RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 1 DICEMBRE 2020

https://disinformazione.it/2020/11/20/babbo-natale-e-il-patentino-vaccinale-per-tutti/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

1 DICEMBRE 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La gente che non ha mai tempo fa pochissimo

GEORG Ch. LICHTENBERG, Osservazioni e pensieri, Einaudi, 1966, pag. 100

 

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SOMMARIO

Il patentino vaccinale e la stella gialla (elettronica)
Perché i servizi segreti si occupano delle possibili scalate a Unicredit e alle Generali
“Un Tribunale di Norimberga per proteggere l’umanità”
L’inferno: microchip obbligatorio e vaccini imposti col Tso
Bollette, maggior tutela o mercato libero? Ecco cosa occorre sapere se non avete ancora scelto
Le surreali parole di Alessandro Gassmann sui migranti, i vaccini e la Costituzione!
LIBERI MURATORI, ALZATEVI IN PIEDI
Roberta Angelilli e la scorta di Conte
Vaccini-Covid, virologi e politici si sfilano: prego, prima voi
GERMANIA, PERQUISIZIONI NELLE ABITAZIONI DEI MANIFESTANTI
CIAO ARTURO, CI MANCHERAI
Il mistero di Franco Battiato, la strana eclissi di un genio
Bob Denard, mercenario gentiluomo
Intervista a Richard Sennett
Quando Elf e i servizi francesi cercarono di accerchiare l’Eni
Il francese Mustier (Unicredit) al Copasir. Ecco di cosa hanno parlato
La storia del server preso dai militari USA è vera! Forse…
Il generale Flynn, QAnon e le elezioni USA
Buon Natale da Arcuri: liberi, ma solo col pass vaccinale
Babbo Natale e il “patentino” vaccinale per tutti…
Gualtieri ratifica il MES
Il Papa: «Il diritto alla proprietà privata non è intoccabile»
No, caro papa argentino
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
E possibile che l’AD di Unicredit abbia il mandato di vendere la nostra prima banca ai Francesi?
Eccetera
Perchè Orban ha (ovviamente) ragione
“A Natale solo messe online”. Così l’Europa vuole umiliare Papa Francesco
Redemsivir: si intravvede una mazzetta colossale della Commissione Europea
Vaccini, radiato Gava: e i colleghi zitti, nessuno protesta
HITLER E L’ESOTERISMO

 

 

 

EDITORIALE

Il patentino vaccinale e la stella gialla (elettronica)

Manlio Lo Presti – 1 dicembre 2020

 

Il metodo della finestra di Overton si sta applicando con le stesse tappe, lente ma progressive anche per la questione del patentino vaccinale da intestare ai vaccinati di covid 1984.

La tecnica suggerisce di aprire le danze lanciando una proposta per vedere le reazioni della popolazione e degli organi di informazione. Serve e a saggiare a valutare la forza del dissenso al tema proposto (la patente vaccinale). Se la reazione è forte, il progetto viene accantonato ma non dimenticato, per essere rimesso in pista al momento “giusti” quando il quadro ambientale diventa favorevole!

 Un primo sparo nel buio è stato il messaggio attribuito all’attore Gassmann. L’immagine del suo post è stata diffusa da un quotidiano di Napoli (1). Altri periodici si sono accodati (2,3)

Facendo una ricerca per nome sulla piattaforma twitter, il post qui appresso riportato non esiste.

Fonte: https://www.ilmattino.it/spettacoli/cinema/vaccino_gassmann_tesserino_covid-5605493.html

 

Forse è stato chiuso? Io credo che sia stato rapidamente cancellato ma ormai l’immagine del post è stato memorizzato in eterno dal web.

Il sospetto sulla cancellazione si sostiene con la permanenza nel profilo di questo post minaccioso e democraticamente rabbioso contro i cosiddetti stupidamente e impropriamente chiamati “negazionisti”. Un termine che dimostra l’ignoranza abissale della storia, specialmente quella recente, con particolare riguardo per la persecuzione degli ebrei:

 

Fonte: https://twitter.com/GassmanGassmann – giorno 23 novembre 2020

 

Che ancora non è stato eliminato e recante data 23 novembre 2020

Scorro con pazienza le date successive e il post sul patentino di massa sopra riprodotto non si trova.

La reazione della popolazione e di una buona parte dell’opinione pubblica ha mostrato forti perplessità sulla diffusione di un documento che somiglia in forma cartacea all’ignobile simbolo attaccato sui vestiti degli ebrei durante lo sterminio, ma aggiornato con tanto di microchip incorporato:

Fonte: http://freeanimals-freeanimals.blogspot.com/2020/11/sta-per-ripetersi-la-storia-della.html

 

TUTTO CIÒ PREMESSO

Il “patentino vaccinale” cosa dovrebbe contenere? Non credo che siano emessi 60.000.000 di patentini per registrarci sopra solo l’avvenuta vaccinazione!!!!!!!!!!!

Più realisticamente, saranno riportati

  1. i dati sanitari completi del cittadino,
  2. le sue malattie passate e attuali, disabilità, ecc.
  3. i farmaci assunti nel passato e adesso
  4. forse – perché no- i dati penali
  5. i quozienti di aggressività (ad uso delle forze di polizia per l’opportuno “trattamento contenitivo”)
  6. gusti sessuali
  7. opinioni politiche (negazionisti, fasciopopulisti demmerda, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.)
  8. fedina penale e procedimenti in corso
  9. altri dati (livello economico, incarichi lavorativi passati e attuali)

COSI’ FACENDO, SI RISPETTA IL PRINCIPIO DELLA OTTIMIZZAZIONE OPERATIVA.

L’assegnazione forzosa del ridetto “patentino”, tuttavia, presenta numerosi aspetti critici sia in ordine al rispetto dei diritti umani concernenti la dignità della persona – Art. 32 Cost. e altresì alla tutela della immensa massa di dati personalissimi e sensibilissimi della popolazione che potrebbero essere venduti a

1) alle società farmaceutiche perché possano produrre i farmaci più commerciali,

2) ad aziende che potrebbero assumere le persone “giuste”,

3) a società di selezione e reclutamento del personale,

4) ad assicurazioni per evitare di assicurare “gente troppo malata”

5) alle forze di polizia per la calibrazione delle operazioni di rastrellamento della popolazione, al casellario giudiziario per gli opportuni aggiornamenti

6) ai partiti per calibrale le campagne elettorali

7) alle agenzie di propaganda e di sondaggi

 

Con una botta sola, è possibile fornire un quadro dettagliato di ogni persona, come del resto già avviene in Cina con la identificazione facciale dei passanti che camminano sul 90% delle strade e come già avviene negli USA e in gran parte in Europa. La tecnologia è pronta, bisogna ufficializzare la sua diffusione, debitamente e scrupolosamente giustificata da miliardi di messaggi e di notizie emesse alacremente dalle solite centrali informative.

P.Q.M.

Provo ad abbozzare un elenco dimostrativo, ma non esaustivo delle violazioni di legge che tale patentino paleserebbe:

  • 32 Costituzione italiana
  • Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
  • Protocollo di Norimberga sul consenso informato del paziente sui farmaci assunti
  • Eventuali obiezioni del Garante della Privacy sulla diffusione e furto e vendita a potentati economici e centri di poteri
  • Infrazioni al Diritto Civile vigente nel nostro Paese
  • Alle sentenze negative già espresse dalla Cassazione in varie riprese.

Aggiungo la totale illegittimità di questo documento cartaceo ed elettronico – anche sottopelle – in ordine alla libertà di movimento dei cittadini.

Infine, rendere obbligatoria la attribuzione forzata di questo ignobile patentino -stella gialla, Vers. 2.0, significa inserire la vaccinazione di massa nell’elenco dei trattamenti sanitari obbligatori – T.S.O.

Tale inserimento andrebbe legittimato da una votazione parlamentare, con tutte le RESPONSABILITA’ POLITICHE, UMANE E MORALI che tale decisione creerebbe in capo ai parlamentari responsabili di tale marchio totalitario (4)

 

Ne riparleremo … molto presto!

 

 

NOTE

 

 

 

IN EVIDENZA

Perché i servizi segreti si occupano delle possibili scalate a Unicredit e alle Generali

MAURO BOTTARELLI – BUSINESSS INSIDER – 16 GENNAIO 2020

Apparentemente, tutto si è normalizzato. Per usare un termine che piace a chi parla in maniera professionale, siamo in piena deescalation. La situazione fra Iran e Stati Uniti, al netto della tensione che resta altissima, pare rientrata in un alveo di conciliabilità, non fosse altro per la pietosa ammissione che Teheran ha dovuto compiere rispetto alle proprie responsabilità dirette nell’abbattimento del Boeing carico di civili e le conseguenti proteste di massa nelle piazze.

In Libia, tutto è ormai nelle mani di Russia e Turchia, come da copione. E, conoscendo Vladimir Putin – al netto della scena madre posta in essere dal generale Haftar, andandosene da Mosca senza firmare la tregua, in attesa di conquistare prima il bersaglio grosso sul campo – dubito che lo Zar accetterà facilmente un “no” come risposta definitiva alla sua domanda di cessate-il-fuoco permanente.

Persino la Cina, la stessa che il 1° gennaio ha liberato nel sistema 400 miliardi di liquidità attraverso l’ennesimo taglio dei requisiti bancari di riserva, per gli Usa non sarebbe più un soggetto che manipola la sua valuta: verrebbe da dire che, se lo fa al fine di unirsi al coro del QE globale e mascherato, allora va bene manipolare ma non sottilizziamo. La tregua commerciale, poi, sarebbe alle porte con la firma della mitologica Phase One, accordo che appare chiaro e identificabile quanto il “sarchiapone” dell’indimenticabile Walter Chiari.

Wall Street, nemmeno a dirlo, veleggia trainata dai suoi cavalli di razza, Apple e Tesla, come ci mostra questo grafico alquanto eloquente: tutto meraviglioso in questo inizio di 2020 che pareva invece il prodromo della Terza guerra mondiale, unicorni a perdita d’occhio.

Attenzione, però, al nostro orticello. Alla nostra Italia provinciale e messa all’angolo dell’Europa che conta, persa come al solito in dispute la cui utilità è paragonabile a quella di un maglione di lana il 15 di agosto su una spiaggia siciliana.

Il futuro del Pd, ovviamente da ricercarsi nel chiuso di un’abbazia come in un remake de Il nome della Rosa, e la legge elettorale, il più classico dei tormentoni italici. Siamo punto e a capo, non cresceremo mai.

In compenso, ci sono un paio di variabili a spezzare la monotonia: il caso Salvini-Gregoretti, destinato a tradursi in una situazione win-win per il segretario leghista e, soprattutto, il voto in Emilia-Romagna del 26 gennaio, vera pietra
miliare della vita del Governo. Quella data, ormai prossima, rappresenta il Rubicone: in molti lo negano, altrettanti lo rivendicano, in pochi lo ignorano. Tutto sembra legato a quel voto, questione di vita o di morte.

In effetti una parte di verità esiste: nella seconda metà di gennaio che comincia domani, parecchi nodi sistemici potrebbero venire al pettine per il nostro Paese in questo anno spartiacque a livello globale. Ma non passano dal duello che si combatte fra Piacenza e Ferrara. No, passano più dal Copasir. Ovvero, dal Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Insomma, roba seria.

Già, perché con mossa senza precedenti, l’organismo ha deciso di far partire pressoché immediatamente una serie di audizioni di altissimo livello e grandissima delicatezza per il sistema che aveva in programma da tempo. Direte voi, cosa c’è di strano allora? Il timing d’urgenza, appunto. E la scelta di chi verrà ascoltato per primo fra i soggetti
ritenuti “sensibili” per la sicurezza della Stato e a rischio scalata o attacco estero.

Si sa, in tempi di disputa sul 5G, di spionaggio industriale cinese, di fusioni e acquisizioni di soggetti spesso forzate da necessità di bilancio e tenuta di quote di mercato in un contesto industriale ormai votato al gigantismo, è facile che qualcuno si infili nei meandri dei segreti più inconfessabili di un Paese, nella mitica “stanza dei bottoni”.  Figuriamoci, poi, in un momento in cui gli stessi servizi segreti parlano chiaramente del rischio sempre crescente
rappresentato da attacchi hacker e cyber-terrorismo a livello globale. Insomma, da chi si partirà con le audizioni?

I primi dovrebbero essere Gennaro Vecchione (Dis), Mario Parente (Aisi) e Luciano Carta (Aise), ovvero i vertici dei nostri apparati di intelligence, gli stessi che avevano già lanciato l’allarme in materia due anni fa con la relazione del Dis sul rischio di scalate ostili dall’estero di aziende strategiche nazionali. Poi partirà la sequenza degli organi di vigilanza e controllo: oltre al Mef (Ministero economia e finanze), saranno sentiti i vertici di Banca d’Italia, Consob, Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) e Guardia di Finanza. Insomma, quello che possiamo chiamare l’establishment. O, un neologismo, il Mid-State. Poi, primi dell’elenco fra gli auditi esterni, i vertici delle banche. Perché signori, per quanto l’operazione si presti a mille interpretazioni anche dietrologiche e questo le garantisca giocoforza una sorta di diritto all’oblio dalla grande
opinione pubblica, a favore di temi di scottante attualità come il Mattarellum, dietro l’intera operazione c’è soltanto una finalità: capire cosa si sta muovendo dietro Generali e Unicredit. Punto, il resto sono frattaglie di San Macuto.

Il timore inconfessabile, almeno apertamente? La Francia, presieduta da un molto attivo – e tutt’altro che  politicamente morto, come invece qualche vate preconizzava – prodotto della Banca Rothschild. E qui, attenzione a non cadere però nei toni da tribuno sovranista. Se siamo arrivati a questo punto, ovvero con l’Organismo di controllo dei servizi segreti costretto a darsi una svegliata con quasi quattro anni di ritardo sul primo, vero campanello d’allarme suonato attorno a uno dei “gioielli”, è perché nel frattempo, parlando di banche, siamo stati noi a
invocare continuamente e in maniera sempre più sistemica l’arrivo del “cavaliere bianco” dall’estero per toglierci le castagne dal fuoco.

Che dire di Credit Agricole e il suo intervento sulle Casse di Risparmio di San Miniato, Cesena e Rimini in  amministrazione controllata, salvo poi garantirle shopping da vera e propria semicolonizzazione con le cessioni delle filiali di Intesa-San Paolo e il binomio con Cariparma? E che dire dei fondi Usa come BlackRock, tirati letteralmente per la giacchetta nel tentativo di salvare Carige e poi dileguatisi quando sembrava fatta per il loro ingresso nel capitale della banca commissariata? Insomma, se vuoi che qualcuno dall’estero venga adarti una mano, parlando di banche, appare lunare pensare che lo faccia gratis e per amore di Patria (oltretutto, altrui).

E quale sarebbe stato il campanello d’allarme di cui parlavo prima, quello suonato quattro anni fa? La certificazione, in sede di presentazione dei dati semestrali il 10 maggio del 2016, da parte dell’allora ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, della non necessità per l’istituto di aumenti di capitale. Insomma, tutto ok. Dopo sei mesi, con approvazione dell’assemblea dei soci ratificata il 12 gennaio 2017, Unicredit dava vita al più grande aumento di capitale della sua storia, qualcosa come 13 miliardi di euro. Alla guida dell’istituto come Ceo, l’attuale numero uno, il francese Jean Pierre Mustier. L’uomo che recentemente ha comunicato una nuova, massiva ondata di esuberi in
sede di presentazione del piano di contenimento costi. Il timore? Nessuno lo dirà apertamente, ma basta fare due più due, senza accusare nessuno di niente lasciando parlare il curriculum vitae: JeanPierre Mustier proviene da Société Générale, l’istituto che in molti vedono come interessato ad acquisire proprio Unicredit per diventare leader europeo in un momento agonico e da pre-pensionamento da leadership per Deutsche Bank.

Ma di mire transalpine si parla anche per Assicurazioni Generali, la vera “cassaforte” del Paese, il vero pacchetto di controllo dell’azionariato di quell’azienda chiamata Italia. Non fosse altro per la quantità spropositata di Btp che detiene. Lasciate stare polizze, filiali, risparmi e conti correnti e pensate solo a questo: al netto di oltre 280
miliardi di debito italiano nella pancia già oggi degli istituti transalpini, come mostra questo grafico, cosa accadrebbe se anche Generali e Unicredit finissero sotto controllo diretto francese? Chi gestirebbe, di fatto, il nostro debito e la sua leva “politica”? Ma, soprattutto, continuerebbe a farlo detenere?


E anche qui, attenti a gridare al golpe eterodiretto e finanziario: siamo stati noi a creare il cosiddetto doom loop fra banche e Tesoro, ovvero detenzioni garantite di titoli di Stato in quantità industriale da parte del nostro settore del credito a fronte di una politica che si sarebbe sdebitata verso l’acquirente marginale con il solito occhio di riguardo
da parte del legislatore. Se concentri il tuo potere – ma che è anche la tua kriptonite – in pochi siti, conosciuti a tutti e spesso e volentieri insicuri e facili alla necessità di ristrutturazione, poi non puoi lamentarti se ti vengono a rubare in casa.

Bene, che qualcosa non andasse in maniera troppo lineare dentro il primo gruppo bancario del Paese lo sappiamo da quattro anni, ci sono stati al riguardo 13 miliardi di indizi, il valore dell’ultimo straordinario aumento di capitale.
Che i servizi avessero fiutato qualcosa di più sistemico e pericoloso di mere carenze gestionali e di capitale, lo sappiamo dalla relazione del Dis del 2018.

Ora, di colpo, nel gennaio del 2020 il Copasir scopre l’urgenza della pratica. Bene. Anzi, benissimo. Ma perché proprio ora, cosa giustifica questa urgenza, in pieno caos Atlantia, salvataggio della Popolare di Bari, ma, soprattutto, alla vigilia dell’ennesima battaglia per il controllo di Mediobanca, il caveau del potere italiano e la sala macchine che muove anche i fili dentro Generali? Sicuri che, tributando il massimo rispetto verso i cittadini di Emilia-Romagna e
Calabria, il mese di gennaio sia da ritenersi così importante, quasi fondamentale per il nostro Paese, solo per due misere tornate amministrative?

Attenzione, qualcosa è in ebollizione. I tempi supplementari della sindrome da 1992 in versione 2.0 che ha caratterizzato l’italico e tormentato 2019. Perché ricordate sempre che il grande prodromo del reset ci fu l’anno dopo. Nel 1993

FONTE: https://www.ultimaedizione.eu/2020/01/16/perche-servizi-segreti-si-occupano-delle-possibili-scalate-unicredit-alle-generali/64328/

 

“Un Tribunale di Norimberga per proteggere l’umanità”

Di Peter Koenig

Fai clic per accedere a WEF_NES_Resetting_FOW_Agenda_2020.pdf

The Post Covid World, il progetto diabolico del World Economic Forum di Davos: “Resetting the Future of Work Agenda” – After “The Great Reset”. Un futuro orribile

Global Research, 25 novembre 2020

Il World Economic Forum (WEF) ha appena pubblicato (ottobre 2020) un cosiddetto White Paper, intitolato “Resetting the Future of Work Agenda – in a Post-Covid World”.

Questo documento di 31 pagine si legge come un progetto su come “eseguire” – perché un’esecuzione (o implementazione) si tratta – “Covid-19 – The Great Reset” (luglio 2020), di Klaus Schwab, fondatore e CEO (dal fondazione del WEF nel 1974) e il suo socio Thierry Malleret.

Chiamano “Resetting the Future” un Libro bianco, il che significa che non è proprio una versione finale. È una specie di bozza, un ballon d’essai, per misurare le reazioni delle persone. Sembra davvero il racconto di un boia. Molte persone potrebbero non leggerlo – non hanno consapevolezza della sua esistenza. Se lo facessero, si armerebbero e combatterebbero questo ultimo progetto totalitario, offerto al mondo dal WEF.

Promette un futuro orribile a circa l’80% in più della popolazione (sopravvissuta). “1984” di George Orwell si legge come una fantasia benigna, rispetto a ciò che il WEF ha in mente per l’umanità.

Il lasso di tempo è di dieci anni – entro il 2030 – l’agenda delle Nazioni Unite 2021 – 2030 dovrebbe essere implementata

Misure di business pianificate in risposta a COVID-19:

  • Un’accelerazione dei processi di lavoro digitalizzati, che porta all’84% di tutti i processi di lavoro come conferenze digitali o virtuali / video.

Circa l’83% delle persone è programmato per lavorare a distanza – cioè non più interazione tra colleghi – allontanamento sociale assoluto, separazione dell’umanità dal contatto umano.

Si prevede che circa il 50% di tutte le attività saranno automatizzate: in altre parole, l’input umano sarà drasticamente ridotto, anche durante il lavoro a distanza.

Accelerare la digitalizzazione dell’upskilling / reskilling (ad es. Fornitori di tecnologie per l’istruzione): il 42% dell’aggiornamento delle competenze o della formazione per nuove competenze sarà digitalizzato, in altre parole, nessun contatto umano – tutto su computer, intelligenza artificiale (AI), algoritmi.

Accelerare l’implementazione dei programmi di riqualificazione – il 35% delle competenze è pianificato per essere “rielaborato” – cioè le competenze esistenti sono pianificate per essere abbandonate – dichiarate defunte.

Accelerare le trasformazioni organizzative in corso (es. Ristrutturazioni) – si prevede di “ristrutturare” il 34% degli attuali assetti organizzativi – o, in altre parole, le strutture organizzative esistenti saranno dichiarate obsolete – per fare spazio a nuovi insiemi di quadri organizzativi, digitali strutture che garantiscono il massimo controllo su tutte le attività.

Siamo nella stessa barca!” dice il politico con lo stipendio statale garantito.

Riassegnare temporaneamente i lavoratori a compiti diversi: si prevede che toccherà il 30% della forza lavoro. Ciò significa anche scale retributive completamente diverse – molto probabilmente salari invivibili, che renderebbero anche lo “stipendio base universale” o “reddito di base” pianificato – un salario che ti consente a malapena di sopravvivere, un evidente bisogno. – Ma ti renderebbe totalmente dipendente dal sistema – un sistema digitale, dove non hai alcun controllo.

Ridurre temporaneamente la forza lavoro: si prevede che questo interesserà il 28% della popolazione. Si tratta di una cifra aggiuntiva sulla disoccupazione, sotto mentite spoglie, poiché il “temporaneo” non tornerà mai a tempo pieno.

Riduzione permanente della forza lavoro – 13% della forza lavoro ridotta in modo permanente.

Aumentare temporaneamente la forza lavoro – 5% – non c’è alcun riferimento a che tipo di forza lavoro – probabilmente manodopera non qualificata che prima o poi verrà sostituita anche dall’automazione, dall’intelligenza artificiale e dalla robotizzazione del posto di lavoro.

Nessuna misura specifica implementata – 4% – significa che solo il 4% rimarrà intatto? Dall’algoritmo e dai nuovi posti di lavoro diretti dall’IA? – per quanto piccola e insignificante sia la figura, suona come un “pio desiderio”, da non realizzare mai.

Aumentare permanentemente la forza lavoro – solo l’1% è proiettato come “forza lavoro in aumento permanente”. Questo ovviamente non è nemmeno cosmetici. È uno scherzo.

Questo è ciò che viene proposto, ovvero il processo concreto di implementazione di The Great Reset.

Il Great Reset prevede anche che uno schema di credito, in base al quale tutti i debiti personali sarebbero “condonati” – contro la consegna di tutti i beni personali a un ente o agenzia amministrativa – potrebbe essere il FMI. Quindi, “non possederesti nulla e sarai felice”. Perché tutte le tue necessità saranno soddisfatte.

Inoltre, che non ti venga in mente di non essere d’accordo con il sistema, perché – ormai ognuno di voi è stato vaccinato con covid e nano-chip – in modo che con il 5G e presto il 6G, la vostra mente possa essere letta e influenzata.

Per favore, non chiamatela una teoria della cospirazione. È un Libro bianco, un “rapporto autorevole” del WEF.

DARPA – Defense Advanced Research Projects Agency, fa parte del Pentagono, e anni fa ha sviluppato la tecnologia. È solo questione di tempo per implementarlo. E lo sarà implementato, se Noi, il Popolo, non protestiamo – la Massiccia Disobbedienza Civile è nell’ordine – e questo piuttosto prima che poi.

Più aspettiamo con l’azione, più dormiamo in questo disastro umano assoluto.

Le relazioni sociali e umane vengono sviscerate. Ciò ha diversi vantaggi per questo nuovo approccio “totalitario” del WEF all’umanità: il controllo dell’umanità.

– Noi, il popolo, non possiamo ribellarci, non abbiamo più coesione tra di noi,

– “We, The People”, sarà giocato l’uno contro l’altro – e c’è un controllo digitale assoluto sull’umanità – eseguito da una piccola super élite.

-Non abbiamo accesso a questo controllo digitale – è ben oltre la nostra portata. L’idea è che gradualmente ci cresceremo dentro – quelli di noi che potrebbero sopravvivere. Entro una generazione o giù di lì, dovrebbe diventare la Nuova Normale.

L ‘”angolo di sopravvivenza” è un aspetto non menzionato direttamente né in The Great Reset, né nella “Guida all’implementazione” – ovvero nel Libro bianco “Resetting the Future of Work Agenda – in a Post-Covid World”.

Bill Gates, i Rockefeller, Kissinger e altri, non hanno mai nascosto la loro ferma opinione che il mondo sia sovrappopolato e che il numero di persone debba essere letteralmente ridotto. Abbiamo a che fare con eugenetisti.

Un metodo perfetto per ridurre la popolazione mondiale sono i programmi di vaccinazione avviati da Bill Gates e supportati dall’OMS. Scandali di tali disastrosi programmi di vaccinazione che hanno portato alla morte di bambini sono stati registrati in India (negli anni ’90), Kenya (2014 e successivi) e in altre parti del mondo.

Vedi anche un TedTalk molto rivelatore di Bill Gates del febbraio 2010, “Innovating to Zero”, proprio nel momento in cui è stato pubblicato il “Rapporto Rockefeller 2010” – lo stesso rapporto che ci ha fornito finora, il “Lock Step Scenario” – e lo stiamo vivendo adesso. Difficilmente protestando – il mondo intero – 193 paesi membri delle Nazioni Unite – è stato cooptato o costretto a seguire questo abietto abuso dei diritti umani su scala globale.

Ciò che entrambi i rapporti, The Great Reset e “Resetting the Future of Work Agenda” non menzionano, è chi imporrà queste nuove regole draconiane? – Si suppone che siano le stesse forze che ora vengono addestrate per la guerra urbana e per sopprimere rivolte e disordini sociali: sono la polizia e l’esercito.

Parte della nostra Organizzazione popolare per la disobbedienza civile, sarà su come concentrarsi e parlare con, educare, informare la polizia e l’esercito di ciò per cui verranno utilizzati da questa piccola élite e che alla fine sono anche solo esseri umani , come tutti noi, quindi è meglio che si alzino in difesa del popolo, dell’umanità. Lo stesso deve essere fatto agli insegnanti e al personale medico: l’informazione, la verità senza restrizioni.

Questa è la sfida. Se ci riusciamo, il gioco finisce. Ma è una lunga strada.

La disinformazione dei media è brutale e potente e difficile da contraddire per “noi”, senza un budget considerevole per la contro-propaganda, e come gruppo di persone, che è sempre più diviso dagli stessi media. L’obbligo di indossare maschere e l’allontanamento sociale – ha già fatto nemici di ciò che eravamo, colleghi, amici, anche all’interno delle famiglie.

Questo stesso diktat è riuscito a creare spaccature, divisioni e discordie all’interno delle nostre società

Nessuna paura – ma distruggere letteralmente “Resetting the Future of Work Agenda” e “The Great Reset” – con un’alternativa umana che eliminerebbe organizzazioni come il WEF e le agenzie delle Nazioni Unite cooptate, come WHO, UNICEF, WTO, Banca mondiale, FMI – e forse anche l’intero sistema delle Nazioni Unite. I leader politici e aziendali dietro questo progetto devono essere confrontati. Devono essere applicati i principi fondamentali del diritto internazionale, compresa Norimberga.

Sì, abbiamo bisogno di un processo di Norimberga”

Il dr. Zelenko, “l’apostolo della clorochina a New York”: Per questo è stato attaccato dalla comunità ebraica di cui faceva parte e di cui è stato il dottore per decenni, tanto che ha dovuto lasciarla. https://www.timesofisrael.com/jewish-md-who-promoted-virus-cocktail-leaving-community-where-he-tested-it/

Indipendentemente daKonig,. anche il dottor Zev Zelenko evoca la necessità di un processo di Norimberga per la gestione genoida del Covid. Zelenko, che descrive “Medico di famiglia. Ebreo chassidico, marito e padre di 8 figli”, è il dottore che a New York , contro le direttive Fauci e OMS ha adottao l’idrossiclorochina, azitromicina e solfato di zinco, “protocollo Zelenko”. Sa che la mancata adozione di questi farmaci, imposta dalle cosiddette autorità internazionali, ha portato a migliaia di morti non necessarie. .

“ABBIAMO BISOGNO DI PROCESSO DI NORIMBERGA 2.0. Coloro che hanno commesso omicidi di massa e genocidio di anziani e malati devono essere assicurati alla giustizia per crimini contro l’umanità”.

Tra l’altro il processo di Norimberga 1.0, nel 1947, giudicò l’esatto caso: dichiarò colpevoli di crimini contro l’umanità i medici che avevano condotto test terapeutici senza il consenso informato dei pazienti, che avessero portato minaccia alla loro vita o integrità fisica, anche se potevano essere mossi da motivazioni di salute pubblica. I medici condannati subirono le pena capitale.

Si veda anche l’agenda del World Economic Forum

https://www.weforum.org/agenda/2020/06/now-is-the-time-for-a-great-reset

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/un-tribunale-di-norimberga-per-protegegre-lumanita/

 

 

 

L’inferno: microchip obbligatorio e vaccini imposti col Tso

Il vaccino è soltanto un passaggio intermedio. L’obiettivo finale non è il vaccino: perché, per quanti soldi si possano fare vaccinando 60 milioni di italiani, non è questo l’obiettivo finale. Certo i vaccini sono una cosa bellissima, per Big Pharma, perché non c’è niente di meglio che curare i sani, nella storia della medicina. Curare a pagamento dei sani è il meglio di qualsiasi business legato alla medicina post-ippocratica. Ma il vero problema è che il vaccino è soltanto una tappa intermedia, verso il pieno controllo bio-tecnologico e bio-politico dell’umanità, con tecnologie che mettano insieme la biologia e la biochimica con l’elettronica. Questo è l’orizzonte di senso a cui personaggi come Bill Gates e le sue aziende lavorano, ormai da molti anni. L’arricchimento della grande élite è secondario, è quasi un effetto collaterale. Il problema fondamentale è il controllo del sistema. Noi dobbiamo fare attenzione, per non cadere nella trappola e non apparire dei dietrologi, dei paranoici deliranti; dobbiamo vedere le cose, ognuna, “iuxta propria principia”. Quando gli Achei salpano per distruggere e conquistare Troia, sono mossi – come ci spiega bene Omero – da una gamma di desideri diversi.

Agamennone vuole affermare la sua supremazia su tutti i regni della Grecia. Menelao vuole vendicare il tradimento della moglie, Elena, e recuperarla. Aiace vuole far vedere che è il più forte. Ulisse si piega, pure alla partenza, dovendo realizzare un Alessandro Meluzzisuo progetto, che non si si risolverà neanche nell’Odissea. E Achille deve riaffermare la sua natura divina-umana. Cioè: sono tutti mossi da finalità diverse, come in fondo ci spiega questa grande epopea psicologica che è l’Iliade; ma tutti convergono su un obiettivo, che è la conquista e la distruzione di Troia. Anche nel nostro caso, evidentemente, ci sono molti interessi, diversi ma convergenti. L’interesse su cui convergono è il fatto di mettere l’umanità sotto controllo. Le ragioni per cui diversi soggetti debbano mettere l’umanità sotto controllo sono svariate, ovviamente. Qualcuno dovrà vendere i microchip per metterli sotto la pelle di tutti, qualcuno dovrà vaccinare tutti, qualcuno dovrà avere un sistema monetario che non risenta di capricci come quelli dei titoli-spazzatura e del problema della monetazione delle monete sovrane. Qualcuno dovrà distruggere ogni principio di sovranità nazionale, alla luce di un diabolico governo globale.

Questi interessi convergono: così come nel caso dell’Iliade la distruzione di Troia, in questo caso l’interesse convergente è la distruzione di tutte quelle libertà (costituzionali, civili, giuridiche, individuali e collettive) su cui è nata la grande epopea sorta con la Pace di Westfalia, attraversando poi la Rivoluzione Inglese (quella delle Teste Rotonde), la Rivoluzione Americana di Washington, Franklin e Madison, la Rivoluzione Francese con i suoi esiti, arrivando fino ai Risorgimenti nazionali dell’800, per creare invece un ecumene tecnologico iper-controllato, governato da un’élite platenaria in cui si entra per cooptazione. E’ un disegno luciferino, che sembra marciare con un’agenda implacabile. Anche perché, su questo, convergono molti interessi inconfessabili. Quando oggi si dice, per esempio, che l’unico principio ispiratore, l’unico attrattore strano del caso, l’unico principio organizzatore generale di una società con 9 miliardi di uomini non può che essere la scienza, si perde di vista il fatto che non solo non esiste, una scienza con la S maisucola, neutrale, e non solo gli scienziati non sono gli efori, i sacerdoti della Bill Gatesverità metafisica; ma ci sono mille interessi che convergono: quelli delle Big Pharma, di chi vuole mettere sotto controllo il mercato della salute, in tutte le sue implicazioni (il mercato della vita e della morte).

E quindi è chiaro che, in questa situazione, non è del tutto scontato che non si possa prendere atto che il dottor Fauci, denunciato anche da sue collaboratrici, non sia guidato soprattutto dal tema dei brevetti dei vaccini o dalle case farmaceutiche, piuttosto che dagli interessi comuni della popolazione degli Stati Uniti d’America. Però, questo blocco storico (uso un termine gramsciano) è saldato in modo talmente forte, che queste idee – che possono sembrare un po’ dietrologiche e paranoiche – in realtà si saldano con un processo storico che è molto forte e molto chiaro. Nel piano della globalizzazione, del mondo senza frontiere, della finanza globalizzata dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Soros e dei Bill Gates, è stata già stabilita una divisione internazionale del lavoro. All’estremo Oriente, alla Cina deve andare tutta la manifattura, che con la sua plusvalenza accumulata deve comprarsi il debito americano e la potenza anche militare degli Stati Uniti. L’Europa dev’essere ridotta a qualcosa che è una via di mezzo tra quel po’ di industria che rimane in Germania e un gerontocomio (o una pizzeria) come l’Italia; e comunque, essendo un continente invecchiato, l’Europa deve essere destinata all’afro-islamizzazione demografica, come già aveva preconizzato Oriana Fallaci una trentina d’anni fa.

E in questo quadro, chiunque rappresenti un ostacolo dev’essere spazzato via come una formica, e spiaccicato. Non esiste più nessuna libera informazione: c’è un mainstream implacabile. Siamo arrivati al ricorso al Tso, per chi contesta il lockdown? Del trattamento sanitario coatto è sempre stato fatto un uso dovizioso in tutti i regimi, a partire da quello staliniano: se si rifiuta una società “perfetta”, o si è criminali o si è matti, perché si rifiuta il proprio bene. Quella del Tso “per il bene comune” è l’idea che sta alla base di questa filosofia del diritto. In Italia ci sono due modi per costringere qualcuno a subire il trattamento sanitario coatto: uno è psichiatrico e l’altro – guardacaso – è epidemiologico, infettivologico. L’isolamento e la quarantena obbligatoria per chi rischia di propagare una malattia è un intervento coatto, esattamente come il Tso psichiatrico, che viene Tsoapplicato in modo arbitrario. Il Tso psichiatrico viene prescritto da un medico psichiatra, dipendente pubblico, e confermato da un secondo collega che ne recepisce la diagnosi. Poi deve essere ratificato entro 24 ore dal sindaco, quindi dal giudice tutelare.

E’ chiaro che tutto questo implica qualsiasi arbitrio possibile: le ragioni per cui un soggetto possa essere considerato pericoloso a sé e agli altri sono infinite. Potrebbe essere qualcuno che brandisce un’ascia e vorrebbe fare a pezzi la nonna, ma potrebbe essere qualcuno che vuole suicidarsi gettandosi dalla finestra. O qualcuno che non vuole sottoporsi a una terapia, che a quel punto gli viene imposta con la forza. A Testimoni di Geova sono state imposte trasfusioni, col pretesto di salvare una vita. Se lo psichiatra arriva perché il paziente non vuole ricevere quello che è “buono, santo e giusto” per lui, siamo entrati in questa fattispecie. Ed è quella che, credo, verrà usata in modo sistematico: nel nome del pietismo, della filantropia, del benessere individuale e collettivo, e del bene supremo della salvezza della vita – che diventa qualcosa di assoluto, ipostatizzato e mitizzato, anche al di fuori di qualsiasi valutazione razionale. Cioè: se noi abbiamo un vaccino con cui ti puoi salvare da una malattia incombente e tu non te lo vuoi fare, tu non stai facendo il tuo bene; e quindi noi saremo costretti a ricoverarti in ospedale, foss’anche per 48 ore, praticarti il vaccino e poi dimetterti.

Ho fatto il primario di psichiatra per tanti anni, e ho visto imporre trattamenti coatti a schizofrenici cronici: rifiutavano la terapia farmacologica, non gliela si poteva praticare in casa, e allora lo psichiatra del territorio (con la copertura dello psichiatra direttore del dipartimento ospedaliero di salute mentale) confermava il Tso anche con un ricovero tipo day hospital, lì veniva praticata l’iniezione – che ha una durata d’efficacia di tre settimane – e dopodiché il paziente veniva dimesso. Ecco: questo è il futuro che si prepara, per noi. Quindi, anche dentro la psichiatria, occorrerà una battaglia serrata. Ma purtroppo ho un’opinione veramente bassa dei miei colleghi, ormai per lo più ridotti a propagandisti di case farmaceutiche, pronti a vendersi anche la nonna per farsi una settimana di vacanza alle Maldive; pur di non perdere il primariato e i premi che ricevono da Big Pharma, saranno pronti a dire: «Ma come, non vuole fare il vaccino? Lei forse non sta bene, è depresso, ha un Dario Musso, sottoposto a Tso a Ravausa, Agrigento, per aver protestato contro il lockdowndisturbo ossessivo-compulsivo; noi la ricoveriamo (anche soltanto per 48 ore), le facciamo il vaccino e poi la dimettiamo». Vedrete che finirà così.

Conoscendo i miei mediocri colleghi, il Tso sarà uno strumento fortissimo. Su questo, bisognerà organizzare una linea di difesa anche giuridica, da subito, cominciando a castigare i primi che si prestano a fare i “bravi”, i poliziotti di questo sistema. Io mi candido a fare il perito d’accusa della parte civile. Sono a disposizione, gratuitamente, per colpire il primario di quel reparto, cercare di farlo destituire e mettere in galera, se possibile. Sul caso di Agrigento, facciamo subito un esposto in Procura e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. O sinceriamoci che lo stiano già facendo: bisogna attaccare preventivamente, perché questi personaggi, che si mettono a disposizione del propagandista delle case farmaceutiche, non è che siano dei cuor di leone. Io li conosco bene, è gente che tiene famiglia: se capisce che il potere è da una parte, si schiera; ma se capisce che dall’altra parte c’è un contropotere, si defila. Perché sono “minuta gente” manzoniana: è un “popol disperso” che non ha pace, non ha dignità. Basta fargli un “bau”, a volte, per spaventarli.

Il problema però non è nemmeno il vaccino, in questo caso. Ci verrà inoculata una qualche sostanza nel momento in cui il Covid non farà più paura neanche a un gatto, perché avrà esaurito la sua funzione e la sua dimensione patogenetica. A un certo punto, per non andare in galera, non finire in manicomio o per non perdere il nostro lavoro, potremmo anche accettare di metterci nel corpo un po’ di acqua sporca, sperando che non ci faccia troppo male. Ma non è questo, l’obiettivo finale, credetemi: fosse tutto qui, sarebbe ancora poca cosa. L’obiettivo finale è la moneta unica platenaria, veicolata da un microchip, collegata alle nostre condizioni di salute. Microchip che tutti dovranno mettersi, come il segno dell’Apocalisse: l’elettrodo sulla fronte, o sotto la pelle della mano, senza il quale nessuno potrà né comprare né vendere (il Segno della Bestia, il 666). Non Gretavoglio apparire un mistico pazzo, ma credetemi: quello che si sta delineando è proprio questo. Moneta unica, sistema giuridico unico, salute unica. Tutto questo, per una società filantropica governata da quello che Soloviev definisce l’Anticristo: pacifico filantropo macrobiotico, vegetariano, ecologista, con Greta Thunberg come consulente.

E’ un potere pervasivo, perfetto: che non ha bisogno dei nostri soldi, perché li stampa. Il problema è che, perché un sistema di controllo funzioni, di fronte a un capitalismo tradizionale, servono nuove soluzioni: intanto deve ridurre la popolazione mondiale, e poi ha bisogno di una società divisa in caste, come nel “Nuovo mondo” di Huxley, dove c’è un’élite di Alfa che non si vedono neppure. Serve una castizzazione della società che metta gli uomini in condizioni giuridiche, psicologiche e antropologiche diverse. Sotto gli Alfa invisibili ci sono i Beta che si vedono (i Soros, gli Zuckerberg, i Bill Gates), poi ci sono i Gamma, che sono gli esecutori politici (tipo il povero professor Conte, avvocato dello studio Alpa), e poi sotto ci sono i carabinieri, i lavoratori, gli impiegati dell’Agenzia delle Entrate, gli operai. E ancora più sotto ci sono gli Epsilon, che devono vivere con 600 euro al mese prendendosi solo il Soma, che è la droga dell’inebetimento.

Questo, credetemi, è il disegno complessivo. Ed è un disegno ben pensato, perché tiene conto dell’ingovernabilità della complessità. L’unica forza che abbiamo non è l’opposizione consapevole, perché in questo siamo sicuramente perdenti. Dobbiamo sperare nelle leggi universali del caos. Il grande imperatore Carlo V, sul cui impero non tramontava mai il sole, dal Messico ai Balcani, dopo aver lasciato le colonie d’America e la Spagna al figlio Filippo II e l’impero asburgico a Ferdinando, si ritirò in un convento benedettino in Germania, dove la sua passione era far funzionare una trentina di orologi meccanici. E Microchip sottocutaneopassò gli ultimi giorni della sua vita dicendo: «Quanto sono stato pazzo, a pensare di controllare tutti i popoli del mondo, quando non sono riuscito a far marciare insieme nemmeno 30 orologi». E’ su questo, che i luciferini del controllo potrebbero cascare. Una cellula impazzita è Trump, un’altra è Putin, altre ancora siamo noi che facciamo questi discorsi, facendoci passare per pazzi, contro i nostri interessi materiali, accademici, categoriali. Siamo noi stessi delle schegge impazzite: siamo sfide nella complessità. Mattoidi, quasi pronti per il Tso.

(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate il 16 marzo 2020 nel dibattito “Alla ricerca della verità”, in diretta web-streaming sulla pagina Facebook di Leonardo Leone, con la partecipazione di Ugo Mattei e Massimo Mazzucco; il video è ora disponibile anche su YouTubeNotissimo psichiatra, nonché criminologo, saggista e accademico, Meluzzi – di formazione comunista – è stato poi deputato e quindi senatore eletto con Forza Italia nel 1994 e nel 1996. Massone, ha fatto parte del Grande Oriente d’Italia. Approdato al cristianesimo, è stato diacono cattolico di rito greco-melchita e poi presbitero della Chiesa ortodossa italiana autocefala, divenendone primate).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/05/linferno-microchip-obbligatorio-e-vaccini-imposti-col-tso/

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

Bollette, maggior tutela o mercato libero? Ecco cosa occorre sapere se non avete ancora scelto

Si moltiplicano ai danni degli utenti finali (famiglie e imprese) le telefonate, spesso anche molto aggressive, con cui si viene sollecitati a effettuare il passaggio pena il rischio di sanzioni o, peggio, di un blocco della fornitura energetica

di Celestina Dominelli

Il pressing degli operatori rispetto al passaggio dalla maggior tutela al mercato libero per le bollette di luce e gas non accenna a diminuire nonostante lo slittamento della data prevista per l’addio al regime di prezzi calmierati fissato ora al 1° gennaio 2022 dall’ultimo decreto Milleproroghe. Si moltiplicano così ai danni degli utenti finali (famiglie e imprese) le telefonate, spesso anche molto aggressive, con cui si viene sollecitati a effettuare il passaggio pena il rischio di sanzioni o, peggio, di un blocco della fornitura energetica. Sollecitazioni che spingono spesso i clienti a cambiare per il timore di incappare in problemi o richiami e a sottoscrivere contratti poco vantaggiosi ma fatti passare come proposte dal risparmio assicurato. Ma come difendersi dalla giungla di offerte? Ecco quello che occorre sapere per gestire il passaggio al mercato libero senza traumi.

Cosa significa maggior tutela?

Innanzitutto è bene chiarire cosa si intende per maggior tutela e quanti sono attualmente gli utenti finali interessati. I servizi di tutela di prezzo rinviano a condizioni economiche e contrattuali fissate dall’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente presieduta da Stefano Besseghini: i prezzi riflettono le condizioni prevalenti nel mercato all’ingrosso e si riferiscono solo alla fornitura della materia prima perché questo tipo di regime non include, diversamente da quello che accade nel mercato libero, servizi aggiuntivi. Attualmente, secondo gli ultimi dati forniti dall’Arera, nel mercato finale della vendita di energia elettrica, il mercato libero ha raggiunto il 52,1% dei clienti finali (era del 46,2% nel 2018), lasciando quindi al servizio di maggior tutela ancora circa la metà (47,7%) del mercato. Nel gas, invece, il 2019 è stato il primo anno in cui la quota maggiore della clientela (58,6%) ha optato per il mercato libero (46,8% nel 2018), mentre il 41,4% si è rivolto al mercato tutelato (53,2% nel 2018).

Il passaggio al mercato libero scatterà per tutti nel 2022?

La normativa ha previsto un passaggio in più tappe per l’addio al mercato tutelato: per le piccole imprese la data è fissata al 1° gennaio 2021, mentre per famiglie e micro-imprese la transizione scatterà il 1° gennaio 2022. Le famiglie e le piccole imprese hanno già ora la facoltà di passare dal mercato tutelato al mercato libero, dove è il cliente a decidere quale venditore e quale tipo di contratto scegliere, selezionando l’offerta ritenuta più adatta alle proprie esigenze. Vale la pena di ricordare che, dal gennaio 2018, i clienti finali che si trovano nel mercato tutelato già ricevono, secondo modalità definite dall’Autorità, informative da parte del proprio venditore in relazione al superamento delle tutele di prezzo (ad esempio, comunicazioni in bolletta nella sezione dedicata all’Autorità).

Quali imprese dovranno migrare a gennaio prossimo?

Si tratta delle aziende titolari di punti di prelievo connessi in bassa tensione con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 50 unità e un fatturato annuo tra i 2 e i 10 milioni di euro o che abbiano un punto di prelievo con potenza contrattualmente impegnata superiore a 15 kilowatt. Per le imprese che, al primo gennaio, non avranno ancora individuato l’operatore del mercato libero verso cui migrare, scatterà l’assegnazione al servizio a tutele graduali: l’assegnazione avverrà in modo provvisorio per il semestre 1° gennaio 2021-30 giugno 2021 per gli esercenti della maggior tutela che già servono il cliente e, successivamente sarà disciplinata attraverso procedure concorsuali con i fornitori selezionati (assegnazione a regime).

In caso di mancata scelta scatta l’interruzione della fornitura?

Il passaggio al mercato libero andrà effettuato entro la scadenza fissata dalla legge. E, se ciò non avverrà, non ci saranno problematiche particolari nel caso di mancato abbandono del regime di maggior tutela. In sostanza, dopo che i servizi di tutela di prezzo saranno cessati la continuità della fornitura sarà comunque garantita ai clienti di piccola dimensione che non avranno ancora un contratto nel mercato libero, in modo che non subiscano alcuna interruzione durante il periodo necessario a trovare una nuova offerta. Una volta individuata l’offerta in grado di intercettare le proprie esigenze, i clienti stipuleranno un nuovo contratto di fornitura che sostituirà il precedente. Sarà il nuovo venditore a inoltrare la richiesta di risoluzione del vecchio contratto (recesso) al venditore precedente. E il recesso potrà scattare in qualsiasi momento senza oneri aggiuntivi e lo stop della fornitura in corso.

Cosa accade alla scadenza se non si è effettuata la scelta?

Per gli utenti che non avranno individuato un operatore del mercato libero al 1° gennaio 2022, il percorso, ancora tutto da costruire, prevede l’assegnazione di famiglie e microimprese al cosiddetto “servizio di salvaguardia” mediante il ricorso a procedure concorsuali (le aste) e con condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero. Il meccanismo per certi versi replicherà quello già a messo a punto per le piccole imprese che migreranno, come detto, il prossimo gennaio.

Come si fa a orientarsi nella giungla delle offerte?

Per chi intende effettuare il passaggio al mercato libero, ci sono una serie di strumenti per individuare il profilo di offerta più in linea con i propri consumi oltre ad alcuni supporti informativi che l’Autorità per l’energia ha messo a punto al fine di fugare tutti i dubbi sul funzionamento del mercato libero. Sul fronte delle offerte, i clienti finali interessati al cambio del venditore possono consultare il portale Offerte (voluto dall’Arera, realizzato e gestito dall’Acquirente Unico) che mette a disposizione le offerte di energia elettrica e gas in modo da agevolare la possibilità di un confronto per l’utente finale. È l’unico comparatore pubblico disponibile sul web dove abbondano invece i siti di confronto tra le offerte gestiti da operatori privati. Per informazioni, invece, è possibile contattare lo sportello per il consumatore gestito dall’Arera (800 166 654 attivo dalle 8 alle 18 dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi).

L’Arera contatta i clienti finali per sollecitarli a migrare?

Assolutamente no, l’Autorità per l’energia non contatta per telefono i clienti finali né manda i propri rappresentanti al domicilio degli stessi. Bisogna prestare molta attenzione alle possibili truffe telefoniche e non o occorre essere sempre molto prudenti davanti alle chiamate di sedicenti operatori che propongono nuove offerte. Per evitare brutte sorprese, è bene chiedere sempre un riscontro scritto dell’offerta che viene formulata per avere il tempo di valutare attentamente condizioni contrattuali e prezzi.

 

 

Le surreali parole di Alessandro Gassmann sui migranti, i vaccini e la Costituzione!

30 NOVEMRE 2020

VIDEO QUI: https://youtu.be/JSxt66luqwY

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=JSxt66luqwY&feature=push-sd&attr_tag=8UhrBue1JthyrnXj%3A6

LIBERI MURATORI, ALZATEVI IN PIEDI

Nicola Bizzi – 25 Novembre 2020.

SMETTETE DI TACERE E ADOPRATEVI PER DIFENDERE LA LIBERTÀ!

Adesso, che questo anno che così gravemente ha visto mettere in discussione i supremi ideali di Libertà ai quali l’autentica Massoneria ha sempre aspirato – un anno che ha visto il tentativo da parte delletenebre di prevalere sulla luce – sta giungendo al termine, rivolgo un appello a tutti i Liberi Mutatori del mondo che ancora conservano raziocinio e onestà intellettuale. E mi appresto a farlo con la speranza che queste mie parole possano essere fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti gli autentici Iniziati e, al contempo, un severo monito a tutti i falsi e indegni Massoni che hanno tradito la loro missione. Essi sono molti, troppi, e presto saranno giudicati dalla Storia.
Questo è il mio appello: alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la Libertà!
Si presume che i Fratelli e le Sorelle che ornano le colonne di una Loggia abbiano acquisito un minimo di consapevolezza in più rispetto alle moltitudini che affollano il mondo “profano”. Si presume (anche se, purtroppo, non è sempre così) che, oltre a conoscere meglio sé stessi, abbiano sviluppato una certa consapevolezza delle cose del mondo, come ad esempio chi tira realmente i fili della politica, dell’economia, della finanza, della cultura e dell’informazione. Si presume – dico sempre si presume – che sappiano riconoscere una notizia falsa da una vera o che comprendano un minimo cosa si cela dietro un certo accadimento o una certa decisione politica. Si presume – e dico ancora si presume – che conoscano il linguaggio dei simboli, che sappiano correttamente interpretare il discorso di un leader politico o un semplice articolo di giornale. Altrimenti potrebbero benissimo iscriversi a un corso di cucina, a una società polisportiva, a un circolo di caccia e pesca, di bocce o a un fan club di qualche cantante. Nessuno ha ordinato loro di stare in Massoneria, non glielo ha certo prescritto il medico! Nessuno ha ordinato loro di ricevere un’Iniziazione e di intraprendere un lungo cammino di elevazione e di ricerca interiore in un contesto di fratellanza. Un lungo cammino di lotta contro sé stessi (quello che, del resto, rappresenta il vero e autentico Jihad islamico), contro i propri difetti, contro i propri limiti, contro le proprie paure e insicurezza, per smussare sempre più quell’informe pietra grezza che ognuno di noi ha dentro di sé e per renderla squadrata e levigata, contribuendo così all’edificazione del Vero Tempio. Ma, purtroppo, per pochi è veramente così.

Un grande uomo e Libero Mutatore chiamato Benjamin Franklin pronunciò queste illuminanti parole: «Chi è disposto a cedere i propri diritti fondamentali in cambio di briciole di sicurezza, non merita né la Libertà né la sicurezza». Come non condividerle?
So molto bene che migliaia di Fratelli e Sorelle stanno lottando da mesi, in tutto il mondo, per difendere i diritti costituzionali dei cittadini e per salvare la democrazia, ma lo stanno facendo a titolo individuale e agendo secondo coscienza. La maggior parte degli ordini massonici nazionali, sia europei che di altri continenti, hanno perso fino ad oggi una grande occasione e, continuando a tacere, stanno perdendo onorabilità e credibilità.
Tali ordini, se vogliono veramente avere un futuro e se veramente vogliono riscattare il loro nome e la loro credibilità, devono prendere ufficialmente una posizione di condanna contro questo colpo di stato globale e contro il progetto del grande reset economico e sociale. Altrimenti farebbero bene a chiudere per sempre i loro templi.
La Libertà deve essere un valore fondamentale per un Libero Muratore e la difesa di tale valore dovrebbe essere per ogni Massone un impegno morale e un imperativo categorico. Migliaia di Fratelli in passato non hanno esitato a sacrificare la propria vita per difendere la Libertà e l’autodeterminazione dei popoli e oggi è sconcertante vedere che un Massone venga attaccato e criticato da altri “fratelli” perché difende tali valori. Ci rendiamo conto dell’assurdo?
Quindi, alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la Libertà. Chi di voi non lo farà sarà complice della schiavitù e dell’oppressione.

FONTE: https://www.databaseitalia.it/freemasons-stand-up-stop-being-silent-and-work-to-defend-freedom/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Roberta Angelilli e la scorta di Conte

Roberta Angelilli – 1 dicembre 2020

Aggredita da una valanga di insulti dai pentastellati perché ho “osato” fare un esposto per accertare il possibile uso improprio della scorta di Conte.

La casta a 5stelle non accetta critiche!

Questa è la loro democrazia?

FONTE: https://www.facebook.com/100002316379686/posts/3616148431805667/?sfnsn=scwspwa

Vaccini-Covid, virologi e politici si sfilano: prego, prima voi

Tutte le misure imposte vengono applicate in basso: in alto, i potenti non vengono toccati. Prendiamo il caso dei vaccini-Covid: ora che si avvicina l’arrivo della meta fatidica, di colpo tutti quelli “al top” si tirano indietro. Fanno una retromarcia con capriole più o meno disinvolte, come del resto per gli stessi tamponi. Lo dimostra il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Era stato in quarantena e, tornato al tavolo di lavoro, ha risposto a una giornalista: «Io non ho bisogno di fare il tampone, sto bene». Attenzione: è la stessa persona che ha raccomandato test a tappeto a chiunque, sempre e comunque. Quando poi tocca a loro, allora le regole sono diverse. L’abbiamo già visto con la mascherina, quest’estate, o quando vedi Arcuri in televisione che se la toglie non appena c’è la pubblicità: quindi stava facendo una sceneggiata, a favore di telecamera. E’ sempre così, e adesso sta succedendo anche con il vaccino. E’ lunga, la lista di quelli che hanno già messo le mani avanti, dicendo: «Prima, lo facciano gli altri». Alla fine, sono comici. Il primo è stato Andrea Cristanti, che ha detto: col cavolo, che mi faccio vaccinare, prima di vedere i dati scientifici del vaccino.

A Crisanti va reso omaggio: ha ribadito la sua posizione, nonostante sui media l’avessero prontamente massacrato per aver osato mettere in dubbio la fede religiosa nei vaccini-Covid. Poi c’è stato Paolo Mieli, che è andato da Lilli Gruber. Elegantissimo Burionie furbissimo, non ha detto: io il vaccino non me lo faccio. Ha detto: me lo farei, perché sono anziano. Però – ha aggiunto – se fossi una persona in età di fare figli starei molto attento e aspetterei, perché tutta questa corsa al vaccino mi è parsa molto “arrembante”, senza la necessaria serietà di fondo. Quindi: si è tirato fuori, non ha detto “io no” (altrimenti lo avrebbero attaccato), però si è tolto d’impaccio. E ha menzionato il nesso tra vaccino e fertilità: argomento che la Gruber ha lasciato cadere, facendo finta di niente. Poi c’è stato lo stesso Roberto Burioni, che si è espresso nettamente in uno scambio sul web. Domanda secca: professore, oggi lei si vaccinerebbe, con Pfitzer? Risposta: «No, non conoscendo ancora i dati nel dettaglio, soprattutto sulla sicurezza».

Un’altra è la virologa Maria Rita Gismondo, ospite di Paolo Del Debbio su Rete4: «Io a gennaio non mi vaccino», ha chiarito. «I vaccini che stanno per essere approvati – ha spiegato – hanno delle prove di efficacia da valutare nel tempo, sull’assenza di effetti collaterali acuti nel breve periodo». Inoltre, ha aggiunto la Gismondo, questi vaccini «possono indurre a mutazioni che possono essere viste al di là, nel tempo». Attenzione: la parola “mutazione” non era mai stata accostata ai vaccini, prima d’ora. Dunque che fare, coi primi vaccini che arriverebbero a gennaio? «Lei si vaccinerebbe?», le domanda il giornalista. Risposta secca della Gismondo: «No». Lo stesso Massimo Galli, altro virologo, ha ammesso che non possiamo escludere che ci possano Mazzuccoessere effetti collaterali, anche tra dieci anni. L’aspetto epocale è che questo vaccino non sarebbe come gli altri: andrebbe infatti a “dialogare” con il nostro Dna. Secondo i suoi creatori, potrebbe diventare una sorta di “portale”, per poi curare anche altre malattie.

Oltre al deficit tempistico relativo alla sperimentazione, infatti, ciò di cui si parla poco è proprio questo: si continua a usare la parola “vaccino” come se stessimo ancora parlando delle vaccinazioni del secolo scorso. L’antipolio, l’antivaiolosa: erano vaccini semplici, che contenevano solo l’antigene del virus per aiutare l’organismo a creare gli anticorpi. Ora invece stiamo parlando di modificare il Dna: la parola “vaccino” è sempre la stessa, ma il contenuto della fialetta è tutta un’altra cosa. A parte tutte le porcate immonde presenti nei vaccini di oggi, che non c’erano in quelli di cinquant’anni fa (come le cellule di Dna fetale abortito, presente nel vaccino contro la difterite, come dichiarato negli stessi bugiardini), ora invece si andrebbe direttamente a Il primo ministro Giuseppe Contemodificare il Dna. Cioè, si sta dicendo: noi trasformeremo voi, esseri umani, in Ogm (organismi geneticamente modificati). Questo, ci stanno facendo. Però usano la parola “vaccino”, antica, per rassicurarci.

C’è una totale discrasia mentale, anche dal punto di vista sematico, nell’uso di questa parola. Bisognerebbe introdurre un altro termine: non chiamarli più vaccini, ma “modificatori genetici”. A quel punto, vedreste in quanti accetterebbero di farseli inoculare. Ma le dichiarazioni più belle restano comunque quelle dei nostri politici. Pierpaolo Sileri, viceministro della salute, ha dichiarato: «No, io non mi vaccinerò, a gennaio: prima viene la popolazione a rischio». Capite? Fa il generoso, Sileri. Fa l’eroe. Rinuncia alla sua fiala: come se togliere una singola dose – ne sono in arrivo 1,7 milioni – facesse una gran differenza. Idem Conte: «Certo, che mi vaccinerò», ha detto il primo ministro, ospite della Gruber. «Ma prima – ha aggiunto – il vaccino diamolo a chi ne ha bisogno». Quindi: con questa gran marcia indietro, stanno facendo tutti la figura degli ipocriti. Mandano avanti gli anziani, o comunque quelli come me, che ormai hanno raggiunto la sessantina. E’ come se Conte mi dicesse: «Vai pure avanti tu, caro Mazzucco; io, semmai, ti verrò dietro più tardi». E io gli rispondo: «Eh no, caro Conte: io la mia fialetta te la cedo volentieri. Vai avanti tu, che a me viene da ridere».

(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della conversazione “Mazzucco Live” il 28 novembre 2020 col giornalista Fabio Frabetti, conduttore di “Border Nights”, in web-streaming su YouTube. L’argomento è di stringente attualità: insieme agli stessi renziani, un esponente Pd come Andrea Romano ha già “avvertito” gli italiani che, se rifiutassero di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, verrebbero esclusi dalla vita sociale e costretti a rinunciare ad accedere a mezzi pubblici, bar e ristoranti, cinema, musei, concerti e stadi sportivi).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/12/vaccini-covid-virologi-e-politici-si-sfilano-prego-prima-voi/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

GERMANIA, PERQUISIZIONI NELLE ABITAZIONI DEI MANIFESTANTI

VIDEO DI OGGI 26/11/2020

VIDEO QUI: https://youtu.be/8bTD0FYd7VQ

Becciolini Network
3200 iscritti
Questa mattina sono arrivate comunicazioni molto allarmanti di perquisizioni che la Polizia Tedesca sta effettuando nelle abitazioni di alcuni partecipanti alle manifestazioni della scorsa settimana in varie cittá tedesche. Testimonianza diretta di una delle persone “attenzionate” dalla Polizia Tedesca. Le perquisizioni sono state autorizzate nel caso specifico di mia conoscenza per futili motivi.

Stefano Becciolini

Testo tradotto:
Ecco il video rimosso da Facebook, spero che tutto passi. Questo è totalmente pazzo. Quando ero in viaggio ieri, senti questa, sono arrivati qui. La polizia è penetrata nell’appartamento e ha mostrato un mandato di perquisizione domiciliare a chi è con me nell’appartamento. Ovviamente, ci siamo diretti verso Würzburg. Una studentessa ha trovato altre comuniczioni nella cassetta della posta. Posso solo dire che è totalmente pazzo. Quello di cui sono accusata è avere un certificato per motivi di salute che mi permette di non indossare alcuna mascherina.

momento è tramite Facebook. Oppure vai alla Homepage della città e troverai il mio numero di rete fissa. Posso ancora essere raggiunta.

Spero ovviamente di sistemare il prima possibile perché ho le mani legate di nuovo. Sono completamente incapace di agire quindi, per favore, mi aiutino anche alcuni gruppi di scolari più in gamba, lo chiedo perché vorrei che le persone vivessero consapevolmente e non in maniera inaffidabile. Ma e’ assurdo confiscare tutto il materiale di lavoro perché non posso indossare una mascherina per motivi di salute, come dice il certificato. Dovrebbe essere un sospetto sbagliato, non è così normale ma ora lo sai, e ci vediamo appena possibile.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/germania-perquisizioni-nelle-abitazioni-dei-manifestanti-video-di-oggi-26-11-2020/

 

 

CULTURA

CIAO ARTURO, CI MANCHERAI

Ciao Arturo, ci mancheraiHo conosciuto Arturo Diaconale nel 1992, quando – insieme a un manipolo di miei colleghi universitari freschi di laurea (e miei carissimi amici) – ero un giovane collaboratore de L’Opinione, in quegli anni settimanale del Partito Liberale Italiano. Arturo fu chiamato alla direzione da Renato Altissimo, per “correggere” la linea lib-lab del giornale (uno strascico della precedente segreteria Zanone) e traghettare L’Opinione verso quello che, qualche mese più tardi, si sarebbe chiamato “centrodestra”.

Arturo irruppe come un ciclone in una redazione abituata ai ritmi sonnecchianti e un po’ snob del giornale di partito. Da giornalista vero (non per niente era stato una delle punte di diamante della redazione politica de Il Giornale montanelliano), cercò immediatamente di trasformare L’Opinione in un settimanale d’assalto, alla ricerca di un’identità che andasse oltre a quella del semplice bollettino d’ordinanza del PLI.

Con Tangentopoli, nel giro di pochi mesi il partito svanì rapidamente come il resto della Prima Repubblica. Amici dei magistrati a parte. Ma invece di mollare il colpo e cercare fortuna altrove (e ne avrebbe certamente avuto la possibilità), Arturo raddoppiò la posta: rilevò la testata dal partito e la trasformò in quotidiano.

Tra mille difficoltà, non solo economiche, ancora ricordo quei giorni come i più entusiasmanti della mia carriera professionale. Grazie alle intuizioni di Arturo e del suo caporedattore Franco Oliva (già Secolo XIX, Mattino di Padova, Nuova Venezia, Espansione), L’Opinione diventò una palestra d’addestramento per una serie infinita di giovani giornalisti che non avevano intenzione di piegarsi alla dottrina del conformismo progressista. Molti di loro sono diventati firme prestigiose dei giornali e delle televisioni italiane. E quasi tutti si sono fatti le ossa proprio in quei primi, caotici anni del quotidiano L’Opinione. Che oggi lo ammettano con se stessi oppure no, devono proprio ad Arturo la prima possibilità di potersi confrontare con la professione giornalistica.

Sono passati quasi tre decenni da allora. E tra mille peripezie L’Opinione ha pervicacemente continuato ad esistere. Sono cambiati amministratori, assetti societari e giornalisti, ma l’unico fattore costante è rimasto proprio Arturo, con la sua testardaggine abruzzese, la sua inesauribile capacità di mediazione, la sua infinita generosità e le “mille idee al minuto” sempre pronte a mettere in difficoltà i suoi collaboratori.

Arturo non era solo L’Opinione, naturalmente. La Rai (prima come conduttore e poi come componente del consiglio d’amministrazione), la sua (nostra) amata SS Lazio, il Parco Nazionale del Gran Sasso: i suoi impegni erano tanti come la sua sconfinata curiosità intellettuale.

Prima che un male infame ce lo portasse via, il nostro Direttore era ancora lucido come un laser e attivo come un ragazzino. Aveva posto le basi per un importante progetto televisivo, si preparava al rilancio del giornale e continuava a pianificare il futuro. Ora, senza di lui, questo futuro è più vuoto e più triste. Ma abbiamo l’obbligo di provare comunque ad immaginarlo, insieme ai lettori che in tutti questi anni non ci hanno mai abbandonato. Sembra soltanto retorica, ma è la pura verità: Arturo avrebbe voluto così.

FONTE: http://opinione.it/editoriali/2020/12/01/andrea-mancia_morte-arturo-diaconale-opinione-delle-libert%C3%A0-direttore/

Il mistero di Franco Battiato, la strana eclissi di un genio

Ma in quale altro mondo è andato ad abitare Franco Battiato? Di lui non si sa più nulla da anni, ha intrapreso un viaggio in quel paese che gli somiglia tanto, per citare una sua canzone con le parole di Manlio Sgalambro che fanno il verso a Baudelaire. Dopo un paio d’incidenti è entrato in un misterioso nascondiglio, una specie di penombra sacra, forse di oscuramento della mente, che la pietà dei suoi cari proteggono da ogni sguardo curioso. Anche Aldo Nove, che gli ha dedicato ora una bella biografia che è poi un atto d’amore (”Franco Battiato”, Sperling & Kupfer), pare reticente sul passaggio all’ombra di Battiato, per rispettare il suo silenzio, per non oltraggiare la sua solitudine. O forse neanche lui sa davvero cosa sia successo. Non è la morbosità di sapere che ci spinge a scrivere di Battiato, ora 75enne: ma è per rendere onore a un cantautore d’eccezione, “un essere speciale”; una voce davvero unica, diversa, nel panorama della canzone. E non sto parlando solo di gusti musicali ma di una rarità assoluta: quello di Battiato è un canto spirituale.

So quante ironie ha destato il suo linguaggio e la sua buffa stravaganza, a cominciare dai suoi conterranei, da Fiorello che ne fece gustose parodie all’antico re della tv, Pippo Baudo. Tre cannoni siciliani, anzi catanesi, di provincia. Ma l’aura delle sue Aldo Novecanzoni, il tono della sua voce, l’atmosfera della sua musica, hanno un fascino evocativo, luminoso e arcano, che ti portano in un altrove. Sono esperienze spirituali, alcune si cimentano col mondo reale, con gli amori, la vita, il proprio tempo, i sentimenti e perfino la rabbia e lo sdegno; ma si avverte anche in quelle canzoni una presa di distanza, un passo diverso, come un respiro di altri mondi. A dividere e congiungere il sacro e il profano c’è in Battiato la sottile linea dell’ironia, che si fa talvolta auto-ironia, e stempera il tono ieratico nel tono ludico, si fa beffe dell’avida frenesia e ignoranza dei contemporanei. Sappiamo il retroterra di Battiato: René Guénon e Gurdjieff, i sufi, i dervisci.

C’è un suo libretto, “Il silenzio e l’ascolto” (Castelvecchi), in cui conversa con Raimon Panikkar, Alejandro Jodorowsky, Gabriele Mandel e Claudio Rocchi.

Ma altre pubblicazioni recano la sua impronta e accompagnano insieme alla sua pittura, come ali leggere, il suo cammino musicale.

Tra i mondi che abita Battiato c’è pure quello magico della sua Sicilia. Fu proprio il filo della nostalgia per l’infanzia che mi fece conoscere Battiato. Lo seguivo da anni, avevo pubblicato come editoriale su “L’Italia Settimanale” il testo di “Povera Patria”. Ma fu la sua lettura di un mio libro dedicato alla nostalgia dell’infanzia che mi avvicinò a lui. Venne a presentarlo a Roma insieme a Giorgio Albertazzi e Pupi Avati. Arrivò per ultimo, in volo da Catania, e appena finì il suo intervento riprese il volo. Come se avesse parcheggiato l’aereo ancora rombante fuori dalla sala… Ritrovai poi consonanze d’infanzia e ricordi di controre d’estate al sud nel suo film autobiografico “Perdutoamor”. Difficile dire a quale canzone di Battiato si è più legati… Il centro di gravità permanente, Il vuoto, L’ombra della luce, l’Oceano di silenzio, Lode all’Inviolato, Pasqua etiope, E ti vengo a Il libro su Battiatocercare, Le nostre anime, l’incanto multiplo dei Fleurs… E la più bella canzone d’amore che io conosca, La Cura, che commuove alle lacrime Aldo Nove, e non solo lui.

Poi le voci straordinarie che a lui si accompagnano, di Giuni Russo, di Alice, di Antonella Ruggiero. Se Lucio Battisti esprime l’incanto perenne dell’adolescenza e Mina evoca la potenza struggente degli amori sfioriti, Franco Battiato canta la grazia dell’altrove, in una visione oltre la vita. “Via via via da queste sponde / portami lontano sulle onde”. Mi pento di aver ironizzato anni fa su un suo intervento sconcertante in tv dalla Gruber nella sua breve parabola di assessore alla cultura della regione siciliana; un dialogo dada, per non dire demenziale, con pause e malintesi imbarazzanti che forse era la spia di uno stato mentale che stava alterandosi. Il suo impegno in politica fu un errore, e non perché abbia scelto quel versante. La via dei canti di Battiato è al di là della destra o della sinistra, e succedanei. A spiegare la sparizione di Battiato ci soccorre Sgalambro, che scriveva in “Teoria della Sicilia”, premessa al libretto dell’opera di Battiato “Il cavaliere dell’intelletto”: «La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia. Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere; la storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori».

La notazione di Sgalambro forse non vale per tutti i siciliani, in cui la tendenza a sparire gareggia con la tendenza teatrale a ostentare, anche il dolore e la magnificenza. Ma certo vale per lui e per Battiato. Forse fu quella la molla del loro incontro tra siciliani “a latere”. Un cantautore che frequentava altri orienti, in sintonia col mistico coautore Giusto Pio, s’incontra col filosofo più nichilista ed empio dei nostri tempi. «Mi capitò tra i piedi Battiato – raccontava Sgalambro da Lentini – ed è stato uno di quegli incontri che ti portano fuori strada». Me li ricordo insieme a cena dopo un suo strepitoso concerto a Segesta. Erano le tre di notte, eravamo sul mare a San Vito Lo Capo, ero a tavola di fronte a lui e Sgalambro che fingevano di mangiare, entrambi con lenti nere e silenzi tombali. Alle tre di notte. Di recente è arrivato dal suo iperuranio un corpo celeste in forma di canzone, dal titolo evocativo e l’atmosfera struggente, “Torneremo ancora”, che allude all’Eterno ritorno, alla reincarnazione, al tempo circolare e alla potenza evocativa del tornare. Ritorni presto l’era del Cinghiale Bianco.

(Marcello Veneziani, “Il mistero di Franco Battiato”, da “La Verità” del 18 novembre 2020).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/11/il-mistero-di-franco-battiato-la-strana-eclissi-di-un-genio/

 

 

Bob Denard, mercenario gentiluomo

1 DICEMBRE 2020 – Diego B. Panetta

Figlio di un ministeriale, decise di fuggire il grigiore di una vita al riparo da emozioni forti e volontà di protagonismo. Divenne così un moderno “Corto Maltese”, sempre in giro per il mondo, in particolare in Africa: fra colpi di stato, insurrezioni e guerriglie.

Una casetta bianca in riva all’oceano indiano fa da sfondo ad una delle ultime residenze di Gilbert Bourgeaud, meglio noto come Bob Denard. Era il 13 maggio 1978 quando inizia l’Operazione Atlantide. Un commando di mercenari europei, guidati da Denard, giungono nello Stato delle Comore, un arcipelago di tre isole poste tra il Madagascar e il Mozambico, per rovesciare il presidente socialista Ali Soilih.

Questi, una volta preso il potere – tre anni prima – aveva attuato una politica progressista, inseguendo il modello cinese di Mao. La tradizione islamica del Paese venne occultata a più riprese, fu introdotta la legalizzazione della cannabis e abolito il velo alle donne. Le milizie di Soilih incutevano terrore e seminavano violenze in tutto il paese. In particolare nelle campagne, dove gli anziani erano disprezzati e perciò vessati e perseguitati a motivo del cordone ombelicale che legava loro alle tradizioni patrie. “La gioventù al potere” per Soilih non rappresentò semplicemente un vago slogan, ma un imperativo da attuare ad ogni costo. Un quindicenne comandava la milizia “Moissy” ed in posizioni di elevata responsabilità furono posti giovani e giovanissimi.

Durante la notte del colpo di stato che avrebbe posto fine al potere di Soilih, si racconta che Bob Denard sfondando la porta della sua camera da letto, l’avrebbe trovato in compagnia di tre adolescenti del posto, appositamente drogate, mentre insieme guardavano un filmino a luci rosse. Una cinquantina di unità bastarono al mercenario francese per sconfiggere le sconclusionate milizie presidenziali, rovesciare Soilih e far naufragare quel “paradiso socialista” che ebbe un epilogo degno di quello di uno dei peggiori sobborghi newyorkesi.

Probabilmente la nausea provocata da quella visione contribuì a far maturare in quel mercenario per vocazione, prima ancora che per necessità, la conversione all’Islam. Ahmed Abdallah riassunse la carica di presidente e prese alle sue dipendenze Bob Denard, ponendolo alla testa delle guardie presidenziali. Fidato consigliere, oltre che esperto uomo d’armi, Denard fece una vita ritirata e guadagnò presso la popolazione locale il soprannome di “Baku”, il saggio, per l’esperienza maturata e i contributi che fornì riguardo lo sviluppo infrastrutturale dell’isola.

Bob Denard nacque in Francia nel 1929. Il battesimo del fuoco lo ebbe durante la prima guerra di Indocina (1946-1954), vissuta nei panni di giovane sottoufficiale della Marina francese. Successivamente venne il Marocco prima, nei reparti antiterrorismo e l’Algeria dopo, dove lavorò per i servizi segreti francesi in occasione della guerra d’indipendenza algerina (1954-1962). Denard non nascose mai il suo anticomunismo, ma nella sua vita viene alla luce anche uno scetticismo piuttosto forte verso le nuove politiche post-coloniali impresse al Continente nero, che vivrà in prima persona. Africa Addio è probabilmente il miglior documento cinematografico che attesta tale scetticismo. Attraverso uno stile ironico e tagliente, non scevro di immagini forti e provocatorie, Gualtiero Iacopetti e Franco Prosperi lanciarono nel 1966 questo controverso film-documentario (il quale ottenne un David di Donatello) che narrava del processo di decolonizzazione in corso in Africa.

Si concludono così due secoli di storia. L’ultimo rappresentante di Sua Maestà britannica esce graziosamente dalla scena in quel clima di festosa cordialità che sempre accompagna la partenza di un ospite rimasto troppo a lungo. […] L’Europa ha fretta di andarsene e in punta di piedi, anche se a conti fatti ha dato assai più di quanto ha preso. L’Europa, il continente che ha tenuto l’Africa a balia, non ce la fa più con questo grosso bambino nero, cresciuto troppo in fretta, che frequenta i cattivi compagni e che per di più la mette in croce perché ha la pelle bianca, e così lo abbandona, ancora inquieto e immaturo, proprio nel momento in cui avrebbe tanto bisogno di lei…

Africa Addio

Attraverso la lente di questo breve incipit, Africa Addio intende fornire una versione differente di cosa accade nel continente africano. Iacopetti e Prosperi registrano immagini spesso violente, documentano l’acme delle rivolte che portano a rovesci di potere continui, vendette contro bianchi e anche contro le stesse tribù africane in dissenso con il gruppo tribale al potere nei diversi periodi. In una di queste scene, verso il termine del documentario, i registi documentano quanto accade in Congo.

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=GiGW7Bp_MmA&bpctr=1606822337

Dopo aver ottenuto l’indipendenza dal Belgio (1960), la situazione congolese è in profondo subbuglio (1960-1965). Si contendono il potere principalmente due figure: il presidente, liberamente eletto, Joseph Kasavubu, sostenuto dagli Stati Uniti e il primo ministro Patrice Lubumba, supportato dall’Unione Sovietica. Il Belgio intanto finanzia segretamente truppe di mercenari che invia a supporto del leader indipendentista katanghese Moïse Tshombe. L’intervento delle truppe inviate dall’Onu risulta decisivo per garantire una tregua, seppur temporanea. Suggestive appaiono le scene che mostrano diversi soldati bianchi in un villaggio africano, mentre riposano e rinfrancano l’anima con un bagno, spesso tra risa e scherzi. Così ce li presentano il duo Iacopetti-Prosperi:

Gli abbiamo conosciuti uno per uno. Sono i mercenari bianchi dell’esercitò di Tshombe. Sono gli ultimi soldati di ventura sopravvissuti a un altro secolo. Sono ex cittadini del mondo che gli ha respinti o al quale sono sfuggiti. Morti e sopravvissuti, erano e sono tutti ex di qualcosa. Di un passato inquieto, di un presente scabroso, di un’avventura bruciata, di una fede perduta. Sono ex pied-noirs dell’Algeria, ex Kommandos inglesi, ex guastatori tedeschi, ex farmers del Kenya, ex residenti espulsi dal Sudan, dall’Egitto, dall’Etiopia, dall’Uganda, dal Tanganica, ex veterani del Katanga, ex cacciatori di professione, ex studenti del Sud Africa e del Rhodesia venuti ad inseguire con macabro spirito goliardico un’ideale di gloria e di avventura.

Africa Addio

La Repubblica democratica del Congo si affida proprio a loro nel momento del bisogno. Nel 1964 Laurent-Désiré Kabila, sostenitore di Lubumba, dà avvio ad una rivolta sostenuta da Unione Sovietica, Cina e Cuba. In Congo arriva financo Ernesto Che-Guevara a dare manforte ai rivoltosi.

Bon Denard viene inquadrato nelle fila del celebre 5° Commando, di cui assunse la guida nel ’67. L’altro reparto, il 6° Commando, era formato in gran parte da anglosassoni: sudafricani, rhodesiani, britannici e statunitensi; al cui comando vi è un’altra leggenda vivente, il comandante mercenario irlandese “Mad” Mike Hoare, che assume come interprete – nominandolo sergente – un giovane italiano: Tullio Moneta, che entrerà così a far parte del 5°. Dopo una vacanza in Sud-Africa, qualche anno prima, Moneta conosce Gino Tozzi, il quale aveva lavorato assieme a Iacopetti nella realizzazione di Africa addio. Tozzi nel frattempo riforniva i mercenari in Congo di equipaggiamenti occidentali. Ma più del resto, è interessante approfondire le ragioni che smossero Moneta e che lo portarono a combattere tra le fila dei mercenari.

“Non mi ero mai interessato di politica in Italia, impegnato com’ero nell’attività sportiva – riferisce Moneta in una bella intervista – In Congo mi accorsi della necessità di fermare i Simba, che avevano già conquistato tre quarti del paese. E capii l’importanza dei mercenari occidentali, che con 500 uomini si opponevano a oltre 20mila guerriglieri. I mercenari erano inquadrati nell’Armée congolese, pagati con contratto con la CIA e sostenuti dall’ONU”. Attraverso particolari riti magici espletati da sciamani e l’uso massiccio di droghe Khat, i Simba, le cui fila erano composte per lo più da giovanissimi miliziani formati secondo la dottrina maoista, erano convinti di essere immuni alle pallottole del nemico. Si lanciavano così all’attacco sotto l’effetto delle droghe, recitando formule magiche e indossando amuleti, convinti di essere immortali.

Bob Denard con Mobutu Sese Seko

“I Simba erano una massa di assassini criminali – spiega Moneta, ricordando ciò che vide – torturavano e mangiavano il cuore e il fegato dei missionari bianchi che riuscivano a catturare. La popolazione congolese era vessata e terrorizzata e per questo sostenne i mercenari. Facevamo guerriglia contro i Simba in media due volte a settimana. Il mio ricordo più vivido è quando ci offrimmo volontari – quindi senza copertura del contratto militare in caso di ferimento o di morte –per andare in un accampamento Simba a liberare un missionario e quattro suore che i ribelli mantenevano in vita per usarli come infermieri. Trovammo le suore seminude, violentate e incinte”. Nel 1967 Moneta viene ferito in azione da una scheggia. In quello stesso anno, intanto, vinta la guerra contro i Simba e insediatosi Mobutu, attraverso un colpo di stato, Bob Denard e Jean Schramme (comandante belga alla guida del 6° Commando) si ribellano al dittatore africano e decidono di prendere possesso delle aree orientali del Paese.

Dopo una serie di offensive che hanno buon esito, Denard e Schramme non riscuotono il consenso dei villaggi e restano privi di appoggi. Ormai isolati anche internazionalmente, con il Belgio e gli Stati Uniti che sostengono Mobutu, decidono di scegliere la strada della desistenza e vanno via dal Paese assieme ai reparti katanghesi loro solidali. Denard però non desiste dall’impegno e da una vita votata all’azione. Sempre nel 1967 ricompare in Gabon, come consigliere del presidente Omar Bongo. Nel ‘75 partecipa alle prime fasi della guerra civile angolana (1975-2002), combattendo con le milizie della UNITA (Unione Nazionale per l’Indipedenza Totale dell’Angola) contro il tentativo supportato dall’Unione Sovietica e Cuba di inglobare l’ex colonia portoghese sotto l’influenza socialista.

VIDEO QUI: https://youtu.be/i2Z9rKNgiNw

Successivamente opera in Yemen, Biafra, Kurdistan, Nigeria, Benin, ove fallisce un colpo di stato, e Birmania, a sostegno del popolo Karen. L’età non riuscì a fermare l’impegno di tutta una vita e così durante gli anni ’90, Bob Denard continuò od operare, tornando nuovamente in Congo, diventato Zaire, a sostegno di Mobutu, e in medio-oriente come consulente del “Leone del Panshir” Ahmed Massoud, comandante dei mujaheddin, all’epoca attivi avverso i talebani. Si spense nel 2007, dopo una condanna emessa poco prima dalla giustizia francese, a cinque anni di reclusione per aver reclutato personale al fine di rovesciare il presidente attuale delle Isole Comore, ove desiderava vivere, Azali Assoumani, il quale gli impediva di ritornare nel Paese. Cosa che gli era valsa anche una iscrizione nel Registro degli indagati da parte della magistratura italiana.

Il 14 ottobre, sul sagrato della chiesa parigina di Saint Francois Xavier, v’erano tutti. Commilitoni di tante imprese, soldati di ogni fede, combattenti venuti da ogni dove per l’ultimo saluto al loro comandante. Mentre il feretro veniva portato in spalla lungo il sagrato, fu intonato l’inno Les oies sauvages (Le oche selvagge). Una lacrima irruppe da quegli occhi così virili, su quei visi così rudi quando intonarono l’ultima strofa…

Comme toi toujours nous allons,
Grise armée dans la guerre,
Murmure-nous si nous tombons
La dernière prière.

Come te, andiamo sempre,
esercito grigio in guerra,
sussurraci se cadiamo
L’ultima preghiera.

FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/storia/bob-denard-mercenario-gentiluomo/

 

 

 

Intervista a Richard Sennett

Soluzioni creative di convivenza

Richard Sennett ha ricevuto quest’anno il Premio Hemingway, giunto alla trentunesima edizione, per la sezione “Avventura del Pensiero” a Lignano Sabbiadoro. È un uomo molto gentile e riservato, questo sociologo settantaduenne caratterizzato da una schiera di ammiratori che in tutto il mondo attendono ogni volta con ansia che esca un suo nuovo libro. Forse perché centellina i suoi volumi, visto che il terzo libro del suo progetto “Homo faber”, una trilogia iniziata nel 2008 con L’uomo artigiano e proseguita nel 2012 con Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, si concluderà forse nel 2016 con il libro sulle città e ha avuto una sola interpunzione, un piccolo libro titolato Lo straniero pubblicato l’anno scorso. O forse perché nei suoi libri, mai semplici, si ritrova l’arte dell’artigiano che raccomanda e di cui è maestro: forma e rigore ravvivati da qualche contrappunto di ironia che non sconfina però in nessun caso nella brutalità o nella risata beffarda.

Si percepisce dal suo stile il rispetto profondo per il genere umano. E traspare anche dalla sua riluttanza a rilasciare interviste frettolose: parlare dei destini del mondo in due minuti è irrispettoso non solo per chi è chiamato a farlo dall’alto del suo magistero ma anche per i lettori o gli ascoltatori; molto meglio leggere i suoi libri che ripagano dell’impegno che richiedono. Ho il privilegio di intervistarlo.

 

Richard Sennett a Lignano Sabbiadoro

 

Professore, vorrei che dicesse ai lettori del “Manifesto” quali sono gli aspetti negativi del “nuovo capitalismo”.

Il nuovo capitalismo ha smantellato le istituzioni e ha trasformato le carriere in meri lavori. Le carriere di un tempo richiedevano un impegno continuativo sia nella costruzione di un corredo di competenze individuali, affidabili, salde, sia nella tessitura di un insieme di relazioni sia verticali sia orizzontali. Negli anni Sessanta e Settanta la negoziazione fra dirigenti e manodopera poteva anche essere ruvida ma alla fine si giungeva comunque a un accordo che consentisse di andare avanti. I quadri intermedi erano a conoscenza delle decisioni dei dirigenti, e la consapevolezza della rotta comune era tale da motivare tutti. Esisteva anche una propensione al sostegno reciproco dei lavoratori che, in caso di necessità, vuoi per un dramma familiare, vuoi per il semplice scivolone di un collega che magari si era ubriacato, si aiutavano e si coprivano affinché il lavoro procedesse e non ci fossero conseguenze serie per nessuno. La potente individualizzazione del divide et impera odierno, il crescente potere dei manager che non sanno ormai più nulla del lavoro che viene svolto e che hanno interrotto la comunicazione con i quadri che lo eseguono ma che sono stati espunti da qualunque potere decisionale congiunto, la scomparsa o l’estremo indebolimento di strutture, corporazioni e associazioni a difesa dei lavoratori, mettono oggi l’uno contro l’altro, così come inducono spesso proprio le categorie di lavoratori più svantaggiate a guardare con sospetto o con odio agli immigrati che potrebbero rubare il posto a chi ce l’ha e non sa se e fino a quando potrà conservarlo.

Il suo metodo interdisciplinare di indagine sociologica, che attinge dalla letteratura, dall’arte e dalla musica, dipende dal suo passato di violoncellista?

Senz’altro. Ricordo che ero bravo e mi piaceva moltissimo suonare da solo ma che facevo davvero fatica a suonare con gli altri. C’era sempre qualche motivo di disaccordo e talvolta mi provocava una sofferenza vera e propria dover rinunciare alla mia visione di come avrebbe dovuto essere eseguito un brano perché gli altri musicisti erano animati da un’altra prospettiva. Era una lotta continua con me stesso e con gli altri. Ma poi, riuscendo attraverso il reciproco influenzamento a trovare una serie di soluzioni che consentivano un’esecuzione congiunta infinitamente più significativa del suonare da soli, la soddisfazione che se ne traeva ripagava delle tensioni e delle frustrazioni che la negoziazione aveva comportato. Si tratta di un processo di apprendimento faticoso ma essenziale: ci si educa o si viene educati alla capacità di cooperare che è un’arte, un’arte che oggi non viene più insegnata, che per certo in un’epoca che tende a cancellare la figura del maestro non ci verrà insegnata dalla rete. Le persone sono fatte per vivere insieme ma tale competenza va coltivata. La competenza dialogica dipende dalle capacità di ascolto, dalle esigenze che traspaiono sotto le parole.

Il marxismo che si manifesta in filigrana in tutta la Sua opera si ispira più al socialismo sociale del XIX secolo che ai “massimi sistemi”. Ho notato una Sua sfiducia nella “politica”: è così?

Sì, in effetti non credo nei partiti politici, auspicherei piuttosto un decentramento in cui le singole voci potessero avere un terreno comune in cui manifestarsi. La mia è anzi una posizione antipolitica, le persone che parlano insieme con una sola voce non mi piacciono, sono contrario all’uniformità e all’omogeneizzazione. Sono cresciuto in un quartiere difficile dove le opportunità per un ragazzo nero e povero erano inesistenti al di fuori dell’affiliazione a una gang. Questi giovani sapevano che un percorso scolastico sarebbe stato tempo perso per loro perché ne erano esclusi a priori. Ecco perché preferisco le pratiche di socializzazione ai massimi sistemi: portare via un ragazzo dalle gang ha bisogno di diplomazia sociale, di sensibilità ma anche di diplomazia. Mentre la spontaneità induce a urlare e a cercare con ogni mezzo di accreditare la propria visione, la diplomazia sociale è una competenza che può sul serio modificare le cose. Per riuscirvi, però, non bastano certo i social network, c’è bisogno di qualcosa che vada oltre i messaggi denotativi espliciti, il fatto di scrivere sì o no, e che coinvolga la comunicazione non verbale. I blog sono deprimenti, definiscono tutto tramite le parole, manca un sopracciglio che si solleva, o la mano che si posa su un braccio. Le nuove tecnologie, per quanto utilissime sotto tanti profili, possono essere una tragedia perché costituiscono esperienze smaterializzate mentre noi esseri umani abbiamo la necessità di esperienze incarnate.

Che cosa pensa delle barriere che si sollevano un po’ dovunque nei confronti dei migranti?

Provo tristezza e rabbia perché sembra che tutti quei Paesi che un tempo vedevano la loro gente emigrare e che adesso dovrebbero accogliere persone a loro volta costrette a emigrare si comportano come gli Stati che negli anni Trenta e Quaranta si rifiutavano di aprire le porte agli ebrei perseguitati dal nazismo e dal fascismo. Hanno dimenticato che siamo stati tutti migranti, e chiudono le porte come carapaci. In realtà la società odierna mi sembra, a differenza di quanto pensa Bauman, solida e impenetrabile. Nei secoli XVIII e XIX la popolazione dell’Europa era molto povera e molto fluida, adesso invece si sta rifascistizzando. Come fa l’Irlanda, che ha avuto l’emigrazione del 60 per cento della sua popolazione, a sbarrare le porte ai migranti? Sotto questo aspetto l’Italia è stata ed è senz’altro più generosa.

Ho trovato per certi versi “lacaniano” il secondo dei due saggi che compongono il suo ultimo volumetto Lo straniero. Lo apre con l’opera di Manet Il bar delle Folies-Bergère che, attraverso lo straniamento e la dislocazione suscitati dal dipinto, sembrano suggerire l’impressione: “Guardo in uno specchio e vedo qualcuno che non sono io”. Sembra quasi un’indicazione di percorso non solo per lo straniero che deve riuscire a essere creativo per rielaborare la propria identità, ma anche per ciascuno di noi che siamo tanto più inconsistenti e pericolanti quanto più ci sentiamo piantati con i piedi per terra in un’autoimmagine inscalfibile.

Ho conosciuto personalmente Lacan e, se lui non mi è piaciuto come persona, apprezzo però il suo genio. In Insieme avevo parlato dei tre modi di effettuare una riparazione. Il primo è quello di ripristinare l’oggetto così com’era. L’equivalente di questo tentativo per un migrante è la nostalgia e il desiderio che tutto torni così com’era. Fallimentare. Il secondo modo è quello di riparare l’oggetto rendendolo migliore di quanto fosse nel suo stato originario. Insufficiente, giacché la rapidità di cambiamento del mondo contemporaneo rende inadeguata qualche semplice miglioria a qualcosa che è stato travolto da un’onda impetuosa. Il terzo modo, quindi, quello di trasformare l’oggetto in qualcosa di nuovo, è l’unico che possa attagliarsi al migrante che sa di esserlo e all’autoctono che è tale solo provvisoriamente, finché non sopraggiunga la possente onda d’urto del cambiamento che preme. Ne L’uomo artigiano avevo spiegato che la capacità creativa del protagonista del libro non è nostalgica, non è rivolta a un passato da far risorgere, ma è la capacità di far nascere qualcosa di nuovo. Voi italiani, che secondo me con un certo masochismo vi autosvalutate, siete maestri nel generare nuove armonie, nuovi scenari di bellezza inaudita, ma la lezione riguarda tutti noi: come aveva scritto Kant nel 1784 in Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, gli esseri umani sono tanto più favoriti nello sviluppo quanto più riescono a tesaurizzare gli stimoli che arrivano da chi è diverso: dunque, dobbiamo inventare soluzioni creative di convivenza.

 

Edouard Manet, Il Bar delle Folies Bergère, 1882

 

Richard Sennett

FONTE: https://www.doppiozero.com/materiali/interviste/intervista-richard-sennett

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Quando Elf e i servizi francesi cercarono di accerchiare l’Eni

La major petrolifera italiana andava difesa non solo dalle interferenze della politica, ma anche da quelle più subdole di potenze straniere

di Franco Bernabè

(REUTERS)
(REUTERS)

4′ di lettura

Mentre lavoravo su SuperAgip accadde un fatto inquietante i cui contorni mi furono chiari solo alcuni anni dopo, quando un ex agente dei servizi segreti francesi pubblicò un libro autobiografico dove descriveva il modo in cui aveva cercato di creare il consenso intorno a una combinazione fra Eni ed Elf, la società petrolifera di Stato francese. Nell’autunno 1993 aveva cominciato a farsi strada sulla stampa italiana l’idea che Eni dovesse rafforzarsi con una partnership internazionale e che il candidato ideale per un accordo dovesse essere la francese Elf Aquitaine. Ne aveva parlato il ministro degli Esteri Beniamino Andreatta a un incontro di fine novembre tra il governo italiano e quello francese, raccogliendo l’adesione di Alain Juppé, l’omologo di Andreatta al quai d’Orsay. Parigi all’epoca era in regime di coabitazione, con un socialista, François Mitterrand, alla presidenza della Repubblica e un conservatore, Édouard Balladur, alla guida del governo.

Il progetto Eni-Elf non rappresentava per me una novità. Alla fine dell’anno precedente il capo della compagnia transalpina, Loïk Le Floch-Prigent, si era fatto vivo proponendomi un accordo strategico che avrebbe dovuto sfociare in una combinazione societaria. Il senso dell’operazione avrebbe dovuto essere un rafforzamento della presenza in Africa, dove Eni godeva e gode di importanti punti di forza soprattutto in Egitto e in Libia, paesi in cui Elf aveva difficoltà a entrare. Per Eni l’accordo non aveva alcun interesse e probabilmente avrebbe comportato una subordinazione a Elf. Gli avevo detto quindi che non intendevo discuterne perché avevo altre priorità e dovevo concentrarmi sulla ristrutturazione del gruppo.

Le Floch-Prigent era un personaggio che non mi piaceva. Come molti alti dirigenti francesi aveva fatto carriera all’ombra della politica. Militante socialista, era stato capo di gabinetto del ministro dell’Industria Pierre Dreyfus e in seguito era stato nominato presidente di Rhône Poulenc. Negli anni ottanta aveva costruito un solido rapporto con François Mitterrand, che nel 1989 ne aveva favorito l’ascesa al vertice di Elf Aquitaine. Non era tipo da rinunciare facilmente ai suoi obiettivi. Al mio rifiuto di discutere del progetto era passato al contrattacco. Tramite Alfred Sirven, presidente di Elf International e numero due del gruppo Elf, aveva contattato Pierre Lethier, ex colonnello dei servizi segreti d’oltralpe, per sviluppare una strategia di accerchiamento di Eni in Italia.

Fu proprio in quei giorni che ricevetti una strana telefonata da Nicola Trussardi, persona con cui non avevo mai avuto rapporti. Lo stilista milanese vicino al Psi di Craxi mi disse che avrebbe voluto incontrarmi per parlarmi di una possibile alleanza con i francesi nel settore dell’energia. Rimasi stupefatto della sfacciata richiesta di Trussardi. Gli risposi che non mi occupavo di moda e che quindi non avevamo niente da dirci.

In quei giorni la stampa era piena di articoli favorevoli a Eni-Elf. Francesco Forte in un’intervista si era dichiarato entusiasta dell’idea. Ma non erano solo i socialisti a interessarsi alla possibile combinazione. A farsi promotori del progetto erano scesi in campo anche personaggi insospettabili come Ricardo Franco Levi, che dopo aver lasciato la direzione de “L’Indipendente” era divenuto collaboratore di Prodi. In un sistema politico come quello italiano, dove di solito si è in disaccordo su tutto, la stramba idea di un’intesa fra Eni ed Elf sembrava mettere tutti d’amore e d’accordo. Scoprii solo molti anni più tardi, leggendo il libro di Lethier, la vastità della rete di contatti che egli aveva messo in campo. Trussardi era stato contattato da Hubert Le Blanc Bellevaux, il braccio destro di Le Floch coinvolto nella vicenda delle tangenti Elf, e a Levi era arrivato attraverso Giacinto La Monaca, un ex partigiano comunista bolognese diventato uomo d’affari in Francia. Ma la rete era molto più vasta, alimentata dai rapporti in Italia di Michel Carmona, professore universitario francese affiliato alla massoneria, ex consigliere del guardasigilli Albin Chalandon. Sul tema ricevevo telefonate dalle persone più disparate alle quali invariabilmente rispondevo, irritato, che l’operazione non era di nostro interesse. Immaginavo che dietro a tutto questo attivismo ci fosse Le Floch. A un certo punto decisi di chiamarlo. Urlando al telefono gli dissi che doveva smetterla di crearmi fastidi con un progetto che non condividevo né avrei mai realizzato e che se avesse continuato a farmi pressione avrei rotto qualsiasi rapporto con Elf.

Le Floch-Prigent finì poi in prigione, travolto dagli scandali per il finanziamento dei partiti in Francia e per le appropriazioni indebite di cui s’era reso responsabile. Sirven fu arrestato come gestore dei fondi neri di Elf e per aver messo in piedi una gigantesca rete di corruzione in Francia e all’estero. E anche Lethier fu arrestato, per corruzione e appropriazione indebita. Durante il processo l’ex ufficiale dichiarò che in realtà non aveva mai smesso di lavorare per i servizi anche dopo che ne era uscito. Per me fu un’esperienza molto istruttiva. Eni andava difesa non solo dalle improprie interferenze della politica italiana, ma anche da quelle più subdole di potenze straniere che potevano utilizzare l’attività coperta dei loro servizi per condizionarne le prospettive.

FONTE: https://www.ilsole24ore.com/art/quando-elf-e-servizi-francesi-cercarono-accerchiare-l-eni-ADyPXqY

Il francese Mustier (Unicredit) al Copasir. Ecco di cosa hanno parlato

Di Gianluca Zapponini –

Il francese Mustier (Unicredit) al Copasir. Ecco di cosa hanno parlato

Dall’audizione a San Macuto del manager francese alla guida del gruppo sarebbe emersa una certa preoccupazione per la possibile fusione Intesa-Ubi, finita sotto la lente dell’Antitrust. Timori anche per il Pil. Nessun cenno alla scalata di Del Vecchio in Mediobanca

Il giorno di Unicredit al Copasir. Questa mattina, come preannunciato nei giorni scorsi, il ceo della banca Jean-Pierre Mustier ha varcato, poco dopo le 11, il portone di Palazzo San Macuto, sede del Comitato per la sicurezza della Repubblica, presieduto dal leghista Raffaele Volpi.

Il Comitato, come noto, sta svolgendo un’approfondita indagine sul sistema finanziario nazionale, con l’obiettivo di intercettare eventuali rischi per la salvaguardia dell’interesse nazionale in relazione agli asset più importanti, quelli strategici. Ad oggi, lungo questo filone, il Copasir ha ascoltato l’Aise, la Banca D’Italia e l’Ivass, queste ultime rispettivamente le vigilanze sul sistema bancario e assicurativo. Ma anche una serie di attori di primo piano del nostro sistema finanziario: Ubi Banca, Mediobanca, Cassa Depositi e Prestiti. Ora il ciclo di audizione volge la termine e chiuderà la serie di convocazioni l’Aisi.

Nella giornata odierna a Palazzo San Macuto un passaggio sarebbe stato dedicato alla possibile fusione tra Intesa e Ubi. In particolare nel corso dell’audizione sarebbe emersa una certa preoccupazione per l’operazione, dal momento che con una aggregazione tra le due banche, in seguito all’Ops (Offerta di pubblico scambio) lanciata da Intesa su Ubi, nascerebbe un soggetto di notevoli dimensioni, in grado di dare a forme di concentrazione, con possibili ripercussioni sulla concorrenza. Non è un caso che la stessa Unicredit abbia deciso di partecipare all’istruttoria Antitrust sulla fusione tra la prima e la terza banca del Paese, avviata dall’Autorità di Piazza Verdi il 12 maggio scorso, proprio per verificare rischi per la concorrenza.

Non è tutto. Un altro passaggio dell’audizione, durata circa 2 ore e definita dai presenti molto importante, avrebbe riguardato l’uscita nel novembre scorso di Unicredit dal capitale di Mediobanca, quando la banca cedette la sua partecipazione dell’8,4% per un corrispettivo di quasi 800 milioni. Un’operazione da imputare, sarebbe emerso dall’audizione, alle mancate convergenze con la governance di Piazzetta Cuccia. Non si sarebbe invece parlato, almeno oggi, dell’intenzione di Leonardo Del Vecchio di salire al 20% di Piazzetta Cuccia. Mustier avrebbe infine difeso la sua gestione di Unicredit (è alla guida del gruppo dal 2016). Ultimo tema, il Pil. La delicata situazione economica del Paese sarebbe stata affrontata nel corso dell’audizione.

FONTE: https://formiche.net/2020/06/copasir-mustier-banche-mediobanca/

 

 

 

La storia del server preso dai militari USA è vera! Forse…

E’ accaduto davvero oppure è Hollywood nel pieno del suo splendore? O una ennesima illusione creata per i “digital warriors” che credono a QAnon? Insomma è Matrix col testosterone? In ogni caso, è troppo bella, forte come un film, per non raccontarla come la racconta il sito (su cui non giuriamo) Creative DEstruction.

In breve: l’irruzione dei militari USA ai server di Francoforte (della CIA) dove ci sono le prove delle frodi elettorali dem, è veramente avvenuta. Anche se smentita.

Ciò sarebbe confermato dal generale Michael Flynn nella sua prima intervista dopo che Trump gli ha dato il “pardon”, al cui fianco era il tenente generale Thomas McInerney.

Michael Flynn ha detto che c’è ” un colpo di stato in corso” contro il presidente Donald Trump nel suo primo discorso pubblico. “Poiché il Partito Democratico non ha ottenuto il risultato nel voto di cui aveva bisogno per assicurarsi il suo candidato, l’ex vicepresidente Joe Biden, alla Casa Bianca, l’America sta assistendo a “furti con schede per posta” e “furti con questo software Smartmatic e i sistemi Dominion. ” Con l’aiuto del regime cinese (un tipo di accusa che è utile per attivare l’imputazione di alto tradimento, facendo scattare il decreto presidenziale (executive order 13848) con cui Trump, molto molto preveggente, nel settembre 2018 impose speciali sanzioni per interferenze estere nelle elezioni americane:

Executive Order on Imposing Certain Sanctions in the Event of Foreign Interference in a United States Election

“In una testimonianza sbalorditiva, McInerney ha affermato che le sue fonti gli hanno detto che le forze speciali dell’esercito americano, forse la famosa Delta Force, hanno fatto irruzione nella server farm gestita dalla CIA a Francoforte, in Germania.

“5 soldati sono stati uccisi nello scontro a fuoco che ne è seguito, così come un paramilitare della CIA; personale aggiuntivo della CIA sarebbe stato trasportato in aereo dall’Afghanistan per [rafforzare la] sicurezza [del server], secondo le notizie relative.

“La successiva revisione dei server protetti ha fornito la prova che Cina, Iran e Russia sono stati coinvolti nel tentativo di colpo di stato contro il presidente Donald Trump, che dimostrerà di aver ottenuto una schiacciante vittoria per il popolo americano, ha rivelato McInerney.

“Queste persone hanno tradito”, ha dichiarato McInerney. Ha pregato il presidente Trump di non lasciare l’incarico fino a quando il tradimento non sarà completamente scoperto, altrimenti l’America sarà ferita a morte e pronta per essere conquistata dai nostri nemici”.

Si può ascoltare il generale McInerney e il raid della struttura della CIA a Francoforte, in Germania, e spiegare che il Kraken di cui si favoleggia sui social “Scatenate il Kraken” come una piovra gigante, è in realtà il nome in codice del battaglione 305 dell’intelligence militare. A Biden conviene concedere la vittoria ora, perché gli pende addosso l’accusa di alto tradimento, e con lui anche ai suoi complici del Russiagate, Cina e Iran.

E’ una storia così romanzesca che – ebbene sì – potrebbe essere persino vera.

Ammetto di essere stato entusiasmato dalla foto che è stato apposta al pezzo: una foto tratta da chissà quale film, ma seducente.

Da che film è?Qualcuno lo ricorda?

McInerney è nato nel 1937 (sic!) ed è un veterano della guerra del Vietnam, dove da pilota di caccia ha compiuto 407 missioni di combattimento durante i suoi quattro turni di servizio.

Naturalmente sono leciti i massimi dubbi. A cominciare dal fatto che il 20 novembre scorso, nella conferenza-stampa a fianco di Rudolf Giuliani, la splendida attorney Sidney Powell ha afferma che le affermazioni su un server sequestrato in Germania sono vere, e che il server era correlato alle accuse di sistematica frode elettorale sistematica, lei aveva risposto “è in qualche modo correlato a questo. Ma non so se l’hanno preso i buoni o i cattivi”. E’ ben possibile che la storia romanzesca serva in realtà a coprirne un’altra.E’ un fatto che Trump ha rimosso dal Defense Policy Board Madeleine Albright, Henry Kissinger, Jane Hartman e Eric Cantor, i super-globalisti sionisti, che per coincidenza sono tutti e quattro ebrei. Come se, a pochi giorni dalla sua presunta uscita, fosse invece nella pienezza delle sue prerogative presidenziali, e come se nei quattro anni precedenti non avesse il potere di sbatterli fuori..

Lo sapremo solo quando Donald sarà dichiarato presidente dalla Corte Suprema, come penso che avverrà. Quel giorno non voglio perdermi le facce di Myrta Merlino e di Mentana. E di Gentiloni, di Renzi…

 

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/47584-2/

 

 

 

Il generale Flynn, QAnon e le elezioni USA

La grazia concessa dal presidente Trump al proprio ex consigliere per la sicurezza nazionale, generale Michael Flynn, sembra un sostegno a QAnon, un gruppo collegato in apparenza a quest’ultimo. Anche la destituzione di alcuni leader del Pentagono sembra rispondere agli obiettivi del generale Flynn.

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Ha suscitato scompiglio la clamorosa decisione di Donald Trump di concedere la grazia presidenziale al generale Michael Flynn.

Flynn è un grande militare, certamente perseguito per aver mentito agli inquirenti del Russiagate, ma prosciolto per altri crimini di cui era accusato. Mentendo, il generale ha cercato di proteggere il presidente dalle intrusioni della giustizia; oggi Trump lo ringrazia.

Ma la grazia è stata non solo un gesto di riconoscenza, ma soprattutto il riconoscimento del valore di un uomo dal curriculum vitae straordinario. Direttore dell’intelligence militare, Flynn ha messo in discussione il sostegno dell’amministrazione Obama ad Al Qaeda e Daesh, nonché alla loro casa-madre, i Fratelli Mussulmani. Si è battuto per fermare la guerra contro la Siria e mantenere alla presidenza Bashar al-Assad. A conclusione di un memorabile scontro, in cui ebbe il sostegno dei generali Mattis e Kelly, fu costretto a dimettersi.

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Il 13 giugno 2013 riunione alla Casa Bianca del Consiglio Nazionale per la Sicurezza. L’ambasciatore della Confraternita segreta dei Fratelli Mussulmani, Youssef al-Qaradâwȋ, non potendo recarsi a Washington perché gli era stato vietato l’ingresso negli Stati Uniti, si fece rappresentare dal proprio vice, sceicco Abdallah Bin Bayyah (secondo a sinistra con il turbante).

Flynn iniziò allora una carriera nel settore privato, lavorando per Cambridge Analytica, società di analisi di mega-dati di traffico internet a beneficio delle campagne elettorali di molti attuali dirigenti, fra i quali, negli Stati Uniti, Ted Cruz [1] e Donald Trump. In seguito creò con il figlio Michael Jr una società di lobbying, di cui fu cliente la Turchia, a nome della quale si spese per l’estradizione di Fetullah Gülen, accusato di aver fomentato il colpo di Stato del 2016. All’epoca il presidente Recep Tayyip Erdoğan non era ancora il procuratore dei Fratelli Mussulmani ed esitava a diventare leader del nazionalismo turco, quindi auspicava che il leader islamista, che aveva messo in atto il colpo di Stato per ordine della CIA, fosse estradato.

Il generale Flynn si avvicinò in seguito a Trump, impegnandosi a tal punto nella campagna contro i puritani da guadagnarsi la candidatura a un incarico di primissimo piano: vicepresidente, o segretario alla Difesa oppure consigliere per la Sicurezza Nazionale. Fu quest’ultimo il posto che occuperà per 24 giorni, dall’investitura di Trump alle dimissioni forzate per l’inchiesta Russiagate.

Dopo le dimissioni il generale ha tenuto un basso profilo, occupandosi esclusivamente della propria difesa giudiziaria.

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Il generale Flynn e il presidente Trump.

Da ciò nasce una domanda: ma allora cosa faceva questa spia di così alto rango tanto vicina a Donald Trump?

Il 14 settembre 2019 QAnon ne annunciò la presenza, in qualità di oratore insieme a George Papadopoulos, alla conferenza di Atlanta sui “Soldati dell’era digitale”, la prima manifestazione pubblica del movimento. Ma, a causa dell’interesse che l’iniziativa suscitò nella stampa, Flynn annullò la partecipazione.

La conferenza era organizzata da Richard Granville, fondatore del motore di ricerca Yippy. Ma di QAnon non si sa nulla, se non che con la denominazione l’organizzazione si vuole porre come alto funzionario della Difesa, abilitato al segreto di livello “Q” che vuole rimanere Anonimo. Messaggi ampiamente divulgati in rete le attribuiscono lo svolgimento di un’inchiesta su una cerchia di pedofili in seno all’altissima borghesia puritana, in continuità con il Pizzagate, in cui sarebbero coinvolte tante personalità di spicco di Hollywood e del Partito Democratico, fra cui i fratelli Podesta.

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John Podesta è stato segretario alla Casa Bianca sotto la presidenza di Bill Clinton e poi direttore della campagna elettorale di Hillary Clinton. In pieno Russiagate, dopo che Michael Flynn Jr aveva ripreso un articolo in cui rivelavo il progetto di riforma dell’intelligence USA di suo padre [2], accusò Réseau Voltaire di essere una marionetta del Cremlino.

Prima delle elezioni presidenziali dello scorso 3 novembre, “Q” ha diffuso messaggi che informavano di un’imminente operazione contro i cospiratori che si accingevano a truccare le votazioni statunitensi. Successivamente ha rivelato che in Germania erano stati perquisiti i locali del gruppo Dominion, implicato nel conteggio dei voti USA. L’intervento della polizia c’è effettivamente stato, ma non si è potuto verificare da chi e per quale motivo sia stato ordinato, tantomeno che cosa sia stato trovato.

L’avvocato personale di Trump, nonché ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, ha dal canto suo parlato di brogli elettorali a diversi livelli: iscrizioni elettorali, urne, schede di voto inviate per corrispondenza, conteggio automatico delle schede elettorali e trasmissioni degli esiti di voto delle macchine. Ed è qui che entra in gioco il software di Dominion: avrebbe attribuito meno voti a Trump e più a Biden rispetto a quelli effettivamente espressi. Un sistema che sarebbe già stato usato per truccare le elezioni di molti Paesi, fra cui il Venezuela.

Si dà il caso che il presidente Hugo Chávez si sia spesso rivolto a osservatori elettorali di Réseau Voltaire: uno di questi aveva anticipatamente scoperto e denunciato brogli elettorali. Il Paese utilizzava macchine elettorali che emettevano una ricevuta per ogni voto. Dominion aveva stabilito in anticipo su quali macchine elettorali sarebbero state effettuate verifiche, attraverso il confronto fra risultati elettronici e ricevute. Si sapeva perciò quali macchine truccare senza correre rischi. Non era il presidente Chávez a voler falsificare i risultati elettorali, ma la società Dominion, non si sa per conto di chi. Il generale che aveva organizzato le elezioni fu arrestato prima del voto per corruzione e alto tradimento.

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Durante una conferenza stampa, l’avvocato del generale Flynn, Sidney Powell, s’è associata allo staff di Rudy Giuliani. Ex procuratrice federale della Carolina del Nord, Powell s’è fatta un nome combattendo malavita e corruzione. Come avvocato ha saputo dimostrare il carattere illecito dell’inchiesta su Flynn e ne ha ottenuto l’annullamento. A fianco di Giuliani ha annunciato che stava portando a termine la redazione di una nuova denuncia contro Dominion per un’imponente frode elettorale.

La destituzione di cinque fra i più importanti leader del Pentagono [3] porta la firma del generale Flynn: tutti erano coinvolti nel sostegno della Confraternita segreta dei Fratelli Mussulmani e delle sue diramazioni terroristiche, Al Qaeda e Daesh.

Donald Trump bluffa o ha davvero colto con le mani nel sacco i truffatori? In questo caso farà loro guerra o negozierà?

FONTE: https://www.voltairenet.org/article211795.html

 

 

 

DIRITTI UMANI

Buon Natale da Arcuri: liberi, ma solo col pass vaccinale

Manca meno di un mese a Natale, e quasi nessuno se n’è accorto. Gli anni scorsi subito dopo Ognissanti iniziava un massiccio martellamento di prodotti, pubblicità, video, canzoni e jingles natalizi, per non parlare di panettoni, luminarie e stelle filanti. Quest’anno no: come mai? Semplice, è arrivato l’ordine dall’alto ai vari editori di cancellare la festività dai media. Ovviamente il motivo è più che valido: il coronavirus! La realtà è un po’ diversa: ci stanno rosolando lentamente sulla piastra, per prepararci al prossimo anno che inizierà con i botti, e non pensiate al capodanno. Il veglione infatti si farà a casa in totale solitudine senza alcun razzetto o fontanella, perché verranno messi al bando dal prossimo Dpcm in quanto i petardi potrebbero svegliare dal sonno notturno il Sars-Cov-2… Non sia mai!

Mi riferisco al “patentino” e all’ipotesi di obbligo in base alle fasce di età che sta prendendo forma. A dirlo è il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. «Stiamo disegnando un piano dei vaccini, il primo sarà quello di Pfizer e all’Italia arriveranno 3,4 milioni di dosi nella seconda parte di gennaio, che serviranno a vaccinare 1,7 milioni di italiani perché a ogni persona dovranno essere somministrate due dosi».

La cosa interessante è che il prodotto Pfizer richiede condizioni particolari per la conservazione: temperature di circa 70/80 gradi sotto lo zero! Ma tranquilli i frigoriferi «ci sono», ha rincuorato Arcuri. Stanno anche «progettando una piattaforma informatica che consentirà di gestire la verifica della somministrazione per sapere come si chiamano le persone che hanno fatto il vaccino e dove lo hanno fatto, per seguire la tracciabilità dei beni sul territorio», ha detto il commissario, rispondendo ad una domanda sulla folle ma purtroppo concreta ipotesi di un patentino.

Arcuri

 

 

 

 

 

Il “patentino” (o “pass”, come l’ha definito il diversamente-statista del veneto Zaia) darà diritto ai sudditi di tornare ad una pseudo-normalità, che ovviamente normalità non sarà. Ma come si dice: la cosa importante è crederci. Quindi, vuoi andare ai concerti? Usare i mezzi pubblici? Viaggiare all’estero? E perché no, mangiarti una pizzetta in compagnia senza il problema del numero di commensali? Bene, lo potrai fare se e solo se ti sarai fatto sparare in vena un po’ di Rna sintetico, un po’ di materiale modificato geneticamente, creato in laboratorio dalle menti più criminali del pianeta! Buona “normalità” a tutti…

(Marcello Pamio, “Babbo Natale e il ‘patentino’ vaccinale per tutti”, da “Disinformazione.it” del 20 novembre 2020. Operatore Shiatsu nell’ambito della medicina tradizionale cinese, Pamio ha alle spalle un triennio di studi universitari di fisica. Da anni si occupa di “medicine non convenzionali”, con particolare attenzione ai sistemi terapeutici “dimenticati”, e a quelli boicottati dall’establisment medico. Conduce un’incessante attività giornalistica e divulgativa).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/11/buon-natale-da-arcuri-liberi-ma-solo-col-pass-vaccinale/

 

 

 

Babbo Natale e il “patentino” vaccinale per tutti…

Marcello Pamio

Manca poco più di un mese a Natale, e quasi nessuno se n’è accorto. Gli anni scorsi subito dopo Ognissanti iniziava un massiccio martellamento di prodotti, pubblicità, video, canzoni e jingles natalizi, per non parlare di panettoni, luminarie e stelle filanti. Quest’anno no: come mai?
Semplice, è arrivato l’ordine dall’alto ai vari editori di cancellare la festività dai media.
Ovviamente il motivo è più che valido: il coronavirus!

La realtà è un po’ diversa: ci stanno rosolando lentamente sulla piastra, per prepararci al prossimo anno che inizierà con i botti, e non pensiate al capodanno. Il veglione infatti si farà a casa in totale solitudine senza alcun razzetto o fontanella, perché verranno messi al bando dal prossimo Dpcm in quanto i petardi potrebbero svegliare dal sonno notturno il SarsCoV-2… Che non sia mai!

Mi riferisco al “patentino” e all’ipotesi di obbligo in base alle fasce di età che sta prendendo forma.
A dirlo il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. “Stiamo disegnando un piano dei vaccini, il primo sarà quello di Pfizer e all’Italia arriveranno 3,4 milioni di dosi nella seconda parte di gennaio, che serviranno a vaccinare 1,7 milioni di italiani perché a ogni persona dovranno essere somministrate due dosi”.

La cosa interessante è che il prodotto Pfizer richiede condizioni particolari per la conservazione: temperature di circa 70/80 gradi sotto lo zero!
Ma tranquilli i frigoriferi “ci sono”, ha rincuorato Arcuri.

Stanno anche “progettando una piattaforma informatica che consentirà di gestire la verifica della somministrazione per sapere come si chiamano le persone che hanno fatto il vaccino e dove lo hanno fatto, per seguire la tracciabilità dei beni sul territorio”, ha detto il Commissario, rispondendo ad una domanda sulla folle ma purtroppo concreta ipotesi di un patentino.

Il “patentino” o “pass” come l’ha definito il diversamente-statista del veneto Zaia, darà diritto ai sudditi di tornare ad una pseudo-normalità, che ovviamente normalità non sarà. Ma come si dice: la cosa importante è crederci.
Quindi vuoi andare ai concerti? Usare i mezzi pubblici? Viaggiare all’estero? E perchè no, mangiarti una pizzetta in compagnia senza il problema del numero di commensali? Bene, lo potrai fare se e solo se ti sarai fatto sparare in vena un po’ di RNA sintetico, un po’ di materiale modificato geneticamente, creato in laboratorio dalle menti più criminali del pianeta!

Buona “normalità” a tutti…

FONTE: https://disinformazione.it/2020/11/20/babbo-natale-e-il-patentino-vaccinale-per-tutti/

 

 

 

ECONOMIA

Gualtieri ratifica il MES

Quello che Gualtieri fatto a noi popolo italiano senza averne il mandato. Lo aveva spiegato Giampaolo Galli, economista del PD:

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/gualtieri-ratifica-il-mes/

 

 

 

Il Papa: «Il diritto alla proprietà privata non è intoccabile»

Bergoglio in una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali: «Costruire una nuova giustizia sociale»

di M.Se.

Occorre costruire una “nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata” e ne ha sempre invece sottolineato “la funzione sociale”. Lo dice il Papa in una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali. “Il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati”. Per il Papa “non c’è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza”.

No alla cultura dell’indifferenza

Per il Papa “ci siamo abituati a passare, a ignorare situazioni finché non ci colpiscono direttamente. L’impegno incondizionato si fa invece carico del dolore dell’altro senza scivolare in una cultura dell’indifferenza”. Rivolto ad un gruppo di giudici di America e Africa riuniti in videoconferenza sul tema dei diritti sociali, il Papa ha sottolineato che occorre “essere un popolo, senza pretendere di essere un’élite illuminata, ma un popolo, che sia costante e instancabile nel lavoro di includere e integrare”.

Solidarietà ed equità

“Nel Vangelo, quello che Dio ci chiede è di essere Il popolo di Dio, non l’élite di Dio. Perché quelli che seguono la via dell’ ‘élite di Dio’, finiscono per il noto clericalismo elitario che, lavora per il popolo, ma niente con il popolo, senza sentirsi un popolo”. Il Papa chiede di perseguire i valori della solidarietà ed equità. “Solidarietà nella lotta alle cause strutturali della povertà, disuguaglianza, mancanza di lavoro, di terra e di case”. “Lottare, insomma, contro chi nega i diritti sociali e sindacali. Combattere contro quella cultura che porta ad usare gli altri, a rendere schiavi gli altri, e finisce per togliere la dignità agli altri”. Fare giustizia significa “restituire”, “non dare le nostre cose, né quelle di terzi, ma noi restituiamo ciò che è loro. Abbiamo perso molte volte questa idea di restituire ciò che gli appartiene”, ha concluso il Papa.

FONTE: https://www.ilsole24ore.com/art/il-papa-il-diritto-proprieta-privata-non-e-intoccabile-ADIGLZ5

 

 

No, caro papa argentino

Dott. Andrea Scala – post WhatsApp – Gruppo Adelphi – 1 12 2020

Buongiorno a tutti.

No, caro Papa argentino, io non sono pronto che la mia proprietà privata diventi “sociale”. Desidero al contrario che tutti abbiano la propria proprietà privata. Anzi che tutti abbiano il benessere. La minestra Venezuelana mi resta indigesta e la rifiuto.

Caro Papa hai avuto come compagno di scuola a Buenos Aires “el Che Guevara” ma noi abbiamo avuto Papa Giovanni da Bergamo e Papa Paolo da Milano con ben altra cultura e preparazione.

Mi sta bene il matrimonio gay. Ma da un secolo attendo il matrimonio dei miei sacerdoti Cattolici. Che vivano con le proprie famiglie in mezzo al proprio gregge. Che mandino i loro figli a scuola insieme con i miei. Che facciano la ristrutturazione del tetto della chiesa con la riunione di condominio in cui sono coinvolto anche io.

Che voglio riesaminare il Concordato capitolo per capitolo. Anche perché la Chiesa è eterna, ma io dopo un po’ finisco e non ho molto tempo.

Intanto da qualche anno mi reco più volentieri a piazza Cavour che a piazza S Pietro.

Autore:

ANDREA SCALA  – CHIRURGO ORTOPEDICO PRESSO ARS MEDICA – ROMA

 

 

 

EVENTO CULTURALE

Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola

FONTE DELL’INTERVISTA : https://www.facebook.com/FrancescaSifolaScrittrice/posts/2645403605730403

RECENSIONE DEL LIBRO “CONNESSIONI” DEL TGR CAMPANIA QUI: https://www.facebook.com/watch/?v=3026820220756868

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

E possibile che l’AD di Unicredit abbia il mandato di vendere la nostra prima banca ai Francesi?

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Non so se avete letto il CV di Monsieur Mustier, AD di Unicredit: formazione alla Ecole Polytechnique ossia con ranghi militari scolastici ottenuti con la laurea alla facoltà napoleonica/militare di Francia ma soprattutto X-Mines [elites delle elites, a capo della solidarietà Grandes Ecoles – Mines più importante di Francia, a cui per definizione appartengono di norma i vertici delle istituzioni francesi, una forma di ancienne regime, da dove spesso attingono i servizi segreti francesi, ndr*], secondo molte fonti ex ufficiale della legione straniera e poi capo in SocGen di quel Kerviel a cui furono date (impropriamente) tutte le colpe per l’affossamento della banca francese con un supposto buco di circa 5 mld di euro nel pieno della crisi subprime post Lehman. Tra l’altro va detto che gli stessi avvocati e forse giudici che indagavano sul caso Kerviel – che fu denunciato proprio da Mustier – sembra furono segretamente spiati dai servizi segreti d’oltralpe, oltre ad aver costretto il capo della Brigade Financiere a dimettersi in quanto aveva scoperto che lo “scandalo” del traderino che perdeva soldi era invece a conoscenza dei vertici di SG (e quindi anche dal capo di Kerviel ossia di Mustier?). (Mustier per altro multato dalla Consob francese per insider trading, ndr**)

Dunque, l’attuale AD di Unicredit è certamente un personaggio ambiguo, a dir poco.

Aggiungiamoci il fatto che l’On. Boccia (PD, incredibile), non più tardi di qualche ora fa a Radio24 ha detto chiaramente – facendo “evolvere” la nostra tesi di alcune settimane fa ***- che sembrerebbe esistere un piano per far far “fluire” Unicredit ai francesi. Questo fa scopa con il tentativo di scalata di Bollorè a Mediaset, il quale secondo indiscrezioni di stampa di qualche mese fa voleva inizialmente solo far paura a Berlusconi per ottenere in cambio il suo supporto ad impossessarsi di Generali e forse di Mediobanca, avviando un risiko bancario nazionale dagli esiti imprevedibili ma certamente contrario agli interessi italici****; il Cavaliere rifiutò e dunque si arrivò all’attacco a Mediaset di qualche settimane fa (attacco che verrà respinto, ndr). Ma la parte più succulenta è la chiosa di Boccia nella sua intervista alla radio di Confindustria quando ha invocato la reintroduzione generalizzata della golden share [cancellata dal solito Monti per le aziende europee che ci vogliono depredare!!!] in difesa delle aziende strategiche nazionali.

Siamo felici di questa svolta politica, stigmatizziamo da tempo la sistematica asimmetria riservata all’Italia quando cerca di comprare aziende in Francia e Germania, mentre secondo alcuni (del PD) noi dovremmo permettere che gli stranieri acquisiscano i nostri campioni nazionali solo per scoprire dopo qualche anno che profitti ed impiego se ne sono andati all’estero (chiedere a Parigi cosa è successo dopo lo smembramento di Montedison). Ricordo solo che dopo l’avvento dell’euro l’Italia ha perso circa il 25% di produzione industriale ossia, vuoto per pieno, inclusa Montedison passata ai francesi il 25% di aziende manifatturiere (occupazione inclusa).

Ritornando al titolo, non possiamo escludere che Mustier possa essere/essere stato anche solo “inconsciamente” asservito ad interessi francesi per finalmente far vendere asset strategici del gruppo italiano – o la stessa Unicredit – ai nostri sempre invidiosi vicini d’oltralpe (…, …). Che poi Mustier possa anche solo ipoteticamente essere in odore di servizi segreti francesi (ad es. DRM magari appoggiati al DGSE) è nei fatti irrilevante, potendo invece affermare che è esistita una sua contiguità all’ “apparato sistemico se non istituzionale” transalpino, almeno a guardare il CV.

La cosa che più inquieta è che la vendita dei fondi Pioneer da parte di Mustier ossia di Unicredit sia avvenuta un attimo prima dell’attacco di Bollorè a Mediaset ed all’acquisizione del 5,1% di Terna da parte sempre di una compagine francese. Sarebbe interessante sapere quante azioni Mediaset fossero nel portafoglio di Pioneer nelle settimane precedenti alla vendita ad Amundi e quante ne siano postate trasferite a Credit Agricole/Natixis. Molti infatti sospettano che gran parte delle azioni acquisite da Bollorè per il tentativo di scalata alla galassia berlusconiana provengano proprio dai portafogli dei fondi Pioneer ceduti da Mustier ad Credit Agricole, anche per il tramite di equity swaps con Natixis (notasi: tutte istituzioni francesi quelle coinvolte).

Ricordiamo anche che nel bel mezzo della battaglia per l’acquisto di Mediaset è balenata anche l’ipotesi di vendita della rete francese di Generali ad AXA (azienda francese), della serie i francesi vogliono il risparmio degli italiani e rivogliono anche indietro quello francese oggi in mano a Generali.

Sta di fatto che – si noti che si tratta di una ipotesi esemplificativa assolutamente scolastica e certamente surreale, solo per fare un esempio “scolastico” sulle conseguenze di un simile ipotetico e teorico evento – se emergesse che il Mustier della situazione fosse davvero o anche fosse solo stato in forza ai servizi segreti francesi le conseguenze  sarebbero pesantissime, sarebbe uno scandalo enorme, anche con risvolti diplomatici. Chiaramente tutti siamo certi che questo non è il caso (…), per il bene delle relazioni bilaterali tra i due paesi. Tanto per dare l’idea della gravità di un tale ipotetico evento – proprio per tale ragione di estrema gravità siamo tenuti ad escluderlo a priori – si potrebbe anche arrivare ad annullare la vendita di Pioneer ad Amundi (…) ed anche a mettere in discussione la reciproca permanenza dei due paesi nella moneta unica. Siamo invece ragionevolmente confidenti che per ragioni totalmente differenti (…), tempo fine mese o giù di lì le azioni di Bollorè in Mediaset verranno congelate nei diritti di voto sine die, in attesa dei danni multi miliardari che dovranno essere pagati ai soci Mediaset.

Lato italiano, resta da indagare quali consulenti milanesi ipoteticamente molto vicini alla giustizia meneghina abbiano supportato con i propri servigi l’acquisizione di Pioneer e/o partecipazioni in Mediaset da parte dei francesi. Magari scoprirem(m)o che è lo stesso che seguì la scalata di EDF su Montedison e/o l’acquisizione di BNL da parte di Credit Agricole.

FONTE: https://scenarieconomici.it/adunicreditdgsedrm/

 

 

LA LINGUA SALVATA

Eccetera
ec-cè-te-ra

SIGNIFICATO   E così via, e via dicendo, alla fine di un elenco o di una descrizione per indicare qualcosa di affine a quel che precede

ETIMOLOGIA   voce dotta recuperata dall’espressione latina et cetera ‘e le altre cose’; cetera è ‘le altre cose’, da ceterus ‘restante, rimanente’.

Siamo davanti a un altro magnifico dinosauro che, appena un po’ adattato, dopo migliaia di anni muove ancora sereno i suoi passi nei nostri discorsi — chiudendoli, troncando con grazia (e in tutto il mondo) elencazioni che sarebbero esagerate.

Nasce dall’espressione latina et cetera, espressione impressionante come tutte le espressioni latine, ma che letteralmente vuol dire semplicemente e altro, e il resto. Alcuni chiosano che si tratta di una traduzione del greco kaì tà loipá, mentre altri, senza sorprenderci, notano che nel latino medievale fosse molto usata negli atti giuridici, notarili, amministrativi.

Sul modo in cui scriverlo, abbreviarlo e pronunciarlo si incrociano pratiche differenti. Per esteso l’et cetera si è trasformato in eccetera, che però spesso, specie nel parlato, viene ulteriormente smussato e sveltito in un eccetra. Il che non è strano, specie vista la consuetudine sempre minore con il cetera latino, che è un richiamo sempre meno significativo: indica il rimanente, l’altro, e lo fa attraverso una derivazione dall’elemento protoitalico ricostruito etero (che conosciamo benissimo), col prefisso di una particella ce- che descrive un ‘qui’. Insomma, il ceterus è un modo di indicare che qui c’è altro, che qui resta altro — bello come una statua neolitica.

Facendosi suonare all’orecchio o balzare all’occhio l’etero contenuto nell’eccetera è più facile conservarlo in questa forma. Peraltro per l’abbreviazione si contendono il campo invece una variante più fedele all’originale latino, etc., e una adattata, ecc., entrambe ugualmente accettate — anche se l’etc. s’intona meglio alle grandi occasioni, specie a quelle un po’ parruccone.

L’uso è trasparente e interessante: l’eccetera, anche ripetuto per enfasi, interviene come formula di chiusura di un elenco esemplificativo, incompleto. Ma si deve fare attenzione al fatto che, come la sua origine testimonia, è poco discorsivo: è una chiusura un po’ burocratica, teorica, compilativa. Non lo uso snocciolando le alternative per la cena di stasera («Abbiamo un quintale di porri, possiamo fare la vellutata, il risotto, la frittata, ecc.»), non lo uso per dire chi c’era alla festa («C’erano Giulio, Maria, Lorenzo, Donatella, ecc.»).

Lo uso per esemplificare operativamente classi inanimate o astratte, o seguiti ovvi, o coprirne di sconvenienti: «Ci servono oggetti di rame, come tubi, padelle, vasi, ecc.», «Si accettano opere di ogni genere, horror, noir, romantico, storico, ecc.», «È il modulo che comincia con Io sottoscritto, ecc.» «Nel messaggio mi avevi scritto: ti vorrei fare eccetera eccetera e ci vediamo stasera». Spesso gli sono da preferire alternative più discorsive, come e così via, e via dicendo. Corredarlo di puntini di sospensione (ecc…) significa svuotarlo: ci pensa già lui a sospendere.

Resta comunque un segno di potere, cifra di un pensiero che domina le categorie, induzioni, deduzioni e prosecuzioni. Non è caloroso, può avere un che di cancellierale, ma sa stare in ogni discorso.

Parola pubblicata il 23 Novembre 2020

Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/eccetera

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Perchè Orban ha (ovviamente) ragione

Quando l’organo primario dei neocon Il Foglio fa un titolo sobrio come questo:

Orbán fa il gangster con l’Italia Il premier ungherese consiglia ai “paesi con alti debiti pubblici” di lasciar perdere i princìpi

Possiamo essere ancor più sicuri che è il premier ungherese ad avere ragione nella disputa con lì oligarchia eurocratica.

Secondo il neocon, la strategia di Orban e di Moraweick è di “dividere i 25 stati membri che sostengono il compromesso raggiunto sul meccanismo per vincolare i fondi comunitari al rispetto di princìpi basilari come l’indipendenza della giustizia”.

A parte il riso amaro sul fatto che la UE creda che nell’Italia dei Palamara lo “stato di diritto” sia sano e forte, e critica quello polacco – ovviamente sono i due ad avere ragione: è stata la UE (Merkel più Macron) ad essere nel torto nel voler legare la partenza del Recovery Fund, il leggendario migliaio di miliardi per rimediare alla devastazione da Covid da distribuire anche all’Italia, alla condizione che Ungheria e Polonia riformino la loro magistratura secondo i desideri di Bruxelles, e che Bruxelles chiama “stato di diritto”.

Si noti tutta la propaganda proveniente da Berlino e Bruxelles, e che accolta ovviamente dai media italioti: Orban ci impedisce di ricevere i soldi! E’ colpa sua se non li abbiamo ancora, i 200 miliardi…! Sanzioni contro Orban! Sanzioni contro Varsavia!

I due presidenti sotto accusa hanno stilato un comunicato congiunto molto chiaro:

La nostra proposta comune è facilitare la rapida adozione del pacchetto finanziario stabilendo un processo a due binari. Da un lato, limitare la portata di eventuali condizionalità di bilancio aggiuntive alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, conformemente alle conclusioni di luglio del Consiglio europeo. D’altro canto, discutere in sede di Consiglio europeo se debba essere stabilito un collegamento tra lo Stato di diritto e gli interessi finanziari dell’Unione. 

Insomma: il soccorso finanziario ai paesi va tenuto distinto dalla polemica sullo stato di diritto. Averlo tenuto unito è un ricatto gestito da Berlino (c’è il fondato sospetto che così intenda mandare a monte il Recovery, accusando i due dell’Est) in modo disonesto e arrogante. Infatti l’euro-garchia sta schiumando di rabbia per l’ultima frase del comunicato congiunto:

si dovrebbero prendere in considerazione le procedure appropriate previste dai trattati, compresa la convocazione di una conferenza intergovernativa, al fine di negoziare la necessaria modifica dei trattati”.

Con ciò, il magiaro e il polacco “legano anche l’esito di quel negoziato a una modifica dei Trattati firmati da ciascuno Stato membro”. Dicono che i capi di stato negozieranno la modifica, ma spetterà comunque al popolo, ratificarla.

“Questo”, commenta Tom Luongo, “ ovviamente, è anatema per il World Economic Forum, la Open Society Foundation e il resto della nascente tecnocrazia costruita attraverso l’espansione indebita dei poteri esercitati dalla Commissione Europea, che con questo pacchetto di budget e aiuti ha cercato di espandere notevolmente di più. Perché sappiamo tutti come scelgono gli elettori in Europa quando si tratta di Unione europea e il voto è aperto, equo e le persone ben informate. L’UE non sopravviverebbe mai a un simile voto sulla modifica dei trattati che la compongono.

“Orban, in particolare, lo sa. E ha assunto il ruolo di leader in questa lotta.  E si vede che sta avendo successo, proprio perché i media lo denigrano e insultano, , disegnandolo come un incrocio malvagio tra Al Capone e Vlad l’Impalatore”.

(Vedi Il Foglio).

“Nonostante l’enorme quantità di denaro che Soros spende in Ungheria per rovesciare Orban, non ha funzionato. Quindi, bisognerà fare qualcosa in fretta per rimuoverlo dal tavolo, altrimenti il potere UE si avvia al tramonto”.

“Il gruppo di Visegrad minaccia di distruggere la UE”, titola infatti il globalista Spectator, e spiega senza ambagi il perché :

“Entro il 2018 , la Repubblica Ceca avrebbe dovuto ricollocare 2.691 rifugiati dalla Grecia e dall’Italia; in realtà ha ricollocato 12. La Slovacchia ha ricollocato 16 dei 902 richiedenti asilo assegnati. All’Ungheria e alla Polonia sono stati assegnati rispettivamente 1.294 e 7.082, ma non ne hanno accettati”

Non c’entra affatto lo stato di diritto violato; c’entra la questione dei migranti e la loro disobbedienza all’imperio della Merkel : che li vuole sbolognare a loro, e che i quattro, con la loro piccola popolazione omogenea, non accettano.

Ah sì, c’è anche un altro motivo per cui i 4 mettono in pericolo la UE:

“Andrzej Duda ha definito i diritti LGBT una ‘ideologia’ peggiore del comunismo nel periodo precedente alle recenti elezioni presidenziali polacche, che ha vinto. L’Ungheria ha inserito il “sesso alla nascita” nel registro civile , rendendo impossibile cambiare legalmente il sesso, e la costituzione slovacca limita esplicitamente il matrimonio alle coppie di sesso opposto (solo il 24% degli slovacchi sostiene il matrimonio omosessuale ).

https://www.spectator.co.uk/article/the-ideological-opposition-tearing-apart-the-eu

Eccoli i pilastri su cui si regge la UE, e che se li discuti, incorri in sanzioni e ti tolgono i fondi europei.

Questo mostra fino a che punto la cosca di Bruxelles (e Berlino) è una dittatura , motivata dalla sua ideologia estremista e non da concreto e pratico realismo: vuole anzitutto umiliare, e cancellare, le sovranità dei suoi membri renitenti con le punizioni.

Luongo fornisce un esempio di questa volontà nei negoziati che riguardano il Brexit, sui diritti di epsca nel mare inglese da parte dei pescherecci francesi: “L’ultima offerta dell’ignaro Michael Barnier è che gli inglesi ricevano dal 15 al 18% di ciò che i francesi rubano. Secondo i media di regime, questa sarebbe una svolta.  Ma in realtà è un insulto. Se il Regno Unito è sovrano e per il diritto internazionale queste acque appartengono a loro, l’UE non ha alcun diritto su di esse a meno che i britannici non concedano loro l’accesso”.

Il Regno Unito continui a dire no anche su questo punto a cui sembra ridursi tutto il Brexit, perché ha capito che cedere anche questo piccolo, equivale alla resa totale”.

Orban l’ha capito. Ha capito che per la UE, negoziare non è ascoltare le ragioni dell’altro, ma “ una tattica in una guerra strategica. Vogliono tutto ciò che hai e sono disposti a prenderlo da te un boccone alla volta … amano davvero questo processo di consumarti lentamente.

Per questo due settimane fa Polonia e Ungheria hanno dovuto porre il veto al bilancio settennale dell’UE e con esso al pacchetto di aiuti COVID-19. Per questo resistono a testa alta, nonostante i loro paesi non abbiano la forza economica del Regno Unito e dell’Italia. Per questo Orban invita l’Italia a non comportarsi da zerbino servile verso la Merkel per “i 209 miliardi che stanno arrivando da Bruxelles” (sentito a Rai1) e che non arriveranno mai: cedere anche di poco, significa la resa completa su tutto; ma per contro, resistere a testa alta rende possibile la crisi della gabbia di ferro europea.

Se viene approvato il piano settennale, enumera Luongo, si verificano le cose seguenti, in parte già avvenute:

  1. L’UE dispone di un bilancio e di un meccanismo per cui la Commissione dispone della capacità di emissione di tasse / spese e debito.
  2. Questo dà loro il bastone politico necessario per consolidare il potere a Bruxelles nello stesso modo in cui la redistribuzione dell’imposta sul reddito ha minato il federalismo negli Stati Uniti.
  3. Estendere la narrativa di COVID-19 per distruggere intenzionalmente ciò che resta della classe media in Europa e negli Stati Uniti
  4. Donald Trump viene rovesciato come presidente degli Stati Uniti ripristinando il potere a coloro che sono fedeli al WEF.
  5. Tutti i leader populisti in Europa – come Matteo Salvini, Geert Wilders, Boris Johnson, l’AfD tedesco, il Partito della Libertà austriaco – si sono neutralizzati lasciando Orban da solo contro Angela Merkel.
  6. La Brexit è stata minata al punto che o il governo di Boris Johnson cade o il Regno Unito crolla in uno stato di polizia fallito, indistinguibile da V per Vendetta.
  7. Controllo non solo sui media televisivi tradizionali, ma anche sul flusso di informazioni attraverso le nuove reti di social media, limitando l’accesso a qualsiasi narrativa contrastante.

Luongo suggerisce di “ aprire nuovi colloqui con i russi che hanno appena annunciato di essere stufi negoziare qualunque cosa con l’UE. Ciò darebbe loro un’enorme influenza su Bruxelles, riducendo la loro lista di “nemici” da tre a due, anche se ciò significherebbe chiedere ulteriori sanzioni alla Merkel e alla sua nuova Stasi.

Ma sappiamo che la Polonia, messasi nelle mani della NATO e del Deep State Usa, non può farlo.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/perche-orban-ha-ovviamente-ragione/

 

 

 

“A Natale solo messe online”. Così l’Europa vuole umiliare Papa Francesco

Franco Bechis 

Se Francesco Boccia voleva fare nascere Gesù bambino prematuro, vietando la Messa alla mezzanotte del Natale, Ursula von der Leyen vorrebbe non farlo nascere del tutto. Secondo la clamorosa bozza circolata ieri sera del documento «Remain safe strategy», l’Unione europea ha intenzione di chiedere ai governi membri di non fare celebrare in presenza i fedeli alle liturgie delle feste natalizie. L’indicazione rivolta anche al governo italiano è quella di «non permettere la celebrazione delle messe», chiedendo di trasmettere solo on line o in radio e tv ogni liturgia. Un documento che non ha ancora i crismi della ufficialità, ma che punta a sottrarre a Papa Francesco e alle chiese cristiane i fedeli nei giorni del Natale. Non è la sola indicazione contenuta nelle linee guida della commissione guidata dalla von der Leyen a entrare a piedi uniti nell’intimo dei cittadini del vecchio Continente, perché si chiede anche di stabilire regole sulle frequentazioni familiari sia nel giorno di Natale che in quello di Capodanno, stabilendo un numero massimo di commensali presenti a pranzo o cena e arrivando a chiedere perfino che gli invitati a tavola siano gli stessi sia per il cenone natalizio che per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.

Questa invasione nella vita della Chiesa, delle famiglie e delle singole persone è ancora più sorprendente se paragonata alla timidezza della commissione europea nel regolare la vita economica degli stessi paesi membri, compito che invece è chiamata legittimamente a fare. Non un rigo ad esempio sulla richiesta arrivata dal governo italiano di uniformare le scelte per le vacanze sulla neve, in modo da non creare una impropria concorrenza fra Paesi durante l’emergenza sanitaria. Lì si aveva paura dell’Austria che di chiudere le sue montagne e le sue piste da sci non aveva alcuna intenzione, a meno di ricevere dalla stessa Unione europea non un ristoro (quella è la mancia ridicola inventata da Giuseppe Conte in Italia), ma un indennizzo al 100% del Pil che verrebbe meno con la chiusura delle feste sulla neve. L’Europa è dunque timida, timidissima, di fronte alle esigenze di portafoglio, ma incurante di quelle dello spirito. È il suo peccato originario, ben narrato dalla ostinazione nel negare le proprie radici quando si discusse di Costituzione europea. Ed ha un po’ l’atteggiamento dei vigliacchi, che fanno la voce grossa con i deboli e si ammutoliscono di fronte ai forti (non una parola, non un’indicazione generica c’è stata in tutti questi mesi ad esempio su altre celebrazioni e adunanze religiose). Credo che in questo caso sbaglino i loro calcoli, perché è impensabile che la voce della Chiesa si ammutolisca di fronte a questa prepotenza, e sono sicuro che quella infelice e grottesca indicazione ai governi sparirà nelle prossime ore dal documento finale e ufficiale. Ma il solo fatto che sia apparsa in una bozza è grave.

Sono passi di questo tipo che offrono benzina inutile ai falò dei complottisti, a chi sostiene che questa sostanziale dittatura sanitaria che stiamo vivendo abbia non la ragione, ma il solo pretesto nella diffusione del virus. Non credo che queste proteste siano del tutto infondate: in Italia come in Europa è scarsissima la trasparenza sulle scelte adottate in questi mesi, quasi mai motivate come fossero un ghiribizzo del potere in carica verso cui i cittadini sono sempre più sofferenti.

Lo avevo scritto a proposito della querelle sulla Messa di mezzanotte del Natale: quale è mai il motivo sanitario della sua anticipazione? Si pensa che alle 20 o alle 21 parteciperebbero meno fedeli che ad ora tarda? Su che basi? E che evidenza c’è stata fin qui sui contagi durante le funzioni religiose per dovere stringere la libertà di fede? Dai dati che consulto ogni settimana nessuna, al contrario di quelli sui contagi a scuola che per lungo tempo invece l’esecutivo aveva testardamente negato.

Quando il governo italiano è in difficoltà a motivare quello che non sembra spiegabile, solitamente scarica la responsabilità sugli «scienziati» che avrebbero suggerito loro quelle regole. Posso dirlo, non avendo mancato la lettura di un solo verbale del comitato tecnico scientifico (Cts) nonostante la grave tardività delle pubblicazioni: è una bugia. Quasi mai il Cts ha proposto le regole dure inserite nei vari dpcm di Conte o nei decreti di Roberto Speranza: sono stati sottoposti loro dei testi su cui spesso la valutazione è stata: «questo forse non sarebbe necessario, ma se voi per prudenza così volete fare, non ci opporremo». Altre volte invece – come è accaduto sulla scuola e sui trasporti – le regole sulle riaperture non erano affatto condivise dagli scienziati, ma il governo ha fatto come voleva. Credo che anche sul Natale stia avvenendo così. Ma i verbali di questi giorni non volendo essere affatto trasparenti li leggeremo se va bene a febbraio, quando parleremo di altro. Un dubbio però mi è venuto scorrendo i testi degli ultimi documenti svelati, quelli compresi fra il 7 e il 14 ottobre scorso. Non si parlava ancora di Natale, ma del nuovo dpcm di chiusura di Conte. Lì si raccomandava di evitare feste e di «ricevere persone non conviventi di numero superiore a 6 nelle abitazioni private». Secondo il governo era una richiesta dei soliti scienziati. Invece questo è il loro verbale: «Il Cts, condividendo il principio ispiratore improntato alla massima precauzione connesso alla limitazione degli assembramenti nei luoghi chiusi, PUR IN ASSOLUTA ASSENZA DI EVIDENZE SCIENTIFICHE, prende atto del numero indicato dallo schema del Dpcm». Stessa identica formula a proposito della scelta del dpcm di limitare a un massimo di 30 persone la partecipazione ai ricevimenti connessi alle cerimonie civili e religiose: nessuna evidenza scientifica in quel numero massimo. Quindi prepotenze. Piccole e grandi, ma di cui si deve chiedere conto.

FONTE: “A Natale solo messe online”. Così l’Europa vuole umiliare Papa Francesco – Il Tempo

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Redemsivir: si intravvede una mazzetta colossale della Commissione Europea

 

Il  20 novembre, l’OMS ha  rimosso il farmaco antivirale della americo-israeliana  Gilead dall’elenco dei trattamenti per Covid-19.  Il costoso antivirale –   sviluppato in realtà  contro la febbre emorragica da Ebola –  non sarebbe efficace contro Covid, secondo i risultati preliminari dello studio WHO Solidarity, insieme a quelli di altri tre studi randomizzati. Vale a dire “dati relativi a 7.000 pazienti studiati”, attraverso quattro studi.

“Nessun effetto significativo sulla mortalità, sulla riduzione dell’uso della ventilazione meccanica, sul miglioramento accelerato dello stato clinico e su altri importanti risultati sulla salute da parte del paziente”, osserva il WHO nel suo comunicato stampa”.  La disfatta terapeutica:  “La percentuale di pazienti inclusi nella sperimentazione e ancora ricoverati dopo sette giorni sotto remdesivir è stata … del 69%, contro il 59% del gruppo di controllo”, ha scritto il francese  Express .

Troppo tardi:

L’8 ottobre la Commissione   Europea, guidata dalle donnette germaniche,  ha firmato un accordo di appalto congiunto (JPA) per  la fornitura di  almeno 500.000 trattamenti di Veklury (il nome commerciale di remdesivir), per la modica somma di $ 1,2 miliardi, al fine di “coprire la domanda per i prossimi sei mesi”, domanda che non ci sarà.

Questo contratto  della donnetta tedesca è pensato per consentire ai 36 firmatari (i 28 Stati membri, più  Islanda e Norvegia, nonché sei paesi candidati o potenziali candidati dei Balcani) di acquistare direttamente da Gilead i trattamenti, afferma il laboratorio nel suo comunicato stampa, specificando che” inizierà a evadere gli ordini la settimana del 12 ottobre “.

Una bella cifra in quanto il laboratorio americano fattura il trattamento di sei flaconi per 2.340 dollari ai sistemi sanitari e 3.120 dollari agli assicuratori privati.   In passato, il produttore  Gilead è già stato più volte sui giornali per il prezzo dei suoi trattamenti, tra cui Sovaldi per l’epatite C.

A fine luglio, in occasione di un primo ordine di 33.380 trattamenti per 63 milioni di euro, la nuova Commissaria europea per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides, ha strombazzato che l’Unione Europea aveva “lavorato instancabilmente con il laboratorio americano per “garantire l’accesso” alle cure ai cittadini europei.

Trattamenti consegnati agli europei in tre rate, tra agosto e ottobre, che dovranno quindi essere proseguiti dall’accordo dell’8 ottobre.

Quando ha firmato con Bruxelles all’inizio di ottobre, Gilead sapeva che il suo trattamento era considerato inefficace dall’OMS, che gli aveva comunicato i risultati dello studio di Solidarity, ma non aveva ritenuto opportuno informarne la Commissione durante dei suoi negoziati. Quest’ultima ha solo chiesto che i risultati finali le fossero inviati dal laboratorio entro dicembre.

“La Commissione non ha appreso della scarsa  efficacia  del remdesivir in Solidarity fino al giorno successivo alla firma del contratto con Gilead”, riferisce il British Medical Journal.

Alla domanda dalla rivista  americana Science sul motivo per non averli comunicati a Bruxelles durante i negoziati con la Commissione, il laboratorio israelo- californiano ha risposto di aver ricevuto solo uno “schizzo […] fortemente cancellato”. Da parte sua, l’OMS risponderà alla rivista scientifica di  aver cancellato  solo i risultati degli altri trattamenti testati.

Resta da vedere fino a che punto i cofirmatari potranno recedere dall’accordo dell’8 ottobre e quanto Veklury è già stato consegnato e pagato. Se l’UE attende i risultati finali di Solidarity per prendere una posizione chiara su remdesivir, le consegne di Gilead potrebbero continuare come parte di questo accordo congiunto?

È importante notare che questo JPA, approvato nell’ambito dello strumento di sostegno alle emergenze (ESI), consente agli Stati firmatari – in nome della “solidarietà” – di effettuare un ordine senza pagare la fattura che sarà inviata direttamente alla Commissione.

Alla fine di ottobre, Gilead ha annunciato che le vendite del farmaco gli avevano già fruttato quasi 900 milioni di dollari. Il 3 luglio, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) è stata la prima al di fuori degli Stati Uniti ad approvarlo come trattamento per Covid-19, sulla base del controverso studio ACTT-1.

Oggi, è con l’accordo di questa stessa agenzia europea che vengono sospesi i contratti di preordine dei vaccini firmati dalla Commissione europea.

L’esecutivo europeo ha annunciato il 24 novembre di aver firmato un sesto accordo con Moderna Pharmaceutics per 160 milioni di dosi del suo vaccino mRNA-1273, che secondo il laboratorio americano sarebbe efficace al 94,5%. “Si spera che l’UE non sperimenterà  coi vaccini le stesse   sfortune che ha avuto con Gilead”, ironizza  Sputnik News France .

Diventa così chiara la forsennnata campagna contro l ‘idrossiclorochina (che fa quel che non riesce a fare il redemsivir, a 6 euro la confezione) e la persecuzione contro il professor Didier Raoult, praticamente mess sotto rpogcesso dal governo francese perché usa e propaganda la clorochina, e ha sostenuto da mesi che il redemsivir è inefficace e pericoloso.

La gestione criminale della pandemia è anche un colossale insieme di tangenti, mazzette e truffe  alla luce del sole degli oligarchi in combutta con le mega-corporation farmaceutiche.  La faccenda del redemsivir è una briciola a confronto con il mega affare dei vaccini   per i quali la Von der  Leyen vuole pungere 500 milioni di europei. Sai le mazzette.

E’  bello   sapere che non esiste più un giudice a Berlino,  perché  – se esistesse   e avesse voglia di indagare rovinandosi la carriera   –  i commissario europei, alla pari del governatore della  banca centrale, si sono regalati l’immunità civile e penale per le loro azioni. In Italia c’è  Arcruri, che ha fatto guadagnare 12 milioni in commissioni  a tale Mario Benotti, ex di Rai World e caporedattore in aspettativa della tv di Stato ( ma con ottimi addentellati nella politica)  come intermediario per avergli trovato dove ordinare la mascherine. Ah, è comodo in Italia, con la magistratura selettiva .

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/redemsivir-si-intravvede-una-mazzetta-colossale-della-commissione-europea/

 

 

 

Vaccini, radiato Gava: e i colleghi zitti, nessuno protesta

Il dottor Roberto Gava è stato definitivamente radiato dall’ordine dei medici. La radiazione originale, arrivata nell’aprile del 2017, era rimasta sub judice perché nel frattempo il dottor Gava aveva fatto ricorso. Ora il ricorso l’ha perso, e la radiazione è diventata definitiva. Questo articolo non vuole essere una difesa del dottor Gava da parte mia, ma vuole essere un atto di accusa verso tutti quei colleghi che non l’hanno difeso. La professionalità e la serietà del dottor Gava infatti non sono in discussione. Laureato in medicina all’università di Padova, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica, con perfezionamento in agopuntura cinese, omeopatia classica e bioetica, il dottor Gava ha anche scritto una ventina di libri sui più diversi aspetti della medicina moderna. Ma ha anche scritto diversi libri sulle vaccinazioni, di cui il più famoso è “Le vaccinazioni pediatriche”, un tomo di oltre 1000 pagine pieno zeppo di informazioni storiche e scientifiche inoppugnabili. E qui per Gava nascono i problemi.

Pur non essendosi mai dichiarato contrario alle vaccinazioni, infatti, il dottor Gava ne ha messo in luce in maniera metodica e fortemente documentata tutti i limiti e i rischi che queste comportano. E questo, al giorno d’oggi, non si può fare. Oggi il Il dottor Roberto Gava, insigne medico italianopotere straripante delle case farmaceutiche impone una fede cieca e incrollabile nelle vaccinazioni a tutti i costi, senza se e senza ma, e chiunque osi anche leggermente dissentire da questa linea viene punito con la radiazione. Ora la mia domanda è questa: fra tutti i medici che esistono oggi in Italia ce ne saranno certamente molti che concordano in pieno con l’assoluta efficacia e sicurezza delle vaccinazioni. Ma ce ne sono anche molti – decisamente più informati dei primi – che sanno benissimo che le vaccinazioni possono causare dei danni molto gravi ai loro pazienti, e che quindi andrebbero fatte con molta cautela, e non con inoculazioni di massa. In altre parole, ci sono moltissimi medici in Italia che concordano al 100% con le posizioni del dottor Gava. Eppure questi medici tacciono, per evitare di incorrere nell’ira dell’ordine dei medici, che agisce chiaramente sotto il controllo delle multinazionali del farmaco.

Tacciono perché vogliono proteggere il loro orticello. Tacciono perché “tengono famiglia”, e non vogliono rinunciare a tutti i privilegi che hanno potuto accumulare dopo una carriera certamente impervia e faticosa. Eppure basterebbe così poco. Basterebbe che due o trecento di loro scrivessero una lettera all’ordine dei medici, dicendosi sconcertati per una punizione così severa per quello che in realtà è un semplice “reato di opinione”, e le cose cambierebbero immediatamente. Per tutti. Ma ciascuno di loro ha troppa paura. È così comodo stare seduti dietro la propria scrivania a sfornare ricette con la fotocopiatrice, senza più nemmeno guardare in faccia i propri pazienti, e senza più combattere per la dignità della propria categoria. Lo dico a tutti coloro che condividono le posizioni del dottor Gava ma che tacciono per paura, per interesse personale, o per protezione della posizione acquisita: continuerete tranquillamente per tutta la vita a fare i medici, state tranquilli. Ma non per questo avrete diritto di essere chiamati uomini.

(Massimo Mazzucco “Caso Gava: medici, dove siete?”, da “Luogo Comune” del 24 novembre 2020).

FONTE: https://www.libreidee.org/2020/11/vaccini-radiato-gava-e-i-colleghi-zitti-nessuno-protesta/

 

 

 

STORIA

HITLER E L’ESOTERISMO

A proposito dell’ultimo saggio di Giorgio Galli

HITLER E L’ESOTERISMO

A proposito dell’ultimo saggio di Giorgio Galli

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/nazismo-magico-rsquo-influenza-zoroastrismo-hitler-ricerca-251877.htm

Un libro che per me è stato molto importante, allo scopo di comprendere, a fondo, la storia contemporanea e che consiglio di leggere, è quello di Giorgio Galli “Hitler ed il nazismo magico – le radici esoteriche del Reich millenario”. Il noto studioso e docente di scienza della politica, da anni impegnato nella ricerca dei rapporti tra esoterismo, filosofia politica e storia dei movimenti politici, è tornato di recente sull’argomento con “L’esoterismo di Hitler”, l’ultimo suo libro. Qui sopra il link della dettagliata recensione di Luigi Mascheroni apparsa su Il Giornale e ripresa dal sito Dagospia.

Il filone di ricerca battuto da Galli è di capitale importanza per comprendere certi retroscena della storia che ormai sono un dato acquisito dalla storiografia e che dimostrano, senza ingenui complottismi d’accatto, quanto talune culture, in apparenza del tutto estranee al razionalismo occidentale, abbiano invece attraversato la modernità quasi a costituirne l’anima più profonda e a modo suo “religiosa”. Benché di una religiosità ambigua ed inquietante. Va comunque osservato che, nel complesso di una valida ricerca come quella del Galli, sussistono alcune incongruità che, a mio giudizio, risalgono alla originaria formazione illuministica dello studioso.

Innanzitutto l’uso del termine esoterismo, per un movimento politico come il nazismo, non può che essere controverso. Infatti esoterismo, nel suo senso più autentico, sta a significare un livello di comprensione del Sacro che va oltre l’aspetto devozionale benché non in opposizione a quest’ultimo. Esotericamente il livello teologico-devozionale comunque resta importante e fondamentale in una prospettiva soteriologica (l’elitismo soteriologico, con la distinzione tra “spirituali” e “carnali”, gli uni eletti e gli altri condannati per predestinazione, è infatti l’indizio principale che segnala la natura spuria di un esoterismo). In questa, autentica, accezione l’esoterismo non si oppone all’exoterismo – come troppo sovente viene affermato da scuole che non riescono a concepire l’idea di un “esoterismo aperto” nel quale il sacramento ha valenza profondamente iniziatica a patto che chi lo riceve poi la coltivi accrescendo nel suo cuore la Grazia sacramentalmente infusa – ma lo completa nel senso di avviare ad un itinerario per “entrare nel” Cuore di Dio. In un certo qual modo, benché la cosa farà storcere il muso a molti presunti esoteristi, si può affermare che il rapporto tra esoterismo ed exoterismo altro non è, in ambito abramico, che il rapporto tra mistica e teologia. Non opposizione né esclusione ma, casomai, integrazione e superamento.

Nel 1960 apparve a firma di Louis Pauwels e Jacques Bergier un saggio, “Il mattino dei maghi”, che ben presto divenne un best seller. In esso, indagando sui rapporti tra esoterismo e mondo della tecnica e della scienza ma anche della politica, il nazismo veniva definito come “guenonismo più divisioni corazzate”. Anche nella recensione del libro di Galli, cui ci riferiamo, viene citato René Guénon in relazione al mito di Agharti, sede dell’antica saggezza primordiale, che i nazisti, organizzando spedizioni in Tibet, hanno cercato di individuare ritenendola la fonte principiale della purezza aria originaria connessa alla sapienza perenne. Il recensore tuttavia ha avuto l’intelligenza di specificare che l’opera di Guénon non è, come ritenevano Pauwels e Bergier, collegabile direttamente alle divisioni corazzate.  Il noto esoterista francese è autore da approcciare certamente senza pregiudiziali ma anche con somma prudenza, perché in lui sussiste una incomprensione verso il Cristianesimo probabilmente retaggio, non superato, delle sue giovanili esperienze massoniche. Tuttavia Guénon non è ascrivibile, sic et simpliciter, all’esoterismo nel senso inteso dal Galli ossia come conoscenza magica volta ad affermare una visione del mondo anti-illuminista e, quindi, matrice potenziale di fenomeni spirituali, culturali e politici pericolosamente distruttivi a causa della loro ribellione verso il potere della Ragione e della Tecnica.

A dire il vero Galli sembra nutrire simpatia verso questo ribellismo soprattutto quando esso assume caratteri di “sinistra”, piuttosto che di “destra”, come nel caso dell’esoterismo sotteso al pensiero egalitario, anarchico o femminista (Galli ha dedicato diversi saggi all’indagine sulla stregoneria al femminile quale rivolta, appunto anarchico-egalitaria, contro l’oppressione gerarchica, maschile e teologica-politica della Chiesa cattolica e delle monarchie d’Ancien Regime, ricalcando tuttavia un cliché esegetico d’antan e vetero-socialista, sostanzialmente improponibile, se preso in assoluto, come chiave di interpretazione della stessa stregoneria).

Il nostro studioso, almeno nei suoi libri sul “nazismo magico”, sembra dimenticare le radici “esoteriche” dell’illuminismo. Radici rivelate persino dal nome assunto dal movimento filosofico settecentesco che ha fondato l’estremo mondo moderno, ossia il nostro, ora in transizione verso l’esito nichilista della postmodernità. Infatti, i “lumi” ai quali facevano riferimento i philosophes erano quelli della conoscenza occulta coltivata nelle logge massoniche e la stessa “Ragione”, ovvero secondo altra accezione la “Natura”, era, in ambito illuminista, la realtà panteista nascosta dietro il mondo, l’“anima mundi” segreta dalla quale, in un’ottica occulta, emana la realtà fenomenica ed apparente. E’ ormai ampiamente noto, agli studiosi, il sottofondo occultistico e teosofico della filosofia idealista, derivata dall’illuminismo.

Siamo così giunti a delineare un primo punto di difficoltà nell’opera del Galli: nei riguardi del nazismo non di esoterismo si dovrebbe parlare quanto piuttosto, e con miglior pregnanza, di “occultismo”. L’uso ambiguo ed improprio del termine esoterismo, applicato al nazismo, è implicitamente colto, almeno stando alla recensione, dallo stesso Galli laddove, in seno alla cultura occulta che alimentava il nazismo, egli distingue tra «un esoterismo volto al Male, il cui obiettivo è la conquista e l’esercizio del Potere, e che ebbe come esito la manifestazione più autodistruttiva che l’occultismo abbia mai conosciuto», ossia la guerra totale del nazismo hitleriano fino alla vita dell’ultimo tedesco, ed «un esoterismo volto alla Conoscenza, il cui fine è comprendere il Mondo e cosa siamo noi nel Mondo». Quest’ultimo esoterismo “buono” – al quale aderirono Ernst Jünger nonché i membri di club occultisti come la Thulegesellschäft, il circolo di Kreisau ed il cenacolo di Stefan George, ossia il vertice dell’ambiente aristocratico e politicamente nazional-conservatore che, dopo aver contribuito all’ascesa di Hitler, con l’illusione di controllare la rivoluzione di massa, in sostanza plebea ad anti-aristocratica, del nazionalsocialismo, guidò nel 1944 la mano attentatrice del colonnello von Stauffernberg – viene identificato con la Gnosi contrapposta alla Volontà di Potenza espressa, ai massimi livelli, dal nazismo.

Galli aveva già dimostrato, nel suo “Hitler ed il nazismo magico”, le strette connessione tra i circoli occultisti tedeschi, come appunto la Thulegesellschaft, e l’inglese Golden Dawn. La società occultista inglese costituiva il canale di trasmissione dell’iniziazione gnostica riservata alla crema della Finanza e della Nobiltà britannica, con forti entrature persino presso la Corona. L’aristocrazia inglese infatti coltivava la mitologia del “British Israel” secondo la quale il popolo inglese è il Vero Israele, discendente dalle bibliche “tribù perdute”, destinato a dominare il mondo per via della sua superiorità spirituale e, guarda un po’, razziale. L’ideologia kiplinghiana del “fardello dell’uomo bianco” ne costituiva un precipitato letterario ad uso e consumo del volgo. Il misterioso volo aereo in Inghilterra, effettuato, nel 1941, a guerra iniziata, da Rudolf Hess, il delfino del Fürher, nascondeva, secondo Galli, il tentativo, concertato con lo stesso Hitler e le più alte gerarchie del regime nazista, di mettersi in contatto con gli affiliati e confratelli inglesi allo scopo di raggiungere, per mezzo della loro influente mediazione presso la Corte ed il governo inglese, una pace tra Londra e Berlino premessa ad una condivisa spartizione del mondo (all’Inghilterra sarebbe spettato il dominio dei mari, con la conservazione del suo impero coloniale, ed alla Germania quello delle terre euroasiatiche, secondo prospettive geopolitiche in qualche modo debitrici del Carl Schmitt di “Terra e Mare”).

Ma – giungiamo così all’altro punto di debolezza della ricostruzione del Galli – questo “esoterismo buono” in realtà non ha alcun vero carattere differenziale rispetto a quello “cattivo”. Proprio le strette relazioni tra i circoli occultistici tedeschi e quelli inglesi lo dimostra. Siamo in realtà in presenza di quella che, con Ennio Innocenti, Attilio Mordini ed altri studiosi, possiamo ben definire Gnosi Spuria, ovvero libido di auto-deificazione, per distinguerla dalla Gnosi Pura del Verbo ossia dalla donativa Sapienza Originaria perduta dall’umanità che ha scelto la suadente übris autodivinatoria della conoscenza spuria. E’ questo, infatti, il significato autentico della narrazione di Genesi 3,5-7 laddove la forma spuria della conoscenza è simboleggiata dal serpente ouroborico, simbolo – in questa narrazione – non di Eternità, come in altri contesti sapienziali, ma del perenne divenire ciclico che invita ad abbandonarsi al flusso del dinamismo cosmico promettendo un ingannevole risveglio iniziatico del sé inteso come il “dio” dormiente connaturato per natura, non per Grazia, all’io. L’iniziazione qui promessa, però, è quella ai misteri di colui, angelo caduto, o meglio respinto, dal Cielo, a causa del suo orgoglioso rifiuto di adorare, in visione, il Dio Incarnato (è il tema tradizionale della “prova degli angeli viatori”, presente, in modi differenti, sia nell’ebraismo, sia nel Cristianesimo, sia nell’islam), che come attesta il suo nome, ossia Lucifero, “porta la luce della conoscenza” ma della conoscenza spuria perché travisamento e manipolazione della Sapienza autentica. Dunque non di iniziazione si tratta quanto invece di “contro-iniziazione”.

Al contrario, la Gnosi Pura, la Gnosi Vera, è la conoscenza essenziale di Dio nel suo mistero donativo per il quale Egli, l’Irraggiungibile, per amore dell’uomo, si svela, donandosi, alla creatura per offrirle gratuitamente, ossia per “gratia”, il conseguimento di quello stato dell’essere che la mistica chiama, con simbolismo agapico-erotico, “Matrimonio Spirituale”. Come nel matrimonio umano i due pur uniti restano distinti, comunicandosi reciprocamente l’uno all’altro, così nel Matrimonio Spirituale Dio e la creatura, Dio e l’anima incarnata, pur restando distinti e senza alcuna confusione panteistica, diventano uno nell’unità ontologica della comunicazione dello Spirito santificante ovvero dello Spirito che gratuitamente deifica la creatura umana se questa si dispone a riceverLo nel cuore, che è la Coppa, il Ricettacolo, il Graal.

In Galli, come del resto in molte impostazioni esoteriche, fa difetto proprio questa distinzione tra la Gnosi Pura e la Gnosi Spuria, ingenerandosi in tal modo una confusione perniciosa che porta – tragico errore! – ad elevare a via salvifica la seconda ed a misconoscere la prima. Nella vicenda dell’umanità post-adamica l’evento spirituale che la Rivelazione chiama “peccato originale” ha prodotto confusione tra le due Gnosi. Una confusione che si è trascinata lungo le ere in modo che, per dirla parafrasando il Vangelo (Matteo 7,6), la perla è stata gettata ai porci, nascosta nel fango. Dopo il peccato d’origine si trattava, dunque, di ritrovare la perla sotto il fango del porcile per ripulirla ossia di rinvenire i “Semi del Verbo” nel panorama universale della spiritualità umana. Ed è quel che hanno fatto, nella Luce di Cristo, i Padri della Chiesa radicando la Sapienza del Dio di Abramo, Incarnato in Cristo Gesù, sul tronco della saggezza ellenistica ossia la versione occidentale della saggezza orientale (il platonismo ed il neoplatonismo, ad esempio, avevano, forse per la mediazione egiziana, strette connessioni con il Vedanta).

Da Clemente d’Alessandria ad Origene, da San Gregorio Nazianzeno ad Agostino, da Ireneo a Dionigi Pseudo-Areopagita – quest’ultimo principale “maestro” di Tommaso d’Aquino – la via seguita, mentre la fede cristiana si diffondeva, fu quella del recupero della perla nascosta, ma al tempo stesso preservata, nel fango “pagano”. Recupero che è stato soprattutto una purificazione della spiritualità precristiana che, dopo la fase del mito, aveva iniziato, nell’area mediterranea, ad esprimersi nelle forme della filosofia dell’essere. Ecco perché Benedetto XVI ha potuto affermare che «il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana».

Orbene, mentre ai Padri, dei primi secoli cristiani, riuscì l’operazione di armonizzazione della saggezza extrabiblica con la novità apportata dalla Rivelazione abramica – che prima in Noé e la sua discendenza universale e dopo in Abramo e la sua discendenza particolare, eletta esclusivamente in vista dell’Incarnazione (e non di altro!), costituì il riapparire nella vicenda umana della Sapienza Originaria del Verbo Divino poi fattosi Uomo in Cristo –, rendendo così possibile lo sviluppo della grande spiritualità medioevale, sia nell’occidente latino che nell’oriente greco, la rottura di questa armonia intervenne con l’umanesimo che rappresentò il riemergere di un retaggio antico, precristiano, non più però concepito come “preparazione a Cristo” ma come sapienza primordiale in opposizione alla Rivelazione che o venne tacciata di essere anti-tradizionale oppure relativizzata alla stregua di uno dei molteplici rami, tutti eguali per valore spirituale e conoscitivo, di una supposta unità trans-religiosa globale.

In questa rottura dell’armonia tra Sapienza rivelata e saggezza extrabiblica consiste, soprattutto, il “neopaganesimo” della modernità. Alla rottura, come ha dimostrato Theobald Beer, ha potentemente contribuito Martin Lutero, il cui pensiero teologico fu profondamente influenzato dal riemergente “ermetismo a-cristiano” (altro che Agostino!), per sfociare in un unilateralismo apofatico che nega l’analogicità dell’essere. Non a caso, anche per la mediazione dell’occultismo teosofico sette-ottocentesco, il nazismo si abbeverò al nazionalismo ecclesiale tedesco, inaugurato da Lutero, fino all’assurda teorizzazione da parte protestante del “Cristo ariano”, basata in sostanza sulla riesumazione della leggenda ebraica anticristiana sulla discendenza di Gesù da un legionario romano. Il “Cristo ariano” fu, per essere precisi, il credo della “chiesa dei cristiano-tedeschi” cui, va pur detto, si oppose la “chiesa confessante” del pastore luterano Dietrich Bonhoeffer.

Dunque, alla luce di quanto abbiamo spiegato, si può ben dire che il nazismo fu un momento di forte coagulo degli sparsi rivoli della Gnosi Spuria mai del tutto scomparsa, neanche nei secoli cristiani (si pensi al catarismo medioevale che, infatti, sarà rivendicato come uno dei propri ascendenti dall’occultismo nazista), e riemersa a partire dalla rivolta umanistica del XV secolo per attraversare l’intero percorso della modernità, compreso l’illuminismo, fino all’esito nichilista della nostra post-modernità. L’ammonizione del Pio XI della “Mit Brennender Sorge” (1937), a guardarsi dal “neopaganesimo nazista”, aveva dunque profonde motivazioni metafisiche. Le stesse che sfuggono a tutti coloro che misconoscono la differenza tra la Gnosi Pura e la Gnosi Spuria.

Luigi Copertino

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/hitler-e-lesoterismo-a-proposito-dellultimo-saggio-di-giorgio-galli-di-luigi-copertino/

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