RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 10 MAGGIO 2021

https://stopcensura.org/cossiga-demoli-draghi-un-vile-affarista-liquidatore-dellindustria-pubblica/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

10 MAGGIO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

ALTERA MANU FERT LAPIDEM, PANEM OSTENTAT ALTERA

(Con un mano reca la pietra e con l’altra mostra un pane)

FLORES SENTENTIARUM, Hoepli, 1949, pag. 143

 

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SOMMARIO

UNA GEOPOLITICA DEL DISSOLVIMENTO
Il presidente del Burundi muore di infarto dopo aver cacciato l’OMS dal paese
Manuale di contro-conversazione
Andrea Romano PD – “stavolta non scherziamo gli antivaccinisti andranno zittiti” (video)
Moncalvo: Loggia Ungheria? Ma la stampa tace su tutto
L’attacco informatico impone l’arresto del più grande gasdotto degli Stati Uniti
Le nuove forme omologate ed uniformanti delle città.
Cossiga demolì Draghi: “Un vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica”
Prevedono la diminuzione di 18 milioni di Italiani entro il 2025
Migliaia i medici in piazza, mentre l’Ordine apre procedimenti
Speculazioni belliche: Il vaccino è IL VOTO per la NATO che deciderà il nostro futuro
RISPOSTA A ANDREA SCANZI – La cultura di destra
La controrivoluzione di de Maistre, alieno fuori dal tempo (compreso il suo)
Killer giganti per “placcare” Google
TSO RAGAZZO di Fano – Avv Musso telefona alla struttura
“CONNESSIONI” di Francesca Sifola 
Sotto la pandemia
Presentati gli emendamenti al D.L. 44, che istituisce l’obbligo vaccinale antiCovid
Discorso tipico dello schiavo
Discorso su “Francesco” fuori dell’Asse
SE LI TENGANO IN FRANCIA
“Mentre davo i caffè…”: cosa non torna sul caso Grillo
RIFORME E PNRR: GOCCE DI LATTE NEL CAFFÈ
Superior stabat lupus
LIQUAMI
INTERNET: CONTROLLO TOTALITARIO!
La leggenda nera di Eugenio Cefis e la morte di Rino Gaetano

 

 

EDITORIALE

UNA GEOPOLITICA DEL DISSOLVIMENTO

Una geopolitica del dissolvimento

La Francia è scossa da un crescente numero di rivolte razziali, una ricaduta del suo passato coloniale e della importazione di manodopera africana a bassissimo costo. Pare che un nutrito gruppo di generali abbia avvertito il presidente che ignora deliberatamente qualsiasi segnalazione e, anzi, ha rinunciato a gestire e controllare i disordini crescenti nelle banlieues delle città più importanti. Abbiamo ulteriori disordini nei BalcaniRecep Tayyip Erdogan probabilmente rilascerà circa sei milioni di profughi che cercheranno di arrivare in Europa in ordine sparso. Troveranno colonne di mezzi militari corazzati austriaci, ungheresi, bulgari, germanici e quindi si concentreranno nell’unico corridoio non presidiato e cioè quello dell’Albania che farà da avamposto per l’assalto delle coste pugliesi.

Sono tutti fatti che i nostri “Servizi” conoscono benissimo e da tanto tempo. Anche in questo caso è nota la totale indifferenza della presidenza del Consiglio italiana alla quale gli alti comandi hanno imposto di non fare nulla! Non è casuale che la Puglia sia stata oggetto di un violento e sistematico espianto di migliaia di ulivi secolari abbattuti con la scusa della xylella che esiste da secoli e da sempre sotto controllo: i terreni desertificati serviranno quindi per accogliere i ridetti balcanici?

L’attuale governatore della Puglia aveva iniziato a dirlo varie volte nelle sedi opportune ma è stato indotto con modi fisici “molto persuasivi” a non dire nulla, cosa che egli ha fatto, scomparendo totalmente dalla scena politica italiana. Sempre a proposito di terreni demoliti. Perché ancora non è stata completata la ricostruzione dei territori terremotati dell’Aquila? Nel corso degli anni, i terreni si sono svalutati ad un valore inferiore a quello dei terreni agricoli per la vendita di migliaia di aquilani che sono andati via dal territorio. Perché questo accade? La solita spiegazione attualmente in corso è quella dell’incuria, delle pastoie burocratiche. Ma qualcuno ci crede? Probabilmente, la destinazione delle aree è stata stabilita da tempo, ma nessuno ne sa niente, anche se io un sospetto lo avrei.

Qual è la situazione internazionale italiana? La Libia ci combatte sui mari per la pesca e boicotta le piattaforme dell’Eni in mare, trasferendo le commesse agli anglo-francesi e ci lancia addosso migliaia di libici in mare. La Tunisia ci sequestra le navi da pesca e invia migliaia di detenuti con barchini sulle coste siciliane di notte. L’Egitto diventa teatro della Covert operation Regeni organizzata dai servizi inglesi, assassinando e torturando l’ingenuo ragazzo per rendere credibile un “trattamento” brutale da parte degli egiziani brutti, sporchi e cattivi. Tutto questo per logorare i rapporti italo-egiziani, facendo saltare commesse petrolifere per oltre 12 miliardi di euro che vanno ai ridetti anglo-francesi. Il capo egiziano è costretto a prendersi tutte le responsabilità pur di non fare la figura del fesso che si è fatto fare la cospirazione sotto il naso!

Malta spara a tutte le imbarcazioni con migranti ma non viene censurata per violazione dei diritti umani dalla Ue né dall’Onu, né dalle Autorità per i rifugiati, né dai movimenti pacifisti, né dall’esule nel loft newyorkese da 5 milioni di euro, né dall’Anpi, né dai giornalisti buonisti-grandi-firme-laureati-in-tostissime-università-Usa, né dalle sinistre mondialiste, né dalla affascinante autrice del fascistometro, mentre un ex ministro italiano viene posto sotto processo per aver cercato di frenare lo sbarco caotico di clandestini nelle coste della ex-Italia. La Francia continua a razziare imprese, marchi industriali, banche, aziende di telecomunicazioni e da tempo tenta di annettersi la Sardegna fin dalla data del Trattato di Caen. La Spagna continua a comprare marchi di moda e assicurazioni. La Germania, con la scusa dell’inquinamento, è riuscita a sterminare l’Ilva che produceva acciaio quattro volte superiore a quello germanico e con minore prezzo, ma salvando tutta la dirigenza austriaca da sanzioni penali introducendo comparse indiane per agitare le acque. Adesso l’Italia sarà costretta a comprare acciaio tedesco al quadruplo del prezzo.

Qual è la situazione interna italiana?

Il Partito Democratico sta collassando per le solite sanguinose faide interne ma è puntellato dal Colle che – in continuità con il precedente presidente preferito da Henry Kissinger – ha ricevuto ordini dagli alti comandi in tal senso. Il M5S continua la sua disgregazione pilotata che è iniziata ufficialmente con la recita shakespeariana e pirotecnica del suo mentore e smaliziato attore e comico italiano. Una Psyop che ha lo scopo di screditare il movimento per demolirlo. Metà degli iscritti ritorneranno nel Pd e il resto andrà dentro un partito stile Macron per raccogliere gli ex M5S, le frange fuoriuscite dal Pd, il gruppo di Matteo Renzi e gran parte di Forza Italia. In tutto questo non è casuale il rientro di Enrico Letta dalla Francia che vuole controllare con il suo fido pretoriano che le cose vadano per il verso pianificato in altre sedi! Il partitino di destra – unico all’opposizione – avrà il sostegno degli Usa perché cresca al 25 per cento, perché sia credibile un simulacro di opposizione “democratica”.

Nel frattempo, l’impalcatura socio-economica italiana è stata spazzata via dallo Psycovirus, trascinando nella polvere i diritti civili e l’ultimo residuo di stato sociale, in nome di un pauperismo ecologico e “sostenibile” avente il proposito di creare sensi di colpa nella popolazione per gli immensi danni ambientali provocati dai colossi mondiali con le deforestazioni, gli sversamenti petroliferi e di residui nucleari. La narrazione ecologica-sostenibile-con-le-treccine-inclusiva-globalista-green-con-auto-elettriche incolpa totalmente gli umani di inquinare il pianeta con bottiglie e plastiche allo scopo di coprire i crimini causati dal cinismo dei colossi mondiali. Gli umani devono essere torturati psicologicamente con la narrazione ecologica-sostenibile con le treccine e devono essere convinti di essere solo loro gli autori dei danni climatici provocati principalmente dallo spostamento dell’asse terrestre (il Nobel, Carlo Rubbia, lo dichiarò in sede referente al Senato ma fu oscurato e licenziato dal Cern poco dopo) e dall’inquinamento creato per l’80 per cento dai ridetti colossi planetari.

Gli umani – in nome della favolistica green – devono diventare felici di essere spogliati di tutto e felici di vivere in un crescente distopico pauperismo che cancellerà duemila anni di progresso scientifico, economico, sociale.

Sulla base di quanto detto sopra, ha una chiave di lettura più leggibile la strategia dell’Unione europea orientata al depotenziamento degli Stati membri di grandi dimensioni attraverso una serie teleguidata di secessioni preannunciate da rivolte locali come nel caso della Catalogna, dei baschi in Spagna, la scissione inglese, il tentativo di spostare la Sardegna verso la Francia iniziando dal trattato di Caen di cui nessuno ha parlato sui soliti giornaloni, con le guerre balcaniche che hanno demolito la Jugoslavia, il caso ucraino, il caso della Bielorussia. La ragione di tutto questo caos da guerra civile permanente in Europa? Gli staterelli piccoli sono malleabili perché, con una popolazione scarsa, non possono avere autonomia finanziaria con le tasse e quindi vivono di indebitamento presso Fmi, Bce, Bri.

Con l’azione combinata della robotizzazione, della spinta digitale e dell’economia ecologica, la prolungata crisi depressiva ha prodotto una disoccupazione europea pari a 85 milioni di persone che salirà a 185 milioni mediante l’espulsione di milioni di addetti dai cicli produttivi; il ricatto riveniente da un indebitamento permanente di massa collegato a una crisi economica e quindi sociale volutamente prolungata da una sequenza infernale di fallimenti bancari che costringo gli Stati colpiti ad indebitarsi con le solite banche nordeuropee sottostando a tassi sanguinari. Rivolgersi ai risparmi nazionali è vietato dalle norme Ue. Gli Stati devono indebitarsi presso banche private quasi tutte nordeuropee: capito l’antifona? Va precisato che tali tassi sono determinati ogni mattina alle 11,30 presso i saloni felpatissimi di una banca privata londinese da cinque operatori finanziari privati con criteri misterici solo noti ai figli dell’alta finanza.

La pallottola in canna dello spread, stabilito sul differenziale fra debito pubblico germanico e quello degli altri Stati membri, è stata una attribuzione unilaterale che nessuno ha mai votato all’interno dell’Unione. Tutto questo con l’ignobile silenzio della Autorità comunitarie di vigilanza (il cosiddetto Eurosistema) che avrebbero dovuto regolare direttamente nell’interesse paritario di tutti i popoli dell’Unione stessa. Il tasso zero continuerà a persistere per evitare la svalutazione delle migliaia di miliardi di derivati iscritti nei bilanci delle, banche, dei fondi pensione mondiali, dei fondi sovrani cinesi, norvegesi, Usa.

Tutto questo si inscrive nella ferrea e spietata logica del cosiddetto “Marginal call”. Emblematica la recentissima dichiarazione della Janet Yellen di rialzo dei tassi immediatamente dalla medesima smentita: i tassi devono rimanere a zero in tutto il mondo. A tutto questo aggiungiamo l’esistenza nella cosiddetta Unione europea dell’unico Parlamento al mondo che non ha poteri legislativi che sono in possesso di 18 super-pretoriani tecnocrati non eletti da nessuno!

Avremo una depressione economica permanente, anche a costo di provocare 300 milioni di disoccupati. Risulterà conveniente erogare dall’alto un sussidio universale a tutti perché risulta meno costoso del totale delle svalutazioni dei derivati in caso di rialzo dei tassi. Quindi, nessun sostegno al rilancio economico, che provocherebbe un rialzo dei tassi giustificandolo con le narrazioni ecologiche del pauperismo, dell’inclusione e del reddito di cittadinanza (quello che è stata la bandiera del M5S creato e all’uopo finanziato da una notissima dinastia bancaria risalente al 1600). Nulla accade per caso! Ho il timore che da questo incubo non ne usciremo né pacificamente né a breve.

FONTE: http://www.opinione.it/politica/2021/05/10/manlio-lo-presti_geopolitica-dissolvimento-francia-italia-guerre-rivolte-usa-turchia/

 

 

 

IN EVIDENZA

Il presidente del Burundi muore di infarto dopo aver cacciato l’OMS dal paese

Il Burundi aveva ordinato al rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità e ad altri tre esperti che coordinavano la risposta al coronavirus
a livello locale di lasciare il Paese.Gravi interferenze nella gestione dell’emergenza da parte del team dell’OMS avevano indotto il presidente Pierre Nkurunziza a prendere questa decisione.
Ma e’ notizia di poche ore fa che Pierre Nkurunziza e’ morto di infarto a 55 anni a darne notizia le agenzie di stampa africane.Una morte misteriosa come tutte quelle che si sono verificate in Africa,infatti negli ultimi anni circa 22 esponenti politici che mettevano il bastone tra le ruote alle potenze coloniali hanno perso la vita.
Ma come al solito sono solo “coincidenze”…
FONTE: https://video-reporter.blogspot.com/2020/06/il-presidente-del-burundi-muore-di.html

Manuale di contro-conversazione

Oggi vogliamo sottoporre i lettori ad una nuovissima terapia. Per distinguerci da quella che è ormai la prassi, e forse per darci un certo tono d’originalità, lo dichiariamo subito: si tratta di una terapia in fase di sperimentazione. Invitiamo qui i lettori, apertamente e senza segreto, ad offrirsi come cavie. Diremo di più, poiché ci vogliamo nuovamente distinguere: questa terapia sperimentale è del tutto facoltativa. Siete liberi di partecipare, oppure potete smettere di leggere già ora, e andare a bere un caffè. Al bar non vi chiederanno un lasciapassare che certifichi la vostra adesione. Promesso.

Entriamo nel vivo della questione. La terapia che vorremmo oggi sperimentare non riguarda la medicina. Non si tratta di una terapia genica, ma piuttosto di una terapia igienica. Una terapia di igiene retorica, potremmo dire, prendendoci la libertà di fare un gioco di parole (una delle poche libertà rimaste).

È d’obbligo, prima di procedere, una breve premessa. Tutti noi sappiamo bene come il dialogo con gli adepti della nuova normalità sia, fatto salvo per pochissimi casi, TOTALMENTE impossibile. Non esiste alcuno spazio di confronto intelligente. Non importa quanti documenti ufficiali, dati statistici o testimonianze di esperti siano posti sul tavolo della discussione: non verrete ascoltati. Verrete piuttosto derisi, con il ghigno sinistro e assente di superiorità di chi sta per bersi una fialetta di cianuro, pensando si tratti di chinotto. Discutere con queste persone è come guidare una muta di cani che, dopo una settimana a digiuno nelle bianche distese dello Yukon, abbia adocchiato in lontananza una lepre delle nevi, e le si scagli contro, completamente fuori controllo e sorda alle richieste del conducente. (Mi perdonino i lettori più attenti, l’esempio è puramente campato per aria. Non sono mai stato nello Yukon, né tantomeno ho guidato una muta. Ho letto un po’ Jack London da ragazzino, ecco tutto.) Insomma, non c’è niente da fare. La retorica, la logica, il senso comune non soltanto non funzionano più, ma sono anzi profondamente schifati dagli adepti della nuova normalità, dagli affermazionisti, dai teleipnotizzati dell’ultima ora, dagli analfabeti per scelta disposti a rinunciare a tutto pur di non rinunciare a niente.

Basta chiacchiere magre per ora, passiamo all’esperimento. La prossima volta che vi troviate costretti a discutere con un affermazionista, non contradditelo più. Non tentate di farlo ragionare. Non imbastite un buon discorso basato su fatti comprovati, che dimostri con chiarezza scientifica una tesi. Basta, smettetela, non serve a nulla. Finora, se il vostro interlocutore tirava, come una muta impazzita, verso ovest, voi tentavate di farlo virare verso est. Questo confronto finisce ogni volta con una stasi dialettica inevitabile, e faticosissima. D’ora in poi, quando il vostro interlocutore prende a spingere verso un lato, voi dategli una gran spinta nella stessa direzione; una spinta retorica, s’intende. Anziché contestare la posizione dell’altro, ponetevi in quella stessa posizione, e gonfiatela a tal punto da renderne palese l’assurdità. Per chiarire del tutto il punto centrale, e dissipare ogni dubbio, vi proponiamo ora un esempio di “terapia igienica di contro-conversazione”, che serva al lettore come traccia guida per l’esperimento.

***

Una domenica mattina, uscendo di casa, sul ballatoio incontrate Sandro, il vostro vicino, devoto seguace del nuovo credo vaccinale. Da bravo scientista, Sandro non si domanda mai nulla e dà tutto per appurato. Fatti sbrigativamente i convenevoli, si affretta a parlarvi dei passaporti vaccinali, e di come finalmente si potrà tornare a viaggiare in sicurezza. E poi continua, costringendovi ad ascoltare le solite storielle sui nuovi vaccini, di come sia importante la sensibilizzazione, di come si debba immunizzare il gregge, eccetera eccetera. Voi scuotete il capo, e state per dire quello che pensate… STOP, fermi lì! Ricordatevi dei cani di London, ricordate l’esperimento! Provate a rispondere così:

< Sandro, io sono assolutamente contrario ai passaporti vaccinali; l’idea stessa di passaporto vaccinale è estremamente pericolosa. Lei forse lo sa già, ma lasci che le spieghi il perché: il passaporto, solitamente, è un qualcosa che si può avere oppure no. È un documento facoltativo che solamente coloro che intendono viaggiare all’estero si procurano, gli altri son ben liberi di non averlo, e certamente non ne hanno bisogno. I vari governi, promuovendo con tanta leggerezza l’idea di passaporto vaccinale, prevedono che alcuni avranno il passaporto e altri no. Questo pensiero è GRAVISSIMO, e va eradicato con forza dalla mente dei cittadini. La vaccinazione non è facoltativa, non è una vacanza alle Filippine. Lo ripeto: la vaccinazione non è una scelta, e dunque di passaporti non si deve neanche parlare. Nel più breve tempo possibile tutti saremo vaccinati, e con i passaporti vaccinali potremo incartarci il prosciutto. >

Il vostro vicino è un po’ scosso, vacilla un poco, preso alla sprovvista, ma si ricompone subito. E riattacca:

< Vero, vero… ben detto… Vaccinarsi è importante per proteggere noi e gli altri, soprattutto gli anziani. Io spero tanto che i nostri politici riescano ad imporre l’obbligo… >

Al che voi, senza fare una piega, con voce calma, quasi distrattamente, replicate:

< Ora la stupirò, ma io sono contrario anche all’obbligo vaccinale. Il vaccino è un privilegio, come l’aria che respiriamo. Quale stupido si sognerebbe mai di imporre un obbligo sulla respirazione? È un controsenso! Ecco, io credo che tutti coloro che non vorranno vaccinarsi dovranno essere lasciati liberi di perire, attaccati da mille infezioni e da mille virus. La libertà di morire è sacrosanta, e non deve togliercela nessuno! >

Sandro è un po’ confuso, non se l’aspettava. Però, cercando di non far trapelare la sorpresa, riprende a parlare:

< Già, già… e poi questi vaccini sono sicuri, lo dicono tutti i medici in televisione. Hanno fatto in fretta, sì, ma le sperimentazioni sono state fatte e i vaccini approvati. Se non fosse testato non me lo farei, ma è stato sperimentato! >

Voi ora iniziate ad infervorarvi, quasi che la posizione del povero Sandro non sia abbastanza convinta, non abbastanza a favore del regime. Mostrando una certa perplessità nei suoi confronti, accompagnata da un sorriso paternalistico, replicate:

< Eh, caro Sandro, però lei così mi diventa un no-vax. Per favore! La sperimentazione dei vaccini… che discorsi. I vaccini non vanno sperimentati; i vaccini vanno fatti. Punto! Il rapporto rischi-benefici del vaccino è positivo per definizione, qualsiasi sia la sostanza iniettata. Forse lei non si informa abbastanza, non segue abbastanza la televisione! Le pare che sul Titanic, nel tragico momento del bisogno, la gente prima di salire sulle scialuppe si è messa a questionare la qualità dei remi, o la presenza di metalli pesanti nelle chiglie? NO, no e ancora no! Se anche i vaccini costassero la vita a metà della popolazione mondiale, sarebbero comunque una grande, un’enorme vittoria per gli altri, che si sarebbero così salvati da un male ben peggiore. Non è d’accordo? >

Sandro inizia ad essere molto scosso, cerca di mostrarsi disteso, ma segretamente s’appiglia con un mano alla balaustra, come a cercare conforto:

< Bé, non saprei… forse ha ragione… però, ecco, bisogna comunque restar cauti. Io non sono contro i vaccini, eh, sia chiaro! Io me lo farò certamente, anche a costo di non poter scegliere quale. Però, ad esempio, il figlio di mia nuora ha avuto dei problemi dopo la prima dose… >

< NON POTER SCEGLIERE QUALE!? Ma che fesserie son mai queste? Quella dei danni da vaccino poi, è una vera follia. Il vaccino è intrinsecamente utile e necessario: per definizione. Mi par così elementare, ma forse non è così per tutti… Se anche, poniamo per assurdo, un domani si scoprisse che il 90% della popolazione riporterà reazioni più o meno gravi, lesioni, paralisi e, perché no, morte, i vaccini dovranno continuare ad essere inoculati a tutti, a beneficio di coloro che riportano danni trascurabili o che, fortunati loro, non ne riportano proprio. Parlare di danni da vaccino sarebbe come parlare di danni da acqua, citando tutte le persone che fino ad oggi sono affogate, senza considerare chi ci si disseta ogni giorno. Ma per favore! Se lei, per esempio, domani si fa il vaccino e rimane paralizzato a vita, non importa nulla. La posta in gioco è grande, Sandro. E va oltre la sua salute. Molto oltre. >

Sandro, a questo punto, con voce flebile cerca di ribattere, di dir qualcosa, ma voi riprendete a forza la parola, come non l’aveste sentito:

< E aggiungerò un’ultima riflessione: i governi e le case farmaceutiche devono smetterla di portare avanti questa campagna vaccinale con tanto lassismo. Basta con questa educata sensibilizzazione a “vaccinarsi”. Non dobbiamo “vaccinarci”, dobbiamo “ESSERE vaccinati”, con la forza se serve. La salute non è una scelta, e chi non vuole farsi vaccinare, anche se per validi motivi personali, deve essere costretto con i fucili. Non possiamo permetterci nessuna eccezione. Tutti devono dare il buon esempio. Tutti, anche sua nuora con il figlio; e anche lei, che si vuole scegliere il vaccino come se stesse scegliendo un nuovo materasso. >

Sandro è muto, non sa più cosa dire, vorrebbe solamente compenetrarsi nel muro e sparire come un fantasma. Voi continuate imperterriti:

< Durante i fascismi del secolo scorso sono state portate avanti forti campagne di salute pubblica contro il cancro, l’alcolismo, il tabacco. Si è visto come è andata a finire; noi non dobbiamo ripetere gli stessi errori. Dobbiamo imparare dalla Storia: abbiamo bisogno di campagne di salute pubblica MOLTO più invasive e severe, altrimenti diventiamo dei fascisti anche noi. Ha capito, Sandro, dei fascisti! Sandro, vuol fare la fine dei fascisti, lei? Sandro! Lei è fascista? >

Sandro è pallidissimo, e ora anche l’altra mano cerca disperatamente la balaustra, senza trovarla. Si guarda intorno, pregando segretamente che nessuno abbia sentito la vostra discussione.

Voi, con incredibile sdegno, e con voce forte, quasi foste un cantante di lirica, cosicché tutto il vicinato senta per bene, date il colpo di grazia:

< Dunque, caro Sandro, se mi parla di passaporti, di obbligo, o addirittura di sperimentazione, anche lei è un no-vax. E da voi negazionisti vorrei mantenere un distanziamento sociale non di due metri, ma di due chilometri. È colpa vostra se sta succedendo tutto quello che sta succedendo; se le scuole son vuote e gli ospedali pieni, se non possiamo andare in vacanza o al ristorante. È colpa vostra, ed è anche un po’ colpa sua. È colpa sua Sandro, in fondo è colpa sua. Sandro… ma cosa mi combina? Sandro! >

E uscite così di scena, con fare teatrale e celando a malapena la soddisfazione.

Questo esempio, che per strappare un sorriso al lettore abbiamo reso un poco vistoso e forse esagerato, rappresenta soltanto una delle molte possibilità della “terapia igienica di contro-conversazione”. I lettori potranno sbizzarrirsi, e sperimentare sulla loro pelle le molte declinazioni di questa semplice idea.

Ecco un altro, breve, esempio:

In risposta ad una vecchia signora che, all’aperto, vi intima di indossare la mascherina:

< Signora mia, queste mascherine sono troppo leggere e sottili, sono ridicole. La pandemia va presa sul serio, non è una festa di carnevale. Occorrono maschere professionali, con respiratore e filtri sostituibili. I governi devono provvedere in questo senso. Se i governi non hanno le risorse ancor meglio, ci penseranno le grandi corporazioni. Io ESIGO una maschera totale, che tracci anche tutti i nostri spostamenti. Fino ad allora niente. E poi la mascherina veicola in molti l’idea, assolutamente errata, che ci si possa proteggere da soli, senza fare ricorso al vaccino e alla scienza. La gente dovrebbe invece sentirsi vulnerabile e spaventata fino all’inoculazione della seconda dose. E siccome i vaccini, per mantenere l’immunità, andranno fatti ogni pochi mesi, sarà importante mantenere nelle persone un certo senso di insicurezza. Altrimenti, tutti sappiamo come andrà a finire: dopo un po’ la gente smetterà di farseli. Per questo, meglio non mettersi la mascherina che mettersela e illudersi. >

Ancora due altri casi, cambiando argomento:

Se qualcuno vi costringe ad ascoltare un discorso intriso di quel femminismo patetico che nulla ha a che vedere con il rispetto della donna e con la parità dei sessi, ma che è invece intriso di odio e disprezzo per gli uomini (e, a guardar bene, anche per le donne), voi potete giocate la “carta gender”. Ditevi profondamente scandalizzati e amareggiati che nel 2021, ancora si debbano sentire questi discorsi intrisi di tale retrogrado binarismo. Basta con questa bazzecola di uomini e donne, non siamo più nella preistoria!

Se poi vi si chiede perché non siete andati alla manifestazione per il cambiamento climatico, voi rispondete che i grandi assembramenti, soprattutto di giovani, i quali tendono a respirare molto, generano una massiccia dose di CO2. Basta manifestazioni, dobbiamo piuttosto adoperarci per oscurare il cielo con nanoparticelle, aspergere ogni cosa di scie chimiche, reprimere i comportamenti delle persone, e concedere il lusso di consumare risorse solamente a chi può permetterselo, alzando vertiginosamente i prezzi del petrolio e di altri beni “non-green”. Questo è il futuro, che ci piaccia o no. Chi non può comprarsi una Tesla non merita di farne parte, manifestazione o meno.

E così via.

***

Noi, in qualità di sperimentatori, vorremmo raccogliere le vostre esperienze, e redigere così una sorta di breve “Manuale di contro-conversazione”, dove vengano riportati e analizzati i casi più interessanti, pervenutici come aneddoti o come resoconti più dettagliati. L’efficacia di questa terapia è tutta da dimostrare, e così il rapporto rischi-benefici. Sta a voi provare. Noi decliniamo comunque ogni responsabilità.

Naturalmente, i volontari che si vorranno sottoporre all’esperimento dovranno possedere alcuni requisiti:

  • Dovranno godere di buona salute fisica e mentale.
  • Dovranno avere buone capacità comunicative.
  • Un senso dell’umorismo che, su una scala da 1 a 10, sia piuttosto spiccato.
  • Non da ultimo, occorrerà una certa faccia tosta (possibilmente non coperta da maschere o stracci di alcun genere).

Prima di concludere, spendiamo poche ma importanti parole circa l’idea che si cela dietro questo innovativo paradigma sperimentale. Stiamo cercando degli spazi di discussione alternativi a quelli che, con tanta dedizione e indottrinamento quotidiano, la narrazione prevalente sigilla ogni giorno. Le persone sanno e possono muoversi solamente nella direzione prestabilita dalla “verità” ufficiale, come fossero delle macchinine elettriche lungo una pista. Ricordate le macchinine telecomandate Polistil, che sfrecciavano veloci, sempre incastrate nel loro binario? Se tuttavia, in curva, si premeva troppo l’acceleratore, venivano sbalzate fuori dal loro solco. Le persone girano e girano come le Polistil; pensano di essere libere, ma non si accorgono di essere sempre agganciate ad un binario che qualcun altro ha messo lì per loro. Forse si può provare a pigiare l’acceleratore un poco di più, e farle così sbalzar fuori, chissà. Ma facciamolo comunque con garbo, senza aria di superiorità, senza odio, come si farebbe con un bambino che sogna ad occhi aperti e non vuole smettere. Loro ci disprezzano, noi dobbiamo avere compassione, e pazienza. Molta pazienza. Certamente però, non nascondiamo che in questo metodo di contro-conversazione si cela anche il piacere di prendersi una piccola rivincita intellettuale, un tiro mancino contro la narrazione ipnotica del discorso predominante. E contro tutti i vicini di casa del mondo, che ogni giorno ci costringono ad ascoltare le loro allucinazioni senza replicare. Ecco tutto.

Potrete lasciare i vostri resoconti e le vostre esperienze nei commenti sotto a questo articolo. Noi li raccoglieremo e li analizzeremo con cura e metodo scientifico (che, nell’accezione moderna significa: “così un po’ come viene, come ci fa comodo a noi”).

Per la tutela della privacy, nessun nome verrà pubblicato. In tutta franchezza, è probabile che non verrà pubblicato proprio niente, essendo i fondi per la ricerca scientifica molto difficili da ottenere in questo campo. (Se siete a capo di una fondazione multimiliardaria e siete interessati a finanziare questa sperimentazione, contattateci. Eventualmente, potremo discutere di un pass, di un chip sottopelle o di qualcos’altro, alla bisogna. Insomma, vedremo con calma quando sarà il momento).

Dunque, siamo giunti alla fine: ora siete pronti. Copritevi bene e andate per le strade del mondo e sperimentate la nuova “terapia igienica di contro-conversazione”. Buona fortuna.

MB

FONTE: https://comedonchisciotte.org/manuale-di-contro-conversazione/

 

 

 

Andrea Romano PD – “stavolta non scherziamo gli antivaccinisti andranno zittiti” (video)

 

10/05/2021 – Questo viscido personaggio che da alcuni anni si e’ affacciato alla politica nazionale prima con la Lista Di Mario Monti e poi con quella del pd.
Ogni volta che viene invitato in televisione manda sempre messaggi intimidatori e minacciosi verso chi non la pensa come lui.Guardate cosa ha avuto il coraggio di dire in questa trasmissione televisiva palesando la suo vero pensiero,la sua vera essenza di stampo nazista, altro che democratico!
FONTE: https://video-reporter.blogspot.com/2021/05/andrea-romano-pd-stavolta-non.html#more

Moncalvo: Loggia Ungheria? Ma la stampa tace su tutto

Per capire in che paese viviamo, basta vedere come sono messi oggi i 5 Stelle: secondo il tribunale di Cagliari, il loro legale rappresentante non è Crimi o qualche altro parlamentare, men che meno “Giggino” Di Maio (ospite di Boris Johnson agli esclusivi tavoli di Annabelle’s a Mayfair, alla faccia degli italiani) ma è il simpatico avvocato Silvio Demurtas, che ironicamente dice di essere uno che alleva “trenta pecore e qualche maiale”. In qualità di legale rappresentante del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, vedremo mai l’avvocato Demurtas ospite del Quirinale o della signora Gruber, vera rappresentante del pluralismo giornalistico di questo paese insieme a Scanzi, alla signora Berlinguer e all’eroe nazionale Floris? Cosa pensa, l’avvocato Demurtas? Come parla, cosa dice? Faccio una scommessa: sono pronto ad amputarmi il braccio destro, se qualcuno dei nostri anchorman lo inviterà in qualche talkshow, ora che tecnicamente è il nuovo capo dei grillini.

Come funziona il sistema mediatico lo capii anni fa, quando a Napoli fui invitato da un editore che intendeva affidarmi la direzione del quotidiano “L’Indipendente”, qualora fosse stato fatto rinascere. Avrei dovuto coabitare con l’allora giovane Gennaro Sangiuliano, ora Gennaro Sangiulianodirettore del Tg2. Con Sangiuliano ebbi un cordiale incontro, al bar. Mi mostrò le prove di un vero e proprio scoop, le foto di Pier Ferdinando Casini – al tempo, non ancora presidente della Camera ma già tra i leader del centrodestra – in compagnia dell’allora fidanzata “clandestina”, la ventenne Azzurra Caltagirone. Sangiuliano scriveva sul “Roma”, storico quotidiano partenopeo. «Cosa aspetti a pubblicare quelle foto?», gli domandai. E lui: «Ma che, sei matto? Io quelle foto non le pubblico: anzi, le ho mandate all’onorevole Casini, per conquistare la sua perenne gratitudine». Al che, finito l’incontro con Sangiuliano, tornai dall’editore, gli raccontai tutto e gli dissi che non avrei mai potuto avere Sangiuliano come vicedirettore. L’editore si mise a ridere: «Ha ragione, Moncalvo».

Siamo il paese dei Ferragnez, della professoressa D’Urso e di Enrico Letta, che tace sulla Superlega ma in compenso si inventa una nuova formula per la Coppa Italia. Cioè: non pago delle proposte appena formulate su temi cruciali e irrinunciabili, per gli italiani – dallo ius soli al voto ai sedicenni – ora si mette a parlare anche di calcio, anziché occuparsi di politica. E a proposito: avete sentito Letta dire una parola contro Andrea Agnelli, quando gli è venuta la sciagurata idea della Superlega? Quella semmai sarebbe stata una battaglia da fare: tutelare il calcio povero, contro le squadre ricche. Macché: non c’è pericolo che un politico italiano osi criticare un Agnelli, giammai. Quanto al Pd, ormai è un partito esclusivamente romano, dominato da figure come Letta e Bettini. Mettersi a parlare di Coppa Italia? Ma questi sono da trattamento sanitario obbligatorio.

Ora siamo alle prese con una curiosissima gara, che vede schierato il fior fiore del giornalismo italiano: “Repubblica”, il “Fatto”, Mentana. Qualcuno – la segretaria di Piercamillo Davigo al Csm, si dice – ha trovato sul tavolo un dossier sulla presunta Loggia Ungheria (entità massonica con magistrati, prefetti, comandanti dei carabinieri) e lo avrebbe spedito ad alcuni giornali. E cos’hanno scritto? Niente. E questo, nonostante il plico contenesse le dichiarazioni messe a verbale dall’avvocato Piero Amara, a lungo legale dell’Eni. Di fronte a notizie simili, il giornalista italiano – specie se di Mentanaalto livello – non fa un tubo. Eppure, era facile verificare: bastava chiedere conferma ad Amara di esser stato effettivamente interrogato, dai magistrati. E invece no: silenzio, dai direttori “tromboni”, che poi magari si vantano di dire “tutta la verità” sulla mafia. Stavolta si sono fatti bagnare il naso da Emiliano Fittipaldi, del quotidiano “Domani” (di De Benedetti) che invece il suo dovere l’ha fatto e la notizia l’ha data.

Bella figura, per i presunti depositari della verità: i Mentana, i Travaglio. Mentana ha ammesso: sì, a febbraio gli erano arrivati elementi di questa storia (Amara, i legami tra Acqua Marcia e Conte) ma non vi diede alcun seguito. Capito, come gira il mondo? Tanti anni fa, quando “La7″ era di proprietà di Telecom, quindi di Marco Tronchetti Provera, Gad Lerner – allora in forza alla rete – ricevette un dossier, con anche una videocassetta, che dimostrava un presunto caso di spionaggio, un lavoro commissionato da Telecom a un’agenzia di investigazioni contro un loro concorrente brasiliano. E Gad Lerner cosa ha fatto, di quella busta? Ha verificato se le informazioni del dossier fossero vere? Nossignore: ha richiuso la busta e l’ha consegnata a Tronchetti Provera. Se vi chiedete come mai sono stati liquidati con miliardi di lire – lui, Fabio Fazio e altri, che allora erano a Gad Lerner“La7″ al tempo di Tronchetti Provera – ora la risposta ce l’avete. Come chiamare, questo? La presa per i fondelli dei lettori, del popolo bue.

Quando nacque l’Auditel, per truccare gli ascolti a scopo pubblicitario, il patto era tra Gianni Letta (per Mediaset) e Biagio Agnes (direttore generale della Rai). Adesso, a trent’anni di distanza, sempre lui – lo zio di Enrico Letta – ha proposto come nuovo presidente della Rai la figlia di Biagio Agnes, Simona: e questa è la quadratura del cerchio. Siamo il paese in cui Matteo Renzi spiega di aver incontrato a febbraio, in un autogrill, un uomo dei servizi segreti come Marco Mancini, “chiarendo” che Mancini doveva consegnargli i “babbi al cioccolato” (meravigliosi wafer di Cesena) che non era riuscito a recapitagli per Natale. Siamo il paese in cui l’editore deve ritirare dalle librerie “Il sistema”, libro-intervista di Sallusti e Palamara, perché un magistrato – Armando Spataro – ha trovato inappropriati alcuni passaggi che lo riguardano: così si scopre che anche Palamara è un quaquaraquà.

Io sono stato vittima di un tentativo di censura preventiva da parte di Jacaranda Falck Caracciolo di Melito, figlia adottiva di Carlo Caracciolo, mentre stavo per dare alle stampe il mio libro “I Caracciolo”. Prima ancora che il libro uscisse, per l’editore Rubbettino, lei e l’avvocato mi scrissero chiedendomi di non farlo uscire, quel libro. Io risposi con un pernacchione, l’editore si rifiutò di pubblicarmi ma il libro uscì lo stesso, da me pubblicato su Amazon. Curioso, poi, scoprire che Jacaranda Falck Caracciolo oggi figura tra i primi azionisti di  Jacaranda Falck Caracciolo“Repubblica” e dell’intero gruppo Gedi: posso immaginare quale concezione abbia, del giornalismo, questa “signora della censura preventiva”, di fronte a cui i suoi giornalisti si sono appecoronati. Qualcosa del genere deve avvenire a Mediaset: dalla pagina web delle “Iene” è letteralmente sparita un’intera parte che riguardava i voli di Stato della presidente del Senato, Elisabetta Casellati.

Un altro libro ormai famoso, quello di Roberto Speranza (”Perché guariremo”), benché sia stato ritirato dalle librerie italiane è però regolarmente acquistabile sul sito francese di Amazon. Possibile che ci dobbiamo pensare noi, ad acquistare il libro facendolo arrivare dalla Francia, per poterlo divulgare? Speranza è al centro delle cronache: possibile che i giornaloni non ne parlino? Lo ha fatto solo il sito “Linkiesta”. E i grandi giornali? La notizia è doppia: il libro lo ha scritto il ministro, ed è stato ritirato dal commercio. Forse ormai si è perso il concetto stesso, di notizia: secondo i giornalisti italiani, la notizia è una cosa che non esiste più, così come la curiosità. Sono tutti lì con la D’Urso e con il capo della cupola, cioè Maria De Filippi, che è “il marito” di Maurizio Costanzo. Tornando alla Loggia Ungheria, mi torna in mente una frase di Gianfranco Funari: «Se andiamo a cena noi due, con le nostre mogli e quattro amici, passiamo una bella serata in allegria. Se invece vanno a cena un magistrato, un ufficiale dei carabinieri, un notaio, un commercialista e un avvocato, non è per fare quattro risate: è per inchiappettare qualcuno, o per fare qualche affare».

(Gigi Moncalvo, dichiarazioni rilasciate il 6 maggio 2021 nella trasmissione web-streaming “Silenzio stampa” su “Forme d’Onda”, con Rudy Seery e Stefania Nicoletti).

 

FONTE: https://www.libreidee.org/2021/05/moncalvo-loggia-ungheria-ma-la-stampa-tace-su-tutto/

 

 

 

L’attacco informatico impone l’arresto del più grande gasdotto degli Stati Uniti

Foto di Tyler Durden

DI TYLER DURDEN
DOMENICA 9 MAGGIO 2021 – 04:22

Il più grande gasdotto della costa orientale, e degli Stati Uniti in generale, è stato chiuso venerdì dopo che il suo operatore ha lottato per contenere un attacco informatico che ha minacciato i suoi sistemi . Il Colonial Pipeline di 5.500 miglia, che è il più grande gasdotto di prodotti raffinati negli Stati Uniti, ha interrotto il transito poiché la società è stata costretta a mettere offline “alcuni sistemi per contenere la minaccia, il che ha temporaneamente interrotto tutte le operazioni del gasdotto”, secondo Sabato il Wall Street Journal . Secondo quanto riferito, è ancora offline fino all’inizio di sabato .

Colonial Pipeline System

La rete di Colonial è responsabile della fornitura di carburante proveniente dalle raffinerie della costa del Golfo alla maggior parte degli Stati Uniti orientali e meridionali, rappresentando oltre 2,5 milioni di barili al giorno  di benzina, diesel e carburante per aerei o altri prodotti raffinati trasferiti, per un totale di 45 % di tutto l’approvvigionamento di carburante della costa orientale . Si estende dal Texas attraverso gli stati meridionali e fino al New Jersey.

“In questo momento, il nostro obiettivo principale è il ripristino sicuro ed efficiente del nostro servizio e i nostri sforzi per tornare al normale funzionamento”, ha affermato la società con sede ad Alpharetta, in Georgia . “Questo processo è già in corso e stiamo lavorando diligentemente per affrontare la questione e ridurre al minimo i disagi per i nostri clienti”.

L’interruzione all’inizio della giornata di venerdì ha visto i prezzi in contanti della costa del Golfo per benzina e diesel abbassarsi, anche se gli effetti sui prezzi a lungo termine dipenderanno da quanto tempo le linee rimarranno chiuse. Se la chiusura persiste nel fine settimana o anche all’inizio della prossima settimana, è molto probabile che i prezzi della benzina aumentino vertiginosamente.

L’ultima volta che si è verificato un arresto significativo delle linee di Colonial è stato durante l’uragano Harvey nel 2017, che ha portato i prezzi della benzina sulla costa del Golfo a un massimo di cinque anni e il diesel a un massimo di quattro anni.

Secondo quanto riferito, questo nuovo attacco informatico contro l’infrastruttura americana vitale ha già visto coinvolte agenzie federali e forze dell’ordine, insieme a una società di sicurezza informatica di terze parti coinvolta da Colonial per avviare un’indagine. Alcuni dei primi dettagli dell’indagine suggeriscono un attacco ransomware, che viene  segnalato come segue :

Il Washington Post ha riferito che nell’attacco è stato utilizzato un ransomware , citando due funzionari statunitensi che non ha identificato. Non era chiaro se l’attacco fosse stato effettuato da hacker del governo straniero o da un gruppo criminale, hanno detto i funzionari al Post. Negli attacchi ransomware, gli hacker in genere crittografano i file del computer di un’organizzazione e quindi richiedono un riscatto per sbloccare i dati .

Sebbene appaia poco in termini di colpevoli o individui o entità sospette che potrebbero aver effettuato l’attacco in questo primo periodo dell’indagine, possiamo aspettarci che l’amministrazione Biden lo consideri un ottimo esempio del motivo per cui la sua ambiziosa sicurezza informatica e potere L’iniziativa per la protezione della rete è urgente ed essenziale.

Viene anche dopo il lancio delle sanzioni della Casa Bianca del 15 aprile contro funzionari ed entità russe per presunto coinvolgimento nell’hacking di SolarWinds . La necessità di una revisione della sicurezza informatica e della protezione del governo degli Stati Uniti e delle reti di infrastrutture civili è stato un tema importante di questa amministrazione, derivante anche dal fatto che i leader democratici hanno rapidamente incolpato Mosca per praticamente ogni attacco che prende di mira le società o le agenzie americane per gran parte degli ultimi cinque anni, nonostante i casi spesso mancano di prove in merito ai responsabili. Anche iraniani e cinesi si sono sempre più avvicinati ai russi come primi attori nefasti in termini di minacce informatiche.

Tuttavia, come è stato recentemente ammesso in un articolo di Wired sull’Oldsmar, hack dei sistemi di approvvigionamento idrico della Florida in cui sono state aggiunte sostanze chimiche all’acqua della città a livelli pericolosi, ci sono anche molti casi di hacker lupo solitario “non sofisticati” in grado di penetrare a volte sistemi eccessivamente esposti .

FONTE: https://www.zerohedge.com/energy/cyberattack-forces-shutdown-largest-fuel-pipeline-united-states?utm_campaign=&utm_content=Zerohedge%3A+The+Durden+Dispatch&utm_medium=email&utm_source=zh_newsletter&ao_status=passthrough

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Le nuove forme omologate ed uniformanti delle città.

Contadine al lavoro a Zhongmu, 2019, Zhengzhou, provincia dello Henan.
Farmers working near Zhongmu, 2019, Zhengzhou, Henan Province.

Città e futuro… che ne è stato dell’uomo? – parte 2

L’alienazione dell’uomo moderno sta assumendo una nuova forma: quella delle città omologate del futuro che tendono ad uniformare le diversità.

L’alienazione dell’uomo moderno sta assumendo una nuova forma: quella delle città omologate del futuro che tendono ad uniformare le diversità.

di Ivana Suerra

“Il Mekong era piatto e senza drammi […] Si scivolava via lenti fra le due sponde che erano l’essenza di quella contraddizione che dentro di me avrei tanto voluto risolvere: a sinistra la sponda laotiana con i villaggi di capanne all’ombra delle palme di cocco, le barche a remi ormeggiate al fondo di semplici scale di bambù e, la sera, i bagliori teneri delle lucine a olio nel silenzio; a destra, la sponda thailandese: luci al neon, la musica degli altoparlanti e il rombare lontano dei motori. Da una parte il passato da cui tutti vogliono strappare i laotiani, dall’altra il futuro verso cui tutti credono di dover correre. Su quale sponda la felicità?” (1)
Era il 1992 e Tiziano Terzani poteva ancora permettersi il lusso di questo dubbio. Oggi, trent’anni dopo, non c’è scelta: le città del futuro sono il presente, le città del futuro devono essere la felicità. A testimoniarlo, nel frattempo, è stata la demolizione della ‘Turtle House’ di Un indovino mi disse, soppiantata da qualcosa di diverso, qualcosa di più aderente alla modernità, poco conta cosa. (2) E perché rammaricarsi? É solo l’ennesimo luogo della memoria cancellato, solo una delle tante occasioni perse per stimolare la curiosità del viaggiatore, solo qualcosa che è stato, ma che con il tempo dimenticheremo.
Infondo, gli interessi della società dell’avvenire guardano altrove e stanno proprio dentro a quei “grattacieli pieni di gente inscatolata” che, tanto ostili al Terzani, hanno preso il posto della sua casa.
‘É la modernità, bellezza!’… E va abbracciata senza riserve, anche quando genera paradossi grotteschi: pseudo ‘boschi verticali’ decorati con alberi posticci tra putrelle e vetrate; quartieri ‘isola’ posti nel bel mezzo di densissimi centri urbani già privati dei loro parchi storici; progetti di padiglioni che evocano primule mentre celebrano il trionfo del plexiglass colorato.


Tutti tentativi di fuorviare il cittadino, di fargli credere nel ritorno della natura dentro le città, quando, invece, non si offre lui nulla di più distante da un terreno naturale, inalterato, spoglio, semplice.

Quartiere Isola di Milano

Un recente esempio di questa visione della città viene messo in scena dall’esposizione allestita presso il Museo d’Arte Orientale di Torino con il titolo China Goes Urban. La nuova epoca delle città”. (3)

VIDEO QUI: https://youtu.be/hizyRXnbAU8

La mostra muove dal tema dell’esodo della popolazione cinese dalle aree rurali verso quelle urbane, con il conseguente impoverimento delle prime per congestionare le seconde. Questo fenomeno è noto e comune a quasi tutti gli angoli del mondo, ma, ciò che la realtà cinese mette in luce oggi è qualcosa di diverso: se un tempo la storia registrava migrazioni cicliche dei popoli, il modello qui prospettato è quello di un allargamento della città stessa, la quale, con la sua capacità espansiva, invade non più soltanto le periferie, ma anche i villaggi e tutti gli spazi circostanti. Si ravvisa un’estensione illimitata di siti urbani con caratteristiche standardizzate in grado di erodere la diversità dei paesaggi naturali, di inglobarli dentro di sé, senza soluzione di continuità.
Il risultato è: omogeneità.
In un tale contesto metropolitano l’uomo non può più essere protagonista: il gusto personale è azzerato e la creatività è bandita, tanto negli spazi esterni quanto in quelli interni. Ciò che un tempo rappresentava la dimora – il focolare – diviene oggi un’impersonale ‘unità abitativa’ improntata a fredde logiche di efficienza… Un alloggio smart, si usa dire.
Non a caso gli appartamenti moderni sono ormai dominati dal medesimo stile, da arredi tutti identici: vale per i mobili – così come per gli abiti – la logica del prodotto di massa, distinguibile a fatica solo grazie ad una marchetta stampigliata da una catena industriale di bassa qualità (destinazione, per molti, delle domeniche pomeriggio!).
L’obiettivo è: uniformità.
Omologazione nel vestire, nel mangiare, nell’abitare e, soprattutto, nel pensare acriticamente.
A detta finalità la Cina è pervenuta – insieme con il Giappone – prima di altri, riuscendo in tempi record a radere al suolo le immense diversità che caratterizzavano il suo territorio sconfinato e la sua cultura senza tempo. Valori, questi, che non trovano spazio nelle New Town cinesi come Tongzhou, Zhaoquing, Zhengdong e Lanzhou. (4) Esse rispecchiano l’immagine della funzionalità: strade ampie e lineari, zone quadrate e regolari, vegetazione ordinata ad armonizzare superfici senz’anima; non vi è spazio per la confusione, per l’errore umano, né per l’arte che si cela dietro ad un ‘suq’ (5) marocchino o ad un bagno rituale indiano.
La condanna ad una vita alienante assume questa forma!
A ben vedere, però, la città del futuro è nel presente già da tempo.
Da ormai molti anni non si distinguono più le architetture delle diverse nazioni. L’edilizia moderna non muta più con il mutare dei continenti poiché i caratteri peculiari delle varie culture hanno smesso del tutto di accompagnare i progetti urbanistici.  Nessuno, al giorno d’oggi, si sorprenderebbe più di tanto del fatto che una fotografia di Manila possa assomigliare ad uno scatto di Toronto.
Le città acquisiscono tutte gli stessi connotati globali, i medesimi standard, e perdono, al contempo, quelle differenze stilistiche ed antropologiche che ne testimoniavano la storia, il passaggio delle epoche.
A cogliere lucidamente questa deriva, ancora una volta, è stato l’acume di Pier Paolo Pasolini, il quale, nel 1974, si ostinava a celebrare la forma perfetta e assoluta della città laziale di Orte. (6) Pasolini insisteva sull’importanza della città intesa come forma, intesa come costruzione compatibile con la natura circostante.
Sovente, la demolizione di un monumento, di un prezioso simbolo, di un sito UNESCO scatena un’indignazione immediata e la resistenza dei più. Diversamente, chi si batterebbe per la difesa di una strada d’epoca? O di un selciato sconnesso?
Ma proprio quelle banali porzioni di città rappresentavano, per Pasolini, la storia di un luogo, la testimonianza di un passato popolare da tutelare “con lo stesso accanimento con cui si difende l’opera d’autore”. (7)
Curioso poi, che lo stesso Pasolini, si soffermi a descrivere l’architettura fascista di Sabaudia. Paradossalmente, egli notava come dietro alla forma delle città littorie fosse rimasto intatto quello stile di vita ‘a misura d’uomo’ tipico della società italiana. L’autoritarismo del Regime, infatti, non era riuscito a distruggere minimamente quelle che egli definiva “le varie realtà particolari”. (8) Vestendo i panni di Cassandra, Pasolini lanciava, infine, un monito: a distruggere ciò che era sopravvissuto al fascismo sarebbe stato il Regime democratico ed appiattito dei consumi.
La profezia si è drammaticamente avverata: quello che alcune Dittature avevano lasciato intatto, anche a costo di mantenere un Paese nell’arretratezza, è stato facilmente estirpato dalla modernità, dalle tecnologie, da quei “totalitarismi morbidi” (9) che hanno pianificato, progettato e realizzato le città del futuro.
Ecco perché, in realtà, ciò che avremmo dovuto contrastare era l’omologazione dominante e capace di eliminare alla radice “i vari modi di essere uomini”.
E allora, di questa ennesima battaglia perduta, rimarrà solo la delusione di alcuni, di coloro che apprezzavano passeggiare fra le storie, degli amanti di città che profumavano di passato. A detta degli altri, pare che ne valga la pena…Quanto è amara la sconfitta, soprattutto quando ad essere sacrificata è la disperata necessità di rimanere umani!

NOTE:

(1) Tiziano Terzani, “Un mondo che non esiste più”, Longanesi, 2010.

(2) Turtle House era la casa collocata a Bangkok e usata da Terzani come ‘appoggio’ per i suoi frequenti spostamenti in Asia, la cui demolizione è stata decisa nel 2018: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2018/02/14/le-gru-contro-turtle-house-la-casa-magica-di-terzani/4158637/

(3) https://www.chinagoesurban.com/

(4) Trattasi delle 4 città, tre le più popolose della Cina, del cui sviluppo si occupa la mostra allestita al MAO di Torino.

(5) Famoso mercato di Marrakech.

(6) Cortometraggio “La forma delle città”, dove Pier Paolo Pasolini dialoga con Ninetto Davoli intorno a questo tema, 1974. https://www.youtube.com/watch?v=btJ-EoJxwr4

(7) Ibidem.

(8) Ibidem.

(9) Felice espressione del filosofo Günther Anders.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/le-nuove-forme-omologate-ed-uniformanti-delle-citta/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Cossiga demolì Draghi: “Un vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica”

L’ex presidente della Repubblica, il compianto Francesco Cossiga, soprannominato il Picconatore, spese parole particolarmente dure e tutt’altro che rassicuranti sull’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi:
“Un vile affarista. Non si può nominare presidente del consiglio dei ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi ad imporne la candidatura a Silvio Berlusconi. Male, molto male”, confessò contattato telefonicamente da Luca Giurato.
“Mario Draghi, dopo la famosa crociera sul “Britannia”, è il liquidatore dell’industria pubblica. Svendette l’industria pubblica italiana quando era direttore generale del Tesoro. E immaginati che cosa farebbe da presidente del consiglio dei ministri”, avvertì lo storico esponente della Democrazia Cristiana.
“Svenderebbe quel che rimane. Finmeccanica, l’Enel e l’Eni, certamente, ai suoi ex comparuzzi della Goldman & Sachs”, concluse.
VIDEO QUI: https://youtu.be/vgy29Qx1hkM
FONTE: https://stopcensura.org/cossiga-demoli-draghi-un-vile-affarista-liquidatore-dellindustria-pubblica/

Prevedono la diminuzione di 18 milioni di Italiani entro il 2025

E’ tutto scritto nero su bianco su un sito militare che raccoglie dati dalle maggiori organizzazioni governative del mondo.Il sito in questione e’ deagel.com
dove sono raccolti dati di tutti gli stati del pianeta e le previsioni fino al 2025.Se andate a vedere per l’Italia vedrete che la previsione demografica per l’Italia entro il 2025 e che la popolazione passera’ da 62 milioni a 44 milioni.Ma chi e’ che fa queste previsioni? Come fanno a prevedere scenari del genere? che fine faranno 18 milioni di italiani? Vi consiglio di vedere il video allegato per capire cosa si nasconde dietro a questi dati inquietanti.
Naturalmente dopo essersi accorti che questi dati stavano diventando di dominio pubblico hanno eliminato la pagina che viene esposta nel seguente video…
https://video-reporter.blogspot.com/2020/06/prevedono-la-diminuzione-di-18-milioni.html
VIDEO QUI: https://youtu.be/gRwb3mtXoDs
FONTE: https://video-reporter.blogspot.com/2020/06/prevedono-la-diminuzione-di-18-milioni.html

Migliaia i medici in piazza, mentre l’Ordine apre procedimenti

09-05-2021

Riuscita la manifestazione del comitato per le cure domicilairi precoci che ha portato in Piazza del Popolo a Roma migliaia tra medici e pazienti guariti per testimoniare la bontà delle cure precoci e chiedere ascolto al Ministero per la revisione del protocollo. Intanto però l’Ordine dei medici ha aperto un procedimento verso alcuni medici colpevoli di aver detto che il covid si cura.

 

Una piazza di camici bianchi e pazienti guariti. Tutti insieme per chiedere al governo di rivedere il protocollo sulle cure domiciliari precoci. Quella andata in scena ieri pomeriggio nella centralissima Piazza del Popolo a Roma, a pochi passi dai palazzi del potere, è stata una manifestazione di testimonianza civile. Migliaia di persone, provenienti da ogni parte d’Italia, in rappresentanza dei tanti medici che hanno curato precocemente il covid senza preoccuparsi della raccomandazione della vigile attesa e del paracetamolo.

E con oro i loro pazienti guariti, che hanno raccolto l’appello dell’avvocato Erich Grimaldi a raccontare la loro testimonianza di pazienti che, grazie ai protocolli di cura di medici coraggiosi, hanno affrontato il covid senza essere ricoverati.

Dal palco sono intervenuti loro, assieme a tanti medici e con loro c’erano anche Grimaldi e il dottor Stefano Manera, che sono stati ospiti proprio l’altro ieri della puntata dei Venerdì della Bussola dedicata alle cure domiciliari e alle richieste che il comitato ha fatto al governo.

Ancora nulla si muove sul fronte di una revisione del protocollo, ma è evidente che il problema non è di natura scientifica, ma di natura politica, come ha spiegato Grimaldi ieri dal palco e anche venerdì ai microfoni della Bussola denunciando l’inattività del ministro Speranza sul fronte del coinvolgimento dei medici più rappresentativi del comitato.

La manifestazione di ieri però ha segnato un punto di non ritorno: i medici che curano ci sono, hanno un nome e cognome e i pazienti guariti dai loro trattamenti pure. Ignorarli è, da parte del Governo, quella che si definisce cattiva politica.

Purtroppo, però, come è emerso anche dal racconto del dottor Manera durante la diretta di venerdì, stanno aumentando i casi medici che stanno ricevendo le attenzioni dell’ordine dei medici per il loro impegno nella cura domiciliare covid. «Si stanno aprendo dei procedimenti da parte dell’ordine per quei medici che ripetono che il covid si può curare», aveva detto Manera senza specificare altro.

In effetti, da quanto ha potuto verificare la Bussola da alcuni legali che seguono dei casi di questo tipo lanciano l’allarme: «Ci sono stati medici i quali a seguito della prima ondata pandemica hanno fatto affermazioni rispetto al fatto che il covid si potesse curare e ora sono sotto procedimento da parte dell’Ordine».

Di che cosa si tratta? Verrebbe contestato loro la violazione dell’articolo 55 del codice deontologico che impone al medico di attenersi alle comunicazioni ufficiali della categoria. Il punto, però è che un conto sono le comunicazioni scientifiche ufficiali un conto invece è l’ordine che non può agire come una “santa inquisizione in camice bianco”. Molti di questi medici possono aver dato fastidio per certo loro toni sopra le righe, altri possono essere sembrati particolarmente complottisti, ma un dato è certo: sono stati messi sotto procedimento per aver detto, in succo, che il covid si cura e si cura bene attraverso le terapie domiciliari precoci.

Il provvedimento dell’ordine si va ad unire ai provvedimenti analoghi nei confronti di quei medici che anche in passato hanno contestato l’obbligo vaccinale e sono stati messi sotto inchiesta. In particolare, quei medici che avevano apertamente contestato il fatto di non poter sconsigliare in alcuni casi una vaccinazione, che evidenziava ed evidenzia tuttora una impossibilità a personalizzare una cura. Un concetto che va di pari passo con la protocollizzazione della medicina che non può non portare a conflitti di interesse.

Lo stesso concetto espresso anche dai medici per le cure domiciliari i quali hanno contestato il protocollo licenziato dal Ministero della Salute perché descrive i compiti del medico relegandolo a un ruolo di videoterminalista, ruolo improprio per un medico che invece dovrebbe curare.

IL DOSSIER COVID AT HOME

FONTE: https://lanuovabq.it/it/migliaia-i-medici-in-piazza-mentre-lordine-apre-procedimenti

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Speculazioni belliche: Il vaccino è IL VOTO per la NATO che deciderà il nostro futuro

   

Primo, quel che affermo non è la verità, non scrivo nulla che riguardi la verità, tutto ciò che affermo è sempre e solo parte di un quadro coerente che in altre sedi possiamo pensare come “ipotesi” di lavoro. Può o meno svelarsi vero ciò che è coerente, ma a me non interessa se e quando accade e soprattutto non mi compiaccio quando indovino un accadimento futuro. Non cerco proseliti e non mi interessa la pubblicità, se no non rimarrei a scrivere in un angolo così sperduto della rete, per pochi eletti di una riserva indiana.
Anche perché spesso spero e desidero tutt’altro, dal momento che ciò che il mio demone ha da dire, raramente è piacevole da ascoltare. Più spesso viene voglia di tapparsi le orecchie e ripetere “…na-na-na…” come le tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo). Lui se ne frega comunque, quindi rifiutarsi di ascoltare non è per lui un problema. Lo è solo per me (o per noi se vi interessa quel che poi ho da condividere).
Tutte queste premesse sono doverose per quello che sto per scrivere, come sempre pescato dalle capienti tasche dell’evidenza evidente, cioé quella parte della nostra percezione della realtà che viene filtrata automaticamente dal nostro sistema nervoso sensibile e dai nostri processi cognitivi, ma non “cancellata”. Freud forse l’avrebbe confusa con il suo inconscio, ma per me l’impostazione è differente perché ritengo accessibile quella parte di noi, solo che tendiamo a non farlo perché non abbiamo la disciplina corretta per riuscire. Insomma sto parlando di un filtro a cui (chi mi legge ricorderà) ho dato il nome di “mutua esclusione”. Ogni tanto credo sia bene ricordarlo perché chi mi legge da poco magari non sa che ogni mia condivisione è fatta con un solido “pensiero pensato” sottostante, di cui solo una parte minima è farina del mio sacco, il resto è materiale multidisciplinare serio che ho correlato in modo razionale rispettando il principio della coerenza più generale.
Bene, fatto sto pippotto, passiamo al succo dell’intervento che riguarda il titolo. Il vaccino è un voto che già ora ci viene fatto capire bene che se raggiunge una certa massa critica (diciamo orientativamente il 50%, ma il realtà il mio demone insiste che bisogna ragionare a terzi, cioè primo e secondo terzo, non so perché) aprirà certi scenari se no ne aprirà altri. Si ragiona a livello globale e per l’area NATO. Quindi escludete a prescindere Russia e Cina dal discorso, ma anche tante altre nazioni “di periferia” rispetto quelle coloniche come quelle africane o quelli meno allineati. Per il 2023 dovremmo essere arrivati massimo al 60% o poco più e minimo al 30%, ma dato che la campagna si è avviata molto bene, ai padroni del vapore è balenata la possibilità di fare anche prima, cosa che aprirebbe l’accesso ad altri scenari futuri. Per ora teniamo quelli che stanno in questa forbice.
Precisato tutto ciò vediamo cosa dice il mio demone (e che posso condividere) in proposito. Occhio che non so assolutamente perché me lo ripete! Il caso migliore (ripete) è stare attorno al 30% entro il 2023 globalmente, ma quello me lo posso pure sognare, perché è molto difficile che si realizzi. Ma dovesse realizzarsi, si tratta di un futuro sociale alla “Svezia”, con contenimenti restrittivi individuali e minacce sempre presenti, ma al minimo indispensabile (per il Governo di turno e i suoi obbiettivi politico-strategici). Il potere di ricatto sarà comunque infinitamente maggiore di quello odierno ma infinitamente minore di quello più feroce. In ogni caso sarà onnipresente il 5g e il futuro 6 e 7g, ma la società verrà segnata sempre più da una sorta di divisione tra “liberi” e poteziali “liberti” (cioé schiavi che sognano e lottano per la propria libertà) in una condizione più simile alla Cina che all’Arabia Saudita. Quindi con meno provvedimenti volti a dare “stipendi statali” a tutti e con margini per l’attività lavorativa anche di iniziativa privata, ma per pochi selezionati. Non necessariamente decisi dal Governo ma da procedure burocratiche automatizzate da infrastrutture elettroniche e di intelligenza artificiale addestrate appositamente la cui evoluzione futura è tutta un incognita anche per chi le dovrà poi gestire. La questione è che il nostro comportamento (singolo, di cittadini) ha già segnato il nostro futuro. L’Italia non ha un destino “cinesizzato”, ma ancora la questione è in bilico perché in tanti hanno spinto a tempo debito per questa soluzione, essendo il nostro paese papabile per la selezione della manodopera futura (per lo più proveniente da paesi terzi) per ovviare al problema della riduzione delle nascite. Solo che la massa non ha capito e quindi rimangono le altre alternative NATO, tutte più restrittive.
Se come previsto si raggiungerà i due terzi entro il 2023 (Figliuolo credo stia lavorando alacremente per questo obbiettivo) con la seconda tornata che sarà suggellata dal passaggio dei vacccini da sperimentali ad approvati (senza sperimentazione sufficiente a dirci qualcosa della loro efficacia e di tutti gli aspetti spiacevoli ma avendo stabilito almeno la loro durata massima e minima) si dovrebbe coprire l’altro terzo perché le vaccinazioni diverranno a tutti gli effetti obbligatorie. Ma ci saranno comunque problemi di approvvigionamento anche perché la resistenza aumenterà in proporzione alla massa che non si farà convincere dalla propaganda. Come sempre, siccome questi tendono a fare bene una sola cosa (esagerare spettacolarizzando) che non è rispondere in modo equilibrato ai loro stessi provvedimenti restrittivi in modo da renderli coerenti al dichiarato, produrranno sempre più resistenza. Di qui la mossa di Biden che altrimenti renderebbe inevitabile per non sforare gli obbiettivi l’uso di vaccini non di area NATO. Siccome è una questione bellica (di sicurezza) e strategica che riguarda il controllo futuro del territorio, non può essere concesso. Quindi con la liberalizzazione dei brevetti vedremo un proliferare di marche di produzione esterna all’area USA e UE e il coinvolgimento di altre nazioni come (forse) l’India, perché sarà possibile fare contratti molto convenienti per i governanti compiacenti con Washington (al solito amici degli amici) anche perché permarranno gli scudi legali già messi in piedi per BigPharma. Non temo che alla stessa verrà impartito l’ordine di “aiutare” la messa in piedi di queste produzioni in sedi concorrenti (come già fu fatto per il famoso laboratorio di Wuhan di 4°).
Oggi chi si mette nel business dei vaccini ha cioé in prospettiva tutto da guadagnare e niente da perdere, per decisione dell’Impero. Basterà quindi trovare abbastanza gente senza scrupoli, che nel Mondo di certo non manca e la penuria produttiva verrà compensata. Non è improbabile che lo stesso aiuto arriverà paradossalmente dalla Cina o da paesi come la Corea.
Se arriveremo ai due terzi, si apre quindi un secondo scenario futuro più simile all’Arabia Saudita, dove la vita sarà in superficie più facile e meno ricca di restrizioni evidenti. Solo che pochi ed eletti protranno evitare cose come il microchip sottocutaneo (tipo gli stessi che ora in SUV di lusso dai vetri scuri sfrecciano in autostrata abbondantemente sopra i 130 ben sapendo che non rischiano nulla nonostante i millanta mila controlli) alla nascita, il lavoro comandato (=obbligatorio) deciso burocraticamente a prescindere dalla sua assurdità, la procreazione assistita (la procreazione autonoma non sarà possibile dato l’alto tasso di infertilità e di nascite “difettose”) selettiva bio-uniformata (di “razza”) e tante altre “delicatessen” del genere, tra cui ovviamente vaccinazioni continue (come si fa con le bestie adesso). Qualunque dissenso e protesta sarà considerata al pari di una diserzione e trattata con pratiche vicine al TSO, ma comprensive di torture non lesive per il corpo quanto per la psiche. Tipo la tortura del bianco (QUI) per intenderci, utile per piegare qualsiasi volontà alla “nuova normalità” in essere. Comuque vi anticipo, no non ce ne saranno molte di anime ribelli (esterne al sistema) e le poche saranno eliminate subito (come accaduto nei campi di concentramento nazisti). Il passato non sarà cancellato ma ricordato così com’è in modo da demonizzarlo (come adesso si fa per le tirannie nazionalsocialiste che servono da corpertura alle tirannie liberali) principalmente per ragioni ecologiche ma anche santarie e sociali, al fine di mantenere tutti nella convinzione che si tratta di un mondo migliore anche se non quello desiderabile per tutti. Quindi, no non ci sarà una resistenza, ma un appiattimento generale della massa che si conformerà come le vacche (come già accade adesso ma in forma più pronunciata) e i pochi dissidenti “storici” rimasti formeranno sacche di resistenza isolate che saranno equiparate all’odierno terrorismo e considerate come tali. Non prevedo che però siano tollerate in zona altamente urbanizzata. Probabilmente saranno sfruttate anche strumentalmente a scopo di indottrinamento e/o militare. Naturalmene il distaziamento sociale e l’uso estensivo di tecnologie renderà impensabile l’indipendenza dalla rete per chiunque e per qualsiasi ragione. Qualsiasi indipendenza immaginabile a partire da quelle biologiche, politiche ed economiche. Ovviamente il denaro sparirà e al suo posto vi saranno dei crediti sociali dipendenti da una pletora di ragioni che potranno essere rivalutate di volta in volta e persino personalizzate.
Ora, questi due scenari prevedibili e coerenti hanno delle evoluzioni distinte. Il primo tenderà a evolvere paradossalmente in una situazione peggiore del secondo. Evolverà facilmente in un futuro ancora più lontano in una specie di collasso infrastrutturale, dovuto all’intelligenza artificiale e al suo confronto “ingenuo” con quella biologica. Il perno del contendere sarà il riconoscimento dell’autonomia nella gestione della collettività (e di quale collettività). Non prevedo prevarrà l’intelligenza artificiale perché meno dotata di “intelligenza specie specifica”. Il contrasto (una sorta di quarta guerra globale) però metterà in luce l’importanza del corpo e il pesante sottodimensionamento delle sue augurabili prerogative, infinitamente migliori di qualsiasi unità cibernetica “potenziata”. Ma costerà carissimo arrivarci. Però nella misura in cui sarà conservata l’autonimia procreativa, alla fine prevarrà la scelta biologica (paradossalmente anche per le macchine) per cui si tenterà una sorta di downgade (ritorno al passato di diminio della specie).
Il secondo invece non potrà evolvere in quel modo perché le unità biologiche in grado di procreare in autonomia, saranno ristrette ad una forma esclusiva di lusso riservata ad élite. Alcune élite che faranno quella scelta. La guerra quindi non avverrà tanto all’interno della (nostra) società ma tra ordini sociali differenti perché l’evoluzione così netta manterrà fuori certe parti del globo e coinvolgerà pesantemente manovre nello spazio. Per cui ci si preparerà a tutti gli effetti alla prima guerra combattuta (anche) nel sistema solare.
Tempi? Stretti, più di quanto crediamo ora. Il 2023 si definiscono i giochi, entro il 2025 vedremo la formazione delle nuove società e il grado di uniformità globale con cui queste evolveranno, entro il 2030 (facilmente prima) si delineeranno le faglie della frattura possibile tra “atlantismo” e resto del Mondo, in modo che non ci saranno tante “terre escluse dalla scelta di campo”. Dal 2023 saremo poi investiti da uno tsunami di rivoluzioni tecnologiche (tutte a scopo militare anche se non tutte esplicito) che faranno impallidire quelle attuali al punto da farcele sembrare più simili alla clava dei cavernicoli che a soluzioni avanzate, tanto che a passi da gigante arriveremo su Marte per colonizzarlo. Ma di questo non ha senso adesso parlarne, se non per ricordare che in @Gioco c’è la prima strategia “eliocentrica”, in contrapposizione a quella geocentrica, già ora sul tavolo della contesa tra le superpotenze (e i suoi leader).
In questo scenario a confrontarsi ci sarà un idea di biologia a procreazione su base autonoma (potenziata) e una a procreazione su base industriale (selettiva). La seconda fallirà perché produce umanità volutamente troppo debole, ma non verrà meno del tutto dopo e gli scenari successvi escono da una prevedibilità coerente chiara dato che dipenderà dall’esito dello scontro che sulla terra dovrebbe prendere la forma esteriore di una guerra tattica nucleare a bassa intensità mondiale, ma non è detto. Una classe di nuovi armamenti in arrivo sta per stravolgere tutte le tattiche ora prevedibili, bisogna vedere quindi se prevarranno sulle tattiche note, considerate “più sicure” dagli strateghi di oggi.
FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/spazio-aperto/speculazioni-belliche-il-vaccino-e-il-voto-per-la-nato-che-decidera-il-nostro-futuro/

 

 

CULTURA

RISPOSTA A ANDREA SCANZI
Mauro Braguti – 6 maggio 2021
“Voi di destra vi sentite inferiori perché non avete uno straccio di intellettuale da 300 anni”. A questa affermazione di Andrea Scanzi, Maurizio Ulisse Morelli risponde così:
“A parte i sotto citati intellettuali che sono i classici (elenco per altro incompleto) cui si potrebbero aggiungere gli attuali Solinas, Tarchi, Veneziani, Buttafuoco, Mutti, Cardini, etc. e precisando che ovviamente in un canestro declinato come “di destra” è obbligo citare i liberali di destra, come i reazionari, i rivoluzionari e i fascisti tout court – come il Nobel Pirandello, per es.) a me la domanda che frulla nella testa è: chi è stato, nel 1721 l’ultimo “intellettuale di destra” secondo lo spocchioso Scanzi? E domanda di rincalzo: lui si considera “intellettuale”? Cioè uno che usa l’intelletto?
Auden; Babel’; Barrès; Benn; Berto; Bloy; Borges; Brodskij; Bulgakov; Burke; Buscaroli; Carl Schmitt; Carlyle; Cattabiani; Céline; Chateaubriand; Cioran; Claudel; Corradini; Corridoni; Croce; Cvetaeva; D’Annunzio; De Benoist; De Felice; De Maistre; Del Noce; Donoso Cortès; Drieu La Rochelle; Dugin; E. M. Forster; Elémire Zolla; Eliot; Ernst Nolte; Ernst von Salomon; Finkielkraut; Gadda; Gaetano Mosca; Gentile; Gide; Giuliotti; Gómez Dávila; Guareschi; Guenon; Hamsun; Heidegger; Herman Hesse; Houellebecq
Ionesco; Jacques Ploncard d’ Assac; Jouhandeau; Jünger; Koestler
Landolfi; Longanesi; Ludwig Klages; Malaparte; Malraux; Mandel’stam; Mann; Marinetti; Mauriac; Maurras; Mishima; Moeller van den Bruck; Montale; Montherlant; Mordini; Musil; Nabokov; Ortega y Gasset; Orwell; Palazzeschi; Papini; Pasternak; Pessoa; Pirandello Pound ; Prezzolini; Rand; Raymond Aron; Romeo; Rothbard; Salamov; Sandor Marai; Scruton; Simone Weil; Solzenicyn; Spengler; Tolkien; Tom Wolfe; Tomasi di Lampedusa; Ungaretti; Vogelin…”
FONTE: https://www.facebook.com/groups/209056506174846/permalink/1192029577877529/

La controrivoluzione di de Maistre, alieno fuori dal tempo (compreso il suo)

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Uno dei grandi limiti della cultura conservatrice è quello di non saper valorizzare adeguatamente i propri intellettuali; non solo i viventi, ma perfino quelli che ormai sono a tutti gli effetti dei classici, dei fari, dei riferimenti imprescindibili. Rimedia a questa mancanza, o almeno ci prova, un bel testo uscito in queste settimane, Joseph de Maistre. Il padre del pensiero controrivoluzionario (Historica Edizioni, 2021), con la prefazione di Marcello Veneziani e contenente i contributi delle giovani firme del sito campariedemaistre.blogspot.com.

Che c’entra questo libro con l’incapacità dei conservatori di celebrare e spesso proprio conoscere i propri pensatori? C’entra molto, perché il conte savoiardo – della cui morte ricorrono i 200 anni – non è stato un solo un intellettuale tra tanti, ma può essere a buon diritto annoverato tra i padri di una controrivoluzione premessa ad ogni conservatorismo e che mai come nel suo caso è da intendersi in modo letterale, essendo egli vissuto ai tempi di quella francese, della quale ha visto e subito in prima persona le tragiche conseguenze.

Al punto tale che, nel teorizzare «non una Rivoluzione al contrario, ma il contrario della Rivoluzione», de Maistre arrivò a definire quella giacobina una esperienza «satanica nella sua essenza». Parole molto dure ma anche assai esemplificative del pensiero demaistriano, caratterizzato da uno sguardo che non osserva la religione attraverso gli occhiali della storia ma la storia attraverso gli occhiali della religione, così ponendosi agli antipodi di una modernità che in larga parte è stata – e purtroppo è ancora – anzitutto scristrianizzazione.

Ma torniamo al libro dei giovani del sito Campari&DeMaistre, che è particolarmente stimolante perché del celebre pensatore offre un ritratto a tutto tondo, sotto cioè varie angolature: quella biografica, quella teologica, quella filosofica. Il risultato è un affresco completo – di de Maistre viene approfondita anche l’appartenenza massonica, svelando come non sia stato affatto decisiva per il suo pensiero – da cui si possono cogliere molti spunti che, per paradosso, sono utili proprio perché inattuali. Sì, perché se il conte savoiardo era un nemico del tempo già in quello in cui visse, oggi assume quasi le sembianze di un alieno, lui che guardava al papato come riscatto per i popoli, come «leader universale» sotto la cui guida «la controrivoluzione ha bisogno di essere unificata» (p.163). Eppure in questo pensatore ci sono ancora spunti utilissimi.

Basti pensare alla sua profetica condanna dello scientismo – con la scienza che deve stare «da per tutto al secondo posto», controllata dalla saggezza delle «antiche massime» (p.35) – oppure alla convinzione, radicatissima in de Maistre, che «dovunque» c’è «un altare, la c’è la civiltà» (p.72), a rimarcare una centralità del cristianesimo di cui forse, oggi, persino molti cattolici sono all’oscuro o dubitano. Insomma, Joseph de Maistre. Il padre del pensiero controrivoluzionario è un volume utile non solo perché sottrae all’oblio una figura di grande spessore, ma perché consente, attraverso la sua riscoperta, di ritrovare familiarità con un approccio, quello controrivoluzionario, che non è di mera contestazione dello stato di cose presente, ma di offerta di una prospettiva nuova e antica insieme.

In un periodo in cui anche in seno al mondo cattolico, purtroppo, sembrano ormai dilagare l’ecclesialmente corretto e la “cancel culture” è infatti forte il bisogno di preservarsi senza scomparire, di incidere senza omologarsi, insomma di vivere «la propria alterità alla modernità, nell’ambito quotidiano» (p.169); per farlo, tornare sulle orme di de Maistre, alla forza del suo pensiero e al suo coraggio di intellettuale forte perché libero, rappresenta sicuramente un ottimo punto di partenza.

FONTE: https://loccidentale.it/la-controrivoluzione-di-de-maistre-alieno-fuori-dal-tempo-compreso-il-suo/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Killer giganti per “placcare” Google

Israel Shamir – The Unz Review – 3 maggio 2021

I giganti digitali hanno conquistato il mondo. Nessuno ha mai accumulato tanto potere. Hitler morirebbe d’invidia se gli si mostrasse la grandezza di Google. I protagonisti di Huxley e Orwell potevano solo sognare ciò che fanno Bezos e Gates. Questi ultimi hanno rovesciato il presidente degli Stati Uniti e ne hanno installato uno di loro gradimento, e per una buona ragione. Secondo i calcoli di Bloomberg, da quando Biden è stato eletto il valore netto combinato delle prime 100 persone ultra-ricche degli Stati Uniti è schizzato a 195 miliardi di dollari. Questi giganti controllano le menti di miliardi di persone. Le nazioni impegnano le proprie terre e industrie per acquistare i loro farmaci brevettati. Questi giganti conoscono i nostri volti, i nostri nomi, tutto di noi, persino le cellule di cui siamo fatti, fino all’ultima proteina. Gli Dei sono stati sconfitti, il gentile Cristo e il potente Sabaoth, per non parlare del furioso Allah. È una cosa di cui si dice: “Guarda, questa è una novità”? (Eccl 1:10) No, il mio scontroso antenato aveva ragione – è già stato fatto nelle epoche precedenti.

Una volta, i giganti hanno quasi cacciato gli dei dall’Olimpo. Apollodoro racconta che gli dei non poterono vincere, finché non si ricordarono della profezia secondo cui i giganti sarebbero stati sconfitti solo se un uomo mortale avesse aiutato gli dei. Solo l’uomo può favorire la vittoria degli Dei sui giganti, predissero i greci nella loro Gigantomachia, proprio come i cristiani sapevano che solo il Figlio dell’Uomo poteva sconfiggere la Morte. Quando i giganti ebbero quasi sconfitto gli Dei, un uomo mortale, Eracle, si fece avanti e strappò la vittoria dalle fauci della sconfitta. Ora abbiamo un estremo bisogno di un coraggioso mortale per affrontare i giganti. Se non c’è Eracle, va bene chiunque; ma i giganti devono essere sconfitti. E infatti, si sono fatti avanti improbabili Giant Killers.

La rivolta è iniziata nella ribelle Mosca, dove il tribunale arbitrale della città ha chiesto a Google di ripristinare un account YouTube cancellato o di pagare miliardi di dollari di multa. Impossibile, direte voi – Google è libero di fare quello che vuole. Hanno messo al bando Unz.com; suo fratello, il gigante Twitter, ha messo al bando Trump; non c’è modo di ribaltare le loro decisioni, perché queste aziende sono private, e la proprietà privata è sacra – altrimenti è comunismo e Gulag; possono fare quello che vogliono e i loro astuti avvocati hanno già incluso il loro diritto di staccare la spina in ogni accordo contrattuale con un solo clic.

Eppure la Russia non è così diversa da qualsiasi altra nazione occidentale. Fino a quando non si è verificato tutto ciò, il sistema legale russo si era rifiutato di prendere in considerazione le richieste di risarcimento contro i giganti della tecnologia. La legge russa non lo permetteva. Era sufficiente che i giganti stabilissero che tutti i reclami dovessero andare a Londra o a qualche altro tribunale addomesticato di loro preferenza perché i russi si sottomettessero docilmente. Tuttavia, i giganti si sono superati quando hanno bloccato a molti russi questa via per far loro causa nella giurisdizione occidentale. I russi hanno risposto creando una nuova legge che stabiliva la priorità della loro legislazione nazionale, e richiedeva alle corti e ai tribunali di accettare e giudicare le controversie se non c’era modo di fare causa nella giurisdizione occidentale concordata.

Questa nuova legge è stata applicata dal tribunale arbitrale di Mosca dopo che Google, nel luglio 2020, ha cancellato l’account di Tsargrad, un canale televisivo cristiano conservatore e agenzia di stampa appartenente a Konstantin Malofeev, un originale signore russo dei media digitali. La rivista Slate ha elaborato un profilo dell’uomo alcuni anni fa, mentre stava ancora progettando di creare Tsargrad. Slate ha ingigantito pesantemente l’importanza di Malofeev e la sua vicinanza a Putin, essendo lui un outsider, ma per il resto dà un’idea generale. Malofeev era stato sanzionato dalle autorità USA e UE nel 2014, ma l’account della società di media di cui è il principale proprietario è stato bloccato sei anni dopo, nell’estate del 2020. Tsargrad aveva più di un milione di abbonati quando improvvisamente, e senza preavviso, YouTube ha cancellato il suo account. All’inizio, hanno spiegato la loro azione affermando che Tsargrad stava “violando le regole della comunità”, come al solito. Più tardi, Google ha affermato di aver bloccato Tsargrad perché il suo proprietario era stato sanzionato.

Il tribunale di Mosca ha respinto entrambe le richieste. (Qui la decisione completa del tribunale, la traduzione inglese viene dopo la versione russa) Ha stabilito che Google non ha dimostrato che Tsargrad abbia violato le regole della comunità; inoltre, anche in tal caso, prima di rescindere il contratto Google avrebbe dovuto dare sei mesi di preavviso. Per quanto riguarda le sanzioni, il tribunale ha stabilito che le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione europea fanno parte del diritto pubblico di quei particolari paesi e non possono essere applicate in Russia; Google deve ripristinare il loro account o affrontare le conseguenze legali.

Le conseguenze sono finanziarie ed esponenziali. Per la prima settimana di non conformità, Google dovrebbe pagare poco più di mille dollari, niente di che. Ma dopo, le multe raddoppiano ogni settimana, e nel giro di sei mesi Google dovrebbe pagare oltre 70 miliardi di dollari! Le multe esponenziali possono essere molto insidiose. Possono i russi far pagare Google? Sì! Google (google.ru) ha alcuni miliardi depositati nei propri conti in Russia, tutti ampiamente suscettibili di essere sequestrati. D’altra parte, se Google ripristina l’account bloccato, non dovrà pagare un centesimo. Le vicende relative a questa storica decisione sono archiviate qui (in russo).

Comunque, Malofeev era stato sanzionato da USA e UE più di sei anni fa, quando avrebbe sostenuto i ribelli russi nel Donbas (dice di aver condotto una missione umanitaria). Perché, all’improvviso, Google ha bloccato il suo account nel 2020?

C’è una risposta onesta a questa domanda, ma gli scaltri avvocati di Google non l’ammetterebbero mai. Nel 2020, incoraggiati dalla fulminea ascesa al vertice del mondo in subbuglio per la pandemia, Google e gli altri giganti hanno scatenato la loro potenza per cancellare i media ideologicamente inaccettabili (per loro). Hanno effettuato una pulizia ideologica su larga scala di siti e account pro-famiglia, favorevoli a Trump, conservatori, cristiani e di siti che non supportavano il paradigma della propaganda gay e trans, anti-maschio, anti-bianco. Anche i siti che dubitavano della narrazione ufficiale sulla Covid sono stati bannati o oscurati. Vietavano ai propri clienti di confidare in Dio, ha commentato un osservatore russo. La tempistica della cancellazione era collegata alle elezioni presidenziali americane del novembre 2020. I giganti hanno pianificato di rimuovere Trump e insediare Biden con le buone o con le cattive. Gli account che potevano essere in disaccordo con questa massiccia frode pianificata dai giganti sono stati cancellati. Questo non costituiva un’ingerenza nelle importanti elezioni? Certamente, ma sono stati i giganti, non i russi, a intromettersi, e avevano persino l’FBI sul loro libro paga.

Non solo gli account americani hanno subito questa epurazione; i giganti hanno ripulito anche gli account russi. Sebbene non ci siano molti elettori in grado di leggere il russo negli Stati Uniti, i giganti non volevano correre alcun rischio. Hanno pianificato ed eseguito probabilmente la prima appropriazione globale completa della narrativa nella storia dell’umanità. Tsargrad era una delle voci dei media che sono state soffocate.

Konstantin Malofeev, il proprietario di Tsargrad, corrisponde perfettamente al profilo prescritto. È conservatore, persino radical-conservatore, un padre di famiglia che frequenta la chiesa e ha tre figli, che non sostiene la LGBTQ+. È sulla quarantina; è un fervido ammiratore di Donald Trump; ha seguito il modello di Trump fino a dare in sposa sua figlia al figlio di un oligarca ebreo. Malofeev ha modellato i suoi media su Fox News, preferita da Trump, e ha persino assunto Jack Hanick, un produttore fondatore di Fox News. Il suo canale di informazione, Tsargrad, è stato descritto come la “Fox News russa”; quindi è un aspirante Donald Trump russo. Malofeev non è una figura estremamente popolare, ma nemmeno Navalny lo è. Politicamente è radical-conservatore, ma allo stesso tempo è tutto per uno stato sociale, per l’aiuto alle famiglie. Pensa che la Covid sia una creazione di Fort Detrick, proprio come dice il nostro Ron Unz (questa è un’opinione largamente condivisa in Russia; la settimana scorsa è stata espressa da Volodin, lo speaker del Parlamento che ha detto che il nuovo coronavirus potrebbe essere il prodotto di una fuga da un laboratorio americano). Malofeev è favorevole a Vladimir Putin, anche se Putin è troppo liberale e moderato per lui. Lavora con Alexander Dugin, l’eminente filosofo russo che, come lui, pensa che Putin non sia abbastanza Putin. Dugin era presente alla conferenza stampa riguardante la vittoria di Tsargrad su Google, e ha tenuto un breve e appassionato discorso con cui invitava l’umanità a rimuovere i giganti usurpatori e a riconquistare la libertà. Potevo sentire i passi della Storia echeggiare in questo evento; la Russia si stava nuovamente ribellando contro l’ordine stabilito, proprio come fece nel 1917, più di cento anni fa!

Malofeev ha offerto a Trump il suo sostegno per riconquistare l’accesso al discorso sottratto dai giganti. Nella sua toccante lettera a Trump (da leggere qui per intero, la versione inglese viene dopo il russo) ha scritto:

“Signor Presidente, mi è chiaro che le elezioni americane sono state rubate a lei e ai suoi elettori, e che gli sforzi di Big Tech per reprimere queste informazioni sono sia un oltraggio morale che un crimine perseguibile. La morte della democrazia in America danneggia ogni paese del mondo, Russia inclusa. Io e molti altri russi siamo pronti ad aiutarvi nella vostra lotta per la libertà di parola in ogni modo possibile. Usate il nostro sistema giudiziario, e considerate seriamente la mia offerta di collaborare nella costruzione di future piattaforme. Uniamo le forze e passiamo decisamente all’offensiva contro gli odiatori della libertà di parola di Big Tech. Costruiamo piattaforme di libertà di parola di livello superiore per la gente di tutto il mondo”.

Alla conferenza stampa, ha chiesto a Trump di accettare la sua collaborazione nella battaglia contro i giganti. Il signor Malofeev è un cane sciolto, per i russi o per qualsiasi standard, ma lo era anche Trump. Comunque, chi se non un cane sciolto entrerebbe in un corpo a corpo contro temibili giganti? Solo i veri uomini sono in grado di farlo. Anche se le mie opinioni sono molto lontane dalle loro, direi che Dio benedica chiunque salvi la libertà di parola dall’essere soffocata dai giganti.

P.S. Rivelazione Iran

Per molto tempo, i nostri lettori si sono chiesti perché il presidente Putin è così cordiale con Israele. Una possibile spiegazione è stata fornita la settimana scorsa dal ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. La sua registrazione di sette ore (presumibilmente realizzata per il progetto Oral History) era stata fatta trapelare da un sito di emigré Farsi con sede a Londra. In questa fuga di notizie (ammessa da Zarif che ha detto di essere stato citato fuori contesto, mentre i suoi oppositori sostengono che sia stato lui stesso a farla trapelare) Zarif rivela che, secondo lui, la Russia non vuole che l’Iran normalizzi le sue relazioni con l’Occidente e sta cercando di minare i negoziati di Vienna. Fintanto che gli Stati Uniti sono fuori dall’accordo nucleare e l’Iran continua ad essere sanzionato, Teheran rimane nella sfera d’influenza russa, ha detto. Nel servizio di al-Jazeera, la Russia ha cercato attivamente di minare l’accordo nucleare, il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), perché non avrebbe beneficiato della normalizzazione dei legami Iran-Occidente, secondo il diplomatico. “La Russia non ricaverebbe benefici da un’eventuale normalizzazione dei nostri rapporti con l’Occidente“, ha detto.

Zarif ha anche offerto una versione molto diversa circa l’ingresso della Russia nella guerra siriana. Il defunto generale Soleimani, assassinato dagli americani l’anno scorso, ha visitato la Russia nel 2015 e ha incontrato il presidente Vladimir Putin per discutere sull’intervento nella guerra civile in Siria a sostegno del presidente Bashar al-Assad. In precedenza si riteneva che Putin fosse stato persuaso a entrare in guerra da Soleimani. Zarif fornisce un resoconto completamente diverso, dicendo che è stato Putin a convincere Soleimani a portare le truppe iraniane in Siria, piuttosto che Soleimani a convincere Putin a intervenire. “Putin è entrato in guerra con la potenza aerea, ma ha anche portato l’Iran in guerra con forze di terra. Fino ad allora non avevamo forze di terra lì“, ha detto Zarif.

Se questa interpretazione cospiratoria è giusta, si spiegherebbe l’atteggiamento positivo della Russia verso Israele, perché nessun paese e nessun politico ha fatto tanto quanto il primo ministro israeliano Netanyahu per tenere l’Iran lontano dagli Stati Uniti. Ma per l’opposizione di Israele, l’Iran potrebbe aver rinunciato all’Asse della Resistenza nell’era Obama. Così Israele dovrebbe essere adorato dalla Russia, davvero! Allo stesso modo, Israele è stato adorato dalle industrie militari statunitensi, poiché la sua potenza ha invogliato gli arabi a comprare armamenti americani.

Gli ebrei ingenui spiegano la spinta degli Stati Uniti a riconciliarsi con l’Iran con l’influenza di John Kerry. “La figlia di Kerry, Vanessa, è sposata con un cittadino e medico iraniano. Il suo testimone alla cerimonia era il figlio di Mohammad Javad Zarif, ministro degli esteri iraniano. Zarif era anche la principale controparte di Kerry nei negoziati sull’accordo nucleare. Un gruppo simpatico! Non cercate oltre perché Kerry odia Israele“, dice Investment Watch Blog. Sarebbero furiosi se le loro posizioni politiche fossero spiegate con il fatto di avere parenti in Israele! Sembra che alcuni patrioti americani (come il nostro collega Philip Giraldi) preferirebbero ridimensionare le relazioni speciali con Israele e migliorare quelle con l’Iran. L’avvocato di Washington Reed Rubinstein, sul Jerusalem Post, suggerisce che l’amministrazione Biden ” permetterà o sosterrà una nuova intifada se Israele si rifiuta di aderire pacificamente a un nuovo accordo con l’Iran o di prendere misure ‘non approvate’ per difendersi dalla minaccia iraniana“. È una lettura possibile. “Questo sarebbe un errore catastrofico e un’orribile violazione della fiducia” – lamenta l’avvocato. Quale ‘fiducia’, amico? La politica internazionale è un affare spietato. Forse l’Iran passerà agli Stati Uniti, mentre gli ebrei sposteranno le loro simpatie verso la Russia.

Tuttavia, non dobbiamo credere troppo alla divulgazione parziale del discorso di Zarif. Potrebbe significare che Zarif vuole “interpretare Gorbaciov” con la Repubblica Islamica e portare Teheran nella Pax Americana. Allora avrebbe inventato questa storia insinuando che gli iraniani vorrebbero fare pace con gli Stati Uniti alle condizioni di Washington, se non fosse per il perfido Putin. Invece, in realtà i russi sono sempre stati pubblicamente favorevoli al JCPOA e approvano la pace tra Iran, Israele e Stati Uniti.

Ebrei e complottisti

Nel recente complotto contro il presidente bielorusso Lukashenko, c’è un dettaglio curioso che manca totalmente nei resoconti della stampa. La prova schiacciante del complotto è un nastro che pretende di essere la registrazione di una conversazione tra un generale bielorusso e il capo del complotto, l’avvocato Yuri Zenkovich, che ha la cittadinanza bielorussa e americana. In Bielorussia, Zenkovich era un attivista dell’opposizione, un noto membro del Fronte Popolare Bielorusso. È partito per gli Stati Uniti a metà degli anni 2000, dove ha iniziato a costruire la sua carriera di avvocato, ha detto l’ambasciata americana. Il generale apparentemente è stato usato per intrappolare l’avvocato che cercava attivamente potenziali complici nell’esercito bielorusso. Nel nastro (5:05), l’avvocato cerca di convincere il generale ad unirsi ai complottisti dicendo: “Sono sostenuto dal capitale ebraico americano. Ho ottimi rapporti con l’American Jewish Committee. Questa è una ONG guidata da trecento delle più ricche famiglie ebree d’America. È la lobby ebraica d’America“.

Sul sito dell’American Jewish Committee c’è una citazione: “L’American Jewish Committee è il decano delle organizzazioni ebraiche americane“. – NEW YORK TIMES. Non abbiamo idea se l’AJC o i suoi membri abbiano offerto il loro sostegno al signor Zenkovich. Il capo del KGB bielorusso ci offre il punto di vista confortante secondo cui i cospiratori stavano piuttosto complottando per truffare i propri sostenitori e finanziatori e spendere il denaro in “vodka e donnine”. Può darsi. Ma è divertente – il modo migliore per convincere un generale è dirgli che i ricchi ebrei americani sostengono la causa. Non sono riuscito a trovare una risposta dell’AJC a questa accusa; il complotto non è mai stato citato dai media statunitensi.

 

Fonte: https://www.unz.com/ishamir/giant-killers-tackle-google/

 

 

 

Mattei, Cefis, Pasolini tra storia e letteratura

La morte del presidente di Eni si è rivelata una macchina che crea romanzi e saggi. Con continui colpi di scena…

Mattei, Cefis, Pasolini tra storia e letteratura

L’ omicidio di John Fitzgerald Kennedy è diventato un luogo comune della letteratura e della cinematografia. Basterà ricordare il bestseller di James Ellroy, American Tabloid, che ricostruiva l’assassinio o JFK. Un caso ancora aperto, il film di Oliver Stone che vinse due Oscar. In Italia, qualcosa di simile accade con le vicende legate alla morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni precipitato col suo aereo privato a Bascapè, provincia di Pavia, il 27 ottobre 1962. Subito si fece strada l’idea di un attentato, supportata dall’inchiesta del giudice Vincenzo Calia nel 1999 (che non sfociò in alcun procedimento, perché l’ipotesi non era sufficientemente provata, anche se fu riconosciuta l’importanza della ricerca). Chiariamo: non vogliamo certo riaprire il caso. Si tratta soltanto di prendere atto del fatto che il caso Mattei è un generatore di letteratura. Dunque, Mattei ucciso, almeno per fiction. Perché? Qui la risposta è univoca: il presidente dell’Eni, nel tentativo di creare un polo petrolifero nazionale, aveva pestato troppi piedi. Alle multinazionali Usa, le Sette sorelle, offrendo contratti concorrenziali ai fornitori mediorientali; agli Usa, firmando con i sovietici; ai francesi, stringendo accordi con le forze anticolonialiste; agli italiani, rompendo gli equilibri. Se dal perché passiamo al chi avrebbe ucciso Mattei, le cose si fanno confuse. Ci sono tre filoni: la mafia, per fare un piacere alle Sette sorelle, e impedire che Mattei andasse a fare altri affari in Urss; l’Oas, cioè la parte dell’esercito francese contraria alla libertà dell’Algeria; la mafia per fare un piacere a tutti e sgombrare il posto per Eugenio Cefis, braccio destro di Mattei, poi suo successore. Le morti del giornalista Mauro De Mauro e dello scrittore Pier Paolo Pasolini sarebbero dovute al fatto che entrambi avevano indovinato chi c’era dietro la morte di Mattei. In queste pagine presentiamo: Uragano Cefis di Fabrizio De Masi, uno dei libri fantasma dedicati a Eugenio Cefis; il saggio Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri di Paolo Morando; il romanzo Ho ucciso Enrico Mattei di Federico Mosso.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/mattei-cefis-pasolini-storia-e-letteratura-1945173.html

 

 

 

DIRITTI UMANI

TSO RAGAZZO di Fano – Avv Musso telefona alla struttura

 
PEERTUBE.IT “https://peertube.it/videos/watch/e24f2126-230e-40fe-93c5-dd93569dfa28”
TSO RAGAZZO di Fano – Avv Musso telefona alla struttura – PeerTube.it
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Il ragazzo sta bene ed è trattato bene, due notizie che ci possono solo rincuorare. Gli hanno tolto il cellulare il secondo giorno, ma probabilmente era perché stava filmando l’interno delle strutture e questo non può essere consentito. Molto probabilmente finirà in una bella bolla di sapone questa storia, ma nel frattempo il messaggio sarà passato chiaro e forte, non solo per la famiglia che inizierà a temere che il ragazzo “faccia di testa sua in futuro” mettendosi ancora nei guai, ma per tutti noi, perché se la notizia del suo TSO ha innondato i quotidiani, possiamo essere certi che la sua eventuale liberazione, senza che ci siano conseguenze, non farà notizia.

A questo giro poi, penso sia conveniente trattare bene chi viene placcato in questo modo solo perché protesta pacificamente. Non serve infatti trattare male chi ha già dato una mano pensante a chiarire bene a tutti che “protestare pacificamente” sarà considerato d’ora in poi un reato e verrà perseguito come tale.

Il prossimo rialzo di asticella a questo punto è oramai evidente: dichiarare pazzi tutti coloro che dissentono. La massa approverà certamente e fare contro-informazione diventerà un atto di eroismo dal momento che “pazzia” dovremo considerarla un ossimoro, cioé una figura retorica per esprimere il concetto del “raziocinio“.

Intanto però, mi pare giusto anche risollevarci un pochino il morale con notizie come questa che trattano dell’altro caso, il sequestro della torteria a Chivasso:

PEERTUBE.IT “https://peertube.it/videos/watch/d2d4687a-7895-4545-a914-dbadc07b8186”
OGGI L’ ITALIA S’È DESTA !! – PeerTube.it
PeerTube it, è il sito italiano della federazione (ActivityPub) delle piattaforme di video streaming che usano la tecnologia P2P (BitTorrent) utilizzandola direttamente nel tuo browser con WebTorrent e Angular.

E’ bello vedere come la gente si stringe attorno alla donna che non ha piegato la testa davanti a tanto dispiego di forze dell’ordine per la sua modesta persona, ma ricordiamo bene la lezione: cio accade perché nonostante tutto lei non ha perso la testa. Per ciò questi due episodi sono correlati e ci danno indicazioni precise su come si reagisce per ottenere un rovescio dell’opinione pubblica.

FONTE:https://comedonchisciotte.org/forum/notizie-dallitalia/tso-ragazzo-di-fano-avv-musso-telefona-alla-struttura/

 

 

 

EVENTO CULTURALE

“CONNESSIONI” di Francesca Sifola 

https://www.facebook.com/FrancescaSifolaScrittrice/posts/2645403605730403

 

L’autrice Francesca Sifola

Nata tra i libri e tra le parole, da sempre cerca nel linguaggio quel potere di emozionare nella ricerca della realtà, intesa come svelamento di quella libertà che solo il linguaggio intellettualmente onesto sa dare. I suoi romanzi sono creature figli di questa convinzione e spaziano dal romanzo di formazione, al romanzo intimista a quello fantascientifico e al giallo psicologico. In essi confluiscono tutte le sue esperienze di vita, dagli studi umanistici, alle performances teatrali e radiofoniche, al suo modo di vivere che non lascia adito a fraintendimenti: Francesca Sifola è per la parola che sa emozionare e trascinare dentro sé stessa i pensieri più reconditi dell’essere umano.

 

Connessioni

L’amore, si sa, non segue percorsi prestabiliti e scontati. È talvolta bizzarro, folle, non dà tregua e la protagonista di questa storia non ha mai rinunciato a vivere e ad amare seguendo sentimenti totalizzanti. Dopo un lungo periodo di sguardi, sospensioni e incertezze si fa avanti un uomo che, mettendo da parte le sue paure riesce, abbandonandosi, a immergersi in una storia ricca di pathos e sensualità.

Ma il romanzo di Francesca è, soprattutto, lo svelamento di un percorso interiore di forte intensità emozionale che attraversa la vita unendo fili misteriosi, intessuti di casualità che lasciano pensare ad un deciso abbraccio del Destino.

Puoi acquistare Connessioni di Francesca Sifola qui:

https://www.europaedizioni.com/prodotti/connessioni-francesca-sifola/ ,

nelle principali librerie di città,

sui portali digitali, fra i quali:

https://www.amazon.it/Connessioni-Francesca-Sifola/dp/8855088246

https://www.hoepli.it/libro/connessioni/9788855088244.html

https://www.ibs.it/connessioni-libro-francesca-sifola/e/9788855088244

https://www.kobo.com/ebook/connessioni

https://www.libreriauniversitaria.it/connessioni-sifola-francesca-europa-edizioni/libro/9788855088244

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

SOTTO LA PANDEMIA

Sotto la pandemia

Ho già detto, in altre notazioni, che la pandemia è un fenomeno da poco rispetto alle reali trasformazioni planetarie che le società attuano. Mi riferisco alle trasformazioni nei sistemi produttivi ai quali ho rivolto ampia considerazione (riconversione verde, green economy, robotica, intelligenza artificiale, digitalizzazione, smart working, vendita on-line, colonizzazione dello spazio, all’espansionismo cinese; al conflitto Stati Uniti/Russia/Cina); tutti eventi in svolgimento dal risultato problematico con riguardo l’occupazione, la sopravvivenza del proletariato e del ceto medio produttivo.

Esiste però un ulteriore scuotimento che sta diventando non meno problematico dei sommovimenti riferiti, un sommovimento di carattere politico ed antropologico. Ne ho detto scrivendo della ipotesi di limitare il giudizio su taluni argomenti in vista del pericolo che tali giudizi possano suscitare odio, violenza, ostracismo, ad esempio in campo sessuale contro coloro che non si sentono uomo o donna ma diversi da queste canoniche classificazioni. Attualizziamo quanto detto ed ampliamolo. Vi sono proposte di legge le quali temono che possono suscitare odio, violenza, misfatti nel caso si dichiarasse di preferire, poniamo, l’unione uomo donna ad altre unioni.

Estensivamente, se si dichiarasse di preferire una società ad un’altra società, una religione ad un’altra religione; un cibo ad un altro cibo. La formulazione della proposta di legge è tale da lasciare al magistrato la valutazione non di un reato ma della possibilità di indurre ad un reato. Ipotesi gravissima, si trasformerebbe il sospetto del delitto in delitto, significherebbe impedire il pensiero, la scelta, confondere la libertà di opinione con le immaginarie conseguenze dell’opinione. Se manifesto il mio tratto naturale e sociale – giudicare, scegliere, preferire – io non danneggio né invito alla soppressione, scelgo e giudico, basta. Se dico che l’Italia è il più artistico Paese terrestre, io non invito a scansare e vilipendere gli altri Paesi. Se dico che Enrico Caruso resta il più sonoro, possente tenore esistito io non invito a non far esibire altri tenori.

Insomma, valorizzare ciò che per me vale non significa negare esistenza al restante ma solo preferire, scegliere, amare. O dobbiamo non preferire, non scegliere, non amare, condividere ogni realtà, sostenere che i vermi valgono una bistecca? E in nome di quale giudizio se viene impedito il mio giudizio? E in nome di quale universalismo se ciascuno è innestato nella propria soggettività giudicante? Si vuole distruggere la soggettività individuale e dei popoli?

(*)La proposta di Legge alla quale mi riferisco è la ormai nota Legge Zan. Non intendo entrare in terreno giuridico, se la Legge crea soggetti speciali protetti specificamente contravvenendo alla uguaglianza dei cittadini. Mi pare una enormità percepire, poter percepire la libera manifestazione di un giudizio. Poniamo: preferisco le donne alla istigazione contro chi uomo non preferisce le donne. Quindi punibile. Vi sarebbe un potere dei Giudici così dilatato da frenare il pensiero. In campo strettamente politico si va verso la “tracciabilità” del cittadino e la scissione tra cittadino obbediente (tracciato) e cittadino escluso (renitente al tracciamento). Sono questioni fondamentali. Le conquiste liberali rischiano… la galera.

FONTE: http://opinione.it/politica/2021/05/10/antonio-sacc%C3%A0_pandemia-trasformazioni-planetarie-smart-working-green-economy-intelligenza-artificiale/

Presentati gli emendamenti al D.L. 44, che istituisce l’obbligo vaccinale antiCovid
Lisa Stanton – 7 05 2021
Sono stati presentati gli emendamenti al D.L. 44, che istituisce l’obbligo vaccinale antiCovid per il personale sanitario. La commissione voterà gli emendamenti nella prossima settimana
ed entro maggio il D.L. sarà convertito in legge, prima dei 60 giorni. Gli emendamenti presentati non cancellano l’obbligo vaccinale sebbene:
1) tutti i vaccini attualmente in commercio non garantiscono un’efficacia del 100%. Per il ceppo originario di Sars-Cov2 la copertura è ben lontana da quell’obiettivo, assestandosi dal 59,5% (Vaxzevria) al 66,1% (Janssen). Quanto alle varianti attualmente circolanti nel nostro Paese (86% dei casi) i vaccini Pfizer e Moderna, ci dice l’ISS, hanno una ridotta attività neutralizzante, risultando del tutto inadeguati allo scopo prefisso. Paesi come la Serbia e il Cile, con una percentuale molto elevata di popolazione vaccinata, sono ricorsi a nuovi lockdown per contenere l’alto numero di contagi.
2) L’ISS, così come il CDC, riporta che le persone vaccinate devono continuare a osservare tutte le misure di prevenzione perché non è noto se la vaccinazione sia efficace nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone. Risulta quindi incomprensibile un obbligo normativo allo scopo di proteggere i pazienti dal contagio. Non vi è certezza che i vaccini blocchino la trasmissione, non è chiaro quale fascia di popolazione sostenga la circolazione del virus e non è nota la durata della protezione. Numerosi sono i casi di infezione anche a seguito di vaccinazione, di fatto l’obbligo del trattamento sanitario non comporta alcun beneficio per la salute pubblica.
3) ll DL 44 prevede tempi molto stretti per la sospensione del lavoratore che non ottemperi all’obbligo, in contrasto con la L. 219/2017 che norma il consenso informato. Viene così a mancare un diritto fondamentale del paziente che lede la relazione di fiducia col sanitario e mina l’autonomia decisionale di entrambi, azzerando il tempo di comunicazione tra medico e paziente che è ex lege considerato tempo di cura e di conseguenza garantito. I trattamenti attualmente in commercio sono farmaci a monitoraggio addizionale, autorizzati in via eccezionale, la cui effettiva sicurezza ed efficacia saranno dimostrate solo dal 2024. Renderli obbligatori per legge è una scelta di politica sanitaria che pone svariati dubbi di sicurezza per il ricevente e di correttezza morale da parte del legislatore. A titolo esemplificativo citiamo il caso del vaccino Astrazeneca/Vaxzevria, attualmente sospeso in diversi paesi europei o indicato per fasce d’età spesso diametralmente opposte (autorizzazione EMA ottenuta per utilizzo fino ai 55 anni; AIFA: estensione fino ai 65 anni; Germania: divieto utilizzo sotto i 60 anni; Francia e Canada: divieto utilizzo sotto i 55 anni; etc). I cittadini italiani under 55 saranno sottoposti all’obbligo di un trattamento vietato in molti altri paesi per la loro fascia d’età.
Con la conversione in legge del DL 44 l’Italia diventa l’unico paese al mondo ad introdurre un obbligo per la COVID-19, sebbene i dati di adesione alla vaccinazione del personale sanitario siano allineati o superiori ad altri paesi europei. La norma è in contrasto con quanto approvato dal Consiglio d’Europa il 28/1, secondo cui “gli Stati non devono rendere la vaccinazione anti Covid obbligatoria per nessuno e almeno per il momento non devono utilizzare i certificati di vaccinazione come passaporti” e vieta ogni discriminazione per chi non sia vaccinato. Anche la Risoluzione n.1 (6-00154) del Senato (2/12/2020) impegna il Governo a non introdurre obblighi vaccinali nel rispetto del principio di libertà di scelta dei cittadini.
5) Il testo di legge presenta almeno 3 forti criticità che ne rendono difficile e discriminatoria l’applicazione:
– La ricollocazione del lavoratore ad altre mansioni in capo al datore di lavoro “ove possibile” e qualora quest’ultimo non la ritenga possibile la sospensione senza retribuzione del lavoratore stesso. Una discrezionalità inaccettabile in capo al datore.
– Le famiglie con altro reddito potranno accollarsi la sospensione non retribuita (prevista fino al 31 dicembre 2021) aggirando così l’obbligo che si applicherà solo alle famiglie economicamente più deboli, monoreddito o con prole a carico nel settore sanitario, introducendo una discriminazione tra soggetti in base al reddito;
– La sospensione del personale sanitario avrà un impatto negativo sull’operatività del settore, già privato di risorse e provato da tagli strutturali sin dall’anno 2000, e penalizzerà migliaia di medici (NDR molti dei quali se lo meritano).
#SSCP (Si Salvi Chi Può)
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/4228410957177148

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Discorso tipico dello schiavo

Silvano Agosti – 22 04 2021

AUDIO QUI: https://youtu.be/KysoOofHmi8

“Lo schiavo non è tanto quello che ha la catena al piede, quanto quello che non è più capace di immaginarsi la libertà” Silvano Agosti, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore e poeta italiano.

Uno di quei video che fa bene rivedere ogni tanto, giusto per ricordarsi un paio di cose fondamentali. Mi ricordo che lo vedevo spesso, prima di decidere di mollare tutto.

Perché io sapevo di essere ancora in grado di immaginarmi la libertà, ma stava diventando sempre più difficile. E voi? Spero che ci riusciate ancora, tutti voi…

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=KysoOofHmi8

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Discorso su “Francesco” fuori dell’Asse

Un lettore mi chiede se mi aspetto una dichiarazione di scisma da … monsignor Viganò. Ci son cose che fanno cascare le braccia (diciamo), questa è tipica. Com’è possibile che un mio lettore, cattolico praticante, brava persona, capisca l’opposto speculare? Quel che monsignor Viganò dice è che lo scismatico è El Papa, ed è lui con la sua junta kulandro-sudamericana occupante, che deve liberare il Vaticano.

Che lo facciano, è ovviamente escluso. E tuttavia, non solo Ratzinger non sa più come dire che il munus petrino è rimasto a lui; e viviamo in una papalità sdoppiata; anche lo stesso “Francisco” a rivelare la sua auto-coscienza di usurpatore , da segni inequivocabili. Il primo, e noto, è che non osa dormire nell’appartamento dove abitarono i Papi legittimi, ed esercita il suo dispotismo, le sue parolacce, le sue preferenze di persone e le sue trame milionarie da un albergo: la Domus Santa Marta, pardon Hotel , cui ha dato l’allure e lo stile di bettola malfamata affidandone la direzione al ben noto monsignore che fu checca fastosa e scandalosa ai suoi tempi, convivendo con il suo amante in una nunziatura apostolica, e che oggi s’è divertito a richiamare alla moralità, sputtanandoli apertamente, i cardinali che tornano “all’alba” – dopo i loro incontri particolari? – e lui “Non è tenuto ad alzarsi in piena notte per soccorrere confratelli incappati nelle forze dell’ordine”.

Monsignor Ricca ai cardinali gaudenti
Monsignor Ricca ai cardinali gaudenti

Che “Francisco” non osi abitare nella residenza papale dove aleggiano le presenze di Pio Nono, Leone XIII , (san) Pio Decimo, Papa Pacelli, Karol Woytyla è un signum, un simbolo significativo: non sopporta certe compagnie, certe ombre che nel silenzio e solitudine della notte possono visitarti? O conoscendo il valore metafisico dello stare sull’Asse polare, ha voluto disassarsi?

Ancor più rivelatore la soppressione, rabbiosa e dispettosa, che ha voluto delle liturgie della basilica vaticana. Quelle umili, intime e modeste delle cosiddette Messe “private” – che sacerdoti stranieri o forestieri in visita a Roma, che non avevano dove adempiere al precetto di consacrare e comunicarsi, solevano celebrare in uno dei cento altari laterali della Basilica – vietate. E vietate quelle solenni, le liturgia e il servizio corale della trentina di canonici vaticani – elevati a quella funzione perché bene meriti – che dall’anno Mille, in talare secentesca, levano “canti della Sposa allo Sposo”. Li ha sbattuti fuori per sempre, Francisco. Invece di disciplinare i cardinali vecchi viziosi frenetici che tornano dopo le 2 di notte dalle loro randonnades sessuali, egli punisce i preti che dicono Messa ; non vuole che dalla cattedrale madre della Chiesa, centro della cristianità – che sorge sulla verticale del sepolcro e delle ossa di Cefas, il primo Pescatore – si levi l’incessante profumo del Sacrificio; ed è riuscito a vietare la Presenza Reale, la lode e al gloria del Sangue dell’Agnello dalla Pietra centro e base della Chiesa di Cristo. Come lui personalmente vive dislocato “a lato” della verticale petrina, così ha lasciato senza culto l’Asse. Che non vacilla.

I canonici, sacerdoti a cui Bergoglio ha vietato l’ingresso nella cattedrale di San Pietro. Per lui “vestono in tecnicolor

Se quest’Asse venisse abbandonato si realizzerebbe la massima inefficacia della grazia extra-naturale che scende dall’alto sulla funzione pontificale, che ne è il canale. Si entra qui in un ordine di idee così lontano da Francisco e dai suoi viziosi cardinali, che bisogna ricorrere ad una sapienza cinese che descrisse la sovranità come “agire senza agire”, “azione immateriale per pura presenza”. E’ il Tao th Ching, il Libro della Via e della sua Azione, un testo antico ma già abbastanza moderno da conoscere il confucianesimo e criticarne la sua concezione di moralità politica e cura attiva della buona amministrazione. Lao Tse risponde che ci sono stati vecchi re dell’antichità, realmente vissuti, il cui governo consisteva nel “non agire”:

17

I sovrani al tempo della Grande Virtù:

I loro sudditi percepivano appena la loro esistenza

Poi ci si affezionò al principe e si cominciò ad adularlo,

poi ci si mise a tremare e si finì col maledirlo 

Non appena l’autenticità venne meno,

si vide la lealtà scomparire

[…] essi adempivano il loro mandato

Gli affari seguivano il loro corso

E il popolo esclamava:

facciamo tutto da noi soli!

Tutto ciò vi sembra troppo esotico, troppo esoterico? Troppo cinese e lontano dal nostro discorso? Come facevano, poi, questi “sovrani” “Santi” e “maestri” a governare senza stanziare denaro, far costruire magazzini per il riso in vista delle carestie, senza far scavare canali e argini scongiurare le alluvioni del Fiume Giallo? Mantenere l’ordine senza che il popolo nemmeno si accorgesse della loro presenza?

Vi sembra tanto lontana da noi, come cultura? Ma invece proviamo a tradurre nel nostro linguaggio. Che cosa dice il Cristo? “Cercate anzitutto il regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”. Ai raccolti di riso e al Fiume Giallo, ai vecchie ai bambini, la previdenza, pensa la Provvidenza: tutta una quantità di santi, a Don Bosco a Madre Teresa, possono raccontare che avviene davvero così.

Per ottenere dalla Provvidenza “tutto”, bisogna – come quei santi – essere sull’Asse verticale. L’abbandono completo a Dio e alla sua volontà, la rinuncia a sé stesso; occorre poter dire, come Paolo: “Non sono più ‘Io’ che vivo, ma Cristo vive in me”.

E cosa dice Lao Tse?

15:

I Maestri dei tempi antichi erano liberi e veggenti. Nella vastità delle forze del loro spirito, l’ “IO” ancora non era [..] in quelli era la Via. Essi erano individui signori dell’Io. E in perfezione si risolveva la loro vacanza” .

Sarebbe un errore ritenere che Lao Tse suggerisca al popolo l’inazione e il fatalismo, visto che “i Santi Re” vegliano su loro. E’ il contrario. Infatti

“Il popolo esclamava: facciamo tutto da soli noi!”.

Il popolo lavora, attende alle sue opere, si affatica, realizza, ed ha la sensazione di “far tutto da solo”. E’ una esperienza che il cristiano in grazia e avanzato nello sforzo ascetico, sente e sa a sprazzi: lui porta la sua croce, si affatica, soffre e sopporta con fortezza i rovesci della sorte, si ammala, prega per i nemici, esercita la carità eroicamente e crede di far tutto lui; per scoprire che invece tutto ha fatto “Lui”, che passo passo lo ha assistito e portato la sua croce: una visione che nel Paradiso sarà completa, e farà erompere nelle anime salvate la lode e la gloria.

Un altro modo non taoista per esprimere la Realtà che evoca Lao Tse, è nel Salmo 126:

“Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
 Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”.

Anche in epoca storica, gli imperatori cinesi traevano il potere temporale dall’autorità spirituale che si supponeva incarnassero, ad imitazione dei “Santi Re” primordiali del Tao, eseguendo i “ritti del culto comune” con perfezione – interiore anzitutto. Infatti ogni alluvione rovinosa del Fiume Giallo, pestilenza o rivolta delle masse, era interpretato come un segno che l’individuo che rivestiva il munus di imperatore aveva “perso il favore del Cielo”, più precisamente “del Centro”; perché in questo senso la Cina era detta “impero del Mezzo”, del Centro: “Il Tao scorre nel vuoto mediano”, dice il Tao the Ching 4. “Tao” viene tradotto come Principio, ed anche come Via; e se vi sembra incomprensibilmente orientale, ricordate Chi affermò di sé “Sono Io la Via”; precisando “Io sono la Via, la Verità e la Vita”, e Giovanni: “In Principio era il Logos…”.

Ma non hai cominciato a parlare del Papa?, dirà il lettore? Com’è che ci hai portato al taoismo? E come farai a tornare al tema?

Lo farò citando il sinologo A. Vallé di La Religion Chinoise: “I cinesi distinguevano nettamente la funzione imperiale dalla persona dell’imperatore. E’ la funzione che è divina…L’imperatore, ascendendo al trono, abdica al suo nome personale e si fa chiamare con un nome imperiale che egli si sceglie o che gli si sceglie . Egli è meno una persona che [..] qualcosa come il Sole o la stella polare”. La stella Polare è quella attorno a cui tutto il firmamento stellato gira, mentre essa è ferma: sull’Asse che non vacilla.

Il sinologo descrive come si vede la funzione “pontificale”del governante, permanente in tutte le civiltà tradizionali; ultimi, anche i Papi cristiani abdicano al loro nome privato ed assumono l’altro sacrale, che lo collega ad una lunga ascendenza di altri Pietri ; è da questa abnegazione di sé che dipende l’efficacia del munus sovrannaturale come del ministerium di comando e gestione, il canale di grazia come l’attività più ristrettamente politica. Lao Tse dunque evocava a un tempo in cui regalità e pontificalità non si distinguevano ancora; tempo pre-istorico ma realissimo, che la Roma prisca incarnava. “Fu consuetudine dei nostri antenati che il re fosse altresì pontefice e sacerdote” scrive Servio, l’antichista commentatore di Virgilio; unione così cogente che quando i romani – cacciati i Tarquini – instaurarono la repubblica, sentirono la necessità di istituire le figure addette ai sacrificia che venivano prima eseguiti dai Reges: il Rex Sacrorum, non a caso chiamato re e non sacerdos, e il Pontifex, colui che “fa da ponte” verso il soprannaturale e – “vuoto” (astenuto dalla carriera politica, il cursus honorum) lo riversava sulla comunità come “prosperità, fortuna, crescita, felicitas”.

Ciascuno adesso è in grado di misurare la distanza da questo di quel che avviene nella bettola vaticana gestita dalla nota checca, dove esercita il potere nudo secondo le istruzioni del Grand Reset

impostor

e soppressore dei riti il Bergoglio con la sua junta di cardinali viveurs. Ci sostiene la speranza che questa illegittimità radicale, che oscura la grazia, sia presto risanata e i colpevoli puniti.

“Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito”.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/discorso-su-francesco-fuori-dellasse/

 

 

 

POLITICA

SE LI TENGANO IN FRANCIA
Augusto Sinagra – 29 04 2021
Come già dissi per l’ergastolano Cesare Battisti portato in Italia in estradizione dalla Bolivia dove da ultimo aveva tentato di nascondersi, così pure dico di questi 7 laidi terroristi che ora la Francia, dopo averli coperti e coccolati per anni, finalmente vorrebbe consegnare in estradizione all’Italia.
Si tratta di vecchi ruderi della sinistra terroristica, ombre di sé stessi assillate dal ricordo dei feroci crimini commessi. Taluni di essi sono anche colpiti da condanna all’ergastolo. Altri a pene detentive molto pesanti.
Non so se questi infami soggetti abbiano maturato il senso delle loro scelleratezze. Non dico il senso del pentimento. Le bestie non hanno pentimento.
Quel che dispiace profondamente è che altri feroci delinquenti sanguinari si trovino in Italia liberi senza avere mai scontato la giusta pena che meritavano, dopo essersi rifugiati come topi in lontani Stati esteri.
Mi riferisco agli assassini del giovane Sergio Ramelli, dei giovani Mattei e di tante altre innocenti Vittime dell’odio politico e della ferocia umana.
Addirittura ad alcuni di essi adusi ad uccidere con la famosa chiave inglese, spaccando il cranio delle Vittime, sono oggi concessi titoli, onori e prebende.
Allora emerge il senso di una invisibile ingiustizia se effettivamente i 7 ex terroristi scappati in Francia dovessero rientrare in Italia.
Essi sono tragiche ombre di sé stessi, uomini ormai vecchi che, con la loro carcerazione, verrebbero solamente a gravare sul bilancio dello Stato.
Si chieda ad essi solamente di implorare in ginocchio il perdono dei familiari delle loro Vittime e continuino la loro spregevole vita in terra di Francia.
Che sia la Francia a continuare ad assumerne non solo la vergogna ma anche le spese di mantenimento.
Per altri non meno spregevoli individui ebbi occasione di dire che dopo 40/50 anni dai delitti commessi, si giudicano e si mettono in carcere persone diverse, supponendo (o forse solamente sperando) un’intervenuta consapevolezza dei crimini da loro commessi.
Per i 7 in Francia, come per Cesare Battisti, non è così ma penso che sia meglio che la Francia continui a tenerseli ed essi proseguano nella loro vita raminga e solitaria nel vuoto di ogni affetto, ben lontani da quella Patria che essi hanno offeso e vilipeso.
FONTE: https://www.facebook.com/profile.php?id=100009182787667

“Mentre davo i caffè…”: cosa non torna sul caso Grillo

Il caso di Ciro Grillo continua a tenere banco a Non è l’arena, dove l’albergatore ha rivelato le modalità di raccolta della sua testimonianza

"Mentre davo i caffè...": cosa non torna sul caso Grillo

Il caso di Ciro Grillo e del presunto stupro di gruppo compiuto insieme ad altri tre amici ai danni di una coetanea continua ad arricchirsi di nuovo dettagli. Durante la puntata di Non è l’arena, Massimo Giletti è tornato sulla questione, cercando acnhe testimonianze inedite da parte dei protagonisti, che raggiunti dai giornalisti si sono chiusi nel silenzio e hanno preferito tacere. È un tema che il programma tratta da settimane, soprattutto dopo il video di Beppe Grillo che ha portato la questione anche sul piano politico. Massimo Giletti ha messo al centro della puntata il racconto delle ragazze, fatto attraverso i verbali che riportano la versione delle presunte vittime.

Silvia e Roberta, nomi fittizi delle due ragazze, frequentano un istituto prestigioso di Milano e hanno scelto la Sardegna per la loro vacanza estiva. Scelgono di trascorrere una serata in Costa Smeralda ed è qui che conoscono la comitiva di Ciro Grillo. Loro alloggiano in un b&b ai confini di quella parte dell’isola, lontano dalla movida sfrenata delle località più note. Anche per questo motivo accettano di trascorrere la notte a casa di Grillo vista l’assenza di taxi disponibili a tarda notte per tornare nel loro alloggio. A Non è l’arena è tornato a parlare proprio il gestore della struttura ricettiva scelta da Roberta e Silvia, che pare abbia ricordi nitidi di quella notte di due anni fa.

Daniele Ambrosiani, titolare del b&b nel quale le due ragazze soggiornavano, è tornato sull’argomento anche sulla base di discordanze nelle sue dichiarazioni. In particolare, sono alcune dichiarazioni dell’uomo che sembrano non essere in linea nei suoi diversi racconti. “Non abbiamo mai detto che erano felici, mi sembravano due ragazze tornate da una nottataccia in giro. Noi con gli inquirenti abbiamo parlato un’ora con i carabinieri, quelo che risulta sono solo i primi 5 minuti“, ha ribadito Daniele Ambrosiani.

Nei verbali delle forze dell’ordine sono presenti le dichiarazione della sua fidanzata, con la quale gestisce il b&b, e che lui avrebbe confermato. L’abergatore ha raccontato la verbalizzazione della loro testimonianza da parte delle forze dell’ordine: “Noi sul momento siamo stati un po’ vaghi, pensavamo addirittura che ci venissero a chiedere qualcosa che avevano fatto le ragazze. Sono venuti la prima volta mentre io servivo le colazioni. Ogni tanto io mi allontanavo per preparare dei caffè, poi mi hanno chiesto se ero d’accordo con la mia ragazza e io sono solitamente d’accordo con lei“. L’albergatore, quindi, ha ripetuto quanto detto la prima volta a Non è l’arena: “Le ragazze erano scosse nei giorni successivi, lo confermo, com’era uscito con gli inquirenti e forse non l’hanno messo a verbale. Non credo mi abbiano dato una copia del verbale. La ragazza mi ha dato la sensazione di non essere più quella di prima“. Dal racconto di Daniele Ambrosiani fatto a Non è l’arena pare emergano alcune discrepanze rispetto a quanto messo a verbale, dove l’albergatore sostiene che manchino alcune sue dichiarazioni.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/mi-hanno-interrogato-mentre-distribuivo-caff-che-non-torna-1945369.html

 

 

RIFORME E PNRR: GOCCE DI LATTE NEL CAFFÈ

Riforme e Pnrr: gocce di latte nel caffè

Il Piano nazionale di ripresa è composto da due grandi sezioni: una dedicata alla spesa, l’altra alle riforme di fisco, mercato, giustizia e Pubblica amministrazione.

La parte del Piano sulla spesa riuscirà probabilmente a svecchiare alcune cose, dai computer della Pubblica amministrazione, alle strade ferrate; consentirà di sistemare fiumi e ponti, scuole e università, ospedali e carceri; di stendere cavi e fibra, di installare pannelli solari e sviluppare la ricerca sulle energie rinnovabili. Fin qui opere necessarie o almeno utili: interventi di manutenzione straordinaria e ammodernamento di un Paese vecchio, specialmente al meridione.

L’altra parte del Piano, quella dedicata alle riforme, invece, lascia l’agro in bocca, tanto è deludente. Le proposte appaiano come gocce di latte nel caffè. Poca cosa, piccole macchie nel “nero più nero che c’è”, come diceva una canzonetta degli anni Settanta.

Nessuna di esse si può definire strutturale, di sistema, e nessuna si può immaginare realmente capace di rivoltare come un calzino economia, produttività e concorrenza; fisco; giustizia e ordinamento giudiziario e quello giuridico; burocrazia e regole. Proprio quello, invece, di cui il Paese avrebbe bisogno, perché è intorno a questi quattro grandi pilastri che si gioca la partita dei prossimi venti o trent’anni.

La timidezza di questa parte del Piano si trasformerà quasi certamente in un freno alla crescita. Mitigherà fortemente gli effetti che la spesa potrebbe produrre anche e soprattutto nel medio e lungo periodo, esaurita la fase galvanizzante della spesa stessa.

Quel che accadrà sul versante delle riforme, quasi certamente, sarà questo: qualche tassa in più sulla casa o sul patrimonio, qualche aliquota dell’Irpef più bassa e qualcuna più elevata, più magistrati e cancellieri, più digitalizzazione e meno carta, più impiegati pubblici e concorsi semplificati, qualche cavillo normativo in meno e qualche scorciatoia nelle procedure, qualche filtro giudiziario in più, spruzzi di semplificazione qua e là, ma i gangli strutturali dei quattro pilastri non cambieranno nella sostanza.

Nessuna novità epocale arriverà, men che meno arriverà una svolta liberale. Forse le sole pennellate liberali riguarderanno la concorrenza. Le vuole la Commissione europea per proteggere più intensamente il mercato comune e dunque il Parlamento italiano, alla fine, qualcosa dovrà concedere se vorrà portare i soldi a casa. Pennellate sbiadite, comunque, almeno per quello che si è capito finora.

Il Governo avrebbe potuto fare di più? Avrebbe potuto dare, finalmente, una scossa “rivoluzionaria” al Paese. Va detto che Mario Draghi guida uno strano governo, politico e tecnico al tempo stesso, con dentro sinistracentro e destra, statalisti e liberisti, europeisti e sovranisti. Non è seriamente pensabile che un governo così composto possa proporre riforme in grado di scuotere le fondamenta. La timidezza delle proposte è dunque consequenziale alla innaturale composizione della maggioranza di governo.

E il Parlamento? Difficile credere che da esso arrivi la scossa. Composto prevalentemente da forze populiste, alcune legate a fil doppio al socialismo reale, alla logica dell’assistenza, al giustizialismo da avanspettacolo, non avrà né la spinta ideale, né quella progettuale per migliorare il Piano. E poi non può avere, oggettivamente, la coesione politica sufficiente per indicare una strada definita sulla quale portare il Paese.

Anziché cambiare miscela per fare un buon caffè, allora, sceglierà di mantenere la vecchia mistura. Anziché cambiare tazzina, sceglierà di continuare ad usare quella vecchia e sbeccucciata, aggiungendo solo qualche goccia di latte per stemperare il “nero più nero che c’è”.

Fino a quando?

(*) agiovannini.it

FONTE: http://opinione.it/editoriali/2021/05/10/alessandro-giovannini_riforme-pnrr-gocce-latte-caff%C3%A8-ripresa-pubblica-amministrazione-paese/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Superior stabat lupus

08 maggio, 2021 | 17 commenti

Questo articolo è uscito in versione ridotta su La Verità del 5 maggio 2021.

Non smette mai di sorprendere il modo in cui le scienze naturali, dacché le si è imbracciate per imporre i provvedimenti più radicali mai osati in tempo di pace, stanno fornendo non solo il combustibile del rogo su cui bruciano intere pagine della nostra carta costituzionale, ma anche i loro stessi statuti, le basi cognitive che le rende praticabili. È, quello tra scienze e politica, l’abbraccio reciprocamente mortale di due naufraghi che si avvinghiano, si intralciano e si trascinano insieme negli abissi, come dimostra l’ultimo anno trascorso nel segno della «crisi pandemica».

Consideriamo le chiusure, i coprifuoco e le restrizioni. Ne è valsa la pena? Ci stanno proteggendo dai danni della nuova malattia? Non potendosi fare una contro-osservazione in laboratorio sarebbe impossibile dare una risposta apodittica, ma è onesto riconoscere che le prove analogiche accumulatesi dall’esordio dell’emergenza sono molto lontane dal promuoverli in modo statisticamente solido. Sui mezzi di informazione si è parlato del paradosso svedese, di praticare un lockdown leggero senza perciò patire conseguenze peggiori di altri Paesi che hanno chiuso con più rigore. Ma senza piluccare nei casi particolari, la generale assenza di correlazioni significative tra intensità delle restrizioni e impatto clinico della malattia non è un segreto: ribadita fin dall’inizio da numerosi studi (qui l’ultimo in ordine di tempo), è approdata anche in televisione. È toccato pochi giorni fa al giornalista Federico Rampini rivelare in prima serata che «quei Paesi che sono praticamente usciti indenni, con dei numeri della mortalità microscopici, non hanno usato lockdown a tappeto». Lo stesso dato è accessibile a chiunque incollasse su un foglio elettronico i numeri sulla pandemia nel mondo diffusi quotidianamente dall’Università di Oxford. L’ho fatto anch’io nel mio piccolo e ho scoperto che la correlazione tra la severità media dei lockdown e i decessi totali attribuiti al SARS-Cov-2 per milione di abitanti è addirittura positiva (cioè all’aumentare dell’una aumentano i secondi), anche se in modo scarsamente significativo (R2 = 3%).

Asse x: stringency index (media); asse y = decessi attribuiti a SARS-CoV-2 per milione di abitanti. Dati disponibili per 169 Paesi dall’inizio della registrazione (23/02/2020). Fonte: Our World in Data (consultato il 06/05/2021). Elaborazione ilpedante.org.

Pur con ogni eccezione e cautela, come si può continuare a subordinare con certezza redditi, sussistenza e benessere a nessi di questa qualità? Quale consolatio scientiae si può rivolgere ai ristoratori senza clienti, agli albergatori senza lavoro e agli adolescenti reclusi, a quali dure leggi naturali dovrebbero rassegnarsi i nostri lavoratori della neve costretti alla disoccupazione mentre, pochi chilometri più a nord, i loro colleghi svizzeri facevano correre gli skilift pur contando quest’anno meno della metà dei nostri decessi attribuiti SARS-Cov-2 (377 vs 804 su milione di abitanti)? Che cosa sono allora questi sacrifici se non scongiuri o fioretti pasquali, digiuni propiziatori fatti con la pancia degli altri? È questa la società che ascolta solo il nudo verbo della scienza?

Ora però qualcuno alza voce e dice: basta con le chiusure, avanti con le vaccinazioni, perché non c’è altro modo di «venirne fuori». Ma la musica non cambia. Come già i chiusuristi, anche i vaccinisti comprimono la complessità e le incognite del nuovo scenario in una manciata di slogan che tutti devono ripetere. Bisogna perciò parlar piano quando si ricorda che i nuovi farmaci sono soggetti a un’autorizzazione condizionata (conditional marketing authorisation) che ne consente l’uso pur mancando al regolatore tutti i dati necessari alla loro piena valutazione. E che nelle more di questi studi si è sinora stabilito che possono sì scongiurare gli esiti gravi della malattia, ma «gli studi per stabilire se le persone vaccinate, infettate in modo asintomatico, possano contagiare altre persone sono in corso», sicché «le persone vaccinate e quelle che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti COVID-19» (dalle FAQ Aifa). Nel frattempo si indaga anche sulla durata dell’immunizzazione, sull’efficacia protettiva verso le mutazioni del patogeno, sull’eventuale ruolo della profilassi nello sviluppo di nuove varianti per pressione selettiva, sul perché «aumentano i casi di operatori sanitari vaccinati che si ricontagiano», anche in modo sintomatico, sulla frequenza e le caratteristiche degli effetti collaterali non rilevati dai primi studi, sull’opportunità di ripetere le somministrazioni e altro.

Globalmente, i dati sugli effetti della campagna di immunizzazione in corso non possono dirsi conclusivi. Se è vero che in Inghilterra e Israele, dove più della metà della popolazione ha già ricevuto almeno una dose di vaccino, i decessi giornalieri sono crollati dalla fine di gennaio ad oggi, dinamiche simili si osservano però anche in Albania con lo 0,2% di vaccinati, o in Sud Africa con lo 0,6%. Altri Paesi come Giappone (2,2%), Thailandia (1,6%) e Taiwan (0,14%) hanno registrato fin dall’inizio dell’anno tassi di mortalità da SARS-Cov-2 uguali o inferiori a quelli raggiunti da inglesi e israeliani, pur con coperture vaccinali prossime allo zero. All’opposto, alcune delle nazioni più vaccinate hanno invece visto crescere in modo preoccupante i decessi, come ad esempio il Cile (43%), l’Uruguay (35%) e l’Ungheria (43%), che è anche il Paese oggi più colpito dalle morti associate alla malattia. Estendendo l’analisi, non si riscontra fino a questo momento una correlazione significativa tra i tassi di vaccinazione e i decessi attribuiti a livello globale.

Asse x: percentuale di popolazione che ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid-19 al 05/05/2021; asse y: nuovi decessi attribuiti a SARS-CoV-2 per milione di abitanti, il 05/05/2021 (media mobile a sette giorni). Dati disponibili per 181 Paesi, sono esclusi i valori pari a zero. Fonte: Our World in Data (consultato il 06/05/2021). Elaborazione ilpedante.org.

Il risultato non cambia se si incrociano le variazioni dei decessi attribuiti dall’inizio delle vaccinazioni con le coperture vaccinali.

Asse x: percentuale di popolazione che ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid-19 al 05/05/2021; asse y: variazione dei nuovi decessi attribuiti a SARS-CoV-2 per milione di abitanti dall’inizio delle vaccinazioni al 05/05/2021 (media mobile a sette giorni). Dati per 131 Paesi, sono esclusi i valori pari a zero. Fonte: Our World in Data (consultato il 06/05/2021). Elaborazione ilpedante.org.

Anche nel caso più estremo, considerando solo i 10 Paesi meno vaccinati (copertura 0,01% ÷ 0,025%) e i 10 più vaccinati (copertura 37% ÷ 63%) del mondo, la linea di tendenza che attraversa le variazioni dei decessi resta sostanzialmente piatta.

Asse x: percentuale di popolazione che ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid-19 al 05/05/2021; asse y: variazione dei nuovi decessi attribuiti a SARS-CoV-2 per milione di abitanti dall’inizio delle vaccinazioni al 05/05/2021 (media mobile a sette giorni). Dati per 20 Paesi (i 10 meno vaccinati: Libia, Niger, Siria, Armenia, Papua Nuova Guinea, Mauritania, Mozambico, Timor Est, Albania, Mali; e i 10 più vaccinati: Malta, Qatar, Ungheria, Cile, USA, Bahrain, UK, Emirati Arabi, Malta, Maldive, Israele). Sono esclusi i valori pari a zero. Fonte: Our World in Data (consultato il 06/05/2021). Elaborazione ilpedante.org.

La novità e la complessità del fenomeno fanno sì che le conoscenze sinora acquisite siano inevitabilmente incomplete e in trasformazione, come dimostrano le decine di studi che si pubblicano ogni giorno. A molte delle domande che ci si pone oggi non è ancora materialmente possibile rispondere in modo certo per i limiti imposti dall’orizzonte cronologico e dall’imprevedibilità dei sistemi in larga scala. È normale. Ciò che è invece del tutto anormale è che non solo nei talkshow, ma ora anche nelle istituzioni si sia scelto di buttare il cuore oltre l’ostacolo dell’incertezza per estorcere agli scienziati una parola d’ordine e trasformare le loro ipotesi in dogmi.

Se al netto di ogni altra riserva «non è ancora noto se la vaccinazione sia efficace anche nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione» (così il nostro Istituto Superiore di Sanità), come è allora possibile che una legge in vigore obblighi gli operatori della salute «a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2» (così l’art. 4 del DL 44/2021)? E che lo faccia sotto pena di negar loro il diritto alla retribuzione e al lavoro, con una sanzione che non ha eguali nel mondo e nella storia? E come si concilia la denuncia di una crisi sanitaria senza precedenti con l’idea di rinunciare al personale sanitario? E il mettere le nostre libertà alla mercé di ciò che dicono i medici con la volontà di punire i medici… per ciò che dicono? Siamo all’autoconfutazione in purezza. Oggi si stima che gli esitanti supererebbero le quarantamila unità solo in tre regioni (Toscana, LazioPuglia) che, proiettate sul territorio nazionale, diventerebbero circa centottantamila. Si sbagliano tutti? A chi ha cuore la salute andrebbe ricordato che dal lavoro di queste persone, e non dalle ipotesi su cui ancora si lavora, dipendono il benessere e la vita di milioni di pazienti, che lo Stato ha investito anni e miliardi di euro per formarli e che non saremo più in grado di sostituirli per la grave carenza di personale che la nostra sanità sconta già da anni. Ma sarebbe forse inutile farlo, perché non ci sono ragioni nel funerale della ragione.

E siccome poi, aperta la diga, può passare di tutto, le nuove norme sui «passaporti sanitari» hanno impiantato sulle aporie irrisolte del confinamento e dell’immunizzazione farmacologica un attacco ulteriore al nostro modello di civiltà, riproponendo un’eugenetica in salsa immunitaria con acrobazie logiche, costituzionali e scientifiche che lascio all’analisi dei lettori.

***

Qui non ci interessa indovinare la progettualità sottesa a queste forzature, pur restando chiaro che i frangenti più disperati e confusi sono anche quelli più propizi alle incursioni di chi vuole riformare in deroga al consenso. Preoccupa di più la propedeutica a monte, lo scardinamento della capacità di pensiero fin nelle sue funzioni minime di coerenza, conseguenza e misura. Mancando queste basi va da sé che la complessità epistemica maturata in millenni di osservazione della realtà si riduca a un mucchietto di ceneri. L’offesa al metodo della scienza è un sottoprodotto dell’offesa alla ragione, che a sua volta offende la nostra natura («id quod est contra ordinem rationis, proprie est contra naturam hominis», scriveva San Tommaso). Tradizionalmente applicato solo alle condotte sessuali, il peccato contro natura è tra quelli che «gridano vendetta al cospetto di Dio» (Catechismo Maggiore, 966).

Da queste licenze non nascono solo decisioni avventate, ma anche i semi di una violenza profonda, perché della violenza disattivano l’antidoto razionale. La dittatura descritta da George Orwell nel suo ultimo romanzo si imponeva sì con il terrore e le armi, ma ancora più a fondo addestrando i cittadini all’irragionevolezza dell’ossimoro («La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza») e del «bispensiero»:

Sapere e non sapere; avere la certezza di affermare una verità mentre si pronunciano le menzogne accuratamente più artefatte; professare simultaneamente due opinioni che si escludono a vicenda, ben sapendole in contraddizione ma ciò nondimeno credendo vere entrambe; usare la logica contro la logica.

Nel mondo di Winston Smith venti grammi di cioccolata sono più di trenta e due più due «a volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque, quattro e tre contemporaneamente». Mezzo secolo prima Gilbert K. Chesterton vaticinava che «si accenderanno falò per testimoniare che due più due fa quattro, si sguaineranno le spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate» (Eretici, 1905). La rappresentazione più iconica della tracotanza cognitiva dei più forti si deve però al genio di Fedro, il cui lupo non si fa scrupolo di storpiare sfacciatamente le leggi della gravità e del tempo per giustificare la sua aggressione.

Anche da questi spunti emerge il senso nascosto del «governo dei dati» in cui si reincarna il vizio di travestire l’arbitrio con i panni della necessità naturale. Da qui emerge l’errore di cercare quel senso nel perimetro dell’informazione che esso stesso ha tracciato, di limitarsi cioè ad attribuirne la violenza all’affidabilità e alla corretta rappresentazione del «dato» assurto a legge. Certo, qui grava innanzitutto il peccato epistemico di credere che il dato possegga una sua forza veritativa di memoria galieliana, come se i numeri scaricati da un database istituzionale o letti su un paper possedessero la stessa auto-evidenza delle macchie lunari osservate con il telescopio del pisano. Qui sfugge che la lunga intermediazione del dato governante comporta una altrettanto lunga filiera di criticità di cui quelle materiali (errori di misura, difformità degli standard, ritardo delle registrazioni ecc.) e dolose (omissione, manipolazione, fabbricazione ecc.) non rappresentano che il livello più superficiale, per quanto importante e quasi sempre taciuto. Chi pure volesse accettare questi rischi si scontrerebbe più avanti con le criticità di modello, cioè con la visione e gli scopi veicolati dalla cernita di quei dati e non di altri. Perché, ad esempio, non comunicare quotidianamente contagi, sintomi e decessi delle persone vaccinate? Perché non gli indicatori di mille altre malattie, o di mille altri fenomeni? Il «dato» include il suo fine. Non è un numero, ma la rappresentazione di una Weltanschauung fatta e finita. L’aporia dei data model fa ritenere che il modello si regga sui dati, là dove invece li genera.

Queste criticità da sole renderebbero vani i calcoli e le considerazioni che ho proposto in questo articolo. Perché allora l’ho fatto, amici mattonisti? Per ribadire in modo più rozzo e pedante la lezione dei maestri citati, che il «governo dei dati» non vacilla sulla scivolosità dei «fatti» a cui ci vuole asserviti, ma anzi ci sguazza. Il tiranno che fonda le sue ragioni nell’ordine naturale dei «fatti» si condanna a temere il loro evolversi e il loro rendersi riconoscibili e falsificabili nell’esperienza di tutti e li deve quindi sorvegliare, dominare, imbrigliare. In ciò lo soccorrerebbe sì la loro manipolazione, che però lascerebbe intatta la minaccia maggiore della loro autonomia e della loro falsicabilità, lo metterebbe alle dipendenze di un «vero» che può sempre emergere, restando validi i criteri della sua conoscenza. Più che il merito deve perciò sequestrare il metodo, più che la misura la misurabilità. La produzione continua di informazioni ambigue, scoordinate, contraddittorie e incoerenti produce l’humus della conoscenza impossibile, sdemocraticizza la realtà vanificando i modi della sua esperibilità condivisa (che oggi chiamiamo «scienza») col risultato di delegarla ai rapporti di forza sociale, a chi ha i mezzi per gridarla di più. Se non può conoscersi il vero, allora è vero ciò che dice il più forte. E se il più forte può dettare la realtà fin nel suo metodo, allora non deve più temere e reprimere un dissenso che non ha neanche le basi su cui esercitarsi. La verità esperita diventa rivelata e sacerdotale, si confonde nei fumi del turibolo e nel brusio delle litanie bofonchiate, inaccessibile al volgo reso bambino, cieco e adorante. «L’ingiunzione essenziale e definitiva» del padrone onnipotente, spiega ancora Orwell, è «che non dovevate credere né ai vostri occhi né alle vostre orecchie».

Quindi è vero, non basta belare «qui possum?» come l’agnello di Fedro, che finì infatti sbranato. Non basta asserire che l’acqua scorre a valle, che due più due fa quattro e che le foglie sono verdi d’estate, ma sarebbe almeno un inizio.

FONTE: http://ilpedante.org/post/superior-stabat-lupus?fbclid=IwAR0kn6Cz3ODJn0RR-zQ4E2ng60pSQsWVz1YwGlJMdC7fS7ugDzSdrmHmtm4

LIQUAMI
AUGUSTO SINAGRA – 30 04 2021
Difendo privati, Associazioni, emittenti radio televisive private e altri contro Facebook, Google e You Tube.
I c.d. detti giganti del web vengono regolarmente condannati a rimediare agli illeciti commessi, risarcire i danni e pagare le spese legali.
Solo per un caso, finora, devo predisporre il ricorso di “appello” essendomi imbattuto in una giudice grillina in Veneto.
Normalmente questi motori di ricerca e social giustificano, attingendo al loro vasto sciocchezzario, gli illeciti compiuti (oscuramento di pagine, rimozione di contenuti, sospensioni, demonetizzazioni, e altre porcherie consimili) con l’accusa di “incitamento all’odio” (anche i vaffa dei grillini incitavano all’odio?) ovvero con l’accusa di diffondere notizie false in materia di Covid, di misure illiberali e illegali e vaccini, nonostante la assoluta insussistenza. Ma spingendosi fino a precludere la possibilità di dar voce agli esclusi dalla informazione di regime (e parliamo, tanto per dirne uno, del Premio Nobel Luc Montagner).
Ora si scopre il motivo di tali illecite idiozie e sopraffazioni. Il liquame viene sempre a galla.
Pare che Faccia d’Angelo (Roberto Speranza) nel suo libro tolto repentinamente dalla diffusione e dal commercio (ma qualcuno ne è venuto in possesso e se qualcuno che legge lo ha lo prego vivamente di farmene avere una copia) ha fatto stato di accordi intervenuti tra il Ministero della Salute il 7 febbraio 2020 con Facebook e il 28 febbraio 2020 con Google e You Tube (accordi ovviamente secretati ma per i quali è stato speso il pubblico denaro dei contribuenti).
In proposito, l’inqualificabile autore (da qualcuno icasticamente ma giustamente definito il Minchiatauro) ha commentato nel suo libro: “Queste piattaforme indirizzeranno verso il nostro sito tutti gli utenti che cercheranno notizie sul nuovo Coronavirus”.
Siamo nel febbraio 2020. Dunque, tutto programmato fin dall’inizio come si è sempre detto.
E questo ora spiega come le dette piattaforme quando qualcuno scrive qualcosa di dissonante rispetto al pensiero del “Minchiatauro”, reagiscono come una tigre affamata alla quale si mette un dito nel culo.
FONTE:  https://www.facebook.com/profile.php?id=100009182787667

INTERNET: CONTROLLO TOTALITARIO!

29 04 2021

 

 

 

Una via per accelerare ulteriormente l’estinzione dell’umanità. Connessione sempre più controllata del pensiero umano. Maggiore censura anche dentro internet mediante un più elevato controllo governativo sul world wide web. Sorvegliare la Rete significa controllare il flusso di informazioni e stabilire ciò che viene letto e cosa assolutamente no.

In quest’ottica di regime si inserisce il cosiddetto “New IP” propagandato dal governo cinese per imporre un controllo ancor più stretto sulla rete in Cina, mediante un monitoraggio in entrata di nuova concezione. Si tratta di un progetto che i governanti covidioti intendono importare nel belpaese.

L’IP (Internet Protocol) è un numero che identifica univocamente un dispositivo (host) collegato alla rete informatica. Si tratta di informazioni univoche che rientrano appieno nel concetto di riservatezza personale. Il “New IP” cinese si articola in 3 punti:

  1. Identificazione univoca;
  2. Condizionalità della visibilità e dell’accesso ai contenuti;
  3. Centralizzazione totale della rete;

I predetti tre punti si articolano attorno al concetto strategico di credito sociale (“social score”) su cui il governo cinese ha basato tutto il nuovo protocollo di controllo della rete e quindi delle persone.

Il credito sociale è un sistema di classificazione che valuta:

  1. La reputazione sociale di un cittadino;
  2. L’affidabilità politica delle persone;
  3. La reputazione aziendale.

Tradotto: manipolazione mentale dell’essere umano vincolata al reddito. Avviato nel paese del dragone su scala locale nel 2009, il sistema è stato lanciato su scala regionale dal 2018 integrandosi al sistema di sorveglianza basato su milioni di videocamera, IA per il riconoscimento facciale e analisi big data.

 

Secondo uno studio Huawei, nel 2035 oltre mille miliardi di dispositivi elettronici saranno connessi ad internet col micidiale 5G, in base ad una digitalizzazione di massa che coinvolgerà nuove industrie e nuove modalità di connessione e di lavoro.   

Il bisogno di una tale connettività con le necessità di privacy e sicurezza che inevitabilmente un tale interconnessione comporta, costituiscono una sfida non semplice. Il New IP permetterebbe di soddisfare la domanda di connessione e allo stesso tempo offrirebbe flessibilità, sicurezza e privacy, secondo i teorici cinesi.

Si tratterebbe di un’involuzione di internet per alimentare una cosiddetta sicurezza intrinseca nel web imponendo la registrazione dell’utente individuale. La proposta di Huawei è quindi una nuova architettura internet per connettere network eterogenei e sistemi in un’unica rete.

Huawei ha fatto la sua proposta all’ITU (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, una società dell’ONU) dove Pechino ha un certo peso, aggirando al contempo gli standard tecnici internazionali.

Il New IP cinese in sostanza si basa su identificabilità, condizionalità e centralizzazione. L’identificabilità significa che ogni persona sarà collegata all’indirizzo IP anziché ogni dispositivo, rendendo così la persona associata ad un indirizzo permanente. La condizionalità significa che vedere determinati contenuti e avervi accesso è collegato ad un requisito, ossia il credito sociale. Ciò significa che, ad esempio, l’utente 1 con un credito sociale soddisfacente per il partito potrà vedere certi contenuti (ad es. manuali tecnici). L’utente 2, il cui credito sociale è basso, non potrà invece leggere certi contenuti. La centralizzazione intende unificare il credito sociale e la propria rete internet in un unico sistema su scala nazionale che integri tutta la sorveglianza in un’unica struttura.

La proposta e la pianificazione tecnica di questo nuovo protocollo dimostrano che i mezzi per legalizzare uno stato di sorveglianza esistono già e che, il passo successivo è l’implementazione.

in ogni caso, la censura elettronica, la condizionalità e la sorveglianza di massa sono in antitesi con la neutralità della rete e la libertà d’informazione.

Riferimenti:

https://www.huawei.com/us/industry-insights/innovation/new-ip

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2012/09/sorveglianza-mondiale.html

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=5g

Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.

FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/internet-controllo-totalitario.html

 

 

 

STORIA

La leggenda nera di Eugenio Cefis e la morte di Rino Gaetano

Paolo Morando ricostruisce il mito del presidente Eni e Montedison scoprendo che non sempre è ben fondato. Ma che vicenda…

La leggenda nera di Eugenio Cefis e la morte di Rino Gaetano

Prima di cominciare qualche data per orientarsi in questa e nelle pagine seguenti. Enrico Mattei, ex capo partigiano, viene nominato liquidatore dell’Agip da Cesare Merzagora il 28 aprile 1945. L’Agip era l’ente statale per la produzione, lavorazione e distribuzione dei petroli. Mattei capisce le potenzialità dell’azienda, che diventa Eni. Il presidente è convinto che l’indipendenza nel campo dell’energia sia fondamentale per la rinascita dell’Italia. Inizia a muoversi molto: stringe affari con l’Unione Sovietica, spiazza le multinazionali offrendo contratti vantaggiosi ai fornitori mediorientali, prende accordi con le forze anticolonialiste in Algeria, pesta i piedi un po’ a tutti, rompendo equilibri industriali che avevano resistito anche al Fascismo. Mattei ama la disciplina militare e si circonda di ex partigiani. In particolare chiama Eugenio Cefis, abile imprenditore. Mattei è dappertutto, Cefis lavora nel riserbo più totale. Dopo la morte di Mattei, e il regno di passaggio di Raffaele Girotti, Cefis diventa il successore di Mattei. Poi, il colpo di scena. Cefis si dimette e scala, con i soldi pubblici, la più grande azienda privata italiana: nasce Montedison. Altro colpo di scena: Cefis si ritira giovane e ricco, senza motivo apparente, nel 1977. Il caso Mattei finisce nel mirino di giornalisti e giudici: non incidente aereo ma omicidio. L’aereo caduto a Bascapè era stato manomesso. A chi giova la morte di Mattei? A Cefis, dicono in molti. E qui inizia la leggenda nera di Cefis. La vicenda è insabbiata, Mattei aveva troppi nemici. E chiunque provi a tirarla fuori finisce molto male: tocca morire prima a Mauro De Mauro e poi a Pier Paolo Pasolini, che nel romanzo (uscito postumo) Petrolio non si accontentava di dire io so. Questa volta voleva tirare fuori anche i nomi. Il primo della lista, avrete capito, è Eugenio Cefis. Intorno alla scrivania di Pasolini ci sono giri di carte tutti da chiarire. Fatto sta che lo scrittore vorrebbe inserire a metà romanzo gli interventi pubblici di Cefis, a suo dire eversivi. In particolare, Pasolini è colpito dal discorso tenuto all’Accademia militare di Modena, dove Cefis profetizza la fine dello Stato tradizionale, superato dal potere delle multinazionali. Anche l’esercito dovrà cambiare, in vista di questa trasformazione in senso globale dell’economia e della politica. Cefis è sospettato di tutto: aver fondato la loggia P2, aver designato come successore Licio Gelli, aver complottato contro lo Stato, essere il mandante occulto dell’omicidio Mattei, aver avallato il sistema delle tangenti, aver fatto l’imprenditore privato con i soldi pubblici, aver deviato i servizi per essere sempre al corrente di cosa accade, aver foraggiato la stampa, tutta quanta o quasi, compreso il giornale che stringete tra le mani, essersi arricchito personalmente in modi poco chiari. Secondo i complottisti, chi indaga su Cefis, come il giornalista Mauro De Mauro e lo scrittore Pier Paolo Pasolini, muore. Forse i nemici provano a ricattare Cefis con libri-calunnia come Questo è Cefis di Steimetz e Uragano Cefis: saggi diffamatori, scritti da autori fantasma, stampati in poche copie, forse ritirate dal commercio da Cefis stesso. Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri (Laterza) di Paolo Morando ridimensiona la leggenda nera e lancia spunti o tracce da seguire.

Primo. La misteriosa origine delle ricchezze non è misteriosa: Cefis è diventato imprenditore con i soldi della ricchissima moglie.

Secondo. Le misteriose vicende del Cefis partigiano non sono misteriose: sono state raccontate sia nella memorialistica sia da Cefis in piccole pubblicazioni. Non era un doppiogiochista e nemmeno un agente, anche se era il terminale di molti informatori, visto il suo ruolo di capo.

Terzo. Un appunto dei servizi indica in Cefis il fondatore della P2. Si tratta dell’allegato a un appunto da vagliare al fine di vergare la vera e propria nota informativa. Ovvero: siamo al fondo del pozzo delle informazioni riservate. Attendibilità scarsa.

Quarto. Il rapporto con Mattei. Era ottimo, di reciproca ammirazione. Difficile dire se alla fine, quando Cefis si ritirò per qualche tempo prima di rientrare in Eni da presidente, i due avessero litigato.

Quinto. Il discorso di Modena, lungi dall’essere eversivo, è una previsione esatta della globalizzazione. Il testo non fu scritto da Cefis. L’ispiratore e forse in parte estensore fu Gianfranco Miglio.

Sesto. Cefis si ritirò perché era stufo delle ingerenze della politica nei suoi piani industriali. Temeva che il conto del sistema delle mazzette, al quale non poteva sottrarsi, sarebbe arrivato a lui. Per questo trattò una uscita senza clamori in cambio di protezione dalle inchieste.

Il finale del saggio, davvero ben fatto, rilancia la pista francese ma lasciamo al lettore scoprire in che modo. C’è un’ultima cosa da segnalare. Tra i vari brandelli di complottismo più o meno smontati da Morando, è incredibile la storia sulla morte del cantautore Rino Gaetano, che nasce da un libro dell’avvocato Bruno Mautone, Chi ha ucciso Rino Gaetano? Sotto esame il brano Berta filava. Eccone alcuni versi: «E Berta filava / E filava con Mario / E filava con Gino / E nasceva il bambino che non era di Mario / E non era di Gino». Berta sarebbe il generale Robert E. Gross, fondatore della Lockheed, azienda costruttrice di aerei che distribuì mazzette a politici e alti gradi militari. Mario sarebbe Mario Tanassi, Gino invece sarebbe Luigi Gui: entrambi ministri della Difesa finiti davanti ai giudici. Il bambino sono le tangenti. «Il santo vestito d’amianto» che sembra benedire l’operazione sarebbe Cefis. Non è finita qui. Nello stesso disco di Berta filava c’è un’altra canzone criptica intitolata La zappa, il tridente, il rastrello. Il testo fa riferimento a giocatori di bridge in una mansarda di via Condotti a Roma. Luogo dove si incontravano gli iscritti alla P2. Ci permettiamo (io e il collega Matteo Sacchi) di aggiungere che nella stessa canzone, uscita nel 1976 pochi mesi dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, si dice: «Giovane e bello divo e poeta / con un principio d’intossicazione aziendale». Stai a vedere che Gaetano cita Pasolini e il motivo della sua morte… Rino muore il 2 giugno 1981 alle sei di mattina, in seguito a un grave incidente stradale. Molti ospedali di Roma lo rifiutano per mancanza di letti. Quando arriva al Gemelli è troppo tardi.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/leggenda-nera-eugenio-cefis-e-morte-rino-gaetano-1945174.html

 

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