RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 28 AGOSTO 2019

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 28 AGOSTO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Tutta la ricchezza dell’uomo è in ciò che gli manca.

MARIO A. RIGONI, Variazioni sull’impossibile, Il notes Magico, 2006, pag. 68

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

 

Per Borrometi era pronto un attentato e oggi tentano di screditarlo 1

Renzi, Grillo e Draghi: piano massonico per far fuori Salvini 1

Omicidio Pecorelli, il perito ha voglia di vivere. 1

MANOMESSI I PROIETTILI DEL CASO PECORELLI 1

Dieci curiosità su Mary Poppins per il suo compleanno. 1

Quando l’antisemitismo è una bufala….. 1

L’ingegno umano: dalla pompa di bicicletta all’aborto secondo Emma Bonino

IL LATO OSCURO DELLA MAFIA NIGERIANA IN ITALIA. 1

Chomsky spiega l’ostilità Usa verso l’Iran 1

All along the watchtower – La guerra ibrida e le follie della storia 1

“Il bruciacadaveri” di Ladislav Fuks 1

Fatale Russiagate: dietro la crisi, gli 007 di Conte e Macron 1

LA VERITÀ DI TREMONTI 1

Viminale, il dossier di Ferragosto sulla sicurezza pubblica 1

Sghimbescio. 1

Hillary Clinton: lo scandalo delle e-mail è tuttaltro che chiuso

Aiuteranno la Polonia a spogliarsi della sua proprietà 1

Non solo Weinstein: l’anno in cui #MeToo ha scosso il mondo ebraico 1

Giorgetti: un governo M5S-PD è contr il popolo italiano

Bidone Gialloverde, elezioni-farsa: e ora gli oligarchi ridono 1

Salvini e Di Maio, Krajewski e Lucano

Siete pronti ad avere il chip di Intelligenza Artificiale di Elon Musk, Neuralink, inserito nel vostro cervello? 1

Un futuro dominato dai veicoli elettrici è un futuro rallentato e inefficiente che affligge il pianeta e le persone 1

Conti in sospeso 1

 

 

IN EVIDENZA

Per Borrometi era pronto un attentato e oggi tentano di screditarlo

Sandro Ruotolo il 11 agosto 2019. InformazioneMafie

 

 

Per Paolo Borrometi, come mostriamo nel documento che potete leggere, era pronto un attentato con un’autobomba che venne scoperto il 10 aprile dell’anno scorso dalla Polizia, dai Magistrati della Procura di Catania e, infine, dal Gip del Tribunale di Catania.

Oggi c’è qualcuno, un giornalista di Siracusa, che sta tentando di screditarlo.

Noi, lo vogliamo dire chiaramente, siamo con Paolo.

E dimostriamo, carte alla mano, il pericoloso tentativo ai danni di Borrometi.

Negli ultimi tre giorni questo giornalista ha scritto che il nonno di Borrometi fosse un usuraio e, successivamente, che Paolo sia gay. Infine, che l’attentato fosse una bufala.

Al fine di fare chiarezza rendiamo pubbliche le intercettazioni dei boss di Pachino e le parole del Gip di Catania, affinchè possiate Voi valutare.

Il Giudice per le Indagini preliminari scrive (potete leggerlo nel documento allegato):

“Le intercettazioni evidenziavano la condivisione di propositi criminali tra VIZZINI Giuseppe e Giuliano Salvatore nonchè il comune interesse alla difesa della ‘reputazione’.
Così (…) a VIZZINI Giuseppe che ingiuriava il giornalista d’inchiesta Borrometi del giornale online ‘La Spia’, il Giuliano consigliava di farlo ammazzare”.

E poi ancora: “BORROMETI, ormai, viene qua e vi dice cosa dovete

 

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http://www.liberainformazione.org/2019/08/11/per-borrometi-era-pronto-un-attentato-e-oggi-tentano-di-screditarlo/

 

 

 

 

 

Renzi, Grillo e Draghi: piano massonico per far fuori Salvini

Scritto il 11/8/19

Quella di Matteo Salvini è una mossa disperata, ma l’unica possibile: il leader della Lega ha capito che sarebbe stato stritolato entro fine anno. «E’ stato isolato dai 5 Stelle, che hanno votato in modo nazista Ursula von der Leyen, candidata del potere Ue, ed è spaventato dall’inchiesta sul Russiagate: un imprenditore italiano in Russia lo ha tradito, raccontando che gli incontri a Mosca erano stati più d’uno». Ancora una volta Gianfranco Carpeoro, massone, già a capo del “rito scozzese” italiano e con salde relazioni tra i piani alti della massoneria progressista europea, offre clamorose rivelazioni sulla crisi italiana. La scorsa estate aveva svelato la manovra francese, condotta con la collaborazione di Napolitano e Berlusconi per sbarrare l’accesso a Marcello Foa alla presidenza della Rai: denuncia che di fatto ha “smontato” il complotto, aiutando Foa. Ora, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Carpeoro afferma: «L’unica possibilità per Salvini è che riesca a mobilitare gli italiani, riempiendo le piazze per reclamare le elezioni. E’ una corsa contro il tempo: se non ce la fa, è finito. Ha contro Berlusconi, che rappresenta poteri forti.

 

E ha contro Grillo, che salì sul Britannia e deve riconoscenza a quell’establishment».

Salvini ha contro anche Renzi, a cui quegli stessi ambienti (supermassonici reazionari, in contatto con Berlusconi e Grillo) hanno fatto una promessa: «Gli daranno una chance per tornare in campo, se riuscirà a evitare le elezioni».

E Zingaretti? «E’ un altro agnello sacrificale, come Salvini».

 

Carpeoro non ha particolare simpatia per il leader della Lega: «Non ha visione politica, vive solo di emergenze, così come Di Maio e lo stesso Renzi, il cui consenso esplose solo con gli 80 euro». Una qualità di Salvini? «L’intuito: ha compreso che la trappola attorno a lui era scattata: politica, mediatica, giudiziaria. E ha agito con una tempestività che ha spiazzato tutti: contavano di “friggerlo” lentamente, per farlo cadere entro la fine dell’anno». Perché il super-potere non si fida di Salvini? «Forse perché il suo consenso è stato così rapido, e perché l’uomo è capace di colpi di testa come quello che ha appena fatto. E forse, anche, perché non ha ancora trovato un “burattinaio” che lo gestisca». L’eminenza grigia leghista Giancarlo Giorgetti? «Ha grande esperienza, ma è leale con Salvini». Secondo Carpeoro, la partita è apertissima. Tenendo conto che Mattarella è notoriamente contrario alle elezioni anticipate, l’espediente decisivo per evitarle è quello architettato da Di Maio: «Il taglio dei parlamentari richiederebbe un iter di almeno 8 mesi, quindi comporterebbe la costituzione di un governo “istituzionale”». Attenzione: «Il candidato naturale è Giuseppe Conte, che ha anche dimostrato di avere gli attributi». Se invece lo spread dovesse precipitare, potrebbe emergere un governo più “tecnico”, fatalmente affidato a Mario Draghi: «A quel punto il governo durerebbe ben più di 8 mesi, dopodiché Draghi finirebbe al Quirinale: prima premier e poi presidente, come l’altro banchiere centrale Carlo Azeglio Ciampi».

Il tema di fondo? Infliggere all’Italia il massimo rigore previsto dalla cupola massonica reazionaria che ha in mano l’Ue. Minaccia formidabile: l’incubo dell’esercizio provvisorio e l’Iva al 25%. C’è puzza di finti “salvatori della patria” in arrivo: lo stesso Renzi (reduce dal Bilderberg) potrebbe appoggiare un governo Conte-bis insieme a Grillo, mentre per

 

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https://www.libreidee.org/2019/08/renzi-grillo-e-draghi-piano-massonico-per-far-fuori-salvini/

 

 

 

 

 

 

 

 

Omicidio Pecorelli, il perito ha voglia di vivere

di Raffaella Fanelli – 23 AGOSTO 2019

“La busta non era sigillata e i bossoli erano diversi. Erano i famosi gevelot, quelli ritrovati nell’arsenale della Banda della Magliana. Lo dissi in aula che erano stati sostituiti. Ma non rivanghi tante cose, per carità, perché andiamo a finire male. Si rischia brutto. Perché con Pecorelli scappano fuori Moro e altre storie, ed è meglio lasciar stare”. Ha paura? “Voglio morire nel mio letto”. Antonio Ugolini, classe 1932, è il perito che durante il processo per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli dichiarò che la busta contenente i reperti era stata manomessa.  “Trovai una cravatta marrone con i vetri sopra, sparita pure quella… Ma per i bossoli ci sono le foto. Fotografai tutto quella notte. Arrivai subito, con un collega dell’Istituto di Medicina Legale. Entrambi accompagnati dai carabinieri. Quando entrammo negli uffici di via Tacito, con il magistrato, avevano già aperto la cassaforte. Poi mi fecero un sacco di storie. Ci furono dei giudici che coprirono tutto. Ma lasciamo perdere… quello che ho visto non si può dire”. E’ un uomo alto e robusto, con i capelli bianchi e la memoria lucida. Che dal suo “non si può dire” tira fuori circostanze, riferimenti e nomi. Quello di un perito che “era dei servizi, di quelli deviati, e che faceva un sacco di impicci” e i nomi di due magistrati, entrambi vicini a questo consulente prezzolato.

Cosa ricorda del caso Pecorelli?

“So che i bossoli vennero mandati a Torino. Quando li consegnai feci un verbale e i gevelot avevano un’impronta particolare, un’imperfezione presente, probabilmente, nello stampo di fabbricazione. Fotografai i fondelli dei bossoli e le foto devono esserci ancora. A sparare fu una sola arma, che non si trovò. Una automatica o semiautomatica corta calibro 7.65 munita di silenziatore. Pecorelli fu ucciso con 4 colpi esplosi attraverso il vetro… c’erano i frammenti sulle ferite e sui proiettili.  Non ricordo bene, dovrei rivedere i miei appunti ma non credo di averli conservati”. Eppure, lo sguardo va verso la sua scrivania dove ci sono fascicoli e carte, libri accatastati e una pila di vecchi giornali: “Lavoro ancora. Sto rivedendo le perizie su Capaci e Ustica. Ma non c’è Pecorelli”.

Quella sera, in via Tacito, arrivò il generale dei carabinieri Antonio Cornacchia…

“No, prima arrivò Tonino Ragusa, quello che poi passò al Sismi. Stringeva una mazzetta e fece le fotografie di tutti i documenti. Arrivò il magistrato Domenico Sica e prima ancora, in via Orazio, il comandante della vicina stazione dei carabinieri”.

Torniamo alla cravatta. E’ certo che ci fossero dei vetri sopra?

“Guardi, non mi posso sbagliare. Con due carabinieri cercammo traccia della pistola, nei cestini, sui marciapiedi di via Tacito, convinti che il killer si fosse liberato dell’arma subito dopo aver sparato. Trovammo una cravatta in seta, vicino a un cestino dei rifiuti tra via Boezio e via Tacito, tra il marciapiede e l’asfalto della strada. Sulla cravatta c’erano piccoli frammenti di vetro, luccicavano pure”.

Troviamo il verbale del 20 marzo 1979 firmato dal maggiore Pasquale Speranza e da un altro militare della stazione dei carabinieri Roma Prati dove si legge chiaramente: “sulla superficie esterna della cravatta ci sono piccoli frammenti di vetro”. Presenza che viene data per certa. I frammenti c’erano. Inoltre, in quello stesso verbale, viene riportato il nome e

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https://estremeconseguenze.it/2019/08/23/omicidio-pecorelli-il-perito-ha-voglia-di-vivere/

 

 

 

 

 

MANOMESSI I PROIETTILI DEL CASO PECORELLI

 

Raffaella Fanelli – 19 MARZO 2019

 

“Ad uccidere Mino Pecorelli furono quattro proiettili, due di marca Gevelot e due di marca Fiocchi. Proiettili analizzati nell’immediatezza del fatto e durante le prime indagini, quelle chiuse nel ’91, con indagati i fratelli Fioravanti, il colonnello del Sid Antonio Viezzer, Licio Gelli e Massimo Carminati. Successivamente, nel processo che si è tenuto a Perugia, è venuto fuori che i proiettili erano stati manomessi”. A denunciarlo è l’avvocato Walter Biscotti, legale di Rosita Pecorelli, sorella del giornalista ucciso il 20 marzo del 1979. Un episodio grave e inquietante che la procura di Roma dovrà chiarire con le nuove indagini ripartite lo scorso 5 marzo.  “In aula – continua l’avvocato Walter Biscotti – il professor Antonio Ugolini, il perito balistico incaricato di eseguire le prime due perizie, dichiarò di aver trovato la busta contenente  i quattro proiettili lacerata nella parte superiore. Non più sigillata ma soltanto pinzata. E la cosa sorprendente è che i proiettili Fiocchi erano diventati tre e i Gevelot uno”.

Una busta non più sigillata e chiusa con punti metallici. Proiettili scomparsi e sostituiti. Eppure, i Gevelot “erano proiettili molto particolari e all’epoca era difficile trovarli sul mercato, anche su quello clandestino”. Proiettili identici furono ritrovati due anni dopo l’omicidio Pecorelli, il 27 novembre del 1981, in via Liszt, nei sotterranei del Ministero della Sanità, quando fu sequestrato l’arsenale della Banda della Magliana. I periti scrissero che i proiettili Gevelot sequestrati nei locali del ministero e quelli usati per uccidere il giornalista appartenevano allo stesso lotto: “entrambi i reperti presentano le stesse imperfezioni di punzonatura

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https://estremeconseguenze.it/2019/03/19/manomessi-i-proiettili-del-caso-pecorelli/

 

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Dieci curiosità su Mary Poppins per il suo compleanno

www.lettera43.it

Elena Paparelli 27 agosto 2019

Il film targato Disney uscì nelle sale il 27 agosto 1964 e fu un successo clamoroso. Dalla scrittrice che creò la tata fino alla colonna sonora ecco qualche pillola sulla pellicola.

«Praticamente perfetta sotto ogni aspetto», assicurava senza alcuna falsa modestia. Volando con il suo ombrello, il 27 agosto 1964 esordiva nelle sale statunitensi Mary Poppins, la tata uscita dalla fantasia della scrittrice Pamela Lyndon Travers. Il film targato Disney diretto da Robert Stevenson fu un successo clamoroso: più di 100 milioni di dollari al botteghino incassati a fronte di “appena” 6 milioni di dollari spesi.

  1. LA DIFFICILE TRATTATIVA DELLA DISNEY PER OTTENERE I DIRITTI

La trattativa per ottenere i diritti per l’adattamento cinematografico della serie di romanzi con protagonista Mary Poppins, scritti da Travers dal 1934 al 1938, non fu affatto semplice. Come del resto raccontato, con alcune libertà di sceneggiatura, nel film del 2013 Saving Mr Banks di John Lee Hancock. Ma alla fine – siamo nel 1960 – la tenacia di Walt Disney la spuntò comunque e riuscì a portare sugli schermi quello che l’American Film Institute definì il sesto miglior musical della storia del cinema statunitense.

  1. JULIE ANDREWS, UNICA PROTAGONIOSTA POSSIBILE

Per il ruolo di Mary Poppins, Disney volle fortemente Julie Andrews, star teatrale della Broadway Anni 50. All’epoca Andrews aveva 27 anni ed era incinta di tre mesi. Questo non bastò a fermare Disney, che per averla nel cast decise addirittura di rinviare le riprese. La scelta si rivelò azzeccata: Andrews ottenne l’Oscar per l’interpretazione della tata tuttofare (il film in tutto portò a casa quattro statuette) e la sua carriera prese il volo. Ed è proprio per la carriera che l’attrice riceverà il Leone d’oro alla prossima 76esima Mostra del Cinema di Venezia.

  1. IL RITORNO DI MARY POPPINS CON EMILY BLUNT

Julie Andrews ha rifiutato 1 milione di dollari per comparire in un cameo nel sequel Il ritorno di Mary Poppins, ambientato 20 anni dopo l’originale. Uscito in Italia nel dicembre 2018, il film ha visto Mary Poppins tornare in viale dei Ciliegi numero 17 a occuparsi dei figli di Michael, ormai diventato grande. La nuova tata, interpretata da Emily Blunt è molto

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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Quando l’antisemitismo è una bufala…

Di ISRAEL SHAMIR – 26 FEBBRAIO 2019

La montatura messa in atto da Jussie Smollett e il suo [successivo] smascheramento possono ancora cambiare il trend delle accuse senza fondamento [che aveva scatenato]. Se Dio vuole, gli imbroglioni sono andati troppo oltre, ed è giunto il momento di mettere le cose a posto. Anche un sintetico elenco di queste bufale sarebbe troppo lungo per questo articolo, ma qui c’è una piccola raccolta di quelle più recenti. [Queste bufale] erano state accolte con rabbia dell’opinione pubblica e con indignazione dai media, con motivazioni veramente ridicole, ed ora possiamo solo aspettarci un ribasso dei prezzi, visto il surplus delle scorte in magazzino.

Alcuni improbabili personaggi già tentano di capitalizzare la reazione attesa, per incanalarla nella direzione preferita, in un molto improbabile terreno di mezzo. Noah Rothman, un editore della rivista Commentary, ha condannato, sul New York Times, l’imprudente fretta dei media che avevano creduto alla beffa. Ma davvero! Il New York Times è uno dei principali diffusori di queste bufale. Ogni volta che c’è una storia di una persona che soffre per qualche diversità, il New York Times, di solito, la prende e la suona fino in fondo. E quando poi viene fuori che era stato uno scherzo, di solito, il giornale ne parla a pagina 46, in fondo. Allora, perché questa notte sarebbe diversa, come si chiedono gli Ebrei la notte di Pasqua?

Il sig. Rothman è assolutamente contrario agli scherzi fatti dalle persone di

 

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http://www.altrainformazione.it/wp/2019/02/26/quando-lantisemitismo-una-bufala/

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

L’INGEGNO UMANO: DALLA POMPA DI BICICLETTA ALL’ABORTO SECONDO EMMA BONINO

11 febbraio 2019 di Carmelo Maria Carlizzi

 

Emma Bonino intenta nell’applicazione del metodo della “pompa di bicicletta”

 

La sera di domenica 3 febbraio scorso guardavo per la prima volta un programma su Rai3, “Le ragazze”, che condotto da Gloria Guida narrava esperienze di vita di varie donne, note e meno note. Così assieme alla storia di Suor Paola conosciuta al pubblico quale tifosa sfegatata della Lazio e ben più meritoriamente perché impegnatissima nel recupero di giovani in difficoltà, scoprivo che Isa Barzizza, una famosissima attrice e soubrette che fece furore con Totò e Macario negli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, alla morte del marito rimasto vittima di un incidente d’auto benché ancora molto giovane e nel pieno del successo aveva abbandonato le scene per dedicarsi esclusivamente alla figlia e ad un lavoro che poco aveva a che vedere con il precedente, salvo tornare molti anni dopo a recitare.

Ma oltre a Suor Paola e ad Isa Barzizza, il programma della Guida raccontava tra le altre anche la storia di una impegnata femminista che negli anni Settanta era in prima linea nella lotta per l’emancipazione della donna. Ricordava questa mia coetanea, come in quegli anni Settanta, assieme ad altre compagne di lotta aiutasse ad abortire quelle donne che non volevano portare avanti gravidanze indesiderate utilizzando un metodo rudimentale, ma a suo dire assai efficace e innocuo: una pompa di bicicletta!

Incuriosito e, lo confesso, nel contempo inorridito da questa notizia che appariva incredibile, l’indomani sono andato a documentarmi sul web scoprendo a riguardo un’infinità di articoli. Quanto avevo appreso era vero: a partire dal 1975 e sino ad oggi di tanto in tanto in varie occasioni i giornali tornavano a parlare di questa “tecnica”, tutti accompagnando gli articoli con una vecchia foto in b/n che ritrae una giovane Emma Bonino nell’atto di “operare” su una donna in posizione ginecologica distesa su di un comune tavolo all’interno di uno “studio” che non appare certo un ambulatorio medico, avendo accanto una terza donna in qualità di assistente con in mano una comunissima pompa di bicicletta, strumento indispensabile per applicare tale tecnica.

Scioccante questa vecchia foto oggi come quarantaquattro anni fa, e altrettanto scioccanti i titoli dei relativi articoli che facevano tutti riferimento alla pompa di bicicletta che, di per sé innocua e innocente, faceva ora davvero paura e un po’ ribrezzo visto l’uso a cui era stata adattata per manovre che comunque avrebbero richiesto procedure sterili e codificate secondo precisi protocolli, non certo tecniche squallide da mammane improvvisate quali effettivamente apparivano quelle applicate dalle suddette femministe.

Nei tanti articoli sul tema che sono riuscito a trovare sulla rete, tutti riportavano le parole della Bonino che allora in tal modo assieme ad Adele Faccio nei locali del Cisa (centro informazioni per la sterilizzazione e l’aborto) o facendo riferimento a tale struttura affrontando incriminazioni e campagne di stampa pare avesse praticato, a loro stesso dire, in quegli anni oltre diecimila aborti!

Un bel numero di trofei prima che il referendum e poi la legge 194 giungessero a rendere l’aborto legale, libero e praticabile negli ambulatori sanitari pubblici e senza più dover ricorrere alla famigerata pompa di bicicletta.

Ho 72 anni e ora, dopo questa mia lettura così tardiva rispetto a quel 1975 in

 

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http://www.lagiustainformazione2.it/cronaca/279-gli-occhiali-di-gabriella/420-l-ingegno-umano-dalla-pompa-di-bicicletta-all-aborto-secondo-emma-bonino

 

 

 

 

 

IL LATO OSCURO DELLA MAFIA NIGERIANA IN ITALIA

Categoria: Mafia

Autore: Fabio Federici

Editore: Oligo

Pagine: 164

Prezzo: € 20.00

ISBN: 9788885723191

Anno: 2019

Recensione

Oggi la presenza della Mafia Nigeriana in Italia è una pericolosa realtà, sicuramente posta sotto l’attenzione dalle tante Istituzioni competenti (Ministero Interno, magistratura, DIA, Forze di Polizia); ma in essa convivono ancora molti lati oscuri che devono essere esplorati con un approccio sistemico di natura criminologica-olistica. La Mafia Nigeriana, che possiamo già chiamare “Cosa Nera”, è un “network criminale” di caratura internazionale formato da un insieme di individui coalizzati attorno ad una serie di progetti criminali che vengono perseguiti in un contesto di alleanze variabili, per mezzo di sottogruppi indipendenti, ciascuno con attività delinquenziali proprie, che fondono la loro forza intimidatrice nel particolare background culturale d’origine. In particolare, l’asservimento fisico e psichico delle vittime dei “secret cult” – i “culti segreti” – avviene anche attraverso rituali magico-esoterici e forme di estrema violenza. Grazie all’ormai trentennale esperienza sul campo dell’autore – Crime Analyst e Colonnello dei Carabinieri – questo saggio, in modo documentale e scientifico, prova a navigare tra le pieghe del fenomeno per fare chiarezza, mettendo ordine alle conoscenze sul

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http://www.antimafiaduemila.com/libri/1470-il-lato-oscuro-della-mafia-nigeriana-in-italia.html

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Chomsky spiega l’ostilità Usa verso l’Iran

28 AGOSTO 2019

 

Noam Chomsky, il noto storico e filosofo americano, spiega che gli Usa sono ostili verso l’Iran perché non possono accettare uno Stato indipendente in Medio Oriente. In un’intervista, Chomsky ha dichiarato che l’establishment e i media Usa considerano la Repubblica Islamica il Paese più pericoloso del pianeta perché sostiene i movimenti della Resistenza come Hezbollah e Hamas, ed è interessato alla tecnologia nucleare.

 

Secondo la narrazione bugiarda di Washington, l’Iran è una doppia minaccia, perché sarebbe il principale sostenitore del terrorismo e i suoi programmi nucleari costituirebbero una minaccia esiziale per Israele. Una minaccia talmente grave da aver costretto gli Usa a posizionare un sistema antimissile sui confini russi per proteggere l’Europa dalle (inesistenti) testate nucleari iraniane. In tutto questo, non si comprende come e perché la leadership della Repubblica Islamica avrebbe dovuto lanciare un simile attacco, dando agli Usa l’opportunità d’incenerirla un attimo dopo.

Chomsky ha denunciato la mistificazione statunitense, affermando che nella realtà il cosiddetto sostegno iraniano al terrorismo si traduce nel supporto dato a Hezbollah, il cui crimine principale è di essere il solo deterrente contro un’altra rovinosa invasione israeliana del Libano, e ad Hamas, colpevole di aver vinto una libera elezione nella Striscia di Gaza, un crimine che ha suscitato immediate e severe sanzioni, oltre ad aver portato gli Usa a tramare per scalzarla dal governo della Striscia.

Chomsky: opporsi a Israele è “terrorismo”

Lo storico ha continuato affermando che le colpe principali per cui Hezbollah e Hamas sono considerate organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti, risiedono nella loro ferma opposizione all’espansionismo aggressivo del regime israeliano; i sionisti hanno sempre aspirato al Grande Israele, o Terra Promessa, che secondo Theodor Herzlsi sarebbe dovuto estendere dal Nilo all’Eufrate, da buona parte della Turchia alla Penisola Arabica. Se non ci fossero stati i movimenti di Resistenza come Hezbollah o Hamas, i sionisti si sarebbero impadroniti di gran parte del Medio Oriente.

Riagganciandosi a questo, Chomsky ha spiegato che l’inconciliabile ostilità di Usa e Israele nei confronti dell’Iran sta nel fatto che essi non possono tollerare una potenza indipendente in una regione che essi pretendono di dominare. Per questo la Repubblica Islamica non può essere perdonata per aver rovesciato il regime dittatoriale insediato da Washington nel 1953.

Il colpo di Stato Usa in Iran

Lo studioso americano ricorda che allora un colpo di Stato ordinato dagli Usa e messo in atto dalla Cia ha rovesciato Mohammad Mossadegh, il Primo Ministro iraniano colpevole agli occhi dell’Occidente di voler nazionalizzare le risorse petrolifere dell’Iran e usarle per far progredire il Paese. Una colpa grave che ha spinto l’Inghilterra (allora padrona di quel petrolio) a chiedere l’aiuto degli Stati Uniti che diedero il via all’Operazione Ajax, ufficialmente ammessa dalla Cia 60 anni dopo; fu la fine della prima esperienza democratica in Iran e l’inizio del risentimento del Popolo iraniano verso le ingerenze americane.

Ma gli Usa non si limitarono a questo, Chomsky ricorda che per 26 anni

 

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All along the watchtower – La guerra ibrida e le follie della storia

20 Agosto 2019

PEPE ESCOBAR

asiatimes.com

L’ultimo sogno imperiale americano è quello di costruirsi uno stato cinese vassallo

 

There must be some kind of way outta here
Said the joker to the thief
There’s too much confusion
I can’t get no relief

Business men, they drink my wine
Plowmen dig my earth
None of them along the line
Know what any of it is worth

Dev’esserci un modo di uscire di qui
Disse il giullare al ladro
C’è troppa confusione
Non riesco ad avere un attimo di pace

Gli uomini d’affari bevono il mio vino
I contadini arano la mia terra
Nessuno di loro su quella linea
Conosce il valore di tutto ciò

Bob Dylan, All Along the Watchtower (resa famosa da Jimi Hendrix)

 

Niente di meglio dei sorrisi accattivanti e pietrosi del tempio di Bayon vicino ad Angkor Wat, a Siem Reap in Cambogia, per immergerci nel vortice della storia, reimmaginando come gli imperi, nella loro eterna ricerca del potere, nascono e muoiono, di solito perché, alla, fine riescono ad ottenere proprio quella guerra che avevano sempre cercato di evitare.

Il Bayon era stato costruito come tempio di stato alla fine del XII secolo dall’indiscussa superstar degli imperi Khmer, Jayavarman VII. I suoi magici rilievi narranti trasmettono un mix di storia e di mitologia, mentre descrivono la vita quotidiana nella società Khmer.

Ancora oggi non conosciamo l’identità dei volti delle gigantesche sculture in pietra del tempio. Potrebbero essere una rappresentazione di Brahma o dello stesso Jayavarman, un Buddista praticante. Quello che sappiamo è che il glorioso impero Khmer, incomparabile in arte e architettura, ed anche benevolo, nel senso che il mandato del potere era basato sul rapporto del re con gli dei, aveva iniziato a dissolversi dopo il 15° secolo, smembrato dalla guerra prima contro i Tailandesi e poi contro i Vietnamiti.

I sorrisi di pietra “lungo tutta la torre di guardia,” esibiti come un commentario vivente sull’ascesa e la caduta degli imperi, potrebbero facilmente collegarsi, geopoliticamente e con un tocco di impermanenza buddista, ai nostri tempi turbolenti della guerra ibrida. E all’attuale Impero Americano.

È sempre divertente osservare come i think tank statunitensi, come lo Stratfor, il megafono della CIA, cerchino costantemente il successo indebolendo la Russia attraverso questa strategia.

La guerra ibrida contro la Russia era stata studiata nel 2014 su due fronti: ordinare

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https://comedonchisciotte.org/all-along-the-watchtower-la-guerra-ibrida-e-le-follie-della-storia/

 

 

 

 

 

CULTURA

“Il bruciacadaveri” di Ladislav Fuks

Donatella Sasso 22 Luglio 2019

Ladislav Fuks

Il bruciacadaveri
traduzione dal ceco di Alessandro De Vito
postfazione di Alessandro Catalano
Miraggi edizioni, Torino 2018
Ed. orig. 1967
pp. 219, euro 18.00

 

 

Il signor Kopfrkingl è un borghese apparentemente soddisfatto di sé, della sua famiglia e della condizione sociale in cui si trova a vivere. Nulla lo rende più felice della moglie Marie, ribattezzata Lakmé, la sua “celeste”, dei figli Zina e Mili, della sua casa sovraccarica di ogni comfort e di oggetti di pregio. Ha un buon lavoro al crematorio cittadino, una legge molto avanzata permette la cremazione nel suo paese, e il mestiere di “bruciacadaveri” non solo gode di buona reputazione, ma ha anche un’aura di missione etica. Kopfrkingl crede nella reincarnazione, è assiduo lettore di un prezioso quanto misterioso libro sul Tibet e sul Dalai Lama ed è convinto che la riduzione in cenere dei cadaveri acceleri pietisticamente la trasmigrazione delle anime. Non soddisfatto delle sue entrate, coinvolge il signor Strauss, forse ebreo, sicuramente molto sfortunato, in un’attività parallela di diffusione e promozione della cremazione.

Il signor Kopfrkingl ha, però, una debolezza insanabile: teme di non fare abbastanza per la propria famiglia, che manipola come un amorevole burattinaio. È sempre lui a parlare, consigliare, affascinare, ai suoi congiunti consente qualche monosillabo, un sorriso o uno sguardo accondiscendente. Come le statue di cera del panopticum di Madame Tussaud, tutti coloro che gli stanno intorno sono materiale malleabile nelle sue mani, in nome del loro bene. Ma cosa sia il bene è qualcosa di sempre più fumoso e reversibile, perché il signor Kopfrkingl vive a Praga nel 1938, nei Sudeti furoreggia il partito filonazista di Henlein e a fine settembre i territori cecoslovacchi a maggioranza tedesca sono inglobati dal Reich hitleriano, con la silente condiscendenza di

 

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https://www.eastjournal.net/archives/99123

 

 

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Fatale Russiagate: dietro la crisi, gli 007 di Conte e Macron

Scritto il 28/8/19

 

Col passare dei giorni è apparso sempre più evidente, in controluce, il vero scontro andato in scena nella strana “crisi di ferragosto”, quello cioè che ha opposto Matteo Salvini e Giuseppe Conte. La fine del governo gialloverde – già in agonia a causa del fallimento politico dei 5 Stelle, incapaci di tener fede alle proprie promesse e pronti a frenare la spinta riformatrice leghista (dai minibot alla Flat Tax) – è letteralmente esplosa con il cosiddetto Russiagate. Sulle intercettazioni dei colloqui moscoviti di Gianluca Savoini, “ambasciatore” della Lega dalle parti del Cremlino, si è prontamente scatenata la stampa mainstream, dall’“Espresso” al “Fatto Quotidiano”. Pessimo, Salvini, nel fingere di non avere strettissimi rapporti con Savoini. Peraltro, non risulta alcuna transazione di denaro dalla Russia alla Lega, men che meno per tramite dell’Eni. Perché mai il Carroccio avrebbe avuto bisogno di denaro extra, comunque non incassato? Forse per resistere all’abnorme richiesta di dover “restituire” 49 milioni, in realtà mai sottratti allo Stato? La cifra imputata è infatti il totale dei rimborsi elettorali percepiti negli anni, anche lecitamente, mentre l’antico illecito (di Bossi e Belsito, non di Salvini) ammontava a meno di un milione.

La maxi-stangata giudiziaria ha messo in ginocchio la Lega, esponendola alla tentazione di una sorta di questua per poter sopravvivere politicamente? Nel caso, al Carroccio è stata tesa una trappola, a Mosca. Da chi? E’ più che un sospetto: dai servizi segreti italiani, gestiti da Conte. L’avvocato democristiano venuto dal nulla, indicato da Grillo e stimato da De Mita nonché dal Vaticano, alla nascita del governo gialloverde aveva tenuto per sé la delega ai servizi, che negli esecutivi precedenti (Renzi e Gentiloni) era rimasta come di consueto al ministro dell’interno (Minniti). Segnale eloquente: gli azionisti occulti del Movimento 5 Stelle non si fidavano di Salvini e non intendevano lasciare nelle sue mani l’arma dell’intelligence. Ma peggio: Conte ha cambiato i vertici dei servizi italiani, che negli anni scorsi si erano distinti per professionalità e lealtà istituzionale. «Avevamo il miglior apparato antiterrorismo del mondo», ha detto Gianfranco Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, lasciando intendere che – mentre

 

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https://www.libreidee.org/2019/08/fatale-russiagate-dietro-la-crisi-gli-007-di-conte-e-macron/

 

 

 

 

ECONOMIA

LA VERITÀ DI TREMONTI

L’EX MINISTRO DEL TESORO SCRIVE A DAGOSPIA LA VERA STORIA DELLA “CLAUSOLA IVA” – IL GOLPE DEL 2011?

gianfranco.cei  27 Agosto 2019

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/D8NtEXnc4jY

 

L’ARTICOLO SULL’IVA DE ”LA VERITA”’

Lettera di Giulio Tremonti a Dagospia

Caro Dago:

dato che in varie forme e termini la storia delle “clausole IVA” torna e ritorna più o meno alterata rispetto al drammatico contesto in cui ha avuto inizio – 8 anni fa – nell’estate del 2011- ti chiedo ospitalità per quanto segue:

  1. a) nelle Considerazioni Finali della Banca d’Italiadette dal Governatore Draghiil 31 maggio del 2011 era scritto tra l’altro quanto segue: “La gestione del pubblico bilancio è stata prudente…le correzioni necessarie in Italia sono inferiori a quelle necessarie negli altri paesi dell’Unione europea”. Ancora più positivo fu il giudizio espresso in giugno dal Consiglio europeo;
  2. b) dato che i conti pubblici di un grande paese non possono variare in negativo ed addirittura drammaticamente in pochi giorni, è ragionevole porsi qualche domanda su quanto è stato il 5 di agosto quando BCE/Banca d’Italia hanno inviato al Governo della Repubblica Italiana una lettera contenente la richiesta ultimativa di fortissime “correzioni” di bilancio pena – in caso di risposta non tempestiva (entro l’8 di agosto) – la minaccia di mandare in default il debito pubblico italiano. In uno scenario normale sono i Governi che non devono minacciare la Banca Centrale, nel caso era la Banca Centrale che violando ogni regola, minacciava un Governo!
  3. c) quale la ragione di tutto questo? Era una ragione che torna ad essere drammaticamente evidente in questi giorni: la strutturale risalente e permanente crisi delle grandi banche tedesche (e francesi). Allora la crisi era sui crediti verso la Grecia. L’avere iniettato allora 200 miliardi di “aiuti europei” per le perdite sulla Grecia non è stato evidentemente sufficiente (c’erano già

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https://www.maurizioblondet.it/la-verita-di-tremonti-lex-ministro-del-tesoro-scrive-a-dagospia-la-vera-storia-della-clausola-iva-il-golpe-del-2011/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Viminale, il dossier di Ferragosto sulla sicurezza pubblica

Piero Innocenti il 17 agosto 2019

 

Quarantacinque pagine per rappresentare, con alcuni dati statistici elaborati dal Gabinetto del Ministro dell’Interno e dalle altre articolazioni centrali dello stesso Dicastero, “un anno di attività” del Viminale e “tranquillizzare” così l’opinione pubblica sui temi più caldi della sicurezza, dell’immigrazione, della delittuosità.

Una rappresentazione che di tranquillizzante in realtà ha ben poco se si approfondisce qualche ambito del “dossier”.

A cominciare dalla “sicurezza stradale” che occupa le prime pagine dell’elaborato con uno stringato quadro riassuntivo delle attività svolte dalla Polizia Stradale (è una delle specialità della Polizia di Stato).

Le 3.989.419 pattuglie impiegate nel periodo 1 agosto 2018/31 luglio 2019 (un più 0,6% rispetto allo stesso periodo 2017/2018, hanno effettuato 1.292.582 controlli con etilometro (un meno 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2017/2018), ma non sono state indicate le violazioni accertate che, secondo fonti ufficiose, sono state un numero elevato e avrebbero dato una rappresentazione preoccupante di conducenti pericolosi che guidano in stato di ebbrezza derivante dalla assunzione di alcol e di sostanze stupefacenti. Infrazioni che, invece, vengono specificate relativamente a “eccessi di velocità” (633.498, un più 6,2% rispetto allo stesso periodo antecedente) riscontrati sulla viabilità ordinaria e autostradale solitamente con apparecchiature (fisse e mobili) in dotazione ai reparti della Stradale. Un meno 5% di infrazioni complessivamente accertate al Codice della Strada e leggi complementari (2.337.860) che, in relazione al numero complessivo di pattuglie sopraindicato fornisce un rapporto modesto, pari a 2,2, con cui, un tempo, per chi è pratico di servizio in tale settore, si sarebbe parlato di rendimento su strada insufficiente.

Vengono, quindi, forniti dati sulle attività di prevenzione effettuate con “operazioni straordinarie sul territorio” relativamente alle “stazioni sicure”, alle “periferie sicure”, alle “scuole sicure”, alle “spiagge sicure” e ai “laghi sicuri” (mancano i “fiumi sicuri” e, particolare non trascurabile, le “città sicure”), limitandosi a indicare, genericamente, i fondi

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http://www.liberainformazione.org/2019/08/17/viminale-il-dossier-di-ferragosto-sulla-sicurezza-pubblica/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Sghimbescio

sghim-bè-scio

SIGNStorto, sbilenco, sghembo

incrocio di sghembo e rovescio.

Si poteva sospettare: questa parola è troppo bizzarra e gustosa per essere il frutto di un processo grammaticalmente sensato. La sua invenzione ha tutta l’aria di essere istintiva e viscerale. Si tratta con tutta probabilità dell’incrocio fra ‘sghembo’ e ‘rovescio’, che non sono composti elegantemente in una sola parola, ma sono sovrapposti senza un senso grammaticale: la parte -escio di ‘rovescio’ non è una porzione dotata di senso proprio, tagliata bene.

‘Rovescio’ è una parola colossale e articolata come una cattedrale, ma mettendola in modo semplice possiamo dire che significa ‘voltato al contrario’, e scaturisce dall’idea di un rovesciare, di un riversare, la cui lunga storia di alterazioni parte dal latino reversare. Un versare che è un girare, un volgere (da vertere), un re- che indica ripetizione o movimento contrario. Osservando solo ciò che ci è utile per lo sghimbescio, il rovescio in questo suo essere voltato al contrario ha in sé una potente idea di disordine: pensiamo al tavolo, alla scatola rovesciata, e anche se viene astratto in una direzione — come nel significato di storto, di sbilenco — ci resta un sottosopra all’aria e sbieco (con una sottile sfumatura di inquietudine verso l’innaturale).

Lo sghembo invece viene da tutt’altra parte. Probabilmente ha un’origine

 

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https://unaparolaalgiorno.it/significato/S/sghimbescio

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Hillary Clinton, lo scandalo delle e-mail è tutt’altro che chiuso

 

Roberto Vivaldelli  – 26 AGOSTO 2019

Il caso delle e-mail di Hillary Clinton potrebbe essere tutt’altro che chiuso. Nel luglio 2016, l’Fbi, attraverso l’ex capo del bureau James Comey, comunicò che non ci sarebbe stata alcuna incriminazione per l’ex segretaria di Stato, in merito al contestato utilizzo di un server privato per la posta elettronica, nel periodo in cui la Clinton guidava la diplomazia Usa. Comey definì Clinton e il suo staff “estremamente negligenti” per quanto hanno combinato con la storia delle mail, ma sottolineò che non c’era alcuna prova che abbiano inteso violare la legge.

Ora, però, sembra esserci l’ennesimo colpo di scena. Come riporta il giornalista investigativo John Solomon su The Hill, grazie all’incessante lavoro del presidente della commissione finanze del Senato Chuck Grassley e del presidente della commissione per la sicurezza e gli affari governativi del Senato Ron Johnson, infatti, sembra che il caso delle e-mail sia tutt’altro che chiuso. Secondo un memorandum dei due senatori che indagano sul caso, nel 2016 l’Fbi – non esaminò prove “altamente classificate” che potrebbero dare risposte a molte domande sull’operato di Hillary Clinton.

Nel 2016 l’Fbi ignorò prove fondamentali

Da ciò che emerge, la sensazione è che il bureau non fece adeguatamente il proprio dovere fino in fondo. Forse per salvare Hillary Clinton dalla possibile incriminazione? Secondo il memorandum redatto dai due senatori, nel 2016 “l’Fbi decise di non accedere a determinate informazioni altamente classificate e potenzialmente rilevanti per

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https://it.insideover.com/politica/hillary-clinton-lo-scandalo-delle-e-mail-e-tuttaltro-che-chiuso.html

 

 

 

 

Aiuteranno la Polonia a spogliarsi della sua proprietà

gianfranco.cei  24 Agosto 2019

La Polonia è sotto attacco. Quasi tutti i cento senatori degli Stati Uniti hanno firmato una lettera al Segretario di Stato Michael Pompeo in cui lo sollecitano a indurre il governo degli Stati Uniti a ” aiutare la Polonia a risolvere il problema il più rapidamente possibile.” Qual’è il problema? In che modo gli Stati Uniti vogliono aiutare la Polonia? I senatori vogliono attuare un tardivo Marshall, i cui benefici sono stati raccolti dall’Europa occidentale all’indomani della seconda guerra mondiale, hanno in programma di rilanciare l’economia polacca come una sorta di compensazione per gli accordi di Yalta del 1945 nel quadro del quale ha venduto la Polonia a la sfera di interessi sovietica? O forse i senatori vogliono prestare assistenza militare contro la Russia iniettando il bilancio polacco con le finanze che le consentono di acquistare attrezzature aggiornate e quindi migliorare il suo esercito? O forse esortano il Segretario di Stato a revocare ai cittadini polacchi – rappresentanti di una nazione alleata – l’obbligo di richiedere un visto se vogliono recarsi negli Stati Uniti?

Nessuno di questi. La lettera indirizzata a Michael Pompeo è stata scritta per ” incoraggiarlo a perseguire audaci iniziative” per … spogliare la Polonia di un’enorme quantità di proprietà e trasferirla agli ebrei – avete indovinato bene: sopravvissuti all’olocausto – e organizzazioni ebraiche . Quale proprietà? Qualsiasi cosa posseduta dagli ebrei prima del 1945, e anche in seguito, dagli ebrei che erano a quel tempo cittadini polacchi . Qualunque cosa indipendentemente dal fatto che ci siano eredi della proprietà o meno. I tribunali polacchi onorano le rivendicazioni documentate presentate da legittimi eredi, ma questo non è ciò che si intende per S.447 – Justice for Uncompensated Survivors Today (JUST) Act del 2017, in cui leggiamo che “nel caso di proprietà senza peli, la fornitura di proprietà o indennizzo “dovrebbe tuttavia essere richiesta” per aiutare i sopravvissuti all’Olocausto bisognosi, l’educazione all’Olocausto e per altri scopi “. Il documento stabilisce inoltre che anche le proprietà “sequestrate o trasferite in modo errato” devono essere restituite a singoli ebrei o organizzazioni ebraiche, dove il termine “sequestrato o trasferito in modo

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https://www.maurizioblondet.it/aiuteranno-la-polonia-a-spogliarsi-della-sua-proprieta/

 

 

 

 

Non solo Weinstein: l’anno in cui #MeToo ha scosso il mondo ebraico

25 Agosto 2019 DI ALLISON KAPLAN SOMMER 

haaretz.com

 

Nell’ultimo anno, un vasto numero di potenti uomini ebrei è stato accusato di cattiva condotta sessuale. Se da un lato la cosa ha dato adito agli antisemiti, gli attivisti affermano che affrontare il problema è vitale.

Dal pulpito delle chiese alla tavola del desco, il peccato ed il pentimento sono gli argomenti degli annuali rituali dello Yom Kippur, discussioni e momenti di introspezione. In tutto il mondo ebraico, tuttavia, le discussioni sul tema delle cattive condotte sessuali sono durate nel corso di tutto il 5778, l’anno del #MeToo.

La questione è stata così dominante che, con l’avvicinarsi dei Giorni Santi, un gruppo di rabbini e studiosi ha presentato una serie di aggiunte alla tradizionale preghiera dello Yom Kippur, modificando le confessioni esistenti con versi come:

 

“Per il peccato che abbiamo commesso con l’uso inappropriato del potere.

Per il peccato che abbiamo commesso con inappropriate avance sessuali.

Per il peccato che abbiamo commesso mandando al potere gente senza controllo.

Per il peccato che abbiamo commesso non prendendo sul serio le lamentele di una collega.

Per il peccato che abbiamo commesso non credendo alle vittime quando hanno denunciato l’accaduto.

Per il peccato che abbiamo commesso non essendo consapevoli del nostro potere o privilegio quando abbiamo fatto un’avance … ”

L’esplosione in questa consapevolezza è cominciata lo scorso anno, con le scioccanti rivelazioni sul produttore cinematografico Harvey Weinstein, una storia scoppiata pochi giorni dopo la fine dello Yom Kippur. Gli articoli sul New York Times e sul New Yorker hanno aperto le porte all’autoesame nelle comunità ebraiche, statunitensi prima, di tutto il mondo poi.

Né la comunità ebraica – dalle sue sinagoghe e scuole alle numerose organizzazioni non profit – né lo Stato di Israele sono rimasti immuni. Vedere le vittime raccontare storie che coinvolgono potenti uomini e, di conseguenza, guardare figure importanti uscire dalla vita pubblica, è stato allo stesso tempo fonte sia di ispirazione che di disorientamento.

“Perseguire la giustizia è uno dei principali obblighi del giudaismo”, ha affermato Keren R. McGinity ad un recente forum interreligioso sul #MeToo negli spazi sacri. “Ma, esattamente, come si intende perseguire la giustizia quando l’abusatore viene messo su di un piedistallo?”, ha domandato.

“L’idea che i panni sporchi degli ebrei si lavino in casa mi ha messo una specie di museruola, la semplice idea di raccontare pubblicamente tutto mi paralizzava”.

Alla fine, si è apertamente scagliata contro l’uomo che sostiene si sia comportato “in modo non etico ed assolutamente non ebraico” – l’importante sociologo ebreo-statunitense Steven M. Cohen. In séguito, altre donne si sono fatte avanti con simili storie. Nel proprio discorso, la McGinity ha affermato di esser rimasta piacevolmente sorpresa dalla “gratitudine mostrata da donne e uomini di ogni settore della comunità ebraica globale”, e dal modo col quale accademici ed organizzazioni ebraiche l’hanno appoggiata.

Ha ottenuto anche il supporto di #GamAni (il corrispondente ebraico di #MeToo), movimento emerso quasi immediatamente dopo le rivelazioni di Weinstein, e che è cresciuto nel corso di tutto l’anno. Il suo “focolare” è stata la relativa pagina Facebook, la quale, in un anno, ha raccolto oltre 1.000 membri, dopo aver invitato i partecipanti a “condividere esperienze personali sull’interazione di genere e cultura presso le organizzazioni comuni ebraiche”.

Il sociologo americano Steven M. Cohen, la cui ammissione per aver assunto un “comportamento inappropriato” ha scioccato la comunità ebraica.

 

La pagina funge anche da sorta di sfogo per discussioni su disuguaglianza, gerarchia di genere e sessismo nelle organizzazioni ebraiche.

Supporto ed incoraggiamento

Nell’ultimo anno, #GamAni ha fatto i conti non solo con i nuovi casi pubblicati sui giornali, ma anche con l’eredità di reati precedenti, che avevano visto per protagonisti personaggi come il rabbino Barry Freundel

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https://comedonchisciotte.org/non-solo-weinstein-lanno-in-cui-metoo-ha-scosso-il-mondo-ebraico/

 

 

 

 

POLITICA

Giorgetti: «Un governo M5s-Pd è contro il popolo italiano»

www.lettera43.it – 27 agosto 2019

Per il sottosegretario leghista, l’esecutivo giallorosso sancisce «la morte del Movimento 5 Stelle e del Pd in una botta sola. Il vero vincitore? Renzi».

Un governo «contro il popolo italiano». Con queste parole il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti bolla l’esecutivo – sul punto di nascere – tra Movimento 5 stelle e Pd. Per il numero due del Carroccio, «questo è un governo Conte, perché altrimenti non sarebbero stati in grado di farlo. Nasce con un Pd che annulla se stesso e un Movimento 5 Stelle che annulla se stesso. Nasce come un governo Monti, un governo tecnico. Se ci pensate bene non bisogna aspettare la fine per decretare la morte, la decreta la nascita stessa».

Parlando alla Berghem Fest di Alzano Lombardo (Bergamo), Giorgetti ha proseguito: «L’errore fondamentale di Salvini e della Lega è stato vincere le elezioni europee con il 34%: è diventato il nemico numero uno in Italia e non solo, e da lì sono iniziate alcune cosette, incidenti di percorso tesi a delegittimare Salvini, come la Russia». «Questo troppo successo

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https://www.lettera43.it/governo-pd-m5s-giorgetti/

 

 

 

 

 

Bidone Gialloverde, elezioni-farsa: e ora gli oligarchi ridono

Scritto il 10/8/19

 

Ma non dovevano aprire il fuoco contro i padroni del rigore europeo? Quello almeno era l’impegno di Salvini, consapevole della necessità di liberarsi della camicia di forza di Bruxelles. Di Maio invece aveva spiccato un volo pindarico: avremo di tutto, aveva promesso, ma senza spiegare come, con che soldi. Frode, incapacità, destino cinico e baro? Semplice gatekeeping all’italiana? Presa per i fondelli dell’elettorato? Rivisto al ralenty, l’inglorioso tramonto gialloverde è sbrodolato di Nutella salviniana, caviale russo, vaniloquio grillino. Difficile capire chi l’abbia vinta, la gara al ribasso verso il nulla: il Salvini che a parole rivendicava la Flat Tax o il Di Maio che, aggiungendo chiacchiere a chiacchiere, elargiva il suo reddito di cittadinanza teoricamente quasi universale? Man bassa di voti, un anno fa: i leghisti al Nord, i grillini al Sud. Bifronte come Giano, il Bidone Gialloverde. Ci erano cascati, gli italiani? Eccome: l’estate scorsa, il “governo del cambiamento” volava sulle ali di un consenso mai visto, né in Italia né nel resto d’Europa.

Parlavano da soli gli applausi rovesciati addosso a Salvini e Di Maio dal popolo di Genova sulle macerie del Viadotto Morandi, prima che si sapesse che i super-incassatori dei pedaggi italiani, da mungere attraverso Autostrade, non erano i Benetton ma i veri padroni di Atlantia, gli americani di BlackRock. E addio “nazionalizzazione” dannunziana dell’italica rete autostradale, infrastruttura strategica costruita grazie all’uso intelligente del debito pubblico. Poi, va da sé, “il seguito è una vergogna”, come cantava Edoardo Bennato. Il peccato originale? Il cedimento sul deficit, l’addio alla cassaforte: Paolo Savona che si defila, silurato da Mattarella per la gioia di Visco, Draghi e tutti gli altri euro-strozzini che in questi decenni hanno spolpato il Belpaese, facendolo a pezzi per svenderlo agli amici degli amici. Questo significava il “niet” della Commissione: non avrete i soldi per fare quello che avevate promesso. Reazioni: nessuna. Faremo tutto ugualmente, hanno detto (barando) i bidonisti gialloverdi, sapendo perfettamente che – da quel momento – il “governo del cambiamento” era finito, clinicamente morto.

Potevano protestare, insorgere? Dovevano farlo: godevano della fiducia del paese. Un fatto che aveva del miracoloso, in sé, visto il curriculum dell’Italia. Prima l’attacco al cuore del sistema, con la Prima Repubblica messa in ginocchio per via giudiziaria di fronte alle forche caudine del Trattato di Maastricht. Poi l’avvento del finto bipolarismo tra Berlusconi e Prodi, tra le “cene eleganti” di Arcore e la presidenza della Commissione Europea, passando per la Goldman Sachs. Quindi la macelleria di Monti, l’anestesia del falso medico Renzi, il pallore dei maggiordomi Letta e Gentiloni. Un establishment esausto, ridotto a banchettare

 

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SALVINI E DI MAIO – KRAJEWSKI E LUCANO: PARALLELISMI IN CORSO FRA STORIE ITALIANE

13 maggio 2019 di Carmelo Maria Carlizzi

La commedia buffa che viene ogni giorno replicata da Salvini e Di Maio è ormai sempre più palese nei suoi meccanismi a quasi tutti gli spettatori, specialmente italiani. Che pur vorrebbero anche loro godere dei frutti possibili grazie a una maggioranza di governo numericamente davvero assai forte, ma che invece non possono divertirsi così come capita nell’assistere alle commedie di Scarpetta e di Eduardo per quanto ancora oggi tanto ci insegnano. Insomma i nostri due apparenti giocolieri hanno ormai cominciato a stancare, perlomeno gli spettatori più attenti.

E non è detto che da un momento all’altro non cominci verso il proscenio il lancio di uova marce e di quegli scarti alimentari che loro stessi ci stanno costringendo a conservare nel surgelatore perché la spesa sta di­ventando sempre più gravosa mentre gli avanzi appaiono sempre più preziosi.

Gli algoritmi che hanno portato Salvini e Di Maio assieme al potere, la Bestia del primo e il Rousseau del secondo, e che hanno fatto impallidire il patto del Nazareno fra Renzi e Berlusconi, non funzionano più poiché stanno esaurendo carica e senso. Allo stato dei fatti però grazie a loro due nel nostro Parlamento rimangono operativi solo il centrodestra che fa riferi­mento a Matteo Salvini e alla sua Lega, e il centrosinistra che fa riferimento a Luigi Di Maio e al suo M5s. Che bisogno c’è infatti ormai – paiono chiedersi tutti – di Zingaretti o di Meloni, di Berlusconi o Pro­di, di Monti o Bersani, ma anche di La Russa, Fratoianni, Fiore, Pecoraro Scanio, D’Alema e Mussolini? Cosa possono dire tutti costoro in più dal momento che i nostri due campioni assieme si sono già accaparrati ogni argomento, ogni protesta, ogni angoscia, ogni magro successo, ogni tutto, seppur azzuffandosi e scambiandosi, con la tecnica ormai stantia che tutti ab­biamo capito, invettive sempre più aspre? La risposta potrebbe essere che la recita deve arrivare sino in fondo ed esaurire ogni aspetto, senza lasciare libero per alcuno il benché minimo argomento. Persino il fascismo di casa Pound viene sfacciatamente accaparrato dall’attuale Lega, così come per l’estrema sinistra del M5s la legge sull’aborto è una questione di civiltà per il diritto imprescindibile della donna a decidere su tutte le scelte che la riguardano.

Inoltre abbiamo assistito sino alla noia come sempre, dopo contrasti anche molto aspri, costoro ritrovino compattezza di fronte agli italiani e al mondo. Si prevede quindi che questi due gruppi politici, con tale metodo e grazie alla forza del “contratto”, possano e vogliano tranquillamente rimanere al potere sino al termine dei cinque anni di legislatura, di cui è ancora trascorso solo il primo, dodici mesi che comunque non sono pochi, sia nel bene che nel male. Sembrano dire i nostri: “Da quanti miliardi di euro sono rappresentati i fondamentali gli italiani? X+Y+Z? Benissimo, allora per 4 anni con X pos­siamo continuare a pagare gli stipendi alle Forze Armate compresi Vigili del Fuoco e Guardia Fore­stale, con Y possiamo assicurare agli apparati dello Stato, a scuole e ospedali, stipendi e mense, infine con Z possiamo sostenere enti, tv e giornali com­piacenti”.

Non siamo complottisti, altrimenti potremmo dire che alcune potenze mondiali hanno deciso di fare del­l’Italia terra di conquista. Infatti secondo costoro, cioè secondo i complottisti ammalati di sospetti e dietrologia l’Italia, il Bel Paese, detiene oramai senza merito troppe cose e tutte assieme e in misura esagerata e senza essere capace di goderle e controllarle: mare e monti, bellezza e arte, storia e archeologia, industria e agricoltura, cucina e musica, moda e design, spiritualità e cultura. “Appropriamocene!”, dicono dall’estero quelli dei poteri forti nelle loro riunioni più esclusive.

Ma poi l’Italia ha ben sei criminalità organizzate? Per queste lasciamo a loro maggior spazio così da ridurre sempre di più i margini finanziari

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http://www.lagiustainformazione2.it/cronaca/279-gli-occhiali-di-gabriella/422-salvini-e-di-maio-krajewski-e-lucano-parallelismi-in-corso-fra-storie-italiane-2

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Siete pronti ad avere il chip di Intelligenza Artificiale di Elon Musk, Neuralink, inserito nel vostro cervello?

24 Agosto 2019 DI CATHERINE J. FROMPOVICH

activistpost.com

 

Le sperimentazioni per la “robotizzazione” dell’umanità iniziano nel 2020

 

La nostra collega, Alexandra Bruce, editore di Forbidden Knowledge TV, ha colpito ancora!

Alexandra ha prodotto una narrazione informativa, che spiega nel minimo dettaglio l’inimmaginabile sfrontatezzadi Muskdi sacrificare il cervello umano all’Intelligenza Artificiale (AI).

Siete pronti a essere dotati di chip e robotizzati?

Ecco cosa ha da dire Alexandra.

[…] David Icke si era fatto un nome parlando del nostro “futuro dotato di microchip”, in cui saremmo tutti costretti a sottometterci all’impianto di un transponder RFID sottocutaneo, per rintracciare la nostra posizione 24 ore su 24, 7 giorni su 7e che sostituirebbe le carte di credito e il denaro, poiché i chip collegherebbero i nostri corpi fisici ai nostri conti bancari.

[…] Icke si è in qualche modo ritirato dalle sue affermazioni sui rettiliani, ma le affermazioni sui RFID impiantati erano basate su sviluppi reali, come ha scoperto il produttore cinematografico Aaron Russo, quando ha stretto amicizia con Nicholas Rockefeller, il quale gli ha detto che il futuro dotato di microchip era davvero quello che avevano in serbo per noi “mangiatori inutili”. [vedi Henry Kissinger e la teoria “Nutzlose Fresser”]

Sembrava che Verichip(1) sarebbe stato il leader del settore in questa tecnologia, ma è andata fuori mercato circa un decennio fa, dopo che gli animali usati per testare i dispositivi hanno sviluppato tumori vicino ai siti di inoculazione dell’impianto.

Tra le preoccupazioni sul cancro e le preoccupazioni relative all’hacking dei dispositivi e al furto di identità – e al fatto che i telefoni cellulari hanno realizzato tutto ciò che Verichip aveva mai aspirato a realizzare, l’idea di chip impiantabili sembrava languire negli ultimi dieci anni.

Sette Stati degli USA hanno persino approvato delle leggi che rendono illegale l’impianto involontario di tali dispositivi.

[…]

Ma il chip impiantabile ora è tornato con insistenza e non vuole solo essere il vostro localizzatore GPS e il vostro crypto-wallet, vuole farvi diventare parte dei Borg! (n.d.T.I Borg sono una specie ibrida cibernetica tra organismi umanoidi e macchina) E se non fosse abbastanza spaventoso, la persona che ci ha messo in guardia sull’Intelligenza Artificiale fuori controllo, Elon Musk, è la stessa persona che ha sviluppato questa tecnologia e vi spiegherà perché vorrete l’impianto di un chip AI nel vostro cervello!

[…] “ElonMusk è pronto per iniziare a impiantare la sua tecnologia [Neuralink] sugli umani già dal prossimo anno … Il chip Neuralink è costituito da un migliaio di trefoli di elettrodi che verranno inseriti nel cervello da un robot specializzato.

 

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Un futuro dominato dai veicoli elettrici è un futuro rallentato e inefficiente che affligge il pianeta e le persone

26 Agosto 2019 DI LANCE D JOHNSON

 

pollution.news

 

In base al New Green Deal, le auto elettriche sono il futuro e presto sostituiranno i motori a combustione alimentati a benzina. Questa tecnologia “verde”, presumibilmente, produce “zero emissioni di gas a effetto serra” e aiuterà a salvare il mondo dal baratro del cambiamento climatico.

Quest’imbonimento, adottato dai Democratici nel ciclo elettorale del 2020, non potrebbe essere più lontano dalla verità. I motori diesel sono più ecologici dei veicoli elettrici. Secondo una valutazione ecologica dell’Istituto IFO in Germania, le auto elettriche hanno un’impronta di carbonio peggiore, se si considera il modo in cui sono fabbricate e quanta energia viene estratta dalla rete elettrica per mantenerle cariche. Sono necessarie enormi quantità di energia per estrarre litio, cobalto e manganese necessari per produrre le batterie per le auto elettriche. Questo processo, preso singolarmente, presuppone da 11 a 15 tonnellate di CO2 solo per produrre una batteria Tesla modello 3.

I veicoli elettrici a carica lenta sono inefficienti, mettono a rischio la rete elettrica e causano più emissioni rispetto ai motori diesel

Tuttavia, al fine di mantenere carichi i veicoli elettrici, l’energia viene prelevata dal mix di rete(1), che richiede più carbone, più gas e conseguentemente più emissioni di CO2. Sebbene le auto elettriche non causino emissioni direttamente dal veicolo, richiedono 180 grammi di CO2 per chilometro, se vengono considerati i requisiti di produzione e ricarica della batteria. Secondo i ricercatori tedeschi, ciò causa fino al 28 % in più di inquinamento rispetto a un motore diesel. I ricercatori tedeschi ritengono che i veicoli alimentati a idrogeno o motori a combustione, che utilizzano metano “verde“, offrano maggiori vantaggi per l’ambiente, consentendo di accumulare picchi di energia eolica e solare in eccesso, per aumentare la sostenibilità dell’energia pulita a

 

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STORIA

Conti in sospeso

 

Pubblicato: 27 Agosto 2019di Alejandro Díaz

La Dittatura Civile, Militare ed Ecclesiastica, che usurpò lo Stato argentino durante il periodo 1976-1983, si scagliò con estrema violenza contro la popolazione in generale, e in particolare contro alcuni settori. Operai, studenti e persino uomini d’affari furono vittime scelte in modo specifico perché ostacoli di una forza parastatale già presente prima della Dittatura Militare, durante la Dittatura Militare e che rimase presente anche dopo la Dittatura Militare.
Oggi, nonostante gli arresti di decine di repressori, appena adesso inizia a sollevarsi il velo che ci permette di comprendere le vere relazioni di potere che resero le Forze armate un burattino. A questo riguardo sono fondamentali i progressi fatti a livello investigativo per individuare le “Responsabilità imprenditoriali in Delitti di Lesa Umanità”. A questo proposito vi voglio citare il libro: “Cuentas pendientes: Los cómplices económicos de la dictadura” (Conti in sospeso. I complici economici della dittatura), Siglo XXI Editores del 2013, dove numerosi specialisti in diversi campi, tra cui Juan Pablo Bohoslavsky (Dottore in Diritto), Claudio Tognonato (Sociologo e Filosofo), e Horacio Verbitsky(Giornalista, Scrittore ed astronauta honoris causa), forniscono i primi risultati delle investigazioni svolte, cercando di dimostrare scientificamente che esisteva un gruppo organizzato (proveniente dal settore privato, che includeva anche i principali dirigenti di compagnie multinazionali) che creò le condizioni previe al colpo di Stato, mentre si infiltrava nelle Forze armate incitandole a realizzarlo. E che, appena deposto il Governo Costituzionale, ricoprì posti nevralgici dell’amministrazione pubblica, in particolare i portafogli economici, che sfruttò per saccheggiare con foga lo Stato a beneficio proprio e dei suoi “amici”. La Dittatura non rappresentò soltanto un movimento repressivo, ma era, ed è ancora, un progetto economico, sociale e, in definitiva, politico.
Come gli stessi autori dichiarano: “Gli intellettuali e gli esperti [civili ed ecclesiastici] non si limitarono ad essere istigatori e complici della dittatura. In alcuni casi furono i principali fautori, persino contro il parere di molti militari, delle trasformazioni più regressive legate al Processo di Riorganizzazione Nazionale”. Ed ancora: “La natura di quella relazione [tra Stato Criminale ed Economia] fu determinata dalla (imposta) supremazia delle Forze armate sull’ordine costituzionale e dalla sua vocazione di perpetuarsi al potere e di impadronirsi delle risorse (…) Alcuni settori dell’economia forgiarono lo scenario del colpo di stato ed il loro piano economico, e delle volte trattavano alla pari o dettavano ordini ai militari, o addirittura partecipavano al potere coercitivo statale per reprimere e delinquere…”, da qui in avanti tutte le citazioni sono estratti di questo libro che raccomando di leggere, studiare e ponderare.
Negli anni precedenti il colpo di Stato, il movimento operaio organizzato rivendicava, in un contesto di progetto sociale (il consolidamento di una Repubblica Democratica), una nuova forma di distribuzione delle ricchezze della Nazione. Contrapposti a loro, un gruppo di imprenditori, latifondisti e soggetti non ancora identificati, influenzarono e fecero pressione sugli apparati dello Stato per mantenere le proprie posizioni di privilegio al di sopra della legge. Uno dei principali nuclei era a Villa Constitución, provincia di Santa Fe, dove sorgevano due dei principali poli industriali nell’ambito di progetti di

 

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http://www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/232-crisi/75575-conti-in-sospeso.html

 

 

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