NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 25 MARZO 2019

https://www.maurizioblondet.it/riflessione-sullincattivimento-generale-centra-anche-la-pubblicita/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

25 MARZO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Il croupier è un’immagine dell’uomo.

GUIDO CERONETTI, L’occhio del barbagianni, Adelphi, 2014, pag. 45

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

Il disconoscimento dell’altro che è il nemico da sterminare brutalmente       

Italia-Cina, gli Usa sono pronti a far saltare Conte 1

Con la nuova via della seta …

“Pamela, bevuto il sangue. I Pm tacciono”. Meluzzi choc sulla mafia nigeriana 1

Un italiano, un immigrato 1

NICCOLÒ SI È OFFERTO IN OSTAGGIO AL SENEGALESE. 1

PER I MEDIA, IL FATTO CHE NON ABBIANO SGOZZATO I COMPAGNI È GIÀ UN SEGNO DI INTEGRAZIONE. 1

Il mistero di Greta Thunberg

Paolo Barnard nella stanza cinese 1

CHE FINE HA FATTO LA MUSICA? 1

Chiusura dell’Hotel Plaza di Villa S. Giovanni (RC)

Imane Fadil, l’unico veleno era quello del politicamente corretto

Bisfenolo nei cartoni della pizza/ Una storia che in realtà va avanti da 13 anni 1

Targa “portabile” per auto: la proposta di Toninelli/ Cosa prevede: “sarà personale” 1

Riflessione sull’incattivimento generale. C’entra anche la pubblicità. 1

I MIGRANTI SIAMO NOI 1

Mare Jonio, Luca Casarini indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina 1

Ousseynou Sy: “Pentito? Lo rifarei cento volte”. ​E gli tirano le uova in cella 1

India – Cina: la disfida dei giganti asiatici 1

A caccia di bellezza: la Cappella Sansevero di Napoli

Cent’anni di Ferlinghetti, il poeta beat che non era beat 1

Christchurch rivisitato. 1

Bloccare gli F-35 si può. 1

Il riconoscimento facciale sta creando un mondo distopico. 1

Corea del Sud, vi spiego come alcuni alberghi spiavano i clienti. 1

Un superficialissimo foglio di carta non fa di Ousseynou Sy un italiano. 1

Mare Jonio, indagato Casarini: “Favoreggiamento immigrazione clandestina” 1

UN GREEN NEW DEAL PER SFUGGIRE ALLA TRAPPOLA DELLA SOSTENIBILITÀ NEOLIBERALE. 1

LA SOCIETA’ DELL’OPINIONE. 1

Morte di David Rossi, parla l’ex presidente dello Ior: “Potevo far saltare il Vaticano” 1

Processo MPS: “5 miliardi Alexandria e Santorini si possono recuperare” 1

Perché Salvatore Rossi lascia Bankitalia 1

L’attacco alle Popolari fu una manovra per aiutare i colossi europei 1

Quanto è costato all’Italia l’errore della Commissione (europea) sulle banche? 1

La circolare Inps sulla rivalutazione delle pensioni 1

CGIL contro i lavoratori: espone bandiere dell’UE. 1

Russiagate.: il rapporto Mueller assolve Trump

I video virali di un reporter indipendente smontano la narrazione di un Venezuela in miseria 1

Istruzioni per salvare l’Italia e l’Europa 1

La chiesa condanna Salvini

Xi Jinping a Roma, l’Italia cavallo di Troia nel risiko Cina-Usa? 1

Il ‘Reichstaat’ dell’UE in mezzo al caos sistemico: presagi di una ‘lunga guerra’ 1

Rubbia: la bufala del clima. Emissioni zero col gas naturale 1

Il “transumanismo”? Un trucco per farsi belli agli occhi del Progresso 1

Aggiustate internet. Oppure chiudetelo. 1

I primi 100 anni

Storia. Il centenario della nascita del fascismo (1919-2019) nel solco di Renzo De Felice 1

 

 

EDITORIALE

Il disconoscimento dell’altro che è il nemico da sterminare brutalmente

Manlio Lo Presti – 25 marzo 2019

In questi pochi giorni sono accaduti due fatti fortemente segnaletici.

Il primo è il totale proscioglimento del presidente Trump dall’accusa di collusione con la Russia che avrebbe favorito la sua elezione. Questa volta, NON HA STATO PUTIN …

Il secondo, la quasi santificazione del bimbetto egiziano, quando il merito di far accorrere le forze dell’ordine è stato di un bambino bianco che, grazie alla sua freddezza, ha chiamato le forze dell’ordine con il suo cellulare. Egizianetto SANTO SUBITO!

È stato totalmente oscurato il contributo del bimbetto bianco demmerda che ha la sfacciataggine di non essere nordafricano, per la DEIFICAZIONE dell’immigratino. Tale glorificazione pelosa va a compensare il killer seriale ghanese che ha tentato di uccidere 50 bambini.

Ovviamente il tutto condito abbondantemente dal totale e imbarazzante silenzio de EL PAPA, dell’effervescente inquilino del Colle, delle c.d. anime belle buoniste, delle ONG, delle magliette rosse con rolex, dei gruppi quadrisex e – dulcis in fundo – delle femministe #metoo , degli antagonisti, dei centri sociali, delle 20/40 trasmissioni politiche, della stampa finanziata dalla presidenza del consiglio che continua a non tagliare i fondi, dal web, dal cinema, dalla pubblicità che ci tratta da ebeti minus habens …

Embé! Mica tutti i c.d. immigrati sono assassini, untori di malattie scomparse da quasi 50 anni, spacciatori, antropofagi, ladri, parassiti con le pensioni italiane che vanno poi a godersele all’estero, violentatori, e creatori di risse sui mezzi di trasporto, occupatori di case popolari. Ci sono anche i bimbetti egiziani e le grete ecologiste che lavano e mondano la malafede omicida dei mondialisti neomaccartisti.

Quindi, andiamo a tutta forza con la realtà ritoccata, modificata, manipolata, tagliuzzata, alterata, rallentata, opacizzata, irrogata a singhiozzo, bloccata ad orologeria!

Il movimento mondiale democratico turboliberista attacca e aggredisce anche quando ha torto marcio, anche quando accumula figuracce che diminuiscono la sua credibilità, anche quando perde voti a raffica. Un correre a testa bassa che rappresenta un gravissimo disturbo mentale da far trattare a specialisti del cervello. Il liberismo dem non accetta battute d’arresto. Per colpire, non fa ricorso ad argomenti di politica, di economia, di prospettive a medio e lungo termine, di cultura, di gestione del consenso in una sfida a regole condivise. Esiste solo l’assalto all’arma bianca, alla diligenza.

Poco male se la penisola nel frattempo sta andando in fiamme!!!

Il feroce e satanico generone DEM utilizza, con tutta la violenza possibile,

  • la disinformazione allo scopo di mutare totalmente la percezione della realtà, generando un deficit cognitivo di su grandi masse di popolazione condotta a marce forzate all’uso intensivo di internet anche per le cose più stupide,
  • demolizione della scuola che non deve diffondere cultura e capacità di pensare, ma deve creare TECHGLEBA,
  • l’eversione sociale, con manifestazioni di piazza, petizioni (rigorosamente) online, così possono fare dossieraggio e raccolta di milioni di indirizzi web da utilizzare per le funzioni di psicopolizia sempre più preventiva (Minority Report di Ph. K. Dick aveva previsto tutto questo) e per azioni di marketing che portino la gente al prodotto e non il prodotto alla gente, come finora si è fatto,
  • la demolizione delle nazioni e delle loro regole con l’imposizione di politiche depressive e di impoverimento delle popolazioni. Molti Paesi europei trattano con la Cina da decenni, ma se lo fa l’Italia, insorgono presunti “PROBLEMI DI SICUREZZA NAZIONALE” e gli accordi con la Cina dovevano avere il beneplacito dell’unione europea!
  • l’assassinio di politici, di sportivi, di gente comune che non fa ciò che gli viene “ordinato”,
  • ricorre ad attentati,
  • ricorre all’arma giudiziaria schierata e ad orologeria
  • ai processi di durata ventennale,
  • ai misteri della repubblica di magnitudine quarantennale, e spesso senza colpevoli e/o mandanti,
  • perpetua molteplici guerre regionali per alimentare il caos,
  • utilizza i vaccini e la farmacologia per sterminare intere popolazioni – come ha fatto Gates che ha ucciso in India oltre 60.000 bambini con i vaccini,
  • martella utilizzando senza sosta l’apparato delle tv,
  • del web, con migliaia di operatori h24, per poi accusare russi e cinesi,
  • della carta stampata,
  • del cinema,
  • della pubblicità sbattuta in faccia con foto inneggianti a ideologie quadrisex lgbt che talvolta sfiorano lo scandalo, ma – ipocrisia farisaica – guai poi a mettere una immagine simile su facebook),
  • lo spread ad orologeria,
  • la monetarizzazione artificiale, cioè l’euro, come arma di pressione e di dominio, rendendo impossibili alle nazioni operazioni di mercato aperto, ma lasciando loro il debito contratto con la moneta autonoma,
  • spinge all’estremo le diseguaglianze che generano odio sociale che fraziona la società, i gruppi, gli individui sempre più rancorosi e ai quali viene data tutta la colpa di essere tali e di non ammettere di aver portato loro allo scontro sociale,
  • utilizza le organizzazioni criminali per incendiare quartieri interi delle periferie delle metropoli,
  • usa le invasioni dei c.d. immigrati per demolire lo stato sociale e per utilizzarli come neoschiavi a 3 euro al giorno e come sostituzione etnica di una europa stremata dalla precarietà che causa denatalità voluta dalla cupola per attuare rapidamente la sostituzione etnica,
  • applicazione ossessiva del buonismo per santificare la africanizzazione della società occultando però i disordini sociali e sanitari che le invasioni provocano. Nel contempo, essi sono protetti da migliaia di mercenari e da polizie interforze disposti intorno alle loro ville e fortini: tanto paga la popolazione.

 

La situazione è veramente difficile.

Sono molto ridotte le possibilità di riequilibrio delle disparità sociali e del conflitto che generano perché il conflitto e la rabbia è ciò che vuole la CUPOLA affinché il tessuto sociale non sia in grado di esprimere un dissenso organizzato.

Se queste sono le premesse, aspettiamoci un crescendo vorticoso di propaganda immigrazionista, di cittadinanza conferita come le pentole e i piatti a punti, di sussidi e case a fasce sempre più estese di c.d. immigrati. Tutto ciò a danno degli italiani sempre più emarginati e da sterminare: tanto i voti saranno raccolti fra i nordafricani.

Credo che sia la prima volta che la classe politica liberista dem de’ noantri , spocchiosa con la superbia della sua presunta superiorità morale continuamente sbattuta in faccia a coloro che “non hanno votato bene”, dimostri un odio così violento e perfino assassino verso la popolazione del proprio Paese.

Il percorso martellante e ossessivo intrapreso dai poteri mondiali turboliberisti, fino al ricorso, in Italia, all’istigazione all’omicidio (mirate bene a Salvini scritto sui muri) non porta a nulla di buono e spaccheranno ulteriormente il Paese, proprio l’obiettivo che vuole la cupola!

Continuando così gli eventi, dobbiamo prepararci a crescenti disordini, ad interruzioni dell’energia elettrica (vi ricorda qualcosa?), al blocco di internet per uccidere la popolazione che necessita di medicine salvavita la cui fornitura è assicurata dai flussi telematici, ad attentati con almeno 3.000 morti e decine di migliaia di feriti, alla invocazione dello stato d’emergenza per la interruzione dei diritti civili a gestione di “tecnici-fate-presto”.

Stanno tentando con OGNI MEZZO di far saltare il governo attuale. Devono ritornare i tecnici-fate-presto incaricati di finire l’Italia con un colpo alla nuca e poi farla diventare il deposito razziale di tutta l’europa: è solo questione di tempo, se con riusciamo ad opporci!

Sono servite ricche devastazioni e premi colossali ai poteri forti.

La popolazione italiana, assediata da tutta l’europa e dalle cupole varie, ringrazia …

 

 

 

IN EVIDENZA

Italia-Cina, gli Usa sono pronti a far saltare Conte

Governo saldo? Non proprio. La trattativa è sfuggita di mano al trio Conte-Di Maio-Geraci, che ha commesso un errore fondamentale

17.03.2019, – Antonio Fanna

 

Governo saldo? Non proprio. Venerdì Salvini ha smentito chi gli attribuiva l’intenzione di rompere il contratto di governo dopo aver visto il memorandum Italia-Cina. Tutti a dire, perciò, che nulla sarebbe ancora deciso, che Salvini e Giorgetti ci starebbero ripensando proprio grazie al Golden Power, che consentirebbe all’Italia, in sede di esecuzione degli accordi, di salvaguardare gli asset strategici per il paese.

Ma questa volta non basterà un vertice a Palazzo Chigi per rimettere le cose a posto. La situazione, infatti, è molto più intricata e compromessa di quanto potrebbe apparire a prima vista.

Come è noto, nell’agosto scorso Tria andò a Pechino. Non cerco compratori per i nostri titoli di debito, disse il ministro dell’Economia. Oltre a quattro accordi di cooperazione bilaterale e ad investimenti in reminbi da parte di Bankitalia, sul tavolo c’erano i consueti “investimenti diretti” Italia Cina e viceversa. In realtà si trattava del dossier One Belt One Road, solo che da quel momento in poi a gestirlo non era più il solo (finora) ex ministro del governo Conte con le competenze e la credibilità internazionale necessarie per giocare bene la partita. Qualcun altro aveva fiutato la grande occasione e pensò di intestarsi il dossier. Un’opportunità irripetibile per rilanciare gli investimenti in tempo di crisi imminente a suon di miliardi (cinesi) e farsi pubblicità all’approssimarsi delle europee.

Qualcosa tuttavia è andato storto e lo si è capito quando, a venti giorni dall’arrivo di Xi Jinping in Italia, Washington ha dissuaso l’alleato (ancor più amico dopo l’insediamento del governo giallo-verde) dal firmare accordi

 

Continua qui: https://www.ilsussidiario.net/news/politica/2019/3/17/dietro-le-quinte-italia-cina-gli-usa-sono-pronti-a-far-saltare-conte/1860185/

 

 

 

Con la Nuova Via della Seta la Cina è vicina, anzi è tra noi. E anziché cercare il dominio politico militare cerca l’incremento degli scambi. Non solo commerciali

22 marzo 2019 da Pino Nicotri

Il Mediterraneo – una volta il Mare Nostrum – tornerà ad essere ciò che il suo nome significa, e cioè “In mezzo alle terre”, dove per terre si intende l’Europa, l’Africa e l’Asia? E’ possibile, se non probabile o certo. E a riempire concretamente il significato del suo nome sarà il poker d’assi porti italiani di Genova e Trieste e quelli spagnoli di Bilbao e Valencia più quello portoghese meridionale di Sines: questo infatti anche se affacciato sull’Atlantico farà da snodo verso l’Africa. Questi cinque porti saranno i terminali occidentali del gigantesco progetto cinese Belt and Road Initiative, in sigla BRI, noto anche come Nuova Via della Seta, al quale hanno già aderito 60 Paesi più oltre 40 organizzazioni internazionali e che intende stimolare  anche con rotte navali non solo l’integrazione dei commerci e delle economie dei tre continenti citati, ma diventare per loro “un percorso che porta all’amicizia, allo sviluppo condiviso, alla pace, all’armonia e ad un futuro migliore”. Lo ha dichiarato a Shangai lo scorso novembre  il presidente della Cina Xi Jinping all’International Economic and Trade Forum, al quale il 5 novembre ha partecipato, con il suo secondo viaggio in Cina, il nostro vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio (  https://video.repubblica.it/politica/shanghai-la-gaffe-di-luigi-di-maio-il-presidente-xi-jinping-diventa–ping/318842/319471  ).

Poche settimane dopo avere pronunciato quelle parole il presidente Xi è stato in visita in Spagna dal 27 al 29 dello scorso novembre per proporre l’adesione alla BRI anche alla Spagna, Paese nel quale l’anno scorso la compagnia navale cinese Cosco Shipping Holdings si è aggiudicato il 51%, cioè la maggioranza assoluta, del gruppo spagnolo Notaum Port, gestore dei servizi portuali per le navi container a Bilbao e Valencia. E se la Spagna si è riservata di decidere, il Portogallo invece lo scorso 5 dicembre ha aderito e concesso per la BRI lo sbocco nel porto di Sines, sulla costa meridionale del Portogallo e poco distante dallo Stretto di Gibilterra. Oltre a funzionare come punto di raccolta delle merci della BRI da irradiare verso l’Africa, Sines sarà di fatto per la Nuova Via della Seta anche la porta di ingresso al Mediterraneo, dove la BRI potrà contare sui quattro porti sopra citati, due francesi e due italiani. Di questo poker di porti del Mediterraneo alla Cina interessa in particolare quello di Trieste  perché è l’unico porto europeo che gode di extraterritorialità doganale ed è collegato via treno all’Europa centrale e orientale.

Diciamo subito per completezza d’informazione che ci sono anche voci molto contrarie alla Nuova Via della Seta, vista come un tentativo di allontanare l’Italia dalla Nato (ma a cosa serve una volta scomparsa l’URSS e annesso “pericolo comunista”?) e dall’Europa. Tra i contrari spicca da tempo Alessia Amighini, Co-direttrice dell’Osservatorio Asia presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI  https://www.ispionline.it  ). Amighini rileva che “Gli altri grandi esportatori europei , di cui si lamenta la maggior forza economica e commerciale in Cina, non hanno firmato MoU (NDR: sigla inglese per Lettera di Intenti), ma guidato e sostenuto cordate e missioni di imprese per firmare contratti e accordi concreti”. E conclude: “Il MoU tra Italia e Cina è destinato indubbiamente a sigillare il ruolo strategico dell’Italia come ponte strategico della Cina in Europa, e non invece come ponte tra Ue e Cina. Sperare che almeno intensifichi il commercio e gli investimenti non basta a compensare le remore di un documento le cui conseguenze politiche non riusciamo ora nemmeno a immaginare”.

Il pioniere dei rapporti economici con la Cina è stato indubbiamente il socialista Gianni De Michelis quando era il nostro ministro degli Esteri, e non solo perché essendo veneziano aveva letto Il Milione di Marco Polo. De Michelis fondò a Padova una associazione per incrementare la reciproca conoscenza e gli scambi tra Italia e Cina a partire dal Veneto. Anche Romano Prodi quando era il nostro premier ha intrapreso iniziative a favore dei contatti e degli scambi Italia-Cina. Silvio Berlusconi invece quando era premier ha rinviato e infine annullato per ben tre volte il suo viaggio di Stato in Cina, preferendo invece altri impegni. Dopo queste premesse nostrane l’Italia sarà il primo Paese europeo ad aderire anche con sue infrastrutture al grande progetto cinese della Nuova Via della Seta? E’ molto probabile, se non certo. Si intitolava “La Cina è vicina” il film, alquanto noioso, di Marco Bellocchio del ’67, in piena epoca di comunismo avanzante in piazza e alle votazioni e

Continua qui:

http://www.pinonicotri.it/2019/03/con-la-nuova-via-della-seta-a-cina-e-vicina-anzi-e-tra-noi-e-anziche-cercare-il-dominio-politico-miitare-cerca-lincremento-degli-scambi-non-solo-commerciali/

 

 

 

 

“Pamela, bevuto il sangue. I Pm tacciono”. Meluzzi choc sulla mafia nigeriana

RILETTURA PER NON DIMENTICARE

Guarda la videointervista al prof. Alessandro Meluzzi sull’omicidio della giovane romana Pamela Mastropietro

di Claudio Bernieri – 12 febbraio 2018

 

 

 

Horror a Torino: nel suo studio di psicoanalista e psichiatra, il prof. Alessandro Meluzzi toglie da una cartelletta una foto scioccanteCorpo, testa, gambe, braccia amputate e appena tolte da un sacco. Il corpo martoriato di una donna. Scene comuni a Lagos o a Benin City, in Nigeria, dove la mafia nigeriana detta Ascia Nera impera.

 

Video qui: https://youtu.be/qlAHMBgK1rc

 

E Meluzzi spiega, con un nodo alla gola: “Il cuore di Pamela è stato mangiato. Chiunque sia un esperto di criminologia lo sa da tempo. Soltanto che una verità così angosciante non si può rivelare. Il politicamente corretto lo esige.

la magistratura, consapevolmente o meno, nasconde la completa verità per la paura che Macerata insorga, vi sia un sommovimento popolare che potrebbe travolgere le istituzioni. Meglio minimizzare, preparare a poco a poco l’opinione pubblica alla tragica verità, se mai verrà rivelata.

Vede, mangiare il cuore di una donna è un rito comunissimo tra i bambini soldati della Nigeria e tra i componenti mafiosi dell’Ascia Nera in Nigeria: si beve il sangue del corpo di una giovane donna, come se si succhiasse loro l’anima

 

Continua qui: http://www.affaritaliani.it/cronache/pamela-bevuto-il-sangue-i-pm-tacciono-meluzzi-choc-sulla-mafia-nigeriana-524373.html

 

 

 

 

 

Un italiano, un immigrato

21 Marzo 2019

Quando ieri ho letto la notizia sull’autobus incendiato, ho letto le motivazioni prima dell’identità dell’autista: e ho immaginato da queste che potesse essere un immigrato. Non è che avere immaginato una cosa probabile – e dimostratasi vera – significhi che se uno incendia un autobus è un immigrato o che solo gli immigrati incendino gli autobus, ovviamente. Significa cercare di capire le storie, i contesti, le ragioni, i meccanismi, ed essere interessati alle storie, ai contesti, alle ragioni, ai meccanismi.

Giudicare è più immediato e naturale di capire, per noi umani: vogliamo sapere le cose per metterle in una categoria (italiano/straniero), per dare un giudizio, per attribuire una colpa. Ripeto, è un meccanismo umano, ma non aiuta a migliorare le cose: saremmo più efficienti nel miglioramento del mondo se usassimo le informazioni per capire perché avvengono le cose e governarle in futuro, piuttosto che per condannarle nel passato. Avere informazioni sull’attentato e l’attentatore serve a questo, non a segnare dei punticini o trarre conclusioni ignoranti o interessate.

Questo per dire che la formulazione di Salvini era stupida e in malafede, come al solito: quello 

Continua qui: https://www.wittgenstein.it/2019/03/21/un-italiano-un-immigrato/

 

 

 

NICCOLÒ SI È OFFERTO IN OSTAGGIO AL SENEGALESE

MA DEL PICCOLO EROE ITALIANO NON PARLANO, DEVONO PARLARE DI RAMY

22 marzo 2019

 

C’è anche un ragazzino italiano di 12 anni che si è offerto come ostaggio nella vicenda dello scuolabus sequestrato ed incendiato da un terrorista umanitario senegalese.

 

«Ma non mi sento un eroe, ho fatto solo la cosa giusta», ha detto a «Un giorno da pecora» su Rai Radio 1, nella puntata che andrà in onda venerdì alle 13.30.

«Il terrorista, io lo chiamo così (l’autista senegalese Ousseynou Sy, ndr) ha chiesto di avere qualcuno vicino a lui, e ha iniziato a spargere benzina. Poi è andato a prendere un ostaggio e ne ha chiesto un altro: se nessuno si fosse presentato minacciava di fare esplodere l’autobus. In un momento di panico, coi miei compagni agitati – ha raccontato lo studente – ho deciso di andare lì ed offrirmi volontario». Ma Niccolò legge Vox!

Non hai avuto paura? «Sì, avevo paura, in tanti mi hanno creduto pazzo, ma penso di

Continua qui:

https://voxnews.info/2019/03/22/niccolo-si-e-offerto-in-ostaggio-al-senegalese-ma-del-piccolo-eroe-italiano-non-parlano-devono-parlare-di-ramy/

 

 

 

PER I MEDIA, IL FATTO CHE NON ABBIANO SGOZZATO I COMPAGNI È GIÀ UN SEGNO DI INTEGRAZIONE

22 marzo 2019

 

Sembra che non arrendersi alla bizzarria di considerare qualcuno italiano per il solo fatto di essere nato qui, sia credere che debba essere ‘cattivo’: non è così.

 

Il delirio ius soli tocca anche il Giornale:

Per vendicare gli africani vessati dagli occidentali cattivi, ha sequestrato i passeggeri, dirottato l’automezzo e concluso l’azione criminale con un rogo. La strage è stata evitata grazie al tempestivo intervento dei carabinieri. Dunque il peggiore degli incubi è diventato realtà: i nostri figli in balia del terrorista che farnetica di integrazione o religione. Per fortuna, c’è anche l’altra faccia della medaglia. Il senegalese con cittadinanza italiana è stato fregato dall’egiziano nato in Italia (ma non ancora cittadino italiano). Ramy, 13 anni, ha nascosto il telefonino e dato l’allarme, aiutato dai compagni Adam e Ricky.

Come ha fatto? Sy ha minacciato gli studenti con un coltellaccio in mano: «Andiamo a Linate, vendicherò la strage dei migranti, nessuno uscirà vivo da qui». Quindi ha ordinato ai ragazzini di consegnare i telefonini. Rami era seduto nell’ultima fila: «Gli ho detto che non ce l’avevo. Lo guardavo negli occhi senza dire niente. Forse per questo mi ha creduto. Avevo buttato il telefono sotto al sedile prima che arrivasse. Recuperarlo con le mani legate non è stato facile. Ma assieme ad altri compagni ci sono riuscito». Rami ha chiamato il 112. Dunque al peggiore degli incubi possiamo contrapporre la speranza. Il fatto che Sy sia stato messo nel sacco da un giovanissimo «aspirante nuovo italiano» nulla toglie alla gravità dell’accaduto e non deve oscurare identità e movente dell’aspirante assassino. Tra l’altro, si può anche osservare che concedere la cittadinanza, nel caso di Sy, non ha favorito l’integrazione. Però ci sono giovanissimi «aspiranti nuovi italiani» che

 

Continua qui: https://voxnews.info/2019/03/22/per-i-media-il-fatto-che-non-abbiano-sgozzato-i-compagni-e-gia-un-segno-di-integrazione/

 

 

 

 

Il mistero di Greta Thunberg

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20.03.2019 – Alessio Trovato

Il massimo della rivoluzione cui può ambire un gregge di pecore è cambiare pastore, non certo smettere di farsi tosare

Intendiamoci, le variazioni climatiche esistono. Ci sono sempre state su questo pianeta. Si tratta di capire quanto influisca l’attività umana. Gli scienziati, per quanto pare di aver capito finora, sono quasi tutti abbastanza concordi nel rilevare che nell’ultimo secolo ci sia stato un generale aumento delle temperature (circa tre quarti di grado) e che questo si sia fatto sentire soprattutto nell’estremo nord artico. L’emisfero sud al contrario sarebbe stabile se non addirittura in leggera controtendenza, prova ne sarebbe il ghiacciaio Perito Moreno in Argentina che negli ultimi 90 non sarebbe arretrato neppure di un centimetro. Non tutti per altro sono concordi sul ritenere l’uomo il principale responsabile di questa variazione climatica, ricordiamo infatti che la Terra ha visto ere glaciali con ghiacci fino all’equatore alternarsi ad ere interglaciali con calotte completamente sciolte. Anche in tempi relativamente recenti ricordiamo la colonizzazione umana dell’America avvenuta attraverso la Beringia (15mila anni fa circa) e ‘poco’ dopo invece l’estinzione degli ultimi mammut nell’estremo nord est siberiano (3500 anni fa circa). Ma indipendentemente da tutto questo e le dispute scientifiche o fantascientifiche, rimane comunque chiaro che tenere pulito il pianeta, non inquinare, darsi una regolata, contenere i consumi e ricercare energie alternative sarebbe il minimo di giusta condotta da seguire per lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato. Greta però che c’entra in tutto questo? E’ dall’inizio della prima rivoluzione industriale che l’uomo ha iniziato a porsi il problema dello sviluppo sostenibile, possibile che si sveglino tutti adesso perché è arrivata Greta? La teoria della ‘decrescita’ venne enunciata per la prima volta nel 1972 dal filosofo e giornalista francese André Gorz mentre Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi, è da una vita che cerca di diffondere la filosofia chiamata della DECRESCITA FELICE (la teoria cui spesso anche Beppe Grillo fece riferimento). Tutta gente che è stata irrisa durante l’intera carriera dagli stessi che adesso adorano Greta. Che senso ha?

Greta Thunberg, una ragazzina classe 2003 cui è stata diagnosticata la sindrome di Asparger e diventata famosa grazie ad un prolungato sciopero davanti alla scuola cui poi ha misteriosamente seguito un clamore che, per quanto Greta sia assolutamente graziosa e stimoli empatia, non ha né precedenti in letteratura né giustificazione logica apparente. La buona fede di Greta non è in discussione (anche perché chi è affetto dalla sindrome di Asperger è incapace di doppi fini per definizione), è in discussione il fatto che qualcuno si voglia approfittare del consenso che questa ragazza può concentrare intorno a sé. Perché è lei l’eroina? Perché è in suo nome che scendono in piazza in tutto il mondo?

La rete si è scatenata in proposito. Sempre più oramai sono coloro che sentono puzza di bruciato ogni qual volta il mainstream punta tutti i riflettori in una direzione. Oramai è automatico. Esiste una controreazione simile ad una legge chimica. In realtà nessuno ce l’ha con Greta ma, ovvio, coloro che oramai masticano un minimo di leggi causa-effetto, non possono non avere sospetti sul fatto che i più grandi inquinatori del pianeta facciano a gara ad invitarla a Corte per farsi dire quanto facciano schifo ad inquinare e poi, il giorno dopo averle coperta di gloria e complimenti, continuare ad inquinare anche più di prima mentre, coloro che è una vita che provano a trovare soluzioni analitiche alla questione dello sviluppo (o devoluzione) compatibile, sono da sempre trattati come cani. Vogliamo allora provare a scommettere, posto che siamo tutti d’accordo che in tutto questo Greta non sia altro che la prima delle vittime, cosa c’è/ci potrebbe essere sotto? Vediamo quindi le principali teorie che circolano sul web e scopriamo che non sono proprio solo deliri strampalati come dicono alcuni:

Teoria delle ELEZIONI EUROPEE

C’è chi ha teorizzato che non può essere un caso che la macchina mediatica che gira intorno a Greta si sia messa in moto proprio in questo periodo. Presto ci saranno le elezioni europee e qualcuno prevede un crollo degli europeisti a favore degli euroscettici. Forse si vuole preparare un nuovo contenitore elettorale dove far defluire i voti dal contenitore oramai costretto a svuotarsi prima che passi tutto in mano agli euroscettici?

Teoria della SHOCK ECONOMY

Seguendo la teoria della giornalista Naomi Klein, secondo cui l’applicazione delle teorie liberiste sarebbe stata sempre realizzata senza il consenso popolare approfittando di uno shock causato da un evento contingente, spesso anche provocato ad hoc, ecco che il desiderio di creare nella mente dello ‘spettatore’ un nuovo ancora più grave concetto di emergenza spiegherebbe tutto. Serve la paura di qualcosa di grave ed irreparabile per poter giustificare privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e liberalizzazioni selvagge dei salari (ref: “Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri” di Naomi Klein, 2007)

Teoria della QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Una lunga indagine investigativa del giornalista Cory Morningstar dal titolo significativo: “The Manufacturing of Greta Thunberg – for Consent: The Political Economy of the Non-Profit Industrial Complex”, sostiene che in realtà tutto il circo mediatico che ruota intorno a Greta non sia stato messo in piedi da altri che non il solito ‘capitale’ che, vedendo collassare l’economia

Continua qui:

https://it.sputniknews.com/opinioni/201903207439818-Greta-Thunberg-cosa-chi-dietro-complotto-mistero-decrescita-ecologia-clima-fake-gatekeeper-manovrata-Asparger/

 

 

 

 

Paolo Barnard nella stanza cinese

15/02/2018 Massimo Bordin

Seguo il giornalista antisistema Paolo Barnard da quando è nato. Prima a Report, poi, con maggior attenzione, sul web. Ho fatto mia la sua battaglia per la moderna teoria monetaria e condivido il 99 per cento vigola 99 periodico di ciò che dice sul complesso universo femminile, sull’Islam, sul Vero Potere  ecc. ecc. Da diversi mesi Barnard dal suo fortino-blog lancia strali contro le nuove tecnologie, affermando in sostanza che saranno causa di una feroce disoccupazione. Fa finta di averlo detto per primo, quando i libri dello storico Yuval Noah Harari (Sapiens e Homo Deus) ne parlavano invece da tempo raccontando sull’Intelligenza Artificiale cose molto simili a quelle che si trovano ora nei funerei pezzi di Barnard dedicati alla Tech-Gleba.

In altri tempi, questo atteggiamento sarebbe stato tacciato di luddismo.

Ned Ludd è una figura leggendaria, assurto a simbolo delle proteste operaie contro le macchine nell’Inghilterra di fine Settecento. I luddisti divennero un movimento vero e proprio che si proponeva di distruggere i telai meccanici, rei di causare disoccupazione e di abbassare i salari. La bile che Barnard rovescia nei suoi articoli contro la A.I.  non aiutano a capire quale sarebbe la ricetta per uscirne, posto che è vero che le tecnologie, evolvendosi non in modo lineare, ma esponenziale, spazzeranno via milioni di posti di lavoro.

Ma questo, quante volte lo abbiamo visto accadere nella storia?

Che direbbero, se fossero ancora vivi, i figli dei cocchieri o di quelli che salivano sui lampioni la sera per accenderli? Non è forse vero che le rivoluzioni industriali hanno annichilito alcune occupazioni tradizionali, ma che le hanno poi sostitutite con altre?

Alcuni (Barnard non è il solo) vanno però ben oltre questo discorso, raffigurando scenari apocalittici in stile Matrix o Terminator.

il fatto è che la A.I., una volta partita, pensa mille gilioni di volte più veloce di chi l’ha fatta partire, e rischia di fottere tutta l’umanità distruggendoci.

Ed è questa la parte dell’analisi più interessante.

E’ anche quella che mi trova più critico, posto che  probabilmente tra non molto mancherà il lavoro per autisti e commessi, ad esempio.

Il nuovo luddismo fatica a metabolizzare le reali differenze tra uomo e macchina, pensando che solo l’aspetto tecnico faccia la differenza.

La cosiddetta filosofia della coscienza, ad esempio, cerca di capire se noi abbiamo una coscienza, se essa è vera o illusoria, se abbiamo forza di volontà o no. Non possiamo infatti distinguere in modo netto medicina, fisica, informatica, intelligenza artificiale e filosofia.

Tipico della cultura anglosassone, infatti (cultura della quale Barnard è suo malgrado allievo), è l’ostentata ricerca di separare ciò che si trova naturalmente unito, nel lodevole tentativo di comprendere meglio un fenomeno. Si chiama analisi, ma non si può applicarla in via definitiva sempre ed a tutto.

Non sto dicendo che chi opera sempre in modo analitico è un idiota.

Non sto dicendo che chi lo fa sempre è pericoloso.

Sto dicendo che chi opera sempre in modo analitico è idiota e pericoloso … “assieme”.

Continua qui: http://micidial.it/2018/02/paolo-barnard-nella-stanza-cinese/

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

CHE FINE HA FATTO LA MUSICA?

INTERVISTA A ANTONELLO CRESTI

CHRISTIAN DALENZ – 19 MARZO 2019

Perché è avvenuto un distacco così forte tra la musica alta e la maggioranza del popolo? Perché la musica non ha quasi più valore in senso sociale e politico?  Sono tutte domande che ossessionano la mente di Antonello Cresti, giornalista musicale e “agitatore culturale” (come ama definirsi), che ha provato a darsi risposte nel recente “La scomparsa della musica.e per discutere delle possibili alternative politiche all’esistente. Presto ulteriori dettagli.

Da sempre appassionato delle sette note, Antonello Cresti si è impegnato nel settore da artista prima con i Cocainomadi, “un gruppo di culto a Firenze”, mi dice, e poi con il Nihil Project, un duo “aperto alla sperimentazione tra più generi insieme ad altri musicisti e con una componente filosofica controculturale intrisa di filosofia orientale e pensiero della decadenza.

Poi la scelta di diventare propagatore culturale, come giornalista – “ma ho scritto pochi articoli, soprattutto per Rockerilla…”- e come scrittore di libri. In questo ambito le sue opere sono state dieci. Spicca in particolare la trilogia di Solchi Sperimentali, così composta: un primo libro dove si analizzavano le varie correnti musicali globali dagli anni ’60 ad oggi; un secondo dove si trattava la sperimentazione musicale italiana; un terzo dedicato al Kraut Rock tedesco.

Ora il libro più politico, La scomparsa della musica (NovaEuropa Edizioni), scritto in forma di dialogo insieme al musicologo Renzo Cresti (che, attenzione, non è suo parente). L’opera rappresenta, in estrema sintesi, una ribellione contro l’idea che la musica debba essere solo un sottofondo e non arte a cui dedicarsi completamente e che abbia un significato generazionale sociale e politico.

Un’uscita editoriale che si accompagna alla fondazione della Convenzione degli Indocili, una serie di iniziative che tenterà di ribaltare il tavolo del dibattito dalla parte della controcultura.

Cominciamo dal capire meglio chi sei. Che tipo di musica ti interessa in particolare e quali sono stati gli ascolti più formativi per te?

Al centro del mio interesse c’è la musica che si pone criticamente rispetto al sistema dominante, in particolare nei confronti del neoliberismo. Sono interessato a tutte le alternative al neoliberismo, tra cui non metto solo le alternative politiche ma anche quelle spirituali.  Mi ha sempre interessato tutto ciò che è sotterraneo, deviante rispetto al percorso tracciato dal sistema. Mi interessa il misticismo, l’ecologia profonda: tutto quello che non è standardizzato. I miei gusti vanno di pari passo con questa mia predisposizione. La psichedelia è il mio luogo di partenza per estrazione culturale e modo di sentire le cose. Sono stato sempre vicino alla musica dei ’60: il mio primo amore sono stati i Beatles e sento una particolare affinità culturale con la psichedelia della fine di quel decennio. Un altro artista per me formativo è stato Franco Battiato. Ma amo molto anche altri generi, ad esempio, giocando con gli opposti, il black metal (in particolare Burzum e Cradle of Filth) e il canto gregoriano, che mi permette di fare meditazione attraverso la musica.

L’operazione di Solchi Sperimentali sembrerebbe aver colpito nel profondo il panorama musicale nostrano, visto l’interesse che ha ricevuto. Ce ne parli?

Solchi sperimentali nasceva con l’idea di fare una sorta di percorso tra i vari generi attraverso la categorizzazione delle musiche altre. Per musiche altre intendo tutte quelle che portino con sé una ricerca di alterità, una ricerca dell’altro, una ricerca di concezione dell’esistenza. Che fondino sfera creativa ed esistenziale. Volevo creare nuove categorie di ascolto e all’interno proporre ascolti che ritenevo significativi. Come per esempio gli Ulver, Diamanda Galas, Terry Riley, i francesi Magma, gli italiani Area. Cose non di massa ma conosciute, insieme ad altri artisti più di nicchia. Ho anche ricollegato questi movimenti musicali al momento storico; per esempio, quando ho scritto dell’industrial music inglese, l’ho contestualizzata nell’epoca thatcheriana in cui si è sviluppata. Con molti degli artisti di cui ho scritto sono entrato in contatto diretto, in particolare con quelli italiani.

Con chi tra questi artisti in particolare hai sviluppato un rapporto?

Mi onora in particolare aver conosciuto Juri Camisasca. Come ascoltatore l’ho conosciuto da ragazzo, con il suo album Il carmelo di Echt del 1991 e mi fulminò soprattutto per l’immaginario spirituale e mistico che evocava, ancora di più che per motivi musicali. Mi avvicinò anche al canto gregoriano. In quel periodo lui era uscito dal monastero in cui si era ritirato; attualmente abita da eremita in un paesino alle pendici dell’Etna, non lontano dal luogo in cui abita Franco Battiato.

Circa dieci anni dopo lo vidi in concerto, uno dei pochi che fa. Ebbi l’occasione di parlarci e da lì siamo rimasti in contatto. Prima mi ha rilasciato un’intervista per Solchi Sperimentali Italia, poi nell’estate del 2017 io e Francesco Paolo Paladino abbiamo lavorato insieme a lui a un documentario sulla sua vita.

Camisasca è una persona la cui capacità di narrare il suo quotidiano e le sue esperienze è davvero affascinante. Con questo lavoro abbiamo cercato di immergerci nella sua dimensione meditativa.

Abbiamo dunque capito che la tua cultura musicale è davvero molto ampia. Perché denunci con questo nuovo libro “La scomparsa della musica”?

Il libro nasce da un disagio nei confronti della produzione di massa musicale odierna. Non perché la voglia snobbare, ma perché è musica fatta male, senza contenuti, senza divertimento. Il mio disagio riveste anche la parte sociale di queste espressioni: è una musica che non rappresenta nulla, anche perché è svanita la gioventù come categoria anagrafica, come spazio vitale dove c’è il coraggio del cimento, dell’innovazione.  C’è un appiattimento totale, depressivo. Nella trap odierna, per esempio, c’è un immaginario fintamente trasgressivo, con allusioni a droghe e alla sessualità esplicita, che crea un cortocircuito di senso: si dà l’idea di trasgressività ma si è in realtà molto integrati. C’è l’esaltazione del Capitale più di ogni altro prodotto. I trapper sono l’avanguardia del neoliberismo.

Io vorrei piuttosto riavvicinare la musica a una missione più alta, che è quella di ispirarci un atteggiamento protagonistico nella vita. La musica può scatenare emozioni che ci mobilitino. Se la musica non ha un senso profondo nella società diventa solo un soprammobile, un sottofondo a cui prestare poca attenzione. Voglio una canzone che dica davvero qualcosa e che faccia identificare i giovani in un momento generazionale.

Che cosa ha determinato secondo te questa perdita di un ruolo sociale e politico della musica nella società?

Il momento storico preciso in cui le cose sono cambiate è da rintracciare nel passaggio da un capitalismo legato alla merce al capitalismo immateriale della finanza, che vuole plasmare il mondo a sua immagine e somiglianza. In una famosa intervista, Frank Zappa raccontava dei discografici che non capivano nulla di musica e che però non si facevano troppe domande sulla cornice concettuale del prodotto artistico se vendeva.
Lui, Dylan e altri grandi sono stati fortunati ad avere a che fare con quei discografici. Questo perché oggi siamo passati agli esperti di settore: giovani, rampanti, con master in economia e marketing, questi discografici odierni pensano di saper interpretare la gioventù e vogliono decidere cosa va e cosa non va in base alle loro teorie sul mercato. Loro rappresentano il capitalismo distopico che ha mandato in crisi profonda il settore. Questi novelli Marchionne della discografia non solo stanno distruggendo una visione umanistica della società, ma falliscono anche gli obiettivi economici.

Ci spiega meglio cosa intende?

Riprendiamo per esempio il fenomeno della trap: non vende, è solo virtuale, le

Continua qui: https://www.senso-comune.it/rivista/stato-dellarte/che-fine-ha-fatto-la-musica-intervista-a-antonello-cresti/

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Chiusura Hotel Plaza di Villa S. Giovanni (RC)

 

Caro Manlio,

 

ti scrivo un mio pensiero da inserire come integrazione informativa all’articolo sottostante:

 

“Il Plaza Hotel è una delle strutture ricettive più ricco di storia della città di Villa san Giovanni. L’albergo nacque nel 1970, con il nome   PICCOLO HOTEL per volontà dello scrittore CORRADO ALVARO e fu considerato per un quarto di secolo il vero tempio della cultura meridionale per aver ospitato venticinque edizioni consecutivi di importanti eventi letterari quali il “PREMIO VILLA e il “PREMIO INTERNAZIONALE CALABRIA”.

 

Il valore storico di tali manifestazioni è confermato dal fatto che tra i premiati e ospiti spiccavano i nomi di grandi personaggi del calibro di Carlo LEVI, Leonida REPACI, Giuseppe PETRONIO, l’ON. Amintore FANFANI i ministri Emilio COLOMBO e Giovanni SPADOLINI ed infine il Premio Nobile Renato DULBECCO. Il fondatore del “PREMIO VILLA” che poi erano i “PREMI VILLA SAN GIOVANNI” di LETTERATURA, Narrativa e Arte (1904-1985) è stato L’Ing. Giovanni CALI’ , Industriale, Maestro del lavoro e  Grande Mecenate della Città di Villa San Giovanni al quale è stata intitolata una strada Via Giovanni Calì .

 

Il “PREMIO INTERNAZIONALE CALABRIA è stato istituito dal Circolo di Cultura e di Relazioni Internazionali di Villa S. Giovanni, presieduto dal prof. Giuseppe Morabito. Il Premio intende favorire i rapporti tra l’Italia e l’Europa per la valorizzazione della cultura e per la sensibilizzazione verso i problemi del Mezzogiorno e della Calabria.

 

L’iniziativa, che beneficia dell’adesione della Fondazione Carical, è stata impostata per superare il distacco anche culturale, dalle altre realtà nazionali, di una terra isolata ed individualista, com’era la Calabria. Dopo essere giunto alla 53ª edizione del 2015, il prof. Giuseppe Morabito lascia un immenso patrimonio intellettuale e storico il 3 Gennaio 2016. “

 

Antonio Marazzita – Reggio Calabria

 

 

 

Un hotel storico, fondato per volontà dello scrittore Corrado Alvaro e considerato la culla della cultura meridionale, per aver ospitato importanti eventi letterari.

 

Ma ora l’hotel Plaza di Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria ha chiuso.

 

Nel 2016, infatti, la prefettura aveva chiesto all’hotel di ospitare un gruppo di migranti e i gestori non si erano potuti rifiutare

 

Continua qui: https://www.facebook.com/100031860510496/posts/126729335065750/

 

 

 

 

 

 

Imane Fadil, l’unico veleno era quello del politicamente corretto

© AFP 2019 /

22.03.2019 Gian Micalessin

Per giorni i maestrini della stampa democratica hanno tentato di mettere in piedi una storiella, priva di qualsiasi riscontro, in cui s’ipotizzava un’alleanza Berlusconi-Putin per far fuori una testimone scomoda. Ma sono inciampati in una colossale bufala.

Ora è finita. Ora sappiamo con sufficiente certezza che la povera ex modella marocchina Imane Fadil non è stata avvelenata né con il plutonio, né con il cobalto, né con qualche altro diabolico veleno uscito dagli arsenali della malvagia Russia.

“Dalle prime analisi sui campioni dei tessuti degli organi prelevati a Fadil, una delle testimoni del processo Ruby, annunciava ieri l’Ansa – non è emersa alcuna evidenza macroscopica di radioattività. In base all’esito delle analisi appare “sempre più improbabile” che Fadil sia stata “contaminata da sostanze radioattive”.

Eppure per giorni abbiano dovuto sorbirci la grancassa dell’informazione politicamente corretta pronta a subissarci con le supposizioni di un improbabile pista russa. Non esisteva nessuna prova, nessuna certezza, nessuna ipotesi medica, ma i signori o meglio i rimesta-fango del giornalismo italiano, i maestrini sempre pronti a rimproverare agli altri l’utilizzo delle “fake news” si sono infilati in quella spudorata bufala a testa bassa.

“Imane, che svelò il bunga bunga: avvelenata con il cobalto” – titolava Repubblica. E nell’occhiello tanto per non tralasciare nulla aggiungeva. “Giallo nel caso Ruby, muore la teste chiave nei processi contro Berlusconi: un mese di agonia prima della fine. Gli esami rivelano: uccisa da un mix di sostanze radioattive. Il pm indaga per omicidio volontario”.

Marco Travaglio si spingeva ancora più in là.

“I testimoni B. di solito li compra, non li ammazza. …Ma purtroppo – scriveva il Direttore de “Il Fatto Quotidiano” – nessuno può escludere che c’entrino i vari ambienti criminali che lo circondano da quasi mezzo

 

Continua qui: https://it.sputniknews.com/opinioni/201903227449173-Imane-Fadil-lunico-veleno-era-quello-del-politicamente-corretto/

 

 

 

 

Bisfenolo nei cartoni della pizza/ Una storia che in realtà va avanti da 13 anni

Pizza da asporto, scatta l’allarme: il cartone è tossico? Rilevato bisfenolo nell’analisi del Salvagente, e ora indaga il ministero della Salute

22.03.2019 – Silvana Palazzo

Si torna a parlare del bisfenolo nei cartoni della pizza, una storia che purtroppo non è nuova ma che va avanti da tredici anni. Nell’aprile del 2006 infatti il Salvagente pubblicava analisi del LabAnalysis di Pavia che osservavano cartoni provenienti da quattro fabbriche diverse. In quel caso specifico si parlò, come racconta proprio IlSalvagente, di composti fenolici di sei tipi diversi all’interno del cartone e in grado di contaminare il cibo. Inoltre si trovavano anche benzeni e naftaleni cioè sostanze che non devono assolutamente andare a contatto con il cibo. Una cosa molto pericolosa che metteva a rischio la salute dell’uomo anche in maniera grave. Inoltre tra le sostanze pericolose emerse da questo studio si trovò anche il dietilesilftalato che è stato bandito oggi da molti oggetti di largo consumo per la sua tossicità. Una ricerca che potrebbe tornare utile anche oggi visto che ci troviamo di fronte a una situazione molto simile. (agg. di Matteo Fantozzi)

“NIENTE ALLARMI”

Il cartone della pizza è tossico e può nuocere alla nostra salute? È questo quanto si chiedono milioni di consumatori che spesso consumano uno degli alimenti più presenti sulle nostre tavole e che vengono trasportate nei classici contenitori piatti di cartone. Secondo una recente indagine condotta da Il Salvagente, magazine impegnato a combattere le truffe ai danni dei consumatori italiani, in almeno due imballaggi su tre vi sarebbero delle tracce di sostanze nocive o tossiche quali ad esempio il Bisfenolo A: ad ogni modo, come hanno spiegato nelle ultime ore alcuni esperti di Epidemiologia, non c’è da preoccuparsi anche se bisogna fare molta attenzione sia perché non è facile misurare il livello di sostanze nocive che si ingeriscono assieme alla pizza e sia perché, alla luce dei dati pubblicati, si tratterebbe di una assunzione in dosi decisamente irrilevanti e che, seppur non sia totalmente impossibile, è anche difficile che possano causare dei danni al nostro organismo. (agg. di R. G. Flore)

IL CARTONE DELLA PIZZA E’ TOSSICO?

Una segnalazione getta ombre sulle confezioni di cartone per la pizza. Sarebbero potenzialmente dannose per la salute poiché potrebbero contenere il bisfenolo A(Bpa). È un composto di sintesi usato nella produzione di plastica e additivi che nel corpo umano si trasforma in un interferente endocrino in grado di produrre delle anomalie riproduttive nell’uomo e nella donna. La presenza di questa sostanza nei cartoni delle pizze è stata scoperta da il Salvagente che pubblicherà domani un’analisi in cui per la prima volta è mostrata la “migrazione” del bisfenolo dalla scatola all’alimento. Questo passaggio della sostanza viene scatenato dall’alta temperatura che raggiunge il cartone. Parliamo di 60-65°C, secondo quanto spiegato dal direttore del mensile Riccardo Quintili. Ma viene anche scatenato dal tempo prolungato in cui la pizza, una volta uscita dal forno

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https://www.ilsussidiario.net/news/salute-e-benessere/2019/3/22/pizza-il-cartone-e-tossico-rilevato-bisfenolo-indaga-il-ministero-della-salute/1862390/

 

 

 

Targa “portabile” per auto: la proposta di Toninelli/ Cosa prevede: “sarà personale”

Targa “portabile” per auto, cosa prevede la proposta del ministro Toninelli? “Sarà portatile e personale”, ma con quali conseguenze per gli automobilisti?

21.03.2019 – Silvana Palazzo

Targa “portabile” per le auto. La novità è stata proposta dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli oggi al Senato. Il governo sta lavorando ad un progetto di portabilità delle targhe, ma bisognerà aspettare il testo della norma per capire se si tratterà di una equiparazione rispetto a quanto accade negli Stati Uniti, dove la targa personalizzata è un segno distintivo che molti apprezzano. Il ministro ha parlato per ora di una misura che porterà a breve «un risparmio in termini di tempo e denaro per tutti i cittadini: ossia la portabilità della targa quando si cambia auto». Le targhe seguiranno dunque la storia del proprietario del veicolo, non saranno rigidamente legati alla vita del mezzo. La targa dell’automobile diventerà quindi un po’ come il numero telefonico, quindi portabile. In questo modo gli automobilisti

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https://www.ilsussidiario.net/news/politica/2019/3/21/targa-portabile-per-auto-la-proposta-di-toninelli-cosa-prevede-sara-personale/1862023/

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Riflessione sull’incattivimento generale. C’entra anche la pubblicità.

www.maurizioblondet.it – 25 marzo 2019

Qualche giorno a Heather Parisi domandava perché quando torna in Italia, la trova sempre più incattivita “e sempre più affetta da una sindrome di accerchiamento”.  Ho mancato di far notare che anche la società americana è polarizzata come mai nella  storia; ogni tweet di Trump fa sbavare di rabbia ed urlare d’indignazione l’elettorato democratico;  coloro che hanno votato “The Donald” non sopportano le tv “liberal”, in cui vedono con rabbia solo un ammasso di menzogne deliberate.

Non pochi politologi  cominciano a paventare che una simile inimicizia sociale non s’era mai vista, se non prima della Guerra Civile.  Semplicemente – e cosa terribile – metà dell’America non riconosce la legittimità dell’attuale presidente.

Ma non solo Donald. “Prendete un argomento, qualsiasi argomento – aborto, eutanasia, riforma del welfare, intervento militare nei Balcani – e iniziate la discussione con un gruppo di persone ragionevoli, educate e colte – e osservate il risultato: caos, e gara di urli.  Subito si formano due linee, e ciascuno corre a prendere la sua parte.  Ma prendendo parte, ciascuno di rende incapace di ascoltare gli altri“- dice un testo di un filosofo americano, che consiglio:

https://ecommons.udayton.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1064&context=rel_fac_pu

Rifiuto reciproco di legittimità

Ma non è lo stesso anche in Francia?   Non solo i Gilet Gialli, ma quasi metà dei francesi  hanno il più profondo e rabbioso disprezzo per Macron, “Jupiter”, della  sua personalità, della legittimità del suo potere; dall’altra parte dell’oligarchia privilegiata, un mite studioso di Kant incita l’esercito a sparare contro quei concittadini…come fossero nemici mortali.

Qui da noi, i progressisti su twitter  vogliono  sparare a Salvini,  lo minacciano di appenderlo a piazzale Loreto;  anche qui una parte nega la legittimità di esistere politicamente all’altra.

Nel Regno Unito, la polarizzazione fra chi ha votato Brexit e chi vuole restare in Europa  sta diventando quasi scontro con manifestazioni di piazza. Dappertutto sorgono “populismi” e partiti populisti,   ai quali la classe di potere e di Sistema non riconosce legittimità democratica: sono fascismi, sono “lebbra” sovranista,  non hanno  diritto ad esistere.

Le cause generali di questo non sono per niente misteriose: la marcescenza del neocapitalismo globale che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri,  la precarietà  del lavoro,   la  natura “terminale”  del capitalismo finanziario come di una Unione Europea  che si proclama custode di moralità e democrazia e non riconosce d’essere diventata una oligarchia dispotica ed arbitraria dei forti contro gli Stati deboli.  Rabbia dal basso  e cattiveria  spietata dall’alto sono –  o anche l’inverso – denunciano la comune prigionia in un sistema radicalmente sbagliato e giunto al capolinea, ma che non si s o non si vuole cambiare.

A  queste cause generali  Philippe Grasset (l’analista-filosofo di Dedefensa),   chinandosi sul “furore  collettivo”  che muove in Francia  da mesi, sulla “colère” sulla “amertume”  che esprimono i Gilet Gialli (la Francia periferica) ma anche i “colorati”  delle banlieues in guerra civile permanente con la polizia,  sul  motivo di tanta rabbiosa  incattivimento,  ne  aggiunge un’altra: la pubblicità.

Pubblicità?  Già. La pubblicità  esprime una straordinaria ideologizzazione a favore del Sistema. Molto più efficace  nell’imbevere la gente dell’ideologia del Sistema –  edonismo, trasgressione conformista ed approvata, consumismo, “modernità”  – immensamente più  di quanto siano i media e  la stampa, i tecnocrati, gli economisti, gli “esperti” della globalizzazione. Quelli, in fondo, pochi li leggono o ascoltano. Ma  la pubblicità  è continua, incessante,  onnipervasiva; vi siamo  pienamente immersi ; ed essa “ha il vantaggio di poter pretendere di agire al di fuori di ogni ideologia, di ogni scopo politico”, ma solo di vendere e far comprare. “La pubblicità non affronta  mai direttamente l’argomento politico in favore del Sistema,anche se lo esprime massicciamente, con forsennata ideologizzazione”:  la felicità come consumo, il  prestigio acquistabile con oggetti, la trasgressività conformista, la sensualità  promossa e legittimata, edonismo permissivo.

“Enormemente presente in tutto il sistema di comunicazione e specie nella televisione, corrotta e corruttrice e riconosciuta come tale,  è enormemente ripetitiva:  senza  che nessuno si indigni o protesti”.

Ciò  perché  “il pubblico non domandava che di essere condizionato.  La pub non imponeva un mondo al suo pubblico, essa anticipava il mondo di cui il pubblico voleva  far parte”.

Non è sempre stato così. Philippe Grasset, che da giovanissimo è stato per qualche tempo copywrither in una delle grandi agenzie pubblicitarie francesi, ricorda che  fino ai primi anni ’60,   non c’era  la pubblicità; c’era la Réclame:  cosa essenzialmente modesta, per nulla invasiva, confinata in qualche colonnina di giornale o di manifesto di modeste dimensioni.    Solo verso gli anni ’60 “si passa  veramente dalla réclame alla pubblicità,  ossia da una attività d’influenza statica e convenzionale a  una attività d’influenza dinamica e modernista”,    “creativa” e seducente, con pretese di arte espressiva: adotta tutti i trucchi  e le seduzioni del cinema, vi partecipano grandi registi,  paesaggi tropicali e favolosi, donne di sogno … e il “sogno americano” come  sfondo e come modello del benessere nuovo e diffuso.  Basta ricordare l’Uomo Marlboro come modello di virilità.

Il punto è che, allora,  la gente pensava  che  di quel mondo di confort  e bellezza, avrebbe fatto parte. Erano tempi “di salari in aumento, prospettive di miglioramento  e bassa disoccupazione;  tempi di vacanze esotiche (Club Mediterranéee), di nuove auto”…

Ed oggi? Oggi la pubblicità è diventata ancora più potente e seducente, più oltraggiosa ed eccessiva, più pseudo-trasgressiva, più evocatrice di lussi e sensualità eccessivi , di  messaggio che tutto è permesso per la felicità vostra  – ma è il

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/riflessione-sullincattivimento-generale-centra-anche-la-pubblicita/

 

 

 

 

I MIGRANTI SIAMO NOI

 

8 febbraio 2019

Confini esterni? I numeri ufficiali (dati Istat) disegnano un esodo giovanile nell’Italia di nonni e culle vuote. Ancora noi ma senza le valigie di cartone dei nostri antenati. Nel 2007 furono 36 mila i giovani italiani che si trasferirono all’estero.

Un decennio più tardi sono saliti a 128 mila. Oggi, nel giro dell’ultimo anno appena scivolato via, ben 136 mila connazionali hanno lasciato il belpaese (poco invidiabile primato d’Europa). Insomma, una perdita ininterrotta di

Continua qui: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2019/02/i-migranti-siamo-noi.html

 

 

 

Mare Jonio, Luca Casarini indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

 

Dopo otto ore d’interrogatorio come persona informata sui fatti il nome del capo missione della Ong Mediterranea è stato iscritto nel registro degli indagati. Ha condiviso operativamente le decisioni prese dal comandante della nave Mare Jonio, Pietro Marrone, quindi è anch’egli sotto indagine per le medesime accuse

di Antonio Massari | 22 Marzo 2019

 

È entrato come persona informata sui fatti ed è uscito da indagato. Dopo un interrogatorio di quasi otto ore Luca Casarini esce dalla caserma della Guardia di finanza di Lampedusa con l’accusa di concorso favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

In qualità di capo missione della Ong Mediterranea Casarini ha condiviso operativamente le decisioni prese dal comandante della nave Mare JonioPietro Marrone, quindi è anch’egli sotto indagine per le medesime accuse. È accusato in concorso di aver violato anche l’articolo 1099 del codice della navigazione, ovvero di aver disobbedito all’alt impartito dal pattugliatore della gdf prima di entrare nelle acque territoriali italiane. La prossima settimana, nella nuova veste di indagato, quindi con la presenza del suo avvocato, Casarini sarà nuovamente interrogato ad Agrigento dai titolari del fascicolo Salvatore Vella e Cecilia Baravelli.

I magistrati della procura di Agrigento, che è coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio, sono da giorni ormai sull’isola per coordinare personalmente le indagini sul caso della nave della Ong Mediterranea, avvicinatasi alla

Continua qui:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/22/mare-jonio-luca-casarini-indagato-per-favoreggiamento-dellimmigrazione-clandestina/5056925/

 

 

 

Ousseynou Sy: “Pentito? Lo rifarei cento volte”. ​E gli tirano le uova in cella

Ousseynou Sy non mostra segni di pentimento e rivendica il suo attacco al bus. Per lui notte da incubo in carcere

Angelo Scarano  22/03/2019

Ousseynou Sy non mostra segni di pentimento. Lo rifarebbe cento volte.

Il senegalese che ha sequestrato un bus con a bordo 51 ragazzini non chiede scusa per quanto accaduto. Rivendica con forza il suo gesto e di fatto davanti ai magistrati spiega i motivi dell’attacco al pullman: “Pentito? Nessun pentimento. Era una cosa che dovevo fare e che rifarei. Cento volte. Perché l’ho fatto? Per mandare un segnale all’Africa. Gli africani devono restare in Africa”.

Parole che pesano e che di fatto sottolinenano quanto fosse determinato l’uomo nel suo piano di morte. Come riporta ilCorriere le parole di Sy sono la conferma della matrice stragista del gesto dell’autista. Non teme nemmeno il giudizio e il lungo processo che dovrà affrontare: “Non fa niente, l’avevo messo in conto. Volevo un’azione eclatante, il mondo doveva parlare di me”, confida al suo avvocato. Che invece sembra propendere per un’infermità mentale: “A mio giudizio ha dato seri segni di squilibrio e la maniera che ha avuto il gip di portare avanti l’interrogatorio è stata volta a verificare questo aspetto”, ha detto l’avvocato Davide Lacchini, “A lui non interessava il riflesso nazionale, ma

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CONFLITTI GEOPOLITICI

India – Cina: la disfida dei giganti asiatici

 

 

Tra India e Cina è in corso uno scontro sottotraccia, ma non per questo meno duro. A innescarlo l’attacco indiano in Pakistan contro il movimento Jem, che aveva rivendicato un attentato in India.

L’attacco, avvenuto non a caso alla vigilia del vertice di Hanoi, ha avuto come esito di mandare all’aria il tentativo di Trump di trovare un accordo con Kim Jong-un (Piccolenote).

Un’intesa che Pechino reputa vitale, dal momento che favorirebbe quella distensione necessaria alla proiezione asiatica.

Crisi non risolta, stante che l’India in questi giorni ha inviato la sua flotta al largo delle coste pakistane. Una sfida rivolta a Pechino, piuttosto che a Islamabad, secondo analisti indiani interpellati da Russia Today.

Infatti, il Pakistan è alleato strategico della Cina per lo sviluppo della Via della Seta in Asia. E una criticità potrebbe coinvolgerla.

Non solo, l’acuirsi dello scontro potrebbe bloccare rotte strategiche dei mari asiatici, frenando i commerci della Cina nell’Oceano indiano.

Peraltro è l’India è preda di un’ondata nazionalista anti-cinese, compresa una campagna per boicottare i prodotti di Pechino.

Nazionalismo cavalcato dal presidente Nerendra Modi, che sta guadagnando in tal modo consensi cruciali in vista delle elezioni di aprile-maggio. Ma anche dal suo rivale politico Rahul Gandhi, che lo accusa di essere troppo morbido

 

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CULTURA

A caccia di bellezza: la Cappella Sansevero di Napoli

24 Marzo 2019 – Alberto Tosi

Nulla come la Cappella Sansevero racconta la poesia mistica della città di Napoli.

Sculture, affreschi, elementi architettonici e simbologie: la Cappella Sansevero è un’enciclopedia dello stupore artistico. È umanamente impossibile non essere avvolti e al contempo travolti dall’ambiente una volta varcata la soglia: tutta la magia della città partenopea risiede in questo capolavoro iniziato nel 1539 per volere dei principi di Sansevero, e terminato quasi due secoli dopo nel 1766.

Il Cristo velato

Particolarmente celebre per ospitare il Cristo velato, mirabile scultura collocata al centro della navata. Opera che Inizialmente doveva essere realizzata da Antonio Corradini, il quale però morì nel 1752 dopo aver eseguito solo una bozza in terracotta del Cristo. Fu così completata da un giovane artista napoletano, Giuseppe Sanmartino. La trasparenza del velo marmoreo del cristo è un prodigio che sconvolge per la tecnica e colpisce nell’emotività più recondita. L’opera risulta commuovente anche ai non credenti per la sua sovrannaturale bellezza. Testimonianza pura della genialità dell’artificio umano.

Conosciuta anche come Chiesa di Santa Maria della Pietà, la Cappella Sansevero ebbe la funzione di luogo di culto privato per la famiglia ma anche come mausoleo della stessa. La leggenda vuole che la chiesa sia stata eretta su un antico tempio dedicato alla dea Iside, ma la vera origine della cappella risale all’omicidio compiuto da Carlo Gesualdo da Venosa ai danni di Maria D’Avalos, sua moglie, e Fabrizio Carafa, amante di lei, figlio di Adriana Carafa della Spina, prima principessa di Sansevero. A causa del lutto, la madre

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Cent’anni di Ferlinghetti, il poeta beat che non era beat

Oggi esce nelle librerie usa “Little boy”, ultimo lavoro del poeta, editore e artista

Lanfranco Caminiti – 21 Mar 2019

Una volta – doveva essere il 1959, il primo o il secondo anniversario della rivoluzione – incontrò Neruda a Cuba, che era lì perché doveva indirizzare un saluto ai fidelistas.Lui – veniva dall’isoletta caraibica di St. Thomas dove cercava le origini portoghesi della famiglia materna, come poi verrà in Italia a cercare le origini paterne, dalle parti di Brescia – era stato invitato dai giovani poeti che dirigevano el Lunes, il supplemento letterario del quotidiano la Revolución, e alloggiava in un alberghetto economico sulla spiaggia.

Così, i poeti- editori gli dissero che c’era Neruda e se lo voleva incontrare e andarono all’Havana Libre che prima si chiamava Havana Hilton e aveva ancora le poltrone di velluto rosso, ma ora nella hall ci stavano seduti i guerriglieri con indosso le loro divise militari e fumavano sigari e allungavano i piedi sui mobili. E l’aria tutta intorno tremava, come increspata, per questo straordinario eccitamento delle cose: era la Revolución. E Neruda stava lì, con un blocco notes enorme dove scriveva appunti suoi con un grosso pennarello, e accanto c’era sua moglie Matilde, e glielo presentarono e Neruda disse: «Amo la vostra poesia aperta». E lui non capì se Neruda intendesse la poesia di qualcuno o tutta quella beat, ma sapeva che Ginsberg, Gregory Corso, Kerouac, LeRoi Jones, e lui stesso erano stati tradotti e pubblicati su el Lunes.

E poi Neruda lo invitò a accompagnarlo all’Assemblea Nazionale, e salirono sulla limousine che gli avevano messo a disposizione, e lì lesse delle poesie e la gente – doveva essere qualcosa come diecimila persone – si alzò in piedi e lo osannò. Lui non lo incontrò mai più. Ma il giorno dopo i giovani poeti- editori lo accompagnarono in una caffetteria dove si diceva che passasse Fidel, e in effetti c’era proprio Fidel, e allora lui chiese di presentarglielo, ma i giovani poeti- editori dissero che non lo conoscevano, e allora lui si alzò e gli andò incontro e

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Christchurch rivisitato

21 Marzo 2019 – ISRAEL SHAMIR

 

Non bisogna essere un nazionalista bianco per commettere un omicidio di massa in un luogo di culto come quello di Christchurch, anche se chi legge solo i media mainstream probabilmente verrà colpito unicamente dalla depravazione del gesto. Senza la minima intenzione di sembrare dispiaciuto per il crimine e rifiutando le teorie complottiste, vorrei contestualizzare l’evento e precludere il guadagno di profitto politico e l’attribuzione di responsabilità da parte dei liberali.

I nazionalisti bianchi non sono un evento raro. Un mussulmano può essere altrettanto “valido.” In Egitto, nell’aprile del 2017, i mussulmani avevano massacrato 45 cristiani in due chiese copte. C’è un lungo elenco di attacchi a chiese in Egitto, Siria e Iraq da parte di estremisti islamici. Questi ultimi uccidono anche mussulmani non sufficientemente devoti: oltre 300 credenti mussulmani erano stati massacrati da estremisti islamici in una moschea del Sinai nel novembre 2017. Le atrocità dell’ISIS sono su un livello completamente diverso (peggiore), anche se vengono sottostimate dai media, che preferiscono demonizzare il presidente Assad e i suoi alleati iraniani e russi.

(Molti attacchi dei mussulmani nei confronti dei cristiani non vengono segnalati, perché i media seguono la politica di tenere sotto pressione i nazionalisti locali e un resoconto completo dei fatti contrasterebbe con questo obiettivo. Nel settembre dell’anno scorso, un uomo aveva versato della benzina e aveva cercato di appiccare un incendio in un treno della metropolitana di Stoccolma, era stato fermato dagli altri passeggeri, arrestato, condannato a quattro anni di prigione, e non se ne era quasi avuta notizia; l’unico articolonon ne riportava il nome, per una buona ragione: era un nome mussulmano. Però, i cosiddetti crimini di odio godono di ampia copertura mediatica).

Un ebreo può fare anche di meglio. Un ebreo di Brooklyn, il dottor Benjamin (ci sono sempre dei Benjamin, baby!) Goldstein aveva massacrato, tutto da solo, una cinquantina di fedeli nella moschea Ibrahimiye di Halil/Hebron, in Palestina

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Bloccare gli F-35 si può

Giulio Marcon – 21 Marzo 2019

 

La Legge di Bilancio 2019 non blocca i finanziamenti per gli F-35. E le spese militari non diminusicono, anzi, aumentano del 2%: quest’anno spenderemo 460 milioni in più per le armi. E tra poche settimane dovrà essere pronto il Documento programmatico pluriennale per la Difesa 2019-2021. Speriamo che sugli F-35 non finisca come con la […]

Nei giorni scorsi la vicenda F-35 è tornata alla ribalta. La questione di un vecchio debito non saldato di 389 milioni di euro per i cacciabombardieri acquistati e costruiti negli ultimi tre anni ha riaperto il dibattito sul senso e l’utilità di questo programma di riarmo che la campagna Sbilanciamoci! ha sempre contrastato. La Lega ne ha subito ribadito l’irrinunciabilità, mentre il Movimento 5 Stelle ha aperto a una sua possibile revisione. Ancora non sappiamo come andrà a finire: speriamo non con la conferma del programma e nemmeno con il solito rinvio, come è successo per il Tav.

Intanto si va avanti. La Legge Bilancio del 2019 non blocca i finanziamenti per gli F-35, né ci risultano iniziative di governo o parlamentari che vadano in questa direzione. E le spese militari non diminuiscono, anzi. Anche nel 2019 c’è un aumento del 2%: spenderemo quest’anno 460 milioni di euro in più per le armi. Tra qualche settimana il Ministero della Difesa dovrebbe farci conoscere il Documento Programmatico Pluriennale (Dpp) della Difesa per il periodo 2019-2021, nel quale c’è il dettaglio sullo stato di avanzamento dei vari sistemi d’arma. Dal Dpp potremo capire se e come si andrà avanti sull’acquisizione di nuovi cacciabombardieri.

Ci si può ancora fermare: non c’è alcun impegno definitivo e nessuna penale da pagare. È solo questione di volontà politica.

Gli F-35 sono un programma costosissimo, inutile, senza senso. Servono per fare la guerra, non per difendersi. Sono un grande affare per la Loocked, non per i lavoratori delle fabbriche italiane. Gli effetti economici della loro produzione sono sovrastimati, mentre sono sottostimati i costi. I loro difetti di fabbricazione (e questo potrebbe essere un bene, così non verranno usati) sono tanti e

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Il riconoscimento facciale sta creando un mondo distopico

Dalla sorveglianza di massa orwelliana della Repubblica popolare cinese fino all’Ungheria, gli stati autoritari hanno trovato nelle nuove tecnologie di profilazione il loro miglior alleato. Con quali rischi per i cittadini?

 

Aaron Peskin, membro dell’amministrazione comunale di San Francisco, haun obiettivo ambizioso: bandire dalla sua città la tecnologia per il riconoscimento facciale. Resa possibile dai network neurali alla base dell’intelligenza artificiale, questa tecnologia è in grado di confrontare i volti delle persone riprese dalle telecamere di sicurezza e confrontarli con un database, individuando in tempo quasi reale i ricercati che vengono filmati, o dando un’identità al colpevole se un crimine è stato compiuto da qualche volto noto alle forze dell’ordine.

Ma perché vietare uno strumento già utilizzato da Facebook per taggare le persone che compaiono nelle foto – o da Apple per sbloccare l’iPhone con il volto – e che le forze dell’ordine di tutto il mondo ritengono possa aumentare la sicurezza nelle città? Una delle ragioni più importanti (tanto che anche Microsoft si sta spendendo per una sua regolamentazione più severa) va sotto il nome di pregiudizio dell’algoritmo.

Come ha spiegato la ricercatrice del Mit Joy Buolamwini durante un Ted Talk, gli algoritmi per la computer vision replicano inevitabilmente i pregiudizi consci o inconsci delle persone che li creano e li addestrano: “Si dà per scontato che le macchine siano neutrali e c’è addirittura la speranza che la tecnologia che creiamo avrà meno pregiudizi di noi. Ma non abbiamo equipaggiato questi sistemi con gli strumenti necessari a sconfiggere i nostri bias”.

La questione è stata recentemente sollevata anche dalla deputata statunitense Alexandria Ocasio-Cortez ed è dimostrata da numerose ricerche.

Una delle più note ha come protagonista il software Rekognition, venduto da Amazon alle forze di polizie di tutto il mondo. Un test condotto dalla Aclu (American Civil Liberties Union) ha mostrato come questo software abbia non solo confuso 28 parlamentari statunitensi con dei criminali presenti nel suo database, ma anche come i deputati di colore avessero il doppio della possibilità che ciò avvenisse.

Questo, ovviamente, non significa che l’algoritmo sia strettamente razzista, ma illustra bene come i pregiudizi della nostra società possano essere trasmessi anche alle macchine; per esempio, quando vengono addestrate utilizzando soprattutto foto di uomini bianchi (e sono infatti le donne di colore a subire le discriminazioni più frequenti).

Un altro grosso problema è quello dei falsi positivi. Il gruppo britannico per le libertà civili Big Brother Watch ha scoperto che le correlazioni individuate dal sistema di riconoscimento facciale usato dalla polizia di Londra sono sbagliate nel 98% dei casi. Questo non solo significa che i poliziotti umani devono compiere un enorme lavoro per correggere gli errori del software, ma anche che migliaia di persone vengono schedate negli archivi della polizia senza che abbiano combinato nulla. Come vi sentireste se la polizia venisse a perquisire la vostra casa perché un algoritmo vi ha scambiato per un criminale? La presunzione di innocenza rischia di trasformarsi in presunzione di colpevolezza; scaricando sui cittadini l’onere di dimostrare di non essere le persone identificate dagli algoritmi di riconoscimento facciale.

Ma se anche questi software raggiungessero un tasso di precisione del 100%, e fossero privi di qualunque pregiudizio, il riconoscimento facciale porrebbe comunque importanti questioni etiche. Vogliamo davvero vivere in un mondo in cui siamo tutti costantemente sotto controllo?

Continua qui: https://www.wired.it/attualita/tech/2019/02/16/riconoscimento-facciale-cina-ungheria-liberta/

 

 

 

Corea del Sud, vi spiego come alcuni alberghi spiavano i clienti.

Così i loro filmati hot finivano in rete

Tecnologia | 22 Marzo 2019

Umberto Rapetto

Giornalista, scrittore e docente universitario

Quarantadue stanze di motel, dieci diverse città, almeno 800 coppie più o meno focose, più di 4mila utenti registrati e potenziali spettatori, 50 dollari il prezzo di quello che si potrebbe chiamare l’abbonamento. Sono queste le cifre dell’ultimo scandalo a luci rosse che le tecnologie e Internet hanno regalato alla cronaca di questi giorni. È successo in Corea del Sud e, nonostante la vicenda salti fuori adesso, i fatti risalgono all’incirca a un anno fa. Nell’era dei predatori sessuali non ci si finisce di stupire e questa storia rende “normali” anche le narrazioni e le emeroteche che vedono persino personaggi politici in atteggiamenti “confidenziali” o in disinibite performance non proprio artistiche.

Nella fattispecie sudcoreana ci si trova dinanzi a una vera e propria organizzazione con squadre di installatori professionali (cui è toccato il delicato compito di piazzare le “spy-cam” nelle camere d’albergo), di specialisti elle telecomunicazioni (incaricati di garantire una soddisfacente connettività telematica), di agguerriti webmaster (in grado di gestire una piattaforma sempre efficiente e rispettosa delle aspettative degli utenti), di ottimi “amministrativi” (capaci di ottimizzare gli aspetti contabili e soprattutto i profitti), di esperti di marketing (abili nello scovare un “prodotto” commercialmente competitivo e di grande richiamo), di sociologi e scenografi (che congiuntamente hanno indirizzato la scelta delle location, individuando la fascia di strutture ricettive a più turbolenta frequentazione erotica come i motel). Non è dato sapere se la gang protagonista di questa bizzarra e incresciosa vicissitudine era davvero così articolata, ma senza dubbio le competenze necessarie a ottenere il risultato c’erano davvero tutte.

Le minuscole telecamere ad alta definizione erano state montate nella cornice dello schermo dei televisori opportunamente “farciti”, all’interno delle prese di corrente, nella struttura portante degli asciugacapelli e così a seguire. È facile riconoscere che il posizionamento dello strumento di ripresa doveva avere un orientamento favorevole per la realizzazione dei video e, elemento non

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/22/corea-del-sud-vi-spiego-come-alcuni-alberghi-spiavano-i-clienti-cosi-i-loro-filmati-hot-finivano-in-rete/5055544/

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Un superficialissimo foglio di carta non fa di Ousseynou Sy un italiano

21 marzo 2019

Per la mente irrimediabilmente malata degli immigrazionisti Ousseynou Sy è “italiano” perché ha la cittadinanza. Il Post semplifica, in un articolo, il sentore del pensiero di massa sull’argomento. “È italiano da 15 anni” perché ha un pezzo di carta che lo certifica da 15 anni.

Se Sy fosse italiano, anche uno di quei rari casi acquisiti, non avrebbe mai tentato di compiere una strage in nome di ciò per cui ha tentato di compierla. Per di più disinformato anche dai media di massa, che insistono sui morti del mediterraneo – ormai quasi a zero – solo per non ammettere che la loro dannatissima politica dei porti aperti ne produceva dieci volte tanto.

Ma per loro è tutto un foglio di carta, non importa se concesso in modo leggero o approssimativo, ce l’hai e hai una nazionalità. Non riescono nemmeno vagamente a capire che essere parte di un Paese è frutto di circostanze plurisecolari e, nei casi eccezionali, molto peculiari, come può essere un matrimonio o scelte dettate da volontà personali (e soprattutto di livello culturale

 

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Mare Jonio, indagato Casarini: “Favoreggiamento immigrazione clandestina”

L’ex no global e capo missione di Mare Jonio indagato dopo lo sbarco di 49 migranti

Franco Grilli -, 22/03/2019

Anche Luca Casarini, l’ex no global che dopo le proteste al G8 ora si dedica al soccorso dei migranti in mare, è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla Mare Jonio.

La nave di Mediterranea Saving Humans, la piattaforma di associazioni italiana, è ancora ferma al porto di Lampedusa dopo lo sbarco di 49 migranti recuperati al largo della Libia. Il sequestro preventivo, disposto dalla Guardia di Finanza dopo il blitz a bordo, è stato confermato dai magistrati. Nei giorni scorsi nel registro degli indagati era finito il comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone. E ora tocca a Cesarini.

Il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pubblico

 

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ECONOMIA

UN GREEN NEW DEAL PER SFUGGIRE ALLA TRAPPOLA DELLA SOSTENIBILITÀ NEOLIBERALE

FABIO FIORUCCI RUBEN VEZZONI – 20 marzo 2019

La manifestazione di venerdì scorso ha riportato la crisi ecologica al centro del dibattito pubblico, e questa, al netto delle polemiche spicciole sulla giovane Greta, è senza dubbio un’ottima notizia. Del resto non è la prima volta che figure simili vengono elette a simbolo di una causa più grande (ricordiamo Severn Cullis, che allora dodicenne partecipò al Summit di Rio del ’92), ed è evidente che un’iniziativa di questa portata non possa essere semplicemente il frutto di una ragazzina intraprendente. Una constatazione ovvia che però non intacca le potenzialità politiche della mobilitazione, così come la nobiltà e l’urgenza del suo fine. Molto più di “chi c’è dietro?”, quello che bisognerebbe chiedersi una volta risvegliata l’esigenza di una lotta efficace contro gli squilibri ambientali, è come dare una risposta a queste istanze in una prospettiva concreta e realizzabile.

Non ci accorgiamo certo nel 2019 che i cambiamenti climatici, così come le altre criticità legate all’impatto umano sull’ecosistema, rappresentano una minaccia enorme per il benessere nostro e delle generazioni future. La questione ambientale ha radici lontane, e dai primi movimenti degli anni ’60 a oggi è riuscita a ritagliarsi uno spazio di egemonia sia fra le persone, sia negli apparati istituzionali del mondo occidentale, in particolare in Europa. Dai numerosi programmi delle Nazioni Unite – che iniziarono nel ’72 con la Conferenza di Stoccolma – passando per le agenzie dell’Unione europea, la ricerca scientifica, i gruppi intergovernativi, le commissioni, i panel di esperti, gli accordi internazionali, fino ad arrivare alle strutture dirigenziali delle aziende multinazionali e addirittura, più di recente, delle grandi società di investimento, non c’è ambito istituzionale di alto livello che non si occupi di sviluppo sostenibile, ossia di creare un modello economico «che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri», per citare la commissione Onu che elaborò il concetto nell’87. È doveroso allora chiedersi come mai, nonostante quasi mezzo secolo di impegno delle istituzioni internazionali – alla conferenza di Stoccolma ne seguirono innumerevoli altre, di cui ben 24, negli ultimi 25 anni, dedicate ai cambiamenti climatici –, la situazione rimanga fuori controllo e continui a peggiorare.

La ragione principale è che gli sforzi messi in campo per rispondere a quest’esigenza comune, avvertita in maniera trasversale dalla maggior parte della popolazione, si sono concentrati sull’istituzionalizzare le istanze di cambiamento in modo da renderle conformi, se non addirittura funzionali, all’ordine economico neoliberale. L’ambientalismo è stato declinato, con una logica gattopardesca, in accordo con l’ideologia dominante di una società composta dalla somma degli individui e costruita per il mercato. Il sistema capitalistico è riuscito a contenere al proprio interno la contraddizione ambientale, trasformando una possibile minaccia in uno stimolo per la sua crescita, o almeno per la sua sopravvivenza. All’interno di un modello economico in cui le istituzioni pubbliche servono soltanto a legittimare i mercati e a

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LA SOCIETA’ DELL’OPINIONE

22 Marzo 2019  DI PIERLUIGI FAGAN

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Prima di farvi una opinione sui rapporti tra noi ed i cinesi sarebbe il caso conosciate alcuni fatti. Una volta il giornalismo aveva questa missione, dare i fatti (e scegliere quali fatti è già una opinione) ed accanto esprimere un punto di vista. Ora mettono solo i punti di vista e menomale che siamo la società dell’informazione, sarebbe più corretto dirci “società dell’opinione”.

I fatti dei rapporti che i cinesi stanno tessendo con varie parti del mondo sono innumerevoli. Faremo quindi una selezione:

1) La BRI è finanziata da una banca, la AIIB, lanciata dai cinesi a fine 2015 ed oggi finanziata da 70 paesi. Il primo paese occidentale ad aderire prendendo tutti gli altri in contropiede fu la Gran Bretagna. I diritti di voto del suo Consiglio, per dimensioni, vedono la Germania 4°, l’Australia 6°, la Francia 7°, l’UK 9° e l’Italia 11°. Ci sono tutti gli alleati degli USA (incluso Canada ed Israele), tranne gli USA.

2) I cinesi hanno partecipazioni o controllo nei porti di Pireo-Atene, Anversa, Bruges, Rotterdam, Bilbao, Valencia e Marsiglia che è il maggior investimento europeo dopo Pireo. I cinesi hanno acquisito licenza di 25 anni per gestire il principale porto israeliano (Haifa) in cui ci sono moli dedicati e riservati per la Marina degli Stati Uniti d’America (che non hanno gradito), ma ha anche vinto la gara d’appalto per la costruzione di quello che sarà il nuovo più grande porto israeliano, Ashod.

3) Negli ultimi 10 anni la Cina ha fatto 227 acquisizioni in Gran Bretagna, 225 in Germania, 89 in Francia, 85 in Italia. In Israele ha creato un fondo il Sino Israeal Technology Fund con 16 miliardi di dollari, che finanzierà le start up israeliane.

4) Duisburg in Germania è il terminale della Via della Seta ferroviaria, circa 30 treni a settimana arrivano dalla Cina (80% di quelli che arrivano in Europa). La Germania sta trattando l’inclusione di Huawei nella gara sul 5G che curerà in esclusiva l’upgrade di Gelsenkirken a rango di smart city.

5) L’interscambio (2017) con la Cina vede con 179 mld US$ prima la Germania, 54,6 la Francia e solo 42 l’Italia. Nel gennaio 2018 Macron si è recato in Cina, dove ha siglato 20 accordi economici, commerciali e infrastrutturali su

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Morte di David Rossi, parla l’ex presidente dello Ior: “Potevo far saltare il Vaticano”

Antonino Monteleone, per Le Iene, continua a indagare sulla misteriosa morte di David Rossi, capo della comunicazione del Monte dei Paschi. E intervista l’ex presidente dell’Istituto per le opere di religione

Pina Francone – 22/03/2019

La morte di David Rossi, capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, volato da una finestra di Rocca Salimbeni il 6 marzo 2013 continua a rimanere un mistero.

Tante, troppe cose scoperte dal giornalista Antonino Monteleone per Le Iene fanno pensare che si trattò di un omicidio, più che di un suicidio. E nell’ultima puntata dello speciale che la trasmissione di Italia 1 ha dedicato al caso, la “iena” ha intervistato l’ex presidente dello IorEttore Gotti Tedeschi. Il cui nome e numero di cellulare è stato rinvenuto sulla scrivania di Rossi.

L’ex numero uno dell’Istituto per le opere di religione ha rilasciato dichiarazione davvero clamorose chiacchierando con l’inviato delle Iene. In primis sull’ex presidente Mps Giuseppe Mussari“Mussari non voleva comprare l’Antonveneta. Della vendita se ne occupò Rothschild. Mussari era entusiasta della fusione, non dell’acquisto. Chi volle l’acquisto era la Fondazione…”.

Dunque, circa i quattro conti correnti presso lo Ior che sarebbero stati aperti da uomini riconducibili alla Fondazione, Gotti Tedeschi risponde: “Credo che fosse vero. Chi si occupava di questi conti all’interno dello Ior era direttamente *** della Fondazione. E naturalmente col presidente, ma mi tagliavano completamente fuori visto il mio ruolo con Santander nella

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Processo MPS: “5 miliardi Alexandria e Santorini si possono recuperare”

22 Marzo 2019, di Daniele Chicca

Da ormai 15 anni i derivati Alexandria e Santorini mette a repentaglio le finanze di MPS, compromettendone la vendita a un altro gruppo rivale.Si tratta di due strumenti finanziari che si presume siano stati occultati nei bilanci, con scambi “solo figurativi” di Btp, per nascondere perdite di diverse centinaia di milioni. Le cause legali in corso vengono considerate tuttora un peso che andrebbe a gravare sulla nuova MPS.

Ma secondo un esperto di diritto, la causa sul falso in bilancio da 5 miliardi di euro si potrebbe chiudere in fretta, senza nemmeno convocare testimoni vari. Le prove di falso in bilancio contro gli ex vertici di MPS Alessandro Profumo e Fabrizio Viola sono inconfutabili, secondo l’avvocato Paolo Emilio Falaschi, secondo cui l’attuale amministratore delegato di Leonardo, Viola e Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale, hanno contabilizzato titoli che non avevano mai comprato.

 

In tutto si parla di cinque miliardi di derivati, tra Santorini e Alexandria, che sono costati il rinvio a giudizio ai tre dirigenti. L’anno scorso durante l’udienza preliminare sulla presunta scorretta contabilizzazione dei derivati, la Procura aveva chiesto per tutti gli imputati il proscioglimento.

Il processo MPS sul caso dei derivati Alexandria e Santorini è “documentale”, dice però Falaschi, perché “risulta chiaramente dai documenti che abbiamo prodotto e che sono nel fascicolo. Non c’è bisogno di testimoni che vengono a interpretare questi documenti, che sono chiarissimi”.

Il dibattimento a Milano è cominciato lunedì scorso con la testimonianza dell’ex direttore generale di Bankitalia ed ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, e del capo della Vigilanza della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo. Di fronte ai due testimoni indicati a inizio settimana, l’avvocato ha ritenuto opportuno “depositare questo documento che sarebbe il resoconto stenografico dell’audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Milano Giordano Baggio”.

MPS: 5 miliardi “mai pagati, ma contabilizzati”

Nel documento si dice che il pubblico ministero aveva svolto delle indagini approfondite. Con l’obiettivo di verificare se i titoli oggetto dell’operazione Alexandria e Santorini (5 miliardi di euro in tutto) fossero effettivamente stati scambiati tra le parti. “Il pm aveva accertato che questi titoli di Stato non erano mai stati acquistati e mai pagati da MPS”, sottolinea Falaschi.

“Nei documenti era facile verificare tutto”, osserva il legale in un intervento video (vedi sotto), “visto che cinque miliardi di euro sono pari, all’epoca, a quasi 10 mila miliardi di vecchie lire“. Sono tanti soldi, tutti usciti dalle casse di MPS. Baggio aveva detto nell’udienza – che è il resoconto stenografico della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario italiano da parte di – che a a causa di ciò anche i capi di Nomura e Deutsche Bank erano stati rinviati a giudizio.

Ciononostante “non si muove nessuno di Comune, Provincia e Regione”, denuncia Falaschi, “perché sarebbe come accusare automaticamente Profumo, Viola e Salvadori“, i quali sono accusati di falso in bilancio. “Hanno contabilizzato questi titoli senza averceli nel 2012, 2013, 2014, 2015 e 2016”.

“Prima di andarsene via” come dice Falaschi, i vertici “fecero transazioni per 380 milioni” con Nomura su Alexandria e con Deutsche Bank su Santorini. Il riferimento è alle operazioni del 2015 e 2013, rispettivamente, con cui la banca archiviò l’oneroso contratto firmato con le banche. Va detto che la banca senese ha citato per danni la società giapponese, chiedendo almeno 750 milioni di euro.

Ultima chance per fare tornare MPS nelle condizioni in cui era

L’articolo 245 del codice civile stabilisce che il contratto è nullo se è stato stipulato dalla volontà comune di entrambe le parti di occultare l’illecito. È l’articolo a cui intende fare appello Falaschi per aiutare MPS a rafforzarsi finanziariamente. Il falso in bilancio riguardante i 5 miliardi che erano stati contabilizzati senza che fossero stati comprati “è scritto nei documenti ed è l’ultima possibilità che rimane per fare tornare la banca nelle condizioni in cui era“.

L’avvocato Falaschi da anni si batte per fare giustizia e si era candidato anche a

 

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Perché Salvatore Rossi lascia Bankitalia

Dietro l’addio ci sono anche motivi personali, ma soprattutto l’insistenza del governo nel chiedere “discontinuità”. E le vecchie ruggini sulle stime riviste al ribasso della crescita italiana nel 2019. Il retroscena.


Salvatore Pacifico – 19 marzo 2019

Il governatore Ignazio Visco, dicono ambienti vicini a Bankitalia, non sarebbe stato d’accordo. Ma questo non è bastato a Salvatore Rossi, che alla fine ha annunciato di non essere disponibile a un nuovo incarico come direttore generale di via Nazionale e come presidente dell’Isvass, l’autorità di vigilanza sul mercato assicurativo. Chi lo conosce dice che alla base della scelta di Rossi ci sono anche motivi personali. Ma di più ha potuto una politica che nell’ultimo mese gli ha fatto terra bruciata intorno, come dimostrerebbero l’esito di alcuni incontri riservatissimi, che l’economista avrebbe avuto con membri della maggioranza gialloverde. Tutti a ripetere quello che pubblicamente avevano dichiarato – sia pure con toni diversi – il premier Giuseppe Conte e i suoi vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini: in via Nazionale ci vuole discontinuità. Concetto ribadito dal presidente del Consiglio anche in un vertice dei giorni scorsi con Visco.

UNO SCONTRO INIZIATO CON I NUMERI SULLA CRESCITA ITALIANA

La guerra tra Palazzo Chigi e Palazzo Koch ha avuto il suo avvio lo scorso gennaio quando la Vigilanza ha quasi dimezzato le prospettive di crescita dell’esecutivo: dal 1 per cento allo 0,6 nel 2019, numeri che da soli annunciano quanti scossoni arriveranno dai mercati e dall’Europa sull’Italia dopo le elezioni. Nell’immaginario della maggioranza il responsabile di questa sortita è stato proprio Rossi, ben visto dal Quirinale e dal Pd, conSergio Mattarella che in passato l’avrebbe visto con piacere come ministro dell’Economia. Di Maio sottolineò che quelli prevenute da via XX Settembre erano «stime apocalittiche che arrivano dalla stessa Bankitalia che ci ha lasciate le banche in queste condizioni perché non ha sorvegliato. Sono diversi anni che non ci prende».

Per tutta risposta Cinquestelle e Lega rilanciarono sulla commissione d’inchiesta sulle banche, sulla possibilità di utilizzare le riserve auree per tagliare il debito e sulla proprietà dell’organismo, con i grillini che provarono a far entrare nel decreto Genova anche il cosiddetto emendamento contro le “porte girevoli”, cioè per vietare per sei anni dalla loro uscita agli ex funzionari di Bankitalia di

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L’attacco alle Popolari fu una manovra per aiutare i colossi europei

 

La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea – che ha annullato il provvedimento della Commissione con cui l’organo Ue considerò aiuto di Stato l’intervento del Fondo di tutela dei depositi per il salvataggio di Banca Tercas nel 2014 – è un fulmine a ciel sereno nella politica europea. E può ribaltare tutta la storia dei salvataggi delle banche italiane.

Quella decisione produsse effetti gravissimi sul sistema bancario italiano. Perché fu proprio quella decisione dell’Unione europea su Tercas  a porre il problema del salvataggio delle quattro banche italiane (Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti) nella seconda parte del 2015. Uno strumento con cui di fatto si diede il via al mutamento di tutto il sistema delle banche popolari promosso dal governo Pd a guida Matteo Renzi.

Corrado Sforza Fogliani, presidente dell’Associazione nazionale fra le banche popolari, ha parlato della decisione in una intervista a La Verità in cui non ha usato mezzi termini, puntando il dito contro la decisione del governo Renzi di cedere di fronte alle pressioni imposte da Bruxelles. “Mi spiego il comportamento tenuto dal governo Renzi sulle quattro banche solo pensando a come poi le cose sono andate a finire: una sorta di anticipazione forzata del bail in (che tecnicamente sarebbe entrato in vigore solo dal 1° gennaio successivo), e una vera e propria campagna di diffamazione contro le banche popolari per giustificare la cosiddetta ‘riforma’, in realtà una controriforma, che nel frattempo era stata approvata da Matteo Renzi, e che avrebbe portato otto delle grandi banche popolari su dieci a convertirsi in spa”. E il presidente dell’Associazione accusa anche un certo sistema mediatico che ha parlato da subito di “popolari” quando in realtà tre di essere erano formalmente “Casse”. Quindi con un sistema molto diverso.

Come spiegato da Sforza Fogliani, la decisione della Commissione europea provocò la risoluzione delle quattro banche con 100mila azionisti e 12mila obbligazionisti messi in ginocchio. Ma in quel caso, nessuno pose il problema del fatto che non fosse un “aiuto di Stato”. Fogliani fu uno dei pochi che alzò il dito contro la decisione europea dicendo che il fatto che fosse l’Ue a chiedere il fallimento

 

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Quanto è costato all’Italia l’errore della Commissione (europea) sulle banche?

21 MARZO 2019 – ANDREA MURATORE

 

La Corte Ue ha dato ragione all’Italia e bocciato su tutta la linea la Commissione stabilendo che l’intervento del Fondo interbancario di tutela depositi (Fitd) sul caso Tercas, andato in scena nel 2015, non è da considerare come aiuto di Stato. Ribaltando in questo modo una decisione presa all’epoca dall’Antiturst comunitario su iniziativa del commissario europeo alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager.

La sentenza è storica perché ribalta il paradigma interpretativo dell’azione del Fitd, consorzio obbligazionario impiegante denaro privato e non fondi pubblici, nella risoluzione delle crisi bancarie. In virtù dello stop su Tercas, il fondo non poté infatti giocare un ruolo cruciale nella crisi delle banche italiane del biennio successivo, conclusosi con un vero e proprio bagno di sangue per la nostra finanza. Quattro banche (Etruria, Chieti, Ferrara e Marche) mandate gambe all’aria dall’applicazione rigorosa delle normative sul bail-in, Monte dei Paschi di Siena presa sotto amministrazione diretta dello Stato, Carige che ha riproposto nel 2019 tutte le sue criticità.

Banche italiane all’attacco

Il presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Antonio Patuelli, ha dichiarato che l’Abi nei prossimi giorni esaminerà ogni possibilità giuridica, per chiedere e ottenere risarcimento dalla Commissione europea, incassando il doveroso risarcimento che, allo stato attuale delle cose, si quantificherebbe come difficile da valutare ma decisamente oneroso. Il Fitd stesso, sottolinea Today“ritiene che il ‘salvabanche’ ha avuto costi più elevati di 1,5 miliardi di euro rispetto a quelli che avrebbe garantito un intervento del Fondo con le modalità inizialmente previste per Tercas e che si sarebbero potute applicare anche agli altri istituti. Compresi nei successivi casi di Mps

 

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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

La circolare Inps sulla rivalutazione delle pensioni

A partire dal mese di aprile verrà applicato il taglio dell’adeguamento all’inflazione per gli assegni superiori a tre volte il minimo. Poi scatterà anche il conguaglio. Ecco gli importi da restituire.

L’Inps, con una circolare appena pubblicata, ha chiarito che dal prossimo primo aprile le pensioni superiori a tre volte il minimo (oltre i 1.522 euro al mese) subiranno una rimodulazione della perequazione rispetto all‘inflazione, così come previsto dalla legge di bilancio varata dal governo M5s-Lega.

IL TAGLIO RIGUARDA 5,6 MILIONI DI PERSONE

I trattamenti interessati sono 5,6 milioni. Per circa 2,6 milioni delle posizioni interessate la riduzione media mensile dell’importo lordo risulta di 28 centesimi. Per i trattamenti fino a tre volte il minimo la rivalutazione è piena, mentre per gli altri la rivalutazione rispetto all’inflazione andrà dal 97% per i trattamenti tra le tre e le quattro volte il minimo (da 1.522 a 2.029 euro al mese) al 40% per i trattamenti superiori a 4.569 euro. Di fatto, se le pensioni fino a 1.522 euro riceveranno un incremento dell’1,1% quelle oltre le nove volte il minimo recupereranno solo lo 0,44%.

QUANTO DOVRANNO PAGARE I PENSIONATI PER IL CONGUAGLIO

Nei prossimi mesi, inoltre, l’Inps chiederà il conguaglio di quanto indebitamente percepito nei primi tre mesi del 2019, visto che la nuova perequazione andava applicata già dal primo gennaio, ma visti i tempi lunghi richiesti per l’approvazione definitiva della manovra non è stato possibile farlo. L’operazione di ricalcolo effettuata dall’istituto di previdenza ha riguardato i trattamenti di importo complessivo lordo superiore a tre volte il minimo. Per importo complessivo lordo s’intende la somma di tutte le pensioni di cui un soggetto è titolare, erogate sia dall’Inps che dagli altri enti previdenziali, assoggettabili al regime della perequazione cumulata. Dal ricalcolo, l’importo lordo complessivo dei trattamenti pensionistici dovuto da gennaio 2019 risulta inferiore a quello già calcolato sulla base dei criteri previgenti alla riforma. Nei prossimi mesi l’Inps comunicherà ai pensionati le modalità di recupero delle somme. Il Sole24Ore ha fatto una simulazione, per provare a stimare l’importo dei conguagli:

  • Una pensione fino a 1.522,26euro non subirà alcun taglio, dunque il conguaglio è

 

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CGIL contro i lavoratori: espone bandiere dell’UE

22 marzo 2019 – Roberto Vivaldelli

Giovedì scorso, presso tutte le sedi e le strutture di Cgil, Cisl e Uil sono state esposte le bandiere d’Europa come «segno di forte identità europeista». E rimarranno esposte sino alle elezioni europee del 26 maggio. «I sindacati confederali Cgil Cisl Uil – si legge in una nota unitaria pubblicata dall’Ansa – hanno contribuito fattivamente nella loro storia alla formazione dell’Unione europea pensata come spinta propulsiva ad una nuova comunità transazionale che si riconoscesse nei valori della democrazia, della coesione sociale, del lavoro, dell’uguaglianza e della pace.

«In coerenza con il nostro cammino di sostegno e supporto di questi valori in questi tempi particolarmente delicati su questo versante si invitano le strutture a dare un segno di forte identità europeista, esponendo la bandiera

 

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Russiagate, il rapporto Mueller assolve Trump: “Nessuna cospirazione”

Di Ludovica Colli – 25 Marzo 2019

Il consigliere speciale Robert Mueller non ha trovato alcuna prova che dimostri che qualsiasi cittadino americano o funzionario della campagna Trump abbia consapevolmente cospirato con la Russia in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2016. È quanto dice il procuratore generale William Barr in una lettera inviata al Congresso.

E’ questo un primo proscioglimento di Donald Trump nell’ambito del Russiagate. Infatti, il rapporto “ha stabilito che nessun membro della campagna Trump ha commesso il reato di associazione a delinquere o si è coordinato con il governo russo nelle sue attività di interferenza delle elezioni”. Nella missiva di quattro pagine, firmata dal ministro della Giustizia, si spiega che l’inchiesta di Mueller è stata articolata in due tronconi, il primo riguarda, appunto, le interferenze russe in Usa 2016, il secondo esamina invece

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I video virali di un reporter indipendente smontano la narrazione di un Venezuela in miseria

09/02/2019 Massimo Bordin

VIDEO QUI:  https://youtu.be/TdQG8ETVDzU

Si fa chiamare Diego l’Argentino ed i suoi video su twitter sono diventati virali. Sono video girati giorno per giorno direttamente dal Venezuela e raccontano un Paese completamente diverso da quello presentatoci dai media tradizionali, secondo i quali in Venezuela non ci sarebbero beni di prima necessità sui banconi dei supermercati e gli abitanti di Caracas passerebbero la giornata a rovistare nei bidoni della spazzatura.

Io stesso rimango scettico sulle condizioni economiche del Venezuela,

Continua qui: http://micidial.it/2019/02/i-video-virali-di-un-reporter-indipendente-smontano-la-narrazione-di-un-venezuela-in-miseria/

 

 

 

Istruzioni per salvare l’Italia e l’Europa

Alessandro Bramucci  – 11 Marzo 2019

 

Rilanciare la domanda tramite investimenti in infrastrutture, nuove tecnologie, ricerca. Sono i punti suggeriti dal DIW di Berlino all’Italia nel suo Weekly Report dal titolo “Italy must foster high growth industries”. Ma sono sufficienti?

“È fondamentale che l’Italia ritorni sul sentiero della crescita, non solo per il suo stesso interesse ma per il successo dell’Unione europea a dell’area euro”. Si è occupato dell’Italia il centro studi di Berlino DIW (Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung) mettendo in evidenza come a più di dieci anni dalla crisi finanziaria che ha colpito duramente l’economia mondiale ed europea in particolare, l’Italia rimanga tra i Paesi peggiori in termini di performance economiche.

I dati sul PIL mostrano che l’Italia è ancora ben al di sotto dei livelli del 2007 e che il Paese è cresciuto meno rispetto a Spagna e Portogallo. Anche se con leggeri segnali di miglioramento, anche il mercato del lavoro rimane lontano dai valori precedenti alla crisi senza mostrare alcuna ripresa sostanziale. Consumi ed investimenti rimangono al di sotto dei livelli del 2007 insieme alla spesa pubblica, che dopo le politiche espansive immediatamente successive alla crisi, dall’inizio del 2011 è diminuita drasticamente fino a raggiungere livelli precedenti a quelli del 2007. Dal 2012 è da registrare l’aumento delle esportazioni nette, continua lo studio, probabilmente dovuto alla contrazione delle importazioni più che ad un aumento dell’export. C’è inoltre un forte problema di competitività rappresentato dall’elevato costo unitario del lavoro e legato alla bassa produttività, costo unitario del lavoro che è invece diminuito in Spagna e Portogallo, aggiunge lo studio.

Le politiche di austerità si sono dimostrate inefficaci, continua l’articolo. Il rapporto debito pubblico/Pil è aumentato dal 102 percento del 2007 al 130 percento del 2018 a causa delle dinamiche negative del Pil e degli elevati tassi di interesse sul debito. Questo, nonostante gli sforzi del Paese nel raccogliere avanzi primari da un elevato numero di anni (dai primi anni Novanta,

Continua qui: http://sbilanciamoci.info/istruzioni-tedesche-per-salvare-litalia-e-leuropa/

 

 

 

 

LA CHIESA CONDANNA SALVINI, MA CON CHE FACCIA? (mettere preti, immobili e miliardi dove stanno le preghiere)

20 07 2018   RILETTURA

La Chiesa di Bergoglio si cucia la bocca prima di condannare Salvini, ipocriti.

E’ facile sparare su Matteo Salvini il “razzista“, il “sorridente sui cadaveri color scuro“, perché Matteo Salvini è in effetti colpevole di ambiguità umanitaria. Primo, non ha mai preso chiare distanze dal razzismo becero e disumano a cui il suo trionfo ha dato la stura in Italia. Chi non vive sui Social non immagina l’orda di bruti e soprattutto brute fasci-nazi-razzisti che dilaga là fuori al grido “Non toccate Salvini” e il porcile agghiacciante che arrivano a pronunciare su quella che è una tragedia storica. Secondo, il leader leghista si contenta di risbattere il problema là dove si è originato, e non ha neppure l’ombra di un disegno politico sistemico di cui l’Italia si faccia portavoce nel G7 per fermare gli immensi flussi (fra 12 anni 1,3 miliardi d’indiani avranno la metà dell’acqua per vivere, e dove vanno?). Questo è meno che umano nel momento in cui Salvini non dice che i migranti, soprattutto quelli economici, hanno crediti di trilioni di dollari e di centinaia di milioni di vittime verso le nostre società, perché sulle loro risorse è stato creato tutto ciò che abbiamo, e ancora accade. Sarebbe gradito che un Paolo Becchi suggerisse a Matteo Salvini di rimediare con urgenza a entrambi i punti, mentre giustamente ferma gli arrivi caotici in Italia.

Ma che a crocifiggere il leghista sia la Chiesa è molto oltre l’inaccettabile.

Nel 2014 il Ministro delle Finanze Vaticane, Cardinale George Pell, disse che “… abbiamo scoperto centinaia di milioni di euro nascosti in conti dimenticati di cui non avevamo rendicontazione”. E questi sono solo gli

Continua qui: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=1604

 

 

 

POLITICA

Xi Jinping a Roma, l’Italia cavallo di Troia nel risiko Cina-Usa?

Il presidente cinese firmerà nella capitale un memorandum d’intenti sulle nuove Vie della Seta. Ma è il momento giusto, mentre l’Ue annaspa sulla Brexit e gli Usa maltrattano gli alleati? E soprattutto: è il governo giusto?

 

Simone Cosimi Giornalista 22 MAR, 2019

In politica, specialmente quella internazionale, i vuoti si riempiono rapidamente. Così, dopo due anni di trumpismo a colpi di dazi che non hanno fatto grandi distinzioni fra amici e nemici, la Cina porta a casa un risultato che riempie un (grosso) pezzo di quel vuoto: quel risultato si chiama Italia, il primo Paese del G7 e primo fra i fondatori dell’Ue ad aderire ai faraonici progetti logistico-commerciali, molti dei quali in realtà già operativi, delle nuove Vie della Seta, la cosiddetta Belt & Road Initiative.

Lo fa con un memorandum d’intenti che il presidente Xi Jingping – prima visita a Roma di un leader cinese dopo dieci anni, nel giugno 2009 arrivò Hu Jintao al G8 dell’Aquila – firmerà domani. Un segno che gli equilibri mondiali sono definitivamente mutati. Un pericolo per i sistemi liberaldemocratici e i loro modelli di sviluppo ma anche un’enorme

Continua qui: https://www.wired.it/attualita/politica/2019/03/22/xi-jinping-roma-cina-via-della-seta/

 

 

 

Il ‘Reichstaat’ dell’UE in mezzo al caos sistemico: presagi di una ‘lunga guerra’

22 Marzo 2019  DI ALASTAIR CROOKE

 strategic-culture.org

“Se l’euro fallisce, anche l’UE fallisce”, parola di Angela Merkel. “Oggi è davvero possibile che l’intero progetto europeo fallisca: l’unione monetaria non è più considerata irreversibile, così come l’UE” scrive il professor Guido Montani dell’università di Pavia [nell’articolo originale compare Padua, ovvero Padova ma il professore lavora a Pavia, ndt].

D’accordo, ma la natura profondamente strutturale della crisi ed il contemporaneo senso di pericolo legato alla Germania e alle euro-élite suggeriscono che qualsiasi soluzione sarà causa di dolorosi litigi, vedi il caso Brexit. E’ un assaggio e al tempo stesso un avvertimento dell’imminente rottura dei vincoli di coesione nazionali.

Dopo anni di austerità e stagnazione all’interno di alcuni stati europei, è ormai evidente che struttura e cultura della UE (entrambe pretese dalla Germania postbellica) stiano facendo i conti con un crescente senso di fastidio e richieste di cambiamento tanto da parte dei paesi membri quanto, cosa alquanto significativa, persino da parte della Germania.

Sarebbe comunque completamente fuorviante ridurre questi fenomeni esclusivamente a fattori di austerità monetaria e fiscale. La richiesta di cambiamento riflette anche la divisione culturale in atto. Tale divisione giace sia nel cuore della Germania che all’interno degli altri Stati europei.

Dal punto di vista strettamente tedesco viene sfidata la mentalità del Reichstaat [ndt: per Reichstaat si intende la Germania nazista] che ha formato l’unione monetaria europea, e la nozione di ‘impero’ con popoli differenti che hanno convergenze sui ‘valori’ transnazionali europei che si realizzano attraverso le austere direttive emanate dal governo centrale su regole, leggi e controlli fiscali.

Fisicamente la divisione della Germania è simboleggiata dal fiume Elba che marca una linea grosso modo diagonale dal Mare del Nord alla frontiera polacca-ceca e che è stato storicamente ben più di un corso d’acqua per almeno 21 secoli. Gli imperatori romani non osarono avventurarsi oltre l’Elba, che segnò il confine orientale anche dell’impero di Carlomagno. Rappresenta una barriera che ha resistito fino ad oggi con effetti molto tangibili. Tre decenni dopo la caduta del muro la spaccatura tra Germania Est e Ovest è ancora palpabile.

Un leader di Alternative für Deutschland [partito euroscettico di estrema destra, ndt] della Sassonia-Anhalt lo spiega così: “Diciamo le cose come stanno: AfD non vuole alcuna rivoluzione, ma chiediamo profonde riforme che rendano la nazione adeguata alla mentalità della Germania Est e agli stimoli che qui nascono” auspicando un ritorno alle “classiche virtù prussiane quali coerenza, senso di giustizia, onestà, disciplina, puntualità, ordine, lavorare sodo e senso del dovere” in contrapposizione con il contemporaneo liberalismo zeppo di sensi di colpa.

L’emergenza relativa ad una ragionevole alternativa alle politiche ufficiali della CDU [il partito della Merkel, ndt] è importante proprio per il ruolo storico di quel partito nel formare la struttura dell’UE e nell’imporre i propri valori.

Noah Strote, studioso di storia tedesca, scrive così: “I fondatori della CDU, la maggioranza dei quali provenivano dalle regioni occidentali dove il cattolicesimo è storicamente sempre stato più radicato, originariamente supportarono il nazismo. La scelta non fu frutto del caso, ma di paure demografiche: l’uomo che sarebbe diventato il segretario di partito e primo cancelliere, Konrad Adenauer, non era solo nel pensare che la parte nordorientale della nazione -il cuore della Prussia avente Berlino come capitale- fosse popolata da meticci di ogni sorta: asiatici, persone non totalmente di razza bianca la cui cultura non-cristiana rappresentava un pericolo. Mentre Hitler già prima di conquistare il potere destava sospetto per molti motivi, Adenauer almeno si stava dedicando a proteggere l’identità cristiana nazionale da tali elementi perniciosi….

Dopo la SGM quegli uomini politici si misero in luce per avere offerto una nuova visione della Germania, dell’Europa e delle politiche internazionali stavolta assieme ad un partner più affidabile e potente- gli Stati Uniti d’America. Distanziandosi dal nazismo, si fecero portavoce di politiche di tipo cristiano basate su valori quali libertà individuale, libertà economica e apertura culturale. Tale visione risultò molto attraente per gli occupanti americani che finirono per favorire l’ascesa della CDU…..anche la segreteria della CDU di Adenauer fu segretamente compiaciuta del fatto che il cuore della loro patria fosse sigillato contro l’invasione asiatica…..

Ciò che l’AfD vuole dimostrare è che né la Merkel né la CDU oseranno mai combattere per ciò che è sempre stato il loro valore primario: preservare la cultura tedesca ed europea (cioè fermare l’immigrazione). Così facendo rivelano la tensione (ipocrisia?) inerente il programma politico della CDU: l’assunto rimosso secondo cui si rende necessaria una maggioranza etnica per portare avanti il loro progetto.

Così l’AfD afferma di non meritarsi l’appellativo di “nazionalista bianco” più di quanto non se lo meritarono i sostenitori storici della CDU…e la parola “alternativa” ha il doppio ruolo di definire gli scopi del partito e di essere il vero difensore della identità cristiana della Germania e dell’Europa”.

Ciò che l’AfD dice è che la visione della Merkel e della CDU di uno Reichstaat europeo non sta fallendo solo come veicolo economico (particolarmente per avere concentrato tutto il benessere nella Germania occidentale) ma sta fallendo anche nel preservare la coerenza interna dell’Europa. Fermare la recente immigrazione musulmana è essenziale per garantire una certa omogeneità culturale che non metta troppa pressione alle popolazioni locali (per preservare l’omogeneità nazionale serve cioè sconfiggere la globalizzazione).

Stiamo qui vedendo due divisioni: l’intera Germania Est (che era molto più estesa prima del 1945) è stata per 800 anni una terra contesa tra tedeschi e slavi fino a quando la Prussia conquistò ed annesse l’intera Germania tra il 1866 ed il 1871. L’eredità di questa unificazione è stato il malcelato senso di quell’onnipresente ed ostile Altro, non interamente ‘bianco’ verso cui Adenauer indirizzava le proprie attenzioni.

In altre parole rimane la spaccatura tra la CDU della Germania dei ‘bravi tedeschi’ (liberali, democratici, affidabili e a prova di crisi) e i ‘cattivi tedeschi’ della Germania orientale formati da esperienze molto differenti secondo Konstantin Richter: “Per chi venne istruito nella ex DDR…non esisteva alcun riconoscimento di colpa e nessun senso di espiazione. (I socialisti dell’Est consideravano piuttosto la Germania Occidente come l’unico successore della Germania nazista). Di conseguenza molti tedeschi orientali sentono che l’identità del ‘buon tedesco’ non appartiene loro, e provano un autentico rifiuto verso questa impostazione culturale….la chiamano Schuldkult, ovvero “il culto del senso di colpa”.

Se il lettore dovesse notare delle somiglianze con l’attuale situazione negli USA (i ‘deplorables’ che rifiutano il ‘senso di colpa’ di essere bianchi) e con l’esperienza italiana del ‘Mezzogiorno’ (che rifiuta l’affronto di essere considerato ‘sud arretrato’) avrebbe sicuramente ragione.

Così la seconda fase di questa domanda di cambiamento diventa una seria rivolta contro la visione del Reichstaat tedesco e quanto necessario per farlo diventare (assieme all’Europa) un vero impero economico europeo.

L’aspetto economico relativo alla disaffezione verso l’attuale condizione paneuropea, comunque, trae origine dalla traumatica esperienza dell’iperinflazione presente tra le due guerre, alla Grande Depressione degli anni ‘30 e all’erosione sociale che ne conseguì. Per esorcizzare questi fantasmi la Germania deliberatamente cacciò la UE in un sistema automatico di austera disciplina fatta rispettare dalla BCE, a sua volta controllata dalla Germania stessa.

L’intera gestione è stata blindata grazie a specifici automatismi (ovvero dai ‘meccanismi autostabilizzanti’ introdotti dalla UE). Tutto questo fu concesso da parte degli altri Stati europei in quanto era l’unico modo (così fu detto) affinché la Germania concedesse di mettere il proprio pregiato marco nel calderone comune dello SME.

Il professor Paul Krugman lo spiega bene:

Come riuscì l’Europa a realizzare una politica monetaria comune? Grazie ad una ben calcolata dose di ipocrisia. Sebbene lo SME fosse per principio un sistema simmetrico dato che ogni Stato doveva essere trattato in modo uguale, nella realtà fu tacitamente imposta l’egemonia tedesca: la Bundesbank metteva i tassi di interesse che le facevano più comodo mentre le altre banche centrali facevano l’impossibile per mantenere le loro valute ancorate al marco. Questa situazione permise al sistema di mantenere due fattori apparentemente inconciliabili: l’insistenza dei tedeschi che ancora ricordano tanto l’iperinflazione del 1923 ed il miracolo economico che seguì l’introduzione di una nuova moneta stabile nel 1948, che la loro amata Bundesbank amministrò con determinazione; e l’imperativo politico secondo cui qualsiasi istituzione europea deve assomigliare ad una associazione tra pari e non invece, hmm, un Reich. Gli europei sono una razza subdola.

Con l’attuale unione monetaria questa raffinatezza non può funzionare in quanto una autentica valuta unificata deve avere un’istituzione -la Banca Centrale Europea- che ne regola il funzionamento. Come potrebbe questa istituzione garantire ad ogni nazione uguale peso mentre soddisfa le esigenze tedesche di rigore monetario? La risposta consiste nel dotare il nuovo sistema di guida automatica, pre-programmandola in modo da garantire che vengano eseguiti ordini come se la Germania fosse l’unica a comandare. Per iniziare la nuova banca centrale -la BCE- doveva essere un istituto autonomo il più possibile libero da influenze politiche. Poi doveva avere un mandato molto chiaro e stringato: stabilità dei prezzi, punto. Nessuna responsabilità per questioni viscide come occupazione o crescita. Terzo: il capo della BCE con mandato di otto anni doveva essere più tedesco dei tedeschi: W. Duisenberg fu a capo della banca centrale olandese nel periodo in cui il suo lavoro consisteva quasi interamente nel mettere in cattiva luce tutto ciò che la Bundesbank faceva.

Infine per evitare il caso che i governi avessero voluto usare il loro potere per controllare le tasse e le spese per sfidare la BCE sul piano monetario, la Germania impose il ‘patto di stabilità’ che limita la capacità dei governi di eurolandia di disporre di deficit a bilancio.

Der Spiegel in un editoriale del Marzo 2015 nota come non sia sbagliato parlare del sorgere del ‘quarto Reich’: “Può sembrare assurdo dato che la Germania odierna è una affermata democrazia senza più tracce di nazionalsocialismo- nessuno associa la Merkel a Hitler. Ma parlare di ‘Reich’ o impero non è del tutto fuori luogo. Il termine si riferisce ad un dominio con un potere centrale che esercita il proprio controllo su diversi popoli. Sarebbe quindi sbagliato, basandosi su questa definizione, parlare di Reich tedesco in ambito economico?”

Un ambizioso ‘progetto imperiale’ mentre viene messa in discussione sempre di più la verifica dei fatti: “la Germania non ha creato stabilità…ma instabilità in Europa. La retorica tedesca si concentra sulla stabilità: parla di ‘unione di stabilità ed è orgogliosa della propria Stabilitätskultur o cultura della stabilità. Ma la definizione di questo concetto è molto stringata: significa stabilità dei prezzi e niente di più. Nei fatti quando cerca di esportare la propria cultura della stabilità, la Germania crea instabilità in senso ampio…Molti altri paesi dell’eurozona vedono le regole come asservimento agli interessi nazionali tedeschi piuttosto che ai propri, spiega Hans Kundnani nel suo “The Paradox of German Power”.

Esattamente come la Bundesbank fissò il tasso di cambio 1:1 all’unificazione delle due Germanie

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/il-reichstaat-dellue-in-mezzo-al-caos-sistemico-presagi-di-una-lunga-guerra/

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Rubbia: la bufala del clima. Emissioni zero col gas naturale

Scritto il 22/3/19

 

Il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi pensiamo, probabilmente sbagliando, che se tenessimo sotto controllo la CO2, il nostro clima resterebbe costante. Questo non è assolutamente vero. Durante l’ultimo milione di anni, la Terra era dominata da periodi di glaciazione con temperature a -10 gradi, tranne brevissimi periodi con temperature paragonabili a quelle di oggi. L’ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento climatico che conosciamo, con l’agricoltura e lo sviluppo alla base di tutta la nostra civilizzazione. Ora, negli ultimi 2.000 anni ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei romani, ad esempio, Annibale è venuto in Italia attraversando le Alpi con gli elefanti. Oggi non potrebbe più farlo, perché la temperatura della Terra è inferiore di un grado e mezzo. C’è stato un periodo, nel medioevo, con una piccola glaciazione. Sì, intorno all’anno Mille c’è stato un aumento moderato delle temperature, simile ai tempi dei romani, e poi però c’è stata una mini-glaciazione – tra il 1500 e il 1600 – con fenomeni che hanno creato problemi di sopravvivenza alle popolazioni del Nord Europa, come i vichinghi. Se restiamo al periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati cambiamenti climatici sostanziali che sono avvenuti nen prima dell’effetto antropogenico, l’effetto serra.

Per esempio, negli anni ‘40 c’è stato un cambiamento sostanziale. Poi c’è stato un cambiamento di temperatura che in qualche modo tiene conto della presenza dell’uomo. Non dimentichiamo che quando sono nato io la popolazione della Terra era 3,7 volte più piccola di quella di oggi. E il consumo energetico primario è aumentato 11 volte, nella mia vita. Quindi una cosa impressionante, esplosiva, che però ha avuto effetti molto strani e molto contraddittori, per quanto riguarda il comportamento del pianeta. Vorrei ricordare che dal 2000 al 2014 la temperatura della terra non è affatto aumentata: è anzi diminuita di 0,2 gradi. Negli ultimi 15 anni non abbiamo osservato

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2019/03/rubbia-la-bufala-del-clima-emissioni-zero-col-gas-naturale/

 

 

Il “transumanismo”? Un trucco per farsi belli agli occhi del Progresso

L’ibridazione fra corpo umano e macchine è il frutto di un illuminismo illiberale

Corrado Ocone – 16/03/2019

Si intitola Della bellezza dei corpi. Il risveglio della sensualità pagana, il nuovo libro di Riccardo Campa, appena uscito per D editore (pagg.227, euro 14,90).

Per inquadrare il volume è però necessario spendere due parole sull’autore, professore di sociologia all’università Jagellonica di Cracovia, ma soprattutto fondatore (nel 2004) e presidente onorario dell’Associazione Italiana Transumanisti.

Che cosa sia il transumanismo è presto detto: la più radicale delle correnti filosofiche che, non ancora molto studiate e frequentate in Italia, vengono collocate sotto la più comprensiva etichetta di «postumanismo». Esso non solo si pone il problema del rapporto dell’uomo con le nuove tecnologie (biotecnologia, intelligenza artificiale, bioinformatica, nanomeccattronica, ecc.), ma addirittura auspica e lavora per la trasformazione e l’ibridazione dell’essere umano con le nuove e potenti protesi che la scienza ci mette a disposizione. Se a noi questa prospettiva sembra inquietante, per i transumanisti essa rappresenta una riappropriazione da parte dell’uomo del suo destino evolutivo: un destino da cui ci avrebbe distratto il dominio bimillenario del cristianesimo. Parafrasando il titolo di un suo precedente libro, quella a cui oggi assisteremmo, secondo Campa, è una vera e propria «rivincita del paganesimo», cioè di un universo mentale e morale che, senza la zavorra del Dio unico

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/transumanismo-trucco-farsi-belli-agli-occhi-progresso-1663435.html

 

 

Aggiustate internet. Oppure chiudetelo

Il nuovo libro di Christian Rocca è un’analisi impietosa dell’era digitale, ma anche un invito a occuparsi del futuro.

di Federico Sarica 22 Marzo 2019

Non fatevi ingannare dal titolo. Non è un libro contro internet questo agile ma fondamentale pamphlet di Christian Rocca che Marsilio manda in libreria dal 21 marzo. È vero, l’assunto da cui parte Rocca – editorialista della Stampa, già colonna del Foglio e direttore di IL, nonché amico e collaboratore di questo giornale – è che il caos politico e sociale in cui ci troviamo sia in gran parte da imputare alla piega che ha preso la rivoluzione digitale con quel che ne sta conseguendo, ma è anche vero che a non più tardi di pagina 11 si legge che «internet è la più grande innovazione della nostra epoca, la sua evoluzione è il prodotto dell’etica libertaria degli anni ’60 e dello spirito del capitalismo delle origini; nasce come antidoto al mondo scongiurato da Orwell e Huxley; è lo strumento congegnato per sconfiggere il totalitarismo e poi sviluppatosi intorno all’idea che la libera circolazione delle informazioni fosse di per sé un fattore di progresso, di conoscenza e di partecipazione alla vita pubblica».

E dirò di più: non solo Chiudete internet non è un libro contro internet. Non è neanche un libro su internet. È un’analisi approfondita e fattuale “opinionated”, ovviamente, con una forte presa di posizione sulle cose raccontate, e non priva di autocritica, né di ironia e voglia di polemizzare nel senso alto del termine (e chi conosce l’autore sa che non potrebbe che essere così; e meno male, visto che di finti imparziali racconti della realtà sta morendo il nostro giornalismo), un’analisi, dicevamo, di come siamo arrivati fino a qui, al “nuovo disordine mondiale”, che lambisce e tiene insieme una serie di temi cruciali e più che mai all’ordine del giorno: la fine dell’opinione

 

Continua qui: https://www.rivistastudio.com/chiudete-internet-rocca/

 

STORIA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

I PRIMI 100 ANNI

 

Prof. Augusto Sinagra – 23 marzo 2019

 

All’ora del Vespro di 100 anni fa a Piazza San Sepolcro a Milano si adunarono reduci combattenti, arditi e futuristi, nazionalisti e socialisti, poeti e sindacalisti rivoluzionari, ebrei, cristiani e agnostici, operai e borghesi. Si unirono a “fascio” e nacquero i Fasci Italiani di Combattimento. Nacque il Fascismo; nacque quella che fu e rimane l’idea più audace, più moderna, più mediterranea e più europea che fosse mai stata prima concepita.

E fu Rivoluzione che si concluse vittoriosamente il 28 ottobre 1922 con la Marcia su Roma.

Fu anche violenza? Si, fu anche violenza in risposta a più grave, altrui violenza. Né le rivoluzioni si fanno chiedendo permesso ed esse si legittimano per il loro esito positivo.

Nacque lo spirito nazionale che significa consapevolezza di sé e rispetto per l’estraneo. Fu senso della solidarietà e di appartenenza e sforzo comune per il bene collettivo. Fu esaltato il lavoro in tutte le sue manifestazioni.

Fu costruito lo Stato sociale con una imponente e poderosa legislazione sociale, dalla Carta del Lavoro, alla previdenza obbligatoria, all’assistenza sanitaria, all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, e si potrebbe continuare a lungo.

Fu il trionfo del lavoro e il superamento della lotta di classe contro il capitalismo e il collettivismo. Era la “terza via”. Alle vacue enunciazioni delle libertà civili e politiche fu anteposta la concreta realizzazione dei diritti sociali ed economici che danno senso e contenuto ai primi. Alla libertà individuale fu anteposta la libertà del Popolo senza la quale non esistono libertà individuali.

Furono difesi i legittimi interessi nazionali, furono difese le idee e la religione, e fu guerra di Spagna. Fu redenzione dei miseri contro la schiavitù millenaria, e fu guerra in Abissinia. Altri Popoli furono accomunati in un comune destino nel nome del Fascio Littorio.

Fu difesa l’integrità territoriale, l’indipendenza politica e la sovranità monetaria ed economica dello Stato.

Furono commessi errori anche gravi come l’inutile infamia delle leggi di discriminazione razziale, ma gli ebrei furono difesi in Italia e all’estero dagli stessi Comandi militari e civili fascisti. Ancora oggi lo testimoniano gli storici israeliani come per esempio Leon Poliakov o Selah Menachem.

Poi fu guerra mondiale provocata e voluta dalle cosiddette demomassoplutocrazie occidentali per distruggere il modello economico e sociale fascista e la sua sovranità monetaria. Con la vergognosa resa incondizionata (non armistizio) sembrò essere la fine della Patria ma uomini in piedi la difendono ancora.

Il Fascismo fu sconfitto sul campo di battaglia e la vittoria fu del nemico esterno e dei nemici interni che tradirono volgarmente. Fino alla oscenità di Piazzale Loreto.

La sconfitta sul campo di battaglia non è però la sconfitta delle idee e sono 100 anni che si parla di Fascismo e se ne parlerà sempre proprio per le idee che esso propugna.

Facciamo paura? Si, facciamo paura ai traditori, agli speculatori, al capitalismo di rapina, ai cosiddetti globalisti di oggi, agli sfruttatori del lavoro altrui, ai nemici dei poveri. Facciamo paura a chi ci vuole servi e asserviti. Facciamo paura ai centri non più occulti della finanza internazionale. Facciamo paura ai mondialisti, a coloro che vorrebbero distruggere la nostra identità e la nostra dignità. Facciamo paura a chi vorrebbe privarci del nostro passato e del nostro futuro.

Facciamo paura alla destra reazionaria e a quella borghesia che antepone i suoi egoistici interessi agli interessi nazionali e alle ragioni del lavoro, creando ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Facciamo paura a coloro che in esecuzione di un perverso disegno criminoso vorrebbero, attraverso l’importazione di masse di clandestini, distruggere definitivamente ogni minimo criterio di socialità, di identità e di sicurezza, sostituendo al lavoro la schiavitù.

Siamo pochi o siamo tanti? Non importa. Quel che importa sono le idee e ciò che attraverso di esse si vuole realizzare. E il filo riconduce a Piazza San Sepolcro all’ora del Vespro.

Il futuro ci appartiene. Veniamo da lontano e andremo lontano.

Noi abbiamo ancora una Bandiera da spiegare al vento e una canzone da cantare al sole, e il Crocefisso precederà sempre i Labari delle nostre legioni.

 

 

 

 

 

 

Storia. Il centenario della nascita del fascismo (1919-2019) nel solco di Renzo De Felice

Pubblicato il 8 Gennaio 2019 da Mario Bozzi Sentieri

 

L’ 8 aprile di quest’anno cadrà il novantesimo anniversario della nascita dello storico Renzo De Felice. Anche la Legge finanziaria, da poco approvata, se ne è ricordata, destinando un contributo per ricordare l’anniversario. Ne siamo ovviamente lieti. E’ un piccolo segnale, ancora più significativo  di fronte ai rigurgiti di un antifascismo becero ed ignorante, strumentale e quindi lontanissimo da qualsiasi approccio storicamente fondato rispetto al  fascismo, a cui De Felice dedicò la sua ricerca, facendo Scuola e scompaginando  interpretazioni che andavano per la maggiore:  dall’idea crociana del Ventennio  inteso  come “parentesi” e come  “malattia morale” alla visione  del  fascismo come risultato di una “fase di assestamento” dei processi  di industrializzazione;  dall’interpretazione  gobettiana che individuava nel fascismo  un prodotto degli antichi mali d’Italia a quella   comunista, che risolveva tutto nell’idea dell’arma estrema  al servizio del capitalismo, sul punto di soccombere sotto la spinta della vittoria proletaria.

Rispetto a questo quadro d’assieme De Felice ruppe con tutte le vecchie scuole interpretative usando i documenti, facendo parlare i fatti, comparando, studiando veramente. Il risultato più immediato fu “un libro serio, documentato, ponderato, scritto, per quanto possibile, senza pregiudizio” – come ebbe a riconoscere, in un articolo, pubblicato dal “Secolo d’Italia”, nel 1965,  uno studioso attento

 

Continua qui: http://www.barbadillo.it/79909-storia-il-centenario-della-nascita-del-fascismo-1919-2019-nel-solco-di-renzo-de-felice/

 

 

 

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