Contro il non profit

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Contro il non profit

Manlio Lo Presti – 27 maggio 2019

L’Autore di questo libro del 2014, documentato e coraggioso a cominciare dal titolo, è un professore universitario ed è stato segretario generale di Cittadinanzattiva, una organizzazione non-profit. Un esperto dunque.

Il titolo è coraggioso e provocatorio in un periodo in cui spadroneggia il cosiddetto “politicamente corretto“, il buonismo e il globalismo finanziario che ha come scopo primario quello di demolire confini nazionali e soprattutto gli stati sociali dei Paesi bersaglio. I sistemi di protezione sociale sono progressivamente soppiantati da una caotica costellazione di organizzazioni (in Italia circa 300.000) che utilizza 1.000.000 di addetti di cui i volontari “veri” sono una minoranza. Un settore con una raccolta colossale: 85 miliardi di euro! 

Si legge una articolata e ben informata analisi di un settore disomogeneo, dove sono convogliate le iniziative più differenziate che NON sono statali, che NON sono produttive-finanziarie che creano utili. La definizione del III settore si fonda su una negazione, di ciò che NON è. Una classificazione inventata in passato da alcuni professori nordamericani e immediatamente adottata in tutta l’Europa per la sua praticità.

Nel libro vengono evidenziati i notevoli problemi che sorgono quando nel III settore sono incluse università, strutture di assistenza dei poveri, associazioni sindacali e industriali purché NON producano utili.

Questa  mescolanza di generi diversi fra loro espone il settore ad infiltrazioni del capitale privato attirato dal regime fiscale facilitato per i beni immobili posseduti da queste organizzazioni non profit. Non esiste trasparenza nella redazione dei bilanci né sul loro regime di pubblicizzazione che dovrebbe comunicare ai cittadini generosi dove vanno a finire la montagna di soldi donati: 85 miliardi di euro, appunto! Pochi sanno che alla popolazione svantaggiata (malati, senzatetto, poveri, persone socialmente fragili, ecc.) va il 40 percento delle donazioni. Il 60 sono “costi di gestione” che includono le faraoniche remunerazioni dei vertici (mediamente 3/400.000 euro annui). Il libro evidenzia come pochissimo venga detto e chiarito sulla destinazione e la quasi inesistente efficacia da parte di un debole controllo delle donazioni dell’8 per mille, del 5 per mille e dell’1 per mille. Una manna che scatena la vergognosa concorrenza fra le strutture per accaparrarsi la fetta maggiore, con ampio vantaggio di quelle più grandi che si possono permettere costose campagne pubblicitarie, senza parlare dei Caf che orientano la scelta degli assistiti!

L’autore denuncia la scarsa incisività dei controlli da parte dell’Agenzia per il III settore (soppressa dalla Fornero) con organici minuscoli su un settore che rimane selvaggio al punto che ci sono ristoranti che hanno lo statuto di una ONG. Controlli che sono debolissimi anche all’estero.

Il titolo, giustamente polemico,  del libro certifica l’inesistenza del non-profit, una invenzione, un canestro dentro il quale inserire tutte le strutture-che-NON-sono-qualcosa-di-preciso.

Infine, i guasti della corruzione o quantomeno della gestione allegra o opaca dei soldi, vengono fuori da una classificazione che tiene conto dei requisiti formali piuttosto che quelli di destinazione dei flussi monetari, e, soprattutto, sulla efficacia dei progetti finanziati e gestiti da queste strutture. Il controllo finale dei soldi consentirebbe di tutelare e dare voce agli utenti finali di questo ben di Dio, persone indifese che spesso bersaglio di violenze fisiche negli istituti medici, con cibi avariati e percosse, per non parlare di contatti con la criminalità per operazioni di riciclaggio, ecc.

Un libro veramente stimolante che apre con decisione le porte chiuse su un mondo vivace, pieno di energie e voglia di fare davvero il bene degli altri da parte di 1.000.000 di addetti più o meno “volontari gratuiti” pagati con salari bassissimi ad eccezione dei vertici: l’esaltazione della precarietà e delle basse remunerazioni da fame.

Un libro che fa capire come la CHARITY , cioè gli interventi dall’alto, stiano eliminando il processo negoziale fra parti sociali che determina liberamente diritti e doveri che poi sono codificati.

Una donazione dura finché non viene revocata, un diritto cessa quando se ne negozia un altro …

Un libro che esalta gli scopi finali e non la forma come criterio di classificazione ed eliminazione di strutture improprie, per imitare gli abusi.

Un libro di preziosa informazione da leggere con attenzione!

Giovanni Moro, Contro il non profit, Laterza, Roma-Bari, 2014, Pag. 182, € 12,00