NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 4 NOVEMBRE 2019

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

4 NOVEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Dietro al mondo si nasconde qualcos’altro:

se lo meritiamo, possiamo raggiungerlo

sbarazzandoci del mondo stesso.

ARTHUR SCHOPENHAUER, L’arte di invecchiare, Adelphi, 2006, pag. 57

 

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SOMMARIO

L’Italia perde la Fiat, venduta alla Francia. 1

CIVICA DELAZIONE ALLA SPETT. KOMMISSARIA ALL’AMORE. 1

RussiaGate: dove diavolo è scritto che non si può?. 1

L’innominabile realtà della violenza. 1

Il gregge alza la testa 1

Statua di Lucifero a Vergato, scandalo nel bolognese per l’Inno a Satana. 1

Sapelli: Macron vuole “mangiarsi” l’Italia, grazie a Renzi 1

Sapelli: Macron (con l’aiuto di Renzi) è pronto a prendersi l’Italia. 1

LA TV NON LO DICE.. 1

Mettere al sicuro il petrolio. 1

È la Cina a finanziare Erdogan che schiaccia i curdi in Siria 1

DA KALININGRAD A DEIR EZZOR, LE SEMPRE PIU’ GRAVI PROVOCAZIONI USA.. 1

Niccolai, il fascista “eretico” che fece votare le idee del Pci 1

AL BAGHDADI AVRA’ ALMENO LA CARTA VERDE? l’HA MERITATA. 1

La Russia: curiosa, “l’ennesima” uccisione di Al-Baghdadi 1

WhatsApp denuncia l’israeliana NSO Group per la violazione dei telefoni di giornalisti e dissidenti 1

Quasi 200 giudici hanno interessi nelle strutture a cui affidano i minori 1

Macerata, il sindaco del Pd non commemora Pamela per non “criminalizzare” gli immigrati…… 1

L’ENI è sulla bocca di tutti. Tranne che in Italia. 1

IL SALUTO DI MATTARELLA A DRAGHI – e il commento fulminante di Ashoka Mody. 1

Gian Carlo Caselli: “Attaccano non chi fa reati, ma chi li scopre o li racconta”. 1

Erdogan spietato con i curdi. Invece gli altri sono meglio? 1

Sarkozy e la Hathor Pentalpha, superloggia del terrorismo. 1

Formica: si torna a votare tra poco, lo sa anche Mattarella 1

Un ottimo presidente della Repubblica. 1

Greta e il “Deep State” verde. 1

Il bollettino della vittoria

 

 

EDITORIALE

L’Italia in vendita sottocosto … agli stranieri

Manlio Lo Presti – 4 novembre 2019

Distratti dal bombardamento di notizie irrilevanti, la popolazione italiana non si è forse accorta che sono riprese le attività di cessione sottocosto delle imprese italiane ai soliti noti: Francia, Germania, Inghilterra, USA.

Durante il dicastero Conte/Badoglio 1.0 si era avvertito un rallentamento della svendita di imprese.

Con il dicastero Conte/Badoglio 2.0 è ripartito tutto:

  • Cessione delle imprese multinazionali estere che hanno letteralmente affogato il parlamento italiano di bustarelle IN CONTANTI;
  • Spostamento di risparmio italiano all’estero mediante fusioni bancarie – mentre banca d’Italia sta a guardare, la Consob tace e i servizi segreti (volutamente) dormono;
  • Incremento degli oltre 900 pignoramenti di case ogni giorno in tutta l’Italia e la cui vendita alle aste pilotate sta abbattendo il valore degli immobili al 50 percento, riducendo la spesa di rastrellamento delle stesse da parte degli imperi finanziari nordeuropei – quasi tutti in mano ad una ben nota stirpe millenaria;
  • Spostamento dei finanziamenti alla sanità pubblica verso assicurazioni sanitarie private e verso i colossi farmaceutici quasi tutti multinazionali;
  • Inasprimento della percussione fiscale oltre il 45%. Vale a dire che ogni italiano lavora 5 mesi su 12 per pagare le tasse a fronte di una erogazione dei servizi pubblici da OTTAVO MONDO da parte di una burocrazia elefantiaca con addetti nemici giurati dei cittadini che sono ogni giorno torturati da una enorme quantità di adempimenti. Cittadini eterni imputati perché di fatto incapaci di seguire con puntualità i mille adempimenti e quindi TUTTI INDISTINTAMENTE SAREMO IMPUTATI PER ALMENO UN QUARTO D’ORA. Sudditi continuamente minacciati, vessati, borseggiati, vilipesi ma MAI cittadini!
  • Acquisto di armamenti americani per milioni di euro e non certo per risistemare scuole, ospedali, strade, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.;
  • Milioni di euro spesi per l’accoglienza volutamente caotica dei MIGRANTI-PAGANTI e non per la sanità italiana.

 

Le prove?

La attuale cessione fallimentare alla pari di F.C.A.-FIAT alla Peugeot, pur essendo il gruppo italiano di dimensioni doppie rispetto alla casa francese!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Come primo effetto, avremo il licenziamento INIZIALE

di almeno 50.000 operai italiani,

a cui seguirà la valanga a GIOCHI FATTI,

sempre grazie al colpevole sonno dei sindacati e del dicastero BADOGLIO 2.0 ovviamente!

Altra prova:

I germanici compreranno la ex compagnia di bandiera SOLO DOPO CHE L’ITALIA HA FATTO IL LAVORO SPORCO DI STERMINARE UN ADEGUATO NUMERO DI LAVORATORI.

Adesso avete capito perché Alitalia non aveva avuto finora un riassetto decente?

Doveva cuocere ancora perché diventasse un oggetto da svendere a due centesimi ai germanici: tutto previsto.

Altro che classe politica di incapaci!

Questa classe politica italiana è costituita TUTTA INDISTAMENTE DA CRIMINALI, DA SERIAL KILLER DEMOFOBICI, votati alla distruzione della popolazione italiana sempre più impoverita e stremata:

  • con emigrazione intellettuale crescente a fronte della quale arriva una massa ignorante, informe ed inferocita di MIGRANTI-PAGANTI (quelli poverissimi che non hanno potuto pagare gli scafisti possono andare a farsi fottere e marcire in Africa!),
  • con denatalità così grave da diventare un problema di SICUREZZA NAZIONALE. Ora il governo Badoglio 2.0 ha deliberato il lancio dall’alto di pannolini e di 400 euro alle famiglie povere. SI TRATTA DI UNA REGALIA E NON DI UN DIRITTO RIVENIENTE DA UNA LIBERA CONTRATTAZIONE FRA PARTI SOCIALI RICONOSCIUTE (cioè i Sindacati oramai in stato comatoso ma pronti a sparare sui c.d. populisti, fascisti schifosi, trogloditi scarsamente istruiti perché hanno votato centro-destra, e così via con il solito COPIONE ANTIFA POST-TOGLIATTIANO, NEOMACCARTISTA, QUADRISEX). Quindi un’operazione apparentemente meritevole ma antidemocratica e OTTRIATA (calata graziosamente dall’alto e quindi REVOCABILE SE I TROGLODITI DEMMERDA NON IMPARERANNO A VOTARE A SINISTRA!!!!!!!!)
  • con crisi della domanda effettiva volutamente e scientemente abbassata perché la popolazione faccia acquisti indebitandosi a morte con il quinto dello stipendio e con le carte di credito a tassi superiori al 15 percento, con il silenzio complice di ABI, BANKITALIA, CONSOB, GUARDIA DI FINANZA, MAGISTRATURA, PARTITI (che sono impegnati a massacrarsi fra loro fregandosene sprezzantemente dell’Italia che brucia, mentre proclamano il mantra NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI).
  • Con l’uso forzoso delle carte per far pagare il balzello di 2 euro a prelievo sui soldi propri! Altro regalo alle banche assieme a quello delle costosissime carte di debito e dei crediti al consumo (il ridetto “quinto dello stipendio”)

P.Q.M.

 

Appare più che evidente che il governo BADOGLIO 2.O esiste unicamente per tirare avanti affinché gli alti comandi atlantici comunitari abbiano tutto il tempo di designare “democraticamente” dall’alto un SUPERPRETORIANO-TECNICO-FATE-PRESTO- VERSIONE 75.15.7.0 il cui mandato sarà quello di rimandare per anni l’espletamento del diritto di voto.

Semmai, il voto sarà concesso alla plebaglia demmerda

SOLAMENTE DOPO LA NOMINA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA e di OLTRE 400 (quattrocento) incarichi governativi, delle tecnostrutture e di boiardi vari.

Il mio linguaggio è volutamente diretto, fuori dai denti, senza orpelli retorici metaforici, senza tortuosità semantiche per affermare senza infingimenti che, ALLO STATO ATTUALE nazionale ed internazionale, NON C’E’ VIA D’USCITA PER LA EX-ITALIA.

NON SIAMO CHE ALL’INIZIO DEL PROCESSO DI SQUARTAMENTO DEL NOSTRO MARTORIATO PAESE E NON VEDO CENNI DI VERA OPPOSIZIONE A TUTTO CIO’.

Tutti i politici sono ricattati fra loro e sono attori (peraltro di terz’ordine) di un immane raggiro ai nostri danni (nell’interesse degli italiani) nascosto da una valanga di notizie irrilevanti o, peggio, fuorvianti.

Nell’ordine, i gruppi di informazione diffondono ossessivamente i seguenti “argomenti”:

 

 TELECRISTO,

TELECULI,

COCAINA,

CALCIO,

PAYTV

 

NON DOBBIAMO CAPIRE NULLA DI QUELLO CHE STA PER ACCADERE!

 

La situazione distopica appena descritta si aggrava e senza via d’uscita a causa del perpetuarsi del male genetico dell’italico:

  • l’indifferenza, che fa girare la testa dall’altra parte facendo i finti tonti;
  • il mimetismo trasformista individualista.

Ne riparleremo a breve …

 

 

 

 

 

IN EVIDENZA

L’Italia perde la Fiat, venduta alla Francia.

E nessuno fiata

Scritto il 03/11/19

L’Italia perde la sua maggiore azienda, per decenni sorretta dallo Stato: a mangiarsi la Fiat è la Francia di Macron, con il gruppo Psa (Peugeot-Citroen-Opel) di cui il governo francese possiede il 13%. Il Cda di quello che diventerà il quarto produttore automobilistico al mondo, con 50 miliardi di dollari di fatturato, sarà guidato dall’attuale numero uno di Peugeot, Carlos Tavares, lasciando a John Elkann la presidenza del nuovo soggetto industriale. Clamorosa l’assenza totale della politica italiana: gli uomini del Conte-bis si limitano al ruolo di semplici spettatori, e tace anche l’opposizione. Silenzio generale, di fronte alla perdita definitiva del gruppo Fiat, fatto a pezzi nel corso degli anni. Stabilimenti delocalizzati in Polonia, Serbia, Turchia, Brasile, Argentina, India e Cina. E domiciliazioni “emigrate” in Gran Bretagna (sede legale), in Lussemburgo (fiscale) e negli Usa (borsistica). E ora, addio anche alla proprietà italiana del marchio, nonostante l’oceano di soldi – agevolazioni sugli stabilimenti, cassa integrazione – versati dai contribuenti italiani per tenere in piedi l’industria torinese. «Al silenzio della politica seguirà quello di giornali e televisioni», avverte Gigi Moncalvo: «Nessuno oserà contestare l’accordo, visto che il gruppo Fiat spende enormi quantità di denaro, in termini pubblicitari, sui media italiani».

Autore di scomodi saggi sul potere della maggiore dinastia industriale italiana (“Agnelli segreti”, “I lupi e gli agnelli”), intervenendo nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, Moncalvo sottolinea lo squallore della situazione italiana, di fronte allo “scippo” francese propiziato da «rabbini e grembiulini vicini a John Elkann». Moncalvo, che ha seguito da vicino anche l’ingloriosa saga dell’eredità di Gianni Agnelli, ha scoperto che il grosso del denaro di famiglia è tuttora custodito all’estero, in un caveau all’aeroporto di Ginevra, fuori dalla portata del fisco italiano. Sempre Moncalvo racconta che la Fiat, “scomunicata” dagli Usa nel 1945 per gli enormi benefici ottenuti dalle commesse belliche del regime fascista, fu improvvisamente riabilitata (e inserita nel Piano Marshall) grazie ai buoni uffici di Pamela Harriman, nuora di Churchill e buona amica dell’allora giovane Avvocato. A partire proprio dal dopoguerra, però – sostiene Moncalvo – il vero timone della Fiat passò nelle mani di Wall Street. Morto il problematico Edoardo Agnelli, che aveva annunciato la sua intenzione di avere voce in capitolo nel destino della Fiat, il gruppo torinese è stato affidato al ramo familiare Elkann.

Scomparso Gianni Agnelli, i suoi storici collaboratori – Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens – hanno fatto in modo, d’intesa con la vedova, che tutto il potere finisse nelle mani dell’allora giovanissimo John Elkann. Due anni dopo, la finanza Usa ha “spedito” a Torino il super-manager bancario Sergio Marchionne, che ha finto di rilanciare gli stabilimenti italiani per poi invece siglare l’accordo con Chrysler e trasferire il cuore del gruppo a Detroit, con il varo del marchio Fca. E oggi, appena un anno dopo la prematura morte di Marchionne, il gruppo formalmente rappresentato da John Elkann sembra

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CIVICA DELAZIONE ALLA SPETT. KOMMISSARIA ALL’AMORE

Maurizio Blondet  1 Novembre 2019

Ammirevole  senatrice Sacra Segre,  da cittadino zelante e  (non lo nego) desideroso di mettersi in luce di fronte alla  nascitura Kommissione contro l’Odio (che spero, al contrario di quel che non auspica il magistrato Carlo Nordio)  diventi “un organo investigativo capace di operare coi poteri dell’autorità giudiziaria, escutere testi e disporre acquisizioni documentali e sollecitare incriminazioni”,  provvedo sollecitamente a  cominciare  l’opera di delazione  che  viene così autorevolmente richiesta dalla UE,  e  segnalo alcuni crimini d’odio che sono stati perpetrati nel nostro Paese.

Confesso che si tratta di notizie di reato raccolte in mezz’ora sul web, senza alcuna pretesa di originalità; un approfondito lavoro ricaverebbe ben altro. Ma intanto accolga questo modesto sforzo come segno della gratitudine per l’Impero del Bene che, grazie al suo sforzo, e a quello di David Sassoli, sta diventando l’Europa.

Crimine d’odio n.1

Manifestazioni di odio varie

I crimini del neoministro odiatore Mannelli, Il FattoQuotidiano, 19 luglio 2017 – Odio per il popolo italiano.

Poi ci sarebbero questi delitti, segnalatimi da un lettore: crimini d’odio razziale e suprematista, aggravati dal palese intento antisemita.                                  

CITAZIONI DI VARI LEADERS E PERSONALITA’ SIONISTE    

Una citazione di Menachem Begin (Mieczyslaw Biegum), terrorista-capo dell’Irgum e per sei volte Primo Ministro – nonché, pure lui, Premio Nobel per la pace:

“La nostra razza è la razza padrona. Noi siamo gli unici semi-dei, con qualità divine, di questo pianeta. Noi siamo tanto diversi di tutte le altre razze inferiori quanto loro lo sono degli insetti. Di fatto quando le comparate alla nostra, tutte le altre razze sono composte da bestie, nel migliore dei casi loro sono i nostri ovini e bovini. Noi possiamo considerare le altre razze come i nostri escrementi umani. …il nostro destino naturale è il dominio delle razze inferiori, il nostro regno qui in terra dovrà essere comandato con l’uso del bastone di ferro. Le masse di razze inferiori dovranno sempre leccare i nostri piedi e servirci come schiavi”

www.yutube.com/watch?v=gELw6Hfh95c&feature=player endebbed#

 

DAVID BEN GURION PRIMO MINISTRO D’ISRAELE, 1949 – 1954, 1955 – 1963

 

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RussiaGate: dove diavolo è scritto che non si può?

23/10/2019 Massimo Bordin

In Europa c’è un Paese, Metternich avrebbe detto “un’espressione geografica”, che nel XIX secolo ha preso soldi dalle banche inglesi. Lo sostiene lo storico Aldo Mola, quando scrive che “nella spedizione dei Mille, il ruolo della massoneria inglese fu determinante, con un finanziamento di tre milioni di franchi ed il monitoraggio costante dell’impresa“, ma lo ha affermato anche il ben più noto Sergio Romano basandosi su testi di Arrigo Petacco quando scriveva che “le ragioni dell’atteggiamen­to britannico furono in parte culturali, in parte strettamente politiche. I liberali inglesi era­no favorevoli ai moti nazionali europei. Il loro leader, William Gladstone, scrisse un feroce pamphlet contro il Regno delle due Sicilie. Londra accolse ge­nerosamente Mazzini e contri­buì a fare di lui un grande per­sonaggio europeo. Il viaggio di Garibaldi a Londra fu un suc­cesso e suggerì alle aziende di ceramica dello Staffordshire la costruzione di statuette vario­pinte del generale che hanno decorato da allora i caminetti delle case del Regno Unito.”

Certo, direte voi, ma questa è roba vecchia vecchissima, e che risale all’Ottocento. E poi, che male c’è? Gli inglesi ci hanno aiutato contro i Borbone e contro l’Imperatore d’Austria, ed hanno fatto bene.

Si, ma …

in Europa c’è un Paese che si è fatto finanziare dagli stranieri anche dopo, ad Italia unificata. Il Duce d’Italia, Benito Mussolini, fu finanziato dagli inglesi e dagli americani e chi lo ha seguito al governo del Paese dopo la guerra lo fece in modo anche più esplicito.

È il caso di un certo Alcide de Gasperi, trentino, che prese un aereo per gli Stati Uniti al fine di ottenere il placet e agevolazioni finanziarie. Poi arrivò il celeberrimo Piano Marshall, un fondo basato sul finanziamento in dollari, la cui “generosità” è oggi ampiamente contestata, dato che la ripresa in Europa “occidentale” si era già avviata da sola e la politica dei prezzi americana fu pilotata per indurre gli europei a vincolarsi al sostegno americano.

Non sono nessuno per avvalorare questa linea storiografica, ma anche volendola rifiutare, al mondo solo gli zulù non ammetterebbero che ci furono finanziamenti all’Italia. E non furono sempre trasparenti come il Piano Marshall. Sereno Freato, stretto collaboratore di Aldo Moro, negli anni Novanta dichiarava ad un giudice: “mi meraviglio, è la scoperta dell’acqua calda: i finanziamenti del governo Usa alla Democrazia cristiana ci sono sempre stati! Ho incassato di persona

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ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

L’innominabile realtà della violenza.

Note su Joker

Pubblicato il 28 Ottobre 2019 di Jack Orlando

Non capita spesso che da un film scaturisca un dibattito serrato e prolungato all’interno dell’habitat di movimento, solitamente distratto agli stimoli esterni. Eppure, su Joker di Todd Phillips si stanno spendendo fiumi di inchiostro e di post; grande cosa l’interrogarsi a partire da certe cose, ma spesso l’analisi si concentra sulla banale assimilazione o rinnegamento del personaggio secondo i nostri schemi interpretativi e l’approfondimento si arena allora sulla benedizione o l’accantonamento.

Ci si chiede se Joker sia un potenziale stragista nero, un apprendista Spartaco, una vittima da compatire o curare prima che la sua furia degeneri. La questione, se permettete, è più complessa.

Joker non è un nazista, non è un incel, non è un compagno, né un vendicatore mascherato e nemmeno un semplice psicopatico.

Joker è l’immagine estrema ed estremizzata del subalterno: il prodotto violento di una società violenta; è l’individuo alienato, sfruttato, rinnegato, rigettato ai margini di un mondo che non lo necessita e non si esime dallo sputargli addosso tutta la sua mostruosità.
Joker/Arthur Fleck è un individuo mediocre, non è bello, né brillante, non ha aspirazioni se non quella di fare il comico, di esercitare un mestiere: aspira al suo posto nel mondo potendo mangiare con ciò che gli piace; e tuttavia non brilla nemmeno nella sua comicità se non quando è oggetto di scherno sadico. Come un giullare deforme alla corte di un sovrano annoiato.

Joker assume su di sé tutta la violenza strutturale di un sistema classista, rapace e psicotico, la respira nei bassifondi della sua città, la mangia con il cibo precotto e gli psicofarmaci mentre la osserva dalla sua postazione tv.

Joker è la parte mostruosa di ognuno di noi, non in quanto individuo psicopatologico, ma in quanto soggetto alienato, straccio da piedi della società, produttore/consumatore deumanizzato.

È rinnegato dalla sua stessa comunità che lo addita con un misto di scherno e paura: è il mostro, il matto, il negro, il pezzente, lo spiantato, il fallito, è ciò che fa capolino allo specchio del bagno ad ogni

 

Continua qui: https://www.carmillaonline.com/2019/10/28/linnominabile-realta-della-violenza-note-su-joker/

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Il gregge alza la testa

(Paralipomeni a “Avemo vinto, poppolo!”)

28 ottobre 2019

– Avemo vinto, poppolo!

– Per un paio d’anni siamo a posto

Roma, 28 ottobre 2019

Ottobre, andiamo. È tempo di votare … Ben il 65% degli elettori umbri ha staccato il fondoschiena dalla poltrona per recarsi alle urne. I pecoroni, insomma, han lasciato gli stazzi, lordi di letame da olo-televisore, eccitati da pastori e capibastone e sottopanza, per addomesticarsi definitivamente in qualche stambugio da voto; ricavato, nella maggior parte dei casi, da scuole, scuole laddove, ormai, gli studenti più non studiano, ma si diportano, onde confermare, anno dopo anno, esame dopo esame, quel sottile analfabetismo da tecnici per cui i primi rudimenti d’informatica convivono con la vaporosa consapevolezza che Alessandro Magno, Giulio Cesare e Ramsete II sono contemporanei l’uno all’altro (e magari si strinsero la mano a Teano).

Fra i disegnini degli scolari, e qualche compito in classe in bella evidenza (gite ad Auschwitz, sicuramente, “dove l’orrore scese sulla Terra”), gli armenti delle gaie province di Perugia e Terni hanno ingombrato con la loro inutile mole di aventi diritto le ex aule del sapere, bruttate da manifesti (vi sono stampigliati i nomi degli elettori passivi; passivi di avviso di garanzia, a giudicar da certi ceffi) e da eleganti casse da morto verticali in cui il summenzionato  ovino, al riparo dagli sguardi indiscreti (il voto è segreto!), può apporre una “X”, da analfabeta qual è, su delle colorate letterine di Natale; onde imbucarle nell’urna (nomen omen) ove i desideri del micco anzidetto moriranno, come muoiono le verdi speranze, i desideri e le rivalse politiche; ché, infatti, una volta dentro, la letterina alla Befana della Speranza Partitica si ridurrà a carta straccia.

Carta da macero, infatti, è; l’unico suo risultato sarà, per via democraticissima, di spostare qualche tangentista da sinistra a destra; e non poi tanto dacché il malaffare è talmente incancrenito che persino un Pericle sarebbe impossibilitato a governare contro un muro di omertà, clientelismo e maneggio: comunale, provinciale, regionale.

Basti guardare alla povera Virginia Raggi, che già nel physique du rôle richiama alcuni tratti da martirologio: la peggiore sindaca di tutti i tempi, secondo i maneggioni, già dall’indomani dell’elezione, perché Santa Virginia vuole far rimanere pubblica l’acqua di Roma, e non privatizzarla. E allora? E allora la privatizzeranno, mercé gli uffici

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Statua di Lucifero a Vergato, scandalo nel bolognese per l’Inno a Satana

Inaugurata a Vergato l’opera intitolata Inno a Satana, indignazione e polemiche sui social.

di Daniele Magliuolo , pubblicato il 07 Maggio 2019                 RILETTURA DI NOTIZIA  VOLUTAMENTE IGNORATA

La statua Lucifero e intitolata Inno a Satana a Vergato (BO9

L’arte di tanto in tanto può ancora suscitare scalpore e scioccare, così da adempiere al suo scopo primario, quello di creare dibattito, far pensare e stimolare la riflessione. È quanto sta sostanzialmente accadendo a Vergato, in provincia di Bologna. Inaugurata una fontana raffigurante la statua Lucifero e intitolata Inno a Satana.

Inno a Satana, la statua di Lucifero scandalizza l’Italia

Dal leghista Pillon a vari esponenti del clero. Sono in molti ad aver preso subito parte allo scandalo che sta suscitando l’opera di Luigi Ontani. L’Inno a Satana è stato inaugurato pochi giorni fa nel comune di Vergato, per volere del sindaco locale Massimo Gnudi, e presentata con una cerimonia pubblica che ha visto coinvolti molti cittadini, e dalle foto apparse sul web i partecipanti sembrano tutt’altro che indignati.

Naturalmente, ogni notizia è anche notizia politica, il sindaco in questione è appartenente al Partito Democratico, inoltre è stata costruita con un terzo dei soldi pubblici, quindi 50 mila euro dei 150 mila che è costata

Continua qui:

https://www.investireoggi.it/news/statua-di-lucifero-a-vergato-scandalo-nel-bolognese-per-linno-a-satana/?fbclid=IwAR0fRXkiwivaxAQpSU6r2luWRD5og

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Sapelli: Macron vuole “mangiarsi” l’Italia, grazie a Renzi

Scritto il 30/10/19

 

Sventato il “pericolo” gialloverde, ora il Conte-bis non serve più. E Macron potrebbe approfittarne per “prendersi l’Italia”, grazie all’amico Renzi, approfittando del caos politico nel quale versa l’Ue. Lo sostiene Giulio Sapelli, economista e storico, sondato da Marco Biscella per il “Sussidiario”.

Tanto per cominciare, suona stonata la lettera della Commissione Europea che chiede chiarimenti al governo italiano sulla manovra 2020: fuoco amico contro un esecutivo allineato a Bruxelles? Il guaio, premette Sapelli, è che non si capisce più chi comandi, in questo momento, nell’Unione Europea: la Commissione von der Leyen è in stallo, al punto che «le trattative sulla Brexit le sta conducendo Juncker». Quanto ai francesi, «si sono messi contro tutti». Macron bloccato l’allargamento Ue a Macedonia e Albania. «C’è un’anarchia terribile», dice il professore, e quindi il Conte-bis è irrilevante. «Un tempo, uno sgarbo simile alla Germania, come quello fatto alla Commissione von der Leyen, non sarebbe mai stato possibile», precisa Sapelli. E la spaccatura a Bruxelles provoca «una caduta di credibilità enorme, di cui approfittebbero subito Cina e Stati Uniti».

Secondo Sapelli, «i cinesi ci sguazzeranno, in questa carenza di potere». E così potranno perfezionare i loro rapporti con la Nuova Via della Seta, «su cui nessuno intende fare marcia indietro, a cominciare proprio dall’Italia». E Washington? «Gli Stati Uniti non esistono più: esistono due o tre Americhe, impegnate in una lotta spietata l’una contro le altre». Gli Usa, aggiunge il professore, non riescono più a esercitare la loro influenza stabilizzatrice. Gli Stati Uniti, dice, «sono grandi per potersi occupare del mondo, ma non grandi abbastanza per potersene occupare da soli». E quindi, «appena la potenza americana si è dimostrata non più grande come un tempo, si sono subito visti i riflessi sulle divisioni europee», che una volta «si risolvevano nell’ambasciata americana», e oggi non più. «Il problema dell’Europa non sono gli europei, ma gli Stati Uniti, che non riescono più a unire il gregge. Quindi, divisioni ed egoismi nazionali all’interno della Ue aumenteranno sempre di più». E oggi il problema numero uno, in Europa, si chiama Macron.

Il presidente francese «è alle prese con grossi problemi interni», e ha davanti a sé «una campagna elettorale difficilissima con il suo pseudo-partito diviso, lacerato, a pezzi». Per Sapelli, il suo disegno troverà una via d’uscita gollista. Ovvero: «Fare il duro in Europa, non cooperare. E immaginiamoci un po’ cosa si appresta a fare la Francia in Italia». Allarme rosso: «Ora che sta per arrivare la stagione delle nomine ai vertici degli enti pubblici, la preoccupazione

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Sapelli: Macron (con l’aiuto di Renzi) è pronto a prendersi l’Italia

24.10.2019, agg. alle 08:14 – int. Giulio Sapelli

In un’Europa divisa la Francia è contro tutti, mentre in Italia Renzi vuole disgregare Pd e governo. A meno che Salvini…

La lettera della Ue che chiede chiarimenti al governo italiano sulla manovra 2020 ha destato un po’ di sorpresa. Sarà anche “un atto dovuto”, come si sono affrettati a specificare anche da Bruxelles, ma il fatto che la Commissione Ue abbia aperto un fuoco amico contro il governo “europeista” giallo-rosé, ha fatto sorgere alcune domande, una su tutte: non è che Bruxelles, dopo aver disinnescato il pericoloso governo M5s-Lega, oggi non ha più così bisogno del Conte-2? E in tal caso, che conseguenze ne potrebbero scaturire, in Italia e in Europa? Ne abbiamo parlato con l’economista Giulio Sapelli, che invita alla cautela, “perché oggi – ecco la questione vera – è difficile rispondere a un’altra domanda: chi comanda in Europa? Non si capisce bene quali siano gli attuali equilibri. E lo dimostrano due fatti”.

Quali?

Innanzitutto, il fatto che, visto lo stallo sulla Commissione von der Leyen, le trattative sulla Brexit le sta conducendo Juncker. Secondo, i francesi, Macron in particolare, si sono messi contro tutti. La Francia ha bloccato l’allargamento Ue a Macedonia del Nord e Albania. E bisogna cominciare a dire che l’Europa politicamente non ha ancora preso forma.

Quindi il governo Conte-2?

È lì come tra color che son sospesi. Anzi, dove sia il governo Conte-2 non lo sa nessuno, perché dove sia l’Europa non si sa. C’è un’anarchia terribile.

In questo scenario, con una Francia contro tutti, una Brexit caotica, una Germania debole in economia e con la Merkel leader azzoppata, che cosa dobbiamo aspettarci?

Un tempo, uno sgarbo simile alla Germania, come quello fatto alla

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CONFLITTI GEOPOLITICI

LA TV NON LO DICE

Maurizio Blondet  26 Ottobre 2019

 

https://twitter.com/AD12369002/status/1188089795035238403

Cinquantesimo sabato. Grande marcia dei Gilet Gialli, “non male per un movimento dato per morto”!

45 settimane di proteste

11 morti

76 gravemente feriti

2500 feriti

23 hanno perso un occhio

5 hanno perso una mano

migliaia di arrestati

nessuna copertura mediatica

Perché l’Europa è la pace e la democrazia…

 

https://twitter.com/hakan_pelit1/status/1187173618855354368

https://twitter.com/DarrenPlymouth/status/1188159148195643393

 

BARCELLONA – In solidarietà ai Gilet Gialli di Parigi, i manifestanti di Catalogna

 

https://twitter.com/Amreen__Rizvi/status/1185554196734496768

https://twitter.com/GillesMartinet/status/1188173218424725506

 

https://www.maurizioblondet.it/la-tv-non-lo-dice/

 

 

 

Mettere al sicuro il petrolio

Davide 31 Ottobre 2019 DI MICHEL ONFRAY

michelonfray.com

 

Il vantaggio con Donald Trump è che é primordiale… Tra ciò che dice e ciò che pensa non c’è neanche il velo di una cartina da sigarette. E ciò che pensa è ciò che concepirebbe un bambino o un adulto non ben cresciuto… Perché può pensare molte cose nello stesso tempo o anche fare delle affermazioni contraddittorie l’una appresso all’altra, sentendosi comunque il meno imbarazzato del mondo. È il chiacchiericcio caratteristico del re bambino: “Lo dico io, dunque ho ragione. Se dico il contrario, ho anche ragione lo stesso. E di nuovo il contrario? Ho sempre ragione”.

È così che nello scorso giugno Donald ha potuto mandare degli aerei a bombardare lo stretto di Ormuz in Iran e poi farli rientrare essendosi improvvisamente ricordato che, nelle popolazioni bombardate, c’erano anche dei bambini! Dobbiamo ridere o piangere? Chi può credere un’assurdità del genere? Sottoscrivere delle stupidaggini di tal fatta?

Questa volta vende la pelle dell’orso dopo averlo ucciso… Davanti alle telecamere di tutto il mondo, si presenta come trionfante comandante supremo annunciando che ha ucciso Al Baghdadi, il califfo dello Stato islamico. Nella sua conferenza stampa non può fare a meno di riattivare delle logiche infantili: lui che patrocina l’operazione a migliaia di chilometri e la segue su uno schermo, probabilmente in un bunker (“era come in un film ” .- confessa scioccamente…), tratta il califfo come un cane dopo aver detto che era morto vigliaccamente, come un cagasotto, uno smidollato che, seguito da un cane, si è vilmente rifugiato con i suoi tre bambini al fondo di un sotterraneo prima di fare scoppiare il suo panciotto imbottito di esplosivi. È la versione data da Trump; ci sarà probabilmente un film con un grande budget per imporre definitivamente la scenografia, sul modello che ha già dato buoni risultati con “Il giorno più lungo”, che riguardava il 6 giugno 1944 (il D-Day N.d.T.).

Ma la rivelazione in questa conferenza pubblica planetaria è che le operazioni militari americane non obbediscono che a una sola logica: “mettere al sicuro il petrolio”, come ha detto lui più volte!

Almeno Bush padre e figlio fingevano, facilitando in tal modo il lavoro di Bernard Henry Levi (BHL) e dei suoi amici: parlavano di democrazia e di libertà in Oriente, della distruzione di una dittatura in Iraq o di prevenire un ipotetico bagno di sangue in Libia! Ogni volta le bombe avevano delle buone ragioni, sempre messe in relazione con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, delle sane legittimazioni umanitarie: bisognava a tutti i costi portare la civiltà a

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È la Cina a finanziare Erdogan che schiaccia i curdi in Siria

Scritto il 27/10/19

 

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno più volte richiamato all’ordine la Turchia. Per essere più convincenti, Washington e Bruxelles sono arrivate a minacciare Ankara di una guerra commerciale, tra possibili dazi, tariffe e sanzioni. Tutte armi, queste, capaci teoricamente di fare a pezzi la fragile economia turca. Eppure, nonostante il rischio di vedere il proprio paese in ginocchio, Recep Tayyip Erdogan non intende fermarsi sul più bello: l’operazione militare in Siria del nord deve proseguire a qualunque costo. Che Erdogan sia solo un incosciente è fuori discussione, perché il Sultano ha in realtà fatto i suoi conti e sa bene quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel continuare a fare il bullo di quartiere. Il presidente turco ha lanciato la missione “Fonte di pace” da poche settimane ma i preparativi, in realtà, sono iniziati molti mesi fa. Nel bel mezzo della crisi che stava strozzando la lira turca, diplomatici e tecnici di Ankara si sono rimboccati le maniche per dotare il governo di una sorta di paracadute capace di limitare i danni a una Turchia in caduta libera. E in effetti, senza alcuna protezione, la discesa del paese verso il baratro sarebbe stata rapidissima, sommando la crisi economica alle conseguenze della recente guerriglia contro i curdi.

L’assicurazione alla vita della Turchia si chiama Cina. Se la scorsa estate Pechino non avesse effettuato un vero e proprio bailout per salvare la Turchia dal default, oggi Erdogan non avrebbe la forza per muovere neanche un soldato. Secondo quanto riportato da “Bloomberg”, a giugno la Banca Centrale cinese ha trasferito fondi nel paese turco per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari, rinsaldando il rapporto lira turca-yuan. Ma non è finita qui, perché Erdogan ha sfruttato al meglio la relazione con Xi Jinping per convincerlo a sborsare 3,6 miliardi di dollari da spendere in vari progetti infrastrutturali. E Xi, considerando la posizione geografica della Turchia, perfetto ponte tra Oriente e Occidente, ha subito accettato,

 

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DA KALININGRAD A DEIR EZZOR, LE SEMPRE PIU’ GRAVI PROVOCAZIONI USA

Maurizio Blondet  29 Ottobre 2019  38 commenti

“È imperativo che le forze NATO sopraffacciano il bastione delle difesa aerea di Kaliningrad entro 14 giorni per far entrare in gioco la superiorità aerea dell’Alleanza”:

E’ uno dei propositi che si possono leggere nel documento della Jamestown Foundation (uno dei più influenti centri neocon anti-russi) dal titolo “Come difendere gli Stati Baltici”.

Un vero e proprio piano di guerra, che ovviamente contempla la preventiva neutralizzazione della enclave di Kaliningrad (ex Koenigsber, inserita fra Polonia e Lituania) potentemente munita di missili e difese aeroportuali.

Posto che la Russia cominci ad aggredire gli stati baltici, allora Kaliningrad dovrà essere conquistata “da forze Usa e polacche”.  La Lituania, il paese più popoloso (sic) dei tre, “dovrà schierare una divisione completa con tre brigate (12 mila uomini),  forze che dovranno  resistere per trenta giorni”.  Per fortuna, “La topografia locale [in Lituania], con molti corsi d’acqua, linee fluviali, paludi e foreste, nonché il terreno urbano nella capitale stessa, favorisce la difesa”.  Ciò perché, prevede la Jamestown, “le forze NATO di Germania, Francia e Regno Unito non riusciranno a mobilitarsi in tempo “.  Quando poi   l’avranno fatto, s’immagina lo studio, “le offerte di cessate il fuoco” (che sicuramente farà la Russia) dovranno essere rifiutate in quanto tattiche dilatorie per consentire alla Russia di assembrare ancora più forze”.

Insomma, guerra mondiale subito, tanto più che “ci si può aspettare anche un’escalation del Donbass in Ucraina”.

Siccome “non sembra politicamente fattibile ammassare più truppe NATO [oltre a quelle che già ci sono]  nei paesi baltici, questi sono invitati a “fare di  più” schierando il massimo possibile di soldati, insieme “15 battaglioni, un  terzo di essi corazzati e motorizzati” più “12-15 battaglioni  di artiglieria”..

I fondi?  La Jamestown indica “i fondi della European Deterrence Initiative”   – come se

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CULTURA

Niccolai, il fascista “eretico” che fece votare le idee del Pci

Scritto il 03/11/19

 

«Ricordo una sera a Pisa, in una scalcagnata 500 guidata da un militante di Cecina, Altero Matteoli, divenuto poi ministro. Nel sedile posteriore, in condizioni disumane, sedevano attorcigliati Niccolai e Tatarella; benché ragazzo, mi avevano lasciato il posto davanti, come si usa per cavalleria con le donne, i disabili e gli intellettuali». Così lo scrittore, filosofo e politologo Marcello Veneziani ricorda Giuseppe Niccolai, esponente “eretico” del Msi, di cui a Pisa – sua città natale – la sinistra e l’Anpi ha appena contestato la memoria, dopo che il Comune, a trent’anni dalla sua morte, gli ha intitolato un piazzale. Chi era Niccolai? «Un politico galantuomo, un missino eretico che sognava di ricucire la ferita storica tra fascisti e comunisti e combattere insieme contro la mafia e il potere, i potentati economici e la servitù americana». “Beppe”, lo ricorda Veneziani, «fu un limpido marziano che visse nell’era ideologica integrale, il Novecento, assorbendo le sue passioni ma non i suoi livori». Quella volta a Pisa, Veneziani lo incontrò perché era in possesso di appunti inediti di Berto Ricci, altro «fascista eretico dalla mente lucida e il cuore puro», che poi furono pubblicati con la prefazione di Indro Montanelli. Sceso da quella Cinquecento, «Niccolai maneggiava i quaderni di Ricci con religiosa devozione».

In principio, riassume Veneziani su “La Verità”, Niccolai fu tra i fondatori del Msi nel segno di “legge e ordine”. Poi si andò spostando verso una sinistra nazionale e “spirituale”, auspicando di ricucire la frattura del ’14 coi socialisti, spingendosi persino a quella del ’21 coi comunisti. «Non condivise però la linea di Pino Rauti di sfondare a sinistra; sognava altre sintesi». Niccolai morì il 31 ottobre dell’89, «nove giorni prima che cambiasse il mondo, col Muro crollato e la caduta del comunismo, e da noi la fine della Prima Repubblica». L’anno prossimo sarà il centenario della sua nascita. «Quando morì, Niccolai lasciò un vuoto», scrive Veneziani, «ma era lo stesso vuoto che lo circondava quando era in vita». “Beppe”

 

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

AL BAGHDADI AVRA’ ALMENO LA CARTA VERDE? l’HA MERITATA.

Maurizio Blondet  27 Ottobre 2019

Ricordiamo queste foto, che pubblichiamo di nuovo e di nuovo, speriamo per l’ultima volta. I media del giro CIA  (Huffington eccetera) hanno detto che quello nella foto non è il futuro  Al Baghdadi. Senza alcuna vera prova, del resto impossibile da dare. Meyssan  è risalito alle fonti   che hanno sostenuto che questa era una bufala: sono Il New York Times, l’11 settembre 2014,  il quale a sua volta  riferisce quel che ha sstenuto  il blog Socioeconomic History in un articolo, ;  un’altra  smentita da parte del direttore delle comunicazioni di McCain e un’altra smentita da parte del direttore esecutivo della Syrian Emergency Task Force, un’organizzazione di lobby  condotta da un impiegato palestinese dell’AIPAC (American Israeli Public Affairs Committee – la nota lobby)    che ha organizzato la visita del senatore.

Il professor Cghossudowky di Global Research ritiene che sia tutto vero:

Ma anche se non fosse, nulla cambia del significato dell’immagine: mostra JohnMcCain che  il 27 maggio 2013 è entrato in Siria dalla Turchia con il generale Salem Idris, che guida il Consiglio militare supremo dell’esercito siriano liber:  la Free Syrian Army, i  ribelli in armi contro il governo di Damasco, e  altri “leader ribelli vivono ad Idlib.   Alla fine di questa riunione, Mc Cain  – attraverso il suo addetto stampa –  ha proclamato che gli USA  entrino con “un’azione militare aggressiva nella guerra siriana (che dura da due anni), ed ha chiesto che si armino e ribelli e venga istituita una no-fly zone” a loro protezione”.

Non sarebbe da scartare a priori nemmeno la notizia, da varie fonti

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La Russia: curiosa, “l’ennesima” uccisione di Al-Baghdadi

Scritto il 31/10/19

 

Sicuri che fosse proprio Abu Bakr Al-Baghdadi, il “cane” terrorista morto in Siria nella notte tra il 26 e il 27 ottobre sotto i colpi del raid statunitense? Se lo domanda su “Asia Times” un reporter come Pepe Escobar, che sospetta si tratti dell’ennesimo spettacolo teatrale offerto dagli Usa, come l’ipotetica eliminazione di Osama Bin Laden, “giustiziato” il 2 maggio 2011 ad Abbottabad in Paskistan senza che al pubblico sia stata mostrato uno straccio di prova dell’accaduto.

Idem in questo caso: come per Bin Laden, i resti del capo dell’Isis sarebbero stati prontamente “dispersi in mare”. Secondo fonti siriane – scrive Escobar, in un articolo tradotto da “Come Don Chisciotte” – una voce diffusa a Idlib riferisce che il terrorista ucciso a Barisha «potrebbe essere Abu Mohammad Salama, il leader di Haras al-Din», un sottogruppo minore di “Al-Nusra”, cioè “Al-Qaeda in Siria”. L’isis (Daesh) ha comunque già nominato un successore: Abdullah Qardash, alias Hajji Abdullah al-Afari, anch’egli iracheno ed ex ufficiale dell’esercito di Saddam Hussein. A non convincere Escobar è la spettacolarizzazione della pretesa fine del capo dello Stato Islamico: «È morto come un cane», si è affrettato a proclamare Trump, brandendone lo scalpo come «l’ultimo, vittorioso trofeo della sua politica estera, prima della rielezione del 2020».

Secondo Escobar, la “sceneggiatura” è già stata scritta: il terrorista super-codardo intrappolato in un tunnel senza uscita, otto elicotteri che gli volteggiano sopra la testa, cani che abbaiano nell’oscurità, tre bambini terrorizzati presi come ostaggi. Poi il “codardo” fa esplodere il suo giubbotto imbottito di tritolo, il tunnel crolla e seppellisce anche i bambini. A seguire: una squadra forense preleva i campioni di Dna del Califfo e svolge il suo lavoro a tempo di record. I resti umani, poi sigillati in sacchetti di plastica, confermano: è Al-Baghdadi. Missione compiuta: partono i titoli di coda. «Tutto ciò – scrive Escobar – è accaduto in un complesso a 300 metri dal villaggio di Barisha, a Idlib, nel nord-ovest della Siria, a soli 5 chilometri dal confine tra Siria e Turchia». Il complesso «non esiste più: è stato completamente distrutto, per non farlo diventare un santuario (siriano) di un iracheno rinnegato». Secondo la ricostruzione, il Califfo era già in fuga. A quanto riferisce l’intelligence turca, era arrivato in quella remota contrada solo 48 ore prima del raid. Domanda: cosa ci faceva, l’ipotetico fuggiasco, in una sacca che l’esercito siriano e le

 

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WhatsApp denuncia l’israeliana NSO Group per la violazione dei telefoni di giornalisti e dissidenti

Luca Sambucci   – 30 ottobre 2019

maggio di quest’anno ho riportato la scoperta di una vulnerabilità zero-day di WhatsApp. Questa vulnerabilità veniva sfruttata dallo spyware dell’israeliana NSO Group (un’azienda che vende spyware a governi e polizie in molti paesi del mondo e della quale mi sono occupato molte volte) per spiare un quantitativo imprecisato di persone.

Il servizio di messaggistica dovette rilasciare un aggiornamento urgente per oltre un miliardo e mezzo di utenti. Dopo sei mesi di indagini WhatsApp ha scoperto che l’exploit è stato sfruttato dal software di NSO Group – chiamato Pegasus – per spiare circa 1.400 telefoni, molti dei quali (almeno 100) appartenenti a giornalisti, attivisti dei diritti umani e dissidenti politici.

Nonostante lo spyware sia venduto a governi e forze dell’ordine (l’azienda ha affermato che fra i suoi clienti vi sono 20 paesi dell’Unione Europea) WhatsApp ha deciso di fare causa direttamente

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https://www.maurizioblondet.it/whatsapp-denuncia-lisreliana-nso-group-per-la-violazione-dei-telefoni-di-giornalisti-e-dissidenti/

 

 

 

DIRITTI UMANI

Quasi 200 giudici hanno interessi nelle strutture a cui affidano i minori

L’inchiesta

 

03 agosto 2015               RILETTURA 

LO AVEVANO DETTO E SONO STATI IGNORATI

 

Sono poco più di un migliaio e si trovano all’interno dei 29 tribunali minorili di tutta Italia così come nelle Corti d’Appello minorili. Sono i giudici onorari minorili, e di fatto hanno il pallino in mano quando si tratta di affidamenti in casa-famiglia oppure a centri per la protezione dei minori.

Una figura prevista dall’ordinamento ma che continua a risultare anomala nonostante il peso determinante nelle decisioni nell’ambito dei procedimenti che riguardano i minori e gli affidamenti: nel settore infatti il giudizio di un giudice onorario minorile è pari a quello di un magistrato di carriera. Quando si decide nelle corti infatti giudicano due togati e due onorari, mentre in Corte d’Appello sono tre i togati e due gli onorari.

A definire il ruolo del giudice onorario minorile ci pensa una del 1934 e una riforma del 1956, ripresa nelle circolari del Consiglio Superiore della Magistratura: l’aspirante giudice oltre che ad avere la cittadinanza italiana e una condotta incensurabile, «deve, inoltre, essere “cittadino benemerito dell’assistenza sociale” e “cultore di biologia, psichiatria, antropologia criminale, pedagogia e psicologia”».

Il tema non fa rumore, ma tra queste circa mille persone che ricoprono incarichi lungo tutto lo stivale, c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe. Il centro di alcune distorsioni del sistema rimane proprio all’interno delle circolari del Csm che ogni tre anni mette a bando posti per giudici onorari: all’articolo 7 della circolare si definiscono le incompatibilità, e si scrive espressamente che “Non sussistono per i giudici onorari minorili le incompatibilità derivanti dallo svolgimento di attività private, libere o impiegatizie, sempre che non si ritenga, con motivato apprezzamento da effettuarsi caso per caso, che esse possano incidere sull’indipendenza del magistrato onorario, o ingenerare timori di imparzialità”. Al comma 6 dello stesso articolo addirittura si prevede una causa certa di incompatibilità: all’atto dell’incarico il giudice onorario minorile deve impegnarsi a non assumere, per tutta la durata dell’incarico, cariche rappresentative di strutture comunitarie, e in caso già rivesta tali cariche deve rinunziarvi prima di assumere le funzioni.

Insomma, a meno che non ci siano pareri motivati che possano incidere su indipendenza e imparzialità del giudizio, solo un atto motivato, che spesso non arriva, può mettere ostacoli sulla nomina del giudice onorario. Sulle maglie larghe dell’articolo 7 è depositata anche una interrogazione parlamentare dallo scorso 17 febbraio del senatore Luigi Manconi al Ministero della giustizia, che al momento rimane senza risposta, mentre ai primi di maggio l’onorevole Francesca Businarolo del Movimeneto 5 Stelle, ha depositato una proposta di legge per l’istituzione di una apposita commissione d’inchiesta.

Tuttavia, tra questi 1.082 (tanti risultano all’ultimo censimento) circa 200 sarebbero incompatibili con la carica, dunque il 20% sul totale. Questi sono i dati contenuti in un dossier che l’associazione Finalmente Liberi Onlus presenterà nei prossimi mesi al Consiglio Superiore della Magistratura per mettere mano al problema. In particolare, segnalano

 

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https://www.linkiesta.it/it/article/2015/08/03/quasi-200-giudici-hanno-interessi-nelle-strutture-a-cui-affidano-i-min/26917/?fbclid=IwAR0IhY1DRmytPCR0M1kBliKRoSt7M8WMd_rCZklr_kRzUxIwxH7lfAM94dY

 

 

 

Macerata, il sindaco del Pd non commemora Pamela per non “criminalizzare” gli immigrati…

martedì 29 gennaio 12:46 – di Leo Malaspina

 

Il “politicamente corretto” della sinistra prevede che – a un anno dalla sua terribile morte -non si possa commemorare ufficialmente e in termini “istituzionali”, Pamela Mastropietro, la ragazza romana brutalizzata e uccisa da un gruppo di nigeriani, capeggiati da Innocent Oseghale, lo spacciatore che è ora a processo accusato di violenza sessuale, occultamento e vilipendio di cadavere. 

A un anno dal delitto, la commemorazione di Pamela Mastropietro, fatta a pezzi e ritrovata in due trolley abbandonati sulla strada statale nei pressi di Corridonia, non sarà organizzata dal Comune di Macerata ma sarà solo gestita dalla comunità. Con iniziative spontanee, da cui il Comune in qualche modo prende le distanze.

«Domani non ci sarà nulla, l’amministrazione comunale non organizzerà nessun evento correlato alla data. Credo che questo debba essere il compito della comunità rispetto al ricordo di Pamela», ha detto all’Adnkronos, il sindaco di Macerata, Romano Carancini ed ha annunciato: «Ho chiesto al presidente del Consiglio comunale di introdurre all’interno della prossima sessione, probabilmente lunedì, un confronto tra tutti. Voglio che se ne parli in Consiglio in quanto è simbolo della comunità maceratese. Al di là della vicenda storica, del fatto in sè occorre misurarsi sul cosa abbiamo fatto, come siamo cambiati, che tipo di impegno ci siamo assunti, dove vogliamo andare – ha spiegato il primo cittadino – Questo territorio dalla vicenda di Pamela si è guardato dentro, ha modificato il proprio atteggiamento sotto tanti punti di vista puntando ad un lavoro di squadra,

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https://www.secoloditalia.it/2019/01/macerata-il-sindaco-del-pd-non-commemora-pamela-per-non-criminalizzare-gli-immigrati/?fbclid=IwAR1V6GfqCvad_iMGvzi8ube0ID5Q2bB_KHRSZn_7F9Z9cGjWGqyxhPOY-S0

 

 

 

ECONOMIA

L’ENI è sulla bocca di tutti. Tranne che in Italia

31/10/2019 Massimo Bordin

Il mio primo investimento in Borsa lo feci che frequentavo ancora l’Università. Brutto da dirsi, ma approfittai di una delle tante stupidaggini della nostra politica, quando con Romano Prodi e tutta la brigata di pseudosinistra si fecero le famose privatizzazioni. La società ENI, che fu gestita ai bei tempi dal gigantesco Enrico Mattei e che come tutti sanno si occupa di estrazione e commercializzazione di petrolio, a metà anni Novanta veniva data in pasto agli speculatori di Borsa per quattro soldi, con in aggiunta una bonus share per la quale ti regalavano 10 azioni ogni 200 (se non ricordo male). Me le portai a casa per poco più di 5 euro ad azione e le rivendetti per… non ve lo dico neanche. Senza contare le bonus share. Ad oggi, lo ritengo ancora il trade più intelligente che abbia mai fatto. Oggi un’azione Eni vale 13,62 euro (mentre scrivo) e ritengo che comprarle a questa cifra non sia affatto una cattiva idea. Ai vertici di Eni ci sono dei pescecani veri, in grado di tener testa a quelli americani. Eppure, nonostante quanto appena scritto, in Italia per l’economia si parla solo di banche, banche e ancora banche. Oppure di economisti da quattro soldi che nessuno al mondo si caga (al secolo Alesina, Boldrin, Giavazzi, Marattin) e dell’ex governatore della Bce Mario Draghi, che passa da Keynes ad Hayek a seconda della cadrega che gli fornisce la politica. Di chi ha VERO PETERE, cioè di società come Eni, in Italia non si parla mai.

Bene. Allora ne parlo io.

In queste ore al MIT (l’Istituto di tecnologia del Massachusetts è una delle più importanti università di ricerca del mondo con sede a Cambridge, negli Stati Uniti) non si parla d’altro. La società italiana ENI è infatti entrata a gamba tesa in Commonwealth Fusion Systems con la bellezza di 50 milioni di dollari.

La società Commonwealth Fusion Systems si occupa di ricerca di una fonte di energia senza emissioni di carbonio e senza combustione. Cosa che, come potete ben immaginare, potrebbe far fare un balzo tecnologico enorme a tutto il settore energetico. Ed è proprio il MIT ad annunciare l’arrivo degli italiani:

Commonwealth Fusion System annuncia oggi di aver attirato un investimento di $ 50 milioni a sostegno di questo sforzo da parte della società energetica italiana Eni. CFS finanzierà la ricerca sulla fusione presso il MIT nell’ambito di questa collaborazione, con l’obiettivo finale di commercializzare rapidamente l’energia di fusione e far nascere un nuovo settore.

“Questo è un momento storico importante: i progressi nei magneti

 

Continua qui: http://micidial.it/2019/10/leni-e-sulla-bocca-di-tutti-tranne-che-in-italia/

 

 

 

IL SALUTO DI MATTARELLA A DRAGHI – e il commento fulminante di Ashoka Mody

Maurizio Blondet  29 Ottobre 2019

 

(Alla festa d’addio di Mario Draghi dalla poltrona della BCE): 

“Professor Draghi, caro Mario, come cittadino europeo desidero dirle grazie.

“L’architettura complessiva della moneta unica si è irrobustita, si sono opportunamente rafforzate le regole comuni relative ai bilanci pubblici, si è creato il Meccanismo di Stabilità, si è posto mano al sistema bancario.

“Oggi possiamo dire che il sistema economico europeo è più solido.  L’integrazione tra le economie, e quindi la convergenza tra gli Stati Membri, è elevata, ma soprattutto il sostegno popolare all’Euro è tornato a essere particolarmente alto”

Italian President Sergio Mattarella (@Quirinale)  –  counted a stronger economy, higher employment and a sounder banking system among the euro’s achievements.

Ashoka Mody

Il presidente italiano ha visto un’economia più forte, maggiore occupazione, e un

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GIUSTIZIA E NORME

Gian Carlo Caselli: “Attaccano non chi fa reati, ma chi li scopre o li racconta”

Oggi si sente nell’aria un clima da Partito della Nazione: destra e sinistra insieme che attaccano Report, per aver fatto un’inchiesta sui presunti scambi tra Pd e gruppo Pessina (appalti Eni in cambio della gestione dell’Unità). E attacchi anche al Fatto quotidiano.

Il Fatto quotidiano, 13 aprile 2017             RILETTURA – PER LEGITTIMA DIFESA!!!

“Non so se si possa parlare di Partito della Nazione”, risponde Gian Carlo Caselli, per lunghi anni procuratore a Palermo e a Torino. “Certo è che va diffondendosi a destra come a sinistra, fra i partiti come fra i movimenti, la tendenza a valutare le inchieste giudiziarie e giornalistiche non con il metro della correttezza e del rigore, ma con quello dell’utilità: se l’inchiesta mi conviene, tutto ok, altrimenti fulmini e saette. In Italia per alcuni ambienti il vero peccato non è il male, ma scoprirlo o raccontarlo. Una certa politica, in particolare, per i suoi affari ama l’indulgenza compiacente e il silenzio. Le inchieste che riguardano il versante grigio, opaco, oscuro delle attività economiche e finanziarie, per un verso, e per l’altro legate alla politica, sono quelle che più danno fastidio e che espongono agli attacchi peggiori il magistrato o il giornalista scomodo che si ostina a farle”.

La Rai minaccia di togliere l’assistenza legale ai giornalisti che realizzano Report.

Chi si ritiene diffamato ha diritto di tutelarsi in sede giudiziaria con una querela. Poi si vedrà se fondata o no. Ma una cosa che secondo me non si può fare è minacciare o, peggio ancora, darsi da fare per ridurre o cancellare l’assistenza legale, come ritorsione per una certa inchiesta. Perché in questo modo i diritti di autonomia e libertà, che

Continua qui:

http://www.giannibarbacetto.it/2017/04/15/gian-carlo-caselli-attaccano-non-chi-fa-reati-ma-chi-li-scopre-o-li-racconta/?fbclid=IwAR3xW88Ky3JxkWUH59tstKEo3TMUPcawdS_6WnAxUmljvFzEkteHmcUxgHA

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Erdogan spietato con i curdi. Invece gli altri sono meglio?

Scritto il 12/10/19

 

Ci sono approfondimenti talmente contrari al comune sentire che scontentano tutti: destra, sinistra, moderati, massimalisti, patrioti, nazionalisti, sovranisti ed iperliberisti. Ebbene, l’approfondimento che segue appartiene proprio alla categoria degli “inaccettabili”. Tuttavia, come diceva Franz Kafka, bisogna anche sforzarsi di leggere testi che sono un pugno nello stomaco. Se vi siete abituati a leggere solo le informazioni che vengono dai media tradizionali, sconsiglio dunque la lettura di quel che segue. Da appassionato di storia, ho sempre nutrito una certa simpatia per le cause separatiste. Che si tratti della causa basca o catalana in Spagna, di quella irlandese nel Nord dell’isola o di quella del Donbass in Ucraina, a mio modo di vedere le comunità hanno il diritto di autodeterminarsi. Ci sono molte importanti eccezioni, però, perchè in alcuni casi il separatismo è solo anticamera di guerre civili, e quelle che a prima vista possono sembrare cause separatiste, nascondono lotte di potere interne alle comunità, oppure torbide relazioni con paesi del tutto estranei. Il caso della Cecenia è in tal senso illuminante: non si trattò affatto di guerre per l’autodetermianzione del popolo ceceno, ma di una guerra civile sponsorizzzata.

Dunque, i distinguo servono eccome, altrimenti si rischia di non capirci nulla e di fare, come si suol dire, di tutta l’erba un fascio. In queste ore il presidente turco Erdogan ha ordinato un’operazione militare nel nord della Siria al fine di annullare l’operatività dei militanti curdi. Erdogan maschera questo intervento con la solita manfrina della lotta al terrorismo. Questo tema (il terrorismo), viene usato da tutti, senza eccezioni, per reprimere gli oppositori internazionali. I Bush contro Iraq e Afghanistan, Sarkozy contro la Libia, Umberto I e Bava Beccaris contro i manifestanti a Milano, l’austriaco Cecco Beppe contro i serbi e giù giù fino a Metternich contro Mazzini. Dunque, l’argomentazione di Erdogan non regge così come non reggevano quelle di Obama, di Clinton e financo di James Brooke contro Sandokan. C’è però almeno un aspetto per il quale faccio seriamente fatica a criticare l’intervento di Erdogan. Ed è la consapevolezza che il Medioriente è la polveriera del mondo. I turchi hanno dominato, amministrato e costruito infrastrutture in Medioriente per più di 500 anni di storia moderna. Le aree confinanti con l’attuale Turchia erano dentro la Turchia stessa (alias Impero Ottomano) fino al 1922 e lo erano per l’appunto, da oltre mezzo millennio. Gli stati mediorientali attuali: Siria, Libano, Israele, Giordania, Arabia Saudita sono un’invenzione geometrica anglofrancese, realizzata a tavolino dopo la Prima Guerra Mondiale attraverso il trattato Sykes-Picot.

Quel trattato ha conferito potere alla tribù più retriva dell’area, i wahabiti (oggi “sauditi”) ed è una divisione innaturale, che non tiene conto delle culture delle varie altre tribù. Detto diversamente, il caos che regna in Medioriente da quasi un secolo a questa parte è interamente imputabile alle proiezioni coloniali anglofrancesi, non ai turchi

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Sarkozy e la Hathor Pentalpha, superloggia del terrorismo

Scritto il 21/3/18

 

La lapidazione pubblica di un politico di rango non ha mai un’unica paternità: di solito sono tante le nubi che, a un certo punto, si trasformano in tempesta. E per un ex presidente della Francia, cioè di una delle cinque potenze atomiche con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il solo fatto di essere trattenuto in stato di fermo in una stazione di polizia, alla stregua di un criminale comune, costituisce l’atto d’inizio – il più eclatante – di una vera e propria demolizione a reti unificate. I giornali parlano di vendetta a distanza da parte degli ex fedelissimi di Gheddafi: prima di essere assassinato “su ordine dei servizi francesi”, il rais di Tripoli avrebbe finanziato sottobanco, in modo cospicuo, la campagna elettorale di Sarkozy per le presidenziali del 2007 (in cambio di cosa?). Gli italiani ricordano ancora l’irridente impudenza con cui l’allora capo dell’Eliseo, insieme ad Angela Merkel, seppellì in mondovisione il moribondo Berlusconi, incalzato da mille inchieste e travolto dallo scandalo delle “olgettine”. Un sinistro preludio, per l’Italia, all’austerity di lì a poco imposta con il diktat della Bce firmato Draghi e Trichet, corroborato dal crollo delle azioni Mediaset e dall’esplosione pilotata dallo spread. «Gli italiani sono dei bambinoni deficienti, non si sono nemmeno accorti che siamo stati noi a inviargli il “fratello” Mario Monti, il nostro uomo», con l’incarico di sabotare l’economia del Belpaese, precipitandolo nel baratro della crisi: legge Fornero, pareggio di bilancio in Costituzione.

Lo dicono, nell’appendice del bestseller “Massoni” (edito da Chiarelettere a fine 2014), quattro pesi massimi della supermassoneria internazionale, protetti dall’anonimato ma «pronti a manifestarsi, nel caso qualcuno ne contestasse le affermazioni». Non ce n’è stato bisogno: Monti, Napolitano e gli altri si sono ben guardati dal chiedere all’autore del saggio, Gioele Magaldi, di rendere pubblica l’identità di quei quattro “vecchi saggi” del massimo potere in vena di rivelazioni. Accanto a un mediorientale e a un asiatico, a parlare sono uno statunitense (che ricorda da vicino lo stratega Zbigniew Brzezinski, da poco scomparso) e un francese, il cui identikit di eminenza grigia potrebbe benissimo corrispondere a quello di Jacques Attali, già plenipotenziario di Mitterrand e poi “padrino” e king-maker di Emmanuel Macron. La tesi del libro, assolutamente dirompente, è stata oscurata dai media mainstream: da decenni, il mondo sarebbe nelle mani di 36 Ur-Lodges, potentissime superlogge massoniche sovranazionali. Dopo l’iniziale dominio delle organizzazioni di ispirazione progressista, dall’era Roosevelt fino ai Kennedy, il potere sarebbe passato all’ala neo-conservatrice (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) dopo il duplice omicidio di Bob Kennedy e del “fratello” Martin Luther King.

A seguire: una guerra segreta senza risparmio di colpi – da un lato il Cile del massone Pinochet e la Grecia dei colonnelli, ma anche i ripetuti tentativi di golpe in Italia con la complicità della P2 di Gelli, e dall’altro la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo scattata non a caso il 25 aprile (del ‘74). Poi, lo sciagurato patto “United Freemanson for Globalization” per spartirsi la torta mondiale sdoganando il neoliberismo. Con in più una scheggia impazzita: la Ur-Lodge “Hathor Pentalpha”, nella quale – secondo Magaldi – figura anche il nome di Sarkozy, accanto a quelli del turco Erdogan, protagonista degli odierni

 

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POLITICA

Formica: si torna a votare tra poco, lo sa anche Mattarella

Scritto il 01/11/19

 

L’esperimento dell’alleanza Pd-M5S è fallito ancora prima di nascere. Questo complica i piani di Zingaretti, Di Maio, Renzi. Sono tutti rottamati o rottamabili. Qualsiasi cosa dovesse nascere, da domani in poi, nascerà senza e contro di loro. L’assenza di pensiero ha reso le classi dirigenti burocrati di nomenklature in estinzione. Mattarella ha un giusto orientamento: dopo questo governo non c’è un altro incarico di governo sostitutivo. Ci sono le elezioni, che sono inevitabili in caso di crisi del Conte-2, che può ancora galleggiare qualche mese al massimo. Poi, i problemi interni e internazionali imporranno una guida politica che non sia carente di pensiero politico. Il problema è che il presidente della Repubblica, cioè la massima istituzione garante (che ha anche la forza morale per poterlo fare), deve decidersi a fare un quadro dello stato di salute del paese davanti al Parlamento. È il suo dovere costituzionale, non è una richiesta alla persona. Nel caso decidesse in tal senso, il paese sarà scosso; ma forze vitali nel paese ci sono, ciò che manca è il pensiero organizzato. Il Movimento 5 Stelle è nato morto, perché è nato senza pensiero politico, anche se apparentemente, con le elezioni del marzo 2018, aveva avuto una ventata favorevole.

Quel risultato faceva leva sugli istinti antisistema che attraversavano il paese. Se il M5S era antisistema, vuol dire che non aveva il pensiero per sostituire il sistema con un altro sistema, perché nelle società moderne non si può essere anti-ordine per il disordine. Nessuna società moderna può accettare il disordine; tutt’al più un diverso ordine. La debolezza di questo governo non è che si fonda su una forza parlamentare del 33% che oggi non è più tale perché indebolita dalle urne; finalmente si è scoperto che non esisteva, come pensiero politico nel paese. È stata un’illusione. L’alleanza con una forza di sistema come il Pd? Il Pd si è trovato ad aver accettato dal 1994 in poi di nascondere il proprio pensiero, di non aggiornarlo; e non poteva non seguire la sorte delle forze che vedevano esaurirsi il proprio pensiero politico. Pensate al paradosso: dove il Pd sopravvive con una

 

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Un ottimo presidente della Repubblica

Davide 31 Ottobre 2019 DI THOMAS FAZI

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Nicola Zingaretti ha dichiarato oggi in un’intervista che Mario Draghi sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. Cioè secondo “il leader della sinistra italiana” (sic) colui che, secondo lo stesso Financial Times, nel 2011 ha di fatto «costretto Silvio Berlusconi a dimettersi a favore di Mario Monti», ponendo le sue dimissioni come condizione affinché la banca centrale continuasse a sostenere le obbligazioni pubbliche e le banche italiane, con l’obiettivo di realizzare le misure esposte nella famose lettera inviata nell’agosto di quell’anno al governo italiano (tra cui «la piena liberalizzazione dei servizi

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

Greta e il “Deep State” verde

28 Ottobre 2019 DI DIMITRI ORLOV

 

In queste ultime settimane il fenomeno Greta Thunberg – l’attivista di 15 anni che milita per il cambiamento climatico – ha spazzato l’emisfero occidentale per culminare con il suo appassionato discorso davanti all’ONU. Il resto del mondo, compreso il paese che ha la più grande emissione di gas a effetto serra del mondo (la Cina), ha valutato che fosse indegno reagire di fronte a una ragazzina stressata e psichiatricamente anormale che sembra sia stata manipolata da loschi oligarchi che perseguono un programma globalista.
Alcuni sono arrivati a qualificare questo fenomeno come “pedofilia politica” e a chiedere che le persone che l’hanno manipolata siano incriminate. Ma l’occidente, dove attualmente c’è una grande carenza di dignità, ha visto delle grandi manifestazioni di giovani: in 156 città con 100.000 persone che hanno sfilato a Berlino, 60.000 a New York, per un totale complessivo di 4 milioni. Questi manifestanti hanno invitato ad un “Green New Deal” (Nuovo accordo verde -N.d.T.) che eliminerebbe l’uso di tutti i combustibili fossili entro il 2030. Credo che si tratti di una sorta di stupidità che cerca di imporre forzosamente delle soluzioni semplici ed irrealizzabili a problemi complessi e non risolti.

Non so se devo replicare al fenomeno Greta. Dopotutto non è che una ragazzina in una lunga serie di altri che hanno sfilato davanti ai mezzi di comunicazione nel quadro di uno stratagemma politico. C’è stata, per esempio, Severn Cullis- Suzuki, la figlia di David Suzuki che all’età di 12 anni ha parlato del pericolo dei buchi nello strato di ozono nel corso di una conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Rio nel 1992. Da allora lo strato di ozono è rimasto più o meno lo stesso e nessuno può provare che questo abbia qualche cosa che vedere col Protocollo di Montreal (1). Severn ha continuato i suoi studi a Yale, poi ha fatto carriera nell’attivismo ambientale e nel giornalismo, e dunque tutto è bene ciò che finisce bene, nonostante i buchi nell’ozono. Può darsi che anche a Greta andrà tutto bene, a dispetto delle emissioni di anidride carbonica e del riscaldamento climatico. Dopotutto, la sua natìa Svezia è piuttosto ben isolata rispetto alle oscillazioni del clima. L’inizio della prossima Era Glaciale (che deve cominciare all’alba del prossimo millennio) la renderà invivibile per decine di migliaia di anni, ma non è motivo di grandi inquietudini dato che interesserà i pro-pro-pro-pronipoti di Greta.

Ma poi ho pensato che non tutto vada veramente bene per Greta, che sembrava sconvolta, per non dire colpita da una turba emotiva, nella sua concentrazione monomaniaca circa un problema che non capisce (perché nessuno lo capisce). Questo tipo di ossessione è contagioso se non è governato e potrebbe far nascere una psicosi di massa tra i giovani. Quelli di noi che hanno raggiunto un minimo di saggezza e di obiettività hanno la responsabilità di parlare ai giovani e di cercare di contrastare le influenze isteriche di quelli che vorrebbero portarli fuori strada per i loro obiettivi politici privati. Ho dunque deciso di scrivere una lettera aperta a Greta (aperta tutti i membri del Club Orlov e ovviamente a Greta, se volesse unirsi a noi).

Cara Greta, complimenti per questa traversata dell’Atlantico a vela. Ho spesso sognato di poterla fare. Ma non ho mai avuto l’opportunità di salire su uno yacht di 4.000.000 € in fibra di carbonio, né mai ho avuto i 40.000 € necessari per comprare la traversata dell’Atlantico (in barca a vela – N.d.T.) e poi i biglietti d’aereo per il mio equipaggio e per me per tornare a casa. (siete tornati in aereo non è vero?). E anche se io avessi avuto tutto ciò, mi sarei preoccupato per tutti i danni ambientali causati dall’enorme quantità di energia fossile contenuta nello scafo in fibra di carbonio, nelle vele in Kevlar e in tutta l’attrezzatura di alta tecnologia di un’imbarcazione come quella. Se lei avesse fatto il conto (lei studia matematica vero?), avrebbe constatato che avrebbe potuto ridurre di molto le emissioni di anidride carbonica ed anche altri danni ambientali se

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STORIA

Il bollettino della Vittoria

04 novembre 1918:

In tutta Italia si festeggia la fine della I Guerra Mondiale in seguito all’armistizio firmato ieri con l’Austria a Villa Giusti di Padova. Il bollettino ufficiale viene diramato oggi dal generale Armando Diaz e per questa data viene decisa la celebrazione della Vittoria e delle Forze Armate.

04 novembre 1918 – 101 anni fa

Ecco il testo del Bollettino della Vittoria.

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria.
Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di

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