NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 27 DICEMBRE 2018

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

27 DICEMBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Non siamo dannati per aver agito male,

ma per non aver agito bene.

ROBERT LOUIS STEVENSON, Sermone di Natale, Adelphi, Edizione in 500 copie, 1999, pag. 13

 

http://www.dettiescritti.com/

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

Restiamo umani

Scarpe nuove, 1946 1

Solo in Italia devono arrivare 35.000.000 di islamici

CI SONO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI GOMMONI NEL FUTURO DI ITALIA E D’EUROPA.

“Prestito d’onore”: stranieri in fuga con in tasca i soldi dell’Inps

Viaggio tra i fuoriusciti dei testimoni di Geova                         

Le “risorse” boldriniane che dovrebbero integrarsi

Diplomazia siriana sicura, raid d’Israele contro Damasco possibili con sostegno USA

Quando si scopre di avere un male

Strasburgo: esecuzione mirata di due europeisti? 1

Censimento nella provincia di Giudea e non migrazione di Giuseppe e Maria

Censimento di Quirinio

I LEGAMI FRA BOERI, DE BENEDETTI E SOROS… ECCOVELI QUI 1

NINO GALLONI, TRA LE MIE PREVISIONI VEDO UNA SPAVENTOSA CRISI NEL 2019 1

Lega e 49 milioni: la Cassazione applica in modo errato l’istituto della confisca 1

«Berlusconi lasci e noi blocchiamo i processi» 1

Acerrimo. 1

Sondaggio: molti europei considerano ebrei come strumento in mano di Israele

La verità su McCarrick? Follow the money! 1

Trasformismo della sinistra

Sondaggio, gli occidentali pensano che i loro governi siano i più corrotti

UNA LACRIMA SUL VISO DI EMMA. IL V.I.T.R.I.O.L. TRADITO

Bill Gates, profezia apocalittica: “Presto una pandemia mondiale” 1

LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE: UN CENTENARIO SCOMODO E LE RISORSE DELLA RETE. 1

 

 

EDITORIALE

Restiamo umani

Manlio Lo Presti – 27 dicembre 2018

La frase ad effetto “restiamo umani”, che molto paraculescamente  viene diffusa con martellante insistenza dagli oscuri spin doctors del DEEP STATE DE’ NOANTRI, è diventata uno strumento di propaganda più che un elemento di riflessione, come la sua semantica vorrebbe.

La prima riflessione: ma “restiamo umani” vale anche per gli italiani?

La frase, ripetutamente martellata dai kalashnikov delle solite canali informative di carta e via etere pagati dall’asse anglofrancotedescoUSA, vuole fare leva sul senso di colpa occultando sapientemente gli effetti geopolitici destabilizzanti che tale affermazione provoca.

La popolazione non deve percepire che una importazione indiscriminata di cosiddetti immigrati con requisiti dai contorni confusi e spesso – volutamente confusi – ha il preciso scopo di creare caos percettivo nelle persone che dovranno subire i disordini sociali della invasione, mentre l’élite si difende con muraglioni intorno alle ville protette da legioni di vigilantes e di milizie private pagate con le nostre tasse, ovviamente!

“Restiamo umani” diventa la bandiera di un buonismo ipocrita che sa benissimo cosa accadrà quando la ex-italia sarà spalancata ad una prima ondata di 20.000.000 di nordafricani inferociti, islamici e carichi di odio per l’Occidente che crollerà affogato nel sangue: Uno scenario che già è accaduto con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente con povertà diffusa, terrore, saccheggi, incendi, devastazioni e sterminio dei cittadini romani.

Restiamo umani” nasconde in realtà:

  • Una immigrazione caotica, passata per buonismo, che ha finora fruttato un enorme giro di guadagni ai soliti noti e in gran parte illeciti , pari a circa 12.000.000.000 di euro. Una marea di piccioli incassati dalle 8 mafie, dalle case accoglienza, da hotel e strutture simili, dal Vaticano, dalle Coop, dalle discusse ONG (LE CUI IMBARCAZIONI TRASPORTAVANO anche e soprattutto altro: armi, rifiuti chimici pericolosi, stupefacenti, con un ritorno di lavoro per decine di migliaia di finti “volontari”, dal momento che percepiscono un trattamento economico;
  • Una immigrazione volutamente incontrollata utilizzata come arma per demolire l’ordine sociale dei Paesi-bersaglio che hanno la sfacciataggine di tentare di opporsi al caos tentando di gestirlo e alla fine, colti da impotenza, tentare di respingerlo:
  • Una immigrazione caotica con migliaia di bambini che sono scomparsi tra le vallate e finiti sul “mercato” e in mano ai creatori di filmati di “giochi di morte” e di trafficanti di sesso minorile per la gioia di milioni di pedofili spesso antropofagi che sciamano in europa e che sono in gran parte annidati nei ranghi delle classi dirigenti che possono pagarsi tali sfizi;
  • Una immigrazione caotica finanzia traffici di armi, di stupefacenti, di rifiuti radioattivi e tossici, consente il riciclaggio di immense somme di denaro
  • Una immigrazione caotica favorisce – se tutto questa sarabanda non bastasse – l’ingresso di spie appartenenti a Paesi nordafricani e pronte ad agire all’unisono il giorno della loro chiamata all’incendio dell’Occidente. È sempre più diffuso il sospetto che una buona parte della rete di mendicanti africani che si vedono davanti alle panetterie, bar, ristoranti, ecc. siano agenti segreti che stano raccogliendo dati da inviare alle loro centrali che in tal modo, gestiranno al meglio il momento della insurrezione nelle zone bersaglio. Sono certo che sono sotto osservazione dei nostri servizi segreti e dell’Unità di assassinio e certissimo del Mossad che sta proteggendo le sinagoghe dal caos razziale che sta per abbattersi sanguinosamente nel nostro martoriato Paese.

 

TUTTO CIÒ PREMESSO

 

Sono alla ricerca di una conferma se “restiamo umani” vale anche per gli italiani che – nel pensiero buonista politically correct delle pseudo sinistre  democratiche, globaliste e neoliberali – attualmente devono morire ed estinguersi il prima possibile,

Dubito che ci sarà una risposta da parte buonisti neomaccartisti antifa indossanti il rolex e abiti rossi che considerano le

risorsechecipaganolepensioni

i cosiddetti immigrati. GLI ITALIANI SONO I CONVITATI DI PIETRA CHE DEVONO ESSERE INVIATI IN APPOSITI CENTRI DI RIEDUCAZIONE CONTRO IL POPULISMO!

Salvo rari casi rapidamente tacitati dal turbinio maccartista, nessuno fa notare che il presente è conseguenza del passato e che la storia, come la natura, non facit saltus…

Quindi si dovrebbe lavorare sulle cause e non sugli effetti, altrimenti parliamo di repressione totalitaria.

Ne riparleremo …

 

 

IN EVIDENZA

Scarpe nuove, 1946

Questa foto è stata pubblicata sulla rivista LIFE nel dicembre 1946.

 

Ritrae Werfel, un orfano austriaco di 6 anni, mentre abbraccia un nuovo paio di scarpe.

 

La foto è stata scattata durante la Seconda guerra mondiale in Europa, e a quei tempi ricevere un paio di scarpe nuove era una rarità. Le scarpe che Werfel abbraccia erano state donate dalla Junior Red Cross of America.

 

Una volta pubblicata, la foto è stata subito associata alla felicità pura: era un segno

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Solo in Italia devono arrivare 35.000.000 di islamici

Walter Eros Manfrin, 26 dicembre 2018

 

Nel 1973, austerity, per risolvere la questione i responsabili islamici obbligarono i responsabili europei a firmare un contratto che in cambio di petrolio

 

L’Europa deve diventare islamica.

 

Riconoscere la Palestina e dar contro Israele. 

 

Poi, nero su bianco Onu: solo in Italia devono arrivare da UN MINIMO DI 35 milioni ad un MASSIMO DI 110 milioni di islamici. 

Informatevi se ho torto. 

 

In maggio ci sono le europee. 

Dovesse vincere una coalizione che è contro la dittatura europea, inizierà la rivolta islamica contro gli europei causando centinaia di milioni di morti. 

 

Come i vari SOROS hanno organizzato in tutto il nord Africa, Siria e Ucraina contro la Russia. 

 

La storia mi darà ragione 

 

Purtroppo

 

https://www.facebook.com/valtereros.manfrin  

 

 

 

 

 

 

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CI SONO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI GOMMONI NEL FUTURO DI ITALIA E D’EUROPA.

Chiara Desiderio 24 12 2018

 

Post di S.C

C’è un convitato di pietra in ogni nostra discussione sulla economia del mondo, sulla globalizzazione, sull’inquinamento, sui cambiamenti climatici, sulla immigrazione, che nessuno ha il coraggio di nominare per non disturbare il Pampero rosso in Vaticano e i movimenti islamici di tutto il mondo.

Si chiama SOVRAPPOPOLAZIONE.

60 anni fa, nel mondo, eravamo meno di 3 miliardi e l’Africa, quella che interessa noi da vicino per ovvi motivi, aveva 220 milioni di abitanti oggi siamo più di 7,2 miliardi nel mondo e in Africa 1,2 miliardi e

 

nel 2050 saremo oltre 9 miliardi e in Africa 2,5 miliardi,

nel 2100 saremo 11,2 miliardi e in Africa 4,5 miliardi, la sola Nigeria avrà oltre 1 miliardo di abitanti.

Nel 2050 tra i primi 10 paesi nel mondo per popolazione, l’India che avrà un quinto di abitanti in più della Cina e ci saranno la Nigeria, il Congo, l’Etiopia, usciranno dai primi 10 Giappone e Russia.

 

Città come Lagos, Il Cairo, Mumbay, Città del Messico, S. Paolo avranno oltre 50 milioni di abitanti e altre decine di città oltre 20 milioni.

 

Megalopoli sterminate e caotiche in cui sarà impossibile gestire qualsiasi tipo servizio sociale se non per minoranze ristrette e privilegiate, i nuovi feudatari nei loro ghetti di lusso difesi da squadre armate,

 

Quindi avremo:

 

  1. diseguaglianze sociali fortissime,
  2. conflittualità urbana esasperata,
  3. criminalità alle stelle,
  4. l’uso e il consumo di risorse naturali crescerà in modo esponenziale,
  5. la pressione antropica sul pianeta diventerà insostenibile.

 

Abbiamo già consumato oggi una buona metà del territorio e inquinato mare, terra, cielo, figuriamoci nel 2100…

 

Ci saranno spinte migratorie fortissime soprattutto dall’Africa sub-sahariana, si muoveranno decine di milioni di persone verso l’Europa, una prospettiva terrificante.

 

Un mondo abitato da 11 miliardi di esseri umani difficilmente sarà un paradiso è invece assai probabile che diventi un inferno invivibile se questi fenomeni non verranno in qualche modo governati.

 

Il peggio è che nessuno sembra determinato a farlo, siamo ancora al “crescete e moltiplicatevi” e a qualsiasi proibizione di controllo delle nascite.

 

La follia religiosa porterà il mondo alla catastrofe e nessuno muove un dito, è il fenomeno più dirompente di questa epoca, quello con le implicazioni sociali, economiche, politiche, geopolitiche e ambientali più profonde e tutti fanno finta di non vedere.

 

È già tardi per intervenire ora, ma si continua a perdere colpevolmente tempo.

 

Continueranno a dire che la Divina Provvidenza penserà a tutto… Basta vedere come ci ha pensato finora.

 

https://www.facebook.com/100007652627776/posts/2184127031852363/

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

“Prestito d’onore”: stranieri in fuga con in tasca i soldi dell’Inps

PADOVA – 28 AGOSTO 2014 RILETTURA (CHE FINE HA FATTO L’INCHIESTA SULLE TRUFFE DELLE “RISORCE CHE CI PAGANO LE PENSIONI”???)

 

Hanno approfittato della crisi per riempirsi le tasche di soldi pubblici e rientrare tranquillamente in patria. Sono extracomunitari che utilizzando la legge che istituisce il cosiddetto “prestito d’onore” per aprire partita Iva e iniziare un’attività imprenditoriale hanno incassato denaro anticipato dall’Inps per poi sparire.

In Procura a Padova sono già arrivate diverse denunce. I primi tre casi istruiti dal pubblico ministero finiranno a processo a novembre. Una decina invece i fascicoli pendenti, ma mancano ancora diversi casi all’appello, stando alle indicazioni della Guardia di finanza.

Le Fiamme gialle hanno infatti intensificato controlli e verifiche fiscali, in particolare nell’Alta padovana, dove si concentrerebbe la grande maggioranza di questi casi. Si tratta di una indagine particolarmente complessa che la Guardia di Finanza vorrebbe trasformare

 

Continua qui: https://www.ilgazzettino.it/nordest/padova/prestito_onore_inps_stranieri_fuga_padova-562592.html

 

Viaggio tra i fuoriusciti dei testimoni di Geova

www.lettera43.it

Maria Elena Tanca – 26 dicembre 2018

Divieti. Tra cui non festeggiare Natale e compleanni e non studiare all’università. Ma anche paura di essere isolati e ostracizzati. Tre ex raccontano la loro esperienza.

Diffondere «la buona notizia del regno» è la missione, Torre di guardia e Svegliatevi! le riviste ufficiali. Sono i testimoni di Geova, organizzazione fondata nel 1870 in Pennsylvania da Charles Taze Russell, un ex presbiteriano e poi avventista, che predicava la fine imminente di questo mondo e l’avvento in terra del regno di Geova. Da qui il loro motto, tratto dal libro dell’Apocalisse: «Io sto alla porta e busso». Oggi, l’organizzazione conta quasi 8 milioni e mezzo di adepti nel mondo, per un totale di oltre 120 mila congregazioni. Almeno questo è quanto risulta dai dati forniti dal loro sito ufficiale, Jw.org, disponibile in centinaia di lingue. In Italia l’organizzazione è presente dal 1903 e raggruppa, sempre stando al sito, 250.431 testimoni. La congregazione più antica si trova a Pinerolo, nel Torinese, dove, nel 1908, si formò la prima comunità di Studenti Biblici, come erano chiamati all’epoca i testimoni di Geova. Oggi, le regioni italiane dove la comunità è più presente sono Lombardia (oltre 37 mila); Campania (oltre 27 mila); Sicilia (oltre 22 mila).

UNA CONFESSIONE RICONOSCIUTA DALLO STATO

I testimoni di Geova sono finiti spesso nell’occhio del ciclone. Anche il cinema ha dedicato a questa fede varie pellicole che ne denunciano il rigido stile di vita e i divieti. L’ultimo è stato Il Verdetto, pellicola che pone al centro il dibattito tra principi religiosi (i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni) e la tutela della salute dei fedeli. Ma ce ne sono stati altri in passato: Apostasy (2017); La ragazza del mondo (2016); Worlds Apart (2008); Knocking (2006). Nonostante gli attacchi, ricordano però dal loro ufficio stampa, questa confessione religiosa «gode da vari decenni del riconoscimento giuridico da parte dello Stato. Il consiglio di Stato, nel proprio parere favorevole al riconoscimento giuridico della Congregazione cristiana dei testimoni di Geova (Dpr 31/10/86, ndr), sottolineò che tale confessione religiosa “opera in Italia da molti anni senza aver dato luogo a rilievi di sorta da parte dell’amministrazione”».

Ma quali sono le regole più dure imposte da questa confessione? I testimoni di Geova, per esempio, non festeggiano il Natale, perché sostengono che la data di nascita esatta di Gesù non sia conosciuta, la Pasqua, perché considerano uova e conigli simboli della festa pagana della fertilità e i compleanni perché associati all’astrologia, al paganesimo e alle religioni politeiste. Non solo. Sono condannati i rapporti prematrimoniali, l’adulterio e l’aborto. Ma anche le trasfusioni di sangue, le armi, il tabacco e l’abuso di alcol. I più critici nei confronti dei Testimoni sono tra coloro che ne sono usciti. Gli ex descrivono una realtà claustrofobica e castrante «una vera e propria psico-setta che plagia le coscienze». Le loro esperienze le hanno raccontate sui giornali, in televisione o attraverso i libri. Hanno fondato gruppi Facebook, siti internet e associazioni volte ad aiutare le vittime delle sette. Insomma, non si nascondono.

IL J’ACCUSE DI MIRKO MELLACCA

È il caso di Mirko Mellacca, che sulla sua crisi interiore ha scritto un libro dal titolo Ricomincio da qui: dal Nuovo Mondo a un mondo nuovo. Mirko è un ex anziano, l’equivalente del vescovo per i cattolici. «Sono nato nell’organizzazione dei testimoni di Geova, infatti i miei genitori lo sono diventati quando avevo un anno», racconta Mellacca. «Poi mi sono associato a tutti gli effetti a 15 anni, con il battesimo». Anche se, mette in chiaro, non si può dire che la decisione di associarsi sia realmente volontaria perché «la pressione psicologica è parecchia, soprattutto per un ragazzo che ha genitori, parenti e amici all’interno dell’organizzazione».

La schermata dell’home page del sito.

IL CONFLITTO INTERIORE

La decisione di abbandonare i testimoni di Geova Mellacca la prese nel 2008, quando ormai era diventato un anziano. Il suo ruolo, così importante nella comunità, lo portò a entrare in contatto con procedure organizzative «particolari» che lo lasciarono «molto perplesso». Queste situazioni, pian piano, gli fecero perdere la fiducia nell’organizzazione. In particolare si imbattè, racconta, in tre casi di pedofilia, che lo turbarono a tal punto da scatenare in lui un grosso conflitto interiore: «Quando ho chiesto ai miei superiori se dovessimo denunciare gli abusi all’autorità, non c’è stata mai una risposta…», ricorda. In un caso l’accusato era addirittura un anziano dei testimoni di Geova, che avrebbe abusato della cognata di 12 anni. «In quell’occasione non ho dormito per una settimana intera», continua Mellacca. «Da una parte mi rendevo conto che il modo in cui veniva affrontata la questione non era corretto, dall’altra subivo pressioni importanti, perché avrei alzato un polverone e affrontato delle conseguenze anch’io». Questo clima di tensioni contribuì a determinare la sua crisi. Mellacca era pieno di dubbi, combattuto, ma in un primo momento non decise di uscire perché temeva l’ostracismo di cui sarebbe stato vittima.

IL VERDETTO DEI PASTORI E L’ESPULSIONE

Alla fin,e il momento di andarsene arrivò. Ma non per sua volontà. Mirko venne disassociato ed espulso per aver avuto contatti all’interno della comunità con una donna che non era sua moglie. «Non sono stati rapporti sessuali veri e propri», spiega a Lettera43.it, «ma azioni che considero ancora oggi sbagliate. L’ho confessato perché veniva richiesto e ho dovuto affrontare otto ore di interrogatorio da parte del tribunale interno. Alla fine, hanno deciso di espellermi». Il comitato giudiziario di cui parla è composto da pastori, espressione di Geova, si riunisce a porte chiuse e non prevede che l’imputato abbia un difensore. Per farsi un’idea di come si svolge la seduta, è sufficiente guardare La ragazza del mondo di Marco Danieli.

«PER 30 ANNI HO CREDUTO IN UNA BUFFONATA»

Per circa un mese Mirko continuò a frequentare le riunioni dei testimoni di Geova, ma l’espulsione aveva un caro prezzo: era costretto ad arrivare per ultimo e andarsene per primo, nessuno poteva salutarlo e lui, a sua volta, non poteva rivolgere la parola agli altri. «Affrontare una situazione simile è particolarmente impegnativo, anche dal punto di vista emotivo», conclude Mirko. «Così mi sono chiesto se desideravo realmente tornare oppure no, se ne valeva la pena. Alla fine, facendo un po’ di ricerche e analizzando fonti che non fossero quelle dei testimoni di Geova, mi sono reso conto che per 30 anni avevo creduto a una buffonata». Ora Mellacca ha cambiato vita. Dal Salento si è trasferito a Ravenna. «Quando ripenso al mio passato, mi sembra di vedere un’altra persona. Ero completamente immerso in quel mondo, il weekend era il momento più impegnativo della settimana perché partecipavo alle riunioni e pronunciavo i discorsi. Oggi invece posso decidere cosa fare».

Un congresso dei Testimoni di Geova.

NIENTE NATALE, GITE SCOLASTICHE E UNIVERSITÀ

Di controllo totale della vita degli associati parla anche Samuel Sammartano, fuoriuscito dalla sua congregazione per scelta personale. Come Mellacca, anche lui era nato nell’organizzazione avendo nonni e genitori testimoni di Geova. Poi, a circa 16 anni, si battezzò. «La vita, anche se allora non me ne rendevo conto, era molto limitata, sin da quando ero adolescente. Mi dicevano di non frequentare i compagni di scuola, perché erano “del mondo”, non pregavano il nostro Dio e potevano sviare dalla vera adorazione», spiega Sammartano. «Poi niente compleanni, niente regali di Natale, niente Carnevale. Tutto veniva negato, persino le gite scolastiche, se ti impegnavano per più giorni». Per ognuna di queste proibizioni esiste una motivazione biblica. Per esempio, frequentare l’università non è permesso perché sottrae tempo alla predicazione: non ha senso impegnarsi in un’attività terrena, visto che questo mondo sta per essere distrutto. «I testimoni di Geova», si legge sul sito, «ritengono che l’ambiente di alcune università o di istituti simili nasconda pericoli sul piano morale e spirituale. Per questo motivo, molti di loro decidono di non esporre se stessi o i propri figli a un ambiente di questo tipo, dove tra l’altro vengono spesso promosse idee errate»

LA «SOTTOMISSIONE» DELLA DONNA

Le regole per le donne sono ancora più restrittive. «La donna deve essere sottomessa al marito, alla congregazione, cioè agli anziani. Non può tenere discorsi pubblici, non può recitare una preghiera dal podio. La donna non può godere dei privilegi degli uomini, deve portare avanti la famiglia e ubbidire al marito», continua l’ex testimone di Geova. «Deve indossare la gonna, ma sempre sotto al ginocchio. Se la porta più corta, il marito deve riprenderla, perché crea scandalo e può turbare la coscienza di qualcuno. Vanno evitate anche scollature o trasparenze».

La cerimonia del battesimo dei testimoni di Geova.

«LAVAGGIO DEL CERVELLO» E «MANIPOLAZIONE»

Un ambiente così rigido fu messo in discussione da Sammartano. Fino al 2014 era convinto di aver deciso volontariamente di associarsi, ma poi si rese conto di esser stato condizionato. Anzi, «plagiato». «Tutti si associano, perciò anche tu lo fai, perché vuoi far parte del gruppo», dice. «Se non lo fai, ti senti escluso: è un vero e proprio lavaggio del cervello, una manipolazione mentale che si subisce fin da piccoli». Manipolazione che però Samuel riuscì a spezzare grazie alle sue ricerche: «Ho scoperto legami tra Russell, il fondatore del movimento, e la massoneria. Se si va su YouTube, si vedrà una piramide sopra la tomba di Russell, con una croce all’interno di una corona,

Continua qui: https://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2018/12/26/testimoni-geova-fuoriusciti/227397/

 

Le “risorse” boldriniane che dovrebbero integrarsi

(N.Borzi) – Claudia Masi 23 12 2018

 

Nelle stesse ore in cui un praticone uccide un bambino e ferisce gravemente il fratellino con un tentativo di circoncisione rituale, una manina della maggioranza che sostiene il governo dei giallodementi inserisce nella legge di bilancio dello Stato un emendamento per consentire l’esercizio delle professioni sanitarie a chi non ha una laurea.

 

Non è il populismo delle panzane, delle giravolte, della cialtroneria la cifra di questo governo. Questi sono tratti comuni anche ad altre forze politiche che dai giallodementi sono stati semmai solo affinati e portati al massimo grado.

 

È il culto dell’ignoranza il loro vero stigma e il marchio della loro più pestilenziale untoria.

 

L’idea, per dirla con un genio della letteratura e della divulgazione scientifica, che la loro ignoranza valga come l’altrui conoscenza.

 

È questo ciò che distruggerà il Paese.

 

https://www.facebook.com/100002909030340/posts/2010652082375073/

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Diplomazia siriana sicura, raid d’Israele contro Damasco possibili con sostegno USA

26.12.2018)

 

Il ministero degli Esteri siriano ha dichiarato nelle lettere inviate all’ONU che l’attacco missilistico israeliano a Damasco cela il supporto illimitato a Tel Aviv da parte di Washington.

“La Siria sottolinea che il costante corso aggressivo di Israele è possibile solo grazie al supporto illimitato e costante dell’amministrazione americana”, ha affermato il ministero degli Esteri siriano nelle lettere inviate al segretario

Continua qui: https://it.sputniknews.com/mondo/201812267013068-Siria-Israele-USA-bombardamenti-raid-Damasco-Medio-Oriente/

 

CULTURA

Quando si scopre di avere un male

 

Federica Francesconi 22 12 2018 

 

Quando si scopre di avere un male inguaribile, sebbene possa essere tenuto sotto controllo da una terapia farmacologica, si sopporta molto meno la smania di potere, la superiorità manifestata da sedicenti “illuminati”, l’ipocrisia nei rapporti interpersonali e tutte quelle bassezze di cui l’essere umano è capace.

 

Ne ho viste tante in questi 40 anni della mia vita, ma ogni volta non mi riesce di non provare un senso di nausea nel vedere persone abiette, ipocrite, perbeniste, avere una grande considerazione di sé senza riuscire a decentrarsi, a provare empatia, a immedesimarsi in chi gli sta di fronte.

 

So che c’è una lezione metafisica dietro queste mie esperienze. Ed ecco ciò che ho imparato: più l’essere umano si presenta nelle vesti di persona di prestigio, di potere e di illuminazione, con il beneplacito del cerchio magico che

 

Continua qui: https://www.facebook.com/1165264657/posts/10215197263702663/

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

Strasburgo: esecuzione mirata di due europeisti?

Maurizio Blondet  24 dicembre 2018

Hanno voluto fare di Antonio Megalizzi, ucciso a Strasburgo da Cherif Chekatt, un martire dell’europeismo.  Il governo polacco ha fatto molto più onore all’altra vittima, che era col nostro Megalizzi  e due studentesse italiane  quella sera,  Bartosz Niedzielski, 36anni, impiegato del Parlamento Europeo di Strasburgo:  lo ha dichiarato  un eroe che ha sacrificato la sua vita per  salvarne altre. Il presidente polacco Andrzej Duda ha concesso una pensione ai familiari. La ricostruzione degli eventi sui media polacchi è alquanto diversa da quella ufficiale italiana: “Vissuto a Strasburgo per 20 anni, il  polacco, nel giorno dei tragici eventi, andò a un concerto in uno dei club. Secondo i resoconti dei testimoni, quando il polacco ha visto un uomo armato di fronte al club, si è lanciato contro di lui per impedire la tragedia. E’ stato quindi colpito alla testa. La sua condizione era critica, ha combattuto per alcuni giorni in uno degli ospedali”.

Ecco un resoconto: https://dorzeczy.pl/kraj/87245/Jestem-wstrzasniety-Prezydent-Znalem-Niedzielskiego.html

Un altro giornale:

“…  Il polacco è stato colpito alla testa durante l’attacco terroristico del martedì a Strasburgo, quando ha cercato di sottomettere l’assassino che intendeva  fare un massacro  in uno dei club. Niedzielski e il suo conoscente, un giornalista italiano, Antonio Megalizzi, si sono precipitati sull’assassino prima  che entrasse  nel club, che ha dato alle persone il tempo di chiudere la porta.  L’italiano, seriamente ferito, è morto venerdì. Se non fosse per l’atteggiamento di entrambi gli uomini, molto probabilmente nel club ci sarebbe un massacro, come è successo nel 2015 nel club di Parigi Bataclan. […]   “Le Monde”, citando le opinioni degli amici polacchi, descrive Niedzielski come “un cittadino del mondo, innamorato di tutte le culture”. Parlava diverse lingue e sognava di aprire un ristorante “linguistico” a Strasburgo. Era anche un attivista  LGBT, impegnato   in “Palestina libera”, cultura yiddish, radio sociale e musica”.

https://wprawo.pl/2018/12/17/nie-zyje-polak-ranny-podczas-zamachu-w-strasburgu-poswiecil-zycie-zeby-ratowac-innych/

Da questi  resoconti sembra chiaro che il pluri-pregiudicato Chekatt,  volesse fare la strage in un club,  non sparare a caso nel mercatino  contro “gli infedeli”. Quale club? Dapprima si è sparsa la voce che  si trattasse di Les Savons d’Hélène,  che è un luogo d’incontri gay.

https://www.misterbandb.com/fr/guide-gay/france/strasbourg/57-restaurants/23256-les-savons-d-helene

La cosa è confermata da Le Parisien, che rende conto anche del terzo ferito, Jérémy Raoult, 28 anni,  musicista: costui “si preparava  suonare ai Savons d’Hélène, un luogo con scena aperta dove andava spesso. Jérémy esce a fumare con due amici quando arriva lo sparatore: riceve  una palla alla carotide e cade. I due amici che erano con loro  sono aggrediti a coltello.  Prima di essere colpito, il gruppo dei tre ha tentato di interporsi  affinché la strage non continuasse all’interno del locale”. Jérémy se l’è cavata.

http://m.leparisien.fr/faits-divers/le-pere-d-une-victime-de-cherif-chekatt-un-proces-aurait-pu-apporter-des-reponses-13-12-2018-7968147.php

Il locale ha poi smentito su Facebook: “…Per rispetto ai feriti e loro famiglie, noi vorremmo solo dire che Bartok fu una delle prime persone colpite in rue des Orfèvres, e  quindi non  era presente ai Savons  quella sera.  Bartek era  un grandissimo amico dei Savons d’Hélène e in passato ha servito qui, certi collegamenti sono forse stati fatti troppo rapidamente. Ovviamente potete continuare a testimoniare il vostro amore ai Savons d’Hélène perché era nostro amico e noi pensiamo a lui e alla sua famiglia ogni secondo”.

Rue des Orfèvres, dove i due sarebbero caduti sotto i colpi dell’assassino, è infatti  a 450 metri, e a sei minuti a piedi,  dal locale.

Il fidanzato del polacco, un giovane ricercatore turco di nome  Turek Selçuk Balamir,  ha salutato il suo amato   su  Facebook con un commovente addio: “Ci siamo incontrati all’Odyssée per la prima lezione. Era il mio compleanno Abbiamo iniziato a leggere e decifrare il Piccolo Principe. Più tardi, siamo andati a vedere Beynelmilel  ( The International ). Era il film perfetto per il primo appuntamento: musica, linguaggio, politica, umorismo e romanticismo. Alla fine del film, ci siamo baciati. È stato il mio primo bacio con un uomo”.

I met Bartek in 2007 in Strasbourg. He was staring at me during a General Assembly of the university occupation. After the meeting, he asked me if I could teach him Turkish. We met at L’Odyssée for the first lesson. It was my birthday. We started reading and decyphering “Küçük Prens” (the Little Prince). Afterwards we went to see “Beynelmilel” (The International). It was the perfect film for a first date: there was music, language, politics, humour and romance. At the end of …

Altro…

http://viva.pl/ludzie/newsy/partner-bartka-niedzielskiego-zegna-go-we-wzruszajacych-slowach-nauczyles-mnie-jak-kochac-116360-r1/

“Caro Bartek, hai cambiato la mia vita nel modo più imperfetto, ma arricchente e liberatorio. Non ti ho mai insegnato il turco. Invece, mi hai insegnato come amare e non escludere. Non lo dimenticherò mai. Ti amavo e mi mancherai “.

Antonio Megalizzi era ospite di Bartok quando andava a Strasburgo. Ciò non vuol dire che fosse omosessuale (del resto che ci sarebbe di male? E’ un diritto  attivamente promosso dalla UE), poteva essere una sua fonte giornalistica e un amico. Il punto è che  quella sera erano insieme, e con loro c’erano le due italiane, Clara Rita Stevanato e Caterina Moser.  E queste hanno avuto la sensazione di aver assistito ad una esecuzione. Come se  lo sparatore li conoscesse – o conoscesse il polacco –  ha sparato loro da distanza ravvicinata mirando alla testa. Il resoconto del Corriere: “ Clara e Caterina sono le due sopravvissute del gruppo. Erano tutti e quattro insieme. Il loro racconto è da brividi.  [Lo sparatore]  «Si è appoggiato al muro e ci ha puntato la pistola alla fronte. Così…», hanno mimato alzando il pollice e l’indice e appoggiandolo alla fronte degli europarlamentari Antonio Tajani, David Sassoli e Daniele Viotti. Piangono. Per tutto il giorno resteranno protette

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/strasburgo-esecuzione-mirata-di-due-europeisti/

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Censimento nella provincia di Giudea e non migrazione di Giuseppe e Maria

Nicola Costanzo 25 12 2018

 

Non ci si può credere! È veramente ossessionato!

 

Anche nell’omelia di questo Natale il comiziante peronista obamiano invece di parlare di Gesù Cristo, parla dei migranti. Solo e sempre politica!

 

Gli hanno ordinato di martellare su questo punto e lui da cinque anni bombarda quotidianamente.

 

Oltretutto colpisce l’ignoranza. Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un paese straniero per motivi economici, ma nel suo stesso paese per il censimento, perché lui era originario di Betlemme.

 

Quindi era a casa sua. E il versetto “non c’era posto per loro” si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c’era un luogo appartato per partorire. 

 

Come si può distruggere così l’annuncio del Natale con un banale comizietto populista?

 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=325880878137003&id=178370732888019

 

Censimento di Quirinio

Il censimento di Quirinio fu disposto dal governatore romano Publio Sulpicio Quirinio nelle province di Siria e Giudea nel 6 d.C., quando i possedimenti di Erode Archelao passarono sotto diretta amministrazione romana.

Nel Vangelo secondo Luca (2,1-2) viene nominato un “primo censimento” di Quirinio realizzato “su tutta la terra” dietro ordine dell’imperatore Augusto, in occasione del quale avvenne la nascita di Gesù a Betlemme, al tempo di re Erode (morto nel 4 a.C.).

Data la scarsità di fonti storiche relative all’antico Medioriente romano, il rapporto e l’armonizzazione tra l’evangelico “primo censimento” di Quirinio e quello (il secondo?) del 6 d.C. rappresenta per biblisti e storici un problema di difficile soluzione. Alcuni storici cristiani[1] distinguono due censimenti (uno di essi all’epoca di Erode), salvando quindi la storicità del racconto di Luca. La maggior parte degli storici laici e molti di quelli cristiani invece ritengono che Luca abbia erroneamente retrodatato il censimento del 6 d.C., o spostato la nascita a tale epoca, con l’intento di collocare la nascita di Gesù a Betlemme.[2]

Indice

1Censimento di Quirinio del 6 d.C.

2Censimenti di Augusto

2.1Censimenti universali

2.2Censimenti provinciali

2.3Censimenti di alleati

3″Primo censimento” di Quirinio

3.1Lezioni alternative

3.2″Governante Quirinio”

3.3Censimento a un re alleato

3.4Censimento non residenziale

3.5Censimento di Saturnino

4Conclusione: alternative possibili

Censimento di Quirinio del 6 d.C.

L’unico censimento svolto da Quirinio in Giudea di cui si trova notizia in fonti storiche è descritto nell’opera Antichità giudaiche dello scrittore giudeo-romano Flavio Giuseppe (Antichità giudaiche 18,1,1 tr. ing), autore prezioso per lo studio del medio-oriente antico. Il censimento non è descritto da altre fonti ebraiche o romane, con l’eccezione dell’accenno di At 5,37 e probabilmente della cosiddetta Lapide di Venezia. Comunque sull’attendibilità delle informazioni di Giuseppe si riscontra generale consenso tra gli studiosi moderni.

Secondo il resoconto di Giuseppe, in occasione dell’esilio imposto da Augusto a Erode Archelao nel 6 d.C.[3] i suoi possedimenti in Palestina (SamariaGiudeaEdom) passarono sotto il diretto controllo dell’Impero romano e vennero inclusi nella neo-istituita provincia di GiudeaCoponio fu il primo governatore (prefetto[4]) della provincia. In quell’anno Quirinio venne nominato governatore (legato)[4] della vicina Siria e Augusto gli impose il compito di censire la Siria e i territori di nuova acquisizione, per “stimare il patrimonio e vendere i beni di Archelao”. Diversamente dai censimenti moderni, nell’antichità questi rappresentavano l’unico strumento per stimare la ricchezza di un territorio in vista della sua tassazione. Il censimento di Quirinio, che rappresentava di fatto la sottomissione del popolo ebraico a un governatore straniero e la fine dell’indipendenza nazionale, suscitò malcontento tra i Giudei e scatenò la seconda rivolta di Giuda il Galileo.[5]

Il resoconto di Giuseppe non chiarisce la natura del censimento, se cioè fosse residenziale o se i censiti dovessero recarsi nella città di origine. Anche la durata non è specificata ma è verosimile che si sia svolto tra il 6 e il 7 d.C.[6]

A differenza del “primo censimento” evangelico di 2,1-2, quello del 6 fu un censimento locale (Siria e Giudea), non universale (“su tutta la terra”), e avvenne 10 anni dopo la morte di Erode il Grande (4 a.C.), antagonista di Gesù bambino nei racconti dell’infanzia di Mt2.

Censimenti di Augusto

Parte della Res Gestae Divi Augusti, resoconto contenente l’accenno ai tre censimenti universali dell’imperatore Augusto.

Secondo Tacito[7] l’ammistrazione di Augusto era estremamente ordinata: si teneva conto di “tutte le entrate pubbliche, il numero dei cittadini (romani) e degli alleati ch’erano nelle armi, lo stato della flotta, dei regni (alleati), delle province, delle imposte, dei tributi, dei bisogni, e delle largizioni”. Lo strumento principale di questa amministrazione era costituito dal censimentoAugusto fu il primo imperatore romano che ne fece ampio e sistematico uso.

I censimenti che impose/indisse erano di due tipi, con modalità e scopi diversi: censimenti universali e censimenti provinciali. A questi si affiancano i censimenti di re e popolazioni alleate.

Censimenti universali

Il secondo pannello della Res Gestae Divi Augusti riprodotta all’esterno Ara Pacis di Roma (cf. visione d’insieme). Sottolineato in rosso l’accenno al censimento dell’8 a.C.

Il censimento universale (census populi Romani) contava tra gli individui soggetti all’autorità romana coloro che godevano dello status privilegiato di cittadino romano. Essendo questi gli unici ammessi nell’esercito romano, lo scopo di questi censimenti era valutare la potenza militare su cui era possibile fare affidamento. Augusto indisse tre censimenti universali, nel 28 a.C. (non ancora imperatore), 8 a.C. e 14 d.C.[8]

Il censimento dell’8 a.C. è così descritto nella Res Gestae Divi Augusti: Tum iterum consulari cum imperio lustrum solus feci C. Censorino et C. Asinio cos. Quo lustro censa sunt civium Romanorum capita quadragiens centum millia et ducenta triginta tria millia; “Poi ancora, [nell’anno dei] consoli C[aio] Censorinus e C[aio] Asinius [8 a.C.], feci da solo il censimento con l’impero consolare, nel qual censimento furono censiti 4.233.000 cittadini romani”.

Questo censimento è cronologicamente compatibile con quello evangelico, ma non può essere immediatamente identificato con esso: erano censiti i soli cittadini romani dell’impero, e Giuseppe di Nazaret non era né cittadino romano, né suddito dell’impero (viveva nel regno di Erode il Grande).

Censimenti provinciali

Oltre a quelli universali Augusto indisse censimenti in varie province dell’impero per determinare la ricchezza e quindi la tassazione del territorio.[9] La memoria di questi censimenti ci è pervenuta talvolta per le rivolte popolari che questi scatenavano. Sono attestati censimenti in Egitto (ogni 14 anni probabilmente a partire dal 30 a.C., o secondo altri 33/34 d.C.), Cirenaica (nel 7/6 a.C.), SiciliaPannonia (10 d.C. con rivolta), nelle tre province della Gallia (27 a.C. con rivolta, 12 a.C. con rivolta, 1416 d.C.), Spagna e LusitaniaCappadocia (36 d.C. con rivolta) e appunto quello di Quirinio in Siria e Giudea del 6 d.C. (con rivolta). Sebbene non ce ne sia pervenuta memoria è verosimile che i censimenti siano stati svolti in tutte le province dell’impero.

Censimenti di alleati

Secondo il già citato Tacito,[7] Augusto teneva sotto controllo non solo le province romane ma anche i regni (alleati). La già citata Lapide di Venezia testimonia un censimento svolto da Quirinio, probabilmente quello provinciale del 6-7 d.C., nella città “autonoma” di Apamea, in Siria. Un altro censimento di tipo romano è attestato in Cilicia nel 36 presso la tribù dei Cliti,[10] che fu seguito da una rivolta.

“Primo censimento” di Quirinio

Paul GauguinNatale (1894), olio su tela; collezione privata

Secondo alcuni storici cristiani[11] la nascita di Gesù avvenne in occasione di un “primo censimento” (2,1-2) realizzato in Giudea da Quirinio, accaduto prima del “secondo” censimento del 6-7 d.C., salvando in tal modo la storicità del racconto di Luca.

Lezioni alternative

Un’ipotesi formulata ancora a inizio ‘600 e che ha numerosi sostenitori moderni[12], ripresa con argomentazioni diverse da biblisti contemporanei della scuola esegetica di Madrid[13], cerca di risolvere l’armonizzazione dei due censimenti con una particolare lettura di Lc 2,2. Il testo biblico riferisce di un apographè pròte, solitamente tradotto con “primo censimento”. Secondo questa ipotesi l’aggettivo pròtos non va reso con “primo” (aggettivo numerale) ma con “precedente” (aggettivo temporale), come anche avviene in Gv 1,15; 1,30; 15,18. Il testo andrebbe dunque tradotto “Questo censimento fu precedente (a quello fatto) quando era governatore della Siria Quirinio”, oppure “Questo censimento fu fatto prima di essere governatore della Siria Quirinio”. L’ipotesi non ha trovato largo consenso tra i biblisti che la giudicano improbabile[14] oppure possibile ma forzata e arbitraria[15]. Nessuna comunque delle principali traduzioni moderne nelle varie lingue propone la lettura “precedente censimento”.

Una diversa interpretazione parimenti datata[16] propone l’attribuzione anticipata a Quirinio del titolo di governatore, che al tempo del censimento non lo era ancora: “Questo primo censimento fu fatto da Quirinio, (poi diventato) governatore di Siria”. Questa lezione può essere possibile sulla base della traduzione latina della Vulgata di Girolamo (Haec descriptio prima facta est praeside Syriae Quirino), che usa il sostantivo praeside(governatore[4]), ma il testo greco originario usa un participio presente (egemonéuontos, “governante”) rendendo improbabile l’ipotesi.

Una terza lezione alternativa del testo di Luca ipotizza che il nome originario del governatore fosse Quintilio, poi corrotto in Quirinio.[17] Publio Quintilio Varo fu effettivamente presente e attivo nel medioriente dell’epoca, governatore della Siria tra il 6 e 4 a.C., ma questa ipotetica corruzione non trova conferma in nessun manoscritto evangelico pervenutoci.

“Governante Quirinio”

La principale opposizione alla teoria del “primo censimento” di Quirinio al tempo di Erode (prima del 4 a.C.) è che, secondo Flavio Giuseppe, il funzionario romano divenne governatore della Siria solo nel 6 d.C. Per risolvere questa contraddizione diversi studiosi cristiani hanno avanzato diverse ipotesi relative all’interpretazione del “governante (egemonéuontos, participio presente) Quirinio in Siria” di Lc 2,2.

Governatore

Il termine greco relativo all’ufficio di Quirinio è tradizionalemnte reso col sostantivo “governatore”, complice anche la resa della traduzione latina della vulgata di Lc2,2: “Hæc descriptio prima facta est a præside Syriæ Cyrino”. Già nel ‘500 è stato ipotizzato un mandato consolare di Quirinio in Siria precedente a quello del 6 d.C., verso la fine del regno di Erode il Grande (morto 4 a.c.),[18] mandato del quale però non vi è traccia tra le fonti storiche pervenuteci. La datata ipotesi di questi studiosi troverebbe una prova archeologica di un precedente mandato di Quirinio nella Lapide di Tivoli (Lapis o Titulus Tibutinus), ritrovata a Tivoli nel 1764. Questa riferisce di un secondo mandato di Augusto per un governatore della Siria. La lapide ci è però pervenuta mutila e non riporta il nome del governatore, per cui l’identificazione con Quirinio è possibile ma non sicura:[19] sono stati infatti proposti altri consoli diversi da Quirinio per i quali è possibile ipotizzare un secondo governatorato: Marco Vipsanio Agrippa;[20] Marco Plauzio Silvano;[21] Lucio Calpurnio Pisone.[22] La principale obiezione a questo precedente mandato è che questa soluzione apre un altro problema di compatibilità cronologica. Non ci è nota con chiarezza e precisione la successione dei governatori in Siria ma vi è sostanziale accordo tra gli studiosi circa questa sequenza ipotetica:

Marco Vipsanio Agrippa: 23-13 a.C.

  1. Marco Tizio: 13-9 a.C.? (con sicurezza il 10/9 a.C.)

Gaio Senzio Saturnino: 9/8-7/6 a.C.

Publio Quintilio Varo: 7/6 – 5/4 a.C.

?: 3-2 a.C

Gaio Cesare: 1 a.C./1 d.C. – 4 d.C.

Volusio Saturnino: 4-5 d.C.

Publio Sulpicio Quirinio: 6-7? d.C.

L’ipotesi di un primo incarico tra il 12-11 a.C.[23] non trova largo consenso tra gli attuali studiosi che vi collocano il governatorato di Marco Tizio, e contraddice la prassi riscontrabile della nomina provinciale dopo almeno 5 anni dal consolato (Quirinio fu console nel 12 a.C.). Rimane il “buco” tra il 3-2 a.C., periodo nel quale però Erode era già morto (4 a.C.). L’ipotesi di un precedente mandato di Quirinio pertanto non risolve il problema del “primo censimento” al tempo di Erode.[24]

“Vice-imperatore d’Oriente”

Durante il suo governatorato in Siria Marco Vipsanio Agrippa ebbe in oriente un incarico speciale di grado superiore a quello dei semplici governatori, rappresentando una sorta di “Vice-imperatore” per le province orientali. Alcuni studiosi[25] hanno ipotizzato che questo super-incarico fosse rivestito da altri funzionari successivi: Quirinio tra il 10-2 a.C., Gaio Cesare, Germanico… Il “governante” di 2,2 si riferirebbe dunque a questa funzione di Quirinio e non al titolo di governatore. L’ipotesi di questo super-incarico non trova però conferma nelle fonti dell’epoca.

“Incaricato per il censimento”

È possibile che il termine “governante” non sia riferito all’incarico di governatore vero e proprio ma si riferisca a un titolo specifico attribuito a Quirinio limitatamente al censimento.[26] Il titolo di questo incarico in greco è timetés, latino censitor, ricorrente in numerose epigrafi e fonti testuali dell’epoca. L’incarico comportava anche un potere militare data la continua possibilità di disordini pubblici. In questo caso, il fatto che Luca non utilizzi il termine appropriato a favore del generico “governante” è compatibile con l’estrema fluidità e incertezza che caratterizzava i vari titoli amministrativi romani, sia in greco che in latino.

Censimento a un re alleato

Una obiezione diffusa all’ipotesi di un “primo censimento” romano in Giudea durante il regno di Erode è che questa non si trovava sotto il diretto controllo romano e quindi non poteva essere soggetta a un censimento provinciale.

Tuttavia come indicato sopra i censimenti riguardavano anche i regni alleati. Lo stato di rex socius che caratterizzava Erode nei confronti di Roma era tutt’altro che paritario e un’ingerenza di Augusto nella politica interna della Giudea non appare improbabile.[27] Lo stesso Erode fu nominato re dall’imperatore romano, e anche le nomine e le deposizioni dei suoi successori furono stabilite a piacimento degli imperatori.

Un possibile ulteriore motivo circa l’ipotetico “primo censimento” di Quirinio presso Erode può essere trovato in un episodio accaduto nell’8 a.C. In quell’anno Erode aveva intrapreso una campagna militare contro i vicini Nabatei, alleati-sudditi come anche Erode dell’impero. Augusto ne fu indignato.[28] È possibile che in occasione del censimento universale dell’8 a.C. Augusto abbia imposto al suddito-alleato Erode un censimento per conoscere la situazione del suo regno anche come segno di sottomissione a Roma, oppure che si sia offerto direttamente Erode di farlo in servile riparazione del torto fatto ad Augusto.

Censimento non residenziale

L’usanza di registrarsi presso la propria città di origine e non presso quella di residenza, come suggerisce 2,3-4, non appare comune per gli altri censimenti provinciali romani e viene giudicata improbabile da molti studiosi, anche per l’inutile spostamento di migliaia di persone che questo avrebbe comportato.[29]

D’altra parte l’usanza di un censimento provinciale non residenziale è

Continua qui: https://it.cathopedia.org/wiki/Censimento_di_Quirinio

 

ECONOMIA

I LEGAMI FRA BOERI, DE BENEDETTI E SOROS… ECCOVELI QUI

23 LUGLIO 2017 posted by Fabio Lugano

Grazie ad un nostro attento lettore dalla memoria lunga (Grazie Fabrice) siamo in grado di darvi qualche chicca storica sui legami fra Deb Benedetti, Soros e Boeri

Un pezzo di Verdirami dal Corriere della Sera di qualche anno fa:

«Quando Francesco Rutelli è entrato ieri al numero 888 della Settima Avenue per conoscere George Soros, le presentazioni erano di fatto già avvenute. Perché il leader della Margherita era stato preceduto da una lettera inviata giorni fa da Carlo De Benedetti. Poche righe in cui l’Ingegnere aveva tracciato al potente finanziere il profilo dell’ex sindaco di Roma, definito «un giovane brillante politico italiano”. I rivali di Rutelli diranno che si è fatto raccomandare, che per essere ricevuto si è valso di una lettera per accreditarsi. Ma la tesi stride con la genesi dell’incontro, se è vero che l’idea risale a due settimane fa, e che l’approccio è avvenuto via email. Con la posta elettronica Lapo Pistelli provò infatti a contattare il magnate americano. Il responsabile Esteri dei Dl si trovava insieme a Rutelli a Cipro per un incontro del Partito democratico europeo: studiando l’agenda del viaggio negli Stati Uniti, si accorsero che mancava qualcosa, “ci sono gli appuntamenti politici, però ne servirebbe uno con il mondo della finanza”. è una storia tipicamente americana quella capitata al capo della Margherita, visto che quando partì il messaggio nessuno pensava di ottenere risposta, “nessuno in Italia – commenta Pistelli – si sognerebbe di entrare in contatto così con un industriale o un banchiere”: “La storia del nostro incontro con Soros dimostra che in America, dall’altro capo del telefono o del computer, c’ è sempre qualcuno pronto a darti attenzione”.»

Quindi De Benedetti è in grado di metter in contatto diretto con Soros, con ui ha famigliarità. Del resto l’anello di congiunzione è il banchiere svizzero Edgar de Picciotto che è nel CdA di Quantum Fund, fondato da Soros, ma il cui figlio è stato nel CdA della Olivetti di De Benedetti negli anni 80. Per conoscere in quali affari sia De Picciotto e le sue banche TBA e CBI, cercate sul web….

Del resto, parliamo chiaro, è stato De Bendetti a volere all’INPS Boeri, come ricorda bene anche Dagospia…

Potete leggere l’articolo originale QUI.

Non possiamo poi dimenticare che SOROS fu invitato al Festival

Continua qui:

https://scenarieconomici.it/i-legami-fra-boeri-debenedetti-e-soros-eccoveli-qui/?fbclid=IwAR0MwpUmBrYEVFwYGZjBNTY0bEksn2xeWKz8sjHblGqR29yHgije5m7f_JU

 

 

 

NINO GALLONI, TRA LE MIE PREVISIONI VEDO UNA SPAVENTOSA CRISI NEL 2019

27 DICEMBRE 2018 posted by Costantino Rover

Tra i vari scenari futuri che si potrebbero delineare già a partire dal 2019, ve ne è uno particolarmente complicato che potrebbe verificarsi osservando alcune delle condizioni che stanno maturando .
Questo scenario, anche se non è il più probabile, è certamente possibile e, altrettanto certamente, il più negativo per l’Italia.

Infatti, si può prevedere che nel 2019 vi sarà una crisi spaventosa.

Questo brano è ricavato dalla prefazione di Nino Galloni al libro L’economia spiegata facile – isbn 9788895288901

 

Articolo originale su economiaspiegatafacile.it

 

IL PROSSIMO CAMBIO DI GUARDIA ALLA GUIDA DELLA BCE

Le principali ragioni che ci possono portare a questa crisi sono palesi e ben note.

Con la conclusione del 2018 assisteremo alla fine del quantitative easing (QE) a cui seguirà, pochi mesi dopo, il programmato passaggio di consegne da Mario Draghi al nuovo Presidente BCE che sarà un Tedesco.

A quel punto, le politiche monetarie della BCE si saranno allineate su quelle

 

Continua qui: https://scenarieconomici.it/nino-galloni-tra-le-mie-previsioni-una-spaventosa-crisi-nel-2019/

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Lega e 49 milioni: la Cassazione applica in modo errato l’istituto della confisca

Articolo a firma di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero di oggi, 11 novembre:

 

La Corte di Cassazione ha confermato l’interpretazione su come procedere alla confisca nei confronti della Lega per la cifra di 49 milioni di euro. Gli avvocati del Carroccio avevano presentato ricorso contro la decisione assunta dal Tribunale del riesame di Genova lo scorso 5 settembre, che a sua volta aveva applicato un principio sancito in precedenza dalla Corte stessa. La Cassazione non ha voluto tener conto della distinzione in diritto che noi stessi, dalle pagine di questo giornale, abbiamo a suo tempo evidenziato.

 

La confisca cosiddetta «in rem» consente, sì, di confiscare tutte le somme, riconducibili al partito, ma nei limiti di quelle sequestrate, cioè di quelle già sottoposte a sequestro nel corso delle indagini preliminari. Metro utilizzato nella stragrande maggioranza della casistica giudiziaria italiana. Se, ad esempio, viene arrestato uno spacciatore in possesso di 100 mila euro, la condanna alla pena della reclusione sarà accompagnata dalla pronuncia di confisca dei 100 mila euro sequestrati al momento dell’arresto e risultanti a chiusura delle indagini. Punto. Mica gli possono confiscare la casa o la macchina perché si presume che dallo spaccio abbia guadagnato di più.

 

Per quel che riguarda invece la confisca «in personam», questa segue il reo, cioè la persona responsabile del reato, in questo caso Bossi e Belsito, entrambi condannati con sentenza però non ancora passata in giudicato e quindi in teoria potrebbero essere ancora assolti. La decisione della Cassazione in punto di confisca emessa già ora, prima della sentenza definitiva di condanna

Continua qui:

https://scenarieconomici.it/lega-e-49-milioni-la-cassazione-applica-in-modo-errato-listituto-della-confisca-di-p-becchi-e-g-palma/?fbclid=IwAR384jDunANvghM2Fy3nlg9gXM-pYPFAsYrWZBWT-CImeZ2uPBhsMqPEasg

 

 

«Berlusconi lasci e noi blocchiamo i processi»

Proposta di Buttiglione. Bocchino: «Cav, un passo indietro».

08 settembre 2011  RILETTURA, PER RICORDARE

«Berlusconi passi la mano, lasci la guida del governo e i suoi processi penali saranno bloccati. Tutti». Così il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, in un’intervista ad Avvenire nella quale ha sollecitato anche il premier «a dare una mano per salvare il Paese dalla speculazione che andrà avanti fino a quando non farà una scelta. Noi», ha proseguito Buttiglione, «lo garantiremo da vendette, da rappresaglie, da espropri e dal carcere. Non potremo bloccare azioni e processi civili, ma i procedimenti penali. Stiamo lavorando in questa direzione».

L’IDEA DI PISANU. Quanto alle parole di Beppe Pisanu, che il 7 settembre ha lanciato l’ipotesi di larghe intese, il presidente dell’Udc ha sostenuto che non le avrebbe mai dette «se non avesse la convinzione di avere dietro qualcuno e qualcosa di consistente». Il presidente dell’Udc si è rivolto quindi al Capo dello Stato: «Napolitano sa da sempre che in momenti drammatici bisogna avere il coraggio di decidere fuori dall’ordinario. E questo è un momento assolutamente drammatico» secondo Buttiglione «oggi Berlusconi è un ostacolo e deve solo capire che serve la sua generosità per voltare pagina e salvare l’Italia dal baratro. La salvezza della Repubblica sia la legge suprema», ha aggiunto il presidente Udc «e oggi questa salvezza è a rischio».
BOCCHINO: «DAL CAV UN PASSO INDIETRO». Il governo di larghe intese è una proposta che piace anche al capogruppo di Futuro e libertà Italo Bocchino, secondo il quale sarebbe «l’unica speranza per risollevarla da

Continua qui: https://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2011/09/08/berlusconi-lasci-e-noi-blocchiamo-i-processi/18923/

 

LA LINGUA SALVATA

Acerrimo

a-cèr-ri-mo

SignFieramente ostile, accanito, implacabile; superlativo di ‘acre’

voce dotta recuperata dal latino acerrimus, superlativo di acer ‘acre’.

Succede, talvolta, che la coppia affiatata di aggettivi di grado positivo e superlativo scoppi, e che il vecchio superlativo, libero dalle antiche rigidità di vette estreme, si reinventi come aggettivo di grado positivo. È il caso dell’acerrimo.

‘Acerrimo’, nonostante sui dizionari non manchino dichiarazioni di segno contrario, non vive come superlativo di ‘acre’. Oggi non si parla di un odore acerrimo, di un gusto acerrimo. Certo, è stato recuperato dal superlativo latino di acer, ma ha in larga parte mancato al significato che avrebbe dovuto avere. Infatti la qualità dell’acerrimo viene cucita (quasi) solo ed esclusivamente sul ‘nemico’. Il proverbiale acerrimo nemico.

Ci si arriva perché l’acre non è solo il pungente (fumo acre di frasche verdi), ma col suo disagio sferzante ci rappresenta anche una sfumatura di ostilità: una risposta o una risata acre hanno una componente di malevolenza. Perciò il nemico acerrimo ce lo figuriamo come fieramente ostile, accanito fino all’ossessione. Quindi si può dire che ‘acerrimo’ è solo un superlativo parziale

Continua qui:

https://unaparolaalgiorno.it/significato/A/acerrimo?utm_source=newsletter&utm_medium=mail&utm_content=parola&utm_campaign=pdg

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Sondaggio: molti europei considerano ebrei come strumento in mano di Israele

04.12.2018

 

Un recente sondaggio condotto dalla CNN ha chiaramente messo in evidenza che oltre un terzo degli europei sa poco o nulla dell’olocausto. Sputnik ha discusso della questione della consapevolezza della Shoah e del modo in cui gli ebrei vengono visti in tutto il mondo con diversi analisti politici.

Yad Vashem, il World Holocaust Remembrance Center, ha detto a Sputnik che è “profondamente turbato” dalla mancanza di consapevolezza dell’Olocausto e dallo stato di antisemitismo in Europa “trovato nel recente sondaggio della CNN.

Come sostiene il centro l’indagine mette in evidenza il preoccupante fatto che molti “riti antisemitici ostinati e trincerati persistono nella civiltà europea, 75 anni dopo la fine dell’Olocausto. Pur ammettendo che l’antisemitismo non conduce necessariamente al genocidio, i rappresentanti di Yad Vashem hanno notato che “l’antisemitismo era centrale nella visione del mondo dei nazisti e la base della loro Soluzione finale per eliminare gli ebrei e la loro cultura dalla faccia della terra.

I risultati dell’indagine dimostrano che è necessario intensificare gli sforzi per quanto riguarda l’educazione e la consapevolezza dell’olocausto, “che è essenziale per qualsiasi tentativo di contrastare l’antisemitismo”.

Il centro Yad Vashem resta determinato a promuovere le conoscenze necessarie e fornire mezzi per insegnare al pubblico l’Olocausto e le sue pericolose implicazioni.

“Abbiamo creato numerosi strumenti per promuovere i nostri sforzi educativi, al fine di garantire una più profonda comprensione dell’olocausto e dell’antisemitismo”, ha proclamato il presidente di Yad Vashem, Avner Shalev.

Più recentemente, Yad Vashem ha creato un corso online dal titolo Antisemitismo — Dalle origini al presente, che è stato introdotto meno di un anno fa sulla piattaforma di e-education del Regno Unito FutureLearn. Più di 10.000 persone da tutto il mondo hanno già aderito al corso “illuminante e avvincente”, ha osservato l’organizzazione.

Anche se l’educazione all’olocausto svolge un ruolo indispensabile nella lotta contro l’antisemitismo, deve anche essere “accresciuta da un’efficace legislazione e applicazione delle leggi”, ha inoltre osservato. Yad Vashem crede che aumentando la consapevolezza pubblica sulla Shoah, non come un capitolo chiuso nella storia umana ma come un argomento rilevante per il nostro tempo moderno, le nazioni europee e altrove saranno “meglio equipaggiate” e motivate a combattere il razzismo e l’antisemitismo “, ha osservato l’organizzazione.

‘Non sorprendente, ma allarmante’

Il dott. Jean-Yves Camus, direttore dell’Osservatorio di politica radicale presso la Fondazione Jean Jaurès di Parigi, sostiene il punto di vista del centro di Yad Vashem, affermando che i risultati del sondaggio sono “non sono sorprendenti ma allarmanti”.

“Il pericolo è che quando c’è ignoranza si può ricominciare da capo”, ha osservato, aggiungendo che molti vedono l’Olocausto come una cosa del passato, ma “l’Olocausto è qualcosa di preoccupante per ogni europeo”, in quanto l’Olocausto sorprendentemente, è avvenuto nel “continente più civilizzato del mondo”: l’Europa.

“È un peso nella mente della maggior parte degli europei. Molte persone in Europa credono che gli ebrei siano uno strumento dello stato di Israele “, ha osservato Camus affermando che sia gli estremisti di destra che di sinistra considerano gli ebrei come una quinta colonna, agenti israeliani con la cittadinanza dei paesi in cui vivono.

“Lo stereotipo secondo cui gli ebrei hanno potere sull’economia, con la maggior

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La verità su McCarrick? Follow the money!

 

by Aldo Maria Valli – 2 settembre 2018

Domanda: che cos’hanno in comune il padre Marcial Maciel e l’arcivescovo Theodore McCarrick?

Per chi si occupa di cose vaticane la riposta viene facile. Sia Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, sia il cardinale McCarrick, arcivescovo di Washington dal 2000 al 2006, sono stati purtroppo al centro di gravi vicende relative ad abusi sessuali.

Marcial Maciel nel 2006 fu sanzionato dalla Congregazione per la dottrina della fede con la pena canonica della rinuncia a ogni ministero pubblico per abusi sessuali e delitti di pedofilia continuati per decenni. Quanto a McCarrick sappiamo che, riconosciuto colpevole di abusi su seminaristi, nel luglio di quest’anno ha presentato le dimissioni dal collegio cardinalizio e papa Francesco le ha accettate.

Ma, al di là degli scandali per abusi sessuali, i due sono accomunati da un altro elemento: entrambi sono stati grandi finanziatori del Vaticano. Quando si dice “grandi” bisogna pensare a tantissimi soldi. Ed è probabilmente anche per questo che, nonostante i loro peccati, hanno goduto di parecchie protezioni.

Marcial Maciel è morto nel 2008. McCarrick  invece è vivo e di recente, con l’esplosivo memoriale diffuso da monsignor Carlo Maria Viganò, è al centro di mille domande. Due soprattutto: perché papa Francesco, che degli abusi di McCarrick fu avvertito da Viganò nel giugno 2013, non è intervenuto se non nel luglio di quest’anno, accettando le dimissioni del cardinale? E perché, sebbene a quanto sembra tutti sapessero della condotta morale del cardinale, il caso è esploso così tardi?

L’ipotesi è che McCarrick sia stato protetto più che dallo Spirito Santo dai milioni di dollari che mandava regolarmente al Vaticano attraverso la  Papal Foundation, fondata nel 1988 proprio da lui con il cardinale John Krol e il cardinale John O’Connor.

La Papal Foundation funziona in base a un principio semplice (https://www.thepapalfoundation.org/the-foundation/m/): “Donors can be individuals, foundations or fraternal groups. Membership starts with the pledge to give $1 million over the course of no more than ten years with a minimum donation of $100,000 per year. Those who choose to make this commitment become Stewards of Saint Peter and join a growing network of dedicated American Catholics in service to the Successor of Peter”. Ovvero: “I donatori possono essere singoli individui, fondazioni o gruppi fraterni. L’adesione inizia con l’impegno di donare un milione di dollari nel corso di non più di dieci anni, con una donazione minima di 100 mila dollari all’anno. Coloro che scelgono di prendere questo impegno diventano Stewards of Saint Peter e si uniscono a una crescente rete di fedeli cattolici americani al servizio del Successore di Pietro”.

Nel suo sito web la fondazione afferma che dal 1990 ha raccolto oltre 215 milioni di dollari. Un bel gruzzolo, molto importante per i conti della Santa Sede.

Quando nacque la Papal Foundation il Vaticano usciva con le ossa rotte dal caso Ior-Marcinkus e dallo scandalo del Banco Ambrosiano. L’idea era di coinvolgere i facoltosi laici americani, così da assicurare al papa un introito risvegliando la loro generosità. Un’ottima idea.

Nell’ambito di questa attività McCarrick si è dimostrato un formidabile raccoglitore di fondi. Come scrive Michelle Boorstein sul Washington Post (https://www.washingtonpost.com/news/acts-of-faith/wp/2018/07/31/as-rumors-of-sexual-misdeeds-swirled-cardinal-mccarrick-became-a-powerful-networker-and-fundraiser/?noredirect=on&utm_term=.51d95ac13ce0) fin dal suo arrivo a Washington, proveniente da Newark, lo “Zio Ted” si dimostrò abile nel frequentare le persone che contano e che possono donare denaro. Basti pensare che il presidente George W. Bush, all’inizio del suo mandato, nel 2001, andò per la prima volta a una cena privata proprio a casa dell’arcivescovo, anch’egli arrivato a Washington da poco.

“Vorrei essere un uomo più santo, più devoto, più fiducioso in Dio, più saggio e coraggioso”, disse l’arcivescovo durante la sua prima conferenza stampa a Washington. “Ma eccomi qua con tutti i miei difetti e tutti i miei bisogni, e lavoreremo insieme”.

I difetti si sono rivelati piuttosto gravi, ma McCarrick è stato sempre abile nel mascherarli, e comunque più di un alto rappresentante della Chiesa cattolica si è dimostrato disposto a chiudere un occhio, se non entrambi, davanti alle capacità imprenditoriali di colui che, all’apice del successo, il 21 febbraio 2001 fu creato cardinale da Giovanni Paolo II.

“La Papal Foundation è stata un motivo di forza enorme per lui in termini di rapporti con Roma”, dice Steve Schneck, capo dell’Institute for Policy Research della Catholic University of America. “Negli Stati Uniti non esiste un’organizzazione cattolica per la quale McCarrick non abbia raccolto fondi”.

Domanda di Michelle Boorstein: la popolarità di McCarrick e la sua capacità nella raccolta fondi lo hanno protetto?

Certo, il cardinale non piaceva a tutti. Alcuni lo ritenevano fintamente umile e misericordioso. Altri lo accusavano apertamente di essere arrivista e carrierista. Altri ancora dicevano che si dimostrava progressista e al passo con i tempi solo per poter raggiungere il maggior numero possibile di donatori. Comunque sia, McCarrick è riuscito a mettersi al centro di una rete di relazioni e amicizie che gli hanno consentito di proseguire indisturbato nella partica omosessuale, con una spiccata predilezione per i seminaristi.

La tattica utilizzata da McCarrick per mettersi al riparo non è nuova, ma resta sempre valida. Durante le audizioni di persone che hanno testimoniato contro di lui alcuni hanno detto che erano al corrente di voci e accuse contro l’arcivescovo, ma lo “Zio Ted” era così popolare che i possibili accusatori si autocensuravano: come andare contro un uomo tanto ammirato?

All’interno del mondo ecclesiale, poi, il curriculum di McCarrick, con la sua costante ascesa verso posizioni sempre più elevate, bloccava sul nascere ogni possibile contestazione. Come muovere osservazioni a un simile personaggio, amico di tanti potenti e omaggiato ovunque? Come mettere in discussione un uomo i cui primi passi nella carriera iniziarono sotto l’ala protettrice di due pezzi da novanta come il cardinale Spellman e il cardinale Cook? Come sollevare dubbi contro un uomo che a trentacinque anni era già presidente dell’Università Cattolica a Puerto Rico?

Una delle persone che, sia pure dopo anni, hanno trovato il coraggio di accusare McCarrick ha riferito che perfino le cene per la raccolta fondi erano utilizzate dall’illustrissimo monsignore, poi eminentissimo cardinale, come occasioni per altri tipi di raccolte. Eppure alla fine tutti, ammaliati dalla simpatia e dall’eloquio dell’anfitrione, tiravano fuori il  blocchetto degli assegni.

Una persona che lavorò a lungo con il cardinale ha riferito al Washington Post che McCarrick fece di tutto per ingraziarsi Giovanni Paolo II. Ovunque andasse papa Wojtyła, McCarrick era lì. A Cuba, in Messico, ovunque. “Cercava di farsi notare”. Per questo divenne amico del segretario del papa, Stanislaw Dziwisz. Ed ecco perché, quando Giovanni Paolo II si recò negli Usa, nel 1995, la prima tappa del viaggio fu Newark, la città della quale McCarrick allora era vescovo e dove il papa fu accolto dal presidente Clinton.

“McCarrick era un genio dello schmoozing”, ha detto il reverendo Boniface Ramsey, prete di New York che lavorò in un seminario del New Jersey quando McCarrick era vescovo lì. Schmoozing lo possiamo tradurre con “socializzare”, ma forse è meglio “arruffianarsi”.

Un altro suo punto di forza è stato quello di aver raccolto fondi per tutti, di aver aiutato tutti e di aver allacciato rapporti con tutti, conservatori e progressisti, per ogni tipo di nobile causa, comprese le politiche per prevenire gli abusi sessuali del clero.

Eppure pare che facesse vita piuttosto frugale. Viveva in modo semplice, dicono i testimoni. Indossava sempre il solito vecchio soprabito, e una volta, sotto Natale, i collaboratori gli regalarono una card  dei grandi magazzini Macy’s perché potesse comprarsi qualche vestito nuovo.

È stato sul finire del pontificato di Giovanni Paolo II che le voci sui comportamenti sessuali dello Zio Ted hanno incominciato a circolare con maggiore insistenza, dai seminari su su fino ai sacri palazzi romani. “Il cardinale si porta a letto i seminaristi”, si sussurrava.  Ma in questi casi c’era sempre qualcuno pronto a difenderlo dicendo: voci maligne, messe in giro dai tradizionalisti per denigrare un arcivescovo ritenuto troppo liberal.

Così anche dopo il compimento dei settantacinque anni, l’età della pensione per i vescovi, McCarrick è rimasto attivissimo, grande viaggiatore in giro per il mondo, al centro di missioni diplomatiche, come conferenziere e per raccolte di fondi.

L’autore di questo articolo ricorda di averlo conosciuto nel 2007, durante una crociera nei mari della Groenlandia organizzata dal patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, per sensibilizzare l’opinione sul problema del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci. A pranzo e a cena il cardinale veniva spesso al tavolo dei giornalisti, si esprimeva benissimo in italiano e faceva battute su tutto. Aveva all’epoca settantasette anni, ma mostrava uno spirito giovanile.  Qualunque personaggio vaticano venisse citato, lui lo conosceva, e via con gli aneddoti.

Quando ricevette le sanzioni, a quanto pare solo verbali, da parte di Benedetto XVI? Qualcuno dice 2009, altri dicono 2010. In attesa di chiarimenti, è certo che, sebbene le voci a suo carico continuassero a intensificarsi, lui faceva come se niente fosse. Se ne infischiava. Sicuro di essere protetto dalle amicizie. E dai dollari.

Poi, quando tutto è precipitato, ha dato le dimissioni da cardinale e Francesco, accettandole, lo ha sospeso dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico, imponendogli l’obbligo di “rimanere in una casa che gli verrà indicata, per una vita di preghiera e di penitenza, fino a quando le accuse che gli vengono rivolte siano chiarite dal regolare processo canonico”.

Allora, lo Zio Ted, per tanti anni, l’ha fatta franca grazie al denaro che convogliava nella casse vaticane attraverso la Papal Foundation?

A proposito della Papal Foundation è necessario ricordare una vicenda recente e clamorosa: il primo dissidio tra la fondazione e papa Francesco.

Siamo nell’estate del 2017 quando dal papa arriva alla Papal Foundation la richiesta di stanziare una parte dei fondi a disposizione della fondazione a beneficio dell’IDI di Roma, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, di proprietà del Vaticano,  per risanarne le disastrate casse (un crac di 845 milioni di euro, con ventiquattro rinvii a giudizio per bancarotta fraudolenta, emissione e utilizzo di fatture false, occultamento di scritture contabili, distrazione di fondi pubblici e riciclaggio).

La richiesta del papa è perentoria: 25 milioni di dollari in tre anni. Una cifra enorme, se si pensa che la fondazione in genere non elargisce mai più di 200 mila dollari a progetto.

Ecco perché, di fronte alla richiesta che arriva da Roma, all’interno della fondazione c’è una rivolta: noi, dicono i ricchi steward, aiutiamo volentieri il papa per le sue opere di carità e di aiuto alla Chiesa, ma non ci sembra

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POLITICA

Trasformismo della sinistra

Francesco Erspamer, Facebook, 26 12 2018

 

È davvero deprimente, o peggio, tragico, vedere come la sinistra dura e pura o sedicente tale, malgrado le continue batoste elettorali, le divisioni interne e il conseguente trasformismo (reso evidente dalle innumerevoli e spesso ridicole sigle adottate e dagli altrettanto ridicoli leader a cui si è affidata), proprio non riesca a fare l’unico cambiamento indispensabile per non scomparire del tutto malgrado gli errori degli avversari e le condizioni storiche favorevoli: parlo della individuazione di un progetto populista e di ampio respiro quale l’eguaglianza economica e (sua condizione necessaria e forse sufficiente) il rigido controllo dello Stato sull’economia, ma che sia anche, il progetto, concreto e realizzabile e dunque ancorato, per cominciare, all’Italia e ai cittadini italiani.

Invece questi gruppetti (e non solo i suddetti dirigenti, anche buona parte dei loro militanti e simpatizzanti) preferiscono continuare a preoccuparsi (migranti a parte) soltanto del TAP e degli F35, questioni importanti ma secondarie anche per loro, visto che a suo tempo non gli impedirono di fare da stampelle al Pd, che approvò entrambi gli accordi e certamente non li denunciò.

È patetico vedere che apertamente preferiscano chi volle il TAP e gli F35 rispetto a chi li ha criticati ma che oggi si trova nell’impossibilità di rinnegare gli impegni dei precedenti governi, almeno per un po’, se non a un prezzo finanziario e politico sproporzionato. Come mai questa sinistra dura e pura non parla mai del reddito di cittadinanza o del decreto anticorruzione

 

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Sondaggio, gli occidentali pensano che i loro governi siano i più corrotti

 

27.12.2018)

Statunitensi, francesi, inglesi e tedeschi sono convinti che nei loro governi ci sia un alto tasso di corruzione. Lo rivela un sondaggio Ifop per conto di Sputnik.

Per il 66% degli statunitensi, il 52% dei francesi, il 41% dei britannici e il 34% dei tedeschi nei loro governi c’è un elevato livello di corruzione. Il 21% dei tedeschi, il 16% dei britannici, il 10% dei francesi e solo il 6% degli statunitensi credono, invece, che il livello di corruzione a livello governativo sia basso.

© SPUTNIK Sondaggio, gli occidentali pensano che i loro governi siano i più corrotti

Degno di nota è il fatto che i paesi presi in esame sono tra i primi nella lista degli stati senza corruzione, stilata nel 2017 dalla Ong Transparency International.

 

In questa classifica, la Gran Bretagna è all’11esimo posto, la Germania al 12esimo, gli Stati Uniti al 18esimo e la Francia 23esimo.

 

Il sondaggio ha dimostrato che gli intervistati francesi che hanno votato Marine Le Pen (71%)

 

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UNA LACRIMA SUL VISO DI EMMA. IL V.I.T.R.I.O.L. TRADITO

 

Federica Francesconi 22 12 2018

 

“Una lacrima sul viso” cantava nei ruggenti anni ’60 Bobby Solo. Ed ‘è la lacrima che ieri sera è scesa sul viso di Emma Bonino. Ha accusato il governo di non aver il senso delle istituzioni. Lo stesso senso che ella ha avuto da quando, giovane figlia della profonda provincia torinese, ha scalato le vette della politica grazie al fatto di essere stata l’amante di uno degli esponenti di punta del Partito Radicale.

 

Una scalata senza interruzioni quella della Emma addolorata, tra campagne a favore della legalizzazione dell’aborto, delle droghe leggere, di indulti, riforme neoliberiste dello Stato e più europeismo omicida.

 

Chissà se mentre con una pompetta da bicicletta estraeva feti ed embrioni dal corpo di donne malcapitate tra le sue frenetiche mani avrà versato qualche lacrimuccia. O se ne ha versato mentre in Parlamento si batteva come un gorilla in favore della legalizzazione delle droghe leggere, o nel chiedere più Europa per asfaltare definitivamente quel poco di Stato sociale che resta in piedi.

 

Non è dato saperlo. Sappiamo, invece, che non ne ha versato alcuna quando, entusiasta, ha votato a favore delle manovre economiche dei macellai messi al governo dalla cupola mafiosa di Bruxelles, nonché a favore della riforma pensionistica della sua amica Elsa Fornero, anche lei donna dalla lacrima facile. Tutti bravi a piagne a posteriori dopo aver diffuso morte e sofferenza.

 

Chissà se l’Emma nazionale avrà versato qualche lacrimuccia quando in Occidente è venuto a cadere il velo sulle reali motivazioni dell’attacco alla Siria, con milioni di morti sulla coscienza di chi, come lei, quella guerra l’ha sostenuta in nome della democrazia e dei diritti umani.

 

No, noi non abbiamo il senso delle istituzioni complici del potere infernali da lei tanto apprezzate. Lei, non questo governo insediatosi da soli 6 mesi, insieme ai suoi amici riformisti maniaci, viziosi e disumani, hanno ridotto il Parlamento italiano a una farsa, una cloaca di interessi inconfessabili, fucina di odio per la povera gente, che le lacrime le versa ogni giorno per non avere i soldi sufficienti a pagare affitto, tasse e sostentamento dei figli.

 

Sicché Kafka è a lei, scimmia di Dio che gioca a fare la filantropa e la democratica

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

Bill Gates, profezia apocalittica: “Presto una pandemia mondiale”

18 Febbraio 2017

RILETTURA (PER CAPIRE LA PRESSIONE DI COLORO CHE CI GUADAGNERANNO)

 

La comunità internazionale deve al più presto prepararsi per affrontare una pandemia su scala mondiale, così come nel secolo scorso ci si preparò a un possibile attacco nucleare durante la Guerra fredda. Lo ha detto il fondatore di Microsoft, Bill Gates, in un intervento alla conferenza di Monaco sulla sicurezza nel mondo.

 

Citando l’epidemia di spagnola del 1918, il più recente caso dell’Ebola o il rischio di un virus diffuso a fini di terrorismo, Gates ha definito “probabile” una catastrofe a livello planetario: “Che sia un evento naturale o per mano di terroristi, gli epidemiologi sostengono che una simile eventualità potrebbe causare la morte di 30 milioni di persone in meno di un anno ed è assai probabile che

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https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12308350/bill-gates-profezia-apocalittica-presto-moriremo-tutti.html?fbclid=IwAR3C7M-tnHKauXoUCsWjmD2Zny8CZgY_6hSvt7DFQqTrUy-qcDxtDU1KgVU

 

 

STORIA

LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE: UN CENTENARIO SCOMODO E LE RISORSE DELLA RETE

di Antonio Prampolini – 6 dicembre 2017

 

Il manifesto del film “Ottobre” (di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1928). Immagine di sconosciuto.

L’utente che ha caricato in origine il file è stato Animal-wiki di Wikipedia in russo.неизвестен – Файл:Постер фильма «Октябрь» (СССР, 1927 г.). jpg(Original text : Trasferito da ru.wikipedia su Commons.(Testo originale: http://www.postermandan.com/images/octoberR.jpg)), Pubblico dominio, Collegamento

 

 

Riassunto

Il centenario della Rivoluzione d’Ottobre, ignorato politicamente nella Russia di Putin, ha invece offerto, sia in Europa che in America, l’occasione opportuna per approfondirne la conoscenza. Numerose sono state le iniziative culturali promosse da musei e da altri enti pubblici o privati. Tra i diversi temi affrontati, ricorrente è quello dell’arte (pittura, grafica, fotografia, cinema), non solo per evidenti ragioni espositive/narrative, ma anche, e soprattutto, per il ruolo che essa ha svolto nel processo rivoluzionario. Con questo articolo, l’autore vuole fornire un quadro informativo dei principali eventi che hanno caratterizzato a livello mondiale (Russia, Europa, America) il centenario della Rivoluzione d’Ottobre, con particolare riferimento all’Italia, ed anche proporre una selezione delle risorse documentali inerenti ai fatti del 1917 (con relative conseguenze e sviluppi successivi) presenti in rete alla data del 20 novembre 2017.

DALLA “GRANDE RIVOLUZIONE” ALLA “GRANDE RIMOZIONE”

Nonostante l’enorme importanza degli avvenimenti del 1917 per la Russia e per il mondo (la fine della secolare dinastia degli zar, l’avvento dell’era comunista, l’inizio di un duro e radicale confronto ideologico con l’Occidente, che ancora oggi permane) il Cremlino ha scelto di ignorare il centenario della Rivoluzione d’Ottobre1. La motivazione ufficiale di tale scelta, espressa in più occasioni dalle autorità governative e dallo stesso Putin, è che la Russia rimane ancora oggi troppo divisa sulle conseguenze della rivoluzione bolscevica, e che pertanto devono essere evitate iniziative celebrative che potrebbero accrescere tali divisioni.

La stessa festività nazionale del 7 Novembre (giorno della Rivoluzione d’Ottobre, corrispondente al 25 Ottobre del calendario giuliano in vigore nel 1917), per decenni evento solenne e irrinunciabile nella coreografia del regime sovietico, è stata abolita e sostituita con quella del 4 Novembre, ricorrenza della liberazione della città di Mosca dagli occupanti polacchi nel 1612 (una ricorrenza che sembra essere sconosciuta alla gran parte della popolazione russa). Una nuova festa, denominata “Festa dell’Unità Nazionale”, che vuole essere il simbolo di una Russia unita che ignora il passato comunista per ricollegarsi alle origini della propria storia.

In Russia, dopo la caduta dell’URSS, si è prodotto un “ribaltamento storiografico” che vede i Romanov riabilitati (Nicola II e la sua famiglia, trucidati dai bolscevichi, sono stati canonizzati come martiri dalla Chiesa Ortodossa) e la Rivoluzione d’Ottobre rappresentata essenzialmente come una guerra civile, e, quindi, come una tragedia nazionale. Putin ha commemorato con entusiasmo i 400 anni della dinastia Romanov e il 70° anniversario della vittoria sul nazismo, esaltando il ruolo di Stalin come artefice di quella vittoria.

Continua qui: http://www.novecento.org/uso-pubblico-della-storia/la-rivoluzione-d-ottobre-un-centenario-scomodo-e-le-risorse-della-rete-2804/

 

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