RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 24 GIUGNO 2022

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 24 GIUGNO 2022

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Ciò che la strada ha di più umano è la svolta.

RAMON GOMEZ DE LA SERNA, Sghiribizzi, Bompiani, 1997, pag. 159

 

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SOMMARIO

Rassegna stampa Detti e scritti 24 06 2022

Abbiamo un mostro fresco, di giornata

Google: Garante privacy stop all’uso degli Analytics. Dati trasferiti negli Usa senza adeguate garanzie

Cina, l’app di tracciamento Covid utilizzata per impedire una protesta

ALTRO CHE SICCITÀ.

Il Papa e il bar dello Sport

Microcosmi pericolosi di sorveglianza biometrica

Proroga Green Pass: chi ha votato a favore e contro al parlamento europeo

In arrivo una nuova specie: i “dottorini”.

DISTRUZIONE E MORTE

L’ELITE DI POTERE ANGLOSASSONE GIOCA LA CARTA DEL CONFLITTO NUCLEARE

LAVROV: GLI ANGLOSASSONI NON CONSENTONO ALL’UCRAINA DI RIPRENDERE I COLLOQUI

L’ESERCITO UCRAINO E L’”INTERNAZIONALE ATLANTISTA”

ILDEGARDA DI BINGEN, IL PENSIERO E L’AZIONE – Parte 1

ILDEGARDA DI BINGEN: IL PENSIERO E L’AZIONE – Parte 2

L’egemonia di sinistra ha creato un deserto e l’ha chiamato cultura

La razza in estinzione

Fake news: ci caschiamo perché siamo pigri

UN NUOVO CATASTO PER BLACKROCK

Non “l’aumento dei prezzi di Putin”: il presidente della Fed Powell rompe con Biden sull’inflazione

Accise sui carburanti in Italia 2022: quali sono e cosa finanziano

UNDICI INTERROGATIVI PER IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

AGGIORNAMENTO: Il Garante Privacy si esprime su Google Analytics: il trasferimento è illecito

Un salario meno che minimo: una farsa europea

DAI LIBRI ALLE STREGHE

Lavrov in missione a Teheran: la Russia rafforza la cooperazione con l’Iran

Credere, obbedire, combattere

Dr. Volodymyr & Mr. Zelensky : Il lato nascosto del presidente ucraino

La risposta di Giorgia Meloni agli insulti di La7: Campagne d’odio contro di me

Zelensky e l’amnesia di otto anni di guerra nel Donbass

La strana storia del volo Pan Am 914

 

 

IN EVIDENZA

Abbiamo un mostro fresco, di giornata

Marcello Veneziani La Verità (22 giugno 2022)
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Pestatelo, è lui la Bestia sacrificale del giorno, lo ha decretato l’Accademia dei Linciaggi. È un meccanismo che ormai procede con cadenza quotidiana, senza soluzione di continuità. Dal nemico politico e ideologico all’outsider ribelle, dal no vax al no war, dal “putiniano” all’antiamericano, dal difforme al non abbastanza conforme.
Ogni giorno sui grandi giornali italiani e in tv si prende di mira un bersaglio e si procede a mazziarlo. In branco, magari in giorni diversi, ma con acredine progressiva. L’obbiettivo può essere non solo quello scontato, il Salvini o la Meloni di turno, il Berlusca in versione centro-destra o un Conte, un Grillo o un Renzi quando sgarrano rispetto alla Cupola di Sinistra, ma può essere anche il Cacciari o l’Agamben, il Montaigner o il Santoro, il Capuozzo o l’Orsini di turno, il Briatore e perfino il Giorgino sfrattato dalla conduzione del tg1.
Non succede mai che un detentore di potere effettivo, un funzionario organico della sinistra diffusa o un suo conduttore televisivo, un membro della cupola politico-mediatica-finanziaria, sia soggetto a critica e attacco corale fino al disprezzo e al pubblico ludibrio. Ma succede sempre e solo a quelli che non sono dalla parte giusta, che non hanno forti protezioni o che le hanno perse, o che si sono a un certo punto liberati dai tutori e dalla casa madre e ragionano con la loro testa.
Ci sono alcuni critici televisivi (citiamo il decano, Aldo Grasso) che colpiscono sempre, senza eccezioni, coloro che sono già stati colpiti e sfiduciati, coloro che versano in difficoltà, in caduta libera, che hanno perso il loro potere o la loro protezione o che sono sul versante opposto alla cupola. Ci sono corsivisti che fanno altrettanto (il capofila è Massimo Gramellini ma ogni giornalone ha i suoi cecchini di riferimento): la loro funzione è codificare lo sberleffo, la riprovazione e l’umiliazione di chi è reputato mostro, anomalia, fuori dal giro o senza il bollino di cosa nostra.
Un tempo il giornalismo di regime si vestiva d’aplomb e davanti al difforme preferiva tacere e guardare altrove. Pratica ipocrita ma almeno educata. Da quando siamo entrati nell’epoca sgangherata del livore, il contrasto ideologico è sostituito dal disprezzo antropologico, lo stile è cambiato e il cordone sanitario per isolare chi è controcorrente si è fatto cappio al collo per trascinare alla gogna l’infame di turno, con tanto di cartello denigratore appeso al collo. E appena si comincia la mattanza, a turno gli sferrano un calcio, una mazzata, uno sputo e una scarica di pomodori. Appena la vittima perde sostegni, viene scaricato e risulta isolato, viene azzannato, esattamente come fa la mafia.
Il silenzio si riserva semmai al Nemico Assoluto, che non va nemmeno citato, in modo da condannarlo al silenzio-assenza, cioè alla finzione che non esista, non sia mai nato o sia morto da tempo. Ma il Nemico di passaggio e di vetrina, il Nemico relativo e in vista, va colpito e duramente.
Con una variante antropologica: se è uno un tempo considerato dei loro, viene giudicato come uno che ha perso il senno, la lucidità, è rimbambito o impazzito. Non può aver cambiato idea e giudizio, è solo uscito pazzo. Un po’ come i regimi comunisti che chiudevano nei manicomi i dissidenti.
Se invece il Nemico è sin dall’inizio del campo sbagliato, viene vituperato come populista, nazionalista, conservatore, cattolico tradizionale, fascionazista, xenofobo e via dicendo di fobia in fobia. Va deriso e discreditato, è di una razza infame.
Del pestaggio di branco agli Orsini di turno si è già detto abbastanza negli ultimi tempi. Ed è fin troppo facile parlare dei leader politici di destra massacrati. Ma la distruzione-derisione si applica anche a figure miti e prudenti che mai hanno espresso opinioni forti e divergenti. Prendete l’ultima vittima, il morbido e serafico Francesco Giorgino, che conduceva da anni con garbo e moderazione il tg1 della sera. È stato epurato con due brave e fascinose conduttrici, Emma d’Aquino e Laura Chimenti, da Monica Maggioni, una che si crede Napoleone. Appena lo hanno fatto fuori, gli hanno rovesciato a mezzo stampa una serie di insulti sul piano umano e professionale tanto forti quanto generici che si possono estendere senza difficoltà a interi stock di conduttori televisivi: scialbo, banale, perfino phonizzato nella chioma; e opportunista, servile, pronto a cambiare casacca e bandiera. A leggere quei giudizi sprezzanti, sembra la biografia collettiva di un ceto intero di zelanti lacchè dell’informazione, come ce ne sono in tutte le reti e tg: e invece il vomito viene rovesciato su uno solo, che ha il torto di risultare più o meno di centro-destra, di avere un fratello ex-sindaco leghista e di essere caduto in disgrazia nella nomenklatura del potere televisivo; ergo si può colpire senza pietà e disputarsi il suo scalpo e la sua carotide.
Ma è possibile che non ci sia mai nelle loro stroncature uno che faccia il conduttore del tg3 o di un altro tg o di un programma di sinistra, oppure un direttore di quelli che hanno cambiato tante bandiere ma alla fine sono tornati all’ovile giusto, in quota alla sinistreria diffusa di Palazzo? Possibile che tra vagoni di parrucconi lottizzati, pacchi di giornalisti vuoti, tromboni e vanesi, di conduttori biascicanti o rintronati, si colpisca solo uno e solo da lui si pretenda che la sua conduzione abbia un valore aggiunto, e lo si sbertucci sia quando fa scelte pop con una particina in un film d’evasione, sia se insegna comunicazione all’Università? Non va dimenticata la premessa: l’attacco scatta appena il suddetto è caduto in disgrazia e ha ricevuto l’interdetto, la fatwa, dalla sua direttora o dal suo ex direttore. Non trovate questo sistema vigliacco e carognesco, manicheo e lievemente mafioso? Non trovate meschino che l’ironia e l’insulto si rivolgano verso chi è all’opposizione e si risparmi sempre chi sta al potere o nei palazzi alla sua sinistra?

FONTE: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/abbiamo-un-mostro-fresco-di-giornata/

 

 

 

Google: Garante privacy stop all’uso degli Analytics. Dati trasferiti negli Usa senza adeguate garanzie

Il sito web che utilizza il servizio Google Analytics (GA), senza le garanzie previste dal Regolamento Ue, viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti.

Lo ha affermato il Garante per la privacy a conclusione di una complessa istruttoria avviata sulla base di una serie di reclami e in coordinamento con altre autorità privacy europee. Dall’indagine del Garante è emerso che i gestori dei siti web che utilizzano GA raccolgono, mediante cookie, informazioni sulle interazioni degli utenti con i predetti siti, le singole pagine visitate e i servizi proposti. Tra i molteplici dati raccolti, indirizzo IP del dispositivo dell’utente e informazioni relative al browser, al sistema operativo, alla risoluzione dello schermo, alla lingua selezionata, nonché data e ora della visita al sito web. Tali informazioni sono risultate oggetto di trasferimento verso gli Stati Uniti. Nel dichiarare l’illiceità del trattamento è stato ribadito che l’indirizzo IP costituisce un dato personale e anche nel caso fosse troncato non diverrebbe un dato anonimo, considerata la capacità di Google di arricchirlo con altri dati di cui è in possesso.

All’esito di tali accertamenti il Garante ha adottato il primo di una serie di provvedimenti con cui ha ammonito Caffeina Media S.r.l. che gestisce un sito web, ingiungendo alla stessa di conformarsi al Regolamento europeo entro novanta giorni. Il tempo indicato è stato ritenuto congruo per consentire al gestore di adottare misure adeguate per il trasferimento, pena la sospensione dei flussi di dati effettuati, per il tramite di GA, verso gli Stati Uniti.

Il Garante ha evidenziato, in particolare, la possibilità, per le Autorità governative e le agenzie di intelligence statunitensi, di accedere ai dati personali trasferiti senza le dovute garanzie, rilevando al riguardo che, alla luce delle indicazioni fornite dall’EDPB (Raccomandazione n. 1/2020 del 18 giugno 2021), le misure che integrano gli strumenti di trasferimento adottate da Google non garantiscono, allo stato, un livello adeguato di protezione dei dati personali degli utenti.

Con l’occasione l’Autorità richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati, l’illiceità dei trasferimenti effettuati verso gli Stati Uniti attraverso GA, anche in considerazione delle numerose segnalazioni e quesiti che stanno pervenendo all’Ufficio. E invita tutti i titolari del trattamento a verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics e ad altri servizi analoghi, con la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Allo scadere del termine di 90 giorni assegnato alla società destinataria del provvedimento, il Garante procederà, anche sulla base di specifiche attività ispettive, a verificare la conformità al Regolamento Ue dei trasferimenti di dati effettuati dai titolari.

Roma, 23 giugno 2022

FONTE: https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9782874

 

 

Cina, l’app di tracciamento Covid utilizzata per impedire una protesta

20 GIUGNO 2022 

Chi era pronto a scendere in piazza per manifestare contro uno scandalo bancario è risultato stranamente positivo poco prima di riunirsi

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Afp

Decine di persone provenienti da tutta la Cina erano partite verso la città di Zhengzhou per protestare contro il congelamento dei loro risparmi in quattro banche rurali cinesi.

 

Questi istituti sono controllati dalla Banca commerciale “Xuchangm”, al momento sotto inchiesta per presunta corruzione dei manager. Arrivati nel capoluogo della regione di Henan Zhengzhou, per protestare contro il blocco dei loro conti, hanno visto il codice sanitario dell’app cinese di contact tracing Covid-19 diventare rosso, nonostante non avessero avuto alcun contatto con un positivo.

Per i manifestanti è scattato l’isolamento immediato per 14 giorni. Il sospetto è che le autorità di Henan abbiano abusato del sistema di tracciamento covid per evitare potenziali disordini. Lo scandalo infatti ha coinvolto centinaia di migliaia di persone: si ritiene che siano stati congelati più di 39 miliardi di yuan, circa sei miliardi di dollari.

Il caso del mancato manifestante Tom Zhang

– Proprietario di un’azienda tessile nella provincia orientale dello Zhejiang, Tom Zhang è stato fermato dalla polizia di Zhengzhou e trattenuto in una biblioteca locale per circa 12 ore. Ha visto il codice della sua app diventare rossa mentre era su un treno proveniente da una città dove non c’erano stati casi di positività. “Il codice rosso è stato sicuramente utilizzato per limitare noi correntisti”, ha detto il signor Zhang in un’intervista. Lui e altri centinaia di risparmiatori avevano pianificato di presentare un reclamo all’autorità di regolamentazione bancaria della provincia di Henan lunedì 13 giugno, dopo essere stati incapaci di ritirare i loro soldi per mesi. Mentre si dirigeva verso l’aeroporto, il suo codice sanitario è diventato improvvisamente verde.

Vittime anche i parenti dei correntisti

– Non si sa quanti siano stati coinvolti, ma i rapporti cinesi indicano che il problema si è verificato in diverse città e villaggi della stessa regione. Tra le persone colpite, molte sembrano essere parenti dei clienti delle banche. “Non sono una cliente, è mio padre che ha depositato dei soldi in una banca e ora non riesce a tirarli fuori”, ha dichiarato una donna residente a Zhumadian, una città a 200 km da Zhengzhou, portata in hotel per la quarantena obbligatoria una volta che il suo status è diventato rosso. “Al momento coloro che hanno visto diventare rosso il loro codice, possono solo contattare i loro community manager per cambiare il loro status. Dopo aver effettuato due test Covid nell’arco di tre giorni, il loro status potrà essere cambiato di nuovo”, ha dichiarato il funzionario della commissione sanitaria cinese.

Violazione delle leggi

La questione ha fatto scalpore nei social media cinesi, dove in molti hanno sottolineato il possibile abuso di potere da parte dell’autorità. “I codici sanitari dovrebbero essere utilizzati solo per scopi di prevenzione della pandemia” ha dichiarato Hu Xijin, popolare commentatore cinese ed ex direttore di giornale. Utilizzare i codici sanitari per limitare la libertà di circolazione delle persone rappresenterebbe chiaramente una violazione delle leggi sulla prevenzione della pandemia. 

Come funziona l’app 

– La Cina utilizza l’applicazione 

Alipay Health Code

, che si appoggia a due colossi della tecnologia come Alipay e Ant Financial. L’ app assegna a ciascun utente un QR code, che assume il colore rosso se si è positivi e il verde se si è negativi, in base ad alcuni parametri come lo stato di salute, il luogo di origine, gli spostamenti e i contatti con possibili contagiati. 

FONTE: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/cina-l-app-di-tracciamento-covid-sarebbe-stata-utilizzata-per-impedire-una-protesta_51591388-202202k.shtml
ALTRO CHE SICCITÀ.
La vera crisi dell’acqua in Italia ha radici ideologiche e nasce dalla demagogia del bene comune. Appunti per il Wwf
di Claudio Cerasa
il Foglio 24/6/2022
C’è una nuova e reale emergenza che da giorni accompagna le nostre cronache quotidiane e quell’emergenza riguarda un problema generalmente sintetizzato attraverso una parola semplice, apocalittica e definitiva: siccità. La siccità, intesa come una fase storica caratterizzata da una prolungata mancanza d’acqua, è un fenomeno concreto che sta colpendo il nostro paese da molto tempo. In alcune regioni non piove da tre mesi, il livello del Po è arrivato al punto più basso mai raggiunto negli ultimi 70 anni, alcuni grandi laghi registrano minimi storici come grado di riempimento, il governo è a un passo dalla certificazione dello stato di crisi e alcune regioni hanno iniziato a emettere ordinanze per ridurre l’utilizzo dell’acqua potabile nei servizi non indispensabili. Eppure, all’interno di questo guaio enorme, esiste un non detto grande come una casa che meriterebbe di essere esplicitato con chiarezza per provare a rompere un muro di ipocrisia che riguarda la radice reale dell’emergenza in corso. Un muro che nasce da un equivoco storico e culturale in base al quale l’acqua altro non è che un bene comune che merita di essere tenuto il più lontano possibile da ogni logica capitalistica e da ogni tentativo di metterne la gestione all’interno di una mostruosa cornice efficientistica dominata dalla logica del profitto. E così mentre si dedicano drammatiche pagine all’acqua che non arriva dal cielo, e mentre si dedica molto spazio alle sofisticate tesi del fondatore del Wwf Fulco Pratesi che consiglia di lavarsi le ascelle il meno possibile, di farsi la doccia il meno possibile, di cambiarsi le mutande il meno possibile per risparmiare acqua, ci si dimentica di dedicare altrettante pagine all’acqua che manca in Italia per questioni più pragmatiche legate all’inefficienza assoluta dei nostri sistemi di distribuzione idrica. I numeri sono impressionanti e sono stati messi insieme dall’Istat alla fine di marzo. La percentuale di perdite idriche totali della rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile è del 42 per cento. E se si stima un consumo giornaliero pro capite di 215 litri le perdite accumulate nell’arco di dodici mesi potrebbero garantire le esigenze idriche di circa 44 milioni di persone in un anno. La stragrande maggioranza delle perdite, come ha ricordato sulle nostre pagine un grande studioso dell’acqua come Giulio Boccaletti, è dovuta alla mancanza di investimenti e gli investimenti in meno sono dovuti al fatto che in Italia la gestione dell’acqua è spesso nelle mani di piccole municipalizzate o di goffe gestioni comunali che non hanno facile accesso ai mercati di capitale o ai fondi europei (la Ue chiede per regolamento gestioni industriali dell’acqua, non politiche) e che necessitano spesso di un contraente privato per accedere al credito. Risultato: l’Italia è piena di piccole reti mal gestite che perdono come colabrodi e i privati che potrebbero investire nelle reti vengono disincentivati dal farlo a causa di demagogiche campagne mediatiche che hanno trasformato l’acqua in un bene comune che essendo tale deve restare alla larga dai privati (il massimo del tafazzismo lo si è raggiunto nel 2011 quando un quesito referendario sull’acqua venne spacciato come un referendum per impedire ai privati di gestire l’acqua pubblica). La siccità, dunque, non è la causa dell’emergenza idrica (secondo i calcoli del ministero per la Transizione ecologica, un quarto delle precipitazioni medie annuali italiane basterebbe a irrigare tutto il comparto agricolo, se solo si fosse in grado di raccogliere con un sistema capillare di invasi l’acqua piovana nelle stagioni invernali), ma è solo la punta di un iceberg di un’Italia che non pianifica, non investe e si blocca al primo problema risolvibile. Non succederà, ma sarebbe bello se lo scempio dello spreco dell’acqua mobilitasse le coscienze dei cittadini, e dei Fulco Pratesi, almeno quanto il presunto scandalo che qualcuno con una gestione efficiente dell’acqua possa fare profitti. E’ l’anticapitalismo, bellezza.
FONTE: https://www.facebook.com/sisto.ceci/posts/pfbid0WdptSnKBcJmm9Uhkbb535biSA6d4U5pwZYDgpDu3GDC9xvwJ2S9VLpZTegMP7MDTl

 

 

 

Il Papa e il bar dello Sport
Sisto Ceci 22 06 2022
quello che dice il papa nelle varie occasioni di incontro con i fedeli , sembra uscire pari pari dai discorsi di avventori più o meno lucidi che frequentano il mitico locale, dipende dal numero dei cicchetti.
Il Pampero esordisce .” No all’idolatria del denaro ” detto dal proprietario del più grande patrimonio immobiliare DEL MONDO con oltre 2000 miliardi di €, 4 milioni di miliardi di Lire, con il 40% degli immobili e terreni di Roma e il 22% degli stessi in Italia , è veramente un insulto al buonsenso e una intollerabile offesa alla gente e alle necessità dei veri poveri. È anche proprietario dello IOR, una banca, che fino alla fine degli anni 80, oggi non si sa , era la centrale di riciclaggio di denaro sporco più grande del mondo. MARCINKUS ricorda qualcosa, Sindona , Banco Ambrosiano , Calvi appeso sotto il ponte dei Blackfriars a Londra ? E ancora il Pampero ” un modello economico che non sia organizzato in funzione del capitale e della produzione ma in funzione del bene comune “, perché il suddetto non pubblica l’elenco delle partecipazioni azionarie del Vaticano in tutte le multinazionali del mondo così potremmo verificare la coerenza fra quello che dice e quello che fa? E ancora, il Pampero” facciamo la decrescita “, meno 9% del PIL , oltre un milione di posti di lavoro perduti , povertà di massa , disoccupazione di massa e lui la chiama decrescita felice. Chi la subisce non penso sia molto felice. È questa la dottrina sociale della Chiesa e dei cattocomunisti di oggi.  Per loro, la ricchezza la crea la divina provvidenza non gli imprenditori che investono , la carità risolve ogni problema sociale , che ce ne facciamo delle fabbriche che inquinano , sono rumorose , scatenano la lotta di classe , bisogna tornare all’artigianato , alle corporazioni di arti e mestieri , all’autoproduzione alimentare degli orti urbani ,alleviamo pollame e conigli sui terrazzi di casa tra i vasi degli odori e l’insalatina fresca , dobbiamo tornare al tempo felice in cui comandavano loro , I PRETI ,…….il denaro è lo sterco del demonio e il ricco è un delinquente ……..a prescindere …e la stiamo applicando cosi’ bene questa dottrina in Italia che decine di migliaia di aziende hanno chiuso o hanno delocalizzato all’estero, cosi” il papa e’ contento e decresciamo ……..Corollario di tutto questo : è meglio darsi alla politica e rubare , troverai sempre un prete che ti assolve in nome di Dio e della decrescita felice e il cerchio si chiude .Sembra , ogni giorno di più, che il Pampero parli urbi et orbi tanto per far entrare un po’ di aria fresca nella sua bocca stantia, le sue affermazioni girano da decenni sui blog di tutto il mondo , Latouche , Pallante , Vandana Shiva, Perotti, Naomi Klein .Il Pampero e i suoi spin doctors non hanno scoperto nulla di nuovo , rimasticano concetti che nascono dal fraintendimento totale di analisi economiche elementari ………..e il popolo cattocomunista applaude entusiasta ……….PACE E BENE MA NON A TUTTI.
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid026Rbrsf2sCWSKqkZADtn8Ba4Ugu8r9qnNQUSTMLNbrb4Z14J5SeVNfAR3hZisf3fLl&id=100003155916615

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Microcosmi pericolosi di sorveglianza biometrica

Va garantito il consenso esplicito al trattamento di questi dati

Esiste un ampio dibattitto sulla tematica della sorveglianza biometrica di massa con l’impiego dei sistemi di riconoscimento facciale, che richiama gli scenari decisamente poco rassicuranti al punto che il Consiglio d’Europa ha proposto una serie di linee guida per la regolamentazione di tali tecnologie al fine di garantire dignità personale, diritti umani e le libertà fondamentali. Nel quotidiano delle organizzazioni, esistono dei microcosmi in cui l’impiego dei dati biometrici per finalità di sorveglianza è piuttosto diffuso e spesso comporta un elevato rischio di non conformità.

È bene ricordare che i dati biometrici – fra cui rientra il riconoscimento facciale – altro non sono che “dati personali ottenuti da un trattamento tecnico specifico relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona fisica che ne consentono o confermano l’identificazione univoca, quali l’immagine facciale o i dati dattiloscopici” (art. 4.14 GDPR), caratterizzati dal comportare rischi elevati per i diritti degli interessati. I criteri da riscontrare affinché tali informazioni biometriche rientrino nel novero delle categorie particolari sono pertanto:

  • la natura del dato con il riferimento a caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali;
  • la modalità di trattamento tecnico specifico;
  • la finalità univoca di identificazione di una persona fisica.

Generalmente, si fa ricorso al consenso esplicito per svolgere tale attività, ma la validità dello stesso va garantita e comprovata soprattutto sotto il profilo della libertà nella prestazione dello stesso, prevedendo alternative che non contemplino il conferimento (e trattamento) del dato biometrico. Ad esempio, la gestione degli ingressi tramite verifica biometrica deve prevedere alternative per quanti non vogliano ricorrere a tali modalità d’accesso e soprattutto essere progettate in modo tale che l’interessato sia assolutamente consapevole della richiesta di trattamento e la “attivi” attraverso un proprio atto positivo inequivocabile. Fa eccezione l’ipotesi n cui non vi sia un’identificazione univoca ma ad esempio l’individuazione di una caratteristica (ad esempio: l’aver indossato correttamente la mascherina).

Il database derivante dall’identificazione biometrica deve essere regolato sin dalla fase di alimentazione dall’applicazione del principio di privacy by default, componendo così dei dataset filtrati da una minimizzazione dei dati e la cui portata, conservazione ed accessibilità è limitata a quanto necessario per il perseguimento delle finalità della raccolta. Coerentemente con quanto considerato circa la sussistenza di un rischio intrinseco elevato per gli interessati, il profilo della sicurezza è quanto mai rilevante, con particolare riguardo agli aspetti dell’adeguatezza delle misure applicate. Ad esempio: l’applicazione di sistemi di hashing per garantire l’integrità dei dati; la verifica della cancellazione sicura dei dataset; la previsione di misure di mitigazione standard nella procedura di gestione di incidenti e data breach.

Quali possono essere i presidi cardine a migliore tutela dell’interessato e per una progettazione e applicazione di tali sistemi in conformità con la normativa in materia di protezione dei dati personali, all’interno dei variegati microcosmi delle organizzazioni che vogliono ricorrere a questi sistemi? Di sicuro, svolgere una valutazione d’impatto privacy e considerare la designazione di un DPO.

FONTE: https://www.infosec.news/2022/06/24/news/riservatezza-dei-dati/microcosmi-pericolosi-di-sorveglianza-biometrica/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Proroga Green Pass: chi ha votato a favore e contro al parlamento europeo

Giugno 23, 2022 posted by Guido da Landriano

Nell’ambito della nostra campagna per la trasparenza ecco i nomi di chi ha votato a favore e contro l’estensione del green pass per un  altro anno oggi in Parlamento Europeo.

VOTI A FAVORE:

Non iscritti (M5s o ex): Ferrara, Furore, Giarrusso, Pignedoli:

PPE (Forza Italia): Isabella Adinolfi, Caroppo , De Meo, Dorfmann, Patriciello, Regimenti, Salini, tajani Vuolo

S&D  (PD): Bartolo, Benifei, Bonafé ; Cozzolino De Castro, Ferrandino, Gualmini, Laureti, Majorino, Moretti, Pisapia, Roberti, Smeriglio , Tinagli, Toia,

RE (Calenda Italia Viva):  Calenda, Danti, Zullo.

Verdi: Evi

VOTO CONTRARIO:

ECR (Fratelli d’Italia): Berlato ,  Fidanza, Fiocchi, Procaccini, Sofo

ID (Lega): Adinolfi, Baldassarre, Basso, Bizzotto , Borchia, Campomenosi, Ceccanti , Conte, Da Re, Dreosto, Gancia, Grant, Lancini , Lizzi, Panza, Rinaldi, Sardone , Tardino Tovaglieri, Zambelli, Zanni.

S&D (PD) : Picierno (Si sarà sbagliata???)

Verdi: Corrao D’Amato, Pedicini.

ASTENUTI:

ECR (FdI) Fitto

FONTE: https://scenarieconomici.it/proroga-green-pass-chi-ha-votato-a-favore-e-contro-al-parlamento-europeo/

 

 

 

In arrivo una nuova specie: i “dottorini”.
Paola Micale 18 05 2022
Dal 1994, a seguito dell’ingresso dell’Itslia in Europa, non si può essere Medici di Famiglia se non si è SPECIALISTI IN MEDICINA GENERALE.
È da allora, quindi, che NON ESISTE IL MEDICO DI BASE, che non esiste che un medico senza specializzazione possa fare il Medico di Famiglia.
Certo, c’è stata una sorta di condono per quei medici già in graduatoria prima che la norma entrasse in vigore, ma dal 1994 i medici di base nel ruolo di Medici di Famiglia SI SONO ESTINTI!
Perché la SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA GENERALE per poter esercitare la professione del Medico di Famiglia?
Perché oltre alle grandi competenze in Medicina Generale, che vuole dire conoscenze di Cardiologia, Gastroenterologia, Malattie Infettive, Allergologia, Pneumologia, Ginecologia, Andrologia, Farmacologia… bidogna essere esperti in amministrazione e contenimento della spesa pubblica.
Ogni ex “ricetta rossa”, ogni “promemoria cartaceo” di prescrizione di disgnostica o terapia, è come un ASSEGNO, staccato dsl Medico di Fsmiglia dal LIBRETTO DEGLI ASSEGNI CHE IL PADRE DI FSMIGLIA SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE gli ha concesso in uso, e con la prudenza ed il giudizio del buon padre di famiglia, quegli ASSEGNI SANITARI andrebbero staccati e spesi.
Per questo, per fare questo al meglio, i Medici di Fsmiglia sono formati tanto in Itslia quanto in Europa: per essere CAPACI CLINICI, in grado di porre diagnosi senza frequentemente ricorrere alla CONSULENZA dello Specislista (che sa di più di una data branca della Medicina, ma non è in assoluto più preparto di un Medico di Medicina Generale), e per essere in grado, con le giuste ed appropriate prescrizioni, di contenere la spesa sanitaria che, ricordiamolo, è una SPESA PUBBLICA!
Lo Stato, che sostiene le spesa pubblica, non è ALTRO DA NOI! LO STATO SIAMO NOI! Tutti quelli che pagano le tasse in Italia, sono lo Stato Italiano.
Ora, l’abbiamo capito che in Italia, a pagare le tasse siamo rimasti 4 “fessi”, ma questo è. Cerchiamo di tenere in piedi e mantenere uno Stato a cui nessuno pare tenere più: né politici, né cittadini.
Ad ogni buon conto, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha, purtroppo, due esigenze opposte:
1) da una parte contenere la spesa pubblica, e per questo chiede ai Medici di Famiglia di contenere le prescrizioni;
2) dall’altra ga bisogno di “fare cassa”, e per questo ha bisogno di “INCASSARE ASSEGNI SANITARI”, le prescrizioni dei Medici di Famiglia”.
Le prescrizioni che, il più delle volte, escono corrette dallo studio del Medico di Famiglia, e poi, magicamente, SONO SBAGLIATE QUANDO PRESENTATE AL CUP (Centro Unico Prenotazioni):
– Il suo Medico ha sbagliato la ricetta! Non deve scrivere Radiografia del rachide in toto (rimborso = 50 euro circa), ma Radiografia del rachide cervicale 25 euro circa) + radiografia del rachide dorsale (25 euro circa) + radiografia del rachide lombo-sacrale (25 euro circa).
Così della spesa che il Medico di Famiglia voleva contenere entro i 50 euro, il CUP vorrebbe  incassarne 75
Non lo sapevate, vero? Eppure “funziona” così.
Talvolta con l’aggiunta di piccoli “solleciti” per invogliare il paziente a discutere col Medico, al fine di ottenere l’IRRAGIONEVOLE E FRAUDOLENTO cambio della ricetta che il Medico di Famiglia, giustamente, gli negherà:
– se me la porta CORRETTA , posso darle appuntamento in questa struttura tra 7 giorni, altrimenti posdo darglirlo a 50 km da qui tra 2 settimane.
Apperò
Ebbene!
I Medici di Famiglia, formati come l’Europa vuole, ad essere bravi clinici e capaci di contenere la spesa sanitaria pubblica con prescrizioni appropriate, IN ITALIA, per come funziona il sistema italiano, NON VANNO BENE! NON TORNANO UTILI!
Li hanno fatti lavorare così male, ma così male, che li hanno invogliati a lasciare il loro lavoro, a lasciare la Medicina di Famiglia e:
– anticipare la pensione;
– passare slla libera professione;
– trasferirsi all’estero…
Poi i giornali italiani (58° posto nel mondo, l’Italia, per libertà di stampa) titolano:
NON CI SONO PIÙ MEDICI DI FAMIGLIA.
NON CI SONO PIÙ MEDICI.
E grazie al cavolo! Che vi aspettate oltre ai missionari? I martiri?
Mo’ hanno risolto così, per non perdere in consenso degli elettori (di cui molti non paganti tasse, percettori di reddito di cittadinanza, con ISEE ed esenzioni rivedibili), a cui NESSUN POLITICO AVRÀ MAI IL CORAGGIO DI DIRE: CI SIAMO MANGISTI TUTTO, E SOLDINI DA PARTE PER MANTENERE ANCORA IN VITA IL GLORIOSO SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE ITALIANO ISTITUITO NEL 1978 NON NE ABBIAMO PIÙ, E QUINDI DOBBISMO PASSARE AD UN SISTEMA ASSICURATIVO PRIVATO OBBLIGATORIO, COME NEGLI USA E COME IN ALTRI PAESI EUROPEI, si sono risolti per massacrare i “dottorini”, questi poveri giovani colleghi a cui hanno già tolto la possibilità di acquisire maggiori competenze pratiche tra la laurea e l’esercizio indipendente della professione, annullando di fatto il tirocinio pratico ed il successivo esame di valutazione per l’abilitazione all’esercizio della professione, illudendoli di rendere più veloce il loro ingresso nel mondo del lavoro con la LAUREA ABILITANTE, ovvero una laurea con immediata abilitazione all’esercizio della professione, senza pratica tra una cosa e l’altra, senza che una Commissione Universitaria possa esprimersi delle competenze pratiche del medici che si appresta ad esercitare la sua professione, di fatto, invece, tarpandogli le ali ed impedendogli di lasciare professionalmente l’Italia, visto che NEGLI ALTRI STATI EUROPEI NON ESISTE L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE MEDICA SENZA PRIMA AVER SOSTENUTO L’ESAME FI STATO ABILITANTE!!!
E adesso questi “dottorini” ai quali non hanno fatto maturare le adeguate competenze clinico-pratiche e quelle amministrative, li hanno piazzati lì, a fare i Medici di Famiglia ché quelli formati per farlo non vogliono più fare.
Quale sarà il risultato?
IN DUE TEMPI.
PRIMO TEMPO:
1) richieste di consulenze specialistiche a gogò;
2) tanti assegni sanitari staccati ;
3) tanti pazienti felici perché “com’è scrupoloso il dottorino che mi ha mandato dallo specialista ”);
4) tanti soldini incassati  dalle Aziende Ospedaliere , di cui moltissime a vostra insaputa sono private, ma non prendo anche questo argomenti sennò non finisco più .
SECONDO TEMPO:
1) incremento della spesa pubblica, che dovrà essere onorata, e i soldini ve li chiederanno in qualche altri modo ;
2) controllo delle prescrizioni e degli assegni sanitari staccati dai “dottorini”, ai quali faranno pelo e contropelo e, sebbene loro avranno prescritto secondo scienza e coscienza, avendo le competenze INCOMPLETE, di troveranno ad aver lavorato ed a metterci soldi di tasca per il lavoro fatto…
Poveri. Non li invidio per niente. In pasto ai lupi, ma non lo sanno.
Bene.
Dopo i “dottorini” si inventeranno di aumentare le competenze degli infermieri, pur di trovare un capro espiatorio e di non pronunciare la frase “ABBIAMO FINITO I SOLDI”.
Ma spero capirete prima in che direzione stiamo andando.
Il treno SSN è destinato a deragliare.
E presto o tardi, e temo presto, succederà.
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0LpBoAuFq59tZSJ7bFQHG4owW7Jp8SmgHemNjt5c9kghoJs852exKpduXbsDcNpFNl&id=100001760903713

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

DISTRUZIONE E MORTE

10 Marzo 2022 Carla Bruschelli Medico e professoressa universitaria

Lavrov, Ministro Esteri Russo, considerato sino a ieri politico aperto al confronto e al dialogo. Sino a ieri. Dalle sue dichiarazioni la Russia ha avviato operazione di difesa di fronte una evidente minaccia, e NON ha invaso l Ucraina. Non è guerra dunque? Distruzione e morte sono solo una strumentalizzazione di USA e UE? Meno male, avevo capito altro…

Ma sono solo un Medico…E mi preparo ad affrontare restrizioni economiche nonché operazioni di assistenza sanitaria a milioni di “migranti” (non profughi di guerra, sono usciti volontariamente dall’Ucraina per esplorare il mondo, che sia chiaro…).

Bella questa condivisione di culture come i migranti che da oltre un decennio fanno passeggiate in mare per vacanza…La guerra infatti non esiste e tutto il mondo è in pace…Infatti noi che produciamo armi le facciamo arrivare ad altri Paesi perché non sappiamo che farcene…

Infatti le 172 basi NATO nel mondo sono villaggi vacanza…Infatti nessuno possiede armi nucleari con potenziale catastrofico…Infatti non esistono il KGB, la mafia cinese, la colonizzazione dell’occidente da parte degli USA…

Il Risiko per fortuna è solo un gioco, e la morte non esiste…

FONTE: https://www.facebook.com/carla.bruschelli/posts/pfbid0d2V7gdtGVe5bLnPBBz8aaxeweeTiKVx7tE4dbh1QaY3fZyXgx6qwHvhGd9Hmz4Vml

 

 

 

L’ELITE DI POTERE ANGLOSASSONE GIOCA LA CARTA DEL CONFLITTO NUCLEARE

di Luciano Lago 21 06 2022

Le oligarchie anglosassoni non si rassegnano alla sconfitta dei loro proxi in Ucraina e dell’apparato della Nato che li sostiene. Troppo importante la posta in gioco: il nuovo assetto mondiale dominato da loro o dagli antagonisti del potere anglosassone (Russia e Cina).
Per evitare il collasso delle forze ucraine/Nato, gli esponenti dei governi di Londra e Washington prospettano non solo l’invio di ancora più armi offensive ma anche l’utilizzo di armi nucleari. Vedasi le ultime dichiarazioni del premier britannico Johnson nel corso della sua visita Kiev e di vari esponenti del Congresso USA e del Pentagono.
Con il crollo del fronte ucraino Il piano delle elite e del “Deep State” rischia di franare e con esso l’ordine mondiale prefigurato e attentamente pianificato dagli strateghi USA che vedevano con questo una restaurazione del dominio unipolare USA sul mondo.

La situazione gli sta sfuggendo di mano, la Russia doveva essere sconfitta ma ha reagito ed ha preso in contropiede le strategie degli anglo USA in Europa.
La manovra di accerchiamento di Washington è stata interrotta dalla “operazione speciale” russa e la stessa Russia non e’ rimasta isolata, come gli anglo USA speravano, al contrario si e’ portata dalla sua parte la Cina di Xi Jinping, l’India di Modi e i grandi paesi emergenti come Indonesia, Brasile, Sud Africa, oltre ai paesi islamici e persino Messico e Argentina. Tutte nazioni che ripudiano l’ordine mondiale dettato da Washington e le sue regole.
Una gran parte del mondo rifiuta l’ordine occidentale di marca USA dei dominanti, quello della grande finanza, del liberismo, del colonialismo culturale, del dominio neocoloniale e questo terzo mondo, dall’Africa all’America Latina, si dimostra solidale con la Russia e collaborativo con la Cina ed i suoi grandi progetti di sviluppo (la Belton Road).
Di fatto siamo arrivati a quello che Samuel Huntington denominava lo “scontro di civiltà” con una alleanza anti occidentale costituita da vari capi di stato di diversa estrazione e cultura ma accomunati da una visione del mondo diversa da quella occidentale.
Le conseguenze delle sanzioni si stanno rivelando fatali per l’Europa e per molti altri paesi con lo spettro della recessione economica, carestia, sommosse sociali e migrazioni incontrollate che possono dare il colpo definitivo agli equilibri esistenti. Un effetto voluto dagli egemoni , le elite massoniche anglo sioniste a cui non è bastata l’operazione Covid/Pandemia ma che oggi puntano direttamente alla guerra ed al caos nella speranza di riprendere il controllo del mondo che oggi sta sfuggendo ai dominanti di Washington e Londra.

Amministrazione Biden

Nonostante questo e la ossessiva propaganda mediatica diffusa dalle centrali di potere, iniziano a comparire le prime fratture anche negli stati europei, vedi il risultato delle elezioni in Francia e l’emergere di movimenti definiti populisti in Italia e altri paesi. Una rabbia di rivolta cova sotto la cenere e la crisi e la recessione economica faranno prima o poi esplodere questa rabbia, esasperata dalle disuguaglianze sociali e dall’arroganza del potere.
Tuttavia in questo momento le elite di potere, come il “Deep State” USA, sono particolarmente pericolose in quanto possono essere spinte dalla disperazione a gesti inconsulti.
Non è un caso che ci siano vari osservatori che stano prevedendo un prossimo collasso della stessa Unione Europea dilaniata dalle sue contraddizioni. Un organismo verticista e burocratico, dominato dalle lobby affaristiche/finanziarie e gestito da personaggi non eletti ma imposti dalle elite che si è rivelato totalmente al servizio delle centrali di potere d’oltre Atlantico.
Il sistema finanziario su cui si è retto fino ad oggi l’occidente e la sua dominazione si sta disgregando e il segnale viene dato dalla fine del dominio del dollaro, ormai eroso dal ritorno alle monete nazionali dei grandi paesi.
Il Deep State è in guerra con tutti coloro che si oppongono al dominio anglo USA ma non è in grado di invertire la tendenza che oggi è presente con il ripudio di questo ordine dettato dai banchieri e dai transumanisti.
I grandi paesi attingono alla loro cultura, alle loro tradizioni nazionali e religiose, al Cristianesimo ortodosso (nel caso della Russia), al Taoismo e al Confucianesimo (Cina), alla tradizione induista (India), ai dettati dell’Islamismo sciita o sunnita, nel caso dei paesi islamici, con il ripudio del mondo americanizzato, materialista, individualista, edonista e transumanista.
Questo è il vero cambio di paradigma che spaventa le elite di Washington e di Londra e che le spinge a provocare la guerra e il caos.

FONTE: https://www.controinformazione.info/lelite-di-potere-anglosassone-gioca-la-carta-del-conflitto-nucleare/

 

 

 

LAVROV: GLI ANGLOSASSONI NON CONSENTONO ALL’UCRAINA DI RIPRENDERE I COLLOQUI

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov assicura che Stati Uniti e Regno Unito non consentono all’Ucraina di sedersi a parlare di pace con la Russia.

Il ministro degli Esteri russo ha affermato, durante un’intervista che, mentre i paesi europei stanno esortando Kiev a riprendere i colloqui di pace con Mosca, “gli anglosassoni” – alludendo a Stati Uniti e Regno Unito – gli stanno impedendo di farlo. Quindi, ha espresso scetticismo su un possibile ritorno dell’Ucraina ai negoziati di pace.

“L’Ucraina non ha la sovranità per firmare un accordo con la Russia”
“Attualmente, non vedo alcuna possibilità che l’Ucraina proponga [negoziati], non proporremo nulla. Abbiamo proposto tutto molto tempo fa. La palla è dalla tua parte. Non vedo alcuna possibilità che [gli ucraini] possano tornare ai negoziati”, ha detto giovedì Lavrov in un’intervista con la compagnia televisiva e radiofonica nazionale bielorussa .

Il ministro degli Esteri russo spiega in dettaglio chi può “portare la pace” in Ucraina
Ha affermato, tuttavia, che in ogni momento in cui l’Ucraina deciderà di tornare ai negoziati, la Russia studierà la situazione “sul campo”, specificando che terrà conto del rifiuto di alcune regioni del Paese slavo, liberate dalle forze russe , per tornare ad essere controllata da un governo filo-neo-nazista.

Dall’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina alla fine dello scorso febbraio, le delegazioni ucraina e russa hanno tenuto diversi round di colloqui. Le parti hanno raggiunto un accordo nei colloqui tenuti il ​​29 marzo in Turchia. Tuttavia, Putin ha annunciato martedì scorso che Kiev si è ritirats dall’accordo, quindi il processo di pace è entrato in un vicolo cieco.

Zelensky con Johnson

Le autorità russe hanno assicurato fin dall’inizio dell’operazione militare in Ucraina di non cercare l’occupazione del territorio ucraino, ma la “smilitarizzazione” e la “denazificazione” del paese e impedire l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), guidata da Stati Uniti, USA, trasformano l’Ucraina in una base anti-russa.

“L’Ucraina cerca di prolungare la guerra sulla base degli interessi della NATO”
Hanno anche sottolineato che interromperanno le loro operazioni solo se Kiev accetterà le loro condizioni principali, compreso il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, la smilitarizzazione dello Stato ucraino, lo status neutrale dell’Ucraina e la rinuncia al desiderio di aderire alla NATO.

Russia: l’Ucraina si rifiuta di parlare, continueremo l’operazione militare

Fonte: Hispan Tv

FONTE: https://www.controinformazione.info/lavrov-gli-anglosassoni-non-consentono-allucraina-di-riprendere-i-colloqui/

 

 

 

L’ESERCITO UCRAINO E L’”INTERNAZIONALE ATLANTISTA”

di Karine Bechet-Golovko . 23 06 2022

Mentre i media occidentali ci vendono il conflitto militare in Ucraina come una grande guerra nazionale di liberazione contro il perfido aggressore russo, apprendiamo costantemente, da fonti anglosassoni, la partecipazione di soldati dei paesi della NATO nelle file della esercito ucraino.

Tanto che l’esercito ucraino sembra essere solo una denominazione vuota, come lo stato ucraino, usata per nascondere i veri meccanismi di governo. Ecco, per quanto riguarda gli inglesi. In altre parole, è piuttosto l’internazionale atlantista, che sta combattendo in Ucraina contro la Russia!
Pochi giorni fa, il quotidiano The Independent ha riportato un’intervista con un comandante georgiano, che sta combattendo in Ucraina dalla parte ucraina. È vero che la Georgia ha una vasta esperienza in termini di destabilizzazione interna ed è totalmente sotto il controllo americano (basta passeggiare per Tbilisi per vedere l’entità dell’occupazione militare fisica del paese), che ha persino riqualificato il suo ex presidente-truffatore -il rivoluzionario Saakashvilli con il governo ucraino post-Maidan e per un certo periodo come governatore di Odessa. Non parleremo nemmeno dei cecchini Maidan… Insomma, l’amicizia dei paesi “liberati” da se stessi nello spazio post-sovietico in piena azione!

Così, secondo questo comandante georgiano, in questa grande guerra di liberazione nazionale hanno preso parte ben 3.000 soldati britannici… nelle file dell’esercito ucraino . E in generale, circa 20.000 militari stranieri sono nell’esercito dell’Ucraina.

Di quale esercito nazionale stiamo parlando? Che combattimento è?

FONTE: https://www.controinformazione.info/lesercito-ucraino-e-linternazionale-atlantista/

 

 

 

CULTURA

ILDEGARDA DI BINGEN, IL PENSIERO E L’AZIONE

Ildegarda di Bingen, il pensiero e l’azione“Santa Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa”

La vita e l’azione

Ildegarda di Bingen (1098-1179) nasce a Bermersheim vor der Höhe (Assia Renana) da una famiglia feudale, aristocratica e potente. Ildegarda, decima e ultima figlia del nobile Ildelberto di Bermersheim e di sua moglie Matilda (il nome Ildegarda significa protettrice delle battaglie). La sua famiglia la destina alla vita religiosa. Nel 1106, a otto anni, vive in un convento femminile di clausura di Disibodenberg presso BingenJutta “l’educò accuratamente all’umiltà e all’innocenza, la iniziò ai canti di David e le insegnò i salmi”, scrive Goffredo, il primo biografo di Ildegarda. Oltre a Jutta, Ildegarda ebbe un altro maestro, il monaco Volmar, assistente spirituale della clausura, ed in seguito suo primo segretario; possiamo immaginare che fu lui a contribuire alla sua formazione, insegnandole le arti liberali che erano parte del patrimonio culturale dei monaci di quel tempo.

Monaca benedettina: un ordine dove esiste il forte legame fra pensiero e azione. È la prima predicatrice femminile all’esterno di un monastero benedettino. A quaranta anni ha una visione che la esorta a rettificare gli errori della Chiesa e chiede consiglio a Bernardo di Chiaravalle che la incoraggia ad una ricerca profonda, con la protezione del Papa Eugenio III. Le visioni sono una costante dalla tenera età. All’età di quarantadue anni nel 1136 succede a Jutta Sponheim come badessa.

Fonda due monasteri: Rupertsberg nel 1150 nei pressi di Bingen, e Eibingen, oltre il Reno. Dotata di un carattere energico; esercita la sua attività non solo nel silenzio del monastero, ma anche in lunghe peregrinazioni attraverso città, paesi e istituti religiosi, mirando alla riforma morale del clero, dei monaci e del popolo cristiano. Nell’arco di una dozzina di anni, tra la fine del 1159 e il 1170, compie quattro viaggi pastorali, predicando nelle cattedrali di Colonia, Treviri, Liegi, Magonza, Metz e Werden. Vescovi e abati, re e principi entrano in corrispondenza epistolare con lei e ne sollecitano i consigli.

Studia sui testi dell’enciclopedismo medievaleSan Dionigi l’Areopagita e Sant’Agostino. Inizia a parlare e a scrivere delle sue visioni (che definiva visioni non del cuore o della mente, ma dell’anima) intorno al 1136, quando aveva ormai quasi quarant’anni. È stata una religiosa, mistica, scrittrice, musicista, cosmologa, artista, drammaturga, guaritrice, linguista, naturalista, filosofa, poetessa, consigliera politica, profetessa e compositrice e infine esorcista!

A conferma del suo carattere coraggioso e deciso, negli ultimi anni di vita concede sepoltura ad un giovane scomunicato nel terreno del suo convento. Quando il vescovo di Magonza le impone di dissotterrarlo pena l’interdizione ma lei si rifiuta. Per questa decisione, le viene impedito di ricevere i sacramenti e proibito di cantare. In una lunga e coraggiosa lettera si rivolge al clero di Magonza per la revoca dell’interdetto (cosa che avverrà solo a pochi mesi dalla sua morte). Invita i prelati a considerare il danno che arreca tale decisione e, descrivendo – tra l’altro – con forte passione il ruolo che la musica svolge nella vita spirituale cristiana.

È seppellita nel monastero di Rupertsberg, dove le viene dedicato un ricco mausoleo. Molti calendari la ricordano il 17 settembre, giorno della sua morte che, secondo la leggenda devozionale, le sarebbe stata predetta in una delle sue ultime visioni. Ildegarda di Bingen diviene santa e canonizzata nel 2012, con il sostegno di Papa Benedetto XVI. Papa Benedetto XVI la nominerà “dottore della Chiesa”. Ma è la prima in ordine cronologico.

FONTE: http://www.opinione.it/cultura/2022/06/16/manlio-lo-presti_ildegarda-di-bingen-santa-dottore-della-chiesa/

 

ILDEGARDA DI BINGEN: IL PENSIERO E L’AZIONE

Ildegarda di Bingen: il pensiero e l’azione Musicista. Compone testi di canti a voce sola che ricordano le monodie gregoriane. Da qui nascono l’Ordo virtutum, dramma liturgico allegorico tra i più antichi e la raccolta di Carmina Symphonia armonie celestium revelationum: composizioni strettamente religiose che riecheggiano musicalmente il linguaggio del canto gregoriano. Come tutti i linguaggi, anche il sistema della musica modale definisce alcuni principi costruttivi nello sviluppo orizzontale del canto. Lo strumento di Hildegarda di Bingen è la voce, che nel canto gregoriano si muoveva in un determinato ambitus, inteso come estensione melodica, intervallo compreso tra la nota più grave e quella più acuta di una linea di canto.

Crea composizioni e melodie celestiali che nascono dalle visioni interiori. Ildegarda, pur non avendo una formazione musicale, ha trascritto questi canti. Il libro dei canti si intitola Symphonia Harmoniae Celestium Revelationum. La musica è considerata uno strumento curativo per l’anima, riesuma nell’uomo il ricordo di un’armonia primordiale: “La musica risveglia in lui (l’uomo) il ricordo e la nostalgia dell’armonia in cui godette prima della caduta”. All’Auditorium di Roma è stata più volte rappresentata la sua musica.

Linguista. Crea una lingua artificiale chiamata “Lingua ignota”, probabilmente utilizzata a scopi mistici. Lingua ignota per hominem simplicemHildegardem prolata (“Lingua ignota parlata dalla persona semplice di Ildegarda”), di cui sono sopravvissuti solo due manoscritti, entrambi risalenti al 1200: il Codice di Wiesbaden e un manoscritto di Berlino. Il testo è un glossario di 1011 parole in Lingua Ignota, con traslitterazione per la maggior parte in latino, e in tedesco medioevale. Sembra che la lingua ignota sia stata ideata adattando un nuovo vocabolario alla grammatica latina preesistente. È protettrice dei filologi, degli erboristi e degli esperantisti.

La lingua ignota può essere considerata una delle più antiche lingue artificiali oggi conosciute.

Botanica. In “Herbora sempliciorum”, Ildegarda elabora una classificazione di erbe coltivate all’interno dei monasteri. Ne scopre le virtù terapeutiche con riflessioni ancora attuali. Il testo fu un punto di riferimento per moltissimi erboristi dei monasteri d’Europa. Ancora oggi il Monastero di Orte applica le ricette del libro per la produzione di preparati officinali.

Esorcista. Nel 1169 effettuò un esorcismo su una tale Sigewize, che aveva fatto ricoverare nel suo monastero dopo che altri monaci non avevano potuto liberarla: nel rito, condotto da lei personalmente – cosa del tutto inusuale per una donna – volle tuttavia la presenza di sette sacerdoti.

Medico. Per quanto riguarda l’ambito medico, ha scritto due opere: Physica e Causae et curae. Ildegarda credeva in una corrispondenza inscindibile tra uomo e universo: la sofferenza dell’uno influenza anche l’altro. L’essere umano, per stare bene, deve nutrirsi dell’energia del mondo circostante. L’energia vitale che anima l’uomo è la Viriditas: il principio che garantisce la salute fisica e spirituale. Le piante sono lo strumento di cui la Viriditas si serve per trasferire energia positiva all’uomo, e accelerare il processo di guarigione. Accanto a questo principio vitale c’è la teoria degli umori: bile gialla, bile nera o melanconia, sangue e flemma. Quando gli umori sono in equilibrio, l’uomo è in salute. Viceversa, è in malattia. Ha rivolto particolare attenzione al mondo delle donne, descrivendo per prima i processi anatomici femminili, come ad esempio il ciclo mestruale.

Teologa. Prima mistica a personificare l’Amore divino in una creatura femminile. Al sinodo di Treviri (1148) San Bernardo propugnò con calore davanti al Papa Eugenio III l’approvazione di Ildegarda e della sua opera Scivias. Il testo viene composto a quaranta anni. La scrittura segue una voce divina. Il testo raccoglie ventisei visioni. Si tratta di un volume di seicento pagine. Seguono tra il 1158 e il 1163 il Liber vitae meritorum e tra il 1163 e la morte il Liber divinorum operum.

Illustratrice delle sue opere: forte immaginazione e senso del colore

Motivo che attraversa tutta l’opera della Ildegarda è la capacità di giungere ad altissimi livelli di astrazione e contemporaneamente di coordinarli con l’azione quotidiana di predicazione del pensiero cristiano, totalmente esclusa per una donna all’epoca! Il possesso di una marcata capacità organizzativa fondando un Ordine e diventando badessa (fonda anche un monastero!). È padrona del potere comunicativo sfidando il pontefice e le gerarchie locali. Ildegarda è una delle quattro donne alle quali viene conferito il titolo prestigiosissimo di Dottore della Chiesa.

(*) Le 23 litterae ignotae di Ildegarda

(**) Ildegarda e Leonardo da Vinci

(***) Clicca qui per leggere la prima parte

FONTE: https://www.opinione.it/cultura/2022/06/23/manlio-lo-presti_ildegarda-di-bingen-symphonia-harmoniae-celestium-revelationum/

 

 

L’egemonia di sinistra ha creato un deserto e l’ha chiamato cultura

Marcello Veneziani 8 02 2015

Ma è vera o falsa la leggenda dell’egemonia culturale di sinistra? Cos’era e cosa resta oggi di quel disegno di conquista e dominio culturale? In principio l’egemonia culturale fu un progetto e una teoria che tracciò Gramsci sulla base di due lezioni: di Lenin e di Mussolini, via Gentile e Bottai.

La tesi di fondo è nota: la conquista del consenso politico e sociale passa attraverso la conquista culturale della società. Poi fu Togliatti che, alla caduta del fascismo, provò su strada il disegno gramsciano e conquistò gruppi di intellettuali, spesso ex fascisti, case editrici e luoghi cruciali della cultura. Ma il suo progetto non bucò nella società che aveva ancora contrappesi forti, dalle parrocchie all’influenza americana, dai grandi mezzi di comunicazione come la Rai in mano al potere democristiano ai media in cui prevaleva l’evasione.

La vera svolta avviene col ’68: l’egemonia culturale non si identifica più col Pci, che pure resta il maggiore impresario, ma si sparge nell’arcipelago radicale di sinistra. Quell’egemonia si fa pervasiva, conquista linguaggi e profili, raggiunge la scuola e l’università, il cinema e il teatro, pervade le arti, i media e le redazioni.

In che consiste oggi l’egemonia culturale? In una mentalità dominante che eredita dal comunismo la pretesa di Verità Ineluttabile (quello è il Progresso, non potete sottrarvi al suo esito). Quella mentalità s’è fatta codice ideologico e galateo sociale, noto come politically correct, intolleranza permissiva e bigottismo progressista.

Chi ne è fuori deve sentirsi in torto, deve giustificarsi, viene considerato fuori posto e fuori tempo, ridotto a residuo del passato o anomalia patologica. Ma lasciamo da parte le denunce e le condanne e poniamoci la domanda di fondo: ma questa egemonia culturale cosa ha prodotto in termini di opere e di intelligenze, che impronta ha lasciato sulla cultura, la società e i singoli?

Ho difficoltà a ricordare opere davvero memorabili e significative di quel segno che hanno inciso nella cultura e nella società. E il giudizio diventa ancor più stridente se confrontiamo gli autori e le opere a torto o ragione identificate con l’egemonia culturale e gli autori e le opere che hanno caratterizzato il secolo.

Tutte le eccellenze in ogni campo, dalla filosofia alle arti, dalla scienza alla letteratura, non rientrano nell’egemonia culturale e spesso vi si oppongono. Potrei fare un lungo e dettagliato elenco di autori e opere al di fuori dell’ideologia radical, un tempo marxista-progressista, se non contro.

L’egemonia culturale ha funzionato come dominazione e ostracismo ma non ha prodotto e promosso grandi idee, grandi opere, grandi autori. Anzi sorge il fondato sospetto che ci sia un nesso tra il degrado culturale della nostra società e l’egemonia culturale radical. I circoli culturali, le lobbies e le sette intellettuali dominanti hanno lasciato la società in balia dell’egemonia sottoculturale e del volgare.

E l’intellettuale organico e collettivo ha prodotto come reazione ed effetto l’intellettuale individualista e autistico che non incide nella realtà ma si rifugia nel suo narcisismo depresso. Ma perché è avvenuto questo, forse perché ha prevalso un clero intellettuale di mediocri funzionari, anche se accademici?

Ci è estraneo il razzismo culturale, peraltro assai praticato a sinistra, non crediamo perciò che sia una questione «etnica» che riguarda la razza padrona della cultura. Il problema è di contenuti: l’egemonia culturale non ha veicolato idee, valori e modelli positivi ma è riuscita a dissolvere idee, valori e modelli positivi su cui si fonda la civiltà.

Non ha funzionato sul piano costruttivo, sono naufragate le sue utopie, a partire dal comunismo; ma ha funzionato sul piano distruttivo. Se l’emancipazione è stata il suo valore fondante e la liberazione il suo criterio principe, il risultato è stato una formidabile, quotidiana demolizione di culture e modelli legati alla famiglia, alla natura, alla vita e alla nascita, al senso religioso e alla percezione mitica e simbolica della realtà, al legame comunitario, alle identità e alle radici, ai meriti e alle capacità personali.

È riuscita a dissolvere un mondo, a deprimere ed emarginare culture antagoniste ma non è riuscita a generare mondi nuovi.

Il risultato di questa desertificazione è che non ci sono opere, idee, autori che siano modelli di riferimento, punti di partenza e fonti di nascita e rinascita. L’egemonia culturale ha funzionato come dissoluzione, non come soluzione.

Oggi il comunismo non c’è più, la sinistra appare sparita ma sussiste quella cappa asfissiante anche se è un guscio vuoto di idee, valori, opere e autori.

Il risultato finale è che l’egemonia culturale è un potere forte con un pensiero debole (e non nel senso di Vattimo e Rovatti); mentre l’albero della nostra civiltà, con le sue radici, il suo tronco millenario e le sue ramificazioni nella vita reale, è un pensiero forte ma con poteri deboli in sua difesa. La prima è una chiesa con un episcopato in carica e un vasto clero ma senza più una dottrina e una religione; viceversa la seconda è un pensiero forte, con una tradizione millenaria, ma senza diocesi e senza parrocchie…

Così viviamo una guerra asimmetrica tra un potere forte ma dissolutivo e una civiltà non ancora decaduta sul piano spirituale ma inerme e soccombente sul piano pratico e mediatico. La prevalenza odierna della barbarie di ritorno deriva in buona parte da questo squilibrio tra una cultura egemone ma nichilista e una civiltà perdente o forse già perduta.

La rinascita ha due avversari: la cultura nichilista egemone e il nichilismo senza cultura della volgarità di massa.

FONTE: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/l-egemonia-di-sinistra-ha-creato-un-deserto-e-lha-chiamato-cultura/

 

 

La razza in estinzione

Brano di Giorgio Gaber – 2001

Non mi piace la finta allegria
Non sopporto neanche le cene in compagnia
E coi giovani sono intransigente
Di certe mode, canzoni e trasgressioni
Non me ne frega niente
E sono anche un po’ annoiato
Da chi ci fa la morale
Ed esalta come sacra la vita coniugale
E poi ci sono i gay che han tutte le ragioni
Ma io non riesco a tollerare
Le loro esibizioni

Non mi piace chi è troppo solidale
E fa il professionista del sociale
Ma chi specula su chi è malato
Su disabili, tossici e anziani
È un vero criminale
Ma non vedo più nessuno che s’incazza
Fra tutti gli assuefatti della nuova razza
E chi si inventa un bel partito
Per il nostro bene
Sembra proprio destinato
A diventare un buffone.

Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.

La mia generazione ha visto
Le strade, le piazze gremite
Di gente appassionata
Sicura di ridare un senso alla propria vita
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso
La mia generazione ha perso.

Non mi piace la troppa informazione
Odio anche i giornali e la televisione
La cultura per le masse è un’idiozia
La fila coi panini davanti ai musei
Mi fa malinconia.
E la tecnologia ci porterà lontano
Ma non c’è più nessuno che sappia l’italiano
C’è di buono che la scuola
Si aggiorna con urgenza
E con tutti i nuovi quiz
Ci garantisce l’ignoranza.

Non mi piace nessuna ideologia
Non faccio neanche il tifo per la democrazia
Di gente che ha da dire ce n’è tanta
La qualità non è richiesta
È il numero che conta
E anche il mio paese mi piace sempre meno
Non credo più all’ingegno del popolo italiano
Dove ogni intellettuale fa opinione
Ma se lo guardi bene
È il solito coglione

Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.

La mia generazione ha visto
Migliaia di ragazzi pronti a tutto
Che stavano cercando
Magari con un po’ di presunzione
Di cambiare il mondo
Possiamo raccontarlo ai figli
Senza alcun rimorso
Ma la mia generazione ha perso.

Non mi piace il mercato globale
Che è il paradiso di ogni multinazionale
E un domani state pur tranquilli
Ci saranno sempre più poveri e più ricchi
Ma tutti più imbecilli.
E immagino un futuro
Senza alcun rimedio
Una specie di massa
Senza più un individuo
E vedo il nostro stato
Che è pavido e impotente
È sempre più allo sfascio
E non gliene frega niente
E vedo anche una Chiesa
Che incalza più che mai
Io vorrei che sprofondasse
Con tutti i Papi e i Giubilei

Ma questa è un’astrazione
È un’idea di chi appartiene
A una razza
In estinzione

 

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=fEL5QjD-AiI

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Fake news: ci caschiamo perché siamo pigri

23 luglio 2018 Elisabetta Intini

Se ci facciamo adescare dalle bufale non è (tanto) per i nostri pregiudizi, quanto perché non resistiamo alle scorciatoie mentali. Anche nel ragionamento, non vogliamo fare fatica.

Per non cascarci subito: fermarsi, riflettere, fare ordine. Prendersi un po’ di tempo

Molti pensano che l’epidemia dilagante di fake news (e di creduloni) sia dovuta al fatto che tendiamo a leggere e a condividere prevalentemente ciò che conferma le nostre vedute. Uno studio condotto su oltre 3.000 persone suggerisce però anche un’altra, possibile risposta: potremmo essere facili prede delle bufale per una sorta di pigrizia mentale, o resistenza a impegnarci in un ragionamento deliberato su un tema.

LA VIA PIÙ BREVE. L’essere umano è maestro nel fare economia: ove possibile tendiamo a risparmiare risorse, anche quando si tratta “soltanto” di pensare. Il pensiero automatico è veloce, richiede il minimo sforzo e permette di utilizzare le nostre limitate risorse mentali in altri compiti. Queste scorciatoie possono essere utili in alcune situazioni, ma l’altra faccia della medaglia è la maggiore facilità di cadere in eccessive semplificazioni, inscatolati nei pregiudizi.

Gli psicologi definiscono “bias cognitivi” quegli errori di giudizio e automatismi della mente, che possono distorcere la nostra percezione della realtà. Sul fenomeno delle fake news pesa il bias di conferma, ossia la tendenza a muoversi entro i confini “sicuri” delle proprie convinzioni, scartando come scomode quelle troppo faticose. 7 modi in cui la mente ci inganna

QUALI DI QUESTE È VERA? Per vederci chiaro, gli psicologi David Rand (MIT Sloan School of Management) e Gordon Pennycook (University of Regina Hill-Levene, Usa), hanno sottoposto oltre 3.000 volontari a un compito chiamato Cognitive reflection test (CRT), che misura la capacità di ciascuno di mettere in discussione le proprie “reazioni di pancia”.

Dopodiché a ognuno sono stati mostrati alcuni post di Facebook che veicolavano una notizia vera, una fake news in linea con le opinioni politiche del soggetto o una contraria: i volontari hanno dovuto dire quanto ritenevano accurata ciascuna notizia.

Le persone più riflessive, che avevano totalizzato punteggi più alti nel primo test, sono state anche più abili a distinguere le bufale, a prescindere dal loro contenuto politico. Quelle meno riflessive ci sono cascate più spesso, perché più inclini a credere a tutto quello che leggevano.

RALLENTA. Se le conclusioni della ricerca, pubblicata su Cognition, fossero confermate, sarebbe dunque più una questione di disattenzione o pigrizia, che di intelligenza: «La tendenza a impegnarsi nel ragionamento è altra cosa, rispetto alle abilità di ragionamento», spiega Rand. «Quando ti fermi a pensare potresti giungere alla risposta corretta o a quella sbagliata, ma a prescindere da questo, ti importa, fermarti a pensarci un attimo?»

Il risvolto positivo è che “istigare” le persone a fermarsi a pensare (anche sui social) potrebbe essere più semplice che invitarli a essere meno “di parte” o costringerli esplicitamente a rivedere i propri pregiudizi.

FONTE: https://www.focus.it/comportamento/psicologia/fake-news-ci-caschiamo-perche-siamo-pigri

 

 

 

ECONOMIA

UN NUOVO CATASTO PER BLACKROCK

Un nuovo catasto per BlackRockLa Camera obbedisce a Draghi

Il presidente del Consiglio che concentra conflitti d’interessi planetari, al secolo Mario Draghi, è riuscito a far passare in maniera bulgara alla Camera il nuovo catasto: ovvero la nuova banca dati di case e terreni. A nessun parlamentare, a parte gli astenuti e i contrari, è passato per la mente che la riforma fiscale non è altro che un aggiornamento dati richiesto dai sistemi informatici di BlackRockMicrosoft e Vanguard. Ovvero gli algoritmi che lavorano perché le ricchezze planetarie vengano concentrate nelle mani di pochi umani. Negli ultimi cinque anni i padroni di BlackRock, Microsoft e Vanguard hanno acquisito più del trenta per cento dei terreni agricoli del pianeta: punterebbero a superare il controllo dell’ottanta per cento della terra coltivabile entro il 2040. BlackRock, Microsoft e Vanguard puntano al controllo della produzione globale di cibo e, gestendo anche la fame, avrebbero dai governi il via libera a maneggiare la moneta elettronica stanziata per una “povertà sostenibile” (reddito universale). Così, la gestione d’un sussidio sociale passerebbe dalle mani di governi democraticamente eletti a quelle di pochi oligarchi. A questi ultimi verrebbe così consegnato il diritto di vita e di morte sulla popolazione planetaria. Passaggio obbligato è certamente convincere i contadini a cedere in massa i terreni a queste multinazionali, riducendo nuovamente i lavoratori della terra al ruolo bracciantile da cui erano pian pianino sortiti negli ultimi duecento anni.

Ma gli italiani e forse anche gli europei non stanno afferrando che, ieri la pandemia e oggi la guerra e la riforma fiscale, sono propedeutiche a mettere nelle mani di pochi gestori l’approvvigionamento alimentare. Già gran parte delle produzioni mondiali sono state messe nelle mani da leggi liberticide, grazie a un lavoro di lobby, dei gruppi finanziari BlackRock, Microsoft e Vanguard. Nulla di nuovo sotto il sole: il filosofo di Treviri aveva già previsto che l’aristocrazia capitalistica si sarebbe nuovamente accaparrata la proprietà dei mezzi di produzione. Questo sta privandoci della libertà di produrre individualmente cibo, perché le leggi stanno vincolando la produzione alimentare all’utilizzo delle tecnologie delle multinazionali, e questo è già ampiamente evidente negli Stati Uniti.

Con la riforma del catasto, il contadino italiano riceverà una proposta di cessione di tutti i suoi terreni a gruppi multinazionali. E il contadino si libererà dell’avita terra, spinto anche dalle tante restrizioni di legge: non potendo più per le varie norme coltivare e tenere animali da cortile o farsi i concimi in casa. Perché il legislatore avrà vincolato le prodizioni agricole ai fertilizzanti di Cd Industries Holdings, e quelle zootecniche a mangimi e medicinali riconducibili ad aziende del gruppo Vanguard. Infatti, tra gli azionisti di “Cd Industries Holdings” (il monopolista planetario dei fertilizzanti) figurano BlackRock e Vanguard. Poi BlackRock è il primo azionista della Union Pacific (il monopolista ferroviario Usa) che trasporta fertilizzanti in America. E non dimentichiamo che BlackRock punta a monopolizzare il trasporto su rotaia planetario per non ben chiari “obiettivi di sostenibilità”.

Il cerchio si chiude come nei progetti di Davos di un decennio fa: ovvero “per il bene del pianeta occorre concentrare in poche mani le ricchezze”. Così BlackRock e Vanguard, tramite le loro aziende alimentari, stanno acquistando tutti i marchi europei: operano tramite NestléPepsiCoGeneral MillsKellogg’sAssociated British FoodsMondel’zMarsDanoneUnilever e Coca-Cola. Sono loro le aziende che acquisiscono pastifici e aziende olearie e vitivinicole italiane a prezzi stracciatissimi. Obiettivo? Il controllo di tutti i terreni coltivabili, dei semi e delle produzioni vegetali ed animali. Per raggiungerlo, i vari Draghi iniettano riforme che rendono improduttive le proprietà agricole a causa di regolamenti eccessivi. Quindi mettono i dati dei proprietari in mano alle multinazionali: l’algoritmo Alladin di BlackRock entra liberamente negli investimenti e nel fisco degli italiani, come nella loro situazione catastale. L’inflazione e le strette al credito fanno il resto, in buona compagnia d’un fisco e d’una burocrazia nemica delle piccole imprese.

Larry Fink (Ceo di BlackRock) ha detto a Davos che “è ora di forzare il comportamento delle persone a cambiare. E per farlo necessita che i grandi gruppi prendano il controllo globale dell’agricoltura”. Fink ha già sperimentato l’influenza di BlackRock sull’agricoltura del Midwest, usando la Union Pacific come vettore per ampliare o ridurre il trasporto di beni essenziali: un progetto per aver ben chiare le risposte sociali alle restrizioni sull’agricoltura americana come sui consumatori. Analisi che serve per capire, planetariamente, le reazioni umane ai super-prezzi come allo scarso approvvigionamento alimentare: alla sperimentazione hanno collaborato circa trenta aziende controllate da BlackRok e Vanguard.

Nel gioco entra anche Bill Gates che, da maggior azionista della Canadian National Railway (Cn), sta orientando sia il mercato dei fertilizzanti che delle produzioni agricole. Bill Gates e Larry Fink stanno di fatto acquistando tutta la proprietà agricola del Nord America, dagli Usa al Canada e durante la pandemia hanno iniziato a rilevare aziende agricole anche in Europa.

BlackRock e Vanguard (multinazionali finanziarie) controllano insieme il capitale di AppHarvest: quest’ultima è l’azienda agricola del Kentucky che sviluppa 2,76 milioni di metri quadrati di serre, il più grande impianto al mondo, il monopolista mondiale del pomodoro venduto dalle catene KrogerMeijer e Walmart. Obiettivo? Controllare e sottomettere anche il mercato mediterraneo del pomodoro, limitando la politica italiana in questa produzione.

BlackRock, con più di ventimila miliardi di dollari di investimenti, guida planetariamente il progetto “socialmente responsabili”, che di fatto significa far dichiarare non a norma tutto ciò che sfugge al controllo di Larry Fink. BlackRock, Microsoft e Vanguard hanno trovato l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) come sodale in questa offensiva alla libertà di produzione. Infatti, l’Oms, che si sta impadronendo dell’assistenza sanitaria dei singoli stati grazie al nuovo “trattato sulle pandemie”, sostiene presso l’Onu che il controllo delle produzioni agricole in poche mani ultraspecializzate permetterebbe un riscontro ottimale della salute umana.

Con il nuovo catasto agricolo (e anche urbano) disponibile in rete, i gruppi immobiliari che agiscono per BlackRock e Bill Gates riceveranno le direttive di Alladin su dove e come investire. Avvicineranno agricoltori e piccoli proprietari, spiegheranno loro che è meglio svendere per pochi soldi, perché tanto i terreni verranno prima o poi espropriati. E che per il contadino produrre è ormai impossibile o fuori legge. L’America tutto questo lo ha già vissuto in varie tornate. John Steinbeck ci raccontava in Furore come il grande capitale espropriava la terra ai contadini durante e dopo la Grande depressione: piccoli proprietari cacciati dallo stesso Midwest dove BlackRock, Microsoft e Vanguard stanno oggi conducendo le loro sperimentazioni agricole. Ora ci chiediamo come un Governo ispirato da un conflitto d’interessi, per ovvi legami del premier con la finanza internazionale, possa aver convinto i parlamentari ad approvare questo nuovo catasto agricolo. Non ci meraviglierebbe che qualche buontempone di parlamentare (il Gianfranco Librandi di turno) possa ora sostenere in tivù che “gli italiani non vogliono più zappare”.

FONTE: https://www.opinione.it/economia/2022/06/23/ruggiero-capone_catasto-black-rock-draghi-microsoft-moneta-elettronica/

 

 

 

Non “l’aumento dei prezzi di Putin”: il presidente della Fed Powell rompe con Biden sull’inflazione

Mercoledì il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha rotto con i ripetuti tentativi del presidente Biden di incolpare l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin per l’ inflazione più alta degli ultimi 40 anni .

Powell, confermato il mese scorso per un secondo mandato come presidente, ha spiegato alla commissione bancaria del Senato che “l’inflazione era alta prima” dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio, che ha fatto aumentare i prezzi globali di cibo ed energia.

Il senatore Bill Hagerty (R-Tenn.) ha suscitato l’osservazione di Powell in un’audizione della commissione dopo aver esposto il fatto che l’inflazione è aumentata nel corso del 2021.

“Mi rendo conto che ci sono una serie di fattori che giocano un ruolo nell’inflazione storica che stiamo vivendo: interruzioni della catena di approvvigionamento, normative che limitano l’offerta, abbiamo aspettative di inflazione in aumento e una spesa fiscale eccessiva, ma il problema non è spuntato dal nulla”, ha detto Hagerty.

“A gennaio 2021 l’inflazione era all’1,4%. A dicembre del 2021 era salito al 7%, un aumento di cinque volte. Ora, dall’inizio della guerra in Ucraina alla fine di febbraio, il tasso di inflazione è aumentato gradualmente di un altro 1,6% fino al livello attuale dell’8,6%. Quindi di nuovo, dal 7% all’8,6%”.

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ammesso in un'audizione della commissione bancaria del Senato che l'inflazione negli Stati Uniti era alta prima che la Russia invadesse l'Ucraina.
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ammesso in un’audizione della commissione bancaria del Senato che l’inflazione negli Stati Uniti era alta prima che la Russia invadesse l’Ucraina.
REUTERS/Elizabeth Frantz
Il presidente Biden ha ripetutamente tentato di bollare l'inflazione record come un "aumento del prezzo di Putin".
Il presidente Biden ha ripetutamente tentato di etichettare l’inflazione record come un “aumento dei prezzi di Putin”.
Foto di NICHOLAS KAMM/AFP tramite Getty Images

Hagerty ha chiesto a Powell: “Dato come l’inflazione è aumentata negli ultimi 18 mesi, diresti che la guerra in Ucraina è il principale motore dell’inflazione in America?”

“No, l’inflazione era alta prima, certamente prima dello scoppio della guerra in Ucraina”, ha detto Powell.

“Sono felice di sentirtelo dire”, rispose Hagerty. “L’amministrazione Biden sembra essere intenzionata a deviare la colpa e di recente, proprio come domenica scorsa, ha diffuso la disinformazione secondo cui l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin è il ‘più grande fattore di inflazione’. Sono felice che tu sia d’accordo con me sul fatto che non è la verità”.

Il tasso di inflazione ha raggiunto l'8,6% a maggio, il più alto che gli Stati Uniti abbiano visto in 40 anni.
Il tasso di inflazione ha raggiunto l’8,6% a maggio, il più alto che gli Stati Uniti abbiano visto in 40 anni.
Nick Rohlman/The Gazette tramite AP

Per mesi, la Casa Bianca ha cercato di etichettare l’inflazione più alta dal 1981 come “l’aumento dei prezzi di Putin”.

“L’aumento dei prezzi di Putin ha colpito duramente a maggio qui e in tutto il mondo: i prezzi elevati del gas alla pompa, dell’energia e dei prodotti alimentari hanno rappresentato circa la metà degli aumenti mensili dei prezzi”, ha affermato Biden in una dichiarazione questo mese dopo che i dati hanno mostrato l’inflazione annuale negli Stati Uniti è salito  all’8,6%  a maggio  dall’8,3%  di aprile.

In risposta all’interrogatorio del senatore Kyrsten Sinema (D-Ariz.) mercoledì, Powell ha affermato che i prezzi di carburante e cibo sono stati chiaramente influenzati dalla guerra in Ucraina, anche se la maggior parte dell’aumento annuale dei prezzi non è correlato.

“L’aumento dei prezzi delle materie prime è chiaramente collegato alla guerra in Ucraina. E così quella parte dell’inflazione sarebbe sicuramente molto più bassa di quanto non sia senza la guerra in Ucraina”, ha detto Powell.

La Federal Reserve, nel frattempo, sta aumentando i tassi di interesse nel tentativo di frenare l’inflazione.

Repubblicani, democratici centristi , il proprietario di Amazon/Washington Post  Jeff Bezos  e, almeno in un’occasione, lo stesso Biden hanno affermato che la massiccia spesa del governo ha contribuito a stimolare l’inflazione, incluso l’American Rescue Plan Act dello scorso anno da 1,9 trilioni di dollari.

Il senatore Bill Hagerty ha osservato che l'inflazione era al 7% a dicembre 2021, quasi due mesi prima che Putin decidesse di invadere l'Ucraina.
Il senatore Bill Hagerty ha osservato che l’inflazione era al 7% a dicembre 2021, quasi due mesi prima che Putin invadesse l’Ucraina.
Foto di MIKHAIL METZEL/SPUTNIK/AFP tramite Getty Images

L’inflazione negli Stati Uniti a maggio – 8,6% – è stata superiore a quella di molti altri paesi occidentali. La  media dell’Eurozona è stata dell’8,1% , il Canada ha riportato  il 7,7%  e  la Corea del Sud ha riportato  un’inflazione annuale del 5,4% per quel mese.

Cosa ne pensi? Posta un commento. 

Uno studio pubblicato a fine marzo dai ricercatori della Federal Reserve Bank di San Francisco ha affermato che nell’ultimo trimestre del 2021,  circa 3 punti percentuali  dell’inflazione statunitense – o all’epoca circa la metà – potrebbero essere stati causati dalla spesa pubblica per la pandemia .

FONTE: https://nypost.com/2022/06/22/not-putins-price-hike-fed-chair-breaks-with-biden-on-inflation/#

Accise sui carburanti in Italia 2022: quali sono e cosa finanziano

Tanti le detestano ma nessuno riesce a toglierle o ridurre: le accise sui carburanti in Italia, quali sono, cosa finanziano e quanto pesano sul prezzo alla pompa nel 2022

23 marzo 2022 – 12:00

 

Dopo il bollo auto un altro balzello che gli automobilisti italiani non sopportano per niente ed eliminerebbero anche… ieri, specie adesso che i prezzi di benzina, diesel e non solo sono volati alle stelle, è l’accisa sui carburanti per l’autotrazione. Un’imposta che tanti politici vorrebbero cancellare o quanto meno ridurre, ma che resiste da decenni a tutto e a tutti perché garantisce un gettito fondamentale per le casse dello Stato. E che nel corso del tempo è stata persino resa ‘strutturale’, quindi non legata a particolari eventi o circostanze. Vediamo perciò di saperne di più circa le accise sui carburanti in Italia, in particolare quali sono e cosa finanziano.

Aggiornamento del 23 marzo 2022 con le aliquote di imposta vigenti nel settore delle accise sui prodotti energetici e le modifiche dopo il ‘taglio’ disposto dal Governo.

CHE COS’È L’ACCISA SUI CARBURANTI?

L’accisa è una imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo. La più diffusa è quella sul prezzo dei carburanti, presente a vari livelli in quasi tutto il mondo e in particolare nei Paesi non produttori. In Italia le accise sui carburanti (benzina, diesel e gpl) sono state introdotte gradualmente fin dagli anni ‘30 del secolo scorso per fronteggiare economicamente improvvise emergenze dovute per lo più a disastri naturali ed eventi militari. Oggi se ne contano ben 19 di accise sui carburanti in Italia, ma in realtà questo conteggio non ha più molto senso perché nel 1995, quindi più di venticinque anni fa, le varie accise sono state inglobate in un’unica imposta indifferenziata che finanzia il bilancio statale nel suo complesso (quasi 24 miliardi di euro nel 2021), senza alcun riferimento alle motivazioni originali. E nel 2013 questa misura è diventata pure strutturale.

QUANTO PESA L’ACCISA SUL COSTO FINALE DEI CARBURANTI NEL 2022

Nell’ultima rilevazione del MISE datata 21 marzo 2022, che si riferisce alla media settimanale dei prezzi dal 14 al 20 marzo, i prezzi nazionali (€/1.000 litri) della benzina, del gasolio e del gpl per l’autotrazione in modalità self-service sono i seguenti:

– Benzina: 2.137,19 euro di cui 728,40 (accisa), 385,39 (Iva) e 1.023,40 (netto);

– Gasolio auto: 2.124,56 euro di cui 617,40 (accisa), 383,12 (Iva) e 1.124,04 (netto);

– Gpl: 876,81 euro di cui 147,27 (accisa), 158,11 (Iva) e 571,43 (netto).

Ne consegue che l’accisa pesa quasi il 40% sul costo finale di benzina e diesel (assai meno sul gpl), e aggiungendoci l’Iva al 22% (calcolata su netto + accisa) il carico sale al 55% circa. Nell’Unione Europea solo l’Olanda e il Regno Unito hanno imposte indirette sui carburanti più alte dell’Italia, ma non solo: il nostro Paese è rispettivamente all’ottavo (per la benzina) e al settimo posto (per i diesel) nella classifica delle nazioni dove il pieno risulta più caro (dati EnjoyTravel.com del 2021).

ATTENZIONE: dal 22 marzo 2022 al 21 aprile 2022 (GPL fino al 20 aprile), salvo ulteriori proroghe, il Governo ha disposto un temporaneo taglio delle accise sui carburanti, per maggiori dettagli cliccate qui.

ACCISE SUI CARBURANTI IN ITALIA: QUALI SONO E COSA FINANZIANO

Per mera curiosità vi riportiamo l’elenco delle 19 accise sui carburanti in Italia introdotte nel corso degli anni. La somma ammonta a circa 0,41 euro (per litro), a cui si deve aggiungere l’imposta di fabbricazione sui carburanti, che porta il totale finale dell’accisa a 0,7284 euro/litro per la benzina e 0,6174 euro/litro per il diesel. Ma, come abbiamo spiegato, l’elenco delle varie accise è ormai puramente indicativo, dato che dal 1995 l’imposta sul carburante è definita in modo unitario e il gettito che ne deriva non finanzia le casse statali in specifiche attività ma nel loro complesso, con una sola aliquota che non distingue tra le diverse componenti. Condizione che tra l’altro rende impossibile (o molto difficile) l’ipotesi di abolirne selettivamente alcune, a cominciare dall’ormai ‘mitologica’ accisa per la guerra d’Etiopia che nella realtà non esiste più.

Ecco la lista delle 19 accise con le originarie motivazioni (da Wikipedia):

– Guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire (0,000981 euro);

– Crisi di Suez del 1956: 14 lire (0,00723 euro);

– Ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963: 10 lire (0,00516 euro);

– Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966: 10 lire (0,00516 euro);

– la Ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968: 10 lire (0,00516 euro);

– Ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976: 99 lire (0,0511 euro);

– Ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980: 75 lire (0,0387 euro);

– Missione ONU durante la guerra del Libano del 1982: 205 lire (0,106 euro);

– Missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995: 22 lire (0,0114 euro);

– Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004: 0,02 euro;

– Acquisto di autobus ecologici nel 2005: 0,005 euro;

– Emergenza terremoto in Abruzzo del 2009: 0,0051 euro;

– Finanziamento alla cultura nel 2011: da 0,0071 a 0,0055 euro;

– Gestione immigrati dopo la crisi libica del 2011: 0,04 euro;

– Emergenza alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011: 0,0089 euro;

– Decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011: 0,082 euro (0,113 sul diesel);

– Emergenza terremoti dell’Emilia del 2012: 0,024 euro;

– Finanziamento del ‘Bonus gestori’ e riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo: 0,005 euro;

– Spese del ‘decreto Fare’ del 2014: 0,0024 euro.

FONTE: https://www.sicurauto.it/news/attualita-e-curiosita/accise-sui-carburanti-in-italia-2022-quali-sono-e-cosa-finanziano/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

UNDICI INTERROGATIVI PER IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Undici interrogativi per il Monte dei paschi di SienaSi è creata una pubblicistica numerosa sulla tragica e immeritata morte del dirigente Mps Davide Rossi e la sua famiglia meritano il più profondo rispetto! Tuttavia, la sovraesposizione dell’evento tragico rischia di porre in ombra le ragioni che hanno condotto una banca prestigiosa, ricca, solida e antica a cadere in un precipizio senza fine. Pochissimi hanno seriamente cercato di identificare i canali di dispersione della immensa cifra di denaro drenato al Mps mediante una serie di malversazioni e con sofisticate ingegnerie finanziarie utilizzate per coprire le voragini contabili conseguenti. Ogni tanto si apre meritoriamente una finestra ma subito viene chiusa. Per ordine di chi? Chi sono le Dramatis personae di questa tragedia?

Abbiamo numerosi dubbi non hanno ancora ricevuto risposte esaurienti. La costante dell’occultamento pluridecennale e impermeabile degli eventi italiani è stata applicata anche in questo caso. Una svolta utile per comprendere veramente qualcosa sarebbe quella di acquisire informazioni sui seguenti interrogativi:

1) Quanti bonifici sono stati eseguiti per il trasferimento delle somme dal Mps ai destinatari.

2) Acquisire i documenti contabili di Mps e la certificazione delle ridette operazioni. Sarebbero una prova per rilevare i percorsi del profluvio carsico di dispersione pianificata dei miliardi scomparsi.

3) Chi li ha incassati e la loro destinazione. Indagare sul loro reale utilizzo.

4) Individuare chi erano i responsabili e i loro avvicendati delle funzioni contabili nell’organigramma Mps che hanno disposto la materiale esecuzione dei trasferimenti fuori del territorio italiano.

5) Acquisire i nomi dei responsabili delle funzioni ispettive di Mps e acquisire i testi delle loro relazioni consegnate ai livelli gestionali dell’Istituto (Consiglio di amministrazione dell’epoca dei fatti e avvicendamenti successivi, elenco dei Direttori centrali componenti della cosiddetta Tecnostruttura del ridetto Istituto).

6) Chi erano i responsabili delle funzioni ispettive della ex banca centrale italiana e perché non bloccarono immediatamente i negozi giuridici sottostanti l’operazione di acquisizione di altra banca da parte di Mps.

7) Esaminare chi erano i responsabili di governo al momento dei fatti Mps (morte violenta di Rossi e trasferimenti di denaro).

8) Acquisire l’elenco dei componenti delle Commissioni Finanze e Tesoro e loro successivi avvicendamenti.

9) Rilevare i nomi dei responsabili dei Servizi di informazione nazionali e sul motivo che non ha indotto i responsabili politici e delle cosiddette “Strutture apicali di controllo” in carica all’epoca dei fatti e ad attivarli per una questione di magnitudine tale da essere materia di Sicurezza nazionale (i francesi, i tedeschi e gli inglesi lo fanno abitualmente non appena i loro interessi bancari sono minimamente sfiorati).

10) Acquisire i nomi dei responsabili della filiera di controllo finanziario dell’Unione europea tempo per tempo in carica allo sviluppo dei fatti. Comprendere le motivazioni della loro lentezza che ha sfiorato l’inerzia sui fatti Mps. Un comportamento che contraddice palesemente la loro abituale rapidità a sanzionare chiunque sgarri dalle loro direttive! Cosa ha indotto costoro ad andare molto lenti sulla questione. Perché?

11) Individuare le banche e le finanziarie, nazionali e internazionali che hanno “intermediato” questi bonifici e verificare quali di queste strutture sono ancora oggi in funzione, senza essere state liquidate e/o fallite. Infine, quali dei loro dirigenti di allora sono ancora in vita.

Entrare in possesso delle sopraelencate informazioni aprirebbe attendibili spiragli interpretativi per individuare innanzitutto i colpevoli della uccisione del dirigente Mps e poi renderebbero visibili scenari interessanti sulla identificazione dei destinatari dei bonifici e sulla individuazione geografica di arrivo, in gran parte fuori dal territorio italiano. Fino alla giornata di oggi non mi è sembrato che qualcuno abbia iniziato concretamente orientato la propria attenzione sui temi sopra elencati in modo indicativo e non esaustivo. Sarebbe ora di non perdere tempo con le divagazioni sui comportamenti di banche italiane che hanno negoziato eventuali sinergie con Mps. In questi anni sono stati coinvolti istituti finanziari e bancari che sono passati dalle porte girevoli della politica e della finanza senza arrivare a risultati concreti e risolutivi. Con sguardo retrospettivo, sembra di essere stati spettatori di una lunga sceneggiata per prendere tempo. Tempo per fare cosa, o, soprattutto, per non fare cosa? Tutti i convenuti hanno indagato e poi si sono squagliati come neve al sole. Perché? L’ultimo istituto bancario ha preso più tempo ponendo in avanti condizioni irricevibili sia sul piano commerciale, sia sul piano normativo europeo che – curiosamente – i pretoriani di Bruxelles non hanno sollevato con la loro solita energia e vigore. Anche il cittadino della strada sa benissimo che il compratore acquisisce i negozi giuridici attivi e passivi antecedenti e in corso dell’azienda acquistata. Se l’accordo non è stato raggiunto, cosa hanno visto la lunga sequela di possibili acquirenti nei cassetti del Mps? Il nodo di questa vicenda umana, finanziaria, commerciale e di sicurezza nazionale è cercare la verità. La verità si trova dentro quei cassetti. Aprirli sarà davvero improcrastinabile. Il sospetto dominante è quello di essere stati tutti noi il bersaglio di una pianificata operazione di dispersione che in linguaggio spionistico viene definita “Covert operation”.

Sono i cassetti da aprire, bellezza!

FONTE: https://www.opinione.it/societa/2022/05/23/manlio-lo-presti_monte-dei-paschi-di-siena-davide-rossi/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

AGGIORNAMENTO: Il Garante Privacy si esprime su Google Analytics: il trasferimento è illecito

Il provvedimento riguarda un reclamo che risale ad agosto 2020

Per coincidenza di date, proprio il giorno dopo la segnalazione di MonitoraPA il Garante Privacy pubblica un provvedimento risalente ad un reclamo di agosto 2020 con cui ha dichiarato l’illiceità del trattamento dei dati personali degli utenti di un sito web “posto in essere, per il tramite di Google Analytics”, ammonendo il titolare e ordinando la sospensione del flusso dati verso gli Stati Uniti fino all’adozione di “misure supplementari adeguate”.

La natura di dato personale dell’indirizzo IP viene ribadita, mentre la IP-Anonymization fornita da Google viene qualificata come pseudonimizzazione e per l’effetto “consente comunque la possibile re-identificazione dell’utente” non potendo costituire così un livello di protezione adeguato per il trasferimento verso gli Stati Uniti.

Circa la sussistenza del profilo della responsabilità del titolare pur in mancanza di un’autonomia circa le decisioni riguardanti il trasferimento di dati verso paesi terzi, in virtù di una carenza di forza contrattuale nei confronti del fornitore di servizi, assumono particolare rilievo due passaggi all’interno del provvedimento. Un primo, per cui il ruolo soggettivo di titolare del trattamento impone “anche nel contesto dei trasferimenti transfrontalieri, misure adeguate ed efficaci a tutela dei diritti e delle libertà degli interessati e ad essere in grado di dimostrare la conformità delle stesse al Regolamento”, e il secondo per cui “l’asimmetria di potere contrattuale derivante dalla primaria posizione di mercato assunta da Google nel settore dei servizi di web analytics– ha erroneamente assunto come idonee, sulla base delle informazioni rese da Google, le misure supplementari adottate da quest’ultima senza esercitare alcun potere decisionale in merito alle stesse.”. Pertanto: sebbene una responsabilità esista e sia imprescindibile, le circostanze di fatto sono state valutate per determinare l’an sanzionatorio e qualificare la condotta come “violazione minore”.

Nel comunicato stampa, il Garante “richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati, l’illiceità dei trasferimenti effettuati verso gli Stati Uniti attraverso GA, anche in considerazione delle numerose segnalazioni e quesiti che stanno pervenendo all’Ufficio.”. L’indicazione fornita nei confronti della generalità dei titolari del trattamento è “verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics e ad altri servizi analoghi, con la normativa in materia di protezione dei dati personali.”.

Viene annunciata inoltre un’attività ispettiva specifica di controllo di conformità dei trasferimenti di dati effettuati alla scadenza del termine assegnato alla società destinataria del provvedimento di ammonimento ai sensi dell’art. 58.2 lett. b) GDPR di 90 giorni per dare attuazione alle misure indicate e fornire un riscontro documentato a riguardo.

FONTE: https://www.infosec.news/2022/06/23/news/riservatezza-dei-dati/aggiornamento-il-garante-privacy-si-esprime-su-google-analytics-il-trasferimento-e-illecito/

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Un salario meno che minimo: una farsa europea

La vicenda della direttiva europea sul salario minimo è un ottimo esempio di quello che le istituzioni europee possono fare in concreto per migliorare la vita dei lavoratori: nulla. L’esempio è istruttivo per due ragioni, una di merito ed una di metodo, strettamente intrecciate tra loro.

La ragione di metodo discende dal tortuoso percorso seguito dalla bozza di direttiva, proposta dalla Commissione europea nel 2020, poi sottoposta ad una lunga consultazione e, nella notte tra il 6 e il 7 giugno scorsi, fatta oggetto di un accordo tra i due legislatori europei, il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’UE. Per comprendere questo lungo e (come vedremo) inconcludente percorso legislativo siamo costretti a scavare nelle fondamenta dell’Unione europea, e cioè in quei Trattati istitutivi che ne disciplinano le funzioni essenziali, i poteri e le competenze.

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, al Titolo X dedicato alla Politica Sociale, menziona nell’art. 151 il “miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro” tra gli obiettivi dell’Unione. Un principio molto nobile, che trova la sua articolazione nel successivo art. 153, secondo cui l’Unione persegue tale obiettivo sostenendo e completando l’azione degli Stati membri in una serie di settori che include, al paragrafo 1, lettera b, le “condizioni di lavoro”.

In questo settore, prosegue il paragrafo 2, lettera b del medesimo articolo, i legislatori europei “possono adottare … mediante direttive, le prescrizioni minime applicabili progressivamente”. In altri termini, l’Unione europea può intervenire in tema di condizioni di lavoro con una direttiva, cioè con uno strumento normativo che vincola solamente nell’obiettivo (si parla qui di “prescrizioni minime applicabili”), lasciando libero ogni Stato membro di raggiungerlo con il percorso normativo più idoneo al proprio assetto istituzionale. Tutto lascerebbe intendere che vi sia lo spazio per fissare, come ci stanno raccontando in queste ore, un salario minimo europeo, che sarebbe un prezioso strumento di tutela del lavoro, un argine al cosiddetto lavoro povero.

Peccato che lo stesso art. 153 si concluda con il paragrafo 5, che recita testualmente: “Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle retribuzioni, al diritto di associazione, al diritto di sciopero né al diritto di serrata.” Non si poteva essere più chiari, più espliciti, più netti di così nel definire il perimetro entro cui l’Unione europea esercita il suo potere vincolante nei confronti degli Stati membri. Nessuna ingerenza dell’Unione è prevista nella determinazione delle retribuzioni e nei più fondamentali diritti di associazione sindacale e di sciopero.

Basta dunque leggere i Trattati che disciplinano il funzionamento dell’Unione europea per capire che una direttiva in tema di salario minimo può essere solo un esercizio di stile, una roboante dichiarazione di principi sulla necessità di garantire condizioni di vita dignitose ai lavoratori europei e nulla più. Ed infatti, leggendo il comunicato stampa del Consiglio dell’UE sull’accordo raggiunto con il Parlamento europeo, apprendiamo che la direttiva si comporrà di due pilastri, uno più ridicolo dell’altro.

Il primo pilastro riguarda i Paesi membri che hanno già un salario minimo nella loro legislazione, e richiede (tenetevi forte!) che questi “realizzino uno schema procedurale per fissare ed aggiornare questo salario minimo secondo un insieme di criteri chiari.” Questo serve a capire cosa sia il nulla di cui parlavamo prima: un mero esercizio metodologico da offrire in pasto alla burocrazia europea per mostrare che la fissazione del salario minimo, lì dove è già normata, segua un qualche criterio formalmente accettabile.

Ma il nulla non finisce qui. L’adeguamento del salario minimo all’inflazione – un tema caldissimo in un frangente in cui la rincorsa dei prezzi ai costi dell’energia divora il potere d’acquisto dei salari – dovrà avvenire “al più tardi ogni quattro anni per i Paesi che individuano un meccanismo di indicizzazione automatica”, mentre per i paesi che non si doteranno dell’indicizzazione questo periodo dovrebbe essere di due anni. Anche se non si capisce a cosa farebbe riferimento questa indicizzazione (per chi ce l’ha…), non ci vuole un dottorato in economia per capire che un adeguamento completo dei salari ai prezzi calibrato su un orizzonte temporale così esteso – fino a quattro anni! – equivale ad una perdita secca. Fatichi ad arrivare alla fine del mese? Fatti coraggio, alla fine del quadriennio ci sarà un adeguamento del salario minimo all’inflazione!

Il secondo pilastro riguarda quei Paesi in cui la contrattazione collettiva copre meno dell’80% dei lavoratori, e richiede (allacciate le cinture!) che questi “definiscano un piano d’azione per la promozione della contrattazione collettiva”. Di nuovo, imperativamente, il nulla.

Su questi due pilastri, se così possiamo chiamarli, Consiglio dell’UE e Parlamento europeo stanno definendo gli ultimi dettagli della direttiva che dovrà poi essere votata da entrambe le istituzioni. A quel punto…bé, per questa rivoluzione occorrerà aspettare ancora un po’: è lo stesso comunicato stampa del Consiglio UE a confessare che “gli Stati membri avranno a disposizione due anni per trasporre la direttiva nella legislazione nazionale”. Insomma, l’Unione europea ha preso il coraggio a quattro mani e ha abbozzato una direttiva che chiede per favore agli Stati membri – ma solo a quelli che hanno già un salario minimo – di adeguare quel salario minimo all’inflazione in qualche maniera tra circa sei anni. Davvero, come dice il Partito Democratico, “un passo decisivo per la costruzione dell’Europa sociale”.

Se tutto questo non bastasse a dimostrare l’assoluta inconsistenza della proposta europea in tema di salario minimo, provate a mettervi nei panni di un lavoratore a) così sfortunato da vivere in un Paese europeo in cui non c’è alcuna normativa sul salario minimo e b) così fortunato da vivere in un Paese in cui la contrattazione collettiva copre già più dell’80% dei lavoratori. Già, stiamo parlando proprio dell’Italia, un Paese a cui non si applica nessuno dei due “pilastri” della nuova e folgorante direttiva europea. Una direttiva che non impone l’introduzione del salario minimo ai Paesi che non hanno previsto questo strumento e non impone alcun rafforzamento della contrattazione collettiva ai Paesi che hanno già un sufficiente grado di copertura. Insomma, una direttiva completamente inutile per i lavoratori italiani.

L’obiettivo è vago, non c’è alcun vincolo su modi e tempi, né meccanismi di verifica condivisi. È una misura fatta per non incidere su nulla: propone due vie per garantire un salario dignitoso, o il salario minimo o la maggiore diffusione della contrattazione collettiva, lasciando completa libertà di scelta ai Paesi. Dunque, nei paesi dove c’è già il salario minimo, non serve perché c’è già e non impone alcun miglioramento né tantomeno diffusione della contrattazione collettiva. E nei paesi dove è diffusa la contrattazione collettiva (come l’Italia), non serve perché non impone l’introduzione del salario minimo né tantomeno alcun rafforzamento dei sindacati. Insomma, il nulla.

Chiudiamo questa breve riflessione con la ragione di merito che, a nostro avviso, rende interessante tutta questa storia. Abbiamo visto che l’inutilità della direttiva europea non è un caso – magari connesso agli equilibri politici del momento – ma è radicata nell’architettura istituzionale dell’Unione europea, che impedisce alle istituzioni europee di incidere sui fattori chiave delle condizioni di lavoro, ossia su remunerazione, sindacalizzazione e scioperi.

Per capire il senso di questo assetto, il significato di questa impotenza europea in tema di salari, proviamo a volgere lo sguardo verso le materie che, al contrario, i Trattati affidano alla legislazione esclusiva dell’Unione europea, sottraendole al potere degli Stati membri e concentrandovi tutto il potere delle autorità europee: dazi, concorrenza, politica commerciale e politica monetaria. L’Unione europea si regge sulla libertà della produzione di spostarsi lì dove è più conveniente, ovvero la libertà di movimento dei capitali, e sulla libertà di continuare a vendere le proprie merci in tutti i Paesi europei, ovvero la libertà di commercio interno. Le istituzioni europee, disegnate dai Trattati, nascono in altri termini per garantire ai capitali di muoversi liberamente tra i Paesi europei alla ricerca delle condizioni più favorevoli per accrescere i profitti. Ma cosa sono, in ultima istanza, queste “condizioni più favorevoli”, se non le peggiori condizioni di lavoro – cioè proprio salari, sindacalizzazione, libertà di sciopero – che consentono alle imprese di sfruttare al meglio il lavoro e, dunque, di rendere massimi i propri profitti?

L’Unione europea nasce per tutelare i profitti di pochi, e quindi si fonda sulla necessità del capitale di mantenere bassi i salari, in modo da conservare e alimentare in Europa un habitat ideale per lo sfruttamento del lavoro. Se i lavoratori vogliono difendersi dal carovita non devono chiedersi cosa l’Unione europea possa fare per loro (lo abbiamo visto: non può fare assolutamente nulla), ma devono piuttosto chiedersi cosa possono fare loro per smantellare quell’organizzazione sociale basata sullo sfruttamento e sulle disuguaglianze.

Nel frattempo, se si vuole sostenere davvero il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori ed evitare che questi siano costretti a pagare l’ennesima crisi, serve una legge sul salario minimo di almeno 10 euro lordi l’ora, la cui introduzione comporterebbe – questa sì! – un aumento dello stipendio in busta paga per oltre 5 milioni di persone. Il salario minimo può essere una misura di civiltà e un argine all’aumento del costo della vita, peccato che la direttiva europea si riveli solo una misura di marketing senza conseguenze reali sulle condizioni materiali dei lavoratori.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/un-salario-meno-che-minimo-una-farsa-europea/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

DAI LIBRI ALLE STREGHE

AUGUSTO SINAGRA 21 06 2022

 

Il pupazzo di Kiev ha ordinato la distruzione in Ucraina di tutti i libri di autori russi o scritti in russo, e anche di autori ucraini di espressione russa. E questo indipendentemente dal contenuto dei libri: letteratura, ricette di cucina, storia, ricamo, geografia, filosofia, scienze, favole, diritto, ecc.

La “nobile” iniziativa ha un suo preciso e speculare precedente: il rogo in Germania nel 1933 di tutti i libri non graditi dai nazisti.

Sono questi i “valori” difesi dal pupazzo di Kiev? Non bastava la messa al bando di tutti i partiti di opposizione?

É questa l’Ucraina che si vorrebbe Stato membro della maleodorante Unione europea?

A questa Ucraina viene fornito armamento pesante dall’Italia, in violazione di ogni legge nazionale e internazionale. E Mattarella niente dice? E Draghi? E la Von Pfizer? E il coro dei “pacifisti” per convenienza non canta più? E gli “intellettuali” di sinistra? E gli “esportatori” di “democrazia”? E gli accaniti “difensori” dei diritti dell’uomo che dicono? Tutti tacciono.   Appecoronati agli ordini dei delinquenti a stelle e strisce!

Cosa aspettano ancora per accogliere la loro degna Ucraina nella NATO e nella UE?

Aspettano il rogo delle “streghe” nelle piazze della Ucraina?

Dio protegga sempre noi e la Santa Madre Russia.

FONTE: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid02Qgq7G6Zscj4VGH6K8UqyPS27T16pcqCtvhQ4z5K6XvPXEghLCWSmG6zz97W7wvNwl&id=100070758812209

Lavrov in missione a Teheran: la Russia rafforza la cooperazione con l’Iran

Un viaggio importante, sia per stringere nuovi accordi di collaborazione sia, soprattutto, per affrontare lo spinosissimo nodo dell’accordo sul nucleare del 2015 (Jcpoa). Il primo ministro russo, Sergej Lavrov, è volato in Iran per incontrare il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, e rafforzare ulteriormente la cooperazione tra Mosca e Teheran.

I due Paesi, infatti, sono alle prese con sanzioni economiche occidentali particolarmente stringenti, e dunque puntano, in prima battuta, ad implementare la collaborazione in ambito commerciale ed energetico. Anche perché entrambi possono contare su enormi riserve di petrolio e gas, ma la loro capacità di esportare la produzione è limitata.

Il ministero degli Esteri russo ha pubblicato una parte del discorso di Lavrov durante l’incontro con in cui afferma che Mosca si stava adattando a quelle che lui definisce le politiche aggressive dell’Occidente. “In tutti i Paesi che subiscono l’influenza negativa della linea egoistica assunta dagli Stati Uniti e dai suoi alleati – ha detto Lavrov – sorge l’oggettiva necessità di riconfigurare le relazioni economiche, così da non dover dipendere dai capricci dei nostri partner occidentali”.

La missione di Lavrov

Lavrov ha quindi chiesto che vengano eliminate tutte le sanzioni contro l’Iran e che venga ripristinato l’accordo sul nucleare del 2015, senza esenzioni e appendici. Il titolare della diplomazia russa ha poi precisato di non avere fiducia che gli Usa prendano provvedimenti costruttivi per tornare all’accordo sul nucleare. Dal canto suo, la Russia si adopererà per garantire che il Piano d’azione congiunto globale sul programma nucleare iraniano venga riportato alla sua configurazione originale. “Speriamo che Washington faccia una scelta razionale, anche se non vi è alcuna certezza finale su questo”, ha sostenuto il diplomatico russo, sottolineando che le “sanzioni anti-iraniane illegali”, che “contraddicono il piano d’azione congiunto globale” debbano essere revocate.

Ma non è finita qui, perché il ministro russo ha toccato anche altri temi, tra cui la situazione in Ucraina, Siria e Afghanistan, nonché il rafforzamento della cooperazione commerciale ed energetica tra Iran e Russia. Il mese scorso, Mosca ha affermato che Teheran e Mosca – che sono entrambi soggetti a sanzioni occidentali e possiedono alcune delle più grandi riserve mondiali di petrolio e gas – avevano discusso di scambiare forniture di petrolio e gas e di creare un hub logistico. La tv di Stato iraniana ha mostrato l’incontro tra Lavrov e Raisi, ma non sono stati forniti dettagli. Il ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato che la visita di Lavrov mirava ad “ampliare la cooperazione con la regione eurasiatica e il Caucaso”.

Rafforzare la cooperazione

Lo scorso dicembre, prima dell’inizio della guerra in Ucraina, Teheran e Mosca hanno ragionato su come implementare un accordo ventennale in merito ad una cooperazione globale. Ricordiamo che il Trattato sulle basi delle relazioni reciproche e sui principi di cooperazione tra Russia e Iran, firmato nel marzo 2001, è stato automaticamente prorogato ogni cinque anni. E che, il 24 settembre 2020, l’allora ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif aveva dichiarato durante una visita a Mosca che prima di estendere nuovamente il documento, Teheran avrebbe voluto valutare la possibilità di aggiornarlo. Ogni impasse, a quanto pare, è stata superata senza il minimo problema.

L’ Iran è diventato un membro a pieno titolo dell‘Organizzazione per la cooperazione di Shanghai ed è un attore chiave nel commercio e nella sicurezza regionale. Le sue risorse energetiche e militari sono e saranno necessarie nella ricostruzione dell’Afghanistan. L’ Iran ha inoltre anche rinnovato l’accordo di libero scambio con l’Unione economica eurasiatica. Dato l’allontanamento dal blocco occidentale, la Russia deve calarsi a pieno titolo nella sua nuova sfera geopolitica di competenza. Da questo punto di vista, per Mosca l’Iran sarà sempre più un partner fondamentale con cui fare affari.

FONTE: https://it.insideover.com/economia/lavrov-in-missione-a-teheran-la-russia-rafforza-la-cooperazione-con-liran.html

 

Credere, obbedire, combattere

18 06 2022 Francesco Carraro

Avete mai un senso di déjà-vu rispetto all’informazione sulla guerra russo-ucraina? Una specie di retrogusto dolciastro e posticcio quando sentite certi slogan? Tipo che noi dobbiamo difendere l’Europa da un tiranno sanguinario? Oppure che bisogna stare dalla parte “giusta” della storia? Oppure che i cittadini debbono sacrificare il loro benessere immediato e la loro contingente tranquillità per difendere dei principii superiori e dei popoli “fratelli”? Oppure che noi facciamo parte della “famiglia” delle liberal-democrazie mentre “loro” sono uno stato canaglia? Se la risposta è sì (e non vi è dubbio che la risposta è sì) c’è una ragione ben precisa.

Tutte le succitate affermazioni sono tipiche espressioni retoriche “nazionaliste”. Dove per “nazionalista” intendiamo una declinazione bellicosa e manichea (e perciò negativa e biasimevole) del termine “nazione”. Ora, qual è l’espediente propagandistico principale sotteso al processo di unificazione europea? Il risoluto ripudio di tutti i “nazionalismi” e, con esso, di tutte le sottese nazioni. In virtù di un “sillogismo” puerile – e perciò tremendamente efficace – in base al quale: 1) le nazioni sovrane  sono la causa del nazionalismo; 2) il nazionalismo è la causa delle guerre; 3)  ergo, basta eliminare le nazioni per azzerare il rischio di conflitti e ritrovarsi nell’Eden della pace universale.

I popoli europei hanno creduto sia a una menzogna (cioè: la nazione tende necessariamente a partorire il “nazionalismo” aggressivo) che all’altra (cioè: estirpando le patrie avremmo eradicato anche il pernicioso patriottismo). Oggi, ci svegliamo da un letargo quasi secolare e ci accorgiamo che in realtà non è cambiato granché. Diventando “europei”, siamo semplicemente transitati da tante nazioni piccole a una nazione più grande. Con l’enorme differenza che le prime lo erano davvero, la seconda è puramente artificiale e inventata.

Per il resto, questa grande “Nazione europea” non è molto diversa da quelle precedenti. Ha di nuovo un nemico esterno che minaccia la libertà ai propri confini e il bene mondiale. Riassumendo, abbiamo rinunciato ai diritti e poteri esclusivi di autogoverno della nostra comunità e del nostro territorio (per devolverli a una sedicente “comunità” molto più nutrita e a un territorio molto più esteso) con la promessa di incenerire alla buon’ora le pulsioni nazionaliste, “patriottiche”, identitarie. E ci ritroviamo ora nel bel mezzo della stessa tempesta emotiva e irrazionale di frasi ad effetto, di pistolotti retorici, di richiami alle armi dei nazionalismi prima maniera.

Certo, qualche dettaglio è diverso: non dobbiamo più regalare oro alla patria, ma condizionatori; le terre irredente non sono più Trento e Trieste, ma Donetsk e Lugansk, i mostri da temere e odiare non sono più la perfida Albione o le potenze demo-pluto-giudaico massoniche, ma i fetentissimi russi. Tuttavia, il retrogusto in bocca non cambia: si tratta sempre di enfasi “nazionalista”. Cioè della sempiterna arma di manipolazione di tutti i regimi, da che mondo è mondo: sostituire la verità dei fatti, la complessità degli interessi e l’intreccio delle responsabilità con un racconto “fantastico”, monolitico e indiscutibile. Dove noi siamo i buoni che difendono i “valori”, gli altri sono i cattivi che aggrediscono i buoni. Forse per questo solo un motto partorito cent’anni fa può sintetizzare ciò che oggi, più che mai, i nostri “comandanti” (e i loro “cantori”) vogliono da noi: non pensare, non riflettere, non dubitare. Solo credere, obbedire, combattere.

FONTE: https://scenarieconomici.it/credere-obbedire-combattere/

 

 

 

Dr. Volodymyr & Mr. Zelensky : Il lato nascosto del presidente ucraino

Il deputato svizzero ed ex caporedattore della Tribune de Genève, Guy Mettan, traccia un ritratto del saltimbanco che interpreta il ruolo di presidente dell’Ucraina. Mostra come questo comico di varietà si sia trasformato in alleato dei banderisti e per loro conto instauri una dittatura.

Héros de la liberté, Hero of Our Time, Der Unbeugsame, The Unlikely Ukrainian Hero Who Defied Putin and United the World, Zelensky, l’Ukraine dans le sang: media e dirigenti occidentali, affascinati dalla «stupefacente resilienza» dell’attore, miracolosamente trasformato in «condottiero di guerra» e «salvatore della democrazia», non sanno più con quali superlativi tessere le lodi del presidente ucraino.

Da tre mesi il capo di Stato ucraino è in prima pagina su tutti i giornali, è in apertura dei telegiornali, inaugura il Festival di Cannes, arringa parlamenti, si congratula e ammonisce colleghi a capo di Stati dieci volte più potenti del suo: un successo e un senso tattico finora ineguagliati da un attore del cinema o da un dirigente politico.

Come non lasciarsi ammagliare da quest’improbabile Mr. Bean che, dopo aver conquistato il pubblico con le sue smorfie e stravaganze (per esempio passeggiare nudo in un negozio e simulare un pianista suonando con il proprio sesso), ha saputo in una notte barattare le sue pagliacciate e i suoi discorsi sboccati con una T-shirt grigioverde, una barba di una settimana e parole cariche di gravità per galvanizzare truppe aggredite dall’orso cattivo russo?

Dal 24 febbraio Volodymyr Zelensky ha incontestabilmente dimostrato di essere un artista di politica internazionale di eccezionale talento. Chi ha seguito la sua carriera di comico non se n’è stupito perché conosceva il suo innato senso dell’improvvisazione, le sue capacità mimetiche, la sua audacia di giocatore. L’eccezionalità del suo talento era già emersa nella conduzione della campagna elettorale, quando in poche settimane, dal 31 dicembre 2018 al 21 aprile 2019, stese avversari coriacei, come l’ex presidente Poroshenko, mobilitando la squadra di produzione televisiva e gli oligarchi, suoi generosi sovvenzionatori. Bisognava passare dalle prove allo spettacolo vero. C’è riuscito.

TALENTO PER IL DOPPIOGIOCO

Tuttavia, come spesso accade, la facciata corrisponde raramente al retroscena. La luce dei proiettori offusca più di quanto illumini. Nel caso di Zelensky, non si può non prendere atto che il quadro è meno sfavillante di quanto apparisse sulla scena: i risultati come capo di Stato, così come le sue performance di difensore della democrazia, lasciano seriamente a desiderare.

Zelensky ha dimostrato talento per il doppiogioco sin dall’elezione. Aveva vinto la competizione elettorale con una percentuale di voti eccezionale, 73,2%, grazie alla promessa di porre fine alla corruzione, di portare l’Ucraina sulla strada del progresso e della civiltà e, soprattutto, di fare la pace con i russofoni del Donbass. Appena eletto ha tradito ogni promessa con zelo talmente intempestivo che la percentuale della sua popolarità a gennaio 2022 si era ridotta al 23%, distanziato dai due maggiori avversari.

Da maggio 2019, per esaudire le pretese degli oligarchi che lo sponsorizzano, il neoeletto lancia un massiccio programma di privatizzazione del patrimonio agricolo pubblico: 40 milioni di ettari di suolo fertile, con il pretesto che la moratoria sulla vendita dei terreni avrebbe fatto perdere miliardi di dollari al PIL del Paese. Nell’impeto dei programmi di liberazione dalle vestigia del comunismo e di de-russificazione, avviati dopo il colpo di Stato filo-statunitense di febbraio 2014, Zelensky lancia una vasta operazione di privatizzazione dei beni dello Stato, di austerità di bilancio, di ridimensionamento delle leggi sul lavoro, nonché di smantellamento dei sindacati; provvedimenti che urtano quella maggioranza di ucraini che ancora non ha capito cosa intendesse il loro candidato per «progresso», «occidentalizzazione» e «normalizzazione» dell’economia ucraina. Un Paese in cui il reddito medio per abitane era nel 2020 di 3.726 dollari contro i 10.126 dell’avversaria Russia, al contrario di quel che accadeva nel 1991, quando il reddito medio degli ucraini era più alto di quello dei russi: il confronto non è lusinghiero. È comprensibile che gli ucraini non abbiano plaudito all’ennesima riforma neoliberale.

Quanto al percorso verso la civiltà, si concretizzerà in un decreto del 19 maggio 2021, che garantisce il dominio della lingua ucraina e bandisce il russo in tutte le sfere della vita pubblica, nelle amministrazioni, nelle scuole e nelle attività commerciali, con grande soddisfazione dei nazionalisti e stupore dei russofoni del sud-est del Paese.

UNO SPONSOR IN FUGA

Quanto alla corruzione, il bilancio non è migliore. Secondo The Guardian, nel 2015 l’Ucraina era il Paese più corrotto d’Europa. Secondo Transparency International, Ong occidentale con sede a Berlino, nel 2021 l’Ucraina era al 122° posto nella classifica mondiale della corruzione, vicinissima all’odiata Russia (136^). Risultato certo non brillante per una nazione che si reputa modello di virtù rispetto ai barbari russi. Secondo il Kyiv Post la corruzione è ovunque: nei ministeri, nelle amministrazioni, nelle imprese pubbliche, nel parlamento, nella polizia e persino nell’Alta Corte di Giustizia contro la corruzione! Non è raro vedere giudici sfrecciare in Porsche, riportano i giornali.

Il più importante sponsor di Zelensky, Ihor Kolomoïsky, che risiede a Ginevra ove possiede uffici lussuosi con vista sulla rada, non è certo uno degli oligarchi di secondo piano fra quelli che approfittano della corruzione generale: il 5 marzo 2021 Antony Blinken, che senz’altro non poteva fare diversamente, annunciò che, a causa «dell’implicazione in rilevante fatto di corruzione», il dipartimento di Stato aveva bloccato i beni di Kolomoïsky e l’aveva bandito dagli Stati Uniti. Era accusato di aver sottratto 5,5 miliardi di dollari della banca pubblica Privatbank. Per pura coincidenza, il buon Ihor era anche il principale azionista della holding petrolifera Burisma, che dà lavoro al figlio di Joe Biden, Hunter, per il modesto compenso di 50 mila dollari mensili, e che oggi è nel mirino di un’inchiesta del procuratore del Delaware. Saggia precauzione: Kolomoïsky, dichiarato persona non grata da Israele e rifugiatosi, secondo alcuni testimoni, in Georgia, non corre il rischio di doversi presentare alla barra dei testimoni.

Ed è sempre Kolomoïsky, da cui l’Ucraina avviata sulla strada del progresso decisamente non può prescindere, l’artefice della carriera di attore di Zelensky. E lo ritroviamo altresì implicato nell’affare Pandora Papers, rivelato dalla stampa a ottobre 2021. Si tratta di documenti che attestano come la rete televisiva 1+1, di proprietà del trasgressivo oligarca, versò dal 2012 non meno di 40 milioni di dollari alla star televisiva Zelensky e come quest’ultimo, poco prima di essere eletto presidente, con l’aiuto della sua guardia del corpo della città di Kryvyi Rih – i due fratelli Shefir: l’uno sceneggiatore di Zelensky, l’altro capo dei servizi di sicurezza di Stato (SBU), nonché produttore e proprietario della comune società di produzione, Kvartal 95 – aveva prudentemente trasferito considerevoli somme di denaro su conti offshore intestati alla moglie, nonché acquistato tre appartamenti a Londra, mai dichiarati, per la modica cifra di 7,5 milioni di dollari.

Quest’inclinazione del Servitore del popolo (nome della serie televisiva di cui è protagonista nonché del suo partito politico) per il confort non-proletario è attestato da una foto apparsa sui social network, e subito cancellata dai fact-cheker anti complottisti, che lo ritraeva mentre godeva delle comodità di un lussuoso albergo tropicale, al costo di decine di migliaia di dollari per notte, mentre avrebbe dovuto essere in vacanza in una modesta stazione sciistica dei Carpazi.

L’arte dell’ottimizzazione fiscale e la frequentazione assidua di oligarchi a dir poco controversi non depongono sicuramente a favore di un incondizionato impegno presidenziale contro la corruzione. Non più del fatto di aver silurato il fastidioso presidente della Corte costituzionale Oleksandr Tupytskyi, nonché di aver nominato, come successore del primo ministro Oleksyi Hontcharouk – estromesso a causa di uno scandalo – un illustre sconosciuto, Denys Chmynal, che però aveva il pregio di dirigere una delle fabbriche dell’uomo più ricco del Paese, Rinat Akhmetov, proprietario della famosa acciaieria Azovstal, ultimo rifugio degli eroici combattenti per la libertà del battaglione Azov. Combattenti che esibiscono su braccia, collo, schiena o petto tatuaggi che glorificano il Wolfsangel della divisione SS Das Reich, frasi di Adolf Hitler o croci uncinate, come si è potuto vedere negli innumerevoli video diffusi dai russi dopo la resa dell’Azov.

OSTAGGIO DEI BATTAGLIONI AZOV

Ma la prossimità dello smagliante Volodymyr con i rappresentanti più estremisti della destra nazionalista ucraina non è la minore delle stranezze del Dr. Zelensky. Questa complicità è stata subito negata con veemenza dalla stampa occidentale, che l’ha giudicata scandalosa per le origini ebraiche del presidente, repentinamente emerse. Come potrebbe un presidente ebreo simpatizzare con neonazisti, per di più fatti passare per un’infima minoranza di marginali? Non bisognerebbe dar credito all’operazione di «denazificazione» condotta da Vladimir Putin…

Ma i fatti sono incontrovertibili e tutt’altro che irrilevanti.

Certamente Zelensky non è mai stato, a titolo personale, vicino all’ideologia neonazista, nonché all’estrema destra nazionalista ucraina. L’ascendenza ebrea, sebbene relativamente lontana e mai rivendicata prima di febbraio 2022, esclude evidentemente ogni forma di antisemitismo da parte sua. La vicinanza a queste ideologie non è da imputare a un’affinità, ma pertiene all’ordinaria ragione di Stato e a una sapiente mescolanza di pragmatismo e d’istinto di sopravvivenza fisica e politica.

Per capire la natura delle relazioni tra Zelensky e l’estrema destra, bisogna risalire a ottobre 2019. Bisogna altresì tener presente che queste formazioni di estrema destra, benché non esprimano più del 2% dell’elettorato, sono tuttavia costituite da quasi un milione di persone, molto motivate e ben organizzate, sparpagliate in molte organizzazioni e movimenti, dei quali il battaglione Azov (cofondato e finanziato dal 2014 da Kolomoïsky, ancora lui!) è il più noto. Cui bisogna aggiungere, per essere esaustivi, Aïdar, Dnipro, Safari, Svoboda, Pravy Sektor, C14 e Corpo Nazionale.

C14, così battezzato per il numero di parole che compongono la frase del neonazista americano David Lane («We must secure the existence of our people and a future for white children»), è uno dei meno conosciuti all’estero, ma fra i più temuti in Ucraina per la sua violenza razzista. Tutte queste organizzazioni sono state più o meno fuse nella Guardia Nazionale ucraina, per iniziativa del loro promotore, l’ex ministro dell’Interno Arsen Avakov, che ha regnato con pieni poteri sull’apparato di sicurezza ucraino dal 2014 al 2021. Sono costoro che dall’autunno 2019 Zelensky chiama «veterani».

Pochi mesi dopo essere stato eletto, il giovane presidente va in Donbass per tentare di mantenere fede alla promessa elettorale e far applicare gli Accordi di Minsk, firmati dal predecessore. Le forze di estrema destra, che dal 2014 bombardano le città delle regioni di Donetsk e Lugansk al prezzo di diecimila morti, lo accolgono con grande circospezione perché diffidano del presidente “pacifista”. Sono gli stessi che conducono una campagna senza pietà contro la pace, con lo slogan «Nessuna capitolazione». In un video si vede un livido Zelensky implorarli: «Sono il presidente di questo Paese. Ho 41 anni. Non sono un perdente. Vengo da voi e vi dico: lasciate le armi». Il video dilaga sui social network e Zelensky viene preso di mira da una campagna carica d’odio: fine delle velleità di pace e di applicazione degli accordi di Minsk.

Poco dopo la visita del presidente c’è un ritiro minimo delle forze estremiste, poi gli ucraini riprendono ancor più intensamente a bombardare i concittadini russofoni.

CROCIATA NAZIONALISTA

Il problema è che Zelensky non solo ha ceduto al ricatto dei nazionalisti, ma si è unito alla loro crociata. Dopo il fallimento della missione del 2019, il presidente riceve diversi leader dell’estrema destra, fra cui Yehven Taras, capo del C14; il suo primo ministro si mostra invece a fianco di Andryi Medvedko, neonazista sospettato di omicidio. Zelensky sostiene anche il calciatore Zolzulya contro i tifosi spagnoli, che lo accusano di essere nazista perché proclamato ammiratore di Stepan Bandera, leader nazionalista che durante la guerra collaborò con la Germania nazista (e con la CIA nel dopoguerra), nonché partecipò all’olocausto degli ebrei.

La collaborazione con i radicali nazionalisti si consolida. A novembre dello scorso anno Zelensky nomina l’ultranazionalista di Pravy Sektor, Dmytro Yarosh, consigliere speciale del comandante in capo delle forze armate ucraine, nonché, da febbraio 2022, capo dell’Armata dei volontari che dissemina terrore nelle retrovie dell’esercito. Contemporaneamente, nomina Oleksander Pokland, soprannominato “lo strangolatore” per la sua inclinazione alla tortura, capo del controspionaggio dello SBU, il Servizio di Sicurezza Ucraino. A dicembre, due mesi prima della guerra, tocca a un altro capo di Pravy Sektor, il comandante Dmytro Kotsuybaylo, essere ricompensato con il titolo di Eroe dell’Ucraina; a una settimana dall’inizio delle ostilità Zelensky sostituisce inoltre il governatore regionale di Odessa con Maksym Marchenko, comandante del battaglione ultranazionalista Aïdar, lo stesso a fianco del quale il francese Bernard-Henri Lévy sarà orgoglioso di sfilare.

Volontà di domare l’estrema destra distribuendo incarichi? Condivisione dell’ultra-patriottismo? O semplice convergenza d’interessi di una destra neoliberale, atlantista e filoccidentale, e di un’estrema destra nazionalista, che sogna di prendersela con i russi e di «portare le razze bianche del mondo intero in una crociata finale contro gli Untermenschen [subumani, ndt] guidati dai semiti», secondo le parole dell’ex deputato Andryi Biletsky, capo del Corpo Nazionale? Non è dato saperlo: nessun giornalista ha osato chiederlo a Zelensky.

Non ci sono dubbi invece sulla deriva sempre più autoritaria, addirittura criminale, del regime ucraino, al punto che persino gli zeloti di Zelensky dovrebbero riflettere, non una ma due volte, prima di proporlo per il premio Nobel della Pace. Mentre i media guardano altrove, gli eletti locali e nazionali, sospettati di essere agenti russi o di connivenza con il nemico soltanto perché vogliono evitare un’intensificazione del conflitto, sono oggetto di una vera e propria campagna d’intimidazione, di rapimenti e di esecuzioni.

«Un traditore in meno in Ucraina! È stato ritrovato ucciso, giudicato dal tribunale del popolo!» con queste parole il consigliere del ministro dell’Interno, Anton Gerashenko, ha annunciato su Telegram l’assassinio di Volodymyr Strok, sindaco ed ex deputato della piccola città di Kremnina. Sospettato di essere un collaboratore dei russi, è stato rapito e torturato prima di essere giustiziato. Il 7 marzo è la volta del sindaco di Gostomel, ucciso perché aveva voluto negoziare un corridoio umanitario con i militari russi. Il 24 marzo il sindaco di Kupyansk chiede a Zelensky di far liberare la propria figlia, rapita dai fanatici dello SBU. Contemporaneamente uno dei negoziatori ucraini è ritrovato morto dopo che i media nazionalisti lo avevano accusato di tradimento. A oggi, è stata denunciata la scomparsa di non meno di 11 sindaci, anche in zone mai occupate dai russi…

VIETATI I PARTITI DI OPPOSIZIONE

Ma la repressione non finisce qui: tutti i media che hanno osato criticare sono stati chiusi; tutti i partiti d’opposizione sono stati sciolti.

A febbraio 2021 Zelensky ha fatto chiudere tre reti televisive di opposizione, giudicate filorusse. Sono ritenute di proprietà dell’oligarca Viktor Medvedchuk: NewsOne, Zik e 112 Ucraina. Il dipartimento di Stato americano plaude a questi attentati alla libertà di stampa, dichiarando che gli Stati Uniti sostengono gli sforzi dell’Ucraina per contrastare la maligna influenza della Russia… A gennaio 2022 viene chiusa la rete Nash. Dopo l’inizio della guerra il regime dà la caccia a giornalisti, blogger e commentatori di sinistra. A inizio aprile vengono colpite anche due reti di destra, Chanel 5 e Pryamiy. Un decreto presidenziale obbliga tutte le reti a diffondere una sola campana, naturalmente quella filo-presidenziale. Recentemente la caccia alle streghe si è estesa persino al blogger contestatore più popolare del Paese: il Navalny ucraino, Anatoliy Shariy, che il 4 maggio è stato arrestato dalla polizia spagnola su richiesta della polizia politica ucraina. Attacchi alla stampa quantomeno equivalenti a quelli dell’autocrate Putin, ma di cui non si è mai sentito parlare sulla stampa occidentale…

La purga è stata ancor più severa nei confronti dei partiti politici. Ha decimato i principali oppositori di Zelensky. A primavera 2021 il più influente tra loro, Medvedchuk, ritenuto vicino a Putin, è stato messo agli arresti domiciliari e la sua casa saccheggiata. Il 12 aprile il deputato oligarca è stato rinchiuso con la forza in un luogo segreto, visibilmente drogato e privato della possibilità di ricevere visite, prima di essere esibito in TV e offerto come scambio per la liberazione dei difensori dell’Azovstal, in spregio a tutte le Convenzioni di Ginevra. Minacciati, i suoi avvocati sono stati costretti a rinunciare a difenderlo; è subentrato un difensore d’ufficio.

A dicembre scorso Petro Poroschenko, in rimonta nei sondaggi, è accusato di tradimento. Alle ore 15.07 del 20 dicembre 2021 si poteva leggere sul sito ufficiale dello SBU che era sospettato di tradimento e di sostegno ad attività terroristiche. L’ex presidente, forsennatamente antirusso, veniva rimproverato «di aver reso l’Ucraina energeticamente dipendente dalla Russia e dai leader delle pseudo-repubbliche indipendenti controllate dai russi.»

Lo scorso 3 marzo gli attivisti della Sinistra Lizvizia subiscono un raid dello SBU; vengono arrestati a decine. Il 19 marzo la repressione colpisce l’insieme della sinistra ucraina. Undici partiti di sinistra sono messi fuori legge: Partito per la Vita, Opposizione di Sinistra, Partito Socialista Progressista di Ucraina, Partito Socialista di Ucraina, Unione delle Forze di Sinistra, Socialisti, Partito Sharyi, I Nostri, Blocco d’Opposizione, Blocco Volodymyr Saldo.

Altri attivisti, blogger e difensori dei diritti umani sono arrestati e torturati: il giornalista Tyan Taksyur, l’attivista Elena Viacheslavova, il cui padre morì carbonizzato durante il pogrom del 2 maggio 2014 alla Casa dei Sindacati di Odessa.

Per completare la lista vanno menzionati tutti gli uomini e le donne denudati e scudisciati in pubblico per le vie di Kiev dai nazionalisti; i prigionieri russi picchiati cui si sparava alle gambe prima di giustiziarli; i membri della Legione Georgiana, che in un villaggio vicino a Kiev giustiziavano prigionieri russi mentre il loro capo si vantava di non fare mai prigionieri. Sulla rete Ukraina 24 è il capo del servizio sanitario delle forze armate a comunicare di aver ordinato «di castrare tutti gli uomini russi, subumani peggiori degli scarafaggi.» Per finire, l’Ucraina ricorre massicciamente alla tecnologia di riconoscimento facciale della società Clearview per identificare i morti russi e diffondere le loro foto sui social network russi ridicolizzandoli…

UN ATTORE DA OSCAR

Si potrebbero citare esempi a non finire, tanto sono numerose le menzioni e i video delle atrocità commesse dalle truppe del difensore della democrazia e dei diritti umani, che ha in mano il destino dell’Ucraina. Ma avrebbe effetto irritante e controproduttivo su un’opinione pubblica convinta che i comportamenti barbari sono imputabili solo ai russi.

Per questo motivo nessuna Ong lancia l’allarme, il Consiglio di Europa se ne sta cheto, il Tribunale Penale Internazionale non indaga, le organizzazioni per la difesa della libertà di stampa tacciono. Nessuno ha ascoltato quello che il mite Volodymyr aveva dichiarato ai primi di aprile, durante una visita a Butcha: «Se non troviamo una via d’uscita civilizzata, conoscete la nostra gente, troverà un’uscita non civilizzata.»

Il problema dell’Ucraina è che il suo presidente, volente o nolente, ha ceduto sul piano interno il potere agli estremisti, sul piano esterno lo ha ceduto ai militari della Nato, per il puro e semplice piacere di essere adulato dalle folle del mondo intero. Il 5 marzo scorso, dieci giorni dopo l’invasione russa, dichiarava a un giornalista straniero: «Oggi la mia vita è bella. Credo di essere desiderato. Sento che questo è il senso più importante della mia vita: essere desiderato. Sentire che non ci si limita banalmente a respirare, camminare e mangiare una cosa qualunque. Sentire che si è vivi!»

Giova ripeterlo: Zelensky è un grande attore. Come il predecessore che nel 1932 interpretò Dr. Jekill e Mr. Hide, anch’egli merita di vincere l’Oscar per il migliore ruolo maschile del decennio. Ma quando dovrà misurarsi con la ricostruzione del Paese devastato da una guerra che avrebbe potuto evitare nel 2019, il ritorno alla realtà potrebbe essere difficile.

Fonti
 «The Comedian-Turned-President is Seriously in Over His Head», Olga Rudenko, New York Times, February 21, 2022 (Opinion Guest from Kyyiv Post).
 «How Zelensky made Peace With Neo-Nazis», and «Zelensky’s Hardline Internal Purge», Alex Rubinstein and Max Blumenthal, Consortium News, March 4 and April 20, 2022.
 «Olga Baysha Interview about Ukraine’s President», Natylie Baldwin, The Grayzone, April 28, 2022.
 «President of Ukraine Zelensky has visited disengaging area in Zolote today», @Liveupmap, 26 October 2019 (Watch on Twitter).
 «Qu’est-ce que le régiment Azov?», Adrien Nonjon, The Conversation, 24 mai 2022.
 «Public Designation of Oligarch and Former Ukrainian Public Official Ihor Kolomoyskyy Due to Involvement in Significant Corruption», Press statement, Anthony J. Blinken, US Department of State, March 5, 2021.
 «Petro Poroshenko notified of suspicion of treason and aiding terrorism», Security Service of Ukraine, 20 December 2021.
 «Un maire ukrainien prorusse enlevé et abattu», Michel Pralong, Le Matin, 3 mars 2022,

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217435.html

 

 

 

POLITICA

La risposta di Giorgia Meloni agli insulti di La7: Campagne d’odio contro di me

Trasmesso in anteprima il giorno 16 giu 2022 Probabilmente delusa dal fatto che ormai gli italiani non sono più disposti a credere alle loro storie, una sinistra totalmente allo sbando passa le sue giornate a insultarmi e a mistificare le mie dichiarazioni.

Nella vita mi sono sempre assunta le mie responsabilità, è ora che lo facciano anche gli altri: querelerò chi ha raccontato #falsità.

Vediamo se in questa Nazione si può ancora non essere di #sinistra senza rischiare di diventare vittime dello spostato di turno grazie alle loro #campagnedodio.

VIDEO QUI: https://youtu.be/G7XsK6S_ln4

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=G7XsK6S_ln4

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

LA DISTOPIA UNIPOLARE DI YUVAL HARARI CONTRO IL GRANDE PARTENARIATO EURASIATICO

DUE PARADIGMI TECNOLOGICI SI SCONTRANO

Verdiana Siddi 24 Giugno 2022

di Matthew Ehret
canadianpatriot.org

In un’intervista del maggio 2022, il guru del World Economic Forum del Grande Reset, Yuval Noah Harari, ha condiviso la sua visione distopica della prossima fase evolutiva dell’umanità. Secondo la sua valutazione, il problema principale per l’élite di governo che gestisce il mondo non sarà risolvere la guerra o la fame, ma piuttosto gestire l’emergente “nuova classe inutile globale”.

Nelle sue osservazioni Harari ha profetizzato l’imminente era post-rivoluzionaria causata dal “progresso tecnologico”, affermando che:

Penso che la domanda più grande forse nell’economia e nella politica dei prossimi decenni sarà cosa fare con tutte queste persone inutili? Il problema è più che altro la noia e come fare con loro e come troveranno un senso nella vita, quando sono fondamentalmente senza senso, senza valore? La mia ipotesi migliore, al momento, è una combinazione di droghe e giochi per computer come soluzione per [la maggior parte]. Sta già accadendo… Penso che una volta che sei superfluo, non hai più potere.

Le riflessioni del consigliere misantropo di Klaus Schwab sono purtroppo opinioni che sono passate dalla frangia dei romanzi di fantascienza distopica di qualche decennio fa allo zeitgeist mainstream del XXI secolo. Nella nostra epoca confusa, transumanisti “esperti” come Harari hanno promosso il punto di vista secondo cui la crescita tecnologica stessa provoca “mangiatori inutili”, piuttosto che la tolleranza della classe oligarchica parassitaria che un tempo era meglio compresa essere al centro dei mali dell’umanità, generazioni fa.

Laddove un tempo il progresso tecnologico era inteso come un processo liberatorio che portava i frutti del lavoro mentale (alias: scienza e tecnologia) al servizio dei bisogni dell’umanità, con l’effetto di liberare l’umanità dal vivere come bestie nella piantagione di un signore, i transumanisti hanno capovolto la filosofia del progresso tecnologico.

La religione del sistema chiuso del transumanesimo
Questa nuova e bizzarra filosofia sostiene che abbiamo sbagliato a pensare alla tecnologia come conseguenza dell’esplorazione dell’universo oggettivo da parte della mente e dell’applicazione delle scoperte per migliorare la nostra vita soggettiva. Inoltre, nega che la “mente” sia qualcosa di più della somma degli atomi non viventi che compongono il cervello fisico.

Al contrario, la “nuova saggezza” emersa sulla scia della rivoluzione cibernetica degli anni Sessanta afferma che la tecnologia cresce con una vita tutta sua, agendo come un elan vital sintetico e deterministico, senza alcun riguardo per il pensiero umano o il libero arbitrio.

Harari lo afferma esplicitamente, dicendo che:

Se si hanno abbastanza dati e abbastanza potenza di calcolo, si possono capire le persone meglio di quanto esse capiscano sé stesse e quindi si possono manipolare in modi che prima erano impossibili e, in una situazione del genere, i vecchi sistemi democratici smettono di funzionare. Dobbiamo reinventare la democrazia in questa nuova era in cui gli esseri umani sono ormai animali hackerabili. L’idea che gli esseri umani abbiano un’“anima” o uno “spirito” e il libero arbitrio… è finita.

Seguendo le teorie di Marshall McCluhan, Sir Julian Huxley, il fondatore della cibernetica Norbert Wiener, il gesuita transumanista Pierre Teilhard de Chardin e l’erede intellettuale di Chardin, Ray Kurzweil, questi nuovi sacerdoti della quarta rivoluzione industriale hanno predicato un nuovo vangelo all’umanità. Come figura di spicco del Grande Progetto Narrativo del WEF, Harari ha descritto questo nuovo vangelo dicendo:

Non abbiamo risposte nella Bibbia [su] cosa fare quando gli esseri umani non sono più utili all’economia. Servono ideologie completamente nuove, religioni completamente nuove che probabilmente emergeranno dalla Silicon Valley… e non dal Medio Oriente. E probabilmente daranno alle persone visioni basate sulla tecnologia. Tutto ciò che le vecchie religioni promettevano: felicità e giustizia e persino la vita eterna, ma QUI SULLA TERRA con l’aiuto della tecnologia e non dopo la morte con l’aiuto di qualche essere soprannaturale.

Avendo sostituito Dio con i tecnocrati della Silicon Valley, Harari viene certamente venduto come un “Mosè” della nuova era post-umana che i suoi stessi padroni vogliono inaugurare nel mondo.

Questa religione sintetica è di stampo neodarwiniano e ha alcuni assunti da vacca sacra alla base del suo credo. Uno di questi presupposti è che i processi stocastici casuali (e quindi intrinsecamente inconoscibili) su piccola scala definiscono una tendenza generale delle tecnologie a crescere inesorabilmente verso stati sempre maggiori di un fenomeno chiamato “complessità” (cioè l’aumento della quantità e della velocità di trasmissione dell’interazione delle parti di un sistema nello spazio e nel tempo).

Piuttosto che ipotizzare che una direzione morale plasmi il flusso dell’evoluzione verso l’alto, come presumevano le precedenti generazioni di pensatori prima del culto della cibernetica, questi nuovi riformatori si affrettarono ad affermare che le sciocche nozioni di “meglio” o “peggio” non hanno alcun significato. Questi autoproclamati Uber menschen hanno riconosicuto che la morale, proprio come Dio, il patriottismo, l’anima o la libertà, sono concetti astratti creati dall’uomo che non hanno alcuna esistenza ontologica nell’universo meccanicistico, freddo e in definitiva senza scopo in cui si presume che esistiamo.

Nonostante la casualità del comportamento stocastico che si presume “organizzi” tutti i sistemi apparentemente ordinati, questi sommi sacerdoti credono fermamente in un rigido insieme deterministico di “leggi” che modellano il nostro rapporto sempre più complesso con la tecnologia. Ad esempio, si afferma che gli esseri umani sono destinati a subire l’irreversibile perdita dei poteri mentali della specie ad ogni apparente aumento della tecnologia, con l’I.A. che inevitabilmente sostituirà le obsolete forme di vita organiche come i mammiferi hanno sostituito i dinosauri.

A questo proposito, Harari ha affermato che:

Gli esseri umani hanno solo due abilità di base – fisiche e cognitive. Quando le macchine ci hanno sostituito nelle abilità fisiche, siamo passati a lavori che richiedono abilità cognitive. … Se l’intelligenza artificiale diventa migliore di noi in questo campo, non c’è un terzo campo in cui gli esseri umani possano spostarsi.

Come tutti i transumanisti, Harari presume che queste “menti hackerabili” prive di anima o di scopo siano solo l’effetto del comportamento chimico ed elettrico totale degli atomi contenuti nel cervello e quindi quando risponde che questi esseri umani (da cui, curiosamente, si esclude sempre) non hanno altro scopo se non quello di essere resi “felici” dalla nuova religione sintetica, si riferisce solo alle droghe e ai videogiochi che stimolano gli impulsi chimici che lui definisce la “causa” della felicità.

La nozione di felicità causata da stimoli non materiali come la gioia della scoperta, la gioia dell’insegnamento e la gioia di creare qualcosa di nuovo e vero non ha alcun ruolo nel freddo calcolo di questi esseri umani che aspirano a diventare macchine immortali.

È interessante notare che questa è la manifestazione psicobiologica della dottrina geopolitica del pensiero hobbesiano a somma zero, che richiede che tutti gli “interi” siano considerati semplicemente come la somma delle parti che li compongono. Gli aderenti all’una o all’altra filosofia partono dal presupposto che qualsiasi sistema materiale esistente in un dato “ora” è tutto ciò che può esistere, poiché si nega l’esistenza di un cambiamento creativo o di principi universali.

Una mente così patetica è costretta a presumere che la seconda legge della termodinamica (alias: l’entropia) sia l’unica legge dominante che dà forma a tutti i cambiamenti in ogni sistema chiuso che cerca di comprendere, dalla biosfera, al cervello, all’economia e all’intero universo, ignorando tutte le prove del cambiamento creativo, del disegno e dello scopo incorporati nell’intero tessuto dello spaziotempo.

Transumanisti e umanisti
Abbiamo già notato che i sacerdoti transumanisti hanno predicato che i poteri della mente umana si riducono irrevocabilmente a ogni aumento della “tecnologia” [1].

Naturalmente, perché una tesi così assurda possa essere sostenuta, è anche necessario che solo le tecnologie “informatiche” vengano prese in considerazione, altrimenti si corre il rischio di riconoscere che le tecnologie produttive più elevate liberino effettivamente gli esseri umani dalla vita manuale e ripetitiva della banalità e liberino i loro poteri di ragione creativa che 12 ore al giorno di lavoro bruto non hanno mai permesso di far sbocciare.

Quando si introducono in questa equazione le tecnologie che riguardano l’aumento dei poteri produttivi dell’umanità (come ad esempio le fonti energetiche sempre più efficienti che consentono maggiori poteri d’azione pro capite e per chilometro quadrato, come descritto nei cinque decenni di scritti del defunto economista americano Lyndon LaRouche), allora crolla anche l’argomentazione che afferma che “l’irrilevanza dell’umanità aumenta in modo direttamente proporzionale al miglioramento della tecnologia”.

Inoltre, quando si ammette che la definizione di scienza e tecnologia possa essere estesa di diritto al dominio della politica e della legge morale, l’argomentazione crolla ulteriormente.

Infatti, che lo si sappia o meno, le forme di governo e i sistemi di economia politica sono, in realtà, forme di tecnologia con diversi progetti e modelli realizzati con obiettivi oggettivi che vengono o meno raggiunti a seconda della saggezza o della follia di chi elabora leggi e costituzioni. A differenza dei progetti di macchine convenzionali che funzionano secondo la pura meccanica deterministica della fisica, indipendentemente dal libero arbitrio, la macchina del governo si forma ed è a sua volta plasmata dall’applicazione intenzionale dei pensieri umani in una danza di fenomeni soggettivi e oggettivi.

Quali standard esistono per giudicare le forme “migliori” o “peggiori” di tecnologie di governo? Per rispondere a questa domanda, è utile ascoltare le sagge parole del grande “poeta della libertà” tedesco Friedrich Schiller, che nel 1791 scrisse “La Legislazione della Sparta di Licurgo contro l’Atene di Solone”:

In generale, possiamo stabilire una regola per giudicare le istituzioni politiche: esse sono buone e lodevoli solo nella misura in cui fanno fiorire tutte le forze insite nelle persone, nella misura in cui promuovono il progresso della cultura, o almeno non lo ostacolano. Questa regola vale sia per le leggi religiose che per quelle politiche: entrambe sono spregevoli se limitano un potere della mente umana, se impongono alla mente qualsiasi tipo di stagnazione. Non sarebbe possibile giustificare una legge, ad esempio, che, sebbene in un determinato momento apparisse più opportuna, fosse un’aggressione contro l’umanità e gli intenti lodevoli di qualsiasi tipo. Sarebbe immediatamente diretta contro il Bene più alto, contro il fine più alto della società.

Nei suoi numerosi saggi, il grande scienziato, inventore e statista Benjamin Franklin spiegò al mondo che il governo non era una “scienza del controllo” o una “scienza della stabilità”, come molte élite dei suoi tempi e dei nostri desiderano supporre. Franklin e altri importanti scienziati-statisti nel corso della Storia ritenevano che il governo fosse meglio inteso come una tecnologia applicata che fa progredire una “scienza della felicità” la cui espressione pratica, come ogni espressione tecnologica di concetti scientifici, è dotata dei semi del proprio auto-miglioramento infusi nel progetto. Da qui il brillante concetto dei documenti fondativi americani del 1776 e del 1787, che istituivano un principio operativo fondato sulla nozione di costante auto-perfezionamento, con la formulazione apparentemente contraddittoria di “un’unione più perfetta” (un logico si lamenterebbe che questa costruzione è un’assurdità, dal momento che qualcosa è perfetto/statico o migliore/mutevole, ma non può essere entrambi).

Fortunatamente Franklin e i suoi alleati erano scienziati e non logici e quindi sapevano bene come comportarsi.

Questa nuova forma di governo “del, dal e per il popolo” non doveva mai diventare una macchina fissa, cristallizzata o statica in nessun momento, perché a quei tempi si capiva meglio che se si fosse imposta una tale stasi, facendo sì che le strutture formali soffocassero lo spirito creativo che aveva dato vita a quella legge, allora quella sciocca società era destinata alla decadenza, alla stupefazione e alla tirannia assoluta.

Naturalmente, la società era condannata se tale corruzione avesse preso piede troppo a lungo ed è per questo che Franklin e gli altri autori della Dichiarazione d’Indipendenza scrissero che:

Ogni volta che una qualsiasi forma di governo diventa distruttiva di questi fini, è diritto del popolo modificarla o abolirla e istituire un nuovo governo, ponendo le sue basi su tali principi e organizzando i suoi poteri in tale forma, come a loro sembrerà più probabile per ottenere la loro sicurezza e felicità.

L’eredità antimalthusiana dimenticata dell’America
Questo principio di auto-perfezionamento sia nella scienza che nella tecnologia e nella politica statale fu enunciato brillantemente dal consigliere economico di Abraham Lincoln, Henry C. Carey (1793-1879), che confutò la lugubre scienza degli economisti della Compagnia britannica delle Indie orientali J.S. Mill e David Ricardo, i quali avanzarono la pseudo-scientifica “legge dei rendimenti decrescenti”. Questa presunta “legge” presupponeva una svalutazione deterministica della terra nel corso del tempo, mentre le rendite aumentavano in base a una “legge di sfruttamento” dei non idonei da parte dei “più idonei”.

Queste teorie del sistema chiuso avanzate da tutti gli economisti imperiali britannici non solo furono la base su cui Marx ed Engel elaborarono la loro teoria della “lotta di classe” (ignorando completamente l’esistenza della scuola economica anti-imperiale allora attiva negli Stati Uniti), ma furono anche la base del revival neo-malthusiano del Club di Roma del 1968, che vide l’uso di modelli informatici per giustificare i presunti “limiti fissi alla crescita dell’umanità”. Questi modelli sono stati incorporati nel Forum economico mondiale durante l’evento del 1973 che ha visto la stesura del “Manifesto di Davos” che delinea le nozioni di Schwab sul “capitalismo degli azionisti”.

Nel suo Unity of Law (pubblicato nel 1872)[2], Henry C. Carey dimostrò non solo che il progresso tecnologico faceva sì che le terre improduttive diventassero più produttive nel tempo, ma anche che il potere di sostenere la vita aumentava anziché diminuire con l’aumento dei rendimenti per tutte le parti in un sistema di cooperazione reciproca a somma non zero.

Carey si concentrò sul semplice rapporto tra la mentalità umana e la forza della natura come interazione reciproca nel tempo. In questa interazione tra le cosiddette forze “soggettive” della mente e le forze “oggettive” delle leggi della natura, si è stabilita una coerenza tra l’umanità e le leggi scoperte della creazione. Carey dice di questa interazione:

Quanto più perfetto è questo potere [di autodirezione], tanto maggiore è la tendenza a un maggiore controllo della mente sulla materia; il misero schiavo della natura cede gradualmente il posto al padrone della natura, nel quale il sentimento di responsabilità verso la sua famiglia, il suo Paese, il suo Creatore e sé stesso, cresce con l’aumento del potere di guidare e dirigere le vaste e varie forze poste al suo comando.

Dal 1787 all’assassinio di John F. Kennedy nel 1963, l’andamento generale della repubblica statunitense, in particolare e del mondo occidentale, più in generale, è stato certamente turbolento e spesso autodistruttivo, in gran parte a causa della mano sovversiva delle operazioni dello Stato profondo, incentrate su Londra e attive in tutto il mondo.

Ma nonostante queste turbolenze, ha prevalso un’etica generale fondata sull’amore per il progresso tecnologico, Dio, la nazione, la verità e la famiglia e, per la maggior parte, la tendenza di ogni generazione a vivere in un mondo migliore di quello lasciato dalle generazioni precedenti era la norma. All’interno di questo sistema di valori, era generalmente inteso che gli obiettivi morali, scientifici e politici della specie erano uniti in un unico arazzo di autoperfezionamento e libertà.

Parlando all’Accademia Nazionale delle Scienze il 22 ottobre 1963, il Presidente Kennedy prese di mira il marciume degli ideologi del sistema chiuso che allora cominciavano ad agganciarsi alle leve della politica e della cultura dicendo:

Malthus sostenne un secolo e mezzo fa che l’uomo, utilizzando tutte le risorse disponibili, avrebbe premuto per sempre sui limiti della sussistenza, condannando così l’umanità a un futuro indefinito di miseria e povertà. Ora possiamo cominciare a sperare e, credo, a sapere che Malthus non esprimeva una legge di natura, ma solo i limiti della saggezza scientifica e sociale.

Un secolo prima, anche Henry C. Carey aveva attaccato Malthus per nome dicendo che:

Di tutti gli espedienti per schiacciare ogni sentimento cristiano e per sviluppare il culto di sé che il mondo abbia mai visto, non ce n’è stato nessuno che abbia il diritto di rivendicare un rango così alto come quello che è stato, e che ancora oggi viene quotidianamente, assegnato alla legge malthusiana della popolazione.

Nonostante le forti voci contrarie dei malthusiani e degli eugenisti, i fatti materiali del rapporto dell’uomo con la natura negli ultimi mille anni confermano le idee di Franklin, Carey e Kennedy.

Ogni volta che le persone hanno goduto di libertà politiche e opportunità economiche adeguate, l’umanità ha aumentato non solo le sue “capacità di carico” in modi che nessun’altra specie animale avrebbe potuto fare, passando da un miliardo di anime nel 1800 a quasi 8 miliardi di oggi, ma anche balzando da un’aspettativa di vita media di 40 anni nel 1800 (negli Stati Uniti) a 78 anni oggi. Nel frattempo, la produttività pro capite è tendenzialmente aumentata insieme all’emancipazione politica (almeno fino al colpo di stato economico-finanziario del 1971, per quanto riguarda la società transatlantica).

L’Eurasia e la difesa della legge naturale
Mentre nell’ultimo mezzo secolo la coerenza con la legge naturale (sia scientifica che morale) è stata abbandonata nel mondo occidentale, lasciando il posto a una pseudo-religione transumanista e neo-eugenetica alla base di un ordine unipolare basato su regole, la fiaccola è stata raccolta da importanti statisti dell’Eurasia che hanno deciso di resistere alla tendenza verso una distopia neo-feudale.

Nel suo discorso programmatico del 17 luglio al XXV Forum economico internazionale di San Pietroburgo, il Presidente Putin ha descritto il suo concetto di crescita tecnologica, miglioramento industriale e multipolarità nei seguenti termini:

Lo sviluppo tecnologico è un’area trasversale che definirà l’attuale decennio e l’intero XXI secolo. Nel corso della prossima riunione del Consiglio per lo Sviluppo Strategico esamineremo in modo approfondito i nostri approcci alla costruzione di un’economia innovativa basata sulla tecnologia, una tecnoeconomia. Le cose da discutere sono tante. La cosa più importante è che devono essere prese molte decisioni manageriali nell’ambito dell’istruzione ingegneristica, del trasferimento della ricerca all’economia reale e della fornitura di risorse finanziarie per le aziende high-tech in rapida crescita.

I cambiamenti nell’economia globale, nelle finanze e nelle relazioni internazionali stanno avvenendo a un ritmo e a una scala sempre maggiori. La tendenza a favore di un modello di crescita multipolare al posto della globalizzazione è sempre più marcata. Naturalmente, costruire e plasmare un nuovo ordine mondiale non è un compito facile. Dovremo affrontare molte sfide, rischi e fattori che oggi è difficile prevedere o anticipare.

Tuttavia, è ovvio che spetta agli Stati sovrani forti, quelli che non seguono una traiettoria imposta da altri, stabilire le regole del nuovo ordine mondiale. Solo gli Stati potenti e sovrani possono dire la loro in questo ordine mondiale emergente. Altrimenti, sono destinati a diventare o a rimanere colonie prive di qualsiasi diritto.

Confrontate questi concetti con la visione desolante di Harari e dei suoi mecenati transumanisti, devotamente impegnati in un ordine unipolare di stasi e di fine della Storia, quando Harari descrive il ruolo della tecnologia nella creazione di una nuova classe inutile globale “post-rivoluzionaria”, per sempre sotto il dominio dell’emergente “casta alta” di élite dai colletti d’oro di Davos:

La casta alta che domina la nuova tecnologia non sfrutterà i poveri. Semplicemente non avrà bisogno di loro. Ed è molto più difficile ribellarsi all’irrilevanza che allo sfruttamento.

Dal momento che la tecnologia ha reso inutile la maggior parte dell’umanità e che la nuova forma emergente di governo unipolare tecnotronico renderà obsoleto ogni potenziale di rivoluzione, la domanda che Harari si pone è: cosa si farà con la piaga dei mangiatori inutili sparsi per il mondo? Qui Harari segue le orme tracciate dalla sua precedente anima gemella Aldous Huxley durante la sua famigerata conferenza “Ultimate Revolution” del 1962 al Berkley College, sottolineando l’importante ruolo svolto da droghe e videogiochi:

Penso che la domanda più grande in economia e in politica nei prossimi decenni sarà: “Cosa fare con tutte queste persone inutili?”. Non credo che abbiamo un modello economico per questo… il problema è più che altro la noia e cosa fare con loro e come troveranno un senso nella vita quando sono fondamentalmente senza senso, senza valore? La mia ipotesi migliore, al momento, è una combinazione di droghe e giochi per computer.

Guardando ai due paradigmi diametralmente opposti che si scontrano sul sistema operativo che plasmerà il ruolo della tecnologia, dell’economia, della diplomazia, della scienza e del progresso industriale nel XXI secolo e oltre, vale la pena chiedersi quale preferireste che plasmasse la vita dei vostri figli.

Note:
[1]
 Un esempio spesso citato sostiene che nel momento in cui è stata inventata la tecnologia della parola scritta, le esigenze di coltivazione dei poteri della memoria si sono ridotte. Estendendo ulteriormente l’esempio, vediamo citazioni della sostituzione della trascrizione a mano dei libri nei monasteri con l’avvento della macchina da stampa di Gutenberg, che ha fatto diminuire l’apprezzamento per l’estetica e il valore delle parole, mentre i libri diventavano più accessibili e l’alfabetizzazione aumentava.

[2] Titolo completo: “The unity of law; as exhibited in the relations of physical, social, mental and moral science”.

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Articolo originale di Matthew Ehret:

https://canadianpatriot.org/2022/06/21/yuval-hararis-unipolar-dystopia-vs-the-greater-eurasian-partnership-two-technological-paradigms-clash/

FONTE: https://comedonchisciotte.org/la-distopia-unipolare-di-yuval-harari-contro-il-grande-partenariato-eurasiatico-due-paradigmi-tecnologici-si-scontrano/

 

 

 

STORIA

Zelensky e l’amnesia di otto anni di guerra nel Donbass

 

Il 12 marzo intervenendo in collegamento video con la manifestazione di Eurocities “Cities stand with Ukraine” in piazza Santa Croce, a Firenze il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un appello: “Dite ai vostri politici di chiudere i cieli dell’Ucraina”, “dai razzi, dagli aerei russi, dai missili”. 

Zelensky ha inoltre sottolineato “Questa guerra non è solo contro il nostro popolo ucraino, ma è contro i nostri valori, contro il nostro modo di vivere …”.

Un intervento sicuramente toccante in grado di fare leva sul livello emotivo dei presenti. A Zelensky, considerando la sua precedente professione di personaggio dello spettacolo, di certo non sono mancate né le capacità comunicative, né d’intrattenimento su un vasto pubblico.

Tuttavia, andando oltre le emozioni, legittime visto la situazione e le scene di guerra che continuamente vengono propinate dalle televisioni e dai giornali italiani, osserviamo però delle consapevoli, assurde, amnesie nell’intervento del presidente ucraino su fatti cruciali che hanno caratterizzato gli ultimi 8 anni di storia del suo paese, e che, ragionevolmente, possono essere ritenuti le concause dell’attuale intervento militare russo in Ucraina.

Quando Zelensky dice: “contro i nostri valori, contro il nostro modo di vivere..”. Bisognerebbe capire innanzitutto a quali valori comuni fa riferimento Zelensky: la democrazia? La libertà e i diritti? Diritti quali? Quelli previsti dall’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “..senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione..”. Ravvisiamo un’evidente incongruenza!

L’Ucraina dal colpo di stato del 2014 non può certamente essere definita un paese libero e democratico con gli stessi diritti garantiti a tutta la popolazione:

– le leggi dello stato hanno fatto di tutto per discriminare e de-russificare linguisticamente in maniera coatta la popolazione russa e russofona del paese;

– giornalisti e dissidenti sono stati messia a tacere;

– sono comparse black list di tutti i tipi con inseriti nominativi di ucraini come pure di molti cittadini stranieri: la famosa lista “myrotvorez” ne è la riprova, nella quale appaiono anche molti italiani non solo giornalisti, reporter, scrittori, ma anche personalità politiche di alto profilo che, pare, ora, se ne siano dimenticati.. Può esserci la libertà quando, nella migliore delle ipotesti, chi la pensa diversamente viene sbattuto su delle liste di proscrizione?

Zelensky ha continuato: “Vivere, non uccidere come fanno i soldati russi nella nostra terra”; “avrete capito che siamo diversi perché noi viviamo e loro uccidono”.

In questa frase in un solo colpo di spugna viene cancellata la strage di Odessa presso la Casa dei Sindacati del 2 maggio del 2014, dove decine di persone inermi furono massacrate da tifosi e radicali ultranazionalisti ucraini davanti agli occhi del mondo, senza che mai si sia giunto ad individuare e a punire i responsabili di tale carneficina, impensabile nella civile Europa ai nostri giorni.

Se poi parliamo della popolazione del Donbass, a causa della cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo” poi ribattezzata “Operazione di Forze Congiunte” (Operatsii Obedinennyx Sil) che l’esercito di Kiev ha scatenato dal 2014 e, seppur con dei momenti più o meno di tregua, continua fino ad oggi (di ieri la notizia del missile “Tochka U” lanciato in pieno giorno nel centro di Donetsk) contro la sua stessa popolazione nelle regioni orientali di Lugansk e Donestk. Stime ufficiali, non solo locali ma anche da parte di organismi internazionali come l’UNHCHR, riferiscono di migliaia di vittime civili compresi centinaia di bambini.

Quando Zelensky ha poi sottolineato: “Uccidono i bambini, distruggono gli ospedali. Perché? Per non far generare figli alle donne ucraine”. I russi, ha proseguito, “distruggono centinaia di case, asili nido, scuole, quartieri residenziali, chiese”. certamente non aveva in mente le tante giovani vittime innocenti del Donbass e nemmeno le centinaia di case, asili nido, scuole, quartieri residenziali, chiese che l’esercito ucraino ha distrutto nelle regioni di Dontesk e Lugansk. D’altro canto il destino per quei bambini, colpevoli solo di essere d’etnia russa, era già stato preannunciato e subito messo in atto dal suo predecessore Petro Poroshenko in una famosa dichiarazione, a Odessa, del novembre 2014:

Noi avremo il lavoro – loro non lo avranno, noi avremo le pensioni – loro non le avranno, noi avremo premure per i bambini e per i pensionati – loro non le avranno, i nostri bambini andranno nelle scuole negli asili i loro resteranno negli scantinati. Perché loro non sanno fare nulla. Ed è proprio così che vinceremo questa guerra”, nessuno nella democratica Europa sembrò particolarmente scosso da tale affermazione (immaginiamo se tale parole fossero state pronunciate dal presidente Putin – quale scandalo)

Come auspicato da Zelensky “Dite ai vostri politici di chiudere i cieli dell’Ucraina”, in sostanza propone di dichiarare una no-fly zone e d’iniziare ad abbattere aerei russi, di certo non servirà a terminare la guerra e nemmeno a salvare la popolazione del suo paese, al contrario, si apriranno le porte a degli scenari apocalittici di guerra mondiale con il probabile uso di ordigni atomici..

Molto meglio Zelensky quando nelle sue precedenti dichiarazioni ipotizzò di trattare con Mosca.

Nelle elezioni presidenziali del 2019 Zelensky stravinse, battendo il suo predecessore Poroshenko con il 73% dei voti al secondo turno proprio perché si presentava come l’uomo “nuovo” che avrebbe portato il paese fuori dalla guerra civile che ormai da 5 anni insanguinava l’Ucraina orientale.

La verità di fondo della crisi in Ucraina e della conseguente guerra civile, verità che molti, soprattutto in Occidente, si rifiutano di riconoscere, sta nel fatto che la fazione salita al potere a Kiev, con il colpo di stato nel febbraio 2014, è strutturalmente incapace di negoziare e scendere a compromessi con quelli che considera i suoi più acerrimi nemici: i russi, che siano del Donbass, o della Russia stessa. Di fatto, qualsiasi concessione, o cedimento da parte di Zelensky, minerebbe l’intero apparato ideologico che tuttora giustifica e garantisce l’esistenza del suo stesso potere.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-zelensky_e_lamnesia_di_otto_anni_di_guerra_nel_donbass/5871_45607/

La strana storia del volo Pan Am 914

Questa è la strana e misteriosa storia del volo Pan Am 914, un aereo sparito nel nulla nel 1955 e riapparso 37 anni dopo lontano dal luogo di destinazione. Il 2 luglio 1955, il volo Pan Am 914, un DC-4 McDonnell Douglas, decollò dall’aeroporto di New York con destinazione Miami, in Florida. A bordo c’erano 57 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. Era una bella giornata di sole ed i passeggeri a bordo dell’aereo non vedevano l’ora di arrivare alle calde spiagge e le palme della Florida.

Volo Pan Am 914
Volo Pan Am 9149 settembre 1992: siamo a Caracas, in Venezuela. È un giorno perfettamente normale per Juan de la Corte, controllore del traffico aereo all’aeroporto di Caracas, quando improvvisamente apparentemente dal nulla, un nuovo puntino apparve sul radar. Era come se un aereo fosse spuntato dal nulla, o come se fosse stato nascosto dal radar e avesse deciso di mostrarsi. In meno di 10 minuti, l’aereo si presentò nel campo visivo. Dapprima, per il controllo del traffico aereo, sembrava un normale aereo, ma poi, avvicinandosi si accorsero che era in effetti, un modello di aereo molto vecchio. Era un DC-4 modello McDonnell Douglas della Pan Am. È diventato tutto ancora più strano quando il pilota dell’aereo misterioso ha contattato la torre e ha chiesto in inglese: “Dove siamo?”. La torre di controllo chiese al pilota di identificarsi e questi rispose: “Siamo il volo Pan Am 914 in rotta da New York a Miami, in Florida, con un equipaggio di 4 e 57 passeggeri a bordo”.

Mappa volo Pan Am 914
Mappa volo Pan Am 914

A questo punto il personale della torre di controllo rimase in silenzio sbigottiti. Cosa ci faceva un volo della Pan Am a 2.188 km dal luogo di destinazione? E come ci è arrivato? Le unità di terra furono immediatamente chiamate per aiutare l’aereo e i passeggeri, l’aereo riuscì ad atterrare senza problemi. Dopo essersi ripreso, Juan decise di fare al pilota una domanda che lo inquietava. “Lo sai che oggi è il 9 settembre 1992?”. Dopo un lungo silenzio Juan sentì la voce del pilota in preda al panico che diceva: “Gesù Cristo Jimmy dove siamo? No! State lontano! Adesso andiamo via!” Ed il secondo pilota si sbracciava terrorizzato dal finestrino lasciando cadere inavvertitamente qualcosa. Il pilota ha riavviato i motori e, senza aspettare l’ok per il decollo, ha portato l’aereo sulla pista ed è decollato malgrado Juan cercasse di fermarlo. Per un po’ di tempo il volo Pan Am 914 poteva essere visto nell’aria, ma ben presto svanì di nuovo nel nulla. Il pilota dell’aereo probabilmente si era reso conto di trovarsi in qualche luogo strano, un “mondo diverso”, e terrorizzato era volato via.

Giornale notizia volo Pan Am 914
Giornale notizia volo Pan Am 914

Ma dove erano stati per 37 lunghi anni? E perché non erano a Miami? Come poteva volare ancora il volo Pan Am 914? Con quale carburante? Con quali vettovaglie? Non è mai stata trovata traccia di quell’aereo e dei suoi occupanti e fino ad oggi nessuno può spiegare cosa sia successo realmente quella mattina a Caracas. L’unica traccia è un piccolo calendario tascabile caduto al secondo pilota dell’aereo mentre si sbracciava terrorizzato dal finestrino, era un calendario del 1955! Devo dire che c’è molta controversia sulla credibilità di questo evento. Nel 1985, un tabloid chiamato “Weekly World News” fu il primo a raccontare la storia del volo Pan Am 914, 7 anni prima di questo più completo racconto. Successivamente lo stesso tabloid pubblicò altre 2 versioni cambiando qualcosa (tipo la foto di Juan de la Corte) ed aggiungendo qualche particolare. La storia è diventata così una leggenda metropolitana che nessuno smentisce o conferma ed ha come unico reale testimone un piccolo calendario del 1955.

Calendario 1955
Calendario 1955

Tuttavia, la leggenda vive ancora, e molte fonti la raccontano a modo loro. Alcuni si spingono fino a dire che i passeggeri dell’aereo tornarono alle loro case. Secondo quella versione, poche ore dopo aver bruscamente lasciato Caracas, il volo Pan Am 914 è atterrato finalmente 37 anni dopo all’aeroporto di Miami. Naturalmente, il personale dell’aeroporto di Miami era altrettanto perplesso per l’arrivo dell’aereo, come Juan de la Corte era stato. Al suo arrivo, il personale ha controllato il back office e hanno avuto la conferma che l’aereo era decollato da New York il 2 luglio 1955. Aveva senso che il personale dell’aeroporto di Miami avesse un sacco di domande per questo misterioso aereo. Ci sarebbero state alcune ore di interrogatorio prima che i responsabili dell’aeroporto decidesse cosa volessero fare con le persone arrivate dal 1955. Alla fine, però, lasciarono andare i passeggeri e l’equipaggio in modo che potessero tornare alle loro case e riunirsi con le loro famiglie.

Tuttavia, c’era qualcosa di ancora più inquietante che avrebbe finito per portare questa storia ad un livello completamente nuovo… La sorpresa più grande delle famiglie non è stata il fatto che sono stati in grado di riunirsi finalmente con parenti perduti da tempo che credevano fossero morti, ciò che li sorprese ancora di più era la loro apparenza fisica. A quanto pare, tutti i passeggeri e l’equipaggio sembravano esattamente gli stessi di quando erano saliti su quell’aereo nel 1955. Mentre le loro famiglie avevano 37 anni in più, loro non erano invecchiati affatto. Inoltre, era un mistero su come l’aereo potesse ancora volare dopo tanti anni… Fino ad oggi, sembra che non ci siano risposte concrete a una serie di logiche domande. Dov’era stato l’aereo durante quei 37 anni? Come hanno fatto i passeggeri a sopravvivere e non invecchiare affatto? Mistero affascinante.

Tunnel spazio-temporale
Tunnel spazio-temporale

Qualcuno ha definito falsa o immaginaria la storia del volo Pan Am 914 perché ha consultato gli archivi della Pan Am degli aerei perduti o caduti nel 1955 e quel volo non c’è, ma si potrebbe ribattere, se la storia è vera, che magari è stato cancellato da quelle liste nel 1992 in quanto tornato o non essere stato mai annotato per altri motivi. Qualcuno ha tirato in ballo anche il Triangolo delle Bermude che ha prima fatto sparire l’aereo e poi lo ha rilasciato più a sud. Qualcun’altro invece dice che scientificamente è possibile questo incredibile viaggio. Forse attraversando un tunnel spazio-temporale o un’area gravitazionale (ma può esistere sulla Terra?) dove un viaggio nel futuro è possibile e un viaggio nel passato non è possibile. Quindi l’aereo lo ha attraversato normalmente, il tempo è passato molto lentamente per loro mentre erano nella zona e più veloce per le persone in altre parti della Terra. Così sono passati 37 anni per noi mentre per loro sono passati solo diversi minuti o poche ore. Il piano di volo o almeno il punto in cui è scomparso di nuovo avrebbe dovuto essere controllato e studiato per trovare quell’area specifica di anomalia. Se questa storia è vera, il volo Pan Am 914, dopo che è scomparso di nuovo, è probabilmente in viaggio verso il futuro attualmente e il suo tempo sta passando molto più lentamente di noi. Non può viaggiare di nuovo al passato, quindi è ancora lì e apparirà in futuro di nuovo. La prossima volta sarà meglio dire loro che sono nel 1955.

L’aereo è decollato senza problemi, ma 3 ore dopo, quando avrebbe dovuto già essere nei pressi dell’aeroporto di destinazione, non si vedeva da nessuna parte. Quando il controllo del traffico aereo contattò la torre di New York, ottenne una risposta sconcertante: il volo Pan Am 914 era sparito dai radar senza lasciare traccia! Tutto indicava che l’aereo si fosse perso, a parte l’essere svanito dai radar, il controllo del traffico aereo non riusciva a raggiungere i piloti neanche via radio. Alla fine, sebbene il caso non sia mai stato veramente risolto, hanno dichiarato ufficialmente che il volo Pan Am 914 si era schiantato nell’oceano portando con sé la vita di tutte le persone a bordo. Uno scenario triste e sconcertante con la perdita di 61 vite umane. Ma una sorpresa incredibile era in agguato.

FONTE: https://telodiciamonoisevuoi.altervista.org/2020/10/07/la-strana-storia-del-volo-pan-am-914/

 

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