Di certo terranno i tassi d’interesse bassi o addirittura negativi, per favorire i prestiti.

Ma la politica monetaria non basta più. Quello che serve è una politica fiscale, mirata, per aiutare direttamente le categorie in difficoltà. Tradizionalmente sarebbero gli stati a doversene occupare, ma visto che gli stati oggi sono pesantemente indebitati e con gravi deficit di bilancio, le banche centrali dovranno inventarsi formule creative di finanziamento a fondo perduto, magari nella forma di superbond a cent’anni che non vengono più ripagati. Rimane però il problema della proverbiale lentezza e inefficienza della macchina statale. In Europa come in America, i governi devono sempre fare i conti con i limiti imposti dalle costituzioni nazionali e dal dibattito politico. Ecco quindi che una nuova “pazza” idea ha cominciato a fare capolino: in agosto, due importanti economisti americani hanno proposto di depositare direttamente nelle tasche dei cittadini un reddito di emergenza sotto forma di crediti digitali. In questo modo le banche centrali potrebbero letteralmente bypassare governi e sistema bancario creando una linea diretta di finanziamento per tutto il tempo necessario.

Questo nuovo tipo di ‘elicottero monetario’ finirebbe direttamente sui conti digitali delle persone
A fine settembre, la presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester ha annunciato ufficialmente una proposta di legge a riguardo. Il 2 ottobre la BCE ha annunciato a sua volta che condurrà una sperimentazione sull’Euro Digitale di qui a metà 2021. La settimana dopo, un simile annuncio è stato rilasciato dalla Banca del Giappone: insomma, le banche centrali stavolta fanno sul serio. Se il piano dovesse concretizzarsi, questo significherebbe un completo reset del sistema finanziario internazionale. Non a caso, lo scorso 15 ottobre l’attuale presidente dell’FMI Kristalina Georgieva ha parlato di “un nuovo momento Bretton Woods”.

Bretton Woods era stato l’accordo, firmato nell’estate 1944, in cui si erano poste le basi dell’attuale sistema monetario dollaro-centrico. Parlare di un “nuovo Bretton Woods” equivale dunque a mettere in discussione l’egemonia del dollaro come valuta di riserva mondiale. Dobbiamo quindi aspettarci a breve una rovinosa caduta in disgrazia del biglietto verde? Probabilmente no, dato che le valute nazionali si manteranno ancora per qualche anno seppur in versione digitale, e che la nuova criptovaluta globale fungerà inizialmente solo da standard internazionale nel mercato interbancario. Ma nel medio-lungo termine, le ore del dollaro sono contate.

La successione storica delle valute di riserva mondiali dal 1450 ad oggi
Questo reset finanziario è funzionale ad un più grande progetto di reset socioeconomico incentrato sul cosiddetto “Green New Deal” e sulla quarta rivoluzione industriale. Abbiamo già parlato del piano generale in un articolo precedente. Quello che ci rimane da capire adesso è come questa rivoluzione monetaria impatterà le nostre vite, e come potremo rispondere.

Il paese che è più avanti nell’adozione delle CBDC è la Cina. La Banca Popolare Cinese ha iniziato le sperimentazioni con la popolazione già lo scorso aprile, e pochi giorni fa il governo ha annunciato un disegno di legge dove per la prima volta lo Yuan Digitale godrà di statuto legale. Lo Yuan Digitale sarà programmabile e tracciabile al 100% dal governo, che potrà così monitorare nel dettaglio i flussi di capitale ed imporre a piacimento limitazioni o condizioni all’uso della valuta. Come se non bastasse, già lo scorso gennaio in ambienti accademici cinesi si parlava della possibilità di combinare la nuova valuta digitale con il sistema di crediti sociali già in vigore.

In Cina lo Yuan Digitale sarà legato al sistema di credito sociale

In occidente questa deriva orwelliana sarà forse meno sfacciata ma ci sarà. L’emergenza sanitaria sta abituando le masse ad una “nuova normalità” in cui incertezza e paura saranno sempre più alla base della nostra esistenza quotidiana. Valori come l’indipendenza economica, la privacy e la libertà di espressione saranno progressivamente sostituiti da un’ideologia collettivista, tecnocratica e totalitaria. Che fare? Alcuni consulenti finanziari “alternativi” consigliano di investire in oro e in bitcoin: il primo rimane il bene rifugio per eccellenza, ed è possibile che almeno in un primo momento le nuove monete virtuali saranno garantite da un gold standard; il secondo è una criptovaluta decentralizzata, e una volta raggiunto il limite di 21 milioni di bitcoin in circolazione potrebbe anch’esso diventare un bene rifugio. Il mio consiglio però, per chi non intenda partecipare al sistema che viene e voglia davvero costruirsi un rifugio, è invece quello di tornare alla terra. Formare comunità autonome ai margini della società, dove coltivare oltre che il cibo anche una nuova cultura umana: in un mondo sempre più distopico, mi sembra l’unica speranza che ci resta.

FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/economia/libra-bitcoin-criptovalute/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Coronavirus: il vaccino può essere obbligatorio?

24 Aprile 2020 | Autore: 
Covid-19: il Governo può introdurre la vaccinazione obbligatoria per gli adulti? Cosa potrebbe succedere a chi si rifiuta? Si può imporre il vaccino con la forza?

In Italia la vaccinazione è obbligatoria solamente per i bambini; per essi la legge prevede un obbligo vaccinale che riguarda ben dieci malattie. Obbligatori sono anche i richiami, ovviamente. Il genitore che si sottrae a tale obbligo incorre in una sanzione economica e impedisce al figlio di poter frequentare le scuole dell’infanzia. Al tempo del Coronavirus, però, sorge spontanea la seguente domanda: lo Stato potrebbe imporre un vaccino anti Covid-19 agli adulti?

Immaginiamo che, a breve, la comunità scientifica internazionale approvi un vaccino che possa contrastare il diffondersi del temibile Coronavirus; cosa accadrebbe alle popolazioni mondiali? I governi potrebbe costringere le persone a farsi il vaccino? In Italia, potrebbe essere introdotta la vaccinazione obbligatoria anti-Covid 19? Con quali conseguenze per chi si oppone?

Indice

1 Vaccinazione obbligatoria: cosa dice la legge?
2 Vaccino anti-Covid-19: può essere imposto per legge?
3 Coronavirus: il vaccino può essere imposto con la forza?

 

Vaccinazione obbligatoria: cosa dice la legge?

Come anticipato, in Italia [1] al momento sussiste un obbligo vaccinale solamente per i bambini; nulla del genere prevede la legge per gli adulti: per costoro ci sono solamente delle vaccinazioni raccomandate, ma non obbligatorie.

Le cose potrebbe presto cambiare qualora la comunità scientifica approvasse un vaccino anti-coronavirus. Cosa succederebbe in questo caso? La vaccinazione anti-Covid 19 potrebbe essere imposta agli adulti, in considerazione del fatto che essi, al contrario dei più giovani, sono maggiormente esposti al contagio?

Un aiuto a trovare una risposta a questo quesito proviene direttamente dalla Costituzione; secondo la nostra Carta fondamentale [2], nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

Dunque, se una legge imponesse coattivamente la vaccinazione (ad esempio, quella contro il Coronavirus), si potrebbe procedere alla sua somministrazione perfino contro la volontà del cittadino.

Vaccino anti-Covid-19: può essere imposto per legge?

In teoria, dunque, la legge potrebbe imporre la vaccinazione anti-Covid 19 per le categorie di soggetti più a rischio. Precisato ciò, il problema si sposta sulle modalità dell’obbligo. Mi spiego meglio.

Come anticipato, oggi la legge italiana impone l’obbligo vaccinale solamente ai bambini; questo obbligo, però, non è accompagnato da una sanzione coattiva nel caso di inadempimento: il genitore che non fa vaccinare i figli, infatti, incorre solamente in una sanzione pecuniaria e nel divieto di iscrivere i figlio non vaccinati alle scuole dell’infanzia. Nient’altro.

Quanto appena detto potrebbe tranquillamente valere anche per il vaccino obbligatorio per il Coronavirus (ovviamente, in riferimento alla sanzione economica). Tuttavia, il quesito è un altro: la legge può imporre con la forza la vaccinazione obbligatoria?

Detto in altre parole: la legge può imporre il vaccino ricorrendo all’impiego delle forze dell’ordine nel caso di opposizione alla somministrazione?

Coronavirus: il vaccino può essere imposto con la forza?

Sia chiaro: stiamo valutando solamente delle ipotesi, le quali però potrebbero concretizzarsi nel momento in cui il vaccino anti-Covid 19 venisse trovato.

In teoria, il vaccino contro il Coronavirus può essere imposto anche ricorrendo alla forza; in altre parole, lo Stato potrebbe obbligarti fisicamente a farti il vaccino. Ciò perché il vaccino anti-Covid 19 rappresenterebbe una forma di tutela della salute pubblica da perseguire anche contro la volontà del singolo soggetto.

Si tratterebbe, dunque, di un obbligo diverso da quello ora vigente riguardante le dieci vaccinazioni per bambini: queste ultime sono obbligatorie ma, come visto, in qualche modo ci si può comunque sottrarre (seppur pagandone il costo).

Contro un obbligo coattivo di vaccinazione anti-Covid 19, invece, non ci si potrebbe sottrarre in alcun modo, in quanto si tratterebbe di un trattamento sanitario obbligatorio al pari di quello vigente per coloro che, a causa di gravi disturbi psichiatrici, costituiscono un pericolo per sé e per gli altri.

Ovviamente, quella prospettata è una mera ipotesi: è molto più verosimile ritenere che, se la legge introdurrà la vaccinazione obbligatoria anti Coronavirus per gli adulti, questi vengano lasciati liberi di scegliere tra il vaccino e la sanzione economica.

Ovviamente, è la legge a prevedere le conseguenze per chi si sottrae a un vaccino obbligatorio. È plausibile pensare che, se in Italia venisse introdotto l’obbligo di vaccinazione per virus quali il Covid-19, allora verrebbero previste sanzione pecuniarie per chi si sottrae, esattamente come avviene oggi per i genitori che non vaccinano i figli.

Ad oggi, infatti (è bene ribadirlo), le vaccinazioni, anche quando obbligatorie, sono comunque trattamenti sanitari non coattivi, cioè non coercibili fisicamente: in base alle normative vigenti, sarebbe del tutto improponibile richiedere al giudice l’esecuzione forzata delle vaccinazioni, con l’intervento della forza pubblica.

Tuttavia, poiché il trattamento sanitario obbligatorio è procedura non sconosciuta al nostro ordinamento, non è da escludere a priori che esso possa essere estesa anche ai vaccini anti-Covid 19.

 

Note

 [1] Legge n. 119/2017 del 31.07.2017.

[2] Art. 32 Cost.

FONTE: https://www.laleggepertutti.it/392422_coronavirus-il-vaccino-puo-essere-obbligatorio

 

 

 

Disciplina degli obblighi di vaccinazione

Corte Costituzionale – ottobre 2017

 

FASCICOLO SCARICABILE QUI: https://www.cortecostituzionale.it/documenti/convegni_seminari/Internet_Comp%20_224_vaccini.pdf

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

“Londra è così strana e triste”: i lavoratori del catering licenziati, dormono in strada

La Charity per i senzatetto afferma che “non ha mai assistito a una situazione più angosciante” come durante la crisi del coronavirus.

Trafalgar Square di notte è silenziosa e quasi vuota, le solite folle di turisti rumorosi che visitano Londra sono sostituite da gruppi di senzatetto, che attendono sui gradini della National Gallery per la distribuzione del cibo. Ma questi non sono tutti senzatetto a lungo termine: il centro di Londra sta assistendo a un’ondata di lavoratori di ristoranti e pub che sono appena diventati disoccupati, costretti a dormire per strada perché non possono più permettersi di pagare l’affitto.

Senzatetto come Martin, uno chef polacco recentemente licenziato, stanno trovando la vita sotto il cielo sempre più difficile e pericolosa. “Londra è diventata così strana e triste. Le uniche persone che sono fuori sembrano cercare droghe. Ci sono molte persone pazze con i coltelli”.

Il governo afferma di aver ospitato il 90% di coloro che dormivano all’aperto, a livello nazionale, pagando per le camere d’albergo, in un viaggio senza precedenti nell’ultimo mese per fermare la diffusione di Covid-19, con 5.400 alloggi di cui 1.800 in 10 hotel in tutta Londra. Ma nella capitale, rimangono centinaia di tende e accampamenti di scatole di cartone e le condizioni stanno diventando molto più dure per coloro che sono ancora nelle strade.

I centri diurni della città sono stati chiusi per impedire la trasmissione del virus, lasciando i senzatetto senza un posto dove fare la doccia o lavarsi i vestiti, senza servizi igienici e nessun posto dove accedere alle normali scorte di cibo.

La scomparsa dei pendolari significa che nessuno offre soldi ai poveri, in un momento in cui la maggior parte delle mense non funzionano, e quanto alla chiusura dei caffè significa che i senzatetto non ricevono più panini invenduti alla fine della giornata. È stato lasciato il compito ad alcuni piccoli gruppi di volontari, per fornire migliaia di pasti a settimana.

Anche se una minoranza di coloro che dormono in strada sono lì per scelta e hanno rifiutato le offerte di camere d’albergo, la maggior parte dei senzatetto spera ancora in un aiuto e si sente molto vulnerabile nelle stradine deserte del centro di Londra, di notte.

Martin, 27 anni, si è fatto strada nelle cucine di Londra, iniziando come facchino quando è arrivato nel Regno Unito otto anni fa. Il suo ultimo lavoro come chef de partie in un ristorante alla moda nella zona est di Londra. È stato improvvisamente licenziato poco prima dell’inizio del lockdown e ha dovuto lasciare la stanza che stava affittando perché non aveva risparmi. Ha dormito un po’ di tempo sul marciapiede vicino alla stazione di Charing Cross, per sei settimane.

Gli operatori gli hanno detto cinque o sei volte che qualcuno lo chiamerà per mandarlo in una stanza in un hotel. “Ho aspettato una chiamata. Sto ancora aspettando. Forse gli hotel sono pieni”. Negli ultimi due giorni la sua batteria del telefono si è comunque esaurita e con i caffè chiusi non c’è nessun posto dove caricarla. Trova da dormire per la strada, insicuro e allarmato.

Brian Whiting, un volontario dell’organizzazione Under One Sky, che ha iniziato le consegne notturne di cibo alla fine di marzo, ha affermato di essere turbato dal numero dei lavoratori ex-hotel e ristoranti diventati nuovi senzatetto. “Una delle novità davvero angoscianti sono i senzatetto dell’ospitality. Stiamo vedendo così tante persone che lavoravano in cucine, hotel e pub fino a poche settimane fa. Sono ovviamente mal equipaggiati per essere là fuori. I senzatetto a lungo termine sanno come funziona, ma per loro è tutto molto nuovo. Sembrano scioccati.”

“Sono ancora aggrappato alla mia sanità mentale, solo”, dice un uomo del Sud Africa, che aveva lavorato per cinque anni come cameriere a Londra, dalla porta dell’ufficio dove ha dormito nelle ultime tre settimane, da quando ha perso il suo lavoro. Quando il volontario gli chiese se fosse idoneo a ricevere i pagamenti per il congedo, rispose che il lavoro arrivava attraverso un’agenzia e che non era stato menzionato alcun sostegno finanziario. La maggior parte di coloro che erano stati spinti verso la vita da senzatetto avevano un lavoro insicuro e condizioni di vita precarie e nessuna capacità di navigare nel sistema di sussidi o di attendere i pagamenti.

Dall’altra parte della strada, il volontario Whiting è sgomento di vedere Caterina, 34 anni, una cameriera italiana recentemente licenziata, che si prepara a dormire di nuovo sulla soglia di un cocktail bar. “È bello vederti, ma vorrei che tu non fossi qui”, le disse, dandole del cibo. Era preoccupato per il deterioramento della salute mentale e sospettava che avesse iniziato a prendere farmaci di classe A. L’ha segnalata a Streetlink, un ente di beneficenza che si collega a servizi di supporto, alcune volte, ma lei rimane nello stesso posto. “Vuole essere aiutata. Non capisco perché non sia stata accolta.”

A parte le difficoltà pratiche, tutti commentano il silenzio sconcertante della capitale.

Sono assenti tutti i suoni e gli odori normali: gli odori salati e grassi dei fast food, le onde del caffè degli snack bar, gli odori di birra stantia che si alzano dai marciapiedi appiccicosi, la puzza di cibo in decomposizione che filtra dai bidoni della cucina, persino gli odori di gasolio, tutti spariti.

Non c’è il rumore di persone che ridono o gridano, nessuno che grida nei telefoni cellulari, nessun suono di piatti nei caffè all’aperto. I cestini non traboccano di tazze di caffè e giornali scartati. Perfino i piccioni sembrano più affamati, si affrettano a beccare i pezzi di cibo posti sul marciapiede da volontari, ai quali viene chiesto di non consegnarli alle persone per mantenere una distanza di 2 metri. Una donna che raccoglie mozziconi di sigarette deve cercare di più per trovare qualcosa che valga la pena raccogliere.

Amrit Maan, il proprietario del ristorante Punjab di Covent Garden, che ha tenuto aperte le sue cucine per preparare circa 2.500 pasti a settimana per Under One Sky e distribuito da un ente benefico sikh, Nishkam Swat, ha dichiarato di essere turbato dal vuoto. “Puoi sentire il vento che soffia per le strade. È così inquietante, come svegliarsi in un film post-apocalisse.”

Un saldatore dalla Polonia, dormendo nel parco dietro l’Hotel Savoy, rifiuta il cibo ma vuole informazioni su dove lavarsi; dice che non è stato in grado di farsi una doccia nelle ultime cinque settimane, da quando era arrivato a Londra per cercare lavoro. Whiting ha lasciato da mangiare per un uomo addormentato sotto le colonne di stucco del Lyceum Theatre, dove il Re Leone non è più in scena. “Ci sono alcuni escrementi umani. Mi dispiace sottolineare, ma è inevitabile. Tutto è chiuso”, dice.

Alexander, dalla Romania, che ha lavorato come addetto alle pulizie e custode presso una catena di pizzerie fino a quando non è stato licenziato poco prima del blocco. È più esperto nel dormire in strada nel centro di Londra, poiché non era già stato in grado di permettersi di affittare una stanza per le retribuzioni minime anche quando era al lavoro, e vive da 18 mesi nelle strade vicino a Leicester Square.

Ma trovare abbastanza cartone per costruirsi uno spazio riparato in cui dormire è diventato molto più problematico da quando tutte le aziende hanno chiuso e smesso di buttare via gli imballaggi. Ha trascorso le ultime settimane registrando migliaia di video sul suo telefono, di strade deserte di Londra, da diversi punti di vista, pubblicandoli su Twitter – fornendo affascinanti filmati a livello del marciapiede di una città in blocco – fino a quando il suo telefono non è stato rubato.

Anche ad Adrian Potcki, 24 anni, polacco, è stato rubato il telefono mentre dormiva sulla soglia di un ristorante, in St Martin’s Lane, vicino al Colosseum ormai vuoto. Stava lavorando come addetto alle pulizie notturne per una banca, un lavoro di agenzia, prima di essere licenziato quando fu annunciato il lockdown. Si è ritrovato impossibilitato a pagare per la sua stanza a nord di Londra. “Penso che la banca abbia chiuso e non avesse più bisogno di pulizie”, ha detto, ma non è sicuro, perché l’agenzia gli ha semplicemente comunicato che il lavoro era finito. “Non sono riuscito a pagare l’affitto per la mia stanza. Ho provato a chiedere al padrone di casa di darmi tempo, ma non sono riuscito a convincerlo”, ha detto. Sta trovando la sua prima esperienza da senzatetto molto difficile. “È un momento davvero difficile. Non mi sento al sicuro.”

Lui, come la maggior parte degli altri nuovi disoccupati di recente intervistati, dice di non voler farsi fotografare. “Non voglio diventare un personaggio famoso perché sono un senzatetto. Questo è qualcosa che vorrei dimenticare”.

In precedenza Under One Sky aveva organizzato dispense di cibo solo in inverno, ma ha iniziato a fornire cibo per i senzatetto quando è diventato chiaro che il blocco stava causando difficoltà senza precedenti. “Negli otto anni in cui abbiamo servito questa comunità, non abbiamo mai assistito a una situazione più angosciante per coloro che dormono all’aperto a Londra di quella che si sta svolgendo in questo momento”, ha dichiarato Mikkel Juel Iversen, che ha istituito l’organizzazione nel 2012.

“Due giorni dopo il blocco siamo usciti per le strade per vedere com’era la situazione e abbiamo incontrato persone che non mangiavano da giorni. Ora nella gran parte del centro di Londra le uniche persone che vedi sono senzatetto, spacciatori e polizia. C’è un crescente senso di disperazione. Abbiamo aumentato i numeri ogni settimana.”

Tra i senzatetto ci sono anche persone come Robin Clark, liberato la scorsa settimana dal carcere, che sta ancora cercando di mettere insieme la sua vita. “Posso prendermi cura di me stesso, ma è difficile senza docce o servizi igienici.”

Lalji Kanbi è un senzatetto da un po’ e spera in una camera d’albergo. “Gli hotel: è come una lotteria, se vinci, vinci. Ho dato i miei dati due volte.”

All’interno delle popolazioni dei senzatetto ci sono gerarchie di miseria. Ci sono quelli come Colin Reynolds, 47 anni, che attualmente dormono in una tenda vicino al Tamigi perché non è stato in grado di vivere con i suoi genitori durante il lockdown, che sentono che si tratta solo di far fronte all’emergenza e aspettare che passi. Ma ci sono altri che sembrano vicini alla morte.

Circa 10 persone si rifugiano sotto un negozio di impalcature vicino alla stazione di Charing Cross (dove sono stati chiusi i sottopassi che ospitavano decine di senzatetto); i volontari hanno affermato che la maggior parte ha avuto problemi di droga e alcol a lungo termine. Un uomo giaceva in posizione fetale sul marciapiede freddo, svenuto, sorvegliato dalla sua ragazza. Nessuno qui aveva fame, ma accettavano acqua e biscotti per i loro cani.

Tom Copley, vice sindaco di Londra per l’edilizia abitativa, ha riconosciuto che c’è ancora molto lavoro da fare, osservando che un conteggio della settimana scorsa aveva registrato 498 persone che dormivano fuori. “È possibile che il numero effettivo sia maggiore, ma ci stiamo lavorando il più velocemente possibile; stiamo cercando di incontrare più persone ogni giorno”. Ma è rimasto ottimista sul fatto che il governo spinga aiutare i senzatetto per tutta la durata del blocco così da avere conseguenze positive a lungo termine.
“Potremmo trasformare il modo in cui gestiamo i senzatetto per assicurarci che il problema venga affrontato a lungo termine”, ha affermato.

C’è cautela da parte degli altri coinvolti nel processo. “Non esiste una chiara strategia di uscita dal governo centrale. Alcuni Municipi stanno lavorando per assicurarsi che nessuno venga lasciato per le strade, ma è molto difficile a meno che non ci sia un impegno per il finanziamento, perché il costo è molto più alto di ciò che viene dal governo centrale”, dice un funzionario che lavora per un coordinamento nazionale per ospitare tutti i senzatetto.

Jason Moyer-Lee, il segretario generale dell’Unione dei Lavoratori Indipendenti della Gran Bretagna, che rappresenta il personale delle agenzie, ha affermato che occorre fare di più per i senzatetto dopo che sono stati licenziati. “I lavori nel settore dei servizi a basso costo, con contratti a zero ore e lavoratori interinali, erano estremamente precari prima di questa situazione, e il fatto che, nonostante i piani governativi, alcune persone siano fuori dimostra l’inadeguatezza di questi piani. Questo deve essere rivisto ora.”

The Guardian UK

FONTE: http://www.cogitoergo.it/londra-e-cosi-strana-e-triste-i-lavoratori-del-catering-licenziati-dormono-in-strada/ 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Vaccini obbligatori e a offerta gratuita e attiva (Legge 119/2017)

La Legge 31 luglio 2017, n. 119 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73), in materia di prevenzione vaccinale, elenca le vaccinazioni obbligatorie e gratuite e quelle a offerta gratuita e libera per  i  minori  di età compresa tra zero e sedici anni e per i minori stranieri non accompagnati, in base alle specifiche indicazioni del Calendario vaccinale nazionale 2017-19 adottato dal Piano nazionale prevenzione vaccinale (PNPV).

Vaccinazioni obbligatorie:

  • anti-poliomielitica
  • anti-difterica
  • anti-tetanica
  • anti-epatite B
  • anti-pertosse
  • anti-Haemophilus influenzae tipo b
  • anti-morbillo
  • anti-rosolia
  • anti-parotite
  • anti-varicella

L’obbligatorietà per le ultime quattro (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella) è soggetta a revisione ogni tre anni in base ai dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte. Sono, inoltre, indicate ad offerta attiva e gratuita, da parte delle Regioni e Province autonome, ma senza obbligo vaccinale, le vaccinazioni:

  • anti-meningococcica B
  • anti-meningococcica C
  • anti-pneumococcica
  • anti-rotavirus

Fermo restando quanto previsto dal Calendario vaccinale 2017-2019, le Regioni e le Pubbliche Amministrazioni, sulla base di evidenze epidemiologiche specifiche e su parere delle commissioni vaccinali territoriali, possono disporre l’ampliamento dell’offerta vaccinale (sia per altre tipologie di vaccini che per altri sottogruppi di popolazione).

La Legge 119/2017 dispone inoltre che annualmente l’AIFA pubblichi nel proprio sito internet i dati relativi alla disponibilità dei vaccini in formulazione monocomponente e parzialmente combinata.

Segue l’elenco dei vaccini monocomponenti e multicomponenti o parzialmente combinati autorizzati e disponibili in Italia per le vaccinazioni previste nella Legge 119/2017.

Ai fini della disponibilità dei vaccini non vengono considerate le confezioni mai commercializzate, quelle per le quali i titolari dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) abbiano comunicato all’AIFA la cessata commercializzazione e quelle che i titolari dell’AIC hanno dichiarato non in commercio.

Informazioni circa eventuali carenze sono invece aggiornate con cadenza settimanale con la pubblicazione della lista dei farmaci temporaneamente carenti in versione pdf e csv.

Vaccini monocomponenti:

(Attualmente non sono autorizzati in Italia i seguenti vaccini monocomponenti: antidifterico, antipertosse, antimorbillo, antirosolia, antiparotite).

ANTI-POLIOMIELITICI

La componente antipolio è presente anche nei seguenti vaccini:

  • HEXYON (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B) – uso intramuscolare
  • INFANRIX HEXA (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B) – uso intramuscolare
  • PENTAVAC (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B) – uso intramuscolare
  • POLIOBOOSTRIX (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • POLIOINFANRIX (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • REVAXIS (POLIO – DIFTERITE – TETANO) – uso intramuscolare o sottocutaneo
  • TETRAVAC (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • VAXELIS (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B) – uso intramuscolare

ANTI-TETANICI

La componente antitetano è presente anche nei seguenti vaccini:

  • BOOSTRIX (TETANO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • DIFTETALL (TETANO – DIFTERITE) – uso intramuscolare
  • HEXYON (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B) – uso intramuscolare
  • INFANRIX HEXA (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B) – uso intramuscolare
  • INFANRIX (TETANO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • PENTAVAC (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B) – uso intramuscolare
  • POLIOBOOSTRIX (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • POLIOINFANRIX (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • REVAXIS (TETANO – POLIO – DIFTERITE) – uso intramuscolare
  • TETRAVAC (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • TRIAXIS (TETANO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • TRIBACCINE (TETANO – DIFTERITE – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • VAXELIS (TETANO – POLIO – DIFTERITE – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B) – uso intramuscolare

ANTI-EPATITE B

La componente antiepatite B è presente anche nei seguenti vaccini:

  • HEXYON (EPATITE B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B) – uso intramuscolare
  • INFANRIX HEXA (EPATITE B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B) – uso intramuscolare
  • TWINRIX adulti (EPATITE B – EPATITE A) – uso intramuscolare
  • TWINRIX pediatrico (EPATITE B – EPATITE A) – uso intramuscolare
  • VAXELIS (EPATITE B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B) – uso intramuscolare

ANTI-VARICELLA

La componente antivaricella è presente anche nei seguenti vaccini:

  • PRIORIX TETRA (VARICELLA – MORBILLO – ROSOLIA – PAROTITE) – uso sottocutaneo
  • PROQUAD (VARICELLA – MORBILLO – ROSOLIA – PAROTITE) – uso intramuscolo o sottocutaneo

ANTI-HAEMOPHILUS B

  • ACTHIB uso intramuscolare o sottocutaneo
  • HIBERIX uso intramuscolare

La componente antihaemophilus B è presente anche nei seguenti vaccini:

  • HEXYON (HAEMOPHILUS B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – EPATITE B) – uso intramuscolare
  • INFANRIX HEXA (HAEMOPHILUS B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – EPATITE B) – uso intramuscolare
  • PENTAVAC (HAEMOPHILUS B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE) – uso intramuscolare
  • VAXELIS (HAEMOPHILUS B – POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE -EPATITE B) – uso intramuscolare

ANTI-MENINGOCOCCICO B (vaccino a offerta gratuita e attiva)

ANTI-MENINGOCOCCICO C (vaccino a offerta gratuita e attiva)

La componente antimeningococco C è presente anche nei seguenti vaccini:

  • MENVEO (MENINGOCOCCO CONIUGATO A, C, W135, Y) – uso intramuscolare
  • NIMENRIX (MENINGOCOCCO CONIUGATO A, C, W135, Y) – uso intramuscolare

ANTI-PNEUMOCOCCICO (vaccino a offerta gratuita e attiva)

ANTI-ROTAVIRUS (vaccino a offerta gratuita e attiva)

Vaccini “multicomponenti” o “parzialmente combinati”:

(L’elenco riporta solo i vaccini le cui componenti sono incluse tra quelle obbligatorie e a offerta gratuita e attiva dalla Legge n. 119/2017)

BIVALENTE (DIFTERITE – TETANO)

TRIVALENTE (POLIO – DIFTERITE – TETANO)

TRIVALENTE (DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE)

TRIVALENTE (MORBILLO – ROSOLIA – PAROTITE)

TETRAVALENTE (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE)

TETRAVALENTE (MORBILLO – ROSOLIA – PAROTITE – VARICELLA)

PENTAVALENTE (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B)

ESAVALENTE (POLIO – DIFTERITE – TETANO – PERTOSSE – HAEMOPHILUS B – EPATITE B)

Link utili:

FONTE: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/vaccini-obbligatori-e-offerta-gratuita-e-attiva-legge-1192017

Immuni: tutto ok?

Risulta difatti che a tali rilievi il Ministero della Salute abbia risposto già il 23 giugno, e dunque entro i termini di 30 giorni, indicando però “alcune difficoltà emerse nell’adempimento” di alcuni punti, ovverosia:

  • adeguata protezione degli analytics nel backend di Immuni, evitandone ogni forma di riassociazione a soggetti identificabili;
  • integrazione, sulla base del principio di responsabilizzazione, della valutazione d’impatto con la descrizione del ruolo e delle operazioni ascrivibili ad altri soggetti suscettibili di coinvolgimento nel Sistema Immuni;
  • commisurazione dei tempi di conservazione degli indirizzi ip nella misura strettamente necessaria al rilevamento di anomalie e di attacchi;
  •  garanzia del tracciamento delle operazioni compiute dagli amministratori di sistema sui sistemi operativi, sulla rete e sulle basi dati;
  • adozione di misure tecniche e organizzative per mitigare i rischi derivanti dall’upload di TEK non riferite a soggetti positivi a seguito di eventuali errori materiali o diagnostici.

Nonostante il rinnovo della valutazione d’impatto inviata all’Authority il 16 ottobre in conseguenza all’interoperabilità con i sistemi di allerta che operano nel territorio dell’Unione Europea, i punti sopra evidenziati non sembrano ancora aver trovato una soluzione.

La ricerca continua di una sintesi delle esigenze di tutela individuale e collettiva va a connotare l’azione del Garante, e al momento l’Autorità sta approfondendo mediante istruttorie e incontri tra Uffici alcuni profili relativi al sistema di contact tracing.

I punti tutt’ora irrisolti, però, destano alcune preoccupazioni in quanto investono aspetti di sicurezza (protezione e assegnazione di ruoli e responsabilità), riguardano il coinvolgimento di operazioni di “altri soggetti suscettibili di coinvolgimento nel Sistema Immuni” ed hanno un impatto significativo sugli interessati per la mancata mitigazione dei rischi per i falsi positivi.

Alcune perplessità emergono inoltre in conseguenza di un approccio piuttosto opaco da parte del Ministero della Salute, con la scelta di non aver reso pubblicamente consultabile e disponibile un estratto aggiornato della valutazione d’impatto (contrariamente a quanto fatto per il codice sorgente).

Fino alla memoria del Garante, infatti, non era possibile per i cittadini sapere neanche circa il tempestivo riscontro ai rilievi formulati, né alcun aggiornamento dei “lavori in corso” sulla valutazione d’impatto. Con buona pace dei buoni propositi di trasparenza da perseguire per acquisire la fiducia dei cittadini nell’impiego dell’app.

FONTE: https://www.infosec.news/2020/11/05/news/riservatezza-dei-dati/immuni-tutto-ok/

 

 

STORIA

Fabiano Fabiani, l’ultimo boiardo di Stato ricorda le vicende dell’industria italiana sino alle privatizzazioni degli anni ’90 volute dall’Europa: «”Sto c..z.” rispondevo ogni giorno a Draghi che mi chiedeva “che cosa hai venduto oggi?”»

Autore originale del testo: Paolo Bricco
Fonte: Il Sole 24 Ore

Paolo Bricco per ”Il Sole 24 Ore

” alt=”” aria-hidden=”true” />Fabiano FabianiFABIANO FABIANI

«Mario Draghi, che era direttore generale del Tesoro e quindi membro del comitato di presidenza dell’Iri, mi incontrava nei corridoi e mi chiedeva: “Oggi che cosa hai venduto?”. Era il tempo delle privatizzazioni. Ero a capo di Finmeccanica. Io e Draghi avevamo consuetudine e un buon rapporto. Scherzando, ma non troppo, gli rispondevo con una espressione irriferibile. La sostanza della mia replica era sempre: “Non ho venduto nulla”».

Con Fabiano Fabiani, classe 1930, siamo nel cuore di due fenomeni centrali nella storia del Paese e della sua identità attuale, dei suoi punti di forza e delle sue fragilità, di ogni ipotesi di futuro e di ogni vincolo a quel che sarà: la Rai – la politica e la cultura – e Finmeccanica, cioè l’industria («è stato un errore cambiare il nome in Leonardo dopo i guai giudiziari, per tutti rimane Finmeccanica»).

Fabiani è uno strano ircocervo: è stato un giornalista (direttore del Tg1 e poi dei programmi culturali della Rai) e un manager pubblico, raro caso di una doppia identità coltivata in ambiti tanto differenti con uguale determinazione e successo. Da Ercoli 1928, una drogheria del quartiere Prati trasformata da tempo in ristorante, è vestito in jeans, con una camicia a quadrettoni e una giacchetta verde senza le maniche.

Sembra appena tornato dalla Maremma: «E, in effetti, io e mia moglie Lilli abbiamo passato a Capalbio tutta l’estate. Ormai siamo nella stagione della vita in cui, oltre ai quattro figli e agli otto nipoti, nella casa delle vacanze arrivano anche le loro fidanzate, carine e simpatiche. A un certo punto, eravamo in diciannove. Per fortuna che, nel casale, abbiamo sistemato e ristrutturato la porcilaia. Naturalmente, in maniera legale», aggiunge con il moralismo ironico del democristiano di sinistra che ha l’urgenza di porre un limite – per sé e per gli altri – all’ineleganza e al male del mondo, ma che sa come funzionano le cose in Italia e che, ancora adesso, sorride quando ti racconta:

«Nel 1983, nel nostro ruolo di consiglieri – grazie a un suggerimento di Nino Andreatta – del segretario della Dc Ciriaco De Mita, io, Roberto Ruffilli, Romano Prodi e Giuseppe De Rita indicammo nel termine “rigore” la parola chiave delle elezioni politiche. De Rita, che è un romano disincantato, non era tanto convinto della scelta. Va bene che il Psi era in grande crescita, ma la Dc perse il 5% dei voti, gli italiani non apprezzarono quel nostro invito appunto al rigore».

” alt=”” aria-hidden=”true” />Cossiga e Fabiano FabianiCOSSIGA E FABIANO FABIANI

In questo locale i romani comprano al bancone formaggi e salumi, carni di cacciagione e bottiglie di vino oppure si siedono ai tavoli, a consumare pasti che sono rapidi, ma non frugali. Prima di leggere il menù e la carta dei vini, Fabiani completa il suo pensiero critico sull’epoca delle privatizzazioni:

«Era il 1993. Gli altri Paesi europei, in cambio del sì al nostro ingresso nell’unione monetaria, avevano chiesto la messa in sicurezza dei conti nazionali, attraverso la riduzione della spesa pubblica, la chiusura delle componenti in perdita dell’Iri e la cessione sul mercato di pezzi buoni del patrimonio industriale di proprietà dello Stato. Erano condizioni essenziali per ridurre l’entità del debito pubblico e per diminuire lo spread fra i Btp italiani nominati in lire e i Bund tedeschi nominati in marchi. Il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e il direttore generale del Tesoro Draghi credevano profondamente nella unificazione monetaria a completamento del progetto comunitario e, dal punto di vista tecnico, rispondevano con scelte puntuali a un vincolo esterno, seppur da loro condiviso.

” alt=”” aria-hidden=”true” />FABIANO FABIANI

Noi di Finmeccanica facevamo l’opposto. Continuavamo a operare per la costruzione di un gruppo industriale integrato fra il militare e il civile. Ampliavamo il peso di quest’ ultimo. Crescevamo per linee interne e per linee esterne. Fra le tante operazioni, attraverso la Elsag comprammo prima negli Stati Uniti la Bailey e poi, a metà anni Novanta, con la neonata Elsag Bailey Process Automation, andammo in Germania a rilevare dalla Mannesmann la Hartmann & Braun, investendo un miliardo di marchi, l’equivalente di 1.150 miliardi di lire».

Il cameriere di Ercoli 1928 porta un piatto abbondante di salame felino, prosciutto crudo toscano al coltello, Parma tagliato fine, mozzarella e formaggi, con miele di acacia e composte di frutta. Fabiani, a novant’ anni, è l’ultimo dei boiardi di Stato: «Un’espressione inventata, ricalcandola dalla storia russa, dal mio amico Eugenio Scalfari».

” alt=”” aria-hidden=”true” />fabiano fabiani con la moglie lilli foto di baccoFABIANO FABIANI CON LA MOGLIE LILLI FOTO DI BACCO

L’industrializzazione italiana è stata realizzata nel Novecento dallo Stato Imprenditore e dalle famiglie del capitalismo settentrionale («anche se, sulla loro crescita, ha influito la funzione regolatoria della Mediobanca di Enrico Cuccia che, non vorrei sembrare dissacrante, in fondo ha costruito un poco l’Iri del Nord»). La geografia è mutata. Il mondo è cambiato. In mezzo ci sono state la globalizzazione e la moneta unica.

Sono tutti morti. Ma, in Fabiani, si avverte un orgoglio per un meccanismo di rapporto fra economia e società, politica e industria che, in alcune sue parti, ha funzionato bene: «Oscar Sinigaglia nell’acciaio. Guglielmo Reiss Romoli nella telefonia. Enrico Mattei all’Eni. Ettore Bernabei in Rai. Fedele Cova con l’Autostrada del Sole. E, dopo, Ernesto Pascale alla Stet, che ebbe l’intuizione di cablare tutta l’Italia quarant’ anni prima degli altri con il progetto Socrate, una strategia visionaria uccisa in culla. Hanno avuto un ruolo fondamentale nella crescita del Paese. E non hanno malversato. Un importante dirigente di lungo corso come Franco Viezzoli, che dalla Società Autostrade dove ero andato dopo la Rai mi aveva portato in Finmeccanica e che sarebbe diventato anche presidente dell’Enel, è morto povero».

” alt=”” aria-hidden=”true” />fabiano fabianiFABIANO FABIANI

Nessuno nega la deriva degli anni Ottanta, con la forza significativa dei partiti («anche se non tutto era identico, quando nel 1987 Giuseppe Glisenti arrivò alla presidenza di Finmeccanica ci chiese la doppia versione dei bilanci, voleva capire in che modo pagassimo i partiti, rimase stupito quando gli dicemmo che la versione dei bilanci era una e una sola, era così, non facevamo alcun trasferimento occulto»), con la crescita ipertrofica dell’Iri, con le inefficienze tremende di alcune sue parti e con la trasformazione dell’Efim in un magnete nero che avrebbe prodotto perdite per 18mila miliardi di lire.

” alt=”” aria-hidden=”true” />paolo cirino pomicino fabiano fabianiPAOLO CIRINO POMICINO FABIANO FABIANI

A fine anni Ottanta nasce il progetto della Grande Finmeccanica, condotto appunto da Fabiani come amministratore delegato, secondo la ratio strategica di concentrare gradualmente nella allora finanziaria statale la manifattura pubblica tecnologicamente avanzata presa dalla Stet su indicazione di Romano Prodi e successivamente, su indicazione del presidente del Consiglio Giuliano Amato, dall’Efim, il cui nocciolo duro industriale venne salvato dal fallimento finanziario degli anni Novanta con il conferimento delle attività produttive sane proprio a Finmeccanica.

«Per noi – dice Fabiani – la chiusura del cerchio fu la quotazione in Borsa del 1993, concordata con Prodi, presidente dell’Iri. Fatta in quel modo, la privatizzazione ha funzionato. Lo stesso non si può dire con quella della Telecom del 1997». In tavola arriva la carne. Fabiani prende una tartare di angus, io un pollo ai tre peperoni. La storia italiana è corposa come il dolcetto che beve lui. E, in apparenza, è facile e semplice come il chianti classico che bevo io. In realtà, nella nostra vicenda di lungo periodo ogni cosa è sempre molto complicata.

” alt=”” aria-hidden=”true” />walter veltroni e fabiano fabiani 1WALTER VELTRONI E FABIANO FABIANI 1

Anche perché tutti sanno sempre tutto. Tutti hanno sempre ragione. Nessuno, però, legge le carte e analizza i numeri. E, questo, vale anche nel campo di Agramante che sta sul confine fra economia pubblica e economia privata, una delle principali contraddizioni dell’identità italiana, con un popolo diviso fra la vocazione individuale all’imprenditorialità più naturale e l’impulso collettivo a considerare lo Stato azionista e prestatore di ultima istanza di qualunque inefficienza ed errore, privato o pubblico che sia. In un Paese che pratica le doppie verità, spesso la cronaca economica e politica si trasforma in fiction, trama romanzesca in cui il non detto prevale sul detto.

” alt=”” aria-hidden=”true” />Fabiano FabianiFABIANO FABIANI

Sempre la storia si colora di fantasia e si incupisce di tinte noir. A proposito di questa costante liquefazione del dato storico, Fabiani racconta un passaggio critico per gli assetti profondi del nostro Paese: «Ho gestito, come amministratore delegato di Finmeccanica, la vendita dell’Alfa Romeo nel 1986. La finanza di impresa dell’Alfa era in grave dissesto. Ford voleva però acquisirla per risanarla e per entrare in Italia. L’Avvocato Agnelli e Cesare Romiti fecero una offerta finanziariamente migliore». Andò proprio così: «La riunione decisiva a New York con i banchieri incaricati di valutare le due offerte durò non più di quindici minuti. La componente economica era troppo più elevata. Fiat pagò l’acquisto dell’Alfa e spesò anche la conservazione del monopolio nel Paese».

E, così, andò male sia alla Fiat sia all’Italia, perché più concorrenza sarebbe stata utile a entrambe. Ma, come diceva Manzoni, del senno di poi ne son piene le fosse. È l’epilogo del pranzo. Io prendo un tiramisù. Lui un gelato al limone. Il poeta russo Osip Mandel’tam scriveva: «Ho imparato la scienza degli addii».

” alt=”” aria-hidden=”true” />Scalfari con Lilli e Fabiano FabianiSCALFARI CON LILLI E FABIANO FABIANI

«Sono andati via tanti amici miei. Ettore Scola, Enzo Golino, Andrea Barbato, Brando Giordani, Enzo Siciliano, Alberto Ronchey, Alfredo Reichlin. Io, però, non mi sento solo. A casa che mi aspetta ho mia moglie Lilli. E, io e lei, abbiamo i nostri figli e i nostri nipoti». Lo dice senza malinconia e quasi con una felicità piena di pudore, da uomo che non è stato svuotato e trasfigurato dalle durezze del potere e dalla solitudine delle responsabilità. In attesa di un’altra estate in Maremma, «perché, sa, i nipoti qualche volta arrivano con fidanzate nuove…».

” alt=”” aria-hidden=”true” />MARIO DRAGHI GIULIANO AMATOMARIO DRAGHI GIULIANO AMATO” alt=”” aria-hidden=”true” />mario draghi al meeting di rimini 6MARIO DRAGHI AL MEETING DI RIMINI 6” alt=”” aria-hidden=”true” />enrico mattei 1

FONTE: https://www.nuovatlantide.org/fabiano-fabiani-lultimo-boiardo-di-stato-ricorda-le-vicende-dellindustria-italiana-sino-alle-privatizzazioni-degli-anni-90-volute-dalleuropa-sto-c-z-rispondevo-ogni-giorno-a-drag/

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