RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 24 MARZO 2021

https://scenarieconomici.it/varoufakis-il-recovery-fund-e-inilfluente-poi-arrivera-la-mazzata-dellausterita/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

24 MARZO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

 Sviluppare il ragionamento da mille punti, non da uno solo.

ELIAS CANETTI, Il cuore segreto dell’orologio, Adelphi, 1987, pag. 84

 

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SOMMARIO

IL PRIMO ARTICOLO DI MALTA (VIDEO)
La prima puntata del programma L’ARTICOLO UNO DELLE COSTITUZIONE
ROTTO IL CONTRATTO DELLO STATO LIBERALE
Il mondialismo ha creato l’operazione terroristica del Covid per arrivare al Grande Reset
Il cinema Azzurro Scipioni
Io dico Io — I say I – Galleria Nazionale
ISPETTORE, IL CASO LEONARDO È SUO
Certificati verdi Covid-19: operativi entro giugno
Gli USA si sarebbero portati via 92 miliardi di dollari di petrolio siriano
Marina russa segue cacciatorpediniere statunitense Thomas Hudner entrato nel Mar Nero
Nichilismo e Post-umano: due facce della stessa medaglia
Non c’è limite a quello che può subire chi non ha più Dio
SOVVERSIONE IDEOLOGICA SECONDO LE TECNICHE DEL KGB
LE RELAZIONI PERICOLOSE DI EPSTEIN
Discriminazione razziale contro i bianchi. Le nuove politiche di assunzione delle grandi società USA
Varoufakis: il Recovery Fund è inilfluente, poi arriverà la mazzata dell’austerità
La via cattolica al keynesismo di Giorgio La Pira
OBBLIGO VACCINALE E ART. 32
Leur “vaccination” n’a rien à voir avec notre santé
L’OMS confirme que le test Covid-19 PCR est invalide
WHO Information Notice for IVD Users 2020/05

 

 

EDITORIALE

IL PRIMO ARTICOLO DI MALTA (VIDEO)

Manlio Lo Presti (https://www.dettiescritti.com/) conduce il nuovo format “Le Costituzioni” per Opinione Tv. Il secondo appuntamento è dedicato al primo articolo della Costituzione di Malta.

VIDEO QUI: https://youtu.be/vGEAh2SIePs

le costituzioni: Il primo articolo di Malta

FONTE: http://www.opinione.it/cultura/2021/03/24/manlio-lo-presti_format-le-costituzioni-primo-articolo-costituzione-malta/

 

 

La prima puntata del programma L’ARTICOLO UNO DELLE COSTITUZIONE

è visionabile qui:

http://www.opinione.it/cultura/2021/03/17/manlio-lo-presti_costituzioni-articolo-1-confronto-storico-identitario-stato-di-diritto/

 

 

 

 

IN EVIDENZA

ROTTO IL CONTRATTO DELLO STATO LIBERALE

Rotto il contratto dello Stato liberaleNegli ultimi scorci del passato millennio si era ancora in ambasce, nel cogente dubbio (forse speranza) che la politica potesse ancora mediare tra poteri e popoli. Eppure, molti anni prima, Jacques Le Goff si dichiarava lapidario con lo scrivente, preconizzando che il Terzo Millennio ci avrebbe comunque rituffati dentro un evo medio cibernetico, verso quella chiusura che l’Europa aveva già vissuto dopo il crepuscolo dell’Impero Romano: luci ed ombre di quel periodo narrava Le Goff, splendori e miserie d’una chiusura che, ricca di spiritualità, avrebbe catapultato l’uomo verso l’Umanesimo, minando la struttura gerarchica medievale al punto da lasciar già intravedere un futuro fatto di centralità del lavoro libero.

Non più servi protetti dal castello, non più atti di volontariato verso un padrone a cui si dovesse comunque rimanere eternamente grati. La società occidentale (la si poteva già chiamare così) era ormai matura per il “contratto sociale”, forse una tregua armata tra potere e popolo durata quasi trecento anni. Thomas HobbesJohn LockeJean-Jacques Rousseau… erano tutti pronti ad augurare lunga vita alla nascita della nuova società, ovvero quella vita comune libera dai passati vincoli, soprattutto in grado di sostituire quello stato di natura e prevaricazione che relegava i popoli in una prigione d’instabilità ed insicurezza.

Così l’Illuminismo archiviava, più o meno con la forza, quella società fondata sulla mancanza di regole sui diritti e doveri degli animali sociali. Quella ventata di settecentesche novità spalancava le porte alle monarchie costituzionali, e poi allo Stato liberale che definirà la politica degli Imperi centrali (FranciaAustria-UngheriaPrussiaGran Bretagna). Centrale diventava il lavoro, l’arricchirsi e progredire col lavoro. Soprattutto quel sistema garantiva che nessun membro della comunità dovesse essere escluso dalla possibilità di lavorare. L’intero Occidente viveva così un XIX secolo euforicamente innovativo, non ponendo limiti all’intraprendenza umana: come il protagonista di “Grandi speranze” di Charles Dickens che comunque non poteva non credere di progredire, di diventare gentiluomo. Alla base di questo nuovo mondo c’era un misto di fiducia e paura tra poteri e popoli. In quel clima prendeva sempre più forma il contrattualismo sociale: ovvero quelle teorie politiche che, anche grazie ai corpi intermedi (associazionipartitisindacati), permettono si sigli e si rispetti un contratto tra governati e governanti, con obblighi precisi per ambedue i contraenti. Ecco che il potere politico si basa su un contratto sociale che pone fine allo stato di natura: è l’inizio dello “Stato liberale” ed anche di quello sociale, e la democrazia è solo strumento ed arbitro di questa nuova società.

In quest’ultima i popoli accettavano spontaneamente le leggi, e l’uomo (anche il più triviale) perdeva parte della propria pericolosità sociale in cambio d’una maggiore tranquillità e sicurezza familiare. Ma cosa potrebbe succedere se i popoli percepissero sempre più che i poteri non si fidano più della gente? E chi violerà per primo il patto? Forse è stato già violato, e perché i poteri hanno evidentemente generato un potere politico illegittimo: e di esempi dall’Italia agli Usa passando per Europa e Taiwan ne abbiamo parecchi. La violazione di questo patto, e la dichiarazione di sfiducia del potere verso il popolo, legittima resistenza e ribellione sociale. E può un potere sostenere che il popolo vive nell’illegalità? Quest’ultima affermazione è tipica d’una politica delegittimata, le dichiarazioni dei Cinque Stelle sono esempio evidente (il caso di Nicola Morra è di questi giorni).

A questo s’aggiunge che la politica delegittimata, in forza dell’Agenda Onu 2030, vorrebbe nuovamente ridurre i popoli verso lo stato di natura. Strappando il contratto e la libertà di lavorare che ne deriva: etichettando il fattore antropico ed il lavoro come causa prima d’inquinamento, riducendo nuovamente l’uomo in uno stato di servitù della gleba (finanziaria e cibernetica) grazie ad un programma di “povertà sostenibile” che costringerebbe il cinquanta per cento dell’umanità a vivere grazie al “reddito universale di cittadinanza”, moneta elettronica che non verrebbe più erogata in caso di non sottomissione umana alle regole cibernetiche.

Allora aiutateci a capire come si possa definire questo Stato, che non è più né liberale né sociale, e perché preclude ad un futuro in cui gli uomini possano ancora definirsi politicamente associati tra loro. Perché l’antico “Stato liberale” ed il novecentesco “Stato sociale” erano diversi modi di declinare la libertà in politica dei popoli: e tra loro si sono anche contaminati per meglio aggiustare il contratto. Erano diversi modi d’interpretare la libertà. Ma oggi un nugolo di potenti, riuniti a Davos in un convegno organizzato da Klaus Schwab, ci dice che il potere non può più fidarsi dei popoli: perché i popoli inquinano, contaminano, infettano, non pagano i debiti, prendono scorciatoie mafiose per salire sull’ascensore sociale… insomma la gente è brutta, sporca e cattiva.

Siamo alla cattiva fede del lupo nei riguardi dell’agnello, come nella favola di Fedro. Per tutto l’Ottocento, fino ai primi decenni del Novecento, abbiamo avuto una grandissima distinzione tra il piano privato e le istituzioni pubbliche: la struttura sociale era di tipo liberale, i privati tessevano le loro relazioni facendo funzionare i mercati, mentre lo Stato si poneva sostanzialmente in una posizione terza. Quest’ultima, però, prevedeva politiche che potessero frenare degenerazioni sociali causate da intrecci fraudolenti tra privati. Dopo la depressione del 1929, lo Stato non veniva più percepito come ostacolo all’attività privata, ma come un correttore di storture che avrebbero potuto rompere il contratto sociale. In quella lontana logica trovava radici la ridistribuzione della ricchezza prodotta, e per permettere il sostentamento delle famiglie senza eccessivo indebitamento privato. Ovvero lo Stato vigilava che non vi fosse sfruttamento dei lavoratori: ma lo Stato odierno da un lato piega il ginocchio con Amazon, giustificando salari degni del Congo, e dall’altro sguinzaglia gli “sbirri” per chiudere piccole attività artigianali e commerciali in nome di fumose normative Ue.

Lo Stato novecentesco guardava alla tutela di libertà ed uguaglianza (lo Stato liberale privilegia la prima ed il sociale la seconda). Ma lo Stato di oggi chi tutela gli interessi riuniti a Davos? L’economia liberista ha sempre lasciato che il mercato si autocorreggesse. Ma negli ultimi anni Donald Trump ha puntato il dito contro certe concentrazioni di potere (Bill GatesGeorge Soros, multinazionali amiche di Schwab) colpevoli di aumentare le disuguaglianze, di non tutelare i lavoratori subordinati e di aumentare la disoccupazione: durante la presidenza Trump, è calata la disoccupazione e, soprattutto, molte multinazionali sono state condannate nelle corti Usa a seguito di tante class action. Risultato? Trump è stato accusato di populismo, e le presidenziali le hanno vinto i “liberal” che non si fidano più dei popoli.

Non sappiamo quale appellativo dare al mostro, a questo nuovo tipo di Stato, che invece di far calare le diseguaglianze perora la decrescita felice. La gente inizia ad avvertire che il contratto sociale è irrimediabilmente rotto, che l’esercizio della democrazia è più che mai un fatto meccanico pari all’abbeveratoio dei conigli in batteria. Il castello almeno aveva le mura, nella nuova lunga notte selvaggia l’uomo di strada non sa dove ripararsi. Il potere non si fida più di tutti noi, Papa Francesco valuta positivamente l’Agenda Onu 2030 come l’incontro di Davos. Chi può solleva il ponte levatoio, sperando di svegliarsi quando l’equilibrio verrà trovato.

FONTE: http://www.opinione.it/politica/2021/03/24/ruggiero-capone_rotto-contratto-stato-liberale-potere-popolo-passato-ascensore-sociale-agenda-onu/

Il mondialismo ha creato l’operazione terroristica del Covid per arrivare al Grande Reset

L’Italiagate è ancora lo scandalo che può far saltare i piani del Nuovo Ordine Mondiale

Il concepimento dell’operazione terroristica del coronavirus non risale al 2020. Le élite stavano già cercando negli anni precedenti un evento catalizzatore così potente e devastante da trascinare definitivamente il mondo verso il governo mondiale.

Fu proprio David Rockefeller a pochi anni di distanza dal crollo del Muro di Berlino, nel 1994, a rivelare ad una platea delle Nazioni Unite che era tutto pronto per giungere al “Nuovo Ordine Mondiale”.

Tutto ciò di cui c’era bisogno era una “giusta e grande crisi” tale da costringere le nazioni ad “accettare il Nuovo Ordine Mondiale”.

La logica del mondialismo è sempre stata questa nel corso dei decenni ed è rimasta sostanzialmente immutata. Sono sempre e solo le crisi che permettono alla massoneria e alle famiglie mondialiste di fare dei passi da gigante verso il loro piano finale.

Tra le varie opzioni a disposizione, le élite hanno ripiegato sulla crisi pandemica e le loro intenzioni non erano state nascoste in qualche documento segreto.

Erano state rivelate alla luce del sole già nel 2010 e furono proprio i Rockefeller a quindici anni di distanza dalle loro dichiarazioni rilasciate all’ONU a rivelarlo in un documento ufficiale dal titolo “Operazione Lockstep”. Lockstep in inglese significa l’esecuzione di una procedura estremamente rigida e questo fa intuire già chiaramente che tipo di società scaturirà dalla cosiddetta “emergenza sanitaria”.

È comunque interessante notare come la famiglia Rockefeller abbia avuto un ruolo determinante nel concepire questo piano. Secondo diversi ricercatori ed esperti dei grandi poteri mondialisti, dopo i Rothschild, la famiglia di banchieri di origini askenazite, nella gerarchia del potere mondialista vengono immediatamente proprio loro, i Rockefeller.

I Rothschild esercitano il loro potere soprattutto sull’Europa, mentre ai Rockefeller è stato assegnato il dominio degli Stati Uniti.

Ad ogni modo, nel documento in questione si descrive esattamente tutto quello che è accaduto dopo la comparsa del Covid.

Uno sconosciuto virus animale muta e si trasmette all’uomo. I governi per fare fronte a questa nuova “minaccia” decidono di esercitare un controllo ferreo e autoritario sulla società.

Vengono proibiti gli spostamenti e imposti obblighi di indossare le mascherine esattamente come accaduto dopo l’inizio della crisi terroristica del Covid.

Successivamente, l’economia mondiale crolla completamente perché vengono fermate le attività economiche a causa delle ripetute chiusure imposte dai governi.

Una volta che il mondo precipita nel caos, gli Stati gradualmente spariscono e lasciano il posto a delle enormi strutture sovranazionali che prendono il posto delle nazioni

Il mondo viene diviso in blocchi e ognuno di questi viene governato da entità sovranazionali sostanzialmente nelle mani dei poteri industriali, finanziari e bancari.

Questa struttura per blocchi sarà poi la base del futuro governo mondiale così ardentemente desiderato dal mondialismo.

La strategia pertanto è quella collaudata che la massoneria pratica sin dall’inizio della sua esistenza. Ordo ab chaos. Il caos programmato servirà in questa ottica a partorire il risultato già prestabilito dagli stessi architetti della destabilizzazione.

A questo punto, è importante continuare a prestare attenzione alla cronologia. Una volta che i Rockefeller annunciano nel 2010 che sarà la “pandemia” – o la percezione interamente mediatica di essa come avviene ora per il Covid – a trascinare il mondo verso il Nuovo Ordine Mondiale, nel 2015 i laboratori di Moderna già sono al lavoro con l’istituto francese Pasteur per produrre dei vaccini a tecnologia mRNA.

Secondo diversi medici e scienziati, questi vaccini sono in grado di modificare il DNA umano e sono proprio quelli che vengono distribuiti alla popolazione ora. Per comprendere meglio quali danni possano fare alla popolazione è utile citare le parole della scienziata francese, Alexandra Henrion-Caude, che ha parlato di assoluta “follia nella scelta di volerli distribuire a soggetti sani”.

Una volta che questo tipo di vaccino entra nell’organismo le interazioni con le molecole possono essere infinite e dare vita a reazioni devastanti tali da compromettere l’integrità del sistema immunitario.

Questo tipo di farmaci, tra l’altro, secondo quanto detto da un altro scienziato, il dottor Michael Yeadon, ex direttore scientifico della Pfizer, una casa farmaceutica attualmente impegnata nella loro produzione, potrebbero portare alla sterilizzazione delle persone che lo ricevono.

In altre parole, il vaccino sarebbe il modo per raggiungere un altro obbiettivo fondamentale del mondialismo, ovvero la riduzione della popolazione.

Tutto questo senza contare già l’alto numero di persone che stanno morendo nel mondo per i gravi effetti collaterali di questi vaccini.

La dottoressa americana Sherri Tenpenny ha infatti spiegato come milioni di persone potrebbero morire nel mondo se si considera che larga parte dei loro devastanti effetti collaterali si manifesterà dai 3 ai 6 mesi dalla loro somministrazione.

Il paradosso quindi in tutto questo sarebbe che la “cura” che il sistema propone non sarebbe altro che la vera malattia.

Il virus è il vaccino stesso.

La preparazione di questa crisi dunque era già ampiamente in corso negli anni precedenti e la “pandemia” avrebbe dovuto essere scatenata con ogni probabilità in ogni caso in questi anni.

L’evento che il mondialismo non aveva previsto: l’elezione di Donald Trump

L’evento imprevisto che ha sconvolto i piani del globalismo è stata l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump nel 2016.

L’operazione terroristica del coronavirus doveva comunque avere luogo, ma sotto l’amministrazione Clinton che avrebbe così trascinato il mondo intero verso questo nuovo leviatano globale.

In questo contesto, la Russia di Putin sarebbe stata completamente isolata, e il Grande Reset annunciato dal club globalista di Davos avrebbe avuto luogo senza alcuna difficoltà.

L’elezione di Trump non era assolutamente prevista perché il sistema non aveva messo nel conto di perdere il controllo degli Stati Uniti che sono un pezzo semplicemente troppo importante della scacchiera.

Manly P. Hall, altro massone di primo piano, spiegò nella sua opera del 1944, “Il destino segreto dell’America” che la missione dell’America sarebbe stata quella di guidare il mondo intero verso il Nuovo Ordine Mondiale.

La superpotenza militare ed economica di questa nazione è stata utilizzata per decenni per colpire tutti i leader e le nazioni che in qualche modo hanno sfidato il deep state di Washington e difeso la loro sovranità.

Trump durante il suo mandato ha separato l’America dal mondialismo e il deep state per rimediare a quanto accaduto nel 2016 ha orchestrato quella che probabilmente è la più grossa frode elettorale della storia d’America e del mondo intero.

La frode elettorale contro Trump: il golpe del deep state per riprendere l’America

La notte elettorale del 3 novembre è iniziata l’operazione quando era ormai chiaro che Donald Trump stava vincendo senza affanni la sfida con il debole candidato democratico Joe Biden.

Ad un certo punto dello scrutinio, è stato impartito l’ordine, e gli scrutatori hanno smesso simultaneamente di contare i voti nei sei stati chiave.

Sono stati scaricati nelle urne centinaia di migliaia di voti postali illegali tutti giunti oltre la scadenza della mezzanotte, e tutti stranamente a favore di Joe Biden.

Il broglio però ha avuto una estensione molto più radicata e profonda della sola manipolazione del voto postale.

Il 3 novembre c’è stato un attacco internazionale contro la sovranità degli Stati Uniti, un vero e proprio tentativo di golpe perpetrato attraverso la decisiva collaborazione dei governi saldamente nelle mani del potere globalista.

Quando lo stato profondo ha capito che Trump stava vincendo nonostante i voti postali ha dovuto dare vita ad un’operazione di hackeraggio mai vista nella storia.

A Francoforte, dove sono custoditi i server di Dominion in una stazione della CIA, erano stati già spostati moltissimi voti da Trump a Biden, ma il broglio fatto non era ancora sufficiente.

L’Italiagate: il ruolo decisivo del deep state italiano nel golpe contro Trump

Trump stava vincendo lo stesso e allora si è dovuta coinvolgere l’Italia. È qui che nasce l’Italiagate, che è la chiave di questo intero colpo di Stato.

Secondo quanto già rivelato da Maria Zack e Bradley Johnson, a spostare del tutto i voti da Donald Trump a Joe Biden sarebbe stata la società Leonardo, il cui 30% è partecipato dal ministero dell’Economia italiano.

Leonardo avrebbe messo a disposizione un suo satellite militare attraverso il quale sarebbero stati trasmessi negli Stati Uniti i voti hackerati, già spostati da Trump a Biden.

Questo coinvolgerebbe direttamente l’allora governo Conte nello scandalo che avrebbe in qualche modo acconsentito a questo attacco informatico, che non sarebbe altro che un’aggressione diretta alla sovranità degli Stati Uniti.

L’hackeraggio sarebbe stato realizzato a via Veneto, nella sede dell’ambasciata americana allora diretta dall’ambasciatore Lewis Eisenberg, molto vicino alle lobby sioniste neocon, che avrebbe messo a disposizione il secondo piano della sede diplomatica USA per realizzare il broglio elettronico.

Ad avere avuto un ruolo decisivo in questo senso sarebbe stato Arturo D’Elia il cui curriculum rivela molte circostanze interessanti.

D’Elia infatti non è affatto estraneo al mondo dell’informatica. Nel suo profilo Linkedin è indicato chiaramente come in passato D’Elia abbia svolto il ruolo di perito informatico della procura di Napoli.

E questo non è nemmeno il ruolo più prestigioso avuto in questo campo. D’Elia infatti ha lavorato direttamente per la NATO come consulente informatico dal 2010 al 2015.

Nel 2015 poi D’Elia approda in Alenia Aermacchi, una società controllata proprio da Leonardo.

Nel suo profilo Facebook, l’hacker condivideva le sue foto delle esercitazioni che praticava con la NSA americana. È interessante anche notare come D’Elia sempre nel suo profilo presente nella piattaforma di Zuckerberg, riportava il motto di Gladio “Silendo libertatem servo”.

Per chi fosse a digiuno della storia di Gladio è certamente utile ricordare come questa fosse una struttura clandestina coordinata e gestita dallo stato profondo di Washington e dalla NATO stessa per impedire che l’Italia slittasse verso il patto di Varsavia all’epoca della guerra fredda.

D’Elia dunque lavorava per quel sistema di potere atlantista e mondialista che ha cercato di rovesciare Trump sin dall’inizio del suo mandato.

Non era affatto uno sprovveduto e aveva tutte le competenze professionali per realizzare un’operazione del genere.

I media hanno cercato frettolosamente e goffamente di etichettare questa storia come una “teoria del complotto”, ma non si sono premurati nemmeno di eseguire i riscontri minimi essenziali alla versione raccontata da Maria Zack.

Ora D’Elia si trova in prigione a Salerno per un altro reato legato alla sua collaborazione proprio con Leonardo nel 2015, dalla quale avrebbe trafugato dati sensibili.

La chiave per rovesciare Donald Trump è stata quindi il coinvolgimento dello stato profondo italiano.

Il presidente però non era certo impreparato a questa eventualità. Sapeva che il mondialismo non gli avrebbe concesso di restare per un altro mandato alla Casa Bianca e aveva preparato un ordine esecutivo nel 2018 proprio per sventare e prevenire le ingerenze straniere elettorali negli USA.

A questo punto, sarebbe del tutto naturale pensare che il piano per prevenire questo colpo di Stato internazionale non sia effettivamente riuscito dal momento che Joe Biden si è insediato.

A questo proposito però c’è una citazione molto in voga tra i circoli più vicini a Trump che potrebbe spiegare cosa sta realmente accadendo.

“Nulla è come sembra”. Joe Biden è senza ombra di dubbio un presidente anomalo. Dall’inizio del suo mandato non ha nemmeno ricevuto un leader straniero nella Casa Bianca e non ha tenuto ancora una conferenza stampa ufficiale alla Casa Bianca.

Una prova ulteriore di questa presidenza anomala viene da un recente video pubblicato da ABC News, nel quale si vede Biden parlare con i giornalisti che puntano i loro microfoni verso di lui, ma se si guarda con attenzione si vede che le mani di Biden passano incredibilmente attraverso i microfoni stessi.

In altre parole, i media ufficiali hanno realizzato un falso clamoroso, e ci si chiede quale sia la necessità di ricorrere ad una manipolazione così grossolana se effettivamente Joe Biden è in carica.

Biden, tra l’altro, ha fatto sapere che non andrà nemmeno al confine meridionale con il Messico, preso nuovamente d’assedio dagli immigrati clandestini, così come Kamala Harris.

Il Pentagono inoltre si è già rifiutato in più di un’occasione di seguire le istruzioni del presunto presidente e questo fa pensare che ci sia una amministrazione fantoccio a Washington, priva degli effettivi poteri che dovrebbe invece avere sulla carta.

Anche l’attacco USA in Siria presenta delle anomalie vistose, dal momento che né l’Iran né la Siria hanno rivelato effettivamente quali sono stati i danni effettivi di questo bombardamento.

Il Grande Reset che sotto una ipotetica amministrazione Biden avrebbe dovuto essere “inarrestabile”, come aveva annunciato John Kerry, membro della società occulta di Teschi e Ossa ed ex segretario di Stato sotto Obama, non si sta manifestando.

Al contrario, sono sempre di più gli stati negli USA che tornano alla normalità e rimuovono le restrizioni Covid, e da ultimo sono arrivate le notizie che anche New York sta rimuovendo il coprifuoco.

A questo punto, ci si chiede che cosa sia accaduto effettivamente il 20 gennaio quando c’è stata l’inaugurazione di Biden.

Numerosi indizi sostanziali, a partire dalla presenza della guardia nazionale a Washington, fanno pensare che in questo momento siano in realtà i militari a rivestire il ruolo di governo reggente nel Paese.

A questo proposito, è interessante notare che in diversi uffici delle basi militari USA è ancora assente la foto del comandante in capo, ovvero Joe Biden.

È un fatto che non sembra avere precedenti. Trump potrebbe avere quindi in via non ufficiale consegnato temporaneamente il potere alle forze armate in attesa di poter tornare effettivamente in carica.

È la chiave per poter tornare presidente è lo scandalo dell’Italiagate. Per poter far annullare definitivamente la frode elettorale del 2020 occorre portare alla sbarra i responsabili di questo hackeraggio.

Il deep state italiano avrebbe infatti avuto un ruolo determinante nel golpe contro Trump e questo coinvolgimento non si limiterebbe solamente al governo Conte e a Renzi, già accusato di aver avuto un ruolo determinante nello spygate, ma anche a quello dell’attuale governo Draghi.

E’ interessante notare a questo riguardo come il governo Draghi abbia nominato nel suo governo degli uomini di Leonardo, su tutti il ministro della Transizione Ecologica, il fisico Roberto Cingolani.

Cingolani è un personaggio del quale si era già sentito parlare negli anni passati per le sue apparizioni proprio alla Leopolda, l’evento organizzato da Matteo Renzi, il cui nome compare ricorrentemente in questa storia..

Lo scienzato aveva anche partecipato nel 2016 alla riunione annuale della commissione Trilaterale, uno dei bracci operativi del globalismo fondato dall’immancabile Rockefeller nel 1973.

Gli uomini che hanno un legame con Leonardo nel governo Draghi non si limitano comunque a Cingolani.

Il capo gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, proviene a sua volta da Leonardo ed era già stato capo gabinetto di Gentiloni.

Lo stesso Gentiloni che ha nominato nel 2017 amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, riconfermato dal governo Conte nel 2020.

Sulla testa di Profumo pende tra l’altro già una condanna in primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio, reati che si sarebbero consumati ai tempi del suo mandato da amministratore delegato in Unicredit.

Né Profumo né Leonardo hanno mai smentito ufficialmente il coinvolgimento dell’azienda nell’Italiagate, e questo è alquanto irrituale soprattutto se si considera che Leonardo è una società per azioni e certe comunicazioni sarebbero d’obbligo quantomeno per mettere al riparo i titoli da eventuali speculazioni al ribasso sui mercati.

Ad ogni modo, sembra esserci un minimo comun denominatore che accomuna i governi Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi, e questo comune denominatore sembra la completa ostilità a Trump.

La sensazione è che Draghi, da ultimo, attraverso queste nomine abbia voluto dare qualche copertura politica a Leonardo, che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel golpe elettorale contro Trump.

Ci sono stati certamente, e sono ancora in corso, dei chiari tentativi di depistaggio per cercare di accostare Draghi a Trump, ma si è già dimostrato nelle precedenti occasioni che fanno tutti parte di una campagna di disinformazione orchestrata da ambienti vicini alla Lega e alla massoneria per confondere le acque.

Il governo Draghi non appena si è insediato ha iniziato a fare quello che il sistema gli aveva chiesto di fare. Chiusure di massa e distribuzione di vaccini mRNA che stanno provocando gravi effetti collaterali alla popolazione.

Draghi non sta facendo altro che trascinare l’Italia verso il Grande Reset.

La “conversione” dell’ex governatore Bce non è stata dunque altra che una grossolana menzogna messa in giro proprio dagli ambienti citati precedentemente nel maldestro tentativo di offrire una cartina di tornasole alla Lega, che aveva bisogno di giustificare la sua sì di conversione agli occhi dei suoi elettori.

Tra l’altro, la Lega attualmente è al governo con diversi esponenti del precedente governo Conte che avrebbero avuto un ruolo decisivo nell’Italiagate.

Un fatto è comunque certo. L’Italiagate è la madre di tutti gli scandali e la sua definitiva esplosione è determinate per poter consentire il ritorno ufficiale di Trump alla presidenza degli Stati Uniti e la conseguente e definitiva sconfitta del Nuovo Ordine Mondiale.

Una volta che questo evento si avverasse, si metterebbe in moto un meccanismo che non solo travolgerebbe lo stato profondo di Washington, ma in pratica l’intera classe dirigente italiana che si è prestata per poter realizzare il colpo di Stato internazionale contro Donald Trump.

Tutto questo deve avvenire prima del 2024, perché Trump sa perfettamente che se non si rovescia la frode del 2020, non si avrà mai più una regolare elezione negli USA.

Ultimamente il presidente è tornato a parlare sempre più spesso e uno dei suoi consiglieri più anziani ha annunciato che tra due-tre mesi Trump avrà un suo social.

Trump vuole evidentemente avere uno spazio dove poter comunicare perché ritiene con ogni probabilità in quel periodo si siano già verificati eventi di così rilevante importanza da richiedere una piattaforma dove poter condividere post e scritti istantaneamente e senza alcuna censura, a differenza di quanto avviene nel regime social di Twitter e Facebook.

La primavera è appena iniziata e alcuni fiori potrebbero finalmente sbocciare. Si avvicina allo stesso tempo la Pasqua di Resurrezione e la speranza è che la Resurrezione di Cristo possa portare ad una rinascita e ad una definitiva vittoria delle sue forze sulla Terra.

Lo scontro è lungi dall’essere finito. La battaglia ancora deve arrivare al suo culmine e solo coloro che resisteranno fino all’ultimo usciranno vittoriosi.

L’esito di questo scontro comunque passerà dall’Italia. Le strade che portano a Roma decideranno se l’umanità piomberà o meno nel Nuovo Ordine Mondiale.

FONTE: https://lacrunadellago.net/2021/03/24/il-mondialismo-ha-creato-loperazione-terroristica-del-covid-litaliagate-e-ancora-lo-scandalo-che-puo-far-saltare-i-piani-del-nuovo-ordine-mondiale/

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Il cinema Azzurro Scipioni

di Silvano Agosti

Potremmo iniziare narrando la breve e ampia storia della sala che ha preso avvio da due elementi:

a) che ho fatto un sogno in cui il grande Charlie Chaplin mi rimproverava perché il cinema non lontano da casa mia era chiuso;

b) perché avendo prodotto lo straordinario film di Franco Piavoli “Il pianeta azzurro” e, nonostante il grande risultato al festival di Venezia e sulla stampa e gli innumerevoli premi e la dichiarazione del prestigioso critico cinematografico Tullio Kezic: “Il Pianeta azzurro dovrebbero vederlo per legge tutti gli italiani”, risultava impossibile per un film indipendente d’Autore e d’Arte come “Il pianeta azzurro” accedere anche a una sola delle duemila sale sul territorio nazionale. Nove decimi delle sale presenti sul territorio, allora come oggi, erano occupate da film di produzione industriale americana e per il restante un decimo erano e sono riservate al cinema industriale italiano.

Poi esisteva un fragile circuito cosiddetto d’Essai, così definito in modo ermetico per scoraggiare ulteriormente anche i pochi ipotetici frequentatori. In queste sale l’industria stessa relegava e relega ancor oggi quei film che, avendo una parvenza di impegno “guasterebbero” i gusti del pubblico in cerca solo di “evasione” dalle miserie del quotidiano.

E’ per questo che dopo vari e vani tentativi di trovare una sala, ho deciso di aprirne una io stesso, memore del sogno in cui Charlie Chaplin mi sgridava per via di quel piccolo cinema nei pressi di casa mia, che era stato chiuso.

Vorrei qui ricordare che, prima di aprire il cinema Azzurro Scipioni, ho fatto un tentativo disperato e per certi versi ironico che mi ha insegnato molte cose. Non riuscendo a trovare alcuna sala ho deciso di far uscire questo raffinatissimo film al Cinema Modernetta.

Il cinema Moderno e Modernetta erano due note sale porno della capitale. Così la cassiera del cinema chiedeva ad ogni spettatore: “Porno o Pianeta azzurro?” L’idea si rivelava eccellente. Evidentemente per la falsa coscienza degli intellettuali romani lo stimolo di vedere un capolavoro in una sala porno, accanto ad un’altra sala porno nella quale forse si poteva dare una sbirciatina senza la vergogna, grazie al prestigio del “Pianeta Azzurro” di essere scambiati per uno spettatore di film porno. Ma anche lì, perfino lì, l’industria, questa volta culturale, ci ha impedito di esistere.Vedendo lo strepitoso successo del Pianeta Azzurro in una sala porno, Renzino Rossellini, improbabile nipote del grande Roberto, ci ha fatti andar via e ha fatto mettere in programmazione “Querelle”, di Fassbinder.

Allora e solo allora ho deciso di aprire una sala dalla quale nessuno avrebbe osato cacciare il cinema d’Autore. Così è nato il cinema Azzurro Scipioni, azzurro per via del film “Il pianeta azzurro” e Scipioni perché si trova in Via degli Scipioni. – S. Agosti

Dediche

Sulle porte di sicurezza gli ospiti illustri e non, del cinema Azzurro Scipioni, hanno lasciato una traccia, un disegno, una dedica.

Sulle tre porte della sala ci sono innumerevoli testimonianze a volte geniali, come quella del poeta russo Evtuschenko “La felicità è una sofferenza stanca”, a volte scherzose come la scritta di alberto Moravia “A Silvano Agosti dal nome estivo e faunesco”, sempre comunque affettuose nei confronti di una sala che cerca di tenere in vita la parte più nobile del cinema d’Autore. Infine abbiamo dato spazio agli spettatori.

FONTE: https://www.silvanoagosti.com/cinema-azzurro

Io dico Io — I say I – Galleria Nazionale

di 

Una collettiva tutta al femminile che valorizza le artiste donne presenti nella collezione della Galleria Nazionale, e indaga sulle disuguaglianze che da sempre fanno parte anche dell’arte
Installation view, Io dico Io – I say I, Galleria Nazionale, Ph: Alessandro Garofalo

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea riporta il focus sull’arte delle donne con la nuova mostra “Io dico Io — I say I”, a cura di Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini, inaugurata il primo marzo e – ad oggi – in programma fino al 23 maggio. Una collettiva tutta al femminile che si inserisce nella programmazione culturale de La Galleria Nazionale, fortemente voluta dalla Direttrice Cristiana Collu, che dal 2015 si focalizza sulla valorizzazione delle artiste donne presenti nella propria collezione e sulle disuguaglianze a cui da sempre la loro arte è stata sottoposta. La mostra propone una rilettura contemporanea e corale del femminismo italiano, secondo una matrilinearità comune ma in grado di abbracciare molteplici sguardi e linguaggi: temi come l’amicizia e la sorellanza, il corpo e la sessualità, il femminile come genere nomade o domestico che diventa politico, la resistenza all’omologazione, vengono declinati in tele, sculture, video e installazioni. Le opere presentate appartengono a oltre 40 artiste di diverse generazioni – da Marisa Merz a Rä di Martino, da Carla Accardi a Silvia Giambrone – in un percorso che lambisce le sale principali del Museo e si pone in dialogo sia con l’allestimento di “Time is Out of Joint” che con i preziosi documenti dell’Archivio Carla Lonzi, recentemente acquisiti e qui presentati al pubblico per la prima volta. Del resto, il titolo suona familiare: omaggio all’incipit del saggio “La presenza dell’uomo nel femminismo” redatto dalla Lonzi nel 1978, ribadisce non solo il collegamento storico-artistico con il passato, ma anche la ricerca di autoaffermazione che sottende ai lavori delle protagoniste coinvolte. Un IO maiuscolo, che non ha paura di prendere la parola e di autorappresentarsi, riferendosi a se stesso con tratti sia politici che introspettivi, sempre alla ricerca della propria autenticità in un mondo che gli concede ancora troppo poco spazio.

Installation view, Io dico Io – I say I, Galleria Nazionale, Ph: Alessandro Garofalo

“Il titolo scelto è stato come una guida filosofica per la costruzione di questa collettiva” spiega Paola Ugolini. “La mostra presenta un affresco transgenerazionale e polifonico di artiste italiane, con una storia non egemone rispetto a quanto è stato raccontato fino adesso. È una parentesi aperta, un discorso che si deve allargare”. Uno spaccato di quello che c’è, un’occasione per fare il punto della situazione e creare visioni sul futuro. Ma abbiamo veramente ancora bisogno di dedicare una mostra alle donne? La risposta purtroppo è sì. Come scrive Cristiana Collu, infatti, “questa mostra è nata nel 2019, si sarebbe dovuta inaugurare il 21 marzo del 2020, ma l’8 marzo dello scorso anno è iniziato il lockdown nazionale a causa della situazione pandemica drammatica ed epocale in cui ancora ci troviamo. Un solo dato tra gli innumerevoli: in un anno il 70% delle persone che ha perso il lavoro è donna. La pandemia ha acuito la disparità di genere”. “La condizione storica in cui questa mostra ha preso corpo (…) ha introiettato il trauma e trasformato la visione presente in uno sguardo postumo” aggiunge Lara Conte. “Allo stesso modo ha rivendicato la necessità di reimmaginare un presente che potesse aprire lo sguardo verso nuove cartografie e verso l’emergenza di nuove soggettività femminili in uno scenario (post)globale”.

Installation view, Io dico Io – I say I, Galleria Nazionale, Ph: Alessandro Garofalo

E il presente, soprattutto in un momento di pausa e decompressione forzate, si esprime attraverso la rilettura del grande modello passato, con il contributo di un’altra donna, Maria Grazia Chiuri, nella cui figura si concretizza il sostegno di un’azienda come Dior, che quotidianamente si rivolge ad un pubblico rosa. “Intrepretando l’archivio come una categoria operativa, tre commissioni, affidate a Chiara CamoniAlessandra Spranzi e Maria Morganti, attivano il lascito di Carla Lonzi a partire dall’analisi dai materiali che vi sono contenuti e dall’attualità del suo pensiero” racconta Cecilia Canziani. Perché le necessità di allora non sono superate, camminano semplicemente sotto pelle. Così, al termine della visita, si finisce per contestualizzare meglio quella strana sensazione che si prova all’ingresso, dove si viene accolti dalla grande luminaria di Marinella Senatore che recita: Remember the first time you saw your name. Un’invocazione che risuona nel cuore di tutte noi e che deve fare ancora molta strada.

Tutte le artiste in mostra: Carla Accardi, Pippa Bacca, Elisabetta Benassi, Rossella Biscotti, Irma Blank, Renata Boero, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Chiara Camoni, Ludovica Carbotta, Lisetta Carmi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Adelaide Cioni, Daniela Comani, Daniela De Lorenzo, Maria Adele Del Vecchio, Federica Di Carlo, Rä di Martino, Bruna Esposito, Cleo Fariselli, Giosetta Fioroni, Jacky Fleming, Linda Fregni Nagler, Silvia Giambrone, Laura Grisi, Ketty La Rocca, Beatrice Meoni, Marisa Merz, Sabrina Mezzaqui, Camilla Micheli, Marzia Migliora, Elisa Montessori, Maria Morganti, Liliana Moro, Alek O., Marinella Pirelli, Paola Pivi, Antonietta Raphaël, Anna Raimondo, Carol Rama, Marta Roberti, Suzanne Santoro, Marinella Senatore, Ivana Spinelli, Alessandra Spranzi, Grazia Toderi, Tatiana Trouvé, Francesca Woodman.

FONTE: https://www.exibart.com/arte-contemporanea/io-dico-io-i-say-i-galleria-nazionale/

ISPETTORE, IL CASO LEONARDO È SUO

Ancora oggi, dopo esser trascorsi ben cinquant’anni dalla sua messa in onda sulla prima delle due sole reti Rai allora esistenti, la Vita di Leonardo di Renato Castellani, interpretato magistralmente da un grandissimo Philippe Leroy, resta tra tutte le trasposizioni televisive del genio fiorentino, ancora la migliore. Didascalica? Scolastica? Forse, ma almeno rigorosa e onesta e comunque sufficientemente aperta anche a quegli ampi spazi di mistero, che il tempo e le azioni del Vinciano ci hanno lasciato insolute.

Dopo quindi i deliri para-esoterici di Dan Brown e del suo purtroppo arcinoto Codice da Vinci, zeppo di errori e fantasiose illazioni al limite del ridicolo, dopo innumerevoli libri scritti sull’argomento altrettanto pregni di inesattezze e tesi da reparto psichiatrico, con un Leonardo declinato in qualsiasi direzione, dall’essere vessillo gay di una omosessualità mai comprovata (così come per Caravaggio del resto) sino al divenire alfiere di un ateismo inesistente, la potenza della sua figura è tale da averlo condotto ad essere personaggio di fumetti, di videogiochi e di serie televisive, che con tutto hanno a che vedere tranne che con la realtà (quella che ci è stato dato conoscere almeno) storica.

Il mito di Leonardo, dunque, non si esaurisce alle sue commemorazioni dei cinque secoli dalla sua morte ma continua e continuerà nel tempo, tra fantasie, dotti studi e divulgazioni per il vasto pubblico dal palato facile, e forse proprio a quest’ultimo è rivolto il prossimo evento televisivo che andrà in onda dal 23 marzo su Rai Uno, dal titolo Leonardo, una produzione Lux Vide e Sony ovvero degli stessi già creatori del serial I Medici, per capirci. Otto episodi suddivisi in quattro serate, che vedono nei panni del giovane artista poliedrico di Vinci, uno sbagliato e irlandese Aidan Turner, che invece aveva rappresentato una eccellente scelta per interpretare il primo preraffaellita Dante Gabriel Rossetti nell’ottimo Disperatamente romantici, serial sull’omonimo sodalizio vittoriano. Per ciò che sappiamo, dell’aspetto di Leonardo nulla ha egli in comune con la bellezza virile e bruna di Aidan Turner.

Il resto è tutto frutto di sbrigliata fantasia letteraria, anzi di narrazione mitopoietica si potrebbe dire volendo nobilitare l’opera che vede Leonardo da Vinci, accusato di omicidio nella Milano del 1506, reo di aver avvelenato la sua modella, Caterina. Un thriller, insomma, con un investigatore quattrocentesco che vorrebbe forse far eco al personaggio dell’inquisitore Nicolas Eymerich reinventato alcuni anni or sono dallo scrittore Valerio Evangelisti. Caterina, tuttavia, è realmente esistita, Leonardo stesso ne scrive fugacemente in uno dei suoi codici, smembrati e incompleti, a noi rimasti. E questa figura femminile, simile a un fantasma d’amore, ha sempre suggestionato tutti, facendola ritenere di volta in volta, una serva, una amante, una modella o forse, più probabilmente la sua misteriosa madre. Così come altre figure della miniserie, a cominciare da Andrea del Verrocchio, interpretato da Giancarlo Giannini, all’efebico Salaì, troppo grande per essere ciò che morbosamente si sostiene, adombrando come sempre a una omosessualità leonardiana.

Insomma, cercheremo comunque di trovare e salvare ciò che di bene proviene da tali operazioni volte esclusivamente all’intrattenimento puro e semplice e non all’accrescimento culturale. E se da questa indubbiamente suggestiva crime story ne verrà un desiderio di andare oltre alle consuete scritture sul Genio di Vinci, allora anche questa operazione avrà avuto un risultato ben superiore ai propri desideri. La chiamano “eterogenesi dei fini”.

Chi scrive, più semplicemente, preferisce pensare invece che il diavolo faccia sempre le pentole e mai i coperchi. Anche e soprattutto quando il “diavolo” è Leonardo.

FONTE: http://www.opinione.it/cultura/2021/03/22/dalmazio-frau_vita-leonardo-mito-lux-vide-sony-aidan-turner-caterina-crime-story/

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Certificati verdi Covid-19: operativi entro giugno

 

Marzo 24, 2021 posted by Guido da Landriano

I certificati verdi che attesteranno il test positivo o la vaccinazione saranno operativi, a livello europeo, entro giugno. Questo è quanto sta emergendo dalle discussioni fra Parlamento e Commissione a Bruxelles. Il tentativo è quello di far approvare la normativa in parlamento , con procedura d’urgenza, ad aprile, per poi giungere alla definizione definitiva con il Consiglio a fine aprile. Considerando i tempi necessari per la definizione delle traduzioni e le limature finali c’è da aspettarsi che questi documenti, che non sono un passaporto, ma una specie di traduzione dei certificati nazionali, avverrà ai primi di giugno, nel tentativo di salvare la stagione turistica. Infatti sono soprattutto i paesi mediterranei a volere questo documento per salvare la stagione turistica, e la Grecia si è spinta perfino alla definizione di accordi simili con paesi extra UE. Il certificato “Verde” (perchè siamo in clima di totale Greenwashing, per cui tutto è “Verde”) sarebbe volontario e gratuito, e non è un passaporto.

Alla fine si tratta di uno strumento di standardizzazione dei documenti che però essendo centralizzato a Bruxelles , creerà un enorme bersaglio per gli Hacker di tutto il mondo, ideologicamente allineati ed anche no. La soluzione centralizzata che si sta seguendo farà si che basti un semplice attacco DDoS all’infrastruttura che la Commissione metterà a disposizione in modo gratuito, potrebbe creare delle code alle frontiere e negli aeroporti. La “Non falsicabilità” poi scivolerà alla base, nel senso che sarebbe necessario controllare capillarmente medici e laboratori che caricheranno i certificati vaccinali o i risultati dei test. Francamente mi chiedo se non sarebbe stato meglio studiare delle soluzioni tecnicamente più valide che, come ad esempio una soluzione blockchain… Naturalmente la decentralizzazione è qualcosa che la Commissione odia e teme.

FONTE: https://scenarieconomici.it/certificati-verdi-covid-19-operativi-entro-giugno/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Gli USA si sarebbero portati via 92 miliardi di dollari di petrolio siriano

Marzo 20, 2021 posted by Giuseppina Perlasca

Il ministro siriano del petrolio e delle risorse minerarie, Bassam Tohme, ha dichiarato giovedì che le perdite totali nel settore petrolifero diretto e indiretto in Siria hanno superato i 92 miliardi di dollari.

Il ministro siriano ha dichiarato in dichiarazioni al canale televisivo statale Al-Ikhbariya (e successivamente tradotte nei media statali iraniani), che le aree sotto il controllo degli Stati Uniti e delle loro forze alleate contengono oltre il 90% delle riserve petrolifere della Siria .

 

Ha affermato che “Gli americani ed i loro seguaci agiscono come pirati nel prendere di mira la ricchezza petrolifera siriana e le navi di rifornimento“.

Tohme ha affermato che gli Stati Uniti stavano deliberatamente impedendo al governo siriano di beneficiare delle riserve di petrolio all’interno del paese.

Il ministro del petrolio ha aggiunto che le acque siriane sono “qualificate in termini di riserve petrolifere, ma ciò che distingue i contratti di esplorazione è che sono costosi e sono a lungo termine”, sottolineando che “c’è un futuro petrolifero promettente in quelle acque, e la questione ha bisogno di condizioni logistiche tranquille e stabili “.

Le forze armate statunitensi ed i loro alleati delle forze democratiche siriane (SDF) attualmente controllano i giacimenti petroliferi di Al-Umar, i più grandi giacimenti petroliferi in Siria, che hanno catturato dallo Stato islamico (ISIS / ISIL / IS / Daesh) durante  campagna nella zona orientale del paese ai confini con l’Iraq.

A peggiorare le cose, la Siria sta attualmente assistendo a una crisi dei carburanti, a seguito di un nuovo aumento dei prezzi per la benzina a  90 e  95 ottani.

FONTE: https://scenarieconomici.it/gli-usa-si-sarebbero-portati-via-92-miliardi-di-dollari-di-petrolio-siriano/

 

 

 

La marina russa sta seguendo il cacciatorpediniere missilistico guidato USS Thomas Hudner, entrato nel Mar Nero sabato. Lo ha riferito il ministero della Difesa.

Questa è la seconda nave militare statunitense schierata nella regione nelle ultime 24 ore.

Venerdì a essere entrato nel Mar Nero è stato l’incrociatore missilistico statunitense Monterey.

“La flotta del Mar Nero ha iniziato a monitorare le azioni del cacciatorpediniere missilistico guidato USS Thomas Hudner, che è entrato nel Mar Nero il 20 marzo 2021″, ha riferito il Centro di gestione della difesa nazionale del ministero.

Dall’inizio dell’anno gli Stati Uniti hanno aumentato l’attività nel Mar Nero.

Alla fine di gennaio hanno inviato nella regione i cacciatorpedinieri Donald Cook e Porter.

FONTE: https://it.sputniknews.com/difesa/2021032010300080-marina-russa-segue-cacciatorpediniere-statunitense-thomas-hudner-entrato-nel-mar-nero/

 

 

 

CULTURA

Nichilismo e Post-umano: due facce della stessa medaglia


24 Mar , 2021| – |2021|Visioni

Se volessimo inquadrare la posizione psicologica ed esistenziale dell’uomo del XXI secolo, senza nasconderci dietro la maschera di una idealizzazione del tutto soggettiva, potremmo definirla una posizione traballante, instabile, priva di punti d’ancoraggio permanenti.

L’uomo e la donna di oggi, come profetizzava già nel secolo scorso Simone Weil, sono esseri sospesi sul baratro della storia, dove da una parte agisce sempre più ostinatamente il lato d’Ombra, quella che lei chiamava la pesanteur, mentre dall’altra balugina come una stella in via di formazione la grâce, la grazia, che ci rende capaci di procreare senso e direzione proprio lì dove l’insensatezza sembra essere definitiva.

La filosofia ha descritto questo tempo come il tempo del nichilismo, dal latino nihil che vuol dire “nulla”, “niente”, ovvero, “annientamento”. Ed è effettivamente questa la percezione generale, soprattutto in ambito etico-culturale, di uno sfaldamento della dimensione comunitaria e inter-soggettiva che da sempre ha caratterizzato la vita sociale e privata dell’essere umano.
Un tale collasso antropologico ha fatto sì che, fino a questo momento, qualsiasi atteggiamento filosofico volto alla formazione di un ethos condiviso, e più nello specifico di una visione del mondo che sia radicata in un terreno valoriale comune, venga visto come il tentativo romantico o di ristabilire l’ordine decaduto (conservatorismo), oppure, di voler sperare in un futuro palingenetico irrealizzabile (idealismo).

Detto ciò, sarebbe comunque ingenuo pensare che all’interno di questo clima, dove tutto appare insignificante e privo di uno scopo, non ci sia in realtà chi opera giorno e notte avendo ben chiaro l’obiettivo che vuole raggiungere. Basti pensare al linguaggio utilizzato da una certa filosofia neo-positivista, dataista o anche trans-umanista, oggi sotto i riflettori.
Queste filosofie considerano l’uomo quale ente fra gli altri enti: cosa fra le cose. O, meglio ancora, un qualcosa di antiquato che dev’essere superato, digitalizzato, manipolato e riprogettato a livello genetico. Praticamente una specie di itinerario per provetti demiurghi.
Di questi cultori della cibernetica ce ne sono molti in giro. Sono i cosiddetti post-umanisti: quelli che si illudono di poter giocare a fare Dio costruendo idoli luccicanti e, magari, nanotecnologici.
Ormai li possiamo trovare ben piazzati nella nostra società a rivestire ruoli imprenditoriali e finanziari apicali, dove questi pensieri sono già in procinto di tradursi in prassi storica.

Persone come Elon Musk o Steve Wozniak, tanto osannati dagli amanti del digitale, leggono la transizione antropologica in chiave totalmente meccanicistica – per non dire faustiana – in quanto sono fermamente conviti che il confine fra la tecnologia e la vita umana sia ormai superato.
In un recente articolo uscito sulla famosa rivista statunitense Forbes si legge che l’imprenditore miliardario Elon Musk ha dichiarato che: “Entro quest’anno [2021] inizieremo i test per impiantare il modulo di Neuralink [l’azienda di sua proprietà che si occupa di interfacce neurali impiantabili] nel cervello umano”[i]. Egli ha aggiunto di aver sperimentato la cosa su un cervello di scimmia e che quest’ultima si è divertita a giocare a un videogame insieme a un’altra sua simile solo attraverso l’utilizzo della mente. Non è meraviglioso?

In un libro pubblicato in Italia da Adelphi qualche anno fa, dal titolo Essere una macchina[ii], lo scrittore irlandese Mark O’Connell, descrisse in modo efficace quanto questa filosofia fosse in fondo una vera e propria religione. Una vera attualizzazione della locuzione latina deus ex machina!
D’altronde non vanno nella stessa direzione espressioni come quelle di Reed Hastings, Ceo di Netflix, quando dichiarò che l’unico pericoloso competitor della società distributrice di film online era il sonno degli utenti?

Ovviamente per chi ha memoria storica tutto questo è già stato affrontato in passato. Dal mito di Prometeo nella Grecia antica, al Golem fatto d’argilla della mitologia ebraica; dalla riflessione cartesiana sull’automa, fino ad arrivare agli inizi del XIX secolo con il romanzo gotico Frankenstein. Tutte queste sono allucinazioni di un pensiero riduzionista e megalomane che oggi, sfruttando i potenti mezzi della scoperta scientifica e tecnologica, come nel caso della guerra nucleare, rischia di diventare un pericolo imminente sempre più concreto.

Detto ciò, non bisogna farsi prendere dal panico. Dal punto di vista della ragione ogni schizofrenia alienante ha le sue cause, a volte persino comprensibili, che però vanno osservate e affrontate attraverso l’uso della ragione stessa.

È evidente che in questo lavoro di decodificazione della realtà quelli che vengono definiti gli apparati che governano l’informazione e la cultura dominante si sono chiaramente schierati – da tempo – dalla parte dell’ignavia e dell’ignoranza. Anzi, direi che in molti casi promuovono, più o meno inconsciamente, la tesi secondo la quale tutto sommato non è poi così delirante questo tipo di sistema autolesionistico, trasformando ogni critica in una polemica sterile e del tutto innocua.

Nella fase storica in cui ci troviamo credo occorra urgentemente ritornare a porsi domande di senso radicali. Domande che abbiano a che fare con il destino ultimo dell’essere umano. Domande che risveglino in noi il senso di uno stare al mondo da uomini liberi e non più rassegnati.
Da questo punto di vista la situazione medico-sanitaria, toccando da vicino la sfera più profonda dell’essere umano, se non altro, è servita a riproporre il tema ultimo della morte. Ed è da lì, dal fondo oscuro di noi stessi, che occorre ripartire, e non solo in senso filosofico, ma per riorientare una visione politica che sia degna di questo nome.
È evidente che anche per questa forma di élite rapita dai mondi virtuali la “rivoluzione” è qualcosa di auspicabile, ma resta da chiedersi: In che senso? Di quale rivoluzione si parla? Cosa s’intende davvero quando si usano parole come “transizione”, “evoluzione” o “cambiamento”? Quel è la direzione?

È tempo di uscire dalla paranoia e dal facile “complotto”, inteso in senso universale, e smetterla di accettare ogni cosa come sudditi anestetizzati solo perché questa cosa ci viene impartita dall’alto, dal mondo della scienza o da uomini che si dicono “competenti” (se non addirittura dalla militarizzazione di una democrazia sempre meno autorevole).
Tornare a chiedersi qual è il motivo per cui vivo significa anche tornare a vivere la democrazia nella sua accezione rivoluzionaria più propria. In quel perimetro dove la scelta fra obbligo o condanna non può esistere, perché la libertà di coscienza della persona e la vita democratica della città sono legate l’una all’altra indissociabilmente. Non ci può essere democrazia dove regna l’incoscienza; così come non ci può essere coscienza dove comanda l’oppressione.

Il tempo in cui viviamo, lo si è capito bene in quest’ultimo anno, non è una passeggiata. Il vivere costantemente sull’orlo del baratro ci rende sì più attenti, ma ci stanca notevolmente.
Le sfide che ci toccherà affrontare, quelle che vedono da una parte il nichilismo riversarsi nel post-umanesimo e dall’altra l’emergere di un Io umano intento a riscoprire più intensamente il senso del suo esistere, sono entrambe sfide all’ultimo sangue. Come scrive il filosofo contemporaneo Byung-Chul Han: “La lotta di due totalità è una lotta per la vita e per la morte”[iii]. E non è forse questo il motivo ultimo di ogni agire umano?
Il declino è annunciato da più parti, ora è tempo di annunciare qualcosa di diverso. Serve uno scatto in avanti verso un cambiamento profondo della nostra mente. Servono discorsi nuovi e azioni creative mai viste prima. Per questo dobbiamo pretendere una rivoluzione culturale che sia realmente inedita e totalmente viscerale, rivitalizzante, che favorisca la crescita dalle relazioni umane a partire dalla dimensione politica che le comprende. Ogni rinuncia alla dialettica storico-politica è un passo avanti verso il baratro dell’insensatezza. Questo purtroppo, o per fortuna, d’ora in avanti, sarà sempre più evidente.


[i] https://forbes.it/2021/02/05/elon-musk-entro-2021-chip-neuralink-cervello-umano/

[ii] Mark O’Connell, Essere una macchina, Adelphi, Milano, 2018

[iii] Byung-Chul Han, Filosofia del buddhismo zen, Nottetempo, Milano, 2018 pag. 137

FONTE: https://www.lafionda.org/2021/03/24/nichilismo-e-post-umano-due-facce-della-stessa-medaglia/

 

 

 

Non c’è limite a quello che può subire chi non ha più Dio

Se Dio non esiste, allora tutto è permesso”, disse Dostoevski.  La sentenza non cessa di suscitare  revulsione   in quel tipo speciale di ipocriti soddisfatti di sé e   politicamente corretti,   che Marx chiamava filistei. Anzi la frase è come la pietra di paragone per saggiare filistei. Pronunciatela e immediatamente qualcuno salterà su:

Se Dio non esiste, tutto è permesso? Non è vero “, sbottò  su Il Foglio Adriano Sofri 12 marzo 2016 , affrettandosi a ritorcere : “Non è vero, almeno altrettanto, il contrario? Che proprio se Dio esiste tutto è permesso, perché tutto è perdonato?”.

“No, no, io sono onesto e non credo. Non ho bisogno di aver paura  né  la vostra superstizione  per mantenermi onesto e buono e morale ”,  è la sicurezza  inetta   dell’uomo-massa.  Come sapete Beppe Grillo ha radunato un grosso movimento di “onesti” di questo genere. Al grido di Onestah Onestah  hanno sostituito i politici “disonesti” perché   invece è così facile essere onesti, che ci vuole?  Ed eccoli  lì ad  aderiure a  qualunque disonestà  per non perdere i  15 mila mensili.

In questo tempo di oppressione totale della Grande Impostura covid dettata dai miliardari che possono   fare tutto agli altri uomini,  sarà bene rileggere il passo di Dostoevski, con lo sguardo all’ora più nera dell’umanità  che stiamo subendo senza difese, perché se  i potenti possono fare “tutto”  agli esseri umani, anche le loro vittime  si lasciano fare tutto,  rinchiudere,  ingannare,  mascherare, vaccinare,   gestire   come animali dal governo zootecnico mondiale per  lo stesso motivo: anche per loro Dio non esiste. Anche  loro senza limite. Perché anche loro  “hanno fede nella scienza”che ha sostituito in loro la fede, come  lo scientista  Ivan Karamazov.

Qui  il testo:

“Magnifica, Aljòsa, questa scienza! Ne verrà fuori un uomo nuovo, questo lo capisco… Ma tuttavia rimpiango Dio!

– È bene anche questo, – disse Aljòsa.

– Che io rimpianga Dio? La chimica, fratello, la chimica! Non c’è niente da fare, Vostra Reverenza, fatevi in là, passa la chimica! E Rakítin non ama Dio, oh, no! È il punto debole di tutti costoro!  “Ma allora, domando, che sarà dell’uomo? Senza Dio e senza vita futura? Tutto è permesso dunque, tutto è lecito?”

[…]

“Secondo me, non c’è nulla da distruggere, fuorché l’idea di Dio nell’umanità; ecco di dove occorre cominciare! È di qui, di qui che si deve partire, o ciechi, che non capite nulla! Una volta che l’umanità intera abbia rinnegato Dio, tutta la vecchia concezione cadrà da sé, e soprattutto cadrà la vecchia morale, e tutto si rinnoverà.  Gli uomini si uniranno per prendere alla vita tutto ciò che essa può dare, ma unicamente per la gioia e la felicità di questo mondo.

“L’uomo si esalterà in un orgoglio divino, titanico, e apparirà l’uomo-dio. Trionfando senza posa e senza limiti della natura, mercé la sua volontà e la sua scienza, l’uomo per ciò solo proverà ad ogni istante un godimento cosí alto da tenere per lui il posto di tutte le vecchie speranze di gioie celesti. Ognuno saprà di essere per intero mortale, senza resurrezione possibile, e accoglierà la morte con tranquilla fierezza, come un dio.

“Per fierezza comprenderà di non dover mormorare perché la vita è solo un attimo, e amerà il fratello suo senza ricompensa. L’amore non riempirà che un attimo di vita, ma la stessa consapevolezza di questa sua fugacità ne rinforzerà altrettanto l’ardore quanto prima esso si disperdeva nelle speranze di un amore d’oltre tomba e infinito…”, e via di questo passo. Delizioso!

“Ivàn se ne stava seduto, tappandosi gli orecchi con le mani e guardando a terra, ma prese a tremare in tutto il corpo. L’ospite proseguí.

” La questione, diceva il mio giovane pensatore, ora sta in questo: è possibile che una simile epoca abbia un giorno a spuntare? Se spunterà, tutto sarà deciso e l’umanità si darà il suo assetto definitivo.

“Ma siccome, data l’inveterata stoltezza umana, a tale assetto non si verrà nemmeno in un migliaio d’anni, cosí a chiunque già oggi abbia coscienza della verità è lecito regolarsi come piú gli fa comodo, in base ai nuovi princípi. In questo senso “tutto gli è permesso”. Non basta: se anche quell’epoca non dovesse venir mai, poiché a ogni modo Dio e l’immortalità non esistono, all’uomo nuovo è lecito diventare un uomo-dio (dovesse pur esser l’unico al mondo) e poi, s’intende, nella sua nuova qualità, scavalcare a cuor leggero tutte le vecchie barriere morali dell’uomo-schiavo, se sarà necessario. Per Dio non c’è legge! Ovunque Iddio si metta, quello è il suo posto! Ovunque io mi metta, quello diventa subito il primo posto… “tutto è lecito” e basta!”

(F. M. Dostoevskij, I fratelli KaramazovMilano, 1979, vol. II, pagg. 619, 623 e 680-681)

Nel romanzo “I demoni“,  Dostoevskij  si ispira all’orrendo fatto di cronaca    che ebbe come nero pprotagonista  Sergei  Necaev (1847-1882), un intellettuale anarchico fanatico della lotta clandestina,  che aveva scritto il “Catechismo del rivoluzionario” a quattro mani con Bakunin.  Necaev aveva ucciso un membro del suo proprio  gruppo clandestino  senza motivo, per provare agli altri  membri e a se stesso che “tutto è possibile” .  Processato nel 18783,  sarebbe morto in prigionia di scorbuto nel 1882.

Nel romanzo, che descrive appunto i terroristi, definiti anche “nichilisti” o “demoni”, Necaev diviene Verchovenskij e l’anarchico Bakunin diviene Stavrogin.  Ma un altro dei personaggi chiave è Kirillov. 

Entrambi, essendo atei, vivono nella dimensione del “tutto è permesso“: Verchovenskij ha un progetto politico, di “distruzione universale”, per ricostruire una società secondo il proprio disegno  (il Grand Reset del Forum di Davos).   Quanto a  Kirillov: il suo è un suicidio metafisico, una dimostrazione di disprezzo verso la nozione di Dio.

Kirillov afferma: “Se non c’è Dio, io sono Dio…Possibile che non ci sia nessuno, su tutto il pianeta, che dopo averla fatta finita con Dio ed aver posto fede nel proprio libero arbitrio, non osi proclamare il libero arbitrio nel senso più assoluto?

E Verchovenskij: “Io, sapete, al vostro posto, per dimostrare il mio libero arbitrio, avrei ammazzato qualcun altro, non me stesso. Potreste essere utile. Vi indicherò chi dovreste ammazzare…”.

Ma Kirillov:” …io voglio l’affermazione più alta e ucciderò me stesso. Sento di dover proclamare l’assenza della fede. Per me non c’è idea più alta di quella che Dio non c’è…Capire che non c’è Dio, e non capire nello stesso momento che sei diventato tu stesso Dio, è una assurdità“.

Se  oggi  i Bill Gates e  i miliardari del Grand Reset  che ritengono i popoli superflui, troppo numerosi  e per di più  inquinanti,   e  la creazione imperfetta da correggere  con i cyborg e la riduzione del Co2 incarnano   Verchovenskij,  nelle  file di covidioti    docilmente  in  fila per farsi iniettare qualunque  cosa li “salvi”  da  un virus che esiste solo nei media  e  li terrorizza,  o per poter di  nuovo andare in vacanza col passaporto vaccinale, riconosciamo in forma stravolta  e  paradossale,  Kirillov.

Come Kirillov rifiutano  la proposta  di lotta armata,  che oggi sarebbe  uno stretto dovere.   Passivi fino al suicidio,  volontari pronti all’eutanasia che sarà dispensata dal Servizio Sanitario Nazionale    del mostro Speranza.  Se Dio non esiste, è permesso farsi fare tutto.  Senza rispetto di sé,   senza lotta, senza limiti .

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/non-ce-limite-a-quello-che-puo-subire-chi-non-ha-piu-dio/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

SOVVERSIONE IDEOLOGICA SECONDO LE TECNICHE DEL KGB

  • Impareggiabile lezione storica sulla Sovversione Ideologica attuata dal marxismo-leninismo mondiale e autentiche profezie sui diktat che stanno esautorando i cittadini inermi, ignari e impreparati del mondo odierno
  • Regalo impagabile da parte di Yuri Bezmenov, ex-informatore-spia del KGB, disertore e nemico giurato del social-comunismo rampante che sta devastando il pianeta
  • Social-Comunismo male oscuro e contagiante che non dà scampo

ILLUMINANTE INTERVISTA A YURI ALEXANDROVIC BEZMENOV

Questa è una importante e profetica intervista (video completo inserito a fine trascrizione) rilasciata nel 1984 dal giornalista della RIA Novosti moscovita nonché ex-informatore KGB Yuri Alexandrovic Bezmenov (1939-1993). Brillante studioso di economia e dotato di eccellenti doti comunicative oltre che di spirito umoristico, dopo essersi reso conto totalmente delle falsità e degli orrori del regime sovietico, riparò da disertore nel 1970 in Canada, dove adottò per sicurezza un nuovo nome: Tomas David Shuman.

È a Montreal che ha cominciato a lavorare per la CBC dove ha conosciuto Tess, sua futura moglie. Negli anni ’80 si è poi trasferito a Los Angeles, periodo durante il quale ha scritto alcuni libri e tenuto varie lezioni sulle tattiche di sovversione sovietica. Nel ’93 è morto colpito da una grave malattia cardiaca.

 

In effetti, dai video a disposizione si evince facilmente il punto forte di Bezmenov, impareggiabile e geniale docente di strategie di dominio ideologico, e nel contempo persona fisicamente tesa, dal respiro corto, troppo concentrata nel voler offrire al mondo libero uno spaccato rivelatore sulle brutalità psicologiche del sistema sovietico.

I 4 STADI DELLA PRESA DI POTERE MARXISTA

GLI AMERICANI DEVONO TIRAR VIA LE BANANE DALLE ORECCHIE E DEVONO APRIRE GLI OCCHI

Tu usi spesso il termine “Sovversione Ideologica” che è tipico del linguaggio politico russo-sovietico, e temo che gli americani non lo capiscano appieno, esordisce l’intervistatore G. Edward Griffin. Non è così, risponde Bezmenov. Trattasi di un processo legittimo e aperto. Tutto quello che devono fare gli americani è tirar fuori le banane dalle loro orecchie e aprire bene i loro occhi, e potranno scoprire che non c’è di mezzo alcun mistero né alcun significato segreto. Mi rendo conto che i termini spionaggio e intelligence appaiono più romantici ed eccitanti e so pure che fanno vendere più deodoranti tramite gli spot pubblicitari, ed è per questo che i produttori hollywoodiani impazziscono per i romanzi stile James Bond. Tuttavia, nella realtà, l’enfasi del KGB e dei vari servizi segreti non ha nulla a che vedere con l’area di intelligence.

LE MISURE ATTIVE DEL KGB NON HANNO NIENTE DI SPETTACOLARE E DI CINEMATOGRAFICO

Secondo la mia opinione e secondo i disertori del mio calibro, solo il 15% del tempo, del danaro e delle risorse umane viene speso in tale tipo di spionaggio cinematografico, mentre l’85% è un processo lento, meno spettacolare e appariscente, che noi chiamiamo per l’appunto Sovversione Ideologica o Misure Attive o, nel linguaggio del KGB, Guerra Psicologica, tutte cose che significano basilarmente cambiare-la-percezione-della-realtà-in-ciascun-americano, in modo tale che, nonostante l’abbondanza di informazioni a propria disposizione, nessuno sia in grado di arrivare a sensate conclusioni e alla difesa di se stesso, della propria famiglia, della propria comunità e della propria nazione.

Si tratta di un enorme brainwashing, di un lavaggio del cervello, di un processo lento ed inesorabile diviso in 4 fasi essenziali, la prima delle quali si chiama demoralizzazione.

1 – DEMORALIZZAZIONE

Servono dai 15 ai 20 anni per demoralizzare una intera nazione. Come mai tanti anni? È quello il tempo richiesto per indottrinare una generazione di studenti nel paese nemico all’ideologia opposta che in questo caso è il marxismo-leninismo, una ideologia che è stata pompata nelle tenere menti di almeno 3 generazioni di studenti americani senza essere nemmeno controbilanciata dai valori di base del patriottismo americano.

GENTE CONTAMINATA E SOVIETIZZATA AI POSTI DI COMANDO NEGLI STATI UNITI D’AMERICA

Il risultato di questo processo tuttora in atto è che si può vedere come la maggioranza della gente laureatasi negli anni ’60, o comunque degli intellettuali di quegli anni, sta oggi occupando tutte le posizioni di potere nel governo, nella amministrazione civile, nei mass media, nel sistema educativo. Sei bloccato con loro, non te ne puoi liberare, sono contaminati irrimediabilmente, sono ormai programmati a pensare e a reagire a determinati stimoli e in determinati modelli. Non riesci a fargli cambiare opinione persino mettendogli sotto gli occhi contro-informazioni autentiche e provate dove si dice bianco al bianco e nero al nero. Non si riesce a cambiare la percezione che queste persone hanno, e ancor meno il loro comportamento. In altre parole ciò dimostra che il processo di demoralizzazione nei loro confronti si è completato in modo irreversibile.

Per liberarsi di questa situazione, rieducando una consistente massa ormai rovinata e compromessa, hai bisogno di altri 15 o 20 anni nei quali potrebbero educare una nuova generazione di gente dotata di spirito patriottico e di comune buon senso, capace cioè di agire in favore e nell’interesse reale della società statunitense.

DISSIDENTI E DISADATTATI CAUSANO DANNI IN TUTTI I REGIMI

Questa gente, contaminata dal marxismo-leninismo galoppante, è favorevole a una apertura indiscriminata al concetto sovietico di vita. Questa è la stessa gente che sarà poi in futuro eliminata. Una volta scoperta nella pratica cosa significa davvero una “società bella, di uguaglianza e giustizia sociale” di stampo marxista, queste persone saranno frustrate e sconvolte, e arriveranno a ribellarsi. E il regime marxista-leninista non tollera questo tipo di gente, che è destinata a ingrossare le file dei dissidenti. Diversamente che negli attuali Stati Uniti d’America, in una futura USA marxista-leninista non ci sarà posto per gente di questo tipo.

TANTE MANFRINE SULL’UGUAGLIANZA DA PARTE DI GENTE CHE È SIMBOLO DELLA DISEGUAGLIANZA

In America puoi diventare famoso come Daniel Ellsberg o ultra-ricco come Jane Fonda facendo il dissidente, criticando il Pentagono. Nel futuro queste persone saranno semplicemente schiacciate come degli scarafaggi. Nessuno sarà disposto a pagare un centesimo per le loro belle e nobili idee di uguaglianza.

Il processo di demoralizzazione negli USA di questi ultimi 25 anni si è basilarmente già completato. Attualmente è andato anche oltre le speranze e le aspettative dei compagni comunisti che non si sognavano un successo del genere, un successo tremendo di tale portata, e per giunta attuato dagli americani agli americani, ossia contro gli americani, grazie alla mancanza di standard morali e di valori patriottici.

LA DEMORALIZZAZIONE RENDE GLI UOMINI ZOMBI, AUTOMI PRIVI DI ANIMA E DI PERSONALITÀ

Avere accesso a libera informazione non è di alcuna importanza per una persona demoralizzata. I fatti reali non le dicono niente. Persino se glieli espongo con la prova di autentici documenti, con fotografie chiare, o persino se la prendo con la forza e la porto in Unione Sovietica e le faccio visitare un campo di concentramento, lei rifiuterà di credere, a meno che qualcuno non le dia un bel calcio nel grasso sedere con uno scarpone militare. Ma fino a quel momento non capirà. Questi sono i tragici effetti della demoralizzazione.

Basilarmente l’America è bloccata da questo deprecabile fenomeno e, a meno che non parta istantaneamente a rieducare una nuova generazione di americani, mettendoci dai 15 ai 20 anni di tempo per cambiare la marea della percezione ideologica, il paese non potrà essere riportato alla normalità e al patriottismo.

2 – DESTABILIZZAZIONE

La fase successiva si chiama destabilizzazione. In questa circostanza il sovvertitore non si interessa nemmeno delle tue idee e delle tue abitudini di vita, del fatto che tu mangi cibo spazzatura e che tu diventi grasso a dismisura. Bastano da 2 a 5 anni per destabilizzare una nazione. Quello che realmente importa sono le cose essenziali, ovvero l’economia, le relazioni con l’estero, i sistemi di difesa, e si può vedere con chiarezza che nelle aree più sensibili come difesa ed economia l’influenza delle idee marxiste-leniniste negli USA è assolutamente preponderante. Non avrei mai potuto credere 14 anni fa, quando giunsi per la prima volta in questa parte del mondo, che il processo di sovversione ideologica e di destabilizzazione sarebbe stato così veloce.

È in questa fase che i sinistroidi idealisti, quelli che credono nella bellezza del modello sovietico o comunista, noti anche come useful idiots (utili idioti), servono il loro scopo strumentale di sovvertire la nazione. Una volta finito il loro compito e resi conto dell’inganno, queste persone diventano i peggior nemici del regime, ed è per questo motivo che verranno messi immediatamente in linea davanti ad un muro e giustiziati.

È per questo motivo che i miei istruttori del KGB erano specifici nel non prestare attenzione ai sinistroidi, ma puntavano più in alto, ai grossi media conservatori, produttori cinematografici ricchi sfondati, intellettuali accademici, persone ciniche ed egocentriche che riescono a guardarti negli occhi con espressione angelica e mentirti. Questi sono i tipi di persone che il KGB punta a reclutare, persone prive di principi morali, avide ed egocentriche.

3 – CRISI

La 3° fase del processo trasformativo di una nazione si chiama semplicemente crisi. Possono bastare 6 settimane per mandare un paese ai limiti della crisi e della paralisi totale. Basta vedere cosa succede nei paesi del Centro America prima e dopo le loro frequenti crisi.

4 – NORMALIZZAZIONE

Dopo un violento cambio di potere e di struttura economica si ha un periodo cosiddetto di normalizzazione, che può anche durare indefinitivamente. Normalizzazione è una espressione cinica nata dalla propaganda sovietica allorquando i carri armati di Leonid Breznev invasero la Cecoslovacchia nel 1968. La stessa situazione si avrà negli Stati Uniti se si lascia che questi fessi (schmucks) portino il paese in crisi totale e in rovina, promettendo ogni genere di vantaggi e regali, promettendo persino il paradiso in terra, ma con in testa l’obiettivo reale di destabilizzare l’economia e il principio della libera concorrenza di mercato, con l’obiettivo di installare un governo tipo Grande Fratello a Washington tramite dittatori benevolenti come Walter Mondale. Un Walter Mondale capace di promettere molte cose irrealizzabili e insostenibili. Un Walter Mondale pronto a recarsi a Mosca per baciare il sedere alla nuova generazione di assassini sovietici. Un Walter Mondale bravo a creare la falsa illusione che la situazione è sotto controllo, mentre le cose non stanno così. La situazione è al contrario disgustosamente fuori controllo.

NON È IL CASO DI CONFONDERE GUERRA E PACE

La maggior parte dei politici americani, i media e il sistema educativo stanno istruendo un’altra generazione di gente a pensare che il loro paese sta vivendo in tempo di pace. Idea totalmente falsa e peregrina. Gli Stati Uniti sono in stato di guerra, una guerra globale non dichiarata contro i principi-base e i fondamenti del proprio sistema e del proprio stile di vita. Il paradosso è che l’iniziatore di questa guerra non è il compagno Yuri Andropov, Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico ma, per quanto possa sembrare ridicolo, è il sistema comunista mondiale, la cospirazione comunista planetaria. Che questo spaventi la gente o no, io me ne frego. Se non sei già spaventato da adesso, dalla situazione attuale, niente altro sarà in grado di spaventarti in futuro.

L’UNICO BUCO IN CUI SALVARSI RIMANE TRA I PINGUINI DELL’ANTARTIDE

Ma non devi nemmeno diventare paranoico su questa faccenda. Quello che sta ora realmente accadendo, diversamente che nel caso mio, ti mette a disposizione diversi anni da vivere ancora, a meno che gli USA si risveglino con un ordigno pronto a deflagrare e che sta scandendo i secondi fatali, annunciando che il disastro si sta avvicinando a grandi passi. Diversamente da me tu non avrai nessun posto dove disertare, a meno che non decidi di vivere nell’Antartide assieme ai pinguini. Gli Stati Uniti sono l’ultima landa di libertà e opportunità.

IL SOCIAL-COMUNISMO È UNA PATOLOGIA SOTTILE E CONTAGIANTE, UN MALE OSCURO CHE NON DÀ SCAMPO

Deve subentrare come punto primo rimediale uno straordinario sforzo nazionale per educare la gente allo spirito del patriottismo. E, come punto secondo, bisogna spiegare a tutti senza mezzi termini i reali pericoli del social-comunismo, welfare, politiche assistenziali, governi Grande Fratello. Se la gente non riesce a percepire i gravi rischi che sta correndo, niente altro potrà aiutare gli Stati Uniti d’America, e potrete dire addio a ogni vostra libertà. Alla libertà di fare quello che volete, di essere spesso omosessuali e di usufruire delle mille altre concessioni che attualmente avete. Tutte le stranezze e le fruizioni odierne evaporeranno in una manciata di secondi, e perdendo le libertà perderete pure il vostro prezioso e privilegiato livello di esistenza.

NON ESISTE AL MONDO UN PROBLEMA PIÙ GRAVE E URGENTE SE NON QUELLO DI ANNIENTARE LA TIRANNIA

Occorre tener presente che parte della popolazione americana è convinta che il pericolo è reale e che deve forzare i governi dei singoli stati federali dell’Unione. Non mi riferisco all’invio di lettere e di circolari o alla firma di petizioni, o al blocco di tutte le nobili attività ai fini di cambiare la situazione. Sto parlando di forzare il governo federale USA a interrompere ogni aiuto e ogni concessione al comunismo, poiché non esiste al mondo un problema più urgente ed esplosivo se non quello di fermare il complesso industriale-militare sovietico, impedendogli di distruggere quel che rimane del mondo libero. E questo è molto facile, si tratta di non dare credito, non dare tecnologia, non dare danaro, non dare riconoscimento politico e diplomatico all’URSS.

L’IDIOZIA DELLE APERTURE COMMERCIALI VERSO I REGIMI COMUNISTI

La gente di tutte le Russie, 270 milioni di persone maramaldeggiate e oppresse vi sarà eternamente grata se bloccherete ogni aiuto a un gruppo di assassini che siedono ai posti di comando al Cremlino e che il presidente Reagan chiama rispettosamente governo, mentre governa poco più del niente e poco più del minimo di quella grande complessità che è la Russia. Vessare la propria gente non significa affatto governare. L’economia sovietica ha tutto sommato una struttura uniforme con risposte e soluzioni molto semplici.

NESSUNA ILLUSIONE, VIVETE CON UN ORDIGNO A TEMPO PIAZZATO SOTTO IL LETTO

In ogni caso la sola strada percorribile per voi americani è quella di educare voi stessi a comprendere cosa sta accadendo intorno a voi. Non state affatto vivendo in un regime di pace. Siete semmai in tempo di guerra e vi rimane poco tempo prezioso per mettervi in salvo. Non avete molto tempo a disposizione, specialmente le nuove generazioni. Non c’è molto tempo per lasciarsi andare, per convulsioni, per masturbazioni, per la disco music, tutte cose che scompariranno dall’oggi al domani.

LA CORDA CHE VOI DISINVOLTAMENTE COMMERCIALIZZATE INCLUDE I VOSTRI NODI SCORSOI

Per quanto concerne i capitalisti e i ricchi uomini d’affari, farebbero bene a riflettere. Stanno vendendo con profitto la corda dalla quale penzoleranno molto presto, a meno che non blocchino al più presto il loro insaziabile desiderio di guadagnare e di mantenere rapporti commerciali coi mostri del comunismo sovietico. Gente che finirà male tra non molto e che pregherà di essere fatta fuori, ma che invece verrà mandata in Alaska, magari a dirigere una industria di schiavi.

NON HO LASCIATO LA MIA GENTE E LA MIA TERRA PER VENIRE QUI A RACCONTARE LE STORIELLE DI JAMES BOND

So che suona scomodo e imbarazzante. So che gli americani non amano ascoltare cose spiacevoli, ma io ho disertato e sono fuori-uscito dal mio paese non certo per raccontarvi delle storielle sulle idiozie stile James Bond, o per proporvi spionaggi-spazzatura insensati e tipici della sotto-cultura cinematografica. Sono venuto a parlare di cose serie e di sopravvivenza. Questo sistema ha bisogno di sopravvivere. Mi potete chiedere cosa significa per me sopravvivenza. Oggi io mi trovo sulla stessa vostra barca. Se affondiamo, andiamo a fondo assieme, e non c’è altro posto in cui riparare da disertori.

Yuri Bezmenov (Ritocchi, titolo e sottotitoli di Valdo Vaccaro)

Intervista completa in inglese da vedere tutta (il segmento riportato inizia a 1:07:10)

FONTE: https://www.valdovaccaro.com/sovversione-ideologica-secondo-le-tecniche-del-kgb/

 

 

 

 

LE RELAZIONI PERICOLOSE DI EPSTEIN

Gates, Clinton e il principe Andrea

Jeffrey Epstein è stato un uomo d’affari molto ben inserito nei circoli più esclusivi degli Stati Uniti, in stretti rapporti con importanti politici, imprenditori, con tutta l’alta società ed anche con un membro della famiglia reale inglese. È davvero emblematica la vicenda personale e giudiziaria di quest’uomo, morto a 66 anni per un apparente suicidio il 10 agosto 2019 nel carcere di New York, dove era detenuto in attesa di giudizio per gravi accuse di abusi sessuali su minori.

Attingendo al prezioso contributo del sito di approfondimento giornalistico “Inside Over”, si può comprendere meglio la figura del principale protagonista di una delle vicende più imbarazzanti dell’ultimo ventennio della gloriosa storia americana. Vicenda emblematica sia perché tratta di un “self made man”, molto caro all’America, ma anche perché ha evidenziato le crepe di un sistema giudiziario troppo tenero con un potente in stretto contatto con politici ancora più potenti di lui, alcuni dei quali icone della sinistra e del Partito Democratico, tradizionalmente trattati con il guanto di velluto dai media. Questo il racconto di “Inside Over”: “Jeffrey Epstein era nato a New York da una famiglia della classe media, ma, nel 1992, la vita gli permise di acquistare la più grande residenza privata di Manhattan, immobili a Parigi, Miami, e perfino l’isola Little Saint James nelle Virgin Islands. Divenne amico di celebrità e uomini molto potenti, tra cui Bill Clinton, Donald Trump, Bill Gates ed il Principe Andrea d’Inghilterra”.

Ma non si dedicava solamente agli affari. Con il contributo della sua complice e amante Ghislaine Maxwell, aveva messo in piedi un traffico internazionale di minori per soddisfare le proprie perversioni. Ma, già nel 2005, i genitori di una quattordicenne avevano raccontato alla Polizia di Palm Beach, in Florida, che la figlia era stata vittima di abusi. Le successive indagini fecero emergere abusi su decine di donne, anche minori, ma riuscì a cavarsela con lievi accuse di istigazione e induzione alla prostituzione minorile.

Nel 2007 l’indagine passò all’Fbi e gli avvocati di Epstein riuscirono a patteggiare un accordo segreto con il procuratore della Florida, Alexander Acosta che garantì l’immunità su tutti i reati federali. “È stato l’unico caso della mia carriera in cui non mi sono sentito capace di proteggere le vittime” ha rivelato l’ex capo della Polizia di Palm Beach. Dello stesso avviso il legale delle vittime: “È inspiegabile come il pubblico ministero abbia accettato un patteggiamento a 13 mesi di reclusione”. Il procuratore Acosta, divenuto Segretario al lavoro del governo di Donald Trump, è stato costretto a dimettersi per le roventi polemiche su questa brutta storia, che qualcuno aveva cercato di sotterrare.

Inside Over” rivela anche le “gravose” modalità con cui ha scontato la ridicola pena: “Epstein scontò la pena detentiva di appena 13 mesi, durante la quale gli fu permesso di uscire di prigione sei giorni a settimana, per lavorare nel suo ufficio a Palm Beach.” Quindi, la vicenda venne seppellita in fretta, ma era destinata inevitabilmente a riaprirsi, sia perché i crimini commessi erano troppo efferati e sia perché erano decisamente cambiati i tempi grazie alla nascita, nel 2017, del movimento femminista “Me Too” che aveva già stanato, nell’alta società americana, numerosi aguzzini sessuali, tra cui il produttore Harvey Weinstein, poi condannato a 20 anni di reclusione.

Infatti, nel 2018, il quotidiano “Miami Herald” ha riaperto il caso rivelando che Epstein pagava le minorenni in cambio di prestazioni sessuali: “Un detective di Palm Beach, che ha indagato sul caso, ha raccontato che circa 80 donne sono state vittime di molestie o abusi”. Così Epstein è stato nuovamente incriminato e tratto in arresto l’8 luglio 2019 dai pubblici ministeri di New York, che hanno contestato episodi di molestie nei confronti di ragazzine, anche quattordicenni, dal 2002 al 2005. Epstein si è dichiarato non colpevole, ma il giudice Richard Berman non ha neanche concesso la cauzione richiesta dai suoi legali spiegando che Epstein rappresentava un pericolo per la società e per questo non andava rilasciato”.

“Inside Over” riporta alcuni passaggi della testimonianza di Virginia Giuffre, una delle principali accusatrici di Epstein e del Principe Andrea. La ragazza ha descritto fatti molto intimi su come era scattata la trappola. Era stata contattata da Ghislaine Maxwell che le aveva chiesto se volesse fare da massaggiatrice per un miliardario. Entrata nella villa di Palm Beach, nota subito la scala arredata con diverse foto di ragazze nude. Un’altra donna la accompagna nella camera di Epstein e poi nella stanza dei massaggi.

Dopo le rivelazioni del “Miami Herald” del 2018, sono emerse nuove accuse anche in un altro filone d’indagine aperto dal procuratore delle Virgin Islands, Denise George. Lo racconta “Inside Over” aggiungendo che, anche in questo caso, “sono stati riscontrati centinaia di episodi di abusi sessuali su minori. Le violenze sono avvenute tra il 2001 e il 2018 nelle isole caraibiche Little Saint James e Great Saint James. Un paradiso privato dove regnava il più totale silenzio”.

“Arrivava con il suo jet privato e con lui c’erano sempre ragazze molto giovani, penso non avessero più di 16 anni. Poi in elicottero raggiungeva Little Saint James”, ha raccontato un dipendente dell’aeroporto di Saint Thomas. Drammatico il racconto di una quindicenne che aveva cercato di fuggire dall’isola, addirittura, a nuoto, ma gli addetti alla sicurezza erano riusciti a bloccarla.

“Inside Over” racconta che tra gli amici di Epstein c’era anche l’ex presidente, Bill Clinton, che aveva spesso utilizzato il suo jet. “I registri di volo della Federal Aviation ottenuti da Fox News raccontano che Clinton ha compiuto 27 viaggi a bordo del Boeing 727 di Epstein dal 2001 al 2003. In alcune occasioni, anche con 10 agenti dei servizi segreti. Il jet era stato ribattezzato il Lolita Express”. Sempre secondo “Inside Over”, un ex dipendente di Epstein ha raccontato che Clinton fu avvistato anche nella tristemente famosa “villa delle orge” di Little St James”. Nel 2002 Clinton aveva parlato in questi termini di Epstein: “Un filantropo impegnato, ho sempre apprezzato la sua generosità nell’ultimo viaggio in Africa per la democratizzazione dell’area, la lotta a povertà e Aids”.

“Inside Over” esamina anche il rapporto tra Jeffrey Epstein e Donald Trump, citando il canale Bloomberg, secondo cui Epstein era stato membro del club di Trump a Palm Beach, Mar-a-Lago. “Conosco Jeff da quindici anni. Ragazzo fantastico” aveva detto Trump al New York Magazine nel lontano 2002. Ma, sembra proprio che Trump avesse poi capito che qualcosa non funzionava nella testa di Epstein, perché lo allontanò dal club. Infatti, secondo un avvocato delle vittime, “Trump lo allontanò perché aveva aggredito sessualmente una minore all’interno del club”. Dopo l’arresto, Trump è tornato sul suo rapporto con Epstein, confermando il litigio: “Ho avuto un con lui un litigio, molto tempo fa. Non lo sento da almeno 15 anni”. Tra i più assidui frequentatori di Epstein c’era anche il principe Andrea d’Inghilterra, accusato di ripetuti abusi proprio da Virginia Giuffre. “Non è stata una storia morbosa di sesso, è stata una storia di abusi”, così la donna in un’intervista alla Bbc. Per questa vicenda la Regina Elisabetta ha imposto al figlio il ritiro dalla vita pubblica.

Tra gli amici di Epstein non poteva mancare l’onnipresente filantropo Bill Gates. Infatti, secondo un articolo del New York Times del 13 ottobre 2019, ripreso dall’agenzia Agi: “Almeno in tre occasioni Bill Gates è andato a trovare Epstein nel suo appartamento a Manhattan. Con Gates e la moglie Melinda, Epstein discusse di iniziative caritatevoli. “Il suo stile di vita”, scrisse Gates in una e-mail indirizzata ad amici dopo l’incontro, pubblicata dal New York Times, “è molto diverso dal mio e per certi versi intrigante, ma non è per me”. “Non c’è mai stata approvazione del suo stile di vita e neanche interesse”. Tuttavia, il New York Times ha fatto notare che quando i due si incontrarono il passato di Epstein era già noto, soprattutto, in certi ambienti”.

E tra gli incontri che il New York Times ha ricostruito ce ne è uno avvenuto il 31 gennaio 2011 proprio nell’appartamento di Manhattan, dove parteciparono una ex Miss Svezia, che aveva avuto una storia con Epstein, e la figlia di 15 anni. L’incontro è cominciato alle 8 di sera ed è andato avanti per molte ore. L’esperienza insegna che i commenti sulla meschinità umana vanno anche un po’ lasciati alla sensibilità di ognuno. Può aiutare, in proposito, l’insegnamento del grandissimo filosofo tedesco, Friedrich Nietzsche, nella sua pregevole opera giovanile “Umano, troppo umano”, pubblicata nel 1878, secondo cui “si sbaglierà di rado chi ricondurrà le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all’abitudine e quelle meschine alla paura”.

FONTE: http://www.opinione.it/esteri/2021/03/19/ferdinando-esposito_relazioni-pericolose-epstein-stati-uniti-suicidio-carcere-new-york/

 

 

 

DIRITTI UMANI

Discriminazione razziale contro i bianchi. Le nuove politiche di assunzione delle grandi società USA

 

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Secondo un rapporto esplosivo del The Washington Examiner, uno dei maggiori fornitori di assicurazioni sanitarie della nazione discrimina attivamente i maschi bianchi nelle assunzioni e spinge una teoria della razza critica marxista nel suo staff.

Secondo quanto riferito, La Cigna, grande società del settore assicurativo USA,  esorta il personale a controllare vari tipi di “privilegio”, a evitare di usare termini come “Mogli / marito” e a leggere libri che affermano che l’America è sistematicamente razzista. In una dichiarazione a PJMedia, Cigna ha condannato il razzismo e la discriminazione e ha insistito che le sue posizioni fossero aperte a candidati qualificati, indipendentemente dalla razza. L’azienda ha negato esplicitamente l’utilizzo di quote razziali o ha risposto a reclami sui propri materiali di formazione.

“Date le pratiche di assunzione che hanno in atto in cui i candidati maschi bianchi sono bloccati, indipendentemente dalle qualifiche, devo dire, ‘Sì, c’è un’evidente discriminazione in questa azienda’”, ha detto un dipendente anonimo al Washington Examiner.

Nei registri della chat esaminati dall’esaminatore, un responsabile delle assunzioni ha rifiutato un candidato con credenziali solide che aveva ottenuto buoni risultati in un’intervista, perché il responsabile delle assunzioni pensava erroneamente che il candidato fosse bianco. Un dipendente ha corretto il manager, notando che il candidato era effettivamente una minoranza, e quindi il manager ha detto che era entusiasta di assumerlo, nonostante non avesse appreso quasi nient’altro sul suo background.

Un dipendente ha anche suggerito un candidato con anni di esperienza nel settore, ma il responsabile delle assunzioni ha detto che il candidato, un uomo bianco, non poteva essere intervistato perché non soddisfaceva i criteri di “Politica antidiscrimnazione” Della società che però, fa una discriminazione razziale attiva.

questo tipo di discriminazione attiva è sempre più frequente nella grandi aziende USA che stanno, sempre più, scacciando persone preparate perchè non rispondono alle loro scelte razziali. Sembra proprio di essere nel Sud Africa di 50 anni fa…

FONTE: https://scenarieconomici.it/discriminazione-razziale-contro-i-bianchi-le-nuove-politiche-di-assunzione-delle-grandi-societa-usa/

 

 

 

ECONOMIA

Varoufakis: il Recovery Fund è inilfluente, poi arriverà la mazzata dell’austerità

Marzo 20, 2021 posted by Giuseppina Perlasca

 

 

Yanis Varoufakis senza peli sulla lingua: dopo aver già attaccato MarioDraghi in seguito alla scelta di collaborare con McKinsey per elaborare il RecoveryPlan italiano, l’ex ministro delle Finanze greco rincara la dose sul RecoveryFund e sul piano riorganizzativo dell’Europa tutta per il post-pandemia. “Non vedono l’elefante nella stanza” dice intervistato da Daniel Denvir della Lannan Foundation and Haymarket Books, “dopo il Covid-19 un enorme martello colpirà l’Unione Europea: quello dell’austerità”. Il recovery Fund è solo un’illusione, che pesa per meno dell’1% del PIL, non vale neanche la pena di parlarne. 

Una previsione infausta che nasce da un modello, secondo Varoufakis, del tutto sbagliato di condivisione del debito: un modello che genera solo intolleranza tra popoli, e non la pace di cui l’UnioneEuropea si fa portabandiera da anni. Perchè non si basa su una volontaria condivisione, ma sulla forzatura per cui alcuni sono obbligati a condividere il debito degli senza che sia ascoltato il loro parere. Vorufakis cita Rutte che non ha torto dice: se devo darvi un aiuto va bene, apro il portafoglio e vi do dei soldi, ma qui vogliono che io sottoscriva un mutuo assieme a te. Questo non  è nulla che fa incrementare l’unità in Europa, anzi apre le porte ad una maggiore conflittualità se non alla sua esplosione. 

VIDEO QUI: https://youtu.be/GOmY5WljRYE

FONTE: https://scenarieconomici.it/varoufakis-il-recovery-fund-e-inilfluente-poi-arrivera-la-mazzata-dellausterita/

 

 

 

La via cattolica al keynesismo di Giorgio La Pira


19 Mar , 2021||2021|Visioni

Spulciando negli archivi di Federico Caffè mi sono ritrovato tra le mani questa piccola gemma dimenticata, che rappresenta forse il miglior articolo divulgativo sulla teoria keynesiana mai scritto in lingua italiana. Sto parlando de “L’attesa della povera gente”, un articolo del 1950 di Giorgio La Pira, deputato all’Assemblea costituente per la Democrazia Cristiana, tra i principali artefici della carta costituzionale e per tre volte sindaco di Firenze (tra il 1951 e il 1965). La Pira apparteneneva a quel gruppo di riformisti cattolici che nell’immediato dopoguerra si riunì attorno a Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani e allo stesso La Pira (la corrente dei cosiddetti “dossettiani”), e che tra il 1947 e il 1951 diede vita all’importante rivista Cronache sociali, a cui partecipò anche un giovane Federico Caffè con degli scritti illuminanti sulle (pessime) politiche economiche deflazionistiche dell’Italia di fine anni Quaranta (a conferma che i problemi di oggi hanno radici lontane). L’articolo in questione, nonché ovviamente la partecipazione di Caffè al gruppo dei dossettiani, è la dimostrazione di come in Italia fossero in pochi in quegli anni (in verità anche dopo) a comprendere le implicazioni potenzialmente rivoluzionarie del nuovo paradigma keynesiano, e di come questi pochi appartenessero perlopiù alla cultura cattolica e non, come altrove (e come sarebbe stato naturale), a quella socialcomunista, che invece rimase sempre scettica, se non apertamente ostile, alle teorie di Keynes, un po’ per tatticismo e politique d’abord, un po’ perché le sinistre già allora subivano «la suggestione dell’appello al mercato» e ai precetti einaudiano-liberisti – una costante, a ben vedere, della storia delle sinistre nel paese, come ha sempre lamentato Caffè. Questa è indubbiamente una delle ragioni principali (anche se non la sola) per cui le intuizioni espresse da La Pira in questo articolo, in cui viene abbozzata una sintesi catto-keynesiana di straordinaria potenza evocativa, non hanno mai trovato applicazione concreta nel nostro paese, neanche nel piena della cosiddetta “stagione keynesiana”. Ad ogni modo l’articolo rappresenta una testimonianza straordinaria di ciò che avrebbe potuto essere e che non fu. È quasi sconcertante la lucidità con cui La Pira mette a fuoco le implicazioni più radicali delle teorie di Keynes, anticipando molte delle cose che poi negli anni sarebbero state riprese dalla scuola post-keynesiana (in opposizione alla versione “imbastardita” del keynesismo, cioè il neokeynesismo) e che oggi la MMT sta inoculando nel dibattito pubblico: l’idea che l’obiettivo dei governi dovrebbe essere quello di una «la lotta organica contro la disoccupazione e la miseria»; che non è accettabile, che, da un lato, si sperperino capacità lavorative disponibili e, dall’altro, a larghe fasce di popolazione sia negato quel «minimo di reddito necessario per il “pane quotidiano”»; che è lo Stato a doversi assumere il ruolo di regolatore della domanda di lavoro attraverso il sostegno alla domanda, ma anche attraverso una «pianificazione» organizzata a lungo termine; che non dalla produzione deve discendere il livello di occupazione desiderato, ma che è quest’ultimo che deve determinare la spesa che avalla il coerente livello di produzione; che i «danari» per finanziare questo progetto non possono mai mancare perché la moneta è una creatura dello Stato; e in ultima analisi che solo su queste basi si può costruire una società degna di definirsi cristiana. Concetti più attuali che mai. Buona lettura.

Thomas Fazi

Giorgio La Pira, “L’attesa della povera gente” (Cronache sociali, 1950)

L’attesa della povera gente (disoccupati e bisognosi in genere)? La risposta è chiara: un governo a obiettivo, in certo modo, unico: strutturato organicamente in vista di esso: la lotta organica contro la disoccupazione e la miseria.

C’è anzitutto una premessa di natura squisitamente cristiana: è vano – per un governo – parlare di valore della persona umana e di civiltà cristiana, se esso non scende organicamente in lotta al fine di sterminare la disoccupazione e il bisogno, che sono i più terribili nemici esterni della persona.

Il documento inequivocabile della presenza di Cristo in un’anima e in una società è stato definito da Cristo medesimo: esso è costituito dalla intima ed efficace “propensione” di quell’anima e di quella società verso le creature bisognose.

Vi sono disoccupati? Bisogna occuparli. La parabole dei vignaioli è decisiva in proposito: tutti i disoccupati che nelle varie ore del giorno oziavano forzatamente nella piazza – perché nessuno li aveva ingaggiati: nemo nos conduxit! – furono occupati; esempio caratteristico di «pieno impiego»: nessuno fu lasciato senza lavoro (Mt. 20,7).

Vi sono creature bisognose? Affamati? Assetati? Senza tetto? Ignudi? Ammalati? Carcerati? Bisogna tendere ad essi efficacemente il cuore e la mano (Mt. XXV, 31-46): l’esempio di questa «propensione» all’intervento è fornito dal Samaritano: scese da cavallo e prese minutamente cura del ferito (Lc. 34).

E si badi: non si tratta soltanto (come spesso si crede) di atti di carità confinati nell’orbita di azione di singoli: impegno di amore, cioè, che investe soltanto le singole persone: no, si tratta di un impegno che parte dai singoli e che investe l’intiera struttura e la essenziale finalità del corpo sociale.

Costruire una società cristianamente significa appunto costruirla in modo che essa garantisca a tutti il lavoro, fondamento della vita, e, col lavoro, quel minimo di reddito necessario per il «pane quotidiano» (cioè vitto, alloggio, vestiario combustibile, medicine), per sé e per la propria famiglia.

Solo così si può realizzare il fine che san Tommaso assegna a una società cristiana: garantire a tutti la possibilità di quel «riposo» restauratore a della preghiera che è l’atto che segue. Per dir così, al lavoro, che costituisce l’operazione ultima, la più delicata e la più pacificante e gioiosa della persona.

È questa una premessa che gli uomini di governo devono tener ferma nella loro mente: stella polare della loro azione politica, giuridica, finanziaria: dar lavoro a tutti, dare il pane quotidiano a tutti; sopra queste finalità prime, improrogabili elementari, deve essere costruito l’intero edificio dell’economia, della finanza, della politica, della cultura: la libertà medesima, respiro della persona, è in certo modo preceduta e condizionata da queste primordiali esigenze del lavoro e del pane.

Orazione fondamentale del Signore: Dacci oggi il nostro pane quotidiano!

Questa fondamentale premessa cristiana è, del resto, convalidata da una altrettanto fondamentale premessa economica: premessa, è vero, che non vige nell’orbita dell’economia classica, ma che è posta a base di tutto l’edificio dell’economia nuova: la disoccupazione è un consumo senza corrispettivo di produzione: è perciò, uno spreco di forze produttive (oltre che essere un disastramento morale e spirituale della persona).

E la ragione è evidente: i disoccupati esistono, se esistono devono vivere, per vivere devono consumare. Consumare senza produrre: è questo il paradosso economico della disoccupazione.

La povera gente – che ha buonsenso – non si dà pace quando riflette su questa incongruenza dell’attuale struttura dell’economia: ma come, con tante case da costruire, con tante terre da bonificare, con tanti beni essenziali da produrre, con tante “aree depresse” da elevare, si può permettere l’esistenza di tanti milioni di braccia operose?

E si tenga conto, inoltre, del fatto del “moltiplicatore”: per uno che cessa di lavorare cessano di lavorare altri (concetto tecnico in Di Fenizio, Economia politica, pp. 456 e sgg).

Come mai sia possibile questo vero «impazzimento» economico e morale la povera gente non lo capisce; essa comprende che c’è qualcosa di specioso, di fondamentalmente errato, nella risposta inumana che comunemente si dà per giustificare questo triste fenomeno della disoccupazione: Non c’è denari!

Il problema è complesso, si sa, ma una soluzione positiva di esso non può non esistere. La Provvidenza dà in proposito un insegnamento sicuro: per ogni bambino che nasce, nascono due fonti di latte destinate ad alimentarlo!

E poi c’è sempre l’altra risposta: Mancano i danari? Eppure vivere bisogna, per vivere bisogna consumare e per consumare bisogna spendere: quindi, in ultima analisi, i danari si trovano sempre, necessariamente!

Qui viene proprio da dire: più che i danari manca l’impegno necessario per mettere in circolazione il talento unico messo sotto terra! È un problema di “dinamica” della volontà, della tecnica inventiva, della finanza, dell’economica, della politica.

Che queste intuizioni della povera gente (basate sulle cose e sul Vangelo) non siano scientificamente errate lo dimostra l’impostazione delle più moderne teorie economiche.

Sentite Beveridge che riporta da Keynes: «È meglio occupare gente a scavare buche e a ricolmarle che non occuparla affatto: le persone occupate inutilmente daranno occupazione ad altre con quello che guadagnano e spendono. È meglio occupare gente, comunque venga trovato il danaro per pagarle, che non occuparle affatto: l’ozio forzato è uno spreco di risorse materiali e di vite umane che non potrà mai essere rimediato e che non può difendersi con ragioni di ordine finanziario».

A proposito del “moltiplicatore”, il Beveridge soggiunge: «Ogni atto ha una catena infinita di conseguenze; perciò l’atto di dare impiego a un disoccupato e di pagargli un salario non si esaurisce lì. L’uomo che viene assunto e percepisce un salario superiore alla somma che egli riceveva a titolo di sussidio per la disoccupazione o di assistenza (quando la riceve!) spenderà per la maggior parte o interamente il suo reddito addizionale in beni e servizi forniti da altri e darà occupazione ad altri. Costoro a loro volta avranno un reddito maggiore: ne spenderanno una parte dando luogo a una nuova occupazione e così via. Fintanto che in una comunità vi saranno dei disoccupati, il dare un’occupazione retribuita a uno di essi aumenterà il numero degli occupati di più di una unità, e aggiungerà alla produzione nazionale più di quello che egli da solo produce. L’effetto primo verrà moltiplicato grazie ai secondi e ai terzi effetti».

Questa premessa economica – che indica l’occupazione come essenziale finalità di un’economia sana a causa degli incrementi produttivi che necessariamente ad essa si collegano – è ora divenuta la stella polare della politica economica dei più grandi Stati del mondo: prescindendo dagli Stati a struttura comunista, ad essa si ispirano la Gran Bretagna (con la politica del pieno impiego sostanzialmente condivisa da tutti i partiti) e gli stessi Stati Uniti di America. L’obiettivo della massima occupazione sta alla base della politica economica che gli Stati Uniti perseguono all’interno e all’estero: il piano [Marshall] medesimo non esiste, in ultima analisi, senza un intrinseco rapporto con tale obiettivo.

Occupare tutte le unità lavorative, e quindi incrementare la produzione e, con essa, il tenore di vita degli uomini: è l’imperativo categorico che si impone agli Stati e ai governi del tempo nostro (Economist, cit.).

Se la disoccupazione deve essere eliminata – obiettivo fondamentale di uno Stato moralmente, socialmente ed economicamente sano – devono essere voluti e usati i mezzi per eliminarlo: questi mezzi si riassumano in uno solo: la spesa.

E infatti cosa è, in ultima analisi, la disoccupazione? Spesa non fatta: occupazione e disoccupazione si analizzano in queste posizioni: spesa che determina occupazione e, quindi, produzione; carenza di spesa che determina deficienza nella domanda dei beni e quindi disoccupazione, e quindi, carenza di produzione.

Il perno di tutta la nuova teoria economica sta qui, Keynes esplicitamente lo dice: l’occupazione dipende dalla spesa, e la spesa può essere di due specie: spesa di consumi, spesa per l’investimento. Quel che viene risparmiato, ossia quel che non viene speso in beni di consumo, crea occupazione soltanto se viene investito, o cioè speso per accrescere l’attrezzatura di beni capitali, quali le fabbriche, i macchinari, le navi, o ad accrescere le scorte di materie prime. Proporzionare la spesa – e, quindi, la produzione – alla occupazione: ecco il problema.

Anzitutto, chi opererà questo proporzionamento? Basterà, cioè, che lo Stato decida alcuni provvedimenti finanziari economici e politici a favore dell’iniziativa privata perché si operi automaticamente la spesa voluta e, perciò, il desiderato assorbimento della manodopera disoccupata?

No: che lo Stato abbia il dovere di favorire l’iniziativa privata in modo da orientare, stimolarne e accelerarne il ritmo produttivo e, quindi, la capacità di spesa e di occupazione, non c’è dubbio; ma non v’è parimenti dubbio che per questa via indiretta non si opererà mai il pieno impiego della manodopera: “l’automatico proporzionamento” è una di quelle pseudoarmonie economiche che l’esperienza dolorosa e permanente della disoccupazione ha sempre smentito.

La rivoluzione operata nel pensiero economico da J.M. Keynes – dice Beveridge – e aiutata dall’esperienza degli anni dopo il 1930 sta nel fatto che non viene più assunta come sicura l’adeguatezza della domanda di manodopera. L’analisi keynesiana porta alla conclusione che, anche astraendo dalla depressione ciclica, vi può essere deficienza cronica o pressoché cronica nella domanda complessiva di manodopera, per cui la piena occupazione si presenta fuggevolmente in casi rari.

Non bastano, quindi, i provvedimenti del primo tipo: bisogna prenderne altri di tipo diverso. Bisogna, cioè, che lo Stato intervenga direttamente con un piano organico di investimenti capaci di operare, a scadenze determinate, il graduale assorbimento della manodopera disoccupata; questi “massicci” investimenti pubblici costituiscono, del resto, uno stimolo efficacissimo per gli investimenti privati.

Il proporzionamento, perciò, della spesa all’occupazione non può essere determinato e attuato che dallo Stato: spetta al governo la determinazione del quanto della spesa (in base al numero discriminato dei disoccupati), calcolando la parte di spesa indiretta (operata dall’iniziativa privata per effetto dei provvedimenti di cui si è parlato) e quella di spesa diretta (mediante piani organici di attività produttiva pubblica).

Dette queste cose – che concernono il governo – bisogna dirne altre che concernono i privati: il risparmio ha valore solo come strumento di spesa capace di creare nuova occupazione e, quindi, nuova produzione. Altra legittimità sociale esso non possiede: è una legge economica (il risparmio è di per sé un fatto puramente negativo: significa non spendere; il risparmio in sé non ha alcuna virtù sociale. La virtù sociale del risparmio da parte di una persona dipende dal fatto che vi sia qualche altro che desidera spendere tale risparmio), ed è anche una legge della vita morale: Non vogliate tesaurizzare, dice categoricamente il Vangelo (Mt. VI, 19). La condanna del risparmiatore avaro è tremendamente rappresentata nel pauroso che empì i suoi granai senza pensare alla morte che lo attendeva (Lc. XII, 16): risparmiare per spendere o far spendere (il talento non doveva essere sotterrato ma almeno consegnato ad altri capaci di metterlo a frutto (Lc. XIX, 22; Mt. XXV, 14-30); questa è la “politica economica e finanziaria” del Vangelo.

Ecco ciò che i privati possessori di risparmi devono capire: è una tremenda responsabilità quella che grava sopra di loro, morale ed economica insieme: perché il risparmio non speso equivale a lavoro mancato e, quindi, a disoccupazione aumentata.

Ecco perché il problema del risparmio – cioè il problema delle fonti di spesa – è il problema fondamentale, in certo modo, di una comunità statale: sopra di esso poggia, appunto, come su una base, l’edificio della piena occupazione.

Ma la disoccupazione creata o aumentata significa lesione grave dell’ordine morale, dell’ordine economico e dell’ordine sociale; su questa lesione, come sul terreno propizio, si radicano le piante parassite dell’odio e del sovvertimento (cfr. Beveridge).

Bisogna spendere: deve spendere lo Stato, devono spendere i privati. Ma come? Disordinatamente o, invece, organicamente, cioè alla stregua di certi programmi di produzione che si distendono nel tempo (spesa pianificata a lungo termine?). La risposta è ovvia: spendere organicamente secondo piani determinati. Non bisogna lasciarsi impressionare dalle parole: “pianificare” significa mettere ordine, orientare verso uno scopo; significa che il sistema economico e finanziario di uno Stato, anzi – l’intero sistema economico e finanziario e mondiale – non può più essere lasciato a se stesso, ma deve essere finalizzato in vista di scopi proporzionati all’occupazione e ai bisogni essenziali dell’uomo. Lo stesso piano [Marshall], in ultima analisi, ad altro non dovrebbe mirare. Chi vuol costruire saldamente una casa e chi vuol fare efficacemente una guerra (qui: guerra efficace alla disoccupazione e alla miseria) deve «pianificare» la propria azione affinché essa dia un risultato felice (Lc. XIV, 28).

Quali obiettivi avranno questi piani? Evidentemente essi saranno scelti secondo un criterio di priorità sociale. Vi sono dei bisogni essenziali che attendono di essere rapidamente soddisfatti: case da costruire (perché non estendere e accelerare i piani esistenti?), energia da produrre, terre da bonificare, aree depresse da industrializzare; quanto bene da compiere, quanto amore concreto da seminare, quanta speranza e quanta gioia da donare!

Come finanziare questi piani? Dove trovare i danari occorrenti per questa spesa? Ecco: prima di rispondere a queste domande – che potrebbero provocare la risposta pigra: non ci sono i danari perché il bilancio dello Stato è in deficit – bisogna fare una premessa: l’ozio forzato è uno spreco di risorse materiali e di vite umane, che non potrà mai esser rimediato e che non può difendersi con ragioni di ordine finanziario. Bisogna capovolgere il modo comune di impostazione del problema, cioè proporzionare la cassa alla spesa e la spesa all’occupazione; si comprende, è un’impostazione del problema che esige un grande sforzo di riflessione, di volontà creatrice. Partire dall’uomo, cioè dal fine, non dal danaro, cioè dal mezzo.

È questa un’impostazione secondo il Vangelo (perché una impostazione umana dell’economia attira la benedizione di Dio e opera dei veri miracoli, incognita di ogni calcolo generoso!) ed è anche un’impostazione economicamente sana (perché tra l’altro i danari per dar da vivere ai disoccupati bisogna trovarli necessariamente).

Questa impostazione esige che il ministro del Tesoro (o quello del Bilancio o quello delle Finanze) rovesci, per dir così, il suo modo usuale di considerare la finanza dello Stato e il bilancio dello Stato; tale bilancio deve essere compilato con riferimento non più al danaro ma al potenziale umano disponibile: tanti uomini da occupare, tanti danari da spendere. Deve diventare un bilancio a “scala” umana.

Questo “rovesciamento”, del resto, non è poi così nuovo nella politica economica e finanziaria dei grandi Stati moderni: a parte gli Stati a struttura comunista, i grandi Paesi dell’Occidente (dalla Gran Bretagna all’America) costruiscono ormai i loro bilanci – anche se con graduazioni diverse – in vista del pieno impiego e del più alto tenor di vita della popolazione.

E infatti: inflazione significa danaro senza cose, rappresentante senza rappresentato; ma se le cose ci sono e c’è il danaro che le rappresenta, dov’è l’inflazione? Se cresce la popolazione (e, quindi, la spesa) è chiaro che deve crescere anche – a parità di velocità di circolazione – il volume del danaro che circola. L’inflazione c’è soltanto quando alla crescita della circolazione – a parità di velocità – non corrisponde una crescita proporzionata della produzione. È così chiaro!

E allora: se spendo un milione di lire per costruire un milione (anzi più) di case, o per bonificare un milione di terra, o per produrre un milione di energia, dov’è l’inflazione?

Il «vuoto inflazionistico» viene definito dall’ammontare di moneta che la collettività cerca di spendere «in eccedenza al suo reddito di piena occupazione e al di sopra del valore delle merci realmente prodotte» (Di Fenizio, op. cit., p. 473).

Ma tutto questo presuppone una cosa: che lo Stato si assuma questo compito nuovo di assicurare ai cittadini il lavoro (e il pane che ne deriva) e, quindi, di “regolare” adeguatamente, attraverso la spesa, la domanda di lavoro. L’assunzione di tale compito fondamentale produce trasformazioni profonde nella struttura del governo in genere e in quella dei Ministeri finanziari (e della spesa) in ispecie. Il governo diventa così davvero quello che già san Tommaso preconizzava: l’architetto del bene comune; il garante, per tutti, del lavoro e del pane.

Spesa fatta, occupazione creata, produzione incrementata, sofferenze lenite, energie e ricchezza moltiplicate, benedizioni di Dio ricevute! Vale proprio la pena.

1) È il governo persuaso che la disoccupazione, con la miseria morale che provoca, va combattuta come uno dei fondamentali nemici e delle fondamentali contraddizioni della società cristiana?

2) È il governo persuaso che la disoccupazione costituisca uno sperpero economico che incide gravemente sul reddito nazionale e che, a lungo andare, produce anche inflazione?

3) È il governo persuaso che l’eliminazione della disoccupazione presuppone un regolamento del mercato del lavoro da operarsi mediante una pianificazione della spesa (pubblica e privata) che esso solo può compiere?

4) È il governo persuaso che nessun ostacolo di natura finanziaria può e deve impedire il raggiungimento almeno graduale di questo obiettivo? Che i “danari” in ogni caso non possono non esistere anche se è certamente faticoso – ed esige sforzi intellettuali, volitivi e anche di preghiera! – reperirli? Che se c’è un bisogno essenziale umano non può mancare – perché Dio esiste ed è Padre – il mezzo adeguato per soddisfarlo? Che questa proposizione dettata dalla fede è perfettamente convalidata dall’esperienza e dalla più recente e vitale teoria economica?

5) È il governo persuaso che l’assunzione di questo compito nuovo e così fondamentale importa un mutamento in certo senso radicale della sua politica economica e finanziaria, interna e internazionale? Che esso importa l’elaborazione di un bilancio del Tesoro totalmente diverso per struttura e per finalità di quello attuale? Che esso importa un mutamento adeguato nella struttura del gabinetto e nella struttura dell’apparato burocratico statale?

6) E, infine, vuole intanto il governo procedere all’immediata erogazione delle somme necessarie per sovvenire in qualche modo alle prime e inderogabili esigenze dei disoccupati?

Ecco le domande precise che la povera gente fa al governo: se il governo può dare ad esse una risposta positiva, allora la “crisi” sarà risolta e il governo – attirando sopra di sé le benedizioni di Dio e della povera gente – farà come il sapiente costruttore del Vangelo: costruirà saldamente l’edificio sopra la roccia (Mt. VII, 24-29).

Se il governo darà ad esse una risposta negativa, allora la “crisi” assumerà dimensioni più vaste e il governo farà come lo stolto costruttore del Vangelo: costruì l’edificio sulla sabbia, venne la tempesta e vi fu grande rovina (Mt. VII, 24-29).

N.d.R.: Per agevolare la lettura sono state selezionate le parti a nostro avviso più significative dell’originale articolo di La Pira.

FONTE: https://www.lafionda.org/2021/03/19/la-via-cattolica-al-keynesismo-di-giorgio-la-pira/

 

 

 

EVENTO CULTURALE

CONNESSIONI, il romanzo di  Fancesca Sifola
 
L’amore, si sa, non segue percorsi prestabiliti e scontati. È talvolta bizzarro, folle, non dà tregua e la protagonista di questa storia non ha mai rinunciato a vivere e ad amare seguendo sentimenti totalizzanti.
Dopo un lungo periodo di sguardi, sospensioni e incertezze si fa avanti un uomo che, mettendo da parte le sue paure riesce, abbandonandosi, a immergersi in una storia ricca di pathos e sensualità.
Ma il romanzo di Francesca Sifola è, soprattutto, lo svelamento di un percorso interiore di forte intensità emozionale che attraversa la vita unendo fili misteriosi, intessuti di casualità che lasciano pensare ad un deciso abbraccio del Destino.
Romanzo
Pubblicato: Aprile 2020
Pagine: 200, brossura
Editore: Europa Edizioni
EAN: 9788855088244
 
     disponibile
 
     disponibile
     prossimamente
     prossimamente
FONTE: https://www.francescasifola.it/connessioni.html

 

 

GIUSTIZIA E NORME

OBBLIGO VACCINALE E ART. 32

PARLA IL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE!!!

https://www.cortecostituzionale.it/actionPresidente.do

VIDEO QUI: https://youtu.be/OR-DGrxqjaI

FONTE: https://youtu.be/OR-DGrxqjaI

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Leur “vaccination” n’a rien à voir avec notre santé

« Le principal but de la vaccination n’est pas d’ordre sanitaire », selon Philippe Guillemant, Docteur et ingénieur physicien, spécialiste d’Intelligence Artificielle exerçant au CNRS. « Ce problème-là est peanuts à coté du choix de société qui se trouve devant nous, qu’une politique de gouvernance mondiale semble avoir déjà fait à notre place. Le principal but de la vaccination est de parvenir à une normalisation du port d’identité numérique par chaque citoyen. Aucune loi ne pourrait empêcher l’implémentation des algorithmes correspondants, mais seulement en interdire l’usage. La question de savoir si nous allons effectivement rentrer dans ce nouveau monde, ou pas, va donc dépendre du niveau d’acceptation du vaccin. Mais je le répète une fois de plus, mon avis est qu’on n’entrera pas dans ce nouveau monde. »

La principale finalité de la vaccination n’est pas sanitaire (Ph. Guillemant)

Le principal but de la vaccination est de parvenir à une normalisation du port d’identité numérique par chaque citoyen. Il sera en effet permis que le contrôle de ses droits d’accès à différents lieux (restaurants, boutiques, gares etc.) se fasse de manière automatique, ce qui ouvrira un immense marché, celui des objets connectés, tellement savoureux qu’il est capable de transformer des informaticiens en virologues.

 

Cela permettra également l’introduction d’une monnaie numérique déjà préparée par la suppression progressive de l’argent liquide.

Il y a deux cas à considérer :

– Port d’identité numérique non intimement liée au corps : mobile, bracelet, montre, sac à main…
– Port d’identité numérique intimement liée au corps : bague, puce sous la peau, identification génique…

Dans le second cas il sera impossible, sauf opération chirurgicale, de se débarrasser de son identité.

Dans un premier temps, seul le premier cas est à considérer sérieusement. Ce n’est que lorsque l’usage d’une identité numérique sera normalisé par l’habitude (de vivre autrement) que le second cas s’imposera naturellement pour renforcer la sécurité de l’usage.

Aujourd’hui, ce port d’identité numérique est déjà réalisé via nos mobiles, mais aucun usage n’en est fait, sauf marginal comme dans le cas de l’application TousAntiCovid. Tout le monde a le droit d’entrer dans n’importe quelle boutique et de voyager sans être obligé d’avoir un portable. D’autre part, le traçage des déplacements permis par un mobile est très grossier, sa précision étant comprise entre 1 et 10 mètres. On peut considérer que pour l’instant, avoir un portable est inoffensif.

Tout cela pourrait changer avec le contrôle vaccinal automatisé et la généralisation des objets connectés via la 5G et même dès la 4G. En particulier le traçage ne serait plus réalisé par GPS, mais par analyse et triangulation de signaux via les objets alentours et sera à terme 100 à 1000 fois plus précis, à mesure que la technologie évoluera.

Le port non lié au corps d’identité numérique, dans un environnement peuplé d’objets connectés (maisons, voitures, routes, villes…) permettrait les recueils de données suivants par une I.A. :

– Vérification d’autorisation d’accès pour les vaccinés
– Contrôle de vitesse et stationnement (voiture connectée)
– Identification de toutes sortes d’infractions à la conduite
– Identification des personnes avec qui l’on déjeune
– Mémorisation de tous les déplacements
– Calcul de temps de travail ou temps de présence…
– Détection de déplacement inhabituel…
– Etc

Il convient de préciser qu’aucune loi ne pourrait empêcher l’implémentation des algorithmes correspondants, mais seulement en interdire l’usage.

Toutefois, il serait extrêmement difficile de détecter qu’un tel usage n’est pas effectué. Seule son exploitation pourrait être rendue visible, mais cela laisse une grande place à une exploitation inavouée, par exemple par une société d’assurance où le calcul des droits est déjà réalisé de façon informatique.

Considérons maintenant le deuxième cas, et allongeons la liste précédente :

– Maison intelligente (interactions, commandes, dialogues…)
– Analyse d’activités privées (dormir, lire, faire l’amour…)
– Surveillance de l’activité des enfants
– Analyse des interactions familiales
– Analyse de situation (repos, activité, chute…)
– Analyse de comportement (geste brusque, activité sportive…)
– Détection et mémorisation des habitudes
– Etc

J’en oublie certainement, sachant qu’il est difficile d’imaginer d’avance tout ce que la quatrième révolution industrielle pourrait nous inventer. Je ne parle ici que d’un transhumanisme très doux, presque acceptable, sans faire référence à quoi que ce soit d’intrusif comme une puce dans le cerveau, des nanorobots dans nos veines ou une vision artificielle et connectée. Mais il va de soi que l’acceptation de ces technologies intrusives est conditionnée à l’acceptation de l’usage d’identité numérique.

La question de savoir si nous allons effectivement rentrer dans ce nouveau monde, ou pas, va donc dépendre du niveau d’acceptation du vaccin.

Il est en effet peu probable que l’on oblige chaque citoyen à porter une identité numérique lors de ses déplacements si 50% de la population n’est pas vaccinée, car on ne va pas limiter à ce point la liberté de circulation. Par contre, si seulement 5% de la population n’est pas vaccinée, il est fort probable qu’on entrera dans ce nouveau monde.
La réalité sera évidemment bien plus complexe que cette simplification binaire, qui n’a d’autre but que d’éveiller aux véritables enjeux.

Donc, je le répète, nous ne sommes pas confrontés à un problème sanitaire avec le virus. Ce problème-là est peanuts à coté du choix de société qui se trouve devant nous, qu’une politique de gouvernance mondiale semble avoir déjà fait à notre place.

Mais je le répète une fois de plus, mon avis est qu’on n’entrera pas dans ce nouveau monde.

Philippe Guillemant, le 24 novembre 2020

Source : NEXUS, le 1er décembre 2020

(Merci à parabellum666)

Pour en savoir plus sur l’auteur : http://guillemant.net

Rappels :

« Vous aurez bientôt à choisir : la liberté ou l’esclavage » (Catherine Austin Fitts)

La pandémie de coronavirus COVID-19 : Le vrai danger est « l’Agenda ID2020 »

« Nous sommes dans une longue séance de torture, dont l’objectif est de nous soumettre au mondialisme » (Lucien Cerise)

 

FONTE: https://olivierdemeulenaere.wordpress.com/2021/01/14/leur-vaccination-na-rien-a-voir-avec-notre-sante/

 

 

 

L’OMS confirme que le test Covid-19 PCR est invalide, les estimations de « cas positifs » sont sans fondement.

Le confinement n’a aucune base scientifique.

C’est évidemment un scandale sans nom, mais ce n’est en rien une surprise : Cela fait presque un an que je vous alerte sur cette fraude et cette tromperie gigantesques, criminelles… Mon premier papier sur l’imprécision et la non-pertinence du test PCR remonte en effet au 10 avril 2020 : L’arnaque suprême du coronavirus dévoilée : Le Covid-19 est indétectable… C’est une menace fantôme ! Faisons maintenant un rêve : L’OMS va faire son mea culpa puis appeler à un arrêt immédiat des politiques dictatoriales de confinement et de restriction des libertés… OD

Le test du polymérase de transcription inverse en temps réel (rRT-PCR) fut appliqué par l’Organisation mondiale de la santé (OMS) en date du 23 janvier 2020 afin de détecter le virus SARS-COV-2, suivant les recommandations d’un groupe de recherche en virologie (basé à l’hôpital universitaire Charité de Berlin), soutenu par la Fondation Bill et Melinda Gates. (Pour plus de détails, voir l’étude Drosten )

Exactement un an plus tard, le 20 janvier 2021, l’OMS se rétracte. Ils ne disent pas «Nous avons fait une erreur». La rétraction est soigneusement formulée. 

 

Alors que l’OMS ne nie pas la validité de ses « directives trompeuses » en date de janvier 2020, elle suggère néanmoins de « Retester », ce qui dans la pratique est une impossibilité.

La question litigieuse concerne le nombre de cycles de seuil d’amplification (Ct). Selon Pieter Borger, et al. :

Le nombre de cycles d’amplification [devrait être] inférieur à 35 ; de préférence 25-30 cycles. En cas de détection de virus, > 35 cycles détecte uniquement les signaux qui ne sont pas corrélés avec le virus infectieux tel que déterminé par l’isolement en culture cellulaire… (en anglais, Critique de l’étude Drosten )

L’Organisation mondiale de la santé (OMS) admet implicitement un an plus tard que TOUS les tests PCR effectués à un seuil d’amplification (Ct) de 35 cycles ou plus sont INVALIDES. Mais c’est ce qu’ils ont recommandé au point de départ en janvier 2020, en liaison  avec l’équipe de virologie de l’hôpital Charité de Berlin.

Si le test est effectué à un seuil de 35 Ct ou plus (ce qui fut recommandé par l’OMS), les segments du virus SRAS-CoV-2 ne peuvent pas être détectés, ce qui signifie que TOUS les soi-disant «cas positifs» confirmés et enregistrés dans les bases de données au cours des 14 derniers mois sont erronés (n’ont aucune validité du point de vue scientifique ).

Selon Pieter Borger, Bobby Rajesh Malhotra, Michael Yeadon, et al., le Ct> 35 a été la norme «dans la plupart des laboratoires en Europe et aux États-Unis». 

Vous trouverez ci-dessous la «rétractation» soigneusement formulée par l’OMS. Le texte intégral avec le lien vers le document original est en annexe:

Le document d’orientation de l’OMS sur les Tests diagnostiques pour le dépistage du SARS-CoV-2 souligne que les résultats faiblement positifs doivent être interprétés avec prudence (1). La valeur de cycle seuil (Ct) nécessaire pour détecter le virus est inversement proportionnelle à la charge virale du patient. Lorsque les résultats du test ne correspondent pas au tableau clinique, il convient de prélever un nouvel échantillon et de répéter le test en utilisant une méthode d’amplification des acides nucléiques identique ou différente.

L’OMS rappelle aux utilisateurs de DIV que la prévalence d’une maladie altère la valeur prédictive des résultats de test ; à mesure que la prévalence diminue, le risque de faux positifs augmente (2). Cela signifie que la probabilité qu’une personne ayant obtenu un résultat positif (SARS-CoV-2 détecté) soit réellement infectée par le SARS-CoV-2 diminue à mesure que la prévalence diminue, quelle que soit la spécificité déclarée du test.  (emphase ajoutée par l’auteur).

Estimations Erronées 

Ce n’est pas une question de  «faibles positifs» ou de «risque de faux positifs». L’enjeu relève  au point de départ en janvier 2020 de la mise en application par l’OMS d’une méthodologie trompeuse et erronée qui conduit à des estimations qui n’ont aucune base scientifique. 

Ce que cette déclaration contradictoire de l’OMS confirme, c’est que l’estimation du covid positif à partir d’un test PCR (avec un seuil d’amplification de 35 cycles ou plus) est tout simplement invalide. Dans ce cas, l’OMS recommande de répéter le test PCR:   «il convient de prélever un nouvel échantillon et de répéter le test…».

Cette recommandation de RÉPÉTER LE TEST n’a aucun sens. C’est une impossibilité. Des millions de personnes dans le monde entier ont déjà été testées, à partir du début février 2020. Il s’agit néanmoins de conclure que la recommandation contradictoire de l’OMS de « retester » confirme sans équivoque QUE CES ESTIMATIONS PCR RELATIVES À LA COVID SONT TOUT SIMPLEMENT ERRONÉES.


Je dois mentionner qu’il existe plusieurs autres défauts concernant le test PCR qui ne sont pas abordés dans cet article. (Voir le livre électronique de Michel Chossudovsky :   The 2020 Worldwide Corona Crisis : Destroying Civil Society, Engineered Economic Depression, Global Coup d’État and the Great Reset  (Chapitre II). Egalement disponible en français.


Au point de départ en janvier 2020, le test PCR fut (de manière routinière) appliqué à un seuil d’amplification Ct de 35 ou plus, conformément aux recommandations de l’OMS. Cela signifie que la méthodologie PCR appliquée dans 193 pays membres des Nations Unies a mené au cours des 12 à 14 derniers mois à la compilation de statistiques Covid erronées et trompeuses.

Et ce sont ces statistiques (erronées) qui servent à mesurer l’évolution de la dite  «pandémie». Au-dessus d’un cycle d’amplification de 35 ou plus, le test ne détectera pas les segments du virus. Par conséquent, ces chiffres n’ont aucun sens.

Il s’ensuit qu’il n’y a aucune base scientifique pour confirmer l’existence d’une pandémie.

Ce qui signifie également que le verrouillage (confinement) ainsi que les mesures économiques qui ont entraîné la panique sociale, l’extrême  pauvreté et le chômage (dont l’objectif annoncé par les gouvernements était de freiner la propagation du virus) n’ont aucune justification.

Selon l’avis scientifique Pieter Borger et al. :

« Si quelqu’un est testé par PCR positif lorsqu’un seuil de 35 cycles ou plus est utilisé (comme cela est le cas dans la plupart des laboratoires en Europe et aux États-Unis), la probabilité que cette personne est infectée est inférieure à 3% , la probabilité que ledit résultat est un faux positif est de 97%  (Pieter Borger, Bobby Rajesh Malhotra, Michael Yeadon, Clare Craig, Kevin McKernan, et al, Critique of Drosten Study )

Comme indiqué ci-dessus, « la probabilité que ledit résultat soit un faux positif est de 97% » : il s’ensuit que l’utilisation de la détection > 35 cycles contribuera de manière indélébile à « augmenter » le nombre de « faux positifs ».

Au moment d’écrire ces lignes (mi-mars 2021), malgré le mea culpa de l’OMS, le test PCR continue à être utilisé afin de faire augmenter les chiffres en flèche.

L’objectif consiste à  justifier les politiques de verrouillage en cours.

Ces estimations erronées sont à leur tour manipulées afin d’assurer une tendance à la hausse des positifs Covid. De plus, ces tests PCR ne sont pas accompagnés d’un diagnostic médical des patients testés.

Et maintenant, les gouvernements dans plusieurs pays ont émis des avertissements d’une « troisième vague » dans le cadre de leur campagne de propagande en faveur du vaccin Covid-19.

Et ces déclarations trompeuses se basent sur des statistiques qui sont le résultat d’une méthodologie totalement erronée. Par ailleurs, il n’y a absolument aucune base scientifique pour mettre en œuvre le vaccin Covid-19.

L’OMS et l’évaluation scientifique de Pieter Borger , et al. (cité ci-dessus) confirment sans équivoque que les tests R-PCR adoptés par les gouvernements afin de justifier le verrouillage et la déstabilisation des économies nationales sont (selon l’OMS) totalement ERRONÉES. 

Il s’agit de comprendre qu’il y a un jeu de chiffres (basées sur des estimations qui au point de départ sont trompeuses). Ces chiffres sont cités sans relâche 24 heures sur 24, 7 jours sur 7 par les médias et les gouvernements.

Il s’agit d’une vérité mensongère dont l’objectif est d’alimenter la campagne de la peur. L’objectif est de «justifier» TOUTES les politiques mises en avant par les gouvernements :

  • verrouillage, confinement,
  • fermeture de l’activité économique, chômage, pauvreté et banqueroutes,
  • distanciation sociale,
  • masque facial,
  • couvre-feu,
  • programme de vaccination.

Données et statistiques mensongères.

Réfléchissez avant de vous faire vacciner.

Et maintenant, nous sommes entrés dans une soi-disant «troisième vague». (où sont les données ??).

C’est «un paquet de mensonges». 

C’est un crime contre l’humanité. 

Michel ChossudovskyMondialisation.ca, le 21 mars 2021

Cet article a été publié initialement en anglais :

The WHO Confirms that the Covid-19 PCR Test is Flawed : Estimates of “Positive Cases” are Meaningless. The Lockdown Has No Scientific Basis, le 19 mars 2021.

Version française par l’auteur, Michel Chossudovsky.

Texte intégral de la directive OMS du 20 janvier 2021

FONTE: https://olivierdemeulenaere.wordpress.com/2021/03/22/loms-confirme-que-le-test-covid-19-pcr-est-invalide-les-estimations-de-cas-positifs-sont-sans-fondement-le-confinement-na-aucune-base-scientifique/

 

 

 

WHO Information Notice for IVD Users 2020/05

Nucleic acid testing (NAT) technologies that use polymerase chain reaction (PCR) for detection of SARS-CoV-2

20 January 2021

Medical product alert
Geneva
Reading time: 1 min (370 words)

Product type: Nucleic acid testing (NAT) technologies that use polymerase chain reaction (PCR) for detection of SARS-CoV-2

Date: 13 January 2021

WHO-identifier: 2020/5, version 2

Target audience: laboratory professionals and users of IVDs.

Purpose of this notice: clarify information previously provided by WHO. This notice supersedes WHO Information Notice for In Vitro Diagnostic Medical Device (IVD) Users 2020/05 version 1, issued 14 December 2020.

Description of the problem: WHO requests users to follow the instructions for use (IFU) when interpreting results for specimens tested using PCR methodology.

Users of IVDs must read and follow the IFU carefully to determine if manual adjustment of the PCR positivity threshold is recommended by the manufacturer.

WHO guidance Diagnostic testing for SARS-CoV-2 states that careful interpretation of weak positive results is needed (1). The cycle threshold (Ct) needed to detect virus is inversely proportional to the patient’s viral load. Where test results do not correspond with the clinical presentation, a new specimen should be taken and retested using the same or different NAT technology.

WHO reminds IVD users that disease prevalence alters the predictive value of test results; as disease prevalence decreases, the risk of false positive increases (2). This means that the probability that a person who has a positive result (SARS-CoV-2 detected) is truly infected with SARS-CoV-2 decreases as prevalence decreases, irrespective of the claimed specificity.

Most PCR assays are indicated as an aid for diagnosis, therefore, health care providers must consider any result in combination with timing of sampling, specimen type, assay specifics, clinical observations, patient history, confirmed status of any contacts, and epidemiological information.

Actions to be taken by IVD users:

  1. Please read carefully the IFU in its entirety.
  2. Contact your local representative if there is any aspect of the IFU that is unclear to you.
  3. Check the IFU for each incoming consignment to detect any changes to the IFU.
  4. Provide the Ct value in the report to the requesting health care provider.

Contact person for further information:

Anita SANDS, Regulation and Prequalification, World Health Organization, e-mail: rapidalert@who.int

References:

1. Diagnostic testing for SARS-CoV-2. Geneva: World Health Organization; 2020, WHO reference number WHO/2019-nCoV/laboratory/2020.6.

2. Altman DG, Bland JM. Diagnostic tests 2: Predictive values. BMJ. 1994 Jul 9;309(6947):102. doi: 10.1136/bmj.309.6947.102.

FONTE: https://www.who.int/news/item/20-01-2021-who-information-notice-for-ivd-users-2020-05

 

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