RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 22 MAGGIO 2023
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
I coloni protestano nella lingua dell’invasore.
LIDIA SELLA, Pallottole, Oaks Editrice, 2021
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SOMMARIO
ALLUVIONE: MENTIRE PER COPRIRE LA VALANGA DI FANGO
Prigozhin: Le forze russe hanno stabilito il pieno controllo su Artemovsk
“La Nato andrebbe sciolta, non fa gli interessi dell’Europa ma dell’America”, parla Sergio Romano
MULTINAZIONALI INFORMATICHE E “FAKE NEWS”: I ROBOT SONO PRONTI A CONTROLLARE E CENSURARE GLI UMANI
G7, che pena la provocazione Lgbt: Trudeau si faccia i fatti suoi
Trudeau fanatico Lgbt: vuole imporci l’utero in affitto
THE FATHER
“Facevo 4 ore di viaggio”. Cari studenti in tenda, leggete qui
Sulla questione “giorno della Vittoria”
La scommessa di Putin e i rischi della Nato: a chi conviene la guerra in Ucraina
FUNZIONARI USA: IL CONFLITTO UCRAINO POTREBBE CONGELARSI PER ANNI
Come l’America ha eliminato l’oleodotto Nord StreamHow America Took Out The Nord Stream Pipeline
Ora gli Usa giustificano il terrorismo, se ucraino
La lezione che (ancora) ci dà Pansa
Operazione Stay Behind: la strategia libanese di Cosa nostra e l’ombra di Gladio
Rapporto: Fox News licenzia l’intera unità investigativa dopo un accordo di dominio da 787,5 milioni di dollari
LA CIA CERCÒ DI SCREDITARE L’ARTICOLO DEL NYP PER AIUTARE BIDEN NEL DIBATTITO TV CON TRUMP
La censura, censura la censura, così la propaganda sostituisce l’informazione.
Chi stava chiamando Jeffrey Epstein?
La strana coppia. L’insopportabile matrimonio linguistico tra “fortemente” e “voluto”
VODAFONE: TAGLIO DI 11MILA POSTI DI LAVORO IN 3 ANNI
Licenziamenti nelle big tech: se anche LinkedIn taglia anziché trovare lavoro
JOE BIDEN, ICONA SIMBOLICA DEL TRAMONTO DELL’OCCIDENTE
Il Vietnam subisce una serie di blackout nel mezzo di un’ondata di calore, con il rischio di contagio alla Cina
IL RUSSIAGATE NON È MAI ESISTITO. MA L’UKRAINEGATE SÌ E NESSUNO NE PARLA
BIDEN NOMINA A CAPO DEL NIH ONCOLOGA CHE HA RICEVUTO QUASI $300 MILIONI IN SOVVENZIONI DA PFIZER
“La narrativa sul cambiamento climatico riflette la corruzione della scienza”. Parola di Premio Nobel per la Fisica
Franco Prodi sbotta: “Crisi climatica colpa dell’uomo? È una bufala”
EDITORIALE
ALLUVIONE: MENTIRE PER COPRIRE LA VALANGA DI FANGO
di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)
Nella mattinata del 19 maggio 2023 vengono diffuse varie trasmissioni da diversi canali televisivi e nella stessa fascia oraria. Il tema? La constatazione che la causa dei danni al territorio è frutto di una numerosa e annosa sequenza di eventi ambientali distruttivi. Il tutto è illustrato da una batteria di climatologi prontissimi a spiegare, dibattere, argomentare che di fronte ad eventi simili, gli umani possono fare poco. Questa sera la musica è diversa. Un esperto ci dice che è la prima volta che irrompe una tale devastazione. Sia pure con diverse conclusioni, il metodo è ricalcato dal modello della propaganda del virus: drappelli di virologi, dibattiti, statistiche ma, soprattutto, ciascuno dei convenuti afferma teorie diverse da quelle degli altri colleghi. Nessuno deve capirci qualcosa. Nessuno deve risultare colpevole, se teniamo conto che le aree colpite sono quelle da sempre dichiarate modello di sana amministrazione locale assicurato da storiche amministrazioni di sinistra. Se tutto questo fosse accaduto nelle regioni del sud, avremmo ascoltato una valanga di critiche, tavole rotonde, interrogazioni parlamentari, girotondi, articoli di fuoco degli “onusti della verità”, dei pasdaran del politicamente corretto, critiche dalla Francia, dall’Inghilterra, dai soliti olandesi e, per finire dagli immancabili germanici accompagnati da severi moniti delle solite Organizzazioni mondiali…
Le centrali del sinedrio comunicativo politicamente corretto non hanno potuto evitare di trasmettere ma – attenzione – lo hanno fatto nel modo più asettico possibile. Seguono le solite coreografiche lodi alle forze di soccorso, come se queste facessero il favore di agire in un contesto di disastro ambientale. Seguono scene commoventi di miracolati salvati, con la ripresa dei soliti bambini e animali domestici in braccio. Vediamo persone in lacrime e gioiose torme di ragazzi coperti di fango e felicissimi di cantare canzoni tradizionali locali. La letizia che rende sopportabile il disastro è assicurata da ragazzotti che sembrano non sapere dove si trovino.
Nessuno ha condotto un’inchiesta sulla gestione del territorio da parte di queste amministrazioni locali. Gli stessi che ci hanno da sempre sbattuto in faccia che erano i migliori. I proconsoli di un certo gruppo politico ci vengono a dire a microfono aperto che tali disastri sono l’effetto dei cambiamenti climatici, senza chiarire che tali danni sono la risultante di decenni di mancata gestione del territorio, della mancata gestione delle acque da far affluire in apposite cisterne secondo il modello dell’impero romano di cui si vedono ancora oggi i prestigiosi resti monumentali in tutta Europa. Stanno facendo quadrato, e con ampio ricorso di squadroni di climatologi. Di fronte alla contestazione del modello regionale del centro Italia, abbiamo stasera reazioni scomposte dei corifei dem che urlano alla demagogia. Se i danni fossero accaduti con amministrazioni di destra, i padroni del discorso buonista green elettrico avrebbero invocato l’arrivo di divisioni dell’ONU nella ex-italia.
Ho speranza che, dopo questi ingenti danni, le incolpevoli popolazioni di quei territori smettano di votare certi gruppi politici che non hanno adempiuto al loro dovere se non a parole, peraltro urlate perché essi possono farlo essendo eternamente dalla parte giusta. Che la finiscano di votare gruppi che hanno agito nello stesso identico modo di altre regioni considerate reiette. È il sistema, bellezza!
Il dramma si concluderà all’italiana, nominando commissario alla ricostruzione proprio quell’esponente che dovrebbe rispondere dei propri mancati atti per il principio della “responsabilità oggettiva”.
Aspetto pazientemente che si apra la stagione degli arresti dei responsabili di danni, non importa di quale colore essi siano in quanto appartenenti ad una stessa catena di comando. Qualsiasi riforma istituzionale, presidenziale, quirinalizia, costituzionale sarà totalmente vana se continueranno a circolare gli stessi uomini e le stesse donne che sono stati i responsabili dei disastri passati.
Un antico proverbio narra che “il pesce puzza dalla testa” …
FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/05/20/alluvione-mentire-per-coprire-la-valanga-di-fango/
IN EVIDENZA
Prigozhin: Le forze russe hanno stabilito il pieno controllo su Artemovsk
“Nel pomeriggio del 20 maggio, Artemovsk, l’ultima sezione del cosiddetto grattacielo Samolet, è stata completamente presa”, ha detto Prigozhin.
Mappa interattiva dell’operazione speciale delle forze armate russe in Ucraina
“E grazie a Vladimir Vladimirovich Putin per averci dato questa opportunità e l’alto onore di difendere la nostra patria”, ha sottolineato Prigogine.
Cecchini delle forze armate ucraine hanno sparato contro la popolazione civile di Artemivsk, hanno riferito testimoni oculari
“Oggi, quando vedi Biden, bacialo sulla sommità della testa, salutalo da parte mia”, ha aggiunto Prigozhin.
I residenti di Artemovsk hanno affermato che le forze armate ucraine hanno provocato la morte di civili
“La Nato andrebbe sciolta, non fa gli interessi dell’Europa ma dell’America”, parla Sergio Romano
ESTERI – di Umberto De Giovannangeli – 21 Maggio 2023
«Questa Nato serve agli Stati Uniti, ai noi europei no». Ad affermarlo è un’autorità assoluta nel campo della politica internazionale: l’ambasciatore Sergio Romano. Nella sua lunga e prestigiosa carriera diplomatica, è stato, tra l’altro, ambasciatore presso la Nato e ambasciatore a Mosca (1985-1989), nell’allora Unione Sovietica. È stato visiting professor all’Università della California e a Harvard, e ha insegnato all’Università di Pavia, a quella di Sassari e alla Bocconi di Milano. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo, Merkel. La cancelliera e i suoi tempi (con Beda Romano, Longanesi, 2021); Processo alla Russia. Un racconto (Longanesi, 2020); Atlante delle crisi mondiali (Rizzoli, 2018); Il rischio americano (Longanesi, 2003); Il declino dell’impero americano (Longanesi, 2014); Trump e la fine dell’American dream (Longanesi, 2017); Il suicidio dell’Urss (Sandro Teti Editore, 2021); La scommessa di Putin. Russia-Ucraina, i motivi di un conflitto nel cuore dell’Europa (Longanesi, 2022). L’ultimo libro ha un titolo che ben si attaglia alla realtà d’oggi: La democrazia militarizzata. Quando la politica cede il passo alle armi (Longanesi, 2023). Con l’Unità, l’ambasciatore Romano sviluppa una riflessione, che molto fa discutere, che concludeva un suo recente articolo sul Corriere della Sera: «L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza». Una considerazione che attualizza quanto lo stesso Romano aveva sostenuto nel 2016, quando la guerra d’Ucraina era molto in là a venire: «La sola scelta di sicurezza per l’Europa dovrebbe essere quella della neutralità. L’Europa non può essere una potenza militare interventista e aggressiva. Credo che se l’Europa scegliesse la strada della neutralità metterebbe in discussione l’esistenza della Nato». E ancora: «Oggi i suoi compiti non sono più indispensabili, certi obiettivi non ci sono più e non c’è motivo di cercare di raggiungerli. Il patto è ancora in piedi perché gli Stati Uniti hanno interesse a mantenere la gestione militare di una grande parte del pianeta. L’Alleanza è una conquista americana, alla quale Washington non intende rinunciare. Sarei stato contento se la Nato fosse stata sciolta alla fine della Guerra Fredda».
Ambasciatore Romano, chiunque provi a proporsi come “facilitatore” negoziale – sia esso il Papa, Lula, Xi Jinping viene subito colpito e affondato. Perché?
Una persona può essere detestata, invidiata, considerata un intralcio. Vi sono ragioni che sfuggono all’analisi politica. E ci sono circostanze in cui la politica deve farsi da parte per lasciare spazio alla psicologia.
Esiste a suo avviso uno spazio negoziale oppure tutto è affidato alle armi?
Prima o dopo verrà il momento del negoziato. Ma per ora e per un futuro indeterminabile le armi sono ancora quelle che dettano legge. Vede, questa è una guerra non soltanto tra alcuni Paesi ma è fondamentalmente diventata una guerra fra due grandi personalità – il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelenski, che stanno giocando se stesse. In questa circostanza è molto difficile che uno dei due si abbandoni a un negoziato in cui lui, in questo caso il discorso vale soprattutto per Zelensky, finisce per avere un ruolo minimo perché entreranno in gioco altre persone, altre motivazioni, altri interessi. Questa per il momento rimane una battaglia tra due leader e lo sarà probabilmente fino al momento in cui o i due si renderanno conto di non poter essere vincitori e allora accettano in qualche modo una soluzione finale o addirittura finisce quando finisce fisicamente uno. Non si tratta di essere pessimisti, ma realisti. Immaginare una soluzione diplomatica è uno sforzo titanico destinato per il momento a rimanere tale, non solo per quanto detto prima, lo scontro tra due leader che si stanno giocando il loro futuro, ma anche perché in gioco sono entrati di terze parti, nella fattispecie gli Stati Uniti.
Lei è uno dei pochi in Italia ad aver cercato in questo tempo di guerra di andare oltre lo schema aggredito-aggressore e andare alle radici delle ragioni profonde, che non nascono certo il 24 febbraio 2022, della guerra.
Non c’è dubbio che dietro la vicenda ucraina vi è il desiderio della Russia di riconquistare quella autorevolezza, quel prestigio, quello spazio di potere che aveva quando ancora si parlava di impero russo. Questa aspirazione mi sembra essere una delle grandi motivazioni di questa vicenda. Se un Paese come la Russia aspira a ridiventare la grande potenza che è stata in passato, è inevitabile che molte altre medie potenze o addirittura in qualche caso piccoli Stati possano essere preoccupati e temere che questa grande Russia a un certo punto toglierà loro qualche cosa. Partirei da questa considerazione e cercherei di capire esattamente quali siano le motivazioni nei casi specifici. La ragione fondamentale è quella di un’aspirazione imperiale e questo non può certo piacere agli Stati Uniti che si sono visti coinvolti in una vicenda che teoricamente non avrebbe mai dovuti coinvolgerli. Eppure così è stato.
Perché, ambasciatore Romano?
Se la Russia non ha soltanto un “piccolo” problema da risolvere con l’Ucraina ma vuole approfittare di questa circostanza per diventare nuovamente una potenza imperiale, beh a Washington questo non va giù. Quanto a noi, noi Europa, le ribadisco quanto ho avuto modo di scrivere poco tempo fa sul Corriere: dopo avere avuto in altri tempi ambizioni imperiali ed essere stata anche un nido di nazionalismi prepotenti e aggressivi, l’Europa dovrebbe essere ormai una confederazione di Stati politicamente saggi e maturi, una grande potenza economica e sociale, una “grande Svizzera” composta da amici e reciproci clienti. Per l’efficacia di una tale confederazione tuttavia, la Russia non dovrebbe essere un nemico, ma un compagno di strada nel cammino verso un’Europa sempre più confederale. Non dovremmo vedere nella Russia soltanto un pericoloso concorrente, ma anche un utile interlocutore verso obiettivi che possono essere pacificamente condivisi. So bene che in tempi come questi può apparire un sogno, ma coltivarlo e provare a realizzarlo sarebbe buona cosa.
Quando si fa riferimento all’atteggiamento del mondo nei confronti di questa guerra, sottolineando una avversione condivisa nei confronti dell’aggressore russo, non pecchiamo di “occidentalismo” o di eurocentrismo?
Le confesso che il concetto di “occidentalismo” mi sembra poco rilevante. Se siamo di fronte ad un forte desiderio della Russia di riconquistare un ruolo, quel ruolo non è “occidentale” né “orientale”. Sono delle ambizioni che vanno molto al di là della singola questione regionale.
Ambasciatore Romano, la metto giù seccamente. Perché il solo ragionare di un superamento-scioglimento della Nato sembra essere un’eresia, una bestemmia e chi prova a ragionarci su viene additato come un sodale di Putin?
Sempre continuando a ragionare con la mia tesi: è inevitabile che gli Stati Uniti in questo momento si guardino attorno e vogliano avere ancora quei consensi, quelle amicizie, quelle alleanze che avevano negli anni della Guerra fredda. Noi abbiamo pensato che la Guerra fredda fosse finita, e la Guerra fredda è finita. Ma ne è cominciata un’altra. Questo desiderio imperiale della Russia non ha più nulla a che vedere con i criteri della Guerra fredda, ma è inevitabile che gli Stati Uniti considerino dal loro punto di vista l’ambizione russa inaccettabile, pericolosa. Non mi ha sorpreso la reazione di Washington. Non va dimenticato, peraltro, che anche gli Stati Uniti hanno ambizioni imperiali e forse in questo momento tali ambizioni sono più realistiche di quelle della Russia. Gli Stati Uniti stanno praticando queste ambizioni imperiali e lo fanno utilizzando quegli strumenti che noi consideravamo divenuti inutili, come la Nato, in quanto la Guerra fredda era finita. Ma siccome la Nato è una istituzione in cui gli Stati Uniti hanno un enorme potere, ecco che la Nato diventa lo strumento per praticare queste ambizioni imperiali, al servizio di un Paese – gli Usa – che vuole conservare quello che aveva all’epoca della Nato-Guerra fredda.
Reiterare quella funzione, motivandola come la lotta delle democrazie liberale contro le autocrazie, a cominciare da quella russa. È corretto, ambasciatore Romano?
Non ho avuto l’impressione che questo tema venisse molto frequentemente utilizzato. Detto questo, non sarei sorpreso se gli Stati Uniti facessero appello a questi vecchi concetti che in questo modo possono essere rinfrescati e rimessi sul tavolo. Da un punto di vista europeo, questo non ha più niente a che vedere con la Nato.
Perché?
Perché la Nato serve agli Stati Uniti. Non serve a noi. Poi se qualcuno è più amico degli Stati Uniti di quanto sia necessario esserlo, probabilmente suonerà la musica che piace maggiormente a Washington. Ma io non mi unisco a questo coro.
MULTINAZIONALI INFORMATICHE E “FAKE NEWS”: I ROBOT SONO PRONTI A CONTROLLARE E CENSURARE GLI UMANI
Google e YouTube spingono per la lotta alla disinformazione, investendo 13,2 milioni di dollari per sostenere l’international Fact-Checking Network (Ifcn) a cui s’aggancia il finanziamento di un fondo (il Global Fact Check Fund): vi attingono 135 organizzazioni da 65 Paesi che combattono la disinformazione in circa cento lingue diverse. Parimenti il sistema investe anche nell’AI (intelligenza artificiale) che sta producendo fake news comode alla grande speculazione finanziaria. L’investimento prevede che, l’intelligenza artificiale possa nel breve periodo controllare e sanzionare ogni movimento o pensiero umano.
Così i “media istituzionali” esclamano farisaicamente “È la sovvenzione più grande mai effettuata da Google e YouTube per il fact checking”, e i “complottisti” rispondono dimostrando carte alla mano le tante fake news messe in giro dai motori di ricerca gestiti dai robot, intelligenza artificiale a servizio delle multinazionali. Il Global Fact Check Fund sovvenzionato da Google è operativo da inizi 2023, e sta già portando novità per l’utenza mondiale del colosso americano. Tra i risultati già evidenti c’è l’indirizzamento della ricerca dell’utente: l’intelligenza artificiale individua il contesto sociale in cui opera l’utenza e la guida sino a censurarne alcune ricerche. Lo stesso sta facendo YouTube che, in nome del “fact checking”, mostrerà solo i video ricercati coerenti con le politiche delle multinazionali. “Oltre ai titoli, si vedrà un estratto originale del testo insieme alla valutazione verificata da organizzazioni indipendenti”, dicono Google e YouTube. Tutto monitorato dall’intelligenza artificiale Fact Checker Explorer, che attinge da un database di 150 mila fonti definite “attendibili a livello globale” dagli esperti di comunicazione delle multinazionali. Dal 2018 ad oggi “Google News Initiative” ha investito quasi 75 milioni di dollari in progetti e partnership, tutti votati a rafforzare l’alfabetizzazione mediatica indirizzata a combattere l’informazione “non istituzionale” in tutto il Pianeta. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, negato dai servizi d’informazione di stati e multinazionali, ovvero le fake news generate dall’intelligenza artificiale. Le grandi società informatiche hanno costruito circa un centinaio di testate giornalistiche interamente gestite e realizzate dai robot della famiglia “ChatGPT & co”, strutture che fanno soldi da disinformazione e raccolgono pubblicità dalle multinazionali: in gergo vengono appellate “newsbot”, hanno il compito di deviare e sedare la dissidenza verso il sistema globale.
Si tratta di sistemi automatizzati, come quelli che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi tempi, e rispondono al nome “umanoide” di ChatGPT o Bing Chat, e sono graditi a “Google Bard”. Si tratta di siti pieni zeppi di annunci pubblicitari, con il preciso obiettivo di far ingoiare all’utenza la “filosofia green”, ovvero che il fattore antropico è il primo imputato per l’inquinamento globale, che il lavoro umano è nemico dell’ecologia, che i robot non inquinano, che la “povertà sostenibile” salverà il pianeta. Questi siti fanno cassa con la pubblicità delle multinazionali che, come se non bastasse, li piazzano tra i più visitati ed ascoltati grazie all’aiuto degli algoritmi di nuova generazione, tutti gestiti dai colossi della tecnologia: a questi siti non vengono richieste fonti della notizia, ci sono sottotitoli o sommari, foto false e grottesche, vi regna un caos assoluto, e la responsabilità della diffusione non è tracciabile; ma scalano le vette della diffusione perché strumenti del sistema di manipolazione.
Gli articoli generati dall’intelligenza artificiale riassumono o riscrivono contenuti prodotti da altre fonti: servono soprattutto per contrastare l’informazione libera ed indipendente, ovvero i nemici degli uffici comunicazione delle multinazionali. L’invasività dell’intelligenza artificiale pilotata dalla multinazionali sta manifestandosi anche sui social: concentrando migliaia di follower favorevoli ai soggetti graditi al sistema, oppure boicottando le pagine critiche verso grandi industrie energetiche e finanziarie. Di fatto i contenuti prodotti da “ChatGPT & co” sono graditi a pochi, e servono per persuadere tutti gli umani. Il capitalismo fiscale di sorveglianza ha bisogno d’irreggimentare tutti gli umani, di controllarli continuamente, di scongiurare il confronto d’idee: “ChatGPT” è oggi lo strumento prescelto dalle élite per persuadere ed ammansire gli umani, il resto del lavoro sarà compito di governi ed organizzazioni sovrannazionali che, ben presto, introdurranno l’obbligo alla tracciatura costante del cittadino. Chi eluderà, per diverse ore al giorno non risulterà tracciabile, assurgerà a criminale cibernetico, a nemico del sistema. Negli Stati Uniti da almeno un centinaio d’anni esistono società private che gestiscono carceri e sistemi di controllo dei detenuti, e da qualche tempo si parla di multinazionali della sicurezza pronte a gestire la detenzione in Occidente. Al carcere per chi eluderà la tracciabilità continua e costante pare ci stia pensando Bruxelles, e con buona pace di certi paladini della liberà votati ed eletti per difenderci: probabilmente si giustificheranno con il solito motto “lo ha chiesto l’Europa”.
FONTE: https://www.breitbart.com/the-media/2023/05/19/report-fox-news-layoff-entire-investigative-unit-787-5-million-dominion-settlement/
G7, che pena la provocazione Lgbt: Trudeau si faccia i fatti suoi
Un paio di leggende globali inseguono Justin Trudeau, il primo ministro canadese. La prima è gustosissima al limite dell’incredibile ma provvida di indizi: vuole il politico ereditario, figlio ufficiale del predecessore Pierre, generato in realtà nel quadro di un intrigo internazionale ad alto tasso di rock. Si era, occhio alle date, nel 1977 e i Rolling Stones si trovavano, tanto per cambiare, sull’orlo della tragedia: Keith Richards arrestato dalle Giubbe Rosse, come in un film di Cecil B. DeMille, solo che era tutto più vero del vero: mezz’ora a cercar di svegliarlo a sberloni nella sua stanza d’albergo, Keith che alla fine rinviene, capisce tutto e dice ad Anita: Addio mia cara, ci vediamo tra otto anni. In realtà quella volta rischiava l’ergastolo: spaccio internazionale, cospirazione e tutto. E il destino della band pareva segnato. Ci si mise di mezzo Rita, una fan non vedente, “il mio angelo cieco”, la chiama Richards: Rita va dal giudice e gli dice: non condannatelo, fatelo suonare. E il giudice, magnanimo, si commuove e le ascolta: condanna a due concerti di beneficenza per i non vedenti. “E perché no per i sordi, vostro onore?” risponde al verdetto uno stonatissimo Keith. “Vada via, prima che io cambi idea: la mia clemenza è limitata” risponde la toga. Da allora Rita ebbe libero accesso ovunque nei tour dei Rolling Stones e, se Keith sentiva che qualcuno le mancava di rispetto, tirava fuori il coltello da caccia con la lama di 32 cm. E nessuno al mondo ha mai continuato a fare quello che faceva con un coltello con dietro Keith Richards.
Ma, se credete di esservi divertiti, adesso viene il bello. Gli Stones, non avendo nuovo materiale da pubblicare, alla fine decidono per un live tratto dai concerti canadesi, quello famoso con la copertina di Andy Warhol rovinata dalle scritte di Mick. Qui il gruppo, euforico per diverse ragioni, dà il meglio di sé sul palco, nelle feste e nelle stanze da letto. Si distingue Ron Wood, l’altro chitarrista, che approfitta di una groupie particolarmente ostinata: la chiamano “Madcap Maggie”, è Margaret Trudeau, la moglie di Pierre. La stampa capisce Roma per Toma e attribuisce l’affaire a Mick. Invece è Ronnie. Scoppia un puttanaio e il dollaro canadese crolla: i Rolling Stones sono i primi, e resteranno gli unici, a far rischiare una crisi diplomatica, finanziaria e politica internazionale. Benvenuti nel mondo della più famigerata rockband di tutti i tempi. All’incirca nove mesi dopo, Margaret partorisce un curioso bambino che non somiglia troppo a Pierre. Ma sono leggende, sia chiaro; l’altra che insegue Justin, è che quando lui parla di diritti lqbtambarabacicciccoccò, parlerebbe anzitutto per sé: e chi siamo noi per dire la nostra?
La premessa è lunga ma illuminante per inquadrare il tipo: un cocco isterico, che fu tra i più incarogniti durante il periodo pandemico della reclusione globale totale, con tanto di sommosse di camionisti e non solo quelli. Il ragazzo fa cose isteriche, per esempio a un G7 giapponese incontra la nostra premier e, com’è come non è, a mò di saluto le tira addosso una frase deficiente quanto ai diritti umani delle cosiddette minoranze sessuali. Una provocazione scentrata, penosa, volgarissima, per dare al governo italiano dei fascisti alla maniera che usa oggi: senza pezze d’appoggio, senza logica, senza stile, senza serietà; quando tutti capiscono che, se mai, le critiche che più si possono fare, e vengono mosse, a questo esecutivo meloniano sono se mai di caratura diametralmente opposta: eccessivo spostamento sulle istanze europeiste, approccio che più morbido non si può quanto a migrazioni, tolleranza, inclusività, sicurezza, atteggiamnto al limite del remissivo di fronte alla provocazioni dell’opposizione (che, non avendo carte buone, si gioca le scartine che ha: teppistelle climatiste, matrone antifà da climaterio, tendine, sardine, scentri sociali), adozione, preoccupante, del linguaggio woke (il surreale “l’Aquila è città resiliente”), certi evitabili dadaumpa con Zelensky, il sostegno al quale si può benissimo capire ma è questione di stile e anche, se non dispiace, di un briciolo di prudenza, di lungimiranza strategica. Fino al climax: due ministri, il Pichetto Fratin delle politiche ambientali e il Musumeci della protezione civile, che sposano la demenziale narrazione di sinistra, ipocrita e autogiustificazionista, quanto a rovesci, cambiamenti climatici, emergenze farlocche.
Il podcast di Alessandro Sallusti del 20 maggio 2023
Il premier canadese Trudeau non capisce alcune cose di Giorgia Meloni. Buon segno. Al vertice G7 in corso in Giappone, Giorgia Meloni è stata avvicinata dal Premier canadese Justin Trudeau, che l’ha intrattenuta privatamente sulla bontà delle politiche LGBT, in particolare sulla liberalizzazione della pratica dell’utero in affitto.
Già perché Trudeau, dopo aver liberalizzato la vendita e l’uso delle droghe leggere, ha legalizzato pure l’utero in affitto, trasformando il Canada in un supermarket dove i clienti arrivano da tutto il mondo per comprare bambini freschi di giornata. Le cronache raccontano di una Meloni per nulla scossa, semmai infastidita, che un Premier mettesse becco nelle nostre politiche nazionali.
Il suo parere, della Meloni, sulla questione è noto e chiaro. L’utero in affitto è una pratica abominevole che mortifica le donne, snatura il concetto di paternità e maternità; quindi, parliamo di una pratica illegale come del resto ha stabilito anche una recente sentenza della nostra Corte costituzionale. Chi la sostiene, la pratica, spiega “ma perché proibirla in Italia, che uno basta che vada in Canada o in alcuni Stati Americani e torna a casa con il pupo? Che facciamo? Sequestriamo il pupo in dogana come corpo del reato?”. No, certamente questo non è possibile. Lui non ha colpe rispetto alla scelleratezza di una madre naturale che l’ha avuto in grembo e poi se ne è disfatta, e di due signori o signore che rivendicano un diritto che non esiste in natura, quello appunto di avere un figlio.
Il concetto della Meloni è che ci sono principi che vanno difesi a prescindere dalla possibilità di farlo, quindi nessuna apertura su questo caso. Il massimo che si può fare è concedere l’affido speciale, cioè permettere di adottare la creatura come già accade quando una madre single o una redova si sposa o risposa e vuole che il nuovo compagno entri nel suo nucleo familiare anche dal punto di vista civile o legale nei confronti dei suoi figli.
Ma questa strada non piace a Trudeau né ai fanatici dei diritti LGBT. No, loro vogliono essere a tutti gli effetti padri e madri, pur non essendolo, cioè vivere a loro piacimento in un mondo virtuale senza pagare alcun dazio nei confronti della realtà, che poi sarebbe quello che succederebbe anche in Italia se al posto di Giorgia Meloni un domani dovesse arrivare Elly Schlein, elettori avvisati, mezzi salvati.
FONTE: https://www.nicolaporro.it/trudeau-fanatico-lgbt-vuole-imporci-lutero-in-affitto/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
THE FATHER
Parlare di un grande attore come Anthony Hopkins è un immenso piacere.
In My Father, Anthony Hopkins interpreta il personaggio di Anthony (sì, lo stesso nome dell’attore ottuagenario), un ingegnere in pensione che diventa sempre più confuso, irritato e ossessionato dal suo orologio da polso. La sceneggiatura, basata su un’opera teatrale realizzata da Florian Zeller nel 2012, descrive le difficoltà di una famiglia con un membro affetto dal morbo di Alzheimer, che colpisce la memoria, la cognizione e altre importanti funzioni mentali.
Uno dei motivi principali per vedere (o rivedere) My Father è l’interpretazione di Hopkins, che gli è valso l’Oscar come miglior attore nel 2021. È persino superfluo consigliare il film per questo motivo, dato che Hopkins è un colosso della recitazione. Basta guardare classici come The Elephant Man, Il silenzio degli innocenti e anche il film più recente, Armageddon Time, per averne la certezza. Tuttavia, in questa produzione, l’interpretazione del veterano rappresenta una nuova pietra miliare nella sua carriera, rendendo difficile per qualsiasi spettatore non commuoversi di fronte alla storia del patriarca affetto da problemi di memoria.
Uno dei momenti più suggestivi è quando Anthony (il personaggio) ricorda la madre e inizia a piangere per la nostalgia, dicendo che sente di “perdere tutte le sue foglie” alla fine della sua vita. Questa scena è straziante per chiunque abbia forti legami emotivi con la propria famiglia.
Un altro grande pregio di Mio padre è l’adattamento dell’opera teatrale da parte di Zeller. Il modo in cui la storia è stata scritta; utilizzando il punto di vista del padre malato, distingue questo dramma da altri con argomenti simili. L’Accademia del Cinema ha riconosciuto questo valore e ha assegnato a Mio padre l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.
Mio padre non è un’opera che necessita di un sequenza Tuttavia, poiché l’adattamento fa parte di una trilogia teatrale, è naturale che sorga la domanda: il film avrà un seguito?
In effetti, un’altra parte della trilogia è già uscita nei cinema, nel 2022, con il nome di One Son. Pur avendo Hopkins nel ruolo di un altro padre di nome Anthony, il personaggio non è lo stesso. Il film esplora le difficoltà di Pete (interpretato da Hugh Jackman) nell’affrontare la depressione del figlio adolescente.
A seconda degli studios e dello stesso Zeller, è possibile che la trilogia familiare ottenga un nuovo film dedicato alla figura materna, che è al centro della terza opera teatrale prodotta dallo sceneggiatore, ma lui afferma di non saperlo ancora. “Mi piace l’idea di una trilogia. Il fatto è che fare un film richiede molto tempo ed energia, quindi bisogna avere delle buone ragioni”, ha dichiarato al sito Awards Watch in una recente intervista. “Oggi, la risposta onesta è che non lo so… Mi piace rimanere un po’ nell’ignoto per vedere cosa potrebbe venire fuori”.
FONTE: https://forum.comedonchisciotte.org/cinema/the-father-nulla-e-come-sembra/
BELPAESE DA SALVARE
“Facevo 4 ore di viaggio”. Cari studenti in tenda, leggete qui
I commensali contro la “mentalità del privilegio” di chi oggi protesta per avere la casa in centro città per studiare all’Università
Ora, anche i sassi (ma non i redattori di parecchi dei nostri giornali e i liberali del webbe e chi li segue) sanno che l’URSS non era solo la Russia, e che i morti sovietici per combattere il nazismo erano russi, ucraini, bielorussi, baltici, caucasici, centroasiatici, siberiani e tutte le centinaia di nazionalità che l’URSS comprendeva, quindi il 9 maggio non è la festa “russa”, con buona pace sia di Putin che degli scemi del lato nostro. È la celebrazione del sacrificio immane delle donne e degli uomini sovietici – guidati all’epoca, tra l’altro, da un georgiano (ma lo vedete quanto siete scemi, mannaggia tutto?).
E anche i sassi capiscono che queste fallacie logiche in realtà fallacie non sono, perché sono accuratamente costruite per identificare l’Unione Sovietica (l’impero del male in passato) con la Russia (l’impero del male di oggi e, inteso come impero russo, di sempre), e di conseguenza identificare comunismo (socialismo più o meno realizzato, vabbè) e populismo/nazionalismo. Se celebri il 9 maggio o qualsiasi cosa abbia fatto l’URSS stai celebrando in realtà Putin, proprio lui personalmente. È, ripeto, una costruzione voluta e propagandata, alla quale come di regola avviene molti allocchi si accodano credendo di essere molto intelligenti; e che porta a minchiate (scusate, ma non mi viene in mente altro termine) quali “la seconda guerra mondiale è stata scatenata insieme da Hitler e Stalin” dalla quale si arriva dritto per dritto a “Stalin era peggio di Hitler”, “il comunismo era peggio del nazismo” e paccottiglia assortita. E questa è la parte stupida.
Veniamo a quella pericolosa. Il 9 maggio si celebra la vittoria SUL NAZISMO. Ora, a me non pare che questa cosa possa essere soggetta a interpretazioni o a distinguo. Se ti rifiuti di celebrare la vittoria SUL NAZISMO, dicendo che però questo e però quello (invece, magari, di ribaltare il discorso e dire che il 9 maggio non è la festa dei russi ma la festa di tutti i popoli che hanno combattuto il nazismo eccetera, perché spero bene che tu voglia che il tuo popolo sia incluso nel novero di quelli che l’hanno combattuto, il nazismo), dovresti anche renderti conto che così facendo dai una grossa mano a quelli che per quella ideologia hanno un certo affetto, e ai quali spiace che il 1945 sia andato come è andato. Ora se tu governo lettone o moldavo credi, ingenuamente, che tanto i nazisti li puoi tenere sotto controllo, non c’è problema, e intanto li usi per combattere i russi o i comunisti o i russi e i comunisti e fare la tua bella carriera politica e poi quando non ti servono più che ci vuole a levarli di mezzo, ho delle brutte notizie per te.
CONFLITTI GEOPOLITICI
La scommessa di Putin e i rischi della Nato: a chi conviene la guerra in Ucraina
Il 24 febbraio scorso è scoccato il primo anniversario della guerra in Ucraina. Questo conflitto armato ha vissuto e sta vivendo diverse fasi. Inizialmente a manovrare le offensive era l’esercito di Mosca, che ha provato senza successo a colpire in più punti con l’obiettivo di prendere Kiev per “denazificare” e “demilitarizzare” il regime. Dopo un mese di resistenza, gli ucraini hanno potuto tirare un sospiro di sollievo quando i soldati di Putin hanno abbandonato la regione della capitale, ma il potenziale offensivo russo non si è esaurito: a maggio è stata presa Mariupol, mentre a giugno è caduta Severodonetsk.
A partire dall’estate, l’Ucraina è passata all’attacco a Kharkiv e a Izyum, mentre in autunno le truppe di Zelensky sono rientrate nella città di Kherson. Da allora, la guerra è entrata in una fase di attrito. I due eserciti stanno combattendo nelle trincee del Donbass, in particolare nell’area intorno a Bakhmut, diventata un cumulo di macerie dopo l’assedio dei mercenari Wagner.
Cosa succederà nei prossimi mesi, se non addirittura anni? Se lo chiedono tutti e la domanda è stata posta anche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervistato da Bruno Vespa un mese fa. “Quanto durerà la guerra? Non troppo a lungo, credo”, ha risposto Zelensky. “Potremmo immaginare per questa estate“, assicura. “In realtà dipende dalle munizioni, dall’essere pronti a usarle, dipende dall’artiglieria a disposizione, dai carri armati, dipende da come affronteremo l’inverno, con i black-out elettrici, i bombardamenti aerei, la nostra rete di energia”.
La posizione della Nato
Insomma, il capo di Stato ucraino ha ribadito ancora una volta che senza il sostegno militare dell’Occidente il suo Paese non potrà vincere questa guerra. L’istinto porterebbe a immaginare quella in Ucraina come una guerra per procura combattuta da un attore terzo per conto degli interessi della Nato. È effettivamente così? Non è un mistero che il governo degli Stati Uniti voglia logorare la leadership politica russa. Le sanzioni imposte finora vanno lette in questo senso. Che la guerra in Ucraina sia però una proxy war è una falsità: gli Usa non stanno motivando Kiev a combattere in eterno, ma anzi accelerano gli aiuti per avvicinarsi a una svolta strategica. La volontà di piegare il Cremlino non corrisponde in automatico a quella di prolungare sine die il conflitto e gli aiuti non sono un espediente per aggirare il folle intervento diretto che renderebbe la Nato co-belligerante. E non è neanche detto che la Casa Bianca abbia gli stessi piani del governo ucraino. Lo spiegano bene Eli Berman e David A. Lake nel libro Proxy Wars.
“Raramente, se non mai, i proxy hanno interessi identici a quelli del mandante, anche se agli Stati Uniti piace pensare di agire per il benessere generale secondo i valori universalmente riconosciuti di democrazia, libertà e diritti umani”, scrivono i due. “Gli agenti locali devono spesso affrontare sfide politiche interne molto diverse da quelle del mandante. I leader locali devono essere attenti alla loro sopravvivenza politica di fronte ad avversari elettorali o estremisti disposti a usare la violenza per rovesciare il regime”.
La scommessa di Putin
Trasformare la guerra in Ucraina in una proxy war è invece l’obiettivo della Russia. Putin ha un vantaggio che i Paesi Nato e gli Usa non hanno, e cioè si può permettere di trascinare il conflitto per quanto tempo vuole senza badare a cambiamenti di umore nell’opinione pubblica o alle scadenze elettorali, a differenza delle democrazie occidentali.
Un primo tentativo di testare il terreno si è registrato l’anno scorso alle elezioni presidenziali in Francia, dove si sono scontrate due posizioni opposte sulla guerra in Ucraina e alla fine ha prevalso la linea dura di Macron. Anche in Italia, nonostante i sondaggi continuino a mostrare che i cittadini vogliono che la guerra termini il prima possibile, a settembre ha vinto uno dei partiti più pro-Kiev d’Europa, mentre nei prossimi mesi toccherà a Polonia e Turchia, dove però neppure uno scossone alle urne riuscirebbe a stravolgere la posizione storica di Varsavia e di Ankara sulla Russia.
Cristallizzare la guerra è allora la scommessa di Putin. Falliti i piani A (vittoria totale) e B (vittoria ridimensionata ma con negoziato a favore), ora siamo al piano C, che nella mente di Putin potrebbe tradursi in un ritorno alla strategia iniziale: sfinire Kiev per costringere Zelensky e i suoi alleati a cedere, accettando sempre più concessioni, a partire dallo status della Crimea. Creare una nuova Siria in Europa era uno degli scenari previsti nei primi mesi di guerra da Foreign Policy. Ora sembrerebbe questa l’opzione caldeggiata dal Cremlino. Bombardamenti, devastazione, violenze sui civili: questo è il prezzo da pagare se si vuole sfidare la nostalgia imperiale dello zar, in Siria come in Ucraina. Ma Kiev non è Damasco e questo l’Occidente l’ha colto, perché l’alleato in guerra non è un insorto da foraggiare alla cieca: stavolta il supporto è indifferibile.
FONTE: https://it.insideover.com/guerra/svolta-sugli-f-16-cade-il-veto-usa-sui-caccia-occidentali.html
FUNZIONARI USA: IL CONFLITTO UCRAINO POTREBBE CONGELARSI PER ANNI
Politico: all’interno dell’amministrazione Biden cresce la sensazione che la controffensiva ucraina non infliggerà un colpo mortale alla Russia. Washington inizia quindi a considerare la possibilità di un congelamento del conflitto che permetta a entrambe le parti di non dichiararsi sconfitta.
Fonte: Politico
I funzionari americani stanno prendendo sempre più in considerazione la possibilità che la guerra tra Russia e Ucraina si trasformi in un conflitto congelato che durerà molti anni, forse decenni, sulla falsariga di conflitti simili nella penisola coreana, nell’Asia meridionale e oltre.
Le opzioni discusse all’interno dell’amministrazione Biden per un “congelamento” a lungo termine includono dove stabilire potenziali linee che Ucraina e Russia accetterebbero di non attraversare, ma che non dovrebbero essere confini ufficiali. Le discussioni, sebbene provvisorie, si sono svolte in varie agenzie statunitensi e alla Casa Bianca.
È uno scenario che potrebbe rivelarsi il risultato più realistico a lungo termine, dato che né Kiev né Mosca sembrano inclini ad ammettere mai la sconfitta. Sta inoltre diventando sempre più probabile a causa della crescente sensazione all’interno dell’amministrazione che un’imminente controffensiva ucraina non infliggerà un colpo mortale alla Russia.
Un conflitto congelato, in cui i combattimenti si interrompono, ma nessuna delle due parti viene dichiarata vincitrice E non ammette che la guerra sia ufficialmente finita, potrebbe anche essere un risultato politicamente appetibile a lungo termine per gli Stati Uniti e altri paesi che sostengono l’Ucraina. Significherebbe che il numero di scontri militari diminuirebbe, probabilmente anche i costi per sostenere Kiev diminuirebbero e l’attenzione pubblica sulla guerra diminuirebbe.
“Stiamo pianificando a lungo termine, che sembri congelato o scongelato”, ha affermato un funzionario statunitense che conosce le discussioni dell’amministrazione Biden sull’Ucraina. Il funzionario ha affermato che tale pianificazione è un obiettivo crescente dell’amministrazione, mentre nei mesi scorsi “era tutto incentrato sull’urgenza e sul breve termine”.
Altri due funzionari statunitensi e un ex funzionario dell’amministrazione Biden hanno confermato che un prolungato congelamento dei combattimenti è una possibilità per la quale gli Stati Uniti si stanno preparando. I funzionari statunitensi stanno anche riflettendo sui legami di sicurezza a lungo termine che Washington avrà con Kiev, così come il rapporto dell’Ucraina con l’alleanza militare della NATO. “C’è una scuola di pensiero che dice: ‘Oh, gli ucraini devono avere [la città di] Mariupol e l’accesso al mare d’Azov.’ Ce ne sono altri meno preoccupati per il posizionamento delle linee fintanto che l’Ucraina è sicura per il futuro”, ha detto l’ex funzionario dell’amministrazione, descrivendo le conversazioni interne.
Tali discussioni rimangono nelle fasi iniziali, con i funzionari statunitensi che sottolineano che la guerra rimarrà calda per un bel po’ di tempo e che l’amministrazione Biden è intenzionata a fornire all’Ucraina le armi e il supporto di cui ha bisogno per spingere i russi fuori da quanto più territorio possibile. Tuttavia, anche il suggerimento di tale pianificazione potrebbe minare la fiducia dei leader ucraini nella continuità dell’ impegno americano per la loro causa, soprattutto data l’agitazione tra alcuni repubblicani per diminuire il sostegno a Kiev.
Una quinta persona, un alto funzionario dell’amministrazione Biden che parla a nome della Casa Bianca, ha affermato che una serie di piani di emergenza viene al momento ponderata, ma la situazione è fluida e l’unica previsione sicura è che la Russia non conquisterà l’Ucraina. Come altri intervistati, al funzionario è stato concesso l’anonimato per descrivere questioni delicate.
Mentre molti funzionari statunitensi evitano di parlare pubblicamente di come si evolverà il conflitto Russia-Ucraina, il presidente del Joint Chiefs Gen. Mark Milley ha ripetutamente predetto che si concluderà con negoziati, non con una vittoria militare per entrambe le parti. E la composizione dei recenti pacchetti di aiuti militari all’Ucraina riflette il passaggio dell’amministrazione Biden a una strategia a lungo termine, ha affermato un funzionario del Dipartimento della Difesa. La quantità di attrezzature inviate direttamente dalle scorte statunitensi esistenti è costantemente diminuita negli ultimi mesi, mentre i pacchetti di aiuti utilizzati per acquistare nuove armi dall’industria – un processo che può richiedere mesi o anni – sono aumentati.
L’amministrazione Biden ha recentemente trasferito $ 300 milioni di armi dalle scorte statunitensi esistenti, principalmente munizioni, fornendo $ 1,2 miliardi per l’acquisto di armi più complesse, come le difese aeree, dall’industria.
Al momento, l’Ucraina sta preparando una controffensiva contro la Russia, anche se i tempi rimangono poco chiari. Nei giorni scorsi, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha suggerito che la controffensiva sarebbe stata ritardata perché l’Ucraina ha ancora bisogno di più armi dai suoi partner occidentali, mentre ha anche affermato che “i primi passi importanti saranno compiuti presto”.
FONTE: https://giubberosse.news/2023/05/18/funzionari-usa-il-conflitto-ucraino-potrebbe-congelarsi-per-anni/
Come l’America ha eliminato l’oleodotto Nord StreamHow America Took Out The Nord Stream Pipeline
Il New York Times lo ha definito un “mistero”, ma gli Stati Uniti hanno eseguito un’operazione marittima segreta che è stata tenuta segreta, fino ad oraThe New York Times called it a “mystery,” but the United States executed a covert sea operation that was kept secret—until now
Il Diving and Salvage Center della Marina degli Stati Uniti si trova in un luogo oscuro come il suo nome, lungo quella che una volta era una strada di campagna nella rurale Panama City, una città turistica ora in forte espansione nella striscia di terra sud-occidentale della Florida, 70 miglia a sud dell’Alabama confine. Il complesso del centro è anonimo quanto la sua ubicazione: una squallida struttura in cemento del secondo dopoguerra che ha l’aspetto di un liceo professionale nella parte ovest di Chicago. Una lavanderia a gettoni e una scuola di danza si trovano dall’altra parte di quella che oggi è una strada a quattro corsie.The U.S. Navy’s Diving and Salvage Center can be found in a location as obscure as its name—down what was once a country lane in rural Panama City, a now-booming resort city in the southwestern panhandle of Florida, 70 miles south of the Alabama border. The center’s complex is as nondescript as its location—a drab concrete post-World War II structure that has the look of a vocational high school on the west side of Chicago. A coin-operated laundromat and a dance school are across what is now a four-lane road.
Il centro ha addestrato per decenni subacquei altamente qualificati che, una volta assegnati alle unità militari americane in tutto il mondo, sono in grado di effettuare immersioni tecniche per fare il bene, utilizzando esplosivi C4 per liberare porti e spiagge da detriti e ordigni inesplosi, nonché il male, come far saltare in aria piattaforme petrolifere straniere, intasare le valvole di aspirazione delle centrali elettriche sottomarine, distruggere le chiuse su canali marittimi cruciali. Il centro di Panama City, che vanta la seconda piscina coperta più grande d’America, è stato il luogo perfetto per reclutare i migliori, e i più taciturni, diplomati della scuola sub che l’estate scorsa hanno svolto con successo quello che erano stati autorizzati a fare a 260 piedi sotto la superficie del Mar Baltico.The center has been training highly skilled deep-water divers for decades who, once assigned to American military units worldwide, are capable of technical diving to do the good—using C4 explosives to clear harbors and beaches of debris and unexploded ordnance—as well as the bad, like blowing up foreign oil rigs, fouling intake valves for undersea power plants, destroying locks on crucial shipping canals. The Panama City center, which boasts the second largest indoor pool in America, was the perfect place to recruit the best, and most taciturn, graduates of the diving school who successfully did last summer what they had been authorized to do 260 feet under the surface of the Baltic Sea.
Lo scorso giugno, i sommozzatori della Marina, operando sotto la copertura di un’esercitazione NATO di metà estate ampiamente pubblicizzata nota come Last June, the Navy divers, operating under the cover of a widely publicized mid-summer NATO exercise known as BALTOPS 22 BALTOPS 22, hanno piazzato gli esplosivi a distanza che, tre mesi dopo, hanno distrutto tre dei quattro gasdotti Nord Stream, secondo una fonte con conoscenza diretta della programmazione operativa., planted the remotely triggered explosives that, three months later, destroyed three of the four Nord Stream pipelines, according to a source with direct knowledge of the operational planning.
Due dei gasdotti, noti collettivamente come Nord Stream 1, fornivano alla Germania e a gran parte dell’Europa occidentale gas naturale russo a buon mercato da oltre un decennio. Una seconda coppia di gasdotti, chiamata Nord Stream 2, era stata costruita ma non era ancora operativa. Ora, con le truppe russe che si ammassano sul confine ucraino e la guerra più sanguinosa in Europa dal 1945 incombente, il presidente Joseph Biden ha visto gli oleodotti come un veicolo per Vladimir Putin per utilizzare il gas naturale come arma per le sue ambizioni politiche e territoriali.Two of the pipelines, which were known collectively as Nord Stream 1, had been providing Germany and much of Western Europe with cheap Russian natural gas for more than a decade. A second pair of pipelines, called Nord Stream 2, had been built but were not yet operational. Now, with Russian troops massing on the Ukrainian border and the bloodiest war in Europe since 1945 looming, President Joseph Biden saw the pipelines as a vehicle for Vladimir Putin to weaponize natural gas for his political and territorial ambitions.
Alla richiesta di un commento, Adrienne Watson, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato in una e-mail: “Questa è finzione falsa e completa”. Tammy Thorp, un portavoce della Central Intelligence Agency, ha scritto allo stesso modo: “Questa affermazione è completamente e assolutamente falsa”.Asked for comment, Adrienne Watson, a White House spokesperson, said in an email, “This is false and complete fiction.” Tammy Thorp, a spokesperson for the Central Intelligence Agency, similarly wrote: “This claim is completely and utterly false.”
La decisione di Biden di sabotare gli oleodotti è arrivata dopo più di nove mesi di dibattiti altamente segreti all’interno della comunità della sicurezza nazionale di Washington su come raggiungere al meglio tale obiettivo. Per gran parte di quel tempo, il problema non era se portare a termine la missione, ma come portarla a termine senza avere la minima idea di chi fosse il responsabile.Biden’s decision to sabotage the pipelines came after more than nine months of highly secret back and forth debate inside Washington’s national security community about how to best achieve that goal. For much of that time, the issue was not whether to do the mission, but how to get it done with no overt clue as to who was responsible.
C’era un motivo burocratico vitale per affidarsi ai diplomati della scuola di immersioni hardcore del centro di Panama City. I sommozzatori erano solo della Marina, e non membri dello Special Operations Command americano, le cui operazioni segrete dovevano essere riferite al Congresso e informate in anticipo alla leadership del Senato e della Camera, la cosiddetta There was a vital bureaucratic reason for relying on the graduates of the center’s hardcore diving school in Panama City. The divers were Navy only, and not members of America’s Special Operations Command, whose covert operations must be reported to Congress and briefed in advance to the Senate and House leadership—the so-called Banda degli Otto Gang of Eight. L’amministrazione Biden stava facendo tutto il possibile per evitare fughe di notizie poiché la pianificazione è avvenuta alla fine del 2021 e nei primi mesi del 2022.. The Biden Administration was doing everything possible to avoid leaks as the planning took place late in 2021 and into the first months of 2022.
Il presidente Biden e il suo team di politica estera – il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario di Stato Tony Blinken e Victoria Nuland, il sottosegretario di Stato per la politica – erano stati espliciti e coerenti nella loro ostilità nei confronti dei due oleodotti, che correvano fianco a fianco per 750 miglia sotto il Mar Baltico da due diversi porti nella Russia nord-orientale vicino al confine estone, passando vicino all’isola danese di Bornholm prima di terminare nel nord della Germania.President Biden and his foreign policy team—National Security Adviser Jake Sullivan, Secretary of State Tony Blinken, and Victoria Nuland, the Undersecretary of State for Policy—had been vocal and consistent in their hostility to the two pipelines, which ran side by side for 750 miles under the Baltic Sea from two different ports in northeastern Russia near the Estonian border, passing close to the Danish island of Bornholm before ending in northern Germany.
La rotta diretta, che aggirava qualsiasi necessità di transito in Ucraina, era stata un vantaggio per l’economia tedesca, che godeva di un’abbondanza di gas naturale russo a buon mercato, sufficiente per far funzionare le sue fabbriche e riscaldare le sue case, consentendo ai distributori tedeschi di vendere il gas in eccesso, a un profitto, in tutta l’Europa occidentale. Un’azione riconducibile all’amministrazione violerebbe le promesse degli Stati Uniti di ridurre al minimo il conflitto diretto con la Russia. La segretezza era essenziale.The direct route, which bypassed any need to transit Ukraine, had been a boon for the German economy, which enjoyed an abundance of cheap Russian natural gas—enough to run its factories and heat its homes while enabling German distributors to sell excess gas, at a profit, throughout Western Europe. Action that could be traced to the administration would violate US promises to minimize direct conflict with Russia. Secrecy was essential.
Fin dai suoi primi giorni, il Nord Stream 1 è stato visto da Washington e dai suoi partner anti-russi della NATO come una minaccia al dominio occidentale. La holding dietro di esso, From its earliest days, Nord Stream 1 was seen by Washington and its anti-Russian NATO partners as a threat to western dominance. The holding company behind it, Nord Stream AGNord Stream AG, è stata costituita in Svizzera nel 2005 in collaborazione con Gazprom, una società russa quotata in borsa che produce enormi profitti per gli azionisti, dominata da oligarchi noti per essere alla mercé di Putin. Gazprom controllava il 51% della società, con quattro società energetiche europee – una in Francia, una nei Paesi Bassi e due in Germania – che condividevano il restante 49% delle azioni e avevano il diritto di controllare le vendite a valle del gas naturale a basso costo ai locali. distributori in Germania e in Europa occidentale. I profitti di Gazprom sono stati condivisi con il governo russo e le entrate statali di gas e petrolio sono state stimate in alcuni anni fino al , was incorporated in Switzerland in 2005 in partnership with Gazprom, a publicly traded Russian company producing enormous profits for shareholders which is dominated by oligarchs known to be in the thrall of Putin. Gazprom controlled 51 percent of the company, with four European energy firms—one in France, one in the Netherlands and two in Germany—sharing the remaining 49 percent of stock, and having the right to control downstream sales of the inexpensive natural gas to local distributors in Germany and Western Europe. Gazprom’s profits were shared with the Russian government, and state gas and oil revenues were estimated in some years to amount to 45% as much as 45 percentdel budget annuale della Russia. of Russia’s annual budget.
I timori politici dell’America erano reali: Putin ora avrebbe avuto un’ulteriore fonte di reddito importante e tanto necessaria, e la Germania e il resto dell’Europa occidentale sarebbero diventati dipendenti dal gas naturale a basso costo fornito dalla Russia, mentre diminuiva la dipendenza europea dall’America. In effetti, è esattamente quello che è successo. Molti tedeschi videro il Nord Stream 1 come parte della liberazione della famosa America’s political fears were real: Putin would now have an additional and much-needed major source of income, and Germany and the rest of Western Europe would become addicted to low-cost natural gas supplied by Russia—while diminishing European reliance on America. In fact, that’s exactly what happened. Many Germans saw Nord Stream 1 as part of the deliverance of former Chancellor Willy Brandt’s famed teoria Ostpolitik Ostpolitik theorydell’ex cancelliere Willy Brandt, che avrebbe consentito alla Germania del dopoguerra di riabilitare se stessa e altre nazioni europee distrutte durante la seconda guerra mondiale, tra le altre iniziative, utilizzando gas russo a buon mercato per alimentare un prospero mercato dell’Europa occidentale e economia commerciale., which would enable postwar Germany to rehabilitate itself and other European nations destroyed in World War II by, among other initiatives, utilizing cheap Russian gas to fuel a prosperous Western European market and trading economy.
Il Nord Stream 1 era abbastanza pericoloso, secondo la NATO e Washington, ma il Nord Stream 2, la cui costruzione è stata Nord Stream 1 was dangerous enough, in the view of NATO and Washington, but Nord Stream 2, whose construction was completata nel settembre del 2021 completed in September of 2021, se approvato dai regolatori tedeschi, avrebbe raddoppiato la quantità di gas a basso costo che sarebbe stata disponibile per la Germania e Europa occidentale. Il secondo oleodotto fornirebbe anche gas sufficiente per oltre il 50% del consumo annuo della Germania. Le tensioni erano in costante aumento tra Russia e NATO, sostenute dall’aggressiva politica estera dell’amministrazione Biden., would, if approved by German regulators, double the amount of cheap gas that would be available to Germany and Western Europe. The second pipeline also would provide enough gas for more than 50 percent of Germany’s annual consumption. Tensions were constantly escalating between Russia and NATO, backed by the aggressive foreign policy of the Biden Administration.
L’opposizione al Nord Stream 2 è divampata alla vigilia dell’inaugurazione di Biden nel gennaio 2021, quando i repubblicani del Senato, guidati da Ted Cruz del Texas, hanno ripetutamente sollevato la minaccia politica del gas naturale russo a buon mercato durante l’udienza di conferma di Blinken come Segretario di Stato. A quel punto un Senato unificato aveva approvato con successo una legge che, come disse Cruz a Blinken, “bloccò [l’oleodotto] sul suo percorso”. Ci sarebbero enormi pressioni politiche ed economiche da parte del governo tedesco, allora guidato da Angela Merkel, per mettere in funzione il secondo oleodotto.Opposition to Nord Stream 2 flared on the eve of the Biden inauguration in January 2021, when Senate Republicans, led by Ted Cruz of Texas, repeatedly raised the political threat of cheap Russian natural gas during the confirmation hearing of Blinken as Secretary of State. By then a unified Senate had successfully passed a law that, as Cruz told Blinken, “halted [the pipeline] in its tracks.” There would be enormous political and economic pressure from the German government, then headed by Angela Merkel, to get the second pipeline online.
Biden resisterebbe ai tedeschi? Blinken ha detto di sì, Would Biden stand up to the Germans? Blinken said yes, ma ha aggiunto but addeddi non aver discusso i dettagli delle opinioni del presidente entrante. “Conosco la sua forte convinzione che questa sia una cattiva idea, il Nord Stream 2”, ha detto. “So che vorrebbe che usiamo ogni strumento persuasivo che abbiamo per convincere i nostri amici e partner, compresa la Germania, a non andare avanti”. that he had not discussed the specifics of the incoming President’s views. “I know his strong conviction that this is a bad idea, the Nord Stream 2,” he said. “I know that he would have us use every persuasive tool that we have to convince our friends and partners, including Germany, not to move forward with it.”
Pochi mesi dopo, mentre la costruzione del secondo gasdotto si avvicinava al completamento, Biden sbatté le palpebre. Quel maggio, in una A few months later, as the construction of the second pipeline neared completion, Biden blinked. That May, in a sorprendente inversione di tendenza stunning turnaround, l’amministrazione ha rinunciato alle sanzioni contro Nord Stream AG, con , the administration waived sanctions against Nord Stream AG, with un funzionario del Dipartimento di Stato che ha ammesso a State Department official concedingche il tentativo di fermare l’oleodotto attraverso sanzioni e diplomazia era “sempre stato un azzardo”. Dietro le quinte, that trying to stop the pipeline through sanctions and diplomacy had “always been a long shot.” Behind the scenes, administration officials secondo quanto riferito, i funzionari dell’amministrazione hanno esortato reportedly urgedil presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a quel punto minacciato di invasione russa, a non criticare la mossa. Ukrainian President Volodymyr Zelensky, by then facing a threat of Russian invasion, not to criticize the move.
Ci furono conseguenze immediate. I repubblicani del Senato, guidati da Cruz, hanno annunciato un blocco immediato di tutti i candidati alla politica estera di Biden e hanno ritardato l’approvazione del disegno di legge annuale sulla difesa per mesi, fino all’autunno. There were immediate consequences. Senate Republicans, led by Cruz, announced an immediate blockade of all of Biden’s foreign policy nominees and delayed passage of the annual defense bill for months, deep into the fall. Politico Politicoin seguito later ha descritto depictedl’inversione di tendenza di Biden sul secondo oleodotto russo come “l’unica decisione, probabilmente più del caotico ritiro militare dall’Afghanistan, che ha messo in pericolo l’agenda di Biden”. Biden’s turnabout on the second Russian pipeline as “the one decision, arguably more than the chaotic military withdrawal from Afghanistan, that has imperiled Biden’s agenda.”
L’amministrazione era in difficoltà, nonostante avesse ottenuto una tregua dalla crisi a metà novembre, quando le autorità di regolamentazione dell’energia tedesche The administration was floundering, despite getting a reprieve on the crisis in mid-November, when Germany’s energy regulators hanno sospeso l’approvazione suspended approvaldel secondo gasdotto Nord Stream. I prezzi del gas naturale of the second Nord Stream pipeline. Natural gas prices sono aumentati dell’8% in pochi giorni surged 8% within days, tra i crescenti timori in Germania e in Europa che la sospensione del gasdotto e la crescente possibilità di una guerra tra Russia e Ucraina porterebbero a un inverno freddo molto indesiderato. A Washington non era chiaro dove si trovasse Olaf Scholz, il nuovo cancelliere della Germania. Mesi prima, dopo la caduta dell’Afghanistan, Scholtz aveva pubblicamente appoggiato l’appello del presidente francese Emmanuel Macron per una politica estera europea più autonoma in un discorso a Praga, suggerendo chiaramente una minore dipendenza da Washington e dalle sue azioni mutevoli., amid growing fears in Germany and Europe that the pipeline suspension and the growing possibility of a war between Russia and Ukraine would lead to a very much unwanted cold winter. It was not clear to Washington just where Olaf Scholz, Germany’s newly appointed chancellor, stood. Months earlier, after the fall of Afghanistan, Scholtz had publicly endorsed French President Emmanuel Macron’s call for a more autonomous European foreign policy in a speech in Prague—clearly suggesting less reliance on Washington and its mercurial actions.
Durante tutto questo, le truppe russe si erano costantemente e minacciosamente accumulate ai confini dell’Ucraina, e alla fine di dicembre più di 100.000 soldati erano in posizione per colpire dalla Bielorussia e dalla Crimea. L’allarme stava crescendo a Washington, inclusa una valutazione di Blinken secondo cui quel numero di truppe poteva essere “raddoppiato in breve tempo”.Throughout all of this, Russian troops had been steadily and ominously building up on the borders of Ukraine, and by the end of December more than 100,000 soldiers were in position to strike from Belarus and Crimea. Alarm was growing in Washington, including an assessment from Blinken that those troop numbers could be “doubled in short order.”
L’attenzione dell’amministrazione si è concentrata ancora una volta sul Nord Stream. Finché l’Europa è rimasta dipendente dai gasdotti per il gas naturale a buon mercato, Washington temeva che paesi come la Germania sarebbero stati riluttanti a fornire all’Ucraina il denaro e le armi di cui aveva bisogno per sconfiggere la Russia.The administration’s attention once again was focused on Nord Stream. As long as Europe remained dependent on the pipelines for cheap natural gas, Washington was afraid that countries like Germany would be reluctant to supply Ukraine with the money and weapons it needed to defeat Russia.
È stato in questo momento instabile che Biden ha autorizzato Jake Sullivan a riunire un gruppo interagenzia per elaborare un piano. It was at this unsettled moment that Biden authorized Jake Sullivan to bring together an interagency group to come up with a plan.
Tutte le opzioni dovevano essere sul tavolo. Ma ne emergerebbe solo uno.All options were to be on the table. But only one would emerge.
PIANIFICAZIONEPLANNING
Nel dicembre del 2021, due mesi prima che i primi carri armati russi entrassero in Ucraina, Jake Sullivan convocò una riunione di una nuova task force composta da uomini e donne del Joint Chiefs of Staff, della CIA e dei dipartimenti dello Stato e del Tesoro e chiese per raccomandazioni su come rispondere all’imminente invasione di Putin.In December of 2021, two months before the first Russian tanks rolled into Ukraine, Jake Sullivan convened a meeting of a newly formed task force—men and women from the Joint Chiefs of Staff, the CIA, and the State and Treasury Departments—and asked for recommendations about how to respond to Putin’s impending invasion.
Sarebbe il primo di una serie di incontri top secret, in una stanza sicura all’ultimo piano dell’Old Executive Office Building, adiacente alla Casa Bianca, che era anche la sede del President’s Foreign Intelligence Advisory Board (PFIAB) . Ci furono le solite chiacchiere avanti e indietro che alla fine portarono a una domanda preliminare cruciale: la raccomandazione inoltrata dal gruppo al presidente sarebbe stata reversibile – come un altro strato di sanzioni e restrizioni valutarie – o irreversibile – cioè azioni cinetiche, che non poteva essere annullato?It would be the first of a series of top-secret meetings, in a secure room on a top floor of the Old Executive Office Building, adjacent to the White House, that was also the home of the President’s Foreign Intelligence Advisory Board (PFIAB). There was the usual back and forth chatter that eventually led to a crucial preliminary question: Would the recommendation forwarded by the group to the President be reversible—such as another layer of sanctions and currency restrictions—or irreversible—that is, kinetic actions, which could not be undone?
Ciò che è diventato chiaro ai partecipanti, secondo la fonte con conoscenza diretta del processo, è che Sullivan intendeva che il gruppo elaborasse un piano per la distruzione dei due oleodotti Nord Stream e che stava realizzando i desideri del Presidente.What became clear to participants, according to the source with direct knowledge of the process, is that Sullivan intended for the group to come up with a plan for the destruction of the two Nord Stream pipelines—and that he was delivering on the desires of the President.
Nel corso dei successivi numerosi incontri, i partecipanti hanno discusso le opzioni per un attacco. La Marina ha proposto di utilizzare un sottomarino appena commissionato per assaltare direttamente l’oleodotto. L’Air Force ha discusso di lanciare bombe con micce ritardate che potrebbero essere attivate a distanza. La CIA ha sostenuto che qualunque cosa fosse stata fatta, avrebbe dovuto essere segreta. Tutti i soggetti coinvolti hanno compreso la posta in gioco. “Questa non è roba da bambini”, ha detto la fonte. Se l’attacco fosse riconducibile agli Stati Uniti, “È un atto di guerra”.Over the next several meetings, the participants debated options for an attack. The Navy proposed using a newly commissioned submarine to assault the pipeline directly. The Air Force discussed dropping bombs with delayed fuses that could be set off remotely. The CIA argued that whatever was done, it would have to be covert. Everyone involved understood the stakes. “This is not kiddie stuff,” the source said. If the attack were traceable to the United States, “It’s an act of war.”
A quel tempo, la CIA era diretta da William Burns, un mite ex ambasciatore in Russia che aveva servito come vice segretario di stato nell’amministrazione Obama. Burns autorizzò rapidamente un gruppo di lavoro dell’Agenzia i cui membri ad hoc includevano, per caso, qualcuno che conosceva le capacità dei sommozzatori della Marina a Panama City. Nelle settimane successive, i membri del gruppo di lavoro della CIA iniziarono a elaborare un piano per un’operazione segreta che avrebbe utilizzato sommozzatori per innescare un’esplosione lungo l’oleodotto.At the time, the CIA was directed by William Burns, a mild-mannered former ambassador to Russia who had served as deputy secretary of state in the Obama Administration. Burns quickly authorized an Agency working group whose ad hoc members included—by chance—someone who was familiar with the capabilities of the Navy’s deep-sea divers in Panama City. Over the next few weeks, members of the CIA’s working group began to craft a plan for a covert operation that would use deep-sea divers to trigger an explosion along the pipeline.
Qualcosa del genere era già stato fatto. Nel 1971, la Something like this had been done before. In 1971, the comunità dell’intelligence americana apprese American intelligence community learnedda fonti ancora sconosciute che due importanti unità della Marina russa stavano comunicando tramite un cavo sottomarino sepolto nel Mare di Okhotsk, sulla costa orientale della Russia. Il cavo collegava un comando della marina regionale al quartier generale della terraferma a Vladivostok. from still undisclosed sources that two important units of the Russian Navy were communicating via an undersea cable buried in the Sea of Okhotsk, on Russia’s Far East Coast. The cable linked a regional Navy command to the mainland headquarters at Vladivostok.
Una squadra selezionata di agenti della Central Intelligence Agency e della National Security Agency è stata riunita da qualche parte nell’area di Washington, sotto copertura profonda, ed ha elaborato un piano, utilizzando sommozzatori della Marina, sottomarini modificati e un veicolo di salvataggio sottomarino, che è riuscito, dopo molti tentativi ed errori, nel localizzare il cavo russo. I sommozzatori hanno installato sul cavo un sofisticato dispositivo di ascolto che ha intercettato con successo il traffico russo e lo ha registrato su un sistema di registrazione.A hand-picked team of Central Intelligence Agency and National Security Agency operatives was assembled somewhere in the Washington area, under deep cover, and worked out a plan, using Navy divers, modified submarines and a deep-submarine rescue vehicle, that succeeded, after much trial and error, in locating the Russian cable. The divers planted a sophisticated listening device on the cable that successfully intercepted the Russian traffic and recorded it on a taping system.
La NSA ha appreso che alti ufficiali della marina russa, convinti della sicurezza del loro collegamento di comunicazione, chiacchieravano con i loro colleghi senza crittografia. Il dispositivo di registrazione e il suo nastro dovevano essere sostituiti mensilmente e il progetto andò avanti allegramente per un decennio finché non fu compromesso da un tecnico civile della NSA di quarantaquattro anni di nome Ronald Pelton che parlava correntemente il The NSA learned that senior Russian navy officers, convinced of the security of their communication link, chatted away with their peers without encryption. The recording device and its tape had to be replaced monthly and the project rolled on merrily for a decade until it was compromised by a forty-four-year-old civilian NSA technician russo named Ronald Pelton. Pelton è stato tradito da un disertore russo nel 1985 e condannato al carcere. È stato pagato solo $ 5.000 dai russi per le sue rivelazioni sull’operazione, who was fluent in Russian. Pelton was betrayed by a Russian defector in 1985 and sentenced to prison. He was paid just $5,000 by the Russians for his revelations about the operation, insieme a $ 35.000 along with $35,000per altri dati operativi russi che ha fornito e che non sono mai stati resi pubblici. for other Russian operational data he provided that was never made public.
Quel successo subacqueo, nome in codice Ivy Bells, fu innovativo e rischioso e produsse preziose informazioni sulle intenzioni e sulla pianificazione della Marina russa.That underwater success, codenamed Ivy Bells, was innovative and risky, and produced invaluable intelligence about the Russian Navy’s intentions and planning.
Tuttavia, il gruppo interagenzia inizialmente era scettico sull’entusiasmo della CIA per un attacco segreto in acque profonde. C’erano troppe domande senza risposta. Le acque del Mar Baltico erano pesantemente pattugliate dalla marina russa e non c’erano piattaforme petrolifere che potessero essere utilizzate come copertura per un’operazione di immersione. I sommozzatori dovrebbero andare in Estonia, proprio al di là del confine con le banchine di carico del gas naturale della Russia, per addestrarsi per la missione? “Sarebbe una scopata da capra”, è stato detto all’Agenzia.Still, the interagency group was initially skeptical of the CIA’s enthusiasm for a covert deep-sea attack. There were too many unanswered questions. The waters of the Baltic Sea were heavily patrolled by the Russian navy, and there were no oil rigs that could be used as cover for a diving operation. Would the divers have to go to Estonia, right across the border from Russia’s natural gas loading docks, to train for the mission? “It would be a goat fuck,” the Agency was told.
Durante “tutte queste macchinazioni”, ha detto la fonte, “alcuni lavoratori della CIA e del Dipartimento di Stato dicevano: ‘Non farlo. È stupido e se uscirà sarà un incubo politico’”.Throughout “all of this scheming,” the source said, “some working guys in the CIA and the State Department were saying, ‘Don’t do this. It’s stupid and will be a political nightmare if it comes out.’”
Tuttavia, all’inizio del 2022, il gruppo di lavoro della CIA ha riferito al gruppo interagenzia di Sullivan: “Abbiamo un modo per far saltare in aria gli oleodotti”.Nevertheless, in early 2022, the CIA working group reported back to Sullivan’s interagency group: “We have a way to blow up the pipelines.”
Quello che è successo dopo è stato sbalorditivo. Il 7 febbraio, meno di tre settimane prima dell’apparentemente inevitabile invasione russa dell’Ucraina, Biden ha incontrato nel suo ufficio della Casa Bianca il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che, dopo qualche esitazione, era ormai saldamente nella squadra americana. Alla conferenza stampa che seguì, Biden disse con aria di sfida: “ What came next was stunning. On February 7, less than three weeks before the seemingly inevitable Russian invasion of Ukraine, Biden met in his White House office with German Chancellor Olaf Scholz, who, after some wobbling, was now firmly on the American team. At the press briefing that followed, Biden defiantly said, “Se la Russia invade. . . non ci sarà più un Nord Stream 2. Porremo fine a tutto ciò If Russia invades . . . there will be no longer a Nord Stream 2. We will bring an end to it”..”
Venti giorni prima, il sottosegretario Nuland aveva consegnato essenzialmente lo stesso messaggio a un briefing del Dipartimento di Stato, con poca copertura da parte della stampa. “Voglio essere molto chiara con te oggi”, ha detto in risposta a una domanda. “Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro Twenty days earlier, Undersecretary Nuland had delivered essentially the same message at a State Department briefing, with little press coverage. “I want to be very clear to you today,” she said in response to a question. “If Russia invades Ukraine, one way or another il Nord Stream 2 non andrà avanti Nord Stream 2 will not move forward“..”
Molti di coloro che sono stati coinvolti nella pianificazione della missione dell’oleodotto sono rimasti costernati da quelli che consideravano riferimenti indiretti all’attacco.Several of those involved in planning the pipeline mission were dismayed by what they viewed as indirect references to the attack.
“È stato come mettere una bomba atomica a terra a Tokyo e dire ai giapponesi che l’avremo fatta esplodere”, ha detto la fonte. “Il piano prevedeva che le opzioni venissero eseguite dopo l’invasione e non pubblicizzate pubblicamente. Biden semplicemente non l’ha capito o l’ha ignorato.“It was like putting an atomic bomb on the ground in Tokyo and telling the Japanese that we are going to detonate it,” the source said. “The plan was for the options to be executed post invasion and not advertised publicly. Biden simply didn’t get it or ignored it.”
L’indiscrezione di Biden e Nuland, se di questo si trattava, potrebbe aver frustrato alcuni dei pianificatori. Ma ha anche creato un’opportunità. Secondo la fonte, alcuni degli alti funzionari della CIA hanno stabilito che far saltare in aria l’oleodotto “non poteva più essere considerata un’opzione segreta perché il presidente ha appena annunciato che sapevamo come farlo”.Biden’s and Nuland’s indiscretion, if that is what it was, might have frustrated some of the planners. But it also created an opportunity. According to the source, some of the senior officials of the CIA determined that blowing up the pipeline “no longer could be considered a covert option because the President just announced that we knew how to do it.”
Il piano per far saltare in aria il Nord Stream 1 e 2 è stato improvvisamente declassato da un’operazione segreta che richiedeva che il Congresso fosse informato a un’operazione considerata un’operazione di intelligence altamente riservata con il supporto militare degli Stati Uniti. Secondo la legge, ha spiegato la fonte, “non c’era più l’obbligo legale di riferire l’operazione al Congresso. Tutto quello che dovevano fare ora era semplicemente farlo, ma doveva ancora essere segreto. I russi hanno una sorveglianza superlativa del Mar Baltico.The plan to blow up Nord Stream 1 and 2 was suddenly downgraded from a covert operation requiring that Congress be informed to one that was deemed as a highly classified intelligence operation with U.S. military support. Under the law, the source explained, “There was no longer a legal requirement to report the operation to Congress. All they had to do now is just do it—but it still had to be secret. The Russians have superlative surveillance of the Baltic Sea.”
I membri del gruppo di lavoro dell’Agenzia non avevano contatti diretti con la Casa Bianca ed erano ansiosi di scoprire se il presidente intendeva quello che aveva detto, cioè se la missione era ormai avviata. La fonte ha ricordato: “Bill Burns torna e dice: ‘Fallo'”.The Agency working group members had no direct contact with the White House, and were eager to find out if the President meant what he’d said—that is, if the mission was now a go. The source recalled, “Bill Burns comes back and says, ‘Do it.’”
L’OPERAZIONETHE OPERATION
La Norvegia era il luogo perfetto per basare la missione.Norway was the perfect place to base the mission.
Negli ultimi anni di crisi est-ovest, l’esercito americano ha notevolmente ampliato la sua presenza all’interno della Norvegia, il cui confine occidentale corre per 1.400 miglia lungo l’Oceano Atlantico settentrionale e si fonde sopra il circolo polare artico con la Russia. Il Pentagono ha creato posti di lavoro e contratti ben pagati, tra alcune controversie locali, investendo centinaia di milioni di dollari per aggiornare ed espandere le strutture della Marina e dell’Aeronautica americana in Norvegia. I nuovi lavori includevano, soprattutto, un avanzato radar ad apertura sintetica molto a nord che era in grado di penetrare in profondità nella Russia ed è entrato in linea proprio quando la comunità dell’intelligence americana ha perso l’accesso a una serie di siti di ascolto a lungo raggio all’interno della Cina.In the past few years of East-West crisis, the U.S. military has vastly expanded its presence inside Norway, whose western border runs 1,400 miles along the north Atlantic Ocean and merges above the Arctic Circle with Russia. The Pentagon has created high paying jobs and contracts, amid some local controversy, by investing hundreds of millions of dollars to upgrade and expand American Navy and Air Force facilities in Norway. The new works included, most importantly, an advanced synthetic aperture radar far up north that was capable of penetrating deep into Russia and came online just as the American intelligence community lost access to a series of long-range listening sites inside China.
Una base sottomarina americana recentemente rinnovata, che era in costruzione da anni, era A newly refurbished American submarine base, which had been under construction for years, had diventata operativa become operationale più and more sottomarini americani erano ora in grado di lavorare a stretto contatto American submarines were now able to work closelycon i loro colleghi norvegesi per monitorare e spiare un’importante ridotta nucleare russa a 250 miglia a est, sul Penisola di Kola. L’America ha anche ampliato notevolmente with their Norwegian colleagues to monitor and spy on a major Russian nuclear redoubt 250 miles to the east, on the Kola Peninsula. America also has vastly una base aerea norvegese expanded a Norwegian air basenel nord e consegnato all’aeronautica norvegese una flotta di aerei in the north and delivered to the Norwegian air force a fleet of da pattuglia P8 Poseidon costruiti da Boeing Boeing-built P8 Poseidon patrol planesper rafforzare il suo spionaggio a lungo raggio su tutto ciò che riguarda la Russia. to bolster its long-range spying on all things Russia.
In cambio, lo scorso novembre il governo norvegese ha fatto arrabbiare i liberali e alcuni moderati nel suo parlamento approvando l’accordo supplementare di cooperazione per la difesa (SDCA). In base al nuovo accordo, il In return, the Norwegian government angered liberals and some moderates in its parliament last November by passing the Supplementary Defense Cooperation Agreement (SDCA). Under the new deal, the sistema legale statunitense avrebbe giurisdizione in alcune “aree concordate U.S. legal system would have jurisdiction in certain “agreed areas” nel Nord sui soldati americani accusati di crimini fuori base, nonché su quei cittadini norvegesi accusati o sospettati di interferire con il lavoro alla base.” in the North over American soldiers accused of crimes off base, as well as over those Norwegian citizens accused or suspected of interfering with the work at the base.
La Norvegia è stata uno dei primi firmatari del Trattato NATO nel 1949, nei primi giorni della Guerra Fredda. Oggi, il segretario generale della NATO è Jens Stoltenberg, un convinto anticomunista, che è stato primo ministro norvegese per otto anni prima di passare al suo alto incarico NATO, con il sostegno americano, nel 2014. Era un intransigente su tutto ciò che riguarda Putin e Russia che aveva collaborato con la comunità dell’intelligence americana sin dalla guerra del Vietnam. Da allora si è fidato completamente. “È il guanto che si adatta alla mano americana”, ha detto la fonte.Norway was one of the original signatories of the NATO Treaty in 1949, in the early days of the Cold War. Today, the secretary general of NATO is Jens Stoltenberg, a committed anti-communist, who served as Norway’s prime minister for eight years before moving to his high NATO post, with American backing, in 2014. He was a hardliner on all things Putin and Russia who had cooperated with the American intelligence community since the Vietnam War. He has been trusted completely since. “He is the glove that fits the American hand,” the source said.
Tornati a Washington, i pianificatori sapevano che dovevano andare in Norvegia. “Odiavano i russi e la marina norvegese era piena di superbi marinai e sommozzatori che avevano generazioni di esperienza nell’esplorazione altamente redditizia di petrolio e gas in acque profonde”, ha detto la fonte. Ci si poteva anche fidare di loro per mantenere segreta la missione. (I norvegesi potrebbero aver avuto anche altri interessi. La distruzione del Nord Stream, se gli americani potessero farcela, consentirebbe alla Norvegia di vendere molto più del proprio gas naturale all’Europa.)Back in Washington, planners knew they had to go to Norway. “They hated the Russians, and the Norwegian navy was full of superb sailors and divers who had generations of experience in highly profitable deep-sea oil and gas exploration,” the source said. They also could be trusted to keep the mission secret. (The Norwegians may have had other interests as well. The destruction of Nord Stream—if the Americans could pull it off—would allow Norway to sell vastly more of its own natural gas to Europe.)
A marzo, alcuni membri della squadra sono volati in Norvegia per incontrare i servizi segreti e la marina norvegesi. Una delle domande chiave era dove esattamente nel Mar Baltico fosse il posto migliore per piazzare gli esplosivi. Il Nord Stream 1 e 2, ciascuno con due serie di oleodotti, erano separati per gran parte del percorso da poco più di un miglio mentre si dirigevano verso il porto di Greifswald nell’estremo nord-est della Germania.Sometime in March, a few members of the team flew to Norway to meet with the Norwegian Secret Service and Navy. One of the key questions was where exactly in the Baltic Sea was the best place to plant the explosives. Nord Stream 1 and 2, each with two sets of pipelines, were separated much of the way by little more than a mile as they made their run to the port of Greifswald in the far northeast of Germany.
La marina norvegese si affrettò a trovare il posto giusto, nelle acque poco profonde del Mar Baltico, a poche miglia dall’isola danese di Bornholm. Le condutture correvano a più di un miglio di distanza lungo un fondale marino profondo solo 260 piedi. Ciò sarebbe perfettamente alla portata dei subacquei, che, operando da un cacciatore di mine norvegese di classe Alta, si immergerebbero con una miscela di ossigeno, azoto ed elio che fuoriesce dai loro serbatoi e cariche di C4 a forma di impianto sulle quattro condutture con protezione in cemento copertine. Sarebbe stato un lavoro noioso, dispendioso in termini di tempo e pericoloso, ma le acque al largo di Bornholm avevano un altro vantaggio: non c’erano grandi correnti di marea, il che avrebbe reso molto più difficile il compito di immergersi.The Norwegian navy was quick to find the right spot, in the shallow waters of the Baltic sea a few miles off Denmark’s Bornholm Island. The pipelines ran more than a mile apart along a seafloor that was only 260 feet deep. That would be well within the range of the divers, who, operating from a Norwegian Alta class mine hunter, would dive with a mixture of oxygen, nitrogen and helium streaming from their tanks, and plant shaped C4 charges on the four pipelines with concrete protective covers. It would be tedious, time consuming and dangerous work, but the waters off Bornholm had another advantage: there were no major tidal currents, which would have made the task of diving much more difficult.
Dopo un po’ di ricerche, gli americani erano tutti d’accordo. After a bit of research, the Americans were all in.
A questo punto entrò di nuovo in gioco l’oscuro gruppo di immersioni profonde della Marina a Panama City. Le scuole d’altura di Panama City, i cui apprendisti hanno partecipato a Ivy Bells, sono viste come un ristagno indesiderato dai diplomati d’élite dell’Accademia navale di Annapolis, che in genere cercano la gloria di essere assegnati come Seal, pilota di caccia o sommergibilista. . Se si deve diventare una “scarpa nera”, cioè un membro del meno desiderabile comando di navi di superficie, c’è sempre almeno un dovere su un cacciatorpediniere, un incrociatore o una nave anfibia. Il meno affascinante di tutti è la mia guerra. I suoi sommozzatori non compaiono mai nei film di Hollywood o sulle copertine delle riviste popolari.At this point, the Navy’s obscure deep-diving group in Panama City once again came into play. The deep-sea schools at Panama City, whose trainees participated in Ivy Bells, are seen as an unwanted backwater by the elite graduates of the Naval Academy in Annapolis, who typically seek the glory of being assigned as a Seal, fighter pilot, or submariner. If one must become a “Black Shoe”—that is, a member of the less desirable surface ship command—there is always at least duty on a destroyer, cruiser or amphibious ship. The least glamorous of all is mine warfare. Its divers never appear in Hollywood movies, or on the cover of popular magazines.
“I migliori subacquei con qualifiche di immersione profonda sono una comunità ristretta, e solo i migliori vengono reclutati per l’operazione e gli viene detto di essere pronti per essere convocati alla CIA a Washington”, ha detto la fonte.“The best divers with deep diving qualifications are a tight community, and only the very best are recruited for the operation and told to be prepared to be summoned to the CIA in Washington,” the source said.
I norvegesi e gli americani avevano una posizione e gli operativi, ma c’era un’altra preoccupazione: qualsiasi attività subacquea insolita nelle acque al largo di Bornholm avrebbe potuto attirare l’attenzione delle marine svedesi o danesi, che avrebbero potuto segnalarla. The Norwegians and Americans had a location and the operatives, but there was another concern: any unusual underwater activity in the waters off Bornholm might draw the attention of the Swedish or Danish navies, which could report it.
La Danimarca era stata anche uno dei primi firmatari della NATO ed era nota nella comunità dell’intelligence per i suoi legami speciali con il Regno Unito. La Svezia aveva presentato domanda di adesione alla NATO e aveva dimostrato la sua grande abilità nella gestione dei suoi sistemi di sensori magnetici e sonori sottomarini che seguivano con successo i sottomarini russi che occasionalmente si presentavano nelle acque remote dell’arcipelago svedese e venivano costretti a risalire in superficie.Denmark had also been one of the original NATO signatories and was known in the intelligence community for its special ties to the United Kingdom. Sweden had applied for membership into NATO, and had demonstrated its great skill in managing its underwater sound and magnetic sensor systems that successfully tracked Russian submarines that would occasionally show up in remote waters of the Swedish archipelago and be forced to the surface.
I norvegesi si unirono agli americani nell’insistere affinché alcuni alti funzionari in Danimarca e Svezia dovessero essere informati in termini generali sulla possibile attività subacquea nell’area. In tal modo, qualcuno più in alto potrebbe intervenire e mantenere un rapporto fuori dalla catena di comando, isolando così il funzionamento dell’oleodotto. “Ciò che è stato detto loro e ciò che sapevano era volutamente diverso”, mi ha detto la fonte. (L’ambasciata norvegese, invitata a commentare questa storia, non ha risposto.)The Norwegians joined the Americans in insisting that some senior officials in Denmark and Sweden had to be briefed in general terms about possible diving activity in the area. In that way, someone higher up could intervene and keep a report out of the chain of command, thus insulating the pipeline operation. “What they were told and what they knew were purposely different,” the source told me. (The Norwegian embassy, asked to comment on this story, did not respond.)
I norvegesi sono stati fondamentali per risolvere altri ostacoli. La marina russa era nota per possedere una tecnologia di sorveglianza in grado di individuare e innescare mine sottomarine. Gli ordigni esplosivi americani dovevano essere camuffati in modo da farli apparire al sistema russo come parte dello sfondo naturale, cosa che richiedeva un adattamento alla specifica salinità dell’acqua. I norvegesi avevano una soluzione.The Norwegians were key to solving other hurdles. The Russian navy was known to possess surveillance technology capable of spotting, and triggering, underwater mines. The American explosive devices needed to be camouflaged in a way that would make them appear to the Russian system as part of the natural background—something that required adapting to the specific salinity of the water. The Norwegians had a fix.
I norvegesi avevano anche una soluzione alla questione cruciale di The Norwegians also had a solution to the crucial question of quando whenl’operazione avrebbe dovuto aver luogo. Ogni giugno, negli ultimi 21 anni, la sesta flotta americana, la cui nave ammiraglia ha sede a Gaeta, in Italia, a sud di Roma, ha sponsorizzato un’importante esercitazione NATO nel Mar Baltico coinvolgendo decine di navi alleate in tutta la regione. L’attuale esercitazione, tenutasi a giugno, sarebbe the operation should take place. Every June, for the past 21 years, the American Sixth Fleet, whose flagship is based in Gaeta, Italy, south of Rome, has sponsored a major NATO exercise in the Baltic Sea involving scores of allied ships throughout the region. The current exercise, held in June, would be nota come Operazioni baltiche 22, o BALTOPS 22 known as Baltic Operations 22, or BALTOPS 22. I norvegesi proposero che questa sarebbe stata la copertura ideale per piantare le miniere.. The Norwegians proposed this would be the ideal cover to plant the mines.
Gli americani hanno fornito un elemento fondamentale: hanno convinto i pianificatori della sesta flotta ad aggiungere al programma un esercizio di ricerca e sviluppo. L’esercitazione, come The Americans provided one vital element: they convinced the Sixth Fleet planners to add a research and development exercise to the program. The exercise, as reso noto dalla Marina Militare made public by the Navy, ha coinvolto la Sesta Flotta in collaborazione con i “centri di ricerca e guerra” della Marina Militare. L’evento in mare si terrà al largo della costa dell’isola di Bornholm e coinvolgerà squadre NATO di sommozzatori che piantano mine, con squadre in competizione che utilizzano la più recente tecnologia subacquea per trovarle e distruggerle., involved the Sixth Fleet in collaboration with the Navy’s “research and warfare centers.” The at-sea event would be held off the coast of Bornholm Island and involve NATO teams of divers planting mines, with competing teams using the latest underwater technology to find and destroy them.
Era sia un esercizio utile che una copertura geniale. I ragazzi di Panama City avrebbero fatto le loro cose e gli esplosivi C4 sarebbero stati posizionati entro la fine di BALTOPS22, con un timer di 48 ore collegato. Tutti gli americani e i norvegesi se ne sarebbero andati da tempo alla prima esplosione. It was both a useful exercise and ingenious cover. The Panama City boys would do their thing and the C4 explosives would be in place by the end of BALTOPS22, with a 48-hour timer attached. All of the Americans and Norwegians would be long gone by the first explosion.
I giorni stavano contando alla rovescia. “Il tempo stringeva e ci stavamo avvicinando alla missione compiuta”, ha detto la fonte.The days were counting down. “The clock was ticking, and we were nearing mission accomplished,” the source said.
E poi: Washington ci ha ripensato. Le bombe sarebbero state ancora piazzate durante BALTOPS, ma la Casa Bianca temeva che una finestra di due giorni per la loro detonazione sarebbe stata troppo vicina alla fine dell’esercitazione, e sarebbe stato ovvio che l’America era stata coinvolta.And then: Washington had second thoughts. The bombs would still be planted during BALTOPS, but the White House worried that a two-day window for their detonation would be too close to the end of the exercise, and it would be obvious that America had been involved.
Invece, la Casa Bianca ha avuto una nuova richiesta: “I ragazzi sul campo possono trovare un modo per far saltare le condutture in seguito a comando?”Instead, the White House had a new request: “Can the guys in the field come up with some way to blow the pipelines later on command?”
Alcuni membri del team di pianificazione erano irritati e frustrati dall’apparente indecisione del presidente. I sommozzatori di Panama City si erano ripetutamente esercitati a piantare il C4 sugli oleodotti, come avrebbero fatto durante BALTOPS, ma ora il team in Norvegia doveva escogitare un modo per dare a Biden ciò che voleva: la possibilità di emettere un ordine di esecuzione riuscito alla volta. di sua scelta. Some members of the planning team were angered and frustrated by the President’s seeming indecision. The Panama City divers had repeatedly practiced planting the C4 on pipelines, as they would during BALTOPS, but now the team in Norway had to come up with a way to give Biden what he wanted—the ability to issue a successful execution order at a time of his choosing.
Essere incaricati di un cambiamento arbitrario dell’ultimo minuto era qualcosa che la CIA era abituata a gestire. Ma ha anche rinnovato le preoccupazioni, da alcuni condivise, sulla necessità, e sulla legittimità, dell’intera operazione.Being tasked with an arbitrary, last-minute change was something the CIA was accustomed to managing. But it also renewed the concerns some shared over the necessity, and legality, of the entire operation.
Gli ordini segreti del presidente evocarono anche il dilemma della CIA nei giorni della guerra del Vietnam, quando il presidente Johnson, di fronte al crescente sentimento contro la guerra del Vietnam, ordinò all’Agenzia di violare il suo statuto – che le vietava specificamente di operare all’interno degli Stati Uniti – spiando i leader contro la guerra per determinare se fossero controllati dalla Russia comunista.The President’s secret orders also evoked the CIA’s dilemma in the Vietnam War days, when President Johnson, confronted by growing anti-Vietnam War sentiment, ordered the Agency to violate its charter—which specifically barred it from operating inside America—by spying on antiwar leaders to determine whether they were being controlled by Communist Russia.
L’agenzia alla fine acconsentì e per tutti gli anni ’70 divenne chiaro fino a che punto fosse stata disposta a spingersi. Ci furono successive rivelazioni sui giornali all’indomani degli scandali Watergate sullo spionaggio dell’Agenzia sui cittadini americani, il suo coinvolgimento nell’assassinio di leader stranieri e il suo indebolimento del governo socialista di Salvador Allende.The agency ultimately acquiesced, and throughout the 1970s it became clear just how far it had been willing to go. There were subsequent newspaper revelations in the aftermath of the Watergate scandals about the Agency’s spying on American citizens, its involvement in the assassination of foreign leaders and its undermining of the socialist government of Salvador Allende.
Quelle rivelazioni portarono a una drammatica serie di udienze al Senato a metà degli anni ’70, guidate da Frank Church dell’Idaho, che resero chiaro che Richard Helms, all’epoca direttore dell’Agenzia, accettò di avere l’obbligo di fare ciò che il Il presidente voleva, anche se ciò significava violare la legge.Those revelations led to a dramatic series of hearings in the mid-1970s in the Senate, led by Frank Church of Idaho, that made it clear that Richard Helms, the Agency director at the time, accepted that he had an obligation to do what the President wanted, even if it meant violating the law.
In una testimonianza inedita a porte chiuse, Helms ha mestamente spiegato che “hai quasi un’Immacolata Concezione quando fai qualcosa” sotto gli ordini segreti di un presidente. “Che sia giusto che tu lo abbia, o sbagliato che tu lo abbia, [la CIA] lavora secondo regole e regole di base diverse rispetto a qualsiasi altra parte del governo”. Stava essenzialmente dicendo ai senatori che lui, come capo della CIA, aveva capito di aver lavorato per la Corona e non per la Costituzione.In unpublished, closed-door testimony, Helms ruefully explained that “you almost have an Immaculate Conception when you do something” under secret orders from a President. “Whether it’s right that you should have it, or wrong that you shall have it, [the CIA] works under different rules and ground rules than any other part of the government.” He was essentially telling the Senators that he, as head of the CIA, understood that he had been working for the Crown, and not the Constitution.
Gli americani al lavoro in Norvegia hanno operato con la stessa dinamica e hanno diligentemente iniziato a lavorare sul nuovo problema: come far esplodere a distanza gli esplosivi C4 su ordine di Biden. Era un incarico molto più impegnativo di quanto capissero quelli di Washington. Non c’era modo per la squadra in Norvegia di sapere quando il presidente avrebbe premuto il pulsante. Sarebbe tra poche settimane, tra molti mesi o tra sei mesi o più?The Americans at work in Norway operated under the same dynamic, and dutifully began working on the new problem—how to remotely detonate the C4 explosives on Biden’s order. It was a much more demanding assignment than those in Washington understood. There was no way for the team in Norway to know when the President might push the button. Would it be in a few weeks, in many months or in half a year or longer?
Il C4 collegato alle condutture sarebbe stato attivato da una boa sonar lanciata da un aereo con breve preavviso, ma la procedura prevedeva la più avanzata tecnologia di elaborazione del segnale. Una volta installati, i dispositivi di temporizzazione ritardata collegati a una qualsiasi delle quattro condutture potrebbero essere attivati accidentalmente dal complesso mix di rumori di fondo dell’oceano in tutto il Mar Baltico pesantemente trafficato: navi vicine e lontane, trivellazioni sottomarine, eventi sismici, onde e persino mare creature. Per evitare ciò, la boa del sonar, una volta posizionata, emetterebbe una sequenza di suoni tonali unici a bassa frequenza, molto simili a quelli emessi da un flauto o da un pianoforte, che verrebbero riconosciuti dal dispositivo di cronometraggio e, dopo un’ora prestabilita di ritardo, innescare gli esplosivi.The C4 attached to the pipelines would be triggered by a sonar buoy dropped by a plane on short notice, but the procedure involved the most advanced signal processing technology. Once in place, the delayed timing devices attached to any of the four pipelines could be accidentally triggered by the complex mix of ocean background noises throughout the heavily trafficked Baltic Sea—from near and distant ships, underwater drilling, seismic events, waves and even sea creatures. To avoid this, the sonar buoy, once in place, would emit a sequence of unique low frequency tonal sounds—much like those emitted by a flute or a piano—that would be recognized by the timing device and, after a pre-set hours of delay, trigger the explosives. (“You want a signal that is robust enough so that no other signal could accidentally send a pulse that detonated the explosives,” I was told by Dr. Theodore Postol, professor emeritus of science, technology and national security policy at MIT. Postol, who has served as the science adviser to the Pentagon’s Chief of Naval Operations, said the issue facing the group in Norway because of Biden’s delay was one of chance: “The longer the explosives are in the water the greater risk there would be of a random signal that would launch the bombs.”)
Il 26 settembre 2022, un aereo di sorveglianza P8 della Marina norvegese ha effettuato un volo apparentemente di routine e ha sganciato una boa sonar. Il segnale si è diffuso sott’acqua, inizialmente al Nord Stream 2 e poi al Nord Stream 1. Poche ore dopo, gli esplosivi C4 ad alta potenza sono stati innescati e tre dei quattro gasdotti sono stati messi fuori servizio. Nel giro di pochi minuti, pozze di gas metano rimaste nelle condutture otturate si sono viste diffondersi sulla superficie dell’acqua e il mondo ha appreso che era accaduto qualcosa di irreversibile.On September 26, 2022, a Norwegian Navy P8 surveillance plane made a seemingly routine flight and dropped a sonar buoy. The signal spread underwater, initially to Nord Stream 2 and then on to Nord Stream 1. A few hours later, the high-powered C4 explosives were triggered and three of the four pipelines were put out of commission. Within a few minutes, pools of methane gas that remained in the shuttered pipelines could be seen spreading on the water’s surface and the world learned that something irreversible had taken place.
CADEREFALLOUT
Subito dopo il bombardamento dell’oleodotto, i media americani lo trattarono come un mistero irrisolto. La Russia è stata In the immediate aftermath of the pipeline bombing, the American media treated it like an unsolved mystery. Russia was ripetutamente citata come probabile colpevole repeatedly cited as a likely culprit, spronata da fughe di notizie calcolate dalla Casa Bianca, ma senza mai stabilire un motivo chiaro per un simile atto di autosabotaggio, al di là della semplice punizione. Pochi mesi dopo, quando è emerso che le autorità russe stavano silenziosamente ottenendo stime sui costi per riparare gli oleodotti, il , spurred on by calculated leaks from the White House—but without ever establishing a clear motive for such an act of self-sabotage, beyond simple retribution. A few months later, when it emerged that Russian authorities had been quietly getting estimates for the cost to repair the pipelines, the New York Times ha descritto New York Times describedla notizia come “teorie complicate su chi c’era dietro” l’attacco. Nessun grande quotidiano americano ha approfondito le precedenti minacce agli oleodotti fatte da Biden e dal sottosegretario di Stato Nuland. the news as “complicating theories about who was behind” the attack. No major American newspaper dug into the earlier threats to the pipelines made by Biden and Undersecretary of State Nuland.
Sebbene non sia mai stato chiaro il motivo per cui la Russia avrebbe cercato di distruggere il proprio redditizio oleodotto, una motivazione più eloquente per l’azione del presidente è venuta dal Segretario di Stato Blinken.While it was never clear why Russia would seek to destroy its own lucrative pipeline, a more telling rationale for the President’s action came from Secretary of State Blinken.
Interrogato in una conferenza stampa lo scorso settembre sulle conseguenze del peggioramento della crisi energetica nell’Europa occidentale, Asked at a press conference last September about the consequences of the worsening energy crisis in Western Europe, Blinken ha descritto Blinken describedil momento come potenzialmente positivo: the moment as a potentially good one:
“È una straordinaria opportunità per rimuovere una volta per tutte la dipendenza dall’energia russa e quindi togliere a Vladimir Putin l’uso dell’energia come arma come mezzo per portare avanti i suoi piani imperiali. Questo è molto significativo e offre enormi opportunità strategiche per gli anni a venire, ma nel frattempo siamo determinati a fare tutto il possibile per assicurarci che le conseguenze di tutto ciò non siano a carico dei cittadini dei nostri paesi o, del resto, Intorno al mondo.”“It’s a tremendous opportunity to once and for all remove the dependence on Russian energy and thus to take away from Vladimir Putin the weaponization of energy as a means of advancing his imperial designs. That’s very significant and that offers tremendous strategic opportunity for the years to come, but meanwhile we’re determined to do everything we possibly can to make sure the consequences of all of this are not borne by citizens in our countries or, for that matter, around the world.”
Più di recente, Victoria Nuland ha espresso soddisfazione per la chiusura del più recente degli oleodotti. Testimoniando a un’udienza della commissione per le relazioni estere del Senato alla fine di gennaio, ha detto al senatore Ted Cruz: “Come te, lo sono, e penso che l’amministrazione sia molto gratificata di sapere che Nord Stream 2 è ora, come ti piace dire, un pezzo di metallo in fondo al mare.More recently, Victoria Nuland expressed satisfaction at the demise of the newest of the pipelines. Testifying at a Senate Foreign Relations Committee hearing in late January she told Senator Ted Cruz, “Like you, I am, and I think the Administration is, very gratified to know that Nord Stream 2 is now, as you like to say, a hunk of metal at the bottom of the sea.”
La fonte aveva una visione molto più saggia della decisione di Biden di sabotare più di 1500 miglia di gasdotto Gazprom con l’avvicinarsi dell’inverno. “Bene”, disse, parlando del Presidente, “devo ammettere che il ragazzo ha un paio di palle. Ha detto che lo avrebbe fatto, e lo ha fatto.The source had a much more streetwise view of Biden’s decision to sabotage more than 1500 miles of Gazprom pipeline as winter approached. “Well,” he said, speaking of the President, “I gotta admit the guy has a pair of balls. He said he was going to do it, and he did.”
Alla domanda sul perché pensasse che i russi non avessero risposto, ha detto cinicamente: “Forse vogliono la capacità di fare le stesse cose che hanno fatto gli Stati Uniti.Asked why he thought the Russians failed to respond, he said cynically, “Maybe they want the capability to do the same things the U.S. did.
“Era una bellissima storia di copertina”, ha continuato. “Dietro c’era un’operazione segreta che ha messo esperti nel campo e apparecchiature che operavano su un segnale segreto.“It was a beautiful cover story,” he went on. “Behind it was a covert operation that placed experts in the field and equipment that operated on a covert signal.
“L’unico difetto è stata la decisione di farlo.”
FONTE: https://seymourhersh.substack.com/p/how-america-took-out-the-nord-stream
TRADUZIONE AUTOMATICA
Ora gli Usa giustificano il terrorismo, se ucraino
Durante un’intervista radiofonica di oltre un anno fa, Luca Telese mi chiese se la resistenza ucraina all’invasione russa potesse sfociare nel terrorismo. Gli risposi laconicamente di sì, aggiungendo che sarebbe comunque […]
1 05 2023
(DI FABIO MINI – ilfattoquotidiano.it) – Durante un’intervista radiofonica di oltre un anno fa, Luca Telese mi chiese se la resistenza ucraina all’invasione russa potesse sfociare nel terrorismo. Gli risposi laconicamente di sì, aggiungendo che sarebbe comunque stata un’altra cosa. In questa guerra che molti definiscono “ibrida” le forme di lotta non si mescolano e non si fondono: sono stratificate e ognuna di esse ha una propria regia e autonomia che raramente si armonizza con le altre e talvolta diventa perfino contraddittoria e controproducente.
È il caso del ricorso al terrorismo che in Ucraina è iniziato molto tempo prima dell’invasione russa. L’Ucraina di Poroshenko ha affrontato le istanze autonomiste (non ancora indipendentiste) come una guerra al terrorismo dei russofoni del Donbass. E così il contro-terrorismo su base linguistica o etnica si è qualificato come terrorismo di Stato. Dal 2014 le repressioni della polizia, delle milizie e delle forze armate ucraine nei confronti degli autonomisti di Lugansk e Donetsk, anch’essi ucraini, sono state considerate un problema “interno”, tanto per non scomodare i termini più appropriati di guerra civile o guerra d’insurrezione che hanno una propria tenue legittimazione anche nel diritto internazionale. L’onda lunga della “guerra al terrore” promossa dagli Stati Uniti nel 2001 come risposta globale alla minaccia del terrorismo islamico è arrivata a proposito in molte altre occasioni, giustificando qualsiasi azione di repressione e destabilizzazione all’interno degli Stati o tra Stati. La risolutezza delle azioni di forza contro una minaccia reale (atti di terrorismo) è stata adottata e spesso abusata per combattere una minaccia surreale (qualsiasi atto e pensiero in disaccordo con il sistema nazionale o internazionale). Con il pretesto della lotta al terrore sono state represse le istanze anche legittime di varie minoranze e limitate le libertà personali dei cittadini in tutto il mondo. Senza nessuna differenza fra regimi democratici o autocratici.
È interessante notare come lo strato del ricorso al terrorismo sia profondo e consistente nella guerra ucraina. Dal 2014 esistono ucraini “terroristi” ai quali si contrappongono ucraini “nazisti”. Il presidente Zelensky non si riferisce alla Russia soltanto come uno Stato “aggressore” (che è già tanto), ma lo definisce “terrorista”. La Russia risponde con l’accusa di nazismo che nell’accezione più comune non individua il sistema o il regime nazionalsocialista (come si vorrebbe far credere), ma racchiude tutti i significati più orrendi della violenza: disumanità, criminalità, terrorismo di Stato. Terrorismo e nazismo diventano quasi coincidenti. E infatti il nostro sistema “occidentale” li condanna entrambi. A chiacchiere, perché nella pratica c’è sempre qualche eccezione.
Interrogato da un giornalista sulle incursioni pirotecniche sul Cremlino, il segretario di Stato statunitense Blinken ha risposto in maniera sorprendente: non gli era chiaro cosa fosse accaduto (se non lo sa lui!), quello che dice Mosca non è attendibile e comunque l’Ucraina “sceglie come vuole i mezzi per difendersi”. Perché, ha detto Blinken, da oltre un anno l’Ucraina è bombardata ogni giorno, la popolazione scappa e i bambini sono uccisi ogni giorno. È vero, con un piccolo particolare. Il Donbass ucraino è bombardato dal 2014, i bambini sono uccisi da nove anni, le maggiori distruzioni strutturali sono in Donbass e lì non sparano solo i russi. Un paio di giorni dopo l’assoluzione di Blinken sui mezzi che ognuno sceglie per difendersi, Kiev ha ripreso le incursioni “speciali” (con la collaborazione di forze altrettanto speciali europee e transatlantiche) e la campagna di killeraggio contro i “propagandisti” russi e ucraini ritenuti filo-russi, ovviamente tutti terroristi. I russi hanno reiterato le accuse di nazismo e gli attacchi missilistici proprio mentre entrambe le parti stanno prendendo le misure per una offensiva/controffensiva sempre più problematica. Entrambe sperano che il maltempo non passi presto e fornisca ancora per un po’ una scusa plausibile per non spendere in un massacro le risorse disponibili.
La logica degli strumenti di guerra che ognuno sceglie come vuole è comunque di una gravità estrema a livello globale. In ogni parte del mondo c’è qualcuno che oggi può sentirsi legittimato a usare qualsiasi mezzo per “difendersi”. Specialmente dai propri governanti.
FONTE: https://infosannio.com/2023/05/12/ora-gli-usa-giustificano-il-terrorismo-se-ucraino/
CULTURA
La lezione che (ancora) ci dà Pansa
Prima di tutto lo sgomento stupito. Possibile che 40 anni fa, non un secolo fa, l’Italia fosse una macelleria a cielo aperto dove il sangue grondava sulle strade in una normalità quotidiana che registrava la contabilità […]
21 05 2023
(DI ANTONIO PADELLARO – ilfattoquotidiano.it) – “Le Brigate Rosse hanno sparato al politico X, al magistrato Y, al commissario di polizia Z. Vai sul posto e raccontaci tutto. Ricordati che devi farci vedere il sangue. Il terrore della vittima. Il panico dei testimoni. La rabbia della famiglia. La paura della gente”. Giampaolo Pansa, “Piombo e sangue” (Rizzoli)
Prima di tutto lo sgomento stupito. Possibile che 40 anni fa, non un secolo fa, l’Italia fosse una macelleria a cielo aperto dove il sangue grondava sulle strade in una normalità quotidiana che registrava la contabilità assassina del piombo brigatista e delle stragi fasciste, con le protezioni piduiste e manovrate dallo Stato deviato? Poi, lo stupore ammirato. Possibile che in quel tempo ci fossero dei giornalisti come Giampaolo Pansa che mettevano il loro inarrivabile talento, impregnato di fatica e sudore, al servizio esclusivo dei lettori della carta stampata che, allora, affollavano le edicole (le stesse che oggi vanno scomparendo e non a caso)?
Noi che frequentavamo “L’Espresso” potremmo raccontare molto del mito di Pansa (Marco Damilano che ha curato il libro insieme ad Adele Grisendi, amatissima moglie di Giampaolo lo fa con sincero affetto e ammirazione). Nella mia memoria è rimasta una definizione che ci racconta molto del suo calvinismo professionale. Questa: io sono un volontario. E, dunque, la forza di volontà come motore della scrittura, alimentato senza pause dalla fatica (scarpinate e notti insonni) dall’ascolto, dallo studio per non fermarsi mai alla prima impressione, alla prima versione dei fatti che troppo spesso è la minestrina riscaldata che le “fonti ufficiali” cercano di propinare all’informazione seduta e accogliente. Che anni orrendi gli anni di piombo e sangue intrisi di odio: gli operai della Fiat ascoltati ai cancelli di Mirafiori che si dividono sullo sciopero da indire dopo l’assassinio del vicedirettore de “La Stampa” Carlo Casalegno, abbattuto dal fuoco brigatista (c’è chi grida: “Dieci, cento, mille Casalegno”, e Giampaolo che con disgusto prende nota sul taccuino). E poi tra i killer del commissario Calabresi ecco “la borghesia radicale e progressista che nei confronti della contestazione giovanile si comporta come una vecchia madama, una miseranda carampana, che vada pazza per un amante ventenne”. Finché si arriva alle pagine caustiche e impietose contro Eugenio Scalfari (di cui sarà vicedirettore a “Repubblica”) uno dei firmatari dell’odioso appello contro Calabresi: “La sinistra dei colletti bianchi, degli intellettuali, dei professori universitari, del giornalismo chic, delle eccellenze politiche e culturali che mise nel mirino quel giovane commissario”. Ma, soprattutto, la polemica che lo divise da Giorgio Bocca (i due si rispettavano ma non si amavano), altra firma eccellente, convinto che i covi brigatisti fossero una invenzione della polizia e della magistratura. “Oggi – scrive Pansa nell’appunto del 2018 che apre il libro – un falso di quelle proporzioni non sarebbe più possibile, nessun giornalista, per grande che sia, riuscirebbe a imporre una fake news di queste proporzioni, una bufala tanto gigantesca”. Rileggere oggi Pansa è un’immersione nelle pagine più oscure del nostro album di famiglia: piazza Fontana, Pino Rauti e Ordine Nuovo, l’ombra di Moro, il piombo su Walter Tobagi, le adunate del Movimento studentesco con i cruenti scontri di piazza del sabato pomeriggio. Quella di Pansa è una lezione per il presente e il futuro contro l’imperante conformismo. Tesa, caschi il mondo, ad accertare, a verificare, a scrivere e riscrivere l’oggettiva verità dei fatti. Che poi dovrebbe essere l’unico fine, ossessivo, tenace, appassionato di questo nostro mestiere
FONTE: https://infosannio.com/2023/05/21/la-lezione-che-ancora-ci-da-pansa/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Operazione Stay Behind: la strategia libanese di Cosa nostra e l’ombra di Gladio
Dall’attentato al Pm Carlo Palermo nel Trapanese a quello fallito contro Giovanni Falcone all’Addaura. Episodi che hanno in comune la vicinanza alle zone di sbarco clandestine dell’organizzazione segreta creata su impulso della Cia e della Nato. Ecco i documenti inediti visionati da TPI che svelano inquietanti coincidenze tra l’attività della struttura paramilitare e quella della mafia siciliana
21 05 2023
(di Andrea Palladino – tpi.it) – Il 29 luglio del 1983, di buon’ora, il giudice istruttore Rocco Chinnici esce come ogni mattino dalla sua abitazione nel cuore di Palermo. Lo aspetta la macchina blindata e la scorta dei carabinieri. Un lampo ed un boato invadono la strada. Il tritolo che lo colpisce uccidendolo sul colpo era nascosto in una Fiat 126. Aveva cinquantotto anni. Nell’attentato persero la vita il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta (entrambi addetti alla scorta) e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. Rimasero ferite 17 persone. La chiamarono la strategia libanese di Cosa nostra: «Macchine danneggiate, vetrine e saracinesche danneggiate, le mura dei palazzi circostanti sembravano colpite da bombe o da colpi di mitragliatrice e di fronte al portone dove c’era l’abitazione del dottore Chinnici la strada risultava scavata, c’era una fossa profonda, abbastanza», si legge in uno dei primi rapporti.
Pochi mesi prima, il 25 gennaio, Cosa nostra aveva colpito un altro magistrato, Giacomo Ciaccio Montalto, pubblico ministero a Trapani. Un commando lo aspettò a casa e all’una e mezza di notte venne ucciso a colpi di mitraglietta. Era senza scorta e senza macchina blindata. Da mesi stava seguendo la pista dei soldi, entrando nelle banche del trapanese alla caccia del tesoro mafioso. Indagava anche sul traffico di eroina ed aveva incontrato il collega Carlo Palermo, giudice istruttore a Trento, titolare di una complessa inchiesta sulle rotte del narcotraffico e delle armi.
L’anno che segue vede ancora morti sulle strade siciliane. Il 5 gennaio 1984 viene ucciso il giornalista Giuseppe Fava; il 18 ottobre a piazza Scaffa a Palermo furono uccise otto persone, una strage simbolo dopo l’ondata di arresti seguiti al pentimento di Tommaso Buscetta. Passano pochi mesi, di nuovo a Trapani Cosa nostra mostra il volto militare e “libanese”. Il 2 aprile a Pizzolungo un’autobomba esplode mentre passa la macchina blindata del giudice Carlo Palermo, nel frattempo trasferitosi in Sicilia per prendere il posto di Giacomo Ciaccio Montalto. Si salva. Un’automobile, con a bordo una mamma e le due figlie, fa involontariamente da scudo. Moriranno sul colpo.
Erano gli anni dell’ascesa dei Corleonesi, la mafia vincente, la cupola stragista che userà il tritolo fino al 1993 per affermare il proprio potere e mostrare a tutti salde alleanze. Non c’era angolo della Sicilia che non fosse sotto il controllo – militare e millimetrico – del gruppo guidato da Riina e Provenzano. Tra Trapani e Palermo, nella zona di Alcamo – con un mare tanto meraviglioso, quanto tragico – i laboratori di Cosa nostra producevano la fetta più importante del traffico mondiale di eroina, raffinando la morfina base che arrivava dai Balcani. Poco prima lo Stato aveva mandato un generale, Carlo Alberto Dalla Chiesa, per affermare l’esistenza dello Stato. Fu lasciato solo e trucidato. Già, lo Stato. Appariva assente, lontano, perdente nella sua apparente impotenza.
Il volto dello Stato
Hanno il colore ingiallito degli archivi dimenticati. L’intestazione è quella del Ministero della Difesa, con numeri e sigle che odorano di quella stanca burocrazia ministeriale. Ma basta passare alla prima pagina per scoprire un mondo tenuto nascosto dal Segreto di Stato per decenni. Una quarantina di cartelline, tutte con una intestazione: “Rapporto di zona di sbarco clandestina”. Poi foto aeree, cartine militari, dettagli sul terreno. Dove trovare cibo e acqua; dove si potrebbe nascondere un ipotetico nemico; come raggiungere la strada più vicina; chi vive nelle case vicine alla costa; che tipo di imbarcazione usare, quanti “operatori” impiegare; e ancora, la natura del fondale, le fattorie nelle vicinanze, i punti dove nascondersi. È il cuore di un ampio carteggio dell’organizzazione Gladio/Stay Behind – nata negli anni ’50 su impulso della Cia e della Nato, sciolta alla fine del 1990 – dedicato alle coste della Sicilia. Una quarantina di punti per operazioni clandestine, concentrati soprattutto tra Palermo e Trapani. Schede compilate con maniacale precisione tra la metà del 1983 e il 1984, mentre nelle vie della città siciliane esplodevano le autobombe contro magistrati, carabinieri, poliziotti.
I documenti consultati da TPI sono stati depositati all’Archivio di Stato con la direttiva Draghi del 2 agosto 2021, che ha declassificato i dossier su Gladio e sulla Loggia massonica P2. Avevamo già raccontato della nota del luglio 1990, dove veniva proposta la creazione di una nuova struttura clandestina poco prima dello scioglimento dell’organizzazione Stay Behind. Questi nuovi documenti – fino ad oggi inediti, che vi presentiamo per la prima volta – aprono uno scenario inquietante sull’attività militare segreta in Sicilia. Siamo a migliaia di chilometri di distanza dalla cortina di ferro, da quel confine con il Patto di Varsavia – che all’epoca arrivava fino al Friuli – che l’organizzazione Gladio avrebbe dovuto difendere in caso di invasione. Tra i documenti rilasciati dal governo Draghi non c’è nulla che indichi la zona tra Palermo e Trapani come strategica nella contrapposizione della Nato al blocco sovietico. Nulla che giustifichi – nell’ambito della “dottrina” Stay Behind – una attività così capillare degli agenti clandestini di Gladio. Eppure la “nota organizzazione” compilò decine di dossier su zone della costa siciliana scelte per operazione segrete.
L’area di Pizzolungo
In alcuni casi, come vedremo, le “zone di sbarco clandestine” coincidono con luoghi particolarmente significativi. Sono aree dove Cosa nostra – tra gli anni ’80 e ’90 – ha compiuto stragi, controllate metro dopo metro dai clan.
L’area di Pizzolungo, a pochi chilometri da Trapani, è stata attentamente studiata da Gladio alla fine del 1983. Quattro fotografie aeree, cinque pagine fitte di dati e una mappa dell’Istituto geografico militare compongono il dossier, compilato il 3 ottobre 1983 dall’agente “Antonio”. L’area di sbarco indicata è adiacente la Stele virgiliana, lungo la strada che porta verso Trapani. Siamo sotto il monte Erice, a pochi metri dalla curva all’altezza di via Ercole. Questo è il punto dove Cosa Nostra il 2 aprile 1985, un anno e mezzo dopo la compilazione del dossier classificato “Segreto”, collocò l’autobomba contro il pubblico ministero Carlo Palermo, che aveva preso servizio da meno di quattro mesi nella Procura di Trapani. Lui si salvò, ma morirono Barbara Rizzo e i piccoli figli Salvatore e Giuseppe Asta. Come mandanti sono stati condannati Salvatore Riina e Giuseppe Virga, come esecutori, tra gli altri, Baldassare di Maggio e Antonino Madonia.
Trapani, per Gladio, non era una città qualunque. Nel 1987 – due anni dopo l’attentato – il Sismi creò il centro Scorpione, affidato a Vincenzo Li Causi, originario di Partinico, l’agente che verrà ucciso in Somalia nel 1993, poco prima di tornare in Italia per essere interrogato dai magistrati proprio sull’organizzazione clandestina della Nato. Nella documentazione desecretata ci sono pochissimi dettagli sull’attività di quel centro: la contabilità è piena di omissis, senza dettagli, a differenza delle rendicontazioni prodotte da tutte le altre basi Gladio del nord Italia. E la documentazione inedita consultata da TPI retrodata l’interesse di Stay Behind per la Sicilia di almeno quattro anni, con l’intensa attività di mappatura dei possibili punti per sbarchi e operazioni clandestine.
Il tritolo all’Addaura
Il 1989, per Giovanni Falcone, era un anno chiave. In mano aveva i delicatissimi fascicoli sugli omicidi politici di Cosa Nostra, dall’agguato a Pio La Torre fino all’eliminazione del fratello dell’attuale presidente della Repubblica Piersanti Mattarella. Falcone concluse quell’inchiesta indicando la presenza come esecutori dell’agguato contro Mattarella anche di due killer dei Nar, Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini. Verranno poi assolti nel processo che attribuirà alla sola Cosa nostra quell’omicidio.
Nel 1990 Falcone chiederà di indagare su Gladio, dopo la rivelazione della sua esistenza. Non ci riuscì e decise di chiedere il trasferimento al Ministero della Giustizia, puntando a candidarsi per dirigere la nuova struttura che aveva ideato, la Direzione nazionale antimafia. Sapeva che era necessario allargare l’orizzonte delle indagini, per capire fino in fondo quella rete oscura che aveva permesso a Cosa nostra di dominare per decenni la Sicilia e il paese.
Nel giugno del 1989 Giovanni Falcone aveva in agenda incontri importanti. Erano scesi a Palermo per riunioni di coordinamento investigativo Carla Dal Ponte e Claudio Lehman, giudici elvetici impegnati in indagini sui soldi di Cosa nostra in Svizzera. In quei giorni Falcone faceva la spola con la villa sulla spiaggia dell’Addaura che aveva affittato per il periodo estivo, dove aveva invitato anche i due colleghi arrivati a Palermo. Il 21 giugno due poliziotti della sua scorta trovano una borsa con candelotti di dinamite e un innesco radiocomandato, accanto ad una muta da sub e a due pinne sugli scogli della casa del magistrato. Un ordigno pronto ad esplodere. Due settimane dopo Giovanni Falcone commentò così quell’attentato sventato al giornalista dell’Unità Saverio Lodato: «Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi, ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi. (…) Sto assistendo all’identico meccanismo che portò all’eliminazione del generale dalla Chiesa… Il copione è quello. Basta avere occhi per vedere».
Anni dopo, nel 2013, nel corso del processo sull’omicidio di Mauro Rostagno davanti alla corte d’Assise di Trapani, viene depositato un documento proveniente da una fonte anonima che indicava lo svolgimento di una operazione Stay Behind davanti alla villa dell’Addaura nei giorni immediatamente precedenti il ritrovamento della borsa con l’esplosivo. I servizi di intelligence ascoltati in aula non si sono espressi sull’autenticità di quel documento. C’è un elemento che potrebbe essere decisivo. Nel documento si fa riferimento ad un punto della costa dell’Addaura, Torre del Rotolo, a poche centinaia di metri dall’abitazione di Falcone. Ed è questa una delle “zone di sbarco clandestine” presenti nei fascicoli declassificati dal governo Draghi, che rende perlomeno compatibile l’area con le attività della “nota organizzazione”. Anche in questo caso ci sono foto aeree, mappe, dettagli, indicazioni delle modalità per una eventuale operazione segreta con gommoni ed operatori dei servizi. Una semplice coincidenza?
Grandi manovre
Siamo nel giugno 1993. È l’anno terribile delle stragi di mafia sul continente, arrivate dopo gli attentati del 1992 contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un poliziotto del commissariato di Alcamo, Antonio Federico, viene avvicinato da una fonte. Gli indica dei luoghi e delle situazioni da monitorare. Durante alcuni appostamenti scopre una villa con armi e una cassa di esplosivo (che sparirà prima della perquisizione formale), una sorta di bunker di cemento armato dove dichiara di aver visto attrezzatura elettronica sofisticata (e anche questa svanisce nel nulla, con un accesso degli investigatori che arriva solo giorni dopo il suo sopralluogo) e soprattutto assiste ad una operazione militare incredibile. Una notte, appostato in luogo indicato dalla fonte, vede calarsi da un viadotto un gruppo di uomini armati – probabilmente contractor – che porteranno delle casse su alcune automobili, per poi allontanarsi verso il mare.
Siamo nella zona di Balestrate, agro di Alcamo, in una valle che parte da una meravigliosa spiaggia, risalendo le colline fino al viadotto autostradale. Di nuovo, una “zona di sbarco clandestina”. Nel fascicolo conservato all’archivio di Stato dedicato alla zona di Balestrate, compilato dall’agente “Franco” il 17 novembre 1983, ci sono le foto aeree dell’area, con la solita mappa dell’Igm e i dati raccolti minuziosamente. Dal punto indicato per l’azione clandestina parte la strada che risale la collina, verso quell’area che la fonte indicherà, dieci anni dopo, al poliziotto come da attenzionare. Sulla prima pagina in un’immagine aerea appare indicato con una freccia – come se fosse un target – quel viadotto autostradale da dove Antonio Federico ha visto calarsi quegli “operatori” armati e particolarmente addestrati. Ed è la stessa area del bunker e di alcuni punti di atterraggio di elicotteri militari, visti in azione da alcuni testimoni. Di nuovo, coincidenze?
Organizzazione vasta
L’ombra di Gladio attraversa decenni della storia d’Italia. Si incrocia e si confonde con altre organizzazioni segrete, come l’Anello o i Nuclei di difesa dello Stato. Compone un amalgama indistinto, opaco, che ha condizionato la nostra fragile e incompiuta democrazia. Nelle motivazioni dell’ultima sentenza del Tribunale di Bologna sulla strage del 2 agosto 1980, sono riportate le parole del generale Rossetti, già dirigente del Sios Esercito per l’Italia centrale. Parla di una struttura parallela, che nella descrizione ricorda chiaramente Gladio/Stay Behind. E alla fine dichiara: «A mio avviso l’organizzazione è talmente vasta da avere capacità operative nel campo politico, militare, delle finanze, dell’alta delinquenza organizzata». Commenta il giudice estensore della sentenza: «Fino a questo punto il quadro delineato può adattarsi perfettamente alla struttura Stay Behind. L’ultima frase della testimonianza, con l’inquietante riferimento ad una capacità operativa in molti campi compresa la mafia, sembra alludere a qualcosa di ben più ampio dell’organizzazione Gladio, per come è stata è poi conosciuta». Per ora questi documenti sono ombre cinesi, riflessi di segreti probabilmente ancora ben custoditi.
FONTE: https://infosannio.com/2023/05/21/operazione-stay-behind-la-strategia-libanese-di-cosa-nostra-e-lombra-di-gladio/
Rapporto: Fox News licenzia l’intera unità investigativa dopo un accordo di dominio da 787,5 milioni di dollari
Fox News ha licenziato l’intera unità investigativa di giornalisti un mese dopo che la società di notizie via cavo si era accordata con Dominion Voting Systems per 787,5 milioni di dollari, ha riferito Rolling Stone .
Il mese scorso, Fox News ha risolto la causa per diffamazione di $ 1,6 miliardi di Dominion per $ 787,5 milioni. Sei giorni dopo, la società di notizie via cavo ha tagliato i rapporti con Tucker Carlson.
Secondo quanto riferito, gli avvocati di Carlson hanno inviato a Fox News una lettera che accusava la società di aver accettato di licenziare Carlson come parte del suo accordo con Dominion, tra le altre cose.
Tuttavia, la società di voto elettronico ha continuamente negato di aver avuto alcun ruolo nel licenziamento di Carlson.
Un altro dipendente della Fox ha detto a Rolling Stone che i giornalisti licenziati sono gli “agnelli sacrificali” dell’accordo del Dominio.
“I giornalisti di base vengono lasciati andare mentre i dirigenti superiori se ne stanno seduti mentre sono i dirigenti responsabili della debacle del Dominio”, ha detto l’impiegato della Fox. “Noi siamo gli agnelli sacrificali”.
“L’indignazione è che Suzanne Scott e Maria Bartriomo mantengano il loro lavoro”, ha aggiunto un membro dello staff. “Nel frattempo i giornalisti vengono lasciati andare. Siamo sotto shock”.
Un altro ex “talento” della Fox sospetta che la società di notizie via cavo stia cercando di “ottenere denaro dai libri contabili prima del 30 giugno”, a causa dell’accordo di Dominion.
FONTE: https://www.breitbart.com/the-media/2023/05/19/report-fox-news-layoff-entire-investigative-unit-787-5-million-dominion-settlement/
LA CIA CERCÒ DI SCREDITARE L’ARTICOLO DEL NYP PER AIUTARE BIDEN NEL DIBATTITO TV CON TRUMP
La CIA creò la falsa lettera in cui sosteneva che l’articolo del New York Post sulle email del laptop di Hunter Biden era disinformazione russa con il preciso obiettivo di dare munizioni a Biden per il dibattito con Trump.
Fonte: New York Post
La CIA ha cospirato con l’ex direttore ad interim Mike Morell e la campagna di Biden per produrre una lettera in cui si affermava falsamente che le e-mail dal laptop di Hunter Biden erano disinformazione russa e ha sollecitato le firme di almeno un ex funzionario dell’intelligence. È quanto uscirà in un rapporto del personale del Comitato giudiziario della Camera oggi.
Morell ha detto al Prepublication Classification Review Board (PCRB) della CIA che aveva bisogno che la lettera fosse approvata come un insolito “lavoro urgente” quel giorno, 19 ottobre 2020, nel tentativo di fornire munizioni all’allora candidato Joe Biden nel dibattito presidenziale finale per screditare l’articolo del New York Post sulle email di Biden, pubblicato cinque giorni prima.
Quel giorno, un impiegato della CIA che lavorava per il PCRB ha sollecitato una firma per la lettera di Morell dall’ex analista della CIA David Cariens, secondo una dichiarazione scritta di Cariens ai sottocomitati per l’armamento del governo federale e l’intelligence.
Cariens ha spiegato di aver parlato con il PCRB della revisione prima della pubblicazione del suo libro di memorie e durante quella telefonata l’impiegato della CIA gli ha “chiesto” se voleva firmare la bozza della lettera.
“Quando la persona incaricata di rivedere il mio libro ha chiamato per dire che era stato approvato senza modifiche, mi è stato detto della bozza di lettera. La persona mi ha chiesto se ero disposto a firmare. . . Ho accettato di firmare”.
Cariens ha detto a sua moglie, Janice Cariens, anche lei ex ufficiale della CIA, della lettera e anche lei ha accettato di firmare.
Morell ha diretto il PCRB: “è un lavoro urgente, deve uscire il prima possibile”.
FONTE: https://giubberosse.news/2023/05/10/la-cia-cerco-di-screditare-larticolo-del-nyp-per-aiutare-biden-nel-dibattito-tv-con-trump/
FONTE: http://www.ettorelembonews.it/la-censura,-censura-la-censura….html
Chi stava chiamando Jeffrey Epstein?
Uno studio approfondito della sua cerchia – sociale, professionale, transazionale – rivela un ritratto schiacciante dell’élite di New York.
— Frank Rich – 22 LUGLIO 2019 RILETTURA … PER NON DIMENTICARE
Epstein nella sua residenza nel 2015. Foto: Christopher Anderson per New York Magazine
Forse, finalmente, uno stupratore e pedofilo seriale può essere assicurato alla giustizia, più di una dozzina di anni dopo essere stato accusato per la prima volta di crimini che hanno brutalizzato innumerevoli ragazze e donne . Ma ciò che non cambierà è questo: il pozzo nero delle élite, molte delle quali a New York, che hanno permesso a Jeffrey Epstein di prosperare impunemente. Per decenni, persone importanti, influenti e “serie” hanno partecipato alle cene di Epstein, hanno guidato il suo jet privato e hanno promosso la finzione che fosse una specie di geniale miliardario di hedge fund. Come si spiega perché guardassero dall’altra parte , o lusingassero Epstein, anche se devono aver notato che era spesso in compagnia di un giovane harem? Facile: hanno avuto qualcosa in cambio da lui, sia che si trattasse di un giro gratis su quell’aereo “Lolita Express, “ qualche altra forma di generosità monetaria, entrata nelle stravaganti serate di celebrità che ospitava nella sua casa di città, o, forse e in modo straziante, una o due libbre di carne femminile.
Se guardi Fox News, crederai che Bill Clinton fosse l’amico numero 1 e l’abilitatore di Epstein. Se guardi MSNBC, questo scandalo di solito riguarda Donald Trump. In effetti, entrambi i presidenti sono colpevoli (come minimo) di aver dato copertura e credibilità a Epstein. Ci sono così tante domande senza risposta su Epstein, ma una che incombe su tutte è se la folla bipartisan che gli ha spianato la strada coprirà le sue tracce prima che possiamo ottenere risposte, non solo Clinton e Trump e tutti coloro che hanno bevuto da Epstein attraverso ma anche (tra gli altri) istituzioni come Harvard, Dalton e il Council on Foreign Relations, o avvocati come il procuratore di New York Cy Vance Jr., il cui ufficio ha cercato di declassare lo status di molestatore sessuale di Epstein; Kenneth Starr, che ha cercato di fare pressioni sui funzionari del Dipartimento di Giustizia repubblicano affinché il caso Epstein non venisse mai perseguito; e Alan Dershowitz , che ha cercato di fare pressioni sui premi Pulitzer per escludere il Miami Heraldper i suoi epici rapporti investigativi che hanno aperto di nuovo il caso.
Nel 2015, Gawker ha pubblicato il “libretto nero” di Epstein, che era emerso in un procedimento giudiziario dopo che un ex dipendente lo aveva prelevato dalla casa di Epstein intorno al 2005 e in seguito aveva tentato di venderlo. Ha detto che il libro era stato creato da persone che lavoravano per Epstein e che conteneva i nomi e i numeri di telefono di oltre 100 vittime, oltre a centinaia di contatti sociali. Insieme ai registri dell’aereo privato di Epstein, pubblicati nel 2015, il libro dipinge l’immagine di un uomo profondamente invischiato nei più alti circoli sociali.
Collettivamente, questi documenti costituiscono solo uno sguardo al modo in cui la società si è aperta a Epstein a New York, Hollywood e Palm Beach. Nelle settimane successive al suo arresto, abbiamo imparato ancora di più sulle cricche in cui viaggiava e sul modo in cui lo proteggevano. Sebbene alcuni osservatori abbiano paragonato l’enigmatica ascesa di Epstein come affascinante calamita sociale a quella di Jay Gatsby, un archetipo più appropriato potrebbe essere il faccendiere, edonista sessuale e (alla fine radiato) avvocato Roy Cohn.. Negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, Cohn era un mediatore di favore per amici audaci diversi come i massimi politici della macchina democratica, il mafioso Carmine “Lilo” Galante, Nancy Reagan, i proprietari dello Studio 54, l’arcidiocesi cattolica di New York, Andy Warhol, gli editori Rupert Murdoch e Si Newhouse, Dershowitz e l’ambizioso giovane sviluppatore immobiliare Donald Trump.
Questo progetto ha lo scopo di catalogare come la posizione sicura di Epstein nelle sfere d’élite abbia contribuito a nascondere i suoi crimini. Include nomi influenti elencati nel suo libro nero, persone che ha volato, finanziato e chiacchierato, insieme ad altri i cui legami con lui hanno attirato rinnovata attenzione. Certo, non tutti quelli qui citati sapevano tutto quello che stava facendo; Malcolm Gladwell ha detto a New York: “Non ricordo molto, a parte essere sconcertato su chi fosse questo Epstein e perché eravamo tutti sul suo aereo”. Alcuni hanno affermato di non aver mai incontrato Epstein, o di averlo conosciuto solo attraverso la sua ex fidanzata e presunta complice, la socialite Ghislaine Maxwell. Altri si sono allontanati da lui dopo lo scandalo. Ma tutte le persone influenti qui elencate erano in qualche modo legate al mondo di Epstein. La somma dei loro nomi costituisce un resoconto più concreto del potere di Epstein di quanto potrebbe fare qualsiasi resoconto della sua ricchezza contesa. Considera questo un ritratto puntinista di abilitazione che si sovrappone fin troppo agghiacciante a una fetta significativa dell’establishment.
FONTE: https://nymag.com/intelligencer/2019/07/jeffrey-epstein-high-society-contacts.html
LA LINGUA SALVATA
La strana coppia. L’insopportabile matrimonio linguistico tra “fortemente” e “voluto”
I pigri replicanti del linguaggio sentono sempre il bisogno di aggiungere il fastidioso avverbio a un verbo che reggerebbe tranquillamente la frase da solo
Maurizio Assalto
“Volli, sempre volli, fortissimamente volli” è il celebre motto di Vittorio Alfieri, noto pure a chi non saprebbe menzionare un solo titolo della sua vasta produzione. Una frase stracitata, divenuta proverbiale, anche un po’ imprecisa, perché la lezione originale, quale risulta dalla Lettera responsiva scritta il 6 settembre 1783 a Ranieri de’ Calzabigi, per affermare la ferma determinazione a diventare un tragediografo, era leggermente diversa: “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”. Il senso, tuttavia, non cambia. E ha fatto proseliti.
Forse è il duraturo ascendente dell’Astigiano ad avere unito indissolubilmente, finché il senso del ridicolo non li separi, l’avverbio fortemente (versione ridimensionata di quello alfieriano) al verbo volere, nella forma del participio passato e connessi tempi composti. Che si tratti dell’intitolazione di un nuovo premio letterario o di un giardinetto pubblico, dell’istituzione di una borsa di studio o di un riconoscimento di qualunque tipo, dell’inaugurazione di un reparto ospedaliero o una palestra, dell’organizzazione di un convegno, un torneo o una festa di piazza, dell’apertura di un laboratorio teatrale, un parco giochi o un campo scout, di un qualsiasi progetto o intervento sociale, educativo, formativo, sanitario, turistico, editoriale, cinematografico, edilizio, conservativo, di tutela ambientale, di risparmio energetico, di riqualificazione urbana, di riconversione industriale, di sviluppo ecosostenibile, di land art: tutto è sempre, invariabilmente, perentoriamente “fortemente voluto”. Come pure i successi individuali o di gruppo in una gara sportiva, nonché i conseguimenti in qualsiasi campo di attività. Accidenti.
In realtà tra l’avverbio e il verbo il matrimonio è antico. Ma, come si può constatare con una semplice ricerca su Ngram Viewer (il motore sviluppato da Google per misurare la frequenza di una parola o di un’espressione nei libri pubblicati dal 1800 a oggi), dopo essere rimasta per quasi due secoli inoffensiva la locuzione è esplosa negli ultimi quarant’anni. Complici i comunicati stampa fatti con lo stampino, e a seguire i servizi giornalistici che pedissequamente ne dipendono, e che a cascata influenzano il linguaggio della politica e delle relazioni esterne aziendali. Dire soltanto “voluto” non va bene, sembra che manchi qualcosa. Dalla frase “fortemente voluta dal rettore dell’ateneo, la mostra…” provate a togliere “fortemente”: la frase appare monca, lascia il senso di un vuoto, come un componimento poetico in cui è saltata la metrica. Che la colpa sia, anziché dell’assenza dell’avverbio, della scelta del verbo?
Ma il dubbio non sfiora le menti sonnacchiose dei replicanti del linguaggio. E oggi “fortemente voluto” è talmente un tutt’uno che vien da scriverlo tutto attaccato, un verbo solo, fortementevoluto, così come sta diventando una parola sola assolutamentesì! (col punto esclamativo) o come, ai tempi andati della lira, lo era diventato solelire (nelle pubblicità parlate tutto costava “sole tot lire”, e in quelle scritte “solelire tot”: quasi una nuova moneta, che in tempi – anche – di inflazione galoppante poteva destare il sospetto che questa solitaria lira fosse ’na sòla).
A fortementevolere sono soprattutto (non solo ma soprattutto) individui maschi (il “sesso forte”), in ciò perpetuandosi una discriminazione finora sfuggita agli zelatori della gender awareness. Possono essere presidenti dei sodalizi più disparati, imprenditori grandi e piccoli, senatori e deputati, ministri e grand commis, assessori e consiglieri, autorità prevalentemente locali in campo amministrativo, scolastico, accademico, confessionale. Ma càpita pure che certi calciatori siano fortementevoluti da qualche allenatore impallinato, e persino al Papa, stando alle concordi fonti giornalistiche, è stato attribuito l’aver fortementevolute un sacco di cose, dal Sinodo per l’Amazzonia all’impegno contro gli abusi sui minori all’evento assisano “The economy of Francesco” – e del resto c’è sempre qualche arcivescovo che fortementevuole la visita di Francesco, e a loro volta i Papi precedenti, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno avuto le loro brave occasioni per fortementevolere. Anche la premier Giorgia Meloni, che quando si tratta di inserire il pilota automatico alla favella risponde di slancio «a noi!» , all’occorrenza non si tira indietro: come quando, lo scorso gennaio, ha ribadito «piena fiducia» nel guardasigilli Carlo Nordio, finito sulla graticola per le sue critiche all’uso eccessivo delle intercettazioni: «L’ho fortemente voluto io». E te pare…
“Fortemente voluto”: non “ideato”, “pensato”, “perseguito”, “conseguito”, “sostenuto”, “auspicato”, “sollecitato”, “ottenuto”, “su impulso/per volontà/con il sostegno di”. O anche semplicemente “voluto”. Certo, volere fortemente è qualche cosa di più, dà l’idea di un impegno strenuo, risoluto, irremovibile. Ma davvero è sempre necessaria tanta profusione di energie? Perversione mia, la confesso, non posso farci nulla. Ogni volta che leggo o ascolto questa espressione mi si disegna nella mente l’immagine di un omino, fremente di sé e della propria ispirata volontà, che stringe i pugni e strizza gli occhi nello sforzo volitivo: non legato alla sedia come Alfieri ma nella postura del Pensatore di Rodin, assiso non su una roccia ma sulla tazza. Che si sforza, si sforza, vuole fortemente…
FONTE: https://www.linkiesta.it/2023/05/fortemente-voluto-questa-cosa/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
VODAFONE: TAGLIO DI 11MILA POSTI DI LAVORO IN 3 ANNI
La multinazionale di telefonia mobile e fissa con sede a Londra licenzierà oltre il 10% dell’organico
Jean-François van Boxmeer, presidente del gruppo Vodafone, e il Consiglio d’Amministrazione l’avevano scelta come nuova group chief executive a fine aprile, sottolineandone la “sua risolutezza nell’iniziare la necessaria trasformazione di Vodafone”. Ieri Margherita Della Valle ha annunciato il suo piano triennale di ristrutturazione della multinazionale delle telecomunicazioni, a commento dei dati di bilancio dell’anno, confermando la ristrutturazione necessaria tanto bramata dei vertici per rimanere competitivi.
“La nostra prestazione non è stata abbastanza buona. Per un risultato costante, Vodafone deve cambiare […] Dobbiamo superare alcune sfide evidenti. Siamo più complessi di quanto dobbiamo essere, il che limita la nostra agilità commerciale locale”; e sappiamo benissimo cosa vuol dire essere più agili nel mondo degli affari: 11.000 riduzioni del personale pianificate in tre anni, intervenendo tanto nella sede centrale che nei mercati locali. Ecco cosa prevede il piano d’azione di Della Valle.
Una riduzione complessiva dell’organico di oltre il 10% (quindi organizzazione più snella) da affiancare ad altre 3 direttrici d’azione:
- Massimizzare il potenziale di Vodafone Business
- Fornire esperienze più semplici e in linea con le aspettative dei clienti
- Concentrare le risorse su un portafoglio di prodotti e aree geografiche dimensionato correttamente
È infatti in particolar modo l’Europa a essere il cuore dei problemi della multinazionale Telco, con sottoperformance commerciali in Germania, Italia e Spagna che controbilanciano negativamente gli ottimi risultati derivanti dalla crescita in Africa. “Il settore delle telecomunicazioni europeo ha tra i più bassi ROCE (il rendimento del capitale investito) in Europa, accanto al più alto capitale richiesto di investimento” ha spiegato la group chief executive. La soluzione in questi casi è quindi sempre la stessa: tagli al personale.
D’altronde che il mondo degli affari sia spietato non lo scopriamo oggi; ma non prendetela sul personale, it’s strictly business!
Massimo A. Cascone, 17.05.2023
FONTI
FONTE: https://comedonchisciotte.org/vodafone-taglio-di-11mila-posti-di-lavoro-in-3-anni/
Licenziamenti nelle big tech: se anche LinkedIn taglia anziché trovare lavoro
9 Maggio 2023
Nel 2022, 1056 aziende tecnologiche hanno licenziato ben 164.511 dipendenti. E nel 2023 la situazione sta peggiorando: Amazon ha annunciato altri 9.000 tagli, Intel taglia budget e costi come Meta, Spotify, Zoom e Snap. E ora anche LinkedIn procede coi licenziamenti…
Per alcuni è già colpa dell’IA, di ChatGpt e soci. E viene fatto notare come, effettivamente, molti chatbot abbiano già preso il posto dei centralinisti nell’antipatica attività di filtro tra l’utente e le grandi aziende. Per altri è tutta colpa della sbornia pandemica che ha drogato alcune fette del mercato, legate all’intrattenimento domestico o alle attività di smart working e per questo cresciute a dismisura coi lockdown, salvo poi sgonfiarsi col ritorno alla normalità. Certo è che se anche LinkedIn di Microsoft si lascia andare ai licenziamenti, la situazione sembra davvero nera…
I LICENZIAMENTI IN LINKEDIN
LinkedIn, il social network che serve a fare incontrare domanda e offerta nel mercato del lavoro, ha difatti annunciato 716 licenziamenti in vista di una imponente ristrutturazione che dovrebbe comportare anche la graduale eliminazione della sua app di lavoro incentrata sulla Cina.
LA LETTERA DEL CEO
Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministratore delegato di LinkedIn, Ryan Roslansky, ha affermato che il taglio di ruoli nei team di vendita, operativi e di supporto è finalizzato a ottimizzare le operazioni dell’azienda. “Con la maggiore fluttuazione del mercato e della domanda dei clienti e per servire in modo più efficace i mercati emergenti e in crescita, stiamo ampliando l’uso dei fornitori”, ha spiegato il Ceo.
“Stiamo inoltre eliminando i livelli – ha aggiunto il numero 1 del social network controllato da Microsoft – , riducendo i ruoli di gestione e ampliando le responsabilità per prendere decisioni più rapidamente”. Nella lettera Roslansky ha assicurato che i cambiamenti porteranno alla creazione di 250 nuovi posti di lavoro. Ma intanto la tagliola scatterà per oltre 700 dipendenti.
I TAGLI DELLA CONTROLLANTE, ANCHE IN ITALIA
La ristrutturazione del social network non deve sorprendere, dato che la controllante, Microsoft (acquisì Linkedin nel 2016 per oltre 26 miliardi di dollari) ha annunciato diecimila esuberi per risparmiare 1,2 miliardi di dollari.
Esuberi che, come anticipato dal sito Wired, dovrebbero riguardare anche l’Italia, precisamente 59 posizioni fra Roma e Milano su un migliaio di posti totali nel nostro Paese. Nel dettaglio, una quindicina sarebbero cariche manageriali mentre il resto ricadrebbe sul settore vendite.
LE ALTRE BIG TECH MANI DI FORBICE
A fine marzo Amazon ha annunciato una nuova maxi tornata di licenziamenti: 9.000 unità che vanno a sommarsi ai precedenti 18.000 lavoratori rimossi dal loro incarico a inizio gennaio. La decisione di un nuovo taglio è stata presa dopo la conclusione del processo di revisione aziendale da cui sono emersi esuberi soprattutto in AWS, PXT, Advertising e Twitch. Una “soluzione difficile”, spiega il CEO Andy Jassy, considerata però “la migliore per l’azienda nel lungo termine”.
Ed è tutto il mondo legato al software e all’intrattenimento, dai videogiochi a chi, come Disney, gestisce canali e parchi divertimento, a soffrire. E infatti dal castello fiabesco presto usciranno 11mila dipendenti con gli scatoloni in mano. Lo scorso novembre Meta aveva annunciato il primo round di tagli che ha coinvolto 11mila persone, pari al 13% della forza lavoro totale, presto ne taglierà altrettanti, congelando 5mila assunzioni in cantiere. “Sarà difficile. Significherà salutare colleghi di talento che sono stati parte del nostro successo”, ha commentato amaramente Mark Zuckerberg.
I tagli subiti da Twitter con l’arrivo di Elon Musk sono già ben noti a tutti. Pare che Intel, già reduce di una cura dimagrante non precisata, sia pronta a un nuovo round di tagli. Voci di corridoio riportano che la riduzione della forza lavoro potrebbe essere il frutto della diminuzione del 10% del budget a disposizione delle divisioni Client Computing Group (CCG) e Datacenter and AI Group (DCAI), il che significherebbe secondo l’analista Dylan Patel una sforbiciata dell’organico delle due divisioni pari al 20% in totale.
Google s’è imposto una dieta da 12.000 unità in meno, Ericsson da 8.500, sorti simili sono toccate anche a PayPal, che dovrebbe ridurre la propria forza lavoro di 2.000 dipendenti, Spotify di 600, Zoom di ben 1.300 che rappresenta il 15% del totale, Snap un quinto dei circa 6.500 lavoratori. Tanta gente in cerca di impiego che in questo periodo si sta riversando su LinkedIn, che per paradosso procede anch’essa coi licenziamenti.
FONTE: https://www.startmag.it/economia/licenziamenti-linkedin/
PANORAMA INTERNAZIONALE
JOE BIDEN, ICONA SIMBOLICA DEL TRAMONTO DELL’OCCIDENTE
Paola Bergamo, nell’articolo pubblicato sul Nuovo Giornale Nazionale sabato scorso (https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/italia/politica/11922-occidente-e-oriente-quando-muore-un-impero.html), scrive: “Il Mondo guarda, osserva, ricorda il passato e giudica il presente. Le spese militari dell’Occidente sono di molto superiori a quelle dell’intero pianeta. Un semplice raffronto tra grandi potenze dimostra che la spesa militare pro-capite degli Stati Uniti (con meno dello 0,05 per cento degli abitanti del pianeta), è più di quattordici volte superiore a quella della Cina. Se a questo si aggiunge la forza degli Alleati, è evidente che stiamo parlando di una potenza militare esorbitante. Nel secolo scorso vi era una precisa corrispondenza tra la grande capacità militare (dell’Occidente) e la sua potenza economica . Oggi non è più così come, probabilmente, anche culturalmente l’Occidente non è più dominante. Ci sono Paesi, basti pensare a Cina e India, che hanno prodotto un grande incremento e sviluppo del loro sapere anche scientifico e tecnologico. La Cina o la sola India hanno più abitanti dell’Occidente, la Cina ha una economia comparabile a quella dell’Occidente. L’India è “matematica allo stato puro” e la sua economia è tra quelle in maggior crescita. Quello che resta ancora difficile da eguagliare tra gli “Imperi” è lo strapotere militare dell’Occidente. Le armi, esprimono forza persuasiva e dissuasiva.
Però oggi viene spontaneo chiedersi se, a fronte della crescita economica degli altri, quanto a lungo possa pagare ritener di poter destabilizzare e comandare il mondo con le portaerei, con le armi e con le guerre. Tutti gli Imperi prima o poi decadono con un lento processo all’inizio quasi impercettibile. Poi, via via, tutto si fa più convulso e doloroso, e alla fine, anche gli imperi muoiono. Quando muore un impero regna il caos.
Non ci resta che cercare di salvare il salvabile”.
Ovviamente, quanto afferma Paola Bergamo ha un riferimento diretto alla leadership Usa e al presidente Joe Biden, il quale appare sempre più come l’icona simbolica della perdita di lucidità dell’America.
Se vogliamo trovare un’icona rappresentativa per l’Europa dobbiamo rassegnarci. La leadership europea è un fantasma che si aggira per il Vecchio Continente, mostrando volti ectoplasmatici tracotanti.
Joe Biden, invece, rappresenta benissimo lo sbandamento intellettuale, strategico, militare, diplomatico della più grande potenza del pianeta.
In due anni di presidenza è riuscito a allontanare dagli Usa il mondo arabo, il quale si sta progressivamente spostando verso Cina e Russia. La Cina ha mediato un riavvicinamento tra Riad e Teheran e la Russia ha mediato il ritorno della Siria nella Lega Araba.
La politica dei Clinton e di Obama ha disastrato il Medio Oriente con le primavere arabe e Joe Biden è riuscito a finire l’opera.
Fuggito a gambe levate dall’Afghanistan, Biden è, come ricorda bene Paola Bergamo, uno dei maggiori artefici di quell’escalation frizionale con la Russia che ha portato all’invasione dell’Ucraina.
Ora piagnucola perché gli Usa rischiano il default.
L’America, infatti, comincia a tremare nello sprint finale per evitare un “catastrofico default” dall’inizio di giugno, come profetizzato dalla segretaria al tesoro, Janet Yellen, nel caso non si alzi o non si sospenda il tetto al debito. Una data che potrebbe scatenare un vero terremoto e che costerebbe – secondo la Casa Bianca – 8 milioni di posti di lavoro, drastici tagli alla spesa pubblica e perturbazioni finanziarie globali, dato che finora il mondo ha considerato il debito pubblico Usa l’asset sicuro per eccellenza.
Yellen, durante una riunione in Giappone dei ministri finanziari del G7, ha sottolineato che “anche senza arrivare al default, il rischio politico ‘calcolato’ sul tetto del debito può comportare costi economici gravi” e ha avvertito che se gli Stati Uniti non riescono a soddisfare ai loro obblighi finanziari, sarebbe una “catastrofe economica e finanziaria”.
Mentre gli Usa rischiano di attivare una crisi finanziaria catastrofica, il Fondo Monetario Internazionale ci dice che la Russia, la quale grazie alle sanzioni doveva cadere nel disastro economico, vedrà salire il suo pil nel 2023 e ancor di più nel 2024.
Joe Biden è anche l’icona di una posizione equivoca, essendo alcuni suoi famigliari e, in particolare suo figlio Hunter, sotto continua osservazione per gli affari con la Cina e con la Russia. Affari che, secondo alcuni repubblicani, coinvolgerebbero anche il presidente.
Lucio Caracciolo ha appena mandato in edicola il quarto volume 2023 di Limes il cui titolo è emblematico dell’attuale situazione.
Il bluff globale, quarto volume di Limes del 2023, muove infatti – come si legge nella presentazione- “dall’idea che la “globalizzazione” non sia fenomeno solo commerciale. Pertanto, la sua trasformazione – dall’esito ancora aperto – non è un fatto solo economico.
La (seconda) globalizzazione è infatti figlia di tre eventi squisitamente storico-geopolitici: l’esito delle due guerre mondiali, la scelta statunitense di aprire alla Cina nel 1972 in chiave antisovietica e lo sbocco della guerra fredda. Il primo evento mette fine al primato europeo, consentendo la definitiva ascesa degli Stati Uniti a grande potenza. Il secondo pone le premesse del binomio Usa-Cina su cui si è retta, finora, quella dinamica aggregante che siamo soliti chiamare globalizzazione. Il terzo eleva a canone il modello materiale e culturale statunitense (Washington Consensus), facendone il paradigma del rise of the rest che Washington tenta d’inquadrare in un ordine mondiale incentrato sull’America”.
“A sancire la fine della luna di miele con gli Stati Uniti – sostiene Limes – è la disillusione verso il canone, appannato da errori strategici (guerra al terrorismo) e mali sistemici (recessione del 2008, violenza sociopolitica e altre manifestazioni della “tempesta americana”). Ma anche la sopraggiunta divergenza tra convenienze economiche e traiettorie geopolitiche, soprattutto di Usa e Cina. Da cui l’alterazione del rapporto tra costi (sostenuti) e benefici (percepiti) di un primato che gli Stati Uniti sembrano sempre meno capaci e desiderosi di sostenere, ma cui non vogliono (ancora?) rinunciare. L’interdipendenza, essenza della modernità post-guerra fredda, si volge così da viatico di cooperazione a fonte di tensione tra il Numero Uno e i suoi sfidanti, specie dov’è più difficile da scalfire. Con inevitabili ripercussioni sugli alleati – europei e non – di Washington, orfani di un ordine americanocentrico cogente ma, tutto sommato, comodo e rassicurante”.
La disillusione del canone deriva, principalmente, dal fatto che è stata la finanza a portare gli Usa a compiere alcuni atti, come l’ingresso della Cina nel WTO, a fare della Cina la fabbrica del mondo senza diritti per chi lavora, ad avere una postura anti russa dopo che è fallito il tentativo con Boris Eltsin di far diventare la Russia la miniera a disposizione delle multinazionali occidentali e ad avere alimentato un’ideologia woke che rappresenta il massacro della cultura occidentale.
Come è possibile dire al mondo che vuoi esportare la democrazia e la libertà, perché sei stato scelto da Dio per estenderle sulla terra (idea radicata negli Usa fin dalla loro costituzione), quando ti sputi addosso da solo con idee folli come la cancel culture, il gender fluid e tutte le altre idiozie che il comunismo finanziario ha inventato per trasformare l’Occidente in una massa amorfa di consumatori nullatenenti a disposizione di un gruppo di paperoni paranoici?
Che un vecchietto dalla lucidità incerta sia l’icona degli Usa non ci sorprende, dato che dietro le quinte si agita la paranoia.
FONTE: http://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/estero/politica-internazionale/11937-joe-biden-icona-simbolica-del-tramonto-delloccidente.html
Il Vietnam subisce una serie di blackout nel mezzo di un’ondata di calore, con il rischio di contagio alla Cina
La più grande città del Vietnam, Ho Chi Minh City, sta cercando di risparmiare sull’utilizzo dell’energia elettrica a causa di un’ondata di caldo che ha esaurito i bacini idrici per l’energia idroelettrica, la fonte che genera circa un terzo dell’elettricità del Vietnam.
Nelle ultime settimane, alcune zone dell’Asia sono state colpite da un clima caldo e secco, a causa del formarsi del modello El Nino, che porta un clima secco e caldo in gran parte del sud-est asiatico.
Il carbone è la principale fonte di energia elettrica del Vietnam, con una quota del 46%, seguita dall’energia idroelettrica con il 31%, secondo i dati BloombergNEF del 2021.
A causa dell’esaurimento dei bacini idroelettrici, le autorità di Ho Chi Minh City hanno chiesto a fabbriche, centri commerciali e scuole di spegnere metà degli ascensori e di spegnere le luci nei corridoi e nei parcheggi. Anche l’illuminazione stradale viene spenta prima del previsto per risparmiare energia. Ai funzionari dell’amministrazione è stato anche chiesto di limitare l’uso di abiti e completi formali per ridurre la necessità di aria condizionata in presenza di temperature elevate. Più leggeri e sportivi, meno aria condizionata.
Secondo i media vietnamiti, Ho Chi Minh City ha stabilito quattro nuovi record di consumo giornaliero di elettricità in meno di un mese a causa del caldo, secondo la Ho Chi Minh City Power Corporation.
Questa carenza energetica per il caldo sembra che non colpirù solo il Vietnam e in vicini Laos, ma si allargherà anche alla Cina che sta avendo gli stessi problemi, che peggioreranno durante l’estate.
Il mese scorso, i funzionari cinesi hanno avvertito che la domanda di energia elettrica in Cina è destinata ad aumentare e che alcune aree del Paese potrebbero trovarsi di nuovo a dover affrontare carenze di energia nei momenti di massima richiesta quest’estate.
Il carico massimo di energia previsto sarebbe superiore ai 1.290 GW registrati lo scorso anno. Nel 2022, un’ondata di caldo ha esaurito i serbatoi di energia idroelettrica e in alcune zone della Cina sud-occidentale sono state attuate interruzioni di corrente. All’epoca, le interruzioni portarono alla chiusura delle fabbriche e al calo della produzione manifatturiera nel mese di agosto, che hanno ulteriormente appesantito la debole crescita economica cinese dello scorso anno.
FONTE: https://scenarieconomici.it/il-vietnam-subisce-una-serie-di-blackout-nel-mezzo-di-unondata-di-calore-con-il-rischio-di-contagio-alla-cina/
IL RUSSIAGATE NON È MAI ESISTITO. MA L’UKRAINEGATE SÌ E NESSUNO NE PARLA
Il rapporto Durham ha certificato che il Russiagate non è mai esistito. In compenso, nessuno parla dell’Ukrainegate che vede pesantemente coinvolti il presidente Joe Biden e suo figlio Hunter. Intanto, su iniziativa del Dipartimento di giustizia, l’intera squadra investigativa che indagava su Hunter Biden è stata rimossa dall’incarico.
Ricapitolando: negli Usa il procuratore speciale John Durham ha chiuso l’indagine sul Russiagate, acclarando che l’Fbi avviò l’inchiesta per far luce su asseriti collegamenti tra Donald Trump e ambienti riconducibili al Cremlino senza lo straccio di una prova, ma su specifico mandato di Barack Obama, Hillary Clinton e la loro cerchia.
Alla quale appartiene Michael Morell, ex vicedirettore della Cia e cofirmatario assieme ad altri 50 funzionari dell’intelligence statunitense della cosiddetta “Dichiarazione pubblica sulle e-mail di Hunter Biden”, datata 19 ottobre 2020, in cui si sosteneva che l’inchiesta condotta dal «New York Post» sulle e-mail del figlio dell’attuale presidente Joe Biden fossero frutto della disinformazione russa. Morell stesso ha candidamente ammesso che questa tesi era completamente priva di riscontri, ma di aver comunque firmato il documento per non avvantaggiare la corsa alla Casa Bianca di Donald Trump e di averlo fatto dietro raccomandazione di Antony Blinken, allora consigliere senior per la campagna elettorale del candidato Joe Biden.
Per salvare il “figliol prodigo” dalle probabilissime implicazioni di una indagine condotta dal procuratore generale di Kiev Viktor Šokin, mirata a far luce sui suoi loschi affari con la compagnia energetica ucraina Burisma (nello specifico, «i documenti bancari statunitensi attestano che la società facente capo a Hunter Biden, la Rosemont Seneca, aveva ricevuto da Burisma accrediti regolari, generalmente superiori ai 166.000 dollari al mese, su uno dei suoi conti tra la primavera del 2014 e l’autunno del 2015»), il paparino aveva fatto leva sui privilegi garantitigli dalla posizione di vicepresidente degli Stati Uniti per ricattare l’allora presidente Petro Porošenko, minacciando di bloccare il flusso di aiuti statunitensi su cui si reggeva la stabilità finanziaria della disastrata Ucraina qualora Šokin non fosse stato rimosso dall’incarico. È stato lo stesso Biden a raccontare la vicenda in questi esatti termini, affermando di aver chiarito dinanzi alle controparti ucraine che ”se il procuratore non viene licenziato, non avrete i soldi. Ebbene, quel figlio di puttana fu cacciato. E al suo posto nominarono qualcuno che, all’epoca, riscuoteva il nostro gradimento”.
Naturalmente, la rete di sicurezza allestita attorno ad Hunter Biden è stata notevolmente rafforzata sotto la presidenza del vecchio Joe, come si evince dalle pressioni esercitate dall’Fbi sui vertici di Facebook affinché censurassero i post che rimandavano alle inchieste sul suo conto. Nonché dalle rivelazioni rese da un funzionario del fisco statunitense secondo cui, su iniziativa del Dipartimento di Giustizia, l’intera squadra investigativa titolare dell’indagine tributaria incentrata su Hunter Biden sarebbe stata rimossa dall’incarico.
Nel novero dei firmatari del documento a sostegno di Hunter Biden figura anche James Clapper, che in qualità di direttore della National Intelligence mentì spudoratamente al Congresso dichiarando sotto giuramento che, contrariamente a quanto acclarato dalla imponente documentazione resa di pubblico dominio da Edward Snowden, la National Security Agency non aveva intenzionalmente spiato in maniera del tutto illegittima milioni di cittadini statunitensi.
FONTE: https://giubberosse.news/2023/05/18/il-russiagate-non-e-mai-esisito-ma-lukrainegate-si-e-nessuno-ne-parla/
BIDEN NOMINA A CAPO DEL NIH ONCOLOGA CHE HA RICEVUTO QUASI $300 MILIONI IN SOVVENZIONI DA PFIZER
Indicata dall’amministrazione Biden come direttrice del National Institute of Health, Monica M. Bertagnolli è l’ennesima porta girevole tra grandi compagnie farmaceutiche e istituzioni statali. Nella sua carriera ha ricevuto oltre 116 sovvenzioni da Pfizer, per un totale di 290,8 milioni di dollari, pari all’89% di tutte le sovvenzioni di ricerca ricevute.
Nella giornata di ieri l’amministrazione Biden ha annunciato l’intenzione di nominare a capo del NIH (National Institute of Health) il chirurgo oncologico Monica Marie Bertagnolli.
Oggi, il presidente Biden ha annunciato la sua intenzione di nominare la dott.ssa Monica Bertagnolli a direttore del National Institute of Health (NIH), la principale organizzazione mondiale di ricerca biomedica. La dottoressa Bertagnolli è un chirurgo oncologico, ricercatrice oncologica, educatrice e leader medico di fama mondiale che ha la visione e la leadership necessarie per realizzare la missione di NIH per la ricerca delle conoscenze fondamentali e la promozione della salute umana.
Se confermata dal Senato, Monica Bertagnolli diventerà la seconda donna a guidare l’NIH, la più grande agenzia di ricerca biomedica al mondo con un budget di 45 miliardi di dollari nel 2022.
Sessantenne, di origini italo-basche e con una fulminante carriera da donna prodigio alle spalle, la Bertagnolli era stata nominata a capo del National Cancer Institute solo il 22 agosto dello scorso anno.[1] In precedenza, aveva lavorato presso i templi della ricerca oncologica americana, il Brigham and Women’s Hospital e il Dana-Farber Cancer Institute, oltre ad aver ricoperto l’incarico di Richard E. Wilson Professor of Surgery presso la Harvard Medical School.
In occasione della sua nomina a direttrice del National Institute of Cancer lo scorso anno, The Daily Signal pubblicò alcune informazioni interessanti scoperte dall’Oversight Project della Heritage Foundation. Nel corso della sua carriera di oncologa e scienziata, la Bertagnolli ha ricevuto 290,8 milioni di dollari in finanziamenti per la ricerca dal gigante farmaceutico Pfizer.
“Dal 2015 al 2021, la Bertagnolli ha ricevuto oltre 116 sovvenzioni da Pfizer, per un totale di 290,8 milioni di dollari. Questo importo rappresentava l’89% di tutte le sue borse di ricerca, secondo Open Payments, un programma nazionale di trasparenza nell’ambito del Center for Medicare & Medicaid Services che raccoglie e pubblica informazioni sui rapporti finanziari tra aziende farmaceutiche e di dispositivi medici e alcuni fornitori di assistenza sanitaria”.
“Il finanziamento di Pfizer (e tutti gli altri finanziamenti del settore a me assegnati) non era sotto forma di sovvenzioni dirette nei miei riguardi. Questo finanziamento era sotto forma di contratti stipulati dall’Alliance for Clinical Trials in Oncology”, ha detto Bertagnolli a The Daily Signal in una e-mail martedì. La Bertagnolli ha aggiunto:
“Tutti i contratti del settore sono stati utilizzati dal gruppo di sperimentazione clinica di oltre 3.000 membri dell’Alliance per condurre studi clinici sul cancro. È importante sottolineare che praticamente tutto il finanziamento di Pfizer è stato per un unico grande studio clinico internazionale sul cancro al seno, un totale di $ $ molto alto perché ha arruolato oltre 6.000 pazienti in un certo numero di paesi.
Il finanziamento è stato distribuito tra molte diverse istituzioni sanitarie, sia accademiche che comunitarie, per condurre la sperimentazione. L’Alliance, in generale, non ha più coinvolgimento con un partner del settore piuttosto che con un altro: è solo che questo trial Pfizer era molto ampio e, quindi, molto costoso”.
Di fronte a una notizia del genere, un tempo qualcuno avrebbe forse osato sollevare domande. Ad esempio, se un individuo che deve essenzialmente la propria strabiliante carriera ai finanziamenti di una compagnia farmaceutica, una volta posto a capo di un’istituzione pubblica dalla quale dipendono scelte che impattano la spesa sanitaria pubblica e la collettività, sarà mai in grado di prendere decisioni che ostacolino, o anche non solo non favoriscano, quella compagnia farmaceutica. “Ma ormai son tutte cose del secolo scorso”, avrebbe detto il grande Giorgio Gaber. Dietrologia, domande da complottisti. Ormai viviamo nell’epoca in cui la politica, i media e buona parte dell’opinione pubblica che ancora li segue ha fatto propria l’idea secondo cui “le compagnie farmaceutiche hanno salvato il mondo dal Covid”. E allora di cosa mai dovremmo preoccuparci? Di niente, anzi, forse è meglio proprio non farsi nessuna domanda. Dicono si viva meglio.
FONTE: https://giubberosse.news/2023/05/16/biden-nomina-a-capo-del-nih-oncologa-che-ha-ricevuto-quasi-300-milioni-in-sovvenzioni-da-pfizer/
SCIENZE TECNOLOGIE
“La narrativa sul cambiamento climatico riflette la corruzione della scienza”. Parola di Premio Nobel per la Fisica
John Francis Clauser è un fisico teorico e sperimentale americano noto per i suoi contributi ai fondamenti della meccanica quantistica, in particolare alla disuguaglianza di Clauser-Horne-Shimony-Holt.
Clauser è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica 2022, insieme ad Alain Aspect e Anton Zeilinger “per gli esperimenti con i fotoni entangled, per aver stabilito la violazione delle disuguaglianze di Bell e per essere stato il pioniere della scienza dell’informazione quantistica” e fu il primo a dimostrare la non ambigua forma del fotone come particella. Oltre a laureato con il Premio Nobel Clauser ha anche vinto il premio Wolf per la Fisica e proviene da una famiglia di scienziati, con lo zio che era Premio Nobel per la Chimica. Uno scienziato a tutto tondo e affermato membro dell’accademia.
John Francis Clauser è un fisico teorico e sperimentale americano noto per i suoi contributi ai fondamenti della meccanica quantistica, in particolare alla disuguaglianza di Clauser-Horne-Shimony-Holt.
Clauser è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica 2022, insieme ad Alain Aspect e Anton Zeilinger “per gli esperimenti con i fotoni entangled, per aver stabilito la violazione delle disuguaglianze di Bell e per essere stato il pioniere della scienza dell’informazione quantistica” e fu il primo a dimostrare la non ambigua forma del fotone come particella. Oltre a laureato con il Premio Nobel Clauser ha anche vinto il premio Wolf per la Fisica e proviene da una famiglia di scienziati, con lo zio che era Premio Nobel per la Chimica. Uno scienziato a tutto tondo e affermato membro dell’accademia.
Ora però John F. Clauser si è unito all’”Alleanza Ribelle” degli scienziati della CO2 Coalition, l’unione degli accademici che ha una visione non mainstream sul cambiamento climatico e che difende la scienza vera, quella dei dati e degli studi, contro l’ideologia. Il premio Nobel ha affermato:
“A mio parere, non esiste una vera crisi climatica. C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultimo viene inutilmente esacerbato da quella che, a mio avviso, è una scienza del clima errata”.
“La narrativa popolare sul cambiamento climatico riflette una pericolosa corruzione della scienza che minaccia l’economia mondiale e il benessere di miliardi di persone. La fuorviante scienza del clima si è trasformata in una massiccia pseudoscienza giornalistica scioccante. A sua volta, la pseudoscienza è diventata un capro espiatorio per un’ampia varietà di altri mali non correlati.
È stato promosso ed esteso da agenti di marketing aziendale, politici, giornalisti, agenzie governative e ambientalisti altrettanto fuorvianti. A mio parere, non esiste una vera crisi climatica. C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultimo viene inutilmente esacerbato da quella che, a mio avviso, è una scienza del clima errata“.
Quindi, per uno scienziato vero, affermato, un Premio Nobel per la Fisica, contesta le baggianate che sentite in TV e che leggete sui giornali, i divieti di accendere il barbeque, i ragazzetti ignoranti che danneggiano i monumenti per “combattere il cambiamento”. Però l’ignoranza è tanta, troppa, e un Premio Nobel non basta.
FONTE: https://scenarieconomici.it/la-narrativa-sul-cambiamento-climatico-riflette-la-corruzione-della-scienza-parola-di-premio-nobel-per-la-fisica/
Franco Prodi sbotta: “Crisi climatica colpa dell’uomo? È una bufala”
L’intervento del fisico (e fratello dell’ex premier) sulle cause dei cambiamenti climatici e dell’alluvione in Romagna
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Università che non forniscono alloggio è cosa diversa dal pretendere di poter affittare case in centro ad una delle città più ricche d’Europa a 2-300 euro al mese. I compagni perdono il pelo ma non il vizio… e comunque l’Università dovrebbe essere una breve parentesi della vita, non il centro di tutto.