RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 15 APRILE 2020

https://www.ildubbio.news/2020/03/08/il-senso-per-la-giustizia-di-lina-furlan-prima-penalista-italiana/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 15 APRILE 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Taluni escono di scena

quando hanno esaurito le parole scritte da altri

STANISLAW LEC, Pensieri spettinati, Bompiani, 2015, pag. 133

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 Precisazioni

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

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SOMMARIO

Gli italiani braccati e recintati dai droni
L’Italia sta per capitolare. Ci prenderanno per fame e il “Conte Tsipras” ci consegnerà al Mes
Ci portano via tutto
Fornero: sarà necessario trasferimento di ricchezza privata per ridurre debito pubblico
Far ammalare per testare i vaccini. È etico?
GLI USA BLOCCANO I SOLDI PER O.M.S. – ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ
I Rockefeller annunciarono la pandemia e il governo unico mondiale
Parla Snowden: «sta arrivando un piano di oppressione»
I “Cahiers du Cinéma” di governo racconteranno tutto un altro film
Bergoglio è occupatissimo a lanciare l’Iniziativa della Fede Abramica – la “Religione generale” global !
ROBERT KENNEDY jr. accusa BILL GATES
Il senso per la giustizia di Lina Furlan, prima penalista italiana
Coronavirus: l’obbiettivo è il vaccino e il controllo della popolazione mondiale
Il mantello dell’invisibilità è l’ultima frontiera contro il riconoscimento facciale
AVVOCATA TEDESCA CONTRO LA QUARANTENA – CHIUSA IN MANICOMIO
L’OMS:”bisogna andare nelle case delle famiglie e deportare i positivi”
Piano di Autofinanziamento Interno per l’Italia
DUE MOSSE SECCHE PER INIETTARE LIQUIDITA’ A FAMIGLIE E IMPRESE
Neanche il becco di un quattrino
Coronavirus, da oggi bonus 600 euro sul conto. A chi verrà stanziato?
Popolare di Bari, chi tace verrà rimborsato
La bomba Italia
Cassese: “La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo non sono legittimi”
“DIRITTO AL SOLE E ALLA PRIMAVERA” AL TEMPO DEL COVID-19: È UN DIRITTO COSTITUZIONALMENTE TUTELABILE?
IL SISTEMA DELLE FONTI: LA CONTROVERSA FIGURA DELLE “LEGGI-PROVVEDIMENTO”
VOI IN QUARANTENA SEGUITI DAI DRONI: SBARCANO DECINE DI CLANDESTINI A LAMPEDUSA
SBARCO VIETATO A 1.541 ITALIANI MENTRE SBARCANO IMMIGRATI
incostituzionale
Conte e Monti hanno mentito. Ecco la verità sul MES
DITTATORI EQUIVOCI E TORBIDI: CURZIO MALAPARTE E LA TECNICA DEL COLPO DI STATO
Giulio Tarro: “Coronavirus non è Ebola, il vaccino non serve.

 

 

EDITORIALE

Gli italiani braccati e recintati dai droni

Manlio Lo Presti – 15 aprile 2020

 

Segni dei tempi! Imperversa l’autorazzismo contro la popolazione italiana da parte della cupola buonista neomaccartista cattocomunista italiana italiana sostenuta da quella mondiale.

L’attuale governo ha scoperto di poter utilizzare liberamente i droni contro la popolazione italiana violando contemporaneamente due diritti costituzionali:

1) la libertà di circolazione

2) la tutela della riservatezza della vita privata.

Vengono bloccate navi con migliaia di italiani a bordo ma continuano gli sbarchi di

MIGRANTI-PAGANTI-VOTANTI-RISORSE-INPS

A costoro non è riservato alcun blocco, non ci sono CAUTELE SANITARIE CHE INVECE VENGONO FATTE RISPETTARE  OSSESSIVAMENTE E CON FEROCE, SADICA DETERMINAZIONE ALLA POPOLAZIONE ITALIANA.

I c.d. migranti-paganti-votanti-risorse-INPS  possono scorrazzare per le strade per lo spaccio di stupefacenti.

I Rom possono circolare perché fermarli diventa RAZZISMO.

AUTORAZZISMO DEMOFOBICO BUONISTA ANTIFA QUADRISEX NEOMACCARTISTA CATTOCOMUNISTA ritiene giusta la irrogazione violenta della serie di vessazioni  contro gli italiani

  1. RECINTATI
  2. MINACCIATI DALLE PATTUGLIE
  3. BRACCATI
  4. FILMATI ILLEGALMENTE DA CENTINAIA DI DRONI
  5. OBBLIGATI A FIRMARE UNA DICHIARAZIONE ILLEGALE PERCHÉ INCLUDE  TEMI DI NATURA SANITARIA CHE L’AUTODICHIARAZIONE NON DEVE CONTENERE (Art. 48 L. 443/2000)
  6. BOMBARDATI DA RETI TV DI TERRA DI MARE E DI ARIA CHE PROPAGANDANO ILLEGALMENTE  L’OBBLIGO DI RESTARE A CASA!

Non può configurarsi come un ordine tassativo legittimo!

Non potrebbe essere altrimenti perché sarebbe in pieno contrasto con il contenuto degli artt. 1, 1o, 13, 16, 24, 25, 27, 29 e infine il 78  (STATO DI EMERGENZA PER GUERRA)

Cresce il numero dei costituzionalisti – fra i quali il prof. Cassese – che sollevano fortissimi dubbi di legalità dei provvedimenti dell’attuale Badoglio 2.0.

Non si tratta di Leggi, cioè di azione votata da un Parlamento eletto.

Si tratta di “provvedimenti detti DPCM che non hanno alcuna valenza di legge se non dopo la loro votazione ed approvazione parlamentare, come del resto avviene per i DPR DECRETI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

L’urgenza non giustifica in alcun caso la limitazione della libertà di movimento dei cittadini-non-soggetti

Bloccare ed imprigionare milioni di liberi cittadini dentro casa sulla base della imposizione di un vero e proprio COPRIFUOCO persino con l’aiuto dell’esercito configura gli estremi di un COLPO DI STATO!

Inoltre, il rimando giuridico che giustificherebbe l’impiego dell’esercito contro la popolazione italiana è quello chiamato “STRADE SICURE” che riguarda il contrasto della criminalità organizzata e la sicurezza delle strade, appunto. LA PRESUNTA ATTUALE EMERGENZA SANITARIA  E’ QUINDI FUORI CONTESTO! (1)

Si tratta di un pericoloso allargamento delle funzioni di polizia dell’esercito che ha compiti di difesa e NON di polizia interna.

L’Italia è ancora una repubblica parlamentare e non presidenziale di un uomo solo che può sovrastare il parlamento nazionale.

P.Q.M.

Compilare l’autocertificazione è un DIRITTO del cittadino (che ancora viene denominato SOGGETTO dalla burocrazia che non conosce democrazia) e NON un obbligo;

L’autocertificazione a firma del cittadino non deve avere l’intestazione del Ministero perché non è una comunicazione promanante dalla struttura pubblica, ma dal cittadino che la redige LIBERAMENTE!!!

L’autocertificazione contiene la dichiarazione del proprio stato di salute.  Si tratta di una richiesta ILLEGALE perché l’art. 49 della legge 445 del 2000 proibisce autodichiarazioni sul proprio stato di salute!! (2)

Riassumendo :

a) l’autocertificazione non è OBBLIGATORIA e non è valida per questione di salute

b) l’autocertificazione utilizzata  per giustificare la circolazione della persona (non il SOGGETTO) E’ IN CONTRASTO CON GLI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE SOPRA ELENCATI

c) il decreto del presidente Badoglio 2.o non è stato validato dal voto parlamentare e quindi non ha forza di legge

d) le persone e non SOGGETTIPOSSONO ESSERE QUINDI BLOCCATE E RINCHIUSE SOLO SE GLI AGENTI AGISCONO IN FORZA DI AUTORITA‘ rilasciando al CITTADINO una dichiarazione scritta recante le generalità dell’agente e da far convalidare dal giudice entro 48 ore!!!

Aspettiamo di vedere arresti in massa senza alcun motivo, se il Parlamento e cittadini lasciamo loro mano libera!

Il DPCM sta dispiegando tutti i suoi effetti al massimo possibile senza essere LEGGE votata dal Parlamento, un Parlamento che, per quanto corrotto e screditato, non avrebbe potuto deliberare sul blocco della libera circolazione dei cittadini (e non SOGGETTI).  La libertà di circolazione è un diritto inalienabile garantito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dalla Costituzione Europea e dalla Costituzione italiana.

Pertanto, la valenza legale per:

confinare,

deportare,

ingabbiare,

delimitare, 

bloccare entro spazi piccoli

minacciare, 

violare la tutela della vita privata con l’uso indiscriminato di droni usati contro i cittadini italiani E NON USATI PERO’ PER I MIGRANTI-VOTANTI- PAGANTI-RISORSE-INPS

occorre modificare buona parte della Costituzione italiana a camere riunite.

Finché ciò non accade, tutta la produzione legislativa emergenziale dell’attuale PCM è TOTALMENTE ILLEGALE, comprese le multe dei contravventori di un crimine che non esiste.

La sospensione dei diritti civili e il coprifuoco di massa sono possibili nel caso in cui il Presidente della Repubblica dichiari LO STATO DI EMERGENZA solo nel caso previsto dall’art. 78 Cost. che è lo STATO DI GUERRA e non per epidemie.

TUTTO CIO PREMESSO

IMPOSIZIONI, RICATTI, VIOLENZE, MINACCE, URLA, BLOCCHI, DRONI E MARTELLAMENTO TELEVISIVO DI MASSA PER LIMITARE LE LIBERTÀ

SONO AZIONI  FUORI DAI DETTAMI COSTITUZIONALI E CONFIGURA

NELLA SUA APPLICAZIONE LIBERTICIDA UN VERO E PROPRIO 

COLPO DI STATO

 

 

NOTE

  1. http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/NazionaliInCorso/StradeSicure/Pagine/default.aspx
  2. https://www.laleggepertutti.it/dizionario-giuridico/autocertificazione
  3. http://www.gdf.gov.it/servizi-per-il-cittadino/modulistica/autocertificazione

 

 

 

IN EVIDENZA

L’Italia sta per capitolare. Ci prenderanno per fame e il “Conte Tsipras” ci consegnerà al Mes

1 APRILE 2020 – Giuseppe Palma

Avete capito quello che sta accadendo?

Dal primo decreto che iniziava ad introdurre misure veramente limitative alla libertà personale e di circolazione (11 marzo), fino ad oggi, pur avendo il governo annunciato un primo intervento di 25 miliardi, in tasca agli italiani non è arrivato neppure un centesimo. Certo, stanotte i lavoratori autonomi hanno presentato “alla Fantozzi” (prima io! prima io!) domanda dei 600 euro una tantum, ma prima di un mese nessuno vedrà un euro.

A parte i dipendenti pubblici, che lo stipendio ce l’hanno garantito, così come pure i pensionati (fino a quando non si sa), i lavoratori autonomi (bar, ristoranti, negozi, librerie, parrucchieri, studi professionali etc), dal 12 marzo sono chiusi e non vedono un centesimo. Gli affitti commerciali vanno comunque pagati ma di incassi, causa la chiusura per decreto, nemmeno l’ombra.

Eppure bollette e rate condominiali continuano ad arrivare. Anche gli affitti abitativi vanno pagati, sono stati sospesi gli sfratti (fino al 30 giugno), non l’obbligo di pagare il canone. Per ottenere invece la sospensione dei mutui prima casa, bisogna autocertificare una riduzione del fatturato del 33% nei tre mesi successivi al 20 febbraio 2020 rispetto all’ultimo trimestre 2019. Campa cavallo…

State a casa, mi raccomando, suonate e cantare sui balconi, ma qui sono passate tre settimane e dei 25 miliardi nemmeno l’odore. Per di più, la UE ci ha messi spalle al muro imponendoci sostanzialmente di accettare il Mes (il vecchio Fondo Salva-Stati) con le condizionalità capestro che non sto a ripetervi.
Di condivisione del debito – i cosiddetti coronabond – Germania, Austria e Olanda non ne vogliono neppure sentir parlare.

Il Presidente del Consiglio Conte,​ che ha vestito i panni del “comandante in capo” garantendo agli italiani che non accetterà ricatti dalla UE, in realtà ha consentito a Germania, Olanda e Austria di avere un vantaggio di 15 giorni.

A Pasqua l’Italia sarà stremata, con la piccola-media impresa e le partite Iva distrutte, e Conte sarà costretto (in realtà lo sa già) ad accettare il Mes. Chiederà piccole modifiche – non rilevanti – che gli verranno concesse, e farà passare la cosa come una grande vittoria. Ma in realtà le condizionalità più importanti resteranno, soprattutto quella della ristrutturazione del debito (alias consolidamento fiscale e tagli selvaggi alla spesa pubblica).

Pd e ItaliaViva sono già uscite allo scoperto: Zanda ha addirittura proposto di dare in garanzia Palazzo Chigi e Montecitorio, mentre Marattin ha detto esplicitamente che non vi sono alternative al Fondo Salva-Stati. Gentiloni idem.

A resistere è solo la “parte buona” del M5S, che capitolerà per non rendersi responsabile di far restare, tra 10-15 giorni, gli italiani senza soldi. In Parlamento, ma anche prima, il MoVimento darà il suo assenso al ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità per non lasciare il Paese senza soldi: i 15 giorni di vantaggio dati alla Germania sono stati un errore gravissimo, sicuramente voluto, del Presidente del Consiglio. Gli sarà più facile farci accettare il Mes portando a casa piccole modifiche non rilevanti (un Mes mascherato), ma cantando vittoria nonostante le condizionalità più pesanti resteranno invariate! Il resto lo faranno i media di regime, esattamente come fecero con Mario Monti nel 2012 quando sottoscrisse il Mes (super-Mario lo definirono).

Il Presidente del Consiglio sta consentendo alla UE di prenderci per fame. Ora continuate pure ad applaudire il “Conte Tsipras”.

Qui l’intervista che ho rilasciato il 30 marzo: https://youtu.be/WuvVEKrZb0U

 

FONTE:https://scenarieconomici.it/litalia-sta-per-capitolare-ci-prenderanno-per-fame-e-il-conte-tsipras-ci-consegnera-al-mes-di-giuseppe-palma/

 

 

 

Ci portano via tutto

Andrea Indini – 11 aprile 2020

È proprio mentre il popolo è in ginocchio che gli anti italiani entrano in azione per fare ancora più male. Nelle ultime ore si è, infatti, delineato il drammatico quadro che ci attende nei prossimi mesi. Prima di annunciare il prolungamento del lockdown fino ai primi di maggio, il premier Giuseppe Conte si è inchinato ai padroni dell’Europa accettando una versione edulcorata (ma pur sempre pericolosa) del Fondo salva Stati e rassegnandosi all’idea di non avere i coronabond. Nel frattempo il Partito democratico se n’è uscito rispolverando la solita rapina del ceto medio: la patrimoniale. Il tutto mentre sui mercati i titoli italiani (scaricati dai principali investitori stranieri) vengono sostenuti dall’intervento della Bce.

La partita in Europa è stata una disfatta senza precedenti. Conte è partito alzando le barricate contro il Mes e battendo i pugni sul tavolo per ottenere i coronabond ed è tornato con l’esatto opposto. Al di là dello show in televisione, in cui ha raccontato agli italiani tutta un’altra storia, il premier non ha potuto fare altro che cedere, ancora una volta, ai diktat di Parigi e Berlino. Completamente estromessa dai tavoli che contano, l’Italia si trova ora a digerire un accordo che non solo non le permette di affrontare la terribile crisi economica generata dall’epidemia da coronavirus, ma che rischia di rivelarsi profondamente dannoso qualora l’esecutivo dovesse incatenarsi al Fondo salva Stati. Perché, sebbene le clausole sono “light”, ci sono e non lasciano tranquillo chi ne dovesse far uso. Il trucco sta, infatti, nelle regole. L’azzeramento delle condizionalità è solo in via temporanea e riguarda unicamente le spese sanitarie sostenute dai Paesi dell’Unione per affrontare l’emergenza. Anche per questa voce, però, c’è un limite di budget. Che equivale al 2% del Pil annuale del Paese che le sostiene e che fa ricorso al Mes come linea di credito. Su tutto quello che eccede questa cifra si applicano le regole del Mes che potranno anche essere modificate ex post.

Mentre il governo ipoteca così il nostro futuro, il Pd torna a proporre una misura suicida per mettere le mani sui nostri soldi. Dicono di voler colpire “i redditi più alti” e fissano già la soglia: “Un contributo di solidarietà per gli anni 2020 e 2021, che dovranno versare i cittadini con redditi superiori ad 80mila euro e che inciderà sulla parte eccedente tale soglia”. Una ricetta totalmente dissennata in un momento in cui qualsiasi economista con senno suggerirebbe l’esatto contrario, ovvero la flat tax. Ma d’altra parte l’intero impianto del “Cura Italia” è stato costruito su una base fuorviante. I (pochi) soldi prestati sono calcolati su un fatturato che lo Stato comunque tassa. Il Fisco rimarrà in stand by solo per un paio di mesi, poi riprenderà a fare il suo freddo lavoro. E a quel punto non guarderà più in faccia nessuno. Esattamente come faranno a Bruxelles quando la Commissione Ue reintrodurrà il Patto di stabilità.

FONTE:http://blog.ilgiornale.it/indini/2020/04/11/ci-portano-via-tutto/

 

 

 

 

Fornero: sarà necessario trasferimento di ricchezza privata per ridurre debito pubblico

 

La professoressa Elsa Fornero: ” questo momento gli italiani hanno bisogno di certezze. Avendo un debito così alto prima o poi sarà necessario un intervento straordinario, una forma di trasferimento dalla ricchezza privata alla riduzione del debito pubblico la dovremo fare, ma non è il momento di discutere di questo. Piuttosto chiedo a Bersani perché ci ostiniamo a dire che il ricorso al Mes lo rifiutiamo? A me sembra una questione di principio”

Bersani: “Lo rifiutiamo perché siam dei signori. Un conto è discutere di Mes, un altro sono i soldi del Mes. Tutti hanno un sovraccarico sulla sanità in Europa, lo usassero tutti”

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/04/15/fornero-sara-necessario-trasferimento-di-ricchezza-privata-per-ridurre-debito-pubblico/

 

 

 

Far ammalare per testare i vaccini. È etico?

Gioia Locati – 12 aprile 2020

Mai come oggi il mondo attende con il fiato sospeso un rimedio contro la pandemia.

Al momento vi sono 78 progetti di vaccini già approvati. Qui. E sono decine le terapie usate off label sui malati gravi che stanno rientrando in nuove sperimentazioni. Dagli anticorpi monoclonali agli anti malarici, dagli anti virali alle cellule staminali, dagli antiparassitari agli anticoagulanti, dal cortisone all’ozonoterapia. In ogni Paese vi è un brulicare di proposte. In Giappone si sta cercando di realizzare un prodotto formulato con gli anticorpi del plasma delle persone guarite. Cliccate qui e qui e qui e qui.

Vi è anche tanta – comprensibile – fretta. Ci si chiede perciò se il desiderio di fare presto, e nel caso dei vaccini, di arrivare per primi, non porti poi a “un altro” problema di salute pubblica, il venir meno delle regole di sicurezza. Su Scienze del 27 marzo, Seth Berkley, chief executive officer of Gavi, the Vaccine Alliance, si chiede se il primo vaccino a tagliare il traguardo sarà anche il più sicuro ed efficace. “O – domanda – saranno i vaccini più finanziati a diventare disponibili per la prima volta, o forse quelli che usano le tecnologie dei vaccini con il minor numero di ostacoli regolamentari?”

La nostra attenzione è caduta sul lavoro intitolato: “Studi sulle sfide umane per accelerare l’approvazione dei vaccini contro il coronavirus” proposto dall’università di Harward qui, e ripreso da Nature, qui.

Di prassi, di un vaccino, si testano prima la sicurezza e poi l’efficacia. Si parte dai test in vitro, non sempre si passa attraverso le prove su animali e poi si arriva all’uomo. Dapprima con numeri poco rappresentativi, via via con sempre più partecipanti. Il tutto richiede dai diciotto mesi ai due anni. Quando si parla di efficacia di una vaccinazione ci si riferisce alla presenza di anticorpi nelle persone vaccinate. Si presume che un certo livello di anticorpi indotti faccia da scudo nei confronti dell’infezione (quando questa si presenterà, se si presenterà). L’efficacia stimata è riportata sul bugiardino di ciascun vaccino. In passato gli studi condotti su cavie per trovare un vaccino contro altri coronavirus sono stati deludenti (si è verificata in alcuni casi la morte delle cavie. Olsen CW. A review of feline infectious peritonitis virus: molecular biology, immunopathogenesis, clinical aspects, and vaccination. Vet. Microbiol. 36(1-2),1-37 (1993).).

Dopo 16 anni dalla comparsa della SARS, non esiste ancora un vaccino. 

La sfida umana

Anche il lavoro dell’università americana suggerisce un modo per velocizzare l’iter di approvazione dei vaccini. Come? Proponendo una “human challenge trial”. Di reclutare un centinaio di volontari sani, fra i 20 e i 45 anni facendoli ammalare “sotto osservazione”. A un primo gruppo si somministra il nuovo vaccino da testare, a un secondo gruppo un placebo. I test sono “in cieco”, ossia i partecipanti devono ignorare ciò che assumeranno.

Poi tutti quanti verrebbero esposti all’infezione da virus Sars Cov-2.

Si parla anche di un terzo gruppo di volontari che dovrebbe contrarre il virus in maniera progressiva per capire quale sia la dose minima infettante. Questo gruppo andrebbe sottoposto a un’escalation di infezione crescente. Per capire se il vaccino, qualora non riuscisse a proteggere dalla malattia, possa ridurre qualche sintomo.

I ricercatori a questo punto precisano che “i giovani adulti sani sono a rischio relativamente basso di malattia grave a seguito di infezione naturale” e che “durante la sperimentazione riceverebbero frequenti controlli e a seguito di malattia avrebbero le migliori cure”.

Quali cure, ci si chiede. Ma tant’è. Nature nel presentare la sfida pare quasi giustificare il …sacrificio dei giovani. È scritto: “Potrebbe anche essere curiosamente più sicuro per alcuni aderire allo studio piuttosto che attendere una probabile infezione e quindi provare a fare affidamento sul sistema sanitario generale”.

Nature prosegue spiegando che “normalmente si lascia che gli esseri umani si offrano volontari per fare cose rischiose. Ad esempio si acconsente che le persone facciano volontariato nei servizi medici di emergenza durante questo periodo. Ciò aumenta significativamente il rischio di essere infettati”.

L’autore conclude con una precisazione: è importante non pagare troppo i volontari per garantire “un alto livello di fiducia nel pubblico”.

È descritta, infine, una terza fase del progetto. Dopo l’escalation e il challenge trial si testa il vaccino su 3.000 volontari per capire se il prodotto è innocuo ed efficace (rilascia anticorpi nei soggetti) in condizioni normali, cioè senza indurre l’infezione. Tuttavia, secondo gli sperimentatori, questa fase potrebbe arrivare anche dopo la messa in commercio del vaccino a causa della fretta generata dalla pandemia.

È etico far ammalare per testare un vaccino?

Abbiamo chiesto più pareri sull’eticità della proposta dell’Università di Havard già sostenuta dalla rivista Nature. Al momento hanno risposto Silvio Garattini, professore di Farmacologia, ricercatore e medico, Ivan Cavicchi, professore di Medicina, di Sociologia delle organizzazioni sanitarie e di Filosofia della medicina e Luciano Eusebi, professore di Diritto penale, già membro del Comitato nazionale per la bioetica e presente (anche in questi giorni) nei comitati etici di due ospedali.

Silvio Garattini:

“Non penso che sia fattibile perché il virus non è innocuo. Ciò che si fa in questi casi è di iniettare il vaccino a soggetti sani e osservare se dopo qualche settimana si formano anticorpi. A questo punto si utilizzano gli anticorpi per vedere se sono in grado di inattivare il virus in vitro e negli animali d’esperimento”.

Ivan Cavicchi:

“Per prima cosa occorre chiedersi quanto tempo si guadagnerebbe nel procedere in questo modo. Se fossero solo due settimane, non ne vale la pena.

I tempi delle sperimentazioni sono ineludibili. Per testare la sicurezza su animali e su uomini, ci vuole tempo. Da esperto di etica medica non comprimerei neanche un giorno. È gia capitato in passato che si trascurasse questo aspetto. E la ricaduta è stata enorme, per il danno biologico, ed economico. Le aziende furono costrette a ritirare il farmaco.

E se si trattasse di velocizzare solo la fase che valuta l’efficacia?

“Anche questa seconda fase ha bisogno di test su animali e uomini, occorre sempre tempo. Sono contrario a omettere le garanzie. Prefiggersi un vaccino entro un anno è già uno sconto. Servono almeno 18 mesi”.

Nei periodi di emergenza non si rispettano più tutte le regole.

“Vero. Stiamo già vivendo in periodo di deregulation completa (pensiamo alla quantità di denaro che sta arrivando da ogni parte senza regole o al fatto che i nuovi medici assunti non hanno sostenuto l’esame di Stato). Uno dei problemi che dovremo affrontare sarà portare nuovamente il sistema dentro le regole. Non è difficile allestire letti e macchine ma dove sono gli anestesisti e gli infermieri specializzati?”.

Tornando alla sfida umana?

“In linea teorica sul piano scientifico non è impossibile che si faccia. Quanti galeotti sono stati arruolati in passato per testare farmaci o vaccini? Si tratta però di una deroga alla regola e, come la regola, ha bisogno di un’autorizzazione specifica, in genere politica. Tuttavia non basta stabilire che una cosa si possa fare, occorrono delle garanzie…Sempre di vita si tratta”.

Luciano Eusebi:

“Sono alquanto diffidente quando, facendo riferimento all’emergenza in atto, si propone di abbandonare alcuni criteri ampiamente riconosciuti della ricerca e della pratica medica, secondo valutazioni di efficienza che non è affatto detto giovino agli stessi risultati. Pensi solo all’idea, che qualcuno lasciava emergere nelle settimane scorse, della esclusione “a priori” di certe categorie di malati dalle terapie (per esempio secondo l’età), quando invece qui (abito a Brescia) gli ospedali hanno sempre agito nelle scorse settimane, per quanto mi risulta, sulla base dei criteri di proporzionalità relativi a tutti i parametri in gioco, come è giusto che sia, di una data persona, cercando di dilatare all’inverosimile gli strumenti disponibili (soprattutto intensivi e subintensivi).

Sulla ricerca e i vaccini, noi, in Italia, sulla base delle norme europee e internazionali, non abbiamo mai consentito sperimentazioni sulla base del semplice consenso (e, di fatto, sulla base di una remunerazione economica di persone povere), bensì avviamo sperimentazioni soltanto sulla base della valutazione fra rischi e benefici per i soggetti coinvolti e di molteplici parametri scientifici, in questo modo garantendo anche la qualità delle sperimentazioni e l’attendibilità per l’appunto scientifica dei loro esiti. Di fronte all’emergenza, possono essere velocizzati alcuni passaggi delle fasi di sperimentazione, ma non possono essere scardinati i cardini di quest’ultima. C’è, del resto, un’ampia esperienza sulle modalità di validazione dei vaccini. Tra l’altro, pare che si sia favoriti anche dal fatto che il coronavirus infetta anche animali. E credo che a quelle modalità si debba fare riferimento. Ovviamente cercando nei tempi brevi di sperimentare al meglio, come si sta facendo, farmaci utilizzabili per chi è attualmente contagiato”.

OMS

Cosa ne pensa l’OMS? Al contrario dei professori Garattini, Cavicchi e Eusebi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità approverebbe. Nel 2016, infatti, aveva ipotizzato uno human challenge trial simile a quello proposto oggi dall’università di Havard, anche senza epidemia.

Leggete qui: https://www.who.int/biologicals/expert_committee/Human_challenge_Trials_IK_final.pdf

 

 

 

 

GLI USA BLOCCANO I SOLDI PER O.M.S. – ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

 

Come già annunciato qualche giorno fa il Presidente Trump ha annunciato che interromperà il finanziamento all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS -WHO). Ecco le parole di Trump annunciando questa decisione:

“Oggi ho dato ordine alla mia amministrazione di cessare il finanziamento alla WHO mentre viene fatto un controllo per valutare se la WHO ha avuto una parte attiva nella cattiva gestione e la copertura della diffusione del Coronavirus” “Il WHO ha fallito nel suo dovere basico e deve esserne ritenuto responsabile”

Il presidente del WHO, Tedros Ghebreyesuson, aveva attaccato Trump affermando che con  il taglio dei finanziamenti al WHO Trump avrebbe dovuto preparate centiaia di migliaia di sacchi per cadaveri. Negli USa per ora il numero di morti è stato inferiore alle previsioni iniziali sia del WHO sia del prof. Fauci, per cui Trump va alla carica.

L’accusa mossa dal Presidente USA all’organizzazione mondiale è di essere stata troppo prona ai voleri della Cina, nascondendo gli effetti dell’epidemia, confermando con grande ritardo la trasmissione da uomo a uomo, e quindi opponendosi al bando per i viaggi dalla Cina che gli USA volevano imporre da subito. Gli USA non cesseranno di aiutare i paesi con problemi di carattere sanitario solo che lo faranno direttamente, non attraverso il WHO.

Considerando che Washington ha contribuito al finanziamento del WHO con 893 milioni di dollari negli ultimi due anni, mentre la Cina ha contribuito con 86, possiamo chiederci ora quanti giorni passeranno prima delle dimissioni del presidente dell’organizzazione, Tedros Ghebreyesuson.

FONTE:https://scenarieconomici.it/gli-usa-bloccano-i-soldi-per-organizzazione-mondiale-della-sanita/?utm_medium=push&utm_source=onesignal

 

 

 

 

I Rockefeller annunciarono la pandemia e il governo unico mondiale

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di Cesare Sacchetti

I Rockefeller avevano previsto tutto. Non solo la pandemia di un virus sconosciuto, ma tutto ciò che sta accadendo in conseguenza ad essa.

Dalla sorveglianza di massa dei cittadini alla sospensione dei diritti costituzionali.

E’ tutto scritto in un documento del 2010 intitolato “Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale” dove praticamente si descrive alla perfezione la situazione attuale.

Chi ha scritto questo rapporto evidentemente aveva una idea ben precisa di che tipo di direzione avrebbe preso il mondo negli anni a venire.

La pandemia e la sorveglianza di massa della popolazione mondiale

Come nella simulazione finanziata dal padre di Microsoft, Evento 201, anche in questa occasione la pandemia esplode per una mutazione di un agente virale da animale a uomo.

Nel caso di Bill Gates, il “colpevole” era il maiale, mentre nel rapporto della facoltosa famiglia americana, la mutazione avviene attraverso le oche.

Lo scenario in questione si intitola “lock step”, un’espressione che in inglese sta ad identificare una condizione di totale inflessibilità.

Questo nome non è stato scelto a caso, perchè come si vedrà successivamente, da questa crisi emerge un sistema politico completamente autoritario nel quale non è ammesso il minimo dissenso.

In questa simulazione, la pandemia affligge il 20% della popolazione mondiale e causa la morte di 8 milioni di persone.

A differenza del Covid-19, questo virus non colpisce la popolazione più anziana affetta da precedenti patologie, ma giovani in età adulta.

Ad ogni modo, tutti vengono colti impreparati, persino “le nazioni più attrezzate per una pandemia si ritrovano sopraffatte quando il virus inizia a spargersi nel mondo.”

La conseguenza immediata è la sospensione dei viaggi aerei con pesanti ricadute sul settore del turismo.

Nel rapporto, si elogia in modo particolare la Cina per la risposta che ha saputo dare all’emergenza.

Nei passi successivi del documento si legge praticamente la descrizione fedele di quanto sta accadendo ora.

Durante la pandemia, i leader nazionali nel mondo hanno esibito la loro autorità, e hanno imposto regole ferree e restrizioni, dall’obbligo di indossare mascherine al controllo della temperatura corporea negli spazi comuni, come stazioni ferroviarie e supermercati.”

Suona familiare? In Italia e in Francia attualmente per uscire dalla propria abitazione è necessario firmare un pezzo di carta dove si dichiara il motivo del proprio spostamento. Alcune regioni italiane, in ordine sparso, hanno reso obbligatorie le mascherine e diversi supermercati utilizzano già il sistema di rilevamento della temperatura corporea.

Non solo. La simulazione dei Rockefeller descrive i passi successivi che porterà l’emergenza pandemica. Chi vuole sapere come andrà a finire questa storia non deve fare altro che leggere queste righe.

“Anche dopo la fine della pandemia, questo controllo autoritario e questa sorveglianza dei cittadini e delle loro attività è rimasto inalterato e si è persino intensificato. Per proteggere loro stessi dalla diffusione di crescenti problemi globali – dalla pandemia al terrorismo internazionale passando per le crisi ambientali e la crescente povertà – i leader nel mondo hanno assunto un controllo ancora più stringente del potere.”

I controlli intimidatori che si stanno vedendo in questi giorni non sono quindi qualcosa di passeggero. I droni che passano sopra la testa di innocenti cittadini e gli elicotteri che sorvegliano continuamente i centri abitati non andranno via.

Vengono in mente a questo proposito le parole del ministro delle Sport, Vincenzo Spadafora.

Niente sarà più come prima.”

Il mondo che emergerà da questa pandemia sarà uno nel quale non ci sarà più posto per il dissenso. Il documento prevede infatti la nascita di un autoritarismo globale nel quale saranno i cittadini stessi a consegnare ai governi i loro diritti fondamentali in nome di una presunta sicurezza.

Si delinea quindi il totalitarismo perfetto annunciato da Aldous Huxley, nel quale il dissenso non c’è perchè sono le masse stesse a chiedere al tiranno di spogliarle dei loro diritti.

I passi successivi: il microchip e il governo unico mondiale

La fase successiva della simulazione prevede una sorta di schedatura digitale di tutti i cittadini.

“Nei Paesi più avanzati, questa elevata sorveglianza ha assunto molte forme: identità biometriche, ad esempio, per tutti i cittadini e regolazione più stringenti per le industrie più importanti.”

Per identità biometrica si intende anche, tra l’altro, un tipo di tecnologia che permette l’uso di un microchip in grado di registrare tutte le informazioni dei cittadini.

Questo microchip contiene tutti i dati personali di un individuo e si inserisce generalmente sotto la mano.

Ma chi è che sta investendo su questo tipo di tecnologia? Proprio Rockefeller che 10 anni fa prevedeva lo scoppio di una pandemia.

La famiglia americana infatti ha finanziato lo sviluppo di ID2020, una partnership pubblica – privata del quale si era parlato già in un’altra occasione.

ID2020 prevede sostanzialmente che questi microchip vengano inseriti nel corpo di una persona che verrebbe di fatto inserita in un archivio digitale globale.

Gli abitanti del pianeta sarebbero quindi tutti schedati e questo strumento consentirebbe alle autorità di tracciare in tempo reale tutti i loro movimenti.

Alla fine l’emergenza pandemica si rivela quindi uno strumento per raggiungere un solo obbiettivo: il controllo totale della popolazione mondiale.

Ma perché le élite vogliono arrivare a questa sorta di totalitarismo globalista?

La risposta va cercata nelle pagine successive del rapporto.

I Rockefeller difatti prevedono il tramonto degli stati nazionali.

Gli stati nazionali hanno perduto alcuni dei loro poteri e della loro importanza mentre l’architettura globale si è rafforzata e strutture di governo regionale sono emerse. Entità di supervisione internazionale come l’ONU hanno raggiunto nuovi livelli di autorità, così come sistemi regionali come l’ASEAN, la NEPAD, e la Banca di sviluppo asiatica.”

In altre parole, questa è la visione geopolitica del globalismo nella quale gli stati nazionali vengono progressivamente sostituiti da queste entità sovranazionali eterodirette dalle élite internazionali.

Ed è proprio il tipo di società che i Rockefeller sognano da generazioni. Nessuna dietrologia. Sono loro stessi a dirlo e a rivendicarlo nell’autobiografia Memorie di David Rockefeller.

“Alcuni credono che siamo parte di una congrega segreta che lavora contro gli interessi degli Stati Uniti, caratterizzando me e la mia famiglia come internazionalisti e cospirando con altri nel mondo per costruire una struttura economica e politica più integrata, un mondo unico, per così dire. Se quella è l’accusa, mi dichiaro colpevole e ne sono fiero.”

Il globalismo è il quarto totalitarismo, più autoritario e più repressivo di tutti i suoi predecessori. Per poter costruire un governo unico mondiale, con un’unica economia e un’unica religione è necessario avere il controllo totale della popolazione mondiale.

Questo sistema politico non può nascere senza la sorveglianza di massa. La cifra del globalismo è la repressione e il controllo perché si propone di unificare sotto un unico governo sovranazionale popoli e culture opposti che entrerebbero necessariamente in conflitto.

Ecco perché le élite hanno bisogno della sorveglianza di massa e dell’eliminazione del dissenso.

La violenza e la sopraffazione sono l’unico modo per raggiungere questo obbiettivo.

Le élite avevano detto chiaramente dove volevano arrivare già molto tempo prima. Ma molti non ci hanno creduto o non hanno preso sul serio quanto dicevano.

Probabilmente ora qualcuno inizia a capire che non c’era nessun complottismo. Era tutto vero e ora tutti lo stanno toccando con mano.

FONTE:https://lacrunadellago.net/2020/04/07/i-rockefeller-annunciarono-la-pandemia-e-il-governo-unico-mondiale/

 

 

 

Parla Snowden: «sta arrivando un piano di oppressione»

Oltre a quarantene e blocchi, alcuni governi come quelli di Cina, Taiwan e Corea del Sud hanno utilizzato una strategia di sorveglianza chiamata “tracciabilità dei contatti” per ridurre la diffusione del nuovo coronavirus.

Mentre il programma di tracciabilità dei contatti di ciascun Paese presenta lievi variazioni, tutte sono essenzialmente delle app per telefoni cellulari che tengono un registro sulla salute dell’utente e una serie di dati sanitari di tutte le persone con cui vengono in contatto.

Se un telefono cellulare entra in stretto contatto con qualcuno che potrebbe avere il virus, l’utente riceve un messaggio di testo che li informa e quindi li istruisce a come mettersi in quarantena per 14 giorni.

Tuttavia, la quarantena non è necessariamente volontaria, a seconda di dove vivi. In alcuni paesi, infatti, i telefonini sono stati utilizzati come una sorta di braccialetto alla caviglia per gli arresti domiciliari che avvisa le autorità se la persona sottoposta a monitoraggio lascia la casa per un qualsiasi motivo.

Queste app vengono propagandate come una modalità efficiente per porre fine al famoso lockdown. In particolare registrano forte appeal in Italia e nel Regno Unito, e sembra che molti amministratori vogliano andare andando in questa direzione. Dove vivo, in Veneto, il governatore ha più volte espresso forte interesse per questa modalità di controllo.

A prima vista, potrebbe sembrare una strategia utile per prevenire la diffusione della malattia, ma i sostenitori della privacy e gli esperti di tecnologia sono preoccupati che queste informazioni possano essere utilizzate in modo improprio e che la capacità di sorveglianza senza precedenti possa essere poi conservata e manovrata da governi corrotti a lungo, cioè ben dopo che la pandemia sarà finita.

Io mi sono sempre schierato tra i possibilisti, visto i danni economici che sta facendo il lockdown, ma tra i critici c’è un signore per il coraggio dimostrato con la sua storia personale merita grande ascolto e rispetto.

In una recente intervista con Vice, l’informatore della NSA Edward Snowden ha espresso le sue preoccupazioni per il programma di sorveglianza che stanno preparando, definendolo “l’architettura dell’oppressione”.

“Credi davvero che quando la prima ondata, questa seconda ondata, o la sedicesima ondata del coronavirus saranno un ricordo lontano ricordo, questi dati ipersensibili non saranno conservati? Che questi set di dati non verranno utilizzati? Indipendentemente da come viene realizzato, ciò che avremo sarà l’architettura dell’oppressione “, ha detto Snowden a Vice.

Snowden ha riconosciuto che il virus rappresentava una grave minaccia, ma ha anche affermato che l’intelligence era ben consapevole che fosse solo questione di tempo prima che una massiccia pandemia paralizzasse il paese, anche quando lavorava nell’NSA.

RIPETO: l’intelligence sapeva di una pandemia. E lo dice Snowden, non un complottista qualunque.

“Non c’è nulla di più prevedibile di una pandemia e di una crisi di salute pubblica in un mondo in cui viviamo uno sopra l’altro in città affollate e inquinate. E ogni accademico, ogni ricercatore che ha esaminato questo sapeva che sarebbe successo. E in effetti, anche le agenzie di intelligence te lo posso dire in prima persona, perché leggevano i rapporti che avevano già pianificato pandemie “, ha detto.

Snowden ha messo in dubbio i numeri positivi trasmessi dalla Cina nelle ultime settimane e ha sottolineato come al governo cinese sia stato riconosciuto il merito di aver ridotto la diffusione della malattia in virtù delle misure draconiane prese durante il blocco.

Forse la loro strategia estrema di blocco totale non funziona così come dicono, ma dal momento che il governo ha avuto uno stretto controllo di qualsiasi informazione proveniente dal paese, è impossibile dirlo con certezza.

“Se stai guardando paesi come la Cina, dove i casi sembrano essersi stabilizzati, di quanto possiamo fidarci che quei numeri siano effettivamente veri? Non credo che possiamo. In particolare, vediamo il governo cinese recentemente lavorare per espellere i giornalisti occidentali proprio in questo momento in cui abbiamo bisogno di informazioni indipendenti in questa regione “

Insomma, chi ha svelato il controllo sulla privacy degli americani contro il resto del mondo, non si fida e non crede che la soluzione cinese basate sulle app stia funzionando a dovere. Gli effetti di questa cessione di dati, inoltre, potrebbe causare danni incalcolabili al concetto occidentale di democrazia.

(QUI il video con l’intervista a Snowden)

FONTE:http://micidial.it/2020/04/parla-snowden-sta-arrivando-un-piano-di-oppressione/

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

I “Cahiers du Cinéma” di governo racconteranno tutto un altro film

La storica rivista è ormai nelle mani di imprenditori vicini a Macron

Il 27 febbraio, Delorme e gli altri redattori si sono dimessi, perché la loro «indipendenza editoriale» non sarebbe più stata garantita con l’ingresso di figure come Pascal Caucheteux, produttore di Un prophète di Jacques Audiard e di altre pellicole di primo piano che ogni anno vengono selezionate a Cannes. Come sfuggire al rischio di conflitto di interessi? Come sentirsi liberi di criticare un film quando il proprietario della rivista per cui si scrive è colui che lo ha finanziato? «È una questione di principio», ha sottolineato Delorme: la libertà e l’indipendenza sono la linfa dei Cahiers e le posizioni estetiche sono sempre state legate a quelle politiche. C’è infatti un’altra questione che ha spinto la redazione ad appoggiare la penna sul tavolo: come sarebbe stato possibile continuare a difendere la propria linea di pensiero, radicalmente anti-Macron e pro-gilet gialli, avendo tra gli azionisti Xavier Niel, proprietario del colosso della telefonia Iliad, e Marc Simoncini, fondatore del sito di incontri Meetic, grandi amici dell’inquilino dell’Eliseo?

La nuova proprietà ha già fatto sapere chi vorrebbe per sostituire Delorme e la sua banda di insubordinati. Secondo le informazioni del Monde, il preferito per la direzione è Marcos Uzal, che attualmente lavora a Libération e, stando ad alcune voci, starebbe già preparando il numero di maggio assieme alla nuova squadra. Ma alla regia della rivoluzione (involuzione?) dei Cahiers du Cinéma, spicca fra tutti Antoine de Baecque, veterano della critica cinematografia francese ed ex patron della rivista. È lui, secondo Le Monde, ad aver convinto gli editori a sposare il suo progetto, forzando l’uscita di scena di una redazione che giudica «ripiegata su una linea editoriale settaria e moralizzatrice». Quella in corso, in fondo, è anche la guerra tra conservatori e modernisti, tra chi non vuole sacrificare la propria identità sull’altare del mercato e del nuovo mondo, e chi invece non si fa troppi scrupoli a soprassedere sull’indipendenza e l’exception culturelle dei Cahiers, pur di avere il controllo del santuario della cinefilia francese. «I Cahiers diventeranno un magazine di promozione dell’arte mainstream, la casa del consenso del cinema francese?», si è chiesto preoccupato il celebre critico cinematografico del New Yorker, Richard Brody, autore di una biografia molto apprezzata di Godard. Le Monde, abitualmente equilibrato, non ha esitato a parlare di «psicodramma». Di certo, è una situazione inedita, che i Cahiers non avevano mai conosciuto. Delorme e il suo vice, Jean-Philippe Tessé, avevano assunto la direzione nel 2009, con l’obiettivo di riportarli alle origini, quando una generazione di gioiosi cinefili irruppe sulla scena per mandare in pensione il cinema francese tradizionale. «Siamo attratti dalle persone ai margini, dalle persone audaci», ha spiegato Tessé, ostile alla «standardizzazione del cinema d’autore». Ma per la loro visione romantica dell’autorialità non ci sarà più spazio. Dopo i Césars più discussi e tormentati di sempre, in ragione del trionfo di Roman Polanski tra le urla di indignazione delle femministe, e la cancellazione del Festival di Cannes a causa del Coronavirus, la burrasca che si sta abbattendo sui Cahiers è soltanto l’ultima malinconica notizia di un annus horribilis per la settima arte in Francia.

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/i-cahiers-du-cin-governo-racconteranno-tutto-altro-film-1852844.html

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Bergoglio è occupatissimo a lanciare l’Iniziativa della Fede Abramica – la “Religione generale” global !

(titolo originale:)

Perché Francesco ha rinunciato al titolo di Vicario di Cristo

di Elizabeth Yore

Gesù Cristo non ha alcun ruolo in questa nuova religione.

Ecco la cronologia degli eventi più recenti.

Il 4 febbraio 2019, Francesco è volato ad Abu Dhabi e ha co-firmato la Dichiarazione di Abu Dhabi, insieme al suo collaboratore islamico, il Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb. Si legga la Dichiarazione di Abu Dhabi, in cui Francesco dichiara che “Dio vuole la diversità di tutte le religioni”. Mentre questa dichiarazione eretica è stata denunciata dal vescovo Athanasius Schneider e dal cardinale Raymond Burke e da pochi altri, la Dichiarazione è il documento fondamentale che pone le basi “teologiche” della nuova religione, convenientemente, ma inesattamente presentata come “Fede Abramica”.
Nel documento non si fa alcuna menzione di Gesù Cristo.

Il 4 agosto 2019 è stata annunciata la costituzione del Comitato Superiore della Fratellanza Umana della Fede Abramica. Questo gruppo di capi di tale fede sarà composto da gerarchi di tutte le denominazioni religiose. Tutte le principali religioni hanno anziani, prelati, imam e guru, così farà anche la Fede Abramica con il suo Comitato Superiore.
Nei documenti fondanti tale Comitato, non si fa alcuna menzione di Gesù Cristo.

Il 20 settembre 2019, è stata inaugurata a New York City la Abrahamic Faith House. Sarà la nuova sede spirituale della nuova religione mondiale che ospiterà una moschea,una sinagoga e una chiesa. Si veda il progettato centro Orwelliano.
Il cattolicesimo ha il suo Vaticano, l’Islam ha la Mecca, e la nuova religione mondiale avrà il suo quartier generale.
Non si fa alcuna menzione di Gesù Cristo.

Il 4 dicembre 2019, il Vaticano ha chiesto alle Nazioni Unite di dichiarare la Giornata Mondiale della Fraternità Umana il 4 febbraio per celebrare la data dell’anniversario della firma della Dichiarazione di Abu Dhabi.
Convenientemente, ora l’Unica Religione Mondiale avrà la sua Festa!
In questo annuncio da parte del Vaticano non si fa alcuna menzione di Gesù Cristo.

L’11-18 ottobre 2020 il Vaticano ospiterà a Roma la Global Education Alliance. Questo evento era stato precedentemente programmato per il 10 maggio 2020, ma è stato rinviato a causa del Coronavirus. Si veda il video dell’annuncio dell’evento fatto da Papa e si noti l’enfasi sull’umanesimo e non  sul cristianesimo.
Sarà una globale stravaganza, accompagnata da celebrità ed élite, per celebrare e fare il lavaggio del cervello ai giovani sull’unica religione mondiale dell’umanesimo e della sua propaganda sul cambiamento climatico.

Il pericolo di queste iniziative è evidente nel linguaggio seducente e amorfo usato dal Vaticano e da Francesco per indottrinare i giovani a comprare in questa economia socialista e a sostenere la nuova religione della Fede Abramica. Si legga attentamente questo blaterare senza senso e dal suono innocuo nel comunicato stampa del Vaticano sul Global Education Compact.
Qui non  si fa alcuna menzione di Gesù Cristo.

Nel suo messaggio scritto, il Papa ha detto che l’incontro sull’Educazione Globale “ravviverà l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”.

Si rilegga questa frase! Francis parla come un insegnante di grammatica che istruisce i suoi studenti… “Mettiamo in pratica la nostra capacità di ascolto paziente, bambini”.

L’obiettivo, ha esortato, è quello di sviluppare “una nuova solidarietà universale e una società più accogliente”, aggiungendo che l’educazione è la chiave per un “impegno di generare una rete di relazioni aperte”.
Francesco continua a promuovere la fraternità umana e non il cattolicesimo, come via per la pace e la solidarietà, e cita la sua dubbia dichiarazione di Abu Dhabi come documento di partenza:
“Ogni cambiamento, però – ha detto Papa Francesco -, ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti”. “il terreno va innanzi bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità, come ho sostenuto nel  Documento sulla Fratellanza Umana che ho sottoscritto con il Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso”.

Il Papa ha detto che “Per raggiungere questi obiettivi globali, il cammino comune del ‘villaggio dell’educazione’ deve muovere passi importanti. In primo luogo, avere il coraggio di mettere al centro la persona”.
“Per questo occorre siglare un patto per dare un’anima ai processi educativi formali ed informali, i quali non possono ignorare che tutto nel mondo è intimamente connesso ed è necessario trovare – secondo una sana antropologia – altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso. In un percorso di ecologia integrale, viene messo al centro il valore proprio di ogni creatura, in relazione con le persone e con la realtà che la circonda, e si propone uno stile di vita che respinga la cultura dello scarto”.

Come immagine per l’evento, egli ha preso in prestito il titolo del libro preferito di Hillary: un villaggio educativo!

Francesco continua:
“Mai come c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa, per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto delle relazioni per un’umanità più fraterna”.

Nessuna menzione di Gesù Cristo nell’annuncio vaticano del Global Education compact:
Il 19-21 novembre 2020 il Vaticano sponsorizzerà l’evento Economia di Francesco ad Assisi, Italia. Questo servirà come “base morale” della struttura dell’unica economia mondiale, guidata dalla bufala dell’ONU sul cambiamento climatico, dalla bufala della tassazione globale, dalla distruzione della sovranità nazionale e dalle promesse di pace e giustizia utopica. Oltre 500 giovani sono invitati a questo evento per fare il lavaggio del cervello e propagandare il valore del socialismo. Tutti questi eventi si fondano sul predicato ecologico e ideologico della Laudato Si’ di Francesco, la sua enciclica ecologica.

(il resto qui:
https://apostatisidiventa.blogspot.com/2020/04/senza-cristo-e-senza-chiesa.html

FONTE:https://www.maurizioblondet.it/bergoglio-e-occupatissimo-a-lanciare-liniziativa-della-fede-abramica-la-religione-generale-global/

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

ROBERT KENNEDY jr. accusa BILL GATES

 

Procuratore, ambientalista  intelligente,   promotore di storiche campagne contro i vaccini contenenti mercurio  come sterilizzante,  Robert F. Kennedy Jr. , nipote dell’ex presidente John F. Kennedy , ha firmato un documentato atto d’accusa contro Bill Gates e la sua ossessione vaccinista e la sua sete “di controllo dittatoriale sulla politica sanitaria globale”.

“Grazie a una donazione di 1,2 miliardi di dollari e la  promessa di sradicare  la polio”, ricorda Kennedy jr. – , Gates  ha preso il controllo del National Advisory Board (NAB) dell’India e ha imposto 50 vaccini contro la poliomielite (dai 5 che erano) a tutti i bambini prima dei 5 anni. I medici indiani accusano la campagna Gates di   aver causato una  devastante  epidemia di poliomielite che ha paralizzato 496.000 bambini tra il 2000 e il 2017. Nel 2017, il governo indiano ha terminato il regime di vaccini di Gates e sfrattato Gates e i suoi compari dal NAB. I tassi di paralisi della polio sono scesi precipitosamente.

Nel 2017  l’Organizzazione Mondiale della Sanità  ha dovuto riconoscere, con riluttanza, che l’esplosione mondiale di polio  era “vaccine strain”; ossia era provocata dal ceppo  contenuto nei vaccini  – quindi dal programma vaccini sta di Gates.

“ Le epidemie più spaventose  che si sono verificate  in Congo, nelle Filippine e in Afghanistan sono tutte legate ai vaccini di Gates. Ancora nel  2018, ¾ dei casi di poliomielite globale provenivano dai  vaccini di Gates”.

“Nel 2014, la Gates Foundation ha finanziato test di vaccini sperimentali  contro il papilloma  umano  (HPV), sviluppati da GSK e Merck, su 23.000 ragazze di  remote province indiane. Circa 1.200 hanno sofferto di gravi effetti collaterali, fra cui disturbi autoimmuni e della fertilità. Sette sono morte. Le indagini del governo indiano hanno accusato  i ricercatori finanziati da Gates di aver  commesso violazioni etiche intrusive e pervasive:  facendo pressioni indebite  le ragazze vulnerabili rurali ad accettare  la procedura,  opprimendo e  intimidendo i genitori, falsificando i moduli di consenso e rifiutando l’assistenza medica alle ragazze colpite. Il caso è ora davanti alla  Corte suprema del paese”.

“Nel 2010, la Fondazione Gates ha finanziato uno studio sul vaccino sperimentale contro la malaria,  prodotto da  GSK, che ha ucciso 151 bambini africani e provocato gravi effetti avversi tra cui paralisi, convulsioni e convulsioni febbrili a 1.048 dei 5.049 bambini. ”

Robert Kenendy ontiunua, anzi rincara: “Nel 2010 Gates s’è impegnato  10 miliardi di dollari all’OMS [lo annunciò durante il Forum di Davos di quell’anno, ndr.]  promettendo di ridurre la popolazione, in parte, attraverso nuovi vaccini. Un mese dopo Gates ha detto al talk show di  Ted Talk che i nuovi vaccini ” potevano ridurre la popolazione “.

…Se lavoriamo bene con nuovi vaccini, sanitizzazione, servizi di salute riproduttiva, possiamo ridurree la popolazione del 10-15%”.

Nel 2014, l’Associazione dei medici cattolici del Kenya ha accusato l’OMS di sterilizzare chimicamente milioni di donne keniote contro la loro volontà  con una falsa campagna vaccino contro il  ” tetano “.   Laboratori indipendenti hanno trovato la formula di sterilità in ogni vaccino testato. Dopo aver negato le accuse, l’OMS ha finalmente ammesso di aver sviluppato i vaccini per sterilità da oltre un decennio.   Accuse simili provengono dalla Tanzania, dal Nicaragua, dal Messico e dalle Filippine.

Uno studio del 2017 (Morgensen et. Al. 2017) ha dimostrato che il popolare DTP [vaccino contro difterite,  tetano e pertosse]  dell’OMS sta uccidendo più africani delle malattie che fa finta di prevenire. Le ragazze vaccinate hanno subito 10 volte il tasso di morte dei bambini non vaccinati.

Gates e l’OMS si sono rifiutati di ricordare il vaccino letale che l’OMS inietta forzatamente  a milioni di bambini africani ogni anno. I sostenitori globali della sanità pubblica in tutto il mondo accusano Gates di – dirottare  i programmi  dell’OMS lontano dai progetti che  tentano di ridurre le malattie infettive con  acqua pulita, igiene, nutrizione e sviluppo economico. Dicono che abbia deviato le risorse dell’agenzia per servire il suo fetish personale – che la buona salute arriva solo in una siringa.

Oltre ad utilizzare le  sue donazioni filantropiche  per controllare l’OMS, UNICEF, GAVI e PATH, Gates finanziano aziende farmaceutiche private che manifatturano i vaccini e una massiccia rete di gruppi di facciata  dell’industria farmaceutica che trasmettono propaganda ingannevole, sviluppano studi fraudolenti, conducono operazioni di  sorveglianza e di pressioni  psicologiche contro  chi esprime dubbi sulle vaccinazioni  plurime,  e usa il potere e il denaro di Gates per far tacere il dissenso e costringere alla conformità.

Nelle sue  recenti apparizioni senza sosta, Gates sembra felice che la crisi Covid-19 gli darà l’opportunità di forzare i suoi programmi di vaccino del terzo mondo sui bambini americani.”

A questo intervento, Kennedy allega alcune tabelle che mostrano i conflitti d’interesse che i Gates intrecciano con i grandi nomi di Big  Pharma:

Quasi 2 miliardi di $ di donazioni (deducibili fiscalmente) a imprese che hanno scopo di lucro.
… e per di più, ditte in cui la Fondazione Gates ha quote azionarie o possiede obbligazioni.

L’atto di accusa è pronto. Ci sarà un giudice nel mondo che accolga  la causa?

La nevrosi del demiurgo

Conclude Kennedy: “L’ossessione di Gates per i vaccini sembra alimentata dalla convinzione messianica di essere ordinato a salvare il mondo con la tecnologia e dalla  sua disponibilità  a  sperimentare la vita di esseri umani inferiori, come un dio”.

 Cancellato  il ricordo di Dio dalle anime,   e adottata come credenza comune la “religione dell’uomo che si fa dio”,  in qualche misura tutti gli individui occidentali –  in quanto  si credono dio   –   finiscono per preoccuparsi nevroticamente di cose che un tempo si lasciavano all’Onnipotente e  alla  sua Provvidenza. Il clima cambia? Siamo stati noi umani! Bisogna raffreddare la Terra  lanciando polveri schermanti nello spazio!  Bisogna ridurre la popolazione umana…E che  sia dia ad ogni adolescente il diritto di scegliersi il sesso (scaduto a “genere”) con l’apposito farmaco –  Leggi apposite dovranno liberare  l’uomo dalla sofferenza terminale, i bambini andranno sottratti alle famiglie (che trasmettono tabù) e “liberati” sessualmente dalle assitenti sociali,  le perversioni sessuali andranno sacralizzate con un “matrimonio”,   e così via.

In questo mondo  senza Dio, che affida alla tecnica i compiti del Creatore, è quasi ovvio che i supermiliardari  ne assumano la  guida: abituati ad esercitare la potenza assoluta dei miliardi  fra l’adorazione dei media, dei mercati e dell’opinione pubblica, la scambiano facilmente per onnipotenza.

FONTE:https://www.maurizioblondet.it/robert-kennedy-jr-accusa-bill-gates/

 

 

 

CULTURA

Il senso per la giustizia di Lina Furlan, prima penalista italiana

8 Mar 202

Divenne famosa in un ambiente tutto al maschile grazie alle arringhe intense e teatrali: «Prima di me nessun tribunale aveva visto una donna, se non come imputata»

«Questa donna esercita una professione di uomo. E’ un’avvocatessa. L’avvocatessa di cui parlo ha strappato non alla giustizia, ma all’ingiustizia, delle prede, per mezzo delle squisite risorse della sua mentalità femminile. Si chiama Lina Furlan ed è italiana per la sua nascita, per le sue tradizioni, per la sua sensibilità». Con queste parole lo scrittore Dino Segre, in arte Pitigrilli, descrive la moglie Lina Furlan.

Laureata a Torino nel 1926 con Luigi Einaudi, si iscrisse all’Ordine degli avvocati nel 1930 ( undici anni dopo l’approvazione in Parlamento della legge che garantisce esplicitamente l’accesso all’albo alle donne) ed è ricordata come la prima penalista italiana. Una materia tipicamente maschile, quella penale, e forse quella più permeata dal pesante velo di scetticismo ancora radicato nei colleghi uomini, poco abiutati a confrontarsi con donne in toga.

«Prima di me nessun tribunale aveva visto una donna, se non come imputata. Stavo lì, penosamente avvolta nella mia toga, e mangiavo la paura». Proprio quel primo processo, tuttavia la proiettò nel foro torinese: «Sapevo che intorno a me c’erano solo diffidenza, stupore, incredulità. Dovevo difendere una infanticida per la quale erano stati chiesti 25 anni. Fu assolta», ricordò lei in un’intervista.

In prima fila, ad assistere con occhi attenti all’udienza davanti alla Corte d’Assise, c’era l’avvocata ottantenne Lidia Poët, la prima donna italiana a chiedere l’iscrizione all’albo nel 1881 e cancellata da una sentenza di Cassazione nel 1883. Alla lettura della sentenza di assoluzione, l’aula del tribunale fu teatro di un abbraccio liberatorio tra la prima penalista e la prima avvocata.

LA STORIA #1| La battaglia di Lidia Poët, la prima avvocata italiana

Un’inizio di carriera brillante, che divenne la cifra della sua carriera forense, durata oltre cinquant’anni. Dopo quel primo caso, infatti, ha raccontato “Liù” in un’intervista, «patrocinai le cause di tante altre donne sul banco degli imputati. Le difendevo con passione, rabbia, intelligenza da donna, ma sui giornali si parlava soltanto delle fasciste, delle amanti degli uomini importanti, ma per chi lavorava usando il cervello non vi era spazio».

Se la sua ascesa professionale, infatti, arrivava grazie sulle conquiste di colleghe come Lidia Poët che si erano battute per ottenere il diritto all’iscrizione all’albo, la generazione di Lina Furlan non potè godere in pieno dei frutti di quelle lotte.

Il fascismo, infatti, aveva prepotentemente riproposto l’archetipo di «donna domestica» dedita alla casa e alla famiglia, e nell’infiammarsi della propaganda di regime sempre meno erano tollerate le ingerenze nei settori tipicamente maschili.

Non solo: come lei stessa scrisse in L’Almanacco nel 1939, «Difendendo e accusando, ho sempre dovuto, con parole aperte o con diplomatici sottintesi, nel corso della discussione o nel preludio istruttorio, difendere prima di tutto, prima di tutti, la donna che vive sotto la toga dell’avvocato Lina Furlan». Una necessità di difesa implicita nei gesti, nelle parole, nel tono della voce, che tuttavia non era né richiesta né necessaria ai suoi colleghi uomini, ai quali imputava la testardaggine di «non aver ancora accettato la nostra concorrenza».

LA STORIA #2| La passione di Elisa Comani: «Noi avvocate vinceremo solo se unite»

Proprio lo stile di difesa intenso e quasi teatrale che caratterizzava le sue arringhe era diventato, infatti, famigerato nel foro torinese: «difendeva i suoi clienti con foga inaudita: la voce altissima, l’esaltazione e la gesticolazione», scrisse di lei il giornalista della Stampa Bruno Segre.

Il credito sempre più vasto di cui, nonostante tutto, godeva professionalmente – Lina Furlan era diventata un vero e proprio caso mediatico ante litteram – e l’affacciarsi nell’ordinamento delle leggi razziali la portarono all’incontro che fu determinante nella sua vita. «Ho conosciuto il mio Piti come cliente, quando si era recato da me per trovare il modo di proteggere alle leggi razziali il figlio avuto dalla prima moglie», raccontò in un’intervista. “Piti” era Pitigrilli, tra i più noti scrittori italiani tra le due guerre: Lina Furlan lo sposò con rito religioso per procura nel 1940 – il matrimonio venne celebrato dall’allora vescovo Montini, poi diventato papa Paolo VI – e con Segre ( figlio di un ebreo e una cristiana) fuggì prima in Svizzera e poi in esilio volontario a Buenos Aires. Nel 1943 nacque il loro unico figlio e poi, rientrati a Torino nel 1950, Pitigrilli dovette far fronte alle accuse di essere stato una spia dell’Ovra, la polizia segreta fascista.

Nonostante le difficoltà familiari, Lina Furlan riprese la propria attività professionale al quinto piano di via Principe Amedeo, tornando a difendere soprattutto le donne, «povere ed emarginate dalla società e abbandonate a se stesse». Una scelta, questa, che rivendicò come missione della sua attività forense, anche se – ricorderà lei in una pubblicazione dal titolo Le donne avvocato – spesso le penaliste donne venivano criticate: «La donna avvocato non casca nel ridicolo con l’assumere atteggiamenti da Crocerossina verso i delinquenti che deve difendere. La mia comprensione delle manchevolezze di coscienza e di tutte le debolezze dell’istinto non si trasforma affatto in solidarietà».

Lina Furlan visse intensamente, mai oscurata dal marito di cui ha sempre sostenuto l’innocenza e padrona della sua attività forense, che svolse fino agli ultimi anni.

Si è spenta nel 2000 nella sua città, a 97 anni, e per Torino rimarrà sempre la nobile signora descritta in un ritratto pubblicato da La donna italiana: «Chi la vede passare rapida e sicura al volante della sua auto, con quel visetto arguto e mobilissimo, non pensa certo che si tratti della più nota giurista italiana».

FONTE:https://www.ildubbio.news/2020/03/08/il-senso-per-la-giustizia-di-lina-furlan-prima-penalista-italiana/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Coronavirus: l’obbiettivo è il vaccino e il controllo della popolazione mondiale

L’ultima dichiarazione del viceministro della Salute, Sileri, è perentoria e non lascia spazio a dubbi su quale sia il vero obbiettivo di questa crisi da coronavirus.

“Bisognerà convivere con il distanziamento sociale e il virus fino al vaccino.”

Sulla realizzabilità del vaccino, si è espresso recentemente il virologo di fama mondiale Giulio Tarro che ha definito inutile una simile soluzione dal momento che potrebbero esistere differenti ceppi del virus e di conseguenza l’immunizzazione sarebbe completamente inefficace.

Ma il meccanismo che si è messo in moto non sembra avere nulla a che fare con l’effettiva tutela della salute pubblica. La crisi da coronavirus sta servendo sostanzialmente per instaurare un vero e proprio Stato di polizia dove il dissenso non è minimamente tollerato.

I lettori di questo blog hanno avuto modo di vedere già precedentemente quali interessi si nascondano dietro questa crisi, ma è utile ripercorrere tutti i passaggi per comprendere al meglio chi veramente sta beneficiando di questa pandemia.

La pandemia prevista a ottobre da Bill Gates e il forum di Davos

Il primo a predire una possibile pandemia da coronavirus, come già visto precedentemente, è stato l’istituto Johns Hopkins Centre nello scorso ottobre del 2019, due mesi prima che l’epidemia effettivamente scoppiasse a Wuhan, in Cina.

Il dottor Eric Toner, virologo dell’instituto di ricerca americano, ha realizzato una simulazione denominata Evento 201, finanziata da due soggetti: la fondazione di Bill Gates, la Bill and Melinda Gates Foundation, e il Forum Economico mondiale di Davos.

Lo studio in questione mostra delle similitudini straordinarie con quanto accadrà effettivamente nei mesi successivi.

In Evento 201, la pandemia non ha origine in Cina, ma in Brasile. L’agente virale che inizia a diffondersi nel Paese è un coronavirus, come in Cina, ed è il risultato di una mutazione da animale a uomo.

Nel caso brasiliano, la mutazione avviene dal maiale all’uomo, mentre a Wuhan, come è stato ipotizzato da alcuni virologi, la mutazione sarebbe avvenuta dal pipistrello all’uomo.

Il virus brasiliano, denominato CAPS, inizia a diffondersi rapidamente e nella ricerca del Johns Hopkins Centre, si inizia a prevedere lo scenario di realizzazione di un vaccino per poter prevenire il contagio da coronavirus brasiliano.

Bill Gates, come si è visto in altri articoli precedenti, ha un interesse molto marcato nello sviluppo dei vaccini, dal momento che, come lui stesso ha detto, ha investito considerevoli somme di denaro in questo settore ricavandone ingenti profitti.

Gennaio 2020: la pandemia non c’è ma Gates e Davos già lavorano per un vaccino

Tre mesi dopo Evento 201, a gennaio 2020, nel mondo non c’è ancora nessuna pandemia di coronavirus, ma nonostante questo si inizia già a lavorare alacremente a un vaccino contro il Covid-19.

Per una strana coincidenza, l’annuncio di uno sviluppo di un vaccino contro il coronavirus viene fatto proprio al Forum Economico di Davos dello scorso gennaio.

Per chi non avesse familiarità con questa organizzazione, è sicuramente utile ricordare che Davos è il gotha delle élite finanziarie internazionali che ogni anno puntualmente si riuniscono nella cittadina svizzera per decidere i destini della comunità internazionale.

Nel 2020, si è discusso proprio del vaccino contro il coronavirus, quando le possibilità che scoppiasse una pandemia globale erano ancora basse.

Questa ricerca è stata affidata a CEPI, acronimo che sta per Coalition for Epidemic Preparedness Innovations.

CEPI è una fondazione per la promozione dell’immunizzazione nel mondo. Il suo motto è “Nuovi vaccini per un mondo più sicuro.”

Se si dà uno sguardo al suo sito internet, si vede che i finanziatori di questa organizzazione sono sostanzialmente due: la Bill and Melinda Gates Foundation e il Forum Economico di Davos.

Quindi i soggetti che ad ottobre hanno finanziato la simulazione Evento 201 che prevedeva lo scoppio di una pandemia di coronavirus sono gli stessi che poi a Davos hanno finanziato lo sviluppo di un programma vaccinale per far fronte a questa pandemia.

I conflitti di interessi sono semplicemente macroscopici, ma soprattutto ci si chiede di quali doti divinatorie disponessero Bill Gates e il forum di Davos per immaginare che sarebbe scoppiata una pandemia di coronavirus.

Ad ogni modo, CEPI è già al lavoro e sta coordinando su scala globale la strategia di immunizzazione contro il Covid-19. A questo proposito, il 31 gennaio la fondazione finanziata da Bill Gates aveva già annunciato una collaborazione con CureVac, una casa farmaceutica tedesca, , seguito da un altro accordo con la casa farmaceutica britannica Glaxosmithkline a febbraio.

L’amministratore delegato, Richard Hatchett, due mesi prima che l’OMS dichiarasse ufficiale la pandemia di coronavirus, rilasciava questa dichiarazione.

“Data la rapida diffusione globale del ncov-2019, il mondo ha bisogno di agire velocemente e unito contro questa malattia.”

Dunque era già tutto pronto per arrivare a un vaccino, nonostante non si sapesse con che tipo di virus si avesse a che fare e le scarse possibilità di realizzazione, considerate le mutazioni dell’agente virale.

ID2020: il microchip per controllare la popolazione mondiale

Se dunque il vaccino non serve effittivamente a prevenire l’infezione, a cosa serve?

Per scoprirlo, occorre spiegare cos’è ID2020.

ID2020 è una partnership pubblica-privata finanziata principalmente, tra gli altri, da tre soggetti: Bill Gates, la Fondazione Rockefeller e GAVI, un’alleanza globale che sostiene l’immunizzazione, della quale sono membri la banca Mondiale e, ancora una volta, la fondazione di Bill Gates.

Come si vede, in questa storia, il ruolo del fondatore di Microsoft è cruciale perchè lo si incontra ad ogni passo.

ID2020 è un progetto che ha come obbiettivo lo sviluppo dell’identità digitale. Per identità digitale si intende anche la realizzazione di microchip che contengono tutte le informazioni personali di un cittadino.

Questo microchip è una tecnologia che si inserisce nel corpo umano, in forma sottocutanea, generalmente sotto la mano.

Inoltre non serve solo per registrare tutte le informazioni di una persona, ma anche per somministrarle un vaccino digitale.

La sua sperimentazione è già in fase avanzata, dal momento che in Texas i senzatetto sono stati già usati come cavie per l’utilizzo di questo nuovo strumento tecnologico.

Anche il governo del Bangladesh ha già annunciato la sua adesione al progetto dell’identità digitale.

Una simile tecnologia consentirebbe, tra l’altro, di tracciare tutti i movimenti di una persona che potrebbe essere localizzata all’istante in qualsiasi parte del globo.

Ma qual è il nesso tra ID2020 e il coronavirus?

E’ Bill Gates stesso a spiegarlo in un recente articolo pubblicato proprio dal Forum di Davos.

E’ necessario investire nella sorveglianza delle malattie, per arrivare ad includere un archivio digitale istantaneamente accessibile alle organizzazioni più rilevanti con la previsione di regole che impongano ai Paesi di condividere le loro informazioni.

La soluzione che propone il magnate americano è esattamente l’obbiettivo che vuole raggiungere ID2020.

Registrare digitalmente tutti i cittadini con ID2020 e vaccinarli attraverso questro strumento.

Se quindi ID2020 dovesse essere approvato, Bill Gates e la famiglia Rockefeller riuscirebbero ad avere praticamente il controllo totale della popolazione mondiale, ovvero il vero obbiettivo delle élite internazionali.

Il globalismo è un totalitarismo inedito nella storia dell’umanità e per nascere deve avere il controllo di ogni persona del pianeta, proprio perchè esso non si propone di dominare un solo Paese, ma praticamente il mondo intero.

La pandemia dunque si sta rivelando il meccanismo ideale per raggiungere questo scopo.

L’operazione infatti sta funzionando alla perfezione perchè la stragrande maggioranza delle persone sono completamente intimorite dalla campagna terroristica avviata dai media che intima loro di rinchiudersi in casa.

Gli elementi che ridimensionano la pericolosità del virus e gli scienziati, tra gli altri Tarro e Montanari, che hanno provato a spiegare come effettivamente l’emergenza sia stata gonfiata non trovano spazio alcuno.

Parlano solo i virologi del sistema che continuano con messaggi intimidatori a martellare la popolazione, già stordita da un’incessante campagna mediatica che ripete continuamente di “stare a casa”.

Una volta ridotta allo strenuo la resistenza della popolazione, provata psicologicamente e finanziariamente dalla clausura forzata, non sarà difficile per le élite internazionali somministrarle la “soluzione” voluta da esse.

Il vaccino sotto forma di microchip.

Quando usciranno di casa, le persone potrebbero trovarsi di fronte a questa scelta. Indossare il marchio del microchip ed entrare in questa nuova società completamente globalizzata, oppure rifiutarsi di entrare in questo sistema autoritario e difendere la loro libertà.

In ogni caso, non sarà una scelta facile.

FONTE:https://lacrunadellago.net/2020/04/05/coronavirus-lobbiettivo-e-il-vaccino-e-il-controllo-della-popolazione-mondiale/

 

 

 

 

Il mantello dell’invisibilità è l’ultima frontiera contro il riconoscimento facciale

Gli scienziati stanno lavorando per rendere reale un oggetto di fantascienza non per scopi ludici, ma per rispondere ad un’esigenza di privacy che sarà sempre più forte in futuro

I lettori di Harry Potter e gli amanti dell’omonima saga cinematografica, hanno amato tanti degli oggetti magici che compaiono nel corso della storia. Il mantello dell’invisibilità è sicuramente tra questi, ed è stato spesso determinante per il buon esito delle avventure del mago della scuola di magia e stregoneria di Hogwards.

Chi non ha mai desiderato nella propria vita di possedere questa abilità? Ebbene, per voi sognatori c’è una buona notizia: ci stanno lavorando. Facciamo prima un passo indietro per capire quali siano le ragioni che spingono solo ora diversi studiosi a ragionare di siffatti strumenti.

Il mondo è ormai densamente popolato da milioni di occhi digitali che ci osservano, raccolgono dati e sono capaci di ricostruire un’intera giornata da quando usciamo di casa fino a quando non ne facciamo ritorno. Varcata la soglia della nostra abitazione veniamo inquadrati dalla telecamera del vicino che controlla il proprio ingresso e lo stesso fa la telecamera di sicurezza del palazzo prima che sia chiuso il portone alle nostre spalle. Prendendo l’auto siamo oggetto del controllo delle telecamere di sicurezza comunali e degli autovelox. Se sprovvisti di un’auto potremmo essere costretti a prendere bus o metro, anch’esse ampiamente presidiate da telecamere. Se invece il luogo di lavoro o di studio ce lo consentono, possiamo andare a piedi, inquadrati dalle telecamere comunali e da quelle dei negozi. Una volta arrivati all’università o sul luogo di lavoro, telecamere di sicurezza interna si assicurano che tutto proceda per il meglio e che i nostri spostamenti dei nostri comportamenti siano regolari.

Gli algoritmi di intelligenza artificiale stanno facendo passi da gigante nel riconoscimento facciale tramite i filmati delle telecamere di sicurezza. È necessario chiarire sin da subito che fortunatamente lo sviluppo dell’occhio umano, passato per migliaia di anni di evoluzione, non è stato ancora battuto dall’occhio digitale. L’uomo è ancora molto più abile della macchina a riconoscere i propri simili, identificandoli per particolari caratteristiche.

Ancor più importante, gli esseri umani sono in grado di riconoscere una persona anche se questa cambia taglio di capelli o si veste in modo particolare o si trucca. Questi sono tutti fattori che invece danno fastidio ad un algoritmo di riconoscimento facciale, abituato a vederci in una particolare veste, con determinate condizioni al contorno. È proprio su questi fattori che molti studiosi stanno lavorando per cercare di ottenere la ricetta per l’invisibilità fisica in ambito digitale, il cosiddetto mantello dell’invisibilità.

Tutto nasce dalla necessità di validare l’abilità di riconoscimento delle telecamere, come spiega il professor Tom Goldstein dell’Università del Maryland, in un’intervista rilasciata ad Ars. L’obiettivo – si legge nell’intervista – è riuscire a ingannare gli algoritmi che sono alla base dei sistemi di riconoscimento, facendogli credere che stanno guardando altro da ciò che sta realmente accadendo.

La ricerca è certamente ancora agli inizi, uno dei più grossi problemi per ottenere la completa invisibilità è che per ingannare telecamere diverse, progettate con tecnologie e algoritmi eterogenei, sarebbe necessario trovare un mezzo universalmente valido tale da rendere il riconoscimento facciale non processabile. D’altra parte, come si accennava in precedenza, anche la face detection è in pieno progresso, e ha già affrontato con successo problemi che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili: in occasione dell’esplosione della pandemia di COVID-19 in Cina i sistemi di riconoscimento facciale sono stati allenati a identificare persone con indosso mascherine.

La pressione dell’opinione pubblica nel lungo periodo porterà i regolatori a porre un freno a questa indiscriminata raccolta di dati personali tuttavia, nell’attesa del mantello dell’invisibilità, dovremo convivere nel breve periodo col dubbio se sia possibile uscire di casa senza essere visti, senza che nessuno possa chiedere conto del perché ci si trovasse in quel determinato luogo in quel particolare orario e, ancor più importante, senza dover subire obtorto collo un processo di identificazione facciale.

FONTE:https://www.infosec.news/2020/04/15/news/videosorveglianza-intercettazione/il-mantello-dellinvisibilita-e-lultima-frontiera-contro-il-riconoscimento-facciale/

 

 

 

DIRITTI UMANI

AVVOCATA TEDESCA CONTRO LA QUARANTENA – CHIUSA IN MANICOMIO

(Sentori paleo-sovietici)

https://lacrunadellago.net/wp-content/uploads/2020/04/beate-800×445.jpg

Le restrizioni della libertà personale e della vita pubblica durante la crisi del Covid-19 si spingono troppo oltre per alcuni avvocati. Tra di loro Beate Bahner, un’ avvocatessa  di Heidelberg, protesta contro questo e ha ricevuto una visita dalla Sicurezza di Stato.

La polizia e i pubblici ministeri si sono attivati contro l’avvocatessa che considera le misure adottate a causa della crisi del Coronavirus molto esagerate e parla di “coronoia” (come paranoia) e del “più grande scandalo legale” della storia della Repubblica Federale.

Con una denuncia costituzionale,
<https://www.amazon.it/s?k=beate+bahner&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95
%C3%91&ref=nb_sb_noss> Beate Bahner,  specialista medico-giudiziario di Heidelberg, voleva  che si prendessero  provvedimenti contro le misure ufficiali che limitano la vita pubblica in Germania. Secondo l’avvocato, ciò viola i diritti fondamentali dei cittadini tedeschi su grande scala: “Le misure del governo federale e statale sono INCOSTITUZIONALI e violano una moltitudine di diritti fondamentali dei cittadini tedeschi in misura mai vista prima”.

L’avvocato ha presentato un ricorso d’urgenza contro l’ordinanza sul Covid-19 presso la Corte costituzionale federale e ha fallito. Domenica 12 Aprile è stata rinchiusa in psichiatria.

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Articolo di Cesare Sacchetti

Aveva denunciato l’incostituzionalità delle misure di quarantena in Germania e la scorsa domenica notte è stata portata via dalle autorità in un istituto psichiatrico. Non è un film dell’orrore nè la trama di un film distopico. E’
quanto accaduto all’avvocato Beate Bahner di Heidelberg.

La notizia è stata riportata nella serata di ieri
<https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=de&tl=en&u=https%3A%2F%2Fwww
.rnz.de%2Fnachrichten%2Fheidelberg_artikel%2C-nach-aufruf-zu-corona-demo-hei
delberger-anwaeltin-in-psychiatrischer-einrichtung-update-_arid%2C508747.htm
l> dal quotidiano Rhein-Neicker-Zeitung (RNZ) della regione tedesca del
Baden-Württemberg.

La battaglia dell’avvocato Bahner contro la quarantena

La Bahner aveva lanciato una battaglia lo scorso 3 aprile contro le autorità tedesche per chiedere l’immediata fine dei provvedimenti imposti dal governo federale che ha imposto la chiusura di ogni attività e il bando alle manifestazioni
pubbliche in seguito alla crisi da coronavirus.

<https://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&rurl=tran
slate.google.it&sl=de&sp=nmt4&tl=en&u=https://www.t-online.de/nachrichten/de
utschland/id_87685030/kritik-an-corona-massnahmen-ermittler-sperren-homepage
-von-coronoai-anwaeltin.html&usg=ALkJrhiQHmpUj6XEztUKviFWjaeCLaOPLQ>

L’avvocato tedesco aveva redatto un rapporto di 19 pagine nel quale spiegava dettagliatamente perchè le misure restrittive fossero completamente incompatibili con la Costituzione tedesca e in flagrante violazione della legge sul controllo delle epidemie.

L’avvocato Bahner ha un suo sito ed è un’esperta riconosciuta nel campo del diritto sanitario. Negli anni passati aveva ricevuto anche un’onorificenza per il suo impegno professionale.

Esiste  <https://de.wikipedia.org/wiki/Beate_Bahner> una voce dedicata a lei anche su Wikipedia, la nota enciclopedia online che riporta le sue pubblicazioni e le battaglie legali condotte dalla legale di Heidelberg nel
corso della sua carriera.

Non si tratta quindi di una “squilibrata” ma di una giurista riconosciuta e rispettata.

L’ultima sua battaglia legale lanciata è proprio quella contro la quarantena.

Per la Bahner quanto stabilito dal governo di Angela Merkel viola i fondamentali diritti costituzionali.

Questo è quanto sostenuto da lei in un recente articolo.
<https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=de&tl=en&u=https%3A%2F%2Fwww
.lausitzer-allgemeine-zeitung.org%2Frechtsanwaeltin-beate-bahner-dieser-shut
down-muss-sofort-beendet-werden%2F>

“Queste misure non sono giustificate dalla legge sulla protezione contro le malattie infettive che è stata ritoccata rapidamente solamente pochi giorni fa. Chiusure settimanali e divieti di uscire basati su ipotesi che raffigurano gli scenari peggiori (senza prendere in considerazione le opinioni di esperti basati sui fatti) così come la completa chiusura di compagnie e società senza alcuna evidenza di rischio da infezione da parte di queste attività commerciali è abnormemente incostituzionale.”

Sostanzialmente la giurista afferma un principio semplice. Non si può chiudere un intero Paese sulla mera presunzione che possano esserci degli infetti.

In questo modo, vengono compresse inevitabilmente le libertà di movimento e di manifestazione che sono alla base dei principi non solo della stessa legge fondamentale tedesca, ma anche della costituzione italiana.

L’avvocato aveva provato quindi a ricorrere al tribunale amministrativo di Baden-Württemberg che aveva respinto le sue istanze.

Successivamente si era rivolta alla stessa corte costituzionale tedesca che aveva rigettato a sua volta la richiesta di mettere fine alla chiusura del Paese.

Per la corte, “i pericoli all’incolumità pubblica superano quelli delle restrizioni alle libertà personali.”

I giudici evidentemente hanno deciso senza prendere minimamente in considerazione il parere di altri scienziati che hanno portato evidenze che ridimensionano di molto la cosiddetta “emergenza coronavirus.”

Tra questi c’è proprio il  <https://youtu.be/SP7INjINyG4> noto virologo tedesco Claus Koehnlein che ha spiegato come la pericolosità di questo agente virale sia stata esagerata di molto.

La Bahner nonostante tutto non si è arresa e aveva mandato una email alla corte costituzionale tedesca chiedendole di non proibire le manifestazioni contro la quarantena forzata.

In seguito a questa sua richiesta, il procuratore di Heidelberg aveva aperto un’inchiesta sull’avvocato per aver invitato sul suo sito internet a disobbedire alle restrizioni.

Lo scorso giovedì, la polizia di Mannheim aveva oscurato il sito web della giurista che non era più raggiungibile.

L’ultimo post sul sito dell’avvocato risale alla domenica di Pasqua pubblicato
alle 7 di sera.
<https://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&rurl=tran
slate.google.it&sl=de&sp=nmt4&tl=en&u=http://www.beatebahner.de/index.html&u
sg=ALkJrhhceREDhmRv6nkrtezSY0YKL7myRQ>

Nell’articolo, la Bahner invita i suoi concittadini ad andare fuori per godersi il sole di Pasquetta e a fare un pic-nic all’aperto. Qualcosa di “eversivo” nei tempi distopici che si stanno vivendo.

Alla fine dell’articolo, Beate aveva annunciato che si sarebbe presa una pausa dopo l’intenso lavoro. “Sto per fare adesso anche io la mia quarantena di relax per qualche settimana. E’ uno shock quando ti accorgi chel’assordante rumore di un elicottero della polizia è lì per te. Così può volerci un po’ prima che io non abbia più paura di rumori di elicotteri.
Perciò non sarò in grado di rispondere a email, al telefono o di ricevere nuovi incarichi. So che capirete e rispetterete questa scelta. Grazie mille a tutti!”

Dopo aver annunciato quindi ai suoi lettori di volersi prendere un periodo di relax, la Bahner la sera stessa della domenica di Pasqua è stata prelevata dal suo appartamento e portata in un istituto psichiatrico.

L’articolo della RNZ è avaro di dettagli. Riporta solo una breve dichiarazione di un rappresentante della polizia locale che definisce l’avvocato “confusa”.

Confusa? Quindi ora in Germania si rinchiudono le persone in manicomio perché, a detta delle autorità, non hanno le idee chiare.

Chi ha preso questa decisione e in base a quali presupposti? Beate Bahner è un avvocato serio e rispettato e non è certo una persona da trascinare in istituti psichiatrici.

Non lo è, a meno che in Germania e in Europa non si stia instaurando un regime totalitario peggiore dei totalitarismi nazisti e comunisti.

Recentemente, Roberto Burioni, il virologo più amato dal sistema, ha persino avanzato l’ipotesi di utilizzare giovani come cavie per sperimentare un eventuale vaccino contro il coronavirus.

A questo proposito, è stato chiaro.
<https://www.ilgiornale.it/news/cronache/arcuri-fine-emergenza-solo-quando-s
ar-scoperto-vaccino-1852974.html> Domenico Arcuri, il commissario
straordinario all’emergenza Covid,

“Metteremo definitivamente alle spalle questa drammatica emergenza solo quando verrà scoperto un vaccino efficace.”

E’ questo lo scopo finale. Sviluppare un vaccino contro un virus che muta, quindi inefficace. Ma a loro non interessa. Questo regime ha come obbiettivo il controllo totale della popolazione italiana e mondiale e per farlo hanno bisogno di creare una situazione di emergenzialità.

Chi si oppone, rischia di fare la fine di Beata Bahner.

Dove è stato portato l’avvocato tedesco? Dov’è l’ordine che giustifica tale provvedimento? La notizia è stata completamente ignorata dal mainstream.

L’UE sempre pronta a sferrare fendenti ad Orban non dice nulla su questa gravissima violazione dei diritti umani avvenuta in Germania.

In Europa iniziano a deportare i dissidenti a questo regime.

In Europa si è entrati in un’epoca molto più buia e repressiva di qualsiasi totalitarismo del secolo scorso.

Tolta la rassicurante e falsa maschera ipocrita liberale, il globalismo ha iniziato a far vedere il suo vero volto.

Quello di una feroce dittatura pronta a tutto pur di cancellare ogni traccia di dissenso.

<https://lacrunadellago.net/2020/04/14/lavvocato-tedesco-contro-la-quaranten
a-rinchiusa-in-manicomio/> FONTE

Mi chiamo Cesare Sacchetti e sono un giornalista. In passato ho scritto per L’Antidiplomatico, Il Fatto Quotidiano e Libero Quotidiano. Ho deciso di creare questo sito per costruire un piccolo spazio per pubblicare notizie e
opinioni censurate dall’inquisizione del politicamente corretto e dalla propaganda mainstream, la prima responsabile delle vere “fake news” già ai tempi della guerra in Iraq. Quelli che una volta consideravamo diritti
acquisiti e intoccabili oggi non lo sono più. La libertà di stampa e di opinione sono in grave pericolo e nel giro di pochi anni sarà sempre più arduo condividere notizie e fatti che i media ortodossi considerano scomodi
ai poteri forti…Per me il giornalismo significa rispettare i lettori e mettergli davanti le notizie e i fatti che loro hanno diritto a conoscere. Un Ministero della Verità che decida cosa è giusto o sbagliato per i lettori è qualcosa che può esistere solo in un regime totalitario. Questo blog non vuole essere questo, ma uno spazio dove i lettori sono liberi di farsi la propria opinione senza che qualcuno decida al posto loro.

Vedi <https://lacrunadellago.net/informazioni/> qui

Beate Bahner lavora come avvocato dal 1995, inizialmente in diritto contrattuale, diritto edilizio e commerciale e diritto di famiglia, e dal 1999 come specialista in diritto medico, medico e sanitario.
Dal 1999 sostiene medici, dentisti, terapeuti, cliniche, ambulatori, cliniche e altre aziende del settore sanitario in tutte le questioni di diritto medico nel suo studio legale in tutta la Germania – il che la rende un consulente esperto e profondo conoscitore del settore sanitario. Per il suo successo nello sviluppo dello studio legale, nel 2003 ha ricevuto il premio di fondatore dello studio legale.
Beate Bahner è autrice presso la rinomata casa editrice Springer (Berlino Heidelberg New York) dal 2001 e nel frattempo ha pubblicato tre opere standard sul diritto medico. È quindi una relatrice molto ricercata e da anni tiene interessanti conferenze, seminari e corsi di formazione. Beate Bahner è nota anche per i suoi regolari articoli sulla stampa specializzata su temi attuali di medicina e diritto medico. Dopo diversi anni di insegnamento del diritto medico per diverse istituzioni e clienti, Beate Bahner organizza anche seminari di diritto medico ed eventi speciali per medici, dentisti, cliniche e terapisti.
Beate Bahner è membro del gruppo di lavoro di diritto medico dell’Ordine degli avvocati tedeschi.

<https://www.nogeoingegneria.com/news/lavvocato-tedesco-contro-la-quarantena
-rinchiusa-in-manicomio/>

FONTE:https://www.maurizioblondet.it/avvocata-tedesca-contro-la-quarantena-chiusa-in-manicomio/

 

 

 

 

 

L’OMS:”bisogna andare nelle case delle famiglie e deportare i positivi”

Si tengano bene a mente queste parole perché potrebbero cambiare la vita di tutti noi.

Le ha pronunciate il dottor Michael Ryan in una conferenza stampa ufficiale dell’OMS, completamente ignorata dai media italiani e internazionali.

Ecco quanto annunciato dal dottor Ryan.

“In molte parti del mondo, a causa della quarantena la maggioranza dei contagi che sta attualmente avvenendo in molti Paesi sta adesso avendo luogo nelle case, ad un livello famigliare. In un certo senso, le modalità di trasmissione sono state tolte dalle strade e ricacciate dentro le unità famigliari. Adesso abbiamo bisogno di andare e guardare nelle famiglie e trovare le persone che possono essere malate per prelevarle e isolarle in una maniera sicura e dignitosa.

Qui si può vedere il video dell’estratto della conferenza stampa riportata dal giornalista di Fox News, Tucker Carlson.

VIDEO QUI: https://youtu.be/bmtEGNdee2Y            La conferenza stampa del dottor Ryan

L’OMS sta dicendo ufficialmente che in nome della sicurezza sanitaria si potrà arrivare alla deportazione dei famigliari.

Si provi ad immaginare questo scenario. Forze di polizia o autorità militari entrano nella casa di un’innocente famigliola.

Sottopongo al test del tampone uno o più membri della famiglia e alcuni di loro risultano positivi.

Le autorità quindi con l’uso della forza potrebbero portare via i bambini ai loro genitori o viceversa.

A chi verrebbero affidati, ad esempio, i bambini se fossero strappati via alle loro famiglie?

Le cronache recenti di Bibbiano non lasciano presagire nulla di buono a questo proposito, ma in tutto questo ci sono da ricordare degli elementi quanto mai fondamentali.

L’attendibilità dei tamponi è stata già ampiamente messa in discussione, dal momento che quasi nel 50% dei casi essi hanno dato il risultato di falsi positivi.

Non solo. Recentemente è emerso che questi test sono risultati contaminati con il coronavirus.

Il laboratorio che li ha brevettati, è stato tra l’altro finanziato anche da Bill Gates, l’uomo che sta finanziando lo sviluppo di vaccini contro un virus che continua a mutare.

In altre parole, le autorità potrebbero portare via i cari alle loro famiglie sulla base di test dalla scarsa attendibilità scientifica.

Ad ogni modo, ora stare a casa non basta più. Il nuovo Stato di polizia che sta prendendo forma vuole arrivare al passaggio successivo.

La deportazione dei presunti malati in luoghi che chissà se saranno accessibili alle famiglie. Sarà possibile vedere i propri cari? Quando verranno rilasciati? Sono domande che fino a poco tempo fa sarebbero sembrate impensabili, ma che ora potrebbero essere poste di fronte al Leviatano autoritario che sta calpestando i diritti fondamentali dei cittadini.

Il mondo che sta prendendo forma davanti agli occhi di tutti inizia sempre più ad assomigliare al celebre romanzo di Solženicyn, Arcipelago Gulag.

La fondazione di Soros: abolire la famiglia

Sophie Lewis, in un articolo pubblicato da Open Democracy, una fondazione finanziata da George Soros, è proprio questo che suggerisce.

Il titolo dell’articolo indica chiaramente la via:”la crisi da coronavirus mostra che è tempo di abolire la famiglia.”

La Lewis sostiene in pratica che la famiglia non è più una istituzione da preservare nel nuovo mondo degenderizzato che sta nascendo.

“Ci sono diversi problemi con il discorso di stare a casa, come la mistificazione della coppia, la romanticizzazione della parentela, e il risanamento di uno spazio insicuro quale è la proprietà privata.”

La proprietà privata in questa società quindi non è un più un diritto imprescindibile, ma un elemento da eliminare. Per raggiungere l’abolizione della famiglia si deve passare dall’abolizione di questo diritto.

Senza l’abitare domestico, la famiglia viene conseguentemente privata delle sue radici.

Saranno le autorità a decidere discrezionalmente quali unità familiari preservare e quali no.

La Lewis fa capire che la priorità non va data ai bambini che potrebbero essere separati dai loro genitori, ma agli omosessuali e alle “persone femminilizzate.”

In questa visione distopica e schizofrenica della società, la famiglia “fa schifo, si basa sulle identità di genere, nazionalizza e divide in base alla razza.”

L’autrice dimentica che se non fosse stato per i modelli riproduttivi della famiglia tradizionale, probabilmente lei non sarebbe mai nata, e questa forse, secondo qualcuno, non sarebbe stata nemmeno una circostanza così nefasta.

Ad ogni modo, è giunto il momento di liberare la società dal “peso” di questa vetusta istituzione e di liberare anche detenuti e immigrati clandestini, che andrebbero ospitati nelle case confiscate delle famiglie.

Occorre fare largo ai nuovi “cittadini” dell’Europa meticciata ed eliminare il tessuto connettivo delle nazioni.

La pandemia dunque è l’ultimo passaggio che accompagna la costruzione di questa nuova società alla rovescia che nega tutti i fondamentali della storia e della natura umana.

Il globalismo si propone infatti di sradicare le singole identità nazionali, che vanno fuse in unica struttura sovranazionale priva di qualsiasi riferimento etnico o nazionale.

Per farlo occorre colpire il nucleo alla base degli stati nazionali, ovvero la famiglia tradizionale.

Senza di questa, si priva la nazione della sua struttura portante e si arriva al crollo del vecchio mondo tradizionale.

Nel nuovo mondo, non c’è posto per i valori di un tempo, soprattutto quelli cristiani, e tutto conseguentemente deve essere raso al suolo.

E’ un progetto folle, criminale e più pericoloso di qualsiasi totalitarismo del secolo scorso perchè indossa una ipocrita maschera liberale perbenista.

Adesso ogni cittadino e ogni famiglia è considerato un potenziale nemico perchè rappresenta il vecchio mondo, quello che il globalismo vuole distruggere.

Chi continuerà a sostenere questo regime autoritario sappia che ora il prossimo obbiettivo delle élite potrebbe essere proprio la sua famiglia.

FONTE:https://lacrunadellago.net/2020/04/08/lomsbisogna-andare-nelle-case-delle-famiglie-e-deportare-i-positivi/

 

 

 

ECONOMIA

Piano di Autofinanziamento Interno per l’Italia

Agenzia Adnkronos del 26 marzo 2020: “Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno!“. Questa la linea, appresa da fonti di Palazzo Chigi, tenuta dal premier Giuseppe Conte nel corso del Consiglio europeo iniziato questo pomeriggio. “Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire a una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile“, avrebbe incalzato il premier (https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/03/26/conte-batta-colpo-facciamo-soli_vT9ITCXMnnvz44lZa8ddpL.html).

Agenzia AGI del 14 aprile 2020 alle ore 13:37 riporta le parole del Prof. Mario Turco, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche Economiche ed agli Investimenti (https://www.facebook.com/gablanzi/posts/10222399585085165) :

In considerazione degli attriti e visioni opposte emerse in Europa sugli eurobond, è importante per l’Italia realizzare un “piano di autofinanziamento interno” per accrescere la capacità di finanziare in maniera diretta ed autonoma le politiche d’investimento pubblico dello Stato e l’economia reale senza dover necessariamente dipendere dall’indebitamento esterno ed internazionale.

Fondamentale in questa nuova prospettiva accelerare la costituzione di una banca pubblica d’investimento che possa, non solo finanziare le opere pubbliche, ma anche sostenere lacollocazione dei titoli pubblici, nonché attrarre, favorire e incentivare il risparmio degli italiani.

In considerazione dell’emergenza, è importante poi, sviluppare nuove tecniche monetarie, anche virtuali, e di circolarità tra operatori commerciali delle detrazioni e dei crediti fiscali che lo Stato non riesce tempestivamente a pagare, attraverso la creazione di piattaforme telematiche.

Occorre, infine, rivedere le regole contabili dei bilanci degli enti territoriali onde liberare risorse, attualmente accantonate, da destinare agli investimenti.

Questo potrebbe essere lo schema di un possibile piano di autofinanziamento dell’Italia per rendere sostenibile il debito pubblico, favorire la politica degli investimenti e tutelare il risparmio degli italiani.

Ho conosciuto per la prima volta il senatore Mario Turco durante il convegno al Senato del 29 gennaio 2019, da lui organizzato insieme alla senatrice Sabrina Ricciardi ed al senatore Stanislao Di Piazza, che aveva come titolo “Spread, banche e sicurezza nazionale nel contesto europeo“. Oltre ai senatori che avevano organizzato l’evento, eravamo stati chiamati a parlare il sottoscritto, in qualità di Presidente dell’Associazione Moneta Positiva, Francesco Carraro e Valerio Malvezzi.

Raramente mi è capitato di incontrare un professore universitario con le idee così chiare di come funziona il sistema economico e finanziario, quasi non riuscivo a credere alle mie orecchie.

Questo il suo intervento : https://youtu.be/o629a5LODR0 

Successivamente sono stato invitato , insieme ad Antonino Galloni, ad un altro convegno al Senato, il 16 luglio 2019, dal titolo “Uscire dalla crisi economica: riflessioni e prospettive” dove ai tre senatori organizzatori Mario Turco, Sabrina Ricciardi e Stanislao Di Piazza si sono aggiunti anche i senatori Emiliano Fenu, Elio Lannutti, Laura Bottici ed il deputato Pino Cabras.

Merita di essere ascoltato anche questo intervento del Prof. Mario Turco, perché ci permette di capire meglio la sua proposta di oggi.

VIDEO QUI: https://youtu.be/b9-E8Hpw7wc 

In Italia siamo sempre portati a parlare male dei nostri politici, e spesso abbiamo anche ragione.

Ma il Piano di Autofinanziamento Interno è anche un bel nome.

C’è aria di cambiamento in Italia.

Perché loro non molleranno facilmente, ma NOI NON MOLLEREMO MAI.

© Fabio Conditi

Presidente dell’Associazione Moneta Positiva

www.monetapositiva.blogspot.it

articoli precedenti su Comedonchisciotte per approfondire :

https://comedonchisciotte.org/?s=fabio+conditi

Fonte: www.comedonchisciotte.org

15.04.2020

FONTE:https://comedonchisciotte.org/piano-di-autofinanziamento-interno-per-litalia/ 

 

 

 

 

DUE MOSSE SECCHE PER INIETTARE LIQUIDITA’ A FAMIGLIE E IMPRESE

di Fabio Dragoni e Antonio Maria Rinaldi

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Nessun dubbio in merito alla severità della crisi prossima ventura. A parere di Deutsche Bank, un arretramento del PIL superiore all’8%. Mai così male nella storia dell’Italia unita se si escludono gli ultimi tre anni della Seconda Guerra Mondiale. Non molto diverse, forse anzi peggiori, le previsioni degli altri analisti; da Oxord Economis a Goldman Sachs per finire a Capital Economics. Lascia sgomenti l’indifferenza con cui il governoConte assiste quasi inerme alla prospettica distruzione del nostro tessuto manifatturiero e commerciale, il cui dieci per cento almeno rischia il fallimento (nella migliore delle ipotesi!) secondo CERVED qualora l’emergenza Coronavirus non si arrestasse completamente entro l’anno. Tantissime aziende e attività commerciali difficilmente potranno ripartire una volta terminato il lockdown a meno che nel frattempo non si prendano immediati provvedimenti atti a mitigare il già precario equilibrio finanziario di famiglie ed imprese già stremato da due anni di riduzione del credito. Oltre cento miliardi di euro in meno essendo il relativo stock passato da poco più di 1.500 a 1.400 miliardi circa.
Uno di questi strumenti è la proroga automatica di tutti i rimborsi in linea capitale e di tutti i pagamenti degli interessi. Non basta infatti lasciare alle banche la possibilità di concedere o meno una moratoria nel pagamento delle rate di determinate categorie di prestito rateale piuttosto che altre. Serve invece cambiare passo superando l’istituto della moratoria concessa più o meno discrezionalmente a seguito di un’istruttoria che per quanto veloce finisce per oberare l’operatività degli istituti di credito. Si passi invece alla proroga in automatico per un anno e senza necessità di istruttoria di tutte le scadenze, per tutte le tipologie di credito (dai mutui di ogni tipo alle aperture di credito non a revoca) e per qualsiasi creditore (sia esso famiglia o impresa) ed a prescindere dalla qualità del rapporto creditizio (in bonis o inadempienza probabile). Gli strumenti ideati per reagire alla grande crisi finanziaria del 2008 ed a quella dei debiti sovrani del 2011 non sono ora sufficienti. La sospensione dei pagamenti in linea capitale ed interessi deve essere inoltre accompagnata da un’operazione di factoring di “massa” con cui le banche anticipano il 100% dei crediti verso clienti derivanti da fatture emesse a partire dal 31 gennaio 2020 -data in cui il governo ha dichiarato formalmente con decreto lo stato di emergenza- e non ancora saldate. La cessione dovrebbe avvenire a titolo pro-soluto con garanzia dello Stato applicando un tasso di sconto pari al rendimento dei BTP -ad esempio ad un anno- maggiorato di uno spread minimo da determinare. L’equilibrio finanziario e patrimoniale dell’impresa o del professionista creditore viene quindi preservato. Al debitore ceduto dovrebbe invece essere concessa la facoltà di pagare quanto dovuto in trentasei rate mensili con decorrenza 1 gennaio 2021 e piano di ammortamento alla francese calcolato con un interesse equivalente al al tasso di rendimento del BTP a tre anni vigente pro-tempore, sempre maggiorato di uno spread idoneo a remunerare il servizio. Ne trarrebbero giovamento tutti. I creditori che potrebbero incassare i crediti e le filiere produttive sarebbero preservate. I debitori ceduti, che dovrebbero continuare a pagare il dovuto, ma con il necessario respiro finanziario senza quindi alcun aiuto indebito che potrebbe premiare comportamenti opportunistici. Le stesse banche le quali potrebbero fare impieghi immediati con lo stesso impegno patrimoniale che avrebbe un investimento in BTP: cioè ponderazione zero. Certi che una proposta del genere sarà totalmente ignorata dal premier Conte e dal suo governo, sottoponiamo la soluzione all’attenzione di chi potrà -in questo momento di emergenza- molto più degnamente sostituirlo: Mario Draghi.

FONTE:https://scenarieconomici.it/due-mosse-secche-per-iniettare-liquidita-a-famiglie-e-imprese-di-fabio-dragoni-e-antonio-maria-rinaldi/?utm_medium=push&utm_source=onesignal

 

 

 

Neanche il becco di un quattrino

La fine della reclusione forzata si allontana e, con essa, slittano anche gli aiuti promessi dal Governo. Di mangiare, per molte famiglie, se ne riparla tra qualche settimana.
Olivia Del Bravo – 13 aprile 2020

I soldi della Cassa integrazione che, lo ricordiamo, coprono solo l’80% dello stipendio, annunciati da fine marzo, arriveranno, prima o poi, a maggio. I famosi 600 euro, per i quali lavoratori autonomi e partite iva hanno potuto fare domanda sul sito dell’Inps a inizio aprile, che sarebbero dovuti arrivare entro il 15, entreranno nelle tasche degli italiani, forse, dalla prossima settimana. Non solo parliamo di aiuti irrisori per i cittadini e in prestito per le imprese, ma anche “ritardatari”. È dai primi di marzo, infatti, quando è stato esteso a tutta Italia l’obbligo di restare a casa (che dall’ultima parte di febbraio, a singhiozzo, aveva cominciato a paralizzare il Nord del Paese), che quasi tutte le attività produttive sono state chiuse, e il Presidentissimo Conte ha iniziato la sua personalistica guerra al Coronavirus a suon di DPCM e promesse di aiuti economici. Ma, si sa, se c’è una cosa che nessun Governo Italiano è mai stato in grado di fare, è risolvere i problemi legati alla povertà. È la famosa solidarietà “dal basso verso l’alto”, decantata giorni fa da Mattia Santori, la patrimoniale, ma per tutti, anche per chi il patrimonio non ce l’ha, perché ”non è il momento di fare differenze”, come ha twittato il Sindaco Sala (quello della Milano che non si ferma), a piacere di più alla nostra classe politica. Intanto, chi può, sopravvive grazie alla beneficenza, alla bontà del singolo più fortunato, a cui è demandata la responsabilità di prendersi cura del suo prossimo, tanto comoda ad uno Stato che, così, può continuare a nascondere le sue mancanze sotto il tappeto della carità cristiana.

Sembra quasi perverso l’entusiasmo con cui Conte, nelle sue dirette facebook, parla di miliardi di euro come fossero noccioline, davanti alle sempre più numerose testimonianze di persone che non hanno neanche i soldi per fare la spesa. Decenni di politiche di austerità, tagli allo Stato sociale, licenziamenti di massa, hanno reso la nostra classe politica insensibile al grido disperato di chi vorrebbe solo dare da mangiare ai propri figli, di chi ha sempre lavorato, ma non ha mai guadagnato abbastanza da potersi permettere una vita dignitosa. Adesso quella insensibilità deve risultare molto utile, per schermarsi dal sempre maggior numero di persone che, preoccupate, arrabbiate, affamate, sono costrette a guardare foto e video di vip e politici che, dalle loro lussuose residenze, intimano di restare a casa (altrimenti “vi pizzichiamo”, come piace dire alla Sindaca Raggi). Lo chiamano un piccolo sacrificio. Si dispiace, il Premier, per i ritardi nei versamenti di liquidità nelle tasche degli italiani, ma per quegli oltre tre milioni di cittadini che si sono aggrappati ai loro computer con la forza della disperazione, sperando in quei pochi spicci, dover aspettare ancora, o scoprire di essere stati esclusi per improvvisi cambi di criterio, vuol dire non poter sopravvivere. 

Adesso fingere di preoccuparsi dei cittadini meno abbienti fa tendenza, ma già nel 2018 si parlava di 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta, e di 3 milioni di famiglie in povertà relativa. Sono stati sospesi gli sfratti a causa dell’emergenza Coronavirus, ma non dobbiamo dimenticare chi, negli anni passati, ha perso la casa per morosità incolpevole (vuol dire essere troppo poveri per pagare affitto e utenze) persino all’interno del sistema dell’edilizia residenziale pubblica. Non è la malattia ad aver causato la povertà, ma il virus si è nutrito di essa, serpeggiando in un sistema che è malato ormai da molto tempo. Il Presidentissimo Conte e le sue task force non vogliono risolvere i problemi dell’Italia (anzi), al massimo possono fingere di tamponarli, perché, altrimenti, bisognerebbe dichiarare il fallimento di un sistema economico che non è stato creato per essere al servizio delle persone, bensì per asservirle. E questo è un pensiero forse troppo semplice, banale, per i pluri esperti nelle cui mani, piaccia o no, ci troviamo.

FONTE:https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/neanche-il-becco-di-un-quattrino-conte-aiuti-economici-coronavirus/

Inizia oggi la liquidazione delle indennità a professionisti, partite Iva e lavoratori agricoli. Gualtieri apre alla possibilità di elevare il bonus da 600 a 800 euro.

Sono quasi 1,8 milioni i lavoratori che a partire da oggi riceveranno le 600 euro di indennità del governo, circa il 50% di quanti hanno presentato la domanda. Entro venerdì, assicura il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, verranno chiuse tutte le pratiche.

“E’ un segnale concreto che diamo a chi oggi, a causa dell’emergenza coronavirus, vive un momento di difficoltà”, commenta la ministra. “Sono orgogliosa di quanto abbiamo fatto come ministero del Lavoro per avviare, insieme all’Inps, al Mef e alla Banca d’Italia il pagamento dei benefici in tempi rapidi rispetto ai normali standard. Oggi più che mai il governo è vicino ai cittadini”, ha aggiunto.

A chi verrà stanziato il bonus?

Il bonus verrà stanziato a chi ha subito un danno economico dalla sospensione della propria attività lavorativa, ma non può ricevere il sostegno né della cassa integrazione né di altri ammortizzatori sociali, come il reddito di cittadinanza.

Sarà erogato per l’11% a favore dei liberi professionisti e collaboratori, per il 67% a favore di lavoratori autonomi e il 22% a favore di lavoratori agricoli.

E’ prevista anche una seconda mensilità dell’indennità rafforzata agli autonomi, che arriverà a fine aprile per recuperare “il ritardo di marzo. Ieri, durante la trasmissione Porta a Porta, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha definito verosimile che il bonus sia portato a 800 euro.

L’accredito della somma sul conto verrà comunicato agli interessati con un Sms o una email.

“Uno sforzo enorme da parte dell’Istituto e dei lavoratori che durante il weekend pasquale hanno lavorato al fine di sostenere il paese in questa fase difficile e pagare le indennità nei tempi prefissati, tempi fortemente compressi rispetto alle prestazioni ordinarie. A questi lavoratori va tutta la mia gratitudine” dice il presidente Pasquale Tridico.

FONTE:https://it.sputniknews.com/italia/202004158975117-coronavirus-da-oggi-bonus-600-euro-sul-conto-a-chi-verra-stanziato/

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Popolare di Bari, chi tace verrà rimborsato

La vicenda della Popolare di Bari esemplifica più vicende e comportamenti, fino alla storia del declino dell’impresa in quell’areale adriatico che va dal centro-sud al centro Italia, con connessioni nelle vicine Basilicata e nord Calabria. Un tela di rapporti personali ed aziendali intessuta in più di mezzo secolo da Marco Jacobini (73 anni), presidente del consiglio d’amministrazione della banca e vero amministratore di ogni aspetto del credito. Che i tempi stessero mutando forse Jacobini lo aveva intuito nei primi anni Novanta, ma la banca continuava incurante nella politica creditizia che aveva connotato l’era pre Euro e, soprattutto, nei rapporti interpersonali stile Prima Repubblica. Eppure il campanellino della stretta creditizia, di quella morsa di Ue-Bce, suonava da anni e sempre più insistentemente. I sistemi finanziari europei monitoravano da più d’un decennio le linee di credito, e tramite BankItalia spingevano le procure a “moralizzare” il settore del credito.Ecco che a Bari, il procuratore aggiunto Roberto Rossi ed il sostituto Lanfranco Marazia indagavano sugli imprenditori che avrebbero ceduto alla Popolare di Bari le partecipazioni societarie di aziende ammesse al “piano di concordato” (ovvero in situazione fallimentare), ed anche di altre società (anche scatole cinesi) riconducibili agli stessi imprenditori e non interessate dalla procedura fallimentare. Un gioco delle tre carte e con varie scatole cinesi: l’ingegneria finanziarie di queste manovre veniva tutta progettata ai piani alti della Popolare di Bari. Una distrazione di beni per milioni di euro (miliardi se si va indietro nel tempo).

Il fenomeno emergeva perché Bankitalia aveva notato procedure poco consone con le nuove norme bancarie, quindi delegava la Guardia di Finanza d’effettuare indagini. Da Bari partiva il blitz in due aziende del gruppo Fusillo (principale impresa accusata del giochetti) e le perquisizioni nella Popolare di Bari. Emergeva che la banca aveva favorito la cessione di beni sotto fallimento, cooperando con gli imprenditori alle bancarotte fraudolente, forse reputando le cose si potessero sistemare come s’usava negli anni Sessanta e Settanta, con amici compiacenti tra procure e palazzi. Ma i tempi sono cambiati e Roberto Rossi e Lanfranco Marazia sono inflessibili ed inavvicinabili. Così le Fiamme Gialle fanno emergere il giochetto dopo la perquisizione negli uffici della Fimco e della Maiora group (entrambe aziende della famiglia Fusillo di Noci): nella sede della direzione generale della Banca Popolare di Bari trovavano tutti i collegamenti. La banca, nonostante le aziende fossero da anni in fallimento, aveva comunque concesso prestiti ai Fusillo per oltre 140 milioni di euro. Dei soldi non c’è più traccia, o meglio i Fusillo li hanno investiti (dissipati) nel biennio 2016-2018 nei complessi aziendali del divertimento: lo stabilimento balneare in località Losciale a Monopoli e l’Hotel Cala Ponte di Polignano, e poi in favore d’un società correlata (Soiget Srl). La Finanza ha persino intercettato abbronzatissimi dirigenti di banca che se la spassavano nei complessi alberghieri e rivieraschi dei Fusillo, sotto gli ombrelloni con champagne, frutti di mare e ragazze.

 

Oltre l’apparenza del divertimento

 

La Finanza si chiedeva se i soldi fossero stati frullati nell’impresa del divertimento o ci fosse dell’altro. Le indagini appuravano che l’intero capitale della Soiget sarebbe stato fatto confluire verso Giacomo Fusillo, mentre il capitale della Logistica Sud srl sarebbe stato ceduto in favore del fondo “Kant Capital Fund strategic Business Unit Pcc Limited” con sede a Gibilterra: quindi i Fusillo avevano ottenuto una linea preferenziale per far fuggire all’estero i soldi bruciati alla banca. Ecco che ai componenti della famiglia Fusillo viene contestato il reato di bancarotta fraudolenta. Giacomo Fusillo risponde anche di autoriciclaggio, accusato di aver trasferito tutta la liquidità di Soiget srl (soldi avuti dalla Popolare di Bariche a cui s’aggiungono le distrazioni di beni dalla Fimco spa) “nella società unipersonale Sesto Elemento srl in modo da ostacolare – recitano le carte dell’imputazione – l’identificazione della provenienza delittuosa”. Giacomo Fusillo è di fatto il proprietario di Sesto Elemento srl.

Ma tra le operazioni che hanno portato in dissesto la Popolare di Bari figurano i complessi turistico alberghieri extralusso “La Peschiera”, “Il Melograno” di Monopoli e l’ex hotel Ambasciatori di Bari: operazioni sospette che la Guardia di Finanza di Bari ha dimostrato essere state tutte ordite dal gruppo Fusillo di Noci.

Ora ci si domanda, come mai il consiglio dei ministri venga convocato d’urgenza per stanziare più d’un miliardo di euro utili al salvataggio della Banca Popolare di Bari? E come abbia fatto il duo Marco Jacobini e Vincenzo De Bustis così velocemente ad attingere al salvataggio pubblico? Perché De Bustis ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera denunciando lui stesso prestiti irregolari che avrebbero provocato perdite per oltre 800 milioni di euro? È stata avviata un’azione di responsabilità contro l’ex direttore generale Luca Jacobini (figlio di Marco) presidente dell’istituto dal 1989 al 2019: ma i soggetti sono tranquilli, sicuri che le cose andranno a posto.

È evidente che certi poteri difendano i vertici passati e presenti della banca. Gli stessi poteri che hanno consigliato (non certo imposto) l’acquisizione di Banca Tercas nel 2013-2014: Banca di Teramo acquisita su impulso della stessa Banca d’Italia. Ma anche questo ha una logica, nella spartizione territoriale la Popolare di Bari era egemone lungo l’Adriatico dal nord di Bari (la Puglia è lunga 600 km dal Gargano a Lecce) sino al confine dell’Abruzzo: in pratica la Popolare di Bari non invadeva il territorio delle banche salentine.

 

L’obbligo d’acquisire banche

 

La Banca Tercas veniva capitalizzata con 300 milioni dal Fondo interbancario prima di passare alla Popolare di Bari: però la Commissione Ue nel 2015 lo considerava aiuto di Stato. Quella decisione impedirà poi al Fondo di intervenire sulle successive crisi bancarie italiane. Ne nasceva una disputa legale a tre, tra Italia, Ue e Bce. Lo scorso aprile 2019 la corte Ue ha dato torto all’Italia. E poi i soldi del Fondo interbancario si sono rivelati insufficienti a coprire il buco di Tercas. Qui nasce il problema, perché la Popolare di Bari s’è considerata frodata nell’acquisizione e dalla stessa Ue: quindi ha chiesto ai soci oltre mezzo miliardo di euro d’aumento di capitale, emettendo anche bond subordinati. Vincenzo De Bustis Figarola (69 anni, già direttore generale ed amministratore delegato di Popolare di Bari) è un banchiere di fama internazionale: è stato in Banca 121, Mps e Deutsche Bank. E lui potrebbe spiegare tante cose sulla Popolare di Bari, soprattutto le acquisizioni e fusioni con la Nuova banca Mediterranea, la Popolare di Calabria e, non ultima, la Tercas. Chi ha ordinato alla Popolare di Bari le varie operazioni per occultare perdite per oltre 270 milioni? Dietro il dissesto della banca non ci sono solo i Fusillo, ma anche Gianluigi Torzi (finanziere coinvolto in tante inchieste giudiziarie del genere) che ha impegnato la banca in una operazione da 30 milioni di euro su Malta (dentro vi stanno soggetti internazionali che sarebbe meglio non nominare): e per questa operazione firmata Torzi, ora il Lussemburgo ha presentato un conto di 51 milioni di euro alla Popolare di Bari (somma che la banca e l’Italia pagheranno, pena finire condannati da una corte Ue). Ingenuità o furbizia sopraffina?

I De Bartolomeo solo l’altra famiglia d’imprenditori coinvolti nel tonfo della Popolare di Bari: sono specializzati nell’edilizia, e coinvolti in un’inchiesta della magistratura barese che ipotizza “la scalata non consentita della graduatoria per la vendita delle azioni della Banca Popolare di Bari”. L’inchiesta (coordinata dai pubblici ministeri Lidia Giorgio e Federico Perrone Capano) ha tentato d’accertare i contorni dell’operazione De Bartolomeo: dalle carte dei costruttori emerge che avrebbero solo ricavato una perdita secca sull’acquisto delle azioni.

La stessa Popolare di Bari avrebbe attivato negli ultimi mesi operazioni di “cessione dei titoli non performanti” (chiamati Npl) per circa 500 milioni: hanno permesso alla banca di ricavare il 30 per cento del valore complessivo, con un risparmio di 70 milioni rispetto alle chiusure medie già realizzate sul mercato. È una banca che ha fatto 26 acquisizioni in 56 anni, e con un patrimonio di 1,3 miliardi e filiali in 13 regioni. L’ispezione di Bankitalia (effettuata tra luglio e ottobre del 2016) ha fatto emergere un ginepraio labirintico, e la vigilanza sembra si sia a dir poco smarrita. Oggi è difficile addossare la colpa su uno o pochi soggetti: perché la piramidalità e l’orizzontalità delle pressioni e delle clientele dimostra che la Popolare di Bari è una banca con le stesse caratteristiche di sistema del Monte dei Paschi. Ai poteri bancari italiani ed europei non conviene non salvare questo tipo d’istituti, poiché affondarli significherebbe uccidere il sistema istituzionale. Da qui l’obbligo del salvataggio, considerando che tra Popolare di Bari ed Ue c’è un contenzioso legale sul salvataggio della Tercas (si sono vicendevolmente denunciati). Con molta probabilità gli unici a finire sul banco degli imputati saranno i Fusillo insieme ad una manciata di medi imprenditori. Per i risparmiatori sarà previsto un risarcimento, a patto che non sollevino ulteriori polveroni.

FONTE:http://www.opinione.it/economia/2019/12/20/ruggiero-capone_banca-popolare-bari-prima-repubblica-ue-bce-bankitalia/

La bomba Italia

Il debito pubblico italiano è un problema mondiale; una cintura esplosiva, un’opzione nucleare da poter utilizzare in fase di negoziazione con i “partner” europei.
Claudio Chianese – 12 aprile 2020
Giuseppe Conte è un avvocato, e lo si capirebbe anche senza leggerne il curriculum. Parla bene ma non dice molto, e così è stato anche per la sua ultima, attesissima, conferenza stampa. Al di là della stoccata a Salvini e Meloni – comprensibile ma inadatta al contesto, come rileva Enrico Mentana – c’è poco, nel discorso del premier, che già non sapessimo: soprattutto, non c’è quasi nulla di nuovo quanto alla specie di accordo raggiunto dall’Eurogruppo. Conte lotterà, dice, a spada tratta in nome degli Eurobond, il che, a crederci, sarebbe ammirevole, ma anche un po’ patetico. Soprattutto, è desolante la risposta a Ciriaco di Repubblica: il Presidente ammette, in buona sostanza, che l’UE potrebbe tranquillamente infischiarsene sia di lui che dell’Italia. Se queste sono le premesse, più che di lottare si tratta di pregare, confidando in un ravvedimento pasquale di Germania e Olanda. Il fulcro della questione è che l’Italia negozia partendo da una posizione di debolezza: quella di un paese indebitato fino al collo, esposto alla speculazione dei mercati e afflitto da una stagnazione economica ormai endemica.
VIDEO QUI:https://youtu.be/2HtEkxYvelo

C’è, però, un aspetto che distingue l’Italia da chi, come Grecia e Irlanda, ha dovuto arrendersi alla Troika in passato: la gravità della situazione. Il debito pubblico della Grecia è, tutto sommato, un problema della Grecia; il debito pubblico dell’Italia, terzo pro capite più alto al mondo, è un problema del mondo. Immaginiamo uno scenario, piuttosto plausibile: i paesi del Nord fanno ostruzionismo ad oltranza, gli Eurobond rimangono una pia illusione, l’Italia è dunque costretta a finanziarsi sui mercati in un momento di estrema tensione economica, che si aggiunge alla fragilità strutturale.

L’alternativa rimane quella fra tassi di interesse insostenibili e interventi radicali finalizzati a rassicurare i creditori: ai mercati importa ben poco che gli italiani riescano a mettere insieme il pranzo con la cena, quindi si tratterebbe di aumentare ulteriormente le tasse e smantellare lo stato sociale, un programma di austerità ancora più infame delle già odiose misure adottate da Mario Monti. Immaginiamo, adesso, un altro scenario, molto meno probabile, persino provocatorio: Conte va in Europa lasciando intendere che gli Eurobond sono la nostra Battaglia del Solstizio, e che siamo pronti a far saltare il banco nel caso non li ottenessimo. Uscita dall’Unione, dall’Euro, probabile default: o gli Eurobond, o tutti accoppati.

Per capire la portata ipotetica di una minaccia del genere dobbiamo osservare al microscopio il debito italiano. I nostri titoli di Stato sono detenuti per il 33% del PIL da banche centrali e istituzioni internazionali, fra cui la BCE: una percentuale inferiore rispetto a quella degli altri paesi fortemente indebitati dell’Eurozona, ma comunque rilevante considerate le dimensioni dell’economia italiana. Ad essere significativa è anche l’esposizione degli investitori stranieri, soprattutto francesi, tedeschi e lussemburghesi. Sulla scorta di questi numeri, e stante la peculiarità del momento, è prevedibile che l’Unione Europea non sopravviva ad una Italexit. Le conseguenze sarebbero, certo, gravissime anche per l’Italia: quanto più gravi rispetto all’altro scenario, quello dell’austerità assoluta, è però difficile dirlo. Il nostro annoso fardello, il debito pubblico, può funzionare da cintura esplosiva: sarebbe inaudito che lo si agitasse terroristicamente ma, d’altra parte, la situazione che ci troviamo a vivere è inaudita.

Basterà un paragone: la dottrina geostrategica israeliana contempla la possibilità, né ufficializzata né negata, di una risposta nucleare sproporzionata a fronte di una minaccia esistenziale: Samson Option, l’ha definita la stampa internazionale, perché si tratterebbe di morire insieme a tutti i Filistei. L’ambito è completamente diverso – da una parte la tragedia acuta delle guerre mediorientali, dall’altra la grottesca impotenza dell’Europa – ma la logica rimane simile. Una provocazione, dicevamo: non crediamo che i negoziati europei, per quanto insoddisfacenti, possano condurre a fratture così nette. Già il fatto che un’Opzione Sansone per l’Italia sia possibile, però, invoca pensieri inquietanti.

Il poeta israeliano Itamar Yaoz-Kest, nel rispondere alle accuse di Günter Grass, scriveva appunto

voglio essere un pericolo per il mondo, / così che dopo la mia distruzione non rimanga un solo filo d’erba.

FONTE:https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/italia/la-bomba-italia/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Cassese: “La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo non sono legittimi”

14 Apr 2020

Intervista al giudice emerito della Corte costituzionale: “Da palazzo Chigi continuano ad arrivare norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme”

Colloquio con piacere con il professor Sabino Cassese. Ma più che una intervista è un dialogo su tematiche molto delicate che l’emergenza Coronavirus ha evidenziato. Cominciamo così.

Caro Sabino, se siamo in guerra, sia pure anomala, allora vale quanto meno per analogia l’articolo 78 della Costituzione: le Camere conferiscono al governo i poteri necessari. E non, si badi, i pieni poteri. E’ così?

Nell’interpretazione della Costituzione non si può giocare con le parole. Una pandemia non è una guerra. Non si può quindi ricorrere all’articolo 78. La Costituzione è chiara. La profilassi internazionale spetta esclusivamente allo Stato ( art. 117, II comma, lettera q).

Lo Stato agisce con leggi, che possono delegare al governo compiti e definirne i poteri. La Corte costituzionale, con un’abbondante giurisprudenza, ha definito i modi di esercizio del potere di ordinanza «contingibile e urgente», cioè per eventi non prevedibili e che richiedono interventi immediati. Le definizioni della Corte sono state rispettate a metà.

Il primo decreto legge era “fuori legge”. Poi è stato corretto il tiro, con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’è taluno che ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza.

Bene. Il Parlamento ha conferito quei poteri al governo con un decreto legge. Ma è sufficiente quel tipo di provvedimento? Senza contare che quel decreto legge è andato oltre. Ha consentito che le predette autorità possano adottare misure ulteriori rispetto a quelle dell’articolo 1. Ma, in punto di diritto, è legittimo tutto questo? Non si tratta di una sorta di delega in bianco?

Il primo decreto legge era illegittimo: non fissava un termine; non tipizzava poteri, perché conteneva una elencazione esemplificativa, così consentendo l’adozione di atti innominati; non stabiliva le modalità di esercizio dei poteri.

A palazzo Chigi c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme. Non c’è fretta che spieghi questo pessimo andamento, tutto imputabile agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’attività normativa.

Andiamo avanti. Sui Dpcm il capo dello Stato non ha voce in capitolo. A suo avviso, quell’oggetto misterioso che è il Consiglio supremo di difesa potrebbe avere una qualche voce in capitolo? O questo vale solo per il caso di guerra?

Mi chiedo: perché evocare il Consiglio supremo di difesa, se non c’è un evento bellico, e specialmente se c’è lo strumento per far intervenire uno dei tre organi di garanzia, il presidente della repubblica?

Bastava, invece di abusare dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri, ricorrere, almeno per quelli più importanti, a decreti presidenziali.

Aggiungo che, per la legge del 1978 sul Servizio Sanitario Nazionale, competente a emanare più della metà di quegli atti era il ministro della Salute. Abbiamo, quindi, assistito, da un lato, alla centralizzazione di un potere che era del ministro, nelle mani del presidente del Consiglio. Dall’altro, a una sottrazione di un potere che sarebbe stato ben più autorevole, se esercitato con atti presidenziali. È forse eccessivo parlare di usurpazione dei poteri, ma ci si è avvicinati.

Sabino, si può dire che Dpcm a gogò in qualche misura rappresentano un correttivo della forma di governo parlamentare per i poteri che acquista il presidente del Consiglio nei confronti degli altri ministri? Per non parlare del presidente della Repubblica e, soprattutto, del Parlamento. Che non tocca palla. E la funzione di indirizzo e di controllo è andata a farsi benedire.

Gli organi di garanzia più diretti sono il presidente della Repubblica, il Parlamento e la Corte costituzionale. Quest’ultima, salvo casi eccezionali, interviene necessariamente ex post. Parlamento e Presidente della Repubblica, invece, collaborano nella funzione normativa, in modi diversi. Ma ne sono sembrati esclusi, per ragioni e con modalità diverse, senza neppure il motivo dell’urgenza, perché l’uno e l’altro organo hanno corsie preferenziali o di emergenza.

Tu non sei pregiudizialmente contrario a che per qualche tempo limitato il Parlamento lavori da remoto. Ma ci sono attività informali che solo a Montecitorio e a Palazzo Madama funzionano a dovere. Come i contatti tra leader di partito, tra capigruppo, tra parlamentari dei vari partiti eccetera.

Senza dubbio. Tanto che ho ritenuto errata l’espressione votazione telematica. Infatti, il lavoro a distanza è possibile a due condizioni. La prima che le Camere siano attrezzate ( e pare che non lo fossero). La seconda che in via telematica si possa ascoltare, intervenire, discutere, dibattere, replicare, e solo alla fine votare.

Perdonami. Con qualche esagerazione, premesso che da noi non c’è nulla di più definitivo del transitorio, ho peesonalmente sottolineato il rischio che le sedi istituzionali delle Camere cambino destinazione e diventino musei per la gioia dei visitatori. E’ solo una battuta?

Quando si parlò dello SDO, Sistema direzione orientale, l’idea venne presa in considerazione. Sollevarla in questo momento mi pare sbagliato. Poi, c’è da valutare l’interesse storico artistico rispetto alla funzionalità materiale dei luoghi.

Per finire. Si può capire che i Costituenti ebbero orrore a parlare di stato di emergenza. Ma con il senno di poi, alla luce della guerra contro il virus, non fu un errore questa omissione? E come colmare, a tuo avviso, questa lacuna?

Non la ritengo una lacuna. E chi abbia letto gli articoli 48 e seguenti della Costituzione ungherese sa quali pericoli si annidino in norme costituzionali di quel tipo. C’è poi l’esperienza negativa della Costituzione di Weimar. L’unica positiva mi pare quella dell’articolo 16 della Costituzione della V Repubblica francese. La Costituzione non ha peraltro ignorato la questione, solo che ha considerato la possibilità di disporre limiti dettati dalla urgenza e dal pericolo caso per caso, per singole libertà.

FONTE:https://www.ildubbio.news/2020/04/14/cassese-la-pandemia-non-e-una-guerra-pieni-poteri-al-governo-sono-illegittimi/

“DIRITTO AL SOLE E ALLA PRIMAVERA” AL TEMPO DEL COVID-19: È UN DIRITTO COSTITUZIONALMENTE TUTELABILE?

Pubblicato less then minute ago | by Angela Marinangeli – 15 APRILE 2020

Quello che stiamo vivendo è un momento storico unico in tutta la sua drammaticità.

Le sue infauste conseguenze e l’impatto socio-economico sono stati a ragione paragonati agli effetti di un conflitto, ancorché si tratti di una guerra senza armi, senza nemico e senza un esito chiaro.

L’avvento improvviso di questo nemico nella vita degli esseri umani, già dal momento della sua genesi nella provincia cinese dell’Hubei, ha messo in crisi un sistema esistenziale, sociale e relazionale ormai saturo di libertà.

A prescindere dal sistema politico degli Stati in cui esso ha colpito con più ferocia, Cina, Italia, Spagna, USA, è indubbio che l’effetto negativo che ne è scaturito abbia precluso radicalmente l’esercizio di certi diritti essenziali, se non addirittura vitali, posti alla base non tanto dello stato di diritto, quanto invece dell’ “essere uomo”.

In questa corsa senza meta, l’Italia, impreparata ma non inesperta, si è resa l’apri fila occidentale di un meccanismo di autodifesa completamente originale, costruito quanto più possibile nel solco del sistema ordinamentale e valoriale, che al momento esige di mettere al vertice il diritto alla salute consacrato nell’art. 32 Cost.

Ciò, non solo per lenire la gravità dell’epidemia e la sua irrazionale capacità di diffusione, quanto piuttosto per scongiurare il collasso del sistema sanitario nazionale, stremato dall’impossibilità di far fronte ad un numero impressionante di contagi e decessi, soprattutto nell’Italia del nord.

Nel giro di pochi giorni, abbiamo così assistito all’incedere di una serie Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, la cui funzione è stata quella di dare attuazione al Decreto-legge 23 febbraio 2020, n.6: tali decreti, in maniera graduale e attenta, quanto possibile, al bilanciamento dei diritti confliggenti, hanno ridotto le nostre libertà o, più propriamente, quei piccoli piaceri quotidiani di cui ci eravamo viziati e deliziati nel corso della nostra esistenza.

Siamo stati spettatori sbalorditi di un contenimento fisico e spirituale della libertà di “fare” e di “essere” che ci rendeva traboccanti di pretesi e indiscussi diritti, alcuni del tutto immaginari, forti nella convinzione della loro intangibilità assoluta.

Questa pretesa, o forse presunzione, non ha mai indotto, noi cittadini liberi, a domandarci se, quando e perché questi diritti sarebbero stati legittimamente limitati, né a voler accettare che un diritto trascendente, come quello alla salute collettiva, potesse imporsi sulle nostre situazioni particolari ed egoistiche.

È altrettanto indubbio che tale difesa delle nostre pretese, questa ostinata indisciplina dinnanzi alla nuova situazione, trova forse una sua legittima ratio in anni e anni di implementazione giurisprudenziale di quell’art.2 Cost., che è ragione e compendio di tutti i diritti fondamentali meritevoli di tutela.

Negli anni, siamo stati deliziati da un’esegesi della norma alquanto elastica, comprensiva di una pluralità di diritti non espressamente tipizzati nella Carta costituzionale, che trovano il loro addentellato nel concetto di “diritti inviolabili dell’uomo”.

In essi si raccolgono i diritti intangibili che l’individuo possiede sia come singolo che nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (art.2 Cost.).

È proprio nel concetto di formazione sociale che risiede il focus dell’essenza umana, l’essere cioè la persona proclive all’assembramento, alla socialità e socializzazione, al rapporto verbale e materiale con gli altri.

In altre parole lo svolgimento della personalità nel contesto delle formazioni sociali, ivi comprese quelle famigliari e affettive, è l’elemento irrinunciabile alla vita, che l’emergenza COVID 2019 ha seriamente dissestato.

Alla luce di tutto questo, le persone hanno iniziato a domandarsi con indignazione se, nel ventaglio di questi diritti, rientri anche quello che la stampa ha curiosamente definito “diritto al sole e alla primavera” di cui, in particolare, sarebbero titolari i bambini che, forse più di tutti, risentono psicologicamente di questa improvvisa cattività.

Per comprendere questo bisogna intenderci sull’esatta portata dei diritti fondamentali della persona e sull’operatività del loro rispettivo bilanciamento.

In sostanza è necessario porsi due quesiti: il primo concerne l’ammissibilità e quindi la riconducibilità di un diritto atipico, quale quello per cui si discute, nel novero di quei diritti inviolabili che devono sempre essere garantiti; il secondo quesito attiene invece al bilanciamento e alla soccombenza dello stesso rispetto alla salute collettiva di cui all’art.32 Cost.

Per quanto il nomen appare eccentrico, il “diritto alla primavera” può essere sussunto nel combinato disposto degli artt.2 e 13 Cost., per esso intendendosi un’esplicazione della libertà personale di poter godere della natura, dell’ambiente, dell’effetto benefico della bella stagione che, scientificamente, produce effetti ciclici positivi nello svolgersi della vita umana.

Questa prerogativa diviene ulteriormente potenziata se la si concepisce riferita ai bambini, anziani o ai soggetti diversamente abili, per i quali l’esigenza di stare all’aperto è assolutamente imprescindibile.

Non serve una esegesi tecnico-giuridica di tali norme per asserire che, senza ombra di dubbio, l’interesse personale al godimento dell’aria e del sole non è solo una condizione apparentemente incoercibile, ma addirittura connessa alla salvaguardia dell’equilibrio psico-fisico dell’individuo preservato dall’art.32 Cost.

Del resto, come si è accennato in precedenza, l’art.2 Cost. deve essere inteso come precetto posto a chiusura di tutto ciò che attiene all’essenza umana e allo sviluppo della personalità e nel quale confluiscono tutti quei diritti altrettanto irrinunciabili che non trovano espresso richiamo nelle norme costituzionali.

Viene in risalto, non tanto il diritto inviolabile come mezzo mediato allo scopo finale, quanto come valore-uomo, autonomo, dotato di esistenza ed attuazione propria, come tale risarcibile per il sol fatto dell’ingiusta lesione.

Il problema si pone nel momento in cui tali libertà – che in condizioni normali sono indiscutibili poiché preesistenti allo stato diritto – si pongono in conflitto con un interesse altrettanto pari: la salute collettiva.

Questo bilanciamento non si è mai posto tanto in evidenza quanto in questo momento storico, dove la tutela della salute collettiva è divenuta il fulcro delle priorità nazionali.

La vexata quaestio ha toccato il suo apice a seguito della Circolare del Ministero dell’Interno datata 31 marzo 2020 con cui, tra numerose polemiche, si è tentato di puntualizzare in maniera espansiva le restrizioni governative circa la possibilità, per i bambini ed anziani, di poter passeggiare all’aria aperta nel rispetto di precisi limiti e condizioni.

Senonché la presa di posizione di talune amministrazioni locali, già destabilizzate dagli effetti “a macchia di leopardo” scaturiti dai summenzionati decreti, hanno indotto il Viminale a ribadire l’esigenza di contenimento assoluto, rivedendo restrittivamente le puntualizzazioni di cui sopra.

Se da un lato, infatti, taluni hanno affermato l’irriducibilità delle garanzie minime di libertà, ora denominate diritto alla primavera, dall’altro si è ritenuto di dover impedire categoricamente qualunque forma di accondiscendenza, indipendentemente dai destinatari delle nuove direttive.

Quale delle due posizioni debba prevalere non dovrebbe trovare risposta tanto nel comune sentire individuale, quanto nelle scelte più convenienti e opportune al superamento dello stallo emergenziale.

Allo scopo appare evidente che, nel bilanciamento d’interessi, debba prevalere, a ragione, la tutela della salute pubblica.

L’art.32 comma 1 Cost. prevede che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Il bene salute si pone dunque su due livelli: quello individuale e inviolabile, correlato alla gratuità del sistema sanitario nazionale e quello collettivo, il quale ben potrebbe giustificare il ricorso a misure estreme incidenti anche sulla libertà individuale, di cui all’art.13 Cost.

Le misure in questione sono state quelle adottate con i DPCM che, come noto, hanno natura di atti formalmente riconducibili al potere regolamentare, la cui potestà è consacrata nell’art.17  L.400/1988.

In tal senso, gli atti in questione devono ritenersi coerenti sia con il principio di legalità sostanziale che plasma il potere esecutivo, quale è quello del Presidente del Consiglio, sia con il principio di riserva di legge di cui all’art.32 Cost., ravvisandosi la fonte primaria proprio nella L.400/88.

Nel caso di specie, i DPCM si sono posti come misure attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n.6 recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.52 del 1 marzo 2020.

In tale senso la fonte primaria di riferimento all’esercizio del potere regolamentare è individuata nella decretazione d’urgenza, ai sensi dell’art.17 comma 1, let.a) L.400/1988, la cui forza di legge è suffragata dall’art.77 Cost.

Talché, quale forma di esercizio del potere d’attuazione, gli ultimi DPCM si sono imposti come  atti con cui l’organo preposto è stato autorizzato a ponderare la tutela della salute pubblica – in termini di efficienza, efficacia e potenziamento – e il diritto alle libertà individuali, tenuto conto “dell’evolversi della situazione epidemiologica, del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia (rectius pandemia) e dell’incremento dei casi sul territorio nazionale”.

E proprio tra le libertà sacrificate possono, a ben vedere, essere ricondotti il diritto di camminare all’aria aperta, ma soprattutto la ben più importante esigenza di assistere l’integrità psico-fisica delle categorie sociali deboli, quali i bambini, gli anziani e i portatori di handicap, per i quali l’attività fisica all’aperto costituisce presupposto, non della libertà, ma della salute vera e propria.

Inidonea a tale scopo è la Circolare del Ministero dell’Interno, la cui natura pacificamente non normativa, ma amministrativa autonoma, rende l’atto un mero documento d’enunciazione, certamente inadeguato a produrre effetti fuori dell’ordinamento d’appartenenza, circoscritto all’autoregolamentazione degli uffici e degli organi; ad un tempo, anche all’interno di tale ordinamento, essa non ha alcuna forza derogatoria rispetto agli atti regolamentari.

Sarebbe stato quindi appropriato un contenuto della Circolare che si fosse limitato a mere puntuazioni dei Decreti governativi (come poi si è avuta la premura di specificare), onde consentire una quanto più possibile omogeneità interpretativa da parte delle amministrazioni locali delle prescrizioni ivi contenute sul territorio nazionale.

Altro è ritenere che le direttive contenute nella Circolare si aggiungono, o addirittura deroghino, alle disposizioni dei decreti, incidendo sul contenuto e introducendo – come in apparenza è sembrato – un regime più elastico e non univocamente interpretabile dalla cittadinanza.

Cosicché, tornando alla questione del bilanciamento di interessi, ciò che è stato definito diritto al sole e alla primavera, non potrà essere oggetto di valutazione e disposizione per mezzo di un tale atto, la cui natura non solo esula dalla competenza richiesta, ma nemmeno riveste il rango di fonte del diritto.

L’incidenza su interessi costituzionalmente rilevanti potrà esservi però per mezzo dei decreti governativi che, in quanto atti regolamentari, e dunque fonti del diritto, sono ontologicamente idonei a realizzare scelte d’opportunità così importanti ed estreme.

Siffatti decreti, trovando legittimazione nella fonte legale primaria si rendono strumenti idonei, alla gestione tempestiva di situazioni c.d. d’urgenza e necessità che, talvolta, impongono una scelta volta al sacrificio dell’uno o dell’altro diritto in gioco, quantunque entrambi siano diritti fondamentali, ossia ordinariamente di pari grado.

In un tale contesto la tutela della salute collettiva viene così a prevalere, non solo sulle libertà esistenziali, ma anche sulla salute individuale connessa al bisogno impellente di aria e di sole; bisogno del quale si era già compiuto opportuno bilanciamento nei summenzionati decreti, senza necessità di ulteriori specificazioni.

In definitiva è possibile asserire che, sebbene il diritto alla salute pubblica rientri tra i diritti fondamentali, per i quali la Costituzione non stila certo una gerarchia, esso, in questo momento storico, deve ritenersi prevalente rispetto agli altri.

La custodia dell’integrità sanitaria collettiva, necessita d’essere anteposta a quei diritti particolari legati al libero sviluppo dell’essere umano e alla sua capacità d’aggregazione, per quanto questi siano essenziali e intangibili in condizioni non extra ordinem.

Tra questi anche la salute individuale, la quale deve essa stessa conformarsi al pubblico interesse, nei limiti della ragionevolezza, ma non viceversa.

Ciò, quante volte l’esposizione all’aria e al sole di bambini, anziani e altri soggetti fragili, renda serio e concreto il rischio d’un pregiudizio generale, che può rendersi incontrollato a causa delle scarse conoscenze scientifiche in materia di diffusione del virus, dell’impossibilità materiale per le strutture sanitarie di far fronte al sovra affollamento e del differente (quanto pericoloso) modo delle persone di interpretare il contenuto di disposizioni non proprio chiare e univoche.

FONTE:http://www.salvisjuribus.it/diritto-al-sole-e-alla-primavera-al-tempo-del-covid-19-e-un-diritto-costituzionalmente-tutelabile/?utm_source=onesignal&utm_medium=push&utm_campaign=salvispush&utm_term=Push%20Salvis%20Juribus&utm_content=Articoli

IL SISTEMA DELLE FONTI: LA CONTROVERSA FIGURA DELLE “LEGGI-PROVVEDIMENTO”

Serena Fiorentini – 15 aprile 2020

Il nostro ordinamento giuridico è incentrato su un sistema di fonti del diritto caratterizzato da una struttura gerarchica, al cui vertice si colloca la Costituzione, espressione del potere costituente e atto fondante dell’intero ordinamento. Una delle principali conseguenze dell’avvento dello Stato liberal democratico fu l’introduzione di una carta costituzionale rigida, ossia modificabile solo attraverso un procedimento aggravato, disciplinato dall’art. 138 della Costituzione stessa.

Si segnala, in particolare, che all’interno della carta fondamentale sono individuabili i principi supremi dell’ordinamento costituzionale nonché i diritti inviolabili della persona umana, i quali assumono un rango super primario e costituiscono i c.d. “controlimiti”, azionabili da ciascuno Stato a fronte di un diritto europeo sempre più capace di imporsi nell’ordinamento degli Stati membri. Si parla, a riguardo, di “primazia del diritto euro-unitario” (art. 11 Cost.), ossia del prevalere del diritto dell’Unione Europea su ogni altra fonte dell’ordinamento interno, ancorché di rango costituzionale: tale primato riguarda, per l’esattezza, non solo il diritto europeo contenuto nei Trattati istitutivi, ma anche quello c.d. derivato, ossia prodotto dalle istituzioni dell’U.E., purché direttamente applicabile (regolamenti, decisioni e direttive self executing). Quanto detto, pertanto, comporta che ove il giudice nazionale ravvisi un contrasto tra una norma interna e una comunitaria direttamente applicabile, egli dovrà disapplicare la norma interna contrastante con quella sovranazionale, in virtù del primato di cui si è appena detto, fatta eccezione, però, per il nocciolo duro di principi e valori supremi sopra richiamati, i quali non possono mai essere messi in discussione.

Considerazioni analoghe a quelle appena esposte in relazione al diritto europeo possono, peraltro, essere effettuate, in forza dell’art. 10 Cost., anche con riguardo al diritto internazionale consuetudinario.

Al di fuori dei principi e diritti fondamentali aventi rango super primario, dunque, le ulteriori previsioni costituzionali nonché le leggi costituzionali, quelle di revisione costituzionale e gli Statuti delle regioni speciali, pur trovandosi comunque nelle posizioni di vertice della scala gerarchica, si collocano in posizione subordinata sia rispetto al diritto europeo immediatamente applicabile, sia rispetto al diritto internazionale consuetudinario.

Per ciò che riguarda invece il diritto internazionale pattizio (tra cui la Cedu), le relative norme occupano una posizione intermedia tra quelle di rango costituzionale e quelle di rango primario, venendo così a svolgere il ruolo di ‘norme interposte’: tale classificazione si deve alla riformulazione dell’art. 117, comma 1, Cost. avvenuto con la riforma costituzionale del 2001, a seguito della quale è stato precisato che la potestà legislativa va esercitata nel rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Ciò consente quindi al giudice a quo, alla presenza di un contrasto tra norma nazionale e norma internazionale pattizia che non risulti superabile in via interpretativa, di sollevare dinanzi alla Consulta questione di legittimità costituzionale della disposizione interna per violazione dell’art. 117, comma 1, Cost.

Quanto poi alle fonti di rango primario, collocate nel gradino della scala gerarchica immediatamente sottostante a quello delle fonti di rango costituzionale,  esse sono costituite innanzitutto dalla legge ordinaria nonché dai c.d. atti aventi forza di legge, ossia i decreti legge e i decreti legislativi, i quali sono espressione dell’esercizio del potere normativo da parte del Governo, per quanto corredato di speciali cautele e garanzie (artt. 76 e 77 Cost.).

Preme evidenziare che il sistema delle fonti primarie è un sistema chiuso, con ciò intendendosi che gli atti che ne fanno parte possono essere individuati solo dalla Costituzione, non potendo un atto legislativo attribuire ad un altro atto, di diverso tipo, la stessa forza che ad esso viene riconosciuta dalla Costituzione. Sempre quest’ultima, peraltro, stabilisce in relazione a determinate materie una riserva di legge (assoluta, relativa o rinforzata, a seconda dei casi), ossia prevede che la relativa disciplina possa essere dettata esclusivamente o quantomeno nelle linee essenziali da fonti di rango primario: tale previsione assolve ad una funzione di garanzia, in ragione della particolare rilevanza riconosciuta alle materie in questione, cosicché si affida la relativa regolamentazione alla sola legge (o comunque ad atti ad essa equiparati) in quanto solo essa è espressione della sovranità popolare e quindi del principio democratico, il che la rende il migliore strumento per assicurare la tutela dei diritti fondamentali nonché il rispetto del principio di uguaglianza.

Tra le fonti primarie sono inoltre annoverati i regolamenti parlamentari (art. 64, comma 1, Cost.), adottati da ciascuna Camera a maggioranza assoluta dei relativi componenti, i quali ne disciplinano il funzionamento e sono considerati espressione dell’autonomia costituzionalmente riconosciuta alle Camere.

Quanto invece alle fonti secondarie, esse sono costituite innanzitutto dai regolamenti governativi (art. 17, L. 400/1988) e, in posizione subordinata rispetto ad essi, dai regolamenti ministeriali ed interministeriali; rientrano altresì in questa categoria eterogenea gli atti normativi di competenza delle autorità indipendenti nonché quelli delle regioni (regolamenti regionali) e degli enti locali (Statuti e regolamenti).

Alla potestà regolamentare fanno riferimento l’art. 87, comma 5, Cost. (“ il Presidente della Repubblica emana i regolamenti”) nonché l’art. 117, comma 6, Cost., il quale enuncia il riparto della potestà regolamentare tra Stato, regioni ed enti locali.

Le fonti secondarie, a ben guardare, si connotano per il fatto che il loro contenuto ha natura normativa, contenendo disposizioni generali, astratte ed in grado di innovare l’ordinamento giuridico, anche se formalmente esse costituiscono atti amministrativi poiché promanano da una P.A.

A differenza di quanto visto in relazione alle fonti primarie, inoltre, il sistema delle fonti secondarie è un sistema aperto, potendo i soggetti titolari del potere normativo primario individuare atti fonte secondari, purché nel rispetto dei limiti costituzionali esistenti, in primis il principio di legalità, in forza del quale ogni atto-fonte secondario deve necessariamente trovare fondamento e quindi essere deliberato sulla base di una previa norma di legge.

All’ultimo gradino della gerarchia delle fonti, infine, troviamo le c.d. fonti fatto, ossia usi o consuetudini, le quali, per essere valide, devono operare secundum legem, quindi essere richiamate da una norma di legge, oppure praeter legem, ossia in un ambito non regolato da alcuna norma legislativa o regolamentare (e chiaramente con esclusione delle materie coperte da riserva di legge).

Una volta tracciato un quadro generale del sistema delle fonti, volgiamo ora l’attenzione in particolare alla figura, non poco controversa e discussa, delle leggi-provvedimento. Con questa espressione si suole fare riferimento ad una particolare tipologia di atto normativo che formalmente assume la veste di legge, seguendone il procedimento di formazione di cui agli artt. 70 e ss. della Costituzione, ma che contenutisticamente non presenta quei caratteri di generalità e di astrattezza che normalmente connotano le disposizioni legislative.

Le leggi provvedimento, difatti, si caratterizzano per il contenuto specifico e puntuale, tipico degli atti amministrativi, tanto che si è soliti affermare che esse non prevedono la disciplina di comportamenti futuri, provvedendo, piuttosto, alla cura immediata di un determinato interesse.

Come è facilmente intuibile ciò pone una serie di problematiche, inerenti innanzitutto al rispetto del principio di uguaglianza, di cui all’art. 3 Cost., potendo previsioni specifiche e dettagliate, riferite a singoli casi concreti, generare una disparità di trattamento tra i consociati. A ciò si aggiunge, inoltre, la considerazione relativa all’importanza che riveste, in ogni moderno Stato di diritto, il principio di separazione dei poteri e quindi la distinzione tra la funzione legislativa, esercitata collettivamente dalle due Camere, secondo la previsione dell’art. 70 Cost., e la funzione esecutivo-amministrativa, spettante alla P.A. ai sensi dell’art. 97 Cost.

Da ultimo, ma non certo per importanza, occorre ricordare che uno dei profili maggiormente problematici in relazione all’ammissibilità o meno delle leggi provvedimento ha riguardato la riscontrata difficoltà nell’individuazione di una tutela giurisdizionale per i singoli che dovessero vedersi lesi dall’atto in questione: avendo quest’ultimo una formale veste legislativa, infatti, è esclusa la sua impugnabilità diretta da parte del cittadino, con conseguente vulnus al diritto di difesa dello stesso (artt. 24 e 113 Cost.).

Sul punto la Corte costituzionale è ormai giunta a ritenere in generale ammissibile la figura delle leggi provvedimento, essendo stata esclusa la sussistenza nel nostro ordinamento di una riserva di amministrazione a favore del governo; allo stesso tempo, però, la Consulta si è anche preoccupata di precisare che la legittimità della singola legge provvedimento debba essere valutata di volta in volta, in relazione allo specifico caso concreto, con un sindacato che deve essere particolarmente rigoroso soprattutto per quanto riguarda il rispetto dei principi di ragionevolezza e non arbitrarietà della scelta compiuta dal legislatore (sent. 137/2009).

Deve invece ritenersi sicuramente escluso il ricorso a leggi provvedimento in tutti i casi in cui sia la stessa Costituzione a richiedere l’intervento mediante leggi generali, come accade negli artt. 16, 21 e 33 della Costituzione, riguardanti rispettivamente la libertà di circolazione e soggiorno, la libertà di stampa e l’istruzione.

Allo stesso modo dovrebbe ritenersi esclusa l’ammissibilità di leggi provvedimento ogniqualvolta vi siano in gioco diritti fondamentali, ma non sono mancati anche qui casi concreti di segno opposto, come la legge provvedimento 17/1982 (c.d. legge Anselmi), recante attuazione dell’art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento della Loggia P2.

Quanto invece alla problematica relativa al vuoto di tutela giurisdizionale, è stato osservato che il diritto di tutela del cittadino non viene annullato, bensì trasferito dall’ambito della giustizia amministrativa a quello della giustizia costituzionale: questo significa, pertanto, che il soggetto leso dalla legge provvedimento, non potendo adire direttamente la Consulta, dovrà rivolgersi al giudice amministrativo, il quale assumerà le vesti di giudice a quo e provvederà a sollevare la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale.

Deve peraltro osservarsi che è stato escluso che il legislatore possa intervenire con una legge provvedimento in contrasto con un giudicato già formatosi, in quanto ciò andrebbe ad intaccare il principio della certezza del diritto, mentre non è ancora stata raggiunta una conclusione univoca quanto all’ammissibilità di una legge provvedimento che intervenga in recepimento di un atto amministrativo, oggetto di un giudizio pendente. In quest’ultimo caso, infatti, la Corte costituzionale tende a configurare una preclusione analoga a quella che opera in caso di formazione del giudicato, mentre il Consiglio di Stato ritiene possibile il configurarsi di una siffatta situazione, con la conseguenza che il singolo, leso dall’atto amministrativo successivamente recepito dalla fonte primaria, dovrà sollecitare il giudice amministrativo, dinanzi al quale abbia già impugnato il provvedimento per lui pregiudizievole, a sollevare la questione di legittimità costituzionale nei confronti della legge provvedimento intervenuta in recepimento di quello: a tal fine, però, il ricorrente dovrà impugnare anche gli atti amministrativi a loro volta attuativi della legge provvedimento, così da consentire al giudice rimettente di compiere la valutazione sulla rilevanza e non manifesta infondatezza della questione (sent. Cons. Stato 1349/2012).

Preme evidenziare, in conclusione, come un’ulteriore forma di tutela nei confronti delle leggi provvedimento sia oggi prevista dall’ordinamento dell’U.E.: la Corte di Giustizia, in una sentenza del 2011, ha infatti affermato che ogniqualvolta una legge provvedimento ostacoli l’accesso alla giustizia in materia ambientale, essa si pone di fatto in diretta violazione delle direttive comunitarie e pertanto sarà disapplicabile da parte del giudice interno.

FONTE:http://www.salvisjuribus.it/il-sistema-delle-fonti-la-controversa-figura-delle-leggi-provvedimento/?utm_source=onesignal&utm_medium=push&utm_campaign=salvispush&utm_term=Push%20Salvis%20Juribus&utm_content=Articoli

 

 

 

IMMIGRAZIONI

VOI IN QUARANTENA SEGUITI DAI DRONI: SBARCANO DECINE DI CLANDESTINI A LAMPEDUSA

Ieri, grazie al causato dalla , è arrivato a un barcone con a bordo 34 .

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Ricordiamo che in Nordafrica è in corso un’epidemia di coronavirus con centinaia di morti ufficiali.

Con le Ong tedesche tornate davanti alla Libia, ripartono i barconi. Duecento clandestini sono stati caricati ieri dalla Sea Eye:

Un altro barcone è arrivato a Lampedusa e ha sbarcato 34 clandestini, in prevalenza di nazionalità subsahariane

“Ho immediatamente firmato una ordinanza sindacale – ha affermato il sindaco, Totò Martello – che prevede che tutte le persone sbarcate siano direttamente trasferite dal Molo Favaloro (dove sono state raggruppate ed assistite da personale fornito di Dispositivi di protezione individuale così come previsto dalle norme sul Coronavirus) all’interno del Centro di Accoglienza, dove resteranno in condizione di quarantena, senza dunque potersi mai allontanare dalla struttura. Sarà attivo un servizio di controllo per fare in modo che nessuno esca dal Centro, e verrà effettuato un costante monitoraggio dal punto di vista sanitario”. “Vista l’emergenza Coronavirus – conclude Martello – la decisione di porre in quarantena le persone sbarcate sull’isola è necessaria a tutela della salute pubblica e di quella degli stessi migranti: nessuno di loro entrerà in contatto con la popolazione locale”.

Certo, come no. Staranno chiusi nell’Alcatraz lampedusano dove le fughe sono all’ordine del giorno. E non solo a Lampedusa:

Non trovate ridicolo che questo governi schieri migliaia di militari e agenti con droni, elicotteri e satelliti a caccia di mamme col passeggino e lasci sbarcare energumeni dall’Africa? E’ o non è uno Stato di merda?

FONTE:https://voxnews.info/2020/04/07/voi-in-quarantena-seguiti-dai-droni-sbarcano-decine-di-clandestini-a-lampedusa/

 

 

 

SBARCO VIETATO A 1.541 ITALIANI MENTRE SBARCANO IMMIGRATI

FONTE:https://voxnews.info/2020/04/15/sbarco-vietato-a-1-541-italiani-mentre-sbarcano-immigrati/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

incostituzionale

Vocabolario on line

incostituzionale agg. [comp. di in2 e costituzionale, sull’esempio del fr. incostitutionnel, che a sua volta è coniato sull’ingl. unconstitutional]. – Contrario o non conforme alla costituzione di uno stato: una leggeun provvedimento incostituzionale. ◆ Avv. incostituzionalménte, con inosservanza della costituzione: applicaremodificare incostituzionalmente una norma di legge.

FONTE:http://www.treccani.it/vocabolario/incostituzionale/

 

POLITICA

TERRA DI SALVATORI, TECNICI E COMMISSARI

Eravamo la terra dei santi dei poeti e dei navigatori, siamo diventati la terra dei tecnici dei professori e soprattutto dei commissari. S’affaccia un problema, et voilà, la politica abdica. Si tratta di un fenomeno che, iniziato in sordina dopo Tangentopoli, è diventato negli anni una costante ad ogni passaggio difficile, una testimonianza dello scivolamento della politica nel disorientamento. Perché sia chiaro è alla politica che spetterebbe il primato della guida del Paese, della strategia, della rotta da seguire per il governo della società, dell’economia, per l’indirizzo generale della democrazia, altroché commissari. Per carità, nel tempo è stato prezioso il ruolo dei professori e da sempre premierministri e istituzioni si sono messi accanto i consiglieri. Però una volta c’era il sipario che divideva la ribalta tra il supporto e la scelta, l’incombenza e l’assistenza. In prima fila c’era l’esecutivo e basta.

Per farla breve, esistevano le quinte, nel retro gli esperti per studiare, davanti la politica per compendiare, governare in modo coerente rispetto alla delega avuta dalla gente. Ebbene, a partire da Tangentopoli si è iniziata quell’usanza di chiamare alla guida del Paese anziché un premier e una coalizione votati a maggioranza, tecnici, professori e salvatori vari sostenuti da gruppi e da partiti messi accanto per opportunismo e convenienza. Parliamo dei governi di salvezza nazionale, dei ribaltoni, di alleanze abborracciate, di legislature tirate avanti con scuse contingenti, tormentoni di tecnici, cattedratici. Tutto un mondo che in gran parte di politica sapeva poco, per non dire niente. Col risultato che da allora ad ora, complice l’ingresso in Europa con una trattativa scriteriata e soccombente, l’Italia ha perso tanta ricchezzaoccupazioneposizioni e quote di mercato, alla faccia degli accademici e degli istitutori chiamati a salvarci, migliorarci e risollevarci. Negli ultimi nove anni poi non ne parliamo. Da quando l’ultimo governo eletto, quello di Silvio Berlusconi, disarcionato ad arte per mettere Mario Monti, è successo di tutto: cinque premier, cinque governi raffazzonati, guidati da tre presidenti mai votati di cui due professori, Mario Monti e Giuseppe Conte, con l’Italia finita in asfissia.

Come se non bastasse è iniziata una girandola di commissari, alla revisione della spesa, alle calamità, alle persone scomparse, ai beni sequestratiall’infanziaall’usuraalle banche fino ad arrivare a oggi e al virus, con la nomina di Domenico Arcuri e Vittorio Colao all’emergenza e alla ripartenza economica. Sull’emergenza sanitaria stendiamo un velo pietoso. Perché se non ci fosse stato l’impegno eccezionale dei mediciinfermierivolontariforze dell’ordine e della Protezione civile chissà come sarebbe andata. Senza mascherineguantiventilatoristrumenti di sicurezza per gli operatori a sufficienza. Su quella economica, invece, ci chiediamo che potrà fare una task force di commissari sparpagliati nel mondo, di manager abituati alle operazioni di Mergers and acquisitions planetarie piuttosto che alla vita di artigiani, Partite Iva, piccole imprese, commercianti e così via che rappresentano il polmone economico dell’Italia. E poi, scusate: ma il governo allora a cosa serve?

Sia chiaro: nulla di personale sulle qualità umane ed accademiche di tutti. Ma da noi serve un governo che decida, scelga, che abbia il coraggio d’intervenire subito con provvedimenti politici sulla fiscalità, sulla burocrazia, sulla spesa per investimentisostegni a fondo perdutoagevolazioni forti alla ripresasull’occupazione e sul modo di reperire le risorse necessarie da iniettare in quantità. Si tratta di decisioni che spettano solo alla politica e alla strategia di governo che s’intende seguire con l’Italia e con l’Europa, di fronte alla quale quella dei professori non può essere sostitutiva, perché sarebbe un’ammissione d’incapacità d’azione.

Ecco perché diciamo che dalla terra dei santi dei poeti e dei navigatori siamo passati a quella dei commissari e perché, ripetiamo, che questa maggioranza non è all’altezza, procede per tentativi, scelte confuse e insufficienti, infischiandosene dell’opposizione e dei suoi suggerimenti. Qui non si tratta di fare show, di andare in tivù per insolentire in modo impertinente Matteo Salvini e Giorgia Meloni, o di annunciare l’ennesima delega ai tecnici. Si tratta di visione, di progetto politico d’azione. Si tratta della necessità di una maggioranza in grado di indicare la linea di sostegno e ripartenza senza la quale non c’è via che superi e risolva l’emergenza. Per questo la politica in democrazia non dovrebbe mai aver paura di ascoltare il popolo, di votare. Perché la surroga del primato, dimostra come vediamo adesso, sia l’incapacità di fare e sia lo sbaglio di commissariare.

FONTE:http://www.opinione.it/politica/2020/04/14/alfredo-mosca_santi-poeti-navigatori-tangentopoli-conte-monti-salvini-meloni-berlusconi-premier-ministri-istituzioni-italia-europa-mergers-and-acquisitions/

Conte e Monti hanno mentito. Ecco la verità sul MES

12 APRILE 2020 -Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Stiamo al gioco. Nell’ultima conferenza-stampa il presidente del consiglio Giuseppe Conte, invece di occuparsi degli italiani chiusi in casa da più di un mese senza un centesimo di aiuto dallo Stato, ha pensato di scagliarsi contro le opposizioni. Solo in un regime autoritario il capo del governo utilizza la Tv pubblica, senza contraddittorio, per attaccare le opposizioni. Conte ha accusato Salvini e Meloni di appartenere ai partiti che facevano parte del governo che nel 2011 firmò il MES, il governo Berlusconi IV.
Bugiardo. Ma non è il solo. Venerdì anche Mario Monti rincara la dose sul “Corsera”.

Ecco la verità su quello che è accaduto in quegli anni.

Primo. È vero che il Meccanismo Europeo di Stabilità è una evoluzione del Fondo-Salva Stati del 2010, ma l’iter del trattato merita alcune precisazioni che Conte e Monti hanno dimenticato di raccontare. Il MES è frutto delle modifiche al Trattato di Lisbona (per precisione all’art. 136 del Tfue) approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo. Tra i voti contrari espressi dall’Europarlamento quelli della Lega (appartenente al gruppo parlamentare “Europa della libertà e della democrazia” – Efd). Matteo Salvini, all’epoca europarlamentare, non partecipò a quella votazione, ma il suo partito votò contro. Popolari, liberali e Socialdemocratici votarono a favore, per noi PdL e Pd. Due giorni dopo, il 25 marzo 2011, la decisione fu ratificata dal Consiglio europeo al quale il governo italiano partecipò con l’allora presidente del consiglio Berlusconi. Una scelta non facile quella di Berlusconi, infatti l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti era propenso all’introduzione degli “eurobond” (che non sono dunque un’invenzione di Conte). Addirittura Tremonti pose gli “eurobond” come condizione all’approvazione del MES, ma poi lo spread spazzò via il governo Berlusconi e degli eurobond non se ne fece più nulla.

FONTE:https://scenarieconomici.it/conte-e-monti-hanno-mentito-ecco-la-verita-sul-mes-di-p-becchi-e-g-palma/

 

 

 

DITTATORI EQUIVOCI E TORBIDI: CURZIO MALAPARTE E LA TECNICA DEL COLPO DI STATO

La prima edizione italiana della Tecnica del colpo di Stato è del 1948, ma questo libro di Curzio Malaparte era già uscito a Parigi nel 1931, ovvero nello stesso periodo in cui Adolf Hitler stava diventando il protagonista assoluto della politica tedesca ed europea. Secondo Malaparte, tuttavia, Hitler si stava dimostrando non poco esitante nell’intraprendere un vero e proprio colpo di Stato, preferendo piuttosto evitare fino all’ultimo lo scontro finale con il parlamento. Come aveva fatto in precedenza Napoleone, anche lui cercò di arrivare al potere per vie più possibili “legali”.

La tattica bonapartista aveva in effetti già cercato di “mantenersi a qualunque costo sul terreno della legalità”, senza ricorrere alla violenza più di quanto non fosse strettamente necessario. Catilina era in fondo per Napoleone Bonaparte un eroe mancato e non poteva costituire per lui un punto di riferimento. La tattica del 18 Brumaio prevedeva fin dall’inizio di realizzare il colpo di Stato sul terreno parlamentare: l’esistenza del parlamento costituiva “la condizione indispensabile del colpo di Stato bonapartista”. Il principio fondamentale che regolava la tattica bonapartista era la necessità di conciliare l’uso della violenza con il rispetto della legalità e per realizzare quest’obiettivo tanto delicato era necessario muoversi “secondo un piano prestabilito fin nei più minuti particolari”, escludendo “in modo assoluto la partecipazione di masse impulsive e incontrollabili a un’azione rivoluzionaria”, che avrebbe rischiato di mettere a repentaglio l’esito della partita.

L’esistenza di tattiche come quella di Napoleone ha probabilmente generato nelle stesse democrazie parlamentari un’eccessiva fiducia nelle conquiste della libertà, conquiste che in realtà erano fragili nell’Europa napoleonica ed erano destinate a rivelarsi tali anche in seguito. Un simile eccesso di fiducia è secondo Malaparte riconducibile a una certa sottovalutazione dei “catilinari” – come li definisce, ovvero di coloro che sanno come organizzare e realizzare un colpo di Stato – e a un certo disprezzo per i “generali”. Tra questi ultimi, i più pericolosi erano quelli mediocri, come Miguel Primo de Rivera o Iósef Klemens Pilsudzki (considerato da molti il padre della riconquista dell’indipendenza polacca), in quanto militari di secondo ordine la cui reputazione non rischiava di essere compromessa da un eventuale fallimento del loro tentativo di prendere il potere. In genere sono conservatori e reazionari, ma in qualche occasione alcuni di loro, non più legati al potere tradizionale o borghese, sono diventati le menti tattiche e il braccio armato di strategie politiche rivoluzionarie, dimostrando una lucidità e una freddezza sorprendenti in frangenti storici in cui, per diverse ragioni, non era facile conservarle.

In Russia, per esempio, Lev Trockij fu il vero artefice della presa del potere da parte dei bolscevichi nel 1917, tanto che secondo Malaparte la rivoluzione di ottobre sarebbe riuscita anche senza Lenin. Trotskij si sarebbe potuto impadronire del potere “anche se Lenin fosse rimasto in Svizzera e non avesse avuto nessuna parte della rivoluzione russa”. Lenin, certo, fu lo stratega della rivoluzione, colui che cercò di fornirle il più possibile una base di massa; ma nel momento decisivo la sua strategia, da sola, senza la tattica del colpo di Stato messa in campo da Troskij, si sarebbe rivelata inadeguata e insufficiente.

Lenin è in genere una figura sopravvalutata da tutti coloro che “esagerano, nelle rivoluzioni l’importanza della strategia a scapito della tattica: quello che conta è la tattica insurrezionale, la tecnica del colpo di stato. Nella rivoluzione comunista, la strategia di Lenin non fu che “la preparazione indispensabile all’applicazione della tattica insurrezionale: essa non può condurre, per se stessa, alla conquista dello Stato”. Anche in Italia, nel 1919-1920, si sarebbe potuta realizzare una rivoluzione comunista se oltre alle premesse strategiche di Lenin ci fosse stato qualcuno in grado di finalizzarle con una tattica vincente. Il quel periodo l’Italia era infatti secondo Malaparte “il paese d’Europa più maturo per la rivoluzione comunista. Tutto era pronto per il colpo di stato. Ma i comunisti italiani credevano che la situazione rivoluzionaria del paese, la febbre sediziosa delle masse proletarie, l’epidemia degli scioperi generali, la paralisi della vita economica e politica, l’occupazione delle fabbriche da parte degli operai e delle terre da parte dei contadini, la disorganizzazione dell’esercito, della polizia, della burocrazia, l’avvilimento della magistratura, la rassegnazione della borghesia, l’impotenza del governo, fossero condizioni sufficienti a provocare la consegna del potere ai rappresentanti dei lavoratori.

Il Parlamento era nelle mani dei partiti di sinistra: l’azione parlamentare si accompagnava all’azione rivoluzionaria delle organizzazioni sindacali. Ciò che mancava non era la volontà di impadronirsi del potere, era la conoscenza della tattica insurrezionale. La rivoluzione si esauriva nella strategia. Era la preparazione all’attacco decisivo: ma nessuno sapeva come condurre l’attacco. La maggioranza parlamentare di sinistra era preoccupata dell’azione sindacale, che minacciava di conquistare il potere al di fuori del parlamento, anche contro il Parlamento. Le organizzazioni sindacali diffidavano dell’azione parlamentare, che mirava a trasformare la rivoluzione proletaria in un cambiamento di ministero, a beneficio della piccola borghesia”.

In uno scenario simile come si sarebbe potuto realizzare un colpo di Stato? L’irresolutezza della sinistra italiana, la sua mancanza di una tattica efficace, la sua insistenza nel non affondare il colpo finale senza venire però nemmeno in soccorso, come alcuni socialisti riformisti auspicavano, dello Stato liberale, rese nel giro di due anni l’Italia un paese ingovernabile, creando quel vuoto di potere di cui seppe approfittare Benito Mussolini. A ulteriore conferma di questa situazione c’è, per esempio, anche un illuminante colloquio telefonico tra Giovanni Amendola Luigi Albertini, ovvero due liberali, durante il quale arrivano addirittura a ipotizzare di affidare il potere alle organizzazioni sindacali. Sebbene questa telefonata, così come molti altri elementi oggi a disposizione degli storici, fosse ignota a Malaparte, negli anni in cui scrive Tecnica del colpo di Stato egli individua comunque con grande lucidità almeno una delle ragioni dell’impasse in cui si trovò in quel periodo la sinistra italiana.

Lo scenario italiano ha per lui diversi aspetti in comune con quello russo di due o tre anni prima. Tra il luglio e l’ottobre del 1917 nemmeno i bolscevichi sembrano decisi sul da farsi: “Lenin, nella sua concezione strategica, non aveva il senso della realtà: mancava di precisione e di misura. Egli concepiva la strategia rivoluzionaria alla maniera di Carl von Clausewitz: piuttosto come una specie di filosofia che come un’arte, come una scienza”. Il fatto stesso che dopo la morte di Lenin si sia trovato Della guerra, l’opera fondamentale di Clausewitz, sul suo comodino, e per di più annotata di suo pugno, conferma quest’impostazione.

Lenin voleva sollevare le masse contro Aleksandr Kerenskij, coinvolgere nella rivoluzione tutto il popolo russo. Ma tutto questo non sarebbe bastato, e fu Troskij a farglielo capire: bisognava in ogni caso, e in primo luogo, organizzare un gruppo relativamente ristretto di uomini che fosse in grado di occupare i punti strategici di Pietrogrado. Lenin temeva però che, agendo in questo modo, si potesse accusare di blanquismo l’insurrezione bolscevica: per lui l’insurrezione non si sarebbe mai dovuta trasformare in un complotto, perché doveva fondarsi sull’iniziativa di un partito, di una “classe avanzata” in rappresentanza della “spinta rivoluzionaria di tutto il popolo”. L’insurrezione sarebbe dovuta “scoppiare all’apogeo della rivoluzione ascendente”. Queste erano secondo Lenin le condizioni che distinguevano il marxismo dal blanquismo. Con questo tipo di analisi Troskij concordava, apportando tuttavia una correzione decisiva: “tutto il popolo è troppo, per l’insurrezione ci occorre una piccola truppa, fredda e violenta, addestrata alla tattica insurrezionale”.

In Italia la situazione non arrivò per la sinistra mai a questo punto, ma la mancanza della consapevolezza di quanto fosse decisivo l’aspetto della tattica in ogni insurrezione rivoluzionaria contribuì probabilmente alle sue esitazioni, finendo col lasciare l’iniziativa politica in mano a Mussolini, il quale seppe convogliare nel suo progetto politico buona parte della spinta rivoluzionaria presente nel paese. Mussolini aveva infatti, secondo Malaparte, una formazione marxista che non gli consentiva “di avere certi scrupoli tolstoiani”: non aveva “imparato le buone maniere politiche Oxford” e Nietzsche lo aveva “disgustato per sempre del Romanticismo”.

L’epidemia di scioperi che caratterizzò gli anni 1920-21 e che appariva a molti borghesi come “una malattia dello Stato”, come “il segno precursore della rivoluzione proletaria” e che si sarebbe potuta risolvere, agli occhi di quelli stessi borghesi, con la presa del potere da parte delle sinistre, fu interpretato correttamente da Mussolini proprio grazie alla sua formazione marxista: tali scioperi non erano più, come nel 1919, diretti contro Stato, ma proprio “contro tutte le forze rivoluzionarie”. Una vera forza rivoluzionaria doveva quindi opporsi a tale ondata di scioperi: se voleva impadronirsi del potere avrebbe dovuto farlo anche, o soprattutto, contro quelle organizzazioni sindacali a cui, non a caso, Amendola e Albertini ipotizzavano di affidare la guida dello Stato.

Per questo anche Mussolini le temeva e per questo cercò di combatterle con la sua strategia. Egli conosceva, da buon marxista, troppo bene il ruolo del proletariato nel gioco rivoluzionario: “la sua sensibilità moderna, la sua intelligenza marxista dei problemi politici e sociali del nostro tempo, non gli lasciavano illusioni sulla possibilità di fare del blanquismo nazionalista nel 1920”. Per questo, secondo Malaparte, non bisogna vedere, nella tattica del colpo di stato fascista, qualcosa di simile a quelli di Primo de Rivera o di Pilduski, che furono colpi di Stato essenzialmente conservatori e piccolo-borghesi. Mussolini era convinto che fosse possibile e necessaria una vera rivoluzione e che per realizzarla bisognasse per prima cosa assumere la guida di forze autenticamente rivoluzionarie.

Per conseguire quest’obiettivo bisognava però impedire al sindacato di sbarrare la strada al suo progetto politico. Se il Programma di Sansepolcro era stato repubblicano e democratico, già nel 1921 Mussolini lo ritiene superato. Anche lui, come prima Napoleone e poi Hitler, eviterà in realtà, almeno in primo momento, lo scontro frontale con il parlamento, ma la sua preparazione del colpo di Stato sembra a Malaparte tecnicamente più efficace e risoluta, ben lontana dalle illustrazioni oleografiche che se ne faranno: “il colpo di stato fascista non ebbe nulla di quel carattere coreografico che gli hanno voluto prestare certi Plutarchi ufficiali, malati di eloquenza, di retorica e di letteratura. Non vi furono grandi pose, gesti alla Giulio Cesare, alla Cromwell o alla Bonaparte”.

Il Mussolini dell’ottobre 1922 “non è quello delle oleografie: è un uomo moderno, freddo e audace, violento e calcolatore”. La sua tattica rivoluzionaria lo conferma, così come il piano, curato fin nei più minimi particolari, per prepararle il terreno più idoneo. Alla vigilia dell’insurrezione, “tutti gli avversari del fascismo, le organizzazioni sindacali dei lavoratori, i comunisti, il partito socialista, repubblicano, cattolico, democratico, liberale, sono fuori di combattimento. Lo sciopero generale, strozzato definitivamente in agosto, non può più spezzare la schiena all’insurrezione: gli operai non oseranno abbandonare il lavoro per scendere in strada”. Quando cinquantamila uomini si appresteranno a marciare sulla capitale dalla campagna romana le probabilità che Mussolini si trovi costretto a rifugiarsi in Svizzera in seguito al fallimento del suo ponderato tentativo non sono molte: il colpo di Stato era stato preparato con la tecnica giusta.

La strategia hitleriana per conquistare il potere si stava rivelando invece, agli occhi di Malaparte (che scrisse il saggio in oggetto prima del 1931), assai più esitante. Quando le truppe d’assalto hitleriane, che erano all’inizio degli anni trenta il cieco strumento delle ambizioni di Hitler e che sognavano di marciare alla conquista del Reich, si videro “ridotte al servizio degli ambiziosi disegni degli interessi personali di un politicante eloquente”, ma che non sapeva concepire la rivoluzione se non come “una banale guerriglia nei sobborghi con le guardie rosse comuniste”, si creò una frattura che farà vacillare la strategia hitleriana.

Hitler si stava dimostrando, a cavallo tra gli anni venti e trenta, sempre più “incapace di porre nettamente il problema della conquista del potere sul terreno insurrezionale” e le sue truppe d’assalto non si rassegnavano a rinunziare al loro ruolo rivoluzionario per assumerne semplicemente uno antibolscevico. Il loro compito non era quello di “combattere le guardie rosse nei sobborghi operai, ma di impadronirsi dello Stato”. Ai loro occhi, Hitler si stava rivelando un leader “debole”, e questo era esattamente ciò che né loro né Hitler potevano accettare.

Hitler è secondo Malaparte “uno spirito profondamente femminile: la sua intelligenza, le sue ambizioni, la sua volontà stessa, non hanno nulla di virile. È un uomo debole, che si rifugia nella brutalità per nascondere la sua mancanza di energia, le sue debolezze sorprendenti, il suo egoismo morboso, il suo orgoglio senza riserve. Ciò che si ritrova in tutti i dittatori, ciò che è uno dei tratti caratteristici della loro maniera di concepire rapporti fra uomini e gli avvenimenti, è la loro gelosia: la dittatura non è soltanto una forma di governo, è la forma più completa della gelosia, nei suoi aspetti politici, morali e intellettuali. Come tutti i dittatori, Hitler è guidato piuttosto dalle sue passioni che dalle sue idee: la sua condotta verso i suoi più antichi partigiani, quelle truppe d’assalto che lo hanno seguito fin dal primo momento, che gli sono rimaste fedeli nella disgrazia, che hanno diviso con lui le umiliazioni, i pericoli e la prigione, e che hanno fatto la sua gloria e la sua potenza, non può essere giustificata che da un sentimento, di cui si meraviglieranno tutti coloro che non conoscono la natura particolare dei dittatori, la loro psicologia violenta e timida.

Hitler è geloso di coloro che lo hanno aiutato a diventare una figura di primo piano nella vita politica tedesca: egli teme la loro fierezza, la loro energia, il loro spirito combattivo, quella volontà coraggiosa e disinteressata che fa delle truppe d’assalto hitleriane un magnifico strumento per la conquista dello Stato. Tutta la sua brutalità si accanisce a umiliare il loro orgoglio, a soffocare la loro libertà di coscienza, a oscurare i loro meriti personali, a fare dei suoi partigiani dei servitori senza dignità. Come tutti i dittatori, Hitler non ama che coloro che egli può disprezzare. La sua ambizione è di poter un giorno corrompere, umiliare, asservire tutto il popolo tedesco, in nome della libertà, della gloria e della potenza della Germania.

Vi è qualcosa di torbido, di equivoco, di sessualmente morboso, nella tattica opportunista di Hitler, nella sua avversione per la violenza rivoluzionaria, nel suo odio per ogni forma di libertà e di dignità individuali”. Per questo rappresenta a buon diritto l’apice di tutti i dittatori, il grado sommo della quantità e qualità d’odio e di perversione di cui sono capaci. Minacciato di essere dominato a sua volta dai suoi servitori, Hitler deciderà in seguito di eliminare con freddezza e decisione i suoi vecchi partigiani: “la notte dei lunghi coltelli” regolerà certi conti una volta per tutte e sembra smentire Malaparte. Togliendo di mezzo le sue squadre d’assalto, divenute ormai una variabile che non era più in condizione di controllare e che poteva rivelarsi solo pericolosa, Hitler dette prova del più cinico e spietato realismo politico. Quando ci fu da agire con determinazione e violenza, non appena ne ebbe la possibilità senza rischiare di far saltare tutto, lo fece in maniera implacabile. Nemmeno Malaparte, che pur aveva con lungimiranza intuito alcuni tratti essenziali della sua personalità di dittatore, era riuscito a prevedere i tempi e la ferocia del suo odio per l’umanità tutta, a iniziare da coloro che erano stati capaci d’idolatrarlo.

Quando lesse Tecnica del colpo di Stato, Hitler era appena salito al potere e lo fece gettare sul rogo insieme a molti altri libri. Poi chiese a Mussolini la testa del suo autore, e l’ottenne. Malaparte fu prima rinchiuso in una cella a Regina Coeli e poi condannato a cinque anni di confino a Lipari per “manifestazioni antifasciste all’estero”. Quanto alcune testate inglesi, come il Times o il Manchester Guardian, protestarono prendendo le sue difese, Mussolini rispose, dalle colonne del Popolo d’Italia e del Tevere, il 6 ottobre 1933, che il suo arresto “non era che un provvedimento di ordinaria amministrazione”.

Curzio Malaparte, Tecnica del colpo di Stato, Milano, 2011, Adelphi editore

FONTE:http://www.opinione.it/cultura/2020/04/14/gustavo-micheletti_curzio-malaparte-la-tecnica-del-colpo-di-stato-trockij-lenin-mussolini-amendola-albertini/

 

 

 

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Giulio Tarro: “Coronavirus non è Ebola, il vaccino non serve.

Sanità in crisi per colpa di chi ha dimezzato le terapie intensive”

14 APRILE 2020

 

 

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