RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 17 NOVEMBRE 2021 SPECIALE COLPO DI STATO FINANZIARIO 2011

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

17 NOVEMBRE 2021

SPECIALE COLPO DI STATO FINANZIARIO 2011

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Non ti devi sviare,

ma in ogni aspetto della tua attività

devi fare giustizia

e in ogni tuo giudizio mantenere comprensione.

MARCO AURELIO ANTONINO, Ricordi, Rizzoli, 1993, pag. 51

 

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SOMMARIO

10 anni fa il colpo di Stato finanziario: cronaca dei fatti del 2011
Tremonti svela il ricatto della Bce all’Italia del 2011
Berlusconi e lo spread: nel 2011 colpo di Stato contro di lui
La vera storia del MES: retroscena del golpe finanziario del 2011
Il colpo di stato in Italia del 2011, il primo di una serie di attentati alla Costituzione
La crisi economica italiana 2008-2014
Deutsche Bank è indagata: causò la crisi dello spread

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

10 anni fa il colpo di Stato finanziario: cronaca dei fatti del 2011

Novembre 17, 2021 posted by Canale Sovranista

Sembra ieri, eppure sono passati ben dieci anni dal colpo di stato finanziario del novembre 2011. E voi quanto ne sapete di cosa accadde quell’anno?

Ecco un riepilogo dei principali avvenimenti, alcuni già noti all’epoca altri venuti fuori nel corso del tempo.

LE CRISI E LE GRAVI CRISI (21 febbraio 2011)

Cominciamo con la famosa frase di Mario Monti sulle “crisi e gravi crisi”, l’intervento è stato caricato originariamente sul canale YouTube dell’università “LUISS Guido Carli

VIDEO QUI: https://youtu.be/STEvyznA2Ew

« Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario.

È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata. »

IL GRUPPO BILDERBERG (9-12 giugno 2011)

Fra gli invitati alla riunione del gruppo Bilderberg erano presenti: Jean-Claude Trichet il governatore uscente della BCE, Mario Monti come rettore della Bocconi e Giulio Tremonti in qualità di ministro delle finanze.

L’immagine è un montaggio di due foto

La lista completa degli invitati è pubblica sul sito ufficiale del bilderberg, l’elenco è in ordine alfabetico per cognome.

Ecco anche gli argomenti trattati nella riunione, fra cui spiccano:

– L’appetito per le riforme: possono i governi realizzarle?

– Un euro sostenibile: implicazioni per le economie europee

LA SOSTENIBILITÀ DEI CONTI PUBBLICI (12 luglio 2011)

Com’era messa l’Italia dal punto di vista della sostenibilità dei conti? La risposta in questo documento dell’UE. Al punto 9 leggiamo:

« Dato il livello molto elevato del debito pubblico, pari a circa il 120% del PIL nel 2011, il perseguimento di un risanamento credibile e sostenibile e l’adozione di misure strutturali volte a potenziare la crescita sono priorità fondamentali per l’Italia.

Secondo l’ultima valutazione della Commissione i rischi riguardo alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche sembrano essere medi. »

Cioè né infamia né lode, ma qualcuno non la pensava così. E arriviamo al prossimo punto.

IL “REGALINO” DELLA DEUTSCHE BANK (luglio 2011)

Verso la fine di luglio la deutsche bank pubblica un suo rapporto per quanto riguarda l’operato nel primo semestre del 2011.

Eccolo qui, nelle colonne in rosso la differenza tra la situazione al 31 dicembre 2010 e quella al 30 giugno 2011.

FONTE: Deutsche Bank – Interim Report as of June 30, 2011 (pag 32)

Nel giro di appena sei mesi, “net sovereign exposure” è passato da poco più di 8 miliardi di euro a poco meno di 1 miliardo, cioè una svendita di circa l’88% dei titoli italiani che DB aveva in portafoglio.

La notizia fu riportata dal financial times e dal corriere.

Ricordiamo inoltre che Deutsche Bank era e rimane fra gli “specialisti dei titoli di stato” della lista del MEF.

NAPOLITANO E DRAGHI (2 agosto 2011)

Diamo un’occhiata a due note del quirinale. Nella prima si legge che Napolitano si è incontrato con Draghi il 2 agosto, mentre nella seconda nota – sempre dello stesso giorno – si dice che:

« Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Nell’attuale momento la parola è alle forze politiche, di governo e di opposizione, chiamate a confrontarsi con le parti sociali sulle scelte da compiere per stimolare decisamente l’indispensabile crescita dell’economia e dell’occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014.

Seguirò dunque attentamente gli esiti di tale confronto, partendo dalla preoccupazione che non ho mancato di esprimere per gli andamenti dei mercati finanziari e dell’economia, nei loro termini generali e nei loro specifici aspetti italiani”.

Roma, 2 agosto 2011 »

UN BERLUSCONI IN CRISI (3 agosto 2011)

Nel processo contro l’agenzia di rating Standard & Poor’s, seppur concluso con un’assoluzione di tutti gli imputati, sono state certificate delle autentiche “perle”.

Per esempio, nelle pagine 91-92 della sentenza è stata riportata, fra gli elementi di indagine, questa telefonata del 3 agosto 2011 (ore 9:25) fra due “pezzi grossi” di S&P Italia.

« …anche aveva mandato una mail, spiegando che… insomma, dell’evoluzione a livello politico, che, sai Berlusconi andrà da Napolitano a parlare, che… potrebbe essereci la possibilità per un Governo Tecnico, perché Berlusconi è sotto pressione, quindi diceva: “Prendiamo tempo e vediamo come vanno le… »

Riguardo la vicenda delle agenzie di rating, ricordo il libro uscito a febbraio 2020 “Sotto attacco“, scritto dal coraggioso PM Michele Ruggiero di Trani, che riporta anche il dialogo appena citato.

Chiusa parentesi, sempre il 3 agosto Berlusconi nel pomeriggio parlava alla camera (ore 17:35), ecco il discorso.

VIDEO QUI: https://youtu.be/qY49GUI4EmI

Dichiarazione al min 39:00

« Signor Presidente, onorevoli deputati, sono qui per fare il punto sulla situazione economica italiana, sulle conseguenze della crisi internazionale e sulle decisioni che il Governo ha assunto e che intende assumere.

È a tutti chiaro che i problemi e l’emergenza che in queste ultime settimane abbiamo dovuto affrontare sono la diretta conseguenza di una crisi di fiducia che scuote i mercati internazionali e non accenna a placarsi, tanto per le incertezze sull’euro, quanto per la spinta della speculazione finanziaria. Tale crisi deve essere fronteggiata con fermezza e coerenza senza inseguire i nervosismi del mercato, finendo così con l’annientarli.

Il nostro Paese ha un sistema politico solido, che si è dimostrato capace, con il concorso responsabile dell’opposizione, di approvare in soli tre giorni una manovra di quasi 80 miliardi di euro, raccogliendo l’invito alla coesione nazionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. (…)

Il Governo e la sua maggioranza hanno approvato il 6 luglio una manovra economica diretta ad assicurare, attraverso provvedimenti adottati nell’immediato, l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014, condizione che determinerà la conseguente stabilizzazione strutturale del debito e la sua progressiva diminuzione in rapporto al PIL.

Questa manovra è stata concepita in coerenza con gli obiettivi fissati in sede europea ed è stata giudicata adeguata e sufficiente dall’Europa e da tutti gli osservatori internazionali anche relativamente alla tempistica. (…) »

LA LETTERA DELLA BCE (5 agosto 2011)

La Banca centrale europea invia una lettera al governo italiano, firmata da Trichet Draghi, dove elenca una serie di condizioni da attuare su liberalizzazioni, flessibilità del lavoro e riforma delle pensioni.

Inoltre si chiede l’anticipo al 2013 dell’inserimento del pareggio in bilancio nel nostro ordinamento, una misura che il governo di centrodestra stava già portando avanti.

FONTE: ilpost.it

La lettera è stata poi resa pubblica a fine settembre, lo “scoop” fu del corriere della sera, ma il testo lo si trova anche su altre testate come il sole 24 ore.

IPOTESI DI GOVERNO TECNICO (7 agosto 2011)

Pochi giorni dopo l’invio della lettera al governo, Mario Monti scrisse sul corriere della sera questo editoriale, dal titolo “il podestà forestiero“. Ecco un estratto:

« Il governo e la maggioranza, dopo avere rivendicato la propria autonoma capacità di risolvere i problemi del Paese, dopo avere rifiutato l’ipotesi di un impegno comune con altre forze politiche per cercare di risollevare un’Italia in crisi e sfiduciata, hanno accettato in questi ultimi giorni, nella sostanza, un “governo tecnico”.

Le forme sono salve. I ministri restano in carica. La primazia della politica è intatta. Ma le decisioni principali sono state prese da un “governo tecnico sopranazionale” e, si potrebbe aggiungere, “mercatista”, con sedi sparse tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York. »

LA MANOVRA DI FERRAGOSTO

Nella conferenza stampa del 12 agosto, in cui si annunicava la manovra di ferragosto, Berlusconi commentava così:

VIDEO QUI: https://youtu.be/wBbzx4b-SJM

Dichiarazione all’inizio del video

« Questa sera siamo riusciti ad avere un voto all’unanimità nel consiglio dei ministri su questa manovra, che va nella direzione che la Banca Centrale Europea aveva, in sintesi, auspicato. E che ha consentito alla BCE da lunedì di intervenire sui mercati secondari acquistando i titoli del nostro debito pubblico, e comunque dando garanzia della sua volontà di intervenire nell’acquisto di questi nostri titoli. »

La sintesi delle misure prese si trova nella nota di aggiornamento al DEF del 22 settembre 2011.

« Il 14 settembre il Parlamento ha approvato il decreto legge n. 138/2011 del 13 agosto scorso, convertito dalla legge n. 148/2011, recante una correzione fiscale aggiuntiva mirata a realizzare il pareggio di bilancio delle Pubbliche Amministrazioni nel 2013. Questo porta ad anticipare di un anno quanto concordato in Europa e indicato dall’Italia nel relativo programma.

Nello specifico, nel Documento di Economia e Finanza 2011 (DEF) presentato dal Governo lo scorso aprile ed approvato dal Parlamento a maggio, l’Italia si era impegnata a raggiungere l’obiettivo di medio termine del pareggio di bilancio entro il 2014. (…)

A metà agosto, con il riemergere delle tensioni sui mercati finanziari e l’ampliamento dei differenziali di rendimento sui titoli del debito pubblico italiano rispetto ad altri paesi europei, il Governo ha varato un intervento aggiuntivo, tramite l’adozione del citato decreto legge n. 138/2011 che, integrato da un maxi-emendamento, ha incrementato la correzione complessiva portandola a 59,8 miliardi in termini netti cumulati, pari a circa il 3,5 per cento del PIL. »

LA BEATIFICAZIONE DI MONTI (26 settembre 2011)

Fra le frasi più note di Monti, prima di salire a Palazzo Chigi, c’è la sua famosa dichiarazione sulla Grecia, andata in onda su La7 il 26 settembre alla trasmissione “L’infedele”.

VIDEO QUI: https://youtu.be/hHqM1-hhCvA

« Oggi, secondo me, stiamo assistendo (non è un paradosso) al grande successo dell’euro. E qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia! Perché?

Perché l’euro è stato creatosì per avere una moneta unica, ma soprattutto per convincere la Germania, che ha fatto il grande sacrificio di rinunciare al Marco per avere una grande moneta unica europea che, attraverso l’euro, attraverso i vincoli che nascevano con l’euro, la cultura della stabilità (il presidente Ciampi richiamava sempre la cultura della stabilità tedesca) si sarebbe un po’ per volta trasmessa a tutti.

Quale caso di scuola si sarebbe mai potuto immaginare, caso limite di una Grecia che è costretta a dare abbastanza peso alla cultura della stabilità che sta trasformando se stessa »

Durante queste dichiarazioni la Grecia faceva -10,1% di PIL, a questo valore ammonta la recessione nel 2011, il dato lo potete verificare su Eurostat. Per dare un metro di paragone, la Grecia del 2020 ha fatto -9,0% (all’incirca come noi).

CONSIGLIO EUROPEO (23 ottobre 2011)

VIDEO QUI: https://youtu.be/D8NtEXnc4jY

Questo consiglio europeo è famoso per i “sorrisini” fra Merkel Sarkozy alla domanda se avessero fiducia delle misure prese da Berlusconi, il tutto fra le risate del pubblico.

Ma al netto di questo, vale la pena rileggere il testo delle conclusioni dove si ribadiva:

« Oltre ad affrontare le sfide immediate poste dalla crisi finanziaria, è essenziale intensificare gli sforzi per assicurare una crescita sostenibile e tesa a creare occupazione.

Il risanamento di bilancio e la riduzione del debito rivestono un’importanza cruciale per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e ripristinare la fiducia. Al tempo stesso è già necessaria un’azione determinata per rafforzare l’economia nel breve periodo.

È essenziale pertanto che l’Unione europea attui tutti gli aspetti della strategia Europa 2020. Gli Stati membri accelereranno le riforme strutturali conformemente alle raccomandazioni formulate nel contesto del semestre europeo. (…) »

Insomma la solita supercazzola europeista, in grassetto le “pillole avvelenate” che soppiantano le belle parole su crescita e occupazione.

LA LETTERA DEL GOVERNO (26 ottobre 2011)

Meno conosciuta ma comunque importante, la risposta di Berlusconi all’UE sulle misure che il governo aveva preso. Draghi commentava così:

VIDEO QUI: https://youtu.be/ZfmvobxFrmw

« Lasciatemi dire che la lettera di intenti, formulata dal governo italiano, è un passo importante in questa direzione. È un piano di riforme organiche per lo sviluppo dell’economia italiana. Ora però si tratta di farle queste riforme, di farle con rapidità, di farle con concretezza. E non nascondiamoci, sono riforme coraggiose, quindi occorrerà tutelare le fasce più deboli della popolazione che da queste riforme saranno sicuramente toccate »

Il testo integrale della risposta sta sul sito del Popolo della Libertà (PDL), all’epoca si chiamava così il partito di Berlusconi. Ma si trova anche su varie testate, per esempio il fatto quotidiano.

Vediamo alcuni passaggi di quella lettera, che riportava anche la scritta a penna “un forte abbraccio Sivio”, rivolta a Van Rompuy e Barroso. Ecco la parte iniziale del testo.

« PREMESSA

L’Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo. Quest’estate il Parlamento italiano ha approvato manovre di stabilizzazione finanziaria con un effetto correttivo sui saldi di bilancio al 2014 pari a 60 miliardi di euro.

Sono state così create le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle istituzioni europee. Dal 2012, grazie all’aumentato avanzo primario, il nostro debito scenderà.

Tuttavia, siamo consapevoli della necessità di presentare un piano di riforme globale e coerente.

La situazione italiana va letta tenendo in debita considerazione gli equilibri più generali che coinvolgono l’intera area europea. Mesi di tensioni sui mercati finanziari e di aggressioni speculative contro i debiti sovrani sono, infatti, il segnale inequivocabile di una debolezza degli assetti istituzionali dell’area euro

Per quel che riguarda l’Italia, consapevoli di avere un debito pubblico troppo alto e una crescita troppo contenuta, abbiamo seguito sin dall’inizio della crisi una politica attenta e rigorosa.

Dal 2008 ad oggi il nostro debito pubblico è cresciuto, in rapporto al Pil, meno di quello di altri importanti paesi europei. Inoltre, la disciplina da noi adottata ha portato a un bilancio primario in attivo. Situazione non comune ad altri Paesi.

Se problemi antichi, come quello del nostro debito pubblico, danno luogo oggi a ulteriori e gravi pericoli, ciò è soprattutto il segno che la causa va cercata non nella loro sola esistenza, ma nel nuovo contesto nel quale ci si è trovati a governarli. (…) »

In sintesi il governo si “vanta” di aver aumentato il debito pubblico il meno possibile, dal momento che i deficit attuati nel 2009-10 sono stati ben sotto la media dell’eurozona, e che nel 2011 avevano già ripristinato l’avanzo primario.

Tutto questo è confermato dai dati definitivi.

FONTE: Banca d’Italia – Economia italiana in breve aprile 2020 (pag 16)

Ma nella lettera si parla anche di debolezze strutturali del “sistema euro”, quali erano secondo il premier?

UNA MONETA UN PO’ STRANA (28 ottobre 2011)

Poco dopo aver inviato quella lettera, Berlusconi fece questo discorso agli “Stati generali del commercio estero” del 28-29 ottobre, dove commentava la salita dello spread.

VIDEO QUI: https://youtu.be/i0MpR2Whmc0

« Da che cosa deriva questa attenzione sull’Italia? Deriva dal fatto che c’è un attacco all’euro che non ha convinto nessuno (come moneta).

E in effetti è una moneta un po’ strana, perché è una moneta non di un solo Paese ma tanti Paesi insieme, che però non hanno un governo unitario dell’economia, e che non ha alle sue spalle una banca di riferimento e di garanzia.

Quindi è un fenomeno che non si era mai visto e verificato. Quindi l’euro, di per sé, si presenta come una moneta attaccabile dalla speculazione internazionale. »

Queste dichiarazioni sono state riprese da vari giornali come il Corriere della SeraRepubblicaSky TG24.

Ma Berlusconi corre subito ai ripari, rettificando il giorno stesso con una nota di palazzo chigi.

« Come al solito, si cerca di alzare pretestuose polemiche su una mia frase interpretata in maniera maliziosa e distorta. L’euro è la nostra moneta, la nostra bandiera. È proprio per difendere l’euro dall’attacco speculativo che l’Italia sta facendo pesanti sacrifici.

Il problema dell’euro è che è l’unica moneta al mondo senza un governo comune, senza uno Stato, senza una banca di ultima istanza. Per queste ragioni è una moneta che può essere oggetto di attacchi speculativi. »

MA SENZA L’EURO SAREBBE PEGGIO (29 ottobre 2011)

Queste dichiarazioni di Berlusconi scatenarono varie reazioni, molto interessante quella di Ciampi, all’epoca senatore a vita, in questa intervista al Sole 24 Ore:

« Se non ci fosse l’euro, saremmo in guai molto più seri». Carlo Azeglio Ciampi, che dell’euro è uno dei padri nobili, non ha dubbi sul contributo decisivo che la moneta unica ha fornito in questi dieci anni alla stabilità dell’eurozona. Proprio la crisi che si è abbattuta sui debiti sovrani, e che dalla scorsa estate ha investito frontalmente anche il nostro paese, mostra che l’euro è un processo irreversibile.

Non ha alcun senso dunque il periodico interrogarsi sulla validità di quella scelta. «Almeno c’è questo argine, almeno c’è questo punto di coesione. Immaginiamo solo per un attimo a quel che accadrebbe se ogni popolo europeo andasse per conto proprio. Era tutt’altro che scontato giungere a questo risultato. Resto fermamente convinto che l’unione fa la forza ».

Non molti ricordano oggi – ribadisce Ciampi – che battere moneta «è un atto fondamentale nella sovranità dello Stato». Avervi rinunciato in favore di un’istituzione federale «è stata una decisione difficilissima». Non si torna indietro, e Ciampi certo non può non criticare, a suo modo, le ricorrenti polemiche di casa nostra sul valore e il fondamento di quella scelta.

Più di ogni altro, conta quel che Ciampi disse in occasione della cerimonia per i dieci anni della Bce, nel giugno del 2008: la costruzione istituzionale dell’Unione europea «deve arrivare a disporre dell’intera panoplia degli strumenti di governo dell’economia: di bilancio, dei redditi, delle strutture materiali e immateriali». Non basta la moneta a garantire stabilità e crescita.

L’altro punto fermo per Ciampi, e questo riguarda soprattutto noi, è l’assoluta necessità di ripristinare un consistente avanzo primario. «Quando entrammo nell’euro era al 5% del Pil. Va ricondotto a quel livello ».

FONTE: Elaborazione su dati Banca d’Italia

Ovviamente anche Ciampi sapeva perfettamente che l’euro nasceva come incompleto e non lo aveva certo scoperto in quei giorni.

L’INGRESSO DI MONTI IN PARLAMENTO

Arriviamo nei giorni più importanti, ecco il testo integrale di un nota del Quirinale del 9 novembre 2011.

« Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Di fronte alla pressione dei mercati finanziari sui titoli del debito pubblico italiano, che ha oggi toccato livelli allarmanti, nella mia qualità di Capo dello Stato tengo a chiarire quanto segue, al fine di fugare ogni equivoco o incomprensione:

1) non esiste alcuna incertezza sulla scelta del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni del governo da lui presieduto. Tale decisione diverrà operativa con l’approvazione in Parlamento della legge di stabilità per il 2012;

2) sulla base di accordi tra i Presidenti del Senato e della Camera e i gruppi parlamentari sia di maggioranza sia di opposizione, la legge sarà approvata nel giro di alcuni giorni;

3) si svolgeranno quindi immediatamente e con la massima rapidità le consultazioni da parte del Presidente della Repubblica per dare soluzione alla crisi di governo conseguente alle dimissioni dell’on. Berlusconi;

4) pertanto, entro breve tempo o si formerà un nuovo governo che possa con la fiducia del Parlamento prendere ogni ulteriore necessaria decisione o si scioglierà il Parlamento per dare subito inizio a una campagna elettorale da svolgere entro i tempi più ristretti.

Sono pertanto del tutto infondati i timori che possa determinarsi in Italia un prolungato periodo di inattività governativa e parlamentare, essendo comunque possibile in ogni momento adottare, se necessario, provvedimenti di urgenza.

Roma, 9 novembre 2011 »

Nello stesso giorno, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nomina Monti senatore a vita, ecco la nota del quirinale a riguardo.

Per quanto riguarda la borsa, sempre il 9 novembre, Piazza Affari chiude con un -3,78% con la maglia nera che va a Mediaset (-12%), come riportano gli articoli dell’epoca.

Arriviamo quindi ad uno dei momenti più bassi della storia del giornalismo italiano, il FATE PRESTO del Sole 24 Ore datato 10 novembre 2011.

Fra il 10 e l’11 novembre, Napolitano ha dei colloqui telefonici con Obama, con Sarkozy e con Wulff (il presidente tedesco).

LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI

In molti festeggiarono la caduta di Silvio – si veda il video sotto – la sera del 12 novembre era persino comparso un cartello con scritto “festa di liberazione nazionale“, il tutto tra i fischi della folla.

VIDEO QUI: https://youtu.be/ZWGbCnXYZPU

Il 13 novembre, nel discorso sulle dimissioni, Berlusconi ribadiva che la natura della crisi dipendeva dall’euro.

VIDEO QUI: https://youtu.be/zbOeO6lJPH0

« Dobbiamo – uniti – far fronte a una crisi che non è nata in Italia, che non è nata sul nostro debito, che non è nata sulle nostre banche, che non è nata neppure in europa.

È una crisi che è diventata crisi della nostra moneta comune, dell’euro, che non ha il sostegno che ogni moneta deve avere: cioè quello di una banca prestatore di ultima istanza, garante della moneta, come hanno invece le altre monete (il dollaro e la sterlina). Questo deve diventare la BCE, la banca centrale europea, se vogliamo salvare l’euro e con esso l’europa.

Italia e gli italiani comunque devono realizzare al più presto le riforme concordate con l’europa per uscire più forti da questa prova. Qualunque sia il prossimo governo nessuno potrà portarci via la nostra sovranità e la nostra autonomia nelle decisioni. »

E invece ce le avevano portate via entrambe, del resto il “programma” lo aveva già dettato la BCE con la lettera di Trichet e Draghi.

LA NASCITA DEL GOVERNO MONTI

In quest’altra nota del quirinale leggiamo:

« Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto oggi, al Palazzo del Quirinale, il senatore professor Mario Monti, il quale, sciogliendo la riserva formulata il 13 novembre, ha accettato di formare il nuovo Governo. Il giuramento dei componenti il nuovo Governo avrà luogo oggi, 16 novembre, alle ore 17.00 al Palazzo del Quirinale, nel Salone delle Feste.

Roma, 16 novembre 2011 »

Ecco i voti sulla fiducia al governo Monti:

Il 17 novembre, il Senato approva la fiducia al governo con 281 favorevoli, 25 contrari e 0 astenuti (FONTE)

Il 18 novembre, la Camera approva la fidicia al governo con 556 favorevoli, 61 contrari e 0 astenuti (FONTE)

Oltre al ruolo di presidente del consiglio, Monti terrà le redini del ministero delle finanze fino all’11 luglio 2012.

Il cerchio si chiude con questa copertina del settimanale americano Time, il quale descriveva Berlusconi come “l’uomo dietro la più pericolosa economia del mondo“.

FONTE: TIME – 21 novembre 2011

IL PAREGGIO IN BILANCIO IN COSTITUZIONE

La modifica dell’articolo 81 è uno dei momenti più bassi della storia repubblicana. Ecco i risultati delle due deliberazioni previste dall’art 138 della Costituzione.

30 novembre 2011 – La Camera approva con 464 sì, 0 no e 11 astenuti (FONTE)

15 dicembre 2011 – Il Senato approva con 255 sì, 0 no e 14 astenuti (FONTE)

6 marzo 2012 – La Camera approva con 489 sì, 3 no e 19 astenuti (FONTE)

17 aprile 2012 – Il Senato approva con 235 sì e 11 no e 34 astenuti (FONTE)

20 aprile 2012 – Il Presidente della Repubblica Napolitano promulga la legge costituzionale 1/2012.

STIAMO EFFETTIVAMENTE DISTRUGGENDO LA DOMANDA INTERNA (20 maggio 2012)

La famosa intervista di Monti dove confessa di distruggere la domanda interna, la trascrizione completa in inglese si trova sul sito della CNN oppure su quello del governo italiano.

C’è il video dell’estratto in questione, con i sottotitoli in italiano, diventato virale grazie a Byoblu.

VIDEO QUI: https://youtu.be/bSRlJsrn3aQ

« ZAKARIA: Vi serve qualcuno che compri i vostri prodotti. Mi sta dicendo che volete sia la Germania a comprare da voi?

MONTI: Beh, stiamo guadagnando posizioni migliori in termini di competitività grazie alle riforme strutturali. Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale. Quindi, è necessario che venga attuata un’operazione di domanda grazie all’Europa: un’espansione della domanda.

Come lei ha sottolineato in maniera chiarissima, noi per esempio in Italia abbiamo problemi, perché abbiamo raggiunto ottimi risultati fiscali, ma saranno davvero sostenibili nel lungo termine, a meno che il denominatore, il PIL, non aumenti con la crescita? »

Come vedete dai dati, nel 2012 la domanda interna è crollata mentre la domanda estera cresceva, questa era la “domanda dall’europa” visto che non ci fu alcun allentamento dei vincoli da parte di Bruxelles (anzi). Questo processo era già cominciato dalla seconda metà del 2011, ma che con Monti vide il suo picco massimo.

MONTI BUGIARDO E CRIMINALE (25 maggio 2012)

Alla trasmissione “L’ultima parola” il giornalista Paolo Barnard, uno dei pochi che non dormiva all’epoca, commentava così la dichiarazione sul “più grande successo dell’euro”.

VIDEO QUI: https://youtu.be/NyuxE6D7y8Y

« Questo uomo che abbiamo sentito parlare della Grecia e ci ha spiegato qual è la virtù dell’euro, quest’uomo è un bugiardo oltre ad essere un criminale. Perché è stato messo al governo da un golpe finanziario che si è verificato dall’11 novembre al 16 novembre.

Questo uomo vi mente perché è un docente universitario di economia, è un monetarista e sa perfettamente che la catastrofe economica che sta inglobando l’Europa, distruggendo il sud Europa è un progetto di 70 anni che nasce con l’economista francese François Perroux, un filonazista francese che si inventò la moneta unica.

Monti studia queste cose, le sa perfettamente (…) »

Dicevamo prima che la Grecia fece -10,1% di PIL nel 2011. Quanto all’Italia, sempre con i dati eurostat, nel 2012 fece -3,0% di PIL.

Per chi fosse interessato l’intera trasmissione RAI si può rivedere su questo link, dal minuto 39 c’è il passaggio in questione.

MES E FISCAL COMPACT

Nell’estate del 2012, Camera e Senato ratificano il trattato MES e il fiscal compact, nel giro di una settimana.

– 12 luglio 2012: il Senato approva il Fiscal Compact con 216 sì, 40 no e 21 astenuti. (FONTE)

– 19 luglio 2012: la Camera approva il Fiscal Compact con 368 sì, 65 no, 65 astenuti. (FONTE)

– 12 luglio 2012: il Senato approva il MES con 191 sì, 21 no e 15 astenuti. (FONTE)

– 17 luglio 2012: la Camera approva il MES con 325 sì, 53 no, 36 astenuti. (FONTE)

Dopo aver fatto i “compiti a casa”, a quel punto Draghi pronuncia “Whatever it takes“, il 26 luglio.

VIDEO QUI: https://youtu.be/F5g8q0bPRiE

E lo spread crolla definitivamente, che pure con Monti superò i 500 punti base.

IL GRANDE IMBROGLIO (27 settembre 2012)

Con il governo Monti ancora in carica, Berlusconi rilascia queste dichiarazione in occasione della presentazione di un libro di Brunetta.

VIDEO QUI: https://youtu.be/V-y3XfG6lpM

« Cosa succedeva in europa, cosa era successo già prima e perché “il grande imbroglio” come titolo del libro di Brunetta? Il grande imbroglio non è il governo tecnico, non è quello che succede ed è successo oggi in Italia.

Il grande imbroglio è l’euro, la moneta unica che gli stati dell’unione europea si sono voluti dare, fermandosi a metà del cammino senza – cioè – mettere alle spalle di questa moneta unica una banca centrale di sostegno.

Cos’è successo più nel dettaglio: che gli stati hanno deciso di rinunciare al loro fondamentale diritto di stampare moneta.

Io considero che 1-2-3 punti di inflazione siano addirittura un lievito per l’economia, non così la Germania (Stato egemone in europa). La Germania viene dalla repubblica di Weimar, nella repubblica di Weimar le signore finirono per andare a fare la spesa con le carriole per portarsi i soldi.

La repubblica di Weimar prostò la economia tedesca e tra l’altro aprì le porte ad Hitler ed al nazismo. La signora Merkel hanno dentro veramente, nelle loro radici, il terrore dell’inflazione.

È successo contemporaneamente che un euro che non può essere svalutato, si è avvalorato oltre misura, quindi si è aggiunto anche all’errore iniziale del cambio dell’euro: noi l’abbiamo cambiato con una somma che è stato un suicidio, quella di 1927 lire contro un euro. (…) »

FONTE: Profilo Twitter di Forza Italia – 19 aprile 2013

Berlusconi era consapevole di cosa fosse l’euro e dello stato di sovranità ceduta, sparate sul cambio a parte: lui voleva 1.500 lire per un euro, ma il colpo di stato sarebbe avvenuto ugualmente…

IL RICATTO DELLA BCE

Grazie a Byoblu sono diventate virali le testimonianze di Massimo Garavaglia (Lega) e Andrea Orlando (Partito Democratico) sul ricatto della Banca Centrale Europea di “chiuderci i rubinetti”, se non avessimo obbedito ai loro ordini.

La prima è di Garavaglia del 21 settembre 2012.

VIDEO QUI: https://youtu.be/2RBWez0ro6w

« Monti viene fatto senatore a vita il 9 di novembre. Il 10 siamo in Commissione Bilancio a chiudere la finanziaria. E quello stesso giorno vengono a interrogarci gli ispettori della BCE e di Bruxelles, perché eravamo sotto inchiesta. (…)

Niente, ci fanno tutto il loro bell’interrogatorio, alla fine l’ultima domanda è: “ma voi sosterrete il governo Monti?

GARAVAGLIA: “mah, vedremo, c’è un governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo”.

BCE: “No, no, no, verrà fatto il governo Monti. Voi lo sosterrete?”

GARAVAGLIA: “No, non funziona così. Noi siamo stati eletti in una maggioranza, se la maggioranza non sta più in piedi si va e si vota e il popolo decide chi governa”.

BCE: “No, no, no. Non ci siam capiti. Se voi non sostenete il governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi, e voi andate in fallimento”. »

Dichiarazioni simili sono state pronunciate anche da un’esponente del PD, Andrea Orlando, il 3 settembre 2016 alla festa de il Fatto Quotidiano.

VIDEO QUI: https://youtu.be/dwNnrWOZtVA

« Oggi noi stiamo vivendo un enorme conflitto fra democrazia ed economia. Oggi sostanzialmente poteri sovrannazionali sono in grado di bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto due esempi.

I fatti che si determinano a livello sovrannazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovrannazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.

Faccio un esempio: la modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio, della Costituzione per quanto riguarda il tema dell’obbligo del pareggio di bilancio non fu il frutto di una discussione del Paese, fu il frutto che la Banca Centrale Europea più o meno – ora la brutalizzo – disse: “O mettete questa clausola nella vostra Costituzione, o altrimenti chiudiamo i rubinetti e non ci sono gli stipendi alla fine del mese“.

Io devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi vergogno di più di aver fatto. Io penso che sia stato un errore, penso che sia stato un errore approvare quella modifica, non tanto per il merito – che pure è contestabile – ma per il modo in cui si è arrivò a quella modifica di carattere costituzionale. »

LA RIFORMA DELLE PENSIONI E I SINDACATI (15 marzo 2016)

Nella puntata di “DiMartedi” del 15 marzo 2016, Monti parlava della fiacchissima resistenza dei sindacati contro la riforma delle pensioni.

VIDEO QUI: https://youtu.be/tz7zB3upbPU

Dichiarazione a 2h 01 min

« Devo dire, visto che oggi ci sono manifestazioni sindacali che, in quel gelido dicembre 2011, quando abbiamo dovuto presentare per decreto legge quella riforma delle pensioni – l’assicuro una cosa non gradevole né per il ministro Fornero né per me – l’abbiamo… presentata più che discussa con i leader delle federazioni sindacali, che poi non hanno colto quello per fare una “specie di rivolta sociale”.

Ci sono state – qualche settimana dopo – due ore simboliche di sciopero, ma non c’è nessun Paese in cui una riforma così “forte” delle pensioni, sia stata adottata così “semplicemente” dal punto di vista politico. »

RIFORMA PENSIONI E SALVATAGGIO DELL’EURO (6 novembre 2017)

Nella puntata di Report del 6 novembre 2017, c’è un’intervista alla Fornero (min 18:11) dove si parla di alcune curiose coincidenze fra la sua riforma e le richieste della BCE.

« Berlusconi dà le dimissioni e al suo posto arrivano i tecnici: presidente del consiglio Mario Monti, ministro del lavoro Elsa Fornero che elabora una riforma pensionistica in una ventina di giorni.

FORNERO: Ma io non credo di essere stata al servizio di nessuno, se non del mio Paese

GIORNALISTA: Però converrà con me sul fatto che quello che ha chiesto la BCE allora con quella lettera al governo Berlusconi, lei l’ha tradotto in atti qualche mese dopo.

FORNERO: ah questa è una sequenza assolutamente ineccepibile, ma ripeto se c’è qualcuno…

GIORNALISTA: ma quindi c’è una coincidenza fra le sua riforma e quello che chiedeva la BCE

FORNERO: beh era la politica di salvataggio del Paese, forse anche dell’euro.

Il servizio continua: “in nome dell’euro dunque siamo passati al sistema contributivo e all’aumento dell’età pensionistica” »

LA TELEFONATA DI SOROS (8 ottobre 2018)

Nella trasmissione “otto e mezzo” della Gruber, Monti può finalmente rivelare che, appena insediatosi a Palazzo Chigi, ricevette una telefonata da George Soros.

VIDEO QUI: https://youtu.be/-29N9MerMoY
Dichiarazione al min 4:29

« MONTI: Io mi ricordo che Soros mi telefonò poco dopo che mi trovai nella posizione di presidente del consiglio, preoccupatissimo all’idea che l’Italia potesse cadere finanziariamente. Anzi mi dava il consiglio – adesso posso dirlo – di chiedere soccorso all’UE e al FMI. Non seguì quel consiglio, l’Italia se la cavò da sola.

GRUBER: anche perché questo avrebbe significato – scusi – avere in casa la Troika, come la Grecia.

MONTI: Certamente, cosa che abbiamo voluto evitare ed evitato. Ma è per dire che Soros era molto in apprensione sull’Italia. »

TREMONTI E LA CHIAMATA DELLO STRANIERO

In varie occasioni il ministro dell’economia del 2011, Giulio Tremonti, ha più volte parlato di “lettera diktat”. Per esempio, il 15 settembre 2017 su “Otto e mezzo”.

VIDEO QUI: https://youtu.be/1un3puwsD2s

« Se c’è stato un vero complotto che paghiamo noi in Italia è stato nel 2011, quando per mano tedesca e francese e con la quinta colonna italiana, invece di permetterci di votare hanno fatto venire il governo Monti che ci ha portato via i soldi e che li ha dati alla Germania e alla Francia per salvare le loro banche (…)

Monti era un salvatore: ha salvato le banche tedesche e francesi. E lo dico per cominiciare a parlare del libro in realtà, perché quello è stato un episodio di assoluto squallore.

Un grande filosofo tedesco ha detto “fu un dolce colpo di Stato”, dove era dolce solo perché non c’erano i carri armati e c’erano gli spread. Quella fu la “chiamata dello straniero” e quindi una delle antiche maledizioni di questo Paese (…) »

Ancora, il 22 agosto 2019 un articolo a firma di Tremonti su “Italia Oggi” che dà una ulteriore conferma alle dichiarazioni di Garavaglia e Orlando.

« Gentile direttore,

ho letto su ItaliaOggi l’articolo di Carlo Valentini pubblicato il 14 agosto sotto il titolo “Che fare di fronte alla maxi Iva?” Nell’articolo è scritto tra l’altro quanto segue: «Ricorda Paolo Balduzzi, docente di scienza delle finanze alla Cattolica di Milano: “… Il primo a escogitare il meccanismo fu Giulio Tremonti, ministro dell’economia del governo Berlusconi. Da allora l’idea è piaciuta un po’ a tutti gli esecutivi politici”.

Quanto sopra non corrisponde al vero. Per le seguenti ragioni:

a) il 5 agosto del 2011 la Bce inviò al Governo della Repubblica Italiana una lettera Diktat;

b) il “Decreto di Ferragosto” fu determinato dal ricatto su cui si basava quella lettera: se non fate quello che vi «consigliamo» non compriamo titoli del debito pubblico italiano causandone il default;

c) quel Decreto non conteneva alcuna clausola di salvaguardia, clausola che fu introdotta solo a seguito della successiva e strumentale insistenza “europea” (…) »

Infine, la trascrizione della video-intervista andata in onda su Rai3 a “mezz’ora in più” il 27 ottobre 2019.

VIDEO QUI:

GIORNALISTA: Nel 2011 a maggio nella relazione finale conclusiva della Banca d’Italia, poi ancora a luglio all’ABI (associazione bancaria italiana NDR), Draghi insomma usava toni diciamo rassicuranti nei confronti del governo Berlusconi. Poi però il 5 agosto ci fu la famosissima lettera firmata appunto da Draghi e da Trichet che mise il governo Berlusconi con le spalle al muro, aprendo alla strade alle dimissioni appunto di Silvio Berlusconi. Fu un tradimento?

TREMONTI: diciamo che io non l’ho presa bene, comunque arriva la lettera. Io ho considerato e considero la lettera non corretta dal punto di vista tecnico, un grande paese non può entrare in crisi tanto che gli chiedi di cambiare la costituzione, di anticipare di un anno il pareggio di bilancio, non può entrare in crisi in pochi giorni.

Non l’ho trovata corretta dal punto di vista etico perché è stato il principio della “chiamata dello straniero”, il principio della perdita della sovranità italiana, della spoliazione… ogni riferimento al governo Monti è puramente casuale. In una intervista oggi il presidente Draghi dice “i governatori non possono dare consigli ai governi”, quello non era un consiglio quello era un diktat. E la cosa curiosa è che c’era scritto “strictly confidential”, cioè i governatori delle banche scrivono a un governo ancora sovrano che deve cambiare la Costituzione, anticipare il pareggio di bilancio dice, però te lo scrivo in “termini confidenziali”.

GIORNALISTA: I suoi detrattori sostengono che fu lei a consegnare la lettera al Corriere della Sera, che la pubblicò.

TREMONTI: non ricordo ma era doveroso che tutti conoscessero, data la gravità, l’intensità di quell’atto, era doveroso che non restasse “confidenziale”. Detto questo che il governo avesse difficoltà – sarebbero venute dopo – è possibile.

GIORNALISTA: c’erano delle ragioni però anche interne al governo, no? Lo spread è iniziato a salire nel luglio 2011, poi c’erano discussioni.

TREMONTI: lo spread ha avuto un suo corso determinato dalle banche tedesche e francesi che volevano i soldi italiani per salvarsi. Ed era, un po’ prima e un po’ dopo, ma torno a dire se la Banca d’Italia scrive che tutto va bene, vuol dire che anche loro sanno che vuol dire spread.

GIORNALISTA: finisce ora l’era Draghi alla BCE, qual è l’eredità che lascia e soprattutto quali scenari che lei intravede?

TREMONTI: nel 2012 la scelta di “stampare moneta” è una scelta credo giusta, necessaria, perché molti elementi di crisi si stavano accumulando. Non credo che siano stati salvati gli stati, i governi, l’euro… ma era la scelta giusta da fare. Credo che non sia stato giusto proseguirla per 8 anni, per 7 anni: un conto è un pronto soccorso, un conto è una lunga degenza. I tassi zero hanno – in caduta – narcotizzato l’economia sostituito i mercati, dato ai governi la possibilità di governare senza fatica. Io mi in indebito, spendo, ma fondamentalmente sul debito non pago denaro, se spendo prendo i voti. In realtà avere narcotizzato l’economia ha anche narcotizzato la politica. Ora stampare moneta dal nulla non è la via giusta per portare equilibrio nella realtà, per i popoli, per i cittadini.

GIORNALISTA: quali sono i rischi che adesso però lei vede all’orizzonte?

TREMONTI: Senta la BCE è passata da unità di conto “miliardo”, a unità di conto i “trilioni”. Ex nihilo (dal nulla in latino NDR) è stata creata una enorme massa finanziaria: sta in piedi, viene giù, è Chernobyl, è un luogo di vacanza? Francamente è difficile dirlo.

MONTI L’ESECUTORE (25 giugno 2019)

Nella puntata de “L’aria che tira” del 25 giugno 2019 era ospite Mario Monti, ecco un suo interessante intervento riguardo la lettera del 5 agosto 2011.

 

GIORNALISTA: Nel 2011 a maggio nella relazione finale conclusiva della Banca d’Italia, poi ancora a luglio all’ABI (associazione bancaria italiana NDR), Draghi insomma usava toni diciamo rassicuranti nei confronti del governo Berlusconi. Poi però il 5 agosto ci fu la famosissima lettera firmata appunto da Draghi e da Trichet che mise il governo Berlusconi con le spalle al muro, aprendo alla strade alle dimissioni appuntodi Silvio Berlusconi. Fu un tradimento?

TREMONTI: diciamo che io non l’ho presa bene, comunque arriva la lettera. Io ho considerato e considero la lettera non corretta dal punto di vista tecnico, un grande paese non può entrare in crisi tanto che gli chiedi di cambiare la costituzione, di anticipare di un anno il pareggio di bilancio, non può entrare in crisi in pochi giorni.

Non l’ho trovata corretta dal punto di vista etico perché è stato il principio della “chiamata dello straniero”, il principio della perdita della sovranità italiana, della spoliazione… ogni riferimento al governo Monti è puramente casuale. In una intervista oggi il presidente Draghi dice “i governatori non possono dare consigli ai governi”, quello non era un consiglio quello era un diktat. E la cosa curiosa è che c’era scritto “strictly confidential”, cioè i governatori delle banche scrivono a un governo ancora sovrano che deve cambiare la Costituzione, anticipare il pareggio di bilancio dice, però te lo scrivo in “termini confidenziali”.

GIORNALISTA: I suoi detrattori sostengono che fu lei a consegnare la lettera al Corriere della Sera, che la pubblicò.

TREMONTI: non ricordo ma era doveroso che tutti conoscessero, data la gravità, l’intensità di quell’atto, era doveroso che non restasse “confidenziale”. Detto questo che il governo avesse difficoltà – sarebbero venute dopo – è possibile.

GIORNALISTA: c’erano delle ragioni però anche interne al governo, no? Lo spread è iniziato a salire nel luglio 2011, poi c’erano discussioni.

TREMONTI: lo spread ha avuto un suo corso determinato dalle banche tedesche e francesi che volevano i soldi italiani per salvarsi. Ed era, un po’ prima e un po’ dopo, ma torno a dire se la Banca d’Italia scrive che tutto va bene, vuol dire che anche loro sanno che vuol dire spread.

GIORNALISTA: finisce ora l’era Draghi alla BCE, qual è l’eredità che lascia e soprattutto quali scenari che lei intravede?

TREMONTI: nel 2012 la scelta di “stampare moneta” è una scelta credo giusta, necessaria, perché molti elementi di crisi si stavano accumulando. Non credo che siano stati salvati gli stati, i governi, l’euro… ma era la scelta giusta da fare. Credo che non sia stato giusto proseguirla per 8 anni, per 7 anni: un conto è un pronto soccorso, un conto è una lunga degenza. I tassi zero hanno – in caduta – narcotizzato l’economia sostituito i mercati, dato ai governi la possibilità di governare senza fatica. Io mi in indebito, spendo, ma fondamentalmente sul debito non pago denaro, se spendo prendo i voti. In realtà avere narcotizzato l’economia ha anche narcotizzato la politica. Ora stampare moneta dal nulla non è la via giusta per portare equilibrio nella realtà, per i popoli, per i cittadini.

GIORNALISTA: quali sono i rischi che adesso però lei vede all’orizzonte?

TREMONTI: Senta la BCE è passata da unità di conto “miliardo”, a unità di conto i “trilioni”. Ex nihilo (dal nulla in latino NDR) è stata creata una enorme massa finanziaria: sta in piedi, viene giù, è Chernobyl, è un luogo di vacanza? Francamente è difficile dirlo.

MONTI L’ESECUTORE (25 giugno 2019)

Nella puntata de “L’aria che tira” del 25 giugno 2019 era ospite Mario Monti, ecco un suo interessante intervento riguardo la lettera del 5 agosto 2011.

Dichiarazione a 2h 03 min

« Mi fa piacere che sia stato ricordato la lettera della BCE. Quando è uscita quella lettera – firmata da Trichet e Draghi – nell’agosto del 2011, io scrissi sul Corriere della Sera che quella lettera, secondo me, andava oltre i poteri della BCE, che non ha la potestà di entrare così. Semmai la Commissione o il Consiglio possono, non la banca centrale.

Il bello è che effettivamente il governo italiano ha accettato quell’impostazione, con la riforma delle pensioni e tutto, e compreso un dettaglio fondamentale in quella lettera, in cui il governo italiano si impegnava – mentre per tutti i Paesi dell’eurozona l’obiettivo era di riportare in equilibrio il bilancio strutturale per il 2014 – l’Italia per dimostrare ai mercati una particolare determinazione, l’ha anticipato al 2013.

E quando il presidente Berlusconi e la sua parte politica, hanno votato a favore del governo che io ero stato chiamato a costituire, hanno messo chiaro e tondo che la priorità essenziale del governo doveva essere “rispettare gli impegni verso l’europa presi da Berlusconi“.

Quindi adesso lasciatemi dire per un momento, è assolutamente ridicolo – e io trovo anche curioso che la stampa libera mai insorga – che da parte di Berlusconi, di Tremonti ecc ecc, di Brunetta si venga poi ad accusare chi ha adempiuto agli impegni presi da loro.

E in secondo luogo che la Lega, che è stata la causa della rottura della maggioranza di Berlusconi, che l’ha portato alle dimissioni poi… »

MORALE DELLA FAVOLA

Come avete visto, quando c’è da reperire ordini dall’esterno, il parlamento diventa iper-produttivo e lavora con maggioranze schiaccianti.

FONTE: The Economist – 10 marzo 2012

Nel 2011-12 non è stato salvato il Paese, ma l’euro. Che il governo Berlusconi avesse avuto davvero l’idea di uscire dall’euro, non lo si può sapere con certezza assoluta.

Sta di fatto che Berlusconi, o per pavidità o per salvare le sue aziende, non ebbe quel sussulto di orgoglio di portare il Paese fuori dall’euro, pur avendo perfettamente capito già all’epoca l’insostenibilità del sistema.

 

Negli ultimi anni, sparita ogni velleità di critica alla moneta unica, Berlusconi addirittura elogia il suo “carceriere” Draghi.

All’inzio del 2021 è stato il centrodestra ad invocare il “fate presto“.

 

In quei giorni anche Salvini scriveva che bisognava “fare presto”.

 

Tempo un mesetto, che a febbraio prestava giuramento il governo Draghi, è andato tutto bene no?

https://canalesovranista.altervista.org/colpo-di-stato-finanziario-cronaca-dei-fatti-del-2011/

FONTE: https://scenarieconomici.it/10-anni-fa-il-colpo-di-stato-finanziario-cronaca-dei-fatti-del-2011/

 

Tremonti svela il ricatto della Bce all’Italia del 2011

In un editoriale pubblicato su Italia Oggi, l’ex ministro Giulio Tremonti racconta che il 5 agosto del 2011 la Bce inviò al Governo Berlusconi una lettera di Diktat.

Tremonti svela il ricatto della Bce all'Italia del 2011

Sono passati 8 lunghi anni dal “golpe finanziario” del 2011 contro il governo guidato all’epoca da Silvio Berlusconi. A 8 anni di distanza, l’ex ministro Giulio Tremonti, in un editoriale firmato su Italia Oggi sul tema delle clausole Iva, torna sulla “lettera della Bce” inviata il 5 agosto 2011 al governo di allora: un vero e proprio ricatto contro un governo democraticamente eletto. “Il 5 agosto del 2011 la Bce inviò al Governo della Repubblica Italiana una lettera Diktat” ricorda Tremonti, sottolineando che il “Decreto di Ferragosto” fu determinato dal ricatto su cui si basava quella lettera. Della serie: se non fate quello che vi ‘consigliamo’ non compriamo titoli del debito pubblico italiano causandone il default.

L’ex ministro dell’economia ricorda come quel decreto non conteneva alcuna clausola di salvaguardia, che fu introdotta solo a seguito della successiva e strumentale insistenza europea ma “in ogni caso, e questo è il punto essenziale, la clausola così introdotta era totalmente priva di valore giuridico non producendo effetti vincolanti e specifici (come è invece stato dopo per le altre e vere clausole) esaurendosi nella forma di un impegno politico-programmatico. Impegno che tra l’altro era a sua volta subordinato all’ipotesi del non verificarsi degli effetti della manovra impostata dal Governo italiano”.

Giulio Tremonti, nel ripercorrere quei mesi estremamente travagliati e complessi per il nostro Paese, afferma che il piano vincolante sull’Iva, caduto il governo Berlusconi, fu operato dal Governo Monti che per primo introdusse il tipo di clausola che poi è stato sviluppato nel corso degli anni. Altre volte, sottolinea Tremonti, “è stato evidenziato il movente della citata lettera del 5 agosto: in crisi non era l’Italia, ma erano le banche tedesche e francesi creditrici della Grecia. Quando il Governo italiano si oppose all’uso del Fondo Salva Stati per salvare quelle banche si scatenarono gli spread e poi l’azione che ha infine portato alle gesta della Troika in Grecia”. Un vero e proprio bluff ai danni dell’Italia.

Nel 2014, in tempi non sospetti, Il Giornale raccontava il “golpe” contro Silvio Berlusconi del 2011. Un “complotto” – termine sintetico per indicare la convergenza di diversi soggetti – che passò anche dalle agenzie di rating: furono gli arbitri indiscussi della finanza internazionale a dare il colpo di grazia al sistema Italia. Nel dicembre 2017, anche l’ex premier Romano Prodi ammise che contro Berlusconi si consumò un golpe finanziario: “La mia sensazione – raccontò Prodi a lex direttore del Sole24Ore Roberto Napoletano – è che questa volta i mercati vogliano far pagare a Berlusconi anche la posizione italiana a favore di Putin, di Gheddafi e della stabilità iraniana. Si tratta di una scelta di campo giusta per tutelare l’interesse nazionale e io la condivido, ma ha scatenato le mire francesi sulla Libia, l’interesse tedesco per la partnership con i russi che ci danneggia, l’insofferenza americana per un’alleanza storica che reputano tradita. Purtroppo è un dato di fatto che, alla fine, l’errore della guerra della Libia lo paghiamo noi”.

Giornata chiave fu il 5 febbraio 2011: nella capitale russa, il consigliere del Cremlino Sergei Prikhodko annuncia l’arrivo a Roma del presidente Dmitry Medvedev per la firma di uno storico contratto con l’Eni, destinato ad aprire le porte della Libia al gigante del petrolio russo Gazprom. A Milano, nelle stesse ore, il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo deposita il rinvio a giudizio per gli imputati del processo Ruby. A Bengasi, invece, scoppiano i disordini che spingeranno la Nato all’intervento militare e all’eliminazione di Gheddafi. Per l’Italia il 2011 rappresentò una sconfitta su tutti i fronti.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/tremonti-svela-ricatto-bce-allitalia-2011-1742508.html

 

 

 

Berlusconi e lo spread: nel 2011 colpo di Stato contro di lui, oggi “voglia di aiutare l’Italia. Ue si preoccupa per noi”

Berlusconi e lo spread: nel 2011 colpo di Stato contro di lui, oggi “voglia di aiutare l’Italia. Ue si preoccupa per noi”
A distanza di sette anni, per l’ex Cavaliere e il fido Renato Brunetta l’aumento del differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i Bund tedeschi ha un significato diametralmente opposto. In poche ore, i vertici di Forza Italia hanno cancellato la narrazione complottista seguita alla caduta del suo governo in favore dell’esecutivo tecnico di MontiNel 2011 era il grimaldello che portò al colpo di Stato che fece cadere il suo governo per portare al potere gli euroburocrati. Oggi è il sintomo della “voglia di aiutare l’Italia”. Il rapporto tra Silvio Berlusconi e lo spread vive una giornata paradossale, con il differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i Bund tedeschi che si trasforma da strumento truffaldino contro Forza Italia a scudo per la tenuta dei conti di una Paese che preoccupa l’Europa in vista di un governo M5s-Lega. In mezza giornata, quindi, è andata in scena la cancellazione di una narrazione complottista che ha accompagnato la comunicazione berlusconiana dal novembre 2011 a qualche ora fa. Come se nulla fosse. Le parole dell’ex Cavaliere, del resto, non lasciano spazio a interpretazioni alternative. Da Sofia, dove il leader azzurro ha partecipato al vertice del Partito popolare europeo, l’ex premier ha risposto così a chi gli chiedeva paragoni tra le turbolenze finanziarie che sette anni fa portarono alla caduta del suo governo e la reazione dei mercati alla possibilità di un esecutivo giallo-verde: “Per ora non c’è nessun complotto, anzi il contrario – ha risposto Berlusconi – C’è la voglia di aiutare l’Italia ad uscire dalla situazione in cui siamo. È il contrario del complotto”. E ancora: la prospettiva che grillini e leghisti possano far partire un governo “desta moltissima preoccupazione, in tutta Europa”. Tralasciando il fatto che Salvini resta alleato e leader della coalizione di cui fa parte il riabilitato Berlusconi, dalle odierne parole dell’ex Cavaliere emerge una concezione bifronte del legame tra spread e Ue. Dipende da quale posizione lo si osservi: arma e mandante di un colpo di Stato contro di lui, avviso del buon padre di famiglia preoccupato quando si tratta degli avversari.

“Tutto documentato, tutto arbitrario” diceva Giorgio Manganelli, citazione ripresa da Paolo Sorrentino per Loro 1, il film su Berlusconi. E anche quando si parla del rapporto tra Berlusconi e spread è tutto documentato dalle dichiarazioni pubbliche rese negli anni dall’ex presidente del Consiglio e dai suoi fidi collaboratori. Parole il cui significato, alla luce di quanto dichiarato oggi, diventa molto più che arbitrario. Tra le centinaia di sparate a favore di telecamera sul tema, una perla tra le perle è quella del 21 maggio 2014, quando l’ex presidente del Consiglio ospite di Agoràebbe l’ardire di raccontare: “Non ho mai avuto ambizioni politiche. Sono sceso in campo nel ’94 perché temevo che i comunisti arrivassero al governo. Nel 2011 – ed ecco il complotto – ci fu un colpo di Stato con l’imbroglio dello spread e io mi ero ritirato, e stavo costruendo ospedali nel mondo, anzi ne avevo già costruito uno in Amazzonia“. Come detto, di centinaia di uscite pubbliche simili a questa è costellata la rete e gli archivi delle agenzie di stampa, anche perché sulla teoria del complotto degli euroburocrati con l’arma dello spread l’ex Cavaliere ha costruito un’intera campagna elettorale, quella per le politiche del 2013.

Quasi meglio di lui, però, è riuscito a fare Renato Brunetta. L’ex ministro, infatti, è stato addirittura coautore di un libro: trattasi di Un Golpe chiamato rating: così fu depredata l’Italia nel 2011, pubblicato nel novembre del 2014 da Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi. La teoria è sempre quella: i poteri forti europei hanno portato alle dimissioni l’ex Cavaliere agitando lo spauracchio della speculazione dei soliti noti, con lo spread alle stelle come sintomo della patologia irreversibile del Paese. Ma se la narrazione di Berlusconi negli ultimi anni si è un po’ pacata, quella di Brunetta non ha avuto soluzione di continuità. Se nel 2014 chiedeva di istituire “una commissione parlamentare d’inchiesta sul colpo di Stato del 2011″, a dicembre dello scorso anno (quindi appena sei mesi fa) la teoria non cambiava di una virgola. Testuale: “Voglio si dica tutto sulle crisi bancarie e sull’estate dello spread che fece cadere Berlusconi” diceva l’allora capogruppo dei deputati di Forza Italia al Corriere della Sera. Poi lo sfogo: “Sono sei anni che lavoro per arrivare a questa commissione d’inchiesta, sei anni che non dormo la notte se penso alle centinaia di migliaia di italiani finiti in miseria per quella maledetta estate del 2011, sei anni che penso al colpo di Stato”. Esagerazione? Guai a dirlo a Brunetta: “Abbiamo perso la nostra sovranità, ci è stata sottratta dai poteri finanziari che hanno speculato sul nostro debito sovrano. Se in gioco c’è la sovranità di un Paese – argomentava al quotidiano di via Solferino – come possiamo chiamarlo, se non colpo di Stato?”.

Coerenza vuole che oggi, a distanza di quasi 180 giorni da quelle parole appassionate, l’ex ministro non abbia cambiato idea. E invece…. Di uguale c’è solo la passione dell’eloquio: “È stata una giornata drammatica per la Borsa di Milano e per i nostri titoli di Stato” è l’allarme di Brunetta, che dopo aver dato i numeri dei mercati in subbuglio si è poi dedicato allo spread in preoccupante ascesa. Per poi dire: “Alle crescenti preoccupazioni degli investitori – ha avvertito – si sommano i timori legati ad un possibile downgrading dei nostri titoli di Stato da parte di Moody’s, dopo che l’agenzia di rating americana ha dichiarato che solo l’Italia ha un Outlook negativo che riflette il rischio che le future politiche del Governo non affrontino in modo sostenibile la vulnerabilità del paese a uno choc economico e finanziario”. Insomma, colpa della politica (che però nel 2011 era vittima). “Se si verificasse davvero questa eventualità – ha aggiunto l’ex ministro terrorizzato – i nostri titoli non sarebbero più eleggibili per rientrare nel perimetro dei titoli acquistabili dalla Banca Centrale Europea e quindi l’Italia uscirebbe dallo scudo protettivo della banca centrale. Una situazione del tutto analoga a quella già sperimentata dalla Grecia, che produrrebbe conseguenze disastrose per i rendimenti dei titoli sovrani e, di conseguenza, per la spese per interessi sul debito”. Finanza preoccupata, speculatori in agguato, ombre greche: per Brunetta è come nel 2011. Solo che allora era un colpo di Stato, oggi è la prova della reazione dei poteri economici all’inadeguatezza del governo penta-leghista. Così è spread, se vi pare.

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/16/berlusconi-e-lo-spread-nel-2011-colpo-di-stato-contro-di-lui-oggi-voglia-di-aiutare-litalia/4360907/

 

 

 

 

La vera storia del MES: retroscena del golpe finanziario del 2011

 

Il colpo di stato in Italia del 2011, il primo di una serie di attentati alla Costituzione

Luglio 28th, 2014
VIDEO QUI: https://youtu.be/4oRfxTZKrPI

Iniziò con il colpo di stato in Italia nel 2011. Cosa? Il tradimento della democrazia. L’allora Presidente della Repubblica, con estrema disinvoltura allontanò dal governo l’On. Silvio Berlusconi. Al suo posto fu chiamato un professore immediatamente reso senatore a vita. Il professor Monti. Si cercò in questa sostituzione (colpo di stato) di dare una parvenza di legalità. Da qui emerse la nomina a senatore a vita del prof. Monti. Inutile dire che il governo del professore fu un totale fiasco. Forse il peggiore della Repubblica? Non è questo il problema.

Il prof. Monti e il Napolitano, se avessero voluto essere legali, avrebbero dovuto portare alle elezioni politiche il Paese. Questo non è accaduto. Fu il primo colpo di stato in Italia. Era il 2011.

Allontanato l’ultimo presidente del consiglio eletto democraticamente, fu il turno di altro soggetto dopo il Monti. L’attentato al senso stesso della Costituzione fu replicato sul renzi. Il soggetto, stavolta, ancor peggio, non era stato votato da nessuno e neppure senatore. Ormai l’uso al colpo di stato in Italia si stava consolidando. Infatti fu il secondo colpo inferto alla Repubblica.

Il terzo colpo di stato in Italia è opera dell’attuale Mattarella. Tradendo l’esito del referendum del 4 dicembre 2016 le urne alle politiche sono andate deserte.

Si argomenta che non ci sia una legge elettorale per recarsi al voto. Occhio che per fare una legge bastano 40 gg (al massimo). In effetti, il governo fantoccio del Gentiloni, alla faccia dei 40 gg, celebra il semestre. Si noterà come qui sono indicati i cognomi senza il nome. E’ vero. Si tratta di NON rispetto verso questa gente. Personaggi chiamati a una precisa responsabilità, non hanno saputo assolvere il compito. Su di loro pesa un giudizio storico, ma non basta. Chi volutamente non svolge il compito affidato è corretto che sia anche processato. Il reato si chiama attentato alla Costituzione. Una Costituzione da non leggere come in V° elementare parola per parola. E’ lo spirito e il senso della Carta costituzionale che è stato volutamente tradito! Si tratta di un errore che un Capo dello Stato non può commettere essendone il garante. Posso sbagliare io che non sono nulla, non il primo cittadino dello Stato.

Ovviamente queste idee sono considerare da tutti assurde. E’ esattamente da questo distacco dalla logica e onestà che si misura l’inquinamento della democrazia in Italia. Peccato. Una volta eravamo il bel paese. Oggi ci sono 3 milioni di disoccupati. 5 milioni d’immigrati stabili. 5 milioni (stimati) d’immigrati clandestini.

FONTE: https://www.giovannicarlini.com/il-colpo-di-stato-in-italia-del-2011-il-primo-di-una-serie-di-attentati-alla-costituzione/

 

 

 

La crisi economica italiana 2008-2014

Una immagine che evoca la crisi economica italiana

La crisi conclamata dell’economia italiana è iniziata nel corso del 2008 quando il Prodotto Interno Lordo è diminuito dell’1,2%. Il PIL è una misura statistica che rappresenta la ricchezza prodotta dal paese in un anno e le sue variazioni indicano se un paese sta crescendo o impoverendo.

A partire dal 2008 l’Italia non è stata più capace di crescere ed è iniziato un lungo periodo di impoverimento. Per essere precisi nel 2010 c’è stata una modesta crescita dell’1,7% del PIL, ma questo valore positivo va considerato come un rimbalzo statistico al crollo del 2009 (-5,5% del PIL) e non ha segnato una inversione di tendenza come invece è accaduto in altri paesi.

In sostanza, a partire dal 2008 l’Italia ha alternato periodi di stagnazione a veri e propri periodi di recessione, con l’ulteriore aggravante che fino al 2008 la nostra economia non è stata al passo con quella degli altri paesi europei che, mediamente, a partire dal 2001 sono cresciuti più dell’Italia.

L’esplosione nel 2008 della crisi economica in Italia è stata determinata da fattori esterni che hanno agito da innesco ad una crisi strutturale che stava subdolamente indebolendo l’economia italiana già a partire dai primi anni del 2000. Infatti, gli eventi che hanno caratterizzato il periodo di crisi 2008-2014 in Italia non vanno inquadrati come le vere cause della crisi, ma come fattori di squilibrio economico che hanno fatto emergere le contraddizioni del sistema economico italiano. Nel 2008 il sistema economico italiano era già gravato da problemi strutturali che da tempo ne frenavano la crescita e che hanno impedito una adeguata reazione agli shock economici provenienti sia dalle ripercussioni della crisi finanziaria internazionale del 2007 che della crisi dei debiti sovrani del 2011.

Le ripercussioni della crisi finanziaria internazionale del 2007

Con lo scoppio della crisi finanziaria internazionale del 2007 il sistema finanziario italiano non aveva subito grossi danni poichè le banche italiane erano relativamente poco internazionalizzate ed avevano in portafoglio una modesta quantità di titoli tossici.

Ma l’anno successivo, nel Settembre 2008, ci fu il fallimento della Lehman Brothers e le immagini dei dipendenti della banca d’affari americana che abbandonano i propri uffici alla spicciolata fecero il giro del mondo. Queste immagini sottolineavano il momento più acuto della crisi finanziaria, ma lasciavano anche presagire il contagio della crisi alle economie reali di quasi tutti i paesi occidentali attraverso una generale diminuzione degli investimenti, del reddito disponibile e dei consumi.

Sebbene il sistema finanziario italiano fosse sostanzialmente uscito indenne dal terremoto che aveva colpito la finanza mondiale, la conseguente crisi delle economie reali di molti paesi occidentali colpì duramente l’Italia, essendo alcune di queste economie importanti mercati di sbocco per le nostre esportazioni. Il settore manifatturiero italiano, cresciuto secondo un modello di sviluppo basato sulle esportazioni, subì un pesante contraccolpo a causa della diminuzione della domanda di beni dall’estero. Il crollo delle esportazioni determinò una crescita negativa del PIL nel 2008 (-1,2%) ed una delle peggiori performance nel 2009 (-5,5%).

Il superamento delle ripercussioni della crisi finanziaria del 2007 sull’economia reale mondiale fu anticipato da alcuni segnali già nel 2009 e si concluse nel 2010. Anche l’economia italiana sembrava aver superato la crisi, poichè il PIL nel 2010 crebbe dell’1,7%, ma in realtà per l’Italia la crescita del PIL non si consolidò e la ripresa non ebbe luogo.

Mentre gli altri paesi colpiti dalle ripercussioni della crisi finanziaria riprendevano a crescere, l’Italia continuava ad affondare gravata dai problemi strutturali della sua economia.

Infatti, l’industria manifatturiera italiana, che grazie alla ripresa della domanda estera nel corso del 2010 aveva recuperato anche se a fatica le quote di mercato erose dalla crisi e dalla concorrenza internazionale, negli anni a seguire fu falcidiata da una nuova crisi della domanda, questa volta dovuta alla diminuzione dei consumi delle famiglie italiane e degli investimenti. Ad aggravare la situazione delle imprese italiane vi fu, inoltre, la stretta creditizia determinata dalle ripercussioni della crisi dei debiti sovrani del 2011.

Le ripercussioni della crisi dei debiti sovrani del 2011

Nel 2011 esplode in Europa e in altri paesi la crisi dei debiti sovrani. Anche questa crisi, come quella del 2007 è stata una crisi di tipo finanziario, connessa alla notevole mobilità dei capitali e alla speculazione, ma a differenza della precedente ha riguardato principalmente il settore pubblico e nello specifico il finanziamento del debito degli stati sovrani.

La crisi di un debito sovrano consiste in un rialzo eccessivo dei tassi di interesse sui titoli di stato che vengono periodicamente messi all’asta per finanziare il rinnovo e la crescita del debito pubblico. Lo Stato per riuscire a vendere i propri titoli di debito può essere costretto ad alzare il tasso di interesse, tuttavia un tasso d’interesse troppo alto in presenza di una grande quantità di debito può minare la capacità dello Stato di far fronte al pagamento del debito.

E’ quello che ha rischiato l’Italia quando la scarsa o assente crescita del PIL, l’enorme stock di debito pubblico di nuovo in crescita a partire dal 2008, la scarsa credibilità del Governo e del sistema politico indussero gli investitori internazionali a dubitare della solidità del bilancio pubblico italiano e, quindi, ad acquistare i titoli di debito italiani solamente a condizione che i relativi tassi d’interesse fossero abbastanza alti da compensare l’aumentato rischio.

La crisi del debito italiano divenne evidente nel mese di Giugno 2011, subito dopo che Grecia, Irlanda e Portogallo ormai ad un passo dal default avevano chiesto aiuto all’Europa, ed andò via via peggiorando. Lo “spread“, cioè il differenziale di rendimento fra titoli di stato italiani e quelli tedeschi presi come riferimento, cominciò a crescere di mese in mese (con una eccezione nel mese di Agosto dovuta all’acquisto da parte della Banca Centrale Europea di una notevole quantità di titoli italiani sul mercato obbligazionario) arrivando a superare i 500 punti nel mese di Novembre. Poco prima, a Settembre, l’agenzia internazionale di valutazione dei rischi finanziari Standard & Poor’s aveva abbassato il “rating” (la valutazione di affidabilità) sui titoli del debito pubblico italiano.

La crescita dello spread mise in enorme difficoltà il sistema bancario italiano che stava già fronteggiando crescenti sofferenze negli impieghi del settore privato (cioè le perdite dovute a prestiti e affidamenti erogati ad imprese andate in crisi a causa della diminuzione della domanda di beni e servizi). Le banche italiane, che avevano in portafoglio una enorme quantità di buoni del tesoro – il 60% del portafoglio titoli delle cinque maggiori banche italiane era composto da BOT – videro compromessi i propri bilanci a causa del virtuale congelamento del mercato delle obbligazioni bancarie, dovuto alla perdita di valore dei titoli (perdita in conto capitale che si determina sui titoli precedentemente emessi ad un tasso d’interesse più basso rispetto al tasso d’interesse delle nuove emissioni).
Inoltre, la situazione delle banche venne aggravata da una crisi di fiducia generalizzata che provocò il ribasso delle borse europee ed in particolare della Borsa di Milano, dove i titoli bancari registrarono perdite spaventose. Così la maggior parte delle banche italiane si ritrovò sottocapitalizzata ed a rischio liquidità, tanto che nel mese di Dicembre l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ammonì l’Italia sulla necessità di una urgente ricapitalizzazione del suo sistema bancario.
Le difficoltà del sistema bancario produssero già a partire dall’estate del 2011 una stretta del credito (credit crunch), cioè le banche italiane non furono più in grado di elargire finanziamenti al settore privato a tassi ragionevoli, determinando ulteriori difficoltà di accesso al credito alle famiglie e alle imprese che già si trovavano in difficoltà per la crisi economica strutturale che stava impoverendo il paese.

Sotto le pressioni del settore finanziario e di altre istituzioni, il 12 novembre 2011, Silvio Berlusconi rassegnò le dimissioni da Presidente del Consiglio per consentire la formazione di un Governo tecnico, guidato dal neo-senatore a vita Mario Monti che si insediò il 16 novembre 2011. Nel giro di poche settimane lo spread si ridusse sensibilmente per poi tornare a salire di nuovo, condizionato anche dall’ennesimo declassamento del rating del 13 gennaio 2012 dei titoli di Stato italiani da parte di Standard’s & Poor’s.

Il 6 Dicembre 2011 il Governo Monti varò il decreto salva-Italia, recante “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”, una manovra da 20 miliardi di euro che aveva l’obiettivo di consolidare le finanze pubbliche e rispettare le prescrizioni europee e che riuscì a centrare l’obiettivo di riportare la fiducia sui mercati e di creare le premesse per una riduzione dello spread.

Così, il tasso di interesse sui titoli del debito pubblico italiano diminuì gradualmente fino al mese di Marzo, grazie anche al varo, da parte della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi, di un “piano di rifinanziamento a lungo termine” (LTRO) concesso in data 22 dicembre 2011 e in data 29 febbraio 2012 alle banche. Il finanziamento della BCE aveva l’obiettivo di fornire liquidità al settore bancario attraverso un prestito triennale al tasso agevolato dell’1% annuo, ma fu utilizzato dalle banche anche per acquistare nuove emissioni di titoli del debito pubblico e ridurre di conseguenza lo spread sui titoli di stato.

A causa delll’elevato stock di debito pubblico e della perdurante scarsa crescita economica, l’Italia è stata una delle nazioni più colpite dalla crisi dei debiti sovrani, tuttavia, a differenza di Grecia, Spagna e Portogallo, non ha chiesto aiuti diretti alle istituzioni europee, che erano disposte a concedere questi aiuti solo a condizione di una rapida attuazione di riforme e prescrizioni con pesanti ripercussioni sul piano economico-sociale.

In sintesi, la crisi del debito sovrano è stata superata in Italia attraverso la formazione di un governo tecnico che ha adottato misure impopolari, tra cui tagli della spesa pubblica e aumento della tassazione complessiva dei cittadini.

Nonostante il superamento della crisi del debito, la sostenibilità dell’elevato stock di debito pubblico costituisce per l’economia italiana un fattore di rischio aggravato da una crescita economica bassa o assente.

In Italia si è creato un circolo vizioso tra debito pubblico e crisi strutturale del sistema economico. Per un verso la crisi del debito sovrano è esplosa a causa della crisi economica strutturale, poichè è stata l’assenza di crescita economica a ingenerare dubbi nei mercati finanziari sulla capacità dell’Italia di far fronte all’elevato stock di debito pubblico, dall’altro verso le misure adottate per risolvere la crisi del debito sovrano hanno ulteriormente aggravato la crisi economica.

Questo circolo vizioso tra debito pubblico eccessivo e crisi economica non è imputabile esclusivamente alle valutazioni in tempo reale dei mercati finanziari sulla sostenibilità del debito. Infatti, in una situazione di crisi economica la sola esistenza di un elevato stock di debito costituisce un limite oggettivo alla possibilità di adottare una politica economica espansiva attraverso un ulteriore crescita dell’indebitamento, poiché parte del bilancio pubblico risulta già impegnata in modo rigido per pagare gli interessi sul debito e per evitare ulteriore crescita dell’indebitamento (probabilmente sono già programmati tagli alla spesa pubblica nei bilanci di previsione).

Fermo restando che i mercati finanziari hanno rilevanza internazionale (ovvero lo Stato deve mantenere la sua credibilità finanziaria nei confronti degli investitori globali), il contenimento del deficit e la riduzione del debito pubblico costituiscono anche un impegno che l’Italia ha preso nei confronti delle istituzioni europee.

L’Italia è, infatti, uno dei paesi promotori dell’Unione Europea e come tutti gli stati membri ha aderito al cosiddetto patto di stabilità. Il patto di stabilità europeo impone ai paesi membri il rispetto di determinati parametri di finanza pubblica, al fine di allineare i diversi sistemi economici e completare il processo di integrazione.

La difficoltà di rispettare i parametri europei in una fase di recessione economica ha aperto una discussione sull’adesione all’Euro. In effetti, l’adesione alla moneta unica europea ha comportato dei vincoli che restringono i margini di manovra che i paesi membri molto indebitati hanno per uscire dai tunnel delle crisi economiche. Oltre ai già citati vincoli di bilancio che inibiscono il ricorso alle politiche fiscali di espansione della spesa pubblica o di diminuzione della tassazione, vi è anche l’impossibilità di attuare autonomamente una politica monetaria espansiva avendo perso la sovranità monetaria.

Tuttavia, occorre considerare anche il rovescio della medaglia, poichè senza lo scudo inflazionistico dell’Euro probabilmente l’Italia si sarebbe trovata in una situazione economica decisamente peggiore e avrebbe perso la sua competitività in misura maggiore (ad esempio a causa delle produzioni cinesi a basso costo) già prima della crisi economica 2008-2014.

L’Italia può tornare a essere competitiva solamente se risolve i problemi strutturali della sua economia, problemi strutturali che affondano le radici nei primi anni del 2000.

FONTE: https://politicasemplice.it/politica-italiana/crisi-economica-italiana-2008-2014

 

 

 

 

Deutsche Bank è indagata: causò la crisi dello spread

Ex vertici sotto inchiesta per manipolazione di mercato. Nel 2011 poca chiarezza sulla compravendita di Btp

Marcello Zacché

Deutsche Bank è indagata: causò la crisi dello spread

La prima banca tedesca, Deutsche Bank, e alcuni suoi ex top manager sono indagati dalla Procura di Milano per la mega speculazione in titoli di Stato italiani effettuata nel primo semestre del 2011. Operazione che contribuì a far volare lo spread dei rendimenti tra i Btp e i Bund tedeschi e a creare le condizioni per dimissioni del governo Berlusconi, a cui subentrò l’esecutivo di Mario Monti.

Secondo l’Espresso in edicola oggi, che ha ricostruisce e rivela la vicenda, l’ipotesi di reato è la manipolazione del mercato, avvenuta attraverso operazioni finanziarie finite sotto la lente dei pm per un totale di circa dieci miliardi. Affari realizzati da Deutsche Bank dopo il crac della Grecia, quando la crisi del debito pubblico cominciava a minacciare altri Paesi mediterranei, tra cui Italia e Spagna.

A onor del vero l’indagine sul gruppo bancario di Francoforte è vecchia di due anni, avviata dalla Procura pugliese di Trani (già attiva in altri procedimenti finanziari come per esempio quello contro le agenzie di rating). E nel settembre scorso è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini, con i magistrati pugliesi pronti a chiedere il rinvio a giudizio di cinque banchieri che guidavano il gruppo nel 2011 (tra cui l’ex presidente Josef Ackermann e gli ex ad Anshuman Jail e Jurgen Fitschen) e della stessa Deutsche Bank. Poi però non si è saputo più nulla. E ora si apprende che l’indagine è stata trasferita a Milano dalla Corte di Cassazione, per motivi di competenza territoriale, su richiesta dei difensori della banca.

Come noto, la vicenda riguarda la forte riduzione negli investimenti in titoli di Stato italiani avvenuta nei primi sei mesi del 2011, quando Deutsche Bank smobilitò 7 dei circa 8 miliardi dei Btp che deteneva. Comunicando tutto soltanto il 26 luglio. Una notizia bomba, tanto che il Financial Times titolò in prima pagina sulla «fuga degli investitori internazionali dalla terza economia dell’eurozona».

Ora l’indagine che i pm milanesi hanno riaperto ricostruisce l’intera serie di operazioni decise dalla banca tedesca. E, secondo l’accusa, emergerebbe che già alla fine dello stesso mese di luglio del 2011, Deutsche Bank aveva già ripreso a comprare Btp, per almeno due miliardi, senza annunciarlo. Mentre altri 4,5 miliardi di titoli italiani erano posseduti da un’altra società tedesca acquisita nel 2010 da Db. Alla data del 26 luglio, dunque, Db comunicò le vendite avvenute entro il 30 giugno, ma non gli acquisiti successivi. Avendo quindi venduto prima del crollo dei prezzi, e ricomprato dopo. Una speculazione che sembra aver fatto perno sulla crisi finanziaria italiana, causandone poi anche quella politica.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/deutsche-bank-indagata-caus-crisi-dello-spread-1472317.html

 

 

 

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