NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 30 SETTEMBRE 2019

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 30 SETTEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Ladri che ti lusingano:

dicono cose magnifiche su tutto ciò che in quel momento

ti trovano in tasca.

ELISA CANETTI, La tortura delle mosche, Adelphi, 1993, pag. 70

 

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SOMMARIO

Dopo e assieme il “FATE PRESTO” ora l’imperativo martellante è la parola “SOSTENIBILE”              

PAPA GOOGLE PRIMO  1

L’orribile avvenire che ci promette Attali

Greta, l’ultima invenzione di chi ci impone sacrifici sociali 1

Roberto Dagostino getta la bomba: Dopo le elezioni EU il governo cadrà ed arriverà un tecnico

Eccolo, il vostro futuro da incubo. 1

ISLAMICI ESIGONO CARNE HALAL A MENSA NELLE SCUOLE, LEGHISTA: “SIAMO DAVVERO ALL’APOTEOSI DELL’ASSURDO”. 1

Venezia, gli islamici a scuola: “Date carne halal ai nostri figli”. 1

Cosa si prospetta nel futuro della Turchia? Le armi nucleari! 1

Ma con il vero Flaiano c’è poco da scherzare 1

In principio era il corpo: viaggio nei Miti della Creazione 1

La strana storia del’Associazione Rousseau

I magistrati francesi collaborano con quelli italiani per affossare ENI 1

Global Strike: nuova religione, certezze piccine come Greta 1

Flessibilità, il diktat dell’Ue (e Gentiloni si allinea subito) 1

Il crollo della Germania è reale e sta accelerando sempre di più. 1

VLADIMIRO GIACCHE’ – SULLE MENZOGNE UE CONTRO L’ITALIA. 1

DALLA FINE DEI CONTANTI ALLA MORTE DELLA LIBERTÀ.. 1

Immigrato irregolare ruba e picchia i Carabinieri: PM non convalida l’arresto. 1

Migranti, sbarchi continui a Lampedusa. Nove barchini in meno di 24 ore, più di 200 persone 1

Sbarchi fantasma

MIGRANTI, EX PREMIER LETTA (PD): “SÌ ALLO IUS CULTURAE E VOTO AI SEDICENNI”. 1

Un paese che per 155 euro pagati dal datore di lavoro (base 100 di stipendio lordo) con una tassazione abnorme ne fa arrivare al dipendente solo ca. 55 è un paese finito. 1

Sostenibilità

Chi si nasconde dietro l’egiziano Mohamed Aly? 1

È una rivoluzione quella che incombe. Senza una teoria, non sarà possibile compierla. 1

Il Ministero della Verità. 1

Hong Kong, torna il «Trattato di Nanchino» 1

Taglio numero parlamentari: una riforma oligarchica (saggio breve di Giuseppe PALMA) 1

QUINTE COLONNE? 1

All’Onu 500 scienziati: da Greta sul clima solo menzogne 1

 

 

 

 

EDITORIALE

Dopo e assieme il “FATE PRESTO” ora l’imperativo martellante è la parola “SOSTENIBILE

Manlio Lo Presti – 30 settembre 2019

Continua la propaganda ipnotizzante e fuorviante del copione della bimbetta svedese treccioluta. Le manifestazioni organizzate e pagate da oscuri “dominus” devono fare impressione per la loro oceanica partecipazione e pe la loro estensione sovranazionale.

Sono pochi coloro che tentato di sollevare il velo che nasconde l’identità dei finanziatori, tenuto conto che ogni evento sociale, economico, militare, difensivo, offensivo, economico, culturale, ecc. COSTA DENARO.

Questa considerazione rende sempre attuale ed ineludibile l’utilizzo del principio anglosassone “FOLLOW THE MONEY”. Tracciare il denaro speso per realizzare eventi umani significa seguire il filo d’Arianna che ci porta dritti ai MOTIVI VERI di ogni azione umana.

I costi per la realizzazione di queste dilaganti manifestazioni hanno avuto un COSTO che qualcuno ha pagato: un giornalismo onesto e professionale si sarebbe subito messo sulle tracce dei ricchissimi dominus dell’operazione. Invece niente.

Allora viene il pensiero: CHI CONTINUA A PAGARE I GIORNALISTI PER TACERE SU QUESTE FACCENDE ma tutti intenti a diffondere una alluvione titanica di notizie irrilevanti che non informano né formano le coscienze individuali, né educano al ragionamento?

 

Questa categoria – un tempo prestigiosa e formata da scrittori e pensatori – oggi adempie al compito di diffondere notizie che non informano, che non dicono niente di importante ma hanno sovente il compito di minacciare e dissuadere i lettori bersaglio che devono stare attenti …

 

Tempo addietro qualcuno scrisse un bel libro “La scomparsa dei fatti”, oggi praticamente e volutamente dimenticato. Nell’epoca delle comunicazioni in rete, il flusso di notizie segue la emotività di chi scrive e di coloro che leggono, senza quasi mai verificare (per il pochissimo che ci è possibile) la veridicità delle fonti.

Tutto è mosso da rabbia che si manifesta inoffensiva dentro il recinto della rete. I poteri occulti lasciano fare finché non si procede a gesti concreti e in questo caso, arrivano le oscure legioni di sterminatori e soppressori di professione a prelevare i rompiscatole casa per casa – ovviamente nel totale silenzio dei media!

 

“FATE PRESTO” e la QUASI TOTALE IMPOSSIBILITA’ DI VERIFICA DELLE FONTI

sono i pilastri della dittatura totalitaria in cui vegetano i cittadini.

 

Le poche notizie interessanti e vere circolano finché sono scarsamente diffuse: gli UFFICI ASCOLTI ED INTERCETTAZIONI lasciano fare.

 

Esiste una soglia oltre la quale ESSI agiscono.

Ipotizzo quando la platea di ascolto possa superare le 5.000 persone.

 

Oltre tale presunta SOGLIA accadono cose strane diluite nel tempo.

Le abitazioni hanno la porta aperta senza segni di effrazione, guasti improvvisi alle proprie auto, trasferimenti improvvisi d’ufficio nel lavoro, provvedimenti disciplinari senza senso, clienti importanti che recedono improvvisamente dai contratti, revoche di fido bancario, revoche di autorizzazioni, revoche di licenze, cartelle esattoriali che invocano pagamenti di 13 anni addietro, bollette pazze, interruzioni di corrente, furti pilotati, incendi “casuali” della propria abitazione …

Se il “bersaglio” è duro di comprendonio, allora scatta l’incidente stradale che lascia i figli sulla sedia a rotelle, una infezione ospedaliera, FINO ALL’ASSASSINIO DEL RECALCITRANTE BERSAGLIO. Tutto ovviamente accade in sordina …

Nel mondo esterno – nel frattempo – imperversano gli slogan della NEOLINGIA MODIFICATA DAI SACERDOTI DEL BISPENSIERO.

Una di queste è la parola SOSTENIBILE.

Tutto ciò che non è “sostenibile” è da censurare, da esporre alla pubblica macellazione e al dileggio crudele e continuativo …

Siamo di fronte al

                      NEOMACCARTISMO ECOLOGICO   

Il sospetto che avanza è quello di una gigantesca sceneggiatura realizzata per far diventare la questione ambientale non è più materia di 500 scienziati che stanno dicendo che i dati della treccioluta sono inconsistenti e perfino falsi.

È stato abilmente costruito un martello per colpire i Paesi in via di sviluppo con lo scopo di costringerli ad un cambio delle regole geoeconomiche fatto in corsa e modificato da coloro che hanno finora inquinato a piacimento!

Il tentativo violento e goffo di respingimento di questi Paesi dentro un modello economico pauperista, ecologista, bio e SOSTENIBILE causerà certamente la

eliminazione fisica di oltre 2.000.000.000 di umani.

Uno sterminio biblico ad esclusivo carico di questi Paesi!

 

Si realizzerà quindi il piano di eliminazione di massa ipotizzato da oligarchi filantropi – uno dei quali creatore di un sistema operativo ben noto – mediante vaccini (vedi lo sterminio di oltre 90.000 bambini in India, le epidemie indotte come la SARS, AIDS e EBOLA in Africa ed altre amenità simili) …

I Paesi in via di sviluppo non accetteranno facilmente regole unilaterali che danneggeranno la loro corsa al benessere, o ritenuto tale, né la loro estinzione demografica.

Simile opposizione potrà essere, con forte probabilità, la miccia per una terza e definitiva GUERRA MONDIALE.

 

P.Q.M.

 

Il modello comportamentale imposto dal mantra della SOSTENIBILITÀ, diventerà una copertura moralmente condivisibile (motivo apparente) per imporre alla popolazione sacrifici economici e brutali ulteriori tassazioni (motivo vero) per la loro totale sottomissione.

Saranno bersaglio di critiche violente e perfino di eliminazione fisica tutti coloro che oseranno mettere in discussione la nuova vulgata ecologista totalitaria!!!!!!

I “filantropi” che stanno sostenendo le ingenti spese per queste manifestazioni saranno ripagati dal DOMINIO TOTALITARIO DELLE POPOLAZIONI FELICI DI ESSERE DEPAUPERATE DI TUTTO CIO’ CHE HANNO CONQUISTATO IN SECOLI DI CAMMINO.

 

Ne riparleremo molto molto molto presto …

 

 

 

 

IN EVIDENZA

PAPA GOOGLE PRIMO

Maurizio Blondet  – 27 Settembre 2019

È Google che ha la stessa ideologia di El Papa,

oppure è El Papa che ha la stessa ideologia di Google?

Certo che la coincidenza è perfetta.

Fra un anno celebreranno insieme

l’introduzione del suicidio assistito in Italia.

Una grande festa.

Il motto è già pronto. Grazie, Cappato. “Da oggi   siamo tutti più liberi. Anche quelli che non sono d’accordo”.

El Papa Google Primero  

vuole il vostro bene.

Quando si superano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società …

Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società”

  1. Attali, “L’avvenire della vita

 

https://www.maurizioblondet.it/papa-google-primo/

 

 

 

 

 

 

 

L’ORRIBILE AVVENIRE CHE CI PROMETTE ATTALI

Maurizio Blondet  9 Giugno 2017

Emanuel Macron, le président, ha un progetto:  uscire –  come aveva promesso – dallo ”stato  d’emergenza”  in vigore dalla strage terroristica di Charlie Hebdo, facendolo diventare lo stato normale  e permanente della Francia. Lo ha rivelato Le Monde, a proposito di un progetto di legge  riservato in formazione: “Si tratta di far entrare nella legge ordinaria gli strumenti dello stato l’urgenza per lottare contro il terrorismo: domicilio coatto, perquisizioni diurne e notturne, chiusura dei luoghi di culto, zone di protezione e di sicurezza, misure faro che il ministro dell’Interno e i prefetti hanno potuto usare nei 19 mesi del regime d’eccezione instaurato dopo gli attentati del 2015, diverranno misure a disposizione   delle autorità amministrative in tempi normali”.

Si tratta in  sostanza delle misure emblematiche prese durante la guerra d’Algeria del 1955, stato d’eccezione vero. Ora, diventano diritto comune e permanente. Naturalmente, “contro il terrorismo”.

Da dove ha preso l’idea, Macron? Ma da Jacques Attali, suo padrino, mentore e creatore! Attali ebreo a tempo pieno,  il consigliere   intimo di tutti i presidenti  socialisti, l’economista mondialista, il futurologo  principe. Qui, in un video composto   di spezzoni di varie interviste del potentissimo suggeritore dei presidenti, si sente Attali dire al minuto 3:14, come un dato di fatto:

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/dyGBIBvzzn4

 

”…Nessun governo oserà più oggi rinunciare allo stato d’eccezione. Non se ne uscirà mai più, perché ogni  governo che uscisse dallo stato d’emergenza darebbe un segnale di debolezza …Si creano involontariamente delle irreversibilità”.

Ma guardatelo tutto, il video.  Guardate la faccia con cui vi racconta il perché lo stato d’emergenza dovrà essere permanente; guardatelo mentre vi descrive l’orribile futuro che ci stanno preparando.

Le prime frasi  sono di alcuni mesi prima dell’elezione presidenziale. Attali: “Emanuel è un mio grande amico, sono molto fiero di essere stato all’origine della sua carriera. E sono convinto che un giorno sarà  presidente della repubblica”.

Previsione perfettamente azzeccata. Altro spezzone. Attali:

“il punto è che il presidente della repubblica non ha più potere, o molto  meno potere di quel che aveva prima,  mentre i francesi e lui stesso credono che abbia ancora lo stesso potere.

E  perché no?, gli chiede stupefatta la giornalista.

“Per mille ragioni, e anzitutto :  non c’è più  la pena di morte e non c’è più l’Unione Sovietica; quindi le due dimensioni fondamentali della  taumaturgia, il diritto di vita e di morte, sono scomparse. L’euro: ecco un’altra buona ragione; fa sì che gran parte dell’economia politica è divenuta europea, per fortuna. La decentralizzazione: i grandi investimenti non sono più nello Stato, e  la politica delle grandi infrastrutture non gli  appartiene più. Le privatizzazioni: non c’è più politica industriale possibile.  La globalizzazione: il mercato ha ampiamente vinto.  Ci sono moltissime cose che si credevano alla portata dello Stato, e non lo sono più”.

(Voce fuori campo: Attali ricorda qui che il presidente non ha più potere  al di fuori di quello che gli viene lasciato dal mercato).

Un giornalista gli legge una frase che  lui ha scritto: “La più parte degli uomini politici si contentano di gestire alla bell’e meglio il giorno per giorno e di colmare qualche breccia”.

“Sì, appunto”, conferma il politologo: “ Non hanno potere reale. A  parte la grandezza

Continua qui:

https://www.maurizioblondet.it/lorribile-avvenire-ci-promette-attali/

 

 

 

 

 

 

 

 

Greta, l’ultima invenzione di chi ci impone sacrifici sociali

Scritto il 18/3/19

 

«Fate presto, non c’è più tempo».

 

Ieri a dirlo era Mario Monti, oggi la piccola Greta Thunberg. Curioso, no? Vuoi vedere che, alla fine, la battaglia-spettacolo inscenata sul “climate change” dalla ragazzina svedese, sapientemente pilotata da esperti di marketing, ha obiettivi identici a quelli dell’élite globalista che impone “sacrifici” sociali al 99% della popolazione, stavolta anche con l’alibi del surriscaldamento globale?

 

A domandarselo è l’antropologo Marco Giannini, analista indipendente e già vicino ai 5 Stelle, di fronte allo strano sciopero che il 15 marzo ha mobilitato milioni di studenti in ogni angolo del mondo. Hanno chiesto diritti sociali per i lavoratori, la fine delle morti bianche, un reddito minimo garantito che dia dignità ad ogni essere umano? Macché. Hanno invocato un salario ragionevole e un’istruzione di livello per tutelare il futuro dei giovani, sottraendoli alla feroce lotteria competitiva del neoliberismo? Nossignore: la manifestazione era “per l’ambiente”. «Presto manifesteremo per la bontà, oppure forse contro la cattiveria: anzi, contro i cattivi», scrive Giannini: «Sì, credo proprio che Greta molto presto ci guiderà contro i cattivi, finalmente».

Non era veritiero quindi – scrive Giannini, sarcastico – che le lobby si celassero dietro queste manifestazioni per colpire l’economia reale Usa, cioè Trump, cercando di scalzarla mediante la loro finanza globale, «quella che ha creato a tavolino la recessione mondiale e che necessita di reazioni stereotipate, prevedibili», allo scopo di «ottundere le menti e banalizzare le questioni». Un sospetto più che evidente, quello espresso da Giannini su “Come Don Chisciotte”: lo slogan “dobbiamo fare in fretta” serve a «creare le condizioni che rendano accettabili nuovi sacrifici (già “in canna”) altrimenti considerati odiosi e improponibili dalle popolazioni». Come ampiamente dimostrato da tutti gli studi sul comportamento umano, il “dobbiamo fare in fretta” – al fine di evitare una imminente catastrofe – è l’unico concetto che sortisce puntualmente l’effetto voluto dai manipolatori, a prescindere dalla sua eventuale coerenza.

Anzi, scherza Giannini,

 

«ormai ci aspettiamo che da un momento all’altro il Fmi, il Wto, la World Bank, BlackRock e Open Society, la Bayer-Monsanto, la Apple, Deutsche Bank e la Bce devolveranno gratuitamente verso ogni cittadino (americano, israeliano, italiano, russo, cinese, inglese) un bonus che copra interamente le spese per la coibentazione della propria abitazione».

 

Per inciso, infatti, se si vuole ridurre il riscaldamento globale «non è tanto sulla CO2 che si deve agire, ma sul metano, che è 25 volte più impattante». Strano, vero?

 

La manifestazione lanciata dalla piccola Greta ha avuto il plauso di Mattarella, Merkel, Macron. Applaudono anche le multinazionali finanziarie, quelle che hanno creato la crisi del 2007 per poi socializzare le perdite a spese dei governi, dopo aver «distrutto vite e privatizzato i profitti speculativi». Ancora oggi, continua Giannini, è sicuramente “cattivo” chi rivela che non sono tanto i cittadini comuni a produrre CO2, quanto «i settori terziario-quaternario e industria», come lo è

 

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https://www.libreidee.org/2019/03/greta-lultima-invenzione-di-chi-ci-impone-sacrifici-sociali/

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto Dagostino getta la bomba: Dopo le elezioni EU il governo cadrà ed arriverà un tecnico

(a fare l’imposta patrimoniale pagata dalle famiglie italiane, ndr). Una prospettiva imbarazzante

18 APRILE 2019 DI MITTDOLCINO

 

Roberto Dagostino, patron di Dagospia, normalmente informatissimo, ieri ha fatto affermazioni pesantissime addirittura su Italiaoggi, ossia ad uno dei quotidiani economici più rinomati d’Italia (non su Dagospia!). Parlando addirittura di economia. In sostanza il giornalista romano – verrebbe da dire troppo ben informato per fare solo il giornalista – ha affermato che se dopo le elezioni Europee se il M5S scenderà sotto il 20%, il Governo gialloverde cadrà e dunque arriverà un tecnico a fare un’imposta patrimoniale monstre a carico delle famiglie, per – aggiungo io – un valore pari anche a circa il 10% della ricchezza netta delle famiglie (il numero è aggiunto, sulla base di indicazioni passate simulate da vari enti tedeschi e francesi). O qualcosa del genere.

Or dunque, cerchiamo di capire cosa vuole implicare sibillinamente Dagostino. Anche perchè la sua versione è assolutamente compatibile con quella che da mesi vi sto suggerendo, partendo da fonti immagino abbastanza – se non del tutto – diverse.

In pratica, se il M5S cadrà nei consensi anche il governo gialloverde farà lo stesso. Ma per fare cadere il Governo bisogna che il soggetto prospetticamente più forte decida di abbandonare la barca. Tradotto, dovrebbe essere la Lega – nella versione di Dagostino – a far cadere il Governo, magari sperando di andare ad elezioni anticipate.

Il punto è che, nel mentre, il rischio sarebbe di un Mattarella che si faccia tentare dal governo tecnico che abbia la forza e la voglia di portare il rapporto debito/PIL italiano verso il 100%; ossia per arrivare al traguardo che

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https://www.mittdolcino.com/2019/04/18/roberto-dagostino-getta-la-bomba-dopo-le-elezioni-eu/

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Eccolo, il vostro futuro da incubo

29 SETTEMBRE 2019

I giovanissimi che – a milioni, si dice – manifestano angosciati per le sorti del pianeta Terra, hanno scelto uno slogan interessante: “Ci state rubando il futuro”. La loro fine ideologa, dall’alto della sua studiatissima maturità intellettuale e culturale, ha proposto un jingle ancora più sofisticato: “Ci state rubando i nostri sogni”. In alcune scuole elementari della penisola, circoli di raffinati intellettuali si stanno esercitando su concetti sempre più elaborati, tipo: “Ci state rubando la felicità”. Ma si tratta solo di piattaforme programmatiche temporanee, destinate ad essere subito traguardate, per profondità e acume, dall’alacre ingegno degli alunni di certe materne o di taluni giardini d’infanzia dove si pensa a una sintesi, se possibile, politicamente più adeguata come: “Ci state rubando la gioia, la pace e l’amore”. Poco male, ogni epoca ha gli intellettuali che si merita. C’è chi ha avuto Marx, chi Gramsci, chi Gentile. A noi che siamo più avanti, giganti sulle spalle dei succitati nanetti, non poteva che toccare un ciclope del pensiero universale come Greta Thumberg. Lo accettiamo. Ci sono forze, spinte, état d’esprit “inarrestabili” – Greta dixit – dinanzi ai quali bisogna solo chinare la testa, rassegnati, come gli eroi perdenti di Eschilo e Sofocle di fronte all’ineluttabilità del fato. Sempre di tragedie stiamo parlando, sapete.

Perché c’è un sottofondo funesto negli “scioperi” del clima dei nostri nuovi sessantottini. Proviamo a liofilizzarlo in un grido di battaglia, come piace a loro: se è vero che vi stanno rubando il futuro, è strano come non vi rendiate conto di che futuro si tratti. Dal punto di vista politico: vi stanno scippando la democrazia; in questa direzione va la desovranizzazione degli stati nazionali, l’evaporazione dei luoghi in cui il popolo può ancora contare, e contarsi, a beneficio di cupole dove i “competenti” e gli “eletti” (non eletti) decidono le sorti delle masse. Dal punto di vista economico: vi hanno già scippato la sicurezza; in questa direzione va il modello attuale iper-competitivo secondo cui il lavoro non è un diritto, ma un privilegio da conquistare sgomitando in un’arena dove chi non ce la fa viene “respinto dal mercato”; intanto che i bravi sono spremuti come limoni in una estenuante corsa dei ratti. Dovrete adattarvi a vivere alla giornata, senza poter ricamare

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https://scenarieconomici.it/eccolo-il-vostro-futuro-da-incubo/

 

 

 

 

 

 

ISLAMICI ESIGONO CARNE HALAL A MENSA NELLE SCUOLE, LEGHISTA: “SIAMO DAVVERO ALL’APOTEOSI DELL’ASSURDO”

29 Set 2019 stopcensura

Sta facendo discutere a Mestre la richiesta di un gruppo di genitori bengalesi che ha domandato alla scuola elementare frequentata dai figli di poter avere nel menù in mensa la carne halal, cioè macellata secondo il metodo musulmana che la rende lecita. I bimbi frequentano la prima classe e la richiesta – che ha già innescato polemiche – è stata avanzata in occasione del primo incontro delle famiglie degli alunni con le maestre.

Per ora la dirigente scolastica si è limitata a consigliere ai genitori dei ragazzini musulmani di richiedere sul modulo di iscrizione al servizio mensa un menù senza carne, non potendo garantire quella di

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https://stopcensura.info/islamici-esigono-carne-halal-a-mensa-nelle-scuole-leghista-siamo-davvero-allapoteosi-dellassurdo/

 

 

 

 

 

 

Venezia, gli islamici a scuola: “Date carne halal ai nostri figli”

Nuove polemiche per i menu delle mense scolastiche. A Mestre un gruppo di genitori bengalesi chiede carne halal per i propri figli

Sergio Rame – Dom, 29/09/

 

“In mensa vogliamo che ci sia carne halal per i nostri figli”. La richiesta di un gruppo di genitori musulmani sta sollevando una polemica feroce in una scuola di Mestre, in provincia di Venezia.

Nei giorni scorsi, come riporta il Gazzettino, la richiesta è stata avanzata durante una riunione di presentazione delle classi di prima elementare. Non è la prima volta che succede in Italia. L’anno scorso, per esempio, la stessa diatriba ha travolto due istituti alle porte di Milano in seguito alla decisione di eliminare la carne di maiale e favorire il pollo al posto del manzo, il cous cous e le polpette di ceci.

Al primo gennaio, secondo le più recenti stime, pubblicate nel XXVIII Rapporto Immigrazione 2018-2019 di Caritas e Migrantes, i cittadini stranieri musulmani residenti in Italia risultano circa 1 milione e 580mila. Rispetto all’anno prima sono cresciuti del 2%. Un incremento minimo, se vogliamo, ma costante. A questi, poi, vanno ad aggiungersi gli italiani convertiti all’islam. Negli ultimi anni queste comunità hanno iniziato a fare pressione sul sistema scolastico perché venga introdotta nel menu della mensa anche la carne halal, preparata cioè secondo le norme della legge islamica.

L’ultimo caso, come raccontato da Filomena Spolaor sul Gazzettino in edicola oggi, è avvenuto nel plesso della scuola primaria “Cesare Battisti” di via Cappuccina, a Mestre, dove alcuni genitori bengalesi ha appunto avanzato la richiesta alla dirigente scolastica Michela Manente durante la riunione di presentazione delle classi di prima elementare.

La scuola primaria “Cesare Battisti”, che fa parte dell’istituto comprensivo “Giulio Cesare”, ha un’altissima percentuale di figli di immigrati tra i banchi. Quest’anno supera il 64%. E non è l’unica a Mestre. Stando ai dati pubblicati dal Gazzettino, all’istituto comprensivo “Francesco Querini” si sfiora il 56%, mentre all’istituto comprensivo “Filippo Grimani” si arriva a superare il 50%. Percentuali che ritroviamo anche in scuole di periferia o dell’hinterland in città popolose come Milano, Torino o Roma. I problemi delle classi “ghetto” sono ormai noti da anni. Nel capoluogo lombardo, stando al

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/venezia-islamici-scuola-date-carne-halal-ai-nostri-figli-1760143.html

 

 

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Cosa si prospetta nel futuro della Turchia? Le armi nucleari!

di Burak Bekdil – 29 settembre 2019

 

Pezzo in lingua originale inglese: Next for Turkey? Nuclear Weapons!

Traduzioni di Angelita La Spada

Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ora vuole fare della Turchia uno stato canaglia dotato di armi nucleari.

  • Per diversi decenni, la Turchia, essendo un fedele alleato della NATO, è stata considerata la custode di fiducia di alcuni arsenali nucleari statunitensi. All’inizio degli anni Sessanta, gli Stati Uniti iniziarono a stoccare testate nucleari nelle quattro principali basi aeree dell’esercito turco.
  • Attualmente, le testate atomiche stivate nella base aerea turca di Incirlik sono ancora a disposizione delle forze armate statunitensi, ai sensi di uno speciale trattato tra Stati Uniti e Turchia. Tale trattato prevede che la Turchia ospiti armi nucleari americane. Secondo il protocollo di lancio, tuttavia, Washington e Ankara devono fornire il loro consenso a qualsiasi uso di armi nucleari presenti nella base aerea militare di Incirlik.
  • Se la Turchia avviasse apertamente o meno un programma nucleare – come pare voglia fare Erdoğan – la mossa potrebbe avere un effetto domino nella regione. Gli avversari regionali della Turchia sarebbero allarmati, e Arabia Saudita, Egitto, Siria e Grecia potrebbero essere indotti a lanciare i loro programmi nucleari. Erdoğan non dovrebbe avere la possibilità di possedere armi nucleari.

Durante i 17 anni di governo della Turchia, paese membro della NATO, il presidente Recep Tayyip Erdoğan, l’uomo forte islamista, ha di rado perso l’occasione di trasformare furtivamente l’establishment secolare e filooccidentale di Mustafa Kemal Atatürk, in uno stato canaglia ostile agli interessi occidentali. Erdoğan ora vuole fare della Turchia uno stato canaglia dotato di armi nucleari.

“Dicono che non possiamo avere missili con testate nucleari, anche se alcuni li hanno. Questo non posso accettarlo”, ha dichiarato Erdoğan in un discorso del 4 settembre, immemore strategicamente che la Turchia ha firmato nel 1980 il

Continua qui:

https://it.gatestoneinstitute.org/14939/turchia-armi-nucleari

 

 

 

 

 

 

 

CULTURA

Ma con il vero Flaiano c’è poco da scherzare

L’autore è celebre per la sua satira di costume Però la sua ossessione era il tempo che fugge

Stenio Solinas – Sab, 28/09/2019

 

Per chi ha imparato a non prendersi troppo sul serio, la lettura di Ennio Flaiano provoca il malinconico piacere che dà l’imbattersi in un fratello maggiore, più intelligente, ma senza fartelo pesare.

E infatti, «scrittore minore satirico dell’Italia del Benessere» è l’ironico ritratto che lasciò di sé stesso.

Era pigro, Flaiano, in quanto avvertiva l’inutilità del volerci essere a tutti i costi, partecipare sempre e comunque al dibattito in corso, indignarsi un giorno sì e l’altro pure, l’overdose da prolungata esposizione e eccitazione: «Per vivere bene non bisogna essere troppo contemporanei». Come ogni pigro degno di questo nome, lavorava molto, ma per sé, in silenzio. L’uscita di L’occhiale indiscreto (Adelphi, pagg. 278, euro 15, a cura di Anna Longoni) rafforza questa sensazione. Il titolo rimanda alla omonima sezione del primo volume delle Opere stampato da Bompiani ormai trent’anni fa, ma ne recupera, integrandolo con altro materiale, due sezioni su quattro, in una logica postuma che era del resto propria a uno scrittore che pubblicò più da morto che da vivo, dieci raccolte postume di fronte a sei o sette titoli d’autore. Morì relativamente giovane, 62 anni, senza per questo essere stato uno scrittore precoce: pochi articoli fra i venti e i trent’anni, con in mezzo l’aver partecipato alla guerra d’Etiopia, pochi di più fino all’Otto settembre del ’43…

Per certi versi, Flaiano fu rovinato dal fascismo, un po’ come quel personaggio interpretato da Alberto Sordi che era stato «rovinato da la guera». Nato nel 1910, aveva dodici anni al tempo della marcia su Roma, più di trenta all’epoca della Liberazione, riteneva di appartenere a una generazione di uomini «che avevano passato tutto l’arco della giovinezza nella mortificazione più assoluta, senza poter scrivere». Non era esattamente così, perché da Montanelli, un anno più vecchio, a Vittorini e Pavese, classe 1908, per fare soltanto tre nomi emblematici nel loro rappresentare percorsi diversi fascisti e post-fascisti, la scrittura aveva rappresentato una professione, rivelato un talento, costretto a un’assunzione di responsabilità. La stessa Italia degli anni Trenta, inoltre, era molto più ricca di quanto Flaiano fosse disposto ad ammettere, ma al di là di questo

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http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/vero-flaiano-c-poco-scherzare-1759680.html

 

 

 

 

 

 

 

In principio era il corpo: viaggio nei Miti della Creazione

Scritto il 13/9/10

 

Chi siamo? Da dove veniamo? La stessa domanda rimbalza nel tempo, attraverso migliaia di anni. Le civiltà hanno trasformato la terra, ma qualcosa è rimasto perfettamente intatto: il corpo umano, primitivo strumento di carne e sangue, alfabeto gestuale di tutti i Miti della Creazione attraverso cui i nostri antenati hanno tentato di rispondere all’eterno quesito dell’origine. L’uomo? Modellato da Con Tiqui davanti a grandi caverne, secondo il mito Inca. O addirittura espulso dal corpo di Mbombo, il gigante bianco dei Bantu africani, che «un giorno sentì un fortissimo dolore allo stomaco e vomitò il sole, la luna e le stelle». Cosmogonia e creazione, mitologie dai continenti: dilatazioni poetiche per tentare, forse, di recuperare il senso di quello che siamo.

Stephania Fiorentino, diplomata alla Performing Arts University di Torino, scuola specializzata in teatro fisico sotto la guida di Philip Radice, ne fa una questione strettamente antropologica: il teatro come medium inossidabile di saperi ancestrali, sedimentati nell’identico gesto originario ripetuto per “spiegare” la nascita del mondo e dell’uomo sulla terra. «In un mondo che corre freneticamente avanti, si fa sempre più determinante la necessità di volgere lo sguardo anche indietro, al passato», spiega Stephania, che dirige a Torino uno straordinario stage di teatro corporeo. Obiettivo: «Ricercare le proprie origini e il proprio senso di appartenenza alla “comunità umana”, ormai così individualista, partendo proprio dall’indagine sui Miti della Creazione».

Miti fondativi che, ad ogni latitudine, rappresentarono probabilmente la prima forma di racconto che rispondesse ad alcune delle principali domande che da sempre l’uomo, non appena ebbe sviluppato un’autocoscienza, si è posto: da dove proveniamo, che cosa siamo esattamente. Domande, spiega il maestro Jacques Locoq, che ogni bambino riproduce non appena si affaccia sulla vita: «Il bambino mima il mondo per riconoscerlo e così si prepara a viverci. Il teatro è un gioco che continua questo avvenimento». Se il teatro è il medium, il corpo è il suo strumento immutabile nei millenni: «I Miti della Creazione nascono da antiche tradizioni orali e il corpo che l’uomo usava allora per esprimerli è lo stesso dell’uomo moderno».

Un’implicazione affascinante: nonostante la storia della terra, l’essenza dell’uomo non è cambiata e le domande a cui cerca di dare una risposta (attraverso la dimensione teatrale, per esempio) sono in

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

La strana storia dell’Associazione Rousseau

Posted On 19 Settembre 2019By Marco Canestrari

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/7BAGEr0CTHo

Vale la pena ricordare la storia della Associazione Rousseau. Casaleggio, con una lettera sul Corriere, apparecchia la sua visione di democrazia e col il suo Movimento 5 Stelle, dal governo, si propone di attuarla. Nei prossimi giorni commenterò punto per punto la sua riflessione.

Non ci sono state molte risposte meditate, organiche, ragionate. Pochi commenti all’articolo del proprietario del primo partito di governo che immagina di sbarazzarsi del parlamento e delle rappresentanze.

Forse non ve ne siete accorti, ma sta già succedendo. Il Movimento 5 Stelle ha preteso, nel programma del nuovo governo, che si approvi la riduzione dei parlamentari. Viene fatto senza uno studio sulle conseguenze rispetto ai processi democratici che coinvolgono il Parlamento.

La prima picconata di Casaleggio verso la sua visione di democrazia senza rappresentanti, quindi senza responsabilità.

Ha senso, quindi ricordare come Casaleggio abbia implementato nella sua sfera d’influenza questa visione. Le motivazioni e le conseguenze le ho spiegate in questo articolo: i soldi che servirebbero

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https://www.marcocanestrari.it/2019/09/19/la-strana-storia-associazione-rousseau/

 

 

 

 

 

I magistrati francesi collaborano con quelli italiani per affossare ENI

Evidentemente la Francia vuole impossessarsi del cane a sei zampe, per salvare la sua problematica Total (i politici filofrancesi vicini al governo italiano avallano, E. Letta, Gozi, Gentiloni ecc.)

28 SETTEMBRE 2019 DI MITTDOLCINO

 

 

Si, la Total è messa male. Precisamente da quando il suo ex AD, morto anni fa in uno strano incidente a Mosca dopo aver fatto l’All In con la Russia sulle risorse da estrarre in loco, ha perso riserve. Invece ENI, nonostante la Libya, messa a ferro e fuoco proprio dai francesi, è ricchissima di risorse petrolifere.

Peccato che ogni due per tre un magistrato “senza piedi neri” in Italia, e ora anche qualcuno magari “coi piedi neri” in Francia cerchi di metterla alle strette.

ENI equivale ad Italia, interessi Italiani e sovra stato italiano.

Se si frega ENI si frega l’Italia.

Il buon Sapelli sono mesi che lo dice: 

l’attacco al sovranismo era un attacco che vedremo a breve riproposto anche su ENI.

Ecco che puntuale arriva, l’attacco a San Donato. Oggi però c’è una grande novità: come riportato da Dagsopia, “i magistrati francesi collaborano con quelli italiani” nell’attacco a ENI.

Non aggiungo altro. Andatevi per altro a vedere il CV dell’ex procuratore capo di Milano prima dell’attuale e magari ricaverete buoni spunti in materia, ben ricordando che tale procuratore fu quello in carica quando EdF prese il controllo di Edison. Quando dico EdF intendo di fatto il ministero della difesa francese, che in precedenza prese il controllo di Edison dopo aver fatto svendere sotto Umberto Quadrino, ex Fiat e legato alla famiglia torinese (con il primo spunto all’acquisto

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Global Strike: nuova religione, certezze piccine come Greta

Scritto il 30/9/19

 

Con Greta, oppure contro Greta: è indifferente, purché si dia spettacolo.

Lo spiega il regista Massimo Mazzucco: intanto, i primi vincitori dell’operazione sono i media. Negli odierni palinsesti televisivi, sempre più stanchi, ogni minuto di ascolto vale oro, in termini pubblicitari. La ragazzina svedese infatti fa audience, e nel modo più comodo e inoffensivo: agita nobili ideali e solleva grandi interrogativi, ma senza mai allarmare il potere. La baby-agitazione sul clima non prevede, domattina, nessun G20 e nessun referendum. Solo parole al vento? Non per forza: può anche darsi che il seme gettato da Greta – diventare più responsabili verso l’ambiente – possa dare frutto, domani, tra i giovanissimi di oggi, quando saranno chiamati a votare e a scegliere leader meno “distratti”. Il rovescio della medaglia è lampante: il rischio è quello di appiattire masse immense su una sorta di non-pensiero, fondato su un assioma indimostrato: e cioè che il surriscaldamento climatico in corso sarebbe senza precedenti, nonché di origine umana. Sicuri? Per nulla: sull’attuale impatto ambientale in termini di temperature si accettano scommesse, mentre se c’è una certezza è proprio questa: la Terra si è sempre surriscaldata, per poi tornare a congelarsi, molto prima della nostra civiltà industriale. Quanto tempo prima, esattamente?

Anche qui, niente è scontato: il più grande sconvolgimento che abbia colpito il pianeta nelle ultime migliaia di anni è diventato verità scientifica soltanto nel 2014, grazie alle scoperte dei geofisici. Non fu colpa delle industrie, ovviamente, ma delle comete che grandinarono prima sull’Alaska e sul Canada, e poi tra le onde del Nord Atlantico. Accadeva 12.000 anni fa. Nel giro di un’ora, migliaia di frammenti cometari colpirono la Terra facendo “esplodere” tutti i vulcani. Collasso termico: grazie a polveri e vapori, nel grande buio le temperature precipitarono di 8 gradi, dando vita a un’inattesa glaciazione di origine extraterrestre durata oltre mille anni, che comportò catastrofiche estinzioni di massa. Avvicinandoci di molto alla nostra epoca, il professor Alberto Prestininzi, professore ordinario alla Sapienza di Roma e fondatore del Centro di ricerca, previsione e controllo dei rischi geologici, ricorda che i due più recenti periodi di riscaldamento globale si sono verificati uno in epoca romana, circa 2000 anni fa, mentre l’ultimo, noto come “periodo caldo medievale”, iniziò circa 950 anni or sono e durò 500 anni. Notare: i modelli impiegati dai climatologi dell’Onu, considerati alla stregua del Vangelo (dai “gretini” e non solo), non sono in grado di spiegare questi due clamorosi riscaldamenti globali dell’era preindustriale.

Ma le prove di quanto siano fallaci i modelli utilizzati per dichiarare lo “Sciopero globale per il clima” ci sono pure nel presente, scrive Attilio Barbieri su “Libero”: prove che smentiscono uno dei pilastri dell’allarme globale. Vale a dire, è ancora il professor Prestininzi a parlare, «la favola che la Nasa fornisca dati che concordano con quelli del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico», il mitico Ipcc. «Basta dare un’occhiata al grafico sulla copertura dei ghiacci nelle calotte polari, pubblicato proprio dall’agenzia spaziale americana: mentre nell’emisfero Nord i ghiacci si riducono, in quello Sud, in Antartide, continuano ad espandersi». Il che non può significare, in nessun modo, il criminale disinteresse per le sorti di un ecosistema sfruttato in modo impietoso, intossicato dai fumi e invaso dalla plastica. Anche se la teologia di Greta Thunberg propone il dogma dell’equazione inquinamento-clima, gli oceani – sempre secondo gli scienziati – starebbero

 

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ECONOMIA

Flessibilità, il diktat dell’Ue (e Gentiloni si allinea subito)

Nonostante le prime aperture, le regole europee non cambiano. E il governo giallorosso viene già “normalizzato”

Michele Crudelini – 29 SETTEMBRE 2019

Avevano fatto notizia le dichiarazioni accomodanti e di apertura da parte di alcuni esponenti uscenti della Commissione europea rispetto al nuovo esecutivo italiano.

Più flessibilità per il governo giallorosso?

Gunther Oettinger, ex commissario europeo al bilancio e noto soprattutto per l’infelice dichiarazione con cui invitava i mercati ad “insegnare agli italiani come votare”, è stato il primo tra questi a lanciare segnali in controtendenza rispetto al passato. “Si farà il possibile per facilitare il lavoro del nuovo governo italiano, quando entrerà in carica”, aveva dichiarato Oettinger, aprendo implicitamente alla possibilità di eventuali concessioni europee in materia di bilancio pubblico.

A seguire si era poi espresso Jean Claude Juncker, ex presidente della Commissione Ue, che aveva addirittura azzardato il paragone tra Giuseppe Conte e Alexis Tsipras, sostenendo che l’Italia ora “potrà essere aiutata”. Insomma dall’Europa il messaggio sembrava piuttosto chiaro: con un esecutivo amico di Bruxelles, i compiti a casa sarebbero stati più facili e all’Italia sarebbe stata garantita una certa dose di flessibilità. Anche dall’Italia l’ottimismo sembrava ormai palpabile e il tema della riforma del patto di stabilità è diventato oggetto di dibattito quotidiano.

Gentiloni smentisce tutti

Inoltre il neo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, a seguito del più recente Ecofin dello scorso 14 settembre, così dichiarava con soddisfazione: “Ho detto che una manovra restrittiva sarebbe controproducente e stiamo lavorando per collocarla nel quadro di una più generale e appropriata ‘fiscal stance’ dell’area euro”. Tutto sembrerebbe far dunque presagire verso una tranquilla e scontata riforma delle regole di bilancio dell’Unione europea.

È arrivata tuttavia una doccia fredda che probabilmente bloccherà e farà del tutto tramontare le velleità del nuovo esecutivo italiano. In vista dell’audizione che dovrebbe portare alla conferma del nuovo incarico di commissario per gli affari economici di fronte al Parlamento europeo, Paolo Gentiloni ha rilasciato risposte in decisa controtendenza con quanto dichiarato in precedenza. “Il mio compito, tra le altre cose, sarà di applicare il Patto di Stabilità facendo pieno uso della flessibilità consentita dalle regole”, ha così dichiarato l’ex Presidente del Consiglio italiano.

Non è prevista alcuna revisione del patto di stabilità

Il patto di stabilità e la sua revisione non sembrano dunque essere per nulla presenti nei prossimi programmi dell’esecutivo europeo. Gentiloni lo dice in maniera piuttosto chiara: qualsiasi tipo di flessibilità sarà esercitata all’interno e nel rispetto delle regole vigenti. Nessuna riforma dunque. A domanda puntuale poi sulla possibilità di analizzare le regole di bilancio, sempre Gentiloni si è limitato dichiarare che: “La discussione permetterà uno scambio di vedute e offrirà l’opportunità di riconciliare posizioni divergenti in modo da ricreare fiducia”.

Proposte di riforme non sembrano dunque essere al momento presenti sul tavolo europeo. Anzi, le riforme sembrano, come al solito, essere invece pretese in ambito nazionale. Come riporta il Sole 24 Ore: “A dire il vero, visto da Bruxelles, lo spazio di manovra per una modifica delle regole di bilancio appare ristrettissimo. Lo stesso ruolo dell’ex presidente del Consiglio appare limitato, tenuto conto del suo mandato comunitario. Paolo Gentiloni non

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Il crollo della Germania è reale e sta accelerando sempre di più

Tom Luongo – 26 SETTEMBRE 2019 

 

Ad aprile vi avevo detto che la Germania era una “Dead Economy Walking”. Oggi posso dirvi che sono sparite le gambe.

La pubblicazione, stamattina, dell’indice PMI [Purchase Managers Index] è stata la peggior notizia che Angela Merkel potesse immaginare: 41,4.

Una figura così orribile che i cani vorranno rotolarcisi sopra.

Nel complesso l’economia tedesca, secondo i Purchase Managers, sta contraendosi.

E con la Merkel che sta mascherando il massiccio aumento delle tasse come un cedimento politico ai Verdi, il futuro della crescita economica sembra decisamente brutto, come si può vedere dal grafico seguente:

A parte tutto ciò che è ovvio, il grande risultato che si può trarre da questo grafico è la coerenza con cui gli analisti — che sono pagati molto più di me — sopravvalutano questo numero. È una brillante rappresentazione della loro faziosità [differenza stima/dato reale].

E potete anche vedere perché questo accade.

La saggezza convenzionale ci dice che Banca Centrale accomodante e tassi d’interesse negativi rappresentano l’altezza dell’alloggio. Insieme, dovrebbero sostenere la continua crescita del manifatturiero perché il credito è a buon mercato.

Ma tutto questo non funziona se gli acquirenti di beni tedeschi non possono più indebitarsi.

I tassi d’interesse negativi dovrebbero far aumentare il flusso di valuta [verso gli acquisti] perché ….. chi è che vuole perdere denaro sui propri risparmi, giusto?

Ma, “paginando” [https://it.wikipedia.org/wiki/Paginazione] Larry

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VLADIMIRO GIACCHE’ – SULLE MENZOGNE UE CONTRO L’ITALIA

Maurizio Blondet  20 Settembre 2019

“Il coraggio di ciò che si sa”

19 Settembre 2019 Vladimiro GiacchèIl Blog / Slider

Pubblichiamo un eccellente testo di Vladimiro Giacchè nel quale è ricostruita la vicenda storica dell’Italia nell’euro, il passaggio di fase in corso, l’interpretazione del Governo Conte 2 e la sua valutazione critica sulla scelta di Patria e Costituzione di provare a giocare la partita nella maggioranza M5S-Pd-Renzi-LeU. Buona lettura.

Vladimiro Giacché

“Il coraggio di ciò che si sa”.

Il secondo governo Conte e la sinistra [1]

Friedrich Nietzsche diceva che bisogna avere “il coraggio di ciò che si sa”.[2]

  1. Quello che sappiamo

Proviamo a mettere assieme quello che sappiamo sulla traiettoria economica dell’Italia negli ultimi decenni, su quanto è accaduto dall’introduzione dell’euro, prima e dopo la crisi e su quanto è accaduto dopo il 4 marzo 2018. Ci aiuterà a capire cosa fare.

1.1. La traiettoria economica dell’Italia negli ultimi decenni è la storia di un successo catastrofico

A differenza di quanto vuole una vulgata diffusa quanto falsa, questo paese negli scorsi decenni ha fatto diligentemente i compiti che gli sono stati assegnati. Ha eliminato la scala mobile (1993), ha eliminato l’economia mista (accordo Andreatta-Van Miert e poi privatizzazioni di Draghi), ha ridotto il debito dal 117% del 1994 al 100% del 2007.

Usando la crisi come spartiacque, possiamo distinguere due periodi, con l’aiuto di un recente paper dell’economista olandese Servaas Storm[3].

Dal 1995 al 2008 abbiamo realizzato un avanzo primario del 3% annuo (principalmente riducendo le spese sociali): nessuno è stato così bravo in Eurozona (la virtuosa Germania nello stesso periodo può vantare un avanzo di appena lo 0,7%, mentre la Francia evidenzia un disavanzo dello 0,1%). Questo sforzo in teoria sarebbe stato sufficiente per ridurre il debito dal 117% del 1994 a uno strabiliante 77% del 2008. Purtroppo, però questo contenimento della spesa pubblica ha ridotto la crescita e questo ha all’incirca dimezzato la riduzione effettiva (in quanto il rapporto debito/pil è stato mantenuto più elevato dalla conseguente minore entità del prodotto interno lordo).

Dal 2008 al 2018, poi, l’Italia è stata protagonista di un consolidamento fiscale eccezionale. Lo possiamo vedere in questo grafico, tratto dalla ricerca di Storm.[4]

Il consolidamento (restrizione) fiscale italiano ammonta a ben -227 miliardi di euro, a fronte di politiche espansive del valore di +461 miliardi da parte della Francia e di un dato complessivamente neutro per i paesi “Euro-4” (Belgio, Francia, Germania e Olanda). Secondo stime dello stesso Tesoro italiano, questo consolidamento, nei soli anni tra il 2012 e 2015, ha ridotto il prodotto interno lordo del 5% e gli investimenti del 10%.

Tirando le somme, i surplus primari realizzati dall’Italia tra il 1992 e il 2018 hanno sottratto domanda per 1 trilione di euro cumulato. Nel periodo la spesa pubblica non ha conosciuto alcun aumento, mentre gli investimenti sono diminuiti in ragione dello 0,5% annuo. Il disavanzo primario pubblico francese nel periodo ammonta a 475 miliardi, mentre il consolidamento realizzato complessivamente da Germania, Belgio e Olanda ammonta a circa la metà (-510 miliardi) di quello della sola Italia.

Ma siamo stati bravi anche su altri fronti. Ad esempio, abbiamo flessibilizzato il lavoro e contenuto più degli altri i salari (con l’eccezione della sola Germania nel periodo 2005-2010).[5]

I salari sono aumentati di appena il 6% dal 1992 al 2018. Abbiamo così ridotto l’inflazione, aumentato la quota del prodotto interno lordo che va ai profitti, aumentato l’intensità di lavoro, e anche ridotto la disoccupazione sino allo scoppio della crisi, come si vede nel grafico che segue.[6]

Ma al tempo stesso abbiamo ridotto la produttività del lavoro, ridotto l’incentivo a investimenti produttivi e ridotto la domanda aggregata; questo sia a causa sia del calo della quota salari, sia a causa delle misure di austerità.[7]

La crescita cumulata della domanda interna nell’intero periodo tra 1992 e 2018 è risultata inferiore al 7%. Nello stesso periodo essa è cresciuta del 33% in Francia e del 29% in Germania. In tal modo è stato colpito anche il saggio di profitto, che come determinante di nuovi investimenti è più importante della quota parte dei profitti sul pil.

Infine, il dato forse più significativo, che riguarda il calo dei redditi nel periodo considerato. Se nel 1991 il reddito netto medio in Italia era pari a 27.499 euro (a prezzi costanti del 2010), nel 2016 era sceso a 23.277 euro: un 15% in meno.

La conclusione di Storm in relazione alla deludente crescita italiana del periodo è questa: about 60% of the deterioration in Italy’s growth performance can … be directly attributed to Italy s self-imposed commitment to the EMU norms.[8] Ma è più in generale l’Eurozona nel suo complesso ad essere l’area a minor crescita del mondo.

Per questi trent’anni perduti, connotati da deflazione salariale, distruzione dell’economia mista, taglio ai servizi sociali, crescita economica stentata e quindi anche aumento del debito, gli indiziati sono parecchi.

La borghesia italiana, renitente a investire (anche quando, come nel 1992/3, l’aumento degli investimenti era stato pattuito quale contropartita dell’abolizione della scala mobile), ma assai rapida nel salire sulla scialuppa delle privatizzazioni: “il capitalismo delle bollette”, come è stato definito.[9]

L’ideologia (e la prassi) del vincolo esterno: fatta propria da un’intera classe dirigente (politica, tecnocratica ed economica) che all’inizio degli anni Ottanta decide di risolvere i problemi sociali “legandosi le mani” e facendo fare a qualcun altro il lavoro sporco.

In particolare, ai mercati internazionali dei capitali, alle cui amorevoli cure, con il divorzio Tesoro-Banca d’Italia del 1981, avvenuto – non lo si ricorderà mai abbastanza – senza alcun passaggio parlamentare e con un semplice scambio di lettere tra le parti, è affidato il debito pubblico italiano: con il risultato di vederlo raddoppiato in 10 anni.

Poi, per risolvere il problema che avevamo con i mercati finanziari internazionali, abbiamo pensato bene di rivolgerci alla Germania. L’ingresso nell’euro è stato in effetti visto come un traguardo precisamente al fine di ricevere protezione, all’ombra della “credibilità” tedesca, dai mercati internazionali, a seguito della crisi del 1992. Crisi che, a ben vedere, ci aveva dato due lezioni: gli effetti devastanti della speculazione su un paese che aveva scelto – attraverso l’indipendenza della Banca Centrale dal Tesoro – di non monetizzare più il debito, ma anche l’insostenibilità per l’Italia di un sistema a cambi semi-fissi quale lo SME.

Si impara soltanto la prima lezione e, volendo mantenere a tutti i costi l’indipendenza della Banca Centrale realizzata nel 1981, si decide di imboccare la strada che porta a un sistema di cambi (irrevocabilmente) fissi.

Qui entra in gioco un altro protagonista: l’ideologia europeista, condivisa a questo punto non soltanto più dall’establishment tradizionale, ma anche dall’intera sinistra italiana postcomunista: l’Europa è considerata più in generale come una frontiera di civiltà, come uno strumento di modernizzazione del nostro paese (che per la verità era già, pur tra contraddizioni anche gravi, uno dei paesi più moderni del mondo).

1.2. I vantaggi e gli svantaggi della moneta unica 

I vantaggi della moneta unica sono rappresentati dalla fine del rischio di cambio e dalla convergenza dei tassi d’interesse verso quelli tedeschi. La prima ha consentito un incremento ha ridotto i costi di transazione e favorito gli scambi interni all’area monetaria, la seconda ha consentito di ridurre gli interessi sul debito.

Gli svantaggi sono rappresentati … dalla fine del rischio di cambio e dalla convergenza dei tassi d’interesse verso quelli tedeschi. In altri termini: quelle stesse conseguenze della creazione della moneta unica di cui per lungo tempo la nostra pubblicistica ci ha decantato gli effetti positivi hanno avuto effetti negativi non trascurabili.

In effetti la fine del rischio di cambio è l’altra faccia della medaglia della perdita della sovranità monetaria e della conseguente emissione del debito in una moneta straniera, per di più regolata da una Banca Centrale indipendente che ha il divieto di acquistare titoli del debito pubblico degli Stati e il cui unico obiettivo è la stabilità dei prezzi (e non l’occupazione) – caratteristiche che pongono un problema di compatibilità tra gli obiettivi che ispirano la nostra Costituzione e quelli perseguibili nel contesto dei Trattati europei.[10] Inoltre il valore di questa moneta verso l’”estero” (ossia verso i paesi che non fanno parte dell’eurozona) ovviamente sarà il prodotto della media della forza economica dei paesi membri: con il risultato che per il più competitivo la moneta unica sarà una moneta sottovalutata (rispetto a quello che sarebbe stato il valore della sua singola moneta in assenza dell’unione monetaria) mentre per i meno competitivi sarà sopravvalutata. Infine, ed è questo l’aspetto essenziale, l’eliminazione di un meccanismo di mercato di riaggiustamento dei differenziali di competitività quale quello rappresentato dalla flessibilità del cambio – meccanismo che, ove presente, impedisce si creino squilibri troppo marcati nella bilancia commerciale dei paesi membri – accresce l’importanza di un altro fattore di competitività: quello consistente nella “moderazione salariale”. In altri termini, l’impossibilità di effettuare svalutazioni “esterne” costringe alla svalutazione interna, ossia a ridurre e tenere bassi i salari, quale strumento principe per il recupero della competitività.

Come noto, prima della crisi europea la Germania, soprattutto a partire dal 2005 (entrata in vigore dell’Agenda 2010 di Schröder), ha giocato con spregiudicatezza questa carta, come evidenziato tra gli altri dall’economista tedesco Peter Bofinger nel 2015, il quale ha evidenziato il ruolo giocato dalla politica mercantilistica tedesca imperniata sulla “moderazione salariale” nella genesi della crisi dell’Eurozona (cfr. grafico sottostante).[11]

ARTICOLO ESTREMAMENTE INTERESSANTE CONTINUA QUI:

https://www.maurizioblondet.it/vladimiro-giacche-sulle-menzogne-ue-cpntroo-litalia/

 

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

DALLA FINE DEI CONTANTI ALLA MORTE DELLA LIBERTÀ

Pubblicato il 29 Settembre 2019

Hanno avanzato, per l’ennesima volta, una proposta volta a limitare l’uso del contante. Non avendo ancora il coraggio di abolirlo in toto, hanno suggerito di tassare chi preleva dallo sportello e di beneficiare, con sconti fiscali, chi utilizza il bancomat. Ora, l’dea è solo apparentemente idiota. O, meglio, è idiota se esaminata con lo sguardo ingenuo, e alieno da interessi inconfessati, del comunissimo uomo della strada. Ma è lucida e intelligente se vista dalla prospettiva della Matrice e dei grandi potentati economico finanziari. Non a caso, l’ultima trovata arriva da Confindustria, l’associazione di categoria degli imprenditori. Diciamo pure dei capitalisti, per usare un gergo marxiano, nella circostanza più che mai appropriato.
Fatevi un nodo al fazzoletto: la questione del contante, la crociata contro il contante, è una delle ultime trincee da difendere prima della capitolazione definitiva di ogni nostra ulteriore, e residua, libertà. Dicono serva a combattere l’evasione e fanno bene perché ogni disegno concepito in malafede necessita della copertina di Linus di un alibi farlocco, di una motivazione etica, da dare in pasto alle masse beote. In realtà, la giustificazione fa ridere non i polli, ma persino i pulcini. Anche un ragazzino appena scolarizzato è in grado di sapere, e di capire, che l’evasione si gioca su piani, e a livelli, assai più elevati rispetto alla conta degli spiccioli: quelli dell’elusione legalizzata di cui usufruiscono senza vergogna, e col patrocinio delle istituzioni “pubbliche”, le corporation multinazionali e transfrontaliere; e anche quello dei magheggi di bilancio, delle manovre sui libri contabili e di altre formidabili strategie di escapologia fiscale. In entrambi i casi, parliamo di fantastiliardi tutti meticolosamente tracciati.

 

Del resto, per capirlo è sufficiente considerare l’irrisorietà percentuale di banconote e monete sul totale della liquidità in circolazione: appena il 7 per cento contro il 93 per cento di moneta elettronica creata dal sistema bancario col famoso clic del computer.

Fatta piazza pulita di questo mito per gli scemi, indaghiamo brevemente i motivi per cui il grande capitale e le sue tentacolari propaggini, anche politiche, hanno così a cuore l’eliminazione del cash. Le ragioni sono sostanzialmente

 

Continua qui:

https://www.francescocarraro.com/dalla-fine-dei-contanti-alla-morte-della-liberta/

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Immigrato irregolare ruba e picchia i Carabinieri: PM non convalida l’arresto

Andrea Pasini – 29 settembre 2019

Apprendo da un articolo pubblicato da Il Giornale online che a Milano e più nello specifico in via delle Forze Armate un cittadino iracheno stranamente irregolare sul territorio nazionale, entra nel Carrefour per fare la spesa ed esce senza pagare il conto. Il vigilantes in servizi in quel punto vendita lo blocca e gli chiede di mostrare cosa nascondesse sotto il giubbotto: a quel punto il malvivente inizia ad agitarsi, prende il paletto divisorio del supermercato e lo usa per colpire in testa la guardia giurata che riesce nel parapiglia a recuperare una bottiglia rubata dall’irregolare. L’iracheno scoperto se la dà a gambe e si infila nel parco delle Cave. I carabinieri, avvertiti dal vigilantes, si mettono sulle sue tracce. Dopo qualche minuto, il delinquente viene scoperto capisce di essere in trappola ed invece di arrendersi aggredisce pure i carabinieri in servizio. Non c’è due senza tre. Solo alla fine la pattuglia riesce a caricarlo in macchina e a portarlo via, non senza difficoltà.

E qui purtroppo viene il bello. L’immigrato iracheno, proveniente dalla Germania, viene denunciato per rapina impropria e resistenza a pubblico ufficiale. Il suo curriculum dice che è un clandestino che, dopo aver presentato richiesta di asilo all’Italia, si è visto respingere al mittente la domanda di accoglienza. In teoria dovrebbe essere altrove, invece si trova a bighellonare per la città meneghina come moltissimi altri nella sua stessa situazione di illegalità. Ora vi domanderete convinti: l’avranno arrestato? E invece no! Come fanno sapere fonti militari al Giornale.it infatti, il Pubblico Ministero di turno ha deciso di non farlo arrestare perché secondo il magistrato per due bottiglie di vino convalidare l’arresto di una persona è

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http://blog.ilgiornale.it/pasini/2019/09/29/873/

 

 

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Migranti, sbarchi continui a Lampedusa. Nove barchini in meno di 24 ore, più di 200 persone

Notizie contrastanti sulle imbarcazioni che avevano chiesto aiuto nel Mediterraneo. La guardia costiera libica riporta indietro 71 persone forse a bordo del gommone che chiedeva aiuto da 80 ore

di ALESSANDRA ZINITI – 29 SETTEMBRE 2019

Più di duecento persone arrivate a Lampedusa in meno di 24 ore, nove barchini uno dietro l’altro ognuno con 20-25 migranti, sbarcati direttamente in porto o intercettati a poche miglia dalla costa. E poi nessuna notizia del barcone con una cinquantina di persone rovesciatosi ieri davanti alle coste di Misurata di cui aveva parlato Unhcr Lybia, mentre sono sbarcati proprio nel paese africano i settanta a bordo del gommone che chiedeva aiuto da più di 80 ore senza che nessuno intervenisse. Infine, una quarantina di persone – hanno dichiarato di essere algerini – è giunta in Sardegna. E altre due barche con una trentina di persone nel Trapanese

Nella giornata internazionale delle migrazioni che Papa Francesco celebra in Vaticano è drammatico il bilancio delle ultime ore nel Mediterraneo. A Lampedusa per i soccorritori è stata una notte senza sosta, con arrivi incessanti di uomini, donne e bambini su piccole imbarcazioni di legno partite dalla Tunisia con a bordo magrebini ma

 

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https://www.repubblica.it/cronaca/2019/09/29/news/migranti_180_persone_a_lampedusa-237228710/

 

 

 

 

 

 

Sbarchi fantasma.

Così arriva in Italia l’80% dei migranti con barchini e contatti Facebook

Abbiamo passato tutto questo tempo ad assistere al braccio di ferro fra la politica e le ong mentre la maggior parte degli sbarchi avviene in maniera indisturbata con barchini, Facebook e contatti Skype.

di Valentina Furlanetto

Per capire come si fa a entrare illegalmente in Italia non guardate il mare, guardate Facebook. Non sono poche le pagine del social network dove ci si informa su come arrivare via mare nel nostro paese. E queste pagine Facebook sono facilmente raggiungibili, basta smanettare un po’. A un primo colpo d’occhio sembrano normali pagine di consigli di viaggio: le foto della cupola di San Pietro, il disegno di una vespa verde brillante, l’immagine di una gondola.

Poi scorrendo i post ci si accorge che chi frequenta queste pagine e chi vi scrive usa soltanto l’arabo e il russo. A quel punto basta farsi aiutare da qualcuno che parla arabo e russo per capire che si parla di immigrazione illegale. Ci sono le tariffe, i porti turchi di partenza, i tragitti. Ad esempio, per andare da Bodrum a Cosenza ci vogliono tra i 2000 e i 4000 euro.

Nel 2019 sono arrivate in Italia 7032 persone, ma soltanto due su otto sono arrivate con navi mercantili, navi di ong e Guardia Costiera. L’80% è invece approdato in Italia autonomamente, su barchini e piccoli gommoni. Sono dati del Viminale aggiornati al 25 settembre. Insomma abbiamo passato tutto questo tempo ad assistere al braccio di ferro fra la politica e le ong mentre l’ 80% degli sbarchi avviene in maniera indisturbata con queste modalità: contatto via internet, accordi via skype, primo pagamento, presa in carico da parte dello scafista, attraversata, sbarco.

Usano barchini o gommoni piccoli, oppure le barche a vela, eludendo i controlli, senza dare nell’occhio. A volte vengono intercettati a poche miglia dalla costa, già in acque italiane, dalla Guardia Costiera o dalla Guardia di Finanza. A volte approdano da soli, al buio, arrivano e si dileguano.

Leggi anche: Radio24/ Sbarchi fantasma. Quando il viaggio dei migranti non si vede

Il procuratore di Agrigento Salvatore Vella è impegnato da anni su questo fronte di indagine. «Non possiamo dire che siano davvero questi i numeri – ha detto il procuratore a Radio24 – Gli sbarchi fantasma sono

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https://www.ilsole24ore.com/art/sbarchi-fantasma-cosi-arriva-italia-l-80percento-migranti-barchini-e-contatti-facebook-AC8UyRn

 

 

 

 

 

 

MIGRANTI, EX PREMIER LETTA (PD): “SÌ ALLO IUS CULTURAE E VOTO AI SEDICENNI”

30 Set 2019 stopcensura

Sì allo ius culturae e, soprattutto, sì al voto ai giovani che hanno compiuto 16 anni di età.

Dalle colonne di Repubblica, l’ex premier Enrico Letta, oggi direttore di Science Po a Parigi, lancia un appello al governo per “una riforma costituzionale da fare in un anno: il voto ai sedicenni”. “È urgente – sottolinea Letta – e con questa maggioranza si può fare.

Per l’ex presidente si tratta di “un modo per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: “Vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esista un problema di sotto-rappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi”.

Quanto allo ius culturae “è uno dei temi sul quale si gioca la capacità del Pd di dimostrare leadership e al tempo stesso rispettare gli alleati” sottolinea Letta. “Il momento è ora – spiega– non si aspetti per

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https://stopcensura.info/migranti-ex-premier-letta-pd-si-allo-ius-culturae-e-voto-ai-sedicenni/

 

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Un paese che per 155 euro pagati dal datore di lavoro (base 100 di stipendio lordo) con una tassazione abnorme ne fa arrivare al dipendente solo ca. 55 è un paese finito.

Quanto andrà avanti ancora? Perché i politici fanno finta di non vedere “la loro Grecia”?

27 SETTEMBRE 2019 DI MITTDOLCINO

 

Ecco il ricambio (rottamato) oggi ri-venduto per nuovo, che continua a prendere in giro gli italiani: restando nell’euro le tasse non possono scendere! [notate, Renzi illude gli italiani precisamente nella stessa maniera dell’altro Matteo, Salvini]

Per combattere il sistema ci vuole metodo, che nelle scuole straniere viene insegnato già nella più tenera età. In Italia che io sappia solo agli ingegneri viene insegnato un vero metodo, ma solo all’università. Visto che sono ingegnere ed ho anche studiato all’estero mi permetto di suggerire di usare proprio tale leva se si vogliono cambiare le cose (non è detto che si riesca: a me sembra che agli italiani vada ancora bene il declino attuale, purtroppo).

Or dunque ieri Stefano Beraldo, a capo del gruppo Upim-OVS, a Radio 24 ha svelato quello che agli addetti ai lavori ben sanno: a fronte di 100 euro lordi pagati ai dipendenti, il datore di lavoro tra contributi, tasse, INPs ecc. ne sborsa 155. Di questi solo ca. 55 vanno al dipendente in busta paga come netto.

Ossia, il cd. cuneo fiscale – o tax wedge in inglese – va calcolato andando a scavare nei dettagli. Un conto è calcolare quanto è la differenza tra stipendio lordo e stipendio netto, ben altra cosa è andare a valutare il “total cost” del dipendente inclusivo degli oneri lato azienda che il dipendente non vede, rispetto al netto al lavoratore. Tradotto, in Italia 2/3 del salario pagato al dipendente vanno in contributi e tasse!

Faccio per altro notare che circa il 33% dello stipendio lordo – onere pagato dal datore di lavoro, che il dipendente di  norma non  vede – va in montante INPS, ossia in pensione, con il massimo di 100’000 euro di stipendio nominale lordo, ossia con un massimo di 33’000 euro, limite valido per i dipendenti assunti per la prima volta prima se ricordo bene della metà degli anni ’90 del secolo scorso (ad esempio i giudici assunti prima di tale data versano montanti INPS sull’effettivo stipendio anche se superiore a 100’000 uero lordi/anno, ndr). Ossia, 33 euro dei 155 pagati dall’azienda vanno messi da parte per pagare le pensioni del dipendente. In realtà, e questo va capito dagli italiani, tali 33 euro di INPS nel metodo a ripartizione pensionistica italiana – che funziona SOLO se c’è piena occupazione, il motivo è facile da capire in base a quanto segue – serve per pagare le pensioni dei pensionati italiani attuali, ossia prima di tutto dei giudici, che sono i maggiori percettori di pensioni statali.

Pensate che anni fa facemmo una verifica sulla base del rapporto INPS su quanto incassassero i magistrati, se ricordo bene mediamente erano ca. 120’000 euro annui lordi, quasi il doppio dei secondi nella

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https://www.mittdolcino.com/2019/09/27/un-paese-che-per-155-euro-pagati-dal-datore-di-lavoro-2-3-vanno-in-tasse-non-puo-durare/

 

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Sostenibilità

Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il concetto di s. è stato introdotto nel corso della prima conferenza ONU sull’ambiente nel 1972, anche se soltanto nel 1987, con la pubblicazione del cosiddetto rapporto Brundtland, venne definito con chiarezza l’obiettivo dello sviluppo sostenibile (➔ sviluppo) che, dopo la conferenza ONU su ambiente e sviluppo del 1992, è divenuto il nuovo paradigma dello sviluppo stesso. La s., sotto il profilo dei contenuti ambientali, discende dallo studio dei sistemi ecologici, tra le cui caratteristiche assumono rilevanza proprietà quali la capacità di carico, le possibilità di autoregolazione, la resilienza e la resistenza che, nel loro insieme, influiscono sulla stabilità dell’ecosistema. Un ecosistema in equilibrio è implicitamente sostenibile; inoltre, maggiore è la sua stabilità maggiori sono le sue capacità di autoregolazione rispetto a fattori interni, e soprattutto esterni, che tendono ad alterarne lo stato di equilibrio. I fattori che ancor più disturbano l’equilibrio degli ecosistemi sono le relazioni che gli stessi instaurano con un altro tipo di sistema complesso come quello antropico. L’interazione tra i due sistemi complessi aumenta le probabilità di perturbazioni e fa aumentare il rischio di alterazioni irreversibili. In particolare, la ricerca pone attenzione sulla possibilità che si verifichino le cosiddette reazioni non lineari, alterazioni irreversibili dell’equilibrio del sistema ambientale in prossimità di valori soglia della capacità di carico, o se si vuole di recupero, del sistema stesso. La capacità di risposta e regolazione dei sistemi interessati alle perturbazioni a sua volta è tanto maggiore quanto più grande è la varietà strutturale e funzionale del sistema.

Il concetto di s., rispetto alle sue prime versioni, ha fatto registrare una profonda

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http://www.treccani.it/enciclopedia/sostenibilita/

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Chi si nasconde dietro l’egiziano Mohamed Aly?

RETE VOLTAIRE | 23 SETTEMBRE 2019

 

Rispondendo all’appello di Mohamed Aly, alcune centinaia di egiziani hanno manifestato contro la presunta corruzione del presidente Abdel al-Sissi. Secondo AFP (Agence France-Presse), le manifestazioni erano state vietate e ci sono stati 74 arresti.

La maggioranza dei cittadini arrestati è nota per i legami con la Confraternita dei Fratelli Mussulmani.

Mohamed Aly Aly Abdelkhalek è originario di Giza. È stato campione di lotta,

 

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https://www.voltairenet.org/article207705.html

 

 

 

 

 

 

È una rivoluzione quella che incombe. Senza una teoria, non sarà possibile compierla.

“Concedi al tuo servo un cuore prudente, capace di giudicare il tuo popolo innumerevole e discernere il bene dal male” (primo Libro dei Re, 3, 4-12).

 

Risposta a un lettore

Redazione1 settembre 2019megachip.info

(Risposta a Enrico Sanna)

Caro Maestro Chiesa,

 

sto seguendo con molta attenzione i suoi interventi su Pandora e ho notato con quanta serietà, amarezza, tristezza e rassegnazione discute e analizza la nostra stagione storica. Ormai in Italia abbiamo un parlamento che non esprime e rappresenta nessuna delle istanze del popolo e sono consapevole che i padroni occidentali hanno troppo potere da riuscire a impedire che ciò accada. Tuttavia La invito a non porre fine al progetto della Lista del popolo perché è ciò di cui abbiamo bisogno. Forse si parte battuti in partenza ma meglio morire lottando a mio avviso che stando a guardare. Forse è stufo di sentirsi avanzare questa mia richiesta anche da tante altre persone che in lei ripongono stima e fiducia, tuttavia ho voluto anch’io fare il mio tentativo anche a costo di un secco no o di essere mandato al diavolo. Caro Giulietto l’Italia non ha una guida un partito, un movimento che la difenda e per come siamo messi, cioè in condizioni disastrose, servirebbe ben altro che solo la politica. Una casa in macerie deve essere ricostruita dalle fondamenta e noi siamo ben lontani da ciò. Ma l’essere fermo e non lottare rende il popolo complice della sua disfatta e distruzione. Confido nella sua saggezza e in una risposta degna della sua alta persona.

 

Con affetto. Enrico.

 

Caro Sanna,

 

l’incipit della mia risposta è volutamente solenne. Come merita la tua domanda.  Non contiene però nessuna rassegnazione, né tristezza. Perché da tempo ho capito che quello che si sogna è quello che si spera, ma che in politica non si deve sognare.

 

Siamo di fronte a un popolo confuso e inquieto, da troppo tempo sballottato e insultato, che ha perduto anche le sue speranze. Un popolo che non ha gli strumenti per capire, senza guida. Nemmeno quella della propria coscienza, perché anche la sua coscienza è stata corrotta. Perché – come ha scritto Antonio Scurati nel suo davvero memorabile “M” – sono troppi i nostri contemporanei ad essere “sopraffatti da un’esistenza che non capiscono”.

 

Dunque, occorre prudenza per giudicare un popolo, grande di numero, e per

 

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https://megachip.globalist.it/giulietto-chiesa-alternativa/2019/09/01/e-una-rivoluzione-quella-che-incombe-senza-una-teoria-non-sara-possibile-compierla-2045770.html

 

 

 

 

 

 

 

Il Ministero della Verità.

  1. Salomone Megna – 30 settembre 2019

 

Lo stato di Oceania era in guerra perenne con lo stato di Eurasia e di Estasia.

Aveva un’organizzazione totalitaria che si fondava sul partito unico e su quattro ministeri: il ministero della verità, il ministero dell’amore, il ministero della pace ed il ministero dell’abbondanza.

Il ministero della verità svolgeva un ruolo particolarmente importante in Oceania.

Ubicato in una struttura di forma piramidale, alta trecento metri e con più di tremila locali, aveva il compito di divulgare le informazioni, di realizzare le pubblicazioni e di produrre le trasmissioni.

Era, nello stato di Oceania, il custode dell’ortodossia e del bi-pensiero.

Sulla facciata dell’immenso immobile in cui era allocato campeggiavano in bella mostra i principi etici fondanti di Oceania: “ La guerra è pace”, “ La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”.

Tra i compiti del ministero della verità vi era anche quello di revisionare i libri di storia e le documentazioni precedentemente prodotte, onde renderle compatibili con la posizione politica del momento.

Infatti, secondo il partito unico, “chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.

Questo scenario distopico è contenuto nel romanzo “1984”, scritto da George Orwell nel lontano 1948, ma è quanto mai attuale.

Fu scritto come atto di accusa ai regimi liberticidi del tempo, in modo particolare allo stalinismo. Ora tali sistemi sono quasi del tutto scomparsi, eppure il romanzo descrive perfettamente quanto sta avvenendo oggi, nel mondo unipolare governato dal pensiero unico, quello neocapitalista, che ha la pretesa totalitaria di voler piegare la realtà e le persone ai suoi dettami, quelli dell’anarchia dei mercati e del consumo illimitato, che dovrebbero condurre alla prosperità ed alla felicità i popoli, di qualsiasi nazionalità essi siano, ma che alla fine è solamente un modo per ridurre all’obbedienza i parlamenti, democraticamente eletti e svuotare le istituzioni di qualsiasi potere effettivo onde consentire lo scandaloso arricchimento di pochi.

Auri sacra fames!

Dell’attualità di Orwell e dei suoi scritti le recenti vicende politiche italiane sono un sesquipedale esempio.

Non è forse una pratica di bipensiero il rinnovato incarico al Presidente Conte, credo primo caso al mondo di capo del governo che deve garantire “discontinuità”, da se stesso?

Vedendo i curricula di alcuni ministri non verrebbe da dire che “l’ignoranza è forza “?

Ma non è questo l’argomento di questo articolo.

Voglio portare all’attenzione dei nostri lettori, senza ambagi e senza indugi, come l’inutile Parlamento Europeo abbia ormai assunto i compiti svolti dal ministero della verità dell’opera orwelliana.

Mi riferisco più propriamente alla risoluzione del Parlamento approvata a Strasburgo il 19

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https://scenarieconomici.it/il-ministero-della-verita-di-r-salomone-megna/

 

 

 

 

 

 

 

Hong Kong, torna il «Trattato di Nanchino»

di Manlio Dinucci

Dopo la restituzione alla Cina della loro provincia speciale, appare evidente che i giovani protestatari di Hong Kong hanno adottato la cultura britannica. Ignorano la storia del loro Paese e quanto devono alla Cina Popolare. Ai loro trisavoli Londra non portò che miseria e desolazione, causando il crollo dell’Impero di Mezzo.

RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 18 SETTEMBRE 2019

 

Le Guerre dell’Oppio rappresentano il paradigma del colonialismo britannico: Londra non cercò di dominare politicamente la popolazione cinese, ma esclusivamente di sfruttarla economicamente. Per imporre il consumo di droghe, Sua Graziosissima Maestà, la regina Vittoria, scatenò due guerre che fecero diversi milioni di morti.

 

Centinaia di giovani cinesi, davanti al Consolato britannico a Hong Kong, cantano «Dio Salvi la Regina» e gridano «Gran Bretagna salva Hong Kong», appello raccolto a Londra da 130 parlamentari che chiedono di dare la cittadinanza britannica ai residenti dell’ex colonia. La Gran Bretagna viene fatta apparire così all’opinione pubblica mondiale, specie ai giovani, quale garante di legalità e diritti umani. Per farlo si cancella la Storia.

È quindi necessaria, prima di altre considerazioni, la conoscenza delle vicende storiche che, nella prima metà dell’Ottocento, portano il territorio cinese di Hong Kong sotto dominio britannico.

Per penetrare in Cina, governata allora dalla dinastia Qing, la Gran Bretagna ricorre allo smercio di oppio, che trasporta via mare dall’India dove ne detiene il monopolio. Il mercato della droga si diffonde rapidamente nel paese, provocando gravi danni economici, fisici, morali e sociali che suscitano la reazione delle autorità cinesi. Ma quando esse confiscano a Canton l’oppio immagazzinato e lo bruciano, le truppe britanniche occupano con la prima Guerra dell’Oppio questa e altre città costiere, costringendo la Cina a

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https://www.voltairenet.org/article207658.html

 

 

 

 

 

 

POLITICA

Taglio numero parlamentari: una riforma oligarchica (saggio breve di Giuseppe PALMA)

29 SETTEMBRE 2019

 

Qui di seguito, in formato PDF, un mio saggio giuridico (saggio breve) sugli aspetti di criticità della riforma costituzionale che prevede la consistente riduzione del numero dei parlamentari.

 

Per come è strutturato il Ddl di revisione costituzionale, in assenza di contrappesi idonei, il rischio è quello di spianare la strada ad una forma di rappresentanza parlamentare (e conseguentemente di governo) oligarchica.

 

Cliccare il link per consultare il saggio in PDF:

 

http://backend.abruzzoweb.it:8080/uploaded_files/PalmaRiforma.pdf

 

Avv. Giuseppe PALMA

 

https://scenarieconomici.it/taglio-numero-parlamentari-una-riforma-oligarchica-saggio-breve-di-giuseppe-palma/

 

 

 

 

 

 

 

QUINTE COLONNE?

Maurizio Blondet  16 Giugno 2018             RILETTURA

Il 13 giugno scorso Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga, eurodeputato, con le mani in tutte le paste europeiste ed oligarchiche, ha usato un termine “pesante” – e di solito vietato nella polemica politica civile –   per accusare l’opposizione democratica all’euro-oligarchia: “Quinta Colonna”.

“Leader governativi come Orbàn, Kaczynski e Salvini hanno un solo obiettivo, distruggere l’Europa e uccidere la nostra democrazia liberale, e lo stanno facendo assieme a quelle che io chiamo le cheerleader di Putin: Nigel Farage, Marine Le Pen e Geert Wilders”.

“C’è una cerchia del male attorno al nostro continente, che comprende Putin, Erdogan e, se le cose si dovessero mettere male, anche Trump” – aggiungendo – “Politici come Le Pen, Wilders e Farage, sono capaci solo di intascare i soldi del Cremlino e di ricevere gli aiuti dei servizi segreti di Mosca. Sono la quinta colonna di Putin”.

Scoppio di rabbia incontrollabile (come abbiamo visto in Macron) e delirio complottista in un oligarca che sente in pericolo il suo potere: per lui gli esponenti che hanno il sostegno di un’opinione pubblica e di un elettorato che li ha votati, non sono oppositori legittimi; sono quinte colonne pagate, traditori – da fucilare quando i tempi del Più Europa saranno maturi.  Naturalmente, nessuna prova a sostenere la grave accusa.

Per quinta colonna, ci istruisce l’enciclopedia, si intende “un’organizzazione a carattere militare   che opera clandestinamente all’interno di una nazione o città per favorire l’invasore o il nemico”. Se dovessimo dar ragione a Verhofstad ed adottare il suo modo di pensare, saremmo costretti a definire “quinta colonna” di Macron, per esempio, gli italiani che sono stati insigniti della Legion d’Honneur, la massima onorificenza francese, il cui motto è “Honneur et Patrie”: intesa che la “patria” per cui

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https://www.maurizioblondet.it/quinte-colonne/

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

All’Onu 500 scienziati: da Greta sul clima solo menzogne

Scritto il 26/9/19

 

È arrivata una letterina all’Onu. Ha la forza di 500 leoni stufi di stare in gabbia. Sono gli scienziati imprigionati nel bozzolo delle idiozie della fake science.

Sono 500 tra cattedratici e ricercatori dell’intero orbe terracqueo. Nella missiva contestano i dati inventati e il catastrofismo apocalittico di Greta Thurnberg. Ci giocano la faccia e si espongono al linciaggio social. C’è infatti nonostante un clima, questo sì davvero ignobile e ustionante, da caccia alle streghe alimentato dalla piccola strega, una pattuglia di coraggiosi, inutilmente competenti.

 

Il segretario generale dell’Onu António Guterres, che ha creato un ambiente da tempio della Dea Kalì per ospitare Greta dalle dieci braccia e trentatré trecce, ne ha invitato forse uno, almeno uno a sorte di questi 500?

 

Figuriamoci. Nessun dibattito è ammesso. Cosa daremmo per assistere a uno scambio di tesi e dialoghi alla pari tra il Nobel Carlo Rubbia e questa furiosa creatura che sembra venuta da qualche girone dantesco con quegli occhi infiammati, con quei suoi discorsi sui sogni e sulla purificazione che ricordano quelli della gioventù hitleriana? Ci domandiamo: chi ha organizzato questa sua ascesa, chi organizza i viaggi, quale organizzazione le ha fatto fissare tempi e termini della sua partecipazione a questo evento globale? Ci sono concorsi pubblici per parlare all’Onu?

I 500 non hanno avuto citazioni sulle prime pagine del giornalone unico dove si spiega la magia del carisma della ragazzina. Ve ne diamo noi l’avviso, per dare un po’di salutare CO2 a tutti coloro, e sono tanti, che sono stati abbandonati dal servizio pubblico e da quello commerciale, e perciò hanno creduto di essere soli in mezzo a folle oceaniche di pupazzetti robotizzati dalle formule usate anche per aizzare i dobermann. Tranquilli. Non siamo soli. Ci sono gli scienziati, che a differenza di Greta hanno il torto di avere la laurea ed essere in alcuni casi calvi; e c’è anche il buon senso a cui vorremmo fare da megafono.

Siamo in un tempo assurdo. Si crede all’onniscienza delle masse e dei suoi like, e per un senso distorto della democrazia, per cui uno vale uno, stiamo arrivando al manicomio universale con l’umanità che segue la pifferaia verso l’abisso. Funziona così. Siccome milioni di ignoranti affermano in corteo, bloccando i parlamenti, che la terra è piatta e l’araba fenice esiste (più o meno siamo a questo punto) allora, essendo molti più dei 500 scienziati, hanno ragione loro. Una bomba atomica, altro che Hiroshima. Per ora non ha fatto morti, ma può fare persino più danni se il missile ideologico lanciato dalla Profetessa Greta all’Onu si tradurrà in scelte politiche.

È esattamente il contrario di quanto ci viene fatto bere. Altro che

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https://www.libreidee.org/2019/09/allonu-500-scienziati-da-greta-sul-clima-solo-menzogne/

 

 

 

 

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