RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 11 NOVEMBRE 2021

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

11 NOVEMBRE 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Ho cercato di fermarlo con la forza, c’è stato un vero colluttorio

Mal costume mezzo gaudio. La vita secondo Totò, Rizzoli, 2017, pag. 224

 

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SOMMARIO

La libertà non è da dare per scontata, l’Era Draghi lo insegna
CANDIDO PEDALA
Il Green Pass è solo l’inizio: vogliono portarci via tutto
L’OMS conferma che il test PCR Covid-19 è difettoso: le stime dei “casi positivi” sono prive di significato. 
AMO IL TUO SOGNO SE PUR TI TORMENTA
Addio alle spiagge italiane: hanno vinto le multinazionali
ALTRE DUE SETTIMANE E SI PRENDEVA TUTTO IL PALAZZO!
Gli italiani si estinguono, ma non importa a nessuno
Operativo l’aereo da guerra elettronica cinese Shenyang J-16D
Austin non si piega alla cancel culture: nasce la prima università contro il pensiero unico
Fabian Society e pandemia: come arrivare alla dittatura
Il potere politico di Facebook
Come mai quello che sta accadendo non spaventa più nessuno? La risposta è nei film e nella programmazione predittiva
Il mistero dei finanziamenti Usa finiti a Wuhan
“Frontiere”, la trasmissione Pro Vax che piace a governo, a Big Pharma e al re Hammurabi
SINDEMIA
Giovagnoli: salviamo i bambini. Fermiamo l’Italia: adesso
La BCE non può più permettersi di non garantire il nostro debito pubblico
L’ACQUA VERRÀ QUOTATA ALL’ALBA
Affari di famiglia. La figlia di Draghi ha un fondo. Indovinate dove investirà?
IL DELIRANTE PARTITO UNICO DEL VIRUS
Eminenze grigie: mitologia della lobby
SE NON AVETE LETTO L’INTERVISTA A SILVIO BERLUSCONI DE “IL GIORNALE” VE LA RIASSUMIAMO NOI IN TRE PUNTI:
La Soluzione Finale. Digitalizzazione completa. “La codifica QR del mondo”
Riscaldamento globale! La geoingegneria sta distruggendo il nostro pianeta e l’umanità
Il “mondo” di Draghi
DUE SICILIE: “IL TIMONE”, COSÌ GLI INGLESI PAGARONO L’UNIFICAZIONE

 

 

IN EVIDENZA

La libertà non è da dare per scontata, l’Era Draghi lo insegna

Il sindaco Roberto Dipiazza in un bagno di folla, tra baci e abbracci, tre settimane fa alla Barcolana di Trieste. Fino a metà Ottobre ha tenuto comizi con migliaia di persone. 

Lui e il Presidente della Regione Fedriga sostengono che le proteste dei portuali di Trieste abbiano prodotto nuovi contagi, sulla base di “autodichiarazioni” (esistono prove documentate, possibilmente  in merito? Quanti sono gli autodichiaranti?)

Logica vuole, allora anche i comizi di Dipiazza con Fedriga presente potrebbero aver prodotto nuovi contagi. 

Viviamo in un’epoca strana. I valori politici di trent’anni fa si sono totalmente ribaltati. Abbiamo sinistre predominanti che vanno a braccetto col capitale e destre che perorano, più che altro nei comizi, le cause del lavoro e dei problemi delle masse popolari.

Di certo negli ultimi anni ho imparato una cosa: la libertà non è una conquista permanente e immutabile.

Il senso di libertà va inteso non solo come indipendenza da qualcuno che regola la tua vita, ma come affrancamento dall’indigenza.

E’ chiaro ormai che le “elite” globali, quelle che hanno piani ambiziosi di ridefinire lo stile di vita, i rapporti di forza e i modelli economici e produttivi del pianeta hanno deciso che le masse occidentali hanno vissuto secondo standard troppo alti. Bisogna prendersi molto di più e lasciare alla plebe le briciole.

È il momento per le lobby di sferrare una offensiva. Gli stati nazionali sono la fabbrica delle leggi. Le leggi permettono al più debole di non essere schiacciato dal più forte. Come dunque aggirare l’ostacolo? Creando organismi sovranazionali che scavalchino i governi legittimamente eletti.

Nel caso italiano si è reso ininfluente il voto, grazie anche a una Costituzione parzialmente desueta, che ha permesso a persone votate da nessuno di sedere sulla poltrona di Capo del Governo e di inquilino del Campidoglio senza passare dalla approvazione dei cittadini.

I governi tecnici sono una realtà da alcuni decenni in Italia e sono retti spesso da maggioranze non volute da nessuno. I cittadini oggi votano per un parlamento con liste bloccate, senza preferenza possibile per il singolo candidato (fatta eccezione per i collegi dei residenti all’estero).

Dopodichè, una volta eletto il parlamento, esso dà vita ad alleanze e maggioranze che non rispecchiano il volere dell’elettore (destra e sinistra insieme, finti populisti insieme a finti post-socialisti).

Insensato inseguimento di un corridore solitario in mascherina sulla spiaggia di Pescara, che si candida ad essere la scena più idiota del millennio.

La distopia è tutta qui: arriva il liquidatore fallimentare con l’aura del professore universitario a smantellare le aziende pubbliche.

Persone come Mario Monti e Mario Draghi, provenienti dalle banche, sono stati salutati come salvatori della patria.

Per preparare il terreno sono proliferate alcune crisi fasulle e indotte. Viviamo in una shock economy ed uno stato di perenne emergenza, che và a giustificare poi l’avvento del grande leader. Costui, in nome del  nostro bene e della nostra sicurezza ci toglierà benessere e diritti.

La crisi post 2008 è stata ingigantita dalle misure deflattive e di austerity che hanno messo ancora più in ginocchio industria e lavoratori.

È seguito poi lo spread, che mai era stato un problema in regime di sovranità monetaria e che è servito a fare altra macelleria sociale.

Il quadro global-virale degli ultimi due anni, invece, è lievitato con una martellante propaganda mediatica al fine di comprimere libertà individuali, in una escalation inimmaginabile in precedenza.

Ma che bello scenario: persone chiuse a casa, obbligate a mettere uno straccio su naso e bocca anche in ambienti urbani e campestri deserti, multate pesantemente con centinaia se non migliaia di euro se non obbediscono;

economia distrutta; autopsie non effettuate che rendono difficile conoscere eventuali errori medici e di procedura; funerali proibiti.

Divieti di sciopero e di assemblea con la scusa del morbo invisibile, mentre i politici si incontrano nei G8/G20 e si sfidano nelle elezioni autunnali del 2021. 

E allora sì, le piazze possono affollarsi anche per applaudire Conte, che mostra sui social  migliaia di supporters radunarsi per lui. Poco importa che Conte li abbia rinchiusi per mesi.

La pandemia, in definitiva, c’è ancora.

Tuttavia il morbo sembra non frequentare comizi e proteste grate ai partiti filogovernativi (vedi manifestazioni CGIL, DDL ZAN).

Il Primo Novembre il sindaco di Trieste Dipiazza ha chiesto provvedimenti “al limite della legalità” (parole sue) per fermare le proteste in corso dei portuali “No Green Pass”.

Tali assembramenti avrebbero portato ad un aumento dei contagi, secondo lui, il Prefetto di Trieste Valerio Valenti e il Presidente della regione Massimiliano Fedriga. Pertanto tale Prefetto ha vietato manifestazioni nel capoluogo Giuliano fino al 31 dicembre.

Due settimane fa Dipiazza dispensava abbracci e baci tra la folla in campagna elettorale. Tre settimane fa altrettanto espansivamente abbracciava e baciava i potenziali elettori alla famosa “Barcolana”.

Ora vuole imporre a tutti la mascherina e vuole vietare il diritto di pubblica assemblea sancito costituzionalmente.

In tutto questo marasma chi ha il coraggio di dissentire o di porre dubbi e perplessità viene immediatamente attaccato dalla stampa di destra e sinistra, mai come ora tutta “di governo”, salvo rare eccezioni.

L’ opposizione da parte dei partiti si limita a pochi partiti di opposizione. La loro azione non è forse abbastanza decisa e intransigente. L’involuzione coercitiva e reazionaria attuale richiederebbe tutte le armi che la Costituzione e lo stato di diritto offrono, usate con intelligenza. 

Quasi 900 professori hanno firmato un documento contro il green pass, criticando l’obbligo del tampone a pagamento di controllo o del vaccino per lavorare e per svolgere altre attività.

Ma no, secondo il giornalista Aldo Grasso sono tutti professori sconosciuti e di non grande importanza.

Fidiamoci di lui,che conosce tutte le Università e le branche dello scibile umano.

I filosofi Giorgio Aganben, Massimo Cacciari e Diego Fusaro criticano la gestione epidemica? Devono essere screditati ad ogni costo.

Lo Storico Barbero esprime dubbi sulla Tessera Verde? Giù attacchi e bastonate verbali anche a lui. Improvvisamente il divulgatore più amato d’Italia diventa addirittura un sessista per una dichiarazione innocente di pochi giorni fa.

Gli scienziati Tarro e il premio Nobel Montagnier vanno controcorrente? Ma no, sono vecchi rincitrulliti dagli anni.

Invece il supertelevisivo e presente al red carpet di Venezia Roberto Burioni ha sempre ragione. Ipse dixit. La verità è sua e ne è il depositario fin quando sarà in linea col governo.

Questa Giunta tecnosanitaria targata Draghi è finora servita a rottamare Alitalia, ad aumentare le bollette dell’energia del 40% e a terminare la svolta autoritaria dell’esecutivo Conte Bis.

Poco importa che in 80 piazze Italiane si protesti una o due volte a settimana con milioni di persone dissenzienti. Mai nella storia Italiana si sono viste mobilitazioni così ampie.

Bisogna resistere e dare un contributo, ognuno nel proprio piccolo. Non si può indurre la popolazione a vaccinarsi controvoglia per lavoro e servizi, perdipiù con vaccini sperimentali dagli effetti avversi già riscontrati.

Ci troviamo in una apartheid che mette contro vaccinati e non vaccinati.

Ma la sinistra Pd almeno in parte non era quella pro aborto, pro eutanasia, quella femminista del ” corpo è mio e me lo gestisco io”?

C’è il silenzio di tanti giuristi, della Corte costituzionale, delle procure. Gli artisti famosi sono quasi tutti “non pervenuti”. Del resto molti di loro lavorano tramite le trasmissioni televisive e le fiction prodotte dalla Rai. Dietro la Rai ci sono i partiti. Non sia mai che una mezza dichiarazione adiri i rispettivi “santi patroni”. 

Per contro c’è un popolo spaccato. Una parte è favorevole al governo, una fetta è dubbiosa, un’altra ancora si rivela menefreghista.

Resta poi una minoranza consistente di milioni di individui indignati che và ascoltata.

Nessun patto può essere fatto contro questo assetto di potere. Draghi deve dimettersi e presentarsi alle elezioni se vuole governare.

Le Big Pharma, le banche e gli enti dell’energia devono fare affari senza andare in conflitto con gli interessi della comunità.

Non regge più la scusa di uno stato autoritario che deve proteggerci.

La stessa scusa fu usata dal Fascismo negli anni ’20 dopo un paio anni di rivolte operaie filobolsceviche (la rivoluzione di Ottobre in Russia era fresca di realizzazione).

L’odio verso chi dissente deve finire.

“Riders, sputate nei piatti dei no vax” (David Parenzo)

“La scena più ridicola, questi Rosari in mano. Usando un passo di Primo Levi: Dio sputa in terra le vostre preghiere” (Ciro Pellegrino, giornalista di Fan Page sui portuali di Trieste che pregavano seduti). 

“Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”,(Roberto Burioni) 

Convincere a vaccinarsi chi ancora non lo abbia fatto. Il Green pass obbligatorio, anche per respirare, credo sia la via più efficace e dai costi più accettabili” (Pier Luigi Lopalco, epidemiologo). 

“Spingeremo perchè sia stabilito che il peso di eventuali nuove restrizioni gravi su coloro che non sono vaccinati, perchè sono dei disertori – Se questa è una guerra, in una guerra c’è chi ha paura, non combatte, viene messo al muro e fucilato. Qui non fuciliamo nessuno, ma il peso di eventuali nuove restrizioni deve gravare esclusivamente su questi disertori, che mettono a rischio la salute di tutti. La pazienza è finita. (Michelangelo Agrusti, presidente Alto Adriatico Confindustria).

Occorre buonsenso, soprattutto da parte delle persone in vista del nostro paese, che non sembrano all’altezza della situazione. Occorrerebbe rassicurare, comprendere, aiutarsi a vicenda. Invece…

 
Ecco il risultato di tanto terrorismo mediatico
FONTE: https://andrearusso1979.blogspot.com/2021/11/la-liberta-non-e-da-dare-per-scontata.html

CANDIDO PEDALA

VEN 12 MARZO 2021

In un imminente futuro disuguaglianze e sfruttamento si sono moltiplicati, e la tecnologia esercita un controllo asfissiante sulle esistenze di tutti. Candido non è più il giovane ingenuo del capolavoro filosofico di Voltaire, ma un rider che pedala senza sosta al soldo dei colossi del delivery. Un misterioso algoritmo è il sovrano indiscusso, sostenuto da un novello Pangloss che appare come un ologramma in ogni angolo della città per ribadire l’ipnotico mantra: «Tutto va bene».

pppp
Su gentile concessione della casa editrice pubblichiamo di seguito un estratto da Candido, il nuovo libro di Guido Maria Brera & I Diavoli edito dalla Nave di Teseo.
 
 
 
1.1 Estate – Candido e la città
Un anno prima
 
Candido pedala, nello zaino ci sono otto pezzi di sashimi misto, due gamberoni in tempura con riso soffiato, tartare di salmone, salsa teriyaki e avocado, e quattro uramaki con tonno, maionese e sesamo. C’è l’ottimismo di un ragazzo che pedala entusiasta verso l’avvenire, i sogni e le speranze di una generazione che corre rapida, senza voltarsi mai indietro. Nello zaino ci sono un’insalata con cavolo viola, carote, ananas, fragole, surimi e peperoni scottati, ci sono sei involtini primavera, otto hosomaki misti con sgombro, seppia, capasanta, granchio, polpo, gambero, anguilla e uova di pesce. C’è un futuro da inventarsi giorno per giorno, un mare aperto all’orizzonte, senza porti cui approdare né fondali in cui gettare l’ancora. Si può solo pedalare, sempre più veloce.
 
Candido pedala. La potenza si sprigiona dalla coscia alla rotula, giù fino al piede che spinge sul pedale e la passa alla cinghia di trasmissione che la moltiplica. Candido pedala e sorride, è felice. Sono le ultime consegne della giornata, poi potrà tornare a casa e collegarsi con la sua amata Cunegonda. Sono mesi che pensa solo a lei, parla solo con lei. Sogna solo lei. La sua pelle bianca lattiginosa, le forme sinuose, le fossette da diva e le labbra irresistibili, con quel delizioso broncio che allo stesso tempo ti attrae e ti respinge. E ti lascia lì, prostrato, nella stanza, a chiederti come poterne essere degno. La sua voce ferma ma soave, che ti apre e chiude le porte del sogno e ti lascia lì, esausto, a chiederti come poterne avere ancora. Un altro sorso, che plachi la tua sete di amore, un altro pezzetto, che completi la tua collezione di rappresentazioni e di ricordi.
 
Perché questo è Cunegonda, l’immagine perfetta che Candido ama ogni sera in videochat, quando, terminate le consegne in giro per la città con la sua bicicletta, può finalmente tornare a casa, chiudersi nella sua stanza, collegarsi al social network Voltaire e desiderare la ragazza più bella di tutte. Perché così vanno le cose, così devono andare. In piena libertà, assoluta, generata da un perfetto equilibrio di cause ed effetti che tendono all’armonia universale, amministrata da un infallibile sistema che regola e disciplina la città per il bene dei suoi abitanti.
 
Si può solo pedalare, sempre più veloce.
 
Candido pedala, e la città che attraversa non gli è indifferente; è un ragazzo curioso e appassionato, pieno di gioia e di voglia di vivere, spinto sempre un passo avanti dall’amore totalizzante che prova per la sua adorata Cunegonda, la ragazza ideale, l’immagine perfetta. Si sofferma sulle insegne dei negozi, sui colori delle vetrine, respira a pieni polmoni l’aria frizzante dell’estate e osserva quel posto meraviglioso riflettersi sulle vetrate dei grattacieli che si tingono di rosa e azzurro. Tutto è giusto, tutto è completo, non ci sono fratture né contraddizioni.
 
Candido pedala contento sulla sua bicicletta, volge lo sguardo al cielo e sul maxischermo che riempie l’intera facciata di un altissimo grattacielo a forma di fungo, o di chiodo, insomma di T, e da tempo immemore simbolo e vanto della città, osserva diligente il volto inconfondibile del filosofo Pangloss: la crapa pelata traslucida, il naso un po’ schiacciato, il pizzetto ben curato e quelle strane sopracciglia all’insù. Pangloss vede e provvede, è scritto in stampatello, a caratteri cubitali, lampeggianti. Candido è grato che Pangloss lo veda, e provveda. Quindi, si sistema lo zaino sulle spalle, si abbassa sui pedali e comincia a spingere con ancora maggiore potenza e decisione. Felice che tutto vada per il meglio in quello che è, senza dubbio alcuno, il migliore dei mondi possibili.
 
La consegne che deve fare, le ultime due della giornata, sono entrambe nello stesso quartiere. Vicino alla Stazione dei treni. Poco dopo la famosa piazza circolare sopraelevata, nata come distretto finanziario e poi trasformata in polo biotecnologico e biomeccanico. Il quadrante nordorientale della città, dove una volta dormivano gli operai che andavano a lavorare nelle fabbriche che punteggiavano la pianura circostante come escrescenze velenose piantate nel terreno, una Stonehenge tossica intitolata al culto della produzione industriale, si era pian piano riqualificato attraverso un inarrestabile processo di gentrificazione: i vecchi capannoni e gli stabilimenti abbandonati erano stati trasformati in studi e loft di tendenza; le officine in negozietti etnici e biologici, o in localini all’ultima moda pronti per l’aperitivo della meglio gioventù che rendeva la città un posto invidiato da tutti.
 
Dopo la pandemia, e un breve periodo di abbandono dato dal crollo del mercato immobiliare, e dell’economia in generale, il quadrante nordorientale era nuovamente risorto grazie agli investimenti nella rete mobile per le telecomunicazioni a onde millimetriche ed era diventato uno dei centri logistici più importanti per il comparto informatico. Per questo aveva ottenuto lo status di quartiere incluso.
 
 
“In realtà ti aspettavamo tra dieci minuti, sei arrivato troppo presto” lo accoglie il ragazzo indiano, baffetti curati, camicia azzurra e pantaloni grigi, quando apre il pesante portone di ferro di un magazzino convertito a laboratorio tecnologico.
“Le chiedo scusa!” esclama sereno Candido, consapevole di avere anticipato i tempi per la troppa fretta di correre a casa a collegarsi con Cunegonda.
“Dobbiamo ancora finire un progetto, se nel frattempo il sushi diventa gommoso saremo costretti a lamentarci” lo incalza l’indiano, impassibile.
“Senza dubbio, sarà mia premura accettare le vostre rimostranze e ammettere la mia negligenza all’azienda” sorride giulivo Candido, felice di soddisfare le esigenze del suo cliente.
“Ok, dammi qua” dice l’altro, prima di confermare sul suo smartphone l’avvenuta consegna e richiudergli in faccia il portone.
“Pangloss vede e provvede, è scritto in stampatello, a caratteri cubitali, lampeggianti.
 
Lieto di essersi comportato nel modo conforme a quanto prescritto dal regolamento dell’azienda per cui lavora, e quindi della città, avendo ammesso il proprio sbaglio come ogni piccolo imprenditore deve fare, Candido vorrebbe quasi gridare al cielo la sua gioia. Arrivato all’imbrunire e terminata anche l’ultima consegna della sua lunga e fruttuosa giornata lavorativa, cominciata prima dell’alba, ha guadagnato un bel po’ di crediti sociali ricreativi. Ora può tornare a casa e spenderli per collegarsi con Cunegonda; le racconterà di certo di come si è comportato nel migliore dei modi con il ragazzo indiano, ammettendo le proprie responsabilità e senza inventare scuse come fa di solito il suo amico Spillo, ed è sicuro che lei ne sarà fiera, e lo riempirà di complimenti. Che fortuna passare le giornate in giro in bicicletta, respirando aria buona, facendosi travolgere dai colori, dagli odori e dai rumori della città. Candido inspira a pieni polmoni l’aria igienizzata del quartiere e si rimette in posizione: zaino in spalla, mani sul manubrio, gomiti stretti, testa bassa, schiena parallela alla canna. E via a pedalare.
 
Mentre sfreccia tra le arterie cittadine, superando le macchine elettriche, slittando sulle rotaie e schivando i passeggeri che salgono e scendono dai tram a lievitazione magnetica, riconosce gente felice come lui, che guarda al futuro e s’impegna perché sia meraviglioso. Anche il barbone sdraiato sulla panchina sembra contento, tenendo in mano una lattina di birra calda agita forsennatamente l’altra mano verso di lui, come per dirsi d’accordo con il suo ottimismo. Più avanti, un imbianchino precipita dal ponteggio mentre decora di rosa pastello l’insegna di una pasticceria. E poco distante una bambina piange miserabile come solo i cuccioli sanno essere. Ora l’imbianchino, pensa Candido colmo di gioia, le regalerà di sicuro un dolce, di quelli profumati appena sfornati dalla pasticceria, e lei smetterà di singhiozzare. I due si abbracceranno e tutto tornerà a posto, com’è giusto che sia, nella perfetta armonia universale che regola i bisogni degli uomini.
 
Abbandonate le strade pulite e scintillanti di quei quartieri inclusi abitati da gente educata e felice, Candido imbocca la circonvallazione, al di là della quale, dal lato esterno, cominciano a intravedersi i vecchi palazzoni in cemento armato dei quartieri esclusi. Dopo la pandemia, quando nuovi virus avevano cominciato a diffondersi per il repentino scioglimento dei ghiacci, l’emergenza sanitaria combinata con l’innovazione tecnologica aveva accelerato la divisione: da una parte tutto è sotto controllo, chiunque entra è sottoposto a rigorosi accertamenti medici e burocratici, dall’altra c’è il medesimo sistema di sorveglianza, ma in fondo ognuno può fare come gli pare. Candido è arrivato nel quartiere in cui è nato e cresciuto, con gli enormi caseggiati sporchi e diroccati che si alternano a terreni incolti dove spesso gli abitanti educati e facoltosi delle aree più belle della città vengono a scaricare rifiuti e a gettar via quello che non usano più. Se i poveri sono i primi a non prendersi cura del posto in cui vivono, pensa amaramente, perché dovrebbero farlo gli altri?
 
Abbandonate le strade pulite e scintillanti di quei quartieri inclusi, Candido imbocca la circonvallazione, al di là della quale cominciano a intravedersi i vecchi palazzoni dei quartieri esclusi.
 
Mentre è assorto in questi retti e probi pensieri, Candido quasi non si accorge che, seduto su una poltrona sfasciata di velluto rosso, posizionata sul marciapiede in modo da avere l’ombra nelle giornate più calde dell’estate, Spillo lo sta chiamando.
“Ehi scemo, vieni qui!” grida l’amico di una vita. “Sei andato a vedere quanto è bello il mondo anche oggi?”
Candido guarda quel ragazzo alto e allampanato, le pupille strettissime, con cui è cresciuto fin da bambino, frequentando le stesse classi anche se Spillo è ben più grande, e sa che non deve aprire bocca. Qualsiasi cosa dirà sarà usata contro di lui da quel borbottone lamentoso. Poi però non resiste e comincia tutto contento a raccontare all’amico delle sue magnifiche avventure durante la giornata appena trascorsa.
“Immagino che l’indiano ti avrà dato un rating bassissimo sulla app. E che l’imbianchino caduto dal ponteggio come minimo sia dovuto scappare senza poter andare in ospedale, tenendosi la gamba o il braccio rotto, perché se qualcuno chiamava l’ambulanza scoprivano che era un immigrato con i codici falsificati per lavorare e lo espellevano dalla città. E poi chi dà da mangiare ai suoi figli?” lo arringa sfottendolo Spillo.
“Non combinare nulla tutto il giorno e restare seduto su questa poltrona ti fa vedere il mondo nero” risponde Candido con tenerezza. “Se venissi in giro con me scopriresti che è tutto molto meglio di come lo immagini.”
“Lascia perdere, che tra un po’ mi tocca ricominciare a lavorare anche a me” si rabbuia Spillo. “La chemioterapia di mio padre è più lunga del previsto e abbiamo prosciugato i crediti sanitari.”
Candido vorrebbe rispondergli che è magnifico, che da una brutta cosa come la malattia di suo padre ne possono nascere di meravigliose, come il fatto che Spillo riprenda finalmente a lavorare e possa tornare godere delle bellezze della città. Ma temendo che il compagno lo prenda a calci nel culo tace. E dopo averlo salutato con un gesto della mano s’incammina.
“Stasera vedo Sara, vuoi che le dica di portare un’amica?” grida Spillo mentre Candido si allontana. Poi, senza nemmeno aspettare la risposta dell’amico, si mette a ridere e fa: “Ah, no, è vero! Tu hai già Cunegonda!” e sprofonda di nuovo nella poltrona rossa, allargando le braccia sconsolato.
 
Certo che ho Cunegonda, pensa Candido mentre si carica la bici in spalla e tra deliziosi odori di aglio fritto e cavoli bolliti comincia a salire a piedi i sei piani di scale per raggiungere il suo pianerottolo. Se ce l’avessi anche tu, invece di spendere tutti i tuoi crediti in scommesse, capiresti. Nel palazzo di Candido in realtà l’ascensore c’è, ma dacché il nostro protagonista ne ha ricordo, ovvero da sempre, sulla maniglia è appeso un arrugginito cartello che reca la divertente scritta a caratteri rossi grazie alla quale ha imparato a leggere: Guasto. “Gi, ghi, gi, uuu, aaasc, t-t, o.” Il libro di testo di una vita.
 
“Ti ho preparato il tuo piatto preferito” lo accoglie sull’uscio la madre, avvolta nella sua vestaglia rattoppata di cotone pesante, dopo avergli teneramente baciato la fronte. Candido, tutto contento, corre a lavarsi le mani nel piccolo bagno in fondo al corridoio, abbonda con il disinfettante, e si siede al tavolo della cucina, dalla cui finestra si vede la piazzetta del quartiere, pronto a gustarsi il suo piatto preferito. Peperonata con capperi e pangrattato.
“Oggi sono stato in una casa bellissima, da una famiglia che possiede un intero palazzo antico del centro, magnifico, poco dietro il Teatro e la Chiesa gotica” racconta Candido entusiasta, mentre la madre annuisce amorevolmente.
“Mi hanno fatto addirittura entrare nel portone, attraversare un maestoso cortile delimitato da imponenti colonne e con una splendida fontana nel centro, circondata da piante tropicali, dove un piccolo angelo faceva uscire dalla bocca acqua limpida color verde smeraldo, e poi salire per una delle enormi scalinate di marmo che portano ai piani superiori, in cui si trovano gli appartamenti di questa famiglia, uno per ognuno. E qui, attraverso la porta socchiusa dal domestico, ho visto pavimenti di marmo intarsiati di rose, sedie d’argento e un lunghissimo tavolo di cristallo al cui centro troneggiava un enorme cesto di frutta fresca e profumata, e dietro finestre grandi e pulite, grandi più di questa parete!” continua Candido agitando le braccia e descrivendo un arco che trascende la misera cucina in cui si trova.
“Oh, bravo Candido!” esclama la madre, resettandosi in modalità euforica dopo una giornata infernale passata a pulire i pavimenti di altrettanto meravigliosi appartamenti di altrettanto ricche e stupende persone. D’altronde, con un figlio così c’è poco da fare.
“E dimmi, ti hanno trattato bene, amore mio?”
“Certo mamma, pensa che dietro il domestico ho visto anche la signora, la padrona di casa, bellissima, con una grande collana color zaffiro e morbidissimi boccoli d’oro. Sono sicuro che è stata lei ad aggiungere un credito di mancia ai due pattuiti per la consegna” risponde lui.
“Che gentile questa signora, è stata davvero generosa.”
“Davvero, mamma, è stato fantastico. Non va forse tutto per il meglio?”
 
In realtà Candido non aspetta nemmeno la risposta della madre, e non coglie l’ombra di stanchezza che solca il suo viso, ingurgitato l’ultimo boccone di peperonata, scatta come un razzo verso la sua cameretta per accendere il vecchio computer e connettersi a Voltaire, il social network della città, indispensabile per fare qualsiasi cosa. Prima ancora di riuscire a collegarsi, però, e di passare per tutta la trafila obbligatoria dei motti e degli aforismi di Pangloss, la schermata azzurra del monitor lo accoglie con una brutta notizia: nonostante tutte le ore di lavoro, di giorno come di notte, con la pioggia e con il sole, e nonostante tutta la passione che ci mette quando spinge come un forsennato sui pedali, i suoi crediti ricreativi sono molto bassi.
 
Nella città vige un sistema economico e disciplinare basato sul controllo della spesa: lo stipendio, le pensioni e le assicurazioni sanitarie sono corrisposte in crediti, la cui contabilità è gestita sempre da Voltaire. Questi crediti sociali interessano però solo le classi meno abbienti, gli abitanti dei quartieri esclusi. Agli altri, agli abitanti dei quartieri inclusi che muovono l’economia, è permesso ancora maneggiare moneta elettronica e fare transazioni finanziarie, altrimenti il mercato sarebbe saturo. I crediti sono un eccezionale mezzo di semplificazione per l’economia, intesa nella sua etimologia di gestione della casa. O un formidabile mezzo di controllo disciplinare, direbbe Spillo, ma lui ha sempre qualcosa che non gli va giù.
 
Ci sono i crediti alimentari, sanitari e ricreativi, e variano non solo in base alla quantità di lavoro prodotto ma anche ai comportamenti tenuti. Ogni infrazione della legge o della pubblica morale comporta una riduzione degli stessi: quelli ricreativi in primis, poi quelli alimentari e infine, nei casi più di gravi di condotta antisociale, è prevista anche la diminuzione o la cancellazione di quelli sanitari. In questo modo Voltaire premia la rettitudine e contribuisce a creare un forte amalgama sociale. E pazienza se la sola minaccia della perdita del potere d’acquisto fa sì che nei cittadini svanisca ogni desiderio di protestare. In fondo, che senso ha ribellarsi se tutto funziona a meraviglia?
 
Nella città vige un sistema economico e disciplinare la cui contabilità è gestita sempre da Voltaire.
 
Candido è sano come un pesce. Giovane e forte, si dedica con passione al lavoro, ed è anche capace di fare di conto e di risparmiare sul cibo e sulle bevande. Quindi, a parte la razione di crediti alimentari e sanitari che gira sul conto dell’anziana madre, che man mano che invecchia guadagna sempre di meno, nonostante lavori ogni giorno, come e più di Candido, non ha speso molti crediti. Ha dilapidato quasi tutto quel che aveva in crediti ricreativi e la spiegazione è molto semplice, ha un nome e un volto magnifici: è Cunegonda, la ragazza virtuale che Voltaire gli ha assegnato. L’immagine perfetta. Una bocca carnosa dalle labbra ondulate, che ogni volta che si apre in un sorriso gli fa mancare il fiato. Due occhi color miele e nocciola che gli trasmettono allegria e gioia di vivere. E quelle fossette, ah, più del broncio, se deve essere sincero, sono quelle fossette che lo fanno impazzire. E poi, a dirla tutta, anche se la madre non lo sa, e non lo deve sapere, ultimamente Cunegonda gli si mostra a figura intera. E ha delle forme così sinuose e perfette, che si allargano e si restringono proprio nei punti giusti, che Candido da qualche tempo la notte non riesce più a dormire per quanto ci pensa.
 
Una volta collegato al social network Voltaire, come sempre la prima immagine ad apparire sullo schermo è la crapa pelata e traslucida di Pangloss. Il passaggio obbligatorio per i collegamenti alla rete.
“Libertà è partecipazione. E partecipazione è collegarsi a Voltaire” afferma il volto severo e inflessibile che imperversa in ogni angolo della città.
Sui maxischermi incastrati nei palazzi e sui monitor appositamente installati nelle vetrine dei negozi, negli angoli dei parchi e delle piazze, sugli alberi e sui semafori, nelle sale d’attesa e nei corridoi di uffici, scuole e ospedali. “Tutto è bene, tutto va bene. Tutto va nel miglior modo possibile” continua Pangloss, in quei video che non si possono interrompere, come la pubblicità agli albori della rete. Ora che gli annunci e le promozioni sono talmente calibrati e personalizzati, e fatti così bene che sono gli stessi utenti a cercarli e volerli vedere, gli unici jingle imposti da Voltaire per collegarsi sono quelli del sommo filosofo. Ma a Candido tutto questo non disturba. Anzi, non potrebbe essere più d’accordo con quel che ascolta; per lui Pangloss è un vero e proprio maestro di vita, oltre che la persona più saggia e intelligente che conosca, ed è felice che tutta la città la pensi come lui.
 
Ascoltati altri motti di buonsenso e illustre giudizio, Candido può finalmente proseguire nella navigazione e subito, nonostante i molti messaggi ancora da leggere nelle chat degli amici virtuali, cerca di collegarsi con Cunegonda, che prontamente fa capolino sullo schermo in tutto il suo splendore e la sua magnificenza.
 
“Mio dolce Candido, mio amato. Ascolta il tuo cuore, esso conosce tutte le cose” esordisce la ragazza, appena la connessione video è stabilita. Gli occhi color miele e nocciola bucano lo schermo e si posano a pochi centimetri da quelli di Candido, che trasognato fatica a respirare, la pelle che sembra uscita da un bagno nel latte si fa eterea e riempie la stanza di profumi deliziosi. Finalmente Cunegonda è lì, a un passo da lui, lontanissima da lui, bellissima come sempre. O forse di più. L’emozione di Candido è palpabile, i battiti del cuore accelerati mentre con lo sguardo cerca di rubare ogni istante e imprimerlo per sempre nella sua memoria.
“Mia adorata Cunegonda, luce dei miei occhi e fonte da cui sgorgano i miei pensieri” sospira, ammaliato da tanta leggiadra bellezza, indeciso se preferire il broncio o le fossette, per cosa impazzire. “Ho atteso fino a ora per poterti vedere. Per tutto il giorno mentre ero in bicicletta, su e giù per la città a consegnare cibi e bevande, non facevo altro che pedalare sempre più forte perché questo momento arrivasse il prima possibile.”
“Lo so, mio tenero e delicato amore. Anche io aspettavo con ansia il tuo ritorno” risponde lei, sbattendo civettuola le ciglia. Cunegonda parla da una stanza molto più bella e grande della sua, molto più colorata e luminosa. Candido è sicuro che abiti in uno dei quartieri inclusi, perché altrimenti tanta bellezza non si potrebbe spiegare. È sicuro ma non può saperlo, perché le regole di Voltaire impediscono che nelle videochat tra innamorati ci si scambino indirizzi, crediti sociali e codici della vita reale. La privacy serve a tutelare e a proteggere.
“Sono qui, sono qui per te. Sono qui grazie a te!” grida quasi Candido, che ha già dimenticato tutto quello che esiste prima e dopo di lei, fuori da lei, e si è fatto imprigionare dall’eterno presente dell’amore. Gli occhi spalancati, le dita tremanti che non sanno se provare a toccare quell’immagine perfetta o torcersi per l’emozione, come finiscono sempre col fare.
“Guarda, l’ho indossato per te, sei contento?” dice la ragazza con estrema sincerità, molta timidezza, quasi vergognandosene, mentre mostra il grosso anello che tiene al dito. In realtà quell’orrendo cerchio di latta, giallo paglierino più che dorato, non si potrebbe nemmeno definire un gioiello: è un brutto oggetto di bigiotteria, ma è comunque tutto quello che Candido ha potuto permettersi, spendendo ben cento crediti, più di un’intera giornata di lavoro, per poterlo ordinare online e farlo spedire a Cunegonda.
 
Finalmente Cunegonda è lì, a un passo da lui, lontanissima da lui.
 
“Oh, mia adorata” sospira Candido, grato all’universo e a tutte le meraviglie del creato che alla sua ragazza sia piaciuto il regalo. Sono proprio quell’ingenuità, quella ritrosia a mostrarsi, nonostante sia così bella, che hanno fatto innamorare Candido. Lo ha scritto anche nel questionario che compila ogni mese per Voltaire. E nonostante questo, lei è ancora vera e genuina come la prima volta.
“Oggi purtroppo ho poco tempo, e pochi crediti” ammette Candido colmo di vergogna, sapendo che la promessa di aumentare il ritmo di lavoro e guadagnarne di più è una cosa che un uomo come lui deve solo mantenere, e non certo sbandierare, se vuole essere degno di una ragazza eccezionale come Cunegonda.
“Non preoccuparti, amore mio, ti mostrerò qualcosa che non ti farà scordare di me, almeno fino a domani.” E così dicendo la sua proiezione olografica appare nella piccola stanza di Candido, tra il vecchio lettino di legno in cui dorme fin da bambino e la scrivania di plastica bianca che ha recuperato grazie all’aiuto di Spillo da un appartamento che stava per essere sgomberato.
 
Il volto di Cunegonda, le sue labbra carnose e imbronciate, sono lì a un passo da Candido, quasi lo sfiorano, lui arretra al cospetto di tanta bellezza, incapace di gestire l’emozione. Ma è soprattutto il corpo di lei a lasciarlo incantato e stupefatto, come un bambino davanti a un bombolone con la crema e la ciliegia appena sfornato da una pasticceria. Vorrebbe prenderla, toccarla, afferrarla, ma ha paura di rovinarla. Come il bombolone, che una volta morso non è più bello come prima. E quindi si ritrae. L’immagine del corpo della ragazza intanto volteggia per la stanza leggiadra come una dea. Indossa una sottoveste così stretta e affusolata che a Candido pare di sentire con il tatto, e non solo fantasticare, le forme della sua amata.
 
Emozionato, quasi paralizzato, il nostro non riesce a muoversi dalla sedia, le gambe rigide, il cuore in gola, mentre Cunegonda, con una serie di aggraziate piroette, alza il vestito fin quasi all’inguine, trasportandolo nell’iperuranio della felicità.
“Ah, l’amore, lo si può immaginare soltanto amando” sospira Candido prima di cadere stravolto sul letto per concedersi il giusto, seppur breve, riposo dell’uomo che ha espletato ogni suo dovere.
“Ti mando un bacio, amore mio” lo saluta l’immagine olografica di Cunegonda, soffiando sul palmo della mano prima di dissolversi lentamente nel nulla e lasciare Candido, immobile, nel buio della sua stanza per un tempo indefinito che dura quasi fino al sorgere del sole.
 
E tutto va bene, va proprio tutto bene.

FONTE: https://www.idiavoli.com/it/article/candido-pedala

 

 

 

Il Green Pass è solo l’inizio: vogliono portarci via tutto

Già da tempo, alle Nazioni Unite c’è un progetto che prevede di catalogare, classificare e schedare tutte le persone. Obiettivo: avere a disposizione tutti i dati fondamentali in un grandissimo database. E possibilmente con un microchip inserito, in modo che non sia più necessario portarsi in giro il tesserino, ma sia nel nostro corpo. Dal punto di vista di alcuni, questo è il preludio per il passaggio alla nuova valuta: l’euro digitale e il dollaro digitale. Questa situazione economica, che ai famosi “esperti” sta sfuggendo di mano, sta portando a un rischio di iper-inflazione che potrebbe mettere in crisi l’intero sistema. Parliamoci chiaro: nel momento in cui le persone cominceranno a far fatica a fare la spesa (e temo che succederà), iniziando a stentare a trovare i beni di prima necessità, cominceranno a vedere che il loro stipendio non sarà più sufficiente per arrivare a fine mese. E quindi cominceranno a dover ridurre in modo significativo il proprio standard di vita. Dal punto di vista sociale, è chiaro che una situazione come questa tende a diventare esplosiva, difficilmente gestibile.

L’unico modo in cui possono evitare disordini è abituare la gente al fatto che, se vuoi mantenere il lavoro, devi cedere una serie di libertà. E il Green Pass è solo il primo passo: l’antipasto. Perché, nel quadro del Grande Reset, l’idea è di avere un sistema di “credito sociale”, dove la Roberto Mazzoni, giornalistavaluta sarà centralizzata: non ci saranno più in circolazione banconote. Sarà un sistema totalmente digitale, gestito direttamente dalla banca centrale (quindi, neanche più dalle banche singole che oggi ci forniscono prestiti, nonché l’accesso ai conti correnti). Tutto verrà dal sistema centralizzato, e questa moneta verrà erogata ai “meritevoli”: quindi, se non ti comporti bene, zac, ti togliamo la tua riserva, i fondi che avevi a disposizione. E tutto quello che fai viene controllato. Tra l’altro, tornando al Grande Reset, l’idea è che la gente si sposti in massa all’interno di edifici di cui non sarà più proprietaria, ma che avrà in affitto dallo Stato. Edifici che poi verranno controllati elettronicamente, in modo che – di nuovo – se non ti comporterai bene subirai il taglio del riscaldamento e di altri servizi. E questo, sempre da un punto di vista centralizzato: senza bisogno di mandare nessuno, sul posto.

Analogamente, si pensa di eliminare l’uso delle automobili individuali, si prevede di passare ad auto prevalentemente elettriche (noleggiate, sempre con lo stesso criterio). Quindi, l’idea è: schedare le persone. Il Green Pass è l’inizio della schedatura globale. E questo fa parte del progetto, è un obiettivo dichiarato. Non è segreto: basta andare a vedere i documenti del World Economic Forum, piuttosto che delle Nazioni Unite. Già ci lavorano da tanto tempo, e con il Grande Reset questo piano vogliono realizzarlo. Anche perché non hanno più molto tempo. Il Green Pass sarà come la patente di guida: dovrà essere rinnovato. Regolarmente, dovrai presentarti al “tagliando” e avere il “bollino”. Questo è un sistema di controllo, che è esattamente quello che oggi vige in Cina. Più di metà degli americani ora l’hanno capito, e quelli che lo capiscono diventano sempre di più. Non è questione di cedere solo su questo punto: se cedi sul Green Pass, poi dovrai cedere su un altro punto e poi un altro ancora, e non ci sarà fine. Sarà una discesa, sempre più veloce: sempre meno arrestabile, e sempre più critica.

(Roberto Mazzoni, dichiarazioni rilasciate a “Money.it” il 21 ottobre 2021, nell’intervista “Un nuovo regime totalitario?” condotta da Fabio Frabetti).

 

 

 

L’OMS conferma che il test PCR Covid-19 è difettoso: le stime dei “casi positivi” sono prive di significato. Il lockdown non ha basi scientifiche

Pubblicato per la prima volta il 21 marzo 2021

Scorri verso il basso per vedere il video

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Il premio Nobel  Kary B. Mullis è stato l’inventore della tecnica della reazione a catena della  polimerasi, che viene analizzata in questo articolo.

Il dottor Kary B. Mullis , scomparso il 7 agosto 2019 all’età di 74 anni, ha affermato con enfasi che nessuna infezione o malattia può essere diagnosticata con precisione con la PCR-RT.  

“La PCR è un processo. Non ti dice che sei malato. …  La misurazione non è accurata”. 

Mullis ha descritto la PCR-RT come una “tecnica” piuttosto che “un test”.  

È una tecnica utile che permette di “amplificare rapidamente un piccolo tratto di DNA”.  

 

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C’è una sequenza di menzogne ​​e invenzioni vere e proprie usate per giustificare decisioni politiche di vasta portata nel corso degli ultimi 18 mesi.

La più grande bugia, che è fermamente riconosciuta sia dall’opinione scientifica che dall’OMS, è che il test RT-PCR utilizzato per “rilevare” la diffusione del virus (così come le varianti) non solo è imperfetto ma TOTALMENTE INVALIDO. 

Fin dall’inizio, nel gennaio 2020, tutte le decisioni politiche di vasta portata sostenute e presentate al pubblico come “mezzi per salvare vite umane” si basavano su casi positivi di RT-PCR difettosi e non validi. 

Queste “stime” di Covid-19 non valide sono state utilizzate per giustificare il confinamento, il distanziamento sociale, la maschera facciale, il divieto di incontri sociali, eventi culturali e sportivi, la chiusura di attività economiche, nonché il “vaccino” mRNA lanciato a novembre 202o. 

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Il test Real Time Reverse Transcription Polymerase Chain Reaction (rRT-PCR) è stato adottato dall’OMS il 23 gennaio 2020 come mezzo per rilevare il virus SARS-COV-2, seguendo le raccomandazioni di un gruppo di ricerca di virologia (con sede presso l’  Università Charité Hospital, Berlino),  sostenuto dalla Fondazione Bill e Melinda Gates. (Per ulteriori dettagli vedere lo studio Drosten )

Esattamente un anno dopo, il 20 gennaio 2021, l’OMS si ritira. Non dicono “Abbiamo fatto un errore”. La ritrattazione è formulata con cura. (Vedi il documento originale dell’OMS qui e nell’allegato)

Sebbene l’OMS non neghi la validità delle sue linee guida fuorvianti del gennaio 2020, raccomanda comunque il ” e-testing” (che tutti sanno essere impossibile).

La questione controversa riguarda il numero di cicli di soglia di amplificazione (Ct). Secondo Pieter Borger, et al

Il numero di cicli di amplificazione [dovrebbe essere] inferiore a 35; preferibilmente 25-30 cicli. In caso di rilevamento del virus, >35 cicli rilevano solo i segnali che non sono correlati al virus infettivo come determinato dall’isolamento in coltura cellulare… (Critica dello studio Drosten )

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ammette tacitamente un anno dopo che TUTTI i test PCR condotti a una soglia di amplificazione di 35 cicli (Ct) o superiore sono INVALIDI. Ma questo è ciò che hanno raccomandato nel gennaio 2020, in consultazione con il team di virologia dell’ospedale Charité di Berlino.

Se il test viene condotto a una soglia di 35 Ct o superiore (raccomandata dall’OMS), i segmenti genetici del virus SARS-CoV-2 non possono essere rilevati, il che significa che TUTTI i cosiddetti “casi positivi” confermati tabulati in il corso degli ultimi 18 mesi non sono validi.

Secondo Pieter Borger, Bobby Rajesh Malhotra, Michael Yeadon e altri, il Ct > 35 è stato la norma “nella maggior parte dei laboratori in Europa e negli Stati Uniti”.

Il Mea Culpa . dell’OMS

Di seguito è riportata la “Retrazione” accuratamente formulata dall’OMS. Il testo completo con link al documento originale è in allegato:

Guida dell’OMS I test diagnostici per SARS-CoV-2 affermano che è necessaria un’attenta interpretazione dei risultati deboli positivi ( 1 ). La soglia del ciclo (Ct) necessaria per rilevare il virus è inversamente proporzionale alla carica virale del paziente. Laddove i risultati del test non corrispondano alla presentazione clinica,  è necessario prelevare un nuovo campione e ritentarlo utilizzando la stessa tecnologia NAT o una diversa. (enfasi aggiunta)

L’OMS ricorda agli utenti di IVD che la prevalenza della malattia altera il valore predittivo dei risultati dei test; al diminuire della prevalenza della malattia, aumenta il rischio di falsi positivi ( 2 ). Ciò significa che la probabilità che una persona che ha un risultato positivo (rilevato SARS-CoV-2) sia veramente infettata da SARS-CoV-2 diminuisce al diminuire della prevalenza, indipendentemente dalla specificità dichiarata.

“Positivi non validi” è il concetto alla base 

Questo non è un problema di   “Positivi Deboli” e “Rischio di Aumenti Falsi Positivi”. La posta in gioco è una “Metodologia imperfetta” che porta a stime non valide.

Ciò che conferma questa ammissione dell’OMS è che  la stima di covid positivo da un test PCR  (con una soglia di amplificazione di 35 cicli o superiore) non è valida . In tal caso, l’OMS raccomanda di ripetere il test:   “un nuovo campione dovrebbe essere prelevato e ritestato…”.

L’OMS chiede “Retesting” , che equivale a “Abbiamo sbagliato”.

Tale raccomandazione è pro-forma. Non succederà. Milioni di persone in tutto il mondo sono già state testate, a partire dall’inizio di febbraio 2020. Tuttavia, dobbiamo concludere che, a meno che non vengano riesaminate, quelle stime (secondo l’OMS) non sono valide.  

 


Devo menzionare che ci sono molti altri difetti relativi al test PCR che non sono affrontati in questo articolo. (Vedi l’ e-book di Michel Chossudovsky :   The 2020 Worldwide Corona Crisis: Destroying Civil Society, Engineered Economic Depression, Global Coup d’État e il “Great Reset”(Capitolo III)


Fin dall’inizio, il test PCR è stato applicato di routine a una soglia di amplificazione Ct di 35 o superiore, seguendo le raccomandazioni del gennaio 2020 dell’OMS. Ciò significa che la metodologia PCR applicata in tutto il mondo ha portato nel corso degli ultimi 12-14 mesi alla compilazione di statistiche Covid difettose e fuorvianti.

E queste sono le statistiche che servono per misurare la progressione della cosiddetta “pandemia”. Al di sopra di un ciclo di amplificazione di 35 o superiore, il test non rileverà frammenti del virus Pertanto,  i “numeri covid” ufficiali sono privi di significato.

Ne consegue che non esistono basi scientifiche per confermare l’esistenza di una pandemia.

Il che a sua volta significa che le misure di blocco/economiche che hanno portato al panico sociale, alla povertà di massa e alla disoccupazione (presumibilmente per ridurre la diffusione del virus) non hanno alcuna giustificazione.

Secondo parere scientifico:

“se una persona risulta positiva alla PCR quando viene utilizzata una soglia di 35 cicli o superiore (come avviene nella maggior parte dei laboratori in Europa e negli Stati Uniti), la probabilità che detta persona sia effettivamente infetta è inferiore al 3% , la probabilità che detto risultato è un falso positivo è del 97%   (Pieter Borger, Bobby Rajesh Malhotra, Michael Yeadon, Clare Craig, Kevin McKernan, et al, Critique of Drosten Study )

Come sopra evidenziato, “la probabilità che detto risultato sia un falso positivo è del 97%”: ne consegue che l’utilizzo del rilevamento >35 cicli contribuirà in modo indelebile ad “alzare” il numero dei “falsi positivi”.

Al momento in cui scriviamo (metà marzo 2021), nonostante la ritrattazione dell’OMS, il test PCT viene ampiamente utilizzato per aumentare i numeri al fine di sostenere la campagna della paura, giustificando le politiche di blocco in corso e l’attuazione del Vaccino contro il covid.

Ironia della sorte, i numeri imperfetti basati su “positivi non validi” vengono a loro volta manipolati per garantire una tendenza al rialzo dei positivi al Covid.

Inoltre, questi test PCR non sono regolarmente accompagnati da una diagnosi medica dei pazienti che vengono testati.

E ora, le autorità sanitarie nazionali hanno emesso (falsi) avvertimenti di una “terza ondata” come parte della loro campagna di propaganda a sostegno del vaccino Covid-19.

L’OMS conferma che la procedura di test Covid PCR applicata non è valida. Non esiste assolutamente alcuna base scientifica per l’attuazione del vaccino contro il Covid.

Sia l’OMS che la valutazione scientifica di Pieter Borger , et al (citato sopra) confermano inequivocabilmente che i test adottati dai governi per giustificare il lockdown e la destabilizzazione delle economie nazionali sono INVALIDI.

Dati non validi e gioco dei numeri

Dovrebbe essere chiaro che queste “stime non valide” sono i “numeri” citati incessantemente 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dai media nel corso della “Prima Ondata” e della “Seconda Ondata” , che sono stati utilizzati per alimentare la campagna della paura e “giustificare ”  TUTTE le politiche messe in campo dai governi:

  • confinamento,
  • chiusura dell’attività economica,
  • povertà e disoccupazione di massa,
  • fallimenti
  • riduzione dei contatti,
  • Maschera viso,
  • coprifuoco,
  • il vaccino.
  • il passaporto sanitario

Dati non validi. Pensaci due volte prima di farti vaccinare

E ora siamo entrati in una cosiddetta “Terza Onda”. (ma dove sono i dati??)

Si tratta di un complesso “Pack of Lies”.

È un crimine contro l’umanità. 

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VIDEO

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Per favore, inoltra

Il video è prodotto da Ariel Rodriguez, Global Research

Lettura di follow-up 

Per un’analisi approfondita della crisi della Corona Crisis, vedere l’E-Book (Ten Chapters) di Michel Chossudovsky intitolato:

La crisi mondiale della corona del 2020-21: distruzione della società civile, depressione economica ingegnerizzata, colpo di stato globale e il “grande reset”

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Circa l’autore

Michel Chossudovsky  è un autore pluripremiato, professore di economia (emerito) all’Università di Ottawa, fondatore e direttore del Center for Research on Globalization (CRG), Montreal, editore di Global Research.

Ha svolto ricerche sul campo in America Latina, Asia, Medio Oriente, Africa subsahariana e nel Pacifico e ha scritto molto sulle economie dei paesi in via di sviluppo con particolare attenzione alla povertà e alla disuguaglianza sociale. Ha inoltre svolto attività di ricerca in Economia Sanitaria (UN Economic Commission for Latin America and the Caribbean (ECLAC), UNFPA, CIDA, WHO, Government of Venezuela, John Hopkins International Journal of Health Services  ( 1979 , 1983 )

È autore di undici libri tra cui The Globalization of Poverty e The New World Order  (2003),  America’s “War on Terrorism”  (2005),   The Globalization of War, America’s Long War against Humanity (2015).

È collaboratore dell’Enciclopedia Britannica. I suoi scritti sono stati pubblicati in più di venti lingue. Nel 2014 è stato insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica di Serbia per i suoi scritti sulla guerra di aggressione della NATO contro la Jugoslavia. Può essere contattato a crgeeditor@yahoo.com

Vedi Michel Chossudovsky, Nota biografica

Articoli di Michel Chossudovsky sulla ricerca globale

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Post scriptum

Dalla sua uscita il 21 marzo 2021, inaspettatamente decine di migliaia di persone hanno letto questo articolo.

Il mio intento era essenzialmente confutare e rivelare la grande menzogna (concentrandosi su concetti scientifici e statistici) senza affrontare direttamente le implicazioni più ampie del blocco e della chiusura dell’attività economica.

Questo progetto diabolico che emana dalle alte sfere dell’establishment finanziario (incluso il World Economic Forum) sta distruggendo la vita delle persone in tutto il mondo. Sta creando disoccupazione di massa, provocando carestie nei paesi in via di sviluppo.

Con alcune eccezioni, inclusa la Tanzania, la maggior parte dei 193 stati membri delle Nazioni Unite ha approvato il “consenso corona” del WEF.

La Verità è un’arma pacifica ma potente.

Ora è il momento di confrontarsi con quei governi e chiedere l’abrogazione delle politiche di blocco che stanno provocando povertà e disperazione in tutto il mondo.

La GRANDE BUGIA dell’OMS è confutata dall’OMS.

La presunta pandemia è una truffa. Questo è qualcosa che non può essere negato o confutato.

E questo era l’oggetto di questo articolo.

È una truffa complessa basata su “un pacchetto di bugie” con conseguenze devastanti.

Nel corso degli ultimi 14 mesi a partire dai primi di gennaio 2020, ho analizzato quasi quotidianamente la cronologia e l’evoluzione della crisi Covid. Fin dall’inizio, nel gennaio 2020, le persone sono state indotte a credere e ad accettare l’esistenza di un’epidemia pericolosa e in rapida progressione.

Siamo al crocevia di una delle crisi più gravi della storia mondiale. Stiamo vivendo la storia, ma la nostra comprensione della sequenza degli eventi dal gennaio 2020 è stata offuscata.

In tutto il mondo, le persone sono state fuorviate sia dai loro governi che dai media sulle cause e sulle conseguenze devastanti della “pandemia” di Covid-19.

La verità non detta è che il nuovo coronavirus fornisce un pretesto e una giustificazione a potenti interessi finanziari e politici corrotti per far precipitare il mondo intero in una spirale di disoccupazione di massa, bancarotta, povertà estrema e disperazione.

Più di 7 miliardi di persone in tutto il mondo sono direttamente o indirettamente colpite dalla crisi della corona.

Invito i lettori di Global Research a visualizzare il video qui sotto (che fornisce una panoramica) ea consultare il mio e-book (composto da 10 capitoli) che affronta in dettaglio le complessità di questa crisi.

La crisi mondiale della corona del 2020: distruzione della società civile, depressione economica ingegnerizzata, colpo di stato globale e il “grande reset”

Si prega inoltre di inoltrare questo articolo. Il tuo supporto è prezioso.

video 

fare clic nell’angolo in basso a destra per accedere allo schermo intero.

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Michel Chossudovsky, Nota biografica

Articoli di Michel Chossudovsky sulla ricerca globale


Testo integrale della direttiva dell’OMS del 20 gennaio 2021

 

allegato

Tecnologie di test dell’acido nucleico (NAT) che utilizzano la reazione a catena della polimerasi (PCR) per il rilevamento di SARS-CoV-2

Tipo di prodotto: Tecnologie di test dell’acido nucleico (NAT) che utilizzano la reazione a catena della polimerasi (PCR) per il rilevamento di SARS-CoV-2

Data: 13 gennaio 2021                                                                      

Identificatore dell’OMS: 2020/5, versione 2

Destinatari: professionisti di laboratorio e utenti di IVD.

Scopo del presente avviso: chiarire le informazioni fornite in precedenza dall’OMS. Il presente avviso sostituisce l’avviso informativo dell’OMS per gli utenti di dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVD) 2020/05 versione 1, emesso il 14 dicembre 2020.

Descrizione del problema: l’ OMS richiede agli utenti di seguire le istruzioni per l’uso (IFU) durante l’interpretazione dei risultati per i campioni testati utilizzando la metodologia PCR.

Gli utenti di IVD devono leggere e seguire attentamente le IFU per determinare se la regolazione manuale della soglia di positività della PCR è raccomandata dal produttore.

Guida dell’OMS I test diagnostici per SARS-CoV-2 affermano che è necessaria un’attenta interpretazione dei risultati deboli positivi ( 1 ). La soglia del ciclo (Ct) necessaria per rilevare il virus è inversamente proporzionale alla carica virale del paziente. Laddove i risultati del test non corrispondano alla presentazione clinica, è necessario prelevare un nuovo campione e ritentarlo utilizzando la stessa tecnologia NAT o una diversa.

L’OMS ricorda agli utenti di IVD che la prevalenza della malattia altera il valore predittivo dei risultati dei test; al diminuire della prevalenza della malattia, aumenta il rischio di falsi positivi ( 2 ). Ciò significa che la probabilità che una persona che ha un risultato positivo (rilevato SARS-CoV-2) sia veramente infettata da SARS-CoV-2 diminuisce al diminuire della prevalenza, indipendentemente dalla specificità dichiarata.

La maggior parte dei test PCR sono indicati come ausilio per la diagnosi, pertanto, gli operatori sanitari devono considerare qualsiasi risultato in combinazione con la tempistica del campionamento, il tipo di campione, le specifiche del test, le osservazioni cliniche, l’anamnesi del paziente, lo stato confermato di eventuali contatti e le informazioni epidemiologiche.

Azioni da intraprendere da parte degli utenti IVD:

  1. Si prega di leggere attentamente le IFU nella sua interezza.
  2. Contatta il tuo rappresentante locale se c’è qualche aspetto delle IFU che non ti è chiaro.
  3. Controllare le IFU per ogni spedizione in arrivo per rilevare eventuali modifiche alle IFU.
  4. Fornire il valore Ct nel report all’operatore sanitario richiedente.

Appunti

1. Test diagnostici per SARS-CoV-2. Ginevra: Organizzazione Mondiale della Sanità; 2020, numero di riferimento dell’OMS WHO/2019-nCoV/laboratory/2020.6.

2. Altman DG, Bland JM. Test diagnostici 2: Valori predittivi. BMJ. 9 luglio 1994;309(6947):102. doi: 10.1136/bmj.309.6947.102.

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Nota per i lettori: fare clic sui pulsanti di condivisione sopra o sotto. Inoltra questo articolo alle tue liste di posta elettronica. Crosspost sul tuo blog, forum su Internet. eccetera.

FONTE: https://www.globalresearch.ca/nucleic-acid-testing-technologies-use-polymerase-chain-reaction-pcr-detection-sars-cov-2/5739959

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

AMA IL TUO SOGNO SE PUR TI TORMENTA

Elisabetta Vinci – 11 novembre 2021

Siamo nel 2021. Da due anni ciascuno di noi e il mondo intero siamo in piena emergenza sanitaria. Una pandemia che mai avremmo potuto pensare di vivere e che nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare: il Covid-19. Più facile, forse, ipotizzare un conflitto con bombe e carri armati, mitra e soldati dappertutto.
Questa situazione appare come una guerra assai più drammatica, perché non solo colpisce la nostra salute, ma incide negativamente su una società che ormai sembra malata sul piano esistenziale e psicologico. Un tratto drammatico è quello di non riconoscere nemmeno i nostri volti perché coperti da una mascherina.
Gli amici? Li abbiamo visti a stento, quasi esclusivamente tramite quei social network che, anziché avvicinare, hanno allontanato e distanziato anche con la dilagante aggressività dei famosi “Leoni da tastiera”.
Nonostante la società negli ultimi cinquanta anni sia cambiata, e ancora è in una profonda fase di trasformazione, credo fortemente nei valori come Famiglia, Amore, Amicizia. Sono valori in gran parte perduti che pochi conoscono, ma tutti ne parlano.
Credo nei Diritti, nel diritto di pensare, nel diritto di scrivere. Tutti nel corso della storia hanno avuto la possibilità e il diritto di scrivere.
Eppure, qualcuno oggi, nonostante la fine dei regimi fascisti e comunisti, con la caduta del muro di Berlino ricordata ogni 9 novembre, preferirebbe tagliarci le mani pur di non far pubblicare il nostro pensiero. La libertà di espressione è un diritto sia per chi scrive per hobby, sia per coloro che ne fanno una professione. In quest’ultimo caso, si tratta di limitare il lavoro intellettuale.
Se ci pensate, anche manifestare o scioperare è un Diritto, tranne che per i Triestini contrari al green pass e, attenzione, non contro i NO VAX ma contro il green pass. Ci sono persone vaccinate che stanno manifestando. Questi sono solo alcuni di quei diritti quasi perduti.
Credo nella meritocrazia. Attenzione alla parola MERITOCRAZIA. È un termine composto da una parte latina e da una greca. Quella latina è MERITUS e una di radice greca è KRATOS. Significa quindi potere al merito e indica una distribuzione del potere stesso con criteri acquisitivi come il talento o lo sforzo e non con criteri Ascrittivi e cioè di ereditarietà.
Ma, a prescindere dalla terminologia stessa, anche se profondamente interessante, come tutti i linguaggi “tecnici” utili per la la migliore comprensione della nostra lingua italiana, si tratta di una parola antica che molti utilizzano, con il paradosso che nessun la può mettere in pratica, in quanto inapplicabile, almeno in Italia.
Chi di noi non crede nella GIUSTIZIA? Prendiamo, il caso di quel povero anziano di 86 anni, che esce, si reca dal suo medico di fiducia, e quando torna trova la sua casa occupata abusivamente da una “gentile” Zingara. Una casa che ha comprato con i sacrifici, dove ha ricordi di una vita. Tutti noi quando leggiamo una notizia simile ci indigniamo di tale abuso. Quando leggiamo che Ennio, questo il nome del povero anziano derubato della propria privacy, riesce finalmente a rientrare nel suo appartamento crediamo che giustizia sia stata fatta, e invece no! Perché il neo eletto sindaco di Roma Gualtieri, a quella stessa zingara, sta cercando un appartamento. Ma per chi occupa abusivamente un appartamento più che una casa, non andrebbe assegnata una cella?
In questo caso la giustizia è un’utopia.
Il CAMBIAMENTO è possibile se esiste la volontà di farlo. Tutto resta immutabile se non si vuole veramente mutare gli equilibrio ingessati e quando nessuno vuole realmente un cambio di passo.
Probabilmente, sono nata in un’epoca sbagliata, in un paese sbagliato, ma ho la presunzione, di ritenere che la mia visione sia giusta. Ho avuto, ed ho ancora la convinzione e il desiderio di cambiare in meglio il bel Paese in cui sono nata.
Quella fanciulla, che è ancora in me, mi fa credere nelle favole, e mi fa sperare che sia possibile citando il grande pensatore Gabriele D’Annunzio: “Amo quel sogno seppur mi tormenta!”

 

 

Elisabetta Vinci, Opinionista.

Nata a Roma nell’agosto 1984, libera professionista con l’obiettivo di diventare imprenditrice. Amante degli animali, del mare, delle passeggiate al centro di Roma, ama la buona cucina, il buon vino, soprattutto se il tutto è accompagnato dalle amicizie, quelle vere, e ama scrivere.

Addio alle spiagge italiane: hanno vinto le multinazionali

Il Consiglio di Stato proroga le concessioni balneari solo fino a dicembre 2023

Le spiagge italiane saranno molto presto date in pasto ai grandi gruppi multinazionali. L’Unione Europea ce lo chiede da anni. E in data 5 novembre us. aveva dato l’ordine:

E’ importante che l’Italia agisca rapidamente in modo che la legislazione e le pratiche sulle concessioni balneari siano conformi alla legislazione europea e la giurisprudenza della Corte di giustizia (1).

L’Italia dell’ex banchiere centrale Mario Draghi esegue, ma senza metterci la faccia. Così come la Lega di governo: per il momento si salva (in attesa di prendere il 3% alle prossime elezioni), ma non il settore balneare.

Ci ha pensato il Consiglio di Stato (sotto la presidenza di Filippo Patroni Griffi, ex ministro del governo Monti), a togliere le castagne dal fuoco a governo e parlamento, lo ha fatto nell’adunanza plenaria di ieri (9 novembre u.s.) che ha sancito l’apertura al mercato del settore delle concessioni balneari:

continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023, fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’U.E. (2).

Il Potere giudiziario arriva addirittura a neutralizzare il potere legislativo, disinnescando di fatto il Parlamento e la sua funzione di indirizzo politico, celebrando così la vittoria della legge sovranazionale europea.

Poi aziona la bomba economica, in quanto la drastica decisione della magistratura rischia di mandare sul lastrico un intero comparto del nostro Paese:

Non condividiamo le motivazioni giuridiche di questa sentenza. Quanto deciso dal Consiglio di Stato mette a repentaglio le oltre 30 mila famiglie che lavorano nel settore turistico balneare, decretando il blocco degli investimenti con gravi ripercussioni anche a livello occupazionale. In questo modo, infatti, si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori.

Reagisce così Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia (3).

Il nostro pensiero va alle decine di migliaia di famiglie coinvolte, indotto incluso.

Questa è l’Italia di Draghi, tutta la società è sotto attacco: non solo l’economia, non solo il patrimonio, non solo il lavoro ma anche la tua nuda vita.

E’ il Grande Reset imposto dalle multinazionali. E se il loro esecutore materiale riuscirà a salire al Quirinale, sarà solo l’inizio.

NOTE

(1) = https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nRC_05.11.2021_18.43_62610626?refresh_ce=1 

(2) = https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/-/l-adunanza-plenaria-pronuncia-sulla-proroga-automatica-delle-concessioni-demaniali 

(3) = https://qds.it/concessioni-federbalneari-a-rischio-un-milione-lavoratori/?refresh_ce 

10.11.2021

FONTE: https://comedonchisciotte.org/addio-alle-spiagge-italiane-hanno-vinto-le-multinazionali/

ALTRE DUE SETTIMANE E SI PRENDEVA TUTTO IL PALAZZO!

LA DONNA ROM CHE AVEVA OCCUPATO LA CASA DEL PENSIONATO A ROMA VOLEVA AVERE ANCHE LE CHIAVI DEL PORTONE!

– DOPO 23 GIORNI L’APPARTAMENTO E’ STATA SGOMBERATO E L’ANZIANO HA SFIORATO IL MALORE APPENA HA RIMESSO PIEDE IN CASA. IL SALOTTO SOTTOSOPRA, I QUADRI STACCATI, I CASSETTI SVUOTATI: “PIANGO PER I MIEI RICORDI” – GRAMELLINI: “COSA CI VUOLE A SCRIVERE UNA LEGGE COMPOSTA DA UN SOLO ARTICOLO: IL LEGITTIMO OCCUPANTE CHE…” – IL VIDEO-COMMENTO DI SALVINI

“Vi siete pentite di quello che avete fatto?” e la rom: “No, e lo faremo di nuovo”.
Robe da matti! Ma l’abusiva ha capito che in Italia le case non si occupano?!?


P.S. Amici, vedere Ennio rientrare nella sua casa mi riempie il cuore, posso solo immaginare lo choc che ha subito vedendosi impadronito, violato e deturpato il luogo della propria vita. Spero possa superare questo momento difficile con l’aiuto dei suoi cari.

MASSIMO GRAMELLINI per il Corriere della Sera

Ennio Di LallaENNIO DI LALLA

Una mattina di metà ottobre il signor Ennio Di Lalla – ottantasei anni, cardiopatico – uscì dall’appartamento del quartiere romano di Don Bosco in cui viveva da solo e si ricoverò in ospedale per delle visite mediche. Al ritorno, qualche giorno dopo, trovò la serratura cambiata e un altro nome sul campanello.

Ad aprirgli venne una donna sui trent’ anni e lo informò che quella adesso era casa sua. Ennio chiamò i carabinieri, ma non essendoci un furto in corso (la famosa flagranza), l’occupante abusiva poté solo essere denunciata a piede libero. Il proprietario fu costretto ad andarsene senza neanche potersi portare via le sue cose.

Per fortuna aveva un fratello in grado di ospitarlo, altrimenti sarebbe dovuto andare in albergo. O sotto un ponte. Ventitré giorni dopo, un giudice ha finalmente firmato l’ordine di sfratto e ieri mattina Ennio è tornato a casa, trovandola, dice, «come se fosse stata bombardata». L’abusiva è uscita mostrando il dito medio ai passanti e gridando che non è pentita per nulla, anzi, che lo rifarà altrove. Una persona così decisa meriterebbe di avere di fronte uno Stato altrettanto reattivo. Separando con chiarezza i casi alla Ennio da quelli in cui c’è un immobile abbandonato, cosa ci vuole a scrivere una legge composta da un unico articolo? «Il legittimo occupante – proprietario o inquilino – che si trova la casa invasa da altri ha diritto di ottenerne la disponibilità immediata». Dai, non è difficile. È di destra? È di sinistra? Non lo so, ma è giusto.

CASA DI ENNIO DI LALLACASA DI ENNIO DI LALLA

Adelaide Petrucci per il Messaggero

Dopo aver cambiato la serratura e occupato la casa avrebbero voluto anche la chiave del portone. L’avevano chiesta ai vicini. E invece è arrivato lo sgombero. Epilogo positivo per il caso di Ennio Di Lalla, l’ottantaseienne del quartiere Don Bosco che per tre settimane si è ritrovato sfrattato dalla sua abitazione da una occupante abusiva spalleggiata da due uomini poi usciti di scena. Un appartamento di cui Di Lalla aveva l’usufrutto, perché aveva venduto la nuda proprietà.

Ieri mattina, su ordine di piazzale Clodio, i carabinieri di Cinecittà hanno posto sotto sequestro e poi liberato l’appartamento, tra gli applausi dei passanti e la stampa assiepata da giorni. Un momento atteso dai romani, increduli e indignati per l’occupazione di una casa di proprietà, per di più di un pensionato, cardiopatico e solo.

Appartamento di Ennio Di LallaAPPARTAMENTO DI ENNIO DI LALLA

L’anziano, commosso, ha sfiorato un malore appena ha rimesso piede nell’appartamento; il salotto completamente sottosopra, i quadri staccati, i cassetti svuotati. Per accertare se sia stato saccheggiato, però, dovrà stilare un inventario di quanto aveva e quanto sarà ritrovato.

L’occupante, Nadia S. una donna di 28 anni, di origine slava e nata in Italia, proveniente al campo rom di via Gordiani, sotto stretta vigilanza dei carabinieri, ha dovuto fare i fagotti e andare via. Ha portato con se una stufetta, il televisore e pure un giaciglio che aveva portato nella casa. «Mi avevano detto che era disabitata», si è giustificata, incassando, per ora, una doppia denuncia all’autorità giudiziaria per il danneggiamento della porta e per l’invasione dell’appartamento.

IL CASO DI ENNIO DI LALLA NELLA PRIMA PAGINA DEL QUOTIDIANO NAZIONALEIL CASO DI ENNIO DI LALLA NELLA PRIMA PAGINA DEL QUOTIDIANO NAZIONALE

«Piango per i miei ricordi», si è sfogato l’anziano, supportato dall’avvocato Alessandro Olivieri, «Ho vissuto una situazione surreale. Spero di ritrovare tutti i miei quadri, la collezione di accendini, i libri, le foto. Vivo qua dagli anni 50. Mi è stata fatta una mascalzonata. La casa irriconoscibile…».

UN PAIO DI GIORNI L’appartamento, per ora, però resta sotto sequestro. I sigilli alla porta d’ingresso, sbarrano ancora il rientro del proprietario che probabilmente potrà tornare solo entro un paio di giorni. Intanto l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato ha chiesto alla Asl di attivare un servizio di supporto per l’anziano.

la casa di ennio di lallaLA CASA DI ENNIO DI LALLA

«La vicenda ha dell’incredibile», ha fatto sapere l’assessore D’Amato, «Ho chiesto al direttore generale della Asl Roma 2 di attivarsi per garantire un’attività di supporto psicologico ed eventualmente anche assistenziale».

 

campo romCAMPO ROMennio di lallaENNIO DI LALLAennio di lalla.ENNIO DI LALLA.

FONTE: https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/altre-due-settimane-si-prendeva-tutto-palazzo-donna-rom-che-aveva-288609.htm

 

 

Gli italiani si estinguono, ma non importa a nessuno

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Operativo l’aereo da guerra elettronica cinese Shenyang J-16D

Maurizio Sparacino – 27 ottobre 2021

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Il nuovo J-16D, la variante da guerra elettronica (EW) del caccia J-16 dell’Aeronautica Militare cinese (PLAAF), ha fatto il suo debutto ufficiale all’Airshow China che si è tenuto dallo scorso 28 settembre al 3 ottobre a Zhuhai; questo significa che l’aereo è in servizio operativo e fornisce a Pechino la reale possibilità di effettuare missioni dedicate alla guerra elettronica e alla soppressione delle difese aeree (SEAD).

Lo Shenyang J-16D deriva – secondo le fonti locali – dal caccia d’attacco pesante multiruolo bireattore e biposto J-16 sviluppato dallo Shenyang J-11 (a sua volta derivato del Sukhoi Su-27 realizzato su licenza da Pechino negli anni ’90), anche se è più correttamente ipotizzabile che possa trattarsi invece di una copia non autorizzata del russo biposto multiruolo Su-30MKK acquistato da Pechino in due tranche da 38 esemplari nel 1996 e nel 2001.

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Il Su-30MKK risulta essere infatti un omologo dell’F-15E Strike Eagle con spiccate caratteristiche aria-terra pur mantenendo doti di agilità, potenza e autonomia in grado di assicurare la superiorità aerea: questa specifica variante fu poi adottata da altri paesi come Indonesia, Uganda, Venezuela e Vietnam.

Pur tuttavia il “Flanker” J-16 risulta essere secondo gli analisti militari migliore del Su-30MKK russo da cui deriva grazie alla nuova avionica notevolmente più prestante con un radar Active Electronically Scanned Array (AESA), l’uso di materiali compositi e di moderni sistemi di allarme missilistico e Radar Warning Receiver (RWR).

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Sebbene la Cina abbia avuto infatti notevoli problemi nello sviluppo di motori per aerei da combattimento affidabili ad alte prestazioni, nel campo dell’elettronica avanzata Pechino vanta certamente più successi.

La variante J-16D (la “D” nella designazione deriva dalla parola cinese “elettronico”) ha effettuato il suo primo volo il 18 dicembre 2015 ed una delle caratteristiche più distintive rispetto al J-16: oltre ad un uso ancora più intensivo dei materiali compositi, sono i quattro grandi pod jammer da guerra elettronica (uno sotto ogni ala e due situati sui punti d’aggancio sotto i due motori Shenyang WS-10A), che saranno certamente impiegati per identificare e bloccare apparecchiature elettroniche ostili, inclusi radar e sistemi di comunicazione in diverse bande di frequenza.

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Evidenti differenze risiedono inoltre in un muso leggermente più corto, nella mancanza del sensore IRST (InfraRed Search and Track) a goccia posto davanti l’abitacolo, nell’abbandono del cannone sul lato destro della fusoliera in corrispondenza della radice alare e ancora nell’assenza di punti d’arma sulle estremità alari già occupati da due pod provvisti di quattro piccole antenne ciascuno (probabilmente ECM simili agli omologhi russi Sorbytsia).

Si ritiene dunque che il J-16D possa costituire al momento l’unico moderno omologo dello statunitense Boeing EA-18G Growler nel ruolo di guerra elettronica, specialmente se consideriamo il fatto che il russo Su-24MP è stato realizzato in appena otto esemplari, quasi tutti rimasti inattivi in Ucraina, mentre il Tornado ECR aggiornato da Leonardo tra il 2013 e il 2018 dovrebbe restare in servizio fino al 2025.

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Il J-16D esibito alla mostra statica dell’Air Show di Zhuhai, era dotato inoltre di due missili montati in tandem sulla sua linea ventrale centrale che sembravano essere aria-aria locali PL-15 a lungo raggio, anche se considerando ancora la disponibilità complessiva di altri quattro punti di attacco (su dodici totali) è più prevedibile considerare la possibilità di trasportare specifici missili antiradar più adatti alla missione SEAD a cui sarà chiamato ad operare il J-16D.

Con ogni probabilità i missili Y-91 derivato cinese del missile antiradar russo Kh-31P (Codice NATO AS-17 ‘Krypton’). In servizio operativo il J-16D dovrebbe fornire alla forza aerea di Pechino una capacità non indifferente contro i sistemi di difesa aerea nemici e il South China Morning Post ha reso noto che il velivolo è stato già schierato in una base aerea nei pressi dello Stretto di Taiwan.

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Anche la Marina Cinese non sembra essere rimasta a guardare se consideriamo che una piattaforma simile derivata dal caccia imbarcato J-15 (clone cinese del Sukhoi Su-33) e ribattezzata J-15D in versione biposto, dovrebbe entrare in servizio a bordo delle portaerei cinesi.

Foto: Kanwa Defence Review, PLA e CGTN

FONTE: https://www.analisidifesa.it/2021/10/operativo-laereo-da-guerra-elettronica-cinese-shenyang-j-16d/

 

 

 

CULTURA

Austin non si piega alla cancel culture: nasce la prima università contro il pensiero unico

Ad Austin nasce un’università contro il pensiero unico politicamente corretto. Strapperebbe quasi un sorriso amaro se non fosse tragico, perché la buona notizia, di per sé evidenzia anche la gravità della situazione alla quale siamo giunti.

Austin, università della libertà: parla il fondatore

Il Giornale riporta alcuni stralci delle dichiarazioni di Pano Kanelos, ex rettore del St. John College di Annapolis e fondadore della University of Austin: “Ho lasciato il mio incarico di presidente del St. John’s College di Annapolis per costruire un’università ad Austin dedicata alla ricerca, senza paura della verità”. Kanelos aveva annunciato la fondazione sul blog dell’ex giornalista del New York Times Bari Weiss. L’istituto si oppone al pensiero unico e alla “woke supremacy”, ormai strabordante nei campus americani. Secondo Kanos “quasi un quarto degli accademici americani nelle scienze sociali o umanistiche approva l’espulsione di un collega che ha un’opinione ‘sbagliata’ su questioni scottanti come l’immigrazione o le differenze di genere. Oltre un terzo degli accademici conservatori e degli studenti di dottorato afferma di essere stato minacciato di azioni disciplinari per le loro opinioni. Quattro su cinque dottorandi americani sono disposti a discriminare gli studiosi di destra, secondo un rapporto del Center for the Study of Partisanship and Ideology”. Reato di opinione, sebbene declinato in maniera diversa e punito secondo regole più subdole.

Università, terra di repressione del pensiero

Accademici in catene, studenti non certo in una migliore condizione. Al Campus Expression Survey 2020 delle Heterodox Academy, oltre il 60% degli studenti ha affermato quanto l’ambiente sia ostile a un pensiero libero, e quanto esso abbia “impedito agli studenti di dire cose in cui credono”.Docenti e studenti che si oppongono al politicamente corretto vengono emarginati o in certi casi direttamente censurati. Ad esempio Peter Boghossian, docente di filosofia alla Portland State University, dopo aver dichiarato che “la sinistra regressiva ha preso il sopravvento sul mondo accademico” è stato costretto a dimettersi due mesi fa. Dorian Abbot, scienziato dell’Università di Chicago, non ha potuto tenere una sua conferenza sul clima. Dimissioni anche per Kathleen Stock, professoressa lesbica dell’Università del Sussex, perché le associazioni transgender l’hanno presa di mira dopo alcune affermazioni sul genere.

Kanelos aggiunge qualche altra considerazione: “Pensavamo che una simile censura fosse possibile solo sotto regimi oppressivi in ​​terre lontane. Ma si scopre che la paura può diventare endemica in una società libera”. Insomma, le università statunitensi non sono più libere, almeno in larghissima maggioranza: “La realtà è che molte università non sono più incentivate a creare un ambiente in cui il dissenso intellettuale sia protetto”. E poi, se esse “inibiscono la parola e ostracizzano coloro che hanno punti di vista impopolari, se portano gli studiosi a evitare interi argomenti per paura, se danno la priorità al conforto emotivo rispetto alla ricerca spesso scomoda della verità, a chi sarà lasciato modellare il discorso necessario per sostenere la libertà in una società che si autogoverna?”. L’Università di Austin nasce dunque come reazione: il progetto, secondo Kanelos, sarà osteggiato in ogni modo. Ma è incontestabile costituisca per lo meno una speranza in un contesto, quello del totalitarismo liberal, sempre più oppressivo.

Stelio Fergola

FONTE: https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/austin-non-si-piega-alla-cancel-culture-nasce-la-prima-universita-contro-il-pensiero-unico-214065/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Fabian Society e pandemia: come arrivare alla dittatura

Primo nemico, invariabilmente: il popolo (o forse l’essere umano, in quanto tale?). Pericolosamente anarchico, anche gioioso. In una parola: ingovernabile. Come rimediare? Ingannandolo, sostanzialmente. Nella fattispecie, ispirandosi all’arte militare di Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore: saper attendere il momento propizio, per poi colpire. Come la tartaruga totemica della congrega di cui tratta Davide Rossi, nel suo saggio. Il trucco: saper aspettare, anche cent’anni. E’ il marchio di fabbrica della Fabian Society, elusiva struttura la cui ideologia (e non solo quella) sembra ispirare tanta parte delle infamie oggi inflitte all’umanità occidentale, nella cosiddetta Era Pandemica. I fabiani, eredi dei proto-socialisti all’occorrenza anche “eugenetici”, li si riconosce dall’atteggiamento politico sfuggente, per non dire subdolo: proprio come il “lupo travestito da agnello” che è l’icona storica di quell’illustre, ambivalente sodalizio nato da un certo “socialismo liberale” ottocentesco, in salsa laburista.

Un’istituzione politico-culturale sorta con l’intento dichiarato di realizzare uno statalismo “zootecnico” dall’aria soft, senza cioè gli spargimenti di sangue del leninismo e dello stalinismo. Nel libro “La Fabian Society e la pandemia” (ovvero, “come si arriva alla dittatura”, Davide Rossiedito da Arianna), l’autore va in cerca del possibile filo rosso che sembra collegare l’esoterista Annie Besant al nostro Massimo D’Alema, passando per George Bernard Shaw e lo stesso Orwell, il grande Bertrand Russell, autori come Aldous Huxley e figure recenti come quelle di Tony Blair e Gordon Brown, allievi della “terza via” – tra capitalismo e socialismo – enunciata dal sociologo fabiano Anthony Giddens. La premessa: esiste un’élite, “di sinistra”, fermamente convinta che il popolo, semplicemente, non sia in grado di governarsi da solo, cioè in modo democratico. Ergo: serve la guida illuminata di un potere paternalistico e onniveggente, che ne limiti fatalmente la libertà.

Per questa strada, è ovvio, si può arrivare lontanissimo: fino all’attuale regime di Pechino, non a caso adottato nel 2020 come modello – dall’Italia di Conte (e di Bergoglio) – per fronteggiare la terribile, inattesa pandemia. Davvero così tremenda? E soprattutto: davvero imprevedibile? Fate voi, dice Rossi, intervistato da Fabio Frabetti di “Border Niights”: ve lo ricordate, lo strano “suicidio politico” di Salvini nell’agosto del 2019? Davvero pensate che sarebbe stato possibile imporre lockdown e coprifuoco con al Viminale un tizio come Salvini, demonizzato alla stregua di un brutale fascistoide? Ovvero: e se il leader della Lega fosse “impazzito ad arte”, sulla spiaggia del Papeete, proprio perché – lassù – già si aveva sentore della catastrofe in arrivo? Tu chiamala, se vuoi, fantapolitica. «Jung le avrebbe definite “coincidenze significative”», chiosa Rossi, guardando all’Italia di oggi: il fabiano Speranza è ancora insediato al ministero della salute, come se Mario Draghi – impeccabile esecutore dei piani del massimo potere – avesse dovuto concedere uno spazio preciso, alla Fabian Society.

L’allievo di D’Alema, scrive Rossi, è notoriamente membro della Fabian: seguace di Blair, da studente Speranza fu anche formato dalla London School of Economics, l’università fabiana. Il loro stile è inconfondibile: nessuno scrupolo nell’esercitare il peggior autoritarismo, Fabian Society e pandemiadopo aver pazientemente atteso che maturassero le condizioni per il più ferreo controllo sociale. Non è una novità – aggiunge Rossi – neppure il fatto che alla sinistra post-comunista venga affidato il lavoro sporco. Il Green Pass imposto da Draghi, peraltro, non lascia adito a dubbi sulle intenzioni dell’élite che punta a colpire l’Italia per arrivare a sottomettere l’intero Occidente. Dove si finisce, di questo passo? Semplice, risponde Rossi: si arriva esattamente dove voleva fin dall’inizio l’ideologia fabiana, cioè a un regime fondato sulla sorveglianza. Il Green Pass? E’ solo il primo step per la nuova normalità: benessere e libertà di movimento, ma in cambio dell’obbedienza (naturalmente, “per il nostro bene”).

Il loro sogno? Un mondo senza più l’intralcio della piccola proprietà privata, quella che rende le persone autonome finanziariamente, come nel caso delle Pmi che restano il nerbo dell’economia italiana. Meglio che tutto appartenga a uno Stato-padrone, disposto ad elargire concessioni solo a chi si mostra sottomesso: concessioni ovviamente revocabili in qualsiasi momento, al primo segno di insubordinazione. A meno che – dice ancora Davide Rossi – non si riescano a inceppare, dal basso, gli ingranaggi di questo meccanismo infernale, con atti di diserzione individuale. I segnali non mancano, osserva l’autore: la maggioranza degli italiani è contraria all’obbligo del Green Pass come requisito indispensabile per poter continuare a lavorare, e il 40% di essi ritiene che il “lasciapassare” non abbia alcun significato, sul piano sanitario, in termini di contenimento del famigerato virus. Tutto è evidente, ormai: il gioco è scoperto. Saranno davvero i nipotini della Fabian Society ad avere l’ultima parola?

(Il libro: Davide Rossi, “La Fabian Society e la pandemia. Come si arriva alla dittatura”, Arianna Editrice, euro 14,50).

FONTE: https://www.libreidee.org/2021/11/fabian-society-e-pandemia-come-arrivare-alla-dittatura/

 

 

 

Il potere politico di Facebook

Nell’immaginario universale Facebook è considerato un social network responsabile, che permette a tutti di connettersi in modo riservato, ma al tempo stesso censura i messaggi che contravvengono alle leggi locali. È tutt’altro: Facebook raccoglie informazioni su di voi per conto dell’NSA, censura le vostre opinioni e batte moneta. In pochi mesi questa società è diventata uno dei protagonisti più influenti della politica mondiale.

William Joel / The Verge

FACEBOOK COME SOCIAL NETWORK

Il principale protagonista politico di internet è il social network Facebook. Al 1° gennaio 2021 gli utilizzatori mensilmente attivi erano 2,85 miliardi; quelli giornalmente attivi: 1,88 miliardi. Facebook censura regolarmente messaggi con foto di nudi o di attività sessuale, messaggi persecutòri, messggi di odio, contraffazioni, spam, propaganda terroristica o violenta; per farlo si avvale di un’intelligenza artificiale particolarmente approssimativa e ingiusta. Chiude account ritenuti pericolosi, o ripetutamente censurati o legati a nemici degli Stati Uniti.

Facebook è una società enorme: ne fanno parte Instagram, Facebook Messenger, WhatsApp, Oculus, Workplace, Portal, Novi, e ha oltre 60 mila dipendenti.

FACEBOOK COME BANCA

Facebook batte moneta, proprio come uno Stato: la Libra, che si appoggia a un paniere di divise composto per il 50% dal dollaro, il 14% dallo yen, l’11% dalla sterlina, il 7% dal dollaro di Singapore [1].

Facebook, trasformandosi in banca, la cui moneta è progressivamente accettata da siti di vendita in internet, costruisce un’economia parallela, virtuale e globale, più importante di quella di parecchi Stati.

FACEBOOK E GLI UTENTI

Facebook ricorre ai propri utenti per scoprire gli account che violano le proprie regole; apre un dossier per ogni informatore e gli dà i voti [2].

Facebook, che afferma di trattare tutti gli utenti alla stessa maniera, ha una lista di 5,8 milioni di VIP, cui non impone regola alcuna: sono i soli a poter dire ed esibire qualsiasi cosa [3].

CAMBRIDGE ANALYTICA E LA NSA

La società britannica Cambridge Analytica − del miliardario Robert Mercer e di Steve Bannon − e la sua filiale canadese, AggregateIQ [4]

, hanno individuato almeno 87 milioni di utenti Facebook di cui hanno aspirato i dati personali per utilizzarli perlomeno in questi casi:
l’elezione del primo ministro indiano Narendra Modi nel 2014 [5];
le elezioni locali del 2014 negli Stati Uniti;
a favore di Mauricio Macri nelle elezioni presidenziali in Argentina;
a favore di Nigel Farage nel referendum britannico del 2016 sulla Brexit;
ma in particolare durante la campagna per le presidenziali USA del 2016: a favore prima di Ben Carson, poi di Ted Cruz [6] e infine
di Donald Trump e del direttore della sua campagna elettorale… Steve Bannon.

Secondo The Observer, Cambridge Analytica si avvale di molti personaggi provenienti dal complesso militare-industriale britannico e dei servizi di propaganda dell’MI6 [7]. Forse è solo la punta dell’iceberg: Edward Snowden ha rivelato che Facebook aveva aderito alla rete ultrasegreta di controllo digitale, PRISM, autorizzando la National Security Angency (NSA) ad accedere ai dati personali di tutti i propri clienti. Nulla è trapelato sull’uso fattone dall’NSA.

Secondo Newton Lee, ex ricercatore all’Institute for Defense Analyses, PRISM sarebbe l’avatar del progetto di Consapevolezza Totale dell’Informazione (Total Information Awareness − TIA), sviluppato dall’ammiraglio John Poindexter sotto la direzione di Donald Rumsfeld, in seno alla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) [8].

IL PERSONALE IMPEGNO DI MARK ZUCKERBERG PER ISRAELE

Nel 2011 Facebook censura, su richiesta d’Israele, gli account che esortano alla rivolta nei territori palestinesi.

Nel 2012 Mark Zuckerberg s’impegna in prima persona per il premio Nobel della Pace, Shimon Perez, supervisionando la pagina ufficiale del presidente israeliano, nonché creando il video Be my friend for peace (Sii mio amico per la pace), in cui compaiono, in particolare, Nicolas Sarkozy, David Cameron, Recep Tayyip Erdoğan e anche la regina Elisabetta II d’Inghilterra.

Nel 2015 Facebook dichiara lo Hezbollah e la Repubblica Araba Siriana «organizzazioni terroriste». Chiude gli account di diverse reti televisive, fra cui Al-Mayadeen (all’epoca la televisione d’informazione più seguita nel mondo arabo), Sama e Dunia (due reti pubbliche siriane), nonché di Ikhbariya (rete privata siriana). Allo stesso tempo mette a disposizione formatori per gli jihadisti che combattono la Repubblica Araba Siriana.

Anche nel caso siriano Facebook non censura tutti i messaggi di odio e violenza. Infatti favorisce gli account degli oppositori che raccolgono informazioni (nomi, indirizzi, foto) dei nazionalisti siriani, in previsione di ucciderli.

PROGETTO POLITICO

Nel 2010 Nature pubblica lo studio «Esperimento d’influenza sociale e di mobilitazione politica su 61 milioni di persone» [9]. Ricercatori dell’università della California dimostrano che negli USA, durante le elezioni di metà mandato, i messaggi politici su Facebook hanno avuto un impatto rilevante, non soltanto sugli utilizzatori della rete, ma anche sui loro amici e persino sugli amici dei loro amici.

Nel 2014 Facebook, all’insaputa degli abbonati, realizza uno studio su «La messa in evidenza sperimentale di un fenomeno di contagio emotivo di grandi dimensioni, attraverso i social network» [10].

Nel 2018 Facebook entra in partenariato con l’Atlantic Council, influente think tank sovvenzionato dalla NATO per
«promuovere la leadership e l’impegno nel mondo degli USA e dei loro alleati». Obiettivo specifico del partenariato: garantire «l’utilizzazione corretta di Facebook nelle elezioni del mondo intero, vigilando sulla disinformazione e l’ingerenza straniera, aiutando a educare i cittadini e la società civile» [11].

Infine, nel 2020 Facebook s’imbarca nella politica coloniale in Africa con il progetto di cablaggio sottomarino attorno al continente, denominato 2Africa: una rete che collegherà i porti principali, ma non penetrerà nell’entroterra [12]. Unico obiettivo: rendere servizio alle élite che saccheggiano il continente e ne spediscono le ricchezze in Occidente.

A livello internazionale il direttore delle relazioni pubbliche di Facebook è il liberal-democratico Nick Clegg, che fu vice del primo ministro britannico David Cameron. Facebook France è diretta da Laurent Solly, ex capo-gabinetto del presidente Sarkozy, in seguito numero due della televisione privata TF1, nonché marito di Caroline Roux, giornalista di punta della rete televisiva pubblica France2.

Facebook non è al servizio né dei Democratici né dei Repubblicani. È una società che difende gl’interessi dell’“Impero americano”, sfruttando quel che conosce degli utenti e le emozioni che è in grado suscitare.

Da questo punto di vista è particolarmente interessante quanto accaduto nel 2017, quando Mark Zuckerberg accarezzò la possibilità di diventare presidente degli Stati Uniti senza presentarsi alle elezioni. Prima di rinunciare al progetto, aveva già messo insieme un comitato elettorale. Il piano prevedeva: appoggiarsi al partito democratico per destituire il presidente, avvicinarsi al vicepresidente Mike Pence e prenderne il posto, dopo che quest’ultimo fosse automaticamente diventato presidente; infine appoggiarsi ai Repubblicani per far dimettere Pence e prenderne il posto di presidente [13].

AZIONE POLITICA

Nel 2008, per raggiungere e mobilitare cinque milioni di elettori attraverso Facebook, il candidato Barack Obama si appoggia all’ex portavoce di Facebook, Chris Hughes, direttore di My.BarackObama.com (MyOB) e ideatore di Obama’s Online Operation (OOO) [14].

Nel 2010 Facebook censura Wikileaks, l’associazione che con le rivelazioni sulle pratiche del Pentagono nuoce all’“Impero americano”.

Nel 2010-11 la piattaforma, sostenuta ufficialmente dal dipartimento di Stato USA, conosce un incremento esplosivo con le “primavere arabe” del Medio Oriente Allargato.

Nel 2018 oscura la rete televisiva intergovernativa Telesur, partecipata da Argentina, Cuba, Equador, Uruguay e Venezuela.

Nel 2020 Facebook chiude degli account collegati all’esercito francese in Centrafrica e Mali perché la Francia conduce una campagna in dissonanza con quella del Pentagono.

Nel 2021 Facebook chiude i conti dei presidenti in carica di Uganda, Yoweri Museveni, e degli Stati Uniti, Donald Trump.

FACEBOOK E I MEDIA

Un’associazione britannica, Full Fact ha creato una coalizione tra i ministri competenti di Regno Unito e Canada da un lato e i giganti dell’informazione (Facebook, Twitter, Alphabet e Reuters) dall’altro, per contrastare la disinformazione sulla rete internet anglosassone.

Facebook non si limita a lottare contro le fake news, ha creato anche un programma, News Innovation, per sostenere la stampa scritta. È già stato utilizzato in Canada, Argentina e Brasile. Ha firmato contratti per oltre 10 milioni di dollari, focalizzandosi sui media fiancheggiatori di Justin Trudeau in Canada, oppure ostili a Alberto Fernández e Cristina Fernández de Kirchner in Argentina, come pure a Jair Bolsonaro in Brasile.

L’AMMINISTRAZIONE BIDEN E FACEBOOK

L’amministrazione Biden si preoccupa − prima che della popolazione − dell’escalation della potenza di Facebook, in cui vede un rivale. La società fissa le proprie frontiere, nella rete svolge funzioni di polizia e giustizia, batte moneta propria. Oggi è sicuramente al servizio del Pentagono: le manca soltanto un esercito per trasformarsi in Stato.

Per questo motivo l’amministrazione Biden ha introdotto l’informatrice Frances Haugen dapprima nel Wall Street Journal, poi in senato. Le discussioni hanno riguardato la deleteria influenza di Facebook sugli adolescenti: una maniera di rimettere il social network al proprio posto senza però sollevare le questioni politiche sopra enumerate.

L’unica persona che oggi negli Stati Uniti solleva la questione dell’influenza politica dei giganti del digitale è l’ex presidente Donald Trump. Ha sporto denuncia contro Twitter per aver chiuso il suo account quando era ancora presidente degli Stati Uniti. L’azione giudiziaria di Trump si basa sulle confidenze di senatori Democratici che si sono vantati di aver esercitato pressioni su Twitter. Secondo Trump, questo prova che la censura subita non è frutto di una scelta commerciale, bensì di volontà politica, e in più vìola il 1° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti sulla libertà totale di espressione. I suoi avvocati rincarano la dose: Twitter non ha mai censurato i propositi violenti. Infatti ospita un account del governo talebano dell’Afghanistan.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article214359.html

 

 

Come mai quello che sta accadendo non spaventa più nessuno? La risposta è nei film e nella programmazione predittiva

Prima di scrivere questo articolo (come sempre faccio), ho cercato di capire se ci fossero informazioni del genere sul web, o magari articoli simili. Da un lato per non essere ripetitivo, o incappare inavvertitamente in qualche brutta storia di plagio, dall’altro per approfondire l’argomento e avere qualche dettaglio in più. Purtroppo, nulla di fatto.

Ho scritto su google “ il ruolo dei film nella pandemia”, ma l’unica cosa che continua a venire fuori è “come la pandemia ha trasformato l’industria cinematografica” e invece a me interessa il contrario, ovvero “come i film hanno trasformato la pandemia”.

Da quando i potenti della terra si sono accorti del potere concentrato in una “videocamera”, hanno assoldato le major companies dell’industria cinematografica per portarsi avanti con i loro interessi.

Hai mai sentito parlare di “programmazione predittiva”? La definiscono “una sottile forma di condizionamento psicologico” che prende spazio nella mente delle persone grazie alle immagini, ai dialoghi e alle storie che il cinema ci racconta.

La programmazione predittiva ha uno scopo precisoabituare la massa ai cambiamenti, in modo che al susseguirsi degli eventi le persone non si scandalizzino, anzi trovino quei cambiamenti normali. Un modo raffinato per mitigare indignazione e reazioni sovversive.

Se tutto questo vero fosse vero, dovremmo almeno farci due domande:

“I film degli ultimi anni ci hanno abituato ad accettare la situazione che stiamo vivendo?”

oppure

“Come mai dinanzi all’evidente confusione mediatica, all’esagerata reazione dei governi nella gestione pandemica (e possiamo dirlo senza remore), di fronte alla limitazione delle libertà umane che non si applicava in un paese democratico dalla seconda guerra mondiale, come mai così tante persone non appaiono per nulla scandalizzate, anzi trovano che tutto questo sia “normale” , e ogni nuova restrizione è per loro “scontata” e “necessaria”?

Facciamo delle considerazioni basandoci su fatti e non ipotesi, partendo dall’inizio, ovvero dal 17 maggio del 2011.

In quella data si tiene la seconda giornata dell’Assemblea Mondiale della Sanità. Interviene un Bill Gates particolarmente gasato ad inaugurare “il decennio dei vaccini” (2011-2021) Il Magnate americano è particolarmente pressante nei confronti degli stati membri affinchè tutti provvedano ad applicare i protocolli vaccinali.

 

Cosa succede nell’industria cinematografica, senza fare allusioni di nessun tipo, mi piacerebbe che ognuno tragga le sue conclusioni. Nello stesso anno,esattamente quattro mesi dopo in Settembre 2011 viene proiettato in tutto il mondo il film “Contagion”.

Sorvolando sul fatto che la trama sembra l’anticipazione esatta di quello che accadrà in europa nel febbraio del 2021

(E’ possibile leggerla qui: Dopo essere tornata da Hong Kong per un viaggio d’affari, Beth Emhoff inizia a sentirsi male, accusando inizialmente quelli che sembrano i sintomi di una banale influenza, ai quali, nel giro di poco tempo, si aggiungono delle forti convulsioni; portata velocemente in ospedale, muore poco dopo il ricovero e, eseguendo un’autopsia sul suo corpo, si scopre che era stata infettata da un virus mai osservato in precedenza. La donna viene quindi ritenuta la prima persona conosciuta ad aver contratto la malattia causata da tale virus, che viene indicato con la sigla MEV-1. Nella ricerca di una possibile cura, il dottor Ellis Cheever, capo del CDC, incarica la dottoressa Ally Hextall di indagare sui primi decessi. Contemporaneamente la dottoressa Leonora Orantes viene inviata in un villaggio cinese alla ricerca del paziente zero. Grazie alle prime indagini viene scoperto che il virus sta ancora mutando e che il ceppo originario della malattia si è diffuso per un incrocio di virus tra pipistrello e maiale e colpisce polmoni e sistema nervoso.)

Ecco! Sorvolando su questo punto, è interessante sapere che lo sceneggiatore per poter arrivare a tali dettagli di precisione si sia confrontato con l’OMS come scritto in Wikipedia nella presentazione del film, e in particolare con il Dott W.Ian Lipkin.


Ma è bene annotare che quest’ultimo (sempre senza nessuna allusione) collabora attivamente con la fondazione Bill e Melissa Gates, come si evince dal suo stesso sito.

 

Insomma Bill Gates inaugura il decennio dei vaccini, collabora con l’OMS che collabora alla produzione di un film “Contagion” che racconta esattamente quello che è poi accaduto nel 2021, con una precisione di dettagli da lasciarci sgomenti.

Ma vediamo cosa è successo da quel “contagion” in poi.

Non si è ancora concluso l’anno di inaugurazione del decennio vaccinale che sul grande schermo appare un altro film controverso dal titolo “ Perfect Sense” : uno strano virus conduce alla perdita dell’olfatto, del gusto e poi degli altri sensi.
Siamo sempre nel 2011.

Secondo chi sostiene la tesi della “programmazione predittiva” la macchina cinematografica ha cominciato a spianare la strada agli eventi, e abituando le masse a ciò che vedrà quando sarà il momento. Lo schermo sta abituando le menti con una goccia di condizionamento alla volta, in modo che quando il cervello sarà pieno, agli occhi della gente, la visione di uno stato che “protegge” i cittadini a costo della libertà individuale, del diritto di manifestare e a costo della democrazia stessa, quello Stato sarà comunque giusto e accettabile, e chiunque metta in “dubbio” sia le origini che i metodi della gestione pandemica, sarà un folle da internare.

Ma il condizionamento mentale non avviene con soli due film, c’è bisogno di un bombardamento mediatico che levighi l’indignazione, che esageri al punto da far apparire le più assurde disposizioni il male minore. E soprattutto serve ripetizione, ripetizione, ripetizione.
Tutti gli addetti al settore sanno che l’ipnosi per funzionare ha bisogno di ripetere i comandi.

Allora cerchiamo di capire cosa è successo da quel 2011 in poi , anno in cui Bill Gates ha inaugurato il decennio dei vaccini. Osservate voi stessi.

Questi sono solo alcuni dei titoli prodotti prima del 2011 e dopo il 2011 che hanno avuto come soggetto un’epidemia:

 

 

In sintesi
dal 1964 al 2010 sono stati prodotti soltanto 10 film con soggetto “epidemia”, una media di 0,27 film/anno
ma nel 2011 accade un fatto strano. In soli 7 anni vengono prodotti 15 film con soggetto “epidemia” ai quali se aggiungiamo quelli del 2019 (che ho battezzato anno della cine-pandemia e scoprirai perché) si arriva ad una media di 2,7 film/anno che parlano di epidemie.

Insomma dal 2011 ad oggi c’è stato un incremento del 1000% di produzioni cinematografiche che parlano di epidemie, pandemie, senza contare le serie tv.
Non ti sembra un po’ strano?

Se dessimo credito ai sostenitori della “programmazione predittiva” il 2019, anno che precede lo scatenarsi della pandemia, sarebbe dovuto essere quello più attivo dal punto di vista cinematografico. Eh si! Perchè con l’avvicinarsi dell’emergenza, e delle programmate strategie politico-sociali-sanitarie il popolo andava preparato per bene, stordito e avvisato.
Io mi limito a notare (sempre senza allusioni), che non c’è stato anno nella storia del cinema pandemico più prolifico del 2019 (eppure la pandemia non c’era ancora).

Ecco solo alcuni dei titoli che mi vengono in mente, non necessariamente a tema virus, ma che contengono scene e dinamiche che abbiamo imparato a conoscere bene.
E notate le sottolineature.

Abdigal (2019) Una ragazza di nome Abigail vive in una città i cui confini sono stati chiusi molti anni fa a causa di un’epidemia di una malattia misteriosa.

A un metro da te (2019) Essendo affetti da diversi ceppi di infezioni batteriche legate al loro quadro clinico molto indebolito, i singoli pazienti del reparto hanno il divieto assoluto di toccarsi tra di loro. Ognuno di loro deve stare a un metro di distanza dalle persone

Light of my life (2019) In un mondo post-apocalittico, flagellato da una piaga che ha quasi del tutto estinto il genere femminile

Tenet ( anche se uscito in piena pandemia, il film è stato girato e concluso nel 2019) I personaggi appaiono quasi sempre con maschere di ossigeno a causa di difficoltà respiratorie.

Insomma il 2019 è l’anno del pande-cinema, seguito dal 2020 e 2021 per i quali non vi cito titoli perchè sarebbe come sparare sulla “croce rossa” (qui infatti a Pandemia sdoganata il ruolo del cinema -sempre secondo i sostenitori della programmazione predittiva – diventa alleggerire ed esorcizzare la paura in modo che la massa si affidi “come pecore in pena ai propri pastori”, magari anche con un sorriso sulle labbra e tanto di selfie alla prima, alla seconda e alla terza dose. Ecco quindi le demenziali commedie, tra le quali “Lockdown all’italiana, 8 Rue de l’Humanité, ecc.)

Dopo questa disamina che non ha la pretesa di essere esaustiva, tutt’altro, ma che nasce solo con l’intenzione di porsi qualche domanda in più (ora che ci è ancora concesso), posso dire che per me questi sono più che dati di fatto.

Per fortuna i film hanno data certa, e quindi almeno la base è verificabile, mentre mi permetto di fare deduzioni legate ai miei studi sul cinema e l’impatto che questo ha sulla nostra neurologia. Nulla di più. 

So anche che i più scettici, o gli anestetizzati, alla domanda “come mai dal 2011 (anno dell’inaugurazione del decennio vaccinale) gli investimenti delle Major Companies su film pandemici sono aumentati del 1.000% risponderebbero con un laconico “coincidenze”.

E so anche che i più appelleranno quest’articolo come una tesi complottista, facendo di tutto per smentire questa disamina, ma del resto non mi meraviglierebbe affatto dal momento che è notizia di oggi che un uomo con il rosario in mano (Stefano Puzzer portuale di Trieste) è stato allontanato da Roma come il peggiore dei terroristi, con un foglio di espulsione, mentre Bolsonaro era a Padova (e anche questo si è visto più volte nei film).

Ma per chi invece è mosso ancora da un animo pensante, è bene sapere che la “programmazione predittiva” è una realtà sociale-politica con cui bisogna fare i conti, e il suo utilizzo per questa o la prossima pandemia è solo un fatto di strategia.

Un ricercatore di nome Michel C.Pauz nel 2012 ha dimostrato più volte come è facile far cambiare opinione politica alle persone con la sola visione di un film (si vedano i suoi esperimenti con la proiezione dei film Zero Dark Thirty e Argo).Questi signori miei è “programmazione predittiva” con basi scientifiche.

Programmano le emozioni, le reazioni e le scelte del popolo anche attraverso i film.

Dunque la soluzione qual è?Almeno per quello che mi compete, cominciare a cambiare i propri gusti cinematografici, essere presenti a se stessi mentre si guarda un film, imparare a padroneggiare l’arte della visione.

Tutto questo è possibile, anche seguendo la missione Filmatrix, i libri o il gruppo con il quale migliaia di persone hanno girato il coltello dalla parte del manico usando i film per “programmarsi” ad una vita più autentica, etica e felice. (Se ne vuoi far parte clicca qui >>> gruppo /Se vuoi conoscere i libri clicca qui >>> Libri)

Certo tutto questo appare referenziale, ma in questo mondo che gira al contrario provo a fare sempre la mia parte.

Qualche anno fa, dopo il mio intervento ad un convegno in cui parlavo di “manipolazione mediatica”, fui avvicinato da un produttore che sorridendo mi disse testuali parole “non devi rompere le scatole, noi facciamo solo il nostro mestiere”.

Risposi che tutti i mestieri del mondo meritano rispetto quando sono fatti nel nome di un Bene Superiore, quindi chiunque sa della “programmazione predittiva”, da attori a sceneggiatori, da registi a produttori dovrebbe scegliere da che parte stare, o quanto meno essere consapevole del “potere” che passa attraverso quella telecamera.

Così come anche noi amici miei, dovremmo innalzare al cielo le nostre intenzioni di fare del bene, per noi  e per tutte le persone coinvolte, senza lasciarci condizionare, ponendoci qualche domanda in più, agendo nella Luce.

Allora? Cosa andrete a vedere al cinema da oggi in poi?

FONTE: https://www.filmatrix.it/come-mai-quello-che-sta-accadendo-non-spaventa-piu-nessuno-la-risposta-e-nei-film-e-nella-programmazione-predittiva/

Il mistero dei finanziamenti Usa finiti a Wuhan

Proprio come nei migliori thriller il colpo di scena è arrivato quando nessuno se lo aspettava. Messa con le spalle al muro dalle rivelazioni contenute in una lettera inviata al Congresso americano da un suo funzionario interno non meglio specificato, l’agenzia statunitense National Institutes of Health (Nih) è stata costretta a vuotare il sacco. Se nei mesi scorsi, nonostante i primi sospetti e le prime inchieste, il Nih aveva sempre glissato sul suo presunto coinvolgimento con gli esperimenti effettuati dal Wuhan Institute of Virology (Wiv), ovvero con il laboratorio di Wuhan – da dove alcuni ritengono possa essere fuoriuscito il Sars-CoV-2 – adesso è emersa una verità piuttosto ingombrante.

Stando alle rivelazioni contenute nella missiva recapitata al repubblicano James Comer, e grazie agli esperimenti realizzati in concerto da una ong americana – EcoHealth Alliancefinanziata per altro da Washington – e dai ricercatori di Wuhan, pare che in Cina, presumibilmente tra il 2018 e il 2019, siano stati condotti uno o più esperimenti per verificare se le proteine spike dei coronavirus di pipistrello presenti in natura erano in grado di di legarsi al recettore ACE2 umano. Come se non bastasse nella stessa lettera diffusa da Science, si legge che l’ong Usa e il Wiv avevano già collaborato, in particolare per effettuare test al fine di modificare il virus causa della sindrome respiratoria mediorientale (Mers).

La difesa del Nih

L’agenzia governativa degli Stati Uniti Nih ha difeso i suoi finanziamenti. Finanziamenti elargiti per la ricerca sui coronavirus dei pipistrelli in Cina. Il Nih ha infatti spiegato che gli agenti patogeni maneggiati durante i test citati non avrebbero potuto causare la pandemia di Covid-19. Come ha riportato il South China Morning Post, un’analisi del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), una branca del NIH, ha affermato che i virus in questione erano troppo lontanamente imparentati con Sars-CoV-2 per aver avuto un ruolo nella sua comparsa.

“I virus chimerici che sono stati studiati erano così lontani da un punto di vista evolutivo da Sars-CoV-2 che non avrebbero potuto essere la fonte di Sars-CoV-2 o della pandemia di Covid-19”, ha evidenziato l’analisi, apparsa nei giorni scorsi sul sito web del Nih. La difesa dell’agenzia è legittima. Ma i sospetti sono piuttosto elevati visto e considerando che il tutto è stato diffuso pochi giorni dopo che un gruppo di senatori repubblicani aveva presentato un disegno di legge per porre una nuova moratoria sui finanziamenti federali per “ricerche rischiose su potenziali patogeni pandemici”.

Finanziamenti e test

Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2019, il Nih avrebbe donato a EcoHealth qualcosa come 3,1 milioni di dollari. A che pro? Per studiare il rischio che un virus dei pipistrelli potesse riversarsi negli esseri umani in Cina, come è successo nel 2002 nel caso dell’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave. Un’altra sovvenzione governativa diretta alla ong Usa sarebbe stata ritirata nel 2020. Essendo partner delle sovvenzioni ricevute da EcoHealth, il Wiv avrebbe ricevuto negli ultimi cinque anni tra i 120.000 e i 150.000 dollari all’anno.

Il lavoro realizzato dagli scienziati cinesi includeva esperimenti non meglio specificati, alcuni dei quali coinvolti nell’utilizzo dell’ingegneria genetica. Pare che l’obiettivo finale fosse quello di verificare se le caratteristiche dei virus dei pipistrelli appena scoperti fossero potenzialmente pericolose (leggi: contagiose) per l’uomo. In ogni caso, il virus usato come struttura per questi esperimenti non sarebbe stato in grado di infettare le persone, mentre i test su cellule e topi si sarebbero basate su “tecniche comuni in virologia”. Resta il sospetto – non verificato né al momento verificabile – di vari scienziati, i quali hanno affermato che i dati inclusi nei documenti diffusi indicherebbero che gli esperimenti realizzati avrebbero “migliorato la capacità dei virus di crescere nei topi”. E, chissà, magari di contagiare l’uomo.

FONTE: https://it.insideover.com/scienza/il-mistero-dei-finanziamenti-usa-finiti-a-wuhan.html

 

 

“Frontiere”, la trasmissione Pro Vax che piace a governo, a Big Pharma e al re Hammurabi

Tecniche di comunicazione Rai:screditamento della controparte e informazione filogovernativa; si analizzano le opinioni ma “casualmente” l’ultima parola spetta a chi dà ragione alle istituzioni

 

Premesse

Incominciata con un paio di domande retoriche, quasi a mantenere la “giusta distanza” prescritta dall’ABC dei giornalisti, la trasmissione di Franco Di Mare “Frontiere” è sembrato un correttivo d’ufficio alla botta di verità e di coraggio del giornalismo di Sigfrido Ranucci.

Il conduttore è andato in onda in replica subito dopo Frontiere con “Report”, programma col quale ha rovesciato un vaso di incongruenze sui vaccini Pfizer e sulla gestione pandemica, dimostrando di non avere paura dei colossi farmaceutici.

Coraggio, è questa la parola chiave. Franco Di Mare è stato perfino canonizzato da una fiction Rai. Lui, l’impavido giornalista che narrava la guerra nei Balcani, tra uno sparo di cecchino e un campo minato.

Ieri il buon Franco non ha avuto il coraggio di cercare la verità con un po’ più di pervicacia, appiattendosi alla visione che solo per combinazione, non sia mai detto il contrario, è quella del governo.

Del resto il Nostro lavora alla Rai, dove il dissenso su certi argomenti negli ultimi due anni è stato di fatto cosa rara.

Non stupiamoci se poi i giornali non si vendono più e si reggono sui fondi pubblici e se la sede della tv nazionale vede raccogliersi sotto i propri uffici centinaia di manifestanti.

Nella trasmissione si dà spazio prima alle ragioni di chi esprime critiche e dubbi sul green pass e sui vaccini, per poi convocare ospiti in studio che hanno il compito di riortopedizzare il pubblico alla verità di cui essi sono i depositari, che guarda caso (ma è solo un caso, per carità), è quella del governo.

Alfonso Celotto: “Il Green pass non discrimina”

 
Nella foto: il Giurista Alfonso Celotto

 

L’avvocato e costituzionalista Alfonso Celotto giudica il cartellino verde legittimo e contemperante degli interessi di tutti:

“Il Green Pass è inclusivo, giacchè racchiude tutte le categorie” – asserisce il docente di Castellamare di Stabia -: “i vaccinati, coloro che hanno recuperato dal virus e coloro che vogliono fare il tampone. Non vuoi fare il tampone? E’ affare tuo, è come uno che non vuole prendere l’autobus. Io sono un “no autobus”, sono libero di non prenderlo, ma poi vado a piedi. Non posso pretendere che lo stato mi paghi la benzina”.

A ciò però si può ribattere che il tampone costa almeno 15 euro ogni 48 ore e che deve spendere sulle 200 euro almeno circa per lavorare, ragion per cui la misura non è affatto inclusiva, come il cattedratico sostiene, ma è discriminatoria.

Rilievi giuridici sulle affermazioni di Celotto

Non c’è bisogno di una laurea in legge per sapere che l’articolo 4 del testo costituzionale recita: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”

Tutti poi conoscono l’articolo 1. L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

L’articolo 3 invece, non si concilia con la coesistenza di due categorie in regime di apartheid: vaccinati e non vaccinati. Esso infatti recita: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Per quanto riguarda la salute, l’ultima riga dell’articolo 32, che riporto in grassetto pone una pietra tombale sulle aspirazioni sadiche di qualcuno:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Ebbene io ritengo che forzare anche indirettamente al vaccinarsi con un siero di cui in maniera inoppugnabile non si conoscono effetti a medio e lungo termine sia non rispettoso della persona umana.

La legge UE 2021/953 sul Green Pass, nata per regolare gli spostamenti in ambito comunitario, fa riferimento ai punti 6-7-11-14-20-26-33-36-42-44-48-62 precedenti all’articolo 1 a principi di non discriminatorietà e di proporzionalità.

Occhio per occhio, dente per dente. Non ti vaccini? Ti paghi le cure mediche. Il viaggio involutivo dalla Costituzione Italiana del 1946 al Codice di Hammurabi.

La rozzezza del discorso del professor Celotto non mi ha più stupito quando ho appreso quanto da lui scritto sull’Huffington Post:

“Si potrebbe pensare di introdurre la sanzione di far pagare le cure a chi non si vaccina e si ammala di Covid”.

https://www.huffingtonpost.it/entry/la-sanzione-per-chi-non-si-vaccina_it_6128f391e4b06e5d80cca7d7

Il rispetto alla persona del signor Celotto su queste pagine e da parte mia ci sarà sempre. Ciò non mi può tuttavia esimere dal definire tali parole una “bestialità” indegna di uno stato di diritto moderno e dell’anno di grazia 2021.

Non difformi dal mio pensiero in merito sono le parole di un costituzionalista ben più illustre di Alfonso  Celotto, Michele Ainis: Mi ha fatto saltare sulla sedia leggere Ilaria Capua che ha detto ‘il no vax si paga le cure ospedaliere se si ammala’. Questo è abnorme, c’è bisogno di attestarsi su una linea mediana per bilanciare diritti e sensibilità in gioco”

Paradossi della discriminazione verso i non vaccinati

Se tale principio dovesse passare, chi fuma e poi si ammala di cancro dovrebbe pagarsi le cure.

A questo punto lo stesso principio si dovrebbe applicare a chi da ubriaco provoca un incidente stradale e finisce in coma lui stesso.

Lo si potrebbe estendere a qualsiasi forma di criminale, giacchè egli danneggia gli altri e spesso anche sè stesso.

Il non vaccinato che non rinuncia alla salute ma vuole decidere sulla sua integrità fisica e sulla sua prevenzione (come conseguenza la tesi Celotto-Capua) sarebbe trattato peggio di un delinquente, perchè per il secondo il diritto alle cure c’è e per il primo no.

I cittadini Italiani pagano imposte dirette e indirette altissime che finanziano anche il sistema sanitario. Le pagano praticamente tutti, visto che quando compriamo qualcosa paghiamo l’Iva o imposizioni simili come le accise su tabacco e benzina.

Facciamo un esempio: un non vaccinato che lavora e paga una percentuale del suo reddito allo stato ha diritto alle cure alla pari di un vaccinato che non lavora, dato che oltre a pagare le tasse ha anche un diritto sancito dalla costituzione.

 

Nella foto: Re Hammurabi, il protagonista assoluto e vincitore morale di questa vicenda

 

Il discorso del professore, di una rozzezza sconcertante, ricorda il codice di Hammurabi. Nato in Mesopotamia, nella terra dei Babilonesi, è il primo testo normativo della storia dell’uomo a quasi 4000 anni fa. Leggiamone alcuni passi:

14. “Qualora qualcuno rubi il figlio minorenne di un altro, sia messo a morte. 15. Qualora qualcuno prenda uno schiavo della corte maschio o femmina o uno schiavo maschio o femmina di un uomo liberato fuori dalle porte della città, sia messo a morte. 195. Qualora un figlio colpisca suo padre, gli siano troncate le mani. 196. Qualora un uomo cavi un occhio ad un altro, gli sia cavato un occhio. 197. Qualora un uomo rompa un osso ad un altro, gli sia rotto un osso. 198. Qualora cavi l’occhio di un uomo liberato o rompa l’osso di un uomo liberato, pagherà una mina.

Occhio per occhio, dente per dente dunque. Non ti vaccini col siero sperimentale? Devi soffrire l’imposizione di una pena e pagare.

Evidentemente il signor Celotto ha studiato talmente bene le leggi da aver assimilato alla grande anche lo spirito del Codice di Hammurabi. Congratulazioni.

Il dibattito tra i Costituzionalisti

 

 
Nella foto: Daniele Trabucco, Giurista
 
Concludo il discorso facendo menzione che i costituzionalisti sono tutt’altro che concordi in merito. Oltre ai rilievi del già citato Michele Ainis, vi sono le nette critiche alla tessera verde di Giovanni Guzzetta, Daniele Trabucco, Vincenzo Baldini. Trabucco in un articolo sostiene:

 

“dato che è evidente che il cosiddetto Green Pass non è in grado di escludere il contagio e la trasmissione dell’agente Sars-Cov 2 viene meno il mezzo rispetto al fine” e fa riferimento all’articolo 3 della Costituzione in merito ai principi di “ragionevolezza” e di proporzionalità”

Lo screditamento della oncologa Patrizia Gentilini. Prima le chiedono la sua opinione e poi la fanno a pezzi verbalmente

 

Nella foto: Patrizia Gentilini, Oncologa

 

“C’è chi resiste, impermeabile ad ogni ragionamento e a ogni sollecitazione”: già dalla presentazione si comprende quale sia la opinione di Franco di Mare.

La oncologa Patrizia Gentilini  dice la sua: ho 72 anni, sto bene, non ho nessuna malattia, non mi sono vaccinata perchè ho più paura degli effetti del vaccino rispetto al Covid. Se avessi paura delle malattie non avrei fatto il medico. 

Uso le precauzioni che tutti devono usare (mascherine et cetera) ma sono tranquilla perchè so che ci sono cure efficaci. Non mi sento una egoista perchè se contraggo la malattia sviluppo una immunità più duratura e più ampia di chi è vaccinato, contribuendo efficientemente ad un processo di immunizzazione collettiva 

-“Il danno che crea una persona del genere laureata oncologa nella popolazione confusa è enorme”-

getta così la maschera Franco di Mare. Gli fa eco la sua ospite immunologa Stefania Salmaso: “Sembra che questa persona non abbia vissuto su questa terra nel 2020”.

La oncologa ha dubbi sulla vaccinazione per i bambini, che sono poco esposti, dati alla mano, ai danni da Covid, ma anche qui il duo Salmaso-Di Mare dissente.

Si arriva poi a delle risatine ironiche nel commentare le cure elencate da Patrizia Gentilini, tra cui il farmaco Ivermectina.

“E’ un antiparassitario, è un farmaco per mucche e cavalli” sostiene la Salmaso”. Costei sa benissimo che è usato da decenni anche in ambito umano, al di là della efficienza sul Covid o meno.

Ecco un paio di fonti: https://humanitas.it/enciclopedia/principi-attivi/farmaci-dellapparato-gastrointestinale/ivermectina/

https://reference.medscape.com/drug/stromectol-ivermectin-342657

(in quest’ultimo si specificano le dosi in ambito adulto e pediatrico).

Una cosa è certa. Una trasmissione tv come questa strapperebbe gli applausi di: management di case farmaceutiche produttrici di sieri-vaccini Covid; governo italiano e partiti di destra e sinistra che vi partecipano; re Hammurabi, che offrirebbe un posto da consulente ad Alfredo Celotto, che già lo è stato per vari ministri della Repubblica Italiana.

FONTE: https://andrearusso1979.blogspot.com/2021/11/frontiere-la-trasmissione-pro-vax-che.html?m=1

 

 

 

DIRITTI UMANI

SINDEMIA

È «Sindemia» quando la malattia colpisce tutti, ma il modo in cui ognuno la subisce è diverso. Il podcast di Stefano Bises con I Diavoli.

11 05 2021

È sindemia quando la malattia colpisce tutti, ma il modo in cui ognuno la subisce è diverso.
Diverso se sei giovane o anziano. Se sei sano o sei malato. Se hai accesso a cure tempestive o se non hai la possibilità che qualcuno si prenda cura di te.
È sindemia quando la malattia fa male anche se non la prendi. E anche in quel caso, fa male in modo diverso.
Se sei costretto a lavorare fuori comunque o puoi farlo da casa. Se la casa dove sei potuto restare è grande o piccola. Se hai un lavoro tutelato o se te lo sei dovuto inventare ogni giorno. Se hai un’attività solida o fragile. Se sei uno studente con tutto il necessario per imparare anche a distanza o se in casa non ci sono abbastanza computer, o nessun computer e neppure internet.
Se sei bianco o sei nero. Se sei donna o sei uomo. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.
E in tutto il mondo, i milioni di morti, le decine e decine di milioni di persone che hanno perso il lavoro, o lo perderanno, che non recupereranno l’istruzione perduta, scivolando ancora più indietro nella scala sociale, si concentrano tra chi era più debole: non solo di salute, ma anche economicamente e socialmente.
Questa è la sindemia.
 
Quello che avete appena letto è il trailer di Sindemia, il primo podcast dei Diavoli, prodotto da Chora Media, che abbiamo realizzato insieme a Stefano Bises: sceneggiatore di diversi film e serie come Gomorra, The New Pope, Il miracolo.
 
«Sindemia» è una parola coniata dall’antropologo americano Merril Singer, e ripresa quest’anno dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet per riferirsi alla pandemia da covid-19. Una parola che significa, letteralmente, l’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione sinergica di una o più malattie trasmissibili, caratterizzata da pesanti ripercussioni, in particolare sulle fasce di popolazione svantaggiata.
 
Sindemia è diventato quindi un viaggio al termine della notte degli ultimi trent’anni, quelli della globalizzazione neoliberale e del monopolio della tecnofinanza, del capitalismo estrattivo delle piattaforme e della sorveglianza, della progressiva perdita di tutele e della deleteria dispersione delle lotte.
 
I trent’anni che hanno cambiato in maniera definitiva il mondo per come lo conoscevamo.
 
Per questo Sindemia, che raccoglie anche gli interventi di David Quammen, Gino Strada, Vittorio Agnoletto, Francesca Coin, Pier Giorgio Ardeni, Stefano Liberti, Andrea Capocci, Guido Brera, l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini e Pietro, un lavoratore della logistica, è un ulteriore tentativo di decodificare il presente per raccontare il futuro. Un futuro che è già qui.
 
Nella prima puntata di Sindemia abbiamo provato a ricostruire come questo dannato virus – che tutti nella comunità scientifica si aspettavano e che in molti ci avevano avvisato che sarebbe arrivato – non sia apparso dal nulla, né tantomeno sia stato creato in laboratorio, come sarebbe comodo credere per rifuggire alle nostre responsabilità. L’emergere e il diffondersi del Sars-CoV-2 è invece il frutto avvelenato di decenni di devastazione ambientale, di deforestazione e cambiamento climatico, di allevamenti intensivi e consumo ininterrotto delle risorse del pianeta.
 
Nella seconda puntata raccontiamo invece come e perché il virus abbia colpito gli strati più deboli della popolazione. Mentre chi poteva, chi aveva i soldi, si è salvato. È un’indagine sociale ed economica che non fa sconti a nessuno, in alto e in basso, e che racconta di un tessuto sfilacciato che aspettava solo di rompersi per sempre. Quella che abbiamo vissuto è una tragedia di dimensioni epocali causata non certo dal battito d’ali di un pipistrello, ma da un modello di sviluppo che era già gravemente malato da ben prima dell’arrivo della pandemia.
Nella terza puntata, oltre a cercare di capire come sia stato possibile smantellare la nostra sanità pubblica senza badarci più di tanto – e facendo sì che il covid imperversasse senza trovare alcuna barriera o scudo di protezione –, guardiamo al futuro. Un domani che non ispira fiducia se è vero che davanti ai vaccini, il primo banco di prova dopo mesi in cui abbiamo continuato a dirci di aver capito la lezione, ci siamo comportati esattamente come prima. Seguendo le logiche di un modello economico dannoso e insostenibile.
Il virus, dunque, non guarda in faccia a nessuno, perché non è interessato alla vita delle persone che colpisce. La sindemia invece sì, lo è. Perché colpisce i deboli, i fragili, le persone meno tutelate. La sindemia uccide gli anziani, i poveri, le donne, i migranti, i malati, i disabili.
 
Perché oggi, che cominciamo a intravedere un barlume di speranza all’orizzonte, è più che mai necessario scardinare ogni teoria del cigno nero, ovvero il tentativo di razionalizzare e giustificare a posteriori un evento in sé imprevedibile.
 
Lo spiega benissimo nel podcast il giornalista scientifico David Quammen, che con il suo libro Spillover quasi dieci anni fa aveva previsto l’arrivo della pandemia, quando dice che non dobbiamo tanto immaginare se potrà arrivare un nuovo e più pericoloso virus. Ma solo attrezzarci per essere pronti quando arriverà. Perché arriverà.
 
Se è vero che la sindemia rispecchia le fratture e le ingiustizie della nostra società malata, e le rende ancora più evidenti, allora dobbiamo lottare ogni giorno per cambiare le cose e non accontentarci di voler tornare alla normalità di prima. Perché era quella normalità a essere il problema.
Buon ascolto.
 
Il virus della disuguaglianza (Sindemia, parte 2) https://www.spreaker.com/user/choramedia/00019-02-rc
I padroni dei vaccini (Sindemia, parte 3) https://www.spreaker.com/user/choramedia/00019-03-def2
FONTE: https://www.idiavoli.com/it/article/sindemia

 

Giovagnoli: salviamo i bambini. Fermiamo l’Italia: adesso

Ci siamo: ora vogliono i nostri bambini. Michele Giovagnoli non ha dubbi: è scattato l’ultimo conto alla rovescia, quello che punta a estendere la “vaccinazione” Covid ai piccoli. La notizia viene dagli Usa: via libera alle dosi “geniche” anche per i bambini, a partire dai 5 anni di vita. Sembra un’escalation inesorabile, dice “l’alchimista degli alberi”, da mesi in giro per le piazze italiane a rilanciare il suo monito. Ora, a quanto pare, già si intravedono i titoli di coda: «Fidatevi, presto toccherà anche ai neonati». Questi, almeno, i piani dei decisori. Chi sono? «Guardateli negli occhi: non fanno parte della nostra stessa umanità. Sono esseri “antichi”, vengono dal freddo: si nutrono della nostra sofferenza, sottomettendoci con l’arma eterna della paura». Come opporsi? Nell’unico modo possibile: smettendo di lavorare, tutti insieme, per qualche settimana. «Senza Green Pass siamo costretti a restare a casa? Bene, restiamoci. Ma facciamolo adesso: domani sarà troppo tardi».

Incubi apocalittici? Uno sguardo alle news – quelle relegate sul web – non è esattamente confortante. Sono centinaia, i medici che denunciano la “strage silenziosa” in corso: le reazioni avverse, dopo il fatale inoculo, sarebbero infinitamente superiori a quelle registrate nel Madre figliobilancio ufficiale dei problemi sanitari correlabili con l’iniezione. La stessa agenzia di farmacovigilanza dell’Ema, peraltro, lo ammette: a fine agosto erano 24.000 le morti sospette, in Europa, senza contare i 2 milioni di cittadini costretti a ricorrere al medico dopo aver ricevuto il siero. Tutta la vicenda, in realtà, sembra un viaggio nella follia: è accertato che i “vaccini Covid” non proteggano chi li ha ricevuti (e neppure che garantiscano di mitigare, almeno, gli effetti peggiori della patologia). In più, i “vaccinati” restano contagiosi: e nonostante questo, ai sanitari è stato imposto il Tso. Va da sé: moltissimi medici sono stati sospesi dal servizio. Le notizie ufficiali? Contraddittorie, reticenti, false, ridicole. Quasi quanto le teorie dei virologi dell’establishment.

Ogni giorno si apre con una nuova, tragica barzelletta: chi aveva subito l’inoculo del siero “monodose” Johnson (a vettore virale, come l’AstraZeneca) ora scopre di doversi sottoporre al richiamo: da effettuare però con un preparato di tipo genico, a mRna (Pfizer o Moderna). Aziende affidabili, com’è noto: Pfizer – ricorda Massimo Mazzucco – vanta un vero e proprio record, quanto a sanzioni e procedimenti giudiziari subiti, per le imputazioni più disparate. Eppure: proprio ora ha ricevuto l’ennesima maxi-commessa, che porta a 90 miliardi di dollari il bottino del suo fatturato “vaccinale” Covid. Grande sponsor: il potere che utilizza, come prestanome, l’anziano Joe Biden. Che però ha contro mezza America: gli Stati repubblicani – in testa il Texas e la Florida di Ron DeSantis – minacciano guerra: disobbedienza assoluta, di fronte alle imposizioni federali della Casa Bianca. Ron DeSantisL’altra trincea, ovviamente, è l’Italia: passata dalla gestione “cinese” di Conte (lockdown, coprifuoco) a quella non meno autoritaria di Draghi, ieri Mister Euro e oggi Mister Green Pass.

Dopo aver inondato con gli idranti i portuali di Trieste, l’ex Super-Mario non ha esitato a cacciare da Roma (per un anno intero) l’indomito Stefano Puzzer. E soprattutto: nel modo più ignobile, il governo continua a ignorare l’esistenza delle terapie domiciliari, efficacissime se tempestive. Schiacciante il report esibito dai medici di “Ippocrate”: 60.000 pazienti curati e guariti senza muoverli da casa, evitando il ricovero. Già questo – prima ancora di qualsiasi dubbio sui sieri sperimentali, che spaventano molti scienziati (tra cui Luc Montagnier) – dovrebbe chiudere la discussione in partenza: perché mai ricorrere a una profilassi specifica, per affrontare un problema che si risolve da casa, in pochi giorni? E perché mai – di conseguenza – arrivare addirittura a limitare la democrazia (ignorando la Costituzione) pur di costringere tutti, prima o poi, a subire lo stramaledetto Tso?

Questo è il punto: il “vaccino”, dice il filosofo Giorgio Agamben, è solo l’espediente per accedere al Green Pass, il quale – a sua volta – non è che il primo step della digitalizzazione universale, squisitamente zootecnica, enunciata a Davos. Il Grande Reset, per “formattare” la popolazione del pianeta (meglio, quella occidentale) onde arrivare alla post-umanità che qualcuno sogna da tempo. E’ già chiuso in partenza, il match? Non è detto: paesi come l’India e la Russia stanno facendo argine, contro questa deriva. Ed è scioccante che siano proprio gli Stati Vaxformalmente democratici a fare a pezzi il sistema dei diritti su cui si sono basati per decenni. Colpisce l’insistenza con cui ci si accanisce sui cittadini, con l’arma del ricatto, a fronte di una minaccia sanitaria decisamente contenuta (e che le terapie domiciliari, tuttora negate, rimpiccioliscono ulteriormente). Sfuggono le risposte a precise domande. Perché, tutto questo? E perché proprio adesso?

Nello specifico: cos’è che motiva la gran fretta che mostrano i burattini del G20, pronti a manipolare anche la crisi ecologica pur di mettere in piedi un regime universale dogmatico e fondato su crescenti costrizioni? Michele Giovagnoli opta per una spiegazione palingenetica: in palio vi sarebbe una sorta di epocale cambiamento antropologico. Tecnicamente, la fine dell’essere umano per com’è oggi: potenzialmente libero, anarcoide, gioioso e imprevedibile. Riassume Giovagnoli: prima hanno spaventato gli anziani, ricorrendo alle stellette di un generale. Poi sono passati ai giovani, con il ricatto: senza “vaccino”, niente più sport e svaghi. Terza mossa, ulteriormente brutale: il Green Pass, in cambio del permesso di continuare a lavorare. E adesso, anche i bambini: per i quali, notoriamente, il rischio-Covid è pari a zero. Perché allora sottoporre anche loro al trattamento sanitario obbligatorio?

Non è facile restare lucidi di fronte alla voragine della ragione. Uno spettacolo ormai quotidiano: si continuano a contare “casi” (contagi) come se fossero un dramma. E si enfatizzano i (pochi) ricoveri: tutti pazienti tuttora non curati, ma lasciati ad aggravarsi nelle loro case. I media chiamano “immunizzati” i soggetti che hanno ricevuto il siero. Sanno benissimo di mentire: quei “non-vaccini” non immunizzano proprio nessuno. Ma, a maggior ragione: se i “vaccini Covid” proteggessero davvero, che motivo avrebbero – i “vaccinati” – di temere i cittadini non sottoposti all’inoculo? Due più due fa quattro, si diceva un tempo, quando ancora i cervelli non erano ipnotizzati dalla psicosi Giovagnolidi massa. E dunque: perché vogliono digitalizzare tutti, ad ogni costo? E’ ovvio che il Covid è solo un pretesto. E prima o poi, anche i ciechi se ne accorgeranno. Ma, appunto: allora – dice Michele Giovagnoli – sarà troppo tardi. L’irrimediabile sarà già avvenuto: «Quando si arriva a mettere gli occhi sui bambini, significa una sola cosa: che la nostra civiltà è agli sgoccioli, perché il futuro verrà drasticamente ipotecato, per sempre».

Giovagnoli evoca la riaccensione del “femminino”, come protezione ancestrale dell’umanità, sottoposta da millenni a una sorta di dittatura maschilista. Per questo, fa apertamente il tifo per l’assemblea delle donne (“Venere Vincerà”) guidata da Nunzia Alessandra Schilirò il 14 novembre a Firenze. «Da sempre – riassume l’alchimista – chi ha dominato l’umanità ha ripetuto gli stessi tre gesti, sempre uguali: nascondere la conoscenza, staccare l’uomo dalla natura e mortificare il femminile». Per Giovagnoli, le prime avvisaglie del piano che ormai punta anche ai bambini sono l’ultimo campanello d’allarme. «Non avete ancora capito – insiste – che fermarci, tutti insieme, è il solo modo per scongiurare il peggio? E attenzione: il momento è adesso, domani sarà tardi. E’ inutile andare in piazza a scandire slogan. Occorre invece disertare il lavoro per qualche settimana. E’ l’unica arma che abbiamo: ma è anche la più efficace, la più temuta. Fermare l’Italia, adesso, per arrivare a una paralisi economica. E’ l’unico modo per bloccare il “mostro” che ci sta aggredendo: se invece l’Italia si arrende, il resto dell’Occidente la seguirà. Quindi tocca a noi, oggi: facciamolo, in nome dei nostri bambini».

(Su Facebook, il video-appello che Michele Giovagnoli ha lanciato il 4 novembre 2021).

 

 

 

ECONOMIA

La BCE non può più permettersi di non garantire il nostro debito pubblico

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Quanto avvenuto nelle ultime settimane, in merito al rialzo dello spread e al suo immeditato salto all’indietro, conferma ancora una volta, se mai qualcuno avesse ancora dei dubbi, che la BCE non ha alternative rispetto al garantire ogni emissione di debito degli stati membri. Questo, se ancora vuol far rimanere in vita la sua creatura, ovvero la moneta EURO.

Sono anni che lo dico e che lo scrivo, anche in altri blog – e un mio articolo sull’argomento in questione, uscito su “Come Don Chisciotte”, poche settimane fa, ne è l’ennesima testimonianza concreta (Basta con l’accusare i Poteri Europei, oggi il “NEMICO” lo abbiamo in casa….. che sia ben chiaro a tutti!!!!! – Come Don Chisciotte).

Mentre tutti ripetono frasi del tipo: “ma se la BCE smette di comprare i nostri titoli”, “ma se la BCE ci chiede indietro i soldi dei nostri titoli che ha in pancia”, “ma se riparte lo spread”, dovete dare atto al sottoscritto di avervi sempre reso edotti del fatto che tutto ciò sarebbe stato improbabile e lontano dal divenire realtà o, quanto meno, che se la BCE cambiasse completamente rotta e mettesse in atto politiche contrarie a quelle attuali, questo condurrebbe direttamente alla rottura del sistema euro.

E vi spiego ancora una volta perché! Oggi la BCE detiene quasi il 30% del debito italiano, diciamo indicativamente 700/800 mld. Cosa succederebbe se a Francoforte decidessero di volere indietro tali somme? Chiaramente stiamo parlando di soldi che lo Stato italiano non ha più disponibili sui propri conti del Tesoro, avendoli già spesi e messi in circolo nel settore privato per mezzo della spesa pubblica.

Per rispondere al quesito, occorre prima trovare risposta ad un’altra domanda.

Quanto debito pubblico italiano acquista la BCE?

Attraverso i vari programmi, nei primi nove mesi del 2021 la BCE ha acquistato titoli del debito italiano per 122 miliardi. Nell’ultimo trimestre, si stima che ne acquisterà, soprattutto attraverso la Banca d’Italia, circa 37 miliardi (vedi appendice), per un totale di 159 miliardi nel 2021 (Tav. 1). [1] La BCE coprirebbe così il 95 per cento del deficit del 2021, che la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza stima in 167 miliardi. Nel 2020 erano stati acquistati titoli per 175 miliardi, coprendo più che interamente il deficit di quell’anno (159 miliardi).

Oltre ai nuovi acquisti, la BCE continua a rinnovare i titoli già detenuti che giungono in scadenza: circa 73 miliardi per il 2021. Complessivamente, la BCE dovrebbe quindi coprire il 46 per cento del fabbisogno lordo di finanziamento (ossia del totale dei titoli emessi per finanziare il deficit e rifinanziare i titoli in scadenza), stimato in circa 500 miliardi.

Anche se non rilevante ai fini del presente articolo, teniamo presente che nel 2021 sono anche aumentati i finanziamenti dell’Unione Europea allo stato italiano: i prestiti sono ammontati a 25 miliardi provenienti dalla Recovery and Resilience Facility e dal SURE; nel 2020 invece questi ammontavano a 17 miliardi (solo dal SURE). Sono anche arrivati 23 miliardi di contributi a fondo perduto per finanziare spese non incluse nel deficit.

A fine anno, la BCE e le altre istituzioni europee dovrebbero detenere debito pubblico per il 43 per cento del Pil, quasi il doppio che nel 2019 (Fig. 1). Si tratta del 27,7 per cento del debito italiano. Di conseguenza, si riduce l’ammontare del debito detenuto dai mercati finanziari, che in termini assoluti passa da 2.010 miliardi nel 2019 a 1.975 nel 2021. Ciò ha contribuito alla riduzione dei tassi di rendimento richiesti dagli investitori: il rendimento medio sui BTP decennali è sceso dall’1,97 per cento del 2019 allo 0,73 per cento del 2021. [2]

Per andare avanti con il nostro ragionamento vi ricordo, che il debito pubblico corrisponde esattamente alla ricchezza finanziaria del settore privato, ovvero matematicamente parlando, equivale alla somma dei deficit annuali che lo Stato ha conseguito.

Ma torniamo alla domanda che ci siamo posti. Lo Stato dunque, qualora la BCE intendesse non continuare con il “rollover” del nostro debito ma bensì ne richiedesse la monetizzazione, non sarebbe in grado materialmente di restituire questi soldi, a meno di un prelievo forzoso dalle tasche di noi cittadini. Un prelievo di tale entità che, ammesso che il settore privato fosse in grado di onorare, devasterebbe in maniera definitiva la nostra economia.

Non dimentichiamo un tassello fondamentale: il nostro paese, adottando la moneta euro e la conseguente decisione di appartenere a questo sistema monetario, allo stato attuale non ha la possibilità di avere una banca centrale direttamente alle dipendenze del Ministero del Tesoro e quindi la possibilità di poter creare una propria moneta dal nulla, la quale gli consentirebbe di saldare immediatamente il conto con l’istituto di Francoforte.

Quindi, se la BCE forzasse la mano, immettendo tale quantità di titoli (700/800 mld) sul mercato e di fatto togliendo la garanzia sul debito italiano, tale semplice ma devastante atto diventerebbe immediatamente causa del nostro default, che porrebbe immediatamente il nostro paese di fronte a un’unica strada, ovverosia quella di un ritorno ad una moneta nazionale.

Il ritorno del nostro paese alla Lira, sia per le dimensioni della nostra economia all’interno dell’eurozona, sia per le questioni politiche e geopolitiche connesse, con ogni probabilità comprometterebbe, oserei dire in maniera definitiva, il progetto euro.

Ulteriore prova a conferma del mio ragionamento, ci arriva proprio dagli eventi accaduti nei giorni scorsi, quando una leggera frenata da parte della BCE in riferimento ai programmi di acquisto, ha fatto schizzare lo spread a oltre 135 punti. Evidentemente a Francoforte, in perenne lotta con gli “dei dell’economia” e i giudici della Corte di Karlsruhe, dal famoso “whatever it takes” di Draghi sono ancora in fase di sperimentazione ed eseguono “test”, per vedere fino a dove possono spingersi contro le forze, contrarie e senza padroni, della scienza economico-monetaria.

Ma come potete vedere dal grafico sotto, hanno dovuto nel giro di pochi giorni interrompere il test, ovvero ricominciare a comprare, per riportare il differenziale dei tassi, sui nostri titoli, sotto controllo.

Un altro elemento che fa capire quanta attenzione ci sia da parte della BCE alla situazione del debito italiano e, di conseguenza, quanto quest’ultima abbia le mani legate nel dover fare di tutto e di più per sostenerlo e nel dover di fatto assurgere al canonico ruolo di lender of last resort” (prestatore di ultima istanza), come ogni altra banca centrale del mondo, è la correlazione degli acquisti dei nostri titoli con quelli degli altri paesi dell’eurozona. Ovvero la BCE arriva perfino, con decisione autonoma, a contravvenire alla regola imposta del capital key.

Infatti, se analizziamo gli acquisti di titoli italiani nel contesto degli acquisti complessivi effettuati dalla BCE nei paesi dell’area euro, vediamo che, tra gennaio e settembre 2021, la BCE ha acquistato titoli per 834 miliardi (prevalentemente di debito sovrano). Nell’ultimo trimestre dovrebbe acquistare 61 miliardi con l’APP e tra 180-210 miliardi con il PEPP (vedi appendice). Questi si sommano agli acquisti effettuati nel 2020 (1.116 miliardi tra APP e PEPP).

Si può, quindi, facilmente notare che gli acquisti di titoli condotti con il PEPP da inizio 2020 a favore dell’Italia, riportati nei paragrafi precedenti, sono più elevati di quello che sarebbe stato coerente con la quota del nostro paese nel capitale della BCE (la cosiddetta capital key), pari al 17 per cento, soprattutto per effetto di acquisti particolarmente elevati nel 2020 (Fig.2). [3]

Infine, al di là delle verità economiche e dei numeri che sono fondamentali, a supporto di quanto affermo consentitemi anche un analisi storica che ripercorra gli eventi.

Come abbiamo visto, un sistema economico-monetario fondato sulle falsità economiche ha una sua naturale evoluzione, che alla fine si scontra con quelle che sono le regole della scienza economica stessa. Questo a Francoforte e Bruxelles era già ben noto nel 2011, quando nell’ingordigia di massimizzare sempre più i trasferimenti dai paesi del sud a quelli del nord (con Italia e Grecia in prima fila nel ruolo di “colui che trasferisce” e Germania e Francia in quello di “colui che riceve”), il nostro spread era schizzato oltre i 500 punti base. Sapevano benissimo che tale situazione non sarebbe potuta andare oltre e che il sistema euro si sarebbe disintegrato a breve. L’Italia da quel momento, oltre ad essere il “pollo da spennare” per i poteri europei in simbiosi con quelli italiani, divenne anche il principale detonatore per far esplodere il loro sistema predatorio. Dovevano assolutamente prendere il controllo di ogni istituzione democratica del nostro paese, e così spinsero l’acceleratore sullo spread per far cadere il nostro governo e portare un loro uomo (Mario Monti) al comando.

Il giorno dopo, senza perder tempo, arrivò l’ormai famosa dichiarazione di Draghi, il “whatever it takes”, che di fatto, da quel preciso istante, rese la Banca Centrale Europea garante del debito dei paesi membri. Lo spread come per magia crollò, i mercati si “inginocchiarono” chiedendo pietà e da allora niente è più cambiato. Abbiamo visto chiaramente, e ancora con più forza durante la pandemia, quello che la MMT ci diceva da molti anni, ovverosia che i tassi non li decidono i mercati ma le politiche monetarie delle Banche Centrali.

Il prezzo che il nostro paese e le nostre istituzioni democratiche hanno dovuto pagare per avere questa garanzia, oltre naturalmente al proseguimento della distruzione economica in atto, è stato quello di non avere più un governo eletto e di avere a capo del MEF un nominato dai poteri forti. Basti pensare al veto categorico del Presidente Mattarella sul nome di Savona, quando l’allora costituendo governo giallo-verde, lo propose per ricoprire tale ruolo.

E qui torniamo a quello che vi dico da tempo: è lampante che , per quei poteri,  è essenziale avere un loro uomo al MEF, per le ragioni che vi ho spiegato.

Un vero patriota al MEF, che conosca la materia, forte della garanzia della BCE e conscio della partita “win to win” che si sta giocando, se oggi buttasse nel mercato 300 mld di titoli, con cui stanziare una spesa in deficit per finanziare un programma di PLG (Piani di Lavoro Garantiti), come ideato dalla Modern Monetary Theory, darebbe il via alla ripresa della nostra economia e porrebbe la parola fine al disegno predatorio dell’élite nei confronti del popolo italiano.

NOTE

[1] In generale gli acquisti di titoli del debito italiano vengono effettuati per il 90 per cento tramite la Banca d’Italia e per il 10 per cento direttamente dalla BCE. Si noti che gli interessi pagati dallo stato alla Banca d’Italia sui titoli da questa detenuti sono restituiti allo stato attraverso la distribuzione dei profitti della nostra banca centrale (tranne una piccola parte distribuita alle banche partecipanti al capitale della Banca d’Italia).

[2] Per una sintesi sugli effetti dei programmi di acquisto titoli della BCE sui tassi di rendimento dei titoli del debito sovrano. Vedi: https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2021/html/ecb.sp210920_annex~77c012f14b.en.pdf

[3] Di norma, la capital key viene utilizzata per ripartire gli acquisti dei programmi della BCE tra i diversi Stati dell’Eurozona, ma nel caso del PEPP (e del PSPP negli ultimi due anni) la BCE aveva indicato l’intenzione di deviare parzialmente da tale norma. Vedi: https://www.ecb.europa.eu/ecb/orga/capital/html/index.it.html e https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:32020D0440

FONTE: https://comedonchisciotte.org/la-bce-non-puo-piu-permettersi-di-non-garantire-il-nostro-debito-pubblico/

L’ACQUA VERRÀ QUOTATA ALL’ALBA

MAR 22 DICEMBRE 2020                      RILETTURA

Le siccità causate dal cambiamento climatico aumentano il loro impatto devastante sulle disponibilità idriche globali del domani, sempre più a rischio. L’acqua, equiparata all’oro e al petrolio, entra nel mirino speculativo di Wall Street.

pppp
Lo scorso 7 dicembre ha esordito negli Stati Uniti il primo mercato di futures dell’acqua al mondo, di fatto aprendo alla speculazione finanziaria il bene comune per antonomasia. Le trattazioni di futures dell’acqua si riferiscono alla disponibilità, o scarsità, di acqua in California, basandosi sui prezzi fissati da due anni dal Nasdaq Veles California Water Index (NQH2O).
 
Gli investitori di futures dell’acqua potranno assicurarsi sulla disponibilità di acqua in una specifica data futura a un prezzo fissato al momento dell’investimento, scommettendo contro o sulle fluttuazioni del NQH2O e tutelandosi dall’effetto che la siccità ha avuto – e continuerà ad avere – sul prezzo dell’acqua in California.
 
I futures dell’acqua sono contratti di natura squisitamente finanziaria e non prevedono lo spostamento fisico del bene di riferimento: non si può, quindi, accumulare fisicamente acqua in un immaginario magazzino per influenzarne la disponibilità sul mercato e, di conseguenza, il prezzo.
 
Secondo il CME Group, che ha sviluppato il prodotto finanziario assieme a Nasdaq, i futures dell’acqua aiuteranno i contadini, le industrie ad alto utilizzo di acqua e le municipalità a controllare il rischio economico legato alla fluttuazione del prezzo dell’acqua in un momento storico segnato dai profondi cambiamenti climatici legati al global warming.
 
Nel passato recente, le siccità causate dal riscaldamento globale hanno avuto un impatto devastante sulla disponibilità di acqua proprio in California, ciclicamente piagata da incendi. Solo nel 2020, il prezzo dell’acqua fissato dal NQH2O tra il secondo e il terzo trimestre è più che triplicato.
 
In questo senso, l’esempio californiano rispecchia un fenomeno di portata globale che sta già influenzando ogni aspetto delle nostre vite. Ma è anche un micro-laboratorio dove sperimentare la finanziarizzazione dell’acqua come risorsa, sulla falsa riga di mercati di commodities (petrolio, metalli, bovini d’allevamento…) già globali.
 
Tim McCourt di CME, riporta Bloomberg, ha spiegato che in un mondo dove «due miliardi di persone vivono in nazioni piagate da problemi idrici e quasi due terzi del mondo affronteranno problemi di scarsità d’acqua entro i prossimi quattro anni […] l’idea di gestire il rischio associato all’acqua sta certamente aumentando d’importanza».
 
Se è vero che i futures dell’acqua sono strumenti utili a mitigare le fluttuazioni del mercato per chi compra e chi distribuisce acqua, la natura del «future» come prodotto finanziario implica la possibilità di speculazioni destinate a modificare il prezzo dell’acqua per tutti, con ricadute gravi per la popolazione della California.
 
Allarme che Frederick Kaufmann, docente di giornalismo presso la City University of New York, aveva lanciato già nel 2012 dalle colonne di «Nature». Nel suo pezzo, eloquentemente intitolato “La sete d’acqua di Wall Street”, Kaufmann esordisce mettendo in fila le evidenze scientifiche che indicano come i mercati finanziari, speculando attraverso i futures, abbiano «distrutto» i mercati dei cereali di Chicago, Kansas City e Minneapolis, «trasformandoli in motori di profitto per banche ed hedge funds mentre il prezzo del nostro pane di tutti i giorni aumentava».
Provando a indovinare il prossimo obiettivo della speculazione di Wall Street, ben otto anni fa Kaufmann individuava proprio nell’acqua la risorsa nel mirino della finanza: «Gli analisti finanziari percepiscono che esattamente come le altre risorse – i metalli preziosi, ad esempio – l’acqua utilizzabile in futuro sarà così poca che occorrerà estrarla dalle miniere, processarla, impacchettarla e, soprattutto, spostarla in giro per il mondo. E sanno che la domanda non se ne andrà. Sono questi i ragionamenti che incoraggiano la creazione di un futuro mercato dei futures dell’acqua globale».
 
Il rischio, insomma, è che in assenza di regolamentazioni ad hoc si possa ripetere per l’acqua quando successo proprio in California agli inizi degli anni 2000 con Enron che da un lato investiva in future energetici e dall’altro, come principale fornitore di energia elettrica dello stato, chiudeva le centrali elettriche a bella posta per aumentare artificialmente la domanda di energia sul mercato. Risultato: blackout in tutta la California, licenziamenti di massa e bancarotta dei principali competitor di Enron, impossibilitati ad acquistare energia elettrica per conto dei propri clienti ai prezzi gonfiati da chi giocava sporco.
 
L’ipotesi che una simile vertigine speculativa possa abbattersi sull’acqua, per le Nazioni Unite, equivale a una minaccia ai diritti umani di tutti.
 
In un comunicato diramato proprio il 7 dicembre, lo special rapporteur per i diritti umani e la sicurezza idrica Pedro Arrojo-Agudo si è detto «molto preoccupato per l’equiparazione dell’acqua ad altre risorse come oro e petrolio sul mercato dei futures di Wall Street».
 
«Mentre ci sono discussioni in corso a livello globale circa i valori culturali, sociali e ambientali dell’acqua, la notizia delle contrattazioni dell’acqua nel mercato dei futures di Wall Street indica che il valore dell’acqua come diritto umano basilare è in pericolo».

FONTE: https://www.idiavoli.com/it/article/lacqua-verr-quotata-allalba

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Affari di famiglia. La figlia di Draghi ha un fondo. Indovinate dove investirà?

3 Novembre 2021

Federica Draghi è il nome della riservatissima primogenita del presidente del Consiglio, Mario Draghi e della sua consorte, Serena Cappello. Non tutti sanno che è una manager che lavora nell’ambito farmaceutico e delle biotecnologie. Si è laureata in biologia alla Sapienza, conseguendo un dottorato in biochimica e poi aggiungendo un MBA in business administration alla Columbia Business school di New York.

Recente è la notizia, già diventata virale, che riguarda proprio il lancio del progetto “Xgen Venture Life Science”, si tratta di un “fondo comune di investimento alternativo di diritto italiano, mobiliare, di tipo chiuso, riservato, rientrante nella categoria dei fondi per venture capital qualificati”, di cui Draghi jr risulta una delle fondatrici.

A lanciare il progetto è stato il gruppo Xgen partners, gruppo fondato a giugno scorso, il cui capitale risulta suo al 30%, per un altro 30% risulta di Daniele Timothy Scarinci e al 40% di Paolo Fundarò. Con la stessa società nel giugno scorso è stata fondata anche la Xgen sgr (le quote sono le stesse) in attesa delle autorizzazioni ad operare, alla cui presidenza è stato chiamato Carlo Marchetti, che è anche consigliere di amministrazione della Fc Internazionale Milano (la squadra di calcio Inter) e della Colussi.

Stando al verbale del consiglio amministrativo del 5 agosto scorso della sgr, il fondo avrà “una politica di investimento focalizzata su start-up e Pmi innovative ad alto contenuto tecnologico e/o in grado di definire nuove tecnologie, categorie e/o evoluzioni di prodotto nel settore life science, con particolare focus sulle imprese impegnate nello sviluppo e nella commercializzazione di nuove terapie, farmaci, dispositivi medici, applicativi diagnostici e soluzioni nel campo digital healthcare”.

Federica risulta consigliere delegato e “Key manager”sia del fondo che della Sgr e per tale motivazione, in veste di consigliere, dovrà “presentare al consiglio di amministrazione le opportunità di sottoscrivere, modificare o risolvere accordi di collaborazione con le imprese, le università, i parchi scientifico-tecnologici e i centri di ricerca”, “gestire i rapporti” con le stesse istituzioni, “finalizzati allo sviluppo di opportunità e idee di investimento per i Fia (fondi di investimento alternativi) istituiti e gestiti dalla società”.

Come “Key Manager” del fondo, invece, Draghi jr avrà anche la delega sul personale, con il potere di fare assunzioni, ma anche di trasferire e licenziare gli eventuali dipendenti, e il dovere di pagare a loro lo stipendio. Insieme agli altri due soci dovrà anche “porre in essere ogni attività necessaria per promuovere e collocare le quote del Fondo” e “sottoscrivere ogni dichiarazione, atto o documento, nonché compiere tutte le attività e gli adempimenti cui il Fondo e la società di gestione del risparmio, in qualità di gestore dello stesso, siano tenuti per legge nei confronti delle autorità di vigilanza, delle camere di commercio e in genere delle pubbliche amministrazioni dello Stato”.

Insomma, sarà facile cadere nel rischio del conflitto di interesse, come scrive infatti il Tempo da cui riprendiamo la notizia: “Bisognerà stare attenti ai possibili conflitti di interesse sempre in agguato, tanto più che la nuova avventura finanziaria è stata decisa dopo lo sbarco di superMario a palazzo Chigi.”

Attualmente il fondo “Xgen Venture Life Science”, non è ancora operativo e attende le necessarie autorizzazioni della Banca di Italia e della Consob. Nel frattempo tutta la documentazione necessaria all’autorizzazione è stata inoltrata. Si aspetta solo di ricevere il via libera o la bocciatura, “ipotesi sulla carta possibile, ma assai improbabile”, conclude il Tempo.

FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/affari-di-famiglia-la-figlia-di-draghi-ha-un-fondo-indovinate-dove-investira/

 

 

 

POLITICA

IL DELIRANTE PARTITO UNICO DEL VIRUS

Il delirante partito unico del virusIn una recente puntata di Dritto e Rovescio, programma di approfondimento condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4, è andata in onda una vera e propria performance del partito unico del virus. Sul tema sempre più contestato del Green pass, abbiamo assistito a una sconcertante saldatura tra il Partito Democratico, rappresentato in studio da Emanuele Fiano e Forza Italia, per bocca della pasionaria de’ noantri Licia Ronzulli. Unione a cui ha dato la sua benedizione il “liberale” Alessandro Cecchi Paone, definendo “pericolose e violente” le manifestazioni di protesta contro lo stesso lasciapassare sanitario. Manifestazioni che, come è noto, in quel di Trieste sono state praticamente vietate.

È stato uno spettacolo desolante in cui, di fronte alle ragionevoli obiezioni mosse dagli ospiti in collegamento e in sala, tra i quali Enrico MontesanoGiuseppe Cruciani e Maurizio Belpietro, è emersa chiaramente la insostenibile fragilità delle argomentazioni liberticide sostenute dai due esponenti della maggioranza di Governo. Malgrado in alcuni illuminanti servizi si evincesse chiaramente l’assoluta demenzialità dell’attuale Green pass – come per esempio l’assurda dicotomia di un autista di autobus a cui è impedito di lavorare in assenza del bollino verde, ma non di prendere lo stesso autobus in qualità di utente – le tesi di Fiano e Ronzulli, espresse con notevole aggressività, hanno sostanzialmente ribadito il mantra illiberale con il quale viene giustificato l’attuale regime di restrizioni sanitarie.

Ma il clou di questa avvilente esperienza televisiva, seppur gestita con grande professionalità dal conduttore, si è raggiunta con la retorica dei morti. Retorica utilizzata come un manganello mediatico dall’imbarazzante Ronzulli, esponente in vista di un partito che per sua fortuna non si chiama più “Popolo della Libertà”, altrimenti avremmo raggiunto un paradosso tale da far concorrenza a quelli del celebre Zenone di Elea. Urlando come una ossessa in faccia a Montesano – che ha semplicemente citato l’ultimo rapporto, riportato con evidenza anche su queste pagine, dell’Istituto superiore di sanità nel quale c’è scritto nero su bianco che i decessi per causa diretta del Covid-19 sono stati 3.783 su oltre 130.000 – il suo “non ci sto”. “Sui morti non ci sto”, ha ripetuto con quanto fiato aveva in corpo la senatrice forzista, incaricata da Silvio Berlusconi di gestire i rapporti con gli altri alleati di centrodestra.

Inoltre, dopo il manganello della retorica dei morti, la Ronzulli ha sviscerato il secondo argomento demenziale che il partito unico del virus sostiene a spada tratta da tempo: non è giusto che un lavoratore vaccinato debba correre il rischio di essere contagiato da un suo collega, che non si sia voluto iniettare il siero di “lunga vita”. Si tratta ovviamente di una sciocchezza sesquipedale che si smonta con una considerazione elementare, egregia senatrice forzista Watson. Se è vero come è vero che il vaccino difende dalle conseguenze gravi della malattia, ma non dal contagio, così come si dimostra da un copioso numero di studi internazionali, lo stesso vaccinato non corre alcun rischio anche venendo in contatto con chi ha optato per una scelta diversa. A meno che gli illustri Fiano e Renzulli non vogliano darci a intendere che questi vaccini siano una sorta di patacca.

Infine, se è altrettanto vero che le persone in buona salute decedute sono state il 2,9 per cento del totale dei morti, in linea con quanto accade nei confronti delle forme influenzali più acute, se ne deduce che anche senza vaccino i rischi reali per gli individui in attività, in gran parte immunocompetenti, sarebbero comunque molto ma molto bassi. Messa in questi termini, si comprende forse ancor più chiaramente che il Green pass, per come si sta imponendo in un sistema che si definisce democratico, risponde a logiche che non hanno nulla a che vedere con la tutela della salute pubblica. Forse, come ha sottolineato il direttore de La Verità, citando un interessante editoriale pubblicato sul Washington Post, in Italia si stanno sperimentando misure restrittive senza precedenti nel mondo avanzato, come se ci trovassimo in una sorta di gigantesco laboratorio politico. Altro che contrasto a un virus a relativa bassa letalità, dunque.

FONTE: https://www.opinione.it/editoriali/2021/11/05/claudio-romiti_partito-unico-virus-covid-ronzulli-fiano/

 

Eminenze grigie: mitologia della lobby

Scritto da Alessandro Strozzi – 19 Maggio 2020

9minuti di lettura

Ventunesimo secolo. Globalmente il termine lobby è sinonimo di “un gruppo di persone la cui attività è finalizzata ad influenzare il decisore pubblico (legislatore – governo – pubblica amministrazione) al fine di garantire il soddisfacimento di un determinato interesse”. Ma il teatro di questa analisi è l’Italia, dove i professionisti del settore preferiscono identificarsi come rappresentanti di interessi, nella mal celata consapevolezza che l’originario termine anglosassone può sollevare indignazioni populiste o memorie di faccendieri della Prima Repubblica. Questa vulgata si basa sull’erronea convinzione che l’interazione con il decisore pubblico si basi su semplici relazioni di interessi personali — “a Fra’ che te serve” — piuttosto che su un lungo processo di analisi strategica e lavoro di back office; sulla promozione di terribili interessi multinazionali, piuttosto che sulla promozione di un più efficiente dialogo tra società civile e politica. Questo il quadro odierno nel nostro Paese, di un’attività la cui genesi però è ben lontana nei secoli, tanto che si potrebbe partire con un fiabesco c’era una volta…

Prima della storia era il mito, luogo della sfumatura, dell’illimite e del mistero. Terra dell’eroe Achille, del re degli achei Agamennone, ma sopratutto di Ulisse, consigliere ante litteram dei sovrani greci. Poi venne la storia e con essa l’evolversi della società umana. Che si accetti la prospettiva rousseauiana o quella hobbesiana, quella platonica o quella aristotelica, l’uomo rimane inserito in un contesto plurale. La necessità di preservare la propria individualità nella pluralità ha costretto gli esseri umani ad imporre ordine in quel che altrimenti sarebbe stato il caos. Da qui hanno origine le strutture sociali, da cui le gerarchie. Tra formiche e api, la gestione del formicaio/alveare è rimandata al “cervello collettivo”, rete neurale diffusa, di cui i singoli insetti costituiscono i neuroni. All’opposto, nella società umana, l’individuo può giocare un ruolo determinante grazie alla sua sola intelligenza, perciò si rende necessario fornire ad un gruppo di selezionati, le élite, la capacità di poter prendere decisioni che orientino l’intero corpo sociale, (nonostante non siano gli unici a poter interpretare tale ruoli). Da qui la nozione di potere, dal sanscrito pa, radice che rimanda a categorie quali creazione, dominio e responsabilità. Quella per il potere è la più spietata tra le lotte umane, che ha impegnato intere esistenze nella storia, determinate ad assicurarsi gloria, profitto o, più semplicemente, una maggior sopravvivenza. Ma la potenza (sociale) non è un attributo chiaro, marmoreo, solido. Piuttosto è un materiale plastico, mutevole che sfugge non appena si tenti di dare lui limites determinati. Come una brezza, che si può apprezzare solo lasciandola fluire senza tentare di afferrarla, così va il potere, che si nutre di scambi, relazioni e connessioni. In questa indeterminatezza si andrà consolidando quel tipo di figure, di cui i rappresentanti di interessi sono l’odierna testimonianza.

Nella “cosa pubblica”, potente è colui che appare tale, identificabile dalla “porpora”, colore del sangue e del sacrificio, che abbaglia con la sua maestosità ogni sguardo. Ma la porpora è solo un colore all’interno di una scala cromatica del potere che, nelle sue molteplici sfumature, ne contiene un secondo, più anonimo e neutro, ma non per questo meno rappresentativo: il grigio. È questo il colore caratteristico delle cosiddette “eminenze”, dette appunto grigie, titolo di cui hanno potuto fregiarsi coloro che nella storia furono in grado non tanto di detenere formalmente il potere, quanto di influenzarlo.

Nel teatro della politica, la mente mediocre dirà “sii il protagonista”, mentre la mente raffinata dirà “sii il direttore di scena”. Così si dirige il mondo, non sedendo sopra il trono, ma gestendo l’ingresso alla sala in cui lo stesso si trova. Contrariamente a quanto l’opinione comune sostiene, “eminenza grigia” originaria non fu il Cardinal Richelieu, Segretario di Stato di Luigi XIII durante la Guerra dei Trent’anni, quanto piuttosto l’assistente del Cardinale medesimo, un certo François Leclerc, detto Padre Giuseppe, che in quanto frate cappuccino si distingueva per il saio grigio, tipico indumento dell’ordine francescano. E così, mentre Richelieu assisteva nella sua appariscente veste rosso porpora sormontata da una incredibile armatura all’assedio di La Rochelle, il nostro “umile” frate lo consigliava sporco e scalzo, assistito dalla sua incrollabile fede riposta nell’Altissimo e dalla capillare rete di agenti segreti coltivata in tutta Europa.

Il dubbio sorge immediato. Chi fu il vero protagonista? L’appariscente Cardinale, agitato, dubbioso e spesso in preda a gravi crisi nervose, oppure il silenzioso e titanico frate, calmo e lungimirante? Al lettore l’ardua sentenza. Un dato però emerge chiaro: la storia sembra appiattirsi, per una naturale tendenza umana a ripiegare pigramente sul “fenomeno”, l’ufficialità, i colori accesi… tralasciando compromessi, complessità, nuances. Purtroppo però solo quest’ultimi strumenti concettuali possono fungere da bussola per fendere la fitta nebbia che avvolge le cose del mondo e degli uomini. Nebbia opaca, grigia, come i grandi consiglieri del passato… come gli antichi miti. Dunque, forse non è il potere formalmente riconosciuto, instituito e proclamato ad essere veramente tale, quanto piuttosto quello in grado di influenzarlo, plasmarlo, nasconderlo. Come la dottrina della guerra atomica insegna, non è l’effettivo utilizzo delle testate nucleari ad essere la vera arma, quanto piuttosto la minaccia implicita di utilizzarle. Nel potere il mistero dunque è tanto, forse tutto.

Se Alessandro Magno si rifece ad Achille e Prometeo non è un caso: il mito può permettersi con la sua potenza evocatrice di non sottostare ai vincoli della storiografia, la quale tenterà sempre di assomigliare al primo. Reale versus Ideale. Un potere misterioso, non rivelato, è di grado superiore rispetto ad un potere ostentato, rivelato. Il re regna, ma non governa, così l’eminenza/consigliere guida, ma non si espone. Perché ciò che si conosce si può capire, misurare, mentre ciò che non si conosce ricorda la natura divina e incute rispetto, riverenza. Il potere per essere tale ha bisogno di una ritualità avvolgente, che distanzi gli oggetti dello stesso dai suoi soggetti. In tale zona mediana, di ritualità e filtro tra “piazza” e “torre”, tra “anticamera” e “sala del trono”, si muovono i consiglieri del “Principe”, i mandarini imperiali, le eminenze.

La storia fugge, incalza e cambia certo, ma solo per tornare uguale a se stessa. Lo stesso principio è applicabile alla natura umana che, nonostante numerose conquiste tecnologiche e intellettuali, rimane nel suo nucleo immutata. Di modo che dinamiche sociali apparentemente vetuste, spesso solo perché identificate con terminologie altrettanto antiche, si ripropongo oggi identiche nella sostanza. In inglese la parola lobby sta ad indicare un corridoio collegato ad una sala più grande o ad una serie di sale, utilizzato come passaggio o sala d’attesa. Che differenza c’è tra la mitica tenda di Agamennone (che ospitava il consiglio dei re greci) ed il Transatlantico di Montecitorio? Emerge qui un paragone spontaneo, quasi lapalissiano, che ci riporta in maniera circolare all’inizio della presente riflessione: il lobbista non è che l’ultima evoluzione, erede culturale naturale della secolare arte delle eminenze grigie, grandi consiglieri di re. La sostanza è sempre la stessa, quella dell’influenza sul potere.

Che le si voglia regolamentare o meno, visto ciò che incarnano, bisogna accettare il fatto che le lobbies – in quanto protagoniste dell’influenza sul potere – ci sono, sono sempre esistite e sono qui per rimanere. Quello che il legislatore può fare, innanzi a questa mutevole “terra di mezzo”, è limitarne i confini, senza però pretendere di regolamentarne ogni minima sfumatura. Questo non per perpetuare la temuta opacità del potere ma piuttosto per necessità fisiologica. I luoghi del potere attrarranno sempre a sé rappresentanti del mare magnum sociale – avvocati, giornalisti, uomini d’affari, ONG… – desiderosi a vario titolo di interloquire con il decisore pubblico. Se non potranno ufficialmente, certo è che lo faranno in altri modi, forse molto poco trasparenti. Meglio non inseguire l’utopica trasparenza assoluta, ma creare spazi consentiti di incontro tra stakeholders, riconoscendone la funzionalità. James Madison, Padre Costituente degli Stati Uniti d’America, parlò nel Federalist Paper n° 10 di factions: “Un numero di cittadini, che siano essi una minoranza oppure la maggioranza, che sono uniti e mossi da comuni impulsi delle passioni o di interesse, che sono avversi ai diritti degli altri cittadini, o agli interessi permanenti ed aggregati della comunità”. Il grande pensatore americano seppe individuare la imprescindibile presenza dei gruppi di interesse all’interno del sistema istituzionale, che per questo dovevano essere razionalizzati. Così già la Costituzione del 1787 contiene il right to petition, da intendere secondo il significato del tempo come possibilità di interloquire con il decisore pubblico. Sempre in anticipo sul mondo, nel 1946 gli USA hanno emanato una regolamentazione organica delle lobbies, attraverso l’emanazione del Federal Regulation of Lobbying Act.

In Italia la prospettiva più in voga è quella della lotta senza quartiere, una cieca crociata verso la Gerusalemme della trasparenza, che ha determinato – ovviamente in concomitanza con molti altri fattori non analizzabili in questo contesto – la mancata emanazione di una consapevole e sistematica regolamentazione della rappresentanza di interessi. Come ha sapientemente indicato Pierluigi Petrillo nel volume Teorie e tecniche del lobbying, nel nostro Paese siamo in presenza di una normativa “strisciante ad andamento schizofrenico”. Senza nemmeno aver positivamente definito la fattispecie, sono stati introdotti istituti, come il traffico di influenze illecite, che puniscono un fenomeno dai contorni imprecisi. Di ben 82 progetti di legge presentati in materia di lobbying nessuno è stato approvato. Eppure a livello ministeriale e regionale, con alcuni tentativi nobili e altri assolutamente parossistici, sono emerse parvenze regolatorie. Ma basti, per superare i possibili dubbi di legittimità in materia di rappresentanza di interessi, fare riferimento alle sentenze 1 e 290 del 1974 della Corte Costituzionale, le quali statuirono il diritto di influenza sui poteri pubblici esercitato da gruppi di interesse.

In una relazione dicotomica che unisce bianco e nero, come Yin e Yang nella raffinata dottrina taoista, si configura inevitabilmente un trait dunion che sia “pontefice” dell’incontro tra i due opposti, senza il quale la relazione non sarebbe. Di nuovo ecco il grigio, non più come colore di un saio francescano, ma come tonalità che identifica le varie combinazioni di bianco e nero, i quali individualmente non possono esistere se non come assoluti. Come nell’incontro-scontro tra interessi particolari all’interno di un determinato settore di mercato – pensiamo ad esempio a quello energetico – il lobbista è quel soggetto “sfumante” che è in grado di fornire al decisore pubblico – inteso come potere formale – la mediazione più soddisfacente tra i vari interessi degli stakeholders toccati da un provvedimento, una nuova infrastruttura, una nuova scoperta scientifica. Una corretta “contemperazione” degli interessi è stella polare per il vero lobbista, che sa anticipare in tempi brevi le soluzioni che il decisore pubblico (forse) riuscirà ad assumere solo dopo molto tempo (di cui scarseggia) e scontri tra le parti (che possono minare il suo consenso elettorale).

Nonostante le molte similitudini, un elemento distingue l’operato dell’eminenza di un tempo e quella del rappresentante di interessi odierno: la decentralizzazione del potere, sempre meno in mano a singoli individui, ma piuttosto in capo a istituzioni complessivamente intese. I corridoi si moltiplicano e alle sale trono si sostituiscono autorità indipendenti, gabinetti ministeriali e commissioni parlamentari… ah che semplici i tempi in cui c’era il sovrano assoluto, unico centro di potere! Un novello padre Giuseppe dovrà quindi togliersi il saio, smetterla di muoversi a piedi – obbligatorio sacrificio previsto dall’antico ordine monastico – e dotarsi di zaino da consulente (rigorosamente nero, gli status symbols sono importanti), caschetto e scooter (finché la transizione al monopattino elettrico non sarà completata), per essere più veloce e raggiungere i decentrati decisori nel più breve tempo possibile. Al decentramento però subentra un accentramento di natura diversa: quello del mondo privato, delle grandi compagnie nazionali e multinazionali, dotate di una potenza di fuoco economica incredibile. I lobbisti in house delle grandi aziende possono indubbiamente esprimere su un decisore pubblico sempre meno competente e centralizzato una influenza ben maggiore, che può determinare un equilibrio troppo fragile nel mercato degli interessi. Per stabilizzare il campo di gioco, la competenza risulta condizione necessaria, rispetto alla non sufficiente relazione sociale, per una efficacia azione di lobbying. Di tale competenza non beneficerà solo l’interesse rappresentato dal lobbista, ma l’intero ecosistema, che saprà assestarsi su un punto mediano più consapevole.

Davanti alla calata dei barbari che contraddistingue la politica odierna, forse è giunto il momento di riconoscere la nobiltà del lavoro del lobbista che, attraverso la sua attività di back e front office – sintesi di competenza e relazione – può consigliare il “governante”, portando dinnanzi allo stesso gli interessi dei “governati” ed assicurando che si mantenga così un sano equilibro tra “piazza” e “torre”. Solo l’arte del compromesso, della mediazione e del rispetto della posizione altrui, possono risollevare l’assetto istituzionale del Paese, in preda ad improbabili assolutismi e ad un dialogo bipartisan inesistente.

L’opinione pubblica deve essere messa nelle condizioni di capire quanto sia fondamentale il ruolo di una sapiente integrazione della galassia di interessi privati e particolari all’interno del macrocosmo dell’interesse pubblico generale. E non si tratta di favorirne alcuni a discapito di altri, ma piuttosto di trovare un giusto compromesso tra tutte le posizioni presenti al tavolo. Le vituperate lobbies, qualora messe nella posizione di operare con maggior chiarezza normativa e fiducia generale, potranno sfatare le storture culturali accumulatesi negli ultimi decenni, per farsi attori di una maggior mediazione tra cittadini ed imprese da un lato e parlamento, governo e pubblica amministrazione dall’altro.

Infine, dunque, per chiudere su di un piano più teoretico, chi prevale tra potere sostanziale e potere formale? Senza Kissinger e Zhou Enlai, Nixon e Mao Tse Tung avrebbero saputo, soli e diffidenti, essere interpreti di un avvicinamento epocale tra le due potenze che oggi si scontrano per il predominio geopolitico globale? Che ne sarebbe della Francia oggi se al Congresso di Vienna si fosse seduto Napoleone piuttosto che Talleyrand? E ancora, che paese sarebbe il nostro se De Gasperi non fosse stato accompagnato dal Divo Giulio? “La storia fu fatta da Nixon, Mao Tse Tung, Napoleone e De Gasperi!” Diranno in molti; “Ma solo perché Kissinger, Zhou Enlai, Talleyrand e Andreotti la indirizzarono.” Diranno in pochi. Nessuno può avere una risposta esaustiva. In ogni caso qualche decennio fa, per anticipare il pensiero di qualche lettore, qualcuno disse all’incirca così: “Si esatto, la situazione era un po’ più complessa”.

Si tenga bene a mente: il mito è molto più importante e vero della storia. La storia è il reale, mentre il mito è l’ideale a cui il reale inesorabilmente tende. Se la lobby è la storia dell’influenza sul potere, le eminenze grigie ne sono il mito.

Scritto da

Alessandro Strozzi

Analista presso il Dipartimento per la Programmazione Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Junior Fellow presso l’Aspen Institute e il Centro Studi Americani. Laureato in Giurisprudenza all’Università LUISS Guido Carli, ha conseguito un Master in Affari Strategici alla LUISS School of Government. È collaboratore del Master in Relazioni Istituzionali, Lobbying e Comunicazione d’impresa presso la LUISS Business School. Allievo della Scuola di Politiche e della Scuola Politica Vivere nella Comunità. Si occupa professionalmente di relazioni istituzionali.

FONTE: https://www.pandorarivista.it/articoli/eminenze-grigie-mitologia-della-lobby/

 

 

 

SE NON AVETE LETTO L’INTERVISTA A SILVIO BERLUSCONI DE “IL GIORNALE” VE LA RIASSUMIAMO NOI IN TRE PUNTI:

1) NON C’È ALTERNATIVA A DRAGHI COME PREMIER; 2) FORZA ITALIA SOSTIENE IL GOVERNO DRAGHI. IL PNRR PRIMA DI TUTTO; 3) LA FEDERAZIONE DI CENTRODESTRA È ANDATA A RAMENGO, CON TANTI SALUTI A SALVINI E MELONI – L’EURO-POLITICA COATTA DI SALVINI VERSO IL PPE (“ENTRO DOVE CAZZO MI PARE”) NON E’ PIACIUTA NE’ AL CAV NE’ A BRUXELLES – IL REGOLAMENTO DEI CONTI COL TRUCE SI FARA’ DOPO L’ELEZIONE DEL NUOVO CAPO DELLO STATO…

Dagonews

Se non avete letto l’intervista a Silvio Berlusconi de “il Giornale” ve la riassumiamo noi in tre punti:

1) non c’è alternativa in giro alla personalità e carisma di Mario Draghi come presidente del Consiglio

2) Forza Italia sostiene il governo Draghi. Il Pnrr è fondamentale per salvare il Paese.

3) la federazione di centrodestra è andata a ramengo, con tanti saluti a Salvini e Meloni.

Il Cav, in un barlume di lucidità, deve aver capito l’irrazionalità di tenere insieme tre partiti divisi su tutto, dal ruolo dell’Italia in Europa al sostegno al governo (con Forza Italia e Lega in maggioranza e Fratelli d’Italia all’opposizione). Pura demenza.

Le parole di Berlusconi su Mariopio non lasciano spazio ai dubbi: “Draghi sta facendo bene e sta ottenendo risultati eccellenti”, “Interrompere il buon lavoro del governo mentre la ripresa è appena avviata e l’emergenza sanitaria sarebbe irresponsabile”, “siamo europeisti e garantisti, sosteniamo lealmente fino in fondo il governo Draghi”.

Netta la presa di distanza da Salvini (“La Lega ha un ruolo, una storia e una collocazione internazionale diversi dai nostri”) nei giorni in cui il “Capitone” mostra i canini a chi gli consiglia di approdare nel Ppe: “Entro dove cazzo mi pare!”. Parole che sono suonate malissimo all’orecchio di Berlusconi che, pure dall’alto del suo strapotere economico e mediatico, mai aveva osato sfidare in questi termini quell’Europa che non lo ha mai amato.

Anzi. Do you remember le risatine in conferenza stampa a Bruxelles, a ottobre 2011, tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, a una domanda su Berlusconi?ATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI INCONTRANO SILVIO BERLUSCONI NELLA SUA VILLA A ROMA 15

L’euro-politica coatta di Salvini non è piaciuta né a Bruxelles né a Draghi che, all’avvio della sua esperienza a palazzo Chigi, aveva fissato due stelle polari per il suo governo: 1) solida collocazione nell’Alleanza Atlantica 2) l’europeismo senza se e senza ma.

Salvini, nonostante i consigli di quel fratacchione di Giorgetti, sembra allontanarsi sempre più dall’establishment di Bruxelles per rinchiudersi in un nuovo euro-gruppo di destra con polacchi e ungheresi e scalmanati vari e avariati.

Gli addetti ai livori, che conoscono la politica e i suoi meccanismi di azione-reazione, sono convinti che Salvini sarà lasciato libero di blaterare sull’Europa e rompere i cojoni al governo Draghi fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Dopo, come in ogni esercizio che si rispetti, verrà presentato il conto…

Ps: si vocifera che Berlusconi abbia fatto il contropelo alla sua badante Licia Ronzulli, quinta colonna salviniana in Forza Italia. Le ha fatto capire che i leader passano e puntare le fiches su quello sbagliato puo’ essere molto pericoloso…

BERLUSCONI: «DRAGHI STA FACENDO BENE CON RISULTATI ECCELLENTI»

Estratto dell’articolo di Augusto Minzolini per “il Giornale”

Ad Arcore, a villa San Martino, incontri un Silvio Berlusconi particolarmente sereno. […] è convinto di avere riacquistato una posizione centrale non solo nel centrodestra ma negli equilibri del Paese. È stato uno dei fautori del governo Draghi ed è forse il primo garante della governabilità in una fase estremamente complicata per l’Italia […]

Presidente Berlusconi, lei è un esponente di punta dei Popolari in Europa. Nei giorni scorsi, nel dibattito interno alla Lega, c’è stata una netta chiusura di Matteo Salvini verso il Ppe, criticato soprattutto perché governa l’Europa insieme ai socialisti. Che ne pensa?

«Non mi sembra una novità. La Lega ha un ruolo, una storia e una collocazione internazionale diversi dai nostri. Questo non ci ha impedito di governare insieme il Paese e, anche oggi, molte delle maggiori Regioni italiane».

L’Italia, dopo la pandemia, sta crescendo al ritmo del 6%. Da imprenditore immagina un futuro roseo per il nostro Paese e quanto dipenderà dalla politica del governo Draghi? Secondo lei, dovrebbe aumentare la sua impostazione liberale nei provvedimenti economici o crede che non possa fare di più visto che il governo è sostenuto da una maggioranza di larga coalizione?

«Come ho detto più volte, questo governo non è evidentemente un governo di centrodestra. Draghi sta facendo bene e sta ottenendo risultati eccellenti […] non ho nulla da rimproverare a questo governo, che nelle circostanze date sta facendo davvero tutto il possibile, con buoni risultati, accogliendo molte delle nostre indicazioni e delle nostre proposte».

È ancora convinto che la politica debba garantire le condizioni affinché il governo Draghi prosegua fino alla scadenza naturale della legislatura del 2023?

«Sempre di più. Interrompere il buon lavoro del governo mentre la ripresa è appena avviata e l’emergenza sanitaria – pur controllata grazie al vaccino – è ancora attuale sarebbe irresponsabile. Di tutto ha bisogno l’Italia meno che di mesi di conflitto politico paralizzante».

[…] Parliamo di centrodestra. Quanto può durare l’anomalia di una coalizione che per due terzi è al governo (Forza Italia-Lega) e per un terzo (Fratelli d’Italia) è fuori dalla maggioranza?

«Durerà fatalmente fino alle elezioni del 2023, quando ci presenteremo uniti».

[…] Siamo parte integrante ed essenziale del centrodestra, il nostro ruolo è quello di un partito di centro liberale e cristiano ben distinto da quello dei nostri alleati, siamo europeisti e garantisti, sosteniamo lealmente fino in fondo il governo Draghi, che è nato prima di tutto per nostra iniziativa. […]

Dopo il Quirinale, forse, il Parlamento tenterà di modificare l’attuale legge elettorale. Per lei, è importante mantenere un sistema maggioritario e quali scenari politici immagina quando gli italiani ritorneranno alle urne?

«Il bipolarismo in Italia è nato con la mia discesa in campo nel 1994. Ovviamente io credo in questo sistema e ritengo necessaria una legge elettorale che lo consenta. Voglio aggiungere una cosa: il bipolarismo italiano non è certo perfetto, ma non credo che gli italiani rinuncerebbero volentieri al diritto di scegliere con il voto da chi essere guidati.

Del resto, è così che funzionano le grandi democrazie dell’Occidente a cui ci ispiriamo. Bipolarismo naturalmente non significa – e così vengo alla seconda parte della sua domanda – quello che è avvenuto purtroppo qualche volta in passato, cioè uno scontro feroce che punta alla delegittimazione e all’annientamento dell’avversario.

Quello che vorrei per il futuro è un bipolarismo europeo, basato sulla netta distinzione fra centro-destra e centro-sinistra, fra loro alternativi, ma anche uniti da reciproco rispetto e da un comune senso di appartenenza alle istituzioni democratiche.

Forse la convivenza nel governo Draghi – pur imposta dall’emergenza – può aiutare in questo senso. Nel 2023 vedo un confronto bipolare di questo tipo, nel quale noi saremo naturalmente nel centro-destra. Anzi, saremo determinanti per la vittoria di un centro-destra europeo, liberale, cristiano e garantista».

FONTE: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/se-non-avete-letto-39-intervista-silvio-berlusconi-de-quot-289100.htm

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

La Soluzione Finale. Digitalizzazione completa. “La codifica QR del mondo”

12 ottobre 2021

 

Immagina che l’umanità un giorno, molto presto, deciderà di smettere di indossare maschere. All’unisono. Non per le strade, non nei ristoranti, non nei negozi, non negli eventi sportivi, semplicemente da nessuna parte. Contro ogni ordine di buona parte dei 193 governi membri dell’ONU, o almeno dei governi occidentali. E, in effetti, contro l’intero sistema delle Nazioni Unite – contro gli ordini dello stesso signor Antonio Guterres . Si Certamente. Molte delle agenzie delle Nazioni Unite, non tutte ancora, hanno iniziato a mandare il vaxxing per il loro personale… o altro.

Come mai non è ancora venuto in mente a tutti che c’è qualcosa che non va? Bruttamente sbagliato. Può essere che sia semplicemente dissonanza cognitiva? Sai che c’è qualcosa di orribilmente sbagliato, ma la tua zona di comfort non ti permette di ammetterlo? Questo è stato il caso del Terzo Reich, che ha portato avanti la tirannia di Hitler. Il resto è storia.

L’alternativa da immaginare sarebbe che tutti coloro che hanno deciso di non farsi vaccinare si attengano e lo rendano pubblico. Sfidano gli ordini totalmente illegali e incostituzionali del governo, il sistema delle Nazioni Unite che ottiene i loro ordini di marcia dal culto oscuro invisibile, che minaccia di morte, coloro che non obbediscono.

Ma immagina, nessuno ascolterebbe questi ordini assurdi e anticostituzionali, nemmeno la polizia, né i militari – entrambi gli organi di polizia si schiereranno dalla parte del popolo – con le stesse persone, i cui diritti hanno giurato di difendere.

In realtà, quest’ultimo è già successo più di una volta in tutto il mondo, dove la brutalità della polizia era particolarmente forte, improvvisamente un gruppo di poliziotti in prima linea si è tolto i caschi e ha marciato con la gente – in Francia, Germania, Austria, Italia , Svizzera e altrove. Ultimamente, una tendenza simile potrebbe essersi cristallizzata, nello stato australiano di Victoria, dove la gente di Melbourne è stata letteralmente bloccata per mesi.

Una signora della polizia si è dimessa ed è venuta alla ribalta rilasciando interviste e divulgando che la maggior parte dei suoi colleghi la pensano allo stesso modo, ma hanno paura di perdere il lavoro e/o di essere puniti dal tirannico governatore di Victoria. Questo è un buon inizio. Vedi questo .

Deve avvenire all’unisono. In solidarietà. Nella maggior parte dei paesi europei non è consentito andare al ristorante o a qualsiasi evento pubblico a meno che non si possa mostrare il certificato vaxx, un famigerato codice QR sul cellulare, che verrebbe letto da un altro cellulare, programmato per leggere il proprio QR- codice.

Non hai idea di cosa sia o cosa verrà messo su questo QR-code . L’obiettivo sono tutte le tue informazioni personali, dalla tua cartella clinica completa alla tua fedina penale, i tuoi conti bancari, proprio tutto. Ma non lo sapresti. Non puoi leggere cosa c’è sul codice QR. “Loro” possono, poiché è programmato in questo modo.

L’obiettivo è avere in sostanza questo QR-code impiantato nel tuo corpo. Questo è più o meno quello che Klaus Schwab ha detto con orgoglio nella sua breve intervista (di circa 2 minuti sotto) con la TV svizzera francese nel 2016. Lo inquadra in questo modo: gli umani diventeranno “transumani”.

Video: Verso la tirannia digitale con Peter Koenig

Clicca qui per collegarti alla versione bitchute

Da allora il video è stato “verificato” da Internet. Il signor Microsoft, Bill Gates, in realtà ha parlato di un sistema operativo impiantato nel corpo umano. Quindi, noi umani abbiamo bisogno di avere un corpo che possa rispondere alle onde elettromagnetiche, in altre parole i nostri corpi devono essere trasformati in campi elettromagnetici (EMF). Questo viene fatto dall’mRNA- “vaxx” che viene iniettato nei nostri tessuti.

Avete notato, Pfizer e Moderna, i precursori dell’mRNA – che non sono assolutamente vaccini, è meglio che ci creda – sono gli unici ammessi in Occidente? Ora hanno aggiunto AstraZeneca e Johnson e Johnson: sono diversi solo nella misura in cui è diverso il loro meccanismo di “uccisione”.

Producono anche coaguli di sangue e proteine ​​spike. Il primo può portare a blocchi respiratori fino a embolie del polmone o del cervello, o persino del cuore. La proteina spike si diffonde a tutte le tue cellule. Alla fine attaccano il tuo sistema di difesa immunitario rendendoti molto più vulnerabile a qualsiasi tipo di malattia, specialmente ai tumori. Perché non consentono lo Sputnik V russo o uno qualsiasi dei vaccini cinesi, entrambi basati su metodi di vaccinazione tradizionali?

Quelli russi e cinesi non funzionano per l’agenda di riduzione della popolazione.

Guarda questa storia / video dell’orrore ben documentata del Dr. Madej :  Dr. Carrie Madej: il primo laboratorio statunitense esamina le fiale di “vaccino”, rivelati risultati orribili . No, questo non per spaventare nessuno. Questo per portare la realtà nella tua zona di comfort e, si spera, buttarti fuori dal comfort in un mondo a cui tu e tutti dovete aiutare a resistere.

Sai che gli mRNA vaxxes ti iniettano grafene , un fluido altamente velenoso, che crea in tutto il tuo corpo un campo elettromagnetico (EMF), ricettivo al 5G e presto al 6G onde corte ultracorte che alla fine saranno in grado di manipolare il tuo cervello e tutte le tue informazioni, ora progressivamente memorizzate sul tuo QR-code personalizzato, trasformando te, umano, in – nelle parole di Klaus Schwab, un “transumano” – non più in possesso della tua volontà o del tuo conto in banca?

I tuoi soldi, tra l’altro, se non te ne sei già accorto, presto non saranno più soldi fisici che puoi toccare e consegnare a un cassiere o a un fornitore, ma saranno tutti soldi elettronici, digitali, su cui possono ancora avere il controllo, perché “loro” te lo permettono. Ma una volta che decidono che devi rinunciare al controllo, sparirà.

Hai notato a che velocità stanno scomparendo gli sportelli bancomat? Come spariscono i cassieri nelle banche? Presto non saranno più necessari, perché non controlli più i contanti. Ci sono interi paesi del nord Europa che ci sono quasi: Piena digitalizzazione. In alcuni paesi, tra cui la Svezia, alcune persone hanno già lasciato impiantare volontariamente un nanochip sotto la pelle del polso. Il chip funziona come un conto bancario integrato. I giovani lo adorano. È così bello. Scorri la mano, nemmeno più una carta, e il pagamento è fatto. Tranne che queste persone non hanno idea di come si svolgerà in futuro.

Intendiamoci, questo vale solo per le persone che sopravvivono alla falsa vaccinazione – o meglio alla campagna di vaccinazione. Perché, sai, molte più persone sono morte e muoiono per aver ricevuto il velenoso mRNA-jab, che per il covid stesso? – No certo che no. Il governo e i media mainstream a pagamento non te lo diranno. Il MSM ottiene miliardi dai governi per averti mentito.

Quindi, tutto quanto sopra si applica solo a quelle persone che sopravvivono alle vaccinazioni a lungo termine. Perché è probabile che tu non possa sopravvivere. Dal falso vaccino, non dal covid. Guarda questo:  Video: un avvertimento finale all’umanità dall’ex capo scienziato della Pfizer Michael Yeadon .

Torniamo a indossare la mascherina. Questo è stato il primo passo – nella fase Lockstep – ricorda il Rapporto Rockefeller 2010 – dove gli autori descrivono la “Fase Lockstep”, nel senso che tutti i 193 paesi membri delle Nazioni Unite fanno lo stesso contemporaneamente – in “lockstep”? – Bene, ora siamo già oltre questa fase.

Questa fase Lockstep ha tutti i governi del mondo che ordinano ai propri cittadini di indossare maschere, ovunque. La scienza non acquistata ha da tempo dimostrato che indossare la maschera non previene il covid né alcuna malattia virale, ma provoca danni enormi, poiché riduce l’assunzione di ossigeno dal 20 al 50 percento, a seconda del tipo di maschera. Invece, stai respirando la tua stessa CO2.

Ma non è tutto, il danno psicologico causato dall’uso forzato della maschera è tremendo. È pura umiliazione; è depressivo. Parli con le persone, ma in molti casi non riesci a riconoscerle, le voci sono ovattate, spesso difficili da capire – e l’espressione facciale che dice così tanto in una conversazione è sparita. Le depressioni sono salite alle stelle, e così anche i suicidi. Ma i governi ei media mainstream ben pagati, così come la scienza comprata, non riferiscono di questi effetti disastrosi.

A proposito della “scienza comprata”: molte persone semplicemente non possono immaginare il mondo corrotto che siamo diventati nell’arco di, diciamo, due decenni.

Mettiamo l’inizio del conto alla rovescia all’11 settembre.

È stato allora che sono iniziate le Grandi bugie ufficiali e la coercizione dei veri cassieri ha preso piede. La maggior parte degli scienziati, della polizia o di altri testimoni di prima mano hanno una famiglia, hanno una carriera, hanno un reddito costante. Non vogliono “guai”. E i problemi possono andare dalle molestie alla perdita del lavoro fino alla morte. Questo non è uno scherzo. Così funziona il “sistema” oggi. O sei in Matrix e vivi una vita di un certo comfort, oppure prendi la pillola rossa e sei da solo.

Ultimamente si è fatto un ulteriore passo avanti: Internet, “la miniera d’oro” di tutte le informazioni, viene severamente censurata.

Tutte le informazioni scomode vengono eliminate completamente o vengono “verificate” via. Se controlli chi c’è dietro i fact-checker, cosa che la maggior parte delle persone non fa, vedi che sono grandi gruppi di interesse, nel caso del covid, per lo più farmaceutici, aiutati da Bill Gates et al . È quindi sempre più difficile trovare informazioni referenziate.

Youtube ha appena dichiarato che qualsiasi informazione, non importa quanto scientificamente provata, che vada contro la classica “narrazione del cambiamento climatico” sarà cancellata. Così semplice. Siamo dominati, non più di noi la VERITÀ è dominata e manipolata da interessi privati.

Sì, il mondo ha bisogno di un Grande Reset , ma no alla Klaus Schwab, non secondo il WEF, ma secondo un disegno che nasce dalle persone. Ecco perché la solidarietà e non la sottomissione è così importante. – Quando ci svegliamo con questa semplice questione?

Ci sono tuttavia alcune eccellenti eccezioni. Negli Stati Uniti almeno il Texas e la Florida e altri, per lo più Stati repubblicani, non seguono il mandato di indossare la maschera, né tutta la narrativa consequenziale che ne consegue, come i test. Le persone sono libere di indossare o non indossare. La maggior parte non si indossa. E l’incidenza del covid è in realtà anche minore che in altri Stati, diciamo la California, dove questa assurda regola è rigorosamente applicata. Forse questa “minore incidenza di covid”, come in Texas, va di pari passo, con il numero di persone che non scelgono di ottenere il jab e inoltre, i rapporti del governo statale sono più onesti rispetto agli stati che impongono la maschera vaxx.

Qualcosa a cui pensare.

Per aumentare la cadenza della paura – Bill Gates ha dichiarato già nel 2018 che potrebbe esserci una malattia molto più mortale del covid in attesa dell’umanità, un’epidemia di Marburg-R. Vedi questo .

È una febbre emorragica che è stata descritta per la prima volta nel 1967, con un breve focolaio che ha ucciso 376 persone. È descritto come mortale quanto l’Ebola. Nel video qui sotto c’è un messaggio di Kieran Morrisey – University Hospital Manager, Dublino. Vedi anche  questo .

Vero o falso? Non importa. È stato inizialmente progettato per instillare la paura, e la paura, lo sappiamo ora, abbassa il nostro sistema di difesa e ci rende vulnerabili all’obbedienza agli ordini – proprio quello che noi come umanità dovremmo smettere di fare e diventare di nuovo noi stessi: esseri umani sovrani.

Il prossimo passo è la digitalizzazione completa. Vaccinazioni fittizie che sono costrette con qualsiasi mezzo dall’amministrazione Biden, che è un ottimo esempio per molti paesi europei, e il codice QR sta progredendo velocemente, senza che la gente nemmeno se ne accorga.

Non dimenticare che Agenda ID2020, anch’essa un’invenzione di Bill Gates, è in pieno svolgimento. Vedi questo  e questo .

Ora è in fase di test in Africa occidentale, dove le persone si sono “offerte volontarie” per partecipare a un esercizio in cui hanno accesso ai loro soldi solo attraverso un “conto bancario” impiantato dal corpo. Questo account può ed è monitorato dall’esterno. Fa parte di ciò che ci aspetta in occidente mentre il grande reset prende piede. Vedi anche questo (ultimo terzo dello stesso video come sopra) Dr. Carrie Madej: First US Lab esamina fiale “vaccino”, rivelati risultati orribili .

In una certa misura è stato anche testato da alcune persone in Svezia che hanno impiantato volontariamente un chip sotto la pelle che ha caricato i dettagli del loro conto in banca. Forse di più e loro non lo sanno?

Questa è la futura codifica QR del mondo.

Pertanto, sii consapevole di cosa sono realmente destinati i codici QR, cosa possono e cosa faranno in futuro, se non li fermiamo. È di volta in volta la stessa domanda. Dobbiamo essere consapevoli – e dobbiamo liberarci dalla paura, dobbiamo diventare disobbedienti e invece diventare di nuovo noi stessi. Dobbiamo tornare a ciò per cui siamo nati, esseri umani sovrani.

E – non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo agire in fretta.

*

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Peter Koenig è un analista geopolitico ed ex economista senior presso la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dove ha lavorato per oltre 30 anni su acqua e ambiente in tutto il mondo. Insegna nelle università degli Stati Uniti, dell’Europa e del Sud America. Scrive regolarmente per riviste online ed è autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed; e  co-autrice del libro di Cynthia McKinney “When China Sneezes: From the Coronavirus Lockdown to the Global Politico-Economic Crisis” (Clarity Press – 1 novembre 2020)

È ricercatore associato del Centro di ricerca sulla globalizzazione.

Immagine in primo piano: immagine di pubblico dominio dalla pagina COVID-Protest di Wiki.

FONTE: https://www.globalresearch.ca/final-solution/5758334

 

 

Riscaldamento globale! La geoingegneria sta distruggendo il nostro pianeta e l’umanità

E-Book di ricerca globale, Centro di ricerca sulla globalizzazione (CRG)

Tutti gli articoli di Global Research possono essere letti in 51 lingue attivando il menu a tendina “Traduci sito web” nel banner superiore della nostra home page (versione desktop). 

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Riscaldamento globale!

 

La geoingegneria sta distruggendo il nostro pianeta e l’umanità

 

Prof.ssa Claudia von Werlhof (a cura di)

Con i contributi di 

Vilma Almendra,  Rosalie Bertell, Michel Chossudovsky,

  J Osefina Fraile, Elana Freeland, Claire Henrion, 

Maria Heibel, Conny Kadia,  Linda Leblanc, Claudia von Werlhof

 

 


 

 

Sommario

Prefazione

di Michel Chossudovsky

Capitolo I

Introduzione. RISCALDAMENTO GLOBALE! Come spiegare cosa sta succedendo oggi? ,

di  Claudia von Werlhof

 

parte prima

Geoingegneria, politica e pianeta

 

Capitolo II

Distruggere lentamente il nostro pianeta , 

di Rosalie Bertell

Capitolo III

Geoingegneria, lo “stato profondo” e il blocco planetario , 

di Elana Freeland

Capitolo IV 

Incendi boschivi ingegnerizzati in Portogallo 2017 ,

di Conny Kadia

Capitolo V

Dalla geoingegneria a un nuovo accordo per la natura: distruggere la terra per profitto 

di Josefina Fraile

Capitolo VI

Occhi ben aperti a Cipro ,

di Linda Leblanc

Capitolo VII

Perché le persone non si rendono conto di essere spruzzate come insetti? ,

di Claire Henrion

Capitolo VIII

CO 2 come capro espiatorio e via per un “Brave New World” ,

di Maria Heibel

Capitolo IX

Geoingegneria: dalle geo-armi alla geo-guerra. La distruzione della Madre Terra come ultimo e supremo crimine della civiltà patriarcale ,

di Claudia von Werlhof

Seconda parte

Donne in difesa di Madre Terra

 

Capitolo X

L'”odio per la vita” come elemento centrale del patriarcato ,

di Claudia von Werlhof

Capitolo XI

Tra la nostra cattura da parte del patriarcato e la nostra liberazione con Madre Vita ,

di Vilma Almendra

Appendici

Appendice I

Movimento Planetario per Madre Terra: Seconda Lettera Aperta a Greta Thunberg , 2019

Appendice II

Rosalie Bertell: Lettera alla Conferenza delle Nazioni Unite di Durban 2011

Appendice III

Nazioni Unite:  Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di qualsiasi altro uso ostile delle tecniche di modifica ambientale, Nazioni Unite, Ginevra, 18 maggio 1977. Entrata in vigore: 5 ottobre 1978

 


 

Gli autori

Vilma Rocío Almendra Quiguanás è una Nasa-Misak nativa del nord del Cauca, in Colombia. Sta tessendo comunicazioni per la verità e per la vita. È autrice dei libri: “Regresar del olvido liberándonos con Uma Kiwe. Desafíos de la lucha Nasa del Cauca, Colombia: Tejiendo memoria entre la emancipación y la captura” (2017) e “Encontrar la palabra perfecta: experiencia del tejido de comunicación del pueblo nasa en Colombia” (2010). Fa parte dell’iniziativa “Pueblos en Camino” che ha il mandato di promuovere la tessitura della resistenza e dell’autonomia tra popoli e processi.

Rosalie Bertell , nata nel 1929 negli USA, è deceduta nel 2012 nel suo convento “Grey Suore del Sacro Cuore” in Pennsylvania. Ha un dottorato di ricerca in biometria presso la Catholic Univ., Washington DC nel 1966. Ha nove dottorati honoris causae, diversi premi, tra cui il Right Livelihood Award nel 1986 per “No Immediate Danger? Prognosi per una Terra Radioattiva”, 1985.

È co-fondatrice dell’International Institute of Concern for Public Health, IICPH, Toronto e altri. È autrice di “Pianeta Terra. L’ultima arma di guerra”, 2000. È esperta delle Commissioni delle Nazioni Unite a Chernobyl, Bhopal, Isole Marshall, ecc. che lavorano in 60 paesi sugli incidenti industriali.

Michel Chossudovsky è  un pluripremiato autore, professore di economia (emerito) all’Università di Ottawa, fondatore e direttore del Center for Research on Globalization (CRG), Montreal, editore di Global Research.

È autore di dodici libri tra cui The Globalization of Poverty e The New World Order (2003), America’s “War on Terrorism” (2005), The Globalization of War, America’s Long War against Humanity (2015). È collaboratore dell’Enciclopedia Britannica. I suoi scritti sono stati pubblicati in più di venti lingue. 

Nel 2014 è stato insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica di Serbia per i suoi scritti sulla guerra di aggressione della NATO contro la Jugoslavia. 

Josefina Fraile Martín  è  spagnola.  È una ricercatrice e attivista ambientale. È stata la candidata ufficiale spagnola dei Verdi al Parlamento europeo nel 2004. È presidente dell’Associazione Terra SOS-tenible. È anche promotrice delle piattaforme internazionali della società civile Skyguards e Guardacielos che si oppongono ai programmi di manipolazione del clima globale in corso, alias geoingegneria, nelle istanze politiche dei paesi europei e delle istituzioni europee.

Elana Freeland dagli Stati Uniti è meglio conosciuta per Chemtrails, HAARP e Full Spectrum Dominance of Planet Earth (Feral House, 2014) e ha recentemente completato il suo sequel Under an Ionized Sky: From Chemtrails to Space Fence Lockdown (Sub Rosa America, 2018 ) sul recinto spaziale SDI “Star Wars” risorto. In uscita nel 2021, Transumanesimo geoingegnerizzato: come l’ambiente è stato armato da sostanze chimiche, elettromagnetiche e nanotecnologie per la biologia sintetica. Questo è il terzo libro della trilogia sulla geoingegneria.

Maria Heibel  è nata nel Limburgo, in Germania. Ha studiato all’Università Johann-Wolfgang-Goethe di Francoforte sul Meno. Nel 1976 si è laureata in scienze politiche e storiche per l’insegnamento e nel 1980 in pedagogia. Dal 1981 al 1991 la sua occupazione principale è stata nell’arte grafica con mostre in Italia, Germania, Giappone, Polonia ecc. Dal 1991, la sua occupazione principale è stata nel campo sociale. È curatrice del sito web: Nogeoingegneria.com. Vive a Firenze-Toscana, Italia dal 1981.

Claire Henrion , nata a La Rochelle (Francia) nel 1960, ha fondato l’ACSEIPICA (Associazione pubblica per i programmi di studio, follow-up e informazione sui programmi di intervento sull’atmosfera e sul clima – www.acseipica.fr ). Il suo sito web è  www.rockastres.org  che si concentra sulla ricerca, l’arte e l’educazione popolare in Astronomia e Astrologia, per ripristinare una cosmologia in grado di generare pace.

Conny Kadia , nato nel 1965 in Germania, ha studiato musica, politica, filosofia e lingue. Era una musicista professionista in African Drumming, così come pianoforte classico e sassofono jazz. È migrata definitivamente in Portogallo nel 2000. Ama la natura e studia gli animali. Dal 2014, è stata un attivista di geoingegneria in Portogallo e nel 2017 è stato testimone dei fuochi organizzati da Stati e militari del 15 ° Ottobre 17. Sta lavorando principalmente come insegnante di musica e traduttore. È co-fondatrice dei gruppi “Why Fire Group” e “Grupo Céus Limpos” nel Portogallo centrale. Dal 2019 è un’attivista dei “Movimenti nazionali contro l’estrazione mineraria” in Portogallo.

Linda Leblanc , una cipriota canadese/naturalizzata, vive a Cipro dal 1989. È scrittrice, politica e membro attivo del Cyprus Green Party. Ha fatto la storia nel 2006 come prima persona di origine non cipriota ad essere eletta in un consiglio comunale a Cipro. È la prima donna eletta al Consiglio di Pegeia ed è stata rieletta nel 2011 e nel 2016.

Claudia von Werlhof , nata nel 1943 vicino a Berlino, in Germania, è una professoressa universitaria di scienze politiche e studi femminili in Austria a Innsbruck, madre di un sole. Ha co-inventato la “Scuola di Bielefeld” in Germania, ha lavorato alla base in Centro e Sud America, ha sviluppato la “Teoria critica del patriarcato”, ha co-fondato la FIPAZ (Istituto di ricerca per la critica del patriarcato e delle civiltà alternative), il “Movimento Planetario per la Madre Terra” e “BOOMERANG – Rivista per la Critica del Patriarcato”. È ricercatrice associata del Center for Research on Globalization, Montreal.

 


 

Prefazione

di

Michel Chossudovsky

Questo importante libro intitolato  Global WAR-NING! La geoingegneria sta distruggendo il nostro pianeta e l’umanità della  prof.ssa Claudia von Werlhof (a cura di) comprende contributi di eminenti studiosi e attivisti.

Nella Parte I, il focus è su Geoingegneria, Politica e Pianeta.  La Parte II analizza le  Donne in Difesa della Madre Terra

Mentre andiamo in stampa, i leader mondiali si stanno incontrando a Glasgow alla COP-26 sotto gli auspici della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Tutti gli occhi sono ora puntati su “i pericoli imminenti delle emissioni di CO2 e di gas serra”.

a cosiddetta “emergenza climatica”   è diventata uno strumento di propaganda tempestivo e conveniente  che serve a distrarre le persone dal mettere in discussione “ la vera crisi”, ovvero la “plandemia” del Covid-19 (istigata dalle élite finanziarie) che sta distruggendo la vita delle persone in tutto il mondo.

Esclusione delle tecniche di geoingegneria e modifica ambientale (ENMOD) dal dibattito sul clima

Il dibattito sul clima della COP nell’ambito dell’UNFCCC  ha costantemente escluso l’analisi della geoingegneria che sta lentamente distruggendo il nostro pianeta, come delineato dalla defunta Rosalie Bertell  (Capitolo II). Nelle parole di Rosalie Bertell: “La geoingegneria è definita come l’ingegneria ambientale su scala planetaria della nostra atmosfera: cioè la manipolazione del nostro tempo, dei nostri oceani e del nostro stesso pianeta natale”.

Come nei precedenti summit sul clima, le tecniche di geoingegneria e modifica ambientale (ENMOD) non saranno affrontate alla sede della COP26 di Glasgow. Il dibattito sui cambiamenti climatici si concentra esclusivamente sugli impatti delle emissioni di gas serra e sulle misure per ridurre le cosiddette emissioni di CO2 di origine antropica previste dal Protocollo di Kyoto.

Ironia della sorte, le tecniche di modifica ambientale (ENMOD) sono state riconosciute dall’ONU nel 1977 alla firma a Ginevra della Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di qualsiasi altro uso ostile delle tecniche di …

CONTINUA QUI: https://www.globalresearch.ca/global-war-ning-geoengineering-is-wrecking-our-planet-and-humanity/5753754

 

 

 

Il “mondo” di Draghi

Multilateralismo. È questa la parola-chiave che il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, scandisce durante l’apertura dei lavori del G20 di Roma.

Certo, il premier non poteva utilizzare una termine diverso nel momento in cui accoglieva i rappresentanti dei venti più potenti Paesi del mondo. Ma l’incontro di Roma segna senza dubbio una tappa importante nell’esperienza politica dell’ex presidente della Banca centrale europea, oggi sul trono di Palazzo Chigi. Una doppia veste, di presidente del Consiglio e di guida del G20, che però possiede un’unità di intenti espressa sia a margine degli incontri bilaterali che durante l’apertura del summit internazionale.

L’agenda Draghi sembra essere quella di sostenere un sistema internazionale che sia progressivamente integrato rispetto a problemi generali del mondo contemporaneo. Si parla di “governance” globale su problemi finanziari, sulla tassazione, sulla sanità e sul clima. Su questi punti, ritenuti impossibili da tutelare in base alla sola visione nazionale, Draghi consegna l’immagine di un presidente del Consiglio fortemente orientato a una condivisione dei problemi e delle soluzioni. Lo si capisce già dal discorso di apertura dei lavori del G20, quando il presidente del Consiglio ha affermato che il mondo ha “affrontato”, quindi come avversari, “il protezionismo, l’unilateralismo, il nazionalismo”.

Il punto di partenza è la reazione internazionale alla pandemia

Ma l’idea è che si sia di fronte a un giro di boa su alcuni elementi ritenuti ormai globali e a cui Draghi ritiene sia necessario dare una risposta eminentemente internazionale. Un auspicio che segna la presidenza draghiana e che si era compreso già dal G7 in Cornovaglia di questa estate.

Epurato dalla retorica, necessaria a tradizionale in un consesso come il G20, la visione del mondo di Draghi va però proiettata sia nell’interesse nazionale sia nella sfida internazionale che si gioca all’ombra della Nuvola (di Fuksas). La cosiddetta “governance globale” esprime un concetto di armonizzazione sovranazionale delle reazioni dei singolo Stati a problemi comuni. Ma la messa in pratica di questa ambizione poggia su fragili equilibri diplomatici che il vertice di Roma non sembra avere placato. E di cui il premier non è certo ignaro. Insistere sul concetto di “multilateralismo”, ad esempio, può essere considerato un modo per esprimere l’idea che i Paesi del mondo debbano iniziare a coordinarsi se vogliono dare risposte certe a questioni transnazionali, tuttavia va fatta una precisa distinzione tra questa idea e quella del multipolarismo perorata, per esempio, in altre sedi e da altri leader.

Multilaterale non è multipolare, e questo lo si intuisce collegando non solo la formazione atlantica di Draghi ma anche i più recenti vertici internazionali (tra cui in particolare l’ultimo G7). In quell’occasione, l’impressione fu di una visione statunitense e occidentale fortemente orientata a imprimere una svolta nelle relazioni con gli altri “poli” del mondo, a cominciare dalla Cina. E quella ferma convinzione nel creare un blocco delle democrazie – questo il desiderio di Joe Biden – che imponesse una rotta al mondo svelava una presa di posizione che il G20 non ha certamente sconfessato. Tantomeno Draghi, che ha anzi ribadito che il perno geopolitico dell’Italia restano atlantismo ed europeismo, inscindibili nell’ottica del presidente del Consiglio.

Di qui l’idea di comprendere il “mondo di Draghi”, che deve essere scisso inevitabilmente dalle necessarie aperture a quell’Oriente della grandi potenze con cui l’Occidente ha necessità di dialogare. Perché se è vero che il mondo deve rispondere a esigenze comuni in modo unitario, è altrettanto vero che il problema resta quello di capire chi può imporre la propria visione al resto dei Paesi. E in questo senso, l’assenza del presidente russo, Vladimir Putin, e del leader cinese, Xi Jinping, è un’immagine altamente significativa delle sfide della globalizzazione e sulla globalizzazione. I nodi, senza Cina e Russia, resteranno irrimediabilmente irrisolti. E se gli Stati Uniti possono accettare un’Europa più forte saldamente ancorata al sistema Nato, diverso è il caso di due superpotenze come Mosca e Pechino con le quali ha ingaggiato una sfida dai contorni ancora poco chiari.

L’Italia non è estranea a questa sfida. Il premier ha già fatto intendere la sua chiave di lettura del mondo e le sue convinzioni (atlantismo ed europeismo espressi a chiare lettere nel suo primo discorso alle Camere). Ma è chiaro che la complessità dei fenomeni impone anche scelte meno drastiche e sfumature che nel passaggio da ex presidente Bce a leader di un Paese anche Draghi ha saputo far sue. L’exploit dell‘Erdogan “dittatore necessario” ha ceduto il passo a un progressivo silenzio fino al bilaterale al margine dell’apertura dei lavori. L’invito – declinato – a Putin e Xi e l’apertura ai due Paesi, come all’Iran, per la soluzione della crisi afghana ha fatto intendere la presa di coscienza che il mondo occidentale non poteva più fare a meno di chi è a Est dell’immaginaria e nuova “cortina di ferro“. L’Africa è una partita tra potenze in cui si devono calibrare bene i propri interessi e le proprie scelte, specialmente se il naturale europeismo viene tradito dagli interessi nazionali di altre potenze ben più ambiziose e pronte a cogliere le opportunità degli errori di Roma. Nel mezzo la partita europea, dove l’uscita di scena di Angela Merkel potrebbe non essere il tappeto rosso che tanti osservatori distendono verso l’ascesa di Draghi nella leadership europea. Francia e Germania ringraziano Draghi come garanzia di stabilità dell’Eurozona e dell’Italia, ma come avviene al G20, anche in Ue c’è una forma da mantenere e una sostanza da tutelare.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/il-mondo-di-draghi.html

 

 

 

STORIA

DUE SICILIE: “IL TIMONE”, COSÌ GLI INGLESI PAGARONO L’UNIFICAZIONE


(Lettera Napoletana): L’Inghilterra finanziò non solo la spedizione di Garibaldi in Sicilia (5-6 maggio 1860), ma gli emigrati liberali a Londra, le rivolte anti-borboniche, ed i plebisciti che servirono a legittimare l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte.

Il ruolo decisivo dei finanziamenti inglesi nell’unificazione dell’Italia è analizzato in un dossier del mensile cattolico “il Timone” («I soldi che hanno fatto l’Italia» n. 194 – Aprile 2020 www.iltimone.org) con articoli del giornalista e saggista Luciano Garibaldi, degli studiosi del Risorgimento Mario Iannaccone, ed Elena Bianchini Braglia, e del prof. Massimo De Leonardis, dell’Università Cattolica di Milano.

 Mario Iannaccone mette a fuoco gli interessi economici che muovevano la potenza inglese alla destabilizzazione del Regno delle Due Sicilie.

«Un Italia unita, che potesse controbilanciare il potere dell’Austria e della Francia, e magari le fosse sottomessa (finanziariamente) poteva risultarle utile” – scrive – (…) c’erano inoltre, da parte degli inglesi, forti interessi economici e finanziari che spingevano all’unità italiana. È ormai ben nota – scrive lo studioso – la volontà inglese di staccare la Sicilia da Napoli (…) gli inglesi avevano ottenuto condizioni di privilegio per l’acquisto del prezioso zolfo siciliano (…) i mercanti inglesi , inoltre avevano interesse ad abbassare i dazi in entrata dei loro prodotti negli Stati preunitari italiani. Dopo la guerra degli zolfi i rapporti fra il governo inglese e il Regno di Napoli, in particolare, si deteriorarono. Usando la stampa gli inglesi la descrivevano come terribile la realtà napoletana (…) L’Inghilterra non poteva ergersi a modello nei confronti degli Stati italiani, eppure lo faceva, accusando di fanatismo e arretratezza gli italiani perché cattolici. Questa vulgata passò, e attecchì in Francia e in molti Paesi nordici anche per responsabilità interessata degli italiani esuli, molti concentrati a Londra (oltre che a Parigi), i quali dipingevano l’Italia come una terra in mano a tiranno feroci, gonfi di superstizione.(…)

Oggi sappiamo – aggiunge Iannaccone – che tali patrioti di provenienza toscana, duosiciliana, lombarda furono sussidiati dal Foreign Office inglese e che i soldi della City furono usati per finanziare le campagne militari, le rivolte, la corruzione degli ufficiali degli Stati da sottomettere (soprattutto a Napolie infine per assicurare la riuscita dei “plebisciti di annessione”. C’erano poi gli altri interessi: finanziare l’unificazione, prestando denaro per la costruzione di infrastrutture e per il mantenimento dell’esercito, significava per le banche guadagnare molto».

Quanto al ruolo di Londra nella spedizione “dei Mille” in Sicilia, che dette iniziò all’invasione del Regno di Napoli, la presenza inglese nel piano messo a punto da Giuseppe Garibaldi e dai suoi collaboratori fu decisiva.

«L’hanno documentata – scrive Luciano Garibaldi, già autore del libro “Genova e i Mille” sui retroscena della spedizione (De Ferrari, Genova 2007) – gli atti del Convegno organizzato dalla massoneria italiana a Napoli il 4 luglio 2007» (Convegno organizzato dal Grande Oriente d’Italia, nel bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, n.d.r).

«Nel corso del convegno il professor Aldo A. Mola, allora docente di storia contemporanea all’Università di Milano, illustrò come il finanziamento a Garibaldi provenisse da un fondo di presbiteriani scozzesi, e gli fosse stato concesso con l’impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio».

«Quella documentazione provava ampiamente come nella spedizione dei Mille il ruolo della Gran Loggia diLondra fosse stato determinante, a partire dal finanziamento dell’impresa con cifre iperboliche».

L’Inghilterra finanziòin realtà – aggiunge Mario Iannaccone – tutta la campagna di annessione negli Stati dell’Italia pre-unitaria. «Molti nella City – calvinisti, anglicani, ebrei, massoni, ma anche valdesi del Piemonte – desideravano la distruzione dello Stato della Chiesa e del “cattolicissimo” Regno delle Due Sicilie, e dunque finanziarono la spedizione dei Mille e le attività sovversive di Giuseppe Garibaldi(varie spedizioni di oro furono intercettate prima dello scoppio della guerra. (…) in particolare fu molto attiva la Little Italy londinese della zona diClerckenwell, salotti e locali dove i cospiratori si ritrovavano (…) la comunità era costituita da alcune centinaia di “patrioti” che, con varie motivazioni, plaudivano alle imprese rivoluzionarie scrivendo pamphlet contro i regni italiani e collaborando con l’Intelligence inglese. Un esempio celebre fu il testo “La protesta del popolo delle Due Sicilie”, scritto da Massimo d’Azeglio, forse con la collaborazionedi Luigi Settembrini[al quale viene comunemente attribuito, n.d.r.] , due personaggi che gravitavano attorno a Londra».

Dei plebisciti che diedero la legittimazione formale alle annessioni si occupa Elena Bianchini Bragliapresidente del Centro Studi sul Risorgimento e gli Stati preunitari, che ha curato la pubblicazione delle memorie dell’agente segreto di Cavour Filippo Curletti (“Le rivelazioni sugli uomini e sulle cose del Regno d’Italia. Rivelazioni di J.A: antico agente segreto del Conte Cavour”, Solfanelli, Chieti 2010).

Nel Ducato di Modena, a Parma, a Firenze, le votazioni furono manipolate come nel Regno delle Due SicilieCurletti era stato nominato Capo della Polizia a Modena e scrive nelle sue memorie «L’astensione servì mirabilmente alla frode»  e narra di come i suoi agenti abbiano introdotto «nelle urne un gran numero di schede apocrife, tante che lo spoglio dello scrutinio diede più votanti che elettori inscritti». (LN146/20)

Leggi il dossier de Il Timon«I soldi che hanno fatto l’Italia»

FONTE: http://www.editorialeilgiglio.it/due-sicilie-il-timone-cosi-gli-inglesi-pagarono-lunificazione/

 

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