NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 28 FEBBRAIO 2019

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

28 FEBBRAIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Fra un ammasso de schiavi e d’imbecilli

Più ch’er pensiero contono gli strilli

TITTA MARINI, Tutte le poesie, Comune di Tarquinia, 2008, Pag. 186

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

La prostituta argentina che ha accusato il papa di complicità nel traffico di bambini è stata trovata morta

I soldi di George Soros dietro la onlus pro-accoglienza 1

Casaleggio massone, ma guai a dirlo all’Italietta gialloverde. 1

La Rai nazista intervista Dugin

Volete sapere perché Formigoni è finito dietro le sbarre? 1

COMUNI SI INDEBITANO PER MANTENERE I FIGLI DEGLI IMMIGRATI 1

Cibo di guerra: un commento al quinto rapporto sui conflitti dimenticati 1

Jihadismo e alto tradimento. 1

Per il Tribunale interno dell’ONU Londra e Washington occupano illegalmente la base di Diego Garcia. 1

L’AFRICANO INSULTATO ALL’OSPEDALE SI ERA INVENTATO TUTTO. 1

Bail in, Tria: anche bankitalia era contraria

Una sciagura chiamata euro. 1

Vincitori e vinti dell’euro secondo gli analisti del Center for European Politics

Global compact, passa la mozione di Fdi contro accordo Onu. 1

Banche: la denuncia di Sforza Fogliani (Assopopolari)

La candidatura di un pedofilo e l’imbarazzo progressista. 1

Jussie Smollett e gli imbrogli degli Ebrei 1

Macron abolisce “padre e madre”: è tempo di “genitore 1 e genitore 2”

Il “funerale” in Piemonte, poi la scissione: addio 5 Stelle?. 1

Chi comanda davvero in Italia? 1

 

 

IN EVIDENZA

La prostituta argentina che ha accusato il Papa di complicità nel traffico di bambini è stata trovata morta

BUENOS AIRES, 23 febbraio 2019 ( LifeSiteNews )

Natacha Jaitt, una celebrità dei media argentina che aveva accusato Gustavo Vera, un amico di Papa Francesco, di crimini sessuali, è stata trovata morta durante le prime ore dell’alba di sabato in un resort vicino Buenos Aires.

In ottobre, Jaitt ha twittato che Vera era “complice” di papa Francesco. Ha scritto: “Justo Gustavo Vera, è un magnaccia, trafficante di sesso e complice del Papa e, come ho previsto, è stato processato per appropriazione indebita di fondi ad Alameda e altri atti illegali. Dio farà ciò che è giusto, un giorno o l’altro. Amen.”

L’anno scorso, dopo la sua apparizione sul talk show di Mirtha Legrand e la conseguente controversia sulle sue accuse contro Vera, Jaitt ha twittato: “Non mi suiciderò. Non verrò comprato o annegato in una vasca da bagno, né mi sparerò alla testa. Quindi, se ciò accade: non ero io. Salva questo tweet. ” www.lifesitenews.com/…/argentine-prostitute-who-accused-pop…

 

Tony Sabry

8 h

Una prostituta che sapeva ciò che il papa e altri massoncelli pedo satanici facevano ai bambini è stata trovata morta.

Un altro caso?

 

Continua qui:

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I soldi di George Soros dietro la onlus pro-accoglienza

ROBERTO VIVALDELLI – 26 FEBBRAIO 2019

 

Era il settembre 2016 quando il magnate George Soros, fondatore della rete “filantropica” dell’Open Society Foundations, annunciava dalle colonne del Wall Street Journal di voler investire “in start-up, aziende, iniziative di impatto sociale e imprese fondate da migranti e rifugiati”. Soros è uno che le promesse le mantiene e così ha fatto dal 2016 ad oggi, come molte inchieste giornalistiche hanno appurato.

A cominciare da quella condotta da Gian Micalessin per Il Giornale, che già nel marzo 2017 ha acclarato i rapporti tra il finanziere e le Ong nel Mediterraneo.

Tra le realtà italiane che ricevono contributi dalla Open Society Foundations, come aveva sottolineato qualche tempo fa anche il blogger Luca Donadel, c’è anche l’associazione A Buon Diritto presieduta da Luigi Manconi, presidente di Unar ed ex Sottosegretario di Stato alla giustizia nel secondo governo Prodi (XV legislatura) con delega al sistema penitenziario, che nei giorni scorsi ha duramente criticato la linea del Ministro Matteo Salvini sull’immigrazione. 

Manconi è stato Senatore della Repubblica per il Partito Democratico dal 2013 fino al 2 febbraio 2018 quando è stato nominato dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni coordinatore dell’Unar, l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni istituito all’interno del Dipartimento per le pari opportunità.

Il professore ha preso il posto di Francesco Spano, che l’anno prima aveva dato le dimissioni dopo che la trasmissione Le Iene ha documentato come l’ufficio abbia assegnato un bando da 55mila euro a un’associazione cui fanno capo alcuni circoli, saune e centri massaggi in cui praticava la prostituzione maschile e si svolgevano orge.

 

Le associazioni italiane finanziate da Soros. C’è anche l’Onlus di Luigi Manconi

Il professore, come già sottolineato, è anche presidente della onlus “A Buon Diritto” il cui sito web “è realizzato con il contributo di Open Society Foundations”. Basta dare una rapida occhiata al sito web dell’associazione per avere conferma del contributo del magnate e della sua rete filantropica, alla faccia del “complottismo” a cui talvolta si appella la sinistra per tentare di “scagionare” il finanziere e le sue trame. D’altro canto la onlus del professore ex Lotta Continuaha tutte le carte in regola per piacere alla visione globalista e senza frontiere del finanziere: immigrazione, antiproibizionismo, libertà terapeutica, tutti temi cari all’agenda globale dell’Open Society.

Manconi e la sua Onlus sostengono peraltro la campagna Welcoming Europe promossa da tutte le realtà associative del firmamento progressista – Arci, Baobab Experience, Fondazione Migrantes, Sant’Egidio, Libera, Cgil. Iniziativa, rivolta alla Commissione Ue, che ha l’obiettivo di “rafforzare i corridoi umanitari per i rifugiati, decriminalizzare gli atti di solidarietà, tutelare le vittime di abusi alle frontiere” e che è sostenuta, tra gli altri, da Michela Murgia, Diego Bianchi, Leoluca Orlando e Gad Lerner.

 

“Accogliamoli tutti”

Il presidente di Unar è inoltre autore – insieme a Valentina Brinis – del pamphlet Accogliamoli tutti. Una ragionevole proposta per salvare l’Italia, gli italiani e gli immigrati con prefazione dell’ex ministro Cécilie Kyenge. L’obiettivo dei due autori è quello di dimostrare che “l’arrivo di donne e uomini stranieri è un’opportunità di salvezza per una società invecchiata e immobile come la nostra, per il suo dissestato sistema produttivo e il suo welfare in crisi”.

Nel 2014, l’allora senatore del Pd incontrò di persona il finanziere per discutere proprio di immigrazione

 

Continua qui:

http://www.occhidellaguerra.it/manconi-e-la-onlus-finanziata-da-george-soros/?fbclid=IwAR3e-l47Ur7sffznW7CSg_uJFcBlwGMkB4eDrfddsEWrEGV7IDq2xR_mifQ

 

 

 

 

Casaleggio massone, ma guai a dirlo all’Italietta gialloverde

Scritto il 26/2/19

Cari amici 5 Stelle, prendete nota: il vostro amato fondatore e ideologo, Gianroberto Casaleggio, era massone. Chi lo afferma? Gioele Magaldi, naturalmente, cioè il “grembiulino” che più di ogni altro, in Italia, ha svelato l’identità liberomuratoria di moltissimi potenti, da Ciampi a Napolitano, da D’Alema a Draghi. Proprio sicuro, Magaldi, che Casaleggio senior indossasse il grembiulino? «Lo immaginavo, ma non ne ero certo. Ora invece ho acquisito la documentazione che lo comprova», afferma l’autore del saggio “Massoni”, in diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Beninteso: per Magaldi, severo giudice dei “cattivi massoni” al comando dell’Ue, stare in massoneria può essere un titolo di merito. L’importante è non essere ipocriti: il governo gialloverde ha addirittura messo al bando – a parole – la presenza dei massoni nell’esecutivo, pur sapendo che il club pullula di grembiulini (da Tria a Moavero, solo per citare alcuni ministri). Che faccia faranno, Di Maio e Di Battista, nello “scoprire” che anche il compianto Casaleggio era massone? Chi può dirlo: oggi staranno a leccarsi le ferite per la batosta alle regionali in Sardegna, che segue a ruota quella appena rimediata in Abruzzo. Inutile lamentarsi, dice Magaldi, è il minimo che gli potesse capitare: avevano promesso di tutto e non hanno mantenuto niente. Ma niente paura, sono in buona compagnia: con loro c’è Renzi, altro fanfarone, e presto anche Salvini vedrà sgonfiarsi la bolla che finora l’ha fatto volare.

E’ una panoramica a tutto campo, quella che Magaldi offre nella video-chat settimanale con Frabetti. Tema: l’inconsistenza dei 5 Stelle come specchio dell’evanescenza generale del sistema politico italiano, dopo tante chiacchiere spese sul cambiamento di cui ancora non c’è traccia. Renzi? «Triste spettacolo, vederlo in televisione a “Non è l’Arena” con Giletti su “La7”: non una parola sui suoi errori, solo l’esecrazione per quella che considera la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto per via della vicenda giudiziaria che ha coinvolto i suoi genitori». Parentesi: c’è da domandarsi se sia davvero il caso di infliggere gli arresti (sia pure domiciliari) per reati non terribili. Stesso dicasi per Roberto Formigoni, pessimo esponente del più retrivo clericalismo affaristico, che in Lombardia ha privatizzato ampie fasce di sanità. Di nuovo: è proprio indispensabile la punizione del carcere? Senza con questo contestare i magistrati, Magaldi precisa: «Sul piano politico, fa male vedere che solo qualcuno paga per tutti, mentre chi è troppo potente resta intoccabile». Ma se il declino del “Celeste” si accompagna a quello della Compagnia delle Opere, in auge con la Chiesa conservatrice di Wojtyla e Ratzinger, suona surreale la performance televisiva del Renzi vittimista, versione 2019. Tecnicamente: uno zombie, ormai osteggiato anche nel suo partito. E senza neppure l’onestà elementare – politica, intellettuale – di ammettere di aver fallito su tutta la linea.

Il buon Matteo, dice Magaldi, avrebbe dovuto dire, sinceramente: come erede

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2019/02/casaleggio-massone-ma-guai-a-dirlo-allitalietta-gialloverde/

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA TELEVISIONE

La Rai nazista intervista Dugin

Ma era l’Annunziata. Errore grossolano di Rolling Stone

Di Cristina Gauri – 27 Febbraio 2019

Adesso capiamo perché Rolling Stone non vendeva più una copia e la versione cartacea ha chiuso i battenti. O meglio, già sapevamo il perché. Ma le macerie di quella che un tempo era una “rock magazine”, ora rimasta disponibile solo in una versione online macilenta, borghese, piagnona, open border e pro-mondialismo – l’esatto contrario di come andrebbe inteso il rock insomma -, ce ne danno testimonianza quotidiana.

Ossessione nazista

Ieri però i giornalisti d’assalto della rivista si sono superati. In un articolo intitolato Rai2 è diventato un covo di nazisti e fanatici religiosi, l’autore tuona contro la messa in onda, avvenuta sabato 23 febbraio alle 20.45 su Rai2, di “un’intervista-fiume” in cui il “filosofo e politologo Dugin ha parlato di Deep State alle nostre mamme e alle nostre nonne”.

Dugin sarebbe, secondo Rolling Stone, “uno degli ideologi di riferimento del governo”, di qui l’accusa alla Rai di fare della sfacciata propaganda filogovernativa in prima serata, quando la famiglia italiana è riunita al desco.

Dugin, ricordiamo, è il celebre filosofo russo che ha formulato la teoria dell’euroasiatismo – ossia l’idea di una integrazione politica, economica e culturale tra i Paesi dello spazio post-sovietico e di un ordine mondiale multipolare, non omologato culturalmente al liberalismo occidentale – e che la stampa mainstream presenta erroneamente come l’ideologo di Putin, al di là di ogni effettiva influenza sulle scelte del presidente russo. Due minuti e dieci di libero pensiero!

La frittata della nonna fa male

Ma forse l’autore dell’articolo avrebbe dovuto fare meglio “i compiti a casa” – sperando sempre che non fosse invece in malafede – perché “l’intervento-fiume” di Dugin faceva in realtà parte di un’intervista, lunga quasi dieci minuti e trasmessa l’ottobre scorso, all’interno di un programma condotto non da un qualche malvagio giornalista destrorso o fascio-sovranista

Continua qui: https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/rolling-stone-rai-nazista-annunziata-106310/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Volete sapere perché Formigoni è finito dietro le sbarre?

 

 

25 FEBBRAIO 2019

 

L’occasione fa l’uomo ladro, recita il proverbio: questo è quel che è capitato a Formigoni, perché le “occasioni” le creano gli im-prenditori del sistema pubblico/privato, a bizzeffe. L’uomo ex Pirellone è stato un ingenuo, si comprende bene da come si è comportato: esaltato dal suo ruolo di “Celeste”, non ha meditato che tutto quel ben di Dio non gli era dato perché – ragionando da Luterani o da Ebrei – era il “prediletto del Signore”, bensì perché qualcuno guadagnava soldi a palate da quel sistema ed aveva tutto l’interesse che le cose durassero così com’erano.

 

Tutto l’andazzo nasce dallo “strano” fenomeno al quale stiamo assistendo, ossia la migrazione del sistema sanitario nazionale verso il privato, che non è sempre un vero “privato”, perché le strutture rimangono (per ora) gratuite per la popolazione.

 

A parte che alcune strutture private già forniscono, oggi, prestazioni ambulatoriali e diagnostiche allo stesso prezzo del ticket sanitario nazionale, il “passaggio” avviene a monte, ossia nei costi che lo Stato si accolla per le prestazioni del singolo paziente.

In sostanza, io (Stato) pago una cifra per ogni giornata ospedaliera di un paziente medio, e poi il privato se la vede lui. Detto così, potrebbe anche funzionare, ma bisogna anzitutto comprendere quanto pago e cosa mi viene dato in cambio. E cosa costa al contribuente.

 

Per mia fortuna sono riuscito ad avvalermi per questa analisi della consulenza di una persona esperta: un’infermiera che, per molti anni, ha lavorato sia nel pubblico che nel privato, prevalentemente nel settore psichiatrico.

Il settore psichiatrico è un po’ “speciale”, perché è nato – così com’è oggi – negli anni ’70 del Novecento, soprattutto per merito di Franco Basaglia, psichiatra che ebbe il merito di andare “oltre” il mero manicomio, come fino a quell’epoca era considerato l’unica struttura in grado d’accogliere i “matti”. Chi vorrà approfondire la cosa (che è solo il corollario e non la nota dominante di questo articolo) potrà trovare sul Web tutto quel che cerca.

In buona sostanza, la questione fu risolta con l’abolizione dei manicomi – a buona ragione considerati dei veri e propri lager per malati – verso l’esternalizzazione, all’interno della società, del malato psichiatrico.

 

“Esternalizzazione”, però, non è sinonimo di “privatizzazione”: è bene ricordarlo. Invece, lo Stato si ritirò in parte dal settore – vuoi per incapacità di gestirlo, vuoi per convenienza, vuoi per lucro “combinato” fra gli imprenditori del settore e la politica/burocrazia pubblica – e rimasero solo i presidi ospedalieri (i reparti ospedalieri di Psichiatria (SPDC) o i Centri d’Igiene Mentale (CIM) sul territorio.

Dove finì la stragrande maggioranza dei malati psichiatrici?

 

Prima di continuare, vorrei chiarire un concetto: se il nostro pancreas non secerne insulina, siamo diabetici e non perdiamo rispettabilità sociale, mentre se il nostro cervello ha problemi con la serotonina o la dopamina, abbiamo problemi psichiatrici e ci mettono il cappello da Napoleone in testa.

Questo non significa che con il malato psichiatrico non si debbano prendere delle precauzioni – ad esempio non dargli una 357 Magnum in mano – però riflettiamo anche che larga parte della popolazione fa uso di psicofarmaci, per disturbi più o meno gravi: siamo una società malata nei gangli vitali del vivere sociale, e queste sono le conseguenze.

 

Il malato psichiatrico grave – ossia colui che deve essere tenuto sotto controllo – non vive o vive parzialmente nella società (secondo la gravità del suo male e secondo ciò che gli psichiatri ritengono più utile per la sua esistenza) ed è ospitato nelle apposite strutture, che – con il tempo – sono diventate sempre di più private. Ma pagate dalla mano pubblica.

 

Grazie alla mia amica infermiera, sono riuscito a ricostruire abbastanza fedelmente il conto economico di una di esse: non pretendo che sia oro colato, però i dati sono stati verificati come validi in più di una struttura, ed evidenziano un’enorme discrepanza fra le spese realmente sostenute e gli introiti incamerati. Di più: siccome gli “imprenditori” di questo settore sono noti (psichiatri e non), il loro tenore di vita è stato notato, con grande evidenza. Capito?

 

Personale                                          

Direttore                       1                                         60.000

Direttore sanitario         1                                        70.000

Medici                          3           3.000                   108.000

Psichiatri & Psicologi    5          2.500                   150.000

Infermieri                      5          3.000                   180.000

Educatori/OS              32          2.500                   960.000

Cucina & Pulizia            3          2.200                    79.200

Amministrazione           3          2.500                     90.000

 

 

Acquisti alimentari                                                350.400

Farmaci & materiale sanitario                              268.800

Affitto annuo                                                         120.000

Riscaldamento                                                       20.000

Energia elettrica                                                       5.000

Assicurazioni                                                            5.000

Veicoli                                                                       6.000

Spese straordinarie                                                10.000

Manutenzione                                                         10.000

Palestre e laboratori                                                50.000

 

Costi                                                                   2.542.400

 

Ricavi                                     

Pazienti                         64

Retta giornaliera           250                                 5.840.000

 

Utile                                                                      3.297.600

 

Note: sarebbe stato meglio incamerare il foglio Excel, ma creava qualche problema sui server e dunque l’ho solo riportato in Word. In queste strutture, i medici di guardia sono comuni medici, non psichiatri. Psichiatri e psicologi, generalmente, sono pagati come consulenti esterni. Ci sono poi le attività ludiche, diverse da una struttura all’altra, che è difficile quantificare ma, come potete osservare, non è che un’ora la settima o il giorno di falegnameria o a cavallo sposti tanto le cose. La situazione esposta si riferisce a circa 5 anni fa.

 

3 milioni di euro di utile l’anno sono tanti, d’altro canto, chi foraggiava il “Celeste” – e tanti in posizioni analoghe o, comunque, degni di essere “convinti” – doveva avere fondi cospicui per farlo: poi, i sistemi per lasciarsi corrompere sono tanti, come dimostra il caso Alemanno (fondazioni) o i casi Tiziano Renzi e Berlusconi (frodi fiscali). Sono reati comuni, per i quali la persona comune, se viene beccata, fila dritto in galera. Fino a ieri, solo le persone comuni: oggi?

 

C’è da complimentarsi con il ministro Bonafede, che ha fatto un ottimo lavoro: se avesse potuto, avrebbe anche cancellato l’indegna prescrizione dei reati, ma Salvini doveva salvare Bossi nel suo processo, e dunque l’opposizione della Lega, ancora una volta, ha finito per essere forte coi deboli e debole con i forti.

 

Inoltre, devo confessare una cosa. Sapete che sono appassionato di nautica – vela – e mi sono sempre stupito, quando passo dal porto di Varazze, nell’osservare mega-yacht a motore – 15, 20 metri, valore 1-2 milioni di euro – che sono lì, all’ormeggio, appena costruiti dai cantieri ex Baglietto, già iscritti alle Cayman ma in attesa d’acquirente. Cosa c’è dietro? Perché ai saloni della nautica sono quasi sparite le barche per le famiglie e sono aumentati enormemente i “ferri da stiro” (consentitemi un po’ di veleno, da velista) di tutte le dimensioni? Non è soltanto una questione di classe media alla deriva: alcuni pentiti di mafia hanno spifferato di tangenti pagate con mega-yacht. Perché la Magistratura non ci butta un occhio? Anche nell’affaire Formigoni ci sono gli yacht di mezzo.

 

Se la riforma dei manicomi non implicò la privatizzazione del sistema, è

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COMUNI SI INDEBITANO PER MANTENERE I FIGLI DEGLI IMMIGRATI

27 FEBBRAIO 2019

“La Regione verrà in soccorso con un contributo economico a sostegno dei Comuni udinesi che, nell’ultimo trimestre del 2018, hanno affrontato la spesa a favore dei minori stranieri non accompagnati. Inoltre, si è aperto un canale di dialogo tra il Ministero competente e la Prefettura di Udine, al fine di capire quale sia il motivo per il quale solo nella Sinistra Tagliamento si sia verificato il problema del mancato trasferimento delle risorse a favore delle amministrazioni locali”. Lo ha detto l’assessore alle Autonomie locali del Friuli e Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, rispondendo in Consiglio regionale a una interrogazione a risposta immediata (Iri) del consigliere Franco Iacop (Pd) nella quale si chiedevano lumi in merito alla situazione venutasi a creare nel Comune di Cividale su questo tema.

Roberti ha spiegato che la difficoltà riscontrata da quella Amministrazione è la stessa verificatasi anche nelle altre ricomprese in provincia di Udine che non sono state ancora rimborsate dal Ministero per la parte riguardante l’ultimo trimestre del 2017.

“La problematica – ha detto l’assessore regionale – è emersa a dicembre 2018, quando dalla Prefettura di Udine abbiamo avuto le prime segnalazioni sui mancati trasferimenti di risorse a loro favore dallo Stato per l’ultima parte dell’anno 2017. Il Ministero ha fatto sapere che, per quello specifico periodo, non dispone della necessaria copertura finanziaria con la quale far fronte al sostegno di una parte dei costi affrontati dai Comuni”.

Al momento la Regione sta cercando di capire quale sia il motivo per il quale questo problema investa solo la provincia di Udine, “visto che negli altri territori del Friuli e Venezia Giulia e dell’Italia non si è verificata una simile situazione. Quanto successo per l’ultimo trimestre del 2017 si riproporrà anche per lo stesso periodo del 2018. Ma, in questo caso, abbiamo già messo in previsione – ha assicurato Roberti – di contribuire alla spesa con fondi che verranno attinti dal programma immigrazione regionale del 2019”.

“Abbiamo comunque aperto – ha concluso l’assessore regionale – un canale di dialogo con il Ministero per cercare di venire a capo della vicenda e capire quale sia il motivo per cui solo il territorio udinese soffra questo disagio”.

“Quanto accaduto a Cividale del Friuli conferma l’importanza delle azioni avviate dal ministero dell’Interno per porre un freno all’immigrazione clandestina incontrollata. Iniziative che, nel giro di pochi mesi, hanno permesso di ridurre drasticamente le presenze e aumentare i respingimenti, mettendo così in discussione la validità del modello dell’accoglienza diffusa promosso dalla precedente amministrazione che, in nome dell’accoglienza, affidava ingenti risorse pubbliche a privati”, ha ribadito Roberti, precisando che “chi oggi definisce il Civiform una rappresentazione plastica del rischio grandi concentrazioni di migranti, dovrebbe ricordarsi di come quella realtà sia diventata la grande struttura di accoglienza minori proprio sotto la gestione targata Pd”.

“Si tratta – aggiunge Roberti – delle stesse persone che troppo a lungo hanno presentato ai cittadini l’enorme afflusso di migranti in ingresso nella nostra regione come inevitabile, arrivando addirittura a proporlo come un positivo arrivo di nuove risorse. Una situazione decisamente lontana dalla realtà, della quale solo chi ha perso il contatto con la gente e, forse anche con il buon senso, può non rendersi conto”.

Roberti ha quindi ribadito che “il ritrovamento tra gli effetti personali di uno dei giovani coinvolti nei fatti di Cividale di sostanze stupefacenti dimostra la correttezza delle misure adottate dal Governo. Non possiamo essere tolleranti nei confronti di chi viene in Italia per delinquere e non ha rispetto delle regole del nostro Paese”.

L’assessore ha quindi sottolineato che “pur capendo il nervosismo di alcune correnti politiche di fronte ai risultati concreti ottenuti sul fronte della sicurezza sia a livello nazionale sia regionale, trovo inaccettabile la cieca difesa di un sistema che è

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CONFLITTI GEOPOLITICI

Cibo di guerra: un commento al quinto rapporto sui conflitti dimenticati

Scritto da Giuseppe Gagliano – 11 febbraio 2019

Il volume appena pubblicato dalla Caritas italiana dal titolo “Cibo di guerra. Quinto rapporto sui conflitti dimenticati”, scritto in collaborazione con “Famiglia cristiana” e “Il Regno” (il mulino, i 2015) risulta certamente di estremo interesse, soprattutto per i presupposti di natura metodologica che vengono chiaramente esplicitati nel capitolo primo dal titolo “Lo spazio prossimo alla guerra” scritto da Francesco Strazzari (professore associato di scienza politica presso la scuola superiore Sant’Anna di Pisa).

Vediamo di analizzarne alcuni significativi brani.

Non stupisce, in un contesto caratterizzato da incertezze e crisi economica in cui gli Stati paiono guidati dal calcolo di presunti vantaggi e svantaggi relativi, che è anche una potenza medio-piccola come l’Italia-che pure si è positivamente distinta sul versante del soccorso ai migranti in mare-tenda riorientare la propria bussola verso gli schemi più tradizionali della condotta della politica estera. La seguente dichiarazione resa dal ministro degli esteri italiano nel 2014 è in tal senso esemplare: “dobbiamo recuperare senza vergognarcene un concetto semplicissimo: l’interesse nazionale. Siamo europei e alleati degli americani, ma abbiamo un nostro occhio sulla geopolitica”.

In primo luogo, secondo questa affermazione, gli Stati non dovrebbero attuare una politica calcolando i vantaggi e/o i gli svantaggi della loro azione politica. Una tale affermazione appare non solo assolutamente ridicola dal punto di vista strettamente storico ma soprattutto appare di estrema pericolosità per uno stato.

Un altro aspetto che emerge da questo brano è, se possibile, ancora più sconcertante per chi condivide una interpretazione realistica della dinamica delle relazioni internazionali: l’Italia non dovrebbe salvaguardare il proprio interesse nazionale ma ,al contrario,dovrebbe limitarsi ad accogliere gli immigrati da altri paesi. Sfortunatamente, ciò che manca al nostro paese rispetto agli altri paesi europei, è proprio la capacità di perseguire il proprio interesse nazionale secondo un’ottica di concreto il realismo.

In secondo luogo l’autore della relazione sottolinea ,con sorpresa e sconcerto insieme, l’uso che l’amministrazione Obama ha fatto della forza:
l’amministrazione Obama ha in realtà fatto ampio uso della forza, attraverso una miriade di azioni belliche, più o meno chirurgiche, che hanno fatto leva sul livello tecnologico di ingaggio senza pari di cui gli Stati uniti sono capaci“.

Se ne deduce che gli USA non dovrebbero usare la forza militare né in termini chirurgici né con altre modalità . Dovrebbero dunque dedicarsi ad opere di beneficenza magari a favore della Caritas e della Chiesa cattolica romana?

In terzo luogo, l’autore sottolinea l’aumento delle esportazioni di armi da parte dell’Unione Europea: “il report tuttavia fa emergere un dato incontrovertibile: sia l’autorizzazione all’esportazione sia le consegne effettive da parte dei paesi europei sono in costante aumento e -fatto forse ancora più imbarazzante per la UE -gli armamenti europei vanno perlopiù ad alimentare un teatro instabile quale quello medio orientale”.

Anche da questo brano deduciamo agevolmente che l’UE dovrebbe smantellare le proprie industrie militari.

In quarto luogo l’autore sottolinea come l’Osservatorio permanente sulle armi leggere ,unitamente alla Rete italiana per il disarmo, nel novembre del 2014 abbiano osservato l’aumento considerevole delle armi leggere italiane verso l’estero ed ,in particolare ,l’autore rileva con disappunto l’incremento che l’industria di armi leggere Beretta avrebbe avuto in questi ultimi anni. Inoltre, la mozione approvata dal consiglio regionale lombardo-mozione della lega nord del 2014-a favore di uno snellimento delle pratiche per l’esportazione delle armi,

Continua qui: http://www.aldogiannuli.it/cibo-di-guerra-un-commento-al-quinto-rapporto-sui-conflitti-dimenticati/

 

 

 

 

Jihadismo e alto tradimento

di Thierry Meyssan

I cittadini europei, incitati a partecipare alla lotta armata in Siria a fianco di mercenari filooccidentali, non possono essere perseguiti per connivenza con il nemico e alto tradimento. Potrebbero infatti far valere il sostegno della NATO e degli Stati membri. E a loro volta gli Stati europei non potrebbero giudicarli senza tenere conto della cruciale responsabilità dei loro dirigenti nella guerra contro la Siria.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 26 FEBBRAIO 2019

l presidente Donald Trump ha chiesto agli alleati occidentali di rimpatriare gli jihadisti prigionieri delle Forze Democratiche Siriane e di giudicarli a casa propria. Il Regno Unito si è opposto, la Francia invece ritiene che i rientri vadano decisi caso per caso.

Ritirandosi dalla Siria, gli Stati Uniti ammettono che le Forze Democratiche Siriane non sono un vero e proprio esercito, ma solo una forza suppletiva sottoposta alla loro autorità. E ammettono anche che in Siria non esiste uno Stato kurdo, essendo il “Rojava” una finzione per i giornalisti. Da ciò consegue che la “giustizia kurda” non è che una messinscena, i cui strumenti di applicazione spariranno entro poche settimane. I detenuti islamisti dovranno perciò essere liberati oppure consegnati alla Repubblica Araba Siriana, che li giudicherà secondo le proprie leggi, che discendono dal diritto francese. In Siria però c’è la pena di morte, che oggi gli Stati europei non ammettono.

Per il diritto, i cittadini di Paesi europei che sono andati a fare la jihad in Siria sono stati “conniventi con il nemico” e sono semmai colpevoli di “alto tradimento”, in quanto si sono battuti contro gli interessi europei. Ma, in considerazione di come gli Stati occidentali hanno agito in questa guerra, nessun jihadista occidentale potrà essere condannato nel proprio Paese per tali capi d’accusa.

La fine della guerra siriana ci riporta alla realtà. Per otto anni gli europei hanno sostenuto di aver scoperto, con sorpresa, di essere di fronte a una «rivoluzione» popolare contro una «dittatura alauita». Ebbene, oggi quanto compiuto dagli Stati europei può essere facilmente esposto e dimostrato. I fatti non corrispondono assolutamente alla narrazione ufficiale: l’Occidente ha preparato sin dal 2003 gli avvenimenti iniziati nel 2011, continuando poi a organizzarli fino a oggi [1]. Questa guerra è durata così a lungo che se ne sono potute scoprire le menzogne.

Se gli jihadisti europei dovessero essere giudicati per connivenza con il nemico, se non addirittura per alto tradimento, il tribunale – non essendo il fanatismo un reato – potrebbe prendere in esame solo le atrocità da loro compiute contro i siriani, nonché gli eventuali crimini commessi nel loro Paese e contro i loro concittadini; il tribunale non potrebbe che trarre la conclusione che soltanto i dirigenti occidentali vanno giudicati per alto tradimento.

Innanzitutto, precisiamo che l’obiezione, secondo cui gruppi jihadisti come Al Qaeda e Daesh non sono riconducibili a Stati riconosciuti, non regge. Infatti, è evidente che organizzazioni che dispongono di tali mezzi militari esistono solo grazie all’appoggio degli Stati.

A titolo d’esempio ecco come in Francia articolerei l’arringa in difesa di questi fanatici:

Gli jihadisti non sono traditori, sono soldati

  1. Andando a combattere contro la Repubblica Araba Siriana e il suo presidente, Bashar al-Assad, gli jihadisti hanno agito su richiesta del governo francese.
    Le autorità francesi hanno sempre definito la Repubblica Araba Siriana una «dittatura alauita» ed esortato ad assassinare il presidente al-Assad. L’attuale presidente del Consiglio Costituzionale, Laurent Fabius, quando era ministro degli Esteri ha dichiarato: «Dopo aver sentito le testimonianze sconvolgenti delle persone che sono qui (…), quando si sente tutto questo, e sono consapevole della portata di quanto sto per dire: Bashar al-Assad non meriterebbe di stare sulla faccia della terra»; una presa di posizione particolarmente forte per un Paese che ha abrogato la pena di morte.

Per fugare ogni dubbio e far chiaramente capire che quest’esortazione a uccidere non si rivolgeva solo ai siriani, bensì a tutti i francesi, la Città di Parigi, per iniziativa del sindaco, Anne Hidalgo, ha organizzato alla Tour Eiffel una giornata di solidarietà con l’opposizione siriana. Ai piedi della torre è stato allestito un ufficio di reclutamento, cui la stampa non ha mancato di dare risonanza.

In seguito questo sostegno si è fatto certamente meno palese e dal 2016, ossia cinque anni dopo l’inizio della guerra, le autorità francesi hanno adottato misure effettive per fermare le partenze per la Siria, senza però mai contraddire quanto dichiarato in precedenza, sicché gli imputati hanno ritenuto che la Francia stesse cercando di conformarsi a impegni internazionali, ma che continuasse a giudicare legittime le proprie azioni di sostegno.

  1. Durante la loro jihad tutti gli imputati hanno beneficiato dell’aiuto indiretto del governo francese.

 
I gruppi jihadisti sono stati nell’insieme finanziati e armati dall’estero. Le gare d’appalto del Pentagono dimostrano che per importare armi in Siria sono state create filiere permanenti [2]. Le inchieste della stampa non-allineata hanno permesso di stabilire, prove alla mano, che parecchie decine di migliaia di tonnellate d’armi sono state illegalmente importate in Siria, con l’operazione Timber Sycamore, dapprima controllata dalla CIA, poi dal fondo d’investimenti privato KKR [3]. Almeno 17 Stati, tra cui Germania e Regno Unito, sono coinvolti nel traffico. Del resto, sebbene non sia provato che la Francia vi abbia partecipato direttamente, essa è comunque implicata nella spartizione e nella distribuzione di queste armi, attraverso il LandCom (comando delle forze terrestri) della NATO, del cui comando integrato fa parte.

  1. Gli imputati che hanno fatto parte di gruppi appartenenti ad Al Qaeda hanno beneficiato dell’aiuto diretto del governo francese.

 
Questo è ciò che attesta una lettera consegnata il 14 luglio 2014 dall’ambasciatore Bashar Jaafari al Consiglio di Sicurezza: una lettera datata 17 gennaio 2014, firmata dal comandante in capo dell’Esercito Siriano Libero (ESL), che riguarda la ripartizione delle munizioni offerte dalla Francia agli jihadisti e precisa che un terzo è assegnato all’ESL e i rimanenti due terzi devono essere consegnati ad Al Qaeda (che in Siria si chiama al-Nosra). Il signor Fabius non ha forse detto che «al-Nosra fa un buon lavoro» [4]?

Gli imputati, che hanno obbedito alle istruzioni del governo francese e che hanno ricevuto indirettamente armi e direttamente munizioni dallo Stato francese, non possono quindi essere accusati di collusione con il nemico né di alto tradimento.

Sono i dirigenti europei ad aver tradito il proprio Paese

Al contrario, i dirigenti francesi, che pubblicamente hanno affermato di rispettare i Diritti dell’uomo e, di fatto, hanno sostenuto gli jihadisti, dovrebbero essere chiamati a risponderne davanti ai tribunali. Dovrebbero anche spiegare come la Repubblica Araba Siriana, che essi additano come «nemico» della Francia, abbia attentato agli interessi francesi.

All’inizio del conflitto si usava ricordare che nel 1981, durante la guerra civile libanese, la Siria fece assassinare l’ambasciatore francese Louis Delamare. Tuttavia, oltre al fatto che intercorrono più di trent’anni tra questo accadimento e l’inizio della guerra contro la Siria, l’uccisione di Delamare era già stata punita con un attentato contro l’ufficio nazionale della coscrizione militare di Damasco

Continua qui: https://www.voltairenet.org/article205318.html

 

 

 

 

Per il Tribunale interno dell’ONU Londra e Washington occupano illegalmente la base di Diego Garcia

RETE VOLTAIRE | 26 FEBBRAIO 2019

l 25 febbraio 2019 la Corte Internazionale di Giustizia, cui il 22 giugno 2017 aveva fatto ricorso l’Assemblea Generale dell’ONU, ha dichiarato che i britannici, nel 1968, hanno truccato l’indipendenza della Repubblica di Maurizio, sottraendole l’arcipelago delle Chagos.

La Corte ha stabilito che il processo di decolonizzazione (1965-1968) ha disatteso le pertinenti risoluzioni dell’Assemblea Generale, in particolare la risoluzione 1514, che vieta di smembrare un territorio da decolonizzare.

Il Regno Unito ha deportato tutta la popolazione delle Chagos per affittarle agli Stati Uniti

Continua qui: https://www.voltairenet.org/article205354.html

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

L’AFRICANO INSULTATO ALL’OSPEDALE SI ERA INVENTATO TUTTO

FEBBRAIO 26, 2019

Ancora una volta un finto caso di razzismo.

Oggi si apprende che si era inventato tutto.

“Arrivato al Pronto Soccorso, una donna del personale ospedaliero, immagino un’infermiera, mi ha iniziato a rivolgere insulti, dicendo che sarei dovuto tornare al mio Paese ed augurandomi più volte di morire”.

Questa la denuncia su Facebook, col video girato in ospedale col suo nuovo smartphone, di Souleymane Rachidi, 20enne immigrato della Costa d’Avorio. Poi se l’era presa con Salvini: e sembrava tutto fatto ad arte, anche se male.

E lo era.

Infatti, l’indagine interna ha rivelato che la signora la cui voce si sente in sottofondo stava parlando di tutt’altro e non con la presunta ‘vittima’ africana.

In una nota ufficiale dell’azienda ospedaliera-universitaria si legge: “Non emergono comportamenti o atti assunti dal personale in servizio riferibili ad episodi di razzismo. E’ stato ascoltato tutto il personale del Pronto Soccorso presente nel turno di servizio durante il quale si è registrato l’episodio

Continua qui: https://voxnews.info/2019/02/26/lafricano-insultato-allospedale-si-era-inventato-tutto/?fbclid=IwAR2wTqAb6aGavg-LVzgtzdxoRpuj_vNVcULplPpVBbX7yg99g0TPGsXcpGs

 

 

 

ECONOMIA

Bail in, Tria: ‘Anche Bankitalia contraria. Saccomanni fu ricattato dal ministro tedesco’. Mef lo corregge: ‘Frase infelice’

Secondo il titolare dell’Economia ci fu la minaccia che se l’Italia non avesse accettato “si sarebbe diffusa la notizia che il sistema bancario era prossimo al fallimento”. Il predecessore aveva raccontato che all’Ecofin si era trovato in minoranza. Poi in serata la nota del ministero: “Tria non intendeva certamente lanciare un’accusa specifica né alla Germania né al ministro delle Finanze tedesco dell’epoca”

di F. Q. | 27 Febbraio 2019

Al momento dell’introduzione del bail-in, la normativa che impone di gestire la risoluzione delle banche in crisi senza far gravare i costi dei salvataggi sulle casse pubbliche, in Italia “erano tutti contrari, anche la Banca d’Italia in modo discreto si oppose. Il ministro di allora era Saccomanni che fu praticamente ricattato dal ministro delle Finanze tedesco”, all’epoca Wolfgang Schaeuble, con la minaccia che se l’Italia non avesse accettato il nuovo sistema “si sarebbe diffusa la notizia che il nostro sistema bancario era prossimo al fallimento”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, rispondendo alle domande della commissione Finanze del Senato.

VIDEO QUI: https://youtu.be/q2Yrfwlp0Rw

Tria ha spiegato di aver letto alcune dichiarazioni dell’ex ministro dell’Economia al riguardo e di condividere sul bail in “l’opinione di Patuelli”, il presidente dell’Abi che ha definito la norma desueta, chiedendone l’abrogazione. “Condivido il fatto che dovrebbe essere abolito”, ha sottolineato il ministro, ma “non prevedo che in tempi brevi possa essere abolito o che ci sia una convergenza tale che si possa arrivare, almeno per ora e non so se in futuro, all’abolizione”, ha precisato.

Dopo il suo intervento, in serata è arrivata una nota del ministero dell’Economia che ha in parte corretto le affermazioni di Tria, parlando di “espressione evocativa ma infelice”. Il ministro “ha voluto fare riferimento a una situazione oggettiva in cui un rifiuto isolato dell’Italia di approdare la legislazione europea sul bail-in avrebbe potuto essere facilmente interpretato come un segnale dell’esistenza di seri rischi nel sistema bancario italiano. Con questo il ministro non intendeva certamente lanciare un’accusa specifica né alla Germania né al ministro delle Finanze tedesco dell’epoca”, si legge nella nota.

Saccomanni disse che l’Italia era in minoranza – Fabrizio Saccomanni, che era ministro del Tesoro durante il governo Letta quando l’Ecofin raggiunse un accordo sul meccanismo di “fallimento ordinato” degli istituti, in audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulle banche ha raccontato che l’Italia era a favore del bail su specifiche passività delle banche e non su quello “allargato” che poi è stato adottato. Ma il negoziato, ha detto, “si è svolto in condizioni di urgenza, si doveva chiudere l’unione bancaria entro fine 2013 perché il Parlamento concludeva il mandato” e “non c’era nessun veto possibile su quella materia, la presidenza di

Continua qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/27/bail-in-tria-erano-tutti-contrari-il-ministro-saccomanni-fu-ricattato-dal-ministro-delle-finanze-tedesco/5002231/

 

 

 

 

Una sciagura chiamata euro

15 Febbraio 2019 ilariabifarini

A volte affermare l’ovvio per confutare l’assurdo non basta, così occorre farsi scudo di personaggi illustri, la cui autorevolezza viene universalmente riconosciuta. È quello che farò in questo sintetico pezzo, citando l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz. In verità egli non amerebbe prestare il fianco alla “causa sovranista”: il suo credo democratico e progressista è così radicato che, di fronte alle assurdità delle politiche di austerity sposate dalle UE -da lui denunciate più volte e senza mezzi termini- preferisce pensare che si tratti di un metodo congegnato per decretare il fallimento delle sinistre e l’ascesa dei partiti nazionalisti di destra nel Vecchio Continente.

Dunque mi limiterò a riportare alcune citazioni della sua opera massima sul tema della moneta unica e del fallimento delle attuali politiche europee, “L’EURO, Come una moneta unica minaccia il futuro dell’Europa” (Einaudi, 2017).

La sua posizione è già chiara dalla prefazione:

“L’euro è una costruzione dell’uomo. I suoi contorni non sono il risultato di leggi di natura ineluttabile. Gli accordi monetari europei si possono rimodulare; se necessario, si potrà addirittura lasciar perdere l’euro. In Europa come altrove, possiamo resettare la bussola, riscrivere le regole dell’economia del governo, arrivare a una prosperità maggiormente condivisa, con una democrazia più forte e una maggiore coesione sociale.”

E ancora:

L’agenda economica neoliberista non è riuscita a migliorare i tassi di crescita, ma una cosa è certa: è riuscita a far aumentare la disuguaglianza. L’euro ci fornisce un case study dettagliato di come si è arrivati a questo.”

Infatti:

Mentre numerosi sono i fattori che contribuiscono alle traversie dell’Europa, l’errore alla base di tutto è uno solo: la creazione dell’euro come moneta unica”.

Come se non bastasse:

Ma a volte la realtà ci trasmette messaggi dolorosi: il sistema dell’euro non funziona e il prezzo da pagare, se non vi si porrà rimedio, sarà altissimo

Sul tema delle politiche neoliberiste messe in atto in Europa e sulle sciagurate misure di austerity che hanno devastato la Grecia, Stiglitz afferma categorico:

Il mondo ha pagato a caro prezzo la devozione a questa sorta di religione neoliberista, e ora tocca all’Europa.”

“Sempre e dovunque nel mondo, il rigore ha avuto gli effetti controproducenti osservati in Europa: quanto più severa è l’austerità tanto maggiore è la contrazione economica. Resta un mistero capire perché la Troika abbia potuto pensare che questa volta, in Europa, le cose sarebbero andate diversamente.”

 

Postfazione

L’economista illustra tutte le aporie della costruzione della moneta unica europea e come essa sia stata la causa del divario crescente tra Paesi “forti” e “deboli” al suo interno, nonché dell’impossibilità di questi ultimi di uscire dalla crisi del 2008

Continua qui:

https://ilariabifarini.com/una-sciagura-chiamata-euro/?fbclid=IwAR0gFmT-HGjngFRKQFV0D3Vwu7xgSmfyPwzJ3Y-IVXFpv3tMD7emvNyh7hA

 

 

 

I vincitori e vinti dell’euro secondo gli analisti del Center for European Politics

©

25 febbraio 2019

I maggiori beneficiari dell’introduzione della moneta unica europea sono la Germania e l’Olanda, mentre il Paese in Europa che ci ha rimesso di più è l’Italia.

Sono uscite vincitrici dall’introduzione dell’euro le economie tedesche ed olandesi. Per Italia, Spagna, Francia e Portogallo l’introduzione dell’euro ha molto probabilmente frenato la crescita economica.

Queste conclusioni derivano da uno studio del Centro di analisi tedesco per la politica europea (Center for European Politics), dedicato al 20° anniversario dell’euro. Gli analisti si sono basati sui dati della Banca Mondiale.

 

Secondo gli economisti, dal 1999 al 2017 grazie all’euro la Germania ha attirato 1,9 trilioni di euro di investimenti, detto in altri termini 23mila per ogni cittadino. L’Olanda ha ricevuto 346 miliardi di euro di investimenti, pari circa a 21mila euro per ogni cittadino residente.

L’introduzione dell’euro ha portato un boom degli investimenti, in quanto ha consentito ai Paesi europei di sfruttare i bassi tassi di interesse delle banche tedesche, spiega la Reuters. Tuttavia, dopo la crisi del 2008, è diventato più difficile servire questi prestiti e la crescita economica nella UE ha rallentato.

Tra i Paesi oggetto dell’analisi, l’Italia è quella che ha subito le maggiori perdite: senza l’introduzione dell’euro

Continua qui: https://it.sputniknews.com/economia/201902257334661-Germania-Italia-UE-eurozona-euro-economia-crescita-Pil-banche-Banca-Mondiale/

 

 

 

Global compact, passa la mozione di Fdi contro accordo Onu.

Decisiva l’astensione di M5s e Lega. Tre 5 Stelle votano contro

Il testo approvato con 112 voti a favore, 102 contrari (quelli di Pd e LeU) e l’astensione di 262 deputati, si impegna il governo “a non sottoscrivere” il documento delle Nazioni Unite, a procedere alla creazione di hotspot nei Paesi del Nordafrica e a inviare l’esercito a Castel Volturno. Orfini (Pd): “Grillini sono di estrema destra”. Boldrini: “Governo incapace di decidere, non ha una politica estera”

di F. Q. | 27 Febbraio 2019

La parte del testo di Fdi che ha ottenuto l’ok prevede, inoltre, l’impegno per il governo “ad adottare iniziative per a garantire la immediata creazione di hotspot nei Paesi del Nordafrica per l’esame di domande di asilo”, a “porre il tema di quello che appare ai firmatari del presente atto un approccio neocoloniale francese nei confronti dell’Africa e del franco CFA all’attenzione delle Istituzioni europee” e a “disporre l’invio di un contingente militare nella zona di Castel Volturno a supporto della altre forze di polizia nella lotta alla mafia nigeriana”, misura in favore della quale ha votato anche il Pd. Non è passata, invece, la parte in cui si proponeva la creazione di un “blocco navale” davanti alle coste della Libia.

Il voto ha aperto una piccola crepa nello schieramento pentastellato. Giuseppe Brescia, Valentina Corneli e Doriana Sarli hanno votato contro la parte della mozione che impegna il governo “a non sottoscrivere il Global Compact”, dissociandosi dalla decisione del Movimento di astenersi e permettere alla mozione di essere approvata. Il dissenso del M5s è stato manifestato in Aula anche da altri deputati M5s come Gilda Sportiello che è andata via polemicamente.

“Ho votato in dissenso – ha fatto sapere Doriana Sarli – perché imporre al governo l’impegno di non firmare il Global Compact è una cosa per me assolutamente sbagliata. E’ una cosa che avevamo rinviato perché non trovavamo un accordo con l’altra parte del governo, ma non si era deciso di votare no a firmare il Global Compact. Eravamo ancora in un limbo, che a me non piaceva, perché – ha concluso – sono per il sì al Global Compact”.

L’esito del voto è stato accolto con un misto di ironia (Pd e Leu) e l’ovvia soddisfazione di Fdi, che la mozione l’aveva voluta e imposta, anche in sede di discussione alla capogruppo. “Grazie al M5s – ha commentato su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini

Continua qui:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/27/global-compact-passa-la-mozione-di-fdi-contro-accordo-onu-decisiva-lastensione-di-m5s-e-lega-tre-5-stelle-votano-contro/5002933/

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Banche, la denuncia di Sforza Fogliani (Assopopolari): “Ormai tutte in mani straniere”

Di Filippo Burla – 26 febbraio 2019

Se l’Italia è diventata terra di conquista per capitali stranieri, anche il settore finanziario non fa eccezione. Ne è convinto Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari, che ha denunciato la colonizzazione del nostro sistema bancario.

Banche italiane solo di nome

“Il sistema bancario è ormai in mani forestiere. La gran parte delle nostre banche sono dette italiane solo perché hanno sede legale in Italia”, ha spiegato pochi giorni fa, intervenendo ad un convegno all’Università di Pavia. Le nostre banche, ha aggiunto “sono controllate dai fondi speculativi esteri statunitensi o europei oppure da banche estere”, con il risultato che “fiumi di utili vanno ad arricchire altri Paesi ed economie”.

Storico presidente della Banca di Piacenza, da quattro anni a capo dell’associazione fra le banche popolari italiane, non è la prima volta che Sforza Fogliani denuncia la perdita di sovranità economica dell’Italia. Lo aveva già fatto l’anno scorso, presentando il suo libro sulla riforma delle popolari varata nel 2015. “C’è da chiedersi – aveva spiegato – come mai Renzi con il suo governo abbia voluto una riforma del genere. L’unica spiegazione è che fosse la finanza internazionale a volerla. La realtà è che oggi noi non abbiamo più banche italiane

Continua qui: https://www.ilprimatonazionale.it/economia/banche-denuncia-sforza-fogliani-tutte-straniere-106194/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

La candidatura di un pedofilo e l’imbarazzo progressista

www.lanuovabq.it

Nathan Larson, candidato al Congresso americano, combatte per la legalizzazione della pedofilia.

Ma perché non teme di esporsi fino a questo punto? Solo perché è un malato di mente? Di fatto l’impunità dell’uomo e il silenzio imbarazzato dei predicatori della libertà senza vincoli ha molto da dire. Ecco perché se non si colpisce l’origine del male si farà presto ad abituarsi anche a questo.

“Il sesso deve essere libero”; “basta che sia amore”; “il corpo è mio e lo gestisco io”. Decidete se siete favorevoli o contrari a questi slogan e a questa concezione della libertà, poi però prendetevene tutta la responsabilità. Questo si dovrebbe dire a ogni persona che la pensa come Nathan Larson, residente in Virginia e candidato al congresso americano che si definisce libertario, quindi più che progressista e quindi convinto che lo Stato non dovrebbe minimamente interferire sulle scelte private dei cittadini, perché appunto ciascuno deve essere libero di fare ciò che vuole.

Così, pur essendo un pedofilo dichiarato (è stato anche in carcere per aver minacciato di morte prima Bush e poi Obama), Larson sta portando avanti la sua campagna elettorale in mezzo a silenzi o media di sinistra che più che sottolineare questo aspetto, lo accusano di essere un bianco, razzista di destra e misogino. È vero, secondo questo 37enne americano le donne dovrebbero essere sottomesse (nel senso violento del termine) all’uomo e l’uomo bianco dovrebbe avere la supremazia. Ma che il Washington Post, per esempio, si soffermi su questi dettagli senza gridare contro la principale battaglia politica di quest’uomo è una vergogna che la dice lunga sul consenso tacito che si va formando attorno alla pedofilia.

Il quotidiano progressista mette fra un elenco di idee assurde la pedofilia, ma ponendo tutto sullo stesso piano e senza nemmeno fare accenno alle dichiarazioni scandalose rilasciate dall’uomo circa la volontà di legalizzare l’incesto e circa il desiderio di abusare di sua figlia di appena tre anni. Non solo, perché la bambina fu sottratta alla potestà paterna successivamente alla battaglia legale dei suoi ex suoceri. Fortunatamente la bimba era nata dopo la separazione di Larson dalla moglie che, ripetutamente violentata, come ha confermato lui stesso, si era poi suicidata. L’uomo le aveva confessato di essere attratto sia dagli adulti sia dai bambini.

Infine rispondendo all’Huffington PostLarson ha spiegato di aver aperto due siti per pedofili (suiped.org e incelocalypse.today, ora oscurati). Ma la cosa impressionante è che diverse radio, programmi e giornali gli hanno dato spazio, magari sottolineando il proprio disaccordo con la pedofilia ma comunque lasciando che esponesse le proprie idee sulla libertà e sul fatto che le vittime della pedofilia godono degli abusi e si dispiacciono solo poi per colpa della società. Emblematico che lui stesso sia stato una vittima e che i suoi genitori, con cui vive, lo lascino libero di organizzare da casa la sua campagna elettorale.

Ma come mai Larson non teme di esporsi fino a questo punto? Solo perché è un malato di mente? Non solo il fatto che nessuno lo abbia arrestato, ma anche le sue parole all’Huffington Post hanno da far pensare in merito: «La gente preferisce quando un estraneo che non ha nulla da perdere è disposto a dire quello che molti pensano». Di fatto, anche se la sua candidatura verrà ufficializzata solo il 12 giugno, l’uomo ha già raccolto le mille firme necessarie per partecipare alle elezioni. Ma oltre a questo c’è molto di più. C’è un potere che non agisce come dovrebbe, mentre è pronto a scatenare una tempesta mediatica se solo qualcuno osa dire che “love is not love” e che “le famiglie Lgbt” non esistono.

Continua qui: http://www.lanuovabq.it/it/la-candidatura-di-un-pedofilo-e-limbarazzo-progressista

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Jussie Smollett e gli imbrogli degli Ebrei

Markus 25 Febbraio 2019 – ISRAEL SHAMIR

unz.com

La montatura messa in atto da Jussie Smollett e il suo [successivo] smascheramento possono ancora cambiare il trend delle accuse senza fondamento [che aveva scatenato]. Se Dio vuole, gli imbroglioni sono andati troppo oltre, ed è giunto il momento di mettere le cose a posto. Anche un sintetico elenco di queste bufale sarebbe troppo lungo per questo articolo, ma qui c’è una piccola raccolta di quelle più recenti. [Queste bufale] erano state accolte con rabbia dell’opinione pubblica e con indignazione dai media, con motivazioni veramente ridicole, ed ora possiamo solo aspettarci un ribasso dei prezzi, visto il surplus delle scorte in magazzino.

Alcuni improbabili personaggi già tentano di capitalizzare la reazione attesa, per incanalarla nella direzione preferita, in un molto improbabile terreno di mezzo. Noah Rothman, un editore della rivista Commentary, ha condannato, sul New York Times, l’imprudente fretta dei media che avevano creduto alla beffa. Ma davvero! Il New York Times è uno dei principali diffusori di queste bufale. Ogni volta che c’è una storia di una persona che soffre per qualche diversità, il New York Times, di solito, la prende e la suona fino in fondo. E quando poi viene fuori che era stato uno scherzo, di solito, il giornale ne parla a pagina 46, in fondo. Allora, perché questa notte sarebbe diversa, come si chiedono gli Ebrei la notte di Pasqua?

Il sig. Rothman è assolutamente contrario agli scherzi fatti dalle persone di colore e dai gay, ecco perché. Ne menziona alcuni e continua con la sua lamentela: “Non c’erano stati parossismi nazionali simili a questo, durante  l’improvviso aumento della violenza contro la popolazione ebraica di New York City … La vera tragedia è … che i crimini legati all’odio sono, infatti, in aumento nell’era Trump, in particolare quelli contro gli Ebrei.” A lui non importano le bufale, pensa ai neri che suscitano parossismi di angoscia a spese degli Ebrei. Gli Americani e gli Europei dovrebbero sentirsi dispiaciuti per gli Ebrei e provare rabbia nei confronti dei loro avversari e ogni pianto e ogni lacrima versata per un nero è uno spreco di un buon pianto.

Tra le bufale che menziona, non ce n’è una commessa da un ebreo, eppure gli Ebrei sono tra i principali responsabili di questi imbrogli. Michael Kader di Ashkelon, in Israele, con al suo attivo oltre duemila bufale di presunti attacchi contro i villaggi della comunità ebraica e le sinagoghe ne è l’esempio migliore, ma ne esistono molti altri. Una donna ebrea aveva preannunciato un finto attentato dinamitardo contro una sinagoga. Un Ebreo aveva tracciato svastiche sulla propria casa con una bomboletta di vernice.

Per Rothman, gli Ebrei sono sempre vittime innocenti, in contrapposizione ai neri arroganti, che sono colpevoli. Questo pregiudizio è un segno distintivo di Commentary Magazine, fiore all’occhiello dei Neoconservatori, e il movimento neoconservatore è caratterizzato da un atteggiamento assai prevenuto nei confronti dei neri. Il loro aperto razzismo nei confronti della popolazione di colore è stato il loro biglietto d’ingresso nella società bianca.

La stessa parola “razzismo” è stata grossolanamente svalutata, così come il termine“stupro”. Al giorno d’oggi avere rapporti sessuali consenzienti equivale a stupro, in caso di pentimento di uno dei partecipanti, come nel caso di Julian Assange, mentre stare fermi di fronte ad nativo americano che suona il tamburo viene definito “razzismo” (tra l’altro, Nick Sandmann, lo studente cattolico di Covington, sta facendo causa all’autore di questa bufala, il Washington Post). Quando tutto è “razzismo,” nulla lo è. Tuttavia, il razzismo (e lo stupro) potrebbero essere una cosa reale. L’invettiva più razzista nei confronti dei neri che si può trovare su un sito internet americano non è sul portale del KKK o su Stormfront e neppure sulle pagine web dei nazisti di Hollywood, ma sul sito del Commentary. Era stata scritta da Norman Podhoretz, il suo redattore capo, e pubblicata nel 1963, cioè 55 anni fa.

Norman Podhoretz

 

Nell’articolo “My Negro Problem-And Ours” [Il mio, e il nostro, problema con i Negri] il fondatore del movimento neoconservatore ammette di “odiare i Negri dal profondo del cuore.” Racconta di sua madre che “in yiddish malediva i goyim e gli Schwartzes, gli Schwartzes e i goyim.” Tutti i bianchi americani provano una sensazione di fastidio nei confronti dei Negri, afferma. Ammette di essere “cresciuto temendo, invidiando e odiando i Negri” e che questa sensazione non è passata. “Ora ho paura di loro. Li invidio e li odio ancora? La risposta è sì, ma non nelle stesse proporzioni e, certamente, non allo stesso modo…  Lo so dalla disgustosa lascivia che mi prende alla vista di una coppia mista; se oggi dovessi chiedermi se vorrei che mia figlia ‘ne sposasse uno,’ dovrei rispondere: ‘No, non mi piacerebbe affatto. Mi metterei a sbraitare, a farneticare e mi strapperei i capelli.’”

Disgustosa lascivia: né più né meno! Le opinioni di David Duke sono moderate rispetto a quelle di Norman Podhoretz, ma Duke è ostracizzato, mentre Podhoretz è stato il faro guida della sua generazione. Podhoretz nutriva un odio speciale verso i Mussulmani neri, mentre Duke era amichevole nei loro confronti. Nonostante ammettesse di odiare i neri, Podhoretz provava “una folle rabbia… al solo pensiero dell’antisemitismo negro.” Per lui andava bene odiarli, ma se erano loro ad odiare lui. Questo era il motivo scatenante di una “folle rabbia.”

I punti di vista di Podhoretz, per quanto odiosi, derivano dalla tradizionale visione ebraica, come affermato da Mosè Maimonide (Guida dei Perplessi, 3:51), vale a dire, “i neri sono come animali stupidi; non sono completamente umani; sono posizionati sotto gli umani, ma sono al di sopra delle scimmie, perché il loro aspetto è umano e la loro mente è migliore di quella delle scimmie.”

 

 

Con un simile modo di pensare, si comprende come mai alcuni scribacchini ebrei, come il sig. Rothman, odiano le bufale commesse dalle persone di colore, e in questo trovano appoggi all’interno di alcuni gruppi bianchi.

Si limitano a non parlare delle truffe ebraiche.

Certo, le bufale dei neri e dei gay sono fastidiose, ma la cosa finisce qui. Le bufale ebraiche sono molto pericolose e costose. Gli imbrogli di Michael Kader sono costati molto ai contribuenti americani, perché le sue minacce di attacchi dinamitardi si sono trasformate in centinaia di milioni di dollari in borse di studio alle ONG ebraiche. Questi fondi sono stati elargiti dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) “perché gli Ebrei sono il gruppo religioso più comunemente preso di mira negli Stati Uniti.” Ora sappiamo che gli Ebrei erano stati presi di mira dal loro correligionario di Ashkelon, ma i fondi non sono mai stati restituiti, con le dovute scuse. Non ci sono statistiche sulla quota ebraica nei 50 miliardi di dollari del budget annuale del DHS, ma suppongo sia cospicua.

Presentare una frivola osservazione della neo-senatrice Ilhan Omar come un “attacco antisemita” è un altro tipo di bufala ebraica, o “The Growing Anti-Semitism Scam” [La truffa crescente dell’antisemitismo], come afferma il nostro collega Philip Giraldi.

Truffe del genere sono state praticate questa settimana in Inghilterra e in Francia con risultati notevoli. In Inghilterra, sette (ora otto) parlamentari Ebrei e filo-ebrei sono usciti dal Partito Laburista, sostenendo che il movimento era stato “contagiato dal razzismo anti-ebraico.” Con l’elezione di Jeremy Corbyn alla guida del partito, questo era diventato la più nutrita rappresentanza socialista dell’Europa occidentale. Aveva aumentato la sua popolarità perché aveva riallacciato i legami con i lavoratori britannici. Immediatamente dopo, la sua componente blairita filosemita aveva iniziato a far propaganda contro il nuovo leader.

La loro campagna si basa sulla bufala ebraica del presunto antisemitismo e razzismo di Corbyn. Questa bufala è infondata tanto quanto quella di Jussie Smollett, ma molto più pericolosa. Potete guardare il film di Al Jazeera “The Lobby Part 3” e vedere come un incontro tra un’anziana signora dell’ala filo-palestinese del partito e il presidente dei Labour Friends of Israel sia stato fatto passare come un “attacco antisemita.” In realtà, Smollett è un tizio abbastanza innocente, aveva imbrogliato per ottenere un po’ simpatia, mentre Joan Ryan, parlamentare e presidente dei Labour Friends of Israel ha raccolto oltre un milione di dollari dal fondo nero dell’ambasciata israeliana.

I truffatori vogliono sabotare il desiderio del popolo britannico di sbarazzarsi delle catene di Bruxelles. Il loro “Gruppo Indipendente” [dalla Gran Bretagna, non da Israele] è contro la Brexit, per la NATO, per le armi nucleari, per le guerre all’estero, per il neoliberismo, e tutto questo va ben oltre le questioni che riguardano l’ebraismo e Israele. A loro si uniscono alcuni ex-conservatori di orientamento simile. (Il mio amico inglese ha approvato di cuore questo passo, perché “tutte le mele marce dovrebbero stare in un solo cesto”).

Un deputato laburista aveva affermato che è “possibile” che Israele sia un sostenitore finanziario del Gruppo Indipendente separatista costituto dai parlamentari laburisti, ma aveva subito ritrattato e si era scusato per l’insinuazione.

Molte analisi danno la colpa della divisione all’interno del Partito Laburista inglese all’atteggiamento filopalestinese di Corbyn. Anche Corbyn e i suoi alleati preferiscono questa spiegazione.

Un’altra spiegazione, più plausibile, supera i limiti del consentito in una società civile. Ma chi se ne frega, superiamolo.

Gli Ebrei britannici votano in modo schiacciante per i Tories; gli Ebrei sono per restare nell’UE; gli Ebrei sono per le banche e le istituzioni internazionali. Il Partito Laburista di Corbyn si batte per l’esatto contrario. Queste sono le parole di Jeremy Corbyn poco prima della sua elezione: “Loro, i banchieri del mondo, il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea, sono completamente uniti in quello che vogliono. Completamente uniti nella deflazione, che strozza l’economia e crea la disoccupazione.” Nello stesso discorso, Corbyn aveva chiesto sanzioni contro Israele e sostegno per Gaza, ma anche senza la solidarietà con i Palestinesi, gli Ebrei britannici ed americani si identificano con i banchieri, il FMI e l’UE. Sono quello che sono, secondo le parole della presidente della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi.

Lo Stato di Israele per loro è importante, forse anche la Bibbia, il Talmud e il talled sono preziosi, ma solo di sabato. Viceversa, la loro identificazione con le banche, il globalismo, la filosofia neoliberista è la loro routine quotidiana. Marx aveva consigliato di prestare attenzione all’Ebreo dei giorni feriali, piuttosto che all’Ebreo del sabato. Questo consiglio è ancora valido.

Corbyn non ha problemi con gli Ebrei in quanto Ebrei; tutti nel movimento socialista sono abituati agli Ebrei. È contrario alle politiche israeliane antipalestinesi, e ci sono anche Ebrei della stessa opinione (anche se ci fanno vedere i sorci verdi). Ma essere contro le politiche israeliane e contro i banchieri, il FMI e l’UE significa minacciare i mezzi stessi di sostentamento dell’Ebreo dei giorni feriali.

Trent’anni fa, negli anni della formazione di Jeremy Corbyn, gli Ebrei erano molto più di sinistra, e quindi una politica del genere era stata possibile. Ma ora gli Ebrei si sono spostati a destra, o comunque verso il centro dei banchieri facoltosi

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/jussie-smollett-e-gli-imbrogli-degli-ebrei/ 

 

 

 

Macron abolisce “padre e madre”: è tempo di “genitore 1 e genitore 2”

Di Chiara Soldani – 24 Febbraio 2019

“Padre e madre sono termini obsoleti”: a stabilirlo è un emendamento approvato dall’Assemblea nazionale francese e promosso da En Marche (il partito di Emmanuel Macron) che vieta al corpo docente, durante le ore di lezione, l’utilizzo delle parole “padre” e “madre”.

Tutta la sinistra francese ha spinto affinché l’ennesimo scempio orchestrato dall’Eliseo trovasse riscontro: ed ecco che arrivano “genitore 1 e genitore 2”.

Le reazioni 

Reazione diametralmente opposta da parte di Les Républicains (centrodestra) che ha bollato il piano della maggioranza come volto a “disumanizzare la famiglia” e quale espressione abominevole di “un’ideologia, diretta a cancellare i fondamenti valoriali della comunità civile”. Anche Marine Le Pen, leader di Rassemblement National, ha condannato ferocemente l’iniziativa

Continua qui:

https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/macron-abolisce-padre-madre-genitore-1-genitore-2-105878/?fbclid=IwAR1TU6BhuJUBCdFzwkqFREgXSRysqAVdJR1TJIQTclvR1SaD8XiOMuB-Ee4

 

 

 

 

POLITICA

Il “funerale” in Piemonte, poi la scissione: addio 5 Stelle?

Scritto il 27/2/19

Dopo l’Abruzzo anche la Sardegna: il crollo dei 5 Stelle sembra inarrestabile. Questa caduta dei consensi è una tendenza che sta toccando tutta l’Italia. Presto si voterà in Basilicata, ci saranno le comunali in Sicilia e le regionali in Piemonte, queste ultime in contemporanea con le europee, e questi appuntamenti elettorali ci confermeranno il sospetto che si tratti ormai di un trend nazionale inevitabile. Di Maio sta cercando disperatamente un rilancio dopo queste sconfitte. Da tempo parla di trasformazione del movimento in partito tradizionale. Il vero nodo che pongono i dissidenti, cioè quel 41% che ha votato contro Salvini sul caso Diciotti, non è tanto avere venti segretari regionali, come sembra si voglia proporre nei prossimi giorni, ma chi li elegge. Di Maio li vuole nominare lui, mentre giustamente i dissidenti dicono che devono essere eletti dalla base, regione per regione. E’ una cosa mai successa nel Movimento, perché all’idea di strutturarsi in partito c’è sempre stato prima il rifiuto di Casaleggio padre e ora del figlio Davide. Di Maio rischia di prendere un sonoro schiaffone dalla base? Sì, e possiamo già contare i mesi ormai prima che si arrivi alla scissione. Scissione che poi sarà indicata da Casaleggio, a seconda della posizione che prenderà. Lui è di destra, mentre i dissidenti come Fico sono di estrema sinistra. Assisteremo a una guerra totale.

Una scissione tra l’anima di sinistra e quella più governativa? Secondo me, avverrà più per il metodo che per il merito. L’unico che è rimasto fedele all’anima del Movimento, nel caso del voto su Salvini, è stato Nicola Morra. Nel senso che nel M5S, che da dieci anni sostiene la politica dei manettari, adesso si sono messi a fare i garantisti con Salvini. Anzi, più che manettari, direi forcaioli. Hanno tradito la loro stessa anima, è evidente a tutti. Quanto vale Fico? Lui cerca di accreditarsi quel 41%. In realtà, di coloro che usciranno allo scoperto nella votazione su Salvini sono solo in 4. Fino alle europee staranno tutti zitti per la paura folle di essere espulsi. Rimarranno tutti fedeli a Salvini in

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2019/02/il-funerale-in-piemonte-poi-la-scissione-addio-5-stelle/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi comanda davvero in Italia?

19/02/2019 Massimo Bordin

Fa sempre una certa impressione scoprire che la maggior parte delle persone ignora che il potere non è più in mano della politica da almeno 50 anni. Alla televisione mantengono un alto gradimento i talk show dedicati alla politica e sui social rivoluzionari da tastiera i cyberutenti si massacrano a colpi di destra e sinistra, bianchi e neri, guelfi e ghibellini anche se sono categorie ormai svuotate completamente del loro significato e, come tali, inutilizzabili.

Eppure, le informazioni sul vero potere ci sono. E sono abbondanti. E sono imbarazzanti, persino.

Visto che però la cosa passa in modo a quanto pare ancora confuso, proviamo a stilare un elenco dei veri poteri in Italia, senza tirare troppo in ballo Trilaterale e gruppo Bildelberg, che puzzano di complottismo.

Allora, com’è noto, parlamento e governo sono luoghi ove si prendono alcune decisioni importanti, ma si basano quasi esclusivamente su decisioni già prese da organismi sovranazionali e in quanto tali antidemocratici (come la Commissione Europea). Affinchè ciò avvenga sotto il profilo “pratico” i politici nostrani sono circondati da una categoria di personaggi piuttosto nota e che vengono chiamati I LOBBISTI. Ecco, se ne hai già sentito parlare, sappi che comandano loro in Italia e lo fanno sulla scorta delle decisioni e pressioni provenienti da questi gruppi sovranazionali cui facevo cenno prima.

Negli ultimi anni la figura del “responsabile delle relazioni istituzionali” (o “public affairs specialist”) è stata ripulita dal linguaggio mainstream ed ha cominciato a conoscere una buona reputazione. Anche al di fuori delle aziende, sono tanti quelli che la considerano un’attività dignitosissima, che richiede studio, competenza e passione.

Su l’InKiesta, nel 2013, è comparsa persino un’intervista:

chi è il lobbista? E cosa fa di preciso? «È un tecnico – dice Fabio Bistoncini della F&B Associati – che rappresenta un gruppo di interesse e che ha l’obiettivo di comunicare con chi gestisce il processo decisionale per influenzarlo, cercando per esempio di modificare una normativa specifica oppure, ed è ciò che si definisce advocacy, tentando di inserire un tema all’ordine del giorno nell’agenda politica».

Qualcuno li chiama anche spin doctor, qualcuno dice che sono esperti in relazioni e che hanno una cultura umanistica, in prevalenza.

A giudicare dai nomi che girano e dal loro curriculum vitae, in verità, i lobbisti sono dei mestatori capaci di raccogliere fondi perché la politica prenda determinate decisioni piuttosto che altre. In America, contrariamente a quello che molti liberal possono pensare, la categoria dei lobbisti è ancora più forte che in Italia e determina chi sarà e chi non sarà Presidente della Repubblica Usa sulla scorta dei fondi recuperati in sede di campagna elettorale. In altri termini, ci sono società che mettono soldi in “cultura lobbistica” e gli spin doctor ci mettono la faccia col politico di turno spostandolo di qua o di là a piacimento. Come ci riescono senza essere dei maghi? Bè, provateci voi a

Continua qui: http://micidial.it/2019/02/chi-comanda-davvero-in-italia/

 

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