Già in precedenza ho menzionato “l’escalation in orizzontale” (allargamento degli schieramenti) della crisi ucraina, e la “questione” di Kaliningrad è un ulteriore esempio. Quindi, al fulcro ucraino della crisi tra Russia ed Occidente, si aggiunge un altro scenario geografico, già accarezzato da tensioni con la richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato, ma che ora si conclama come un concreto focolaio per una espansione del conflitto che potrebbe coinvolgere ufficialmente e direttamente l’Occidente. Kaliningrad è un esiguo lembo di terra di 15mila chilometri quadrati, eredità delle spartizioni della Seconda guerra mondialeex Prussia orientale; è una enclave russa ora circondata da paesi europei. Una stretta striscia di terra, chiamata Suwalki Passage, è la porta della Russia verso l’area baltica meridionale. Ma in che modo l’ex città prussiana di Königsberg è diventata russa?

Kaliningrad era appunto chiamata Königsberg fino al 1945 quando fu conquistata dall’Armata Rossa che marciò contro i nazisti. Casa natale del filosofo Immanuel Kant, fu quasi completamente rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale. Gli accordi di Yalta e Potsdam posero la parte settentrionale della Prussia orientale sotto il dominio sovietico, mentre la parte meridionale tornò alla Polonia. Così l’Urss, avuto questo territorio incuneato tra Polonia e Lituania, ottenne l’accesso ai porti di Königsberg e Pillau liberi dai ghiacci tutto l’anno, a differenza di Kronstadt e Leningrado nel Golfo di Finlandia che erano spesso bloccati dal ghiaccio. Nel 1946 Königsberg fu annessa alla Repubblica socialista federativa sovietica russa e ribattezzata Kaliningrad, in onore di Mikhail Kalinin, presidente del Soviet Supremo deceduto il 3 giugno 1946. Nel 1948 la popolazione tedesca fu espulsa. I russi cancellarono ogni traccia di questo passato tedesco iniziato nel XIII secolo con l’arrivo dei cavalieri teutonici. La città fu profondamente ridisegnata e trasformata in un modello sovietico. I paesi baltici ottenuta la loro indipendenza, aderirono all’Unione europea nel 2004.

Ora su Kaliningrad le sanzioni europee si stanno facendo sentire, ma a che costo? Gli accordi esistenti con l’Europa per rifornire Kaliningrad dalla Russia, sono stati messi in discussione durante il processo sanzionatorio, di conseguenza la Lituania sta bloccando il transito su rotaia di merci verso l’enclave russa, situazione percepita, ma soprattutto propagandata dal Mosca, come una pericolosa aggressione dell’Occidente. Anton Alikhanov, governatore di Kaliningrad, ha avvertito Mosca che l’applicazione del quarto pacchetto di sanzioni inciderebbe tra il 40 e il 50 per cento sulle importazioni. Prima del blocco del Suwalki Passage mensilmente circa cento treni passeggeri e merci non militari, collegavano Kaliningrad con la Russia continentale attraverso la Bielorussia, alleata di Mosca, e la Lituania, membro dell’Unione europea e della Nato. L’istituzione di questo transito è stata una delle le condizioni imposte alla Lituania quando è entrata a far parte dell’Ue. Le misure di ritorsione europee riguardano principalmente carbone, metalli e materiali da costruzione e saranno estese a luglio anche a cemento e alcol.

Le autorità russe, dal 20 giugno, hanno minacciato una reazione adeguata a quello che ora Mosca considera un affronto strategico, e Vilnius si sta allertando per poter reagire ad una eventuale aggressione. Preoccupazioni rafforzate da Sergei Ryabokon incaricato d’affari russo in Lituania, che ha dichiarato che il divieto di transito non è più solo una questione di sanzioni, ma un atto ostile contro la Russia. Frase pesante in quanto questo blocco del transito commerciale può ricadere in uno specifico “atto di guerra”. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha chiaramente comunicato che la Russia sta studiando delle misure di ritorsione contro la Lituania e che saranno rese note a breve. Intanto, Mosca ha chiesto l’immediata revoca del blocco ferroviario, considerandolo illegale. Come è di prassi la disinformazione che naviga sui social è in pieno svolgimento, e per i filorussi diventa la dimostrazione che la Nato sta agendo per provocare la Russia e accendere la miccia della Terza guerra mondiale.

Il Corridoio Suwalki, di circa 65 chilometri, potrebbe essere la miccia d’innesco della polveriera baltica? È solo una questione di tempo? Intanto sullo sfondo di un nuovo scenario mortifero, sicuramente molto più coinvolgente a livello internazionale, è stata avviata l’operazione Thunder Lynx, dove l’esercito francese ha paracadutato dall’areo da trasporto militare A400M, verso l’Estonia, un centinaio di soldati dell’11a brigata paracadutisti, per dimostrare la propria capacità di reagire con breve preavviso in caso di crisi. La “manovra”, hanno dichiarato i coordinatori dell’operazione, anche se temporalmente sospetta, non ha nulla a che fare con la rinnovata tensione tra Russia e Lituania. L’ennesima dimostrazione della disinformazione che tuttavia fa parte, in questo caso, di strategie prettamente militari, anche se apparentemente banalizzate. Intanto l’escalation sia in orizzontale che in verticale (incremento di armi potenti) prosegue e il rischio di un aumento della insicurezza globale diventa un fattore con cui fare i conti, anche alla luce di quanto affermato da un portavoce del Cremlino che ha assicurato che la Russia “spezzerà la schiena all’Occidente!”.

FONTE: https://www.opinione.it/esteri/2022/06/27/fabio-marco-fabbri_kaliningrad-russia-ucraina-ue-terza-guerra-mondiale/