RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 10 OTTOBRE 2022

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 10 OTTOBRE 2022

Solo gli uomini liberi sono veramente grati gli uni verso gli altri

SPINOZA, Tutte le opere. Etica dimostrata secondo l’ordine geometrico, Bompiani, 2019, pag. 1533

 

A cura di Manlio Lo Presti

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SOMMARIO

DUBBI SU ALESSIA PIPERNO E MAHASA AMINI E SUI DISORDINI IN RUSSIA. DUBBI SUL NOBEL PER LA PACE
Attento all’uomo nudo che ti offre la camicia
MATTARELLA INVOCA LA PACE, DRAGHI LAVORA PER LA GUERRA
Lo studio del World Economic Forum
LA DURA VERITA’ di Goldfinger
Gli Stati Uniti dichiarano guerra a Russia, Germania, Olanda e Francia
Generale Fabio Mini, Il Fatto Quotidiano, 2 Ottobre: Biden razzola male
La situazione della società civile italiana in 7 punti
OBBIETTIVO ITALIA: DISTRUZIONE TOTALE, DI GOLDFINGER
Truppe americane in conflitto con i loro mercenari terroristi in Siria
La pace proibita (di Marco Travaglio)
E’ l’Austria a bloccarci il gas
ALLA GERMANIA E ALL’UE È STATA CONSEGNATA UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA
Nazi ucraini trucidano civili russi
LA MONDADORI PARLA DI LAVORO
Andrea Emo e i “Quaderni di metafisica”
Iran, dalle proteste si passa al terrorismo. Theran accusa Usa e Regno Unito
La Corte Suprema USA si esprimerà sulle responsabilità dei «social network»
TOLTO IL BAMBINO ALLA MAMMA CHE SI RIBELLA AL REGIME NAZI COMUNISTA
UNA NAZIONE CARCERARIA
DWN: “La distruzione dell’economia europea è sistematica”
Analisi delle nuove folli sanzioni UE che fanno male a noi
Per la Germania (UE) il mercato è libero solo se si impoveriscono gli altri
Chi comanda in Ucraina? Blackrock
Volodymyr Zelenskyy e il CEO di BlackRock hanno discusso di come guidare gli investimenti in Ucraina
L’UCRAINA E L’ESPERIENZA GRECO-CIPRIOTA
Abbattere il Pantheon dei fondatori e degli eroi occidentali
Il più grande nemico d’Europa non è la Russia né il terrorismo islamico, ma Israele
L’Impero americano post-11 Settembre sorveglia, saccheggia, uccide
L’offensiva del complesso militare-industriale
Cronache della morte dell’UE
Mantici e i finanziamenti russi
IL NEO GLOBALISMO È LA TRAGEDIA DELL’OCCIDENTE
DAL LIBRO “A PRAGA SENZA RITORNO” DI PROSSIMA USCITA

 

 

 

EDITORIALE

DUBBI SU ALESSIA PIPERNO E MAHASA AMINI E SUI DISORDINI IN RUSSIA. DUBBI SUL NOBEL PER LA PACE

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

Per necessità di sintesi è opportuno esaminare per sommi capi tre casi di disordini sociali: cucinati e bombardati a dovere dagli scienziati della sovversione socioeconomica
Alessia Piperno, chi è costei? Appare dal nulla all’improvviso, e proprio adesso.

Veniamo a sapere che gira in Iran da mesi, e senza essere mai stata bloccata. Che strano. Guardiamo il suo profilo nei social: è perfetto, patinato. Nessuna sbavatura, nessun filmatino girato al contrario o male. Ogni immagine è lucidata, assoluta, inequivocabile. I contenuti scorrono, sono senza contraddizioni. Le notizie sono diligenti, soprattutto didascaliche, perché devono far passare il “giusto messaggio” della ragazza di buona famiglia felice, sensibile, ecologica, globalista, genderista, antirazziale, ecc. ecc. ecc.
Mahsa Amini uccisa – dicono – dalla polizia iraniana: perché accade adesso? Non ci sono spiegazioni. Si lavora a colpi di messaggi emotivi. Informazione zero! Tutto lascia pensare alle impressionanti somiglianze con la oscura operazione dell’uccisione dell’ambasciatore Attanasio troppo presto messa a tacere: perché?
I misteri si infittiscono e si concentrano, e in un breve tempo. Per la ragazza iraniana, al contrario, i filmatini sono farraginosi, come a far vedere che sono stati girati con difficoltà e clandestinamente! Viene diffusa con tempismo da manuale la notizia che è stata uccisa. Non sono diffusi comunicati. Né i dettagli né la notizia sono contestualizzati. Anche in questo caso, vengono diffusi spezzoni lanciati con finta fretta. Lo schema della “rivoluzione colorata” si ripete.
Disordini di piazza in Russia: anche in questo caso, sono continuamente diffusi da qualche settimana brevi filmati, ci sono interviste frettolose a “cittadini” per strada, tutti indignati contro l’orco russo e mai una intervista a persone favorevoli. Queste notizie accompagnano le sanzioni sempre più numerose contro un Paese che non vuole nel proprio territorio emissari dei Rothschild, basi militari Usa, strutture finanziarie angloamericane e laboratori dei colossi farmaceutici angloamericani che producono pericolosissimi virus “chimera”.
Perché questi casi esplodono a breve distanza di tempo tra loro, attivando la batteria di fuoco democratica globalista? Il motivo vero? I milioni di barili di petrolio nel territorio iraniano che gli Usa non vogliono siano venduti alla Russia ed alla Cina. C’è sempre una questione di bottega!
Le donne iraniane perseguitate sono una copertura buonista dell’operazione. Perché nessuno ha parlato della condizione femminile iraniana prima di adesso? La situazione femminile denunciata esiste da decenni, ma prima non interessava nessuno: ora esplode perché è utilizzata come foglia di fico buonista globalista per le operazioni sporche angloamericane nella regione.
Con queste premesse, la lettura dei disordini in Iran riprendono fedelmente gli schemi delle “rivoluzioni colorate”, realizzate nei Paesi del Maghreb come in altre parti del pianeta.
La situazione iraniana e quella russa sono volutamente ed abilmente ingigantite dalle strutture di disinformazione occidentali, che utilizzano filmati fuori contesto (accusa spesso usata dal canale Facebook per massacrare i propri iscritti che osano sgarrare dalle regole politicamente corrette, e che ora tace sulla produzione di quelli in distribuzione al suo interno).
Nessuno vieta di sospettare che molti, o quasi tutti questi filmati, siano girati e montati negli studios della titanica industria Usa, come insegna il famoso caso narrato da Kubrick.
Adesso abbiamo il lancio della “ciocca tagliata” sui media di tutto il mondo. Slogan perfetto. Entra bene nel cervello, fa spettacolo. Va in scena l’ennesima operazione “Psyop” realizzata con il patrocinio del “B’nai B’rith”, dell’istituto Tavistock, delle università e dei centri di ricerca privati finanziati da governi, Sis, Cia, Nato, Nsa, Pentagono, Dipartimento di Stato?
Infine, girano vari nomi come candidati al Nobel per la pace. Sono nomi di dissidenti russi, di ucraini, di donne perseguitate. Lo schema “colorato” si ripete ancora una volta. Anche il prestigio di questo premio, nato in Europa con nobili intenti, è da anni offuscato, diventando anch’esso arma di propaganda manovrata dagli angloamericani.
Applichiamo il dubbio eterno, critichiamo, analizziamo. Non beviamoci tutto come i cammelli. Si tratta di esercitare il diritto al sospetto che viene spacciato per complottismo dai “padroni del discorso”. Utilizziamo gli strumenti di analisi comportamentale e della semiologia, soprattutto se le notizie sono lanciate con una fretta ossessiva, ad intermittenza, incrociate con altre allarmistiche sull’economia che crolla, sull’energia che diminuisce, sull’atomica dei russi trinariciuti che uccidono civili innocenti mentre nessuno viene ucciso e massacrato dagli ucraini: mistero… Ricordiamoci sempre che nulla accade per caso.

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/10/08/dubbi-su-alessia-piperno-e-mahasa-amini-e-sui-disordini-in-russia-dubbi-sul-nobel-per-la-pace/

 

 

 

IN EVIDENZA

Attento all’uomo nudo che ti offre la camicia

“Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?”

Pieter Brueghel il Vecchio dipinse questo quadro un anno prima della sua morte (1569): cinque uomini camminano in fila indiana, ognuno appoggiandosi a quello che lo precede. Il sesto uomo , quello che li guidava, è caduto in un fosso e vi giace con le mani tese verso l’alto.

Quando penso alla Parabola di Gesù o vedo questo dipinto mi viene in mente un flash: io e i mei due figli, bambini, dentro la Casa Stregata in un Parco Divertimenti, in gita scolastica. Io con una mano sulla spalla della mamma che mi precede, con l’altra tengo stretta mia figlia e ordino a mio figlio di non staccarsi per nessun motivo dalla mia maglietta. La mamma davanti a me, a sua volta, si tiene attaccata a quella davanti a lei e così via, una lunga fila indiana in questa casa con il pavimento che trema ad ogni nostro passo. Tutto intorno a noi è in penombra, sentiamo strani versi di animali, urla raccapriccianti, ragnatele che sfiorano le nostre braccia e mostri che tentano di afferrarci. Alla fine la mamma “cieca” che ci guida ci porta fuori, alla luce – e solo perché il percorso era già tracciato -ma la metafora è la stessa.

Il titolo di questo post: “Attento all’uomo nudo che ti offre la camicia” è anche quello di un libro scritto alla fine degli anni 80 da Harvey Mackay, uomo d’affari americano. La seconda frase: “Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?” l’ha pronunciata Gesù e la troviamo sia in Matteo 15:14 che in Luca 6:39.

Opera dell’artista tedesca Christel Lechner

In pratica, dicono la stessa cosa: non fidiamoci di chi ci offre qualcosa che nemmeno lui/lei ha e di chi pretende di guidarci in un percorso che nemmeno lui/lei conosce.

E di “uomini nudi e ciechi”, attualmente, ce ne sono tanti . Vanno in giro per cercare di abbindolare qualcuno – ingenuo, in buona fede o poco preparato – e oggi, nella Rete, il loro girovagare è molto più facile e fruttuoso .

Abbiamo tanta informazione, troppa, ma c’è poca capacità di filtrare le notizie vere da quelle false. A molti basta “averlo letto su Internet” per fidarsi ciecamente e cadere in qualche “trappola”. Uno spirito critico, invece, serve per scoprire che ci sono persone che ricevono un compenso per offrire – tramite articoli sul Web – guadagni moltiplicati senza grandi rischi, notizie false e altro.

Troppa informazione causa povertà di attenzione, non si va a fondo nelle notizie e quindi non c’è il filtraggio. Conseguenza? Il cieco (o l’uomo nudo) ci trascinano nel fosso insieme a loro.  Anche William Shakespeare (“Re Lear”, Act IV, Scene 1) rafforza il concetto: «È il segno dei tempi quando dei pazzi guidano i ciechi».

Ci sono piante che, a seconda di come vengono utilizzate, possono curare, diventare veleno o droga: la giusta dose porta un beneficio, mentre l’eccesso può creare dipendenza o portare alla morte. Lo stesso avviene con le informazioni: in quantità ragionevole ci aiutano a decidere meglio e ci offrono un vantaggio, mentre troppe informazioni ci fanno perdere tempo, possono confonderci e causarci problemi.

Thomas Stearns Eliot (1888-1965) scriveva nel 1934:
Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo?
Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?
Dov’è la conoscenza che abbiamo perduto nell’informazione?

La conoscenza è finita nella Rete, diventata un’immensa biblioteca dove i libri non li troviamo negli scaffali ma sparpagliati dovunque. L’Educazione Digitale ci serve per sapere in quale libro andare a trovare l’informazione che stiamo cercando.

La cecità (o la nudità) non esiste solo in Rete, naturalmente: c’è anche nei rapporti familiari e interpersonali, nel lavoro, in campo politico, sociale, culturale ed economico. E c’è anche un’altra cosa da aggiungere: anche noi possiamo essere “ciechi” e pretendere di guidare gli altri. Per esempio quando non riconosciamo i nostri errori, quando vogliamo sempre averla vinta, quando non siamo coerenti e vogliamo correggere gli altri. La mancanza di un efficace esame di coscienza, di umiltà, di capacità di ascolto e di empatia ci porta alla “cecità” e ad offrire una camicia che non abbiamo. O che ANCORA non abbiamo.

 

FONTE: https://letiziaguagliardi.com/2022/06/19/attento-alluomo-nudo-che-ti-offre-la-camicia/

MATTARELLA INVOCA LA PACE, DRAGHI LAVORA PER LA GUERRA

4 Ottobre 2022: Mattarella ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco; aria mite e dichiarazioni interessanti annunciando la volontà di un ritorno alla pace.

Paesi e istituzioni sono chiamati al dialogo” ha affermato il nostro Presidente.

I suoi auspici durante la ricorrenza fanno sperare che il rischio di una escalation bellica possa essere scongiurato, nonostante le notizie dal fronte siano tutt’altro che tranquillizzanti.

Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale.
La pace non è soltanto assenza di combattimenti bensì, ci ricorda san Francesco, è connaturata all’armonia con il Creato. Quando si consumano a dismisura le risorse, quando si depreda la natura, quando si creano disuguaglianze tra i popoli, quando si inaridisce il destino delle generazioni future, ci si allontana dalla pace. Dobbiamo riparare, restituire. E’ la grande urgenza della nostra epoca. E non abbiamo altro tempo oltre questo. E’ un compito che riguarda tutti noi, nessuno è irrilevante. E’ un compito che va svolto insieme.

Belle parole. Eppure soltanto pochi giorni fa, il 28 settembre, il nostro  premier – ancora in carica – ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente Zelensky. Draghi gli ha assicurato che l’Italia non riconoscerà l’esito dei referendum popolari che hanno dato il via libera all’annessione dei territori ex ucraini alla Federazione Russa e ha confermato il “continuo sostegno da parte del Governo italiano alle Autorità e alla popolazione ucraina in tutti gli ambiti“.

Mattarella parla di pace e Draghi lavora per la guerra.

Obiettivi contrastanti o strategia NATO?

FONTI:

Sara Iannaccone, 05.10.2022

FONTE: https://comedonchisciotte.org/mattarella-invoca-la-pace-draghi-lavora-per-la-guerra/

Lo studio del World Economic Forum
Roberto Mariotti – 8 10 2022
“la gente, se condotta dai media e dalla politica in maniera coordinata, sviluppa un effetto gregge talmente efficace che le si può ordinare qualsiasi cosa.”
Quando io mi riferisco al popolo-bue, alla gente intesa come gregge di pecore, lo faccio in modo provocatorio, con la finalità di risvegliare un po’ le coscienze.
Ma come vedete c’è gente che ci studia, ci crede veramente, e lo utilizza come strumento di Potere!
Il WEF è quello di Schwab, del “Grande Reset”, del “non avrete niente e sarete felici”, della sistematica è progressiva riduzione del nostro benessere.
Questo è il vero nemico dei popoli occidentali!

FONTE: https://www.facebook.com/roberto.mariotti.505/posts/pfbid02GkMPCQBRwf1A7oAPzpA3YnXz6LhyBJQPRH43RgijN4d5HFEJSrbhefZa8K8baPSnl

 

 

 

 

LA DURA VERITA’ di Goldfinger

IL PLAGIO DELLA SOCIETA ITALIANA

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay


Visto il carattere piuttosto esplicito dell’articolo si raccomanda la lettura solamente ad un pubblico adulto……!

Da sempre la dura verità è “poco digeribile” tuttavia resta molto difficile occultarla.

A questo punto il gregge incapace di pensare con il “cervello” ma pensante con la “pancia” ovvero l’istinto, spinto a prendere decisioni contro se stesso è arrivato al massimo stadio della manipolazione. L’inganno pensato e realizzato dagli ideologi del WEF tramite il potere mediatico ora è totale. Gli ideologi del WEF e quelli sopra di loro quelli al vertice della piramide, per capirci (chi ha orecchie per intendere intenda), che starebbero combattendo la propria guerra al mondo libero, per poter arrivare all’ eliminazione della maggior parte della popolazione mondiale, da loro descritta come “mangiatori inutili”, ora starebbe passando allo stadio successivo, l’annientamento delle culture. Questo sarebbe il motivo principale nella forzatura dei popoli forzandoli una dieta insettivora. L’inizio degli stenti per poter iniziare il conto alla rovescia è già a pieno regime. Il peggio è che proprio gli ideologi che si divertono a muovere i fili di quasi 8 miliardi di burattini ritenuti “inutili” con la falsa scusa dell’ecologismo, si divertono, a ritrovarsi nei salotti del WEF per deciderne una nuova di volta in volta a scapito degli “allocchi” ormai governabili,

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

come le marionette in mano ad un cattivo burattinaio. Il risvolto peggiore della “coperta” è il fatto che gli ideologi del WEF a mio credere psicopatici non si nascondano neppure più dietro l’inganno. Essendo boriosamente certi che la maggior parte del popolo sia sotto ipnosi, decisa anche a suicidarsi letteralmente per assecondare i capricci dei propri carnefici, espongono pubblicamente i progetti in atto, affermando con assoluta cruda sincerità quanto desiderino attuare. Credo francamente che se dicessero alla popolazione di suicidarsi per il bene comune, i cittadini obbedirebbero come robot programmati, iniziando a suicidarsi in massa. Forse i registi della disfatta potrebbero lanciare questo comando. farebbero certamente prima. Tuttavia meglio star zitti, se leggessero questo articolo son certo che considererebbero seriamente l’idea. Credo che questa sarebbe la via più semplice e rapida per liberarsi dei “mangiatori inutili” che li infastidiscono tanto. A conti fatti ragionando mi vien da pensare che i mangiatori inutili esistano davvero e siano proprio LORO, i registi del sistema. Se volessi fare per un attimo “l’avvocato del diavolo” penso che semmai dovrebbero essere eliminati loro. Questi personaggi dalla mente a mia opinione affetta da psicopatia acuta, sono strapagati, super inquinanti, mangiano tutto fuorché gli insetti, vivono di eccessi, sono smodatamente capricciosi e smodatamente perversi ma va tutto bene. Credo che ogni persona sia libera di fare quello che desidera ma non di danneggiare intere popolazioni o di discriminarle come invece loro fanno abitualmente anche dipingendole come “mangiatori inutili” oltre che, con le azioni che mettono in atto per il de-popolamento mondiale. Sono esperti nell’inganno, prendono false scuse come la transizione ecologica, come il “sostenibile” sanno divulgare false necessità come i cambiamenti climatici repentini. Esprimono menzogne come la necessità di eliminare il cibo e farci divenire “insettivori”, accusano abitualmente le popolazioni, tacciandole di inquinatori seriali con lo scopo di annichilirle. Insomma cercano di travasare i propri difetti sugli altri. Ma non avete ancora capito che si tratta solamente di un inganno globale? Non dovremmo parlare di nuovo Ordine Mondiale, piuttosto di Nuovo Inganno Globale. No, non l’avete ancora capito per il fatto che vi hanno plagiato ormai irrimediabilmente, totalmente, al punto ripeto,

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

che se vi dicessero di suicidarvi per il “bene comune” son certo che lo fareste senza chiedervi neppure quale sia il bene comune. Lo fareste punto e basta, perchè qualche alienato mentale vi ha chiesto di farlo. Volete le prove di quanto sto affermando? Ve le offro immediatamente. Quanto scriveremo nelle prossime righe è la prova che vi stanno prendendo in giro e ve lo dicono pure in faccia, ma siete arrivati al punto da non riconoscere più neppure chi vi vuole male, siete ciechi ma quel che è peggio  pensate di vedere.

Prenderemo come esempio un articolo uscito sul quotidiano “La Verità” numero del 6 ottobre pagina 4:

Davos esulta: siamo ridotti a gregge:

Gli esperti del WEF vi usano e vi studiano. Vogliono capire quanto la vostra mente possa resistere ai loro inganni. Il WEF conferma questa tesi confermando, che i divieti dovuti alla farsa pandemica, sono stati usati per preparare le popolazioni all’obbedienza per quello che sarebbe nato successivamente, i sacrifici a causa della guerra. Lo scopo tuttavia non è neppure la guerra ma l’annientamento della popolazione mondiale. Klaus Schwab scrisse anche un libro in merito ai progetti da loro pensati ed agli obbiettivi che lor signori si propongono. Se lo voleste leggere lo si trova in rete (clicca quì)Non che voglia pubblicizzare il libro maledetto di Schwab ma se vi servisse per capire al di là delle nostre parole benvenga anche il libro. Non è passato molto tempo dal 14 settembre, data in cui si sono riuniti i registi delle disgrazie altrui, il WEF. Lo studio ha riscontrato che la mente della popolazione sia totalmente nelle loro mani. E’ abbastanza che loro dicano di far qualcosa per il bene comune, che ciecamente la popolazione lo fa. Il documento afferma che la popolazione mondiale ha sopportato con la “rassegnazione del gregge” misure improvvise e scomode non spiegate e neppure accertabili, invasive e contraddittorie, lesive per le libertà personali. In nome di cosa? Del (falso) bene comune ovvero per intenderci del Covid? Le finestre di Overton non sono poi così distanti, chiusa la prima finestra se ne apre una seconda e così via fino ad aver realizzato l’obbiettivo finale. Ora è sufficiente alzare il tiro e magicamente la popolazione mondiale cadrà ancora una volta nella trappola dell’accettazione supina ai comandi di “suicidio” economico e di suicidio nella libertà soggettiva.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Da “La Verità”: Wef: “La gente, se condotta dai media e dalla politica in maniera coordinata, sviluppa un effetto gregge talmente efficace che le si può ordinare qualsiasi cosa”.

Gli addetti all’inganno stanno lavorando davvero bene. Chapeau! Son certo che si avvalgono di validissimi consulenti, strapagati psicologi e sociologi di altissimo livello. Solamente in questo modo per loro sarà possibile sperare di plagiare intere masse di persone. Ora che la mela avvelenata è stata accettata e Biancaneve è agonizzante e sta morendo servirà l’intervento del principe azzurro per risvegliarla dall’incantesimo. Il Principe? Non è che una favola direte? Si, il principe è da intendere in quelle persone che sono riuscite a resistere al plagio e che saranno deputate alla ricostruzione di un nuovo mondo, ma che  nel frattempo non si fermano e proseguono nonostante il terreno non sia  favorevole, cercando di risvegliare Biancaneve.

Da La Verità: Wef: “La gente, se condotta dai media e dalla politica in maniera coordinata, sviluppa un effetto gregge talmente efficace che le si può ordinare qualsiasi cosa”.

Foto di Enrique Meseguer da Pixabay

Sono certo che non crederete ad una parola di quanto abbiamo esposto, dopotutto non credete nemmeno all’evidenza dei fatti, ma la verità è sovrana ed i fatti sono lì da vedere. Certo, fa male dover ricredersi e dover dichiarare a se stessi di essere stati presi in giro, di aver sbagliato. Fa male pensare che gli amici, forse i parenti, le persone vicine che evidentemente ci consigliano di pensare un gradino sopra le righe, sopra la falsa evidenza delle cose, forse alla fine avevano ragione. Fa male pensare che forse avremmo fatto meglio a fermarci, ascoltarli, riflettere e poi decidere. Comunque quello che è fatto è fatto. Ciò che sarebbe realmente importante sarebbe iniziare a produrre pensieri liberi e vedere la vera realtà nella propria vera essenza e poi, decidersi ad agire cambiando finalmente il mondo.

TEL 0364.529284                       http://www.ducoliachille.altervista.it 

 

Goldfinger

Author: Goldfinger

Goldfinger è un giornalista specializzato in misteri, opinioni politiche, religione, etica e società ha uno stile talvolta piuttosto controverso nelle opinioni, diciamo che in genere è “ fuori dal coro”, fuori dagli schemi tradizionali

FONTE: https://www.mondooggi.com/plagio-wef-nwo/amp/

 

Gli Stati Uniti dichiarano guerra a Russia, Germania, Olanda e Francia

La stampa internazionale affronta il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream come fatto di cronaca, noi invece lo analizziamo come atto di guerra contro Germania, Olanda, e Francia. Le tre vie di approvvigionamento di gas dell’Europa Occidentale sono state interrotte simultaneamente ed è stato contemporaneamente inaugurato un nuovo gasdotto con terminali in Polonia.
Come già Mikhail Gorbaciov vide nella catastrofe di Cernobyl l’inevitabile smembramento dell’Unione Sovietica, noi riteniamo che il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream segni l’inizio della rovina economica dell’Unione Europea.

Fotografia dal satellite russo del ribollimento del mare dopo il sabotaggio di Nord Stream.

La lotta degli Stati Uniti per conservare l’egemonia mondiale è entrata nella terza fase.
– L’allargamento della Nato a est, in violazione degli impegni occidentali di non installazione di armi statunitensi in Europa centrale, è una minaccia diretta alla Russia, che non può difendere i suoi immensi confini.
– Violando gli impegni assunti dopo la seconda guerra mondiale, Washington ha portato al potere a Kiev i nazionalisti integralisti («nazisti» secondo la terminologia del Cremlino), che hanno vietato ai compatrioti russofoni di parlare la loro lingua madre, li hanno privati di servizi pubblici e infine hanno bombardato i compatrioti del Donbass. La Russia non ha avuto scelta ed è intervenuta militarmente per mettere fine al loro calvario.

– La terza fase è il cambiamento autoritario dell’approvvigionamento energetico dell’Europa occidentale e centrale. Il giorno stesso in cui il gasdotto del Baltico, Baltic Pipe, è diventato operativo, i due gasdotti Nord Stream sono stati messi fuori uso, nonché interrotta la manutenzione del Turkish Stream.

È il più importante sabotaggio della storia. Un atto di guerra contro Russia (51%) e Germania (30%), comproprietarie di questi colossali investimenti, ma anche contro Olanda (9%) e Francia (9%). Al momento nessuna delle vittime ha reagito pubblicamente.

Per compiere distruzioni di tale portata occorreva disporre di sottomarini in zona, che le potenze della regione hanno identificato. Ufficialmente non ci sono indizi, nel senso poliziesco del termine, ma le “telecamere di sorveglianza” (i sonar) hanno parlato. Gli Stati interessati sanno con certezza chi è il colpevole, ma, o non intendono reagire, nel qual caso saranno radiati dalla mappa politica, o stanno segretamente preparando una replica a quest’operazione clandestina, sicché quando la realizzassero diventerebbero veri protagonisti politici.

Rammentiamoci del colpo di Stato di Algeri del 1961 e degli attentati alla vita del presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle che seguirono. De Gaulle finse di credere che fossero opera dell’Organizzazione dell’Armata Segreta (OAS), formata dai francesi che si opponevano all’indipendenza dell’Algeria. Ma il ministro degli Esteri dell’epoca, Maurice Couve de Murville, menzionò pubblicamente il ruolo dell’Opus Dei spagnola e della CIA nell’organizzazione e nel finanziamento degli attentati. De Gaulle cercò e identificò i traditori, riorganizzò la polizia e le forze armate e cinque anni dopo improvvisamente annunciò il ritiro della Francia dal comando integrato della Nato, cui diede due settimane per chiudere la sede di Parigi-Dauphine e migrare in Belgio; concesse un po’ più di tempo per chiudere le 29 basi militari dell’Alleanza. Iniziò in seguito a viaggiare all’estero per denunciare l’ipocrisia statunitense, soprattutto la guerra del Vietnam. La Francia riprese all’istante il ruolo di potenza di riferimento nelle relazioni internazionali. Sono fatti mai pubblicamente spiegati, ma che tutti i dirigenti politici dell’epoca possono confermare [1].

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno progettato una mappa che sconvolge le relazioni internazionali e li ha indotti a rovesciare governi e muovere guerre, al fine di realizzare vie di trasporto delle fonti di energia. Questa è stata per otto anni la principale attività del vicepresidente Al Gore, nonché ora quella del consigliere speciale Amos Hochstein. Rammentiamoci della guerra di Transnistria, finalizzata a mettere le mani su un hub di gasdotti [2], nonché della guerra del Kosovo, per costruire una via di comunicazione attraverso i Balcani, l’“VIII corridoio”. Ora si palesano i restanti tasselli del puzzle.

È particolarmente difficoltoso capire il danno che l’Unione Europea ha appena subito e che, molto probabilmente, ne provocherà il crollo economico, perché l’UE stessa ha preso decisioni essenziali per il proprio fallimento.

Fino al 26 settembre 2022 i rifornimenti di gas dell’Unione arrivavano principalmente dalla Russia, tramite il gasdotto Brotherhood, che attraversa l’Ucraina, poi tramite il gasdotto Nord Stream, nonché il Turkisch Stream. Gli Stati Uniti, i garanti della sicurezza dell’Unione, hanno interrotto in sequenza queste vie. Il gasdotto Brotherhood è certamente ancora parzialmente funzionante, ma può essere chiuso definitivamente per volontà di Kiev; i Nord Stream sono stati sabotati; e al Turkish Stream non può essere fatta la manutenzione a causa delle sanzioni adottate dalla UE su richiesta degli Stati Uniti.

Undici anni fa gli europei celebravano l’unione con la Russia, illudendosi di edificare un mondo pacifico e prospero.

Fino al 26 settembre l’economia dell’Unione si fondava principalmente sulla produzione dell’industria tedesca, cui gli Stati Uniti, interrompendo il Nord Stream, hanno tagliato le gambe. Secondo la formula di lord Ismay, il primo segretario generale della Nato, la «grande strategia» degli anglosassoni è: «Mantenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto tutela».

Ronald Reagan si oppose alla fornitura di gas russo a Francia e Germania. Dopo aver adottato inutili sanzioni contro società di questi Paesi, Reagan comandò a William Casey, direttore della CIA, di sabotare il gasdotto Yamal in Polonia. L’ordine fu eseguito.

Una politica perseguita ininterrottamente dagli anni Cinquanta da tutte le amministrazioni Usa. Nord Stream è stato costruito da nove Stati, quattro ne sono proprietari. È entrato in funzione nel 2011. A partire dal mandato di Donald Trump, iniziato nel 2017, il Congresso statunitense ha minacciato sanzioni contro le società che collaboravano al funzionamento del Nord Stream 1 e quelle coinvolte nel progetto Nord Stream 2. Lo stesso presidente Trump ha dileggiato la sudditanza dei tedeschi, che si abbeveravano con il gas russo. Gli Stati Uniti, nonché la Polonia, hanno dispiegato un arsenale di ostacoli giuridici finalizzati a inceppare il rifornimento di gas russo all’Europa occidentale. Da questo punto di vista, con la nuova amministrazione Usa non è cambiato nulla. La Germania ha sbagliato giudicandola più benevola.

Vero è che a luglio 2021 si trovò un accordo per sostituire il Nord Stream 2, ma con l’idrogeno prodotto… in Ucraina e che dal 2024, scaduti i termini del contratto russo-ucraino, sarà trasportato tramite il vecchio gasdotto Brotherhood riconvertito.

Eletto a dicembre 2021, in pochi mesi il cancelliere Olaf Scholz ha commesso due gravi errori.
– Subito dopo l’elezione del 7 dicembre, si è recato alla Casa Bianca per tentare di resistere agli Stati Uniti che gli chiedevano di non acquistare più gas russo. Rientrato in Germania, ha deciso di mantenere Nord Stream e al tempo stesso di cercare fonti di energia rinnovabile, nonché di bloccare Nord Stream 2 e applicare l’accordo di luglio 2021. Sbagliando, Scholz pensava di contemperare il carattere bellicista del pensiero strategico Usa con le esigenze dell’industria tedesca, nonché con la dottrina dei Verdi, che fanno parte della Coalizione governativa.
Durante la conferenza stampa congiunta con il presidente USA, il cancelliere ha sudato freddo: Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti erano in grado di distruggere il Nord Stream 2 e che lo avrebbero fatto se la Russia avesse invaso l’Ucraina. Per Scholz era agghiacciante ascoltare il proprio sovrano sbattergli in faccia di avere il potere di distruggere un investimento della Germania di decine di miliardi di dollari se un Paese terzo avesse agito senza tener conto dei diktat americani. Non sappiano se durante le discussioni a porte chiuse il presidente Biden abbia minacciato la distruzione anche di Nord Stream 1: non è da escludere. In ogni caso, secondo i giornalisti al seguito di Scholz, il cancelliere è rientrato in patria sconvolto.
– Il secondo errore Scholz l’ha commesso il 16 settembre 2022. La Germania desidera sottrarsi alla tutela anglosassone e garantire direttamente sia la propria sicurezza sia quella dell’Unione Europea. Quindi il cancelliere ha dichiarato: «In quanto nazione più popolosa, la più potente economicamente, nonché collocata geograficamente al centro del continente, le sue forze armate devono diventare il pilastro della difesa convenzionale in Europa». Precisando che stava parlando solo di «difesa convenzionale», intendeva aver riguardo per la suscettibilità della vicina Francia, unica potenza nucleare dell’Unione. Scholz non si è reso conto che, immaginando di sottrarsi al protettorato militare Usa, stava infrangendo la dottrina degli Straussiani. Nel 1992 Paul Wolfowitz firmò il Defense Policy Guidance, di cui il New York Times pubblicò alcuni estratti: vi si dichiarava che gli Stati Uniti avrebbero considerato ogni proposito di emancipazione europea casus belli [3].

Sei giorni dopo i Navy Seals facevano esplodere i due gasdotti del Mar Baltico, portando la Germania indietro di undici anni.

Poche ore dopo il sabotaggio, veniva inaugurato in pompa magna il gasdotto Baltic Pipe dal presidente polacco, dal primo ministro danese e dal ministro norvegese per l’Energia. Il nuovo gasdotto non ha certamente la stessa portata del Nord Stream, ma basterà a causare mutamenti radicali. L’Unione Europea, prima dominata dall’industria tedesca alimentata dal gas russo, ora, grazie al gas norvegese, sarà sottomessa alla Polonia. Durante la cerimonia di inaugurazione, il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha trionfalmente esplicitato tutto il suo livore: «L’èra del dominio russo nel settore gas sta finendo; un’èra caratterizzata da ricatti, minacce ed estorsioni».

L’atto di guerra contro Russia, Germania, Olanda e Francia ci obbliga a riconsiderare gli avvenimenti in Ucraina. È un attacco molto più grave dei precedenti perché gli Stati Uniti hanno colpito gli alleati. In altri articoli ho diffusamente spiegato a cosa gli Straussiani miravano con le provocazioni in Ucraina. I recenti accadimenti spiegano perché Washington, in quanto Stato, sostiene il progetto degli Straussiani, nonché mostrano come dagli anni Cinquanta la «grande strategia» non sia mutata.

Nel 2017 un presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, partecipava al lancio dell’Iniziativa dei Tre Mari. Spesso Washington vince perché vede più lontano degli alleati.

In pratica, se non ci saranno reazioni a questo atto di guerra, l’Unione Europea precipiterà economicamente, fatta eccezione per la Polonia e i suoi dodici alleati dell’Europa centrale, i membri dell’Iniziativa dei Tre Mari (Intermarium) [4]. Il vento gira, ora Varsavia corre in testa.

I grandi perdenti saranno l’Europa occidentale e la Russia, nonché l’Ucraina, distrutta per permettere questo gioco al massacro.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article218173.html

Generale Fabio Mini, Il Fatto Quotidiano, 2 Ottobre: Biden razzola male

 

“Razzolare male e predicare bene”

Joe Biden sostiene che i referendum di annessione russa nel Donbass sono una farsa. Ma dimentica centinaia di operazioni militari Usa che hanno calpestato il diritto internazionale

di Fabio Mini
“Il coro intonato dal presidente Biden unisce tutti gli alleati, o quasi, e si amplifica mediante la solita propaganda: il referendum russo nei territori occupati in Ucraina è una farsa, l’annessione è illegale e viola il diritto internazionale.

Gli Stati Uniti non ne riconosceranno la validità e perciò nessun paese alleato o amico può obiettare, altrimenti guai. Con l’annessione, Putin ha sancito l’esclusione di qualsiasi negoziato futuro. Quindi la guerra continua.

Sommessamente: ma sanno di cosa stanno parlando? Certo e anche bene. Noi cosiddetti “occidentali” siamo i paladini del diritto internazionale, che non definisce farsa nessuno strumento di consultazione popolare e noi italiani siamo specialisti di referendum anche se poi se ne ignorano i risultati. L’annessione russa non è uscita dal cilindro del mago: è il primo risultato di un processo bellico che tende a sottrarre tutto o parte del territorio alla sovranità di uno stato avversario. Quando poi, come nel caso del Donbass, si tratta di territori sottratti a uno Stato che perseguita e massacra una minoranza localizzata, si può perfino parlare di “liberazione” e invocare la “responsabilità di proteggere”.

In merito alla sottrazione di sovranità ai danni di un paese membro delle Nazioni Unite, possiamo tranquillamente dare lezioni al mondo intero: abbiamo sottratto alla sovranità della Serbia una parte di proprio territorio creando un danno enorme a parte della sua popolazione. Con le armi abbiamo sottratto sovranità all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia, alla Siria, al Libano ecc. Le guerre o le “operazioni militari” tipo quelle dell’Onu e della Nato nei Balcani e in Asia Centrale, quelle delle varie “coalizioni di “volenterosi” o di “recalcitranti” in Medioriente e Africa, quelle unilaterali come l’Arabia Saudita nello Yemen, la Francia in Chad, Israele in Libano, Siria e Iraq o gli Stati Uniti in tutto il mondo, da sempre.

Quando nel 1963 Dean Rusk, segretario di stato di J.F. Kennedy, si presentò al Congresso per perorare l’autorizzazione all’intervento militare e della Cia a Cuba, un membro si azzardò ad affermare che gli Stati Uniti “non fanno queste cose”. Rusk allora tirò fuori dal suo carteggio l’elenco di 168 operazioni militari all’estero svolte dagli Stati Uniti dal 1780 al 1945 con e senza l’autorizzazione del Congresso.

Questo dato sorprendente relativo a un secolo e mezzo di storia americana, quando gli Usa non erano ancora una superpotenza, impallidisce di fronte a quello dei periodi successivi. Dai rapporti del Congressional Research Service aggiornati nel 2009 e nel 2021 risultano effettuate altre 100 operazioni militari dal 1945 al 1999 (54 anni) e ben 184 dal 1999 al 2021 (22 anni). E questo senza contare le centinaia di operazioni coperte effettuate dalla Cia con personale e fondi non militari. Rusk concluse la sua esposizione dichiarando che “l’intervento militare all’estero è una costante geopolitica degli Stati Uniti”, ma non convinse il Congresso.

Dopo di lui la costante si è trasformata in esigenza e la politica militare statunitense non è la stampella della politica estera ma la sua guida. La costante è anche diventata il motivo di orgoglio nazionalistico che ha giustificato e consentito l’enorme spesa militare e l’ingerenza in tutti gli affari del pianeta. Per questo la presidenza degli Stati Uniti ha ottenuto l’appoggio bipartisan o quello maggioritario per ogni tipo di intervento militare.

Se da un lato sappiamo bene come sottrarre sovranità, dall’altro disconosciamo il fatto che tale sottrazione manu militari segue sempre la minaccia e/o l’occupazione.

Ubaldo, [05/10/2022 19:12]
[Inoltrato da Fiorangela, canale pubblico.]
Quest’ultima è uno degli istituti più antichi del Diritto internazionale bellico (così si chiamava giustamente fino a quando non fu ipocritamente cambiato in Diritto internazionale umanitario).

Il termine “occupazione” non è una esagerazione, una interpretazione ideologica o un crimine. I Regolamenti dell’Aja del 1907 (inclusi nelle Convenzioni di Ginevra) definiscono l’occupazione militare come la situazione “de facto” (ovvero che prescinde da qualsiasi dichiarazione formale) nella quale forze militari di qualsiasi natura ed entità di un paese esercitano in un altro paese o parte di esso le funzioni di sicurezza. La potenza occupante ha degli ovvi diritti, ma ancor più stringenti doveri di protezione e sussistenza nei confronti della popolazione civile occupata. L’occupazione de facto attuata durante tutte le operazioni citate raramente ha tenuto conto di questa responsabilità. Anzi proprio per evitarla si è sempre cercato di “restituire” alle forze armate del paese occupato il compito della sicurezza anche se in condizioni di dipendenza e incapacità.

Referendum e annessione non saranno riconosciuti e quindi non validi. Sbagliato: i referendum (e quindi i risultati) sono automaticamente riconosciuti quando sono monitorati da organi internazionali. In ogni caso tale riconoscimento non è necessario ai fini della validità. Ogni paese può dire e condannare quello che vuole, ma è il paese che ha indetto il referendum ad assumersene la responsabilità. Il parere degli altri è prettamente politico e non giuridico.

Dell’occupazione e annessione russa in Georgia, Crimea e Donbass possiamo deprecare i metodi solo dimenticando le nostre “occupazioni”, ma esse sono tra i rarissimi esempi in cui l’occupante, tramite l’annessione, previo o senza referendum, si accolla la piena responsabilità della sicurezza militare, la protezione dei civili e il sostentamento della popolazione. Anzi, cambiando lo status dei territori da “occupati” a “propri”, la Russia ha assunto responsabilità e impegni ancora più forti. Obblighi che la stessa Ucraina ha violato per otto anni di seguito trattando i “propri” cittadini del Donbass come canaglie.

Con l’arrivo dell’inverno, della vendetta ucraina e delle armi occidentali la popolazione delle province annesse non avrebbe avuto scampo. Che poi la Russia rispetti gli obblighi sarà da vedere ma anche in questo non possiamo dare lezioni.

Con l’annessione, Putin si è posto in una situazione irreversibile: è vero, ma non significa che si siano esaurite le possibilità di negoziato e sorprende che proprio i responsabili della diplomazia internazionale continuino a dire che non ci sono alternative. Con l’annessione si è tuttavia ribadito che il negoziato deve partire da basi nuove. Ora sta alla politica occidentale e alla diplomazia trovare delle basi comuni. Rinunciare a questo modesto sforzo conduce soltanto alla guerra mondiale. Forse l’ultima.”

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/%f0%9f%9a%a9-generale-fabio-mini-il-fatto-quotidiano-2-ottobre-biden-razzola-male/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

La situazione della società civile italiana in 7 punti

Andrea Zhok 2 10 2022

La situazione della società civile occidentale, e italiana in particolare, credo sia riassumibile in questi punti.

1) Da mezzo secolo il lavoro di demolizione della democrazia reale è all’opera, consapevolmente e costantemente. Vi hanno partecipato le riforme scolastiche e i monopoli mediatici, l’ideologia dell’antipolitica e l’incentivazione alla competizione individuale illimitata. È stato un lavoro che ha coinvolto due generazioni e ora è completo, perfetto.
2) La gente non è necessariamente né più stupida, né più ignorante di mezzo secolo fa, ma ha perduto nella maniera più completa la capacità primaria di organizzarsi, di dialogare, di costruire insieme qualcosa. Manca la formazione, manca l’atteggiamento, manca la base materiale ed istituzionale per fare alcunché: l’azione collettiva è morta.
3) Tutti coloro i quali si appellano a qualche “situazionismo”, a qualche flash mob, a qualche chiassata estemporanea per “ottenere la visibilità dei media” come forma di azione collettiva non ha capito niente. Sta chiedendo al sistema di prendere sul serio la sua voce laddove il sistema è nato per silenziare o strumentalizzare le voci sgradite.
4) A livello delle classi dirigenti la demolizione della sfera politica, della sua autorevolezza e della comprensione della sua necessità ha condotto ad un declino verticale della qualità di questi ceti apicali. Questo processo di degrado e dilettantismo delle classi dirigenti politiche non è un monopolio italiano, ma è una tendenza generalizzata: quando non sono dilettanti allo sbaraglio sono tecnocrati a gettone. È per questa semplice ragione che stiamo precipitando nell’abisso senza muovere un sopracciglio. Siamo un intero continente che si comporta come quell’uomo, in caduta libera dal grattacielo, che ad ogni piano si dice: “Finora tutto bene.”
5) A livello sociale e riflessivo la situazione è egualmente disperante. L’intera sfera dell’attenzione sociale è rivolta a dimensioni privatistico-sentimentali, finto-intimistiche, immaginando che il mondo cambierà se solo avremo portato alla luce con abbastanza sottigliezza qualche intimo fremito, qualche zona umbratile del nostro animo tra sonno e veglia. Questa iperconcentrazione sulle sorti del proprio ombelico è la cifra dell’ultima generazione, che per tutto ciò che riguarda i rapporti strutturali, storici, sociali, lavorativi, legali, tradizionali, comunitari è ridotta al livello zero: rotelline disposte a tutto, che dove le metti stanno, sensibili solo all’agenda di moda.
6) Una volta qualcuno pensava che fosse la religione l’oppio dei popoli. Fu un grave errore di analisi. La religione che avevano davanti gli occhi nell’800 giocava sì quel ruolo, ma era semplicemente una deriva culturale in cui i ceti dominanti mettevano a tacere le coscienze strumentalizzando promesse virtuali (l’Aldilà garantito agli obbedienti). Oggi le promesse virtuali che addormentano le coscienze le abbiamo ovunque intorno a noi h24 in forma di infinite comunicazioni mediatiche, paradisi artificiali delle pubblicità, stili di vita tanto al chilo sparati alla TV, narrative consolanti ed edificanti intorno a mondi lontani, esotici o fittizi. Una volta il rinchiudersi in un mondo virtuale, accomodante, impermeabile e restio a percepire quale che accade fuori era segno dell’indebolimento terminale dei molto anziani, che riducevano la complessità percepita del mondo perché non avevano più le forze per affrontarla. Oggi questo tratto è pressoché universale.
7) Non so se c’è una via d’uscita da tutto ciò che non passi attraverso la catastrofe. E di questi tempi le catastrofi possono non essere qualcosa che coinvolge solo lutti personali, ma possono coinvolgere la stessa esistenza in vita di tutti. Se ci fosse una via d’uscita, se una via stretta fosse ancora disponibile, essa deve passare dall’abbandono di personalismi e velleitarismi, dall’abbandono di due idee petit bourgeois: quella per cui “se solo tutti facessero così allora sì che…”, e quella per cui “posso aderire a un progetto solo se è fatto a mia immagine e somiglianza”.
Per inciso, non accade mai che tutti facciano la stessa cosa salvo in due casi: se c’è una costrizione esterna dovuta alla necessità (tutti si rifugiano se sei sotto un bombardamento) o se c’è un coordinamento prodotto da un’organizzazione. Il primo si verificherà se arriveremo alla catastrofe. Il secondo richiede di prendere dannatamente sul serio la possibilità della catastrofe e la responsabilità di evitarla.
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_situazione_della_societ_civile_italiana_in_7_punti/39602_47466/

 

 

 

OBBIETTIVO ITALIA: DISTRUZIONE TOTALE, DI GOLDFINGER

COMPLOTTO PER LA DISTRUZIONE DELL’ITALIA

Ispirati da un’ editoriale pubblicato sul media www.lacrunadellago.net scriveremo questo articolo  di opinione, sperando di aprire finalmente gli occhi a coloro che li avrebbero ancora chiusi o meglio, a coloro che metterebbero la testa sotto la sabbia per non vedere quanto starebbe accadendo intorno a loro. Anche noi siamo tenuti a combattere questa guerra e le nostre armi sono l’informazione e l’opinione. La nostra arma più potente è dare luce ad una potenziale verità nascosta,  una verità vista da una seconda differente angolazione.

Tutto partì da Napoli… Così probabilmente diranno i posteri ricordando questi oscuri periodi, sempre che i posteri nel futuro possano godere della libertà che ci ha contraddistinto sino ad oggi. Napoli: una marea umana inferocita si riversa nelle piazze tirando sassi,

Foto di Niek Verlaan da Pixabay

petardi e bombe carta. In questo caso non si tratta di manifestazioni più di tanto pacifiche ma di gente inferocita che si riversa in piazza distruggendo, sfogando la propria ira su quello che a mia opinione è un “governo fantoccio” intento a lavorare per i poteri forti della massoneria internazionale. La marea umana si ribella al coprifuoco imposto dai governatori locali ma anche alle chiusure, che altro non servirebbero che per la completa distruzione di quanto resta  dell’economia italiana, con il preciso scopo di mettere il paese in ginocchio. La protesta sarebbe partita dal paese partenopeo ma sarebbe riuscita a contagiare anche altre città. Forse finalmente la popolazione inizia a capire, a farsi un’idea di quello che starebbe succedendo, anche se a nostra opinione sarebbe opportuno manifestare in modo pacifico, tuttavia il rischio di scelte politiche demenziali è proprio quello: lo scatenamento della protesta feroce. La popolazione italiana si starebbe svegliando da un lungo torpore. Non vi siete mai chiesti il motivo per il quale il Covid risparmi i super ricchi giocatori di calcio? Quanti ne sono morti? Perché sono esonerati dal portare le mascherine? Perché per loro il distanziamento è un optional? Al contrario il virus sarebbe in grado di ammazzare tutti coloro che invece scendono in piazza per manifestare. Si tratta di un virus intelligente quindi? A mia opinione si tratta di una dittatura sanitaria oltre che di una pericolosa arma politica. Sono passati mesi dalla comparsa della forma virale.  l’Italia ha obbedito ciecamente forse disorientata, forse in cerca di verità, forse impaurita. Gli italiani starebbero finalmente imparando a vedere oltre la cortina fumogena, ovvero vedendo la verità da una potenziale  angolazione che difficilmente sarebbe riuscita a comprendere se noi media della rete non avessimo insistito per far emergere altre facce di verità, dopotutto noi siamo ancora abbastanza liberi di pensare, parlare, anche se alcuni di noi come Diego Fusaro sarebbero stati censurati, oscurati. Non vi siete mai chiesti perché venga oscurato

Foto di pasja1000 da Pixabay

un personaggio, se spara elucubrazioni? Credo che se uno fosse un potenziale pazzo non potrebbe dare fastidi quindi, perché censurarlo? Forse per il fatto che le verità del filosofo, giornalista e scrittore Diego Fusaro evidentemente non sono poi così fantascientifiche ma a quanto pare metterebbero il dito nella piaga provocando un vero e proprio pericolo per i poteri forti internazionali e per i propri esecutori, i politici di turno, per altro mei eletti dal popolo italiano. Qualcuno avrebbe fatto presente che la protesta possa scatenare da parte dei governanti una vera e propria repressione, ed il rischio in effetti esisterebbe. Tuttavia gli italiani oggi si troverebbero cittadini di un paese senza alcuna guida per di più un paese allo sbando nel quale il “pane” andando avanti di questo passo potrebbe realmente venire a mancare sulle tavole. Questo è il motivo principale che spingerebbe la gente nelle piazze per protestare in modo non sempre pacifico (e questo “loro” lo sanno benissimo). Tutto è basato su un potenziale virus letale, su una fantomatica pandemia considerata letale, tuttavia a mia opinione non esisterebbe alcun agente patogeno pericolosissimo. Se la popolazione iniziasse a capire che la letalità del virus sarebbe una vera e propria chimera probabilmente l’arma politica diverrebbe di colpo una “pallottola spuntata” in grado di non fare più danno, in grado di non portare più ossigeno ai progetti della massoneria internazionale coadiuvata a mia opinione dall’attuale leadership politica che si basa sul controllo mentale di intere masse di popolazione aiutata dai media asserviti alla massoneria internazionale. I media mainstream oggi servono per stabilire cosa le masse dovranno pensare, tuttavia esiste modo di sottrarsi al controllo mentale, come? Non seguendo più i media tradizionali che entrano di prepotenza in casa nostra. Vi esorto a spegnere la TV, a non seguire i vari TG ed i vari salotti dove le urla superano la logica. Fermatevi nel silenzio a ragionare, a comporre dei puzzle con i dettagli che avete. Così facendo inizierete davvero a pensare con il vostro cervello ed a trarre logiche conclusioni. Le vicende napoletane sono riuscite per ora a scuotere l’ Italia. Spero che questo possa risvegliare anche altre città. Se la popolazione riuscisse a non avere più paura del virus verrebbero messe in gioco le basi della dittatura futura. La dittatura starebbe riuscendo ad avanzare per il fatto  che la gente abbia paura e quindi sia stata divisa tramite un preciso “divide et impera”, un vecchio trucco utilizzato dall’epoca degli antichi romani. Per tornare ad essere liberi questa situazione deve essere per forza capovolta ma abbiamo bisogno di unione. Per quanto ci riguarda si sappia che il NWO vuole arrivare alla morte dell’Italia, uno dei paesi più pericolosi per i propri scopi. Il Covid sarebbe a mia opinione stato creato come venne realizzato il  cavallo di Troia, un artificio per riuscire ad obbligare l’accettazione di un futuro Governo Unico mondiale. Dopotutto la massoneria internazionale è lì dove vuole arrivare. La nostra nazione sarebbe stata il laboratorio privilegiato del NWO proprio per la propria situazione particolare che comprende una grande importanza spirituale, in effetti l’Italia è sede della chiesa cattolica, la principale spina nel fianco per il NWO ma l’Italia si rivela anche anche molto ricca ed è ancora una temibile potenza economica antagonista di alcuni paesi che si dicono “fratelli”. Il NWO al contrario dovrà essere ad ogni costo  fondato su una religione misterica ed esoterica che perseguiterà soprattutto i cristiani. Il mondo dovrà diventare completamente anti cristiano e questo lo si può notare nel culto del satanismo che nel mondo starebbe divenendo  ogni giorno più forte. (www.lacrunadellago.net): tanto più si espanda satana, tanto più si avvicina la dittatura mondiale. Anche gli USA non starebbero navigando in buone acque essendo in balia degli uomini della massoneria internazionale che ad ogni costo devono permettere la vittoria dem alle prossime elezioni presidenziali. Fra gli esponenti maggiori di questo sistema potremmo a mia opinione annoverare alcune famiglie potentissime come i Soros ed alti piani della politica americana. In quei soggetti esisterebbero personaggi chiaramente legati al culto di satana.

Foto di Engin Akyurt da Pixabay

Ricordiamoci sempre di analizzare bene le parole ma anche i numeri.  (www.lacrunadellago.net):  Patrisse Cullors, una delle sue fondatrici, ha dichiarato senza pudori di essere un’ occultista. La stessa operazione coronavirus è colma di richiami al numero 6, che ha un preciso significato nel mondo del satanismo. In alcuni stati americani è stata imposta la distanza di 6 piedi. In Italia, è stato imposto di non superare le sei persone nelle case e di non essere in più di sei al ristorante. Recentemente sono stati installati dei semafori T-Red a Milano e Torino, e la sanzione prevista per i trasgressori arriva fino a 666 euro, un numero che richiama apertamente il simbolo della Bestia, colui che nell’Apocalisse sarà a capo del Nuovo Ordine Mondiale. Questi numeri  sono solo fortuite coincidenze? Non credo, lor signori non lasciano nulla al caso.  Ricordatevi che troppe coincidenze fanno in genere una regola. Purtroppo il mondo è in preda ad una pericolosa apostasia e ad una crescente scristianizzazione. L’ attuale Pontefice starebbeconducendo una politica a mia opinione molto discutibile per chi conoscesse almeno un po’ le sacre scritture, giungendo ultimamente addirittura al chiedere il riconoscimento delle unioni civili omosessuali. Proprio l’omosessualità,  che la Bibbia descrive come grave abominio davanti a Dio. Questo è un chiaro segno che il fumo di satana starebbe divenendo sempre più potente invadendo la chiesa di Dio. Per entrare nella nuova società mondialista è necessario aderire a Lucifero (David Spangler, altro noto esponente della New Age e membro delle Nazioni Unite). Questo è il progetto che alcuni illuminati avrebbero disegnato per l’attuale “futuro” sin dall’epoca dei lumi. Per riuscire a compiere il NWO è necessario che l’Italia proprio per la sua spiritualità venga annientata, sacrificata sull’altare satanico degli Stati Uniti europei e per questo deve proseguire la falsa emergenza cui oggi siamo sottoposti. L’attuale Governo è solamente una sorta di esecutore dei progetti massonico finanziari che prevedono la morte economica della nazione a favore di nazioni più aggressive come la Germania, la Cina ed altre dello stesso gruppo. (www.lacrunadellago.net):L’Italia dovrà divenire una seconda Grecia, solo così potranno nascere gli Stati Uniti d’Europa: uccidendo l’Italia. Winston Churchill lo spiegò chiaramente già nel 1950.

Foto di Walkerssk da Pixabay

Il governo mondiale, la cui cifra imprescindibile sarà l’autoritarismo, vedrà la luce soltanto quando l’Europa sarà unita sotto la veste politica del superstato europeo che sarà un’ impostura della vera Europa greco-romana e cristiana. Tutto quanto spiegherebbe i motivi dello spettro della militarizzazione destinata all’Italia sotto la voce “emergenza sanitaria”. Ricordiamo che il 27 ottobre sarebbe stato convocato dal quirinale  il consiglio supremo di difesa e si parla della possibilità di fare entrare in scena l’esercito, per militarizzazione delle città ed i territori abitati. Loro si aspettano la violenza da parte della cittadinanza esasperata quindi desiderano sopprimerla ad ogni costo. Il loro obbiettivo è creare una crisi all’ennesima potenza per questo corrono ai ripari, loro sanno che scoppieranno rivolte a non finire. Arriverà quindi poi a mia opinione la soluzione: l’Indebitamento tramite il MES e Mario Draghi al Governo che porterà all’epilogo l’ economia nazionale che passerà di mano.  Credo che solamente la coesione della popolazione italiana possa portare ad una soluzione d’altronde è una vera e propria guerra che stiamo ogni giorno combattendo quindi dobbiamo essere uniti ancora di più. Dobbiamo ritornare alla fede, quella che vogliono sopprimere  e pregare affinché Trump abbia la meglio su Biden, tornare ad avere speranza e fede, pregando Cristo affinchè ci dia la forza di vincere nel Suo nome. Ricordo che il Popolo ebraico nel nome di Dio vinse mille guerre ed ancora ne vincerà quindi è necessario tornare a Dio affinché combatta al nostro fianco. Non dimentichiamoci che siamo di fronte ad una vera e propria guerra escatologica fra il bene ed il male. Siamo oggi di fronte ad una guerra spirituale senza tregua, questa volta all’ultimo sangue e dobbiamo per forza di cose deciderci a combatterla, deciderci a schierarci chiaramente: o da una parte o dall’altra.

FONTE: https://www.mondooggi.com/nwo-politica-covid/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Steven Sahiounie
8 ottobre 2022

Il contribuente-elettore statunitense dovrebbe chiedersi perché gli Stati Uniti collaborano con i terroristi islamici radicali, scrive Steven Sahiounie.

I terroristi impiegati negli Stati Uniti, Maghawir al-Thawra (MaT), si sono rivolti contro i loro partner, l’esercito americano, di stanza nella base di al-Tanf nel deserto siriano orientale. Il 4 ottobre, i terroristi, che sono impiegati come mercenari dalle forze armate statunitensi, hanno tentato di evadere dalla base illegale statunitense utilizzando una mitragliatrice di grosso calibro sul camioncino che stavano guidando. Tuttavia, la loro evasione è stata sventata dall’esercito arabo siriano che ha tenuto posizioni nelle vicinanze e ha risposto al fuoco provocando la ritirata del MaT nella base statunitense.

Il maggiore generale russo Oleg Yegorov , vice capo del Centro russo per la riconciliazione delle parti opposte in Siria, ha riferito dell’incidente mercoledì.

Le forze armate statunitensi avevano transennato la base di al-Tanf nella zona di deconflitto di 55 chilometri, chiuso Internet e ordinato a tutti i mercenari di deporre le armi e di lasciare immediatamente la base a piedi. Il 27 settembre, per rafforzare il messaggio, gli aerei della coalizione statunitense hanno sorvolato l’area e hanno rotto la barriera del suono per respingere la loro insistenza sul fatto che i mercenari che rifiutano gli ordini militari statunitensi debbano andarsene.

Il consiglio militare del MaT ha respinto la decisione dell’esercito americano di rimuovere l’ex comandante del MaT e sostituirlo con un uomo che non è membro del MaT. I terroristi impiegati negli Stati Uniti hanno dichiarato: “… che rifiuta qualsiasi intervento straniero nella nomina della sua leadership rivoluzionaria”. Il MaT non deve aver capito che quando sei sul libro paga dell’esercito americano sei obbligato a seguire i loro ordini. Allo stesso modo, l’esercito americano non deve aver capito che quando si collabora con i terroristi radicali islamici non si può pretendere che eseguano gli ordini. Come dice il proverbio, “Quando dai da mangiare a un mostro, può trasformarsi per morderti”.

Al-Tanf è una base militare americana illegale nella provincia di Homs sull’autostrada M2 Baghdad-Damasco nel triangolo di confine Siria-Giordania-Iraq. L’avamposto è iniziato all’inizio del 2016 sotto il comando della Combined Joint Task Force-Operation Inherent Resolve (CJTF-OIR). Il MaT è composto da almeno 300 terroristi alleati con almeno 200 soldati statunitensi. Il governo siriano ha chiesto agli Stati Uniti di abbandonare l’occupazione di diverse basi in Siria.

Secondo fonti della difesa israeliana, al-Tanf ospita circa 350 militari e civili, “comprese alcune forze britanniche e francesi che sono state descritte come” esperti di intelligence”. La CNN ha riferito nell’agosto 2022 che ci sono circa 900 soldati statunitensi in Siria, la maggior parte di loro divisa tra la base di al-Tanf e i giacimenti petroliferi orientali della Siria.

Il 29 settembre, fonti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani hanno riferito che dozzine di residenti si sono radunati vicino alla base di al-Tanf per protestare contro la decisione della coalizione e hanno chiesto al suo comando di nominare qualsiasi altro ufficiale della fazione invece di un estraneo.

Il leader precedente

Il generale di brigata Muhannad al-Talaa è stato rimosso dalla sua posizione dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti alla fine del mese scorso. L’ex colonnello, che ha disertato dall’esercito arabo siriano, è stato il fondatore del MaT nel 2016. Senza accusare esplicitamente al-Talaa di alcun crimine, le speculazioni locali indicano il coinvolgimento dell’ex comandante in casi di corruzione, traffico di armi e droga e altre violazioni.

Fonti affermano che è stato rimosso dal suo comando perché si era recato in Turchia, dove vive la famiglia, e mentre era lì ha incontrato funzionari dell’intelligence turca. Questa sarebbe un’evidente violazione della catena di comando nel protocollo militare statunitense e confina con l’accusa di spionaggio.

Tuttavia, le stesse fonti indicano il licenziamento da parte di al-Talaa di crimini di corruzione, contrabbando di armi e traffico di droga.  Al-Talaa ha lavorato con un nucleo di terroristi corrotti all’interno del MaT e, se fossero stati smascherati dalle forze statunitensi in flagrante per traffico di armi e droga, avrebbe fatto in modo che rimanessero nascosti per un periodo, e poi avrebbe progettato il loro ritorno alla piena retribuzione nel MaT. Al-Talaa è diventato un esperto nel manipolare il sistema per cui ogni sei mesi c’è un cambio di ufficiali americani ad al-Tanf.

La Giordania aveva chiesto agli Stati Uniti di rimuovere al-Talaa dal comando del MuT, ma le loro richieste non sono state ascoltate fino ad ora. I giordani si resero conto che erano al-Talaa e il suo gruppo di terroristi criminali ad avere il controllo del traffico di droga che affliggeva la Giordania. Questa è diventata una minaccia alla sicurezza per la Giordania e la sua guerra alla droga. Durante l’ultimo incontro di al-Talaa con gli ufficiali dell’intelligence militare giordana, lo hanno accusato direttamente di essere uno spacciatore. Avevano arrestato Abu Hamza al-Khudair, un noto spacciatore di droga, che ha ammesso che al-Talaa era a conoscenza del traffico di droga in Giordania.

La Giordania ha formalmente interrotto il sostegno umanitario al campo profughi di Rukban vicino ad al-Tanf a causa del traffico di droga di al-Talaa, ma è rimasto al suo posto fino a quando non è stato recentemente rimosso.

Il nuovo capo

Al-Talaa è stato sostituito da Muhammad Farid al-Qassem , un ex capitano che ha disertato dall’esercito arabo siriano e ha formato la Brigata dei martiri di al-Qaryatayn con il sostegno degli Stati Uniti

Al-Qassem, che è un radicale violento, non è mai stato membro del MuT. Secondo le persone della zona di al-Qaryatayn, sua città natale, è una “persona crudele” e non sarà adatto a gestire i civili che vivono in condizioni disperate nello squallore del campo di Rukban.

Un ex comandante del MuT ad al-Tanf ha detto: “Ci sono sospetti che anche al-Qassem sia coinvolto in operazioni di contrabbando attraverso i suoi punti di schieramento”. La fonte dei media vicina alla coalizione è d’accordo, aggiungendo che il nuovo comandante è anche accusato di coinvolgimento in “un omicidio e altre violazioni”.

Fonti vicine alla base pensavano che al-Qassem fosse stato scelto perché è un estraneo e non sosterrà l’attività criminale in cui era coinvolto il suo predecessore, e i giordani avrebbero accettato di lavorare con lui. Tuttavia, ha un passato travagliato con l’esercito americano quando è stato espulso dal programma di addestramento del Pentagono nel 2017 per violazioni. Successivamente, ha iniziato a lavorare con la CIA su un altro programma che si occupava dell’addestramento dei terroristi per la coalizione guidata dagli Stati Uniti e le forze militari americane in Siria.

Campo di Rukban

Il campo profughi per sfollati siriani di Rukban si trova all’interno della zona di de-conflitto che comprende la base di al-Tanf. I residenti del campo sono divisi sulla loro accettazione della decisione di rimuovere al-Talaa. I cittadini del campo vivono in condizioni deplorevoli e dipendono dal MaT per i rifornimenti dopo che gli aiuti umanitari sono stati sospesi nel 2019. Gli Stati Uniti, la Siria e la Giordania non sono riusciti a fornire aiuti alle migliaia di uomini, donne e bambini a Rukban che soffre nel deserto.

I residenti del campo che erano sopravvissuti a causa delle attività di contrabbando di al-Talaa stanno protestando per la sua rimozione, mentre altri che hanno subito il suo comando stanno accettando la decisione degli Stati Uniti di rimuoverlo, e gli altri stanno tranquillamente cercando di sopravvivere senza prendere una parte o l’altra .

Il 29 settembre, il consiglio locale di Rukban ha pubblicato su Facebook foto e video che mostrano le proteste a cui hanno partecipato decine di residenti del campo all’interno delle mura di Tanf, in opposizione all’isolamento di al-Talaa.

Si dice che Al-Qassem abbia un migliore rapporto di lavoro con la Giordania, che fornisce acqua al campo di Rukban. Tuttavia, è improbabile che la sua nomina cambi la politica di Jordan nei confronti del campo, che non sostiene aiuti al campo diversi dall’acqua.

Addestramento terroristi del Pentagono e della CIA in Siria

Nell’ottobre 2019, il presidente Trump ha ordinato il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria, ma il Pentagono avrebbe permesso che il suo ordine rimanesse valido e, alla fine, l’esercito americano ha vinto. Il coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria è iniziato nel marzo 2011 a Deraa e la CIA ha avviato il suo programma, Timber Sycamore, nel 2012 per fornire addestramento e armi a migliaia di terroristi che seguivano l’Islam radicale nel loro tentativo di rovesciare il governo laico a Damasco. Un programma parallelo gestito dal Pentagono è iniziato nel 2014 chiamato Train and Equip, che era un programma segreto per addestrare i terroristi. Nel 2017, il presidente Trump ha chiuso il programma della CIA da miliardi di dollari.

Quando il presidente Obama ha progettato la guerra di cambio di regime del 2011 in Siria, gli esperti militari hanno avvertito che le armi statunitensi potrebbero cadere nelle mani di Al Qaeda o di altri gruppi terroristici simili. L’esercito siriano libero di Obama è morto anni fa e si è trasformato in Jibhat al-Nusra, l’affiliato di Al Qaeda in Siria, che oggi occupa Idlib, l’ultimo territorio rimasto controllato dai terroristi e tiene tre milioni di persone come scudi umani. Al-Talaa era un terrorista sostenuto dagli americani che ritirava uno stipendio mensile dallo zio Sam e integrava i suoi dollari statunitensi vendendo armi statunitensi ad altri gruppi terroristici e contrabbandando droga in Giordania. Il contribuente-elettore statunitense dovrebbe chiedersi perché gli Stati Uniti collaborano con i terroristi islamici radicali e forse chiedere un cambio di comando nella coalizione statunitense in Siria. “Quando dai da mangiare a un mostro, può trasformarsi per morderti.”

FONTE: https://strategic-culture.org/news/2022/10/08/us-troops-in-dispute-with-their-terrorist-mercenaries-in-syria/

 

 

 

La pace proibita (di Marco Travaglio)

Un pezzo supremo di Travaglio

Il mantra di chi vuole armare l’Ucraina è sempre stato questo: “Senza le nostre armi, Kiev soccomberà e non ci sarà mai un negoziato di pace”.

Si vis pacem gere bellum, anche se la Costituzione legittima solo la guerra difensiva per l’Italia e i suoi alleati (e l’Ucraina non lo è, né nell’Ue né nella Nato).

L’ossimoro migliore lo sfoderò il premier Draghi, quando disse in Parlamento  che l’invio di armi è finalizzato alla”de-escalation” militare: e su quell’assunto illogico e incostituzionale le Camere abdicarono ai propri poteri/doveri, dando carta bianca al governo per armare Kiev a piacere fino al 31 dicembre.

Ancora al G7 in Germania, il 28 giugno, Draghi scandì: “Armi e sanzioni sono fondamentali per costringere la Russia alla pace. Non c’è pace se l’Ucraina non può difendersi. Anche le sanzioni sono essenziali per portare la Russia al tavolo dei negoziati. Dobbiamo essere sempre pronti a cogliere gli spazi negoziali”.

Tutti i costituzionalisti – sia quelli fedeli all’articolo 11 sia chi lo stiracchia per compiacere – sostenevano che, armi o non armi, l’obbligo costituzionale è risolvere la controversia ucraina col negoziato, visto che “l’Italia ripudia la guerra”. Lo disse il presidente della Consulta Giuliano Amato. E lo confermò l’ex presidente Cesare Mirabelli: “Prestare aiuto a Kiev, senza entrare nel conflitto, è costituzionalmente legittimo… anche con strumenti bellici. Ma lo sforzo maggiore, nel rispetto dell’art. 11, dev’essere al tavolo dei negoziati. La Carta non nega la guerra di difesa, ma indica la via maestra della diplomazia come soluzione dei conflitti internazionali”. Concetto ribadito dal quarto (e finora ultimo) decreto del 26 luglio: “… misura di assistenza nell’ambito dello strumento europeo per la pace per sostenere le Forze armate ucraine…”.

Ora però c’è un enorme fatto nuovo: il presidente ucraino Zelensky ha ratificato per decreto la decisione del Consiglio di Sicurezza e Difesa sulla “impossibilità di intrattenere negoziati col presidente della Federazione Russa Vladimir Putin”. Cioè ha proibito a se stesso e a ogni autorità ucraina di negoziare.

Quindi da ieri inviamo armi a un Paese belligerante che, anche volendo, non può negoziare: vuole risolvere la controversia con la Russia solo con la guerra. E, intendiamoci, è libero di farlo. Noi però non abbiamo (ancora) sostituito la nostra Costituzione con quella ucraina. Dunque, ammesso e non concesso che finora potessimo inviare armi, d’ora in poi non possiamo più, essendo ufficiale che sarebbero usate per una guerra infinita fino all’ultimo ucraino, essendo i negoziati vietati per legge. Eppure, mentre andiamo in stampa, né Draghi né Meloni hanno ancora avvertito Zelensky delle conseguenze della sua svolta sull’Italia. Ma di sicuro lo faranno oggi, no?

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Gli USA non vogliono una Germania forte (Il caso Nord Stream)

Lo dicono gli atlantisti

C’è un abisso tra quello che generalmente narrano i media occidentali (americani buoni, tutti gli altri cattivi) e ciò che scrivono gli analisti di Limes (edita dal gruppo GEDI, gli stessi di Repubblica, gli Elkann per intenderci). Limes pur essendo una rivista di geopolitica atlantista, descrive la realtà in modo asettico, spiegando i movimenti dettati dalle leggi della geopolitica e non dell’ideologia. Gli Stati Uniti sull’Europa hanno le idee molto chiare: la Germania non può diventare una potenza geopolitica, deve accontentarsi di essere una potenza economica (ancora per poco).

Il motivo è molto semplice: una Germania forte (in combutta con Mosca) eliminerebbe il dominio angloamericano sull’Europa. Gli USA a tempo debito si opporranno anche al riarmo della Germania perché un esercito forte è imprescindibile per diventare una potenza geopolitica. In fondo è lo stesso motivo per cui gli angloamericani sono intervenuti nelle due guerre mondiali, non potevano accettare un’egemonia tedesca in Europa. E ancora oggi continuano a mettere radici in ogni angolo del mondo per un solo motivo: il dominio. I cosiddetti “valori dell’Occidente” da esportare a ogni costo sono solo propaganda da dare in pasto al popolino.

Nord Stream 1 e 2 sabotato dagli inglesi, lo dicono gli stessi americani

Appena saltati in aria i due gasdotti, i media occidentali hanno subito detto “è stato Putin”. Questa tesi non regge da nessun punto di vista, al contrario è vero l’opposto: la Russia ha solo da perderci. Tralasciando che i due gasdotti sono costati quasi 15 miliardi di dollari, stando alla narrazione occidentale, quella del Nord Stream era “un’arma di ricatto” nelle mani di Putin “voi mi sanzionate, io vi chiudo i rubinetti”, sabotarlo significherebbe eliminare questa “arma di ricatto”.

In realtà sono gli americani – che si sono sempre opposti al gasdotto arrivando a minacciare la Germania di sanzioni – ad aver dichiarato apertamente di volerlo sabotare.

L’ostilità americana a questo gasdotto (perché salda il legame russo-tedesco) è talmente forte e palese che lo scorso anno il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America Tony Blinken ha nominato il diplomatico Amos Hochstein con il compito preciso di far saltare il completamento del gasdotto.

Come ricorda Dario Fabbri, lo scorso anno tre senatori molto influenti (Cruz, Cotton, Johnson) sono arrivati a minacciare il sindaco di una cittadina che ospitava nel proprio porto le navi che lavoravano al gasdotto. Johnson sperava addirittura che gli USA emettessero una legge apposita per bloccare i lavori. La Nuland e Biden hanno detto chiaramente (video nel commento) poco prima dello scoppio della guerra che se i russi avessero invaso l’Ucraina il Nord Stream sarebbe saltato.

I nemici dell’Europa sono gli angloamericani.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/la-pace-proibita-di-marco-travaglio/

E’ l’Austria a bloccarci il gas

La famosa solidarietà UE

Gazprom : “è stato sospeso a causa del rifiuto dell’operatore austriaco di confermare le nomine di trasporto. Il motivo è legato ai cambiamenti normativi avvenuti in Austria alla fine di settembre. Gazprom sta lavorando per risolvere il problema insieme ai buyer italiani”.

Eni sul proprio sito. “Gazprom ha comunicato che non è in grado di confermare i volumi di gas richiesti per oggi, considerato che non è possibile fornire gas attraverso l’Austria”. Eni darà aggiornamenti in caso le forniture siano ristabilite.

“Ci risulta però che l’Austria stia continuando a ricevere gas al punto di consegna al confine Slovacchia/Austria. Stiamo lavorando per verificare con Gazprom se sia possibile riattivare i flussi verso l’Italia”, afferma un portavoce di Eni.

https://twitter.com/DefensorFideiPL/status/1576178439945527296

Lascia che fluisca! La Polonia sta diventando il leader nella sicurezza energetica dell’Europa centro-orientale. Sarà l’hub principale per il gas naturale per tutti i suoi amici vicini nel 21° secolo.

Blinnken, segretario di Stato (j): l’interruzione de flussi Blinken confessa : la distruzione dei flussi enetrgetici in Eropa è “una meravigliosa opportunità di rimuovere, una volta per tutte, la dipendenza dal gas russo … ciò è estremamente significativi ed offre una meravigliosa opportunità strategica”

Visco: i rincari altissimi ottima opportunità per incentivae la transizione energetica

 

La famosa solidarietà UE

Gazprom : “è stato sospeso a causa del rifiuto dell’operatore austriaco di confermare le nomine di trasporto. Il motivo è legato ai cambiamenti normativi avvenuti in Austria alla fine di settembre. Gazprom sta lavorando per risolvere il problema insieme ai buyer italiani”.

Eni sul proprio sito. “Gazprom ha comunicato che non è in grado di confermare i volumi di gas richiesti per oggi, considerato che non è possibile fornire gas attraverso l’Austria”. Eni darà aggiornamenti in caso le forniture siano ristabilite.

“Ci risulta però che l’Austria stia continuando a ricevere gas al punto di consegna al confine Slovacchia/Austria. Stiamo lavorando per verificare con Gazprom se sia possibile riattivare i flussi verso l’Italia”, afferma un portavoce di Eni.

https://twitter.com/DefensorFideiPL/status/1576178439945527296

Lascia che fluisca! La Polonia sta diventando il leader nella sicurezza energetica dell’Europa centro-orientale. Sarà l’hub principale per il gas naturale per tutti i suoi amici vicini nel 21° secolo.

Blinnken, segretario di Stato (j): l’interruzione de flussi Blinken confessa : la distruzione dei flussi enetrgetici in Eropa è “una meravigliosa opportunità di rimuovere, una volta per tutte, la dipendenza dal gas russo … ciò è estremamente significativi ed offre una meravigliosa opportunità strategica”

Visco: i rincari altissimi ottima opportunità per incentivare la transizione energetica

 

kriminellste-ursula
la criminale signora Europa

La grave crisi energetica in corso, con l’aumento dei prezzi del gas, dei combustibili e di tutti i beni di consumo, è cominciata ben prima dell’intensificarsi della guerra in Ucraina: infatti i rincari energetici erano già stati preannunciati nell’autunno del 2021.

Le cause sono da collocarsi nelle scelte politiche degli ultimi anni, laddove l’Unione Europea, su spinta di Washington, ha adottato contratti “spot” a breve termine anziché i ben più vantaggiosi contratti a lungo termine per l’approvvigionamento di gas, vincolando il prezzo alla Borsa di Amsterdam.

A questo si aggiungono oggi le sanzioni volute dagli Stati Uniti contro il principale fornitore di gas, la Federazione Russa, con il prevedibile effetto di danneggiare maggiormente i Paesi europei.

Mentre il rischio di una guerra aperta si fa sempre più concreto ed il prossimo inverno si preannuncia drammatico, i gasdotti Nord Stream 1 e 2 vengono danneggiati con una deliberata azione di sabotaggio per la quale i mezzi di informazione occidentali si spingono fino ad accusare la stessa Russia.

Tutto ciò pone in secondo piano qualunque sensato piano di transizione energetica e va a scapito della cosiddetta sostenibilità, poiché parte del gas necessario verrebbe importato in Europa proprio dagli Stati Uniti, dove si utilizzano tecniche di estrazione come il “fracking”, deleterie sia in termini ambientali che economici.

Ci ritroviamo sabato 8 ottobre alle ore 18.00 in Casa Rossa, via Privata Monte Lungo 2, Milano (MM1 Turro).

– Dalle ore 18.00 tratteremo di questi argomenti in collegamento con Demostenes Floros, Senior Energy Economist del CER – Centro Europa Ricerche e autore del libro “Crisi o transizione energetica?” che sarà in vendita in Casa Rossa.

SABATO 8 OTTOBRE 2022 ALLE ORE 18.00 IN CASA ROSSA, VIA PRIVATA MONTE LUNGO 2, MILANO (MM1 TURRO)
– Ore 20.00 circa cena popolare con sottoscrizione, per la quale chiediamo di prenotare entro e non oltre giovedì 6 ottobre al numero 353-4351278 oppure alla e-mail lacasarossamilano@gmail.com

La Casa Rossa  Evento Facebook:

https://www.facebook.com/events/797234764850229/

Blinken resuscita le Pussy Riot

Nadezhda delle Pussy Riot, al dipartimento di stato americano: “Abbiamo discusso con il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il suo team della (mancanza di) libertà di parola in Russia e dell’importanza dei media indipendenti … che forniscono le VERE notizie sulla guerra in Ucraina.

Abbiamo parlato dell’importanza di fare una distinzione tra i russi che sostengono Putin e la guerra e quelli che si oppongono alla dittatura di Putin – noi esistiamo e siamo quelli che ricostruiranno la Russia e la sua reputazione dalle ceneri, dal dolore e dalla tragedia che Putin ha causato.”Quindi per ridare reputazione alla Russia il dipartimento di stato americano punta su chi si infila i polli surgelati in figa al supermercato, bestemmia in chiesa, fa’ orge all’ottavo mese di gravidanza all’interno di musei, ed è un agente straniero stipendiato dagli americani. Le Femen erano praticamente scomparse dal 2014.

L’ultima loro apparizione “degna di nota” era stata durante il golpe di EuroMaidan a Kiev.

Adesso riappaiono, non a caso, dopo che l’Open Society di Soros ha dato l’ok. E lo fanno per sostenere una nuova “rivoluzione colorata”: quella in corso in Iran.
Annamo bene…

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Le nostre Pussy

https://twitter.com/barbybongioanni/status/1575726068907941901

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FONTE: https://www.maurizioblondet.it/e-laustria-a-bloccarci-il-gas/

 

 

 

ALLA GERMANIA E ALL’UE È STATA CONSEGNATA UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA

Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream (NS) e Nord Stream 2 (NS2) nel Mar Baltico ha spinto il “capitalismo dei disastri” ad un livello completamente nuovo e sinistro

Pepe Escobar
presstv.ir

Questo episodio di guerra industriale/commerciale ibrida, sotto forma di attacco terroristico contro infrastrutture energetiche in acque internazionali, segnala il collasso completo del diritto internazionale, affossato da un ordine “a cui non esistono alternative,” “basato sulle regole.”

L’attacco ad entrambi i gasdotti è consistito in cariche esplosive multiple fatte esplodere in sezioni diverse vicino all’isola danese di Bornholm, ma in acque internazionali.

Si è trattato di un’operazione sofisticata, condotta in modo furtivo nei bassi fondali degli stretti danesi. Questo escluderebbe in linea di principio i sottomarini (le navi che entrano nel Baltico hanno un pescaggio limitato a 15 metri). Per quanto riguarda i potenziali battelli “invisibili,” questi potrebbero navigare solo con il permesso di Copenaghen – dal momento che le acque intorno a Borholm sono piene di sensori, che riflettono il timore di incursioni da parte di sottomarini russi.

Lunedì i sismologi svedesi avevano registrato due esplosioni sottomarine, una delle quali stimata in 100 kg di TNT. Tuttavia, potrebbero esserne stati utilizzati anche 700 kg per far esplodere tre punti distinti delle condutture [ora sembra che le falle siano quattro, N.D.T]. Una tale quantità [di esplosivo] non avrebbe potuto essere trasportata in un solo viaggio dai droni subacquei attualmente disponibili dalle nazioni vicine.

La pressione sulle condutture è diminuita in modo esponenziale. I tubi sono ora pieni di acqua di mare.

Le tubature del NS e NS2 possono essere riparate, ovviamente, ma difficilmente prima dell’arrivo del Generale Inverno. La domanda è se Gazprom – già concentrata su diversi clienti eurasiatici di peso – si prenderà il disturbo, soprattutto considerando che le navi di Gazprom potrebbero essere esposte nel Baltico ad un eventuale attacco navale della NATO.

I funzionari tedeschi stanno già dicendo che NS e NS2 potrebbero essere “potenzialmente” fuori servizio “per sempre.” L’economia dell’UE e i cittadini dell’UE avevano un gran bisogno di queste forniture di gas. Ma l’EUrocrazia di Bruxelles – che governa gli Stati nazionali – non era d’accordo, perché obbedisce ai diktat dell’Impero del Caos, della Menzogna e del Saccheggio. Si può affermare che, un giorno, questa euro-oligarchia dovrebbe essere processata per alto tradimento.

Allo stato attuale delle cose, l’irreversibilità strategica è già evidente; la popolazione di diverse nazioni dell’UE pagherà un prezzo enorme e da questo attacco subirà gravi conseguenze a breve, medio e lungo termine.

Cui bono?

Il Primo Ministro svedese Magdalena Andersson ha ammesso che si è trattato di “un sabotaggio.” Il Primo Ministro danese Mette Frederiksen ha ammesso che “non si è trattato di un incidente.” Berlino è d’accordo con gli Scandinavi.

Ora fate un confronto con l’ex Ministro della Difesa polacco (2005-2007) Radek Sikorski, un russofobo sposato con la l’altrettanto russofoba “analista” statunitense Anne Applebaum, che ha allegramente twittato “Grazie, USA.”

La cosa si fa sempre più curiosa quando si viene a sapere che contemporaneamente al sabotaggio è stato parzialmente aperto il Gasdotto Baltico dalla Norvegia alla Polonia, un “nuovo corridoio di approvvigionamento di gas” che serve “i mercati danese e polacco”: in realtà un affare di poco conto, se si considera che mesi fa i loro sponsor avevano difficoltà a trovare il gas, ed ora sarà ancora più difficile e con costi molto più alti.

Il NS2 era già stato attaccato – alla luce del sole – durante la sua costruzione. Già a febbraio, navi polacche avevano attivamente cercato di impedire alla nave posatubi Fortuna di terminare il NS2. I tubi venivano posati a sud di Bornholm, come avrete capito.

La NATO, da parte sua, è stata molto attiva nel settore dei droni subacquei. Gli Americani possono utilizzare i droni subacquei norvegesi a lunga autonomia, che possono essere modificati per altri progetti. In alternativa, per il sabotaggio potrebbero essere stati impiegati sommozzatori professionisti della Marina, anche se le correnti di marea intorno a Bornholm sono un problema serio.

Il quadro generale rivela un Occidente collettivo in preda al panico più assoluto, con le “élite” atlantiste disposte a ricorrere a qualsiasi cosa – bugie oltraggiose, assassinii, terrorismo, sabotaggio, guerra finanziaria totale, sostegno ai neonazisti – pur di evitare la discesa in un abisso geopolitico e geoeconomico.

La disattivazione del NS e NS2 rappresenta la chiusura definitiva di ogni possibilità di accordo tra Germania e Russia sulle forniture di gas, con l’ulteriore vantaggio di relegare la Germania allo status di vassallo assoluto degli Stati Uniti.

Questo ci porta alla domanda chiave su quale apparato di intelligence occidentale abbia progettato il sabotaggio. I candidati principali sono ovviamente la CIA e l’MI6, con la Polonia che funge da capro espiatorio, e la Danimarca che svolge un ruolo molto losco: è impossibile che Copenaghen non sia stata almeno “informata” dell’operazione.

Preveggenti come sempre, già nell’aprile 2021 i Russi si erano fatti alcune domande sulla sicurezza militare del Nord Stream.

Il punto cruciale è che potremmo trovarci di fronte al caso di un membro dell’UE/NATO coinvolto in un atto di sabotaggio contro l’economia numero uno dell’UE/NATO. Questo è un casus belli. Al di là della spaventosa mediocrità e codardia dell’attuale amministrazione di Berlino, è chiaro che il BND – l’intelligence tedesca – così come la Marina tedesca e gli industriali informati prima o poi faranno i loro conti.

Questo è stato tutt’altro che un attacco isolato. Il 22 settembre c’era stato un tentativo contro il Turkish Stream da parte di sabotatori di Kiev. Il giorno prima erano stati rinvenuti in Crimea dei droni navali con identificativi in lingua inglese, sospettati di far parte del complotto. A ciò si aggiungono gli elicotteri statunitensi che, settimane fa, avevano sorvolato i punti del futuro sabotaggio; una nave da “ricerca” britannica che si aggira nelle acque danesi da metà settembre; e la NATO che, lo stesso giorno del sabotaggio, aveva twittato di test di “nuovi sistemi senza pilota in mare.”

Mostrami i soldi (del gas)

Questo mercoledi, il Ministro della Difesa danese ha incontrato d’urgenza il Segretario Generale della NATO. Dopo tutto, le esplosioni sono avvenute molto vicino alla zona economica esclusiva (EEZ) della Danimarca. Questo può essere definito al massimo un rozzo kabuki; esattamente lo stesso giorno, la Commissione Europea (CE), l’ufficio politico de facto della NATO, ha ripetuto la sua ossessione di sempre: più sanzioni contro la Russia, incluso un tetto certificato al prezzo del petrolio.

Nel frattempo, i giganti dell’energia dell’UE sono destinati a perdere molto con il sabotaggio.

All’appello figurano le tedesche Wintershall Dea AG e PEG/ E.ON; l’olandese N.V. Nederlandse Gasunie e la francese ENGIE. Poi ci sono quelli che avevano finanziato il NS2: ancora Wintershall Dea e Uniper, l’austriaca OMV, ancora ENGIE e la britannica Dutch Shell. Wintershall Dea e ENGIE sono sia comproprietari che creditori. I loro azionisti infuriati vorranno risposte serie da un’indagine seria.

E c’è di peggio: non ci sono più ostacoli sul fronte del terrore dei gasdotti. La Russia sarà in allarme rosso non solo per il Turk Stream, ma anche per Power of Siberia. Lo stesso vale per i cinesi e il loro labirinto di gasdotti che arrivano nello Xinjiang.

Qualunque sia la metodologia e gli attori coinvolti, si tratta di una vendetta (anticipata) per l’inevitabile sconfitta collettiva dell’Occidente in Ucraina. E un crudo avvertimento al Sud globale che la cosa potrebbe ripetersi. Ma l’azione genera sempre una reazione: d’ora in poi, “cose strane” potrebbero accadere anche agli oleodotti statunitensi e britannici in acque internazionali.

L’oligarchia dell’UE si sta disintegrando alla velocità della luce. La loro finestra di opportunità per tentare almeno un ruolo di attore geopolitico strategicamente autonomo è ormai chiusa.

Gli eurocrati si trovano ora di fronte ad un serio dilemma. Quando sarà chiaro chi sono gli autori del sabotaggio nel Baltico e quando capiranno tutte le conseguenze socio-economiche destinate a cambiare la vita dei cittadini dell’UE, il teatro kabuki dovrà finire. Inclusa la sottotrama già in corso, ultra-ridicola, secondo cui la Russia avrebbe fatto esplodere il proprio gasdotto quando Gazprom avrebbe potuto semplicemente chiudere le valvole, per sempre.

E, ancora una volta, la situazione peggiora: Gazprom minaccia di fare causa alla società energetica ucraina Naftofgaz per le fatture non pagate. Questo porterebbe alla fine del transito del gas russo in Ucraina verso l’UE.

Come se tutto ciò non fosse abbastanza grave, la Germania è obbligata per contratto ad acquistare almeno 40 miliardi di metri cubi di gas russo all’ann,o fino al 2030.

Dire di no? Non possono: Gazprom ha il diritto legale di essere pagata anche senza spedire il gas. Questo è lo spirito di un contratto a lungo termine. E sta già accadendo: a causa delle sanzioni, Berlino non riceve tutto il gas di cui ha bisogno, ma deve comunque pagare.

Tutti i diavoli sono qui

Ora è dolorosamente chiaro che, quando si tratta di vassalli, i guanti di velluto imperiali vengono tolti. Indipendenza dell’UE: verboten. Cooperazione con la Cina: verboten. Connettività commerciale indipendente con l’Asia: verboten. L’unico posto per l’UE è quello di essere economicamente sottomessa agli Stati Uniti: un pacchiano remix del 1945-1955. Con un perverso tocco neoliberista: noi possederemo la vostra capacità industriale e voi non avrete nulla.

Il sabotaggio del NS e NS2 era insito nel sogno imperiale di spezzare la massa terrestre eurasiatica in mille pezzi per impedire un consolidamento trans-eurasiatico tra Germania (che rappresenta l’UE), Russia e Cina: 50 trilioni di dollari di PIL, a parità di potere d’acquisto (PPP), contro i 20 trilioni degli USA.

Dobbiamo tornare a Mackinder: il controllo della massa terrestre eurasiatica costituisce il controllo del mondo. Le élite americane e i loro cavalli di Troia in Europa faranno di tutto per non rinunciare al loro controllo.

In questo contesto, le “élite americane” comprendono la squilibrata e straussiana “comunità di intelligence,” infestata dai neoconservatori, e Big Energy, Big Pharma e Big Finance, che le pagano e che non solo traggono profitto dall’approccio alla guerra perenne dello Stato Profondo, ma che vogliono anche fare il colpaccio con il Grande Reset architettato a Davos.

Gli Anni Venti erano iniziati con un omicidio, quello del generale Soleimani. Far saltare in aria gli oleodotti fa parte del seguito. Ci sarà un’autostrada per l’inferno fino al 2030. Tuttavia, tanto per citare Shakespeare, l’inferno è sicuramente vuoto e tutti i diavoli (atlantisti) sono qui.

Pepe Escobar

Fonte: presstv.ir
Link: https://www.presstv.ir/Detail/2022/09/28/690009/Germany-EU-have-been-handed-over-declaration-of-war
28.09.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/alla-germania-e-allue-e-stata-consegnata-una-dichiarazione-di-guerra/

 

 

 

Nazi ucraini trucidano civili russi

Il nazista Maksym Zhorin comandante del battaglione Azov ha pubblicato sul suo canale Telegram (che alleghiamo) filmati del massacro nazista di CIVILI a Kupyansk, che, sempre secondo i nazisti aschenaziti ucraini, sarebbero dei civili collaborazionisti con i russi, firmando che “ci sarà una resa dei conti !”.
Queste cose i media occidentali totalmente sovragestiti dall’élite dei banchieri aschenziti, non ve le mostreranno.

Ще окупований Куп‘янськ, Харківська область. Цивільне населення. Розплата буде!

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collaboraz uccisi

Il generale Valery Fedorovich Zalushny, comandante in capo delle forze armate ucraine dal 2021, ha pubblicato giovedì sera una foto di se stesso con in mano una svastica sul suo account Twitter verificato.

Sebbene il simbolo sia un piccolissimo dettaglio nella foto, può essere chiaramente visto sul braccialetto del generale se carichi la foto pubblicata e ingrandisci.

 

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Il generale Zalushny scrive in ucraino sulla foto:

 

“Una lotta infuria nel nostro paese su una scala che il mondo non vedeva dalla seconda guerra mondiale. Non abbiamo il diritto di trasmettere questa guerra ai nostri figli. Il nemico deve essere distrutto qui e ora. E possiamo farlo”.

La Russia ha ripetutamente accusato l’Ucraina di nazismo. La “denazificazione” dell’Ucraina è uno degli obiettivi dichiarati dell’”operazione speciale militare” russa. Il dettaglio apparentemente pubblicato accidentalmente dal generale Saluschny sta ora giocando a favore dell’argomento russo.

 

 

morto-ollsen

 

morto Erik Ollsen, a capo delle indagini dell’attacco al Nordstream

Morto misteriosamente, e… curiosa coincidenza: il corpo è già stato cremato, a poche ore dal decesso…

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/nazi-ucraini-trucidano-civili-russi/

 

 

 

CULTURA

LA MONDADORI PARLA DI LAVORO

Manlio Lo Presti 2 10 2022

Una scelta coraggiosa intrapresa da Mondadori in un mondo dove si parla di eutanasia, aborto, finanza, meritocrazia ottenuta con studi costosi con il 95% degli esclusi per motivi economici, immigrazionismo senza condizioni.

La Mondadori si aspetti molte ritorsioni dai PADRONI DEL DISCORSO. Parlare di lavoro non è politicamente corretto per coloro che odiano i lavoratori invece di tutelarli!!!! Citare lo storico dimenticato è un atto meritorio ma sarà bersaglio di una brutale scomunica.

La coraggiosa Mondadori si prepari al linciaggio da parte del Sinedrio

FONTE: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1839246096425040&id=100010190027805

 

 

 

 

Andrea Emo e i “Quaderni di metafisica”
Intervista a Massimo Donà

Professor Donà, la prima e più ovvia domanda è: chi è Andrea Emo? Dalle carte che ha pubblicato, in collaborazione con Massimo Cacciari e Romano Gasparotti, emerge un pensiero estremamente maturo, persino innovativo. A suo avviso potrà avere un qualche ruolo nel dialogo filosofico contemporaneo?

 

Andrea Emo discende da una importante famiglia veneta. Ha studiato con Giovanni Gentile, non si è laureato, ma ha lavorato intellettualmente per una vita intera, annotando su centinaia di quaderni le proprie riflessioni, le proprie note a margine, potremmo anche dire. In realtà io credo che Andrea abbia scritto ben più che delle semplici note a margine; il pensatore solitario di cui stiamo pubblicando un poco alla volta tutta l’opera è stato infatti un grande intellettuale, che nulla ha da invidiare ai “grandi” del Novecento. Un secolo che egli ha attraversato quasi per intero (essendo nato nel 1901 a Battaglia Terme, vicino a Padova, e morto a Roma nel 1983). E che ha saputo attraversare da pensatore lucido e attento, capace di guardare al ‘fondo’ ultimo del Nichilismo. Insomma, non si tratta di uno dei tanti nichilisti del Ventesimo secolo; essendo egli stato l’unico, a me pare, che abbia saputo individuare nella questione del Nulla ‘la questione’ stessa della filosofia. Peraltro assai in anticipo e forse addirittura con maggior radicalità dello stesso Heidegger. Un pensatore “sistematico” che peraltro non si è mai preoccupato di dare forma sistematica alla propria produzione. Perché nulla volle pubblicare in vita. Ma non per questo Emo può essere interpretato come filosofo aforismatico, occasionale o semplicemente evocativo. La sua lotta con ‘la cosa’ del pensare è infatti stata costante, ossessiva e rigorosa. Indifferente alle mode, Andrea ebbe pochissimi rapporti con gli intellettuali del proprio tempo. Pochi ma autentici, comunque; come quelli con Cristina Campo – a questo proposito, merita ricordare che l’epistolario tra i due è stato pubblicato qualche anno fa a cura di G. Fozzer -, con Ugo Spirito e con il grande Alberto Savinio, che ritrasse lui e la moglie, Giuseppina Pignatelli, dei Prìncipi di Monteroduni, in due straordinari dipinti. Ecco perché Andrea Emo è un filosofo che dovrebbe essere studiato insieme a Wittgenstein, Heidegger e Nietzsche; perché è proprio con questi giganti del pensiero che egli ha di fatto sempre dialogato, situandosi quasi a distanza di sicurezza dal clima non sempre europeo caratterizzante la filosofia italiana del proprio tempo. Emo, inoltre, dialoga con Hegel, con Platone, con Bruno. Dialoga, cioè, con la grande avventura disegnata nei secoli dalla cristianità o Europa, e dunque con le sue complesse vicissitudini. E vede nei paradossi del pensare il banco di prova per una “verità” che sempre e solo dalla potenza del nulla avrebbe saputo farsi sostenere. Vede bene, peraltro, e in perfetta sintonia con Leopardi, l’assurdità del tutto; ossia l’insensatezza originaria della verità. Ma non ne trae motivo per abbandonare la lotta o per accontentarsi di un debolismo di maniera. Al contrario, guardare in faccia l’assurdo e trascriverne le trame costituisce per lui motivo sufficiente per affrontare con grande responsabilità un’intera vita dedicata alla fatica del ‘concetto’.
Per questi e molti altri motivi ritengo che Emo dovrebbe avere un ruolo ancor più significativo di quel che già comincia ad avere nel dibattito contemporaneo. Non pochi sono d’altronde gli intellettuali che ne tengono presente il magistero, e soprattutto delle più diverse appartenenze. Non solo ‘metafisici incalliti’ come Vitiello, Cacciari, il sottoscritto o altri, ma – e soprattutto con ancora maggior esplicitezza – un grande intellettuale del nostro tempo quale è Giulio Giorello; che non perde occasione per prenderlo a modello di pensatore libero e autentico e per citarlo durante le conferenze che tiene in giro per l’Italia e all’estero.

 

Come attesta la pubblicazione dei Quaderni di metafisica, un gran numero di filosofi (Vincenzo Vitiello, Giulio Giorello) e intellettuali (Enrico Ghezzi) ha voluto dire la sua su questo autore. Come spiega tanto interesse?

 

Certo, molti sono i filosofi che da qualche tempo cominciano a interessarsi al pensiero di Andrea Emo. Già lo dicevo poco sopra. E la cosa che più mi piace, devo dire, è che quelli che più sinceramente fanno i conti con questo grande pensatore sono proprio i filosofi meno legati alla paludosità dell’Accademia italiana. Quelli che più si caratterizzano per rigorosità di pensiero e per acume critico. Penso a Massimo Cacciari e alla sua nota familiarità con il ‘pensiero negativo’; si tratta di una delle voci più alte del pensiero contemporaneo, che per primo ha compreso il valore del nostro filosofo; ma penso anche a Vincenzo Vitiello, uno dei più radicali pensatori del tempo presente, che a lungo ha fatto i conti con Hegel e con Heidegger, e che sempre più intensamente si sta confrontando con la grande tradizione cristiana. Ma penso anche alla libertà di pensiero che caratterizza tutta l’opera di Carlo Sini; uno dei più originali pensatori del panorama attuale. Sì, Carlo Sini ha scritto e detto cose di grande profondità sulla speculazione emana. Ma con Emo si sono confrontati anche intellettuali come Enrico Ghezzi (il più irregolare e ‘creativo’ di tutti, forse!) e Giulio Giorello, che da filosofo della scienza, dà punti a molti dei teoreti italiani, quanto a capacità critica ed elasticità mentale. Ma penso anche a Emanuele Severino, a Pier Aldo Rovatti, penso a Sergio Givone e a Franceso Tomatis, giovane filosofo piemontese e allievo di Pareyson, che su Emo ha anche scritto cose molto belle. Penso a Romano Gasparotti, che con me sta curando da tempo la pubblicazione dell’opera postuma di Andrea. Ma penso anche a letterati come Alberto Folin, o come Arnaldo Colasanti (che ha scritto una delle più belle recensioni ai Quaderni di Metafisica), che si sono anch’essi seriamente cimentati con la potenza della riflessione emana.
Un interesse, insomma, che accomuna alcuni tra i più lucidi intellettuali del nostro tempo e che può essere spiegato proprio riferendosi alla capacità, rinvenibile in ogni pagina del filosofo patavino, di guardare alle questioni di fondo mantenendo intatta la capacità di dire intorno a tutte le questioni, anche le più specifiche, cose di grande spessore con spirito sempre autenticamente ‘libero’. Il pensiero di Emo, direbbe Enrico Grezzi, è un po’ come un grande assolo di Keith Jarrett; si snoda per sentieri spesso anche impervi o imprevedibili, ma sempre con la medesima concentrazione e lucidità. Insomma, un esempio per tutti coloro che hanno già a cuore ‘il vero’ in senso proprio. Un esempio per chiunque sia solito leggere le opere di Cacciari, di Vitiello, di Ghezzi, di Rovatti o di Severino. E che cerchi nuove direzioni; ovvero, che si disponga a farsi sempre anche ‘interrogare’ dalle cose e dal mondo nel suo insieme.

 

Nei Quaderni di metafisica, la riflessione di Emo raccoglie l’eredità dell’attualismo gentiliano, mediandola con una sorta di ‘pensiero negativo’…

 

Ecco, quella del rapporto con Giovanni Gentile è una delle questioni più rilevanti per chiunque voglia avvicinarsi al pensiero di Emo. Ovvero, per chiunque intenda approfondire le questioni variamente poste dai quaderni di Andrea. C’è infatti una chiara discendenza; una figliolanza che lo stesso Emo, in tutti i primi quaderni (almeno sino agli anni Trenta), esplicita senza problemi. Ma c’è anche, ed è bene precisarlo con la massima forza possibile, un seguito; ovvero, si dipana assai presto uno sviluppo assolutamente originale di quell’origine. Emo infatti finisce per rovesciare l’attualismo gentiliano e per trasfigurarlo in una filosofia nel cui orizzonte l’atto appare infine come espressione dell’originario autonegarsi di un Nulla che non per ciò, comunque, si limita a ‘essere’; ma dice piuttosto la più radicale ‘impossibilità’ del suo stesso porsi. A porsi, per Andrea, è infatti sempre e solamente l’impossibile. Ovvero, un niente che è salvifico nel suo stesso destinarsi alla perdizione; perché pensato in relazione ai paradossi costituenti una religio – come quella cristiana, per l’appunto – da sempre vivente nella e della morte redentiva (ma non perciò meno radicale) del proprio Dio.
Certo, tutto è “atto”; ma tutto è per lui atto del nulla; di un ‘nulla’ che, peraltro, mai riesce a essere quel che non-è, e che proprio per questo sostanzia di sé ogni determinazione. E rende vano ogni tentativo di comprenderlo, e dunque di concepirlo senza contraddizione, senza paradosso; lo rende vano ma, nello stesso tempo, necessario. Ché il conoscere non può che ad-tendere a quel nulla, ovvero a quell’assurdo che nessun sapere oggettivante potrà mai adeguatamente testimoniare. E che solo la consapevolezza del Sacro che ogni cosa sospende al proprio niente, avrebbe potuto destinare a una divina iniziazione – la stessa che ci rende capaci di vedere l’autentica realtà creata proprio da quel niente. E dunque di comprendere il senso misterioso e inesprimibile del tempo, ovvero del togliersi di tutto in quell’attività assoluta che mai potrà rendere semplicisticamente ragione del fatto che vi sia qualcosa, piuttosto che niente.
Insomma, con Andrea Emo prende corpo, sia pur a partire da Gentile, il perfetto rovesciamento di quell’attualismo idealistico che era ancora e sempre ri-volto al fondamento positivo dell’esistente. Con Emo è insomma un vero e proprio “novissimo pensiero” che comincia a prender forma; un pensiero le cui implicazioni sono ancora tutte da esplorare, soprattutto attraverso un’analisi comparativa che ne mostri sino in fondo l’assoluta unicità.

In questa direzione sono a mio avviso interessanti le pagine in cui si parla della necessità del sistema. All’interno dell’orizzonte idealistico, non Le sembra ci sia un convergenza con le riflessioni dell’ultimo Schelling?

Certo, con lo Schelling che abbandona, e con sempre maggior decisione, l’orizzonte idealistico che ancora lo legava a Fichte e Hegel. D’altro canto, anche per Schelling (come poi sarebbe accaduto a Emo), il preciso disegno di un’autonoma e personale prospettiva filosofica viene a maturazione proprio nell’ambito di un radicale confronto con Hegel (vedi le Lezioni monachesi). Con sempre maggior lucidità, infatti, Schelling prende coscienza dell’impossibilità, per qualsivoglia sistema ‘logico’, di catturare l’esistenza reale. Pur essendo sempre e solamente quest’ultima a essere realmente ‘intenzionata’ dalla ricerca e dall’interrogazione filosofiche.
Allo stesso modo anche Emo avrebbe così preso coscienza della destinale sterilità del “concetto razionale”, inevitabilmente chiuso nella prigione di un ‘sistema’ che, per quanto creato liberamente quale oggettivazione ‘perfetta’ di un soggetto potenzialmente in-finito, finisce per dover essere abbandonato e svelato nella sua radicale contraddittorietà. Insomma, è il suo stesso creatore libero a patirne l’imperium e a viverlo come un ostacolo di cui liberarsi proprio in ragione di quell’esistenza che solo un’autentica filosofia del ‘nulla’ avrebbe potuto guardare in faccia riconoscendone appunto l’inestricabile paradossalità.
Ma proprio a questo proposito si delinea una differenza irriducibile tra il ‘cosiddetto’ nichilismo emiano e la filosofia positiva del pensatore tedesco. L’esito è nei due, infatti, totalmente diverso – per quanto il processo di radicalizzazione dell’originario scetticismo filosofico (ancora operante nella potenza dell’hegelismo) trovi nei due pensatori un analogo e sorprendente ‘potenziamento’.
Mentre, per Schelling, è solo nel messaggio della fede cristiana che la filosofia può rinvenire la reale condizione di possibilità per una vera e propria conversio filosofica, capace di restituire all’esperienza (e in primis all’esperienza della fede cristiana) un ruolo centrale e autonomo rispetto alla potenza deduttiva di qualsivoglia sistematica speculativa, per Andrea Emo, dire fede significa indicare piuttosto la quintessenza di ogni autentica disciplina filosofica. Per Emo, infatti, ogni vera filosofia è ‘fede’; ovvero esperienza ‘immediata’ della realtà dell’impossibile. Del paradosso di una conoscenza che, procedendo, lungi dall’arricchirsi, si svuota progressivamente e porta così alla luce l’essenza originariamente negativa della verità.
Certo, per entrambi, è bene ribadirlo, tutto ciò viene reso possibile in primis dalla lucida messa in luce della natura essenzialmente ‘paradossale’ di ogni, per quanto infinitamente potente, sistema filosofico.
Fermo restando che, nei nostri due pensatori, tutto ciò non comporta alcun indebolimento del sapere filosofico in quanto tale. Insomma, nessuna banale o astratta critica al ‘sistema’ (e dunque alla sua vocazione intrinsecamente ‘identitaria’) li concerne davvero. Perciò diventerebbe per lo meno arduo individuare nelle loro grandiose proposte filosofiche le premesse o in qualche modo il germe del debolismo contemporaneo – appunto perché il loro grandioso discorso filosofico sulla filosofia testimonia pur sempre della potenza di un vero e proprio ‘sistema’ speculativo.
E d’altro canto non poteva che esser così: se è vero, come è vero, che solo nel farsi di un ‘sistema’ filosofico può darsi la fondata coscienza delle aporie inficianti all’origine qualsivoglia disegno ‘sistematico’!

Le riflessioni sul cristianesimo sembrano mutuare alcuni motivi nietzscheani del Frammento di Lenzerheide, e non solo. In che modo Nietzsche può essere una chiave di lettura?

Certo, anche in Nietzsche, anzi già in Nietzsche, v’è già la piena consapevolezza del carattere necessariamente illusorio e ambiguo della morale cristiana. Che peraltro aveva offerto, agli occhi del filosofo dell’eterno ritorno, anche numerosi vantaggi: valori assoluti, perfezione del mondo e conoscenza adeguata. Il filosofo dello Zarathustra, però, vede bene come, tra tali valori, fosse venuta crescendo sempre più la potenza della ‘veridicità’. Il valore dei valori. Una potenza che d’altro canto avrebbe finito per smascherare proprio la vanità della grande costruzione-finzione da cui essa medesima era stata creata.. Senza peraltro far venire meno il bisogno della sua menzognera illusione.
In ogni caso, Nietzsche vedeva bene come, a partire da quella decadenza, ci si fosse ormai acquietati in una piena accettazione del ‘non senso’ dell’esistenza. Da cui il perfetto riconoscimento dell’eterno ritorno del medesimo non-senso; ovvero, la stessa semplice possibilità di una sua qualche accettazione, se non, addirittura, una vera e propria trionfale accettazione della vita; o meglio, di ogni attimo del “libero” dispiegamento del suo streben. Così si esprime Nietzsche nel Frammento di Lenzerheide, nel 1887.
Un Nietzsche che vede dunque l’essenza stessa della vita nella volontà di potenza; una forza che si è sempre manifestata in tutte le forme di ribellione di fatto guidate dalla morale religiosa – l’unica, peraltro, in grado di insegnare a odiare e disprezzare la volontà di potenza dei dominatori. Mascherando, per ciò stesso, la nuda verità di quell’odio profondo. Se riconosciuta, infatti, quest’ultima avrebbe impietosamente svelato l’identità tra volontà dell’oppressore e volontà dell’oppresso.
Tutto questo, per quanto riguarda Nietzsche.
Anche Andrea Emo, comunque, è perfettamente consapevole del “nulla” da ultimo esprimentesi nei valori più alti, e dunque nello stesso concetto di Dio. Per Emo, infatti “credere in Dio è credere nel nulla”.
Ma è proprio tale ‘negativo originario’ che per lui si manifesta nelle diverse polarità ontologiche (da cui tutte le sistematizzazioni assiologiche caratterizzanti il nostro Occidente) e si realizza, dunque, proprio ‘negandosi’. Negando cioè il suo stesso valore fondativo. Ossia, la paradossale fondatività di una negazione che è tale innanzitutto nei confronti di se medesima.
Per Emo insomma, a differenza di Nietzsche – in ciò l’originalità del ‘suo’ nichilismo (che non prevede appunto vie d’uscita come quelle che Nietzsche forse continuava ancora a intravedere) – non si tratta di redimersi! Emo non è vittima, come sembra invece essere ancora Nietzsche, di un residuo ‘moralistico’; quello che muove appunto il filosofo dell’eterno ritorno a cercare comunque una forma di salvezza, ad esempio, nell’accettazione piena e convinta della potenza cosmica dischiudentesi di fatto in ogni evento del ciclo temporale, anche il più insignificante.
Nessun ‘oltre’ da raggiungere, invece, per Emo. Nessun oltre-uomo da realizzare; ma lucida comprensione del fatto che “tutte le forme superiori dello spirito intristiscono e cercano invano di uscire da sé per trovare qualcosa che le salvi”. Perciò, a differenza di Nietzsche, Emo riesce a cogliere, sino in fondo, l’eterna verità del Cristianesimo; nel cui orizzonte, solamente, poteva essere compreso che “Dio deve espiare la sua universalità, deve distruggere ogni valore e il proprio – sì che lo sparire, il nascondersi di Dio nella sua espiazione non è altro che la nuova creazione, la nuova creazione dei valori; e così il ciclo ricomincia”. Insomma, che Dio “si abolisce col suo stesso realizzarsi”.

Sono in preparazione nuovi volumi su Emo?

Il lavoro su questo pensatore novecentesco – che non esiterei ad annoverare tra i “grandi” della filosofia contemporanea – è solo all’inizio. Certo, non poco è stato pubblicato (prima due volumi presso Marsilio, poi uno edito da Raffaello Cortina e un altro uscito poco dopo per i tipi di Bruno Mondadori, e da ultimo un volume presso Bompiani); ma ancora molto, moltissimo può essere ancora pubblicato. Centinaia sono infatti i quaderni redatti dal filosofo patavino.
In ogni caso, per darvi un’anticipazione, posso annunciare che è in uscita (dovrebbe essere reperibile nelle librerie italiane verso il mese di aprile) un nuovo volumetto emiano curato questa volta da Raffaella Toffolo, che già ha collaborato attivamente con il sottoscritto e Romano Gasparotti per la stesura del volume Bompiani (Quaderni di metafisica, 2006). Si tratta di una vera novità, e in molti sensi…
Innanzitutto per il fatto che verrà presentato al lettore un volto in qualche misura inedito di Andrea. La curatrice, infatti, ha selezionato dei passi che restituiscono un’immagine più intima del vissuto emiano. Dove il filosofo usa un linguaggio letterariamente raffinatissimo, anche se mai banalmente estetizzante. E dove la riflessione è concentrata su pieghe e aspetti di grande intensità esperienziale; una sorta di vera e propria guida alla “vita”. Si intitolerà infatti: Aforismi per vivere e verrà pubblicato da Mimesis – editore milanese che sta diventando un autentico protagonista della pubblicistica filosofica contemporanea.
Raffaella Toffolo ha poi operato una scelta nel vasto repertorio fotografico gentilmente offertoci dalla vedova del filosofo: la principessa Giuseppina Pignatelli, dei Prìncipi di Monteroduni. Il volume sarà quindi arricchito (e anche questa è una vera e propria novità per quanto riguarda le pubblicazioni di Andrea Emo!) da un suggestivo percorso per immagini in cui Andrea è colto dall’obiettivo fotografico nelle varie fasi delle sua non breve esistenza (1901 – 1983).

Nota bio-bibliografica su Andrea Emo

Andrea Emo nasce a Battaglia Terme nel 1901 e muore a Roma nel 1983. Di nobili origini, fu allievo di Giovanni Gentile nel periodo in cui il filosofo aveva una cattedra all’università La Sapienza di Roma. Nonostante la decisiva influenza del maestro, Emo si impegnò abbastanza precocemente nella realizzazione di un pensiero autonomo. Personalità fortemente schiva, solitaria, non priva di qualche tratto eccentrico, Emo si inserì anche nel milieu letterario del primo e del secondo dopoguerra italiano – basti pensare alle sue amicizie con Cristina Campo (di cui è noto il carteggio) e con Alberto Savinio. Tuttavia, solo dopo la morte la sua fama varcherà i confini della cerchia ristretta di amicizie, attirando – nel 1986 – l’attenzione di Massimo Cacciari che, appena in possesso dei suoi scritti, rimarrà stupito dalla straordinaria sistematicità e dal forte ”amore per lo stesso”. Dall’opus postumum di Emo vediamo emergere una mole monumentale di fogli dattiloscritti, che testimoniano il suo costante e denso impegno filosofico. Il Diario filosofico, redatto ininterrottamente con estrema cura dal 1918 al 1981, rappresenta un indefesso confronto con i grandi del passato (Kant, Anselmo d’Aosta, Agostino) e con le maggiori figure idealistiche e post-idealistiche (Hegel, Schelling, Nietzsche, Gentile). Oltre alla perizia del già menzionato Cacciari, ciò che sappiamo di Andrea Emo lo dobbiamo a Massimo Donà e Romano Gasparotti che in questi anni, grazie ai loro studi, hanno suscitato un interesse crescente in importanti filosofi italiani come Vincenzo Vitiello, Carlo Sini e Francesco Tomatis.

 

Bibliografia

Il dio negativo. Scritti teoretici 1925-1981, a cura di M. Donà e R. Gasparotti, Marsilio, Venezia, 1989

Le voci delle Muse. Scritti sulla religione e sull’arte. 1918-1981, a cura di M. Donà e R. Gasparotti, Marsilio, Venezia, 1992

Supremazia e maledizione. Diario filosofico 1973, Cortina, Milano, 1998

Lettere a Cristina Campo. 1972-1976, a cura di G. Fozzer, In forma di parole, Bologna, 2001

Il monoteismo democratico. Religione, politica e filosofia nei Quaderni del 1953, a cura di L. Sanò, B. Mondadori, Milano, 2003

Quaderni di metafisica. 1927-1981, a cura di M.Donà e R. Gasparotti, pref. di Massimo Cacciari, contributi di enrico ghezzi, Giulio Giorello, Laura Sanò, Carlo Sini, Vincenzo Vitiello, Francesco Tomatis e Andrea Tagliapietra.
PUBBLICATO IL : 08-07-2007
@ SCRIVI A Luca Viglialoro

FONTE: http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda.php?id=81

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Iran, dalle proteste si passa al terrorismo. Theran accusa Usa e Regno Unito

La Redazione de l’AntiDiplomatico 2 10 2022

Come destabilizzare un paese e farlo precipitare nel caos? Un copione quello che si sta vedendo in Iran che somiglia molto a quello della Siria nel 2011. Proteste legittime che facilmente vengono infiltrate dall’intelligence straniera per fare precipitare paesi non allineati all’occidente in guerre vere e proprie, servendosi di bande armate addestrate e foraggiate di armi, denari e appoggi politici internazionali.

Proprio oggi, per capire meglio che piega stanno prendendo i disordini in Iran, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) ha promesso di dare una “risposta decisiva” ai gruppi armati che hanno ucciso almeno due comandanti durante gli scontri con le forze di sicurezza a Zahedan, capoluogo della provincia sudorientale del Sistan e del Baluchestan.

Le violenze sono iniziate il 30 settembre quando, secondo quanto riferito, gruppi armati hanno lanciato un attacco a una stazione di polizia a Zahedan, prima di aprire il fuoco fuori dalla moschea dopo la preghiera del venerdì.

Dopo l’arrivo delle forze di sicurezza sul posto, il comandante dell’intelligence dell’IRGC Ali Mousavi è stato colpito da un proiettile. In seguito, è morto in ospedale.

Ore dopo, anche il generale di brigata dell’IRGC Seyyed Hamidreza Hashemi è stato ucciso dopo aver subito “gravi ferite negli scontri con i terroristi criminali”, secondo una dichiarazione ufficiale.

Secondo il governatore del Sistan e del Baluchestan, Hossein Modarres Khiabani, almeno 19 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante gli scontri di venerdì.

In una dichiarazione, il gruppo separatista Jaish al-Zulm ha rivendicato l’attacco a Zahedan.

Sabreen News ha pubblicato un video sulle conseguenze delle violenze a Zahedan, commentando le scene di distruzione che queste “non sono le strade della Siria, è il disastro che i terroristi hanno portato sulla città di Zahedan. Vogliono trasformare l’Iran in Siria, ma si sbagliano”.

 

Gli scontri violenti fanno parte di ciò che l’intelligence iraniana sostiene siano rivolte sponsorizzate da Stati Uniti e Regno Unito che cercano di destabilizzare la Repubblica islamica. I disordini sono stati innescati dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini, caduta in coma mentre era sotto custodia della polizia prima di morire in ospedale pochi giorni dopo.

Amini è stata arrestata dalla polizia di sicurezza morale per il presunto uso improprio dell’hijab, un capo di abbigliamento obbligatorio per le donne in Iran. Mentre la maggior parte dei media occidentali sostiene che la ragazza sia stata  “pesantemente picchiata” dalla polizia, il filmato diffuso da Teheran mostra che Amini crolla improvvisamente dopo aver parlato con un funzionario della sicurezza in una sala d’attesa affollata.

La famiglia di Amini ha criticato le proteste, sostenendo che queste “non rappresentano i loro intenti”.

Il ministero dell’intelligence iraniano ha ribadito in una dichiarazione rilasciata ieri che “gli elementi principali dietro le rivolte erano in gran parte cittadini stranieri”, compresi i membri del gruppo anti-iraniano Mujahedin-e-Khalq Organization (MEK).

“Negli ultimi giorni, le forze che mantengono l’ordine e la sicurezza del paese hanno affrontato una varietà di gruppi simili a sette, agenti di agenzie di spionaggio straniere, nonché il coinvolgimento diretto dei governi statunitense e britannico e dei loro seguaci sauditi”, si legge nella dichiarazione.

L’intelligence iraniana, tra l’altro ha comunicato, di aver arrestato almeno 49 membri del MEK per “incitamento alle rivolte”, nonché 77 membri di gruppi separatisti nella regione del Kurdistan iracheno (IKR).

L’IRGC ha recentemente condotto attacchi aerei sull’IKR, presumibilmente prendendo di mira “gruppi terroristici”.

Di recente armi ed esplosivi sono stati sequestrati ai confini della Repubblica islamica. Durante le violente proteste sono stati arrestati anche cittadini provenienti da Germania, Polonia, Italia, Francia, Paesi Bassi e Svezia.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-iran_dalle_proteste_si_passa_al_terrorismo_theran_accusa_usa_e_regno_unito/8_47462/

 

 

La Corte Suprema USA si esprimerà sulle responsabilità dei «social network»

La Corte Suprema degli Stati Uniti deve deliberare su due casi riguardanti la responsabilità dei social network.

Nel primo caso, Gonzales contro Google, la Corte dovrà pronunciarsi sulla responsabilità di Google per aver lasciato circolare su YouTube, applicazione di cui è proprietario, video radicali. La famiglia di Nohemi Gonzales, cittadina statunitense morta negli attentati di Parigi del 2015, ritengono che i terroristi non avrebbero potuto agire senza il reclutamento di complici attraverso YouTube.

Nella seconda vicenda, Taamneh contro Twitter, la famiglia di Nawras Alassaf, cittadino giordano assassinato da Daesh nel 2017, in un locale notturno di Istanbul, sostiene che i terroristi furono agevolati dalla facilità con cui facevano propaganda su Twitter.

Queste vicende giudiziarie coincidono con l’adozione da parte del Texas e della Florida di leggi che consentono di perseguire i social network che ostacolano la libera manifestazione di determinati punti di vista.

Negli Stati Uniti il Primo emendamento garantisce la totale libertà di espressione, inclusa l’esortazione all’omicidio.

La questione principale sulla quale la Corte dovrà esprimersi riguarda le regole degli algoritmi. Oggi i social network si finanziano con la pubblicità, quindi elaborano algoritmi utili a trattenere il più a lungo possibile l’attenzione dell’internauta, così da propinargli il massimo della pubblicità. Una scelta che oggi li induce a promuovere anche contenuti che non accettano.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article218190.html

 

 

 

DIRITTI UMANI

TOLTO IL BAMBINO ALLA MAMMA CHE SI RIBELLA AL REGIME NAZI COMUNISTA

Se ti opponi a regole criminali, ti portano via il figlio.

Del resto, nelle dittature comuniste, i figli sono dello stato!

(…)

Nel luglio del 2021 il piccolo è stato sottratto alla madre dai carabinieri, lungo la strada del piccolo comune vicino a Cortina dove la donna si era stabilito. Motivo: lei non portava il piccolo a scuola da mesi, i servizi sociali avevano indagato e si è scoperto che sin dall’inizio della prima elementare, nel 2020, la donna si era sempre categoricamente rifiutata di sottoporre il piccolo ai tamponi necessari per il rientro in classe dopo casi di positività. Per questo la scuola elementare non poteva accettare il piccolo dopo le assenze.

(…)

Il piccolo ha passato la prima elementare a casa, e la denuncia era arrivata ai servizi sociali. Sulla base della relazione dei funzionari dell’Usl Dolomiti alla donna è stata sospesa la patria potestà, il bambino è stato dato in affidamento al padre, che abita a Roma, dove ha una nuova compagna e una bambina appena nata.

(…)

Agli psicologi il bambino ha detto: «Voglio vedere la mamma e i nonni». A quanto pare quella richiesta è ferma sul tavolo dei magistrati.

(…)

Nel frattempo il padre del piccolo, che si è affidato all’avvocato Maurizio Paniz, ha chiesto l’affidamento esclusivo di suo figlio, e descrive la ex compagna come una cattiva madre, no vax e nociva nei confronti del figlio.

(…)

ad oggi il bambino non incontra la mamma dal luglio 2021 e nove mesi fa i servizi sociali avevano detto che il piccolo voleva vederla».

https://corrieredelveneto.corriere.it/belluno/cronaca/22_ottobre_04/belluno-tolto-figlio-sei-anni-mamma-no-vax-non-manda-scuola-padre-chiede-l-affido-1b6091da-43d1-11ed-9919-1ef1cbef1ffb.shtml

“Madre no vax” avrebbe detto il padre!! Quando NO VAX significa solo rivendicare l’inalienabile diritto di dire NO ad un trattamento sanitario sul proprio corpo.

Non abbiamo altre strade oltre alla lotta, cercare su Telegram ENTRA IN V_V.

FONTE: https://forum.comedonchisciotte.org/notizie/tolto-il-bambino-alla-mamma-che-si-ribella-al-regime-nazi-comunista/

UNA NAZIONE CARCERARIA

Larry Romanoff
unz.com

Oltre alla tortura e alla democrazia, c’è un altro ambito in cui gli Stati Uniti possono affermare di essere leader mondiali: la popolazione carceraria. L’America ha solo il 4% della popolazione mondiale, ma ha il 25% dei detenuti nelle carceri, con più di una persona su 30 in prigione, in libertà condizionale, in libertà vigilata o in sorveglianza correzionale [1][2]. Ciò significa che negli Stati Uniti circa una persona su tre ha precedenti penali. Gli Stati Uniti hanno più detenuti dei primi 35 Paesi europei messi insieme e, con poco più di 300 milioni di persone, hanno nelle carceri un numero assoluto di detenuti superiore a quello della Cina, che conta 1.400 milioni di abitanti. Il tasso di incarcerazione in Cina e nei Paesi europei è in media di circa 100 [detenuti ogni 100.000 abitanti], mentre negli Stati Uniti è quasi 8 volte superiore. Di fatto, il tasso di incarcerazione degli Stati Uniti è più alto di quello dei Paesi elencati da Amnesty International come Paesi con problemi urgenti in materia di diritti umani.

Anche Hillary Clinton è d’accordo [3]:

“È un dato di fatto che gli Stati Uniti hanno meno del 5% della popolazione mondiale, ma hanno quasi il 25% della popolazione carceraria totale del pianeta. I numeri di oggi sono molto più alti di quelli di 30 o 40 anni fa, nonostante il crimine sia ai minimi storici.” Hillary Clinton, discorso sulla giustizia penale alla Columbia University, 29 aprile 2015.

La privatizzazione delle carceri

Tra la fine degli anni ’30 e gli anni ’40, con la cessazione dei programmi di locazione dei detenuti, il tasso di incarcerazione e il numero di prigionieri negli Stati Uniti erano rimasti bassi e abbastanza costanti. Poi, durante la presidenza di Reagan, dal 1981 al 1989, aveva preso l’avvio “la Grande Trasformazione,” la privatizzazione dei beni e delle infrastrutture pubbliche e il sistema carcerario americano si era espanso rapidamente, moltiplicando il tasso di incarcerazione di circa 10 volte e i bilanci pubblici di 20. Questa esplosione della popolazione carceraria non era stata una risposta all’aumento della criminalità, ma era interamente dovuta ai cambiamenti nelle leggi sulle condanne e nelle politiche giudiziarie derivanti dalla creazione, pianificata in modo surrettizio, di un sistema commerciale di schiavitù legalmente sanzionata.

Alcuni analisti sociali si lamentano del fatto che questa politica sia continuata nonostante l’evidenza che essa non garantisca la sicurezza pubblica, ma la sicurezza pubblica non è mai stata il problema e l’esame di queste statistiche è una ricerca inutile. Gli analisti che esaminano la breve storia recente del sistema penale degli Stati Uniti spesso si concentrano sulle cose sbagliate, cercando spiegazioni logiche e giustificazioni per l’enorme aumento dei tassi di incarcerazione. Ma questi esami sono fuorvianti perché gli analisti non colgono il punto essenziale: non è mai stata dimostrata la necessità dei cambiamenti apportati al sistema giudiziario pubblico. I cambiamenti erano partiti esclusivamente come una proposta commerciale, il tutto nell’ambito di un’enorme cospirazione per accaparrarsi i profitti insiti in un sistema carcerario privatizzato.

La verità è che a Reagan, così come a molti senatori e membri del Congresso, era stato presentato un piano per saccheggiare il tesoro pubblico a beneficio di poche persone destinate a rimanere nell’ombra. Si trattava di una cospirazione guidata interamente dall’avidità e dal razzismo, deliberatamente progettata per criminalizzare il colore della pelle e trarre profitto dalla povertà, soprattutto ripristinando il disumano sistema di locazione dei detenuti. Si trattava di una cospirazione per raccogliere milioni di neri, latinoamericani e bianchi poveri, persone con poca istruzione, nessun patrimonio o prospettiva di lavoro, considerate di nessun contributo per la società, e convertirle in “beni” aziendali, ciascuno del valore di 50.000-75.000 dollari l’anno da prelevare dalle casse pubbliche. Il primo passo era stato la legge per la creazione delle prigioni private.

Giudici, politici ed altri criminali

Nella maggior parte degli Stati Uniti, i giudici sono eletti dalla popolazione, così come molti sceriffi, e le loro campagne vengono sostenute e finanziate dalle aziende carcerarie che, [all’epoca] avevano speso più di 50 milioni di dollari per fare pressioni e corrompere i legislatori federali e statali che avrebbero appoggiato la loro agenda per la privatizzazione delle carceri. Questi proprietari invisibili delle aziende carcerarie avevano poi esercitato forti pressioni per ottenere drastici cambiamenti nel sistema della giustizia penale, senza alcun motivo se non quello di riempire le loro prigioni private, diventate subito oscenamente redditizie. Questi cambiamenti includevano l’istituzione di pene minime obbligatorie anche per reati minori e una politica immigratoria che permettesse l’arresto di chiunque non fosse in grado di dimostrare di essere entrato legalmente negli Stati Uniti. Avevano esercitato forti pressioni per garantire pene severe anche per reati banali e per la criminalizzazione di trasgressioni minori, soprattutto per i reati connessi all’uso di droghe leggere, e questo è il motivo per cui queste stesse persone erano state così irremovibili nell’inasprire la “guerra alla droga,” totalmente fittizia.

Grazie ai loro sforzi, a partire dagli anni ’80, le condanne all’ergastolo senza condizionale sono cresciute in modo esponenziale anche per reati banali, in parte perché i pubblici ministeri ora presentano accuse multiple per un singolo reato, considerando ad esempio ogni e-mail inviata da un criminale come un crimine separato, ognuno con una propria condanna obbligatoria. L’ergastolo viene tranquillamente comminato per il furto di una bicicletta o di una giacca. “Questa cospirazione è stata la forza dietro le leggi dei ‘tre reati e sei fuori’ di alcuni Stati, che spesso portano a condanne all’ergastolo per crimini senza vittime e che comportano il furto di solo pochi dollari” [4][5].

In un caso riportato dal Guardian [6], un uomo aveva preso una giacca in un grande magazzino di New Orleans ed era uscito senza pagarla. Era stato condannato per taccheggio e mandato nel carcere di Angola, in Louisiana. Questo accadeva 16 anni fa. Oggi è ancora incarcerato ad Angola e vi rimarrà per il resto della sua vita naturale, essendo stato condannato a morire in carcere. Il tutto per il furto di una giacca del valore di 159 dollari. “Fino ai primi anni ’70, le sentenze di ergastolo senza condizionale erano praticamente sconosciute. Ma sono esplose nell’ambito di quella che l’ACLU definisce “l’ossessione americana della fine del XX secolo per l’incarcerazione di massa e le pene estreme e disumane.” L’autrice del rapporto, Jennifer Turner, afferma che oggi gli Stati Uniti sono “praticamente soli nella loro volontà di condannare a morte dietro le sbarre i delinquenti non violenti.”

Le prigioni private

Queste pene aggravate in modo irrazionale fanno tutte parte del vasto piano di quelle poche persone invisibili per creare un’enorme classe criminale composta da neri e poveri, e per trarre enormi profitti dall’erario pubblico controllando l’incarcerazione e l’affitto di questa nuova classe di persone che, a tutti gli effetti, sono schiavi indigenti. Il nuovo sistema è profondamente razzista ed è la causa principale della profilazione razziale, ormai comune, di neri e latini. La polizia è parte del processo, la prima linea di soldati che fa affluire queste nuove risorse aziendali nel sistema carcerario privato. Non è un caso che circa l’80% della popolazione carceraria degli Stati Uniti sia costituita da neri e latini poveri; queste persone sono state selezionate da questa cospirazione per il profitto privato come vittime insignificanti usa e getta . Sono le stesse persone, gli stessi “poveri in eccesso” che, qualche secolo prima, erano stati spediti con la forza come schiavi dall’Inghilterra all’America, lo stesso sistema che aveva praticamente spopolato l’Irlanda, e per le stesse ragioni.

In alcuni casi, queste aziende vengono assunte per gestire le prigioni statali e federali, ricevendo una “commissione di gestione” di 50.000 dollari per ogni detenuto, che poi “danno in affitto” per altri 20.000 dollari ciascuno. Molte aziende hanno contratti che garantiscono il pagamento per la piena occupazione della struttura carceraria, il che significa che vengono pagate anche se le celle sono vuote. Inoltre, i contratti prevedono che ogni giorno almeno 35.000 immigrati (messicani e non) privi di documenti debbano essere ospitati in queste carceri private [7][8][9]. I profitti sono ancora più elevati grazie alla sottoalimentazione dei detenuti e alla fornitura di cibo di bassa qualità, all’assunzione di personale non qualificato e al grave sovraffollamento, al punto che molte carceri praticano doppi e persino tripli turni, il che significa che i detenuti dormono a turno, condividendo gli stessi letti e le stesse celle. Queste e molte altre disposizioni gonfiano gravemente i profitti del sistema carcerario privato.

Questo è ciò che viene chiamato “partenariato pubblico-privato” tra il governo e i capitalisti che controllano lo Stato segreto. La democrazia al suo meglio [10]. La Corrections Corporation of America (CCA) è l’azienda più grande nel settore della gestione delle carceri private, con oltre il 50% del mercato, e gestisce circa 70 prigioni [11]. Il suo amministratore delegato ha ricevuto in pochi anni un compenso di oltre 22 milioni di dollari, molto più di quanto avrebbe potuto ricevere un qualsiasi dipendente pubblico.

Come ha osservato chiaramente un autore, “anche ignorando i terribili costi umani e sociali di una simile politica, negli Stati Uniti l’incarcerazione comporta un enorme costo finanziario, pari a più di 80 miliardi di dollari all’anno. In America, dal 1980, la spesa per le carceri è cresciuta del 1.500%, mentre quella per l’istruzione superiore è crollata. La California, con uno dei tassi più alti di incarcerazione e un sistema carcerario privato, spende circa 50.000 dollari per detenuto all’anno, ma solo 8.000 dollari per studente per l’istruzione superiore, spendendo in totale circa il doppio per incarcerare le persone che per istruirle. Negli ultimi 30 anni, la California ha costruito una sola università e 20 prigioni.” Secondo la rivista Atlantic, la California ha oggi il più grande sistema carcerario del mondo occidentale industrializzato, un sistema del 40% più grande del Federal Bureau of Prisons” [12]. Politifact riesce a confondere molto male questo dato, contando gli edifici extra del campus come “università” separate e omettendo molte delle prigioni [13]. Altri non sono d’accordo [14].

Bonnie Kerness, in uno studio sulle carceri statunitensi [15], ha scritto:

“La gente mi ha detto che il sistema di giustizia penale non funziona. Sono arrivata a credere che funzioni perfettamente, proprio come la schiavitù, per una questione economica e politica. Com’è possibile che un quindicenne di Newark, che il Paese considera inutile per l’economia, che non ha alcuna speranza di trovare un lavoro o di permettersi l’università, possa improvvisamente rendere dai 20.000 ai 30.000 dollari all’anno una volta intrappolato nel sistema giudiziario penale? L’espansione delle carceri, della libertà vigilata, dei tribunali e dei sistemi di polizia ha dato vita ad un’enorme burocrazia… con una cosa in comune: uno stipendio guadagnato tenendo in gabbia degli esseri umani. La criminalizzazione della povertà è un’attività lucrativa e abbiamo sostituito la rete di sicurezza sociale con una rete di sorveglianza. Tutta questa nuova serie di pratiche accettate dalle forze dell’ordine è stata progettata per continuare ad alimentare il sistema carcerario che genera denaro e che ha al suo centro la neo-schiavitù, spazzando via i poveri e le persone di colore.”

La sua valutazione è corretta al 100%, e non sono solo le carceri per adulti, ma anche le strutture minorili ad aver ceduto alla corruzione di massa, visto che di recente ci sono stati casi giudiziari in cui i giudici hanno accettato enormi somme di denaro dalle aziende carcerarie per imprigionare arbitrariamente nei loro istituti migliaia di minori. Il risultato netto di questa immensa avidità è che – secondo le statistiche dell’FBI – circa 80 milioni di persone, ovvero circa un terzo di tutti gli adulti americani, hanno oggi precedenti penali, per arresto o condanna, o per entrambi. Nell’intera storia registrata del mondo, non esiste e non è mai esistito alcuno Stato di polizia autoritario in cui un terzo dell’intera popolazione fosse stato in prigione. Questo è ciò che Chris Hedges ha definito “una manifestazione grottesca del capitalismo aziendale.” Solo in America, il luogo di nascita della “libertà.”

Cattivo e finito, ma non del tutto

“Abbiamo visto carceri private colpite da uno scandalo dopo l’altro. Ad esempio, nel 2016 l’istituto penitenziario di Walnut Grove (gestito dalla già citata MTC) era stato chiuso dopo che un giudice federale aveva rivelato che “l’istituto dipinge un quadro di orrore tale da non dover essere possibile in nessun altro luogo del mondo civilizzato,” tra cui stupri dei detenuti più giovani da parte dei detenuti più anziani e guardie che negavano l’assistenza medica ai detenuti e avevano rapporti sessuali con loro [16].

Un rapporto del 2016 del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) affermava che le strutture federali gestite privatamente sono meno sicure, meno protette e drasticamente più punitive delle prigioni federali gestite pubblicamente. Le aggressioni tra detenuti erano state quasi il 30% in più nelle carceri private. In seguito a questo rapporto, il Dipartimento di Giustizia aveva annunciato l’intenzione di porre fine ai contratti con gli operatori penitenziari privati, ritenendo le strutture meno sicure e meno efficaci. Nel 2016, con l’elezione del Presidente Trump, i prezzi delle azioni delle società carcerarie private CoreCivic e GEO erano saliti alle stelle. Un anno dopo, nel 2017, il Dipartimento di Giustizia, sotto la guida del procuratore generale Jeff Sessions, aveva annullato la decisione di non utilizzare le carceri private. Nel 2018, le aziende carcerarie private avevano donato 1,6 milioni di dollari in contributi per le elezioni di mezzo termine. “CoreCivic (ex Corrections Corporation of America), il più grande operatore di carceri private negli Stati Uniti, in meno di 20 anni ha visto le sue entrate aumentare di oltre il 500%, passando da circa 280 milioni di dollari nel 2000 a 1,77 miliardi di dollari nel 2017” [17].

Il “giardinaggio” della polizia – Piantare la droga

In un caso, che è tipico della corruzione ufficiale dello Stato e dei pagamenti sottobanco fatti per alimentare il sistema carcerario privato, si è scoperto che una laureata in chimica dello stato del Massachusetts aveva falsificato migliaia di test tossicologici e di altro tipo, quasi certamente con la conoscenza e la partecipazione dei pubblici ministeri e dei giudici. I risultati erano stati catastrofici, e i giudici hanno affermato che le sue false testimonianze potrebbero aver ingiustamente fatto incarcerare ben 40.000 persone nel corso degli anni[18]. I giudici hanno espresso il timore che questo comportamento fraudolento non fosse affatto unico e limitato a questa donna, ma che fosse endemico in tutto il sistema giudiziario statunitense. Migliaia di persone condannate ingiustamente sono già state scarcerate, ma probabilmente passeranno molti anni prima che questo caso si concluda. Un giornalista statunitense affermato in un suo articolo che gli Americani sarebbero dei pazzi ad avere fiducia nell’integrità del loro sistema giudiziario e che per questa tragico fatto possiamo incolpare l’avidità derivante dalle decine di miliardi di dollari legati alla privatizzazione del sistema carcerario statunitense.

Altri casi simili riguardano la polizia dello Stato di New York, la polizia del Texas ed altre in molte località; forze di polizia che si erano inventate nuovi metodi per far guadagnare il sistema carcerario privato. In alcuni casi, la polizia macinava pezzi di cartongesso (intonaco), li confezionava in sacchetti, poi fermava le auto a caso, effettuava perquisizioni illegali, lasciava cadere i sacchetti di intonaco macinato nelle auto e arrestava il conducente per possesso illegale di droga [19][20][21][22]. Secondo quanto riportato, molte centinaia, se non migliaia, di automobilisti innocenti sono stati condannati in modo fraudolento grazie a questo schema, fino a quando un “coraggioso difensore d’ufficio” ha chiesto che le “prove” venissero presentate al tribunale e sottoposte a verifica. La frode è stata quindi smascherata e si è scoperto che i tribunali e i pubblici ministeri avevano partecipato alla condanna per ricevere i “bonus” legati agli alti tassi di incarcerazione.

Bambini in cambio di denaro

Nel 2008, in Pennsylvania si era verificato un enorme scandalo di “bambini in cambio di denaro” [23][24], in cui i giudici avevano accettato milioni di dollari in cambio di un accordo per imporre condanne indebitamente dure e ingiustificate ai minori portati davanti a loro, al fine di gonfiare il numero di detenuti redditizi in due centri di detenzione di proprietà privata. Gli adolescenti venivano deferiti a questo tribunale per reati banali come l’offesa a qualcuno su Twitter o la “violazione di domicilio” in un edificio libero e abbandonato, e venivano condannati a lunghi periodi di detenzione. Dopo un’indagine ordinata dalla Corte Suprema dello Stato, centinaia di condanne erano state annullate, ma il danno era già stato fatto [25][26][27].

Non si tratta solo della violazione dei diritti umani di questi individui, anche se è più che ovvio che essi subiscono violazioni gravi. Questa farsa si sta compiendo su una scala così massiccia, coinvolgendo milioni di persone, da costituire essa stessa un crimine contro l’umanità. Sotto l’influenza politica e finanziaria dei seguaci invisibili di Bernays, gli Stati Uniti sono scesi molto più in profondità nel loro pantano di deformità morale e ora mandano in prigione ancora più persone, per un numero ancora maggiore di reati diversi, per periodi di tempo ancora più lunghi, di qualsiasi altra nazione.

Il lavoro dei detenuti

Qui, come in pochi altri luoghi, possiamo vedere così chiaramente gli effetti della privatizzazione dei profitti e della socializzazione dei costi. Questa nuova e vasta classe criminale, lasciata a se stessa, contribuirebbe assai poco all’economia, ma, allo stesso modo, causerebbe solo un piccolo salasso finanziario. Con l’introduzione del sistema carcerario privato e la creazione da parte del sistema giudiziario della classe criminale che lo alimenta, ognuno di questi individui produce ora dai 50.000 ai 75.000 dollari all’anno di entrate per queste società private, la maggior parte di questi profitti viene drenata dalle entrate fiscali del governo – dalle casse pubbliche. Il governo degli Stati Uniti ha cospirato con questi pochi individui per creare un sistema nascosto con il quale è possibile saccheggiare l’erario pubblico di molte decine di miliardi di dollari all’anno con la scusa di essere “duri contro il crimine.”

Una grande percentuale di questi detenuti diventa manovalanza galeotta che lavora in fabbriche che producono hardware per l’esercito e la polizia, tra cui il 100% degli elmetti, circa il 50% di tutti i giubbotti antiproiettile [28], quasi il 100% di tutte le vernici e i pennelli, quasi il 40% di tutti gli elettrodomestici e circa il 25% di tutti i mobili per ufficio degli Stati Uniti. Producono anche le uniformi di McDonald’s, le confezioni di software Microsoft, i pezzi di ricambio per le auto Honda, la lingerie di Victoria’s Secret e forniscono personale a molti call center [29] [30] [31]. In molti Stati, quando si chiama l’Ufficio del Turismo per avere informazioni sui viaggi, si parla con un detenuto non pagato e condannato ai lavori forzati. Oltre ai pagamenti da parte dei governi, queste aziende ricevono altri 20.000 dollari in canoni di locazione dei detenuti affittando i loro schiavi involontari ad altre aziende per 55 dollari al giorno, mentre i detenuti ricevono anche solo 32 centesimi all’ora e comunque mai più di un dollaro. Sebbene poco pubblicizzato, il sistema di affitto dei detenuti privati ha anche ripristinato la brutale pratica delle bande di detenuti, in cui decine di detenuti, in molti casi donne, vengono incatenati e messi al lavoro per costruire strade o altri progetti simili, sempre con una retribuzione minima o nulla, ma con enormi profitti per le aziende.

“Le carceri, tuttavia, fanno affidamento sulla manodopera dei detenuti per il servizio di ristorazione, la lavanderia ed altre operazioni, e pagano i lavoratori incarcerati con salari incredibilmente bassi: il nostro studio del 2017 ha rilevato che, in media, i detenuti guadagnano tra 86 centesimi e 3,45 dollari al giorno per i lavori carcerari più comuni. In almeno cinque Stati, questi lavori non vengono affatto pagati. Inoltre, il lavoro in carcere è obbligatorio, con scarsa regolamentazione o supervisione, e i lavoratori incarcerati hanno pochi diritti e tutele. Se si rifiutano di lavorare, i detenuti rischiano azioni disciplinari. Per coloro che lavorano, il misero salario che ricevono viene spesso restituito alla prigione, che addebita loro i costi di beni di prima necessità come le visite mediche e gli articoli per l’igiene. Costringere le persone a lavorare per una paga bassa o nulla e senza benefici, facendo pagare loro i beni di prima necessità, permette alle carceri di trasferire sui detenuti i costi dell’incarcerazione” [32].

Ciò ha ramificazioni in tutta l’industria e nel mercato del lavoro, distorcendo seriamente la competizione di mercato per il lavoro. Uno dei motivi per cui i salari sono così bassi in molte parti degli Stati Uniti – una causa alla pari di Wal-Mart – è che è più economico assumere detenuti [33] che, cosa ancora più conveniente, non richiedono né indennità né considerazione umana. Questo è talmente vero che negli Stati Uniti la domanda di lavoratori detenuti supera di gran lunga l’offerta [34]. Più di un milione di detenuti negli Stati Uniti lavora letteralmente per pochi spiccioli. I detenuti producono mobili per l’Università del Colorado per 2,45 dollari al giorno. È quasi comico leggere sulla stampa statunitense articoli che parlano della Cina che utilizza lavoratori detenuti, quando gli Stati Uniti sono il leader mondiale in questo campo.

Alla fine del 1800, negli Stati Uniti, molti mobili, scarpe e vestiti venivano prodotti nelle carceri, spesso in quantità superiore a quella prodotta da lavoratori liberi. Già allora la situazione era così grave che i salari delle donne nel settore dell’abbigliamento erano ridotti quasi a zero. La pratica era stata vietata all’inizio degli anni ’30, ma era poi risorta intorno al 1980, nell’ambito della Grande Trasformazione dell’America. Oggi i detenuti rappresentano tra il 4% e il 5% dell’occupazione manifatturiera totale degli Stati Uniti, e le carceri americane rappresentano un grande e crescente bacino di manodopera disponibile.

Società private di libertà vigilata

Un’altra freccia nella loro faretra era stata l’istituzione delle società private di libertà vigilata, che sono enormemente redditizie di per sé e servono come un’altra fonte di alimentazione per il sistema carcerario privato [35][36][37]. Queste società di libertà vigilata si assumono la responsabilità di tutti quegli individui, praticamente neri, latini e poveri, che non possono pagare immediatamente una piccola multa giudiziaria o che sono comunque sotto la custodia di un tribunale. Le società aggiungono alla multa originale le tasse d’ingresso, le tasse mensili e una moltitudine di altri oneri, al punto che una multa per eccesso di velocità di 100 dollari può salire a molte migliaia – ben al di fuori della capacità di questi individui di pagare. Se la società riesce a riscuotere tutte le sue esorbitanti tariffe, allora tutto va bene. In caso contrario, la vittima viene accusata di violazione della libertà vigilata e questo significa automaticamente il carcere.

In questo modo, questi sfortunati indigenti vengono deliberatamente spinti ancora di più verso la povertà e infine venduti in quello che è un moderno sistema di prigioni per debitori, dove produrranno enormi profitti per i proprietari. Vengono dissanguati lentamente. Una donna di 31 anni aveva ricevuto una multa di 179 dollari per eccesso di velocità. Non potendo pagare subito era stata affidata ad una società di sorveglianza e il suo debito aveva rapidamente superato i 1.500 dollari. Era stata quindi incarcerata e le erano state addebitate ulteriori spese per ogni giorno trascorso dietro le sbarre. Dopo 40 giorni di carcere, doveva alla società di sorveglianza 3.170 dollari. Queste società funzionano in un certo senso come esattori per i tribunali locali, ma hanno l’autorità di stabilire che qualsiasi individuo potrà venduto al sistema carcerario privato se non paga immediatamente il suo debito. Queste aziende, i tribunali, i pubblici ministeri, la polizia e le carceri private sono tutti impegnati in una cospirazione per far gravare gran parte dei costi del sistema giudiziario sui condannati (spesso innocenti).

Il passato è un preludio

Torniamo per un attimo indietro nella storia, ad un periodo precedente agli anni Venti e Trenta, al tempo in cui si era instaurato questo meccanismo. Gli Americani vi diranno che il 13° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti aveva dato alla nazione un nuovo corso moralmente corretto, mettendo fuori legge la schiavitù, ma questa affermazione è falsa. In America la schiavitù non è mai stata abolita. Il 13° Emendamento afferma chiaramente che la schiavitù e la servitù involontaria sono ammesse “come punizione per i crimini,” e questo dice tutto [38]. Dopo questo emendamento, negli Stati Uniti la schiavitù è continuata tanto come prima, ma con una struttura modificata. Prima di allora, i neri, i bianchi e gli indiani nativi erano di proprietà dei loro padroni; dopo l’emendamento, erano liberi criminali puniti per reati – l’unica differenza evidente è il cambio di terminologia. Subito dopo la concessione della “libertà,” quelle stesse persone erano state rastrellate come criminali e inserite nel nuovo sistema nazionale di locazione dei detenuti, dove venivano maltrattate come prima. Gli Stati del Sud avevano approvato i “Codici neri,” ovvero leggi che si applicavano solo ai neri e li rendevano perseguibili per “reati” come il vagabondaggio, il non rispetto del coprifuoco, l’accattonaggio, il possesso di armi e il mancato possesso di un documento di lavoro. Inoltre, i figli di “genitori inefficaci” potevano assere messi in “apprendistato,” e in questa condizione sarebbero stati costretti a lavorare nelle piantagioni.

Erano state immediatamente approvate nuove leggi che avevano di fatto criminalizzato i neri e gli altri ex schiavi e permesso il loro reinserimento nella schiavitù. Questi cosiddetti reati erano spesso definiti in modo così vago da essere universali, così come la loro applicazione era capricciosa e arbitraria. Il furto di un oggetto di valore inferiore ad un dollaro comportava una pena detentiva di cinque anni. Per i neri e gli ex schiavi l’accattonaggio era un reato, così come il “vagabondaggio.” Guardare una donna bianca era un crimine, possedere un documento d’identità o una prova di impiego insufficiente comportava una pena detentiva, così come avere un debito o “camminare mentre si è neri.” Quasi ogni giorno venivano inventati nuovi reati per giustificare il rastrellamento dei neri – e di molti bianchi poveri – in quella che poteva diventare una vita di schiavitù debitoria. Le leggi consentivano alla polizia di “radunare i neri inattivi in tempi di scarsità di manodopera” e fornivano ai datori di lavoro uno strumento legale per impedire a questi lavoratori schiavi di andarsene.

In molti casi, le prigioni non esistevano nemmeno. I “criminali” appena condannati venivano inviati direttamente nei cantieri dei loro nuovi proprietari. Questi programmi di lavoro forzato esistevano in tutti gli Stati Uniti, anche se erano più comuni nel Sud, e rappresentavano una fonte quasi illimitata di manodopera disponibile e a basso costo. Tutti i costi di alloggio, abbigliamento e cure mediche potevano essere addebitati a questi detenuti che, non avendo denaro, non erano in grado di pagare e quindi accumulavano un carico di debiti sempre crescente e che non sarebbe mai stato possibile estinguere. Il trattamento dei neri e dei poveri era peggiorato dopo la cosiddetta abolizione della schiavitù. Poiché i detenuti non erano beni di proprietà, la loro morte non costituiva una perdita e quindi maltrattamenti crudeli, torture e uccisioni erano eventi comuni e impuniti. Questo programma si adattava perfettamente alla cultura e al sistema sociale degli Americani, poiché dava espressione al loro naturale razzismo cristiano e alla lunga storia di sfruttamento commerciale della miseria umana da parte delle loro élite segrete. La maggior parte dei libri di storia americani ci dirà che il sistema si era estinto all’inizio del 1900, ma non è vero. Lo Stato del Tennessee ha posseduto miniere di carbone costruite e mandate avanti da schiavi galeotti che erano rimaste aperte fino al 1970 circa, e ci sono altri esempi.

“Nel giro di pochi anni gli Stati si erano resi conto che potevano affittare i loro detenuti a piantatori o industriali locali che avrebbero pagato le tariffe minime per i lavoratori e sarebbero stati responsabili del loro alloggio e del loro nutrimento, eliminando così i costi e aumentando le entrate. Ben presto si era sviluppato un mercato per i lavoratori detenuti, con imprenditori che compravano e vendevano contratti di locazione di manodopera detenuta. A differenza della schiavitù, i datori di lavoro avevano solo un piccolo investimento di capitale nei lavoratori detenuti e pochi incentivi a trattarli bene. I lavoratori detenuti venivano spesso maltrattati, ma il sistema di affitto dei detenuti era altamente redditizio per gli Stati e i datori di lavoro”[39].

Si tratta di uno dei sistemi di lavoro più duri e oppressivi della storia moderna. Tutte le nazioni cristiane sono state scioccamente crudeli, ma gli Stati Uniti sono stati probabilmente i peggiori di tutti. Lo scrittore Douglas A. Blackmon [40][41] ha descritto il sistema in questo modo: “Era una forma di schiavitù nettamente diversa da quella del Sud antebellico, in quanto per la maggior parte delle persone, questa schiavitù non durava tutta la vita e non passava automaticamente da una generazione all’altra. Ma si trattava comunque di schiavitù: un sistema in cui eserciti di uomini liberi, non colpevoli di alcun crimine e che per legge avevano diritto alla libertà, erano costretti a lavorare senza compenso, venivano ripetutamente comprati e venduti e costretti ad eseguire gli ordini dei padroni bianchi attraverso la continua applicazione di una straordinaria coercizione fisica.” Questo [41] è un breve video molto interessante.

Tornando ai giorni nostri, possiamo notare che non è cambiato nulla. La schiavitù e tutti i suoi derivati, compresi gli odierni sistemi carcerari e di giustizia penale degli Stati Uniti, hanno sempre avuto un carattere interamente commerciale, rappresentando il capitalismo americano al suo meglio. Il vecchio sistema di affitto dei detenuti e il lavoro forzato non retribuito come modo finanziariamente redditizio per predare i neri e i poveri sono stati resuscitati praticamente intatti, così come le prigioni per debitori delle società private di libertà vigilata. Il quadro strutturale è leggermente cambiato, ma gli elementi essenziali e i risultati – in termini di miseria umana e di profitto commerciale – sono identici ai vari sistemi di razzismo predatorio a scopo commerciale esistiti e perpetrati negli Stati Uniti09 dai banchieri e dalle élite per centinaia di anni. Il Sogno Americano non è per tutti.

Larry Romanoff

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/lromanoff/incarceration-nation/
06.10.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Riferimenti:

[1] ICPR Launches 12th Edition Of The World Prison Population List
https://www.prisonstudies.org/news/icpr-launches-12th-edition-world-prison-population-list

[2] World Prison Population List
https://www.prisonstudies.org/sites/default/files/resources/downloads/wppl_12.pdf

[3] Does the United States really have 5 percent of the world’s population and one quarter of the world’s prisoners?
https://www.washingtonpost.com/news/fact-checker/wp/2015/04/30/does-the-united-states-really-have-five-percent-of-worlds-population-and-one-quarter-of-the-worlds-prisoners/

[4] A LIVING DEATH: LIFE WITHOUT PAROLE FOR NONVIOLENT OFFENSES
https://www.aclu.org/report/living-death-life-without-parole-nonviolent-offenses

[5] The ACLU’s report, A Living Death, chronicles the thousands of lives ruined and families destroyed by the modern phenomenon of sentencing people to die behind bars for non-violent offences.

[6] Over 3,000 US prisoners serving life without parole for non-violent crimes
https://www.theguardian.com/world/2013/nov/13/us-prisoners-sentences-life-non-violent-crimes

[7] For Private Prisons, Detaining Immigrants Is Big Business
https://www.nytimes.com/2018/10/01/us/prisons-immigration-detention.html

[8] How US Private Prisons Profit from Immigrant Detention
https://www.coha.org/how-us-private-prisons-profit-from-immigrant-detention/

[9] The Role of Immigration in the Rise of U.S. Private Prisons
https://www.panoramas.pitt.edu/news-and-politics/role-immigration-rise-us-private-prisons

[10] Private Prisons in the United States
https://www.sentencingproject.org/publications/private-prisons-united-states/

[11] Corrections Corporation of America
https://www.company-histories.com/Corrections-Corporation-of-America-Company-History.html

[12] The Prison-Industrial Complex
https://www.theatlantic.com/magazine/archive/1998/12/the-prison-industrial-complex/304669/

[13] Since 1965, California has built “six (college) campuses but 23 prisons.”
https://www.politifact.com/factchecks/2017/nov/09/delaine-eastin/false-claim-california-has-built-nearly-four-times/

[14] Prison-Industrial Complex? Maybe It’s Time For A Schools-Industrial Complex
https://www.huffpost.com/entry/california-prisons-schools_n_3839190

[15] Bonnie Kerness, US prisons a human rights issue
http://realcostofprisons.org/writing/kerness_human_rights_issue.pdf

[16] The cold hard facts about America’s private prison system
https://www.foxnews.com/opinion/the-cold-hard-facts-about-americas-private-prison-system

[17] The cold hard facts about America’s private prison system
https://www.foxnews.com/opinion/the-cold-hard-facts-about-americas-private-prison-system

[18] Accused chemist in Massachusetts handled over 40,000 drug cases: investigator
https://www.reuters.com/article/us-usa-massachusetts-crimelab-idUSBRE97J0YW20130820

[19] US officer ‘pulled random people over and planted meth inside their cars, causing them to lose their freedom, their children, their marriages’
https://www.independent.co.uk/news/world/americas/police-us-planted-evidence-meth-marijuana-cars-florida-zachary-a9001961.html

[20] Ex-Florida deputy gets 12 years for planting drugs
https://abcnews.go.com/US/wireStory/florida-deputy-12-years-planting-drugs-78863551

[21] Body cam video shows police officer planting drugs
https://www.cbsnews.com/news/body-cam-video-baltimore-police-department-officer-planted-drugs/

[22] A Florida cop planted meth on random drivers, police say. One lost custody of his daughter.
https://www.washingtonpost.com/nation/2019/07/11/florida-cop-meth-drugs-arrests-scandal/

[23] Kids for cash scandal
https://en.wikipedia.org/wiki/Kids_for_cash_scandal

[24] Pennsylvania Court Injustices: Kids for cash
https://pacourtinjustices.com/judicial-atrocities/the-crimes/kids-for-cash/

[25] The Kids for Cash Scandal in Luzerne County, Pennsylvania
https://study.com/academy/lesson/the-kids-for-cash-scandal-in-luzerne-county-pennsylvania.html

[26] ‘Kids For Cash’ Captures A Juvenile Justice Scandal From Two Sides
https://www.npr.org/2014/03/08/287286626/kids-for-cash-captures-a-juvenile-justice-scandal-from-two-sides

[27] Pennsylvania rocked by ‘jailing kids for cash’ scandal
https://edition.cnn.com/2009/CRIME/02/23/pennsylvania.corrupt.judges/

[28] Military Turns To Prison Labor For $100 Million In Uniforms — At $2-Per-Hour Wages
https://www.huffpost.com/entry/military-prison-uniforms_n_4498867

[29] 13 Everyday Items You Never Knew Were Made By Prisoners
https://www.thrillist.com/gear/products-made-by-prisoners-clothing-furniture-electronics

[30] 70 Products Sold By Companies Using Prison Labor
https://themodernjedi.com/70-products-sold-by-companies-using-prison-labor/

[31] 11 products you might not realize were made by prisoners
https://theweek.com/articles/463364/11-products-might-not-realize-made-by-prisoners

[32] Mass Incarceration: The Whole Pie 2022
https://www.prisonpolicy.org/reports/pie2022.html

[33] Cheaper to hire convicts
https://www.marketwatch.com/story/another-reason-your-wages-are-low-its-cheaper-to-hire-convicts-2019-07-12

[34] Official: Convict laborers needed
https://www.arkansasonline.com/news/2007/jun/23/official-convict-laborers-needed-20070623/

[35] US: Private Probation Harming the Poor
https://www.hrw.org/news/2018/02/20/us-private-probation-harming-poor

[36] The Private Probation Problem Is Worse Than Anyone Thought
https://www.theatlantic.com/national/archive/2014/02/the-private-probation-problem-is-worse-than-anyone-thought/283589/

[37] Profiting from Probation: America’s “Offender-Funded” Probation Industry
https://nicic.gov/profiting-probation-america%E2%80%99s-%E2%80%9Coffender-funded%E2%80%9D-probation-industry

[38] The Convict Leasing System – History and Analysis
https://study.com/academy/lesson/convict-leasing-system-history-lesson-quiz.html

[39] Convict Leasing
https://www.pbs.org/tpt/slavery-by-another-name/themes/convict-leasing/

[40] Douglas A. Blackmon on “Neoslavery” and the “Convict Labor System”
https://themoderatevoice.com/douglas-a-blackmon-on-neoslavery-and-the-convict-labor-system/

[41] Video: Douglas Blackmon: How Did Convict Labor Work
https://www.nbcchicago.com/top-videos-home/douglas-blackmon-how-did-convict-labor-work/2329199/

Gli scritti di Larry Romanoff sono stati tradotti in 32 lingue e i suoi articoli sono stati pubblicati su oltre 150 siti web di notizie e politica in lingua straniera in più di 30 Paesi, oltre che su più di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un consulente di gestione e uomo d’affari in pensione. Ha ricoperto posizioni dirigenziali in società di consulenza internazionali ed è stato proprietario di un’azienda di import-export internazionale. È stato visiting professor presso la Fudan University di Shanghai, presentando casi di studio sugli affari internazionali ai corsi EMBA senior.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/una-nazione-carceraria/

 

 

 

 

ECONOMIA

DWN: “La distruzione dell’economia europea è sistematica”

In rapida successione, la Commissione UE sta producendo nuovi e più severi ostacoli al finanziamento del credito in Europa. L’ultimo capriccio significa che le banche possono concedere prestiti solo alle aziende che operano in modo sostenibile. Dal momento che quasi nessuna azienda può dimostrare di aver seguito tutte le fantasiose nozioni della burocrazia di Bruxelles, non c’è, almeno in teoria, alcun credito.

RONALD BARAZÓN

Con le sue nuove linee guida sui prestiti, l’UE si trova di fronte alle istituzioni finanziarie con un enorme dilemma: le banche vogliono prendersi cura dei propri clienti, dopotutto le banche vivono anche degli interessi sui prestiti e quindi l’entusiasmo per la sostenibilità non è sufficientemente sviluppato. Inoltre, un impiegato di banca non si considera un poliziotto ambientale. Le autorità di vigilanza bancaria stanno ora sciamando fuori e insegnano la disciplina verde ai funzionari di credito inadempienti. In Germania la BaFin è impegnata, in Austria la FMA e negli altri paesi i loro colleghi operano con altre sigle, che significano tutte vigilanza bancaria.

Le banche e le autorità di vigilanza bancaria non sono poliziotti ambientali

L’autorità di regolamentazione della banca è un’agenzia governativa che ha due compiti: assicurarsi che le banche siano sane e che i consumatori siano adeguatamente serviti. Queste istituzioni non sono state create per aiutare a portare avanti una politica ambientale difficile da capire. Né l’autorità di vigilanza bancaria né le banche sono responsabili dell’attuazione degli obiettivi della politica climatica.

Ci sono autorità commerciali, organismi di controllo tecnico e istituzioni simili per questo compito. Devono intervenire quando l’aria, l’acqua o il suolo sono inquinati e assicurarsi che gli abusi vengano sanati. Ma una procedura chiara è troppo facile per i commissari ei burocrati di Bruxelles. Vogliono garantire che ogni azienda “opera in modo sostenibile”.

Nessuno sa come funziona la “gestione sostenibile”

Nessuno sa esattamente cosa dovrebbe essere. Sebbene la Commissione Ue abbia prodotto un regolamento nel 2020, che è stato anche obbedientemente approvato dal Parlamento Ue e dal Consiglio Ue dei 27 governi, nessuno può applicarlo perché il testo contiene solo idee approssimative. Per far apparire il paper particolarmente rilevante, è stato chiamato “Tassonomia”. Questo catalogo fantasma è ora la vaga guida che le aziende devono seguire. Prima di concedere un prestito, però, le banche devono verificare se i mutuatari sono buoni e sostenibili. In questo spazio senza legge viene ora intrapresa una sorta di azione e poi le autorità di vigilanza bancaria vengono a decidere in seguito se la procedura era sufficientemente verde. Poiché nessuno sa cosa sia giusto, gli ispettori possono lodare secondo le proprie idee,

I funzionari dovrebbero invadere le aziende e garantire la sostenibilità?

Il coinvolgimento delle banche come agenti di polizia ambientale è una conseguenza del tanto celebrato “Green Deal” della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il concetto presentato a dicembre 2019 conteneva ancora l’idea che i funzionari dovrebbero invadere le aziende in tutta Europa e verificare se i processi di amministrazione e produzione sono rispettosi dell’ambiente. Volevano e vogliono impedire, ad esempio, che vengano utilizzati beni provenienti da produzioni non sostenibili, che sono legati alla deforestazione delle foreste vergini, e altro. Un corrispondente esercito di funzionari non è così facile da creare e così è nata l’idea di gravare le banche con questo compito.

L’autorità di regolamentazione bancaria sta ora agendo obbedientemente come un organo esecutivo invece di proteggere le banche ei loro clienti. E così oggi una discussione sul prestito ruota ancora attorno all’affidabilità creditizia del cliente, ma soprattutto alla sostenibilità in atto. Un po’ grottesco a parte: i peccatori ambientalisti che non hanno bisogno di credito non sperimentano nemmeno il sapiente coinvolgimento delle banche come agenti di polizia ambientale.

Boom per i reporter di sostenibilità fantasiosi

Le grandi aziende hanno vita facile, assumono un autore amante dell’ambiente che scrive un magnifico rapporto sulla sostenibilità che decora ogni cartella di credito in modo sostenibile. Qualche pannello solare sul tetto della sede centrale fa sempre bene, e una perfetta raccolta differenziata aiuta, soprattutto quando i rifiuti finiscono direttamente nella caldaia. Le piccole e medie imprese che dominano l’economia e costituiscono la spina dorsale dello stato hanno scarse capacità di soddisfare questa domanda di letteratura imprenditoriale e verde. Anche la motivazione è incomprensibile. Ogni azienda è felice oggi se l’azienda non inquina l’ambiente. Questa gratificante consapevolezza si è diffusa in tutta l’economia. L’intervento nella gestione e nella produzione sul modello delle economie statali di stampo sovietico è superfluo. L’autorità deve disciplinare gli ostinati peccatori ambientali sulla base di criteri chiari.

Il freno al credito esistente sarà rafforzato

immorale-ursula

Il freno al credito al servizio della sostenibilità intensifica la lotta al finanziamento del credito, che l’UE porta avanti comunque da diciotto anni. È iniziato con il pacchetto di regolamenti di Basilea II nel 2004, seguito da Basilea III nel 2010 in risposta alla crisi finanziaria del 2008 e da allora sono stati introdotti regolamenti dopo regolamenti. Anche senza le nuove regole di sostenibilità, la conclusione di un contratto di prestito è un ostacolo sia per la banca che per il mutuatario, che tutti i soggetti coinvolti evitano se possibile. La Commissione Europea e le autorità di vigilanza vedono positivamente questo sviluppo fatale, perché soggette all’errata idea che il rischio debba essere rimosso dal sistema bancario.

Combattere il rischio porta all’eliminazione delle banche

Viene trascurato un fatto cruciale: l’attività bancaria consiste nell’assunzione di rischio, in ogni prestito c’è il rischio che il denaro preso in prestito non venga rimborsato. Se abolisci il rischio, abolisci le banche. E non succede altro, come si evince dalla chiusura di migliaia di sportelli bancari e dal licenziamento di centinaia di migliaia di dipendenti. Questo sviluppo è particolarmente problematico perché in Europa le imprese sono finanziate principalmente attraverso prestiti e il private equity gioca purtroppo solo un ruolo minore. Se il finanziamento del credito è ostacolato, l’intera economia è paralizzata. Lo sviluppo dell’azienda si basa quindi principalmente sui profitti che ha realizzato e sul patrimonio che crea. I guadagni di ieri non bastano quasi mai per conquistare il futuro. In queste circostanze, non è possibile ottenere una crescita forte e non sorprende quindi che l’Europa sia in ritardo rispetto alle altre regioni economiche.

Perché non c’è protesta da parte dei gruppi di interesse delle società?

Le banche sono al centro del dibattito su questo tema. Il freno al credito è principalmente un problema per le imprese, il commercio, la produzione, il commercio, i servizi e le start-up. Tuttavia, non ci sono quasi proteste da parte delle numerose organizzazioni che rappresentano gli interessi delle imprese. Questo atteggiamento è ciò che rende possibile in primo luogo la politica di contrasto al rischio e di promozione della sostenibilità attraverso il sistema bancario. A quanto pare, le numerose associazioni, camere e corporazioni hanno dimenticato che gli investimenti di solito possono essere finanziati solo con prestiti.

Le drammatiche conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse nell’attuale difficile situazione

A peggiorare le cose, i prestiti ora stanno diventando più costosi. È risaputo che l’aumento dei tassi di interesse è la pallottola d’argento contro l’inflazione . Poca attenzione è riservata al fatto che ciò vale solo in caso di surriscaldamento dell’economia, che dovrebbe essere rallentata con tassi di interesse più elevati. L’Europa sta attualmente superando una recessione, mentre gli Stati Uniti stanno ancora vivendo una ripresa, almeno per il momento. Quindi tassi di interesse più alti sono all’ordine del giorno in America. I titoli di stato statunitensi a dieci anni, utilizzati come benchmark, stanno già rendendo il 3,7 per cento e il 4 per cento è già all’orizzonte. Anche se la Banca Centrale Europea volesse mantenere bassi i tassi di interesse, dovrebbe assecondarli, altrimenti i capitali affluirebbero negli USA e l’euro, che si era già deprezzato fino a un dollaro, cadrebbe ancora più in basso.

Tuttavia, tassi di interesse più elevati hanno conseguenze drammatiche per il finanziamento del credito. I nuovi prestiti, già difficili da ottenere a causa di Basilea II e ora a causa dei requisiti di sostenibilità, stanno diventando più costosi.

Con i prestiti in essere può essere contento chi ha conquistato un tasso fisso nella fase dei tassi bassi. Hai ancora qualche anno di pace prima della fine del periodo a tasso fisso. La situazione è meno positiva per le banche, dal momento che l’aumento dei tassi di interesse significa inevitabilmente tassi di interesse più elevati sui depositi, rendendo più costoso il rifinanziamento. Il differenziale tra il costo del denaro e gli interessi sui prestiti scende leggermente in rosso.

I mutuatari che hanno finanziamenti a tasso variabile si mettono nei guai. Per loro sorgono notevoli difficoltà, poiché gli importi che devono essere raccolti per onorare i debiti non sono disponibili altrove.

Di conseguenza, l’Europa deve far fronte a forti freni alla crescita che stanno ostacolando la ripresa urgentemente necessaria. Tutte le aree si stanno sviluppando sotto il segno di drammatici sconvolgimenti. Solo un’ampia attività di investimento potrebbe aiutare in questo caso, che ovviamente sarà anche associata a rischi e battute d’arresto elevati. Ora che la politica e la vigilanza bancaria hanno costantemente combattuto i rischi, non c’è via d’uscita a questa situazione intollerabile.

La soluzione sarebbe semplice:

  • Basilea III e la tassonomia insieme alle migliaia di pagine di regolamenti vengono buttati nella spazzatura.
  • Esiste un unico regolamento bancario e il rispetto di esso è strettamente controllato dall’autorità di vigilanza bancaria:
    • Nessun singolo prestito o gruppo di prestiti con relativo rischio dovrebbe essere così ampio da mettere a rischio la banca in caso di inadempimento. Questa regola si applica a tutti i reclami.
  • La protezione dell’ambiente e del clima non può essere raggiunta intervenendo nelle aziende. Devono esserci regole chiare che possano anche essere applicate tecnicamente nella pratica su quali emissioni possono entrare nell’aria, nei fiumi, nei laghi e nei mari e nel suolo e in quale misura. Specifiche irrealistiche ed esagerate non possono essere implementate e incoraggiano solo l’elusione, come dimostrano gli esempi dell’industria automobilistica.
  • L’”educazione” dei peccatori ambientali ai prezzi più alti non funziona. Anche il pagamento dei “certificati” con cui ci si compra liberi dalle normative ambientali non serve al clima.
  • Anche il tentativo di educare indirettamente il mondo sulla protezione del clima tramite deviazioni è destinato a fallire. L’idea di una società europea che rifiuti una consegna di soia, ad esempio, perché potrebbe provenire da campi in foreste primordiali precedentemente disboscate è impraticabile. Nessuna azienda può tracciare il percorso della merce acquistata attraverso il commercio diffuso.

Nei forti di Bruxelles non si creano regole semplici che possono essere comprese e attuate da tutti. Migliaia di dipendenti pubblici siedono lì e formulano regolamenti fuori dal mondo in camere accoglienti, che in seguito danno ai commissari dell’UE l’opportunità di brillare con grandi, nuove regole, a cui vengono dati nomi latino-greci ove possibile. Di conseguenza, il pacchetto fatale è arrivato al Parlamento dell’UE e al Consiglio dei governi dell’UE, dove è rimasto in gran parte inosservato fino a quando qualcuno non ha dichiarato che questa importante questione doveva finalmente essere affrontata. Quindi il mucchio di regole sarà deciso senza considerare le conseguenze e causerà problemi evitabili in tutti i 27 Stati membri.

 

https://twitter.com/enricofe2/status/1571919039454134274

https://twitter.com/Luna61710831/status/1578450156391137280

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FONTE: https://www.maurizioblondet.it/dwn-la-distruzione-delleconomia-europea-e-sistematica/

Analisi delle nuove folli sanzioni UE che fanno male a noi

da Moon of Alabama:

Il 22 febbraio, due giorni prima che le truppe russe entrassero in Ucraina, gli Stati Uniti e l’UE hanno sanzionato la Russia. Su consiglio di Draghi, hanno anche confiscato circa 300 miliardi di dollari di riserve russe che sono state investite nell ‘”ovest”. Le sanzioni erano state negoziate tra l’UE e gli Stati Uniti e preparate per più di diversi mesi.

L’idea era di mandare in bancarotta la Russia entro poche settimane. Le persone illuse dietro quelle sanzioni non avevano idea di quanto fosse grande e le sanzioni hanno dimostrato che l’economia russa è davvero. Le sanzioni non hanno influenzato in alcun modo la Russia, ma le loro conseguenze hanno portato a una carenza di energia in Europa e hanno aumentato i tassi di inflazione già elevati. L’inflazione in Russia sta affondando e i suoi numeri economici generali sono buoni. I prezzi dell’energia ora più elevati generano entrate aggiuntive sufficienti per finanziare completamente i suoi sforzi bellici.

Un attore sano di mente concluderebbe che le sanzioni sono state un errore e che revocarle aiuterebbe l’Europa più di quanto non aiuterebbe la Russia. Ma no, le pseudo élite statunitensi ed europee non sono più in grado di agire in modo sano . Stanno invece raddoppiando con lo schema sanzionatorio più folle di cui si abbia mai sentito parlare:

L’Unione Europea mercoledì ha portato avanti un piano ambizioso ma non testato per limitare le entrate petrolifere della Russia. …
Se il prezzo globale del petrolio rimane elevato, complicherebbe lo sforzo dell’Unione europea di imporre un tetto massimo al prezzo del petrolio russo che avrebbe dovuto ottenere l’approvazione finale giovedì, dopo che i negoziatori dell’UE hanno raggiunto un accordo sulla misura come parte di un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Secondo il piano, un comitato comprendente rappresentanti dell’Unione Europea, il Gruppo delle 7 nazioni e altri che accettano il massimale dei prezzi si incontrerebbe regolarmente per decidere il prezzo a cui dovrebbe essere venduto il petrolio russo e che cambierebbe in base al prezzo di mercato.

Diversi diplomatici coinvolti nei colloqui con l’UE hanno affermato che Grecia, Malta e Cipro, le nazioni marittime che sarebbero maggiormente colpite dal tetto massimo, hanno ricevuto assicurazioni che i loro interessi commerciali sarebbero stati preservati.

I paesi avevano sospeso quello che sarebbe stato l’ottavo pacchetto di sanzioni che l’Unione Europea ha adottato dall’invasione russa dell’Ucraina a causa delle preoccupazioni che un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo esportato al di fuori del blocco avrebbe influenzato le loro industrie navali, assicurative e di altro tipo, i diplomatici disse.

Con i prezzi del petrolio ai massimi livelli, la Russia sta guadagnando miliardi di dollari, anche se vende quantità minori. Il cap – parte di un ampio piano spinto dall’amministrazione Biden che il G7 ha concordato il mese scorso – ha lo scopo di fissare il prezzo del petrolio russo a un livello inferiore rispetto a quello attuale, ma comunque al di sopra dei costi. Il Tesoro americano calcola che il cap priverebbe il Cremlino di decine di miliardi di dollari all’anno.

Come si fa a convincere un grande produttore di una merce rara a vendere quei beni al di sotto del prezzo di mercato generale? A meno che tu non abbia un cartello di acquirenti molto forte che può anche quel prodotto da altrove, non puoi farlo con successo. È un’impossibilità economica.

Per rendere efficace la misura e tagliare le entrate russe, gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati dovrebbero convincere l’India e la Cina, che acquistano ingenti quantità di petrolio russo, ad acquistarlo solo al prezzo concordato. Gli esperti affermano che anche con partner disponibili, il limite potrebbe essere difficile da implementare.

La Russia ha dichiarato che non venderà petrolio a nessuna parte che sostiene il regime di fissazione dei prezzi del G7. Ecco perché né la Cina né l’India né altri paesi oltre all’UE e agli Stati Uniti accetteranno di aderirvi.

L’intera idea è pazza e troppo complicata per ottenere qualcosa:
In base alle nuove regole, le società coinvolte nella spedizione del petrolio russo, inclusi armatori, assicuratori e assicuratori, sarebbero impegnate a garantire che il petrolio che stanno aiutando a trasportare venga venduto al prezzo massimo o inferiore. Se vengono sorpresi ad aiutare la Russia a vendere a un prezzo più alto, potrebbero dover affrontare azioni legali nei loro paesi d’origine per violazione delle sanzioni. Il 5 dicembre il greggio russo entrerà sotto embargo nella maggior parte dell’Unione Europea e a febbraio seguiranno i prodotti petroliferi. Il prezzo massimo per le spedizioni verso paesi non UE è stato sostenuto dal segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen come complemento necessario all’embargo petrolifero europeo.

In base all’accordo con l’UE, Grecia, Malta e Cipro potranno continuare a spedire petrolio russo. Se non avessero accettato di mettere le loro aziende in prima linea nell’applicazione del price cap, sarebbe stato loro vietato spedire o assicurare il carico di petrolio russo al di fuori dell’Unione Europea, un enorme successo per le principali industrie.

Più della metà delle petroliere che attualmente trasportano petrolio dalla Russia sono di proprietà greca. E i servizi finanziari che sono alla base di tale commercio, comprese assicurazioni, riassicurazioni e lettere di credito, hanno sede prevalentemente nell’Unione Europea e in Gran Bretagna.

Questo è ovviamente un invito aperto ad altri paesi a entrare nel settore del trasporto di petrolio e dei relativi servizi finanziari a spese delle società europee.

Sia la Cina che l’India aumenteranno le loro quote di mercato in quei campi. Le loro navi trasporteranno petrolio russo a chiunque lo voglia acquistare al prezzo di mercato meno lo sconto russo sempre negoziabile. Le navi greche rimarranno inattive o saranno vendute mentre le petroliere indiane, cinesi e altre asiatiche saranno molto, molto impegnate. Le grandi compagnie assicurative cinesi si uniranno felicemente a questa nuova attività di servizi globali.

Il fatto che i burocrati europei abbiano accettato la stupida idea degli Stati Uniti, che danneggerà soprattutto le imprese europee, è un altro segno che Bruxelles ha rinunciato ad avere qualsiasi autonomia.

Oggi i paesi OPEC+, il cartello dei venditori di petrolio, hanno reagito all’idea pazza di sanzioni e all’imminente depressione globale accettando di ridurre la loro produzione giornaliera di 2 milioni di barili. Ciò non è stato fatto per solidarietà saudita con la Russia. L’Arabia Saudita ha bisogno di petrolio sopra gli 80 $/bl per finanziare il suo bilancio.

Il Brent Crude, sceso a 83 $/bl il 26 settembre, da allora è salito a 93 $/bl.

La domanda globale di petrolio è di circa 100 milioni di barili al giorno. Se la domanda rimane alta, la riduzione del 2% della produzione OPEC+ avrà effetti significativi sui prezzi e 100 dollari al barile saranno facilmente raggiungibili.

Ma l’OPEC+ si impegna a prezzi stabili, non ad aumenti di prezzo significativi. Durante la sessione dell’OPEC+ di oggi il principe saudita Abdulazis ha mostrato questa tabella :


Dall’inizio dell’anno i prezzi di tutte le forme di energia a base di carbonio, ad eccezione del petrolio greggio, sono aumentati considerevolmente. Abdulazis ha affermato che il grafico mostra che l’OPEC+ sta gestendo i prezzi del petrolio in modo responsabile. L’UE non sta certamente facendo lo stesso.L’amministrazione Biden ha nel frattempo quasi dimezzato il contenuto della riserva petrolifera strategica statunitense. Questo per mantenere bassi i prezzi alla pompa degli Stati Uniti e i Democratici al potere.


più grande. Nessuno dei due è un passo responsabile da compiere.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/analisi-delle-nuove-folli-sanzioni-ue-che-fanno-male-a-noi/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Per la Germania (UE) il mercato è libero solo se si impoveriscono gli altri

Paolo Desogus 2 10 2022

Certo, “se lo possono permettere”. Ma l’aiuto di 200 miliardi chiama in causa non solo la potenza economica tedesca, non solo il profondo egoismo di un paese che ha fatto il bello è il cattivo tempo dentro l’Ue e che pretende di risolvere a livello nazionale le conseguenze economiche prodotte dalle scelte prese da tutta la comunità di stati europei; mi riferisco alle sanzioni contro la Russia. L’aiuto di 200 miliardi chiama in causa anche la sua capacità di rovesciare una serie di regole che sono state imposte al continente e che hanno modificato in profondità la vita delle persone.

Vengo da un territorio, il Sulcis, in cui la principale industria, di proprietà di una multinazionale americana, ha mantenuto attivi i suoi impianti sino a quando la Regione Sardegna ha sostenuto una parte della spesa energetica. Dopo qualche anno l’Ue ha bloccato questo contributo perché giudicato “aiuto di stato”. Gli impianti sono stati chiusi e, considerando anche l’indotto, alcune migliaia di operai e tecnici sono rimasti a casa. Intere famiglie si sono ritrovate in grave situazione economica. Ho visto amici, parenti e conoscenti improvvisamente senza lavoro.

Con un colpo di mano la Germania decide che per le sue industrie e per i suoi cittadini la regola contro gli aiuti di stato non vale più. Il prezzo dell’energia può essere sostenuto dal bilancio pubblico. Per i tedeschi il mercato è libero nella misura in cui si impoveriscono gli altri. Vorrei proprio sapere cosa hanno da dire a quei lavoratori che per le regole contro gli aiuti di stato si sono ritrovati disoccupati e impoveriti.

FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-per_la_germania_ue_il_mercato__libero_solo_se_si_impoveriscono_gli_altri/33397_47467/

 

 

 

Chi comanda in Ucraina? Blackrock

L’UCRAINA: UNA SOCIETÀ DI COMODO

L’Ucraina è di proprietà di appaltatori globali della difesa, per essere precisi. BlackRock Inc che controlla oltre 8 trilioni di asset globali e operano come un governo ombra. CHI COMANDA DAVVERO?

BLACKROCK Inc. che ha:

  • 5,7 miliardi di dollari investiti in Boeing;
  • 2 miliardi di dollari in General Dynamics;
  • 4,6 miliardi di dollari in Lockheed Martin;
  • 2,6 miliardi di dollari in Northrop Grumman;
  • $ 6 miliardi in Raytheon.

Il loro gruppo Financial Markets Advisory (FMA) opera in Ucraina tramite un consiglio “pro-bono” a Zelenskyy.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/chi-comanda-in-ucraina-blackrock/

 

 

 

Volodymyr Zelenskyy e il CEO di BlackRock hanno discusso di come guidare gli investimenti in Ucraina

19 settembre 2022 – 11:11

Volodymyr Zelenskyy e il CEO di BlackRock hanno discusso di come guidare gli investimenti in Ucraina

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy e il presidente e amministratore delegato di BlackRock, il più grande gestore di investimenti del mondo, Larry Fink hanno discusso delle possibilità di guidare gli investimenti pubblici e privati ​​in Ucraina.

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy e il presidente e CEO di BlackRock Larry Fink si sono incontrati durante una videoconferenza per discutere di come BlackRock Financial Markets Advisory potrebbe fornire consulenza pro bono al governo ucraino sulla creazione di un fondo di ricostruzione a sostegno della ripresa dell’economia ucraina. Ciò potrebbe includere consulenza sulla struttura, il processo di investimento, la governance e l’utilizzo dei proventi di un fondo. L’obiettivo del fondo sarebbe quello di creare opportunità per gli investitori pubblici e privati ​​di partecipare alla ricostruzione e al ringiovanimento dell’economia di mercato in Ucraina offrendo agli investitori rendimenti equi e giusti.

“Abbiamo dimostrato di sapere come vincere sul campo di battaglia. Un altro compito importante per noi è quello di ottenere vittorie anche nell’economia e di essere un paese attraente per gli investitori”, ha affermato Volodymyr Zelenskyy.

Il presidente ha sottolineato che l’Ucraina è interessata ad attrarre capitali globali che creeranno nuovi posti di lavoro e faciliteranno la crescita dell’economia.

“L’attrattività degli investimenti del nostro Paese è di particolare importanza. Per me è importante che una struttura come questa abbia successo per tutte le parti coinvolte. Siamo capaci e vogliamo ripristinare un clima normale per gli investimenti”, ha affermato il Capo dello Stato.

FONTE: https://president.gov.ua/en/news/volodimir-zelenskij-i-golova-blackrock-obgovorili-zaluchenny-77861

 

 

 

 

L’UCRAINA E L’ESPERIENZA GRECO-CIPRIOTA

L’inveterata abitudine delle potenze imperialiste di farsi “garanti” di ciò che sono pronte a distruggere

Con il Memorandum di Budapest del 1994, Londra, Washington e Mosca si fecero garanti del futuro dell’Ucraina. Con gli Accordi di Minsk del 2015, Berlino, Parigi e Mosca si fecero garanti della pace civile in Ucraina.
Oggi Kiev accusa Mosca di tradimento, ma i fatti dimostrano il contrario.
Sono stati Regno Unito e Stati Uniti che, riprendendo vecchie abitudini imperialiste, hanno organizzato l’attuale conflitto, allo scopo di far precipitare non solo la Russia, ma anche la Germania, in uno scontro devastante.
Hassan Hamadé ritorna sulle garanzie che le potenze imperialiste offrirono a Paesi come Libano, Iraq e Cipro, con il pretesto di preservarne gli interessi, in realtà per distruggerli.

Da senatore degli Stati Uniti, Joe Biden tentò d’imporre un piano per dividere l’Iraq in tre Stati. Da vicepresidente sovrintese agli Accordi di Minsk in Ucraina. Da presidente sta portando a termine la distruzione dell’Iraq, diventato ingovernabile, e dell’Ucraina, trasformata in campo di battaglia.

«Guai a chi si crede ricco contando sulle promesse di persone che considera amiche». Questo proverbio arabo millenario calza a pennello all’odierna situazione dell’Ucraina e alla precedente di Grecia e Cipro.

Destinato dagli Stati Uniti già nel 2014 a provocare la Russia fino a trascinarla in una guerra d’usura, il governo Zelensky, guidato dai “neonazisti”, si è impegnato ad eseguire alla lettera la missione, senza riflettere seriamente nemmeno sulle conseguenze che questa rischiosa impresa avrà sull’Ucraina e sulla propria sopravvivenza.
Gli Stati Uniti e gli altri membri della Nato danno prova d’incessante generosità elargendo al governo di Kiev aiuti militari qualitativamente e quantitativamente cospicui, ma trascurando al tempo stesso l’aspetto socioeconomico. Un atteggiamento assurdo, giacché l’ampiezza del disastro, che colpisce profondamente tutti i settori vitali, è preludio di un futuro di grande e dolorosa instabilità sociale. Il governo Zelensky si dice pronto a tutto affinché l’Ucraina possa accedere al paradiso Nato o a quello europeo, meglio a entrambi.
Un progetto certamente troppo ambizioso alla luce dell’esperienza greco-cipriota, che dovrebbe servire da esempio e lezione a chi ha tendenza a scambiare i propri desideri per realtà; le vicende lontane e recenti, nonché la complessità delle congiunture internazionali dovrebbero invece esortare alla prudenza i sognatori e gli spiriti troppo focosi.

Il 3 settembre 2022, durante una festa dell’aeronautica militare, il presidente turco Erdogan ha dichiarato : « La Grecia ci vuole minacciare con gli S-300. Grecia, ricordati della storia. Se vi spingete troppo oltre, la pagherete cara. Soltanto una cosa vogliamo dire alla Grecia : ricordatevi d’Izmir [l’incendio di Smirne del 1922] ». Erdogan parlava per bocca della Nato, che vuole forzare la Grecia ad autorizzare una base militare Usa sul proprio territorio.

E se l’Ucraina è completamente indifferente alle difficoltà vissute dalla comunità greco-cipriota, il governo di Atene sembra a sua volta colpito da strana amnesia sul piano diplomatico e storico; per non parlare degli annali delle guerre di aggressione reciproche con la vicina, nonché alleata, Turchia, che non solo risalgono al passato, anche recente, ma sono storia quotidiana. Il presidente Recep Tayyip Erdogan giustifica la condanna dell’invasione russa del territorio ucraino in nome del diritto internazionale, ma questo non gli ha impedito, il 3 settembre scorso, di minacciare d’invadere al momento opportuno la vicina Grecia. Erdogan non ha misurato le parole e ha proferito minacce che non avrebbero potuto essere più chiare: «La vostra occupazione delle isole [del Mar Egeo, vicine alla Turchia] non ci vincola. Al momento giusto faremo quanto necessario. Potremmo arrivare all’improvviso, di notte». Strana alleanza in seno alla Nato e alle sue proclamate «garanzie di stabilità».

Alleanza Atlantica, integrazione parziale o completa in questa temibile macchina da guerra, integrazione parziale o totale nell’Unione Europea, favoriscono, in sogno e soltanto in sogno, il sorgere, nello Stato che nutre queste aspirazioni, dell’illusione di una protezione dell’integrità territoriale, nonché dell’indipendenza e della sovranità. Il caso di Cipro, bella e pacifica isola del Mediterraneo orientale, depositaria di un notevole patrimonio culturale, rimarrà forse per sempre l’esempio emblematico che smentisce la favola delle «garanzie» e della «protezione» che offrono alleanze militari con ambizioni imperialiste.

Con i negoziati tra le due comunità di Cipro – greco-cipriota e turco-cipriota – che tra il 1959 e il 1960 si svolsero a Zurigo e a Londra sotto l’alto patrocinio del Regno Unito, in quanto potenza mandataria, fra i governi greco e turco, ferventi difensori ciascuno della propria comunità. I negoziati sfociarono nell’Accordo di Lancaster House sull’indipendenza dell’isola di Cipro: si stabilì che tre potenze straniere sarebbero state «garanti» della stringente applicazione delle direttive per la Costituzione cipriota e quindi dell’indipendenza, sovranità e integrità territoriale della Repubblica nata dai suddetti accordi.
Chi meglio di queste potenze avrebbe potuto farsi garante della realizzazione del sogno cipriota e dell’emancipazione di quest’isola, culla della straordinaria simbiosi tra le diverse civiltà del Mediterraneo orientale, in particolare tra quella della Fenicia e della Grecia Antica? … Regno Unito, Grecia e Turchia sono Paesi membri dell’Alleanza Atlantica, nonché ligi ai suoi ordini. Cipro si sarebbe sviluppato in piena sicurezza e avrebbe goduto della pace e della tranquillità nel senso proprio dei termini. Cosa ci poteva essere di più rassicurante? …

Nel 1974, allorché la dittatura greca dei colonnelli organizza un colpo di Stato a Cipro contro il regime di monsignor Makarios, gli Stati Uniti mandano la Turchia a invadere l’isola. È l’Operazione Attila, che la Turchia compie di concerto con Londra e Washington, che rimangono dietro le quinte. Si tratta di prendere due piccioni con una fava: destabilizzare sia Cipro sia la Grecia, sebbene la dittatura dei colonnelli fosse stata imposta dalla rete stay-behind della Nato.

Ma, ahimè, nessuno degli impegni assunti dai due partner della Grecia, ossia Regno Unito e Turchia, con l’Accordo di Lancaster House per un’applicazione stringente delle direttive costituzionali, fu rispettato; sicché Cipro piombò in piena impasse istituzionale causata dal boicottaggio del potere esecutivo da parte del vicepresidente, membro della comunità turco-cipriota, la cui controfirma era indispensabile per il buon funzionamento dello Stato. Quindi, in soli tre anni, il Paese ricadde in un totale immobilismo istituzionale. La giovane repubblica precipitò in una spirale fatale che favorì l’invasione dell’isola da parte dell’esercito turco, punta di diamante orientale dell’Alleanza Atlantica. L’invasione causò a luglio 1974 la tragedia del trasferimento delle popolazioni, con tutte le disgrazie che ne seguirono. Il Regno Unito lasciò fare all’alleato turco a danno dell’alleato greco. La divisione di Cipro non modificò in nulla gli interessi e i privilegi del Regno Unito, che sull’isola detiene due grandi basi militari, aerea e navale, dotate di extraterritorialità, Dhekelia e Akrotiri. Quest’ultima è la più grande base al mondo della Royal Air Force in territori d’oltremare britannici.

Cosa ne è stato di quelle tanto generose garanzie in cui si sono impegnati tre Stati membri della Nato? … Silenzio totale. Dov’è finita la credibilità della Nato verso i propri membri, nonché verso i Paesi che dice di proteggere? … Silenzio totale.

Hugh Mackintosh Foot, barone Caradon, era un puritano, ammiratore di Oliver Cromwell. Come diplomatico coloniale, rappresentò la Corona in Palestina e a Cipro, nonché in Nigeria e Giamaica.

Sir Hugh Foot, ultimo Alto Commissario britannico dell’isola di Cipro, nonché direttore molto autoritario dei lavori che sfociarono nell’Accordo di Lancaster House, fu ricompensato con una lusinghiera promozione. Sua Graziosa Maestà, regina Elisabetta II, lo fece Lord, con il titolo di Lord Caradon, per ricompensarlo della sua magistrale opera nella crisi di cipriota. Lord Caradon fu protagonista anche di un altro storico appuntamento. Diventato rappresentante permanente del Regno Unito alle Nazioni Unite, il diplomatico redasse e poi minò la molto controversa risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, successiva alla guerra arabo-israeliana del 1967. Lord Caradon speculò sulle sottigliezze linguistiche del testo della risoluzione in inglese e della traduzione francese: ritiro parziale (secondo il testo inglese) e ritiro totale (secondo il testo francese) delle truppe di occupazione israeliana dalle regioni del Golan siriano, da Gerusalemme Est palestinese, dalla Cisgiordania e da Gaza, nonché dal deserto egiziano del Sinai.

Sir Jeremy Greenstock s’illuse di poter raccontare le sue prodezze in un libro: Iraq: The Cost of War, la cui pubblicazione venne impedita per undici anni. Alla fine l’opera uscì pesantemente tagliata. La Corona non desiderava che Greenstock rivelasse il complotto delle «armi di distruzione di massa irachene» orchestrato nel 1998, né come redasse la Costituzione irachena, studiata ad hoc per rendere il Paese ingovernabile.

Altra curiosità storica: durante l’invasione e successiva occupazione statunitense dell’Iraq, Paul Bremer, il governatore militare, ricorse ai talenti del rappresentante permanente del Regno Unito alle Nazioni Unite, Sir Jeremy Greenstock, per stendere una nuova Costituzione per l’Iraq, redatta in modo da impedire la nascita di un nuovo Iraq unito, indipendente e sovrano. Infatti la Costituzione Greenstock ha trasformato l’Iraq in confederazione, benché la denominazione ufficiale sia «Federazione Irachena». La natura confederale influisce fortemente nelle prerogative che la Costituzione riconosce alla regione autonoma, chiamata Kurdistan Iracheno. Bisogna riconoscere che, in quanto apprendista stregone, Greenstock è uno dei più brillanti allievi di Lord Caradon, grande adepto di manipolazioni.

Henry de Jouvenal iniziò la carriera a sinistra (fu marito della scrittrice Colette) e la chiuse unendosi ai fascisti italiani. Per un breve periodo fu Alto Commissario della Francia in Sira e in Libano. Per combattere i nazionalismi tentò di dividere gli arabi in minoranze confessionali, riuscendovi in Libano.

Questi legami tra personaggi e progetti risalgono agli anni Venti del secolo scorso. Lord Caradon fu diplomatico di grande competenza, edotto delle grandi manipolazioni politiche che accompagnarono la nascita dei nuovi Stati dopo il crollo dell’impero Ottomano. Conosceva perfettamente le diaboliche tattiche usate nelle molteplici ingerenze europee nella regione del Levante, successive agli accordi tra Soliman il Magnifico e Francesco I nel 1536. Da qui hanno origine i lavorii degli europei per creare quelle che i consoli di Francia ad Aleppo cominciarono a chiamare «minoranze», nonché in altri modi… Lo stesso Lord Caradon era sicuramente al corrente dei veri obiettivi della missione del padre della Costituzione libanese, il primo Alto Commissario civile, Henry de Jouvenel, il cui operato, come attesta la Costituzione libanese del 1926, ispirò le ricerche di Lord Caradon. Un fatto che ancora oggi i libanesi, ahimè, ignorano. La Costituzione di Cipro s’ispirò alla Costituzione libanese. È una realtà che si tende a occultare.

Questo breve e sommario escorso storico offre un’idea esatta delle cosiddette «garanzie» e «protezioni». La tragedia ucraina è solo agli inizi e il mondo potrebbe aver bisogno di un miracolo piovuto dal cielo per fermare la corsa verso il precipizio nucleare. Ripenso sovente alla famosa dichiarazione di Liz Truss, mentre si accingeva a entrare in Downing Street.: «Se necessario, sono pronta a schiacciare il bottone del nucleare». Quanto alle «garanzie» e «protezioni», impegnano solo coloro che ci credono.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article218195.html
Alastair Crooke
3 ottobre 2022

Le élite europee avevano un disperato bisogno di un sistema di valori per colmare il divario. La soluzione, però, era a portata di mano.

I sostenitori del primato americano negli Stati Uniti sono sempre al passo con i tempi, facendo affidamento sulle tendenze prevalenti per reimmaginare la giustificazione del suo “eccezionalismo” attraverso nuove immagini.

L’ascesa della politica dell’identità orientata alla giustizia sociale e agli attivisti liberali ha fornito ai suoi soldati la loro giustificazione più recente. Non è solo una nuova ‘politica’, ma è qualcosa di diverso: è un’ideologia che non ammette ‘alterità’; nessuna disputa, ma richiede semplicemente la segnalazione di lealtà e rispetto per un codice “progressista”, che mostra di aver ascoltato il messaggio e visto “la luce”.

Cercano, in breve, attraverso la conversione della classe dirigente, di sovvertire e rovesciare le vecchie divinità.

A Biden piace pubblicizzare l’eccezionalismo della “nostra democrazia”. È, ha detto nelle sue osservazioni commemorative sugli attacchi dell’11 settembre, “ciò che ci rende unici al mondo… Abbiamo un obbligo, un dovere, una responsabilità di difendere, preservare e proteggere la ‘nostra democrazia’… È minacciata… La stessa democrazia che quei terroristi dell’11 settembre hanno cercato di seppellire nel fuoco ardente, nel fumo e nella cenere”.

Biden, tuttavia, non si riferisce alla democrazia generica nel significato più ampio, ma all’enunciazione dell’élite liberale americana della loro egemonia globale (definita come “la nostra democrazia”)

L’ editorialista del Washington Post e collaboratrice di MSNBC , Jennifer Rubin (a lungo citata dal Washington Post come la loro “editorialista repubblicana” per “equilibrio”) ora rifiuta la stessa nozione di argomentazione che ha “lati”, imputando così una falsa razionalità ai conservatori:

“Dobbiamo bruciare collettivamente, in sostanza, il Partito Repubblicano . Dobbiamo livellarli, perché se ci sono sopravvissuti, se ci sono persone che resistono a questa tempesta, lo faranno di nuovo… Il ballo Kabuki in cui Trump, i suoi difensori e i suoi sostenitori sono trattati come razionali (anche intelligenti!) viene da un’istituzione mediatica che si rifiuta di scartare… questa falsa equivalenza”.

E Biden, in un discorso a Filadelfia di recente, ha detto più o meno lo stesso di Rubin: in un allestimento immerso in una strana luce rossa e nera, nella storica Independence Hall, ha esteso inequivocabilmente le minacce dall’estero per mettere in guardia contro la minaccia di un terrore diverso, più vicino a casa – da “Donald Trump e i MAGA Republicans”, che ha detto, “rappresentano un estremismo che minaccia le fondamenta stesse della nostra repubblica”.

Il precetto fondamentale di questo messaggio apocalittico si è insinuato oltre l’Atlantico per catturare e convertire la classe dirigente di Bruxelles. Non dovrebbe sorprenderci: il mercato interno basato sulla regolamentazione dell’UE mirava proprio a sostituire la contesa politica con il managerialismo tecnologico. Ma la mancanza di ogni discorso energico (il cosiddetto ‘divario democratico’) diventava sempre più la lacuna imperdibile.

Le élite europee avevano un disperato bisogno di un sistema di valori per colmare il divario La soluzione, però, era a portata di mano:

David Brooks, autore di Bobos in Paradise , (lui stesso un editorialista liberale del New York Times ), ha affermato che ogni tanto nasce una classe rivoluzionaria che sconvolge le vecchie strutture. Questa classe egocentrica di boemi borghesi – o “bobos” (come li chiamava lui) – entrambi stavano accumulando enormi ricchezze ed erano arrivati ​​a dominare i partiti di sinistra in tutto il mondo – partiti che un tempo erano veicoli della classe operaia (una classe i bobos disprezzano senza riserve).

Brooks ammette che inizialmente era stato preso da questi bobos (liberali), ma che quello è stato il suo grande errore: “Qualunque cosa tu voglia chiamare i [bobos] si sono fusi in un’élite braminica insulare e coniugale che domina la cultura, i media, l’istruzione, e tecnologia”. Ma riconosce: “Non mi aspettavo con quanta aggressività … avremmo cercato di imporre valori d’élite attraverso codici di parola e di pensiero. Ho sottovalutato il modo in cui la classe creativa avrebbe innalzato con successo barriere attorno a sé per proteggere il proprio privilegio economico… E ho sottovalutato la nostra intolleranza alla diversità ideologica”.

In parole povere, questo codice di pensiero che ritrae i suoi nemici che sbavano per seppellire la “nostra democrazia” nel fuoco ardente, è la punta della lancia di Washington. Attingendo a questo, e il “messianismo” del Club di Roma per la deindustrializzazione ha dato alle élite europee la loro nuova setta splendente di assoluta purezza e virtù inossidabile, colmando la lacuna della democrazia. Il risultato è stato l’evocazione di un’avanguardia la cui furia proselitica deve essere concentrata sull ‘”Altro”. Significa qui, la somma dei “non credenti” che dovevano essere portati alla luce, o con la coercizione o con la spada.

Noi, in Europa, siamo già alla seconda fase (cioè Roma 313 – 380 dC) che ha visto la marcia dalla tolleranza verso la persecuzione dei ‘pagani’. I nuovi fanatici erano già profondamente radicati nella classe d’élite europea e nelle istituzioni del potere statale negli anni ’70. E ora siamo bloccati nella fase culminante, in cui si tenta di abbattere il Pantheon del vecchio ordine, in modo da stabilire un nuovo mondo “deindustrializzato” che laverà via anche i peccati occidentali del razzismo , patriarcato ed eteronormatività.

Von der Leyen, nel pronunciare il suo discorso sullo “stato del sindacato” al parlamento, fa eco quasi esattamente a Biden:

“Non dovremmo perdere di vista il modo in cui gli autocrati stranieri prendono di mira i nostri stessi paesi. Le entità straniere sono istituti di finanziamento che minano i nostri valori. La loro disinformazione si sta diffondendo da Internet alle sale delle nostre università… Queste bugie sono tossiche per le nostre democrazie. Pensa a questo: abbiamo introdotto una legislazione per controllare gli investimenti diretti esteri per problemi di sicurezza. Se lo facciamo per la nostra economia, non dovremmo fare lo stesso per i “nostri valori”? Dobbiamo proteggerci meglio dalle interferenze maligne… Non permetteremo ai cavalli di Troia di nessuna autocrazia di attaccare le “nostre democrazie” dall’interno”.

Moeini e Carment dell’Institute for Peace & Diplomacy , hanno affermato che la politica statunitense ha compiuto un giro completo: dall’avvertimento iniziale di Bush al mondo esterno che, nella Guerra al Terrore, sei “con noi o contro di noi” – a Biden “armando i miti della nostra democrazia per guadagni partigiani”. Ciò che è anche vero è che è così anche per l’Europa.

Vista insieme, la retorica di Biden dipinge la guerra della sua amministrazione contro il “fascismo MAGA” in patria, in sintonia con il suo obiettivo di sconfiggere militarmente le autocrazie all’estero. Sono diventati solo due facce della stessa medaglia: i “quasi-fascisti” domestici, da una parte, e Russkiy Mir dall’altra. Questi “pagani” sono davvero uno, insiste il nuovo codice di pensiero.

“Questa logica è ora diventata il principio operativo alla base di quella che potrebbe essere chiamata la Dottrina Biden , che dovrebbe essere svelata nella prossima Strategia di Sicurezza Nazionale dell’amministrazione. Ritiene che la lotta per la democrazia sia incessante, totalizzante e totalizzante: “una battaglia per l’anima” degli Stati Uniti e la “sfida del nostro tempo” (sconfiggere l’autocrazia). Neutralizzare la presunta minaccia del fascismo in patria, personificata dal MAGA e dall’ex presidente Trump, fa parte di una più ampia lotta apocalittica per difendere l’ordine liberale all’estero”.

Nonostante l’unione dei “bobos” americani con la classe guerriera discendente dell’UE, rimane comunque un fatto che molti in tutto il mondo sono rimasti stupiti dalla pura alacrità con cui la leadership di Bruxelles si è innamorata della “linea” Biden che sostiene per una lunga guerra contro la Russia – una richiesta di conformità europea in questa impresa che appare così chiaramente contraria agli interessi economici e alla stabilità sociale europei. In poche parole, una guerra che sembra irrazionale.

Questa indifferenza suggerirebbe qualcos’altro. Parla piuttosto, a un altro livello, di altre profonde radici europee emotive e di distinte giustificazioni ideologiche.

Per decenni, i leader sovietici si sono preoccupati della minaccia del “revanscismo tedesco”. Dal momento che la seconda guerra mondiale potrebbe essere vista come una vendetta tedesca per essere stata privata della vittoria nella prima guerra mondiale, l’aggressivo tedesco Drang nach Osten non potrebbe risorgere, soprattutto se godesse del sostegno anglo-americano?

Questa preoccupazione è diminuita considerevolmente all’inizio degli anni ’80, ma come ha osservato l’anno scorso un ex ambasciatore indiano, MK Bhadrakumar, è evidente una più ampia inquietudine russa che vede la Germania al culmine di una transizione storica “che tiene un inquietante parallelo con la transizione da Bismarck nel contesto europeo prebellico e, successivamente, dalla Repubblica di Weimar alla Germania nazista, e che portò a due guerre mondiali”. In parole povere, il militarismo tedesco.

Originariamente suggerito da un gruppo di politici tedeschi in pensione di entrambi i principali partiti tedeschi, e guidato e ispirato dal filosofo Jürgen Habermas, il gruppo nel 2018 ha suggerito che, con Russia e Cina “che stanno mettendo a dura prova… l’unità dell’Europa, [e] la nostra volontà per difendere il nostro modo di vivere”, ci potrebbe essere “una sola risposta: la solidarietà: la creazione di un esercito europeo doveva essere il primo passo verso una “profonda integrazione della politica estera e di sicurezza basata sulle decisioni della maggioranza” del Consiglio europeo.

Ebbene, questo impulso tedesco al militarismo come via verso la solidarietà, l’ordine e la conformità è ora la punta della lancia europea: un Reich europeo.

Il 29 agosto il cancelliere Olaf Scholz ha chiesto un’Unione europea ampliata e militarizzata sotto la guida tedesca. Ha affermato che l’operazione russa in Ucraina ha sollevato la questione di “dove sarà la linea di demarcazione in futuro tra questa Europa libera e un’autocrazia neoimperiale”. Non possiamo semplicemente guardare, ha detto, “mentre i paesi liberi vengono cancellati dalla mappa e scompaiono dietro i muri o le cortine di ferro” (incanalando Biden).

In precedenza, il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, in un discorso a New York il 2 agosto, aveva delineato una visione di un mondo dominato da Stati Uniti e Germania. Nel 1989, il presidente George Bush ha notoriamente offerto alla Germania una “partenariato nella leadership”, ha affermato Baerbock. Ma a quel tempo, la Germania era stata troppo occupata con la riunificazione per accettare l’offerta. Oggi, ha detto, le cose sono cambiate radicalmente: “Ora è arrivato il momento in cui dobbiamo crearlo: una partnership congiunta nella leadership”.

Facendo riferimento al “partenariato di leadership” inteso in termini militari, ha affermato: “In Germania, abbiamo abbandonato la convinzione tedesca di lunga data nel “cambiamento attraverso il commercio” … il nostro obiettivo è rafforzare ulteriormente il pilastro europeo della NATO … e il L’Ue deve diventare un’Unione capace di trattare con gli Stati Uniti su un piano di parità: in un partenariato di leadership”.

Come parte di questo ruolo di leadership, Diana Johnstone, ex addetta stampa del Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, scrive che Scholz ora sostiene la richiesta di “un passaggio graduale alle decisioni della maggioranza nella politica estera dell’UE” per sostituire l’unanimità richiesta oggi. “Cosa significa questo dovrebbe essere ovvio per i francesi. Storicamente, i francesi hanno difeso la regola del consenso, per non essere trascinati in una politica estera che non vogliono. I leader francesi hanno sempre esaltato la mitica “coppia franco-tedesca” come garante dell’armonia europea, ma soprattutto per tenere sotto controllo le ambizioni tedesche”.

Ma Scholz dice di non volere “un’UE di stati o direzioni esclusive”, il che implica il divorzio definitivo di quella “coppia”. Con un’UE di 30 o 36 stati, osserva Scholz, “è necessaria un’azione rapida e pragmatica”. E possiamo essere certi che l’influenza tedesca sulla maggior parte di questi nuovi Stati membri poveri, indebitati e spesso corrotti produrrà la maggioranza necessaria.

In breve, la formazione militare tedesca darà sostanza alla famigerata dichiarazione di Robert Habeck a Washington lo scorso marzo: “Più forte è la Germania, maggiore è il suo ruolo”. Habeck del Partito dei Verdi è ora il ministro dell’Economia tedesco e la seconda figura più potente nell’attuale governo tedesco.

L’osservazione è stata ben compresa a Washington: servendo l’impero occidentale guidato dagli Stati Uniti, la Germania sta rafforzando il suo ruolo di leader europeo. Proprio come gli Stati Uniti armano, addestrano e occupano la Germania, la Germania fornirà gli stessi servizi agli stati più piccoli dell’UE, in particolare a est, scrive Johnstone.

Probabilmente, niente di tutto questo ha possibilità di assumere una forma istituzionale dell’UE: tuttavia, dall’inizio dell’operazione russa in Ucraina, l’ex politica tedesca, Ursula von der Leyen, ha usato la sua posizione di capo della Commissione europea per imporre sempre di più sanzioni drastiche alla Russia, che portano alla minaccia di una grave crisi energetica europea questo inverno (resa ormai inevitabile dal sabotaggio dei gasdotti Nordstream). Il suo sostegno all’Ucraina e la sua ostilità nei confronti della Russia sono sembrati illimitati.

Il ministro degli Esteri tedesco del Partito dei Verdi, Annalena Baerbock, è altrettanto intenzionato a “rovinare la Russia”. Proponente di una “politica estera femminista”, Baerbock esprime la politica in termini personali: “Se faccio la promessa alle persone in Ucraina, saremo con te finché avrai bisogno di noi”, ha detto di recente.

Non è solo una vendetta di sangue dopo i secoli di guerra della Germania con la Russia. È questo, eppure sembra anche spinto dal vecchio ricorso di qualsiasi classe rivoluzionaria intenzionata a rovesciare qualcosa di vecchio.

Come? Con quel vecchio stand-by quando l’obiettivo è l’abbattimento di un Pantheon di vecchi valori ed eroi: “ Il faut du sang pour cimenter la revolution ” (“Ci deve essere sangue per cementare la rivoluzione”), disse Madamme Roland durante la Rivoluzione. Siamo al culmine di un colpo di mano d’élite che prende il potere.

Il cristianesimo latino nel 4 ° secolo tentò di smantellare letteralmente un millennio di civiltà antica (denigrata come ‘pagana’) – sopprimendola con la spada e il fuoco; bruciando la sua letteratura (la biblioteca di Alessandria); e sopprimendone il pensiero (i Catari). Eppure, non ci riuscì del tutto. I vecchi valori semplicemente non sarebbero andati via – e sono riemersi di nuovo in forma energica durante il Rinascimento del 12 ° secolo.

Solo per essere nuovamente soppresso dal ‘razionalismo’ illuminista …

FONTE: https://strategic-culture.org/news/2022/10/03/tearing-down-the-pantheon-of-western-founders-and-heroes/

 

 

 

Martin Jay
25 settembre 2022

L’accordo con l’Iran è la prova definitiva di quanto Joe Biden ami il vecchio continente, scrive Martin Jay.

Quando Joe Biden è entrato in carica, molti esperti hanno affermato che almeno le relazioni tra Stati Uniti e UE sarebbero state ripristinate. Ma l’accordo con l’Iran è la prova definitiva di quanto ami il vecchio continente.

Fino a che punto si spingerà Israele per far fallire il cosiddetto accordo con l’Iran dall’essere firmato sia dall’Iran che dall’Occidente? E giocherà un gioco leale o userà tattiche subdole e segrete per raggiungere il suo obiettivo di non firmare mai l’accordo? Di recente, abbiamo assistito all’avanzamento dei colloqui a Vienna poiché anche gli americani affermano che alcuni punti chiave del negoziato sono stati sottratti all’accordo degli iraniani, il che ha avvicinato i negoziati a un accordo; abbiamo anche visto Israele tirare fuori tutti i freni, almeno dal punto di vista delle pubbliche relazioni e del lobbying.

E poi c’è l’oscuro argomento di imbroglio per distruggere i colloqui. Se sei una di quelle persone che crede nelle fate in fondo al giardino o che certi dentifrici possono rendere i tuoi denti più bianchi, allora potresti non comprare Israele usando il Mossad per far fallire l’accordo. Gli attacchi alle forze statunitensi, ad esempio in Iraq , presumibilmente effettuati da milizie sostenute dall’Iran, normalmente porterebbero la maggior parte delle persone a puntare il dito contro l’Iran, proclamando che Teheran non è affatto serio riguardo all’accordo, ma sta solo giocando con il tempo in modo che possa andare avanti fuori una bomba nucleare. C’è poi il curioso caso dell’attacco di Salman Rushdie, che, ancora, molti sottolineano potrebbe essere attribuito agli iraniani che hanno ancora una fatwa molto ‘viva’contro lo scrittore inglese. In effetti, si dice che anche il Leader Supremo abbia fatto un commento contro Rushdie quando ha saputo dell’attacco con il coltello.

Dato che anche i media israeliani hanno ipotizzato che sia stato il Mossad, sarebbe facile concludere un caso aperto e chiuso, giusto?

Eppure l’autore crede, come gli attacchi dell’11 settembre a New York, che è stato il lavoro sporco del Mossad, che questi attacchi precedenti possano essere attribuiti anche agli israeliani che potrebbero benissimo tramare un attacco più grande negli Stati Uniti che l’Iran può essere incastrato per; in effetti, gli americani sono così ignoranti dell’Islam o di qualsiasi cosa che abbia a che fare con il mondo arabo, che un simile attacco non ha nemmeno bisogno di essere collegato all’Iran ma semplicemente ai “terroristi islamici” che potrebbero avere tenui legami con Teheran.

Non c’è limite per Israele in termini di quanto lontano può spingersi per bloccare l’accordo poiché l’élite lì crede che l’accordo con l’Iran aumenterebbe esponenzialmente il potere di Teheran, dato l’impatto dell’allentamento delle sanzioni sull’economia. Ma l’emergere dell’Iran come attore regionale, dal punto di vista economico, sarà sempre una minaccia per Israele, soprattutto perché punta i riflettori sullo stato un tempo paria e molti vedranno la frode dell’odio tra Israele e Iran per quello che è. Proprio come per decenni l’Occidente ha incitato gli Stati del Golfo sull’Iran, seminando la paura a tal punto che sono stati l’America e il Regno Unito a ripulire le vendite di armi, Israele ha bisogno di mantenere viva questa trama secondo cui l’Iran è una minaccia sia per la politica interna che per il loro stesso popolo e anche per giustificare l’oscena quantità di aiuti militari che ogni anno viene inviata a Israele. Ma qualsiasi hacker in Libano che abbia legami con Hezbollah ti dirà che questa minaccia è falsa e che entrambe le parti hanno un enorme rispetto reciproco; in realtà entrambe le parti stanno ingannando la propria gente facendogli accettare la minaccia di un attacco poiché è un bene per il sostegno politico. Il recentele affermazioni di Matthew Levitt sui media israeliani, ad esempio, secondo cui Hezbollah vuole iniziare alcune scaramucce con Israele non possono essere prese sul serio da coloro che sono vicini al gruppo sciita in Libano che dicono semplicemente che Hezbollah è troppo spaventato per fare una cosa del genere il suo stesso pipistrello; essere diretto dalla Guida Suprema in Iran è un’altra questione.

Il gioco del fumo e degli specchi di Hezbollah e di Israele in Libano fa sì che alcuni esperti si chiedano se l’Iran sia davvero serio nel raggiungere un accordo con l’Occidente per revocare le sue sanzioni, o semplicemente giocare con noi per guadagnare tempo? Sicuramente Israele non può avere entrambe le cose in quanto le sue buffonate disperate negli ultimi tempi tendono a contraddirsi.

Hezbollah serve bene Israele poiché quest’ultimo può concentrare maggiormente la spesa per la difesa e altre iniziative simili ai confini, preferendo essere ritenuto più responsabile per il suo governo. Per Hezbollah è esattamente lo stesso. La minaccia che Israele si lanci all’attacco, ancora una volta, è il fondamento stesso del sostegno di Hezbollah in Libano. Senza quella minaccia, il gruppo sciita potrebbe perdere metà del suo sostegno durante la notte. Questo è uno dei motivi per cui Israele continua a bombardare la Siria, prendendo di mira le attività iraniane e di Hezbollah: mantenere vivo il sogno. È un altro motivo per cui Hezbollah ha un entusiasmo scoraggiato nei confronti del Libano che si assicura i diritti di perforazione del gas vicino al confine marittimo di Israele.

Eppure, in questo momento in cui le economie europee stanno precipitando nella recessione, dovremmo chiederci qual è il quadro più ampio? Se Israele non riesce a far deragliare i colloqui con l’Iran e ancora una volta gli iraniani ottengono un accordo che placa gli americani, allora sicuramente la loro economia in Iran torneràal miliardo di dollari al mese di scambi con l’UE. Un dettaglio minore, tuttavia, che viene trascurato e accuratamente cancellato dalla narrativa dei media mainstream è l’impatto sull’Europa se l’accordo va a buon fine. Il petrolio iraniano a buon mercato inviato alla maggior parte dei paesi dell’UE che stanno davvero soffrendo per la carenza di petrolio e gas e il suo attuale prezzo di mercato potrebbe essere una manna dal cielo e farebbe infuriare ulteriormente gli israeliani. Gli europei e persino gli inglesi guarderebbero all’Iran attraverso un prisma più favorevole. Molti sosterrebbero che l’Iran dovrebbe essere riportato indietro dal freddo, preferendolo al disprezzo di Putin e all’odio in generale verso la Russia. Almeno possiamo parlare con gli iraniani, molti sosterranno. Questa nozione non può essere sfuggita all’attenzione dei cani da guerra dell’UE a Bruxelles che sembrano essere distaccati da tutte le realtà sulla guerra in Ucraina e sulle loro sanzioni nei confronti della Russia. È che stanno puntando sul petrolio a buon mercato dall’Iran salvando le economie dell’UE? Anche Biden deve essere stato informato di come andranno le cose. Ma il petrolio a buon mercato per i paesi dell’UE non favorisce direttamente gli Stati Uniti, mentre lasciare che gli europei sprofondano nella loro stessa fine aumenterà effettivamente l’economia degli Stati Uniti secondo il Washington Post, tanto per il rapporto speciale con l’Europa. Sia per Israele che per Washington.

FONTE: https://strategic-culture.org/news/2022/09/25/europe-biggest-enemy-isnt-russia-nor-islamic-terrorism-but-israel/

 

 

L’Impero americano post-11 Settembre sorveglia, saccheggia, uccide

Continuiamo la pubblicazione del libro di Thierry Meyssan, Sous nos yeux. In questo episodio l’autore espone le trasformazioni dell’impero americano, esito dell’11 Settembre: all’interno, la creazione di un sistema di sorveglianza della popolazione civile, all’estero, l’avvio della guerra senza fine nel Grande Medio Oriente. Meyssan riesamina anche l’influenza postuma del filosofo Leo Strauss, che ha aiutato le classi dirigenti USA e israeliana a tacitare gli scrupoli che l’attuazione di un simile programma avrebbe potuto suscitare.

Questo articolo è estratto dal libro Sotto i nostri occhi.
Si veda l’indice.

L’ammiraglio Arthur Cebrowski divise il mondo in due: di qua gli Stati globalizzati, di là tutti gli altri. Questi ultimi sono condannati a non essere altro che serbatoi di ricchezze naturali e di mano d’opera. La missione del Pentagono non è più fare guerre, ma privare le regioni non-globalizzate delle strutture statali affinché vi regni il caos.

LA STRATEGIA DI WASHINGTON

Torniamo alla nostra storia. Nel 2001 Washington finì per sviluppare la convinzione di un’imminente penuria di fonti energetiche. Il gruppo di lavoro presieduto da Dick Cheney, che gestiva lo sviluppo della politica energetica nazionale (NEPD), aveva ascoltato tutti i responsabili pubblici e privati delle forniture di idrocarburi. Dopo aver incontrato l’allora segretario generale di questa organizzazione – che il Washington Post descriveva come “società segreta” [1] –, rimasi colpito dalla sua determinazione e dai piani progettuali per affrontare tale scarsità. Così, non conoscendo i dettagli della questione, adottai tale visione alquanto maltusiana.

In ogni caso, la conclusione di Washington si risolse nella necessità di acquisire al più presto le riserve conosciute di idrocarburi per garantire il mantenimento e il funzionamento della propria economia. Questa politica sarà abbandonata quando l’élite degli Stati Uniti si renderà conto della possibilità di sfruttare forme di petrolio diverse rispetto al greggio saudita, ovvero il petrolio del Texas o del Mare del Nord. Assumendo il controllo della Pemex [2], gli Stati Uniti s’impadroniranno delle riserve del Golfo del Messico e proclameranno la propria indipendenza energetica nascondendo l’operazione con la promozione del petrolio e del gas di scisto. Oggi, contrariamente alle previsioni di Dick Cheney, la disponibilità di petrolio non è mai stata tanto elevata e a buon mercato.

Per controllare il “Grande Medio Oriente”, il Pentagono esige flessibilità e la possibilità di differenziare il suo obiettivo strategico dai desiderata delle compagnie petrolifere. Sulla base degli obiettivi inglesi e israeliani, intende rimodellare la regione, ossia sconvolgere i confini ereditati degli imperi europei, rimuovere i grandi Stati in grado di resistere e creare staterelli etnicamente omogenei. Oltre a essere evidentemente un progetto di dominio, il piano tratta l’intera regione senza riguardo alcuno per le condizioni locali. Se talvolta le popolazioni sono distinte geograficamente, altre volte sono assolutamente interconnesse, rendendone illusoria la separazione se non tramite grandi massacri.

Secondo la dottrina Rumsfeld/Cebrowski, non bisogna più vincere le guerre. La stabilità è il nemico degli Stati Uniti. Per questa ragione, le guerre d’Afghanistan, Iraq, Libia e Siria − che avrebbero dovuto essere vinte in poche settimane − sono tuttora in corso.

In realtà, il gruppo che ha organizzato gli attentati dell’11 settembre − di cui faceva parte anche Dick Cheney − ne era consapevole e vi aveva riflettuto ben prima di quella data. Questa la ragione di una vasta riforma delle forze armate, conforme al modello dell’ammiraglio Arthur Cebrowski, che aveva già trasformato le pratiche militari USA, adattandole ai nuovi strumenti informatici [3]. L’ammiraglio aveva anche elaborato una strategia per distruggere gli Stati, in quanto organizzazioni politiche, così da permettere alle grandi società informatiche di rimpiazzarle nel governo del mondo globalizzato [4]. All’indomani dell’11 Settembre, la rivista dell’esercito, Parameters [5], ha illustrato il progetto di rimodellamento del Grande Medio Oriente, precisando trattarsi di un piano particolarmente sanguinoso e feroce. La rivista precisava anche che sarebbero stati necessari crimini contro l’umanità, che però avrebbero potuto essere subappaltati. Il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld metterà a disposizione di Cebrowski un ufficio al Pentagono.

L’11 Settembre quindi non sarà soltanto un mezzo per far adottare d’urgenza una legge emergenziale contro il terrorismo, l’Usa Patriot Act − redatto con almeno due anni di anticipo − sarà anche l’occasione per avviare una vasta riforma istituzionale: creazione del Segretariato per la Difesa della Patria (Department of Homeland Security, spesso impropriamente tradotto Dipartimento per la Sicurezza Interna), nonché di Forze Speciali clandestine in seno alle forze armate.

Il terzo segretario dell’ambasciata USA a Mosca, Ryan C. Fogle, uomo delle Forze Speciali segrete del Pentagono, è stato arrestato dall’FSB nel 2013: s’apprestava a reclutare una spia all’interno della Direzione anti-terrorismo del Caucaso. Al momento dell’arresto, Fogle era in possesso di un armamentario per camuffarsi e modificare le impronte digitali.

Il Dipartimento per la Sicurezza della Patria controlla non soltanto agenzie come la Guardia Costiera o i servizi per l’immigrazione, ma anche un vasto sistema di sorveglianza della popolazione statunitense, dove lavorano a tempo pieno 112 mila spie interne [6]. Le Forze Speciali clandestine sono un esercito di 60 mila uomini super-addestrati, che operano senza uniforme, a dispregio delle Convenzioni di Ginevra [7]. Sono in grado di uccidere chiunque e ovunque voglia il Pentagono. E il Pentagono certo non rinuncia a sfruttare nella massima segretezza simile investimento.

LE GUERRE CONTRO L’AFGHANISTAN E L’IRAQ

Le operazioni iniziano con la guerra ai talebani – secondo la dottrina Cheney –, dopo l’interruzione delle trattative per la costruzione di un oleodotto attraverso l’Afghanistan, a metà luglio 2001. L’ambasciatore Niaz Naik, che ha rappresentato il Pakistan nei negoziati di Berlino con i talebani, torna a Islamabad convinto che l’attacco degli Stati Uniti sia inevitabile [8] . Il suo paese comincia dunque a prepararsi alle conseguenze. La flotta inglese viene schierata nel Mar Arabico, la NATO invia 40 mila uomini in Egitto e il capo tagiko Ahmad Shah Massoud viene assassinato due giorni prima degli attacchi a New York e Washington.

I rappresentanti di Stati Uniti e Regno Unito alle Nazioni Unite – John Negroponte e Sir Jeremy Greenstock – assicurano che il presidente George W. Bush e il primo ministro Tony Blair stanno applicando il diritto alla legittima difesa attaccando l’Afghanistan. Ma tutte le cancellerie sanno bene che a Washington e Londra si è sempre voluta questa guerra, indipendentemente dagli attentati. Nella migliore delle ipotesi, la percezione è che si stia strumentalizzando un crimine del quale solo la prima potenza è stata vittima. Comunque, io stesso riesco a suscitare molti dubbi – a livello mondiale – rispetto a ciò che è realmente accaduto l’11 settembre. In Francia, il presidente Jacques Chirac fa esaminare il mio lavoro dalla DGSE: dopo un’indagine approfondita, emerge che tutti gli elementi su cui mi sono basato sono veri, ma che non può in alcun modo confermare le mie conclusioni.

Le Monde, che ha già avviato una campagna per screditarmi, si fa beffe delle mie previsioni secondo cui gli Stati Uniti sarebbero pronti ad attaccare l’Iraq [9]. Eppure, accade l’inevitabile: Washington accusa Baghdad di ospitare membri di Al Qaida e di essere in possesso di armi di distruzione di massa per attaccare la “terra dei liberi”. Sarà quindi guerra, come nel 1991.

Per l’accusa all’Iraq di detenzione di armi chimiche, Donald Rumsfeld faceva affidamento su quelle che egli stesso aveva venduto al presidente Saddam Hussein durante la guerra contro l’Iran. Ma il presidente iracheno le aveva usate tutte.

Ognuno decide quindi di fare i conti con la propria coscienza. Continuando a chiudere gli occhi di fronte al colpo di Stato dell’11 settembre, ci si astiene dal contestare la strategia degli Stati Uniti e ci si trova quindi obbligati ad approvare i crimini conseguenti, ossia – in questo caso – l’invasione dell’Iraq. Solo un alto funzionario internazionale, Hans Blix, decide di difendere la verità [10]. Il diplomatico svedese è l’ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e presiede la Commissione di controllo, di verifica e d’ispezione delle Nazioni Unite, con il compito di monitorare l’Iraq. Opponendosi a Washington, sostiene che l’Iraq non possiede le armi di cui viene accusato. Una pressione senza precedenti lo opprime: non solo l’impero statunitense, ma tutti gli alleati fanno leva su di lui perché ponga fine ai suoi giochetti e lasci che la prima potenza mondiale distrugga l’Iraq. Non cederà neanche quando il suo successore all’AIEA, l’egiziano Muhammad al-Baradei, si fingerà conciliante.

Il 5 febbraio 2003, il segretario di Stato ed ex capo di Stato maggiore congiunto Colin Powell tiene un discorso al Consiglio di sicurezza, seguendo il testo preparato dalla squadra di Cheney. Accusa l’Iraq di ogni nefandezza, tra cui la protezione dei responsabili degli attacchi dell’11 settembre e la preparazione di armi di distruzione di massa per attaccare gli Stati occidentali. Tra l’altro, rivela il nuovo volto di Al Qaida, Abu Musab al-Zarqawi.

Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, si è opposto alla guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq.

Ma, a sua volta, Jacques Chirac rifiuta di partecipare al progetto criminale, anche se non intende denunciare le menzogne di Washington. Invia il suo ministro degli Esteri, Dominique de Villepin, al Consiglio di sicurezza: il ministro lascia a Parigi i rapporti della DGSE e incentra il proprio intervento sulla differenza tra guerra imposta e guerra scelta. È chiaro che l’attacco all’Iraq non ha alcun legame con gli attentati dell’11 settembre, ma si tratta di una scelta imperiale, una guerra di conquista. Villepin evidenzia quindi i risultati già ottenuti da Blix in Iraq e sgonfia le accuse degli Stati Uniti dimostrando che l’uso della forza, in quella fase, non è giustificato, concludendo che non vi è alcun elemento che dimostri che la guerra avrebbe portato risultati migliori rispetto al proseguimento delle ispezioni. Il Consiglio di sicurezza applaude, con la convinzione che l’intervento possa rappresentare una via d’uscita a Washington per evitare la guerra. È la prima volta che alcuni diplomatici applaudono un collega in quella sala.

Ma Washington e Londra non imporranno solo la guerra: dimenticando Hans Blix, gli Stati Uniti si impegneranno in ogni sorta di operazione per “farla pagare” a Chirac. Il presidente francese abbasserà presto la guardia e farà più del necessario per aiutare i suoi padroni statunitensi.

Nonostante le minacce, Hans Blix, presidente della Commissione di Controllo, di Verifica e d’Ispezione delle Nazioni Unite (COCOVINU), si è rifiutato di confermare che l’Iraq nel 2003 possedeva armi di distruzione di massa, ossia di avallare l’argomentazione utilizzata dal presidente Bush per giustificare la guerra contro Saddam Hussein.

Questa crisi ci costringe a far tesoro di una grande lezione. Hans Blix, come il suo compatriota Raoul Wallenberg durante la seconda guerra mondiale, rifiuta l’idea per cui gli statunitensi – o i tedeschi – siano superiori agli altri. Tenta di salvare vite umane la cui unica colpa è quella di essere iracheni (o ebrei ungheresi). Jacques Chirac vorrebbe sposare la stessa linea, ma i suoi precedenti errori e i segreti privati lo espongono a ricatti che non gli lasciano altra scelta che dimettersi o sottomettersi.

Washington prevede di mettere al potere a Baghdad gli iracheni in esilio che ha scelto tra i membri di un’organizzazione inglese, il Consiglio nazionale iracheno guidato da Ahmad Chalabi, un truffatore internazionale già condannato per la bancarotta della Petra Bank in Giordania. L’azienda aerospaziale Lockheed Martin crea un Comitato per la liberazione dell’Iraq [11], del quale l’ex segretario di Stato e mentore di Bush junior, George Shultz, assume la presidenza. Il Comitato e il Consiglio di Chalabi “vendono” la guerra all’opinione pubblica statunitense garantendo che gli Stati Uniti si limiteranno ad aiutare l’opposizione irachena e solo per poco tempo.

Come l’attacco all’Afghanistan, quello all’Iraq è stato preparato prima degli attentati a New York e Washington. All’inizio del 2001, il vicepresidente Dick Cheney ha negoziato personalmente l’installazione di basi militari statunitensi in Kirghizistan, Kazakistan e Uzbekistan nel quadro dello sviluppo degli accordi del CENTRASBAT (il battaglione dell’Asia Centrale) della Comunità economica dell’Asia centrale. I pianificatori hanno previsto che, per questa guerra, alle truppe serviranno 60 mila tonnellate di materiale al giorno, e così il Centro per la gestione dei trasporti militari (Military Traffic Management Command, MTMC) è stato incaricato di procedere con un certo anticipo per predisporvi la logistica.

Risoluto oppositore del tandem Rumsfeld/Cebrowski, il generale in pensione Paul Van Riper è chiamato a comandare le “forze rosse” (l’Iraq) in una simulazione dell’attacco al Paese, riuscendo a causare danni che sarebbero costati agli Stati Uniti almeno 20 mila uomini. Prima di attaccare l’Iraq, il Pentagono ha preferito corrompere i generali del presidente Saddam Hussein piuttosto che affrontarne l’esercito.

L’addestramento delle truppe inizia solamente dopo gli attacchi. Si tratta delle più grandi manovre militari della storia, denominate “Millennium Challenge 2002”. Queste esercitazioni mescolano operazioni reali e simulazioni presso la sala di Stato maggiore prodotte con i mezzi tecnologici utilizzati a Hollywood per il film Il Gladiatore. Dal 24 luglio al 15 agosto 2002 vengono mobilitati oltre 13 mila uomini. Le isole di San Nicolas e San Clemente – al largo della California – e il deserto del Nevada sono evacuati per fungere da teatro per le operazioni, un’abbondanza di risorse che richiede un budget di 235 milioni di dollari. Per la cronaca, i soldati che simulano le truppe irachene vengono capeggiati dal generale Paul Van Riper che, attuando una strategia non convenzionale, vince facilmente sulle truppe degli Stati Uniti, costringendo lo Stato maggiore a interrompere l’esercitazione prima della fine [12].

Ignorando i rapporti di Blix e le obiezioni francesi, Washington lancia l’“Operation Iraqui Liberation” il 19 marzo 2003. Considerato il senso sottinteso (petrolio) dall’acronimo inglese dell’operazione (OIL), viene rinominata “Operation Iraqi Freedom”. Una pioggia di fuoco di una potenza mai vista si abbatte su Baghdad causando “shock e stupore” (Shock and Awe), con gli abitanti della capitale che restano traumatizzati mentre Stati Uniti e gli alleati occupano il paese.

Donald Rumsfeld ha affidato l’Iraq appena conquistato all’assistente personale di Henry Kissinger, L. Paul Bremer III, che vi ha diretto una società privata, pomposamente battezzata Autorità Provvisoria della Coalizione. Non si conoscono i fortunati beneficiari dell’operazione.

Il governo viene inizialmente guidato da un ufficio del Pentagono, l’ORHA (Office of Reconstruction and Humanitarian Assistance), e dopo un mese da un funzionario civile nominato dal segretario della Difesa, Paul Bremer III – assistente personale di Henry Kissinger –, che ben presto assumerà la veste di amministratore dell’Autorità provvisoria della Coalizione. Contrariamente a quanto suggerisce il nome, questa autorità non è stata creata dalla Coalizione – che non si è mai riunita – e la sua esatta composizione rimane sconosciuta [13].

Per la prima volta appare un ente dipendente dal Pentagono ma che non compare in alcun organigramma degli USA: è ovviamente frutto delle decisioni del gruppo che ha preso il comando l’11 settembre 2001. Nei documenti pubblicati da Washington, l’autorità è designata come organo della Coalizione (se il documento è destinato a stranieri), e come ente governativo degli Stati Uniti (se destinato al Congresso). Con la sola eccezione di un funzionario britannico, tutti i dipendenti dell’autorità sono stipendiati dalle amministrazioni degli Stati Uniti, ma senza essere soggetti alle leggi americane. Così agiscono come meglio credono in relazione al codice degli appalti pubblici. Per esempio, l’autorità sequestra il tesoro iracheno – 5 miliardi di dollari – ma nei suoi conti ne appare solamente uno: che ne è stato dei restanti 4 miliardi? L’interrogativo viene sollevato alla conferenza di Madrid per la ricostruzione, ma non riceverà mai alcuna risposta.

L’ambasciatore Peter W. Galbraith, inventore del mito del presidente Saddam Hussein genocida di kurdi, è stato incaricato di mettere in atto il piano del senatore Joe Biden di divisione dell’Iraq in tre Stati distinti.

L’assistente di Paul Bremer non è altri che Sir Jeremy Greenstock, il rappresentante del Regno Unito al Consiglio di sicurezza che ha giustificato gli attacchi in Afghanistan e Iraq. Durante l’occupazione, gli Stati Uniti prendono in considerazione le opzioni per rimodellare l’Iraq, nel caso specifico la partizione in tre stati. Bremer invia quindi l’ambasciatore Peter Galbraith – che si era occupato della divisione della Jugoslavia in sette stati – come consulente del Governo regionale curdo.

Il professore Leo Strauss selezionò alcuni allievi ebrei per formare un gruppo di opliti (storicamente: soldati di Sparta). Li mandava a disturbare le lezioni dei rivali all’università di Cicago e insegnava loro che è meglio instaurare una dittatura piuttosto che esserne vittima.

Bremer lavora direttamente con il vicesegretario della Difesa Paul Wolfowitz, che ha delineato la strategia degli Stati Uniti dopo la dissoluzione dell’URSS, un trotskista ebreo seguace del pensiero del filosofo tedesco Leo Strauss, del quale molti adepti vengono sistemati da lui stesso al Pentagono per formare un gruppo strutturato, molto coerente e solidale. Secondo loro, traendo esperienza dalla debolezza della Repubblica di Weimar di fronte ai nazisti, gli ebrei non possono affidarsi alle democrazie per proteggersi da un eventuale nuovo genocidio. Al contrario, dovrebbero schierarsi dalla parte dei regimi autoritari e del potere. Così viene legittimata preventivamente l’idea di una dittatura mondiale [14].

Wolfowitz traccia il quadro operativo dell’Autorità provvisoria della Coalizione, ossia la de-baathificazione del paese – vale a dire la destituzione di tutti i funzionari membri del partito laico Baath – e il relativo saccheggio economico. Su sue istruzioni, Bremer assegna tutti gli appalti pubblici a società amiche, in genere senza bando, escludendo in linea di principio francesi e tedeschi, colpevoli di essersi opposti a questa guerra imperiale [15].

Tutti i membri del Progetto per un nuovo secolo americano – il think tank che ha organizzato l’11 settembre – entrano a far parte – direttamente o indirettamente – o collaborano con l’Autorità provvisoria della Coalizione.

Fin dall’inizio, intorno all’autorità c’è grande riluttanza. Prima di tutto quella del rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite, il brasiliano Sérgio Vieira de Mello, che viene assassinato il 19 agosto 2003, presumibilmente dal jihadista Abu Musab al-Zarqawi, già denunciato da Powell alle Nazioni Unite. I parenti del diplomatico sottolineano invece il conflitto che lo aveva messo in contrasto con Paul Wolfowitz e accusano direttamente una fazione degli Stati Uniti. Poi è il turno del generale James Mattis, comandante della Prima divisione dei Marines, preoccupato per le conseguenze disastrose della de-baathificazione. Rientrerà poi nei ranghi.

Trascinati dal successo negli Stati Uniti, in Afghanistan e in Iraq, gli uomini dell’11 settembre dirigono il paese verso nuovi obiettivi.

LA TEOPOLITICA

Dal 12 al 14 ottobre 2003 si svolge uno strano incontro all’hotel King David di Gerusalemme. L’invito riporta il seguente messaggio: “Israele è un’alternativa etica al totalitarismo orientale e al relativismo morale occidentale. Israele è il ‘Ground Zero’ della battaglia centrale per la sopravvivenza della civiltà. Israele può essere salvato, insieme al resto dell’Occidente. È tempo di unirsi a Gerusalemme”.

Diverse centinaia di personaggi dichiaratamente di estrema destra – israeliani e statunitensi – vengono ricevuti a spese della mafia russa. Avigdor Lieberman, Benjamin Netanyahu ed Ehud Olmert si congratulano con Elliott Abrams, Richard Perle e Daniel Pipes.

Il professor Leo Strauss ha inculcato ai propri discepoli l’idea che la teopolitica permetterà agli adepti di dominare il mondo.

Condividono tutti la stessa convinzione: la teopolitica. Secondo loro, la “fine del mondo” è vicina. Presto il mondo sarà governato da un’istituzione ebraica con sede a Gerusalemme [16].

L’incontro turba i progressisti israeliani, soprattutto perché alcuni oratori alludono a Baghdad, occupata sei mesi prima, come all’antica “Babilonia”. È evidente che, per loro, la teopolitica cui si rifà il Congresso è una riproposizione del talmudismo. Questa scuola di pensiero – di cui Leo Strauss era un esperto – interpreta l’ebraismo come un’antica preghiera del popolo ebraico per vendicare i crimini degli egiziani contro i loro antenati, la deportazione a Babilonia per mano degli Assiri e persino la distruzione degli ebrei europei da parte dei nazisti. Ritiene che la “dottrina Wolfowitz” stia preparando l’Armageddon – la battaglia finale – che imporrà il caos prima nel Grande Medio Oriente e poi in Europa. Una distruzione generale che rappresenterà la punizione divina per chi ha fatto soffrire il popolo ebraico.

L’ex primo ministro Ehud Barak si rende conto dell’errore che ha fatto rifiutando la pace che aveva personalmente negoziato con i presidenti Bill Clinton e Hafiz al-Assad, una pace che avrebbe preservato gli interessi di tutti i popoli della regione e che i teopolitici non vogliono. Inizia a radunare gli agenti che tenteranno invano di evitare la ri-elezione di Benjamin Netanyahu, nel novembre 2014, per Commanders for Israel’s Security (gli ufficiali responsabili della sicurezza d’Israele). Porterà avanti la battaglia fino al discorso del giugno 2016 alla Conferenza di Herzliya, durante la quale denuncerà la pessima politica di Netanyahu e la sua volontà d’istituzionalizzare l’apartheid. Esorterà i connazionali a salvare il paese opponendosi a questi fanatici.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article213727.html

 

L’offensiva del complesso militare-industriale

Sostenendo la guerra ucraina contro le popolazioni russe e provocando la risposta della Federazione di Russia, gli straussiani hanno avuto gli occhi più grandi dello stomaco. Le industrie della Difesa occidentali non riescono più a garantire la quantità di armi necessaria a continuare la guerra. È il momento d’investire nella morte.

I ministri statunitense e ucraino della Difesa durante la riunione del Gruppo di contatto per la Difesa dell’Ucraina, tenutasi l’8 settembre sulla base statunitense di Ramstein (Germania).

La recente avanzata ucraina è stata pianificata mesi fa dagli USA, che hanno fornito alle forze di Kiev in tempo reale le informazioni sugli obiettivi russi da colpire: lo rivela il New York Times in base a fonti ufficiali. Ciò conferma che le forze di Kiev sono di fatto sotto comando USA e operano secondo la loro strategia.

USA e operano secondo la loro strategia.

In tale quadro, il segretario USA alla Difesa Lloyd Austin ha convocato in Germania il “Gruppo di contatto di difesa dell’Ucraina” per accrescere le forniture di armi alle forze di Kiev. Il Gruppo è composto da oltre 50 Paesi: oltre quelli della NATO (Italia compresa), ne fanno parte il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Corea del Sud, Israele, Qatar. La quantità di armi riversata in Ucraina è tale da rendere necessario un forte aumento della loro produzione. Ad esempio, il Pentagono ha fornito all’Ucraina circa 800.000 proiettili di artiglieria da 155 mm per i 126 obici M777 a lunga gittata che, azionati da personale ucraino, sparano su obiettivi indicati dall’intelligence USA. Gli Stati Uniti hanno però una sola fabbrica che produce tali proiettili, l’impianto della General Dynamics in Pennsylvania, in grado di fabbricarne solo 14.000 al mese. Occorre quindi accrescere immediatamente la capacità produttiva di questo impianto e aprirne altri. Si apre così negli USA e in generale in Occidente un nuovo colossale business delle industrie belliche.

Tra queste l’italiana Leonardo – di cui il Ministero dello Sviluppo Economico possiede il 30% dell’azionariato – salita al 12° posto tra le 100 maggiori industrie belliche del mondo, al primo posto nella UE. Essa ha accresciuto i ricavi del settore Difesa del 24% in un anno, raggiungendo circa 14 miliardi di dollari. Dal settore difesa deriva l’83% del suo fatturato. La Leonardo è integrata nel gigantesco complesso militare-industriale USA capeggiato dalla Lockheed Martin, costruttrice dell’F-35 alla cui produzione partecipa la stessa Leonardo. Cresce in tal modo il potere del complesso militare-industriale, un organismo tentacolare che, per vivere e svilupparsi, ha bisogno come ossigeno della guerra.

Breve presentazione della rivista di stampa internazionale Grandangolo Pangea, diffusa venerdì 16 settembre 2022 sulla rete italiana Byoblu.

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DOCUMENTO QUI: https://www.voltairenet.org/IMG/pdf/contracting-fact-sheet-2.pdf
FONTE: https://www.voltairenet.org/article218010.html

 

 

 

Cronache della morte dell’UE.

Cartagine deve essere distrutta.

 

I veri obiettivi degli Stati Uniti in Ucraina sono la distruzione dell’Europa e del suo leader economico: la Germania.

Perché?

Quindi descriviamo la situazione nel mondo all’inizio del 2022 (attiro immediatamente l’attenzione sul fatto che fornisco cifre imprecise, per accuratezza nella finanza MMI e Spydell. Tuttavia, le cifre approssimative non influenzano sia la disposizione stessa che le conclusioni):

Cina. PIL: USD 16,9 trilioni. Settore industriale ~ 30,5% o 5,1 trilioni di dollari. Economia di esportazione del 15,3% con un livello di complessità delle esportazioni di 1,35 (facilmente sostituibile, non tecnologico, ma massiccio, elastico nel prezzo, che richiede un piccolo margine di produttori e manodopera non costosa, nonché agglomerato di produttori)

Germania. PIL 4,2 trilioni USD. Settore industriale ~ 27-30% o 1,1-1,3 trilioni di dollari. L’economia delle esportazioni è del 35% con quasi il più alto livello di complessità delle esportazioni del pianeta a 2,07 (solo il Giappone ne ha 2,49 più ripidi. Cioè, l’esportazione non è sostituibile, tecnologica complessa, e quindi MOLTO MARGINALE)

L’UE nel suo complesso. PIL 17 trilioni. USD (improvvisamente !!! più Cina, beh, o almeno lo stesso). Settore industriale ~ 25% o 4,1 trilioni di dollari. (improvvisamente leggermente più piccolo della Cina).

Solo questo settore, come è già stato scritto sopra, è high-tech, il che significa marginale, dando una rapida crescita positiva del capitale.

USA. Il PIL è di 22,9 trilioni di dollari. Tuttavia, il settore industriale è solo il 18% o 4,1 trilioni di dollari. (Improvvisamente meno Cina e la stessa dell’UE)!!! E il settore finanziario è superiore al 20%, così come il settore dei servizi generali nel 77% dell’economia.

Ma anche questo settore industriale, che dà solo il 7,7% delle esportazioni con un indice di complessità delle esportazioni (ICE) di solo 1,57 (proprio come la Cina)

Quindi, torniamo all’inizio dell’anno, gli squilibri accumulati nel PREP accelerano l’inflazione e possono seppellire l’intero sistema del dollaro.

Fermare il QE e iniziare a ridurre il bilancio della Fed garantisce il declino del settore dei servizi, l’effettiva morte del settore finanziario, così come gran parte del venture IT sotto forma di società zombie con margini di fatturato negativi o mancanza di flusso di cassa.

Per sopravvivere, gli Stati hanno urgente bisogno di sviluppare il settore reale dell’economia, cioè l’industria.

Tuttavia, poiché il mondo è diventato globale, non sono previsti nuovi mercati, il sistema non può catturare Marte con i marziani, il che significa che deve crescere a un ritmo intensivo, il che significa un lavoro di capitale negativo, dal momento che gli investimenti di rischio cumulativi a livello intensivo non pagano, questo è ovvio dal 2009.

Cosa fare?

Devi uccidere un concorrente.

Opzione 1: Cina.

Tuttavia, in primo luogo, la Cina è un soggetto, in secondo luogo, l’economia cinese e gli Stati Uniti sono troppo collegati, e in terzo luogo, lo sviluppo di un’industria simile alla Cina è un margine basso, un lungo periodo di ammortamento e un calo dei redditi delle famiglie. E il calo dei redditi delle famiglie è una rivoluzione negli Stati Uniti. L’opzione non è adatta.

Opzione 2: UE

Si adatta perfettamente, mancanza di soggettività e affari marginali.

Tuttavia, il business è marginale perché è molto tecnologico, cioè ha una soglia alta e lunga per l’ingresso. Abbiamo bisogno di decenni di sviluppo, migliaia di brevetti e la coltivazione di un team di specialisti.

Ma! Brevetti, specialisti e aziende non appartengono all’UE?

È necessario costringere queste aziende a trasferirsi completamente negli Stati Uniti, proprio come, ad esempio, la produzione a basso reddito si è trasferita in Cina negli anni ’90.

Per fare questo, è necessario creare condizioni insopportabili per gli affari: guerra, fame e freddo.

E ora guardate l’UE!!!

Notizia 1:

Per 8 mesi del 2022, la produzione industriale tedesca è diminuita dell’1,8% sullo sfondo delle sanzioni contro la Russia e un calo del 10,7% è stato registrato nel settore chimico e farmaceutico tedesco (elevata dipendenza dal gas).

Notizia 2:

Il 21 settembre, il Wall Street Journal ha pubblicato una storia secondo cui una grande azienda tedesca viene massicciamente trasferita nel Nuovo Mondo.

https://www.wsj.com/articles/high-natural-gas-prices-push-european-manufacturers-to-shift-to-the-u-s-11663707594

Notizia 3: esplosione sui rami del Nord Stream 1 e 2.

Collego le ultime notizie in un’unica catena di eventi.

Cartagine (UE) deve essere distrutta. Ad ogni costo.

Questo è l’obiettivo principale degli Stati Uniti in Ucraina.

 

FONTE. web

 

 

 

POLITICA

Mantici e i finanziamenti russi

La vicenda dei supposti finanziamenti russi a partiti rivelata dal Dipartimento di Stato: abbiamo fatto qualche domanda a Alfredo Mantici.

Oggi presso il grande pubblico è famoso soprattutto per il suo ruolo nel Quartier Generale del reality di Amazon prime Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. Ma prima del reality è stato nella realtà davvero un pezzo grosso del Sisde, il servizio segreto interno italiano.

Allora, è credibile questa storia? Va letta come un avvertimento? Gli stessi americani dicono che comunque i russi, più che finanziare direttamente partiti loro amici, operano cercando di influenzare l’opinione pubblica attraverso i troll o la disinformazione.

Essenzialmente via social…

«La notizia dei 320 milioni di euro che sarebbero stati distribuiti in 20 Paesi è stata ufficialmente data dal ministero degli Esteri americano, dal Dipartimento di Stato. Quindi dobbiamo assumere che la notizia sia credibile. C’è però un dato che la rende sospetta, ed è la scelta dei tempi. Perché la notizia è di cinque anni fa, ma viene diffusa a due settimane dalle elezioni politiche in Italia. Il punto non è poi tanto se l’Italia è nella lista di questi Paesi, ma il dato è che la notizia in sé ha generato scompiglio nell’opinione pubblica italiana, scatenando comunque una serie di polemiche. Il tutto non era imprevedibile, nel momento in cui il Dipartimento di Stato per ordine di Blinken, segretario di Stato, diffonde la notizia. E sebbene si parli di interferenze russe attraverso dazioni di denaro qui abbiamo davanti, molto flagrante, una interferenza americana nelle elezioni politiche italiane. Con una notizia datata cinque anni fa».

realtà neanche data ma solo ventilata, perché potrebbe anche non starci l’Italia.

«Sì, però il risultato è stato comunque ottenuto, visto il vostro comportamento. Vostro, nel senso di voi giornalisti. Il 100% della stampa italiana si è aggrappato alla notizia e ha incominciato a dire che in queste elezioni c’è chi ha preso i soldi, indicando chili può aver presi, e chiaramente dalla parte dei possibili vincitori. Quindi, un risultato è stato comunque ottenuto. È stato un giochetto, più che di disinformazione, di manipolazione informativa. Molto ben fatto».

Ma a cosa servirebbe? Non credo che una cosa del genere cambierebbe un risultato elettorale ormai abbastanza determinato. Come ipotizzavo, serve come avvertimento?

«Anche. Può essere anche un avvertimento ai potenziali vincitori dicendogli; abbiamo qualcosa in mano che per voi è potenzialmente dannoso. Quindi mettiamoci d’accordo bene, in caso di vostra vittoria».

Anche al tempo del caso Savoini si disse qualcosa di simile, paradossalmente.

Che siccome quello era un hotel notoriamente monitorato dai Servizi russi dovevano essere stati proprio i Servizi russi a far filtrare quelle cose. Forse per un regolamento di conti interno, ma forse per mandare un avvertimento a Salvini, che in quel momento sembrava starsi avvicinando un po’ troppo a Trump. Qualcosa del tipo: fai attenzione, che abbiamo cose sul vostro conto.

«Questi sono giochi di ricattini incrociati che nel mondo della intelligence sono abituali. Si fanno. È la guerra non convenzionale».

C’è un aspetto curioso, in tutto ciò. Una volta c’era quello che Alberto Ronchey aveva definito il fattore K, relativo ai comunisti…

«E adesso c’è il fattore P.

Putin….».

In base al fattore K, comunque, si diceva che i comunisti venivano discriminati perché gli americani facendo sapere che non li gradivano impedivano che arrivassero al governo. C’è una sorta di fattore K che adesso è pure entrato in opera, ma dall’altra parte.

Ai danni del centro-destra.

«Esatto. Gli americani sono nostri alleati, ma nel mondo dell’intelligence non esistono amici e alleati. L’unica figura da tutelare con l’intelligence è l’interesse nazionale. Punto. Quindi se qualcuno percepisce come interesse nazionale quello di tentare di alterare il possibile risultato delle elezioni italiane, questo qualcuno ci prova».

In conclusione?

«Noi pensiamo che nel mondo dello spionaggio e del controspionaggio esistano solo gli agenti segreti. Esistono invece, e sono importantissimi, anche gli agenti di influenza. Che non sono persone che vengono in un Paese ritenuto sensibile a rubare segreti, ma vengono a tentare di fare lobbying per il loro Paese o per gli interessi del loro Paese. Fanno lobbying negli ambienti politici, negli ambienti finanziari, negli ambienti industriali specialmente collegati al mondo della Difesa. E anche nell’ambiente della stampa».

FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/33092485/generale-alfredo-mantici-fondi-russi-dossier-usa-avverimento.html

 

 

 

IL NEO GLOBALISMO È LA TRAGEDIA DELL’OCCIDENTE

Mentre la realizzazione del Grande Reset è un mito, rischiamo la Terza Guerra Mondiale

Buona lettura.

Di Belisario

La tragedia contemporanea dell’Occidente è la crescente affermazione del Neo Globalismo, che alla dottrina e metodologia trotzkista dell’espansione imperiale permanente ha aggiunto la dottrina gramsciana della totale occupazione culturale e mediatica.
L’altra tragedia, o riflesso della precedente, è che l’opposizione al Neo Globalismo è in gran parte condotta sulla base di analisi e categorie ideologiche marxiste e post marxiste (Antonio Gramsci e Herbert Marcuse in testa).

Tale approccio ideologico genera infiniti limiti e deformazioni interpretative. In estrema sintesi, va semplicemente ribadito che non esistono solo le relazioni economiche tra le classi, e che i popoli non si compongono e si caratterizzano solo in termini di classe.
La visione marxista perde di vista, non comprende, malinterpreta o nega fenomeni di ordine vario che non sono variabili dipendenti dai rapporti di classe, e che sono invece parzialmente o del tutto indipendenti – come peraltro Gramsci aveva limitatamente e strategicamente intuito. Per fare un esempio, nessuno ha mai avuto il coraggio di presentare un’ analisi della guerra civile in Jugoslavia in termini marxisti-leninisti, perche’ diverrebbe oggetto del più sarcastico ludibrio.

La visione marxista genera inevitabilmente una storia, anche recente, completamente distorta, perchè dinamiche e fatti, per quanto giganteschi – ma non facilmente spiegabili in termini di relazioni di classe – vengono persi di vista, non compresi, malinterpretati o direttamente negati.

Non solo. La visione marxista genera inevitabilmente anche una mitologia marxista – o credibile per i marxisti – è la stessa cosa.
Una delle bufale più ridicole della mitologia marxista e’ quella del Great Reset, non come visione meramente “ideale”, ma come vero e proprio piano operativo.

Chiunque dovrebbe essere in grado di capire che affinche’ tale visione si realizzi, deve accadere una serie infinita di sviluppi decisivi e convergenti in campo politico, istituzionale, economico, finanziario, sociale, mediatico-culturale etc, che nessuno al mondo è lontanamente in grado di programmare. Se diamo un valore di 100 al Great Reset, a stento siamo a 5.

E allora perche’ continuare a parlarne? Ed inoltre, perche’ interpretare anche la storia recente, specie a partire dalla nascita della globalizzazione con gli accordi di Marrakesh del 1994, come se fosse stata solo o principalmente un preparativo al Great Reset? Se “prima” nessuno l’aveva neanche pensato, cioè non esisteva!!!!!

Ci devono essere dinamiche che attraverso la mitologia del Great Reset vengono oscurate, e che non possono che essere dinamiche proprie del Neo Globalismo, quale ideologia dominante – per quanto non completamente dichiarata – in Occidente.

Il dominio degli USA e del dollaro

La realtà che viene oscurata dalla mitologia del Great Reset è il crescente, inusitato dominio degli USA nel campo occidentale, ormai comparabile se non superiore a quello degli Anni 50. Mai i Paesi dell’Europa Occidentale, Giappone e Canada erano scesi a tale livello di passiva subordinazione agli USA. Si tratta di un processo avviato dalle Presidenze Obama, sospeso da Trump e ripreso dalla Presidenza Biden, con enorme successo.

Sulle ragioni di tale successo del dominio USA si potrebbe aprire un lungo dibattito. Quello che mi preme sottolineare ora è che il riflesso di tale successo americano è il perdurante dominio del dollaro, nonostante siano ormai passati ben 20 anni dalla nascita dell’Euro.

E’ un dominio macroscopico che a noi Europei costa miliardi, ma che cio’ nonostante, grazie alle visioni marxiste e post marxiste imperanti anche nell’opposizione al Neo Globalismo, non viene compreso nella sua storia.
Una storia americana vittoriosa, che è inevitabilmente al tempo stesso la storia della sconfitta europea.

Un po’ di storia economica

Nel “gold standard” nato alla fine della Seconda Guerra Mondiale il valore del dollaro – moneta di riserva mondiale – era ancorato a quello dell’oro. Ciò supponeva che: a) gli USA potessero stampare dollari solo nella misura in cui il controvalore era coperto da disponibilita’ di oro nei sotterranei di Fort Knox, Kentucky; b) le banche centrali degli altri Paesi avessero il diritto di scambiare i dollari per quell’ oro.

Alla fine degli anni 60, gli USA iniziarono a stampare dollari ben sopra la loro disponibilità di oro, per coprire le spese: a) della guerra in Vietnam; b) dei programmi sociali necessari a frenare le rivolte nere e studentesche (la “Great Society” del Presidente Johnson).
Non essendo in quel periodo gli Europei delle mere pedine come oggi, perfino Inglesi e Francesi protestarono, arrivando a profilare ripetutamente gli Americani la possibilità di presentarsi con camions di dollari a Fort Knox per richiederne il cambio in oro.
Purtroppo, il quadro interno politico degli USA non era ancora del tutto pacificato dalle rivolte nere e studentesche, ed i Vietcong non mollavano, e così nell’agosto 1971, da un giorno all’altro, senza neanche l’ombra di un preavviso ai partners occidentali, il Presidente Nixon pose fine alla convertibilità dollaro-oro – quella che dovrebbe essere chiamata “la madre di tutti i defaults“, ma che gli Americani, per quanto mediamente dotati di cultura economica e finanziaria, continuano ancora oggi ad ignorare piu’ o meno allegramente. Menzioni un fatto del genere in uno dei forum finanziari USA piu’ noti e popolari, ed oltre il 50% reagisce attonito o non capisce: “I never thought about that”, etc.

Dall’agosto 1971 gli USA hanno iniziato a stampare tutti i dollari che volevano, scaricando inflazione sul resto del mondo, perchè il dollaro era e resta ancora oggi la prima moneta di riserva mondiale (63%), nonchè la moneta che quota petrolio e materie prime. Come se ciò non bastasse, nei primi anni Ottanta Ronald Reagan e Paul Volcker, sempre senza alcun concerto con i partners occidentali, alzarono alle stelle i tassi d’interesse, richiamando negli USA ed al dollaro i capitali internazionali che prima, per diversi decenni, avevano invece in gran parte messo a disposizione dello sviluppo mondiale. Drenaggio dei capitali internazionali, da parte del Paese piu’ ricco del mondo, durato fino ad oggi.

I tentativi europei di limitare lo strapotere del dollaro

Nel tentativo di rendersi meno dipendenti e di sottrarsi almeno parzialmente alla dittatura del dollaro, negli anni 80 le elites europee misero su il Sistema Monetario Europeo (SME), un meccanismo con una banda di oscillazione controllata delle monete nazionali gestito dalle banche centrali dei Paesi dell’Europa Occidentale. In termini semplici, quando una delle monete europee componenti si svalutava oltre la banda concordata, le altre intervenivano per sostenerla comprandola, o vendendola in caso di rivalutazione oltre la banda. Era un meccanismo che concretava un grado molto alto di concertazione economica e finanziaria, ma che mostrò i suoi limiti quando, a causa del differenziale tra i tassi d’inflazione britannico e italiano rispetto a quelli degli altri Paesi membri, non riusci’ ad evitare l’assalto della speculazione internazionale e l’uscita dallo SME della sterlina e della lira, ossia di Gran Bretagna ed Italia.
Gli USA – Governo Federale e Wall Street – non c’entrarono mai meno di nulla nel percorso che porto’ alla nascita dello SME, ed anzi, come logico, trattarono l’esperimento come una potenziale minaccia. Quando, sulle ceneri dello SME, le elites europee crearono l’Euro, la reazione sia del Governo Federale statunitense che sopratutto di Wall Street fu una fredda, gelida ostilità, per la semplice ragione che la stessa esistenza dell’Euro, a difesa di una area economica di poco inferiore agli USA, non poteva che attentare pesantemente al dominio del dollaro instaurato da un giorno all’altro dal Presidente Nixon nell’agosto 1971.

Chiunque abbia avuto a che fare con il Governo Federale degli USA e con Wall Street in quel periodo è perfettamente al corrente di tale ostilita’. E’ storia, non una opinione.

Così come chiunque (politici, funzionari, lobbysti, etc) in Europa abbia avuto a che fare con il percorso che ha portato alla nascita dell’Euro sa che uno dei suoi principali obiettivi era quello di attenuare il dominio incontrastato del dollaro. Migliaia di addetti ai lavori, da una parte e dall’altra, possono confermare quanto sopra.
Ma ciò nonostante, tra gli oppositori di indirizzo neo o post marxista al Neo Globalismo continua a girare la favoletta dell’ “Euro progetto degli USA”. Ma così non si vede, e conseguentemente non si capisce, la sconfitta europea.

A distanza di 20 anni dalla sua nascita, le statistiche della BIRS attestano che l’Euro rappresenta solo circa il 23% delle riserve valutarie mondiali, mentre il dollaro circa il 63%, una quota pari a quasi il triplo.

Il PIL degli USA non è il triplo del PIL dei Paesi UE o dell’area Euro, ma appena un 10%-15% (secondo i diversi calcoli) più grande. C’è ovviamente qualcosa che non va.

Perchè abbiamo perso: la BCE.

L’Euro ha purtroppo limitato solo parzialmente lo strapotere del dollaro. Gli USA, molto pragmaticamente, ne hanno accettato l’esistenza, per badare molto concretamente a ridurne l’autonomia, in particolare anticipando attraverso la Federal Reserve i trend finanziari e monetari, cosi’ obbligando la Banca Centrale Europea a giocare costantemente di rimessa, in una relazione di semi sudditanza.

Da tempo non c’è infatti più alcuna reale concertazione tra le politiche economiche e finanziarie dei Paesi G7, se non di mera facciata.

Eventi come il Plaza Agreement del 1985 ed il Louvre Agreement del 1987 appartengono al trapassato remoto. I comunicati del G7 in materia economica e finanziaria sono da oltre quindici anni il corrispondente concettuale delle famose mutande fatte dipingere sulle nudita’ della Cappella Sistina.

La relazione di semi sudditanza della BCE dalla Federal Reserve è sempre più evidente da quando nel 2019 è stata nominata la signora Christine Lagarde. Dal 2011 al 2019 la citata era stata Direttore del Fondo Monetario Internazionale, a seguito delle dimissioni presentate da Dominique Strauss-Kahn a causa del noto scandalo sessuale.

Ora, in poco meno di un biennio, gli USA del Presidente Biden hanno immesso 4 trillion di dollari (poco meno del 20% del PIL annuale USA) in sussidi diretti anti Covid e altri sussidi sociali. Per somme del genere, nella storia degli USA bisogna tornare indietro fino agli Anni 30 ed al New Deal del Presidente Roosevelt.

E’ come se in Italia negli ultimi due anni avessimo elargito aiuti anti Covid ed altri sussidi diretti per un importo di 400 miliardi di Euro (20% del PIL italiano), quando stiamo a litigare per 8 miliardi di reddito di cittadinanza, o per reperire alcune decine di miliardi per coprire le bollette energetiche Nessuno nell’UE ha potuto fare approvare sussidi lontanamente comparabili a quelli USA.

Un tale, gigantesca immissione diretta di liquidita’ sul mercato USA non poteva che scatenare l’inflazione, come per esempio il noto economista americano (peraltro di area Democratica) Lawrence Summers aveva avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente. Ma la sviolinata di Summers e’ stata fatta passare come scandalosamente “paganiana” , e l’orchestra si è rifiutata di effettuare l’accompagnamento, restando in silenzio.

La strategia della comunicazione ufficiale (Biden, Powell, Georgeva, etc) e’ stata: a) prima negare o dubitare della (evidente) valenza inflazionaria di tale mostruosa immissione di liquidita’; b) poi riconoscere l’inflazione come “transitoria”; c) infine ammettere la non transitorietà dell’inflazione e, attraverso la Federal Reserve, aumentare a raffica i tassi d’interesse. Notare il gradualismo: passo per passo il bove è stato condotto alla stalla – o il maiale al macello, secondo i punti di vista. L’inflazione e’ stata intenzionalmente scatenata dalla Presidenza Biden.

A tale strategia di comunicazione ufficiale ha partecipato anche la signora Christine Lagarde. Con una grossa differenza: insieme al Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, l’ha anche concretamente messa in atto. La BCE si è comportata come una pecorella al seguito della Federal Reserve. Non ha lamentato l’evidente valenza inflazionaria della citata immissione di liquidità statunitense nè – come poteva – l’ha anticipata, limitandosi ad attendere l’aumento dei tassi USA per procedere, con giudizio, a seguirne l’esempio.
Una vera, autentica dependance della Federal Reserve statunitense! La signora Lagarde -per 8 anni Direttore del Fondo Monetario Internazionale – ha trattato l’Euro come un fratello minore che segue pedissequamente le gesta del fratello maggiore, il dollaro.

Quando mai potrà salire – uno si domanda – la quota in Euro delle riserve valutarie mondiali, con una politica del genere?
Ma la signora Lagarde, ad onor del vero, è alla testa di una BCE che assomiglia ad una scacchiera schierata in una partita che non finisce mai. L’area dell’ex marco tedesco e satelliti (Paesi Bassi e Scandinavi) contro l’ex area del Sud Europa (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, qualche volta anche la Francia). Aree che non sono quasi mai state convergenti e che spingono quasi costantemente per scelte di politica monetaria divergenti. Il rischio della rissa e’ sempre dietro l’angolo.

In tali condizioni di costante conflitto interno, come si puo’ sperare che la BCE riesca ad articolare un consenso su una posizione di relativa autonomia, o “dialettica”, nei confronti dalla Federal Reserve? La signora Lagarde e’ sicuramente troppo “simpatetica” con la Federal Reserve, ma la reale “bottom line” è in Europa siamo troppo divisi per articolare qualcosa di più del mero “wait and see” di quello che decide la Federal Reserve.

Grazie al dollaro, gli USA continuano a scaricare l’inflazione da loro creata sul resto del mondo.

La quota dominante (63%) delle riserve valutarie internazionali detenuta in dollari, la quotazione in dollari del petrolio e delle materie prime, l’enorme quantita’ di dollari detenuta e circolante al di fuori degli USA o, in estrema sintesi, il predominio finanziario del dollaro, consente solo agli USA la possibilita’ di scaricare inflazione sul resto del mondo.
E’ esattamente quello che sta accadendo, ma il processo, assolutamente intenzionale da parte degli USA, nella strategia della comunicazione pubblica degli USA di Biden viene confuso come una delle conseguenze del conflitto russo-ucraino.

In realta’ il conflitto russo ucraino, per l’evidente pressione sui prezzi energetici, ha solo accelerato un trend al quale ha altresì contribuito, in modo determinante, la folle politica delle sanzioni alla Russia decisa a Washington e prontamente propagandata dalla Commissione UE ai Governi dei Paesi Membri dell’UE, che se la sono lasciata imporre.

Le sanzioni anti Russia stanno mettendo in ginocchio l’apparato industriale europeo – tedesco e italiano, il secondo e quinto apparato industriale del mondo, in primis – ed attentando seriamente al benessere ed al futuro economico di alcune centinaia di milioni di cittadini dell’UE.

Com’è possibile che la Commissione UE, che dovrebbe difendere l’Europa, sia giunta a tale assoluta mancanza di misura e prudenza nell’esecuzione delle direttive della Presidenza Biden e del Neo Globalismo?

Da quando è in corso una linea del genere? La risposta, almeno a quest’ultima domanda, e’ purtroppo semplicissima: da quando l’attuale vertice delle istituzioni europee e’ stato eletto: il belga Michel come Presidente del Consiglio Europeo, la tedesca Von der Leyen come Presidente della Commissione (affiancata nel vitale settore della competizione dalla conferma della danese Vestager), lo spagnolo Solana come Presidente del Servizio Relazioni Esterne dell’UE. Spicca su tutti la signora Von der Leyen, per l’aggressività delle dichiarazioni politiche apertamente guerrafondaie ed antirusse – dichiarazioni politiche che peraltro spetterebbero al sovraordinato Presidente del Consiglio Europeo Michel. I citati personaggi dureranno fino alla scadenza della Commissione nell’estate 2024, qualche mese prima delle elezioni presidenziali USA del 2024.

Il conflitto russo-ucraino

Alcuni a questo punto opineranno che l’appiattimento europeo alle sanzioni decise dagli USA, più che del vassallaggio dei leaders delle istituzioni comunitarie, sarebbe in realta’ una conseguenza obbligata dell’aggressione russa all’Ucraina.
Ma la narrazione della guerra russo-ucraina dei nostri “liberi” media occidentali e’ deficitaria e falsa. L’Ucraina, con il colpo di stato del 2014 e la persecuzione sistematica della minoranza russofona, pari al 30% della popolazione, non e’ solo una vittima, ma e’ corresponsabile del conflitto.

E perchè mai, comunque, un conflitto locale tra Russia e Ucraina è stato trasformato in uno scontro globale tra Russia e Occidente, scontro che le opinioni pubbliche di Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Austria e Portogallo, nonostante i mass media, non vogliono?

Perchè i mass media europei sono quasi unanimemente schierati nel sostegno alla linea guerrafondaia, in completo contrasto con le opinioni pubbliche nazionali? Ancora: come possono essere autenticamente “liberi” mass media che non riflettono, neanche parzialmente, le opinioni pubbliche dominanti nei Paesi Occidentali, quali ormai cristallizzate in decine di sondaggi?

La guerra russo-ucraina è solo uno dei classici conflitti etnico-nazionalisti tipici e frequenti nel corso degli ultimi tre secoli nell’Europa dell’Est. E’ sempre difficile dar ragione al 100% ad una delle due parti in questi conflitti, e comunque aizzare una parte (l’Ucraina) a scapito dell’altra (la Russia) è sempre un errore esponenziale – ma e’ esattamente quello che USA e Commissione UE hanno fatto almeno dal 2013, salva la parentesi rappresentata dalla Presidenza di Donald Trump.

Questi conflitti nascono nelle ampie aree miste, dovute alla mancanza di confini naturali e definiti, e possono terminare senza il massacro e la sconfitta di una delle due parti solo quando vengono fissati nuovi confini che separino le due parti (che si odiano a morte), ed eliminino o riducano al minimo le minoranze da una e dall’altra parte: vedasi il caso lampante e recente della ex Jugoslavia, di cui – guarda che caso – nessuno parla.

La ex Jugoslavia insegna: fino a quando le aree e le popolazioni miste non saranno state fisicamente separate, Russi ed Ucraini continueranno ad uccidersi. O vedasi, ancora, la storia del Pale of Settlement, la vasta area, comprensiva delle attuali Ucraina e Bielorussia, nella quale la Russia zarista concentro’ le comunità ebraiche per quasi 126 anni, dal 1791 al 1917, allo scopo di porre fine ai continui scontri armati tra di esse e le diverse popolazioni della Russia.

Perchè abbiamo perso e stiamo perdendo: la Commissione UE.

Gli oppositori al Neo Globalismo (Presidenze Obama/Clinton e Biden/Blinken) dei Dem USA che provengono dal fronte neo e post marxista, e che continuano ad utilizzare le relative categorie ideologiche, non si rendono conto della sconfitta europea, e conseguentemente nemmeno della evidente sottomissione della Commissione UE alla leadership statunitense.
Mai con Prodi, Barroso e Juncker si era arrivati a tale imbarazzante livello. L’agenda del nuovo “Drang nach Osten”, l’espansione orizzontale ad Est in aperto conflitto con la Russia, è pienamente condivisa dalla Commissione UE, in parallelo alla costante espansione verticale delle sue competenze, a diretto scapito di quelle dei Governi dei Paesi Membri, sempre più sottomessi ad un regime autorizzativo preventivo.

E’ paradossale che i Paesi che, attraverso i contributi attivi al bilancio UE, da decenni finanziano gli immensi i costi di funzionamento delle istituzioni e del personale UE, nonche’ gli esponenziali contributi che dal 2004 vengono ogni anno versati ai Paesi dell’Est Europa, ossia principalmente, nell’ordine, Germania, Francia, Italia e Olanda, abbiano di fatto rinunciato a far pesare politicamente il loro ruolo di finanziatori dell’UE, per lasciare il campo libero ad una Commissione UE praticamente sottomessa all’agenda dei Dem USA.

Da quando in qua chi paga e finanzia obbedisce al finanziato e mantenuto (la Commissione UE)? Perchè non si parla del secondo Piano Marshall con il quale i Paesi dell’Europa Occidentale finanziano dal 2004 i Paesi dell’Europa dell’Est? Inclusi quelli, come Polonia e Baltici, che appaiono intenzionati a regolare i conti del 1948 (Polonia) e del 1940 (Baltici) con l’imperialismo comunista sovietico, nel frattempo pero’ sparito?

Cosa aspettano, almeno qualcuno di questi grandi finanziatori dell’UE, ai quali vanno aggiunti anche Svezia, Danimarca ed Austria, a cominciare ad introdurre elementi di chiara riflessione in merito a tale corso? Perche’ gli orientamenti di una autorità amministrativa eletta da nessuno, la Commissione UE, e posta alle dipendenze delle decisioni dei 27 Governi dei Paesi Membri riuniti nel Consiglio Europeo, vengono aggressivamente contrapposti a quelli parzialmente divergenti di alcuni Governi dei Paesi Membri (esempio, l’Ungheria), prontamente attaccati come “anti democratici”? Quale “lezione di democrazia” puo’ mai provenire da una autorità amministrativa eletta da nessuno – la Commissione UE – quando si contrappone frontalmente agli indirizzi di un Governo sovrano europeo democraticamente eletto?

Il mito del Great Reset

Tutte domande che gli oppositori del Neo Globalismo provenienti dal fronte neo o post marxista non si pongono. Paradossalmente, la difesa aggressiva dello Stato Nazione Ucraina contro la Russia – in un evidente conflitto di carattere nazionalista che investe la sicurezza di entrambi– passa per il ridimensionamento esponenziale degli Stati Nazione europei rispetto all’agenda comune dei Dem USA, della Nato e della Commissione UE: l’espansione ad Est, in aperto conflitto con la Russia. Eppure la candidata alla Presidenza USA Hillary Clinton l’aveva annunciata e scandita molto chiaramente (destabilizzazione attiva di Bielorussia e Ucraina), prima di perdere le elezioni a favore di Donald Trump, poi criminalizzato per 4 anni come presunto “amico e complice” di Putin.

Si preferisce proiettare il mito dell’ “imminente”, per quanto irrealizzabile, Great Reset, per nascondere la preminenza assoluta dell’agenda Neo Global degli USA sul fronte occidentale.

Si straparla di una imminente nuova moneta o sistema di pagamento internazionale alternativo al dollaro, come se Russia, Cina, India, Saudi Arabia, Brasile etc fossero in grado e pronti a rinunciare alle loro monete nazionali, in un’impresa che richiederebbe una concertazione profonda tra le politiche economiche e finanziarie dei relativi Governi, riuscita fino ad oggi solo ai Paesi Europei, prima attraverso lo SME e dopo con l’Euro, peraltro con risultati ben inferiori alle aspettative.

A destra e a manca spuntano gli orfanelli di Aldous Huxley e George Orwell, ad evocare scie chimiche, chip sottopelle, digitalizzazione delle monete occidentali, credito sociale, etc, mentre molto concretamente e da più parti, varie correnti del movimento Neo Global incoraggiano sempre più apertamente la censura mediatica, diretta a scoraggiare perfino il libero dibattito sul reale impatto delle attivita’ umane sul Global Warming.

La rilevante componente del mondo scientifico contemporaneo che nega o dubita di tale impatto ha ormai ricevuto il marchio d’infamia dell’accusa di “negazionismo”, mutuato dallo standard applicato alle interpretazioni negative o estremamente riduttive dell’Olocausto. Eppure solo il 5% del CO2 è immesso nell’atmosfera dalle attività umane, il restante 95% è naturalmente rilasciato dal pianeta nella sua interazione con il Sole.

Quanto manca affinchè la censura mediatica venga invocata anche contro le argomentazioni alla base delle famigerate Critical Race Theory e Gender Theory?

Ed infine, si rammenta e si discetta con la massima leggerezza dell’utilizzo di armi nucleari, magari “limitato”, come se decine di milioni di essere umani arrostiti vivi (come a Hiroshima, e Nagasaki, ma anche a Dresda, Amburgo, Tokyo, etc ) fossero una prospettiva sostenibile.

Non c’e’ vita su Marte!

Una famosa, splendida canzone di David Bowie del giugno 1973 si domandava se “Is there life on Mars?”, per sfuggire alla follia violenta ed irrazionale del mondo contemporaneo.

Nel frattempo, le sonde della Nasa hanno attestato che no, non c’è traccia di vita su Marte: bisogna rassegnarsi, non si puo’ scappare, si deve guardare in faccia alla realtà.

E la realtà è che o in Europa qualcuno si decide a cambiare corso, o il continente sprofonderà in una esponenziale crisi politica, economica e sociale, se non nuovamente nell’ecatombe, questa volta definitiva, della Terza Guerra Mondiale.

Un Big Click, altro che Great Reset.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/il-neo-globalismo-e-la-tragedia-delloccidente/

 

 

 

 

STORIA

DAL LIBRO “A PRAGA SENZA RITORNO” di PROSSIMA USCITA
Gianfranco Stella 5 10 2022
Dei quattrocentocinquantacinque omicidi registrati nel Bolognese in quelle giornate centotrentasette furono commessi da Luigi Borghi-Ultimo (FOTO) anche se fu giudicato per soli quaranta.
In una sentenza fu definito “belva umana” ma non scontò un giorno di carcere. Per la compiacenza di una parte della magistratura bolognese che, con singolare disinvoltura si pose al servizio dei nuovi amministratori rossi, non fu toccato dalle inchieste giudiziarie che pure pesantemente lo coinvolgevano e solo nel ’49, quando gli piovvero addosso gli ordini di cattura, espatriò con l’aiuto del partito.
In Cecoslovacchia gli fu cambiato il nome in Bianchi e fu raggiunto dalla moglie Iside Bussolari, operaia alla Manifattura Tabacchi di Bologna. Fu tra i più violenti e pericolosi transfughi di Praga ove formò una banda che vessava gli ex partigiani, controllato appena da Francesco Moranino che il partito, col nome di Franco Moretti, aveva posto a capo della colonia infame.
Qui il 30 aprile del ‘65 il partito gli comunicò la grazia presidenziale che l’avrebbe reso libero. L’Anpi riuscì anche a fargli avere la medaglia d’argento al valor militare, una mistificazione, un orrore che per effetto delle condanne ergastolane gli fu revoca. Grottesca la motivazione: Eroico combattente della libertà, degno rappresentante della nuova gioventù, partecipava sin dall’inizio alla guerra di liberazione contro l’odiato invasore(…). Nominato commissario politico del distaccamento gappista di Castel Maggiore, faceva di questo reparto un magnifico strumento di ardimento e sprezzo del pericolo.
Questo trentenne “rappresentante della nuova gioventù” non fu mai commissario politico di Castel Maggiore, ne fu comandante della polizia partigiana, attraverso cui poté impunemente commettere i suoi cento e passa omicidi.
Bellamente rimpatriato dalla Cecoslovacchia aprì poi a Castel Maggiore una ferramenta e nessuno gli andò a chiedere conto di nulla.
L’altra staffetta che aveva preso parte all’uccisione di Arpinati e dell’avvocato Torquato Nanni, rimasta sconosciuta fino alle mie difficili ricerche degli anni ‘90, era Carolina Malaguti (FOTO), nome di battaglia Prima, nata a Funo di Argelato nel ‘24.
Suo fratello maggiore, Carlo, era entrato nella Settima Gap bolognese e fu attivo nel reclutamento di giovani a Monte Calderaro ove funzionava una base di smistamento. Il 10 novembre del ’44 rimase ucciso in uno scontro con i tedeschi nella borgata bolognese di Corticella.
La sorella presa da delirio di vendetta si aggregò a Luigi Borghi e ad altri feroci esecutori nella soppressione di persone più o meno compromesse col fascismo.
Un fascicolo della pretura bolognese la imputava di correità in diversi omicidi con i più spietati killer della Settima Gap.
In Cecoslovacchia lavorò nei collettivi agricoli vivendo una vita difficile nel freddo e nella fatica, nella solitudine e nella nostalgia. Disperò di poter tornare in Italia dopo che l’ultima grande amnistia, quella del dicembre del ’53, non le fu risolutiva, convincendosi così che mai sarebbe potuta tornare.
Avvilita nel profondo, la mattina del 14 aprile del ’54 si recò in una chiesa di Praga e si tolse la vita impiccandosi. Due giorni prima aveva compiuto 30 anni.
FONTE: https://www.facebook.com/gianfranco.stella.16/posts/pfbid032STmVQ8aK454w8B5wWzwtHTij83j3Wyyx59cEsBj21ZNp1mR7CKWHiHkc3Yx4s4cl

 

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