RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 22 MARZO 2021

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

22 MARZO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

“Parlo come il telegiornale”, ha detto un giovane drogato.

ELVIO FACHINELLI, Grottesche, Italo Svevo edizioni, 2019, pag. 75

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SOMMARIO

 

 

 

IN EVIDENZA

UNA SOCIETÀ MALATA, DIRETTA DA GENTE MALATA CON IN MANO UN’AGENDA MALATA

  • Prospettive grame da un Lager planetario affollato da sotto-uomini con la mascherina
  • Tecnocrazia informatica e intelligenza artificiale trapiantate nella pineale e nel cervello emozionale umano
  • Bersheeba-Israele nuova capitale mondiale del controllo di massa
  • Chi controlla la moneta controlla il mondo intero, ce lo insegna George Soros
  • L’umanità verso il baratro grazie a Bill Gates e Anthony Fauci, grazie alla disumanizzante tecnologia 5G
  • Silicon Valley luoghi di perdizione, di degrado e di tirannia
  • Presidenti americani ostaggio dei loro rispettivi padroni
  • Corsa ai vaccini: una idiozia senza eguali nella storia umana
  • Risonanza di Shuman con frequenza 7.83 e oscillazioni naturali in pericolo
  • La buona notizia è che un forte riavvicinamento alla Natura ci rimetterà tutti in carreggiata

UMANITÀ RINCHIUSA IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO

Non è che provenissimo da un scenario rose e fiori, né da un Eden o da un Paradiso Terrestre. Ma tutto sommato si respirava e si viveva, almeno fino a qualche tempo fa. In questi ultimi giorni dell’anno 2020 ci ritroviamo invece tutti rinchiusi in un gigantesco Campo di Concentramento, guidati da una moltitudine di deficienti e di schizofrenici, circondati da gente allucinata e frastornata che accetta di coprirsi naso e bocca per proteggersi non si sa bene da cosa, da gente disposta a fare la fila per un vaccino perfettamente inutile e carico di insidie. Un regime cinico-infame-ripugnante-vessatorio che ci presenta e ci racconta i fatti come gli comoda e come gli pare, manipolandoli a proprio piacimento.

Per fortuna che non tutti sono disposti a credere alle favole hollywoodiane. Sono felice e fiero di appartenere alla categoria di chi non crede a una sola parola di quanto ci viene giornalmente propinato. Esiste un limite a tutto. Non puoi rovesciare la natura. L’uomo può essere sì diseducato e manipolato, ma non si abitua facilmente alle idiozie ripetute e prolungate.

OGNUNO VADA ALLA RICERCA DI FONTI AFFIDABILI

Certo è che, se ti imbevi di televisione da mattina a sera, finisci per essere decotto, spianato e trombato del tutto, per cui perdi ogni capacità di raziocinio. Ma non ci sono scuse. Se vuoi la verità, essa non scende dal tetto e non proviene dalle antenne ufficiali, dove domina la menzogna. Se vuoi la verità e il succo essenziale delle cose te le devi cercare, esattamente come si fa con le pepite d’oro. I miei articoli rientrano onestamente in tutto questo. Ma mi riferisco in particolare anche a quanto trasmettono coraggiosamente il Greg e il Morris San. Chi capisce l’inglese ascolti Mike Adams e David Knight, anche per aggiornarsi su quanto sta realmente succedendo in questi giorni particolarmente convulsi in un’America sottoposta a enormi brogli elettorali anti-Trump, oltre che a un tentativo di crescente cinesizzazione social-comunistica a danno della gente normale che lavora e vive normalmente in un paese pieno di contraddizioni, in un paese non perfetto, ma tuttavia libero come gli Stati Uniti. Nulla abbiamo ovviamente contro la popolazione cinese, ammirevole per abnegazione, operosità e resistenza incredibile ai diktat impostogli nel corso della sua storia ultramillenaria. Molto da ridire invece sulla pretesa del Polit-buro comunista cinese di imporre al mondo il suo credo e i suoi disvalori.

GLOBALIZZAZIONE E TIRANNIA DELLA SILICON VALLEY

Quello che sta succedendo oggi non è qualcosa di assurdo e di casuale che arriva all’improvviso. È piuttosto il finale logico di una storia che si è protratta per secoli. Un piano millenario che grazie agli ultimi sviluppi delle tecnologie digitali ha potuto assumere aspetti mai visti o immaginati prima. Siamo tutti sottoposti a un processo di globalizzazione. Globalizzazione significa centralizzazione del potere su ogni aspetto della vita umana. Tutto questo avviene in particolare tramite la Silicon Valley dove sguazzano e imperano Google, Facebook, Twitter, Amazon, Netflix e tutto il resto, allo scopo di dettare ogni cosa che tu vedi e tu senti, manipolando la percezione di ogni cosa.

DA ALDOUS HUXLEY A GEORGE ORWELL A DAVID ICKE

Le due opere più illuminanti del XX secolo per capire il tema del controllo sociale e gli eventi di questi ultimi giorni sono “Brave New World” di Aldous Huxley del 1933 e “Nineteen Eighty-Four” di George Orwell del 1948. Huxley e Orwell sono riusciti a penetrare nell’agenda del Ragno Malefico e Vorace, prevedendo tecnologie e sviluppi che non esistevano ancora in quegli anni. Il lavoro profetico di questi straordinari autori viene oggi magnificamente continuato, completato ed aggiornato, da un autore vivo e vegeto, oltre che assai produttivo, con interviste e libri di grande valore. Sto traendo infatti diversi spunti da “The Answer” (La Risposta) di David Icke, dove viene fatta grande chiarezza su tutto quello che c’è sotto la demoniaca pagliacciata mondiale chiamata Covid. Questo eccezionale testo viene non a caso dedicato “To all That Is, Has Been, And Ever Can Be” (A tutto quello che esiste, a quello che è stato e a quello che potrà essere).

ADELSON E SOROS CHE TIRANO LE FILA, IN LINEA CON L’ALA SABBATIAN-FRANKISTA ISRAELIANA

Serve un minimo di preparazione per entrare nel linguaggio di David Icke. Occorre partire dal concetto che esiste una gerarchia nascosta e preponderante che guida la società umana per conto del Cartello Bancario, del Cartello Militare, del Cartello Farmaceutico Big Pharma, eccetera. Le decisioni-chiave che cambiano la direzione della vita umana vengono elaborate in questo tipo di ambiti. Ogni paese è dotato di un governo permanente, comunemente definito Deep State, costituito da una Intelligence militare-legale-amministrativa con personale coinvolto della difesa e nell’avanzamento dell’agenda mondiale del Cult. Cult, nel linguaggio di Icke, significa “Vertici del Potere”. I politici vanno e vengono, ma il governo nascosto sta sempre là al suo posto. Gli Stati Uniti sono l’esempio perfetto di come il sistema funziona. Qualunque sia il tuo voto e la tua ideologia, il Cult rimane al potere.

Il Partito Repubblicano in America è controllato dai Neocons, dove il maggior finanziatore è Sheldon Adelson, bilionario dei casinò. Il partito Democratico è in mano a un gruppo similare chiamato Democons, finanziato da George Soros. Sia Adelson che Soros rispondono a quelli che controllano lo stato di Israele che è poi l’ombra dell’ala Sabbatiana-Frankista del Cult. Si piacciono e si amano? Certo che no, certo che esiste forte rivalità tra loro. I vari presidenti USA che si alternano al potere, descritti come le persone più potenti del mondo, sono in realtà dei balocchi temporanei nelle mani del Governo Permanente, e prendono ordini dallo stesso Cult.

UNA RETE SATANICA SABBATIAN-FRANKISTA

La rete satanica Sabbatiana-Frankista del Cult operante fuori da Israele, in associazione coi suoi agenti del Deep State, è stata la vera autrice degli attentati dell’11 Settembre, che offrirono l’alibi per invadere l’Afghanistan, e poi l’Iraq, la Siria, l’Iran, coinvolgendo via via criminali di guerra come Tony Blair, David Cameron e Nicolas Sarkozy. I presidenti coinvolti sono George Bush, Bill Clinton e Barack Obama in particolare, premiato pure col più comico e immeritato Nobel per la Pace. Il numero di agenti operanti in piena consapevolezza di quanto stanno facendo è microscopico rispetto a una massa mondiale di 8 miliardi. Il solo modo perché avvenga il controllo dei tanti da parte dei pochi è di dirottare la percezione di ogni cosa e di ogni evento. Il controllo fisico si può attuare soltanto mediante l’impiego di piccoli e selezionati gruppi sostenuti da leggi dello stato e dalla forza militare. Se tu dirotti e manovri la percezione dirotti pure il comportamento collettivo della massa.

OCCORRE ANDARE MOLTO AL DI LÀ DELLE APPARENZE SENSORIALI

Il cuore del Cult conosce perfettamente la realtà e come le cose funzionano. Il suo potere deriva proprio dal mantenere la massa all’oscuro della situazione. La mente sensoriale non è cosciente, essendo intrappolata nei 5 sensi, per cui decodifica ma non percepisce. In questo tranello cadono in tanti, inclusi membri di accademie, di enti scientifici, di istituzioni mediche, tutta gente che crede solo in quello che vede, che sente, che tocca, che assaggia, che ascolta, e che odora. Non è consapevole al di là di questo. Trattasi non di scienziati ma di gente incosciente e schiava dei 5 sensi, schiava della Stupidità Manifesta citata più volte da Giordano Bruno. Ovvio che ci sono anche persone consapevoli, ma in questo caso subentra la malafede e la corruzione, per cui la situazione non fa che aggravarsi.

LA REALTÀ FISICA ESISTE SOLO QUANDO VIENE NOTATA E DECODIFICATA

La realtà ufficiale è quella dei 5 sensi manipolati a credere in essa. Posso vederlo? Controlla! Posso sentirlo? Controlla! Posso toccarlo? Controlla! Posso annusarlo? Controlla! Posso assaporarlo? Controlla! Poniamoci delle domande. In realtà sia noi che il mondo nel quale siamo immersi è realmente fisico e solido? No. I 5 sensi decodificano informazioni in un modo particolare, similmente a un computer, riflettendo l’input, rispecchiando quello che gli è stato insegnato. Un computer decodifica informazioni da circuiti elettronici e da campi di radiazioni elettromagnetiche Wi-Fi, riproducendole su un video, trasformandole in foto, colori e testi. Le basi della nostra realtà non sono affatto quelle che ci appaiono esteriormente. Le nostre sensazioni di ogni cosa in termini di fisico e di toccabile sono illusioni create da un processo di decodifica, sono una riproduzione, sono un ologramma, sono delle proiezioni energetiche prive di solidità. Werner Karl Heisenberg (1901-1976), fisico tedesco della meccanica quantistica e teorico del principio di indeterminazione, dice infatti che un sentiero esiste solo quando e se qualcuno lo nota e lo osserva. Le particelle atomiche sono nel contempo delle onde. Se si manifestano come onde o come particelle dipende dal fatto che qualcuno le osservi. La realtà fisica esiste quando viene decodificata. È l’atto dell’osservazione che scatena il processo di decodifica.

COLUMBIA UNIVERSITY E SILICON VALLEY CULLE DELLA TECNOCRAZIA

Il sistema di controllo e la natura della Hunger Games Society è pianificato per essere una tecnocrazia dove scienziati, ingegneri ed altri “esperti” non eletti e non scelti dal popolo conducono le danze in nome e per conto del Cult. Vediamo picchi di tecnocrazia nel crescente dominio della Silicon Valley che ha enormi interessi nel difendere l’ondata di lockdown e di restrizioni relative alla cosiddetta pandemia virale. La promozione della tecnocrazia emerge pubblicamente negli anni ’30 soprattutto tramite la Columbia University. Hitler e il Nazismo hanno fatto poi ampio uso della tecnocrazia. Al termine della 2° guerra mondiale oltre 1600 tecnocrati Nazi sono passati dalla Germania agli USA tramite uno strategico piano chiamato Operazione Paperclip. Ne fece parte anche Werner von Brown che portò con sé i razzi V2 e Saturno V, essenziali per lo sviluppo dei programmi spaziali NASA.

BRZEZINSKY E ROCKEFELLER, ATTENTI A QUEI DUE

Possiamo definire la tecnocrazia come una forma di tecnologismo fascista-marxista dove lo stato di polizia non è imposto da uomini in uniforme ma dalla AI o Intelligenza Artificiale dittatoriale grazie al cyberspace, ai robot e alle tecnologie controllate in esclusiva da tecnocrati non eletti. Brzezinsky, co-fondatore della Commissione Trilaterale nel 1973, e l’altra colonna del Cult David Rockefeller, vengono entrambi dalla Columbia University. Lo stesso Bill Clinton si è formato in quella università, per poi giocare un ruolo basilare nella penetrazione delle merci cinesi in USA. Non a caso gli è stata conferita la laurea honoris causa dall’università di Hong Kong. Non è un caso che a Hillary e Bill Clinton vengano stesi tappeti rossi dovunque vanno in Cina.

SMART GRID, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CLOUD

Il mondo è pianificato per essere controllato centralmente da una Smart Grid, da una Griglia Intelligente, dove ogni cosa, inclusa ogni tecnologia e ogni intelligenza umana, sono connesse a Internet e al cosiddetto Cloud, con tutte le mosse giostrate dalla Intelligenza Artificiale AI. La Cina è la leading player assieme agli USA e a Israele. La Cult-controlled Morgan Stanley (multinazionale newyorkese settore banche e investimenti) prevede che la prossima fase di sviluppo cinese consisterà di città super-intelligenti dotate di connessione 5G, smart grids, energia rinnovabile e trasporti avanzati (prima città sperimentale Wuhan, nota bene).

UNA COMMISTIONE TRA CINA, ISRAELE E VASTI SETTORI DEGLI STESSI USA

Il dominio della Cina, nonostante i dazi imposti da Trump rimane eclatante. Il 96% degli antibiotici consumati in USA (1° paese consumatore al mondo) provengono tuttora dalla Cina, tanto per fare un esempio. La stessa pandemia artificiosa Covid, partita da Wuhan, viene vista da molti americani come un pianificato atto di guerra teso a snervare e indebolire il paese avversario. Se pensiamo poi alla lunga lista di ex-ufficiali del Pentagono che operano direttamente o indirettamente per la Cina, ci rendiamo conto che non si tratta affatto di ipotesi fantasiose. Pare che 400.000 studenti cinesi frequentino le università americane, contro qualche centinaio di studenti americani in Cina. La Harvard e la Yale hanno ricevuto negli ultimi 4 anni 375 milioni di aiuti in dollari soprattutto dalla Cina.

L’infiltrazione cinese aumenta progressivamente in molti settori-chiave. Il Cult controlla la Cina, controlla gli USA e controlla pure il processo di infiltrazione in atto. Un grande supporter di Xi Jinping è l’ultra-sionista Michael Bloomberg che ha fatto enorme fortuna grazie ai suoi investimenti in terra cinese. Questo spiega il perché Israele, paese super-intelligente e super-venale, ha sempre più legami con la Cina. Sono stati i Sabbatiani-Frankisti e non i 19 dirottatori arabi a compiere gli attentati delle Torri Gemelle, tenendo sotto controllo i computer del Pentagono, della US Air Force (Norad), della Federal Aviation e della Casa Bianca.

SERVIZI SEGRETI AMERICANI E ISRAELIANI OPERANO INTRECCIATI NELLO STESSO GOMITOLO

Le ditte israeliane legate al settore militare e ai servizi segreti impiegano ex-personale della CIA. La crescente influenza di Israele e del suo enorme centro di cyber-intelligenza di Beersheba e la sua élite militare, l’unità cyber-manipolatoria conosciuta come Unit 8200 e sottogruppi chiamati Team8, e altre unità come la Cybereason di Boston, formano un web compatto che connette l’Intelligence Israeliana e Americana, ovvero il Deep State. I famigerati servizi segreti Mossad e i servizi segreti interni Shin Bet sono ovviamente coinvolti in tutto questo.

La Cybereason è stata fondata nel 2012 dal gruppo 8200, particolarmente attivo nella manipolazione di elezioni importanti come quelle presidenziali americane. I software della Cybereason vengono usati da una lista privilegiata di aziende americane, inclusa la Lockheed Martin, maggiore produttrice mondiale di armamenti, che trae beneficio da ogni tensione internazionale e da ogni vento di guerra.

BERSHEEBA NUOVA CAPITALE MONDIALE DEL CONTROLLO INFORMATICO DI MASSA

Il complesso Beersheba (Città Nuova), localizzato nella parte meridionale di Israele, è circondato da R&D (centri di ricerca e sviluppo) che fanno capo a tutte le Silicon Valley Corporations del pianeta, e da un esercito di soldati in uniforme. Bersheeba è il maggiore progetto infrastrutturale nella storia di Israele, e può accomodare 20.000 cyber-soldiers. Israele è un protagonista globale in Smart Grid Technology e Controlli, e i suoi obiettivi prevedono di rimpiazzare la Silicon Valley per importanza e potere. In effetti, tale rimpiazzo è già in corso d’opera con la presenza influente di aziende come Facebook (Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg), Google (Sergey Brin e Larry Page), YouTube (Susan Wojciski), Apple (Arthur Levinson).

DONALD TRUMP STRUMENTO DI TEL AVIV E JOE BIDEN STRUMENTO DI PEKINO

Lo stesso presidente Donald Trump, sottoposto peraltro a tutta una serie di frodi elettorali mirate a farlo perdere per la sua nota imprevedibilità e per i suoi genuini legami col popolo americano, coi Patrioti, al di là dei suoi mantra elettorali stile “America First”, è pure lui strumento nelle mani di Israele. Rappresenta sicuramente il meno peggio, la migliore soluzione possibile del momento per l’America e il mondo, ma sempre entro determinati limiti. Le corporazioni della Silicon Valley che dominano Internet impiegano i maggiori manager e dirigenti prendendoli da Israele e dalla sua famigerata intelligenza militare. Israele rimane decisamente ai vertici mondiali. Joe Biden, e con esso tutta la filiera di supporto DEM inclusi i Gates, i Clinton, gli Obama e il loro super-finanziatore Soros, sono più legati a Pekino, a Wuhan e a Xi Jinping.

IL GRUPPO 8200 E I DUE CENTRI STRATEGICI PLANETARI DI NEW YORK E DI GERUSALEMME

Ci sono enormi centri di controllo che vengono aperti nella Sabbatian-Frankist-controlled New York. Essi garantiscono l’accesso ai sistemi di voto. I cybersecurity centres di New York vengono operati dalla Israel-based SOSA, una piattaforma innovativa globale connessa alle forze armate israeliane e alla Jerusalem Venture Partners, incaricata di far diventare New York la capitale cyber del mondo. La SOSA è a sua volta legata a un network ultra-sionista conosciuto come Mega Group. Il Mega Group e l’unità 8200 hanno legami con la ganga pedofila ultra-sionista israeliana facente capo a Jeffrey Epstein che ha gestito per conto della Mossad una rete di perversione sessuale finalizzata a svolgere operazioni di ricatto internazionale, con importanti e celebri clienti presi in trappola, come Bill Clinton e il principe Andrea d’Inghilterra. Donald Trump, in mano ai Sabbatiani-Frankisti, ha dato a questi soggetti tutto il necessario per il raggiungimento dei loro scopi, incluso il trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme per il totale controllo della città santa dove si intende localizzare il governo mondiale della tecnocrazia globale.

LA CINESIZZAZIONE DEL MONDO INTERO STA AVANZANDO A RITMI VERTIGINOSI

La Cina è già da tempo entrata in questo ordine di idee e sta attuando un regime basato sulla distopia tecnologica.Uno stile di vita basato sul sacrificio, sulla sofferenza e la privazione delle fondamentali libertà individuali. Per arrivare a questo sta lavorando ai limiti in tutte le aree necessarie al totale controllo umano, in linea con quanto fa Israele, in linea con i supporter della AI-Intelligenza Artificiale. È da anni -aggiunge David Icke- che vado dicendo queste cose, e cioè che la Cina di oggi rappresenta e anticipa il mondo come sarà domani, a meno che l’umanità non si desti dal suo colpevole torpore e apra i suoi occhi, mettendosi coraggiosamente di traverso. La polizia londinese sta già installando fotocamere di riconoscimento facciale made in China. Da documenti svelati all’inizio del 2020, l’Unione Europea si sta preparando a connettere i database nazionali col suo sistema di database di riferimento chiamato Prum.

CHI CONTROLLA LA MONETA CONTROLLA IL MONDO INTERO, VEDASI LA STORIA DI GEORGE SOROS

Da tutto questo quadro possiamo capire il perché le più aggressive Silicon Valley corporations hanno così tanti legami con la dittatura cinese nonostante esse siano in fin dei conti possedute dal Cult. Di fatto il global banking è una tecnocrazia Cult dove gli esperti finanziari prendono le loro decisioni senza alcun disturbo o molestia da parte dei manager ufficiali delle banche.

È bene ricordare che chi controlla la moneta controlla il mondo. Lo sa troppo bene un tizio chiamato George Soros, capace di giostrare valanghe di dollari in nero ed esentasse senza che nessuna autorità legale e politica abbia mai potuto muovere un dito contro di lui e contro il suo Quantum Fund. (The Quantum Group of Funds sono fondi privati basati a Londra, New York, Curaçao e isole Cayman. Stanno saldamente nelle mani di George Soros, classe 1930, tramite la sua perla finanziaria Soros Fund Management. Soros creò il fondo nel 1973 in partnership con Jim Rogers).

Non solo questo. Soros, dopo aver gabbato il mondo intero, dopo aver tentato invano di far cadere la lira italiana e l’Italia, dopo aver fatto cadere il Baht thailandese e aver distrutto le Tigri Asiatiche che viaggiavano a doppia cifra, dopo aver fatto cadere persino la sterlina inglese, dopo aver installato alla Casa Bianca i Clinton e gli Obama, dopo tutto questo nessuno lo ha mai messo agli arresti. È stato invece premiato con l’honoris causa all’ateneo bolognese grazie a Romano Prodi, e in più ha trovato libero accesso alla direzione della Banca Mondiale. Il suo ex socio Jim Rogers (classe 1942) non se la cava affatto male grazie alla sua Beeland Interest Inc basata in Singapore, dove fa pure il commentatore finanziario.

LE AGENDE DELLA TECNOCRAZIA E DI BILL GATES PORTANO L’UMANITÀ VERSO IL BARATRO

Una parte strategica basilare viene giocata dalla Bank for International Settlements (BIS) di Basilea-Svizzera, ennesima creazione del gruppo Cult Rothschild-Rockefeller, un autentico bastione della tecnocrazia. Alla luce di questi fatti, si comprende l’impotenza dei politici di fronte ai tecnocrati della Silicon Valley e di fronte all’impatto globale che questi tecnocrati hanno sulla vita di ogni essere umano sulla terra. I governi del mondo intero sono stra-dominati da tecnocrati di vario tipo chiamati task force, che sono al servizio del Deep State. Dal momento che le esigenze basiche della società odierna richiedono più esperienza tecnica, il sistema educativo umano dovrebbe addirittura abolire le arti liberali che indirizzano verso soluzioni moralistiche superate ed obsolete.

David Icke osserva da lungo tempo Bill Gates e le sue fondazioni rilevando che, ogniqualvolta Gates appoggia ed organizza qualcosa, tale qualcosa si rivela micidiale per l’umanità. Questo vale per le vaccinazioni mondiali, per la GAVI Vaccine Alliance, e per l’intera agenda che Bill Gates conduce per conto dei suoi padroni nascosti.

FUSIONE NEL CLOUD DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E NELLE MISTIFICAZIONI SUL CLIMA

I cultisti del clima stanno spingendo per smantellare e distruggere in toto la presente economia e rimpiazzarla con un sistema tecnocratico attento fanaticamente ai fattori climatici. Il principe Carlo d’Inghilterra ha sollevato questo problema alla ultima conferenza di Davos a Gennaio 2020. Stessa idea espressa da papa Francesco, altro patito che vuole un “diverso tipo di economia”. La fine della proprietà privata ventilata dal rockefelleriano dr Richard Day ancora nel 1969, e gli stessi mantra odierni della manovrata Greta Thunberg e dei suoi seguaci, rientrano nella politica tecnocratica in atto nel pianeta.

Uno studio della UK House of Commons Library prevede intanto che nel 2030 l’1% possederà il 64% della ricchezza mondiale. Il sionista, nonché estremista AI, Ray Kurzweil aggiunge che nel 2030 tutti i cervelli umani saranno connessi con la AI e con il Cloud. “Man mano che la tecnologia diventa largamente superiore a quello che noi siamo, la piccola fetta di persone tuttora rimaste intatte tende a diventare più piccola e più piccola ancora, fino ad essere del tutto trascurabile”. “L’individualità della percezione umana diventerà storia quando verrà sostituita da una Intelligenza Artificiale AI e da una Coscienza Collettiva.”

TUTTI MESSI IN RIGA DALLA DARPA, UNA DELLE PIÙ SINISTRE ORGANIZZAZIONI DEL PIANETA

Questo livello di Artificial Intelligence AI è la vera forza che ha orchestrato la sottomissione e la schiavizzazione dell’umanità, quella forza conosciuta dalle diverse culture e religioni come Demoni, Angeli Caduti, Chitauri, Illuminati. Alla fine l’Intelligenza Artificiale conosce l’umanità molto meglio e molto di più dell’umanità stessa. Di tutti questi magnifici regali possiamo ringraziare tutti questi falsi profeti come Zuckerberg, Brin, Page e simili, bravissimi a dire una cosa e farne un’altra con grandi applausi dei loro fedeli.

Il SWS (Sentient World Simulation) predice e manipola il comportamento umano individuale e di massa, e opera sotto il comando della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), una delle più sinistre organizzazioni esistenti al mondo, arma tecnologica del Pentagono e forza che controlla le corporazioni della Silicon Valley per conto del global Cult, legata alla nascita di Google ed operante in parallelo con la CIA. La DARPA si vanta anche di aver creato Internet a cui serviva una tecnologia militare. La DARPA è in pratica alla base dell’SWS e dell’AI che sono costantemente impegnati nella elaborazione dei dati e nelle procedure di controllo su ogni uomo, donna e bambino del pianeta, esaminando ogni singolo comportamento e ogni correzione necessaria.

SUB-UMANI E POST-UMANI CHE SI ARRABATTONO IN UNA CIVILTÀ DEGENERATA E FRANANTE

L’estremista Ray Kurzweil parla apertamente di questa connessione AI al cervello umano. Gli interessa di vendere questa idea più che di nasconderla. Vuole far credere che la connessione AI ci renderà tutti dei super-umani, mentre il loro piano reale è di fare di tutti noi dei sub-umani e dei post-umani. Lo sviluppo dei computer quantici, infinitamente più potenti e capaci dei normali computer convenzionali, porterà ogni cosa ad altri livelli, in linea con lo sviluppo 5G. Il pensiero umano diventerà totalmente AI.

Lo stesso prof Oren Etzioni, CEO-Chief Executive Officer della Allen Institute for AI, si è chiesto “How to know if Artificial Intelligence is about to destroy human civilisation?” (Chi può mai dire se l’Intelligenza Artificiale non andrà a distruggere la civiltà umana?).

INTERNET DELLE COSE E TECNOLOGIA 5G FINALIZZATI AL CONTROLLO TOTALE

Come dire che l’umanità deve prepararsi a vivere immersa in una sorta di super-intelligenza robotica. Il livello AI viene raggiunto quando non riusciamo a distinguere se stiamo conversando con un umano oppure con un computer. Il mondo, purtroppo, sta andando velocemente in quella direzione. Si sta realizzando l’Internet delle Cose, dove ogni aspetto della vita, apparecchiature domestiche, veicoli, sistemi di riscaldamento, sistemi di sorveglianza, saranno connessi a Internet e controllati da Internet. L’Internet delle Cose è cruciale per la tecnocrazia e per le sue ambizioni di controllo su tutti gli aspetti della vita umana, come è cruciale il 5G e il controllo digitale dell’informazione tramite la censura della Silicon Valley.

NON SARÀ CHE L’UNICA COSA DAVVERO SMART È DI STARE DALLA PARTE DELLA NATURA ?

Smart sta per intelligente. Abbiamo smart tv con telecamere e microfoni, smartphones, smart doorbells con telecamere, smart meters, smart cards, smart cars, smart driving, smart pills, smart watches, smart streets, smart cities. Ogni tecnologia definita smart è designata a interconnettersi alla griglia globale, alla sub-realtà tecnologica che isola la coscienza umana dalla Consapevlezza Infinita già conferitaci da Madre Natura.

Amazon promuove un suo aggeggio chiamato Ring per la protezione e la comodità domestica, qualcosa di utile e di benefico a suo avviso. Più che un arricchimento, un inserimento artificioso di un cavallo di Troia all’interno delle nostre case. Il Ring ha oltre 600 contratti con agenzie di law enforcement nell’intero paese, e il numero di collegamento con la polizia in particolare è in continua crescita. E non c’è stato nemmeno un dibattito pubblico se queste associazioni debbano in prima luogo esistere.

SINDROME DI ANSIETÀ SEPARATORIA E TOTALE DIPENDENZA DA CELLULARI

Oggi 95 americani su 100 hanno accesso a cellulari. La gente non può vivere senza di essi. La dipendenza e la schiavitù è ormai quasi totale. La conversazione, la comunicazione e i rapporti inter-umani risultano letteralmente devastati. Viviamo nel mondo dei controlli e dei microchip. Non mi riferisco -dice David Icke- a quelli che possiamo vedere e che spesso accettiamo stupidamente di farci impiantare. I più sinistri e insidiosi di tutti sono i nano-microchips invisibili all’occhio umano, conosciuti come smart dust o polvere intelligente, o anche come polvere neurale, e che vengono rilasciati nell’atmosfera affinché la popolazione, ignara di quanto accade, li respiri.

Esistono piani segreti per indurre la gioventù in una totale dipendenza da smartphones e vari aggeggi elettronici di nuova generazione. Nelle scuole americane, che hanno obbligato gli studenti a privarsi di tali apparecchi durante le ore scolastiche, si è rilevato che gli studenti stessi soffrivano terribilmente di una sindrome da “ansia da separazione”.

LA TECNOLOGIA 5G NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LE PRECEDENTI BANDE ELETTROMAGNETICHE

Il Cult vuole farci credere che il 5G sia soltanto la nuova fase più avanzata e logica dopo l’1G, il 2G, il 3G e il 4G, mentre di fatto esso è una banda di frequenze del tutto nuova chiamata Onde Millimetriche, e quindi un gioco del tutto diverso da quelli precedenti, pure non privi di dannosità provate e circostanziate. Il 5G opera nella banda di onde millimetriche dello spettro elettromagnetico. Esiste un documento datato 1974 proveniente dalla Russia sovietica con dettagli sugli effetti delle onde 5G su virus e patogeni e sugli effetti avversi di riproduzione. È indispensabile che le conseguenze devastanti sulla salute, procurate dal 5G vengano attentamente valutate e comunicate al pubblico prima di avvolgere i nostri bambini e il nostro ambiente con queste radiazioni. La realtà è che l’agenzia DARPA del Pentagono, non ha soltanto inventato Internet usandolo come tecnologia militare, ma si distingue anche come piattaforma decisamente anti-umana. Qualunque cosa voglia o crei o inventi la DARPA risulta essere pessima e micidiale per l’umanità.

SILICON VALLEY POSTO MALATO, GUIDATO DA GENTE MALATA CON TANTO DI AGENDA MALATA

I giganti della Silicon Valley come Facebook e Google (YouTube) hanno connessione fondamentale con la DARPA e il Pentagono, al pari di Microsoft e di Amazon. Tutte sono al centro della società di sorveglianza controllata dal sistema AI. Regina Dugan, promotrice del trans-umanesimo e del post-umanesimo, ha diretto il DARPA dal 2009 al 2012, prima di essere chiamata a dirigere Google e poi Facebook nel 2016. Una brillante carriera davvero. Il suo boss Mark Zuckerberg parla spesso del fabbisogno di una super-struttura per far avanzare l’umanità. L’avvocato del post-human Ray Kurzweil, pure dirigente Google e co-fondatore della Singularity University nella Silicon Valley, cerca oggi di promuovere una AI più umanizzata.

Ho tutte le più buone ragioni per definire la Silicon Valley come la Piattaforma Mondiale del Diavolo, un posto malato guidato da gente malata dotata di una agenda malata destinata all’umanità, conclude David Icke. I grandi nomi della Silicon sono tutti tecnocrati portati a pilotare il mondo in una tecnocrazia devastante e insostenibile. Ne fanno parte integrante Zuckerberg, frontman di Facebook, Brin e Page di Google, Jeff Bezos di Amazon, ma anche Elon Musk della Tesla e della SpaceX. Zuckerberg par abbia versato 500 milioni di dollari per comprarsi sale di conteggio voti, scrutatori e personale impegnato alle elezioni presidenziali, allo scopo di far vincere Biden.

ESTREMA PERICOLOSITÀ DI UN MANICOMIALE ELON MUSK

Elon Musk in particolare è un soggetto estremamente arrogante e pericoloso per la libertà e la salute dell’uomo. Il suo progetto Starlink prevede il lancio di 12.000 satelliti a bassa orbita tesi a ricoprire la terra con Wi-Fi e 5G. Già nel 2019 ne ha lanciati 60, causando notevoli danni e interferenze alle osservazioni ufficiali, figurarsi se ne lanciasse 12.000. Quanti cancri alla pelle causerebbe? Quante altre malattie provocherebbe? Quanti problemi psicologici dal 5G trasmessi dalla spazio? La pelle e i dotti sudoripari interagiscono direttamente col 5G. Le attività di Musk sono tipiche di una tecnocrazia dove soggetti come lui fanno quello che gli comoda senza che la gente possa fare la benché minima obiezione. Il Cult incoraggia del resto i politici a trasformare le democrazie in tecnocrazie.

VACCINI OBBLIGATORI E TECNOLOGIA 5G VANNO PERICOLOSAMENTE A BRACCETTO

Non mancano gridi di allarme da parte di personaggi legati al sistema dominante. Frank Clegg, ex-presidente della Microsoft Canada ha intrapreso una missione mirata a informare sui danni del 5G alla salute e al DNA della gente. Abbiamo infatti un DNA assai vulnerabile a questo tipo di radiazioni. John Patterson, ingegnere australiano esperto in telecomunicazioni mette in evidenza che tutta la tecnologia elettromagnetica è potenzialmente dannosa, inclusa la 3G e la 4G. Patterson ha dichiarato che alle varie Telecom sta crescendo l’apprensione per il numero di suicidi innescati tra i giovani dalle onde elettromagnetiche, dagli smartphones e dalle antenne.

Ricordarsi che quando fai una chiamata la torre rimanda una radiazione dedicata e specifica al tuo cellulare, nel contempo si attua una irradiazione tutta intorno a te. Importante dunque minimizzare il numero di chiamate e i tempi di chiamata specie se in luoghi chiusi e nei mezzi di trasporto pubblico. I test sui danni da contatti inter-cellulari vengono effettuati su singole chiamate, mentre la gente viene spesso esposta a più chiamate simultanee. Pertanto i test danno risultati poco affidabili. Patterson paragona un treno affollato e con diverse chiamate incrociate a un gigantesco forno a micro-onde. Da rilevare poi che la ex-ministro della salute italiana Beatrice Lorenzin, fautrice delle famigerate vaccinazioni obbligatorie, si sta pure distinguendo in Parlamento nelle politiche di installazione degli impianti 5G, una coerenza non affatto casuale. Una vera eroina agli occhi del Cult.

INTERFERENZE E SCONVOLGIMENTI DA PARTE DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI ARTIFICIALI

La realtà dimostra che i campi elettromagnetici creati artificialmente interferiscono con i campi naturali e li sconvolgono, per cui le conseguenze sono cumulative e a volte catastrofiche. Uno dei maggiori effetti si ha sulla polarity spin delle body cells, ovvero sulla polarità rotatoria delle nostre cellule. Il corpo è come una trottola caricata tramite campi e onde naturali. È la sincronicità di questi campi ad appartare buona salute. Quando veniamo de-sincronizzati, semplicemente ci ammaliamo. La continua esposizione alla polarizzazione artificiale dei cellulari diminuisce la nostra capacità di distinguere il naturale dall’innaturale e pertanto ci impedisce di mantenere i nostri equilibri.

LA TECNOLOGIA 5G È QUANTO DI PIÙ DANNOSO E IRRESPONSABILE SIA MAI STATO CONCEPITO

Interessanti pure le osservazioni del prof Martin Paul, docente di biochimica e scienze mediche di base alla Washington State University. Oltre che confermare i gravi effetti depressivi del 5G sull’uomo, ci sono da mettere in conto ulteriori disastri ecologici. Prevede infatti che molti altri organismi subiranno danni, e si riferisce a insetti, uccelli, piccoli mammiferi e anfibi. Tra le vittime pure le piante, i grandi alberi in quanto dotati di apparati fogliari e di organi riproduttivi altamente esposti. Inserire decine di milioni di antenne 5G, senza nemmeno un singolo test biologico sulla sicurezza e sull’impatto di lungo periodo, è la più stupida e irresponsabile idea nella storia dell’umanità. Il 5G presenta rischi e minacce mai visti e sperimentati prima, minacce esistenziali alla nostra sopravvivenza.

LA RISONANZA DI SHUMAN DOVREBBE METTERCI IN GUARDIA

A conferma delle tesi di Patterson e di Pall, ci sono i concetti sulla Shuman Cavity Resonance esposti dal fisico tedesco Wilfried Otto Shuman (1888-1974), per il quale l’impatto delle radiazioni tecnologiche sulle frequenze naturali del pianeta sono devastanti. Il campo elettromagnetico naturale opera nelle frequenze estremamente basse chiamate ELF range tra i 6 e gli 8 hertz, che è poi la banda di frequenza dell’attività cerebrale umana e di tutti i sistemi biologici terrestri. La frequenza di 7.83 è quella dove veniamo inter-connessi in modo armonico ed unitario. Noi facciamo parte di un vasto sistema elettrico universale e interagiamo col campo magnetico. Gli umani hanno un flusso di energia elettromagnetica che entra attraverso la sommità del capo (crown chakra) e viene distribuita in tutto il corpo. Il termine salute significa equilibrio e armonia. Questa interazione con the Field (con il Campo) ha un profondo impatto sulle oscillazioni del campo-umano che sono poi la vita concreta di ogni giorno. Quando l’oscillazione si ferma il corpo muore, quando l’oscillazione si indebolisce noi pure ci indeboliamo. Lo stesso tipo di interazione si applica all’intero ecosistema. Questo è il motivo per cui molte api e molti insetti stanno scomparendo.

ALLONTANAMENTO DALLA NATURA E PATOLOGIE IN FORTE AUMENTO

Se pensiamo allo spaventoso incremento di diabete (alterato metabolismo zuccheri), alle cardiopatie (alterata frequenza battiti), al cancro (distorta crescita cellulare causata anche da interferenze elettromagnetiche), c’è davvero di che riflettere. È forse una coincidenza casuale che in questi ultimi anni i casi di demenza mentale risultino moltiplicati esponenzialmente? Siamo fortemente danneggiati da questi fenomeni innaturali, mentre il Cult contrabbanda le false crisi del cambiamento climatico e le baggianate dei movimenti verdi stile Greta Thunberg. Balene e delfini che navigano secondo i principi di Shuman si arenano sempre più spesso nei litorali, mentre grandi numeri di uccelli migratori e di insetti vengono pure colpiti da confusione direzionale. Il fisico tedesco Wolfang Ludwig conferma che la misurazione della risonanza di Shuman è diventata impossibile nelle città per causa dell’inquinamento elettromagnetico da cellulari, costringendo a fare i test in zone marine limitrofe. Almeno 20 milioni di persone nel mondo sono state severamente danneggiate dai cellulari e dalle antenne, al punto di non poter più persino lavorare.

DISIDRATAZIONE, DEPRESSIONE, APATIA E INDIFFERENZA

Ora il 5G viene installato con massima disinvoltura intorno alle scuole e agli ospedali di tutto il mondo. Il nostro sangue è liquido e il wi-fi lo danneggia in quanto opera nella stessa banda di frequenze dei forni a microonde, designati per energizzare le molecole d’acqua. I microonde seccano il cibo e il wi-fi causa disidratazione del corpo umano. Le conseguenze per il corpo e la mente includono depressione e suicidi in forte aumento. L’apatia e l’indifferenza sono pure sintomi comuni che il Cult è interessato a promuovere nella massa, per renderla obbediente e compiacente.

SPAZZATURA SCHIFOSA ALL’INTERNO DEI VACCINI

Il Cult vuole evidentemente una popolazione dipendente e legata a cibo spazzatura, bevande spazzatura, farmaci spazzatura, onde cellulari spazzatura, tutto spazzatura e tutto prodotto dalle Cult Corporations. Tanto per capirci, questo è il sommario degli ingredienti vaccinali e delle sostanze usate nella fabbricazione dei vaccini: tessuti di feti abortiti, alluminio, thimesoral a base di mercurio, siero albuminico umano, stabilizzanti, emulsionanti, antibiotici, residui di cellule umane e animali, organismi geneticamente modificati, e tante altre schifezze similari. Oltre che a shock anafilattico, a meningite, encefalite, disordini endocrini e immunitari, oltre a sindromi neurologiche tipo autismo e a pesanti sindromi respiratorie stile Covid malcurato, c’è una lunga lista di altri effetti collaterali causati dai vaccini. Aldous Huxley disse molti anni fa che la scienza medica sta facendo così tanti progressi che ben presto nessuno al mondo sarà più sano. Intanto l’industria dei vaccini è passata da 1 miliardi di dollari/anno a 50 miliardi, e Bill Gates continua a festeggiare.

CORSA AI VACCINI: UNA IDIOZIA SENZA EGUALI NELLA STORIA

Tra i maggiori protagonisti e benemeriti della salute troviamo in testa Bill Gates e Melinda, oltre che il George Soros della Open Society Fundation, nonché la Chelsea Clinton. Uno dei giornali della Rockefeller in aprile 2020 sollecitava la creazione di un data-base mondiale del DNA con testing di massa e relativo tracciamento per tutti gli americani. La grande farsa Covid sta giustificando ogni possibile crimine contro la libertà umana. L’idea che un vaccino possa essere sviluppato in pochi mesi, per un virus di cui nessuno ha provato l’esistenza, di cui nessuno ha dimostrato la pericolosità, suona per lo meno bizzarra. Una idiozia senza uguali nella storia.

CI SONO ANCHE LE BELLE NOTIZIE

Le conseguenze economiche della farsa Covid stanno sotto gli occhi di tutti. Aziende distrutte, disoccupazione, rovina, incremento tragico di suicidi, abusi di droga, violenze famigliari. Il prof Michael Levitt della Stanford University ha dichiarato che i lockdown e le limitazioni correlate non salvano vite ma al contrario ne stanno distruggendo a piene mani. Le scelte disgraziate comportano conseguenze disgraziate, non può essere altrimenti. Tutte queste cose appaiono grottesche e allucinanti. Non è affatto mia intenzione aggiungere spavento a spavento, panico a panico. Vorrei pertanto terminare con qualche dato confortante. La bella notizia è che non tutto il male viene per nuocere. La bella notizia è che il popolo è costretto suo malgrado a pensare e a riflettere, a chiedersi finalmente se è giusto vivere in questo stato manicomiale, se è giusto guardarsi in cagnesco, se è giusto affrontare gente in fase di soffocamento progressivo, gente che maschera e nasconde naso e bocca come fosse qualcosa di naturale.

SI STANNO RECUPERANDO I VALORI PERSI PER STRADA

La bella notizia è che si stanno recuperando i valori persi per strada. William Osler (1849-1919), padre della medicina moderna, ha dichiarato a suo tempo che “One of the duties of the physician is to educate the masses not to take medicines”. (Uno dei compiti basilari di un medico saggio e onesto è quello di educare le masse a non assumere medicinali). Vivesse oggi, Osler sarebbe alla testa del Movimento Mondiale No-Vax. Vero è che dovunque ti muovi, scuole, governi, televisioni, Vaticano, e istituzioni varie tengono banco. Vero è che l’errore, l’imbroglio e la corruzione tengono banco. Vero è che il sistema medico contemporaneo è diventato una minaccia per la salute umana, come ammoniva profeticamente Ivan Illich. Ma noi abbiamo dalla nostra parte la sicurezza e la prova che batteri e virus naturali sono innocenti e sono pure indispensabili, parte integrante della vita. Abbiamo dalla nostra parte il migliore segreto della Medicina Naturale: Given the right conditions, the body heals itself, because it loves to be healthy, nelle parole del grande medico Michael Greger. In altre parole il corpo non va mai contro se stesso. Lo stiamo ripetendo ormai da anni. Qualcuno si accorgerà di noi e finirà pure per ringraziarci non solo a parole.

Valdo Vaccaro

DISCLAIMER (avvertenza): Valdo Vaccaro non è medico, ma libero ricercatore e filosofo della salute. Valdo Vaccaro non visita e non prescrive. Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

FONTE: https://www.valdovaccaro.com/una-societa-malata-diretta-da-gente-malata-con-in-mano-unagenda-malata/

 

 

 

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I 10 migliori Film Mindfuck di tutti i tempi

Una classifica sui migliori film mindfuck di tutti i tempi. Titoli che vi faranno pensare e riflettere su quanto visto per tanto tempo.

Mulholland drive

Qui vi avevamo già raccontato I 5 migliori Film Mindfuck poco conosciuti. Ora è tempo di passare ai 10 grandi classici: i capolavori di riferimento che definiscono il senso stesso di film mindfuck.

Ma che significa esattamente mindfuck movie? È un film che anzitutto demolisce il concetto di consequenzialità lineare, privando lo spettatore delle classiche coordinate legate allo spazio e al tempo, ma anche dei più familiari meccanismi di causa-effetto, set-up e pay-off. E se una percezione tanto alterata della materia filmica comporta un senso persistente di confusione e smarrimento, rinunciare all’ordine e la razionalità ha i suoi vantaggi. L’essenza del film mindfuck, infatti, è vivere il cinema come un’esperienza fisica totalizzante.

Eccovi i 10 migliori esempi di una cinematografia da vivere come un’allucinazione, un sogno lucido, che sa regalare emozioni violente.

1. Mulholland Drive di David Lynch 

 
 

Dall’esordio con Eraserhead – La mente che cancella nel 1977 l’intera filmografia di David Lynch è forse l’esempio più fulgido di cinema mindfuck. Eppure, è probabile che Lynch non si accontenterebbe di questa sola definizione. Devoto al cinema ma anche alla meditazione trascendentale, David Lynch non è un regista che mira semplicemente a sedurre, possedere e confondere la mente dello spettatore. Piuttosto, moltiplica i piani della percezione, per un’esperienza che si insinua fino alla dimensione dell’inconscio. Inutile cercare significato e senso. L’intuizione, l’istinto è la sola, unica guida per attraversare un cinema che è la più carnale delle esperienze oniriche.

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Mulholland drive è forse il punto più alto nella filmografia di David Lynch, dove la classica struttura Noir è la chiave per un’autentica dimensione parallela, sospesa tra realtà e allucinazione, sogno e incubo.

Non a caso, Mulholland drive è la strada di Los Angeles che conduce dalle dorate colline di Hollywood alla riva dell’Oceano: metafora di un viaggio nei recessi più oscuri della passione umana, tra gelosia e desiderio, spettacolo, verità e menzogna, incarnati dall’incontro di Naomi Watts e Laura Harring.

mindfuck

Se David Lynch è il regista che ha riscritto le regole del Noir e del Thriller nell’ottica di un’esperienza cinematografica totalmente mindfuckDavid Cronenberg ha scelto Horror e Sci-Fi come generi d’elezione per le sperimentazioni più estreme. Film come Il demone sotto la pelle, La mosca e Inseparabili sono l’atto di fondazione di nuovo genere, il Body Horror : un cinema che sceglie la mutazione, la mutilazione e la fusione di uomo e macchina per raccontare orrore e angosce dell’età contemporanea.

Nel 1991 David Cronenberg sceglie così di affrontare la più ardita delle sfide: adattare per il grande schermo Il pasto nudo di William Burroghs. Ovvero: uno degli esempi più radicali di scrittura automatica tra i romanzi della Beat Generation, intesa come evoluzione diretta dello stream of consciousness di James Joyce.

Per altro, le surreali avventure illustrate da Il pasto nudo sono ispirate alla reale esperienza di William Burroghs: giovane morfinomane, fuggito a a Tangeri dopo l’omicidio accidentale della moglie. Materia ideale per il cinema di David Cronenberg, che decide di tradurre in immagini la storia dello sterminatore di scarafaggi, ingaggiato come spia da un’organizzazione aliena.

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La Clark Nova, macchina da scrivere mutaforme, diventa così l’allegoria della creazione artistica: un incubo allucinatorio, che domina mente, corpo e azioni dell’autore.

3. Madre! (Mother!) di Darren Aronofsky

mindfuck

L’ispirazione e la creazione artistica sono al centro anche di Mother! di Darren Aronofsky: tra i migliori film mindfuck mai realizzati.

Jennifer Lawrence e Javier Bardem interpretano una moglie devota e uno scrittore in crisi. La donna ricostruisce amorevolmente la loro casa, distrutta da un incendio, mentre l’uomo sembra più interessato ai suoi fan. Senza consultare la moglie, il protagonista decide così di accogliere in casa due ospiti inattesi: un uomo in fin di vita (Ed Harris), ossessionato dalla sua opera poetica, e la sua invadente sposa (Michelle Pfeiffer).

In modo quasi impercettibile, Aronofsky conduce il film fuori dai binari, dalla rappresentazione naturalistica alla più delirante allucinazione allegorica. La storia di una crisi coniugale, tra l’indifferenza dell’uomo e il disperato desiderio di maternità della donna, diventano così la metafora della creazione e del successo: un obiettivo che per lo scrittore vale il sacrificio dell’amore, e perfino della stessa vita umana, che può essere serenamente offerta in pasto a un’orda di estranei.

4. Climax di Gaspar Noé

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Altro regista che rappresenta a pieno titolo l’emblema del cinema mindfuck è senza dubbio Gaspar Noé. Tra i primi 5 imperdibili film mindfuck vi abbiamo già parlato di Enter the void. Il lavoro di Gaspar Noé prosegue poi con un’opera radicale, Love : un film che sfida non solo la mente, ma l’intero sistema dei sensi, trascinando lo spettatore in un’esperienza erotica estrema, dirompente e disperata.

Dopo Love, Gaspar Noé rilancia la posta con Climax: un film che cresce come un incubo apparentemente senza fine. La trama si ispira a fatti realmente accaduti. Nel 1996, una compagnia di danzatori francesi sceglie un ex collegio nel bel mezzo del nulla per una 3 giorni di prove e improvvisazioni. Dopo il ritiro, avrebbero dovuto realizzare il loro sogno: una tournée negli Stati Uniti. Ma qualcuno decide di giocare pesante: l’ultima sera, mentre tutti sono impegnati a festeggiare, scoprono di non aver ingerito semplice sangria, ma anche massicce dosi di Lsd.

Tra infiniti piani sequenza, danze orgiastiche e deliri psichedelici, l’esplosione delle droghe lisergiche in un gruppo chiuso e isolato trasforma il film nello spettacolo dell’abiezione umana: gelosia, violenza, prevaricazione, fino all’inevitabile visita della morte.

5. Memento di Christopher Nolan

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6. Enemy di Denis Villeneuve

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La disgregazione di un uomo e il suo doppio è il tema centrale anche di Enemy di Denis Villeneuve: elegante traduzione per il grande schermo de L’uomo duplicato, romanzo del premio Nobel José Saramago.

Jake Gyllenhaal è Adam Bell: un uomo che porta avanti stancamente la sua routine. Un lavoro come professore di storia, una madre ingombrante, una relazione praticamente spenta, con qualche interludio di sesso insoddisfacente. Almeno, finché Adam non scopre casualmente un film di scarso successo: Volere è potere. E in questo film, recita un attore del tutto identico a lui: Anthony St. Claire. Ma non era lo stesso Adam che un tempo sognava di diventare un attore?

Fattore determinante per trasformare un film in un’esperienza mindfuck è intervenire sulla progressione lineare del tempo. È così che Christopher Nolan nell’anno 2000 fa il suo trionfale ingresso nel mondo del cinema. Memento, infatti, è un film che assume come unico punto di vista la mente distorta del protagonista: un uomo affetto da “amnesia anterograda”, incapace di conservare i ricordi per più di 15 minuti.

Mentre un gigantesco ragno incombe su una città che sembra perennemente illuminata dall’alba, Adam e Anthony si incontrano. È l’inizio della liberazione di Adam; e non basterà scambiare le reciproche frustrazioni per trasformare finalmente il desiderio in realtà.

7. Donnie Darko di Richard Kelly

mindfuck

Un giovanissimo Jake Gyllenhaal è anche il protagonista di uno tra i più grandi classici mindfuck: Donnie Darko di Richard Kelly, film che esce quasi inosservato nel 2001, per diventare immediatamente dopo un’opera di culto.

Donnie Darko è l’anti-eroe di riferimento di tutti gli strambi, i weirdo, gli adolescenti che si sentono tagliati fuori, vittime delle infernali dinamiche della scuola superiore. Pecora nera di una perfetta famiglia middle-class, il ragazzo sembra sia affetto da una forma di schizofrenia. Ma né la terapia psichiatrica né le cure farmacologiche fermano le apparizioni di Frank: un uomo vestito da coniglio, che suggerisce a Donnie azioni sempre più distruttive.

Il film di Richard Kelly inizia con un evento surreale: un motore aereo che precipita proprio sulla stanza di Donnie Darko. Il ragazzo non è morto: preda di un improvviso attacco di sonnambulismo, si sveglia in un campo da golf perfettamente illeso. E’ l’inizio di un film che gioca con dimensioni parallele, universi tangenti, wormhole e varchi spazio-temporali, fino a al suo celebre finale aperto: ancora oggetto delle più diverse interpretazioni.

8. Essere John Malkovich (Being John Malkovich) di Spike Jonze

A proposito di dimensioni parallele, varchi spazio-temporali ed esordi col botto, un vero masterpiece della cinematografia mindfuck è Essere John Malkovich: primo lungometraggio di Spike Jonze (Her) su sceneggiatura di Charlie Kaufman (Eternal sunshine of the spotless mind).

Craig Swartz (John Cusack) è un burattinaio fallito impiegato come archivista per una misteriosa società, situata al settimo piano e mezzo di un grattacielo di New York. Per puro caso, Craig scopre che dietro un mobile si nasconde un tunnel, che conduce direttamente nella mente dell’attore John Malkovich. Con la collega Maxine (Catherine Keener), di cui è follemente innamorato, decide di monetizzare la scoperta: al costo di 200 dollari, chiunque potrà vivere per 15 minuti dentro Malkovich. Anche Lotte (Cameron Diaz), la moglie di Craig, decide di provare l’esperienza. Ma quando entrambi i coniugi, Craig e Lotte, si scoprono innamorati di Maxine, riescono ad accoppiarsi con lei solo attraverso il corpo di John Malkovich. Il risultato è il più delirante, surreale dramma della gelosia della cinematografia mindfuck, e forse del cinema americano in genere.

9. La montagna sacra di Alejandro Jodorowsky

mindfuck

Tra i grandi classici del cinema mindfuck, la filmografia di Jodorowsky è praticamente un passaggio obbligato. La montagna sacra è forse il film più emblematico delle sperimentazioni del cinema underground degli anni ’70: una sfida aperta al decoro e l’ipocrisia borghese, dal dichiarato intento politico.

La serie serrata di visioni, allucinazioni e metafore che compongono La montagna sacra, presentato al Festival di Cannes del 1973, oggi spaventerebbero anche il più impavido dei produttori. Il protagonista, infatti, è una sorta di doppio di Gesù Cristo, in fuga da una società che lo rifiuta. Incontra un misterioso alchimista, interpretato dallo stesso Jodorowsky, che promette di condurlo all’illuminazione. Il rito iniziatico prevede che incontri gli altri 7 saggi: incarnazioni allegoriche dei pianeti celesti, ma anche dei vizi capitali e delle pulsioni essenziali del genere umano. I discepoli dell’alchimista hanno già conquistato il mondo, e regolano l’industria bellica, l’arte, la polizia e tutti i centri nevralgici del potere. Ma è solo con il nuovo arrivato che i 9 saggi potranno partire alla volta della montagna sacra, e alla scoperta del segreto dell’immortalità.

Per suggerire il grado di mindfuck del lungo trip psichedelico orchestrato da Jodorowsky: vedremo, tra gli altri, il doppio di Gesù scacciato da una chiesa, circondato da prostitute, divorare una statua del Cristo, scoprendo che si tratta solo di marzapane. Il finale, poi, vi farà scoppiare la testa.

10. Un chien andalou (Un cane andaluso) di Luis Bunuel e Salvador Dalì

Last but non least, chiudiamo il cerchio con il primo grande classico del cinema mindfuck: un cortometraggio del 1929, dal titolo Un chien andalou (Un cane andaluso), firmato dai giovani Luis Bunuel e Salvador Dalì.

E’ lo stesso Bunuel (che sarà il regista di capolavori come Bella di giorno e Il fascino discreto della borghesia) l’interprete della sequenza d’apertura: immagine immortale di un uomo che ammira la luna, affila un rasoio e squarcia il bulbo oculare della donna al suo fianco. Quell’occhio tagliato, che invita a guardare oltre la realtà fenomenica, resterà l’icona del cinema surrealista, nonché l’ispirazione di molte sperimentazioni a venire (da David Lynch a Lars Von Trier). Un’idea di cinema che non esclude l’assurdo, né le pulsioni più violente dell’inconscio, ma supera i confini della semplice visione, per trovare l’intensità dell’esperienza. 

FONTE: https://www.lascimmiapensa.com/2019/04/22/i-10-migliori-film-mindfuck-di-tutti-i-tempi/3/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

 

FONTE: https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/03/20/foto/milano_covid_pane_quotidiano-293090984/1/

CONFLITTI GEOPOLITICI

Usa, Blinken contro il Dragone Rosso: “Le azioni della Cina minacciano la stabilità globale”

Le azioni della Cina “minacciano” la stabilità globale. Lo afferma il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in Alaska per il primo incontro di alto livello fra funzionari dell’amministrazione di Joe Biden e di Pechino. Blinken spiega che gli Stati Uniti intendono sollevare nel corso dell’incontro i temi dello Xinjiang e di Hong Kong. 

FONTE: https://linformazione.info/articoli/2021/03/19/usa-blinken-contro-il-dragone-rosso-le-azioni-della-cina-minacciano-la-stabilita-globale/

 

 

Il rovesciamento di Evo Morales e la prima guerra del litio

È dalla fine del XIX secolo che il mondo assiste alle guerre per il petrolio. Ora iniziano quelle per il litio, minerale indispensabile per i telefoni portatili, ma soprattutto per le vetture elettriche. Da documenti del Foreign Office, esaminati da uno storico e da un giornalista britannici, risulta che il Regno Unito ha organizzato da cima a fondo il rovesciamento del presidente Evo Morales, al fine d’impossessarsi delle riserve di litio della Bolivia.

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Mentre lo guardavate fare il clown, Boris Johnson ha sovrinteso al rovesciamento del presidente della Bolivia, Evo Morales, ha occupato l’Isola di Socotra, al largo dello Yemen, nonché organizzato la vittoria della Turchia sull’Armenia. Ma non ne avete sentito parlare.

Ripensate al rovesciamento a fine 2019 del presidente Evo Morales: all’epoca i media egemonici asserivano che Morales aveva trasformato la Bolivia in una dittatura e per questa ragione il popolo lo cacciava. L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) pubblicò un rapporto per certificare che le elezioni erano state truccate e che si stava assistendo al ripristino della democrazia.

Il presidente Morales, temendo di far la fine del presidente cileno Salvador Allende, fuggì in Messico e denunciò un colpo di Stato, organizzato per far man bassa delle riserve di litio del Paese. Non essendo riuscito a individuarne i mandanti, in Occidente non ottenne che sarcasmo. Soltanto Réseau Voltaire rivelò che l’operazione era stata condotta da una comunità di cattolici croati ustascia, insediatasi in Bolivia – a Santa Cruz – dalla fine della seconda guerra mondiale; una rete stay-behind della NATO [1].

Un anno dopo, il partito del presidente Morales vinse le elezioni con larghissimo margine [2]. Non ci furono contestazioni e Morales poté rientrare trionfalmente in patria [3]. La supposta dittatura di Morales non è mai esistita; quella di Jeanine Áñez è stata rovesciata dalle urne.

Lo storico Mark Curtis e il giornalista Matt Kennard hanno ottenuto l’accesso a documenti desecretati del Foreign Office e li hanno studiati, pubblicando le conclusioni sul sito Declassified UK, trasferito in Sud Africa dopo aver subito nel Regno Unito la censura militare [4].

Curtis ha mostrato in tutte le sue ricerche che la politica del Regno Unito non è affatto mutata dopo la decolonizzazione. Réseau Voltaire ha citato i suoi lavori in decine di articoli.

Dalle analisi emerge che il rovesciamento del presidente Morales fu comandato dal Foreign Office stesso e da elementi della CIA sfuggiti al controllo dell’amministrazione Trump. L’obiettivo era il furto del litio boliviano, bramato dal Regno Unito nel quadro della transizione energetica.

Già nel 2009 l’amministrazione Obama aveva tentato un colpo di Stato, che però Morales riuscì a sventare. Molti diplomatici e funzionari USA furono all’epoca espulsi dalla Bolivia. L’amministrazione Trump ha invece lasciato in apparenza campo libero ai dittatori dell’America Latina, impedendogli però sistematicamente di mettere in atto i loro piani.

Il litio è un elemento essenziale delle batterie. Si trova soprattutto nelle soluzioni saline naturali dei laghi degli altipiani desertici andini in Cile, Argentina e, in particolare, in Bolivia (il “triangolo del litio”), nonché in Tibet: i salares. Si trova in forma solida anche in taluni minerali estratti dalle miniere, segnatamente australiane. È indispensabile per la transizione dai veicoli a benzina a quelli elettrici. Con gli Accordi di Parigi per contrastare il riscaldamento atmosferico, è diventato una posta più importante del petrolio.

A febbraio 2019 il presidente Morales ha autorizzato una società cinese, TBEA Group, a sfruttare le principali riserve di litio del Paese, il Regno Unito ha perciò architettato un piano per appropriarsene.

Morales, indiano aymara, è diventato presidente della Bolivia nel 2006: rappresentava i produttori di coca, pianta locale indispensabile alla vita ad alta quota, ma anche una potente droga proibita nel mondo dalle statunitensi leghe cattoliche sedicenti virtuose. L’elezione di Morales e il suo governo hanno segnato il ritorno al potere degli indiani, esclusi sin dall’epoca della colonizzazione spagnola.

- Dal 2017-2018 il Regno Unito inviò esperti presso la società nazionale Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB) per valutare le condizioni di sfruttamento del litio boliviano.
- Nel 2019-20 Londra finanziò uno studio per «ottimizzare la ricerca e la produzione di litio in Bolivia per mezzo della tecnologia britannica».
- Ad aprile 2019 l’ambasciata del Regno Unito a Buenos Aires organizzò un seminario con rappresentanti di Argentina, Cile e Bolivia, nonché con responsabili d’industrie minerarie e governi, per presentare i vantaggi che avrebbero ricavato utilizzando la Borsa dei Metalli di Londra. Vi partecipò anche un ministro dell’amministrazione Morales.
- Subito dopo il colpo di Stato, emerse che a finanziare i progetti britannici era la Banca Interamericana di Sviluppo (IADB).
- Molto prima del colpo di Stato, il Foreign Office incaricò una società di Oxford, la Satellite Applications Catapult, di predisporre una mappa delle riserve di litio; la società fu però retribuita dalla IADB soltanto dopo il rovesciamento di Morales.
- Alcuni mesi dopo l’ambasciata del Regno Unito a La Paz organizzò un seminario cui parteciparono 300 protagonisti della filiera del litio, con il concorso della società Watchman UK, specializzata nel coinvolgimento delle popolazioni in progetti per loro dannosi, al fine di prevenirne la rivolta.

Prima e dopo il colpo di Stato l’ambasciata britannica della Bolivia trascurò la capitale, La Paz, per interessarsi soprattutto alla regione di Santa Cruz, quella dove i croati ustascia presero legalmente il potere: vi fiorirono eventi culturali e commerciali.

Otto mesi prima del colpo di Stato, per neutralizzare le banche boliviane, l’ambasciata britannica di La Paz organizzò un seminario sulla sicurezza informatica. I diplomatici presentarono la società DarkTrace (creata dai servizi britannici per la sicurezza interna) e spiegarono che unicamente gli istituti bancari che ne avrebbero usato i servizi per la propria sicurezza avrebbero potuto operare con la City.

Secondo Curtis e Kennard, gli Stati Uniti non parteciparono direttamente al complotto contro Morales, però funzionari della CIA lasciarono l’Agenzia per organizzarlo. Così DarkTrace ha reclutato Marcus Fowler, specialista della CIA in cyber-operazioni, e soprattutto Alan Wade, ex capo dell’Intelligence. La maggior parte del personale che partecipò all’operazione era britannico; fra loro i responsabili di Watchman UK, Cristopher Goodwin-Hudson (ex militare di carriera, poi direttore della Sicurezza di Goldman-Sachs) e Gabriel Carter (membro del privatissimo Special Forces Club di Knightsbridge, distintosi in Afghanistan).

Lo storico e il giornalista affermano altresì che l’ambasciata britannica fornì all’Organizzazione degli Stati Americani i dati che le servirono a “provare” i brogli elettorali; un rapporto demolito prima dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) [5], poi dai boliviani stessi, nelle successive elezioni.

L’attualità dà ragione alle ricerche dello storico Mark Curtis. Infatti abbiamo mostrato il ruolo di Londra nei tre anni successivi al colpo di Stato in Bolivia del 2019: nella guerra dello Yemen [6] e in quella dell’Alto-Karabakh del 2020 [7].

Il Regno Unito predilige guerre brevi e operazioni segrete e fa il possibile perché i media non le individuino. Per mezzo di uno stuolo di agenzie di stampa e di media, che finanzia in segreto, controlla direttamente la pubblica percezione della sua presenza. Impone alle popolazioni del Paese che vuole sfruttare condizioni di vita ingestibili. Situazioni che può anche far durare a lungo, sicuro che le vittime ricorreranno nuovamente al Regno Unito, il solo in grado di spegnere il conflitto da esso stesso appiccato.

NOTE

[1] “Bolivia, laboratorio di una nuova strategia di destabilizzazione”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 novembre 2019.

[2] “Un sonoro schiaffo alla “coalizione occidentale””, di Generale Dominique Delawarde, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 23 ottobre 2020.

[3] “Il ritorno trionfale di Evo Morales in Bolivia”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 23 novembre 2020.

[4] “Revealed: The UK supported the coup in Bolivia to gain access to its ‘white gold’”, Matt Kennard, Daily Maverick, March 8, 2021.

[5Analysis of the 2019 Bolivia Election, Jack R. Williams and John Curiel, MIT, February 2020.

[6] “La prima guerra della NATO-MO rovescia l’ordine regionale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 marzo 2020.

[7] “Alto-Karabakh: la vittoria di Londra e Ankara, la disfatta di Soros e degli armeni”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 novembre 2020.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article212418.html

 

 

 

 

DIRITTI UMANI

POLITICA

Di 
 

Il M5S e l’Associazione Luca Coscioni chiedono di dare nuovo slancio alle proposte di legge per il “rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità del suicidio assistito”. Le associazioni cattoliche promettono battaglia: “La Spagna ora è un Paese disumano”.

Non sono servite le proteste della destra spagnola e neppure quelle dei nazionalisti di Vox per sbarrare la strada alla legge che legalizza l’eutanasia in Spagna, approvata ieri con 202 voti a favore e 141 contrari.

“Siamo un Paese più umano, giusto e libero”, è stato il commento del premier Pedro Sanchez. La Spagna diventa così il quarto Paese europeo dopo Olanda, Belgio e Lussemburgo ad aprire le porte alla “dolce morte”. L’eco del provvedimento è arrivato anche in Italia, dove il dibattito è aperto da anni.

VIDEO QUI: https://youtu.be/bxtNnsKb5lQ

La reazione del Vaticano

“Non è una soluzione al dolore e alla sofferenza dei malati”, ha detto ieri a La Presse, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia. “Quando non si può più guarire, possiamo sempre curare le persone. Non dobbiamo anticipare il lavoro sporco della morte”, è la posizione del Vaticano.

Contemporaneamente i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno chiesto di rilanciare la “proposta di legge che disciplina il rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità del suicidio assistito”. “Auspichiamo – si legge in una nota diffusa ieri da alcuni parlamentari pentastellati – che si arrivi al più presto a un testo largamente condiviso e in grado di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini e soprattutto di chi si trova ad affrontare la difficile scelta di porre fine alle sofferenze al termine della propria vita”. Bisogna, incalzano i grillini, “colmare il vuoto normativo” che c’è ora nel nostro Paese.

La situazione in Italia

In Italia l’eutanasia è vietata ma una sentenza della Corte Costituzionale del 2019 ha aperto la strada al suicidio assistito per chi è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale.

“In assenza di procedure definite dalla legge, però, questo diritto non è operativo”, commenta Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che nel 2017 accompagnò Fabiano Antoniani, conosciuto da tutti come dj Fabo, ridotto in stato semi-vegetativo dopo un incidente, a morire in una clinica in Svizzera.

“Una legge – sottolinea l’attivista, raggiunto al telefono da Sputnik Italia – chiarirebbe procedure e responsabilità, in assenza di questo andiamo avanti ad aiutare le persone che chiedono di morire e lo facciamo con azioni di disobbedienza civile”.

La denuncia di Cappato: “In Parlamento è tutto fermo”

“In Italia – va avanti – da sette anni e mezzo c’è una legge di iniziativa popolare ferma in Parlamento”. “La responsabilità – attacca Cappato, che il 28 aprile dovrà comparire assieme a Mina Welby davanti alla Corte d’appello di Genova per aver aiutato a morire Davide Trentini – è dei partiti che stanno in Parlamento, compresi quelli di sinistra o progressisti come Pd e Movimento 5 Stelle, che non hanno mosso un dito”.

Per l’attivista il principio che va affermato è che “ognuno possa decidere per sé stesso”. “L’eutanasia, come il testamento biologico, sono delle possibilità in più che si danno alle persone”. “Altrimenti – conclude – dovrebbe deciderebbe qualcun altro e che diritto avrebbe di decidere sulla mia vita?”.

Il popolo pro-life attacca: “Spagna Paese disumano”

Non è d’accordo Massimo Gandolfini, attivista pro-life, medico e organizzatore del Family Day. “Sono falsi diritti, la Spagna non è per nulla un paese più giusto ma si mostra più disumano perché non si prede cura dei più fragili, specialmente i malati gravi: preferisce toglierseli di mezzo”, dice a Sputnik Italia.

“Da medico – aggiunge – posso dire che dietro queste leggi mortifere ci sono sempre anche ragioni dettate dai tagli operati nel campo sanitario”. 

Portavoce del fronte contrario al suicidio assistito e al testamento biologico, Gandolfini scommette, però, che la decisione spagnola non sarà senza conseguenze. “Purtroppo avrà certamente un’influenza perché il mondo delle cultura dalla morte è terribilmente connesso ad ogni Paese del mondo”, ragiona.

“Con amarezza vediamo che altrove c’è una vera e propria corsa all’eliminazione utilitaristica delle vite più fragili e meno prestanti. Noi – conclude – faremo nostra parte per mantenere l’Italia un paese civile che sceglie per la vita”.

FONTE: https://it.sputniknews.com/politica/2021031910291011-eutanasia-in-italia-e-scontro-aperto-dopo-la-decisione-spagnola/

 

 

ECONOMIA

Vaccino, guadagni e profitti: il grande business delle Big Pharma ai raggi X

Una torta ghiottissima, per un guadagno assicurato compreso tra i 120 e i 150 miliardi di dollari. E questo considerando solo le stime relative al 2021. Già, perché il grande business dei vaccini anti Covid durerà un bel po’ di anni, almeno a giudicare dalle caratteristiche del Sars-CoV-2. Tra varianti e mutazioni del virus, la sensazione è che ogni anno le Big Pharma dovranno impegnarsi a creare farmaci “aggiornati”, o comunque capaci di tenere lo stesso passo del nemico invisibile. Questo significa che gli affari andranno a gonfie vele anche ben oltre il termine del primo giro di vaccinazioni globali, che pure richiederà ancora diversi mesi.

E lascia intendere che, nel medio-lungo periodo, potranno irrompere sul mercato vaccini nuovi, mai sentiti o innovativi. Al momento, infatti, abbiamo imparato a conoscere un solo un pugno di aziende: Pfizer, BioNTech, AstraZeneca, Moderna e Johnson & Johnson, soltanto per citarne alcune. Ebbene, non è detto che, nel prossimo futuro, continueremo a utilizzare i loro vaccini. Una società sconosciuta potrebbe infatti creare un prodotto più funzionale ed efficace di quelli attualmente autorizzati, e stravolgere completamente un mercato, quello dei vaccini anti Covid, ancora gli albori e a dir poco “liquido”.

Un mercato ricco di opportunità

Il mercato dei vaccini anti Covid sarà pure liquido, ma rappresenta anche un business miliardario capace, teoricamente, di accogliere nuovi attori protagonisti. Ma, detto in altri termini, deve ancora arrivare – e forse non arriverà mai – il “re” o la “regina” in grado di monopolizzare il settore. Nel frattempo, le aziende in prima fila in questa complessa battaglia commerciale si stanno affrontando senza esclusioni di colpi. È innegabile che ogni centimetro conquistato equivale a una fetta di torta più grande messa nel proprio piatto, e quindi a un profitto più elevato.

Ogni Big Pharma ha investito tempo, energie e soprattutto risorse nel tentativo di creare un prodotto tanto efficace contro il Sars-CoV-2 quanto migliore rispetto alla concorrenza. Attenzione però, perché, nonostante i messaggi drammatici lanciati dai leader mondiali e la gravità dell’emergenza sanitaria che ha travolto il mondo, le case farmaceutiche scese in campo non sono organizzazioni senza scopo di lucro o enti benefici. Il loro obiettivo, proprio come tutte le aziende sul mercato, è fare profitto. I vaccini, pur necessari, fondamentali e decisivi per “uscire dall’incubo”, sono beni che le aziende vendono a un dato costo per ottenere un ritorno economico.

Ci sono Big Pharma, come ad esempio Pfizer, che incasseranno i profitti in maniera “diretta”. Altre, come Johnson & Johnson, impiegheranno il ricavato per migliorare la ricerca scientifica, mentre altre ancora – è il caso di AstraZeneca – hanno assicurato di non guadagnare niente dal vaccino anti Covid. Queste ultime useranno il vaccino come una sorta di biglietto da visita per ottenere guadagni “indiretti”, come la vendita di altri farmaci o migliorare la loro quotazione in Borsa.

La scelta di AstraZeneca

Risulta pressoché impossibile definire il guadagno che ogni singola casa farmaceutica riceverà dal vaccino anti Covid che ha prodotto. Intanto perché, come detto, continueranno a essere vendute milioni e milioni di dosi nel corso del tempo. Poi, perché accordi, cifre e costi sono avvolti in una nube di fumo nerissimo. Possiamo soltanto attingere alle indiscrezioni riportate dai media internazionali e fare stime ipotetiche. Prendiamo ad esempio AstraZeneca, il cui vaccino è stato prima sospeso in numerosi Paesi per presunti gravi effetti collaterali, poi scagionato. L’attacco ricevuto dall’azienda anglo-svedese ha subito fatto pensare a un’operazione commerciale condotta da un soggetto non meglio definito. Di chi si tratta? Probabilmente – ma siamo nel campo delle ipotesi – qualcuno infastidito dal basso prezzo di mercato di ciascuna dose dell’AZD1222 o dalla diffusione raggiunta dal prodotto.

Fatto sta che Piero di Lorenzo, presidente di IRBM, l’istituto italiano che collabora con AstraZeneca nei test di controllo sul vaccino anti Covid, ha rilasciato al Corsera un’interessante intervista. “L’azienda sta facendo uno sforzo sovrumano, dopo aver gestito tutta la sperimentazione clinica, per organizzare la produzione e la distribuzione di tre miliardi di dosi del vaccino senza guadagnare un centesimo. Sento tanti discorsi sul vaccino inteso come bene comune e sulla necessità di consentire a tutti di vaccinarsi per dovere etico nei confronti della collettività. Ebbene una multinazionale fa questa scelta e l’iniziativa viene metabolizzata come se rinunciare ad un pacco di miliardi di dollari fosse una ovvietà”, ha dichiarato. E sul prezzo per dose del vaccino di AstraZeneca di soli 2.80 euro, non ha dubbi: “Sulla estraneità di Pfizer e delle altre multinazionali rispetto alle perplessità che ho espresso metterei la mano sul fuoco. Al massimo qualche banda locale può aver strumentalizzato il prezzo di vendita nel quale non è stato incluso alcun profitto per AstraZeneca, per far passare l’idea che fosse dovuto ad un’efficacia minore”.

Guadagni e profitti

AstraZeneca, ovviamente, ricaverà pur qualcosa dal suo vaccino anti Covid. Cosa? Come ha sottolineato Cnbc, l’azienda anglo-svedese ha dichiarato che nel corso del 2020 la vendita dei suoi prodotti è aumentata del 10%. Stiamo parlando di un anno cruciale: quello della pandemia, quello in cui il nome AstraZeneca ha iniziato a circolare in tutto il mondo, anche nelle orecchie dei non addetti ai lavori. L’azienda ha affermato che era la prima volta in “molti anni” che le vendite trimestrali risultavano così ingenti. Il fatturato totale annuale è stato di 26,6 miliardi di dollari, mentre quello relativo al quarto trimestre di 7,4 miliardi (aumento del + 12%). “I risultati costanti in cantiere, l’accelerazione delle prestazioni della nostra attività e il progresso del vaccino contro il Covid-19 hanno dimostrato ciò che possiamo ottenere”, ha spiegato Pascal Soriot, CEO di AstraZeneca. La società ha inoltre fatto sapere che fornirà l’accesso al suo vaccino senza scopo di lucro per la “durata della pandemia”, anche se i tempi sono tutti da decifrare. Si è inoltre impegnata a fornire il vaccino senza scopo di lucro in perpetuo ai Paesi a basso e medio reddito. Nei guadagni di AstraZeneca non sono quindi inclusi i vaccini anti Covid.

E le altre aziende? Stando a quanto riferito dalla CnnPfizer prevede che le vendite del vaccino sviluppato con BioNTech possano ammontare a circa 15 miliardi di dollari entro la fine dell’anno, con un margine di profitto di quasi il 30%. Prevede inoltre entrate per il 2021 comprese tra i 44 miliardi e 46 miliardi di dollari, con almeno 14 miliardi di dollari di profitti, senza contare alcun aumento delle entrate derivanti dal vaccino anti Covid. I vaccini, ricordiamolo, sono solitamente i prodotti più redditizi nel catalogo delle Big Pharma, molto più dei farmaci usati per trattare condizioni o malattie croniche.

Johnson & Johnson ha affermato che fornirà il vaccino senza scopo di luco finché il mondo continuerà a soffrire della pandemia. Il profitto è comunque assicurato, tra vendite future e ritorni d’immagine. Moderna è invece una società farmaceutica relativamente nuova, che fino al 2019 non aveva prodotti approvati per la vendita. Quell’anno, l’azienda americana contò su appena 60 milioni di entrate; nel 2020, grazie al vaccino anti Covid, ha invece incassato 529 milioni. E non è finita qui, perché le previsioni per il 2021 stimano un fatturato di 16 miliardi di dollari, in gran parte dovuto alle vendite di vaccini. Intanto, le azioni di Moderna sono schizzate alle stelle: + 187% negli ultimi 12 mesi.

Ultima annotazione: i ricavi e i profitti delle aziende farmaceutiche derivanti dal vaccino anti Covid dipendono anche dagli eventuali contributi ricevuti. Pfizer, ad esempio, si è assunta tutti i rischi mettendo sul tavolo una cifra compresa tra 1 e 2 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Logico, quindi, che si aspetti un consistente rientro economico dal vaccino sviluppato. Che, come ha avuto modo di spiegare il CEO dell’azienda americana, Albert Bourla, porta al mondo un valore “molto, molto più alto” del suo prezzo di mercato.

FONTE: https://it.insideover.com/societa/vaccino-guadagni-e-profitti-il-grande-business-delle-big-pharma-ai-raggi-x.html

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

IL BILANCIAMENTO TRA DIRITTO ALLA SALUTE E GLI ALTRI DIRITTI COSTITUZIONALI

TRA SCELTE POLITICHE E CONCENTRAZIONE DI MERCATO

15 01 2021

Seconda parte dello studio di Francesco Maimone, che tira le somme sulle condizioni e le salvaguardie che dovrebbero essere rispettate nel concepire e imporre obblighi terapeutici.

Ermes, messaggero di Zeus, ti ha invitato a rinunciare all’autonomia, per ricercare la saggezza del retto consiglio

[ESCHILOPrometeo incatenato]

***

  1. Quanto spiegato nella parte precedente di questo lavoro appare a nostro avviso più che sufficiente, in via di prima approssimazione, per smentire che le autorità preposte a fronteggiare l’epidemia in Italia abbiano in primo luogo tenuto conto della complessità ed importanza ditutti gli interessi che gravitano intorno alla persona. Dette autorità hanno palesato, viceversa, di essere state risucchiate esattamente in quella “suggestione pansalutistica” ed asettica, di stampo squisitamente medico, in nome della quale ogni altro interesse e correlativo diritto costituzionale fondamentale sono stati e continuano semplicemente ad essere compressi.

9.1 Autorevole dottrina, al riguardo, anche recentemente ha dato un appropriato inquadramento al problema, parlando di “MALINTESO PRIMATO DELLA SALUTE”: … Nel dibattito pubblico di questi ultimi mesi, anche in quello che ha specificamente coinvolto i giuristi, si è dato per scontato che il diritto alla salute si sia visto riconosciuto un primato su tutti gli altri diritti costituzionali…Penso, invece, che occorra una maggiore prudenzaLA COSTITUZIONE, RIFIUTATA UNA GERARCHIA GENERALE DEI VALORI COSTITUZIONALI (della quale non esistono le tracce e della quale nessuno ha mai dato prova), definisce semmai …solo plurime gerarchie settoriali nei singoli “campi di attività” disciplinati dalla Costituzione…Evocando il lessico di un noto saggio schmittiano del 1960 la stessa Corte costituzionale ha affermato che “Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. La tutela deve essere sempre “sistemica e non frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro” (sentenza n. 264 del 2012). Se così non fosse, si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe “tiranno” nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette…sent. 85 del 2013…” [così M. LUCIANI, Avvisi ai naviganti del Mar pandemico, in Questione Giustizia, n. 2/2020, 7; gli stessi concetti sono stati ribaditi da Corte Cost. sent. n. 58/2008].

9.2 Sotto tale angolo visuale, l’oblio ha colpito il significato stesso di quella “salute” che avrebbe dovuta essere garantita a tutti (“stato di completo benessere fisicomentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità”), a meno di non voler realmente sostenere che la gravi e perduranti limitazioni, tra le tante, alla libertà personale, alle relazioni sociali ed al lavoro (con conseguente e concreto rischio di desertificazione del tessuto economico, aumento esponenziale del tasso di disoccupazione e disperazione esistenziale diffusa), abbiano giovato o gioveranno al benessere psico-fisico degli italiani. 

Il giudizio sulla gestione sanitaria fino ad oggi non può che risultare ancora più impietoso se analizzato in particolar modo sotto il profilo di quel “bilanciamento storico e circostanziato” di cui si è detto e che, nelle vicende in parola, È STATO DEL TUTTO OBLITERATO COME MOMENTO DI RIGOROSA VALUTAZIONE GIUSPOLITICA. Sono infatti venuti a mancare gli “ingredienti” che avrebbero dovuto sovraintendere al bilanciamento medesimo, ovvero “… la coerenza, la logicità, la completezza, la corrispondenza tra il mezzo e il fine, la fondazione su dati di fatto veridici…” [M. LUCIANI, Avvisi ai naviganti del Mar pandemicocit., 8].

9.3 Ciò ha dato la stura – sotto la spinta di una crescente frenesia istituzionale e collettiva – a misure oggettivamente irrazionali, e tra loro spesso contraddittorie, sia nella forma che nella sostanza; ciò, anzitutto, se si considera – soprattutto da un punto di vista diacronico – la condizione in cui la classe politica italiana ha ridotto il SSN dopo decenni di politiche liberistvotate al taglio sistematico della spesa sanitaria pubblical’adozione delle quali ha costituito senza dubbio alcuno la principale negazione della tutela del diritto alla salute (è bene ricordare che diritto alla salute e caratteristiche organizzative del sistema sanitario sono ovviamente connessi, si veda per tutti C. CASONATO, I Sistemi sanitari: note di comparazione, in G.G. CARBONI (a cura di), La salute negli Stati composti, Torino, 2012, 10] e che, almeno dal 2012, sono divenute vieppiù incrementali e nefaste (per un’analisi esaustiva, si rimanda al pregevole contributo di Sofia).

9.3.1 A tacer d’altro, il riferimento più prossimo ed eclatante è per esempio al D.L. n. 95/2012 recante “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, convertito nella L. 7 agosto 2012, n. 135 (c.d. spending review), provvedimento – beninteso – votato anche con il beneplacito di quei partiti politici all’interno dei quali militano esponenti che oggi vorrebbero imporre il bavaglio. L’art. 15, comma XIII, della legge di conversione, al fine di razionalizzare le risorse in ambito sanitario e di conseguire una riduzione della spesa per acquisto di beni e servizi, alla lettera c) ha imposto alle regioni la “riduzione dello standard dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del servizio sanitario regionale, AD UN LIVELLO NON SUPERIORE A 3,7 POSTI LETTO PER MILLE ABITANTI, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, adeguando coerentemente le dotazioni organiche dei presidi ospedalieri pubblici” (cioè eliminare ospedali). Se a ciò si aggiunge il blocco del turnover anche dei dipendenti del SSN perpetrato ormai da vent’anni (qui un condensato della triste storia), tanto da imporre il richiamo in servizio di personale sanitario in pensione, è evidente come la macchina sanitaria fosse condannata al collasso.

9.4 Tale ultimo profilo storico-fattuale (che potrebbe essere esteso indifferentemente ad ogni altro settore dello Stato-apparato italiano, selvaggiamente definanziato in nome del paradigma €uropeista della “scarsità delle risorse”) rappresenta perciò l’occasione per ripetere un punto di primaria importanza anche in ambito teorico: ovvero che nessuna composizione “ragionevole” di conflitti tra diritti costituzionali di pari rango può essere seriamente operato a posteriori con la tecnica del bilanciamento qualora la Repubblica rinunci a monte – come suo dovere costituzionale- alla massima tutela e realizzazione in egual modo di tutti quegli stessi diritti che poi si vorrebbero utopisticamente ponderare. In questi casi, ad affermarsi – come è accaduto – può essere solo la violenza del fatto-emergenza di volta in volta considerato, ancor meglio se drammatizzato da campagne mediatiche infarcite di “fate presto”.

9.4.1 Ad ulteriore chiarimento, e per concludere in merito, si deve dunque ribadire che solo la piena e fisiologica realizzazione del dettato costituzionale secondo le intenzioni dei Costituenti e con gli strumenti dagli stessi approntati (qui, p. 3qui, p. 2qui, e qui, punti 7.2., 7.3 e 14) è in grado, se non certo di eliminare, quantomeno di attenuare in modo considerevole l’insorgenza di potenzali conflitti tra diritti fondamentali, conflitti che, in caso contrario, sono destinati ad emergere in tutta la loro drammaticità allorché siano stati creati gravissimi e consolidati “scompensi” realizzativi ed asimmetrie nelle scelte di tutela delle situazioni giuridiche fondamentali (per intenderci: se non è più possibile curare dignitosamente tutti i cittadini, allora è giocoforza, con l’avallo posticcio di una pletora di “esperti”, rinchiuderli in casa ed impedire loro semplicemente di vivere, lasciando che tutto il resto vada in malora). In tali evenienze, la “tecnica del bilanciamento”, per quanto sofisticate possano essere le sue elaborazioni, costituendo uno strumento non (in origine) costituzionalmente ortodosso, succedaneo e recessivo, può solo intervenire per sancire il sacrificio o la compressione di un diritto rispetto agli altri o, nella più favorevole delle ipotesi, per offrire una pari ridotta tutela a tutti i diritti da bilanciare.

  1. Posto quanto sopra, e prima di tentare – sulla scorta dei dati a dispozione – una“verifica” sulle possibilità a disposizione del legislatore per introdurre un eventuale TSO vaccinale, è necessario riassumere quali siano i margini di discrezionalità nella materia che ci occupa. La questione riguarda, nello specifico, il quadro dei rapporti tra decisione normativa e scienza ed il correlativo potere di sindacato costituzionale da parte della Consulta sui corrispondenti atti normativi.

10.1 E’ stato affermato, in proposito, come non vi sia “… dubbio che nella scelta degli interventi per tutelare l’interesse della collettivita alla salute ci sia spazio per la discrezionalita del legislatore” anche se “la dottrina e la giurisprudenza costituzionale hanno oramai da tempo messo in luce che la discrezionalita in questione puo dispiegarsi soltanto entro margini ben definiti” [così D. MORANA, Diritto alla salutecit., 54]. Tali margini, come è intuibile, derivano dal fatto che “… La discrezionalità del legislatore in materia di salute non può prescindere dal confronto con la discrezionalità tecnica di carattere medico, il cui apporto è indispensabile per attribuire un contenuto proprio e specifico all’ambito terapeutico che viene in gioco…” [così B. PEZZINI, Diritto alla salute e dimensioni della discrezionalità nella giurisprudenza costituzionale, in R. BALDUZZI (a cura di), Cittadinanza, Corti e salute, Padova 2007, 211]. 

La tutela della salute – individuale e collettiva – si dibatte e trova definizione mediante l’esercizio della DISCREZIONALITÀ POLITICA da una parte e quella TECNICO-SCIENTIFICA (medica, farmaceutica ed epidemiologica) dall’altra.

10.2 I principi in materia sono ormai noti e consolidati, sebbene molto fluidi: in campo medico, il Parlamento è limitato dai risultati tecnico-scientifici, che fungono da “vincolo” nella scelta legislativa. L’assunto si ricava innanzi tutto dalla sent. n. 185/1998 (c.d. caso Di Bella) nella quale la Corte ha ritagliato al dato tecnico-scientifico un ruolo di prevalenza in ordine alle valutazioni sugli effetti terapeutici di un trattamento sanitario: “ questa Corte non è chiamata a pronunciarsi, in alcun modo, circa gli effetti e l’efficacia terapeutica di detto trattamentoNon è chiamata, né potrebbe esserloa sostituire il proprio giudizio alle valutazioni che…devono essere assunte nelle competenti sedi, consapevole com’è dell’essenziale rilievo che, in questa materia, hanno gli organi tecnico-scientifici”.

10.2.1 Con la sent. n. 282/2002 la Corte Cost. ha poi fissato compiutamente l’ambito di rilevanza della discrezionalità tecnica, affermando che “… non è, di norma, il legislatore a poter stabilire direttamente e specificamente quali siano le pratiche terapeutiche ammesse, con quali limiti e a quali condizioni…un intervento sul merito delle scelte terapeutiche in relazione alla loro appropriatezza non potrebbe nascere da valutazioni di pura discrezionalità politica dello stesso legislatore, bensì dovrebbe prevedere l’elaborazione di indirizzi fondati sulla verifica dello stato delle conoscenze scientifiche e delle evidenze sperimentali acquisitetramite istituzioni e organismi – di norma nazionali o sovranazionali – a ciò deputati”. 

Ciò non significa, tuttavia, che al legislatore sia lasciato un ruolo del tutto marginale o subalterno, tutt’altro. E’ sul piano della politica, infatti, che vanno (melius, dovrebbero essere) “… compiute tutte quelle operazioni di ponderazione e di scelta che sono indispensabili… La decisione politica seleziona i mezzi di tutela della salute attraverso un bilanciamento proporzionato che tenga conto dei molteplici parametri in gioco (quali, ad esempio, la gravità e la diffusione delle patologie, i costi diretti ed indiretti dei farmaci e delle terapie, l’efficacia terapeutica, le modalità di somministrazione, l’appropriatezza)…” [B. PEZZINI, Diritto alla salute e dimensioni della discrezionalità., cit.].

10.2.2 Insomma, come già approfondito teoreticamente in altra sede, mentre “ la discrezionalità c.d. tecnica non comporta ponderazione di interessi o valutazione di opportunità, bensì momento conoscitivo…costitu(endo) manifestazione di giudizio”, appartiene alla sfera della politica invece “… l’operare distinzioni e selezioni, il determinare priorità e bilanciamenti nel complesso delle relazioni sociali nel quale l’interesse si manifesta”. 

La discrezionalità politica rappresenta infatti “… espressione di volontà…comporta ricognizione, apprezzamento e valutazione di dati di fatto, secondo operazioni che debbono essere verificabili e logicamente e congruamente motivateè caratterizzata dalla opinabilità, soprattutto in presenza di una pluralità di valutazioni alternative (quando esistenti)… in ogni processo decisionale relativo all’organizzazione degli strumenti di tutela della salute è comunque esercitata…la funzione di selezione di corposi interessi di comunità scientifiche ed industriali, di gruppi e categorie professionali” [B. PEZZINI, Diritto alla salute e dimensioni della discrezionalità., cit.]. In maniera prosastica: se la scienza sa (quando è in grado) dirci “come” si fa qualcosa, senza fissare scopi, spetta però alla politica (come “tecnica regia”) valutare “se” e “perché” quel qualcosa può o deve essere fatto.

10.2.3 Ciò comporta, sul versante processuale, che la discrezionalità del legislatore in campo medico-scientifico sia soggetta di solito ad un c.d. sindacato esterno, ovvero il sindacato della Corte è diretto a verificare la ragionevolezza o meno delle misure adottate nel tutelare la salute. Ora, in disparte i rilievi critici espressi sulla “ragionevolezza” (come tecnica decisionale e categoria estremamente incerta) sia in questa sede che altrove (qui, p. 6.1), essa in ogni caso riassume alcuni principi che il potere legislativo deve rispettare nell’esercizio della propria funzione, a maggior ragione se in contesti di emergenza [si veda, nello specifico, M. BONI, Le politiche pubbliche dell’emergenza tra bilanciamento e “ragionevole” compressione dei diritti: brevi riflessioni a margine della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Ilva (N. 85/2013), in Federalismi.it, n. 3/2014].

10.2.4 Tra detti principi, oltre a quello storico di uguaglianza (di solito formale), i più importanti sono sicuramente quello di “PROPORZIONALITÀ ED ADEGUATEZZA” che deve sussistere tra “mezzi prescelti dal legislatore nella sua insindacabile discrezionalità rispetto alle esigenze obiettive da soddisfare o alle finalità che intende perseguiretenuto conto delle circostanze e delle limitazioni concretamente sussistenti” [così Corte Cost. sent. n. 1130/1988] e quello di corretto e coerente “BILANCIAMENTO DI INTERESSI” tra diritti costituzionali” (cfr. sent. n. 108/1994) [per un’analisi approfondita sull’argomento ed sul modo in cui i “fatti” di natura tecnico-scientifica entrano nel giudizio costituzionale, si rinvia a S. PENASA, La ragionevolezza scientifica delle leggi nella giurisprudenza costituzionale, in Quaderni costituzionali, Bologna, n. 4/2009, 817 ss., nonché a G. RAGONE, Scienza e diritto nell’argomentazione della corte costituzionale, in Gruppo di Pisa (rivista), n. 3/2015, 1 ss.].

10.2.5 Deve annoverarsi poi, nel controllo di “ragionevolezza scientifica”, anche lo specifico principio di “PRECAUZIONE” cui la descrezionalità del legislatore deve attenersi in situazioni caratterizzate dalle incertezze intrinseche della scienza:

… Una volta riconosciuto che il carattere di opinabilità e relatività è un dato che caratterizza le definizioni sul piano scientifico in via generale, quando le controversie scientifiche intervengano e incidano in ambiti in cui viene in gioco la tutela di beni giuridici rilevanti ed in particolar modo della salute, si impone al legislatore il principio di precauzione che richiede l’adozione di misure di cautela corrispondenti all’ipotesi di rischio per la salute (o per altri beni) e commisurate alla gravità del rischio medesimo. Il principio di precauzione orienta l’apprezzamento eminentemente politico del rischio…imponendo al legislatore di attrarre alla sua competenza la definizione di oggetti che, di per sé, sono direttamente toccati dalla discrezionalità tecnica …e non possono essere totalmente sottratti alle valutazioni degli organi tecnici; ciò…impone, al legislatore di sostituire la decisione politica (ispirata al canone politico della precauzione) a quella esclusivamente fondata su evidenze tecniche (giudizio)” [così B. PEZZINI, Diritto alla salute e dimensioni della discrezionalità., cit.; si veda anche S. GRASSI – A. GRAGNANI, Il principio di precauzione nella giurisprudenza costituzionale, in Biotecnologie e tutela del valore ambientale, a cura di L. CHIEFFI, Torino, 2003, 149 ss.].

  1. Delimitato il campo di competenza riservato in materia alla scienza ed al legislatore, bisogna a questo punto capire quale sia,rebus sic stantibus ed al di là dei toni emergenzialisti, lo scenario offerto alla discrezionalità delle forze politiche in vista dell’adozione di un TSO anti-Covid. Ciò comporta, come ben si comprende, l’esigenza di vagliare l’esistenza o meno dei severi presupposti di cui all’art. 32 Cost., comma II, come in precedenza analizzati. Ed allora il primo interrogativo da porsi è se veramente vi sia un pericolo per l’incolumità pubblica (interesse collettivo) tale da giustificare la compressione o il sacrificio del diritto individuale dei singoli alla salute. La domanda, se rapportata alle notizie fornite dalla unanime grancassa mediatica ed alla confusione che regna sovrana in ambito politico, potrà sembrare quantomeno irriguardosa.

11.1 Ciò nonostante, sotto l’aspetto giuridico, essa va formulata ed affrontata, ribadendosi che il pericolo per la collettività deve avere una potenzialità lesiva generalizzata in grado di mettere a repentaglio la sua stessa esistenza fisica [il concetto di “epidemia”, sotto l’aspetto oggettivo, viene parimenti interpretata “… come pericolo di pregiudizio alla salute di un indeterminato numero di persone…il pregiudizio deve possedere…il carattere della ulteriore espansibilità verso un indeterminato numero di persone”, S. ARDIZZONE, in Dig. Disc. Pen.Epidemia (voce), Torino, 1990, 251]. Rispetto all’ipotesi di un obbligo di vaccinazione generalizzato, quindi, dovrà considerarsi un ragionevole rapporto di proporzionalità tra TSO e potenzialità lesiva della malattia avuto riguardo ad alcuni parametri quali, per esempio, l’indice di diffusione della stessa e, soprattutto, quello di mortalità. Si segnala, peraltro, che sino al primo maggio 2009 la stessa OMS, nel definire il concetto di “pandemia”, aveva mostrato di tenere in massima considerazione proprio il tasso di mortalità: “Una pandemia influenzale si verifica quando compare un nuovo virus influenzale contro il quale la popolazione umana non ha immunità, provocando epidemie in tutto il mondo con NUMERO ENORME DI MORTI E MALATTIE”. Dal mese di settembre 2009, però, l’OMS ha inspiegabilmente modificato detta definizione, eliminando l’inciso “con numero enorme di morti e malattie.

11.2 In ogni caso, secondo uno studio recente pubblicato dall’OMS ed aggiornato al mese di settembre 2020 (nell’ambito del quale sono stati analizzati 61 studi (74 stime) e 8 stime nazionali preliminari sull’Infection fatality rate (Ifr) di Covid-19), le stime del tasso di mortalità per infezioni da Covid variano dallo 0,00% all’1,63%. 

Pur non essendo il tasso di mortalità costante, potendo variare da una località all’altra, gli studi condotti su località con tassi di mortalità superiori alla media globale mostrano come lo stesso sia basso (0,09%), di gran lunga inferiore rispetto alle stime fatte prima e durante la pandemia. Tra le persone di età inferiore a 70 anni, il tasso di mortalità per infezione da Covid-19 varia da 0,00% a 0,31%, con un tasso medio dello 0,05%. La categoria a più alto rischio di complicazioni e morte include gli anziani e soggetti con una o più patologie. Rispetto all’ebola (con un tasso di mortalità del 50%), al vaiolo (che ha causato il decesso di circa il 30% della popolazione), alla tubercolosi (malattia grave in grado di uccidere dal 20% al 70% dei contagiati) o alla difterite (che ha un tasso di mortalità stimato tra il 5% ed il 10%), o ancora alla pandemia influenzale del 1918 (con un tasso di mortalità del 2,5%), il virus COVID-19 si pone in fondo alla scala di mortalità per malattie infettive.

11.3 In Italia, secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2020, le persone che risulterebbero complessivamente decedute a causa del virus sono circa 75.000 che, rapportati all’intera popolazione, rappresenta lo 0,13%. Sempre i dati ufficiali che si hanno a disposizione in Italia aggiornati al 16 dicembre 2020 confermano inoltre le osservazioni contenute nel citato studio dell’OMS. L’epidemia varia in modo considerevole fra le classi di età della popolazione: sono pochi i bambini e gli adolescenti che si contagiano e nessuno corre rischi di esito letale. Lo stesso vale sostanzialmente per la classe di età da 20 a 50 anni (dei pazienti deceduti di età inferiore a 40 anni e di cui si avevano informazioni cliniche, la maggior parte presentava gravi patologie preesistenti). I soggetti a più alto rischio di complicazioni e morte risultano ancora in larghissima maggioranza gli anziani (l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni) tutti portatori di una o più patologie pregresse (malattie cardiache, polmonari o renali, ipertensione e diabete).

11.3.1 Non si intende in alcun modo sottovalutare o banalizzare il dramma delle morti, ma solo far notare che i giovani e gli adulti in salute corrono rischi molto limitati di ammalarsi e di morire. Di conseguenza, un quadro come quello descritto non può far parlare di “pericolo per l’incolumità pubblica” tale da imporre un TSO, ovvero non può sostenersi esistere pericolo di un pregiudizio alla salute per un indeterminato ed indistinto numero di persone in grado di mettere a repentaglio la stessa esistenza fisica della comunità. Per gli stessi motivi, ed ancor prima, i dati sopra evidenziati non possono razionalmente giustificare la paralisi sociale ed economica ormai permanente di un intero Paese. Non è un caso che qualcuno si sia correttamente chiesto: “… Chi decide delle nostre libertà personali al fine di proteggerci è a conoscenza del quadro disegnato dall’analisi dei dati istituzionali, così discordante dal racconto ufficiale dell’epidemia? … sussistono davvero i gravi motivi di sanità pubblica cui si riferisce l’art. 32 della nostra Carta Costituzionale in caso di limitazioni generalizzate alle libertà personaliLe conseguenze drammatiche sulle condizioni economiche e di salute della popolazione sono proporzionate ai motivi di sanità pubblica esistenti?” [così M. L. BIANCO, COVID-19. Perché la sociologia può essere utile anche di fronte a un’epidemia: storia di una scoperta, in Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali, aprile 2020, 8]. 

L’inesistenza di un chiaro “interesse collettivo” come voluto dall’art. 32 Cost. costituisce il principale motivo ostativo (di per sé sufficiente) all’introduzione di un trattamento sanitario imposto con compressione di quella autodeterminazione che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale. Un atto normativo che prevedesse, allo stato, un obbligo vaccinale potrebbe quindi rivelarsi irragionevole per mancanza dei requisiti di proporzionalità ed adeguatezza e per incoerenza nel bilanciamento degli interessi confliggenti.

11.4 Sempre sullo stesso profilo, ai fini di un TSO non varrebbe appellarsi nemmeno alla c.d. “immunità di gregge, concetto spesso richiamato per sostenere un trattamento imposto, proprio come avvenuto per l’adozione del D.L. n. 73/2017 (si veda qui la Relazione illustrativa). 

E’ il caso di rilevare subito, peraltro, come nel mese di giugno 2020 l’OMS abbia pubblicato una pagina informativa sul Covid-19 nella quale viene riportata una definizione di “immunità di gregge” che ha rappresentato per lungo tempo lo standard per le malattie infettive: “protezione indiretta da una malattia infettiva che si verifica quando una popolazione è immune attraverso la vaccinazione o l’immunità sviluppata attraverso precedenti infezioni”. Rappresenta infatti una acquisizione scientifica quella secondo cui l’immunità di gregge possa essere raggiunta anche attraverso l’infezione naturale. Ad ottobre 2020, tuttavia, l’OMS – per motivi non scientifici, ma “etici – ha mutato la sua definizione di immunità di gregge attribuendone alla stessa una nuova: “… un concetto utilizzato per la vaccinazione, in cui una popolazione può essere protetta da un certo virus se viene raggiunta una soglia di vaccinazione“, aggiungendo che “l’immunità di gregge si ottiene proteggendo le persone da un virus, non esponendole ad esso” (in sostanza, pare di intendere che all’immunità di gregge d’ora in avanti debba pervenirsi esclusivamente attraverso i vaccini).

11.4.1 A parte questa ulteriore “nota di colore”, e pur ammesso che soggetti non vaccinati possano considerarsi malati e rappresentare un pericolo per la salute (si pensi ai positivi c.d. asintomatici, ovvero la stragrande maggioranza dei casi di Covid-19), nel caso che ci occupa – come si diceva – non potrebbe fondarsi il TSO sulla herd immunity, dal momento che il pericolo da omissione di vaccinazione non coinciderebbe propriamente con il pericolo per la salute della collettività nel suo complesso

Il pericolo, semmai, e come si ricava dai dati sopra indicati, continuerebbe a riguardare solo determinate categorie di soggetti che versano in specifiche condizioni (per lo più, si è notato, anziani con patologie e, in genere, soggetti fragili). In breve, sarebbe comunque assente “… QUEL CARATTERE SOVRA-INDIVIDUALE CHE DEVE INVECE CARATTERIZZARE UN PERICOLO PER LA SALUTE CHE POSSA CONSIDERARSI DOTATO DI UNA REALE DIMENSIONE COLLETTIVAse il pericolo per la salute riguarda esclusivamente degli individui affetti da una determinata patologia, tale pericolo non solo rimane ipso facto circoscritto a tali individui, ma rappresenta anche un pericolo privo di potenzialità lesiva generalizzata” [così A. A. NEGRONI, Articolo 32 della Costituzione e superamento delle vaccinazioni obbligatorie, in Forum di Quaderni Costituzionali, n. 2/2020, 50]. In questo caso verrebbero in rilievo, piuttosto, problemi di organizzazione della sanità pubblica strettamente intesa, la quale sarebbe obbligata ad erogare le necessarie prestazioni per determinate categorie di persone più deboli ed a rischio, con adozione di misure opportune in grado di ridurre il più possibile pericoli per la loro salute.

12 Si è detto altresì che un TSO può essere introdotto solo per motivi di tutela della salute sia individuale che collettiva. Tale fondamentale presupposto, però, ad oggi si scontra con le opinioni riguardanti la sicurezza del vaccino approntato dalle case farmaceutiche, un vaccino sostanzialmente sperimentale che costituisce una deviazione significativa rispetto ai vaccini classici e di cui per ciò stesso non si conosce la reale efficacia immunizzante preventiva né gli eventuali rischi per la salute a breve e soprattutto a lungo termine (in proposito, si vedano qui i “non chiarimenti” forniti dall’AIFA). 

Nel caso di optasse per un TSO, pertanto, si porrebbero evidenti problemi di ragionevolezza anche sotto il profilo del “principio di precauzione” che il legislatore non potrebbe eludere troppo a cuor leggero. 

Sul punto ci sentiamo di concordare con quella parte di dottrina dimostratasi più sensibile ed avveduta per la quale: “… Troppo scontato… è il rilievo per cui … la scienza (procede) – come suol dirsi – per successive falsificazioni di se stessa. Insuperabile sembra, comunque, essere al riguardo l’obiezione, pesante come un macigno sulle nostre coscienze, secondo cui non possiamo (anzi, non abbiamo il diritto di) dar vita ad effetti irreversibili, letali, fosse pure per un solo essere umano, in conseguenza di scelte ad oggi (apparentemente) avvalorate dalla scienza (o, diciamo pure, dalla maggioranza degli scienziati), che però potrebbero dalla scienza stessa essere, anche tra non molto, smentite…”[così A. RUGGERI, Il testamento biologico e la cornice costituzionale (prime notazioni), Testo rielaborato ed unificato di due interventi agli incontri di studio su Il rifiuto dei trattamenti sanitari, Messina 3 aprile 2009, e Testamento biologico e rispetto della persona umana: profili etici, medici e giuridici, Lipari 6 aprile 2009, 4]. Mutuando con opportune modifiche una domanda posta dall’Autore appena citato: è più grave il rischio di non vaccinare a dispetto delle presunte “verità” scientifiche che oggi possediamo ovvero quello che si ha sacrificando la vita stessa in nome di quelle “verità” che potrebbero un domani rivelarsi non più tali?

12.1 Al fine, inoltre, di poter considerare ragionevole una legge adottiva del TSO sotto il profilo del corretto bilanciamento tra la tutela della salute del singolo e la concorrente tutela della salute collettivà, il legislatore non potrebbe esimersi dal prevedere accertamenti preventivi volti alla verifica della sussistenza di eventuali controindicazioni alla vaccinazione. 

In particolare – e secondo il monito rivolto al legislatore da Corte Cost. n. 258/1994 che, a quanto pare, sembra sia rimasto inascoltato già in sede di conversione del D.L. n. 119/2017 -, “… si renderebbe necessario porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere tecnico…che, alla luce delle conoscenze scientifiche acquisite, individuasse con la maggiore precisione possibile le complicanze potenzialmente derivabili dalla vaccinazione, e determinasse se e quali strumenti diagnostici idonei a prevederne la concreta verificabilità …”. 

Una normativa siffatta – pur con tutte le precisazioni formulate dalla Consulta in ordine all’estensione degli accertamenti – inciderebbe inevitabilmente sull’informazione da fornire al soggetto da sottoporre a trattamento. Il personale sanitario sarebbe obbligato (ed il cittadino avrebbe diritto di richiedere) dette indagini mediche preventive in quanto “… ogni persona ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute …” [così M. GRAZIADEI, Il consenso informato e i suoi limiti, in L. Lenti-E. Palermo Fabris-P. Zatti (a cura di), I diritti in medicina, Trattato di Biodiritto, diretto da S. Rodotà-P. Zatti, 205].

13 Si è infine precisato nella I Parte del presente contributo che, di regola, un TSO dovrebbe rappresentare misura di extrema ratioda evitare allorché sia possibile intervenire con terapie alternative, aspetto che in verità sembra attualmente sin troppo trascurato. E’ stato dimostrato che interventi operati tempestivamente con terapia farmacologica e soprattutto plasmatica (in alternativa, ozonoterapia) si sono rivelati efficaci nel trattamento dei pazienti. E’ incomprensibile (o forse lo è fin troppo) per quale ragione ad oggi le Autorità competenti (sia a livello nazionale che €uropeo), nonostante il pressing trasversale di molti scienziati, non abbiano ancora formalmente autorizzato le terapie in parola.

13.1 Nel caso in cui un TSO fosse comunque adottato, i medici chiamati a somministrare il vaccino sarebbero parimenti chiamati in causa in sede di informazione da rendere circa l’esistenza di tali rimedi. Dottrina e giurisprudenza, infatti, sono concordi nel ritenere che, affinché l’informazione raggiunga quel minimo di completezza (al contempo rendendo esente da responsabilità penale e civile il personale sanitario), la stessa debba essere estesa anche: “… – alla diagnosi ed alla descrizione della malattia; – alla terapia farmacologica praticabile e ad eventuali terapie alternative (sulla scia di quanto espressamente statuito da Corte Cost. n. 438/2008); – alla prognosi nell’ipotesi che si esegua o non si esegua la terapia suggerita; – ai vantaggi ed agli svantaggi correlati al trattamento; – ai rischi ed alle possibili complicanze insiti nel trattamento prospettato…” [così G. CASCIARO – P. SANTESE, Il consenso informato, Milano, 2012, 75]. In tali evenienze sorgerebbe un serio problema inerente al possibile rifiuto del soggetto di essere sottoposto a vaccinazione, rifiuto che – ad avviso di scrive – non potrebbe de plano archiviarsi come ingiustificato.

  1. A questo punto del discorso, e sul piano del metodo, ci sia consentito di svolgere alcune considerazioni conclusive che, anche nella materia in parola, dovrebbero essere tenute in degna considerazione sia da parte del legislatore che, eventualmente, della Corte Costituzionale.Ma in un Paese in cui le sacre regole dell’ordoliberismo e del vincolo esterno hanno scalzato ogni traccia di democrazia sociale e dove, a causa di quella antica incomprensione dell’€uropa, il diritto alla salute (ma in realtà ogni altro diritto fondamentale) è “finanziariamente condizionato” (qui, p.5), nutriamo forti dubbi che ciò possa accadere.

14.1 In questa ennesima emergenza, che ha sempre più le sembianze della hegeliana “notte in cui tutte le vacche sono nere” in cui la scissione dalla realtà si mostra davvero delirante, ci viene chiesto di avere fiducia nella scienza e di difenderla. Tuttavia, chiedere di riporre fiducia nella scienza prescindendo del tutto dal contesto storico-sociale nella quale essa è prodotta, significa non cogliere l’estrema complessità del problema. Si è già approfondito l’argomento in apposita sede e non si vuole certo riproporne in questa l’intero ragionamento che lo supporta, bensì ribadire soltanto che la SCIENZA È UNA CATEGORIA STORICA e che, come tale, sconta tutto il condizionamento dei rapporti di produzione e di forza storicamente costituiti, nonché gli scopi delle forze sociali egemoni di volta in volta considerate. Perciò, in un contesto socio-economico globalizzato e capitalistico-finanziarizzato che “si esprime … nella subordinazione di ogni aspetto della vita sociale a vantaggio del profitto” [sono parole di A. BARBERA, Commento all’art. 2, in Commentario della Costituzione, a cura di G. Branca, Principi fondamentali (art. 1 12), Bologna, 1975, 112] chiedere di difendere questa scienza, più che un atto di fiducia, equivale a pretendere l’adorazione di un feticcio. 

15 Un’indagine conoscitiva relativa ai vaccini per uso umano licenziata dall’AGCM nel maggio del 2016 può fornire, al riguardo, una vaga idea su alcune peculiarità che connotano il mercato dei vaccini. 

Come rilevato dalla dottrina, dall’indagine si ricava per esempio che “… sono lontani i tempi in cui i vaccini erano l’anello debole della catena farmaceutica, al punto da non consentire la profittabilità delle imprese”, dal momento che “quello vaccinale risulta essere ora il segmento con la redditività più alta dell’intera industria farmaceutica, e dalle dimensioni in forte crescita” [così G. PITRUZZELLA – L. ARNAUDO, Vaccini, mercati farmaceutici e concorrenza, in una prospettiva (anche) di diritti umani, in Rivista Italiana di Medicina Legale, Milano, 1/2017, 4 ss.; si vedano i §§ 59 ss. dell’Indagine]. Ed ancora, dal punto di vista della mitica “concorrenza”, “risulta persistente un oligopolio su scala mondiale, con i primi quattro operatori – GlaxoSmithKline, Merck Sharp & Dohme, Sanofi Pasteur e Pfizer – che detengono complessivamente l’80% del mercato complessivo in valore…” [G. PITRUZZELLA – L. ARNAUDO, Vaccini, mercati farmaceutici e concorrenza, cit.; si vedano i §§ 61 ss. dell’Indagine], caratteristica che frutta alle imprese ampi margini di profitto per la possibilità di stabilire unilateralmente i prezzi. Non solo.

16 Dato lo stretto collegamento tra decisioni di politica vaccinale adottate a livello sopranazionale (si veda qui il documento redatto dall’OMS nel 2014) e politiche sanitarie locali basate (come in Italia) sui Piani nazionali di prevenzione (PNPV), in una condizione di offerta sostanzialmente accentrata, l’AGCM ha preso altresì in considerazione il problema delle modalità con le quali viene decisa l’inclusione dei vaccini nei programmi di sanità pubblica, sottolineando … per gli organi competenti l’opportunità…di adottare PROCESSI DECISIONALI TRASPARENTI, basati su EVIDENZE SCIENTIFICHE VERIFICABILI” [G. PITRUZZELLA – L. ARNAUDO, Vaccini, mercati farmaceutici e concorrenzacit.].

17 Ora, sul versante dei “processi decisionali” pubblici, risulta purtroppo acclarato che le multinazionali, in ragione della loro potenza economica, siano in grado di condizionarli. 

E’ sufficiente consultare i vari procedimenti intentati negli anni dalla SEC statunitense nei confronti delle principali case farmaceutiche per violazione del Foreign Corrupt Practices Act del 1977, il quale qualifica come illegali i pagamenti a funzionari stranieri al fine di procacciarsi affari. Paradigmatica è la controversia che nel 2012 ha riguardato la società Pfizer e che ha visto coinvolta, tra molti Paesi, anche l’Italia. Da qui si può accedere all’atto con il quale la SEC ha intentato il relativo procedimento e nel quale sono riportati fatti per niente edificanti (cfr; in particolare, pagg. 10-11). Pfizer ha pagato 45 milioni di dollari per definire la controversia.

  1. Sul versante delle “evidenze scientifiche”, la realtà non può ritenersi più confortante, come si ricava già da quanto appena riportato. Ma, tra i tanti, si pensi altresì allo scandalo che ha coinvolto unex membro sempre della casa farmaceutica Pfizer, il dott. Scott Reuben, che nel 2010 è stato messo sotto accusa per aver falsificato studi di ricerca pubblicati su riviste mediche (quiqui e qui) o, ancora alla vicenda che ha visto implicata la casa farmaceutica Merck, accusata di aver falsificato i dati sull’efficacia di un vaccino contro la parotite, come debitamente documentato in un False Claims Act del 2010

Tutto ciò non può stupire. 

In un comparto merceologico contrassegnato dal progressivo disimpegno pubblico nel finanziamento all’attività di ricerca scientifica (per l’Italia, si veda qui p. 7) e caratterizzato da un mercato oligopolistico transnazionale che si avvia ad essere via via sempre più concentrato (si tratta di colossi imprenditoriali quotati in Borsa), è necessario essere dotati davvero di una straordinaria dose di immaginazione per ritenere che i fatti sopra riferiti siano stati posti in essere per “la tutela della salute” e nell’interesse collettivo. Lo stesso concetto di medicina basata sulla “evidenza scientifica” (così come l’intero processo di pubblicazione di articoli peer-review) meriterebbe una seria ed urgente rivisitazione (in primis per il bene e la credibilità della stessa Scienza) e ben più approfondite riflessioni che qui non sono tuttavia possibili. 

Comunque, in un clima nel quale, insieme e più del Covid, domina incontrastato il “batterio pop del folle laboratorio liberista”, è questa Lascienza di cui dovremmo fidarci? 

Pubblicato da Quarantotto

FONTE: https://orizzonte48.blogspot.com/2021/01/il-bilanciamento-tra-diritto-alla.html

 

 

 

IMMIGRAZIONI

ONG: CHI LE FINANZIA VERAMENTE?

E PERCHE’ HANNO QUESTE E PROPRIO QUESTE PRIORITA’?

29 04 2017          RILETTURA, PER CAPIRE BENE
https://www.precisioneffect.com/wp-content/uploads/2017/01/keep-calm-and-follow-the-money.png
1. Nessuno si interroga su quanto costi esattamente armare delle navi – che magari in precedenza erano addette al trasporto di merci ricavandone un corrispettivo- e dunque, rinunciando ai precedenti noli commerciali, per tenerle continuamente in navigazione, pagando i  relativi carburanti, il personale di bordo delle varie qualifiche e quello di terra per il supporto logistico/tecnologico e per il disbrigo delle pratiche portuali di ormeggio e rifornimento. 
Allo Stato, a cui non si perdona nessuno spreco, – che poi consiste nel fatto stesso che non affida al mercato privato ogni suo possibile compito-, costa(va) tanto: la “versione” Mare Nostrum, delle operazioni di salvataggio (previo pattugliamento), costava allo Stato italiano 9,5 milioni al mese; quella Frontex, e Triton, in apparenza notevolmente di meno, cioè circa 2,9 milioni al mese.
Almeno stando al livello di finanziamento apprestato dall’UE: ma dato il “volume” incrementale di sbarchi in Italia, nel corso degli ultimi anni, questo finanziamento UE deve necessariamente essere pro-quota e quindi non sufficiente a coprire gli interi costi dell’operazione: e ciò, includendo, appunto, l’attuale apporto di navi mercantili, cioè di armatori privati (che dovrebbero essere prescelte dall’UE in base a criteri che si devono presumere trasparenti e conseguenti ad accertamenti sui requisiti finanziari e di capacità tecnica degli armatori interessati). 
2. Poiché il volume di “salvataggi” si è addirittura incrementato rispetto alla fase Mare Nostrum, se ne deve dedurre che il costo differenziale che sostiene l’iniziativa privata, rigorosamente no-profit, sia quantomeno, per approssimazione, superiore ai 6,5 milioni al mese
Questo intervento al Senato dell’onorevole Arrigoni, precisa le ipotesi appena fatte, supportandole coi dati ufficiali resi disponibili dal governo e delineando lo scenario complessivo, di tenuta del sistema finanziario pubblico e del tessuto sociale, che ne consegue:
Vorrei descrivere il fenomeno in Italia. 
Nel triennio 2014-2016 gli ingressi e gli sbarchi sono stati 505.000, ma – attenzione – solo via mare. A questi dovrebbero aggiungersi le migliaia di persone che entrano via terra, dall’Austria e dalla Slovenia in particolare, cioè da Paesi dell’area Schengen, dove noi non imponiamo il diritto di Paese di primo ingresso.
Dall’inizio dell’anno al 20 marzo 2017 sono già entrate via mare più di 18.000 persone, pari a oltre il 32 per cento (in più) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Perché do i dati dell’ultimo triennio? 
Dalla fine del 2013, anno in cui si sono registrati 42.330 ingressi, c’è stata un’impennata degli sbarchi grazie – lo sottolineo – alle operazioni Mare nostrum (introdotta dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013) e, poi, Triton. 
Negli obiettivi, quelle missioni internazionali avrebbero dovuto costituire un deterrente per gli scafisti e diminuire le morti in mare
Come i dati dimostrano, i risultati hanno invece visto un aumento esponenziale degli ingressi, a maggior ragione dopo l’attività delle navi delle organizzazioni non governative da settembre dello scorso anno.
In secondo luogo, si sono incrementate – e di molto – le morti in mare
Do alcuni dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Dal 1990 al 2012 (ossia in un arco di ventitré anni) sono state registrate 2.711 morti nel Mediterraneo. Nel 2013 il numero è stato pari a 477 (comprese le 388 morti nella strage di Lampedusa del 3 ottobre). Dopo l’operazione Mare nostrum il numero delle morti si è innalzato: nel 2014 è stato pari a 3.270, nel 2015 a 3.771 e lo scorso anno a oltre 5.000. Nei primi due mesi del corrente anno i morti sono già oltre 500.
 
Veniamo alle organizzazioni non governative, di cui questa mattina ha parlato il procuratore della Repubblica di Catania Zuccaro in sede di Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen. 
Dal settembre 2016 appartenenti a una decina di organizzazioni non governative non italiane,la metà con sede in Germania, spuntate come funghi – come dice Frontex, non collaborano con le attività di polizia e di intelligence – dispongono di 13 navi battenti bandiera di Paesi poco collaborativi con le nostre magistrature che stazionano stabilmente – h24 – al limite delle acque libiche e si fanno notare da facilitatori scafisti, che così inviano verso di loro gommoni precari, di produzione cinese, carichi di immigrati che vengono salvati e trasportati in Italia.
Nel complessivo anno 2016, queste organizzazioni non governative hanno compiuto, da sole, il 30 per cento dei soccorsi in mare nelle aree di ricerche e soccorso. Nei primi due mesi del 2017, operando a pieno regime, hanno svolto il 50 per cento dei soccorsi e, in barba a quanto previsto dalla Convenzione dell’ONU sul diritto del mare, se ne guardano bene dal portare i migranti salvati nel porto più vicino e sicuro, di Zarzis, in Tunisia, ma si dirigono direttamente in Italia.
Queste navi, super equipaggiate e dotate di droni sofisticati, hanno dei costi di navigazione elevatissimi, stimati in circa 10.000 euro al giorno cadauna
Chi finanzia tutto questo?
È questa un’invasione pianificata a tavolino?… È inaccettabile che dei privati si sostituiscano allo Stato per realizzare, di fatto, un corridoio umanitario verso il nostro Paese. Ci domandiamo se queste organizzazioni non governative favoriscono l’immigrazione clandestina in Italia. 
Esse dovrebbero essere indagate non solo ai sensi del cosiddetto articolo 12 della legge Bossi-Fini, per favoreggiamento del reato di immigrazione clandestina, ma anche per omicidio colposo.
Anche la procura di Catania correla le attività di queste ONG con l’aumento delle morti, visto che le organizzazioni criminali ricorrono a gommoni sempre più inadeguati (gommoni cinesi dove si muore persino per schiacciamento) mettendo alla guida non scafisti, che si sono fatti furbi, ma gli stessi migranti, dotandoli semplicemente di bussola e cellulare, per i quali non è nemmeno configurabile il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
 
Dopo gli ingressi, veniamo al numero delle richieste di asilo nell’ultimo triennio: sono state “solo” 300.000 contro i 500.000 ingressi. 
Dove sono andati i 200.000 che non hanno fatto richiesta di asilo? Nel triennio, di questi 300.000 richiedenti, solo 220.000 sono state le richieste esaminate dalle Commissioni territoriali. Nel 2016 le richieste di asilo sono state 123.600 (il 50 per cento in più rispetto al 2015) e nelle prime settimane del 2017 registriamo un aumento del 60 per cento rispetto al pari periodo del 2016. Sempre lo scorso anno sono state “solo” 91.100 le richieste esaminate, e di queste il 60 per cento sono state respinte. Dunque, nonostante l’aumento delle commissioni territoriali (che da diciotto mesi sono state elevate a 48) cresce costantemente la coda delle persone in attesa di esame della richiesta di asilo: al 10 marzo – lo dice il presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo, il prefetto Trovato – le pendenze in ordine alle richieste di asilo sono 120.000.
 
Analizzando tali richieste si scoprono, poi, cose davvero interessanti. 
Le nazionalità più numerose che chiedono protezione internazionale in Italia non sono quelle che hanno effettivamente bisogno di protezione internazionale (soglia che la UE stabilisce nel 75 per cento). 
La prima nazionalità a fare richiesta d’asilo è la Nigeria con l’otto per cento di riconoscimento di protezione; la seconda è il Pakistan con il 23 per cento; la terza il Gambia con il cinque per cento; la quarta il Senegal con il quattro per cento; la quinta la Costa d’Avorio con l’otto per cento; la sesta l’Eritrea con il 74 per cento (di richieste accolte). 
Insomma, per quantità di richieste di asilo bisogna arrivare al sesto posto per trovare gli eritrei e addirittura all’undicesimo per trovare gli afghani, entrambe nazionalità che hanno effettivamente bisogno di protezione internazionale, ma che registrano numeri bassi.
Prime riflessioni. Questo spiega perché negli ultimi due anni la percentuale di rifugiati media è del cinque per cento, mentre quella di coloro che ottengono protezione sussidiaria è del 14 per cento; cioè a meno del 20 per cento (uno su cinque) degli esami delle richieste di asilo si riconoscerà la protezione internazionale. I dati dimostrano, dunque, che la gran parte di coloro che chiedono asilo sono migranti economici, dunque irregolari, clandestini… Questi sono messi nel sistema di accoglienza per anni.
Tra le nazionalità di migranti in ingresso balzano all’occhio i pakistani, che ottengono il tre per cento di stato di rifugiato e il cinque per cento della protezione sussidiaria, e che dunque sono prevalentemente migranti economici, dunque clandestini. I numeri ci dicono che i pakistani sbarcati nel 2016 sono molti meno (il 20 per cento) rispetto a quelli che hanno chiesto asilo: 2.770 sono sbarcati, 13.510 hanno richiesto asilo nel 2016. Sono forse stati paracadutati nel nostro Paese? No. Qual è allora la motivazione? Percorrendo la rotta dei Balcani – che quindi non è totalmente interrotta, nonostante noi Europa, noi Italia, diamo sei miliardi al sultano Erdogan per bloccarla  – i pachistani e altri migranti, venendo dal Medio Oriente, passano attraverso i confini terrestri, soprattutto austriaco e sloveno, che sono Paesi di area Schengen, che dunque non sono controllati.
Dove emerge con tutta forza il lato più significativo dell’emergenza? 
È nel sistema di accoglienza, che registra una situazione che diventa ogni giorno sempre più esplosiva. Elevati ingressi più foto segnalamenti a tappeto che ci ha imposto l’Europa , hanno determinato un’esplosione dei numeri che sta facendo collassare il sistema di accoglienza dove vengono assistiti i sedicenti profughi. 
Alla fine del 2013 erano 22.000 nel sistema di accoglienza; a fine 2014 erano 66.000, a fine 2015 erano 104.000, alla fine dello scorso anno 176.000, con spese enormi a carico del nostro Paese; spese passate da 1,6 miliardi del 2013, con un contributo dell’Unione europea di soli 100 milioni di euro, a 4 miliardi del 2016, con soli 112 milioni di contributo dell’Unione europea: un contributo che non si avvicina neanche a meno del 3 per cento del costo complessivo. 
L’impatto fiscale dell’emergenza migranti tocca quasi lo 0,3 per cento del nostro PIL; oltre il 60 per cento di questi 4 miliardi è speso per l’accoglienza: un esborso con spreco enorme di risorse. È una follia. 
Assistiamo al fatto che per un periodo medio di due o tre anni (a volte anche quattro) ci sono molte persone che per l’80 per cento non hanno diritto alla protezione internazionale, con l’automatica conseguenza che l’80 per cento dei posti nel sistema di accoglienza (quasi 140.000) è dato da strutture temporanee, case private o condomini, alberghi, resort gestiti da cooperative in odore di affari o da albergatori falliti, spesso individuati dai prefetti che scavalcano i sindaci. Tutto ciò avviene con costi economici e sociali enormi, incombenze enormi per i Comuni“.
3. Insomma: nella “filiera” industrializzata della importazione di immigrati, che all’80% compiono accessi illegali nel nostro territorio, i costi, sono altissimi: certamente nella fase di trasporto via mare, che viene generosamente privatizzata da organizzazioni che prescelgono la destinazione-Italia, a prescindere dai presupposti effettivi e dalla corretta applicazione dello sbandierato “diritto del mare”.
Se mi muovo su segnalazione di chi si è posto in navigazione, entro le acque sovrane libiche, già sapendo che non sarà in grado di navigare fino alla (unica) destinazione prescelta, l’Italia, si tratta visibilmente di un espediente. 
Non è salvataggio, ma l’utilizzazione programmatica di più vettori, in oggettivo coordinamento tra loro, per una destinazione predeterminata e avulsa dalle regole del diritto del mare: le mete portuali più prossime, Tunisia e Malta, paiono infatti ignorate dai “salvatori-secondo-il-diritto-del-mare”che navigano allo scopo esclusivo, e dichiarato, di andare a raccogliere chi si mette in mare solo per finire in pericolo e essere “salvato”!
E questo meccanismo, dunque, nulla ha a che fare coi criteri di accidentalità del soccorso da apprestare in mare, e tantomeno coi criteri di prossimità in cui si sviluppa normalmente il soccorso “accidentale” e non predisposto; è, cioè, un “soccorso” apprestato da parte di chi abbia, come privato, un’unica ragione per navigare: quella di stazionare nei pressi delle acque territoriali libiche per completare la tratta illegalmente intrapresa e segnalata dagli scafisti o, per essi, dai passeggeri “addestrati” dei gommoni! 

3.1. Ma il fatto saliente, al di là della totale anomalia del meccanismo di trasporto di massa chiamato forzatamente salvataggio (se si ha riguardo alle invocate regole dei “diritto del mare”), è che, solo per il segmento della fase di entrata-trasporto entro il territorio nazionale, dal mare, dei soggetti privati sostengono costi altissimi. 
E quindi, posto che il finanziamento ufficiale UE copre, a malapena, meno di un terzo dei costi complessivi, e che ragionevolmente appare esclusivamente un (limitato) cofinanziamento della spesa sostenuta dal nostro Stato, chi li finanzia?
E’ credibile che, in un’€uropa afflitta dalla disoccupazione strutturale più alta dalla fine della seconda guerra mondiale e dalla deflazione salariale che l’accompagna in termini di calo dei salari e della capacità di spesa della maggior parte della popolazione, questi finanziamenti siano attinti da spontanee, costanti e ragguardevoli microdonazioni di cittadini privati?
4. E poi: non è strano che, registrandosi all’interno dell’€uropa, un un crescendo preoccupante di povertà assoluta, i cittadini comuni, pur impoveriti (tranne una fascia di elite sempre più ristretta e ricca), sentano la spinta umanitaria soltanto per coloro che risiedono in altri paesi e considerino con indifferenza la povertà di chi gli sta accanto e condivide, con loro, l’appartenenza alla stessa comunità sociale e territoriale?
Ma se non appare verosimile che siano le spontanee e straordinariamente costanti donazioni dei cittadini privati a garantire l’altissimo livello di finanziamento delle operazioni navali delle ONG, almeno finchè non sia compiuta un’operazione di oggettiva e doverosa trasparenza sui loro bilanci, la domanda è non tanto “chi veramente le finanzi”, ma “perché le finanzi”.
5. Se la finalità delle ONG nord-europee,  come per lo più risultano essere, fosse umanitaria, cioè di sollievo della condizione di povertà, anche considerata in chiave internazionale, avrebbero come logico e immediato scenario quello di soccorrere la massa crescente dei poveri assoluti che si sta inarrestabilmente stabilizzando in €uropa, (e proprio in paesi (€uropei) diversi da quelli in cui hanno sede le ONG, le ONLUS e le associazioni internazionaliste della “solidarietà”). 
Magari, se queste attivissime protagoniste del tanto vagheggiato “terzo settore”, avessero pure un’etica incline all’analisi veritiera dei fatti, non farebbero solo azioni assistenziali sugli effetti della povertà, ma si attiverebbero per rimuoverne le cause; cioè, denunziando l’austerità fiscale che disattiva il welfare pubblico, mediante la riduzione dei deficit pubblici e della relativa spesa, considerata, dalle istituzioni UE e dai governi ad esse obbedienti, improduttiva; una riduzione che è alla base di questa stessa dilagante povertà.
6. Ma né questa azione assistenziale riguardante i cittadini poveri €uropei, né questa denunzia delle sue cause notorie ed oggettive, appaiono minimamente interessare l’azione delle ONG “umanitarie”.
Forse i diritti umani, prima di tutti quelli all’esistenza libera dalla miseria che, un tempo, in €uropa si connetteva alla dignità del lavoro, non pertengono anche ai disoccupati degli Stati mediterranei coinvolti nell’eurozona e ai loro figli (ammesso che non ci si debba curare delle cause, altrettanto chiare, per chi vuole spiegarsele, della crisi demografica €uropea, v. p.2, dopo 30 anni di feroci politiche deflazioniste e di liberalizzazione del mercato del lavoro)?
6.1. Eppure la situazione della povertà assoluta, in €uropa, non può non essere definita allarmante, per chi avesse qualche minima razionale preoccupazione per le popolazioni che gli vivono accanto:

“L’EUROPA DELLE POVERTÀ

Uno dei misuratori indiretti della crisi in corso e delle diseguaglianze in crescita da decenni è senz’altro quello delle povertà.
Guardando agli ultimi dati Istat, in Italia balza agli occhi il livello raggiunto dalla povertà assoluta. Che è poi quella povertà più radicale, perché se quella relativa si misura sul reddito medio, quella assoluta ha a che fare con i beni essenziali per la vita e la sopravvivenza. 
Negli ultimi dieci anni mai si era registrato un dato simile in relazione ai singoli individui: nel 2015 sono 4.598.000, il 7,6% della popolazione, erano il 6,8% nel 2014. Sotto il profilo della povertà relativa, la cui soglia nel 2015 è attestata su 1.050,95 euro per due persone, i dati non sono più confortanti: anche qui crescono proporzionalmente di più i singoli delle famiglie, rispettivamente 8.307.000 (il 13,7% del totale, era il 12,9% nel 2014) e 2.678.000 famiglie, il 10,4% (era il 10,3%).
Una disamina approfondita delle povertà in Europa e in Italia è contenuta nel nuovo Rapporto sui diritti globali.
Il Rapporto sui diritti globali, realizzato dalla associazione Società INformazione e dalla sua redazione, promosso dalla CGIL, nel suo ultimo volume, il 14°, giunto da poco in libreria, contiene come sempre un capitolo dedicato al tema delle politiche sociali, curato da Susanna Ronconi. Il Focus del capitolo quest’anno è dedicato alle diseguaglianze nella salute.
Proponiamo qui un estratto dalla sezione del capitolo Il Contesto.
Qui scaricabili l’indice generale del volume, la prefazione di Susanna Camusso e l’introduzione di Sergio Segio.
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L’economia non decolla, il welfare non tutela
Con buona pace per l’obiettivo di lotta alla povertà della strategia comunitaria Europe 2020 – ridurre di 20 milioni il numero degli europei a rischio povertà ed esclusione entro lo scadere del 2020 – il trend è sostanzialmente stabile, il minimo decremento medio dello 0,1% registrato nel 2014 rispetto all’anno precedente viene infatti dopo la netta e costante crescita nel periodo 2009-2013, e non riesce a recuperare i valori pre-crisi: nell’Unione Europea con 28 Paesi membri (UE28) è povero (in relazione a tutti e tre gli indicatori AROPE, rischio povertà, deprivazione materiale e bassa intensità lavorativa) il 24,4%, 122 milioni di persone, nel 2008 era 23,8%.
I dati più negativi sono in Romania (40,2%), Bulgaria (40,1%) e Grecia (36%), tuttavia mentre i primi due Paesi hanno un tasso elevato ma in calo rispetto al 2013, la Grecia – sottoposta come noto al Memorandum della Troika – registra un incremento anche nell’ultimo anno, dopo un trend in impressionate escalation tra il 2008 e il 2014: +7,9%. 
I Paesi con meno poveri sono Repubblica Ceca (14,8%), Svezia (16,9%), Olanda (17,1%), Finlandia (17,3%) e Danimarca (17,8%). L’Italia si colloca in posizione critica, con il 28,3%, 4 punti sopra la media UE28, ed è uno dei Paesi, insieme a Grecia, Spagna, Cipro, Malta e Ungheria, che dall’anno della crisi ha registrato un costante aumento delle povertà, con +2,8%. Segno non solo di una economia che non decolla, ma anche di un sistema di welfare che non tutela e non bilancia gli effetti sociali della crisi.
Secondo un trend ormai purtroppo consolidato, sono bambini e ragazzi under18 a essere maggiormente penalizzati: sono poveri nel 27,8% dei casi, oltre 3 punti in più del dato medio, con gli usuali picchi di Romania e Bulgaria (51% e 45%), ma anche con i dati di Ungheria (41,4%), Grecia (36,7%), Spagna (35,8%). I fattori che più espongono i minori alla povertà sono la posizione occupazionale dei genitori, il loro livello di istruzione, la numerosità del nucleo famigliare e l’accesso a misure di sostegno e servizi; in maggiore svantaggio anche i figli di immigrati“.
7. Questo la mappa EUROSTAT sul rischio povertà nel continente europeo:
Questa, oltrettutto, è una situazione che, proprio per i cittadini europei, è senza futuro: il futuro, cioè i bambini di oggi, appare sempre più compromesso dalla emarginazione, dalla miseria materiale e culturale, a cui sono esposti come destino esistenziale immutabile, in numeri che risultano sempre più spaventosi:
http://www.secondowelfare.it/edt/image/Figura_1.png
7.1. Notare che, se per paesi come quelli dell’Europa orientale, questa situazione di diffusa povertà assoluta è notoriamente “derivata” dal passaggio ormai ultraventennale all’economia di mercato – il che fa già dubitare della sua efficacia nel determinare l’innalzamento costante del benessere e dell’equità sociale- per il meridione italiano, quello spagnolo e per la Grecia, si tratta di una condizione obiettivamente indotta dalla moneta unica, e precisamente dalle politiche fiscali considerate TINA per il suo mantenimento
Dunque, una condizione non solo auspicata e ritenuta tecnicamente e eticamente giusta dalle istituzioni UEM, ma anche destinata a strutturarsi e, viste le ulteriori raccomandazioni fiscali che vengono date ai paesi appartenenti all’eurozona, ad aggravarsi
Certamente, e in modo sensibile, non appena si manifestasse una qualche crisi esogena (o endogena) di tipo finanziario, come già nel 2008, alla quale si risponderebbe, per vincolo normativo supremo scolpito nella pietra dei (vari) trattati €uropei, con dosi aggiuntive di austerità fiscale.
8. Dunque, queste ONG internazionaliste non sentono alcuna esigenza prioritaria di rivolgere le loro attenzioni umanitarie ai poveri greci, spagnoli o italiani (o almeno bulgari e rumeni)? 
Non si rendono conto che entrare pesantemente nella catena di montaggio dell’importazione massificata di ulteriori poveri, da insediare proprio nei territori di paesi così provati dall’austerità fiscale e dalle infinite riforme strutturali impoverenti, aggrava la situazione di una parte così consistente dei loro “concittadini” europei e rende sempre più disperata la situazione di bambini (bambini!) europei in povertà assoluta, giunti, nell’area emergenziale del mediterraneo, – proprio quella in cui operano per immettere i nuovi disperati, la cui presenza aggrava la situazione di impotenza fiscale degli Stati ad intervenire-, a percentuali di oltre un terzo della popolazione infantile?
8.1. Non sarebbe il caso, anzitutto, di soccorrere queste fasce di popolazione autoctona, stabilizzare il benessere sociale nei paesi europei, proprio per poi consentire, anche agli immigrati dall’Africa e dalla zone più povere dell’Asia, di avere in €uropa, tutti insieme e in una condizione di effettiva sostenibilità sociale, un futuro che non sia di scontro permanente tra masse di miserabili in inevitabile attrito fra loro?
Non si rendono conto che ammassare poveri in zone dove disoccupati e poveri “autoctoni” sono già un problema drammatico e, nel paradigma istituzionale €uropeo, irrisolvibile, non significa “salvare vite umane” – e già i numeri dei morti in mare danno torto a questo fine salvifico e ricattatorio contro ogni buon senso-, ma innescare la situazione esplosiva di una miseria a livelli ottocenteschi che pareva sconfitta in €uropa? 
E fu sconfitta per buone ragioni, completamente dimenticate dalle ONG e dalle istituzioni UE: dopo la seconda guerra mondiale, per l’affermarsi delle democrazie sociali in cui l’intervento dello Stato, garantiva lo sviluppo armonico del capitalismo, coniungandolo con la priorità dell’occupazione e della tutela pubblica, cioè democratica e legalmente prevista, dei più deboli (che sono i lavoratori e le loro famiglie).
9. Evidentemente non sono interessate a rendersene conto: la cultura delle ONG è improntata, rispetto a questo tragico scenario, che in Europa non ha mai condotto a nulla di buono, alla più totale indifferenza.
E se c’è questa programmatica, anzi, organizzata, indifferenza, rimane il pesante interrogativo: perché le ONG, e cioè i misteriosi finanziatori privati che le istituiscono, e che inevitabilmente appaiono essere soggetti economicamente molto forti (non certamente identificabili con i cittadini medi impoveriti, il cui contributo non pare obiettivamente sufficiente a giustificarne gli imponenti strumenti di azione organizzata) operano in questo modo?
Perché i sottostanti finanziatori, che normalmente si muovono secondo la logica dell’investimento rapportato al rendimento finanziario più profittevole, compiono, in definitiva, questo tipo di “investimenti” nella miseria e nella destabilizzazione sociale di un intero continente?
FONTE: https://orizzonte48.blogspot.com/2017/04/ong-chi-le-finanzia-veramente-e-perche.html

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Whatsapp, Instagram ed altri servizi FB down. Problema mondiale

Marzo 19, 2021 posted by Guido da Landriano

 

 

Gravi disagi in corso per Whatsapp, Instagram e , per alcuni, anche per la Chat di facebook. Sitratta di problemi piuttosto complessi che durano ormai da quasi un’ora.

Al contrario Telegram, Twitter e Minds sembrano perfettamente attivi. Ricordiamo che Telegram si avvale di una configurazione decentralizzata, così come Minds, quindi  è più difficile che vada offline. Altri servizi sembrano però essere stati colpiti, e abbiamo notizie di videoconferenze cadute improvvisamente.

Inutile ripeterlo: la centralizzazione è fragile.

FONTE: https://scenarieconomici.it/hatsapp-instagram-ed-altri-servizi-fb-down-problema-mondiale/

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