NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 28 MAGGIO 2019

https://www.vietatoparlare.it/litalia-distruggera-leurozona-intervista-di-new-europe-a-sergio-cesaratto/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

28 MAGGIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

L’abuso accompagna comunemente il potere

D’OLBACH, Saggio sui pregiudizi, XIV, Guerini & Associati, 2005

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

Adesso, parte la vendetta contro l’Italia

L’Italia ha perso. Tomaiuolo: Salvini sarà ignorato dall’Ue. 1

Il governo cade, arriva Draghi. E Salvini è finito. 1

WEIDMANN A CAPO DELLA BCE: ci uccide, o ci conviene?. 1

DALLA SOCIETÀ DISCIPLINARE ALLA SOCIETÀ DEL CONTROLLO: SIAMO TUTTI HARRY CAUL.. 1         

Contro il non profit

Concime “umano” ottenuto dai cadaveri. Negli Usa primo ok alla legge. 1

DAL MINISTERO DELLA VERITA’ & DELL’INCLUSIONE.. 1

Ipazia, la filosofa martire a cui i cristiani cavarono gli occhi 1

Come lo Swift (banche) ricattò Benedetto XVI per costringerlo a dimettersi 1

Non posso più essere giornalista. Motivi. 1

LA RETE NON È LIBERA.. 1

L’inutile boom di Salvini: a Bruxelles resta al potere il rigore. 1

SCONFITTO IL “GOLPE DELL’ONESTÀ”. 1

A grandi passi verso la Crisi 1

LIBERARSI DEL CORPO, LIBERARE IL CORPO: “GHOST IN THE SHELL”  1

 

 

EDITORIALE

Adesso, parte la vendetta contro l’Italia

Manlio Lo Presti – 28 maggio 2019

Non sono ancora finiti i commenti sui risultati delle votazioni europee e già da subito dobbiamo prepararci ad una serie di ritorsioni dell’unione europea. Non hanno sfondato i partiti che vogliono opporsi ad una Europa centralizzata che decide su tutto in nome e soprattutto contro gli oltre 400.000.000 di cittadini.

Sono partite le grandi manovre per la elezione dei commissari e del presidente. Saranno subito approntate alleanze per la continuità e perché non cambi proprio nulla: una facile previsione!

Invece di trovare soluzioni alle ragioni di un così esteso segnale di disagio espresso con il voto dei cosiddetti sovranisti, il ristabilimento delle linee guida per una Europa dirigista porterà alla delineazione di una politica depressiva, repressiva da parte di una maggioranza più incattivita che si vorrà vendicare contro tutti coloro-che-non-hanno-votato-nel-modo-giusto.

Vietato uscire da questo immenso campo di concentramento che è da tempo l’unione europea.

Per ogni Paese con forti spinte sovraniste saranno riservati trattamenti repressivi ed eversivi stabiliti caso per caso.

Per l’Italia, partiranno le

  1. solite sarabande dello spread,
  2. le multe di miliardi per sforamento del bilancio,
  3. le epurazioni giudiziarie ed orologeria.

Sanzioni che non sarebbero state attivate con una maggioranza PD e suoi satelliti.

Ci sarà, guarda caso, una sequenza infernale di naufragi di donne e bambini vicino alle coste italiane per rendere indicibile la pressione sul governo italiano che tenterà di resistere e di farlo passare – invano – per una questione europea.

Il mantenimento della chiusura dei porti farà scattare le visite ispettive dell’ONU (che però non fa nulla per i massacri israelo-palestinesi, per lo Yemen, per i conflitti siriani, per i 300.000 cristiani uccisi, per gli oltre 50 conflitti regionali che uccidono milioni di persone, per l’uso indiscriminato di milizie private per i genocidi attuati per conto di governi che non vogliono apparire, ecc.).

Ci sarà un tentativo del Colle di mettere in piedi il centocinquantaseiesimo-governo-tecnico-fate-presto.

Un tentativo che la Meloni ha già sterilizzato avvertendo l’effervescente inquilino del Colle che una maggioranza alternativa già esiste e di non provarci nemmeno.

Insomma, se l’Italia continua a resistere,

1) per tentare di cercare una propria strada per lo sviluppo,

2) per la lotta alla disoccupazione,

3) per fronteggiare la crisi delle nascite senza dover importare 2.000.000 di africani con la forza,

potrebbe riprendere con più forza il piano eversivo delle vastissime autonomie regionali, fino alla frammentazione del territorio nazionale.

Potrebbe ripartire la sequenza di morti in mare (sempre donne incinta e bambini urlanti).

Potrebbe ripartire una sequenza di

 

  • attentati con migliaia di morti nelle metro, nelle scuole (prima che chiudano), nei supermercati.
  • Ripartiranno con più ferocia le indagini giudiziarie contro i vertici dei partiti vincitori.
  • Aumenteranno le sanzioni europee e i controlli soffocanti su banche, mercati, borsa, forze militari, spese sanitarie.
  • Aumenteranno i suicidi per crisi economica
  • Aumenterà la disoccupazione fino a 20.000.000 di persone
  • Aumenterà la popolazione sotto la soglia di povertà
  • Aumenterà il disastro sanitario in favore di farmaceutiche ed assicurazioni private

– Aumenteranno i naufragi in mare, sempre di donne e bambini piangenti

  • Aumenterà il dominio delle 8 mafie dimostrando che queste strutture criminali sono telecomandate dal DEEP STATE DE’ NOANTRI che le usa per reprimere ogni tentativo italiano di diventare un Paese civile e libero.

 

Nel caos indotto da tali situazioni, il Colle avrebbe tutte le ragioni per invocare lo stato di emergenza nazionale con la sospensione delle libertà civili, giusto il tempo per distruggere il nostro Paese in pieno stile sudamericano o greco.

 

P.Q.M.

 

Il Piano di sterminio e di demolizione dell’Italia deve essere ripreso e concluso in fretta, per non dare il tempo di reagire.

Una nuova edizione del FATE PRESTO di infausta memoria, con tanto di supertecnici che faranno tutto il contrario di quello che andrebbe realizzato per creare occupazione e sviluppo:

attenzione ossessiva ai conti ma aumento delle spese militari,

nessuna risposta alla domanda di democrazia dei popoli,

nessuna soluzione per i bisogni economici della popolazione,

precarizzazione totalitaria,

sanità totalmente privatizzata da assicurazioni e Big Pharma,

sequestro in massa di milioni di abitazioni private per allocare i milioni di c.d. immigrati,

salari bassissimi

patrimoniale salatissima per far svendere le case degli italiani a finanziarie nordeuropee,

interventi pilotati dall’alto solo quando vi sono avvisaglie di rivolta, ma NON SOLUZIONI!

debito pubblico da pagare con tagli sociali sanguinosi,

repressione giudiziaria,

immigrazione incontrollata.

 

Secondo le strategie repressive di questa Europa concentrazionaria, l’Italia deve rimanere sottomessa, deve essere saccheggiata delle sue ultime eccellenze industriali, dissanguata dei suoi risparmi che superano quelli di tutta l’Europa messa insieme (vedi le manovre di fusione di Unicredito con banche tedesche).

Alla fine del piano, il nostro Paese diventerà una landa desertificata del IV mondo e può ricevere, senza la forza di opporsi, 2/5.000.000 di cosiddetti immigrati nordafricani che, in prima battuta, saranno accolti nelle aree sterilizzate dalla cosiddetta xylella in Puglia (una malattia nata dal nulla ad hoc e casualmente sincronizzata con queste strategie).

Un piano di immigrazione forzata che i poteri europei non hanno mai abbandonato.

Con il ripristino di una maggioranza che garantirà la continuità strategica e politica dell’unione europea, non ci sono speranze per il nostro Paese.

Prepariamoci a fronteggiare una violentissima tempesta

Mediatica

Giudiziaria

Di bilancio

Immigrazionista,

Di fuga di capitali

Di eliminazione progressiva del risparmio italiano.

di svendita quasi totalitaria delle case di proprietà

dei cittadini incapaci di pagare una tassa patrimoniale volutamente alta per costringere la popolazione stremata a svendere le proprie case alle finanziarie nordeuropee, quasi tutte di proprietà di un ben noto ed antichissimo ceppo etnico-finanziario.

Ho esagerato? Non credo se le cose rimarranno le stesse e pervase da adesso in poi da un maggiore spirito di vendetta dei vertici europei contro l’Italia che ha avuto la sfacciataggine di non-votare-nel-modo-giusto!

Ne riparleremo molto presto.

Intanto, prepariamo i sacchi di sabbia davanti alle porte di casa …

SI VIS PACEM PARA BELLUM

(Vegezio, 400 d.C.)

 

 

IN EVIDENZA

L’Italia ha perso. Tomaiuolo: Salvini sarà ignorato dall’Ue

Scritto il 27/5/19

La vera notizia è che l’Italia ha perso: dopo il voto del 26 maggio, anziché migliorare, la situazione a Bruxelles sarà ancora peggiore, per noi. Lo afferma Roberto Tomaiuolo, sulla pagina Facebook del Movimento Roosevelt. «Leggendo i commenti italiani dall’estero (mi trovo per lavoro per un paio di settimane in Germania) mi sembra sempre di più di vivere su Marte», scrive Tomaiuolo, che spiega: «Il nuovo Parlamento Europeo eleggerà palesemente un esecutivo ancor più europeista dei precedenti, visto che ci sarà inevitabilmente Alde nella nuova maggioranza». E quelli che in Germania sono i veri vincitori di questa consultazione, i Verdi, che pur non dovrebbero entrare in maggioranza, sono super-europeisti («e leggo sulla stampa italiana neo-salviniana l’opposto: ridicoli!»). Aggiunge Tomaiuolo: il fronte anti-Ue cresce, ma di poco – e solo grazie alla Lega. «Salvini e Orban, pur indiscussi trionfatori a casa, saranno emarginati in Europa». E l’Italia? «Sarà semplicemente ignorata». Sempre secondo Tomaiuolo, «chi crede che il “battere i pugni” o le scarpe sul tavolo “à la Chruščëv”, minacciare veti o sforamenti servirà a qualcosa, si inganna». Motivo? «Il tempo lavora contro l’Italia». Agli altri «basterà non far niente e attendere sulla riva del fiume il (nostro, purtroppo) cadavere. Ma questo, facile previsione, è esattamente ciò che avverrà».

Una previsione elementare: «L’imminente disastro economico necessiterà di un colpevole da additare all’italico elettore, quindi – scrive ancora Tomaiuolo – mi aspetto ogni tipo di proposta creativa (che sanno perfettamente di poter fare, perché non passerà) e per un po’ questa strategia funzionerà». Secondo l’analista, il panorama europeo «è cambiato all’opposto di quanto sperava Salvini». Altro che “cambiamento”: «In Italia vedremo presto le ripercussioni nei grillini, che sempre più non si capisce chi siano, ma comunicano il nulla sotto vuoto spinto». L’elettorato ieri grillino è transitato in massa verso Salvini e in parte anche in direzione del Pd, che ha clamorosamente sorpassato – in modo netto – le truppe sgangherate di Di Maio. «Per fortuna vediamo il tramonto finale di Berlusconi(o almeno si spera)». Altro dettaglio significativo, l’affluenza elettorale: nel resto d’Europa è in crescita, mentre in Italia (in controtendenza) è in calo: troppi elettori, evidentemente, non si sentono adeguatamente rappresentati. «In Germania– chiosa Tomaiuolo – ho notato una grossa spinta europeista, in particolare in forma ambientalista e in particolare fra i giovani: non solo nelle urne, si nota ovunque».

Non che mancassero, alla vigilia, le avvisaglie della tendenza emersa poi alle urne: la “carica” dei cosiddetti sovranisti sarebbe stata percepibile, ma non determinante. Risultato: il sistema di potere di Bruxelles avrebbe ulteriormente serrato i ranghi, e i numeri ora lo confermano. Quello italiano è stato finora l’unico governo “all’opposizione” di Bruxelles, ma non ha osato imporsi: ha ceduto persino sul modestissimo incremento del deficit inizialmente proposto. Di fronte a questo fallimento – e con la crisi economica e sociale che si sta aggravando

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http://www.libreidee.org/2019/05/litalia-ha-perso-tomaiuolo-salvini-sara-ignorato-dallue/

 

 

 

 

 

 

Il governo cade, arriva Draghi.

E Salvini è finito

Scritto il 20/5/19

L’allarme di Carpeoro è coerente con le anticipazioni fornite nelle scorse settimane: in web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights” aveva annunciato la tempesta giudiziaria che si sarebbe abbattuta sulla Lega, di cui la vicenda di Armando Siri rappresenta soltanto l’ultimo, gravissimo episodio. Secondo Carpeoro – su YouTube con Frabetti il 19 maggio – ora Salvini è in trappola: se trionfa alle europee dovrà rompere con Di Maio e convergere sul centrodestra, ma accettando la premiership di Draghi appena “suggeritagli” da Berlusconi. «Per il Cavaliere è l’ultima zampata: poi si ritirerà, cedendo lo scettro a Tajani, con la scusa delle sue precarie condizioni di salute». Ridotto a ruota di scorta di Draghi, Salvini sarebbe finito. Anche perché il super-banchiere metterebbe in atto una politica  di austerity come quella di Monti: rigore assoluto, contrazione della spesa pubblica, tagli alle pensioni e magari anche una patrimoniale. Addio ai sogni leghisti come la Flat Tax, per la quale aveva lavorato proprio Armando Siri, sottosegretario disarcionato da Conte e Di Maio nonostante sia tuttora soltanto indagato. Sarebbe davvero la fine, per una Lega decisa a proporsi come vettore dell’affrancamento dal “giogo” neoliberista di Bruxelles. Addio all’alfiere del sovranismo italiano, costretto al guinzaglio da Draghi.

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WEIDMANN A CAPO DELLA BCE: ci uccide, o ci conviene?

Maurizio Blondet  27 Maggio 2019

Senza por tempo in mezzo, la Commissione ha fatto sapere che aprirà un processo disciplinare all’Italia e le applicherà una multa di 4 miliardi di euro (0,2 del Pil)  perché non ha ridotto il debito pubblico.  Ossia:  secondo il solo metodo che la UE considera adatto a  ridurre il debito pubblico mentre invece lo ha aumentato: l’austerità, tagli di spesa e di salari, deflazione.   Invece bisogna fare spesa pubblica keynesiana, e non solo noi, ma la Germania; lo ripetono tutti gli economisti con la testa sul collo.

Ora, se l’Italia ha un governo (ma ce l’ha?)  la risposta alla UE sarebbe: bene, cominciate a restituire i quasi 89miliardi che abbiamo versato come contributori netti alla vostra impresa, ormai oltre vent’anni. E comincino a spiegare che, siccome non è la UE che paga l’Italia, ma è l’Italia che paga la UE, non si capisce perché debbano ingerirsi del nostro debito pubblico.

Ah già, il debito pubblico.  Troppo grosso. Preoccupa tutti, dalla Finlandia a Madrid, come se ce lo pagassero loro.  I “mercati” ci giudicano quasi insolventi come la Grecia: è il motivo per cui esso mercati ci chiedono interessi più alti di quelli che chiedono alla Germania. Da qui lo spread, la differenza che paghiamo noi  su quelli che  i mercati chiedono a Berlino. Sembra che “i mercati” ci ritengano  sull’orlo dell’insolvenza, perché il nostro spread si avvicina a quello  della Grecia:  solo 48 punti di differenza.  Per confronto,  la Francia ha uno spread che oscilla attorno ai 40, la Spagna attorno a 98. Noi a 280.

Sono i mercati che si fidano  di prestare soldi a Francia e Spagna che a noi? Ebbene: se ci fosse un governo, spiegherebbe in tutte le sedi, dalle TV alla Commissione UE, che i “mercati”  non c’entrano niente. Che  è la Banca Centrale Europea  a pilotare il mercato dei titoli pubblici italiani (e greci e francesi, spagnoli), comprandone più o meno, decidendo di fatto OGNI GIORNO quale vuole che sia il famigerato spread.  Insomma, lo spread  lo decide  la  BCE, e gratifica con uno spread più basso no i paesi che sono più solvibili, ma quelli che sono più obbedienti ai dettami  della BCE.    Tsipras s’è piegato, e quindi Draghi gli concede uno spread migliore;  se in Francia governasse la Le Pen invece di Macron, vedremmo lo spread francese schizzare   da 40 a 500.

(L’uso “discrezionale e politico” della liquidità da parte della BCE è qui spiegato: http://orizzonte48.blogspot.com/2019/05/ecb-uso-discrezionale-effetto-politico.html –

L’articolo è molto tecnico a è definitivo.

Ne traiamo la tabella già più volte pubblicata che prova “il ricatto” contro il governo giallo-verde:

“In caso di non allineamento alle indicazioni e prescrizioni della Commissione Europea, ECB ha il potere discrezionale di rientrare della liquidità “anticipata” sul BTP: usando liquidità italiana per acquistare altro debito, oppure

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https://www.maurizioblondet.it/weidmann-a-capo-della-bce-ci-uccide-o-ci-conviene/

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

DALLA SOCIETÀ DISCIPLINARE ALLA SOCIETÀ DEL CONTROLLO: SIAMO TUTTI HARRY CAUL

Ci monitoriamo l’uno con l’altro perché nella società del controllo il nostro compito è vigilare. Non ci interessano nemmeno più i concetti di privacy o di generica sicurezza, noi siamo il suddito che ha introiettato il potere del sovrano, e lo utilizziamo per essere certi di rimanere sudditi.

Dalla società disciplinare siamo passati a quella del controllo, dove non è più il sovrano a sorvegliare ma è lo stesso corpo sociale frammentato ad autocontrollarsi, incessantemente. Lo hanno spiegato bene Michel Foucault e Gilles Deleuze.

Più siamo separati, messi in concorrenza tra noi al lavoro come nel tempo libero e negli affetti, più siamo disposti a vigilare l’uno sull’altro.

Non per proteggerci, ma per denunciarci.

Se l’antico percorso reclusivo – casa, scuola, fabbrica, prigione, ospedale – era simboleggiato dal panottico, cioè il potere unico e centralizzato che tutto osserva, quello nuovo – desidera, clicca, metti like, recensisci, condividi – è sublimato nel dispositivo privato: il telefonino, la webcam, la go-pro, le telecamere di sicurezza. La macchina come protesi del corpo.

La sorveglianza centralizzata la agisce il capitano Gerd Wiesler. In Le vite degli altri (2006) è incaricato dalla Stasi di sorvegliare una coppia di possibili cospiratori nella grigia Berlino Est. Il militare opera per conto del potere sovrano (lo Stato) nei confronti dei sudditi (i cittadini): la forma più semplice e lineare per descrivere il controllo nella società disciplinare.

Il tema del grande fratello, del panottico globale raccontato da George Orwell in 1984 è ripreso da Hollywood in film come Truman Show (1988), Minority Report (2002) e Panic Room (2002), ciascuno dei quali ne indaga un aspetto specifico: il rapporto tra intimità e spettacolo per Peter Weir, raccolta e gestione dei dati personali per Steven Spielberg, paranoia e sicurezza per David Fincher.

E poi c’è Tony Scott che in Nemico Pubblico (1998) anticipa la sorveglianza illegale delle varie agenzie governative americane, prima che esplodano i casi di Edward Snowden o Chelsea Manning.

Prima di questa serie di film che indagano la sorveglianza ancora come emanazione della società disciplinare, influenzati dalla marea di pellicole uscite in epoca Watergate e tendenti sempre a contrapporre l’individuo al potere, offrendo così una teleologia della liberazione, esce un piccolo gioiello che sposta completamente l’asse di rotazione epistemologico: il controllo passa da procedura disciplinare a codice, da esterno si fa interno.

Harry Caul, protagonista de La Conversazione (Francis Ford Coppola, 1974), assiste in anticipo alla perfetta rappresentazione dello stato di paranoia continua in cui vive l’uomo moderno, oggi.

Un titanico Gene Hackman impersona un investigatore privato che spia ed è spiato costantemente, senza sapere da chi, come e perché. Qui il potere non risiede più in una persona, il sovrano, né tantomeno in un luogo fisico quale la prigione: è invece diffuso ovunque, frammentato, come il delirio in cui si agita Caul.

Ogni singolo individuo sospetta dell’altro, e di se stesso. Il film di Francis Ford Coppola è un sublime trattato filosofico sul passaggio dalla società disciplinare alla società di controllo.

È poi con Niente da nascondere (Michael Haneke, 2005) che si arriva al culmine. Come nel celebre film di Coppola anche qui tutto è sotto costante sorveglianza, mentre nessuno sta osservando. La maestria del regista è nel mostrare sullo schermo gli stessi video che il protagonista riceve a casa e attraverso i quali si accorge che lo stanno spiando, rendendo allo stesso tempo palese che questi video non li stiamo guardando noi spettatori, non il personaggio che li riceve, neppure coloro che li hanno girati.

Questi video di sorveglianza esistono a prescindere, sono a disposizione di tutti e di nessuno. La paranoia, l’inquietudine e il terrore non devastano più solamente la vita di Harry Caul ma anche quella degli spettatori.

E qui arriviamo al mondo reale. Non siamo più spiati solamente dal potere centrale, dalla sua emanazione poliziesca, dalle telecamere di sorveglianza delle banche o dalla webcam del nostro computer.

Il surveillance capitalism di Shoshana Zuboff ha fatto un ulteriore salto quantico.

Le piattaforme che forniscono servizi più o meno gratuiti a miliardi di persone nel mondo in cambio della possibilità di raccogliere, immagazzinare e sviluppare i nostri dati, ci hanno definitivamente convinto che è compito nostro monitorarci l’uno con l’altro. E gli utenti della più nota piattaforma di intermediazione per l’affitto degli appartamenti sono diventati i nuovi profeti del controllo.

Nessun angolo buio, non c’è via di fuga. Ogni luogo è sorvegliato incessantemente, ventiquattrore al giorno, ogni cliente è spiato ad ogni passo, registrato a ogni bisbiglio, è monitorato a ogni respiro.

Dall’occidente all’oriente, sono sempre più numerosi i casi di clienti di appartamenti in affitto, hotel o motel, ripresi a loro insaputa. Non siamo più controllati ovunque, ci controlliamo ovunque.

Negli Stati Uniti sono aumentati i casi di clienti della piattaforma che scoprono telecamere nascoste nelle librerie o dentro i lampadari, nei condotti di aereazione o in qualche altro nascondiglio. Sempre puntate verso il letto, o la doccia. L’obiettivo è chiaro: la performance sessuale, lo spettacolo pornografico.

In Sud Corea sono scoppiati una serie di scandali per delle riprese pornografiche effettuate

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https://www.idiavoli.com/it/article/societ%C3%A0-disciplinare-societ%C3%A0-controllo-siamo-tutti-harry-caul

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Contro il non profit

Manlio Lo Presti – 27 maggio 2019

 

www.laterza.it

 

L’Autore di questo libro del 2014, documentato e coraggioso a cominciare dal titolo, è un professore universitario ed è stato segretario generale di Cittadinanzattiva, una organizzazione non-profit. Un esperto dunque.

Il titolo è coraggioso e provocatorio in un periodo in cui spadroneggia il cosiddetto “politicamente corretto“, il buonismo e il globalismo finanziario che ha come scopo primario quello di demolire confini nazionali e soprattutto gli stati sociali dei Paesi bersaglio. I sistemi di protezione sociale sono progressivamente soppiantati da una caotica costellazione di organizzazioni (in Italia circa 300.000) che utilizza 1.000.000 di addetti di cui i volontari “veri” sono una minoranza. Un settore con una raccolta colossale: 85 miliardi di euro! 

Si legge una articolata e ben informata analisi di un settore disomogeneo, dove sono convogliate le iniziative più differenziate che NON sono statali, che NON sono produttive-finanziarie che creano utili. La definizione del III settore si fonda su una negazione, di ciò che NON è. Una classificazione inventata in passato da alcuni professori nordamericani e immediatamente adottata in tutta l’Europa per la sua praticità.

Nel libro vengono evidenziati i notevoli problemi che sorgono quando nel III settore sono incluse università, strutture di assistenza dei poveri, associazioni sindacali e industriali purché NON producano utili.

Questa mescolanza di generi diversi fra loro espone il settore ad infiltrazioni del capitale privato attirato dal regime fiscale facilitato per i beni immobili posseduti da queste organizzazioni non profit. Non esiste trasparenza nella redazione dei bilanci né sul loro regime di pubblicizzazione che dovrebbe comunicare ai cittadini generosi dove vanno a finire la montagna di soldi donati: 85 miliardi di euro, appunto! Pochi sanno che alla popolazione svantaggiata (malati, senzatetto, poveri, persone socialmente fragili, ecc.) va il 40 percento delle donazioni. Il 60 sono “costi di gestione” che includono le faraoniche remunerazioni dei vertici (mediamente 3/400.000 euro annui). Il libro evidenzia come pochissimo venga detto e chiarito sulla destinazione e la quasi inesistente efficacia da parte di un debole controllo delle donazioni dell’8 per mille, del 5 per mille e dell’1 per mille. Una manna che scatena la vergognosa concorrenza fra le strutture per accaparrarsi la fetta maggiore, con ampio vantaggio di quelle più grandi che si possono permettere costose campagne pubblicitarie, senza parlare dei Caf che orientano la scelta degli assistiti!

L’autore denuncia la scarsa incisività dei controlli da parte dell’Agenzia per il III settore (soppressa dalla Fornero) con organici minuscoli su un settore che rimane selvaggio al punto che ci sono ristoranti che hanno lo statuto di una ONG. Controlli che sono debolissimi anche all’estero.

Il titolo, giustamente polemico, del libro certifica l’inesistenza del non-profit, una invenzione, un canestro dentro il quale inserire tutte le strutture-che-NON-sono-qualcosa-di-preciso.

Infine, i guasti della corruzione o quantomeno della gestione allegra o opaca dei soldi, vengono fuori da una classificazione che tiene conto dei requisiti formali piuttosto che quelli di destinazione dei flussi monetari, e, soprattutto, sulla efficacia dei progetti finanziati e

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https://www.dettiescritti.com/letture/contro-il-non-profit/

 

 

 

 

 

 

Concime “umano” ottenuto dai cadaveri. Negli Usa primo ok alla legge

24 maggio 2019

Il provvedimento entrerà in vigore dal 2020, nonostante le critiche dei cattolici

La decisione dello Stato di Washington negli Usa farà discutere: dal 2020 sarà infatti possibile utilizzare i resti umani come concime per piante e terreni. In poche parole, i cittadini americani avranno un’opzione in più rispetto alla sepoltura e alla cremazione.

Si tratta della prima legge negli Stati Uniti che offre ai cittadini la possibilità di trasformare i propri resti in terriccio, da destinare poi all’alimentazione dei campi coltivati.

Una scelta, quella del governo democratico (molto osteggiata dai cattolici e movimenti religiosi), che è stata dettata sia da ragioni ambientali sia dal sovraffollamento dei cimiteri.

In Europa un provvedimento simile è stato adottato solo dalla Svezia.

Katrina Spade, promotrice del progetto e titolare di “Recompose” (unica

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https://www.unionesarda.it/articolo/news/mondo/2019/05/24/concime-ottenuto-dai-cadaveri-negli-usa-primo-ok-alla-legge-137-883592.html

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

DAL MINISTERO DELLA VERITA’ & DELL’INCLUSIONE

Maurizio Blondet  25 Maggio 2019

ARRIVA IL TRIBUNALE DEL CONFORMISMO. NON POTENDO BATTERLI CON LE IDEE, ALLA VIGILIA del voto” L’AGCOM ATTIVA LA CENSURA DI STATO SU SOVRANISTI E POPULISTI – LE NUOVE REGOLE PUNIRANNO “L’INCITAZIONE ALL’ODIO”, MA ANCHE LE “GENERALIZZAZIONI”. QUINDI DIRE CHE “GLI IMMIGRATI IRREGOLARI NELLE CITTÀ SONO UN PERICOLO”, PURE SE LO FOSSERO, SARÀ SANZIONATO, CON PROCEDURA RAPIDA E DIRITTO ALLA DIFESA MOLTO COMPRESSO.

NON POTENDO STERILIZZARE I PROBLEMI, SI STERILIZZA IL PENSIERO. FINORA NON HA FUNZIONATO…

 TAPPANO LA BOCCA A CHI CRITICA ISLAMICI, ROM, TRANS E MIGRANTI

Maurizio Belpietro per “la Verità

ANGELO CARDANI: ex capo di gabinetto di Mario Monti, oggi AGCOM

 

AGCOM

 

Cari lettori, il quotidiano che avete tra le mani presto potreste non riconoscerlo più. Il cambiamento potrebbe essere imposto dall’ alto, dalla censura di Stato.

Sì, avete letto bene: un’autorità centrale suprema che sta sopra le nostre e le vostre teste potrebbe impedirci di svolgere il mestiere di giornalisti indipendenti e, soprattutto, di chiamare le cose con il loro nome, come siamo abituati a fare da sempre, ragione per la quale molti di voi ogni mattina ci scelgono fra le molte testate presenti in edicola.

Quando quasi tre anni fa il primo numero della Verità vide la luce, si presentò a voi lettori con un impegno preciso, cioè di non accondiscendere ad alcuna censura. E così è stato. A chi mi ha seguito nell’ appassionante avventura di dare vita a un quotidiano di carta, nella stagione in cui tutti suonavano campane a morto per la carta, personalmente giurai che non gli avrei tolto una virgola e non a caso, a volte, ho pubblicato opinioni che non condividevo o articoli che mi hanno fatto litigare con qualche amico.

Però questo era il patto fatto con i colleghi e con voi: un giornale autonomo, impermeabile a qualsiasi condizionamento politico e imprenditoriale, un vero giornale libero. Ma purtroppo oggi devo darvi una cattiva notizia, ovvero che non so se riuscirò a mantenere questo impegno. E non per volontà mia, oppure per cedimento nei confronti della pubblicità o degli interessi imprenditoriali di qualcuno.

No, se temo di non poter più raccontare i fatti per come stanno e non poter più lasciare che si scriva ciò che ci pare giusto scrivere, è perché l’Autorità garante per la comunicazione (Agcom) l’altro ieri ha varato un provvedimento che rappresenta un vero e proprio bavaglio nei confronti di chi non si uniformi al pensiero unico politicamente corretto. Con la scusa di porre un argine all’ odio nei tg e nei social, la commissione di super esperti ha infatti emesso un regolamento che impone a tutte le trasmissioni, ai social network, ma anche agli editori, di evitare e cancellare «ogni espressione di odio che incoraggi alla violenza o all’ intolleranza».

Ovviamente, messa in questo modo, la norma è perfino condivisibile, perché a nessuno piace alimentare l’odio e l’intolleranza. Ma il provvedimento non è contro l’odio, bensì contro chi si permette di esprimere giudizi non conformisti. Infatti, il regolamento è scritto su misura per impedire che qualcuno si azzardi a pubblicare qualche cosa che l’Autorità del politicamente corretto non gradisca. In particolare, su immigrati, rom, musulmani e sul tema del gender.

(Ecco qui su cosa censurarsi)

1 ) EVITARE DI COLPIRE SPECIFICI TARGET (DONNE, MIGRANTI)
2 ) EVITARE ESPRESSIONI CHE FOMENTANO L’ODIO
3 ) EVITARE LUOGHI COMUNI E STEREOTIPI DISCRIMINATORI
4 ) EVITARE RIFERIMENTI IMPROPRI AGLI ORIENTAMENTI SESSUALI
5 ) NON PARTIRE DA SINGOLI EVENTI PER GENERALIZZARE
6 ) PROMUOVERE IN TV INCLUSIONE E COESIONE SOCIALE
7 ) RETTIFICARE I CONTENUTI SE CONTESTATI DALL’AUTORITA’
8 ) RIMUOVERE DALLA RETE VIDEO E FOTO SE DISCRIMINANO

 

 

RAI CAUSA GOVERNO AGCOM

Sì, la Polizia linguistica ha nel mirino proprio gli articoli e le trasmissioni che trattano di questi argomenti e si muoverà su denuncia delle associazioni e delle organizzazioni rappresentative di tali gruppi, con un monitoraggio sistematico dei programmi, dei telegiornali, dei social e della stampa. Dunque, prevediamo che da domani saremo inondati di denunce da parte di associazioni Lgbt, rom, immigrati e islamici.

Già molte di queste organizzazioni provano quotidianamente a impedirci di esprimere le nostre opinioni, ma grazie al nuovo regolamento adesso avranno un’arma in più. E soprattutto avranno dalla loro un apparato dello Stato.

Ovviamente l’Autorità giura di non voler censurare la libertà di stampa garantita dalla Costituzione, ma solo di voler emettere un cartellino giallo, con una segnalazione che pubblicherà sul proprio sito. Ma allo stesso tempo il regolamento prevede una contestazione a cui l’ editore avrà tempo 15 giorni per rispondere e, a seguire, scatterà la segnalazione all’ordine professionale per il giornalista, reo di avere opinioni non gradite all’ Autorità. Il Tribunale del conformismo, che in altri tempi avremmo chiamato Minculpop, «diffiderà editori, testate e piattaforme Web dal continuare la condotta illegittima».

E qualora questi soggetti ignorassero i provvedimenti dell’Autorità, andrebbero incontro a sanzioni dal 2 al 5 per cento del loro fatturato. Tanto per capire l’aria che tira, la Rai, nei suoi tg, sarà obbligata a dedicare spazi ai temi della «inclusione sociale, della coesione, della promozione della diversità, dei diritti fondamentali della persona». La tv di Stato, dopo le europee, addirittura dovrà diffondere uno spot dell’Autorità che incoraggia all’ uso della parola pace.

Mi state chiedendo chi abbia dato alla Polizia linguistica il potere di decidere tutto ciò e soprattutto chi ci sia dietro questa manovra che punta a impedire di parlare di immigrati, rom, islamici e deriva Lgbt? Beh, il potere glielo ha dato il Parlamento, che in passato ha istituito l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, istituzione composta da un gruppo di signori che gli italiani non hanno eletto, ma ai quali si trovano sottoposti.

Quanto a chi ci sia dietro, vi dico solo il nome del suo presidente, ossia Angelo Marcello Cardani, un professore della Bocconi che ha svolto ruoli nell’ ambito della Commissione europea. In pratica, è un regalo di Mario Monti, del quale è stato anche capo di gabinetto. Un altro motivo per ringraziare l’ex presidente del Consiglio.

SE PARLI MALE IN TIVÙ TI CENSURANO

Renato Farina per “Libero Quotidiano

L’ Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), per sua definizione indipendente e sovrana nei confini della Repubblica italiana, ha stabilito che saranno puniti con una multa dal 2 al 5 per cento del fatturato gli editori che consentano sui loro giornali, siti web, trasmissioni televisive, libri eccetera espressioni incitanti all’ odio. Non l’odio contro tutti, non esageriamo, c’ è odio e odio. Per cui l’Agcom ha stabilito di fornire la sua corazza a un bouquet di categorie scelte con cura. Le citiamo pedissequamente. Sono «le donne, gli omosessuali, i meridionali, gli immigrati, i rom, le persone di colore, i musulmani».

Senza un guizzo di fantasia, l’Authority ha copiato dal manualetto del “politicamente corretto” i tipi umani infilati dai progressisti nella loro fattoria. Solo loro possono accudirli, nominarli, eventualmente correggerli, cavalcarli. Chiunque altro li nomini, deve pronunciarsi con formula e concetti da loro coniati. Incredibile ma vero.

L’ intento di Agcom è di prosciugare la palude dell’odio. Sottoscrivo. C’ è un problema. I sentimenti non possono essere reati. Dunque nemmeno puniti da un organo dello Stato di diritto.

Ed ecco allora la trovata: i sentimenti no, ma il linguaggio sì. D’ accordo: le parole sono importanti. La questione è stabilire quali espressioni siano avvelenamento dei pozzi, e chi abbia tale autorità. Non basta chiamarsi Autorità per esserlo. Ci sono campi, come quello della libertà di parola, che sono materia immane. Si finisce per bruciare i libri.

Nel nostro caso, non esiste legge, e nemmeno potrebbe esistere, che assegni a questi signori dell’ Agcom un simile potere sulla mente e sulla lingua. Tra l’altro, costoro – sia detto con il massimo rispetto – non li conosce nessuno fuori dal loro giro. In questo caso, al di là della provenienza politica, si appalesano come la dependance operativa della cultura progressista italiana, a sua volta serva dei quartieri alti di New York e di Parigi. Brave persone. Dio ci guardi dalle brave persone, il cui scopo è come sempre altamente educativo.

PARI OPPORTUNITA

Domandina. Su quale base di verità, la crème che si ritiene élite morale vuole insegnare la grammatica della vita buona ed imporci il suo vocabolario? Si appellano all’ Onu, al Consiglio d’ Europa, eccetera. Le radici cristiane sono state spazzate via dalle loro carte. La carta dei diritti umani del 1948 è stiracchiata di qua e di là secondo le convenienze. Magari i principi espressi sono così alti che bisogna inchinarsi. Poi finiscono in mano a interessi meschini e pregiudizi ideologici o addirittura invidie personali.

PROPOSITI LIBERTICIDI

Noi di Libero lo sappiamo bene. Espressioni popolari o ironiche, citazioni paradossali, o semplicemente sacrosante grida di indignazione contro stragi di innocenti in nome di una religione, sono diventati uno strumento per impedire la libertà di opinione di questo giornale.

Al sinedrio della casta dei giornalisti non ci si abitua, ma si finisce per sopportare.

Parliamo di noi, perché sappiamo che le nostre parole non erano di odio verso

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https://www.maurizioblondet.it/questa-e-dittatura-vera-dovro-chiudere/

 

 

 

 

 

CULTURA

Ipazia, la filosofa martire a cui i cristiani cavarono gli occhi

Scritto il 26/5/19

Nella primavera di sedici secoli fa, ad Alessandria d’Egitto, una donna fu assassinata. Fu aggredita per strada, spogliata nuda e trascinata nella chiesa «che prendeva il nome dal cesare imperatore», il Cesareo, come riferisce una delle fonti contemporanee ai fatti, lo storico ecclesiastico costantinopolitano Socrate Scolastico. Qui fu dilaniata con cocci aguzzi. Mentre ancora respirava le furono cavati gli occhi. Poi i resti del suo corpo smembrato vennero dati alle fiamme. A massacrarla furono fanatici cristiani, i cosiddetti parabalani, monaci-barellieri venuti dal deserto di Nitria, di fatto miliziani al servizio di Cirillo, allora potente e bellicoso vescovo della megalopoli d’Egitto fertile di grano e di intelletti, di matematica e poesia, musica, gnosi e filosofia. Il nome di quella donna era Ipazia e quel nome in greco evocava un’idea di “eminenza”. Chi fosse nei lati più segreti della sua eminente personalità e cosa avesse fatto per attirare su di sé la sadica violenza collettiva maschile che la uccise, non lo sappiamo quasi più. Sappiamo meglio chi non era, e di cosa certamente era incolpevole. Conosciamo le maschere che la propaganda o la fantasia o semplicemente l’incoercibile tendenza umana alla manipolazione e alla bugia hanno sovrapposto alla sua pura sembianza di filosofa platonica.

La storiografia l’ha strumentalizzata, la letteratura l’ha trasfigurata e tradita: scienziata punita per le sue scoperte, eroina protofemminista, martire della libertà di pensiero, illuminista e romantica, libera pensatrice e socialista, protestante, massone, agnostica, vestale neopagana e perfino santa cristiana. Ma Ipazia non era nulla di tutto questo. Nell’Alessandria del V secolo, Ipazia apparteneva all’aristocrazia intellettuale della scuola di Plotino e dalla tradizione familiare aveva ereditato la successione (diadoché) del suo insegnamento. Una cattedra pubblica, in cui insegnava «a chiunque volesse ascoltarla il pensiero di Platone e di Aristotele e di altri filosofi», come narrano le fonti antiche. In questo senso era anche una scienziata: la sapienza impartita nelle scuole platoniche includeva la scienza dei numeri e lo studio degli astri. Era dunque anche una matematica e un’astronoma, ma nel senso antico e prescientifico. Non fece alcuna scoperta, non anticipò nessuna rivoluzione copernicana, non fu un Galileo donna. Tutto quello che sappiamo è che costituì devotamente il testo critico del terzo libro dell’Almagesto di Tolomeo, perché suo padre Teone potesse svolgerne il commento, e compose di persona commentari didattici a quelli che erano i libri di testo dell’epoca: le Coniche di Apollonio di Perga e l’Algebra di Diofanto. Non certo per questo fu assassinata.

Oltre che una filosofa platonica Ipazia era una carismatica. C’era, nelle accademie platoniche, un risvolto esoterico, che implicava la trasmissione di conoscenze “segrete” – nel senso di non accessibili ai principianti – che riguardavano il divino. Oltre all’insegnamento pubblico (demosia), che teneva presso il Museo o altrove nel centro della città, sappiamo di riunioni “private” (idia), che teneva nella sua dimora, in un quartiere residenziale fuori mano, verde di giardini. Fu nel tragitto in carrozza tra l’uno e l’altra che venne aggredita e uccisa. La furia di Cirillo, che secondo la testimonianza delle fonti coeve fu il mandante del suo assassinio, venne scatenata proprio dalla scoperta di queste riunioni. Perché queste riunioni portavano Ipazia al centro della vita non solo culturale ma anche politica di Alessandria. Perché stringevano in un sodalizio non solo intellettuale ma anche politico le élite pagane della città, convertite al cristianesimo per necessità, dopo che i decreti teodosiani lo avevano proclamato religione di Stato, ma unite dalla volontà di conservare le proprie tradizioni e convinzioni: quell’“educazione ellenica” che si chiamava ancora paideia, quel “modo di vita greco” che il discepolo prediletto di Ipazia, Sinesio, definiva «il metodo più fertile ed efficace per coltivare la mente».

Alle riunioni di questa sorta di massoneria in cui la classe dirigente alessandrina, pagana, cristiana e forse anche ebraica, si stringeva per fare fronte al cambiamento e tutelare i propri interessi nel trapasso dall’una all’altra egemonia di culto e

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http://www.libreidee.org/2019/05/ipazia-la-filosofa-martire-a-cui-i-cristiani-cavarono-gli-occhi/

 

 

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Come lo Swift (banche) ricattò Benedetto XVI per costringerlo a dimettersi

29, settembre, 2015   RILETTURA

di Maurizio Blondet >>>

Devo cominciare riconoscendo un mio errore. Nel precedente articolo ho riferito che l’elezione di Bergoglio è stata “il frutto delle riunioni segrete che cardinali e vescovi, organizzati da Carlo Maria Martini, hanno tenuto per anni a San Gallo, in Svizzera”, come ha dichiarato vantandosene uno dei congiurati, il cardinal Danneels. Mi son detto che una tale congiura modernista invalida la elezione di Bergoglio.

Un lettore, canonista, mi dà giustamente torto: “… Le convenzioni che si compiono fra gli elettori del conclave non producono nullità dell”elezione. A maggior ragione, se fatte prima del conclave. Esistono numerosi precedenti, molti nel tardo medio evo e nel rinascimento, almeno i meglio noti. Anche eventuali vizi procedurali dell’elezione, dei quali si è occupato il Socci, possono avere rilievo solo se qualche interessato (ovvero elettore) li abbia fatti valere. Il che è positivamente escluso, non esistendo rifiuti di prestare obbedienza da parte di alcun porporato.   Questo, naturalmente, non vale a rendere i fatti di cui si dice moralmente degni, ma è altra materia”

Segue la firma.

Quindi è un Papa che non possiamo stimare – visto che s’è fatto eleggere con questi trucchi e complicità – ma è legittimo. Tuttavia, un altro lettore, stimolato dallo stesso articolo, mi rimbalza un blog con una notizia notevole.

http://sauraplesio.blogspot.it/2015/09/giallo-vaticano.html

Quando, nel febbraio 2013, Papa Benedetto XVI si è dimesso improvvisamente e inspiegabilmente, lo IOR era stato escluso da SWIFT; con ciò, tutti i pagamenti del Vaticano erano resi impossibili, e la Chiesa era trattata alla stregua di uno stato-terrorista (secondum America), come l’Iran. Era la rovina economica, ben preparata da una violenta campagna contro lo IOR, confermata dall’apertura di inchieste penali della magistratura italiana (che non manca mai di obbedire a certi ordini internazionali).

Pochi sanno che cosa è lo SWIFT (la sigla sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication – Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie): in teoria, è una “camere di compensazione” (clearing, in gergo) mondiale, che unisce 10500 banche in 215 paesi. Di fatto, è il più occulto e insindacabile centro del potere finanziario americano-globalista, il bastone di

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https://www.imolaoggi.it/2015/09/29/come-lo-swift-banche-ricatto-benedetto-xvi-per-costringerlo-a-dimettersi/

 

 

 

 

 

 

Non posso più essere giornalista. Motivi.

27 Maggio 2019 DI PAOLO BARNARD

Io ero giornalista quando potevo fare quello che vedete in foto. Era un altro universo, secolo, epoca, oggi scomparsi per me.

C’è un mio video che è circolato molto e in cui lascio una specie di “testamento“, indicato nel mio recente articolo sui metodi ‘fai-da-te’ di procurarsi eutanasia quando il morire ci riduce il fine-vita a un insulto alla dignità e ad un’agonia per nulla, mentre né medici né familiari sanno o possono aiutarci a spegnerci degnamente. Il video si conclude con un addio ai lettori, nel mio rammarico di non aver potuto fare molto di più come giornalista.

Per coloro che non si danno pace su come sia possibile che un Paolo Barnard getti la spugna del giornalismo, a prescindere da ciò che mi accade nella vita privata, è mio dovere ripetere, molto più in sintesi, ciò che già scrissi mesi fa. Eccovelo e un abbraccio a tutti.

____________________

Non mi è più possibile essere giornalista. In primo luogo il mio lavoro è stato devastato dal Facebook-journalism e dal Twitter-journalism, due tumori del mestiere che ricadono sotto l’ombrello del Google-journalism.

Oggi chiunque dal pc può infarcirsi di Google search, poi sparare ‘giornalismo’ nel web, Social o persino sui quotidiani online e reclamare competenza e celebrità. Il risultato è un’iperinflazione da Weimar di grotteschi personaggi auto proclamatisi ‘esperti’ o commentatori, esaltati semi-giornalisti, con al seguito decine di migliaia di ‘factoids’ sparati ogni ora e 24/7, in un impazzimento fuori controllo. Tragicamente

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https://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2154

 

 

 

LA RETE NON È LIBERA

2 MAGGIO 2019

Durante l’arresto di Julian Assange molti commentatori hanno scritto che oggi la Rete è diventata più libera rispetto al 2010, quando WikiLeaks comincia a rendere pubblici centinaia di migliaia di documenti riservati. Possiamo illuderci che sia così, ma non è vero.

Durante l’arresto di Julian Assange, una vergogna giudiziaria e politica al di là dell’opinione che si può avere sulla sua persona, molti commentatori hanno scritto che oggi la Rete è diventata più libera rispetto al 2010, quando WikiLeaks comincia a rendere pubblici centinaia di migliaia di documenti riservati.

Una delle tesi più diffuse è che i social network sono a loro modo costruiti dal basso, dalle interazioni tra gli utenti. Le bacheche permettono quindi una libertà di espressione e una capacità di diffusione del pensiero, o anche di documenti, sempre maggiore. Una libertà sconosciuta agli albori di internet.

Ok, prendiamo un attimo per buona questa deriva tecno-entusiasta

Fingiamo di ignorare che i social network sono incessantemente al lavoro per estrarre valore dalle nostre vite, ovvero per raccogliere i nostri dati, immagazzinarli, confrontarli e poi rivenderli alle agenzie di marketing che ci restituiscono pubblicità sempre più targettizzate.

Oppure per rivenderli a eserciti e polizie, pubblici e privati, di stati democratici o di dittature, tutti impegnati nella costruzione del più imponente sistema di sorveglianza della storia: il panottico digitale dove ciascuno è sorvegliante di se stesso.

Cambridge Analytica è stata solo la punta dell’iceberg di una trama ben più complessa e pervasiva. Non è solo Google o Facebook. È Amazon. È Uber. È Angry Birds. È il surveillance capitalism, fondato sull’estrazione dei dati personali.

Fingiamo di ignorare anche che questi dati personali sono rivenduti alle multinazionali che si dedicano allo sviluppo dell’intelligenza artificiale: il fulcro e nuovo alfabeto del capitalismo estrattivo. Sarebbe assurdo, come discutere di colonialismo premettendo che non ci occuperemo dell’estrazione di materie prime nei territori soggiogati. Ok, ma andiamo avanti lo stesso.

Fingiamo di ignorare anche che il sistema di gratifica e punizione messo in atto dalle notifiche è devastante da un punto di vista psichico, e arriva addirittura a modificare le capacità affettive ed emotive degli utenti in Rete.

Bene, abbiamo finto che tutto questo non accade, e dunque le bacheche dei social network sono veramente un luogo di libertà? Se utilizzate nella maniera giusta, possono portare a cambiamenti positivi per le sorti dell’umanità? La risposta è no: i social network lavorano al mantenimento dello status quo.

Lo dimostra, da ultimo, una ricerca empirica della Northeastern e della Cornell University. Il team di studenti supervisionati dai professori Muhammad Ali e Piotr Sapiezynski ha messo su Facebook una serie di pubblicità a pagamento dove offrivano dei lavori o delle proprietà immobiliari. Queste inserzioni erano pressoché uguali alle solite che si vedono, se non che differivano per piccoli particolari, a partire dal compenso lavorativo o dal budget necessario per l’acquisto della casa, fino al tipo di fotografia o di parole usate per lo stesso annuncio.

La risposta è stata che la machine learning di Facebook, il famoso algoritmo

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https://www.idiavoli.com/it/article/la-rete-non-e-libera

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

L’inutile boom di Salvini: a Bruxelles resta al potere il rigore

Scritto il 27/5/19

«Meteor-Matteo, il cazzaro che vince le europee saturando i media, è una replica in saldo. Rispetto a Renzi nel ’14, Salvini ha 7 punti in meno, e calcolata l’astensione il suo 34% in realtà significa meno di 2 elettori su 10. Al tramonto però anche i nani proiettano lunghe ombre».

Così Alessandra Daniele su “Carmilla” commenta l’esito – largamente atteso – delle europee: la Lega sopra il 34% e il Pd che risale al 22,7 sorpassando i grillini, franati fino al 17%. «Il rovinoso crollo grillino è una replica renziana in fast-forward: in meno d’un anno di governo, il Movimento 5 Stelle Spente ha già perduto metà degli elettori». La primissima esperienza politico-mediatica di Beppe Grillo, ricorda la Daniele, fu commentare da comico una maratona elettorale nei primi anni ’80 dell’ascesa di Craxi. «Ieri sera, nessuno dei grillini ha avuto il coraggio di apparire davanti alle telecamere per commentare il suicidio di massa che hanno compiuto favorendo l’ascesa di Salvini. Il cerchio s’è chiuso». E Zingaretti? «Ha esultato molto più di quanto il misero recupero del suo partito lo autorizzasse a fare», specie dopo aver candidato “frontman” come Giuliano Pisapia e Carlo Calenda, campioni di grigiore assoluto.

Osserva ancora Alessandra Daniele: «Il Pd festeggia perché Salvini è il nemico ideale, contro il quale spera di ri-mobilitare a suo vantaggio quell’union sacrée orfana dell’antiberlusconismo di facciata, e quegli antifascisti a progetto che oggi fingono di non accorgersi che Salvini non è che la continuazione della dottrina Minniti con gli stessi mezzi», al netto di qualche

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http://www.libreidee.org/2019/05/linutile-boom-di-salvini-a-bruxelles-resta-al-potere-il-rigore/

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA

SCONFITTO IL “GOLPE DELL’ONESTÀ”

Maurizio Blondet  27 Maggio 2019  324 commenti

Ma anzitutto, Salvini dovrebbe ringraziare pubblicamente la Sea Watch: è probabilmente quella, nella operazione del 19 maggio  in coordinamento col procuratore Patronaggio, ad avergli regalato quei 4  punti che  hanno trasformato la sua vittoria in trionfo. Questa organizzazione tedesca, intervenendo negli ultimi giorni prima del voto con la nota finezza politica germanica e la tradizionale mano pesante, violando le acque territoriali italiane nonostante la diffida dell’Interno, con il suo disprezzo per l’Italia  ha fatto capire a tutti questo semplice fatto:  antipatico o no,  approssimativo, brocco che sia, Matteo Salvini è il solo fragile argine all’invasione senza freni dei clandestini.  Con i Nicola Fratoianni, i Gino Strada e Manconi pronti a gettarsi sulla breccia con carrettate di “immigrati”  prelevati direttamente dagli scafisti a pagamento sottocosta. Salvini unica salvezza: ecco quel che hanno ottenuto.

Risultato:

Lega primo partito in Emilia-Romagna, Toscana e Umbria (dove ha 17 punti di

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https://www.maurizioblondet.it/sconfitto-il-golpe-dellonesta/

 

 

 

 

 

 

A grandi passi verso la Crisi

27 Maggio 2019da Federico Dezzani

Si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: i partiti “sovranisti” aumentano i seggi, ma restano ininfluenti nel nuovo emiciclo, dove la grande coalizione di popolari e socialisti si allargherà ai liberali. Regno Unito e Italia appaiono però sempre più distanti dal Continente: l’exploit del partito Brexit rafforza lo scenario di un’uscita inglese dall’Unione Europea senza accordo, mentre l’affermazione della Lega isola ulteriormente l’Italia, incamminata verso una silenziosa uscita dall’eurozona. Gli angloamericani lanceranno in autunno l’assalto decisivo all’Unione “a trazione tedesca”: è probabile che Berlino cerchi di costruire un cordon sanitaire attorno all’Italia.

Italexit in corso

All’inizio dell’anno ci eravamo proposti di seguire gli avvenimenti con pochi articoli, che si sarebbero dipanati dalla nostra analisi per il 2019: una scelta indubbiamente felice, perché ci consente di aggiungere soltanto qualche breve e snello articolo, di tanto in tanto, al nostro solido impianto analitico. Quando scrivemmo la nostra analisi di lungo periodo non ci soffermammo sulle elezioni europee svoltesi in questi giorni: il loro impatto in termini (geo)politici sarebbe stato, ed infatti è stato, nullo. Le consultazioni europee hanno soltanto confermato, e rafforzato, dinamiche già in corso, che matureranno probabilmente entro l’anno: Londra e Washington hanno dichiarato un guerra informale all’Unione Europea, moltiplicatore della rinata potenza tedesca, e si servono dell’Italia, terza economia del Continente, altamente indebitata, per destabilizzare l’eurozona. Eravamo già anche scesi più nei dettagli lo scorso autunno, parlando di “crisi asiatica” per l’Europa: per il continente era in serbo una crisi finanziaria/valutaria non dissimile da quella che Soros & soci avevano riservato al Sud-Est asiatico nel 1997. L’Italia sarebbe stato “l’ordigno” e la “No Deal Brexit” sarebbe stata l’innesco.

In che modo le elezioni europee rafforzano le dinamiche già evidenziate? Iniziamo col dire che i partiti europeisti, seppure un po’ malconci, hanno retto l’urto sovranista: il nuovo Parlamento sarà dominato da una grande coalizione tra popolari e socialisti, allargata ora anche ai liberali, che sarà in grado di legiferare per i prossimi cinque anni, ratificando innanzitutto la nomina del successore di Mario Draghi. In Germania, AFD non va oltre il 10% e in Francia, nonostante l’incessante guerriglia dei Gilet Jaunes contro la presidenza Macron, i sovranisti di Marine Le Pen perdono addirittura più di un punto percentuale rispetto al 2014: lo sfondamento auspicato da Steve Bannon e dal suo The Movement non c’è stato. Il discorso è invece diametralmente opposto sull’isola britannica e nella penisola italiana.

Dell’ammuina britannica per arrivare ad un clamoroso divorzio senza accordo abbiamo già scritto: affidando alla scialba Theresa May il compito di negoziare un’uscita ordinata e lasciando che la premier si impantanasse nei veti incrociati dal Parlamento, Londra ha gettato le basi di una “hard brexit” che avrà pesantissime ripercussioni finanziarie e economiche in tutta Europa. Nigel Farage, un sorta di “pungolo” la cui funzione è spostare l’intero baricentro della politica inglese su posizioni sempre più intransigenti, ha fondato nel gennaio 2019 il “Brexit Party” che, catalizzando le frustrazioni dell’elettorato per la situazione economica e l’andamento delle trattative

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http://federicodezzani.altervista.org/a-grandi-passi-verso-la-crisi/

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

LIBERARSI DEL CORPO, LIBERARE IL CORPO: “GHOST IN THE SHELL”

24 APRILE 2019

«Nel futuro il confine tra uomo e macchina sta scomparendo. I progressi della tecnologia permettono agli umani di potenziarsi con parti cibernetiche». La “connessione” pervasiva che il capitale ha imposto sull’uomo privandolo della sua “corporeità” e, di conseguenza, provocando una distorsione nella percezione di libertà è raccontata nell’action-movie di fantascienza diretto da Rupert Sanders.

«Il potere, lungi dall’impedire il sapere, lo produce. Se si è potuto costituire un sapere sul corpo, è stato attraverso un insieme di discipline militari e scolastiche. È solo a partire da un potere sul corpo che un sapere fisiologico, organico, era possibile.» Michel Foucault

Uno sottofondo di note cupe accompagna lo scorrere delle didascalie di testa, si legge:

Nel futuro il confine tra uomo e macchina sta scomparendo. I progressi della tecnologia permettono agli umani di potenziarsi con parti cibernetiche. La Hanka Robotics, finanziata dal governo, sta sviluppando un agente militare che renderà quel confine ancora più labile, trapiantando un cervello umano in un corpo interamente sintetico. Metterà insieme le caratteristiche più potenti di umani e robot.

Quindi la camera inquadra, con una soggettiva dal basso, i volti mascherati dei paramedici che trasportano un corpo inerme su un lettino mobile, verso una sala operatoria. Sui camici dei paramedici si distingue la sigla hanka.

Il cervello umano, attraverso una leva meccanica, viene immesso nel corpo robotico.

«Funzionerà?», chiede l’uomo in giacca, dallo sguardo di ghiaccio, al medico che ha pilotato l’operazione.

«Sì. Una macchina non sa stare al comando, sa solo obbedire agli ordini. Non sa immaginare, avere cura o intuito. In quanto mente umana in un telaio cibernetico, Mira invece saprà fare tutte queste cose». È la risposta.

Ghost in the Shell, la storia

Dal mese scorso la Universal Pictures distribuisce nelle sale italiane l’action-movie di fantascienza Ghost in the Shell. La pellicola, regia di Rupert Sanders, è un adattamento cinematografico della celebre e omonima saga trans-mediale, ideata da Masamune Shirow alla fine degli anni Ottanta, e divenuta oggetto di culto sulla scena del cyber-punk giapponese.

Giappone, futuro indeterminato, ma molto prossimo: il maggiore Mira Killian (Scarlett Johansson) è un cyborg creato dalla Hanka Robotics, la più potente multinazionale nel settore cibernetico, e incaricato – dalla sezione Numero 9, una divisione governativa dei servizi speciali di pubblica sicurezza, capeggiata da Daisuke Aramaki (Takeshi Kitano) – di scovare ed eliminare Kuze, un pericoloso hacker che minaccia l’ordine costituito. In un rocambolesco susseguirsi di indagini e scontri armati, Mira, cerebro umano impiantato in un corpo sintetico, scoprirà di avere molto in comune con il suo target Kuze, e che il nemico da sconfiggere in realtà non è quello che la Hanka Robotics vuole far credere…

Liberarsi del corpo, liberare il corpo

Piena epoca del potenziamento cibernetico: nel mondo di GitS la maggior parte degli individui sono un ibrido tra uomo e macchina, cioè quasi tutti hanno impianti cibernetici nel proprio corpo, fino al limite massimo, come nel caso di Mira e del supposto antagonista Kuze, di un cerebro innestato su un corpo robotico. Tutti, quasi tutti, o meglio: quelli che possono permetterselo e quelli che non hanno potuto scegliere diversamente.

La sequenza di fotogrammi, sia pur fugace, in cui Mira incontra una prostituta sulla strada, è in questo senso emblematico, perché la prostituta è interamente umana, ed è il sottile ma scintillante indizio – uno dei tanti – che in GitS la rappresentazione fantascientifica non trascende troppo dal materialismo storico: avanzamento tecnologico e matrice economica vanno di pari passo. Di qui si arriva alla questione centrale – posta in essere dalla messinscena – che è il corpo. Ma non ancora non basta. Perché viene aperta anche una breccia sul conflitto di genere, riferito al corpo femminile, quando Mira scopre – a operazione compiuta – di non essere stato oggetto di un salvataggio in seguito a un incidente, ma di essere vittima, come tante altre, di una macchinazione criminale perpetrata dalla multinazionale Hanka Robotics.

Il rimando teorico e immediato è alle riflessioni di Michel Foucault su “corpo e potere”, trasposte alla luce della “connessione” pervasiva – allegorizzata dal cerebro imprigionato nel corpo sintetico, apice del cognitivismo, che il capitale ha imposto sull’uomo privandolo della sua “corporeità” e, di conseguenza, provocando una distorsione nella percezione dell’effettiva libertà.

Il “ghost” come topos dell’anima

«Fantasia, sogni, realtà, qual è la differenza? È tutto uguale, solo rumore», sentenzia Batou (Pilou Asbaek), altro membro del commando. Per Mira, come per tutte le altre vittime che condividono la sua condizione – tra cui l’insidioso Kuze, che si scoprirà essere tutt’altro che un “terrorista” efferato –, comincia la lotta per la liberazione del corpo e l’autodeterminazione. Una lotta che tuttavia può essere ingaggiata, giocoforza, solo attraverso le stesse armi del capitale, rivolgendogliele contro: le capacità cognitive per svincolarsi dal controllo

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https://www.idiavoli.com/it/article/liberare-corpo-ghost-in-the-shell

 

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