NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 3 AGOSTO 2018

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 3 AGOSTO 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La Vita è … una cambiale.

(Signori si nasce – film del 1960)

Mal costume mezzo gaudio. La vita secondo Totò, Rizzoli, 2017, pag. 203

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

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EDITORIALE

Lo sterminio mediatico del neomaccartismo antifa

Manlio Lo Presti – 3 agosto 2018

Nonostante il crescente numero di smentite sulla catalogazione “fascista” delle azioni contro i migranti, il DEEP STATE DE’ NOANTRI non molla la presa né chiede scusa. Anzi, rilancia: a settembre saranno organizzate centinaia di manifestazioni con milioni di cittadini in piazza (vedremo) contro le angherie ai danni di Rom e stranieri cosiddetti “immigrati”. Le stesse manifestazioni che non hanno messo su per lo squartamento di Pamela (l’autore è negro e quindi è sotto l’ala titanica e pervasiva del BUONISMO NEOMACCARTISTA. Se fosse stato un italiano BIANCO, ALLORA CAVALLETTE, SOSTITUZIONE ETNICA, MANIFESTAZINI, INTERROGAZIONI PARLAMENTARI ECC. ECC. ECC. ECC. ECC. ECC. ECC.

Aggiungiamo l’imbarazzante silenzio dello Stato teocratico, di Famiglia cristiana e di Avvenire sugli italiani sterminati, violentati, derubati dai cosiddetti immigrati e dalle ruberie dei ROM che non pagano le tasse e non possono essere schedati altrimenti gli imbecilli buonisti citano la frase (che peraltro non è di Brecht: si informassero meglio!) … “alla fine vennero a prendere anche me”, paventando riedizioni di rastrellamenti antisemiti.

 

Nessuno di questi periodici vaticani ha mai parlato e denunciato violenze sugli italiani da parte degli immigrati: un dato gravissimo e di enormi dimensioni che le questure non rivelano per ordine ESECUTIVO delle Prefetture, altrimenti il buonismo neomaccartista mostrerebbe tutte le numerose crepe e devastazioni che sta provocando da troppo tempo nella società italiana della quale ai politici neomaccartisti antifa buonisti non importa proprio nulla, soprattutto quando dicono stupidamente ed ipocritamente: nell’interesse degli italiani.

 

Ancora ci viene tirata in faccia la doppia verità – di matrice gesuitica -: i neri sono buoni, gli italiani sono dei pezzi demmerda, a prescindere, sempre, comunque, ininterrottamente, continuativamente, immarcescibilmente.

 

Tutta questa nube tossica disinformativa serve ai piani alti per nascondere il vero motivo di una recrudescenza immigrazionista-umanitaria-buonista perseguita con una insistenza che sta facendo veramente disgusto e schifo

 

–         da parte delle gerarchie vaticane che si impicciano dei fatti interni di uno Stato straniero,

–         da parte dei gruppi politici e loro satellitini sconfitti alle elezioni che stanno manovrando per fare fusioni che dovrebbero riportarli in sella (un indizio lo abbiamo nei cambi in corso di vertici delle 8 mafie),

–         da parte dell’Unione Europea, creatrice di debito,

–         di disoccupazione,

–         di denatalità del continente,

–         di depressione economica pilotata,

–         di perseguire da breve tempo la via della balcanizzazione dei Paesi membri (staterelli piccoli e affamati sono più manovrabili)

–         da parte dei cosiddetti mercati (ci fanno vedere operatori di fronte a sei schermi ciascuno: questi sono i “mercati”) che agiscono seguendo il mantra #celochiedeleuropa, usando lo spread come una clava per sterminare gli italioti demmerda che osano rifiutare lo sbarco di milioni di cosiddetti immigrati e che osano affermare che il problema riguarda tutti i 27 Paesi della pseudounione: anche qui dovrebbe valere il #celochiedeleuropa, e non solo quando gli italiani devono pagare il debito o finire di sterminare gli ultimi brandelli di stato sociale!

 

Nessuno chiede scusa per i danni che sta provocando la diffusione di notizie false a senso unico come abbiamo appena detto prima. I giornalisti non si sognano nemmeno di darsi una regolata perché ritengono di essere protetti dai piani alti. Dimenticano che le fortune sono erratiche e si ribaltano presto? Niente paura, sono prontissimi ad andare in soccorso del vincitore, con una agilità superiore ai ballerini di danza classica!

Il nostro martoriato Paese ha bisogno di essere governato con coerenza e metodo. Nulla di buono uscirà da NESSUN GOVERNO finché sussiste uno stato permanente di caos istituzionale sociale politico che dura da decenni.   

Una durata eccessiva che fa pensar che anche la ingovernabilità possa essere imputata al caos la cui causa principale è il conflitto permanente fra i partiti che formano la maggioranza e l’opposizione.

Una bella scusa che consente a tutti di uscirne più o meno bene, per ricominciare daccapo a parti invertite al turno successivo deciso dai soliti “amici atlantici” SEMPRE NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI, OVVIO ! …

 

Ricordiamo che l’assassino, alla fine, è sempre il maggiordomo! 

 

Ne riparleremo

 

 

 

 

IN EVIDENZA

Sinistri, era meglio non insistere.

Maurizio Blondet 2 agosto 2018

(MB: L sapete già, ma la si riporta qui per  invitare la sinistre a qualche cautela  nel lanciare le loro campagne di odio Nè i lanciatori di uova sono razzisto-fascisti, anzi uno è figlio di un consigliere comunale del PD; né la cara Daisy, atleta italiana, viene da una   famiglia  modello d’integrazione.

Rispunta un articolo del 2002 con “Iredia Osakue” di Moncalieri arrestato in una retata contro la prostituzione. L’età coincide, carabinieri confermano

Nel caso di Daisy Osakue che ha fatto gridare al razzismo spunta un nuovo sviluppo, tutto da dimostrare, ma comunque piuttosto clamoroso.

Su un articolo di Repubblica del 17 gennaio 2002, riesumato nottetempo da vari tweet di James The Bond, ripreso da Davide Romano sul Primato Nazionale, il tutto poi confermato in un post su facebook dalla giornalista e opinionista Laura Tecce, si racconta della retata dell’Arma dei carabinieri nell’ambito della quale “a Moncalieri i militari hanno arrestato due «maman» nigeriane, Odion Obadeyi, 28 e Lovely Albert, 30 anni, il convivente di quest’ ultima,Iredia Osakue, 29 anni, tutti e tre clandestini e Silvano Gallo, 50 anni, di Nichelino che aveva formato una gang specializzata nello sfruttamento di decine di prostitute di colore il cui ingresso clandestino in Italia era favorito da un «phone center» di San Salvario”.

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/sinistri-era-meglio-non-insistere/

 

 

 

 

Stupra e pesta una 17enne al parco. Il migrante non potrà essere espulso

Il marocchino sbatte a terra e violenta una 17enne in un parco a Rho. Poi la pesta con calci e pugni per rubarle il cellulare

Claudio Cartaldo – 02/08/2018

Ha il permesso di soggiorno e quindi “non potrà neppure essere espulso“, dice irritato Paolo Grimoldi.

E pensare che il 19enne marocchino ha sbattuto a terra, stuprato e infine pestato selvaggiamente una minorenne.

Siamo a Rho, piccolo centro nel Milanese. Nel parco di via Mazzo il 19enne marocchino si trova in compagnia di una 17enne. È lunedì mattina. I due si sono conosciuti occasionalmente la sera prima. Lui è ubriaco. La prende, la spinge a terra, abusa di lei e le ruba il cellulare. Per frenare la sua resistenza poi la picchia a calci e pugni.

La giovane, sotto choc, si è rivolta il giorno dopo ai carabinieri di Rho nella speranza di trovare il colpevole e assicurarlo alla giustizia. Immediate sono partite le indagini e gli accertamenti.

 

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/stupra-e-pesta-17enne-parco-migrante-non-sar-espulso-1561179.html

 

 

 

 

 

“Pronti a non eseguire ordini”. E Salvini non dà udienza alla Ong

La Aquarius torna in mare dopo un mese. Msf e Sos Mediterranée: “Non porteremo migranti in Libia. La nave sarà costretta a rifiutare qualunque ordine da parte delle autorità marittime di sbarcare in Libia le persone soccorse”

Claudio Cartaldo – 02/08/2018

La nave Aquarius è pronta a tornare di fronte alla Libia.

Leva l’àncora e si dirige nell’area di mare dove spera di salvare migranti. Lo avevano annunciato ieri e oggi, in una conferenza stampa, confermano l’intenzione di navigare nelle acque ora più ostili del Mar Mediterraneo. “Il motivo per cui torniamo in mare – dice Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia – è che c’è un emergenza umanitaria in corso e noi ci occupiamo di questo, a noi non interessano i giochi politici”.

A giugno l’Ong ha chiesto un incontro con Matteo Salvini ma “non ci è stato accordato finora”. Ad aprire loro le porte è stato solo il presidente della Camera Roberto Fico. Ed è probabile che il Viminale non accordi presto di sedersi al tavolo con loro, visto che Msf e Sos Mediterranée sono pronte a non eseguire gli ordini che gli verranno impartiti se questi cozzeranno con i loro principi umanitari. Vedremo.

 

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/pronti-non-eseguire-ordini-e-salvini-non-incontra-ong-1561169.html

 

 

BELPAESE DA SALVARE

STRADE DISSESTATE, INCIDENTI, MANUTENZIONI INESISTENTI, ESPEDIENTI PER FARE CASSA: BENVENUTI NEL QUARTO MONDO.

 

 

 

Post di Sofia

 

1)– Sui quotidiani romani è un continuo riportare lo stato delle strade dissestate, le buche che non vengono riparate, i continui incidenti mortali, ma non si tratta di un fenomeno solo romano. Tutti i comuni d’Italia, con qualche eccezione, non effettuano più le manutenzioni indispensabili da anni, così che il  dissesto del territorio va sempre più verso livelli irrecuperabili e la cosa peggiore è che i cittadini hanno assunto un atteggiamento rassegnato (e di certo, in molti casi, anche inconsapevole).

Parliamo di un fenomeno apparentemente banale, ma che ha risvolti economici e sociali non indifferenti su cui possiamo provare a fare un punto e qualche semplice riflessione.

 

2)– Innanzitutto occorrerebbe sapere che per quanto attiene alla manutenzione stradale, vi dovrebbero essere dei fondi, percepiti attraverso tasse o sanzioni, a ciò specificatamente finalizzati.

Iniziamo dalla tassa automobilistica (bollo auto) è una tassa di proprietà dei veicoli (e non una tassa di circolazione e, quindi, dovuta a prescindere dall’effettivo utilizzo), che grava sugli autoveicoli e motoveicoli immatricolati sul territorio italiano ed il cui versamento è a favore delle Regioni di residenza.

La fonte principale della tassa è il D.P.R. 5 febbraio 1953 n. 39 il quale, all’art. 10 stabilisce le modalità di ripartizione delle somme per metà in proporzione della superficie e per metà in proporzione della lunghezza delle strade, mentre i Comuni non possono imporre alcuna tassa sui veicoli (anche se di fatto lo fanno attraverso le multe, su cui tornerò).

Nel 2015 Renzi propose l’abolizione del bollo e per questo si rinvengono alcuni dati sull’entità di questo gettito. Questa imposta pare garantire ogni anno circa sei miliardi di euro (v. anche qui), che finiscono nelle casse delle Regioni, a cui si sommerebbero seicento milioni di competenza erariale, che vanno sotto il nome di superbollo. Il Bollo parrebbe incidere, quindi, per l’11,7% del totale delle entrate delle imposte e tributi propri delle Regioni. È quanto emergerebbe da un’analisi della Uil Servizio Politiche Territoriali dall’elaborazione dei Bilanci di previsione delle Regioni del 2015.

Nello specifico, le tasse automobilistiche avrebbero assicurato in Lombardia 849 milioni di euro (il 9% del totale del gettito dei tributi propri), nel Lazio 775 milioni di euro; nel Veneto 595 milioni di euro; in Emilia Romagna 550 milioni di euro.

Dalla normativa non si evince un vincolo di scopo del bollo auto e, vista la condizione delle nostre strade, è stato proposto (all’attuale governo) di trasformare in fondo per la manutenzione e messa in sicurezza ordinaria e straordinaria delle strade comunali, provinciali e statali, i soldi del bollo auto VINCOLANDO  a tale scopo il ricavo annuo derivato da questa tassa regionale, facendola diventare una tassa di scopo.

Si discute anche di una tassa automobilistica europea che dal 2026 si calcolerebbe in tutti i Paesi UE non più su potenza e inquinamento ma sui chilometri percorsi il che denota, appunto, che questa tassa debba essere erogata in ragione del consumo che in maniera parcellare grava su ogni possessore di auto che utilizza le necessarie infrastrutture le quali, a loro volta, richiedono le necessarie manutenzioni.

Visto che, a giudicare dallo stato delle strade, non pare che queste somme siano effettivamente utilizzate per la manutenzione e il rifacimento delle strade, il bollo auto viene percepito dalla collettività sempre più come ingiusto ed intollerabile.

 

3)– A partire dal 1° gennaio 2018 ( in conseguenza di quanto stabilito dall’articolo 1, comma 460, della legge 232/2016) sono cambiate le regole di impiego degli oneri di urbanizzazione, che in forza del comma 460 della legge 232/2016 torneranno – senza più alcuna limitazione temporale – a essere vincolati solo ed esclusivamente per alcune finalità tra cui la realizzazione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria.

La dicitura è abbastanza generica da consentire qualche margine di manovra. Certo è, però, che questo vincolo impedisce ai Comuni di utilizzare le risorse nei settori in cui si verificano le maggiori emergenze, compresa la manutenzione stradale.

 

Continua qui: http://orizzonte48.blogspot.com/2018/07/strade-dissestate-incidenti.html

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

La Cina ha una base in Argentina
Così Pechino si prende il Sudamerica

Ago 3, 2018 – Lorenzo Vita

 

La sfida fra Cina e Stati Uniti nel mondo si arricchisce di un nuovo terreno di scontro: l’Argentina. Negli ultimi giorni, infatti., c’è una novità nel territorio sudamericano: una base radar impiantata da Pechino nelle distese della Patagonia. L’informazione è stata riportata dal New York Times con un reportage dall’area dove è sorta la base.

La scelta del governo cinese e l’accordo con quello di Buenos Aires stanno mettendo in seria difficoltà gli Stati Uniti, che da sempre considerano l’America latina una sorta di cortile di casa. Perché è evidente che dietro una stazione radar, si nascondono legami politici, economici e militari che dimostrano la penetrazione della Cina in questa parte di mondo.

La costruzione della stazione radar

La stazione di controllo satellitare, una delle più importanti costruite dalla Cina in territorio straniero, è costata circa 50 milioni di dollari. Una delle sue strutture principali è chiaramente l’antenna, un’immensa torre di metallo dal peso di 450 tonnellate.

Da quanto si è potuto capire, la stazione ha iniziato a funzionare a marzo. L’obiettivo di questo radar, a detta dei ricercatori cinesi, è quello di contribuire a uno dei programmi spaziali più innovativi e audaci dei Pechino: la conquista del lato più lontano della Luna. Un obiettivo difficilissimo, ma che in Cina stanno prendendo in seria considerazione, investendo decine di milioni di dollari.

La base argentina è parte integrante di questo programma. Che servirà non solo a scopi scientifici ma, secondo molti esperti militari americani, a scopi anche d’intelligence. La presenza di una base radar, che tutti gli abitanti locali intervistati definiscono “militare”, allarma il Pentagono per i possibili risvolti nella sicurezza delle infrastrutture militari americane disseminate in territorio sudamericano.

La penetrazione cinese in Sudamerica

Quello che è fondamentale in questa notizia non è soltanto l’importanza (evidente) di una base di questo tipo da un punto di vista scientifico e militare, ma cosa essa simboleggia. Questa struttura è l’emblema della penetrazione della Cina in America Latina. E il modo in cui il governo di Pechino si è accordato con quello di Buenos Aires è ancora più rilevante per comprendere le dinamiche di questa espansione del dragone.

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/cina-argentina/

 

 

Che cos’è il Gruppo Wagner
I contractors al servizio della Russia

Ago 2, 2018 – Lorenzo Vita

 

Uomini pronti a tutto, addestrati alla guerra, quasi sempre ex militari dell’esercito russo che, dietro lauto compenso, offrono i propri servigi al Paese attraverso un’impresa privata. Sono questi i componenti del Gruppo Wagner, al centro delle cronache odierne per la morte di tre giornalisti russi che investigavano sull’impiego dei contractors in Africa da parte del Cremlino.

Cos’è il Gruppo Wagner

Il Gruppo Wagner nasce nel 2014 per mano di Dmitriy Valeryevich Utkin, ex colonnello delle forze speciali russe nato nel 1970 in Ucraina. Da tempo sotto la scure delle sanzioni del Dipartimento del Tesoro americano, Utkin è un uomo misterioso, di cui si sa pochissimo. L’unica certezza è che viene considerato da più parti come un uomo legato a doppio filo con Vladimir Putin.

Non è un mistero, ad esempio, che Utkin abbia partecipato al ricevimento offerto dallo stesso presidente russo ai reduci della guerra in Siria. A dicembre, fra i 300 invitati in occasione della Giornata degli eroi, in cui erano ospitati “militari e civili che hanno dimostrato particolari coraggio ed eroismo”, c’era anche lui, Utkin.

Ma Putin non è il solo uomo a cui sarebbe legato l’ex colonnello degli Spetsnaz . Ce ne sarebbe un altro, in particolare, che è considerato il fulcro dell’enorme quantità di denaro e potere che ha assunto nel tempo il gruppo Wagner: Evgheny Prigozhin. L’uomo è uno dei più ricchi di Russia. A capo circa una trentina di società  di un impero che va dal catering ai ristoranti stellati, il suo nome è apparso anche nel filone di indagini del Russiagate. Secondo le accuse dei federali americani, l’impero di Prigozhin sarebbe la base delle interferenze russe nelle elezioni del 2016 con cui Donald Trump ha battuto Hillary Clinton.

Questo molteplice livello di accuse contro Utkin e Prigozhin fa comprendere quanto sia importante questo gruppo di contractors. Non è solo un’organizzazione paramilitare. Il ruolo del Wagner è strategico e politico ed è al centro della guerra di intelligence fra Russia e Stati Uniti. I servizi Usa considerano il gruppo la longa manus del Cremlino. Ed è per questo che questa uccisione dei giornalisti in Repubblica centrafricana assume dei connotati molto importanti. C’è una sfida ben più ampia che si gioca riguardo ai cosiddetti mercenari.

Dov’è impiegato il Gruppo Wagner

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/gruppo-wagner/

 

CULTURA

Huxley alla ricerca di “nuovi mondi”

Così il romanziere raccontò le sue esperienze con mescalina&affini

Luigi Mascheroni – 02/08/2018

L’ultimo lungo viaggio intellettuale e letterario di Aldous Huxley iniziò una mattina di maggio del 1953 a Los Angeles, quando il dottor Humphry Osmond, lo psichiatra che inventò il termine «psichedelia», gli portò dal Canada una dose di mescalina.

Lo scrittore aveva 59 anni. E dopo aver provato gli effetti dell’alcaloide contenuto nel peyote, la pianta sacra del deserto messicano («senza dubbio l’esperienza più straordinaria e significativa al di qua della visione beatifica»), avrebbe trascorso gli ultimi dieci della sua vita in un crescente interesse per le aree della parapsicologia, dell’ipnotismo, della farmacologia e della ricerca nel campo delle droghe: oltre alla mescalina («Usandola la coscienza non viene limitata, ma enormemente ampliata, e la psiche si apre in tutta la sua estensione, fino alle più alte vette del superconscio»), provò l’LSD, l’ololiuqui, la psilocibina…

Nel 1932 Huxley aveva pubblicato il romanzo Il mondo nuovo, in cui immaginava una società del futuro dove la popolazione è controllata dallo Stato unico attraverso la somministrazione di una droga euforizzante e antidepressiva, il soma. Vi ricordate? «Tutti i vantaggi del Cristianesimo e dell’alcol, e nessuno dei loro difetti». Bene. Ora per Huxley è arrivato il momento di capire se quella visione era destinata a rimanere nel campo del fantastico, oppure, cambiata di segno (non più una droga che incatena e stordisce, ma che libera e illumina), poteva diventare una verità scientifica. E così comincia il pellegrinaggio attraverso le terre incognite della mente, con la mescalina come «mezzo» per traghettare dal Vecchio Mondo della realtà quotidiana ai Nuovi Mondi del subconscio.

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/huxley-ricerca-nuovi-mondi-1560899.html

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Parma, cento aggressioni in dieci mesi: ecco tutti gli episodi

www.gazzettadiparma.it| – 6 novembre 2017

 

Dagli scippi alle rapine, dalle risse alle aggressioni: tutti gli episodi accaduti a Parma nel 2017.

A leggerli giorno dopo giorno sulle pagine di cronaca fanno un certo effetto, ma in fondo ci si abitua (quasi) a tutto e si finisce per non farci caso più di tanto. Però a vederli messi tutti in fila uno dietro l’altro, in un dettagliato elenco che è quasi una galleria degli orrori di casa nostra, fanno tutto un altro effetto: un effetto decisamente più inquietante, che permette di gettare uno sguardo diverso e magari più attento a ciò che avviene quotidianamente e che, talvolta, si tende a sottovalutare. Cosa sono? Sono gli episodi di violenza avvenuti a Parma da gennaio a ottobre. Parliamo della sola città (quindi è esclusa la provincia) e solo di quei fatti di cui la Gazzetta è venuta a conoscenza, ma è lecito ritenere che gli episodi in realtà siano stati molti, molti di più. Quelli inclusi in questo elenco sono 109, che in dieci mesi fanno più di uno ogni tre giorni. E non sono pochi. C’è un po’ di tutto: rapine, scippi, stupri, aggressioni, regolamenti di conti, furti e truffe degenerati in aggressioni, spacciatori e balordi vari che se ne infischiano delle divise e picchiano poliziotti e carabinieri; e poi le risse, tante risse, da quelle classiche in stazione a quelle davanti ai locali, fino a quelle nelle strade dei quartieri caldi della città. Abbiamo incluso nell’elenco solo gli episodi violenti avvenuti in pubblico, ovvero quelli che contribuiscono a delineare il quadro della sicurezza in città, escludendo volutamente quelli (anche molto gravi) che si sono consumati in ambiente domestico. Un elenco che serve per porsi qualche domanda: se Parma sia un posto sicuro, se sia più o meno sicura rispetto a qualche anno fa, se i parmigiani sentano il bisogno di nuovi e diversi modi di affrontare il tema sicurezza da parte delle istituzioni. E altre ancora. Queste domande la Gazzetta ha deciso di porle ai propri lettori: da domani a giovedì, sul nostro sito internet www.gazzettadiparma.it, chiunque potrà partecipare a un sondaggio, i cui risultati saranno pubblicati in seguito dal giornale. Un’occasione per dire la propria e per aiutarci a capire in che direzione sta andando Parma.

5 GENNAIO
Tre donne aggrediscono e rapinano un’anziana in via Massari e la lasciano a terra priva di sensi. Si erano presentate alla porta come rappresentanti di un’associazione che raccogliere abiti usati da destinare ai poveri. Ma la truffa si è trasformata in rapina.
7 GENNAIO
In via Sidoli tre giovani stranieri bloccano un’auto con a bordo due ragazze: tentano di aprire la portiera e di salire, ma la prontezza di riflessi della conducente, che chiude le portiere, evita il peggio e permette alle due di fuggire.
11 GENNAIO
Durante un controllo in viale Vittoria, un 23enne nigeriano butta a terra un carabiniere e tenta la fuga, ma viene bloccato e denunciato.
18 GENNAIO
In piazzale Dalla Chiesa una donna tenta di colpire con una bottigliata un agente della polizia municipale durante un’operazione di controllo nella zona della stazione.
19 GENNAIO
A Marore due finti vigili urbani spruzzano dello spray narcotizzante addosso a una donna dopo essere entrati in casa sua e poi la derubano di tutti i gioielli.
21 GENNAIO
In pieno giorno un impiegato 31enne viene aggredito da una baby gang in via Cairoli: quattro giovanissimi, dopo averlo avvicinato, lo prendono a calci e pugni e poi lo rapinano. «Lo hanno fatto per divertimento», racconta la vittima alla Gazzetta.
22 GENNAIO
In via Doberdò una ragazza di colore viene picchiata e scaraventata giù da un’auto, che poi si allontana sgommando.
23 GENNAIO
Un nordafricano entra alla libreria Mondadori in piazza Ghiaia e tenta di rubare l’incasso: scoperto dalla cassiera, l’aggredisce e poi fugge.
26 GENNAIO
Due finti tecnici riescono a entrare in casa di una coppia di anziani in viale Caprera e aggrediscono la badante che ha capito che si tratta di un inganno. E la truffa si trasforma in rapina.
28 GENNAIO
Una rissa fra ubriachi nel piazzale della stazione finisce a calci, pugni e bottigliate: al pronto soccorso vengono ricoverati un italiano e un nordafricano.
29 GENNAIO
Due balordi con un po’ troppo alcol in corpo vengono alle mani in Ghiaia e se le danno di santa ragione. Sul posto ambulanze e polizia. Alcuni residenti: «Qui è così quasi tutti i giorni».
4 FEBBRAIO
Un 14enne che alle 18.30 cammina insieme a un coetaneo in via dell’Università viene aggredito da un giovane straniero. «Dammi i soldi!», gli intima dopo averlo strattonato, ma i due ragazzini riescono a divincolarsi e a fuggire.
6 FEBBRAIO
Su un binario della stazione un 22enne pachistano che sta litigando animatamente con una ragazza parmigiana viene avvicinato da un capotreno, che cerca di riportarlo alla calma. Ma lui per tutta risposta cerca di aggredirlo.
9 FEBBRAIO
Un giovane nigeriano, fermato in viale dei Mille da alcuni poliziotti per un controllo antidroga, reagisce scagliando la propria bicicletta contro gli agenti (ferendole uno) e tentando la fuga. Fermato dopo un lungo inseguimento, risulta in possesso di vari stupefacenti.

Continua qui: https://www.gazzettadiparma.it/news/news/472795/parma-cento-aggressioni-in-dieci-mesi.html

 

Problemi nell’enclave spagnola: si sta avverando la profezia di Gheddafi?

© REUTERS / FARO TV/REUTERS TV

01.08.2018

 

Giovedì più di 500 migranti africani hanno oltrepassato le barriere di separazione dell’enclave spagnola di Ceuta e si sono introdotti illegalmente in UE. Già nel 2011 quando sembrava che niente facesse presagire una crisi tanto grave, il leader libico Gheddafi quasi fu in grado di prevedere qualcosa di simile prima del suo assassinio.

Questo è riecheggiato nelle pagine dei giornali di tutto il mondo: di mattina presto la guardia civile spagnola e quella marocchina hanno tentato di impedire a centinaia di migranti con un temperamento aggressivo di oltrepassare il confine tra il Marocco e l’UE. Durante quello che sembra un attacco premeditato le forze dell’ordine sono state attaccate con lanciafiamme, escrementi e sostanze corrosive.

Le forze dell’ordine erano smarrite poiché, sebbene si fossero verificati attacchi a Ceuta anche in passato, i migranti non avevano mai avuto reazioni tanto violente. Nell’area circostante l’enclave spagnola aspettano la loro possibilità di entrare in Europa ancora decine di migliaia di poveri africani.

Sebbene il numero delle nuove richieste di asilo all’UE sia diminuito quest’anno, la crisi migratoria al momento sembra aver raggiunto il suo punto più alto. Centinaia di migranti hanno dimostrato di essere decisi ad entrare in UE e nessuno potrà fermarli.

Spinti dalla disperazione e dalla fame sono pronti a mettere a repentaglio la loro stessa vita e la vita degli agenti di frontiera per entrare in Europa. Non accettano i “no”.

La violenza che impiegano contro la polizia è impressionante e dev’essere un segnale d’allarme per Bruxelles. Fino ad ora l’UE non ha risposto a questo incidente, ma, se a breve non sarà elaborato un concreto piano d’azione, vi è il rischio che la violenza e l’anarchia arrivino anche al cuore dell’Europa.

Continua qui: https://it.sputniknews.com/mondo/201808016312674-problemi-enclave-spagnola-profezia-gheddafi/

 

ECONOMIA

FMI AMMETTE: LA GRECIA E’ STATA SACRIFICATA PER SALVARE L’EURO

Maurizio Blondet 2 agosto 2018

(MB. Posto qui questo importantissimo articolo di Evans-Pritchard perché dimostra le conseguenze disumane della dittatura tecnocratica – ossia della perdita di sovranità su economia e moneta.  Gli Stati hanno ceduto potere e sovranità alle tecnocrazie non elette (autoselezionatesi) , in base   alla mitica credenza che i politici sbagliano  per ignoranza o perché sono corrotti –  mentre i tecnocrati sono “scientifici”, ossia  altamente competenti professionalmente, autonomi rispetto alle  influenze politiche,  quindi oggettivi e neutrali. Ed eticamente senza macchia.   Il rapporto qui citato mostra al contrario che i tecnocrati dell’FMI hanno sacrificato la “scienza” e l’oggettività ad uno scopo politico non dichiarato – salvare l’euro, salvare le banche tedesche  e all’inferno il popolo ellenico  – e inoltre sono professionalmente incompetenti, sbagliando clamorosamente valutazioni e previsioni,  finendo nel pensiero magico (“La buona fatina della fiducia” avrebbe risolto tutto, schernisce Evans-Pritchard),  e   nascondendo la  propria incompetenza anche agli organi di controllo.  Ed hanno fatto pagare la loro incompetenza al popolo greco, nel modo più efferato e brutale, senza alcuna pietà, in gran parte per celare la propria stupidità e incapacità professionale.  E questo, nel Fondo Monetario. Ma Unione Europea e BCE sono governati dalle stesse tecnocrazie che  scambiano per “scienza” la loro ideologia e  auto-soddisfazione,  i loro conformismi  spietati: non si fermano a nulla   pur di “salvare l’euro” dai popoli.  Come liberarsi da questa dittatura che sta letteralmente uccidendo le popolazioni d’Europa?  Essa si è messa al riparo dalle rivoluzioni: queste possono rovesciare governi politici; ma non caste di “scienziati” decise a nascondere i loro errori, che si sono esentate dalle conseguenze anche penali dei loro atti di arbitrio, e che hanno in mano le leve del potere vero – a cui certo non rinunceranno gratis. E lo useranno per abbattere il governo attuale. Allora i media diranno: “i mercati” hanno punito i populisti).

 

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/fmi-ammette-la-grecia-e-stata-sacrificata-per-salvare-leuro/

 

 

TECNOLOGIA, LAVORO E POLITICA (APPENDICE AL…FETICISMO)

Contributo di Bazaar con l’apporto “decisivo” di Arturo (Holy Moly!  Cheepers Creepers! I mean: Wow! Grande Medicina per lo Spirito…)

 

martedì 31 luglio 2018

 

(I) Introduzione – (Appendice alla II parte)

Nella prima parte di questi post dedicati al feticismo abbiamo visto come già dalla genesi delle moderne scienze sociali questo fenomeno sia stato indagato con un certo “stupore” da Marx, il quale –  nella sua critica dell’economia politica – ne svela i contenuti «segreti» tramite una celebre, anche se spesso non compresa in questa sua fondamentale dimensione, analisi sociale di filosofia della scienza: Il Capitale.

 

Ciò che fa emergere fenomenologicamente Marx è che alcune istituzioni sociali fondamentali del capitalismo non solo operano in modo indipendente dalla volontà degli attori sociali, ma risultano largamente «invisibili» ad essi in quanto istituzioni sociali: ovvero sono dotate di una «oggettività spettrale», sono percepibili dai sensi solo indirettamente in forma di fenomeni e hanno proprietà «extra-sensoriali», come il «valore di scambio».

 

È in questa invisibilità, e quindi incoscienza, delle mediazioni sociali che consiste il feticismo; è attraverso il dominio eteronomo delle sue «oggettività spettrali» che esso produce alienazione.

 

Gli attori sociali immersi in questo sistema, agiscono senza essere consapevoli del meccanismo che li lega, e sono spinti ad agire in modo funzionale alla produzione e riproduzione sociale, come se questa fosse una necessità naturale.

 

Il parossismo delle contraddizioni generate da queste istituzioni sociali – che sono in qualche modo create dalla mente umana ma allo stesso tempo sono a questa nascoste – viene raggiunto con la moneta.

 

Nella seconda parte abbiamo anticipato, quindi, che se esistono sacerdoti iniziati a questo «mistero» e a questi «segreti» che hanno a che fare col «nebuloso regno della religione», questi chierici sono – parafrasando Federico Caffè – i «pochi iniziati» alla moneta.

 

Quindi abbiamo visto come la peculiare forma di divisione del lavoro del modo di produzione capitalistico, e i sottesi rapporti di proprietà che strutturano la società in classi, rappresentano quindi l’origine dell’alienazione e, quindi, di ogni estraniazione, di ogni perdita d’identità e di anomia intese come fatti sociali, che caratterizza, pur con variazioni anche significative, questo tipo di società.

 

Riprendiamo con una riflessione penetrante sul rapporto fra questa socialità nascosta e l’illusione, e delusione, della libertà individuale che è contenuta in queste righe di un pensatore originale, oggi molto trascurato, come Castoriadis:

«Secondo la sua ideologia esplicita questa società non ha alcun progetto collettivo e non deve averne.

Si ritiene che siano gli individui a dare un senso alla propria vita, indipendentemente da ogni quadro e da ogni progetto collettivo, ciò che è un’assurdità totale. Ogni neonato dovrà inventarsi la propria lingua? E la lingua è un semplice “mezzo di comunicazione”, codice informatico, o piuttosto porta in sé tutti i significati attraverso cui un mondo esiste per la società e la società esiste per sé stessa?

In effetti, evidentemente, nella società contemporanea gli individui non danno senso proprio a niente, sono completamente imbevuti dalle significazioni immaginarie che li socializzano

Abbandonarsi alle gioie del “narcisismo individualista” è semplicemente scimmiottare ciò che stanno facendo 50 o 100 milioni di altri nello stesso momento.

Il contenuto concreto dell’“individualismo” contemporaneo è strettamente sociale. È la faccia individuale del progetto capitalista: aumentare senza limiti la produzione e il consumo. 

C’è quindi sicuramente un progetto sociale, checché ne dica la narrazione corrente, che non è né la semplice risultante dei progetti individuali né è deliberatamente scelto dagli individui, ma che predetermina le scelte e i progetti individuali tanto strettamente quanto avviene, seppure in un’altra maniera, in una qualsiasi altra società eteronoma. Ora, questo progetto è assurdo e indegno e credo che la sua presa inizi a usurarsi [anomia]

 

Continua qui: http://orizzonte48.blogspot.com/2018/07/tecnologia-lavoro-e-politica-appendice.html

 

 

Poste Spread

The Editor 3 agosto 2018

 

Il mese scorso abbiamo commentato la relazione della presidente di Ania e a.d. di Poste Vita, Maria Bianca Farina, in cui si lamentava che lo spread sui titoli di stato fa male alle assicurazioni ed ai loro clienti. Se fossimo stati dei malpensanti, avremmo dovuto segnalare che quello era un modo elegante per mettere le mani avanti sui conti semestrali delle compagnie. Avremmo dovuto.

Ieri sono stati presentati i conti finanziari semestrali di Poste italiane SpA. Premesso che sono numeri decisamente positivi, in termini di controllo dei costi, recupero di efficienza e razionalizzazione della struttura, in borsa l’azione è stata strattonata in malo modo a causa soprattutto di un numeretto, relativo alla controllata Poste Vita. Il cui Solvency Ratio si è preso una discreta randellata, passando dal 279% di dicembre 2017 al 185% al 30 giugno. Il taglio, che per ora resta entro un margine di sicurezza confortante, è stato causato dal calo dei prezzi dei titoli obbligazionari in portafoglio e dalle correzioni per l’aumentata volatilità.

Cose che capitano, quando si hanno portafogli obbligazionari con un deciso home bias a favore dei titoli di stato nostrani. Col senno di poi, visto che quei dati erano verosimilmente già formati il mese scorso, si comprende appieno il senso dell’accorato doppio appello della presidente di Ania. Da un lato, al governo ed alla politica, affinché non rompano le porcellane di casa con iniziative che facciano esplodere lo spread; dall’altro, chiedendo improbabili attenuazioni delle norme di valutazione, per recepire la “specificità” delle assicurazioni italiane.

La frase chiave era quella sulla necessità di evitare una

«[…] applicazione rigida delle regole contabili che costringono anche in situazioni straordinarie e transitorie a recepire perdite quando i titoli non sono negoziati»

 

Peccato che il punto non sia la negoziazione vera e propria dei titoli bensì il loro rischio emittente. Come ho scritto il mese scorso, temo che la condizione attuale dei nostri titoli di stato non sia riconducibile a “situazioni straordinarie e transitorie”. Dalle slide di Poste italiane sulla semestrale, da cui si colgono anche elementi molto positivi, si colgono un paio di informazioni interessanti sul business assicurativo.

Continua qui: https://phastidio.net/2018/08/03/poste-spread/

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

CRISI FINANZIARIA E CRISI DEMOGRAFICA

Maurizio Blondet 30 luglio 2018 i

(Andrea Cavalleri)

 

L’ho accennato nel mio saggio sul liber-comun-ismo e devo questa spiegazione ai lettori.

La London school of economics ha prodotto una sorta di rudimentale teoria che scaricherebbe le colpe della crisi finanziaria dell’ultimo decennio sul calo della natalità.

 

Il ragionamento, molto semplice, suona così: meno nati significa che ci sono meno giovani a versare i contributi, mentre il numero dei pensionati non cala. Pertanto lo Stato deve svenarsi per pagare le pensioni e questo fatto accresce drammaticamente il debito pubblico e induce la crisi.

 

Questa spiegazione, suggestiva e a livello superficiale abbastanza attraente, è assolutamente sbagliata.

 

Per capirlo basta analizzare il meccanismo proposto nella sua interezza: se i giovani sono troppo pochi per pagare le pensioni agli anziani, significa che essi, pur lavorando come matti, non riescono a sostenere l’onere di mantenere gli impegni già assunti.

Quindi il sistema avrebbe la necessità di sfruttare al massimo il lavoro dei giovani nel tentativo di ripianare le uscite pensionistiche.

Al contrario noi osserviamo un sistema che, nei dati ufficiali ampiamente edulcorati, produce oltre il 30% di disoccupazione giovanile e che, in realtà, ne produce una percentuale prossima al 50%.

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/crisi-finanziaria-e-crisi-demografica/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Algoritmi e diritti umani: si rischia la collisione (immaginate a danno di chi?)

Lo “stress test” sulla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo

Claudia Morelli – 9 luglio 2018

Avvocati, preparatevi (e preparateci) ad ampliare la lista dei diritti “fondamentali”. Anche farci uscire dalle nostre bubble filters o dalla echo chamber sarà un vostro (nostro problema)!
Ovviamente la mia è una provocazione (al momento), però è anche una riflessione che mi sono trovata a fare leggendo l’ampio e approfondito rapporto del Consiglio d’Europa dedicato al tema (!) Algoritmi e Diritti umani- L’impatto delle decisioni automatizzate e possibili raccomandazioni per la loro disciplina.
In 60 pagina, di cui cinque di bibliografia e altre tre di articoli media e di riviste specializzate in digitale, sono compendiate molteplici tipologie di operazioni algoritmiche e di loro applicazioni e analizzato il loro conseguente impatto sui diritti umani contenuti nella Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e fatti vivere quotidianamente dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nelle sue sentenze.
Sintetizzare è stato difficile ed in qualche caso ho dovuto semplificare. Ma armatevi di pazienza e leggete. Perché ce ne è per voi.
Buona lettura!

 

Se il progresso non si può fermare, è senz’altro utile cercare di capirne i meccanismi profondi e individuare le aree di rischio per le conquiste di civiltà giuridica già raggiunte, in modo da poter immaginare come e dove intervenire, con quali regole o codici etici, e mettere in sicurezza il delicato edificio della tutela dei diritti umani costruito faticosamente nell’era analogica e che oggi richiederebbe un intervento di consolidamento digitale. Non si tratta solo di puntellare efficacemente il diritto alla privacy (anche se ormai dovremmo dire alla Data protection), ma anche i diritti ad un giusto processo, alla libertà di espressione, alla libertà di associazione, a rimedi effettivi contro la violazione dei propri diritti, quelli sociali e di accesso ai servizi pubblici, quello a libere elezioni. E oltre tutti i diritti, anche il divieto di discriminazione.

La pensa così il Consiglio d’Europa, istituzione deputata alla tutela dei diritti umani e unica, al momento, che ha editato un primo approfondimento dell’impatto che le decisioni automatizzate e l’utilizzo di algoritmi hanno sui diritti umani sistematizzati nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il report, che realizza una sorta di “stress test” digitale alla Convenzione dei diritti dell’uomo, si intitola “Algoritmi e Diritti umani- L’impatto delle decisioni automatizzate e possibili raccomandazioni per la loro disciplina” (Council of Europe study DGI (2017)12), ed è stato messo a punto da una commissione mista di esperti e di rappresentanti di piattaforme digitali.

Non possiamo affrontare approfonditamente in questa sede tutti i capitoli, dunque ci concentreremo sull’ambito prettamente giudiziario, dove il diritto fondamentale chiamato in causa è certamente quello del diritto a un giusto processo. Passeremo poi in rassegna molto sinteticamente le questioni aperte sugli altri diritti.

Prima di fare questo però, vorrei anticipare le conclusioni generali a cui giunge il gruppo di esperti e alcune definizioni fondamentali, utili a comprendere concetti nuovi con i quali è essenziale – a mio avviso – iniziare ad avere confidenza.

Il decalogo del Consiglio d’Europa sui processi decisionali basati su algoritmi

Iniziamo con le conclusioni a cui giunge lo studio del Coe, che potrebbero intendersi come auspici per un intervento consapevole da parte degli Stati e degli stakeholder digitali (le frightful five, l’accademia, gli hub etc )

1) Le autorità pubbliche e gli organismi di ricerca indipendenti dovrebbero sostenere ricerche per meglio comprendere l’impatto che l’utilizzo di algoritmi e di processi decisionali automatizzati producono dal punto di vista etico – legale e con riguardo ai diritti delle persone;

2) Le autorità pubbliche dovrebbero essere responsabilizzate per le decisioni assunte sulla base di algoritmi, con l’adozione di meccanismi effettivi di tutela e garanzia per i cittadini che siano in qualche modo discriminati o colpiti. Andrebbe eseguita una valutazione di impatto sui diritti di processi decisionali automatizzati in ogni settore della pubblica amministrazione;

3) Sviluppare sistemi di monitoraggio consapevole degli sviluppi tecnologici;

4) Sviluppare del dibattito e della consapevolezza sociale intorno a questi temi. Obiettivo che chiama in causa non solo i media – avverte il Coe- ma anche gli avvocati, che sono preposti alla tutela dei diritti delle persone, oltre a tutte le altre categoria professionali coinvolte;

5) Promuovere una maggiore trasparenza della logica che sovraintende all’algoritmo, dei data set utilizzati e degli obiettivi perseguiti (pur senza svelare il codice che costituisce un asset per l’azienda);

6) Varare sistemi di certificazione e di audit per algoritmi e tecniche di automated data processing che tengano in conto anche il rischio di pregiudizi che le tecnologie possono alimentare e/o consolidare nelle decisioni formali;

7) Impedire agli Stati di introdurre obblighi assoluti di rimozione di contenuti ritenuti illeciti da parte dei gestori delle piattaforme social, pena la mortificazione della libertà di espressione;

8) Creazione da parte delle autorità pubbliche e indipendenti di specifici standard settore per settore (sanità, banche, giustizia, assicurazioni) e linee guida per fare in modo che la sfida della tutela dei consumatori e del mercato sia garantita secondo i principi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo anche in epoca digitale;

9) La complessità del tema impone di allargare la base degli stakeholder coinvolti nello studio e nell’analisi delle varie opzioni e utilizzo di decisioni automatizzate.

La mappa dei rischi. Prima di giungere a queste conclusioni, il Consiglio d’Europa ha analizzato molto approfonditamente il tema delle decisioni – pubbliche e /o private – automatizzate, basate e/o assunte sulla base di una ampia mole di dati e con l’intervento di un algoritmo. I settori coinvolti sono molteplici: dalle nostre newsfeed sui social, che ci costringono in filter bubble e in echo chamber, alla profilazione in ambito penale, all’assegnazione di incarichi nella pubblica amministrazione o la formazione di graduatorie per l’accesso ai servizi pubblici, al sistema della sanità.

In un sistema digitale dove sempre di più piattaforme e algoritmi raccolgono, studiano, analizzano, riordinano, riassemblano i nostri dati per assumere decisioni che ci riguardano direttamente, che spazio ha la tutela dei nostro diritti? Come viene garantita la compliance di sviluppatori e programmatori ad un sistema di garanzie effettive; come viene distribuita la responsabilità per eventuali danni causati a cittadini/utenti/consumatori tra sviluppatore, programmatore e colui che ha implementato la decisione totalmente o parzialmente automatizzata; quali rimedi effettivi abbiamo in caso di violazione dei nostri diritti?

Continua qui:

http://www.altalex.com/documents/news/2018/07/09/algoritmi-e-impatto-sui-diritti-umani?utm_source=nl_altalex&utm_medium=referral&utm_content=altalex&utm_campaign=newsletter&TK=NL&iduser=1084299

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Iran, forse non è come la Corea del Nord

© AFP 2018 / Andrew Caballero-Reynolds

30.07.2018 – Germano Dottori

Nel suo Crippled America, o America in panne, Donald Trump spiegava tre anni fa come gli accordi di Vienna stretti con l’Iran dovessero essere rinegoziati, perché insoddisfacenti per gli Stati Uniti.

Nello stesso volume, scritto per pubblicizzare il proprio programma elettorale, il tycoon ammetteva altresì che sarebbe stato molto difficile giungere ad aprire nuove trattative, prefigurando la necessità di creare in modo più o meno artificioso un contenzioso con le autorità di Teheran.

Il Presidente americano si sta muovendo esattamente in questa prospettiva, alla sua maniera. Ha prima smesso di rinnovare la certificazione del rispetto da parte iraniana delle intese raggiunte e poi ne è uscito, annunciando per il prossimo agosto la reimposizione di sanzioni che gli Stati Uniti vorrebbero venissero applicate anche dagli europei.

Trump sta capovolgendo interamente la strategia globale e mediorientale del suo paese rispetto a quella elaborata dal suo predecessore. Obama, infatti, intendeva reintegrare pienamente l’Iran nel sistema internazionale e nell’economia globale per permettere al suo gas di raggiungere le coste del Mediterraneo, indebolendo la valenza geopolitica di quello russo e modificando sensibilmente gli equilibri eurasiatici in una direzione sfavorevole a Mosca.

Il tycoon, all’opposto, sembra invece puntare all’indebolimento economico e strategico dell’Iran, con l’obiettivo finale di sottrarre a Teheran quei missili che per anni hanno costituito, insieme alle ambizioni nucleari persiane, la giustificazione formale dello schieramento delle difese antimissilistiche americane in Europa che tanto irritano i russi. Nella sua intervista ad Oliver Stone, non a caso, il Presidente Putin afferma di attendersi la rinuncia a questi sistemi tanto temuti qualora davvero a Washington riuscisse di convincere Teheran a privarsi dei propri vettori.

Continua qui: https://it.sputniknews.com/opinioni/201807306301951-Iran-Corea-del-Nord-USA-Trump-accordi-di-Vienna/

 

 

POLITICA

La dittatura finale dei Sepolcri Imbiancati.

Maurizio Blondet 30 luglio 2018

Alla Messa, un’amica mi dice:

“Nessun aiuto dall’Unione Europea per la Grecia devastata. Ma solo ieri Bruxelles era pronta a stanziare 6 mila euro per ogni africano che l’Italia accetti di prendersi. Quindi i soldi ci sono. Perché non per i greci?”.

Anzi: il Fondo Monetario non solo non dà un dollaro, ma anzi ha incitato Atene a “tener fede ai suoi impegni”, ossia a obbedire alle aggravate misure di austerità che le sono state imposte per tutti i prossimi 30 anni.

http://www.ekathimerini.com/231241/article/ekathimerini/business/imf-reiterates-call-for-govt-to-meet-pledges

Un altro lettore  nota in questa faccenda il doppio standard  che l’ideologia mainstream adotta: “I greci devono espiare le colpe di loro governanti, gente corrotta, pigra eccetera. Ma scusate, i governi africani invece sono celebri per la loro onestà e rettitudine? Perché gli africani sono degni di pietà e i greci no? Perché siete razzisti di m.”.

L’esibizione sfrontata della doppia morale

Fra i cattolici che hanno reagito protestando alla copertina di Famiglia Cristiana con Salvini “Vade retro Satana”, molte proteste erano di questo tipo: “Mario M: ” Quando il Pd promuoveva matrimoni omosessuali, eutanasia, liberalizzazione delle droghe, affidamento di bambini a coppie omosessuali, abolizione della legge 40, nessuno di voi ha mai paragonato un politico a Satana.. Invece ora che vi stanno togliendo il business dei migranti.. Il fumo quello vero di Satana esce fuori dalla vostra redazione…”

Giuseppe R. “Per i politici che vogliono adozioni gay matrimoni gay introduzione gender negli asili o quelli che vogliono abolire l’obiezione di coscienza per gli aborti , non avete messo nessuno di quelli in prima pagina con il vade retro Satana …”.

Lettori credenti sono ovviamente più sensibili ed urtati dalla doppia morale, avendo più presente la frase del Vangelo: “Guardi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che hai nell’occhio tuo”.  Ma ormai l’uso politico del doppio standard  contro l’attuale governo è così macroscopico e svergognato, esibito e senza scrupoli, da essere  notato come un fenomeno generale, continuo, totale   –  impressionante  e pauroso.

Tutta l’opposizione, di “sinistra” e di “destra” (globalista) ,  sono concordi nell’urlare indignazione per le “lottizzazione” e le nomine   “nei posti di potere”, alla  Rai come altrove:  ossia  nell’indignarsi per ciò che le “sinistre” hanno fatto,  quando sono state al  governo, in modo totale e senza  alcuno scrupolo di garanzia delle minoranze.

Il capo dello Stato Mattarella ha parlato di “Far West e barbarie che deve suscitare indignazione”  a proposito del fatto  della bambina zingara colpita, forse per  caso, da un fucile ad aria compressa. Molti han dovuto notare che il presidente non ha espresso alcun allarme né indignazione per Pamela fatta  a  pezzi dai nigeriani a  Macerata, né per la banda di venezuelani che nel giugno 2015   tranciarono col machete un braccio  – riattaccato dopo 8 ore d’intervento –  ad un controllore delle Ferrovie Nord che li aveva trovati senza biglietto (a proposito: i giudici d’appello hanno ridotto la pena ai criminali, non riconoscendo l’aggravante dei futili motivi);   più in generale,   se voleva applicare il termine “Far West”,  avrebbe potuto applicarlo alle condizioni di terrore, violenza e minaccia  che stranieri senza biglietto fanno regnare  nei treni  ormai abitualmente, aggredendo il personale, molestando e qualche volta stuprando le donne, onde ormai ogni viaggio specie in ore notturne diventa un incubo per personale e viaggiatori.

https://www.quotidiano.net/cronaca/treni-violenze-1.3385462

Magari potrebbe chiamare “Far West” il caso sempre più frequenti di poveri vecchietti che, tornando all’appartamentino nella casa popolare, lo trovano occupato da giovani minacciosi marocchini; o delle bande   di extracomunitari che abbattono le porte ed occupano appartamenti non loro.

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_luglio_29/milano-rientra-si-trova-casa-occupata-dorme-scale-011d2bf6-9310-11e8-8c02-559dd2886235.shtml

Il presidente  pare avere una sensibilità etica e sociale molto selettiva: sensibilissima ai pallini ad aria compressa, ma insensibile ai machete  e ai tagliatori professionali di corpi umani. E’ una selettività morale comune a tutta  l’area “progressista”, che in queste stesse ore vediamo partecipare (coi suoi media) a dipingere ogni episodio di teppismo spicciolo come  “razzismo bianco” eccitato, ovviamente, da Salvini. L’ultimo mentre scrivo (stasera  i tg ne scoveranno altri)   è la giovane atleta Daisy Osakue, fatta segno al lancio di un uovo da parte di tizi  in auto a Moncalieri: un gruppetto di teppisti che già nei giorni scorsi era stato segnalato ai carabinieri per lancio di uova contro un pensionato, e poi “tre donne bianche che uscivano da un ristorante”.

http://www.lastampa.it/2018/07/30/cronaca/i-lanciatori-di-uova-avevano-gi-colpito-due-volte-TZP3VqaW9yQUi237sAVmnN/pagina.html

Ebbene: Matteo Renzi ha immediatamente scritto che la ragazza è “stata selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti”.

@matteorenzi

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Altro

#DaisyOsakue è una campionessa italiana. Ieri è stata selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti. Gli attacchi contro persone di diverso colore della pelle sono una EMERGENZA. Ormai è un’evidenza, che NESSUNO può negare, specie se siede al Governo. Italia, #torniamoumani

02:47 – 30 lug 2018

Il sindaco di Moncalieri (dove abita la ragazza), intervistatissimo, proclama che Salvini “deve dire da che parte sta”, e che è colpa di Salvini se  c’è “questo clima”. Insomma, ripete la parola d’ordine.

Nessuno aveva chiesto da quale “clima” vengono le violenze degli extracomunitari sui treni, l’impunità di cui godono gli spacciatori nigeriani e i  venezuelani.

Certo un premio speciale per  impudenza va ad  un “liberista”, Oscar Giannino (lo pseudo-laureato di Chicago):  nel ministero dell’economia e finanza  si doveva cambiare la squadra dei burocrati, che erano tutti stati messi lì da Giancarlo Padoan e stanno remando contro i progetti del governo – il ministro Tria li  ha lasciati ai loro posti, qualcuno nella maggioranza l’ha criticato. Oscar Giannino proclama: “Tria e  il Quirinale devono difendere ad oltranza l’autonomia e l’indipendenza della Pubblica Amministrazione!”.  E  s’è scagliato contro “il linguaggio da epurazioni e purghe” che si userebbe nella maggioranza contro i burocrati .”La Pubblica amministrazione indipendente va difesa dai Partiti”.

Qualcuno ha tirato fuori un video – datato 2013 –  dove lo stesso Oscar Giannino urlava esattamente il contrario : “Il problema è la Ragioneria  dello Stato, il Tesoro. Chi vince le elezioni deve mandarli a casa. Ogni tanto ci vuole un colpo di mano”.

Ma qui siamo ancora, in fondo, nel pittoresco.

Tanto antifascista da essere antisemita

Il rabbioso, allucinante, smodato e delirante linciaggio subito da Marcello Foa da parte della “sinistra” che vuole sbarrargli la presidenza Rai – e ridicolmente ha fatto appello a  Berlusconi  perché gli faccia votare contro in Commissione: proprio loro che han sempre detto per anni che Berlusconi non deve ingerirsi nella tv di Stato, perché ha le sue tv private – ha però preso rapidamente un’altra, sinistra piega. Manifestazioni di odio e di volontà omicida che hanno avuto il loro apice in un  tweet di  tale Daniela Coli, che si dichiara “docente di storia della filosofia politica –Università di Firenze”.

E’ questo:


Qua mi pare  che l’abito del “doppio standard” abbia fatto una completa circonferenza, una rivoluzione  e uno spaventoso giro della morte, arrivando al suo opposto speculare: questa signora, poiché si sente “in lotta contro il razzismo”  (di Salvini),  si ritiene moralmente autorizzata a incitare all’odio razziale contro Foa, che lei crede  “fascista” (è chiaro che non ne ha mai letto un articolo); tanto da  violare impunemente il tabù sacrale dell’antisemitismo:  lei può essere antisemita perché è, lei, antifascista. Mentre Foa secondo lei lo è, e dunque gli augura di finire “bruciato in una stufa” come Ettore Ovazza, un banchiere ebreo fascista, ucciso nell’ottobre del 1943 da SS, che poi fecero sparire il cadavere bruciandolo in una stufa di una scuola. Lei è “contro ogni violenza” e “per l’accoglienza degli immigrati”, ergo si può augurare l’omicidio di Foa – che, insisto, non conosce, e  di cui ha sentito parlare i media solo da tre giorni.  Lei può esprimere odio, perché accusa Salvini di “spargere odio” e presume che anche Foa, in quanto indicato dalla Lega alla presidenza Rai,  sparge odio. Ovviamente si macchia di tutti i crimini morali che attribuisce ai fascisti: incitamento alla violenza, all’odio razziale, alla persecuzione antisemita – per antifascismo. Partecipa alla “lotta antifascista” indetta dalle sinistre.

La pericolosità di questi rigurgiti di “moralità” deve essere sottolineata, perché se ne trovano purtroppo tanti nei cosiddetti social: un consigliere comunale altoatesino che per schierarsi al fianco della  giovane atleta nera di cui sopra, auspica che Salvini  finisca appeso per i piedi:

 

E’ fin troppo evidente che costoro si rifanno ai modelli della guerra partigiana, e sognano di ripeterla – con l’appoggio dei superiori, dal Colle a Renzi  alla Boldrini.  Senza alcuna remora o scrupolo, sono per la guerra civile contro il voto del popolo italiano: dunque si chiamano “democratici”.

Offro questi esempi, l’ultimo in particolare, ai tanti che ho incontrato nella vita i quali mi hanno detto e mi dicono: “Non ho bisogno, io, di credere in Dio per essere un uomo morale.  Non m i occorre che “Qualcuno mi detti i comandamenti. Non ho bisogno come te di avere paura di un castigo  eterno, io:  so da me come comportarmi  secondo giustizia”.  Qui si vede che, senza timor di Dio, senza mai fare un esame di coscienza, uno finisce per adottare come  umanità, giustizia, bontà, il loro contrario:  la disumanità, l’omicidio. Senza agganciare la morale al timor di Dio, a questo si arriva, ad essere criminali ritenendo di promuovere e lottare per il Bene.

Fino alla sovversione e al rovesciamento speculare delle stesse nozioni di ciò che è “bene” e “male”.   Mi hanno girato le osservazioni di un giovane brasiliano, dottor Almir Favarin, che si dichiara “teologo e psicanalista”:

“Viviamo in un momento in cui vogliono che i preti si sposino ma che le coppie sposate divorzino come nulla fosse. Vogliono che gli eterosessuali abbiano rapporti senza compromessi e senza il matrimonio, ma vogliono che le coppie gay si sposino nella chiesa. Vogliono che le donne abbiano corpi maschili e si vestano come uomini e assumano ruoli maschili. Vogliono che gli uomini diventino “fragili”, delicati, come se fossero donne. Un bambino con solo cinque o sei anni di vita ha già il diritto di decidere se vuole essere uomo o donna per tutta la vita, ma un minorenne per legge, non può rispondere per i suoi crimini. Non c’è spazio per i pazienti negli ospedali, ma c’è l’incoraggiamento e sponsorizzazione per coloro che vogliono cambiare sesso. C’è consulenza gratuita per coloro che desiderano lasciare l’eterosessualità e vivere l’omosessualità, ma non v’è alcun sostegno per coloro che vogliono lasciare l’omosessualità e vivere la loro eterosessualità e se cercano di farlo, è crimine. Essere pro-famiglia e religione è dittatura, ma urinare sulla croce è la libertà di espressione. Se questa non è la fine dei tempi, deve essere almeno la prova generale…”.

Infatti per un credente in questo consiste  il  Regno dell’Anticristo, precisamente:   che non arriverà come un Hitler  in uniforme militare, ma come un altruista, un infermiere e  risanatore, uomo pieno di bontà e giustizia.  I cui seguaci, per bontà, dovranno bruciare nelle stufe i “fascisti ebrei”, appendere per i piedi quelli che  non vogliono l’accoglienza,  selezionare i razzisti ed eliminarli.

Perché, ne sono convinto, i progressisti nemmeno possono capire di cosa  si stupisce Favarin: tutto ciò che a lui sembra strano non è forse il bene, la libertà, la tolleranza, l’apertura?

(anche contro Foa, in fondo, di cosa lo si rimprovera? Di aver espresso chiare opinioni  su Mattarella, sulle ONG,   su Putin: quello che è un esempio di onestà intellettuale  e coraggio lo squalifica, agli occhi dei “buoni”, dei “tolleranti di tutte  le opinioni”.   Preferiscono infatti chi non esprime opinioni, i   furbastri che si conformano all’andazzzo del potere – il regno dell’anticristo  sarà anche  la dittatura compiuta dei Sepolcri Imbiancati).

 

https://www.maurizioblondet.it/la-dittatura-finale-dei-sepolcri-imbiancati/

 

 

 

 

 

STORIA

Lo scandalo della Banca Romana non costò una lira ai risparmiatori

Un libro racconta il tracollo dell’istituto avvenuto nel 1892-94, che provocò le dimissioni di Giolitti: fu una vasta vicenda di malcostume politico, ma i depositanti e i possessori di banconote furono garantiti dal governo

Paolo Stefanato – 02/08/2018

Sono passati 126 anni, e lo scandalo della Banca Romana continua ad appassionare studiosi e curiosi. L’ultimo libro che se ne occupa, edito dal Mulino, porta la firma di Clotilde Bertoni, docente di Teoria della letteratura all’Università di Palermo, che ha voluto creare una liaison con la produzione letteraria del tempo, indagando su quanto quella vicenda e, più in generale, i fatti della mala-finanza dell’epoca, abbiano influenzato scrittori di tutta Europa.

Il volume s’intitola infatti “Il romanzo di uno scandalo” (pag. 384, 29 euro) e porta come sottotitolo “La Banca Romana tra finzione e realtà”. Ma la copertina non dev’essere fuorviante: non si tratta di un’opera narrativa, ma di una coltissima ricostruzione frutto dello studio di una grande mole di documenti originali e in parte inediti.

I fatti della Banca Romana reggono così bene il tempo che se ne parla ancora. Fu il più grande scandalo di fine Ottocento; costò il governo a Giovanni Giolitti, che dovette dimettersi; fece emergere una rete fittissima di corruzione, svelò il marcio della politica, attraverso il denaro usato per comprare deputati, senatori, ministri, giornali, giornalisti, funzionari. La stessa giustizia apparve asservita al potere politico e non fu casuale se i sette imputati alla fine andarono tutti assolti. Lo scandalo, più che travolgere impetuosamente la banca e i suoi beneficati, in teoria non avrebbe dovuto nemmeno scoppiare: perchè fino all’ultimo si cercò strenuamente d’insabbiarlo. Se esplose fu per la determinazione di alcuni singoli – parlamentari, funzionari, giornalisti – che riuscirono a imporre all’opinione pubblica le manovre che erano state compiute, scatenando la tempesta.

Dopo 126 anni (le vicende abbracciano il periodo tra il 1892 e il 1894) ci si chiede dunque: qual è la sua attualità? Al di là della trama romanzesca – “ricca di colpi di scena, di misteri mai chiariti, di tanti personaggi famosi e altri caricaturali: insomma, una realtà che supera la fantasia, quasi unfeuilleton: ecco l’interesse degli scrittori!” – Clotilde Bertoni segnala un fatto importante: “Nell’illustrare la miseria e la debolezza della classe politica, la storia fa invece emergere la grandezza della politica parlamentare, perchè è in Aula che lo scandalo viene denunciato ed è in Aula che il dibattito non si spegne, ma si accende con toni sempre più violenti. Rappresenta, in qualche modo, l’autorità e l’autorevolezza del Parlamento, quando invece Tangentopoli, cent’anni dopo, emerse e prese dimensione nelle aule di giustizia”.

La vicenda è complessa, ma proveremo a riassumerla in estrema sintesi. La Banca Romana era un istituto pubblico di emissione; cioè, insieme ad altri cinque, batteva moneta per il Regno d’Italia. Era gestita da un personaggio controverso, Bernardo Tanlongo, cattolico, amico dei politici più potenti e frequentatore di casa Savoia. La banca non era sua, ma era come se lo fosse. Dopo il 1889 lo “sboom” dell’edilizia provocò una crisi economica che coinvolse gli istituti che avevano sostenuto lo sviluppo. La Romana si ritrovò con ammanchi in bilancio che si cercò di nascondere, e abusò del suo potere di emissione. Questi i numeri: rispetto ai 60 milioni di banconote che era autorizzata a mettere in circolazione, arrivò a 124, ben 64 milioni in più, oltre il doppio; l’ammanco di bilancio accertato fu di 28 milioni; le banconote “duplicate” quindi praticamente false, ammontarono a 41 milioni. Cifre stratosferiche ma che oggi è difficile quantificare, e rispetto alle quali le tabelle storiche sull’inflazione rischiano di non essere verosimili. Meglio forse qualche dato generico sul potere d’acquisto: nel 1892 il Corriere della Sera costava 5 centesimi, una serata alla Scala 5 lire, il primo premio alla Lotteria di Palermo valeva 100mila lire, il totale dei depositi alla Cariplo ammontava a 205 milioni, il disavanzo del Comune di Napoli era di 6 milioni.

La denuncia dello scandalo portò innanzitutto a bloccare la proroga, che sembrava scontata, ai poteri di emissione delle sei banche. Si cercò – con una pratica che si usa tutt’oggi – di occultare o confondere la situazione promuovendo la fusione della Romana con altri istituti, cosa che non andò in porto. Per dotare Tanlongo dell’immunità parlamentare, fu nominato senatore; ma alla mancata ratifica da parte del Senato egli fu immediatamente arrestato. Si andò avanti per colpi di scena: fu provato che a decine, centinaia, di potenti (forse anche al re, forse al Vaticano) erano stati concessi ingenti prestiti sempre prorogati, quasi a babbo morto. Molti documenti scomparvero. Ci fu almeno una morte sospetta. Giolitti e Crispi, che si avvicendarono alla presidenza del Consiglio, non si lesinarono colpi bassi; ma mente il secondo aveva ottenuto denaro “in proprio”, il primo lo aveva utilizzato per finanziare la sua attività politica. Anche cent’anni dopo, in piena Tangentopoli, c’era chi aveva rubato per sé e chi per il partito.

Che cosa resta oggi di quella stagione di distruzione e di veleni? Ci resta la Banca d’Italia, che diventò di lì a poco, sulle macerie di un sistema bancario corrotto e malsano, l’unico istituto di emissione nazionale e assunse i compiti della vigilanza.

E i risparmiatori? In genere non se ne parla, quasi non esistessero. E infatti Clotilde Bertoni fa chiarezza: la banca era pubblica, nessuno – se non lo Stato – potè perdere il proprio denaro investito nelle azioni; tutte le banconote illegittime in circolazione furono garantite dal governo, e quindi i singoli non patirono direttamente, a differenza dei recenti casi di cronaca in Toscana e nel Veneto. Fu dunque una vicenda squisitamente e squallidamente politica. Piuttosto, ci rimisero tutti i contribuenti, perchè oltre alle garanzie sulle banconote, il governo si assunse anche i costi della liquidazione della Banca Romana, confluita nella Banca d’Italia. A beneficio di tutti coloro che riuscirono, con astuzie e collusioni, a non restituire il denaro ottenuto in prestito.

http://www.ilgiornale.it/news/cultura/scandalo-banca-romana-non-cost-lira-ai-risparmiatori-1561224.html

 

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