NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 24 GIUGNO 2019

https://www.maurizioblondet.it/il-padre-del-deputato-tedesco-gregor-gysi-che-finanzia-la-ong-sea-watch-fu-agente-stasi-ministro-della-cultura-ed-anche-ambasciatore-in-italia-della-ddr-durante-il-rapimento-moro-non-e-che-dietro-l/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

24 GIUGNO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La moda delle eresie fa rimpiangere le ortodossie

GESUALDO BUFALINO, Il malpensante, Bompiani, 1987, pag. 75

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

CI STIAMO ESTINGUENDO. 1

Amalek, sterminio dei bianchi cristiani: come abbassare il tasso di natalità dei popoli europei. 1

Da leggere con estrema attenzione e pazienza

Ecatombe di alberi in ogni città: intralciano il wireless 5G. 1

1894 e pa psicopolizia

Zapatero: “Quando Berlusconi si ribellò al Fmi, l’Ue iniziò a pensare a Monti” 1

Scuola: castrare i bambini fin dalla nascita?

PER NON DIMENTICARE: I “PADRI” DELL’EURO. 1

Perché l’Iran. 1

A Putin bastano 60 ore

Bufalino, ipse Twitter Il miglior scrittore social 1

Il padre del deputato tedesco Gregor Gysi, che finanzia la ONG “Sea Watch” fu agente Stasi, ministro della cultura ed ambasciatore in Italia della DDR durante il rapimento Moro. 1

Forse non ce ne siamo accorti ma la Gestapo è tornata 1

#Matteifiles

Gli esperti: ecco le nostre proposte per promuovere la natilità e deifendere la fertilità

La Germania gradassa ci riempie di immigrati 1

Berlino, partono i charter per rispedire i migranti in Italia 1

Falsi profughi e zero rimpatri

I (veri) padroni del mondo. 1

Madamato

Basta col definire Montanari “di sinistra” 1

Quella terna tra Roma e Bruxelles 1

Quando la Bayer acquistava lotti di donne da Auschwitz per usarle come cavie per testare nuovi farmaci. 1

1868,. Macché Garibaldi. La Siclia venne invasa!

 

IN EVIDENZA

CI STIAMO ESTINGUENDO

E NON INTERESSA A NESSUNO. ANZI.

Maurizio Blondet  22 Giugno 2019

Meno di mezza giornata è durata l’attenzione alle informazioni dell’Istat sul collasso demografico accelerato in Italia: “il peggior calo delle nascite degli ultimi 100 anni, pari a quello del 1917-18.

Quasi 140 mila in meno rispetto al 2008“.  il 45% delle donne tra i 18 e i 49 anni non ha avuto figli.  Più della metà de 20-34enni (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore.

 

L’emigrazione degli italiani giovani e istruiti che “ha prodotto una perdita netta di circa 420 mila residenti. E circa la metà (208 mila) è costituita da 20-34enni, due su tre con un’istruzione medio-alta.

“La crescita della popolazione italiana degli ultimi vent’anni è avvenuta unicamente grazie all’aumento della componente di origine straniera”, si rallegrano i media, “una componente che al primo gennaio 2019 conta 5 milioni e 234 mila residenti pari all’ 8,7% della popolazione.

Una numerosità di tutto rilievo superiore al numero degli abitanti di 9 dei 27 paesi dell’Ue”.

 

(Qui sotto la propaganda CGIL per la Giornata Mondiale del Rifugiato.

Piena di disprezzo per la vecchia signora “razzista e ignorante”

VIDEO QUI:  https://twitter.com/i/status/1141601965299904514

 

 

 

Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter

Nelle stesse ore, si apprendeva che in Spagna le nascite sono calate del 40 per cento in dieci anni.   Che il Giappone  ha più giapponesi oltre gli 80 che  bambini sotto i 10.  Che gli Stati Uniti hanno il più basso tasso di fecondità mai registrato nella loro  storia.  Che “le nazioni sviluppate (Stati Uniti, Giappone, Europa occidentale) soffrono di allarmanti cali dei tassi di fertilità, mentre i paesi in via di sviluppo stanno vivendo una rapida crescita della popolazione. I 47 paesi meno sviluppati al mondo (principalmente in Africa) sono quelli con la crescita più rapida, e solo nove paesi dovrebbero costituire la metà della crescita della popolazione mondiale nei prossimi trent’anni”.

Naturalmente, gli economisti si allarmano per l’insostenibilità dei sistemi previdenziali (a ripartizione, occorre che ci siano 3 lavoratori per ogni pensionato) e le recessioni inevitabili; o addirittura il collasso economico.

I global-illuministi si allietano alla Grande Sostituzione Razziale in corso,

in cui vedono una vittoria contro “i populisti”.

Tutti sembrano accettare quel che di spaventoso questa demografia irreversibilmente implica: la sparizione della nostra cultura, storia, civiltà in quanto  tale. Stiamo per diventare una delle Atlantidi estinte di cui a malapena restano ruderi indecifrabili. O come quella Tartesso di cui si tramanda che era abitata da un popolo di vecchi, e che Strabone ricorda vagamente come “i più civilizzati degli iberici: possiedono libri antichi ed anche poemi e leggi in versi che essi considerano antichi di settemila anni”. E per Tito Livio erano “omnium hispaniorum maxime imbelles”: cosa che ben si può dire di noi oggi, imbelli  mentre “accogliamo” inermi  migliaia di  negri maschi in età militare,  e  ci vien detto che ci pagheranno le pensioni.

Entro pochi anni, tutta la nostra comune storia e culture, lettere e  musica, religioni e lingue, esplorazioni e scoperte di nuovi mondo e popoli, sofferenze e conquiste (politiche e intellettuali)  e scienze che i nostri antenati hanno perpetuato – salvandole e riuscendo a recuperarle anche nelle crisi e tragiche cesure  di re-imbarbarimento  –  per trasmetterle fino a noi come l’eredità  vivente, non avranno più un’umanità che le coltivi  – per il semplice fatto che non abbiamo più figli; ed è dubbio che i  nuovi arrivati dall’Africa e dall’Islam abbiano alcun interesse a Dante o a Shakespeare, al principio di indeterminazione e a san Luigi di Francia.

Ma la cosa più agghiacciante è che questa estinzione demografica, questa infertilità e  accettata rinuncia   ai  figli e  discendenza, avviene nei decenni  che, secondo i criteri della nostra stessa civiltà – sono quelli del massimo benessere, abbondanza, libertà e  pace.  Nelle privazioni più severe, penuria di tutto, carestie, guerre e saccheggi, i nostri antenati han continuato a generare con lieto impeto  vitale.   La morte per  violenza e fame fu onnipresente nella cristianità  medievale, eppure essa fu feconda.  I giapponesi non

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https://www.maurizioblondet.it/ci-stiamo-estinguendo-interessa-nessuno-proprio-no/

 

 

 

 

 

 

Amalek, sterminio dei bianchi cristiani: come abbassare il tasso di natalità dei popoli europei.

www.altreinfo.org|

 

di Elena Dorian – 26 aprile 2018

La condizione indispensabile per giustificare e favorire il flusso dei migranti, e quindi la sostituzione etnica dei popoli europei, è che il tasso di natalità delle popolazioni autoctone sia inferiore al tasso minimo di mantenimento.

Attualmente il tasso di natalità in Europa è mediamente di 1,6 bambini per donna.

Quindi è molto basso, visto che per mantenere stabile la popolazione è necessario che questo tasso non sia inferiore a 2,1.

Nel 1965 in Italia il tasso di natalità era di 2,6 bambini per donna, ed anche nel resto del continente si manteneva ben al di sopra del livello minimo. Poi è iniziato il crollo, lento ma inesorabile. Crollo che non accenna a modificarsi.

Tasso di natalità e politiche migratorie

Sappiamo che l’élite globalista ha bisogno di un tasso di natalità basso per giustificare la necessità di introdurre efficaci politiche migratorie, spacciandole per indispensabili. Ma la denatalità in Europa non può essere imputata all’élite che ci sta governando. Piuttosto, è correlata allo sviluppo economico. Questo ci viene confermato dai paesi in via di sviluppo dell’Asia Orientale che si avviano in blocco verso un tasso di natalità simile a quello europeo.

La denatalità dipende quindi da un insieme di fattori associati al progresso e al benessere. Tuttavia, questo fenomeno demografico può essere in qualche modo governato e influenzato. Basta prendere in considerazione l’esempio di Israele, paese in cui la componente ebraica della popolazione ha visto aumentare vistosamente la natalità, assestandosi intorno a 3,2 bambini per donna. Eppure, si tratta di un paese con caratteristiche simili ai paesi occidentali, ha un’economia moderna e sviluppata, le donne sono emancipate.

Fonte: Andamento della natalità in Israele

 

Le azioni a favore della fertilità

Il tasso di natalità non può essere quindi determinato con certezza dall’élite, ma il dato israeliano ci dice chiaramente che può essere influenzato, in un senso o nell’altro. Questo significa che ci sono delle azioni politiche e sociali che, se attuate, favoriscono la natalità ed altre che invece la ostacolano, fermo restando che nei paesi sviluppati, in assenza di qualunque intervento, essa tende a diminuire.

Facciamo mente locale ed esaminiamo più da vicino il problema. Iniziamo con alcune semplici domande:

Quali sono le politiche condotte in Italia per far sì che le famiglie possano avere figli e possano mantenerli con un minimo di dignità?

Negli ultimi cinquant’anni sono state fatte politiche di questo genere?

Sappiamo tutti quanto costano i figli e sappiamo anche che una famiglia numerosa non riceve aiuti che potrebbero essere definiti tali, semmai riceve elemosine. Le tasse le pagano anche le famiglie numerose, al limite della povertà, ai fini del calcolo del reddito ISEE la famiglia è svantaggiata, gli assegni per il nucleo familiare sono quasi delle mancette, le detrazioni IRPEF sono ridicole, gli asili nido sono del tutto insufficienti, in tutto il territorio nazionale, soprattutto al sud. Possiamo asserire, senza paura di essere smentiti, che in Italia le politiche per la famiglia, oggi e negli ultimi cinquant’anni, sono inesistenti.

Quindi, in Italia una politica a favore della famiglia non c’è.

In assenza di interventi economici da parte dello stato si potrebbe pensare a interventi di organizzazioni private che incentivino la formazione di famiglie numerose. Ci sono dei casi in cui la propaganda pro-famiglia ha cercato di trovare spazio, attirando su di sé le critiche di tutti i mezzi di informazione (e condizionamento) di massa, con rabbiosa determinazione.

Queste associazioni senza scopo di lucro sono state definite retrograde, di stampo fascista, ancorate al passato, talebane, denigrate oltre ogni misura. Quindi, nessun intervento in favore della famiglia, né da parte dello stato, assente, né da parte dei privati cittadini, denigrati. E inoltre, chiunque promuova la famiglia si trova ad agire da solo, senza finanziamenti di alcun genere.

Qui i soldi di George Soros non si fanno vedere.

Le azioni contro la fertilità

Abbiamo visto che le azioni in favore della fertilità sono inesistenti o addirittura osteggiate. Ne consegue che negli ultimi cinquant’anni non ci sono stati interventi che, di fatto, abbiano favorito l’incremento del tasso di natalità. Ci poniamo adesso una terza domanda.

Quali e quanti sono stati gli interventi che hanno, invece, contribuito ad abbassare il tasso di natalità?

In effetti, ci sono molti interventi di ingegneria sociale che possono abbassare ulteriormente il tasso di natalità e mantenerlo sempre e comunque al disotto della soglia minima, impedendo che possa risalire la china. Si tratta di interventi che possiamo osservare ogni giorno:

  1. la promozione del transgenderismo,
  2. l’omosessualità,
  3. la pornografia,
  4. la promiscuità sessuale,
  5. il controllo delle nascite,
  6. l’aborto,
  7. la famiglia arcobaleno,
  8. il femminismo.

Sono tutti settori strategici fondamentali in cui bisogna intervenire per abbassare il tasso di natalità. Scorrendo l’elenco non possiamo non pensare a George Soros, il quale si sta dedicando anima e corpo a promuovere omosessualità, immigrazione e transgenderismo, finanziando tutto ciò che ostacola la natalità da una parte e tutto ciò che contribuisce a portare immigrati dall’altra.

Ma George Soros non è l’unico, è soltanto il più importante finanziatore di questo processo di costruzione della società multietnica. C’è anche l’intero apparato informativo e culturale che si muove in questa direzione. I giornali, i think tank, i centri del potere culturale. Ci sono stati momenti nella storia dell’Italia, e altri verranno, in cui l’unica cosa davvero importante sembravano essere

Continua qui:

https://www.altreinfo.org/controllo-globale/17791/amalek-sterminio-dei-bianchi-cristiani-come-abbassare-il-tasso-di-natalita-dei-popoli-europei-elena-dorian/

 

 

 

 

 

 

Da leggere con estrema attenzione e pazienza

 

il seguente articolo sulla vastissima e costosissima rete mondiale di onlus “umanitarie” che stanno usando la migrazione di massa come arma per destabilizzare i Paesi-bersaglio:

 

https://www.lucadonadel.it/la-verita-sulla-siria-usaid-open-society-foundations-e-le-ong-finanziate-in-siria/

 

 

 

 

 

Ecatombe di alberi in ogni città: intralciano il wireless 5G

Scritto il 24/6/19

Altro che potature programmate fuori stagione. Un abbattimento di alberi per le strade di mezzo mondo. Una vera e propria strage di verde pubblico è in corso in Occidente. Roba mai vista prima d’ora, se non altro per l’anomala sincronicità nell’esecuzione dei tagli: Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Olanda, America e pure Italia.

Decine di migliaia di alberi (anche secolari e rigogliosi) tagliati con disinvoltura alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, tra gli interrogativi dell’opinione pubblica e le proteste di chi, sgomento per l’anomala coincidenza, s’interroga sui risvolti meno evidenti spingendosi alla ricerca di verità occulte.

Dietrologia? A placare gli animi non bastano le relazioni tecniche di agronomi che (legittimamente) certificano malattia e morte naturale di arbusti, fogliame e rami. Perché il problema non è tanto (e solo) saperne di più sullo stato delle piantumazioni abbattute, ma capire se esiste un motivo più subdolo e soprattutto se in tutto questo ci sia una regia nell’esecuzione: perché decine di migliaia di alberi sono stati abbattuti tutti insieme, proprio adesso? Anche in città distanti decine di migliaia di chilometri l’una dall’altra? In Europa come in America?

Nella “smart city” Prato sono scesi in strada gli attivisti del comitato locale “Stop 5G”, cartelli in mano hanno accompagnato la chirurgica esecuzione mostrando slogan su un’ipotetica correlazione col wireless di quinta generazione: “Più alberi, meno antenne”, l’equazione sfilata in corteo pure nel “Friday For Future”.

È successo così anche alle porte di Roma, dove il “Comitato Stop 5G Cerveteri” ha diffuso una nota in cui veniva chiesto al sindaco ceretano di chiarire sulla contestata demolizione. Alessio Pascucci, primo cittadino nella città della necropoli etrusca ma pure coordinatore nazionale di “Italia in Comune” (il cosiddetto partito dei sindaci fondato dal parmense Pizzarotti dove è iscritta anche una consigliera della Regione Veneto firmataria di una mozione Stop 5G), è uscito allo scoperto accusando di teorie complottiste, rettiliane e terrapiattiste i difensori dell’ecosistema che nell’“Internet delle cose” ipotizzano il mandante del sincronico abbattimento di alberi, annunciato persino in 60.000 unità a Roma dalla giunta Raggi. Mentre in Abruzzo, nell’intento di scongiurare il de profundis, le “Mamme Stop 5G” portano i loro figli nei prati per farli abbracciare agli alberi, manco fossero scudi umani nell’avanzata dell’intelligenza artificiale.

Puntando su studi e consulenze d’esperti, l’inchiesta di “Oasi Sana” prova a gettare un po’ di luce, tra le ombre di una polemica che promette strascichi non solo in sedi amministrative locali. Interviste e documenti alla mano, ecco cosa ne viene fuori su alberi e 5G. Alla faccia dei negazionisti.

Il nesso esiste eccome: tra natura e intelligenza artificiale, tra albero e 5G la convivenza è critica… uno dei due è di troppo! «L’acqua, di cui in genere sono ricchi gli alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche nella banda millimetrica», sostiene Andrea Grieco, docente di fisica a Milano ed esperto dei problemi legati all’inquinamento elettromagnetico. «Per questo motivo costituiscono un ostacolo alla propagazione del segnale 5G. In particolare, le foglie, con la loro superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i segnali nella banda Uhf ed Ehf, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le antenne spesso sui tetti dei palazzi, Ndr)».

Quindi il sillogismo è presto fatto: alberi = clorofilla = acqua. E le inesplorate microonde millimetriche dalle mini-antenne 5G (senza studio preliminare sugli effetti per l’uomo, nonostante le radiofrequenze siano possibili cancerogeni per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) trovano nell’acqua e negli alberi un ostacolo nel trasporto dati, non avendo il segnale del wireless di quinta generazione lo stesso campo elettrico né la stessa penetrazione a lungo raggio dei precedenti standard 2G, 3G e 4G. In pratica, l’albero funge da barriera. Le foglie dell’albero assorbono lo spettro di banda del 5G, impedendone l’ottimale ricezione del segnale emesso dalle mini-antenne!

Un documento di 46 pagine dell’autorevole Ordance Survey (si tratta dell’ente pubblico del Regno Unito incaricato di redigere la cartografia statale) sulle pianificazioni geo-spaziali del 5G stilato come manuale d’uso per pianificatori e autorità locali dal Dipartimento per la digitalizzazione, cultura, media e sport, afferma che nelle strade urbane si deve prima di tutto «valutare se l’area ha un flusso di traffico significativo e in particolare autobus e camion», per poi considerare come il segnale del 5G possa essere impattato, cioè ostacolato, «identificando tutti gli oggetti significativi in ​​genere», con altezza «oltre i 4 metri», quali (ad esempio) «pareti alte, statue e monumenti più piccoli, cartelloni pubblicitari» e (guarda caso) «alberi di grandi dimensioni e siepi alte», poiché arbusti, foglie e rami «devono essere considerati come bloccanti del segnale» del 5G al pari di materia solida (pietra e cemento).

Se durante i test di valutazione ingegneristica sulla velocità di trasmissione del 5G condotti in particolari condizioni atmosferiche (neve, pioggia intensa) il colosso americano Verizon ha individuato nelle foglie sugli alberi un problema, sempre d’oltre Manica un altro documento (già pubblicato in esclusiva su “Oasi Sana”) conferma il nesso alberi e 5G. E’ dell’Istituto per i sistemi di comunicazione dell’Università britannica di Surrey a Guildford (Est Inghilterra) e dice come i «nuovi modi con cui le autorità di pianificazione locali possono lavorare con gli operatori di reti mobili per offrire enormi opportunità future per le comunità locali (…) è ridurre le altezze dei montanti mobili in modo che siano schermati visivamente da edifici e/o alberi, visto che gli alberi rappresentano l’ostruzione più alta e più probabile. Tuttavia, ciò scherma anche i segnali a radiofrequenza e ha sconfitto l’obiettivo di una copertura affidabile» del 5G. «Le curve tracciate nel diagramma – continua il testo redatto dai cattedratici – mostrano come all’aumentare dell’altezza dell’albero, sopra la linea di irradiazione della stazione radio base, aumenta anche quella che è noto come la ‘zona di Fresnel’ o perdita di ombre».

Giungendo al dunque, infine, dall’Inghilterra vengono smascherati i conflitti tra

 

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https://www.libreidee.org/2019/06/ecatombe-di-alberi-in-ogni-citta-intralciano-il-wireless-5g/

 

 

 

 

 

 

1984 e la psicopolizia

Serguei – 19 maggio 2012

Nel suo romanzo Orwell si immagina una televisione bidirezionale con la quale i “potenti” sono in grado di spiare il “popolo”; secondo la nostra terminologia: “Gli alfa controllano i beta”.

Gli alfa hanno il potere di guardare i beta e non essere visti, di sentirli senza essere sentiti, ecc.

Attualmente, per ragioni tecniche, tale tipo di televisione non esiste ancora. Come fa il potere alfa a sincerarsi che non ci sia insubordinazione? La risposta è semplicissima: il potere usa gli stessi uomini beta per controllare i beta.

L’idea non è nuova, nei campi di sterminio c’erano infatti i Kapo. In questo modo i Beta si autolimitano da soli e non c’è bisogno di mettere in piedi un Minculpop “ufficiale” o neppure un Minamor (Ministero dell’Amore) con segrete e spaventose stanze 101.

Nel nostro mondo attuale i Kapo sono semplicemente persone che, abbagliate dall’opulenza del mondo occidentale (senza controllare il suo retro della medaglia), schedano e in qualche modo isolano i “beta” che cercano di alzare la testa.

Se tu sei un beta, ti accorgi di esserlo e per qualche motivo vuoi “andare contro il sistema”, ben prima che arrivi l’uomo nero che ti imprigiona e ti fa dire “2 + 2 = 5″ (Orwell)

c’è la moglie che ti combatte,

la suocera che ti disprezza,

i figli che ti deridono,

i colleghi che incominciano a fare mobbing.

 

Ben prima dell’uomo nero… molto prima, perché non ce n’è bisogno: l’uomo nero sarà attorno a te.

Perché attorno a te i beta (sia maschi che femmine) creeranno un deserto ed allora avrai

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http://www.uominibeta.org/contributi/1984-e-la-psicopolizia/

 

 

 

 

Zapatero: “Quando Berlusconi si ribellò al Fmi, l’Ue iniziò a pensare a Monti”

L’ex premier spagnolo parla delle pressioni sul Cav perché accettasse il salvataggio del Fmi: “Non lo fece e si iniziò a parlare di Monti…”

Sergio Rame – 23/03/2015                             RILETTURA, PER NON DIMENTICARE                                                                                                                                             

Che nel 2011 i poteri forti della finanza in combutta con i burocrati di Bruxelles misero in atto un colpo di Stato che portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi, ormai è cosa nota.

Come sono noti i nomi dei manovratori del golpe: Angela MerkelGiorgio Napolitano e Mario Monti. Quest’ultimo ne beneficiò in prima persona diventando presidente del Consiglio. In troppi hanno ammesso le male fatte che ribaltarono il voto degli italiani. Da quel giorno, a Palazzo Chigi, non siete più un premier democraticamente eletto. Lo sanno tutti. Solo Matteo Renzi (anch’egli mai stato passato attraverso le forche caudine delle urne) sembra non curarsene. Tanto che, nemmeno dopo le rivelazioni dell’ex premier spagnolo Josè Luis Zapatero, sembra voler costituire una commissione di inchiesta sul golpe bianco del 2011.

In una intervista alla Stampa, Zapatero ha affrontato di petto i tragici eventi del G20 di Cannes. “Andai con il timore che potessimo essere nel mirino dei sostenitori dell’austerità – ammette l’ex premier spagnolo – ma l’obiettivo era l’Italia”. E racconta come l’allora premier Silvio Berlusconi e l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti “subirono pressioni fortissime affinché accettassero il salvataggio del Fmi”. “Loro – conclude – non cedettero e nei corridoi si cominciò a parlare di Monti, mi sembrò strano”. Non molto tempo dopo, infatti, le trame della Merkel e di Napolitano portarono il professore della Bocconi a Palazzo Chigi. Un vero e proprio colpo di mano antidemocratico che spinse l’Italia nel tunnel dell’austerity. Il governo italiano divenne, infatti, una dependance dell’Unione europea e il governo Monti fece passare leggi che, complice anche la devastante crisi economica, misero il Paese in ginocchio. Il tutto sotto l’occhio vigile e attento di Re Giorgio.

“Cosa aspetta Renzi? – tuona il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta –

 

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http://www.ilgiornale.it/news/politica/zapatero-quando-berlusconi-si-ribell-fmi-lue-inizi-pensare-1108402.html

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Scuola: castrare i bambini fin dalla nascita?

di Santiago Gascó Altaba – 19 giugno 2019

Scuola spagnola IES San Diego de Alcalá a Puerto del Rosario, Fuerteventura, nelle Isole Canarie. Lezione di lingua e letteratura. Alunni di 15-16 anni. Sottostante alcune delle frasi tratte dalle trascrizioni (3) molto lunghe depositate in allegato assieme alla denuncia presentata dal “giudice” Francisco Serrano.

Le registrazioni si possono ascoltare qui:

VIDEO QUI: https://youtu.be/TpFl_PNT9YQ

Mi limito a trascrivere in sintesi alcuni dei concetti, quelli che hanno a che fare con il femminismo e la questione maschile (cerco di essere fedele anche nel linguaggio scurrile)

P- Ciò che hanno fatto gli uomini storicamente è dirigerci, controllarci, perfino il nostro pensiero

P- Non si può essere democratico e religioso. Religione e democrazia sono incompatibili

P- Deve essere fantastico (per un ragazzo) sapere che posso scopare tutti i giorni quando voglio, anche se la metto incinta, che il peggio lo subisce lei.

Alunno – Di quale sistema crede che ci sia bisogno (a proposito del sistema sociale migliore)?

P- La matria

Alunno – In cosa consiste?

P- Nel potere delle donne (…) I valori delle donne non sono la guerra, né la distruzione, né l’antiecologismo (…) un mondo ecologico, un mondo non violento, un mondo non imperiale, un mondo in contatto con la natura. Questi sono valori molto femminili (…)

P- Come la impiantiamo (la matria)?

Castrazione selettiva (…)

La salvezza del pianeta giustifica di castrare il 25% della popolazione? (…) (proteste degli alunni)

Ma se a voi tagliano il pisello e non vi succede niente! (…)

Bisogna castrare in quanto si nasce (…)

Alunno – Ma così la popolazione scompare

P- Ho detto selettiva (…) Se tagli loro le palle in quanto nascono, non soltanto non potranno avere dei figli, non svilupperanno una serie di ormoni, quelli che sviluppano la loro forza fisica (…)

P- L’identità degli uomini è il loro cazzo. A me mozzano il cazzo e preferisco che mi taglino il collo, dicono molti uomini. (…) Preferiscono morire piuttosto che farsi mozzare il cazzo. (…)

P- In matria, gli uomini che non avranno le palle saranno felici perché non le avranno conosciute. (…) Metteremo in atto l’eugenetica (…)

P- Ma voi sapete che noi siamo state castrate da loro (gli uomini) per milioni di secoli, soprattutto nella mente (…) gli orgasmi femminili sono comparsi dagli anni ’60 e fino allora noi donne non abbiamo potuto avere orgasmi (…) Noi donne siamo state castrate storicamente dal momento della nascita fino al momento della morte. (…) Perché voi (gli alunni maschi) non ci lasciavate nemmeno pensare che noi avessimo diritto al desiderio e al piacere. Dunque, smettete di lamentarvi (sulla castrazione maschile)

Alunno – Ma allora, Lei cosa vuole vendetta o libertà?

 

Permettetemi alcune riflessioni

1– La forma mentis dell’insegnante spagnola (anche se estrema) è la stessa identica forma mentis della maggior parte delle donne (e del corpo docente) in Italia e in tutto l’Occidente. Mio figlio, scuola superiore, mi racconta gli argomenti trattati (femminicidio, gap salariale, patriarcato) dall’insegnante (donna) d’italiano e il modo partigiano femminista nel quale vengono affrontati. Scuola elementare, due insegnanti (donne), insegnante prevalente e insegnante di sostegno, presenti entrambe in aula. Raccontatomi dall’insegnante che ascoltava, durante la lezione a proposito degli uomini di Neanderthal: “Gli uomini di Neanderthal erano maschilisti, costringevano le donne a rimanere nelle caverne con i piccoli, mentre loro andavano a caccia”. A proposito della bufala dell’incendio doloso della fabbrica a New York l’8 marzo con oltre un centinaio di vittime donne: «Nel 2013, le mie figlie di 10 e 14 anni, mi hanno raccontato la stessa bufala alla ricorrenza dell’8 marzo, insegnata a scuola dalle loro maestre. Entrambe!» (La grande menzogna del femminismo, pag. 195)

2– Qual è questa forma mentis? Dogma principale: La donna è la vittima della storia, l’uomo il suo oppressore. Più in specifico, alcuni punti tratti solo dalla trascrizione soprastante:

  1. a) La donna è stata schiavizzata anche nel pensiero (eterno femminino, tesi del libro di Simone de Beauvoir, Il secondo sesso);
  2. b) La religione è nemico della donna (“teologia femminista” è un ossimoro, tutte le femministe storiche hanno appellato alla distruzione delle religioni, assieme naturalmente alla famiglia, il matrimonio, l’eterosessualità, ecc.);
  3. c) Esiste in ogni femminista un’indicibile invidia della natura maschile (mancanza di mestruazioni, maggiore forza fisica), motivo del loro odio inconscio (nel caso della trascrizione la libera sessualità maschile rispetto alla sessualità femminile che non è libera);
  4. d) L’esistenza storica o la sua possibilità futura di un sistema sociale chiamato matriarcato;
  5. e) La superiorità delle donne nella gestione del potere;
  6. f) La superiorità morale delle donne (pacifiche, ecologiche, cooperative);
  7. g) La pericolosità della mascolinità (tossica) che deve essere limitata (se necessario con la castrazione);
  8. h) La donna “salverà” il pianeta (il termine “salvare” riferito alla donna è adoperato in numerose citazioni femministe);
  9. i) Gli uomini non possono parlare su come sono fate le donne ma le femministe

Continua qui:

 

http://www.uominibeta.org/articoli/scuola-castrare-i-bambini-fin-dalla-nascita/#more

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

PER NON DIMENTICARE: I “PADRI” DELL’EURO

Maurizio Blondet  19 Giugno 2019

VIDEO QUI: https://twitter.com/i/status/1141397726690795520

arlo Azeglio Ciampi era governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi era Direttore Generale del Tesoro, Giuliano Amato nel giugno del 1992 divenne Presidente del Consiglio.

Domenica, 18 settembre 2016 –

Quando Ciampi distrusse l’Italia

Paghiamo ancora oggi le scelte del ’92

di Ludovico Polastri

Esiste un passaggio nella storia economica dell’Italia che si può situare nel 1992 dove per la prima volta dal dopoguerra il debito pubblico supera il PIL. In questo periodo esplode Tangentopoli, la mafia tratta con lo Stato dopo la pressione esercitata con l’uccisione di Falcone e Borsellino. Serpeggiava addirittura la possibilità di un golpe. Instabilità interna sia sociale che economica prepararono in quegli anni alla speculazione contro la Lira. Carlo Azeglio Ciampi era governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi era Direttore Generale del Tesoro, Giuliano Amato nel giugno del 1992 divenne Presidente del Consiglio. Sono tre personaggi che all’unisono decisero, su pressioni speculative internazionali e per la precisione americane, di distruggere economicamente l’Italia. Anche se molti non lo sanno paghiamo ancora oggi le scelte scellerate di quel periodo e di questi personaggi. Ma proseguiamo con ordine. L’attacco speculativo fu preparato preventivamente con l’agenda delle privatizzazioni degli asset più importanti della Nazione. L’agenda fu stilata durante il famoso incontro avvenuto sul panfilo Britannia. Erano presenti i rappresentanti delle banche d’affari americane spesso ricorrenti come advisor ancora oggi nelle nostre cessioni o dismissioni: Goldman Sachs, Merrill Lynch, J.P. Morgan, Morgan Stanley ecc.

Il Progetto prevedeva le dismissioni bancarie come Credito Italiano, Comit, INA, la privatizzazione dei principali beni dello Stato italiano come la SIP, le autostrade, ENI, le Ferrovie dello Stato, le Poste e addirittura la Banca d’Italia. Fino a quel momento tutti noi contribuenti italiani, con le nostre tasse, sovvenzionavamo tutte queste aziende. Dopo la riunione galleggiante, tutto venne privatizzato e svenduto alle banche. Il detonatore di questa operazione fu innescato da Soros, speculatore americano che sfruttando l’effetto leva e disponendo di un hedge fund creato per l’occasione poté vendere sui mercati monetari centinaia di miliardi di lire provocandone il crollo e l’uscita dallo SME. E qui entra in gioco l’incompetenza di Ciampi che tentò invano di difendere la nostra moneta dalla fluttuazione dei cambi bruciando, alla fine della inutile difesa, la bellezza di 63 mila miliardi di lire: azzerò le riserve della Banca d’Italia. Anche uno studente al primo anno di economia avrebbe agito esattamente al contrario: poiché la speculazione era troppo forte per essere contrastata sarebbe stato meglio lasciar oscillare liberamente la moneta e tenere le riserve di valuta pregiata. Col senno di poi non solo ci fu incompetenza ma anche premeditazione perché grazie

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https://www.maurizioblondet.it/per-non-dimenticare-i-padri-delleuro/

 

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Perché l’Iran

21 Giugno 2019da Federico Dezzani

Spirano venti di guerra nel Golfo Persico, dove all’inasprimento delle sanzioni economiche contro l’Iran si aggiunge un numero crescente di provocazioni militari: la speranza di Washington è che il regime iraniano imploda sotto il peso delle molteplici pressioni ma, data la solidità di quest’ultimo, non è neppure escludibile un attacco militare diretto, di qui al 2020. Meglio sarebbe, ovviamente, se Teheran cadesse nella trappola di attaccare per primo. Alla base della strategia angloamericana c’è sicuramente la volontà di mantenere la superiorità regionale di Israele, destabilizzando il principale avversario; c’è, però, anche la volontà di scardinare una potenza terrestre che, a fianco di Russia e Cina, sta “organizzando” il Medio Oriente con importanti infrastrutture.

Ferrovie dall’altopiano iranico al Mediterraneo

Nella nostra analisi geopolitica per il 2019, “Dal golfo di Biscaglia al Mar cinese”, non ci eravamo ovviamente scordati di menzionare l’Iran che, sin dall’inverno 2017/2018, era stato preso di mira dall’amministrazione Trump. Ai soliti tentativi di rivoluzione colorata, si è aggiunto, nel corso del 2018, un ritorno alle sanzioni, sospese durante l’era Obama: la presidenza democratica, già impegnata nella destabilizzazione della Siria (e nel tentativo di scatenare una guerra turco-iraniana), aveva infatti allentato la morsa sull’Iran, per impedire che questo si gettasse nelle braccia della Russia. “Persa la guerra” in Siria, per gli USA è tornata prioritaria la caduta del regime iraniano, caduta che si spera di facilitare strangolando la sua economia e impedendo l’esportazione di idrocarburi.

Inizialmente, gli USA avevano concesso una “esenzione” di 180 giorni ai principali acquirenti di greggio iraniano, poi non rinnovata nell’aprile scorso: chi avesse continuato a fare affari con Teheran, sarebbe incappato nelle contromisure americane. L’ennesimo round di sanzioni (che, in sostanza, affliggono l’Iran dal 1979), colpisce duro soprattutto i Paesi industrializzati o in via di industrializzazione dell’Asia: Turchia, India, Cina, Giappone e Sud Corea. Tokyo, quarta consumatrice mondiale di greggio e decisa a non appiattirsi completamente alla strategia angloamericana, si è fatta protagonista di una singolare iniziativa: benché il suo governo si sia impegnato a tagliare gli acquisti di greggio iraniano, Shinzo Abe è volato a Teheran (la prima visita di un premier giapponese nella Repubblica Islamica!) per stemperare le tensioni e, ovviamente, mettere in sicurezza gli approvvigionamenti energetici del Giappone, che sarebbe duramente colpito da uno choc petrolifero.

“L’insubordinazione” giapponese, proprio mentre gli angloamericani erano impegnati a fare terra bruciata attorno all’Iran, è stata punita col classico attacco piratesco delle potenze marittime: mentre Shinzo Abe ed il presidente Hassan Rouhani erano a colloquio, due petroliere, di cui una giapponese (la Kokuka Courageous) sono state colpite il 13 giugno nello stretto di Homuz, davanti alle coste iraniane. Inizialmente si è parlato di siluri, ma i danni sopra la linea di galleggiamento fanno propendere per l’impiego di missili: con un’incredibile sfacciataggine, il segretario di Stato Mike Pompeo ha prontamente accusato l’Iran. Il crescendo di tensioni e provocazioni (tra cui l’invio aggiuntivo di 1.000 soldati in Medio Oriente) è culminato con l’abbattimento, il 21 giugno, di un drone americano sopra i cieli iraniani. Il mondo, ora, aspetta col fiato sospeso gli sviluppi della vicenda: un attacco all’Iran, afferma il presidente russo Vladimir Putin, sarebbe “catastrofico”. Il sogno angloamericano sarebbe, ovviamente, che il regime iraniano implodesse sotto il peso delle sanzioni o, perlomeno, attaccasse per primo: è, tuttavia, uno scenario irrealistico, vuoi per la comprovata resilienza del regime alle sanzioni, vuoi per la rinomata prudenza iraniana. Un attacco militare angloamericano, magari innescato da qualche “incidente di frontiera”, resta quindi una realistica opzione, di qui al 2020. L’Iran, intanto, ha dichiarato di voler procedere con l’arricchimento dell’uranio dopo il naugrafio degli accordi dell’era Obama.

In questa sede, però, ci interessa soprattutto inquadrare lo scontro in un’ottica geopolitica, cioè nel più ampio scontro tra Terra e Mare. È indubbio che l’amministrazione Trump sia sensibilissima alle esigenze di sicurezza di Israele: abbattuto l’Iraq bahatista, fallito il tentativo di impiantare un “Sunnistan” tra Siria e Iran, Teheran è ormai in grado di proiettarsi sino al ridosso di Israele. La distruzione del regime iraniano è una priorità israeliana e, quindi, americana. Tuttavia, non bisogna mai scordare che Israele assolve anche a un’importante funzione per le potenze marittime: quella cioè di mantenere in costante instabilità il Medio Oriente ed impedire che qualche potenza continentale “organizzi” la regione. Turchia e Iran, due potenze dell’Heartland in termini mackinderiani, sono gli storici “organizzatori” del

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http://federicodezzani.altervista.org/perche-liran/

 

 

 

 

“A Putin bastano 60 ore”: Europa sull’orlo dell’apocalisse militare, cosa può fare lo Zar

28 ottobre 2016                    RILETTURA

Quanto ci metterebbe Vladimir Putin ad invadere Estonia, Lettonia e Lituania e annetterli nuovamente alla Russia? E soprattutto, cosa potrebbe fare a quel punto la Nato? Se questi due interrogativi sono inquietanti, le risposte lo sono di più. Secondo un dossier elaborato da un think thank americano, riportato dal tabloid britannico Sun, i russi impiegherebbero 60 ore, ossia meno di tre giorni. In un lampo i carri armati e le truppe dello Zar occuperebbero Tallinn, Riga e Vilnius, prendendosi il controllo pressoché totale del Mar Baltico e lanciando una minaccia mai così concreta all’Europa dai tempi della Guerra Fredda.

Fantapolitica? Non proprio, perché gli esperti americani sottolineano anche

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http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/12004550/russia-dossier-segreto-60-ore-occupazione-stati-baltici-nato-guerra-nucleare-nato-.html

 

 

 

 

CULTURA

Bufalino, ipse Twitter Il miglior scrittore social

Amore, politica, arte, vita: l’autore siciliano ancora oggi si rivela un imbattibile aforista

Luigi Mascheroni – 18/06/2019

Citazione sul tempo e la vita: profluvio di foto di tramonti, linee dell’orizzonte, prati soleggiati… Citazioni sull’amore: foto di donna di schiena, nuda, visi nascosti da braccia e mani; gambe raccolte, schegge di seni, profili…

Sfuocato è meglio. Comunque, sempre in bianco e nero. Citazioni poetiche: di solito rose e roseti; a volte anche alberi da frutta, preferibilmente peschi in fiore (chissà perché). Citazioni sulla lettura, la capacità di illuminazione dei libri, il potere salvifico della conoscenza? Questa è facile: la foto della Holland House Library, Londra 1940, con il tetto crollato e i tre visitatori, indifferenti alle macerie, intenti a frugare con lo sguardo fra gli scaffali intatti…

E poi citazioni sull’amicizia (animaletti felici), il viaggio (mari, ponti, ferrovie…), il sesso (meglio qualcosa di rosso, dalle fragole alle scarpe col tacco), l’arte (va bene qualsiasi capolavoro: con Caravaggio, Picasso e Frida Khalo non si sbaglia mai).

Postate, postate, qualcuno ritwitterà.

Il filo digitale che lega i social alle frasi di scrittori famosi è lungo e robustissimo. Affidare a Facebook e Twitter citazioni di grandi romanzieri e poeti è veloce, non particolarmente impegnativo, a prova di haters (al limite i followers le ignorano) e ti fa sentire più colto di quello che sei: in qualche modo è come se ti attribuissi una parte della verità del post.

Sì, tutto giusto. Ma quali scrittori? I più amati sui social dagli italiani sono – secondo statistiche non verificate – Alessandro Baricco (ha anche scritto The Game…), Umberto Eco (pre e post mortem), Primo Levi (untouchable), lo scontatissimo Oscar Wilde (ha anche stufato), Antoine de Saint-Exupéry con Il piccolo Principe. E poi, ognuno sceglie il suo…

Noi, ad esempio, prendendo in mano Il malpensante, lunario dell’anno che fu, appena ripubblicato da Bompiani (uscì la prima volta nel 1987), formidabile raccolta di aforismi, sentenze, note, osservazioni, giudizi tra lo zibaldone di pensieri e gli appunti di un diario filosofico, ci siamo accorti che Gesualdo Bufalino (1920-96), al netto del romanziere naturalmente, fu

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http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/bufalino-ipse-twitter-miglior-scrittore-social-1712585.html

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Il padre del deputato tedesco Gregor Gysi, che finanzia la ONG “Sea Watch” fu agente Stasi, ministro della cultura ed ambasciatore in Italia della DDR durante il rapimento Moro.

Maurizio Blondet  20 Giugno 2019

(di Mitt Dolcino)

La polizia segreta tedesca dell’est, la temutissima e violentissima Stasi, fu l’erede della Gestapo nazista, ebbe l’ardire di metastatizzare le istituzioni straniere di mezzo mondo.

Anche Angela Merkel lavorava nella sezione agitazione e propaganda (Aghiprop) di fatto parte dello stesso ministero da cui dipendeva la polizia segreta.

La Stasi si macchiò di delitti efferati e fece del ricatto la sua prima arma.

Oggi vediamo la ONG Sea Watch supportata da membri dell’establishment tedesco, portare ripetutamente i migranti in Italia dalla Libya sfidando le istituzioni italiane. Si sappia che quello dei migranti è un grande piano, che può essere riassunto come di seguito schematizzato.
Infatti, come tutti i servizi segreti, la Stasi nel caso difendeva/difende un progetto, che è il progetto tedesco del III millennio ossia del paese dove sono concentrate le élites più ricche del mondo, assieme alla Svezia; guarda caso i due paesi più profondamente nazisti, nelle generazioni passate ovvero dove il seme nazista si è mantenuto integro (e naturalmente anche nelle generazioni attuali, in gran parte).

Dunque, oggi il piano è favorire l’immigrazione nei paesi “obiettivo”, ossia nei paesi da conquistare, paesi ricchi, e/o alleati del loro nemico da 100 anni, gli USA.

In breve, il trucco è semplice:

oggi chi ha accumulato enormi ricchezze e/o come Stato vive di asimmetrie di ricchezza (ad es. la Germania vs. Italia e Grecia) non vuole pagare il conto, sebbene l’accumulo sia avvenuto sulle spalle della classe media/dei paesi più deboli,

 

soprattutto negli ultimi 15 anni.

Dunque, per destabilizzare si fanno arrivare migranti, a cui dare il voto

(i servizi segreti tedeschi favoriscono tali progetti di afflusso, ad es. come Gysi ex Stasi)

poi i migranti votano quelli che li hanno fatti arrivare, ossia i Dem, che sono associati come progetto all’EU

 

ovvero alla Germania perseguendo gli stessi obiettivi i migranti sono politicamente NON consci dei loro diritti sociali e civili dunque si fa carne di porco del paese dove i migranti arrivano a frotte, destabilizzandolo, visto che così facendo

 

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https://www.maurizioblondet.it/il-padre-del-deputato-tedesco-gregor-gysi-che-finanzia-la-ong-sea-watch-fu-agente-stasi-ministro-della-cultura-ed-anche-ambasciatore-in-italia-della-ddr-durante-il-rapimento-moro-non-e-che-dietro-l/

 

 

 

 

 

 

 

Forse non ce ne siamo accorti ma la Gestapo è tornata

La mistificazione della TV di Stato tedesca sul falso “dito medio” di Varoufakis lo dimostra

Al di fuori della provocazione – fino ad un certo punto, aspettate di leggere i fatti, di seguito -, dovrei dire che la propaganda alla Goebbels è tornata in Germania ed in Europa, forse così sarebbe più corretto. E questo ricordando due elementi storici: la Cancelliera Angela Merkel era capo sezione agitazione e propaganda nella DDR di Markus Wolf, il capo della Stasi. Inoltre, i ricchissimi nipoti/figliastri di Goebbels sono una delle famiglie tedesche che più si avvantaggia dall’euro debole grazie alla presenza dei paesi periferici in crisi nella compagine della moneta unica – paesi oggi alla fame, vedasi il caso Greco, caso umanitario a causa del rigore eurotedesco dice Tsipras -, visto che la famiglia Quandt è padrona del gruppo manifatturiero BMW….

Infatti esiste il sillogismo equattivo cancellazione dell’austerity per la Grecia uguale cancellazione dell’austerity per tutti e visto che il debito di molti paesi – inclusa l’Italia – è letteralmente insostenibile nel lungo termine, stante l’indisponibilità tedesca a mutualizzare il debito altrui [ossia accollarsi quello dei paesi in crisi, per inciso ciò è quanto fecero gli USA all’atto della fondazione federale degli Stati Uniti d’America, ndr], in assenza di derive autoritarie euroimposte nei paesi periferici oggi in crisi finalizzate a mantenere lo status quo grazie alla cooptazione dei poteri forti locali****

 

il risultato finale sarebbe inequivocabilmente una rottura dell’euro, ossia la fine del vantaggio tedesco dato da una moneta unica molto più debole di quello che sarebbe il marco tedesco, che in caso di rottura sarebbe rivalutato anche oltre il 50%, ossia letteralmente annientando l’industria tedesca da esportazione (inclusa la mitica BMW).

 

Ecco spiegato l’arcano ed il supporto dell’intero sistema tedesco che deve la propria ricchezza attuale alle politiche rigoriste di Angela Merkel finalizzate al mantenimento dell’euro.

 

Ma torniamo a bomba. Una decina di giorni fa la TV di stato tedesca ARD “scopre” che circa due anni prima il ministro delle finanze greco Varoufakis – oggi fiero sfidante del rigore eurotedesco – ha alzato il dito medio contro i tedeschi durante uno speech a Zagabria. Nelle more delle discussioni sul debito greco, anche a causa di tale “mancanza di rispetto” il falco Schauble ebbe a che lamentarsi sfiorando il caso diplomatico. Fa sorridere come riportò la notizia il quotidiano italiano La Repubblica, testata che potremmo tranquillamente associare a qualche strana forma di criptostalinismo per i suoi tanto repentini quanto radicali cambi di registro. Vedete sotto l’articolo:

Il problema però è un altro: secondo quanto riportato dalla stessa Repubblica tale scandaloso ed inopportuno gesto, per altro “vagliato da esperti militari” in tema di veridicità (che ne hanno confermato l’autenticità: ma che esperti erano?), è stato prima ripreso da un’altra TV pubblica (ZDF) e poi utilizzato dalla Bild, il giornale della pancia del tedesco medio [quello che fino a 70 anni fa veniva mandato in trincea come carne da macello per intenderci] per attizzare gli animi tedeschi e causare qualcosa di simile ad una rottura dei rapporti greco-tedeschi. Chiaramente lo scandalo con annessa cassa di risonanza mediatica globale non si è fatto attendere. Vedete cosa scriveva Repubblica in riguardo, scomodando anche il presidente del Consiglio d’Europa, secondo solo ad Olli Rehn come moderno allineamento passivo agli eredi di Guglielmo**:

Il dito medio di Varoufakis è l’ennesimo incidente diplomatico sull’asse tra Atene e Berlino e come i precedenti rischia di far deragliare un negoziato già complicatissimo di suo, con conseguenze disastrose per tutta l’area euro. “Ho detto a Tispras che deve smettere di scherzare con il fuoco – ha detto il presidente del Consiglio d’Europa Donald Tusk -. Ha bisogno di altri miliardi di euro e non può continuare a insultare gli unici che possono darglieli

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Tre giorni fa arriva la sorpresa: la TV pubblica tedesca ARD ha dovuto ammettere che tale dito medio era un falso a tutti gli effetti, per altro fatto “in casa” per uno spettacolo satirico della stessa ARD utilizzando tecniche da servizi segreti per taroccare il video (!). La Repubblica dunque ha aggiustato il tiro e molto correttamente ha ripostato il video tedesco che mostrava l’accaduto durante la mistificazione (con tecniche degne della polizia segreta), opportunamente tradotto in italiano. Ecco il video di come è stato fatto il tarocco, sotto, da vedere con molta calma:

 

http://video.repubblica.it/mondo/ecco-come-abbiamo-modificato-il-video-di-varoufakis/195295/194301

E, COME BEN DICE IL RESPONSABIE DEL MISFATTO NEL VIDEO, LA POLITICA TEDESCA – TUTTO IL SISTEMA TEDESCO – NON HA SMENTITO LE VERIDICITA’ DEL VIDEO, ANZI, LO HA PUBBLICAMENTE UTILIZZATO AD ARTE PER SPINGERE LA GRECIA NELLA DIREZIONE DESIDERATA NELLE TRATTATIVE IN CORSO CON VAROUFAKIS (ossia far desistere dalle pretese greche di mollare la presa sull’austerity, ndr) SENZA POI NEMMENO CHIEDERE

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https://scenarieconomici.it/forse-non-ce-ne-siamo-accorti-ma-la-gestapo-e-tornata-la-mistificazione-della-tv-di-stato-tedesca-sul-falso-dito-medio-di-varoufakis-lo-dimostra/

 

 

 

 

 

#MatteiFiles

 

Doc allegato alla lettera del Ministero dell’Energia UK Jarratt del 15 Agosto 1962. Titolo: “ENI, BOZZA DI MEMORANDUM PER IL GOVERNO DI SUA MAESTA’ BRITANNICA”, CONFIDENZIALE, FO

 

“È difficile comprendere molte delle politiche dell’Eni: ad esempio, la strategia della sua espansione all’estero, oppure la sua volontà di intraprendere attività apparentemente non economiche.

È difficile, a meno di non ipotizzare che l’Eni sia ampiamente manipolato per obiettivi non commerciali. […].

Durante un’intervista pubblicata da L’Opinion Economique et Financiere dell’1 giugno 1961, lo stesso Mattei ha affermato: “Perseguo una politica nazionale, non commerciale”.

 

Questo memorandum non intende in nessun modo criticare il governo di Roma per il fatto di utilizzare l’Eni, con l’obiettivo di espandere l’influenza politico-economica dell’Italia all’estero. E’ una questione che riguarda unicamente il governo italiano. Tuttavia, queste politiche producono una serie di inevitabili conseguenze per i paesi o le imprese in affari con l’Eni. E’ quindi necessario monitorare attentamente tali conseguenze.

 

Per esempio:

i paesi scelti per l’espansione dell’Eni potrebbero essere stati selezionati non tanto per le loro potenzialità commerciali ma, piuttosto, per le possibilità che essi offrono alla “penetrazione economica italiana” o per promuovere la politica estera italiana;

 

l’apparato statale italiano sarà utilizzato per promuovere l’espansione dell’Eni e per difenderlo dalla concorrenza;

ne consegue che, nel corso di una trattativa con l’Eni, le considerazioni politiche (o politico – economiche) potranno prevalere su quelle commerciali; un’eventuale disputa, quindi, condurrà a pressioni diplomatiche [italiane] in difesa dell’Eni. […].

Sembra che le principali aree scelte per l’espansione dell’Eni siano l’Africa, il Medio Oriente, il Subcontinente indiano, l’America Latina e l’Europa. Ma l’Eni ha già concluso accordi importanti con l’Urss e con altri paesi del Blocco comunista. I paesi in via sviluppo sembrano essere un obiettivo primario. […] In tal senso, un’attenzione speciale è rivolta ai paesi del Commonwealth e ai paesi amministrati (ora o in passato) dalla Gran Bretagna. Ad esempio, l’Eni ha già siglato una serie di intese con India, Ghana, Nigeria, Malta, Kenya, Tanganyka, Somalia e Sudan. Al momento, è interessato a Pakistan, Ceylon, Sierra Leone e alle Isole Mauritius. E’ probabile che lo sbarco dell’Eni in questi paesi sia rapidamente seguito da quello di altre imprese italiane. Ad esempio, la Montecatini ha già concluso un accordo in India, in

 

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https://wikileaksitalian.files.wordpress.com/2019/01/eni-bozza-di-memorandum-per-il-governo-di-sua-maesta_-britannica-15-agosto-1962.pdf

 

 

 

Gli esperti: “Ecco le nostre proposte per promuovere la natalità e difendere la fertilità”

27 MAG 2019

“La denatalità influenza direttamente molti settori: economico, sociale, sanitario, previdenziale, tanto per citarne alcuni. Occorre, pertanto, promuovere una consapevolezza nelle persone e un cambiamento culturale che porti negli anni  ad invertire la tendenza al declino delle nascite”. Ma “manca ancora, purtroppo, una vera cultura della fertilità sia nell’opinione pubblica che in una certa quota di medici, nonché nei processi comunicativi di massa, una cultura che promuova un momento riproduttivo consapevole e nelle migliori condizioni biologiche possibili”. Questo il quadro della realtà italiana dipinto dal “Tavolo consultivo in materia di tutela e conoscenza della fertilità e prevenzione delle cause di infertilità” del ministero della Salute, che per la realizzazione del Piano nazionale per la fertilità ha elaborato un documento di osservazioni e proposte per promuovere la natalità e la tutela della fertilità nel nostro Paese.

Il contributo del Tavolo consultivo prende le mosse da un inquadramento giuridico in materia di maternità e famiglia, sulla base dei principi costituzionali ed europei; affronta poi un’analisi epidemiologica e statistica dell’andamento ormai acclarato della riduzione delle nascite nel nostro Paese, effettuata avvalendosi degli studi scientifici pubblicati in materia e prosegue esaminando l’atteggiamento sociale e psicologico verso la procreazione in relazione a fattori quali l’età della coppia, la professione, i ruoli di responsabilità, in particolare femminili, e gli effetti che la crisi economica globale, il ritardo nell’uscita dalla famiglia di origine, l’accresciuto livello di istruzione, la lunghezza del corso di studi hanno prodotto sulla decisione di rinviare la prima gravidanza. “Si assiste, infatti – spiegano gli esperti del Tavolo nel documento -, ad una pericolosa tendenza a rinviare questo momento, in attesa proprio di una realizzazione/affermazione personale che si pensa possa essere ostacolata dal lavoro di cura dei figli. La maternità, invece, sviluppa l’intelligenza creativa e rappresenta una straordinaria opportunità di crescita. L’organizzazione ingegnosa che serve a far quadrare il ritmo delle giornate di una mamma, la flessibilità necessaria a gestire gli imprevisti, la responsabilità e le scelte implicite nel lavoro di cura, le energie che quotidianamente una madre mette in campo sono competenze e potenziali ancora da esplorare e capire come incentivare e utilizzare al rientro al lavoro”.

Per gli esperti del Tavolo “è necessario, allora, recuperare il valore sociale della maternità, sia come esperienza formativa individuale sia come bene di tutti. La società deve comprendere che è un bene che nascano bambini, è un bene che il Paese possa riprodursi e sostituirsi, senza declinare irrimediabilmente. In questo senso impegnarsi per un welfare e anche per progetti di sostegno economico alla natalità (vedi bonus bebè, detrazioni fiscali, forme di lavoro flessibile, maggiore uso del congedo parentale per gli uomini, presenza capillare di nidi aziendali, ecc) non deve essere visto come una sorta di “compensazione” per il “disagio”, ma come un atto di responsabilità e giustizia sociale”.

Questo significa anche “offrire, a partire dai più giovani, informazioni corrette sulla fisiologia maschile e femminile, sull’andamento della curva della fertilità ed i suoi tempi, sui comportamenti che possono compromettere la fertilità ma anche sulle principali patologie che se opportunamente trattate in tempi e modi corretti possono consentire comunque di avere un figlio”. Ecco, dunque, che un’apposita sezione del documento è dedicata alla descrizione della fisiologia della fertilità, dall’ infanzia all’età adulta, e alle condizioni che possono comprometterla, dalle malattie generali extrariproduttive, agli stili di vita, alle condizioni ambientali, professionali, iatrogene, fino alle malattie riproduttive femminili e maschili.

Un’altra tematica affrontata nel documento concerne la prevenzione dell’infertilità con le strategie di identificazione precoce e cura di patologie quali per la donna la malattia infiammatoria pelvica, l’endometriosi, la sindrome dell’ovaio policistico e per il maschio le cause di oligoastenoteratozoospermia: dal criptorchidismo alle infiammazioni delle vie seminali, dal varicocele alle alterazioni ormonali. “Al riguardo – osserva il Tavolo – è indispensabile sensibilizzare e formare gli operatori sanitari affinché si facciamo parte attiva nel lavoro di promozione e tutela della fertilità favorendo la diagnosi precoce di eventuali patologie che possono comprometterla”.

Al tema dell’infertilità è dedicata un’apposita sezione che affronta sia le terapie etiologiche che le tecniche sostitutive di procreazione medicalmente assistita (PMA), con una specifica descrizione circa i risultati conseguiti, i farmaci, le complicanze, il follow up dei bambini, “per far comprendere alle coppie che le tecniche di PMA rappresentano un’opzione per il trattamento della sterilità, ma non sono in grado di dare un bambino a tutti”.

Un approfondimento a parte è dedicato alla tutela e conservazione della fertilità nelle pazienti affette da neoplasie. “Garantire la migliore qualità della vita costituisce oggi un obiettivo imprescindibile da perseguire nel trattamento dei pazienti oncologici, in associazione alla sopravvivenza. Ciò riveste particolare importanza per la preservazione della funzione riproduttiva che ha un ruolo fondamentale per l’integrità dell’essere uomo o donna, e che spesso si identifica con l’identità stessa della persona”, afferma il Tavolo.

Il documento sottolinea quindi l’importanza di prevedere modalità di comunicazione e informazione differenziate in relazione ai diversi target. Sarà necessario utilizzare i media, il web ma anche il territorio, le farmacie, le scuole, i professionisti

 

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http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?approfondimento_id=6291

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

La Germania gradassa ci riempie di immigrati

Michele Dessi – 18 giugno 2019          

RILETTURA PAZIENTE E NECESSARIA, PER CAPIRE BENE

Drogati, ammanettati e rispediti in Italia. Come pacchi postali, merce di scambio. Ecco come si comporta la civilissima Germania con gli immigrati che, una volta sbarcati sulle nostre coste, hanno deciso di andare nel loro ricco Paese. Lì non ci possono stare e via con le partenze forzate. Proprio loro sì, i tedeschi. Sempre pronti a farci la paternale, a richiamarci all’ordine e al rigore. A dirci ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Loro. 

A dirlo sono le testimonianze degli immigrati rimandati indietro. Una volta sbarcati a Fiumicino sono liberi di andare in giro per il Paese e, molti di loro, passano per Roma, dalla stazione Tiburtina. Il punto di incontro dei migranti rimasti senza un posto dove dormire, mandati via dai centri di accoglienza. A guidarli c’è l’associazione Baobab. “È la polizia di frontiera che gli dice di venire qui da noi perché sanno che gli diamo un pasto caldo al giorno e gli offriamo un materassino per dormire.” Dice Andrea Costa, responsabile di Baobab, un’associazione che, fino a qualche tempo fa, occupava abusivamente il parcheggio di un’azienda nei pressi della stazione. Salvini ha deciso di sfrattarli azionando la famosa ruspa e oggi vivono per strada (come ieri d’altronde, quando dormivano in tende di fortuna), sotto la pensilina dei bus. Sono

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http://blog.ilgiornale.it/dessi/2019/06/18/273/

 

 

 

 

Berlino, partono i charter per rispedire i migranti in Italia

Tra gennaio e maggio di quest’anno sono quasi mille i dublinanti arrivati in Italia dalla Germania. E a breve riprenderanno i voli charter

Giorgia Baroncini -22/06/2019 – 16:37

Non si ferma il flusso di migranti provenienti dal Nord. Tra gennaio e maggio di quest’anno sono quasi mille i dublinanti arrivati in Italia dalla Germania.

E le richieste del governo tedesco di ricollocare profughi nel nostro Paese sono sempre in crescita.

Come riporta Repubblica, i trasferimenti da Berlino a Roma continuano ad avvenire regolarmente. Ma non è tutto: la Germania sta trattando con l’Italia per riprendere i voli charter.

 

Dopo una breve interruzione, ora i voli sono di nuovo pronti per decollare e portare in Italia i richiedenti asilo. “Dal punto di vista del ministero – hanno sapere i tedeschi al quotidiano -, tali trasferimenti

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/berlino-partono-i-charter-rispedire-i-migranti-italia-1715180.html

 

 

 

 

 

 

Falsi profughi e zero rimpatri: ora è davvero emergenza sbarchi

Marzia Casiraghi Fb 090318

RILETTURA DI UNO SCENARIO CHE SI STA RIPETENDO

 

 

Nonostante il dialogo tra Marco Minniti e alcuni capi delle fazioni libiche, l’esodo continua. Nel 2016 sono arrivati 26.1919 migranti, ora siamo già a 2328 e i centri di identificazione sono tutti pieni. Lo strumento del rimpatrio

 

«Scusa, potresti spiegarmi come si fa a scappare dal porto? Mi aspettano a Milano», chiede con disinvoltura un migrante marocchino allampanato, sbarcato il 6 febbraio scorso nel porto di Augusta con altri 212 connazionali. Anzi compaesani perché come lui, quasi tutti arrivano dallo stesso paese, Beni Mellal, per continuare a dedicarsi ad attività illecite sulla “piazza” italiana, soprattutto milanese.

 

Sebbene l’abile Ministro dell’Interno, Marco Minniti sia andato a Tripoli a siglare un accordo con il premier Fayez Serraj, abbia invitato alcuni sindaci libici a Roma e avviato un dialogo con alcuni capi delle fazioni libiche anche per cercare di fermare il flusso, l’esodo continua. E non è quello dei profughi, sfuggiti a guerre e persecuzioni, sempre più una minoranza. Dopo un anno record di sbarchi in Italia dalla Libia soprattutto di migranti economici provenienti dai paesi subsahariani (nel 2016, sono stati 181.436), al porto di Augusta considerato dal Viminale ormai il primo porto di approdo in Europa, nel 2016 sono arrivati 26.1919 migranti, di cui 3431 minorenni in maggioranza non accompagnati e 75 cadaveri schiacciati sui gommoni sovraffollati o ustionati dagli idrocarburi, mentre nel 2017 ne sono sbarcati già 2328.

 

«Forse è presto per vedere gli effetti di questo accordo – osserva il commissario Carlo Parini che guida il Gicic, la squadra specializzata nel contrasto al traffico di esseri umani della procura di Siracusa -, ma durante l’ultimo sbarco ho avuto a che fare soprattutto con marocchini che avevano numerosi decreti di espulsioni dall’Italia e anche ordini di cattura per condanne legate a reati di microcriminalità».

 

E così, passando da una stanza all’altra della capitaneria di porto, affollata da interpreti, poliziotti, carabinieri, ufficiali della guardia costiera e funzionari di Europol intenti a esaminare il contenuto nelle schede dei cellulari, si può vedere da

 

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

I (veri) padroni del mondo

Andrea Indini – 19 giugno 2019

Dopo avergli consegnato (deliberatamente) tutti i nostri segreti, anche quelli più inconfessabili che non avremmo il coraggio di far custodire nemmeno al nostro miglior amico, ci chiedono il “permesso” di gestire i nostri soldiL’ultimo passo verso questo crescente dominio sulle nostre vite prende il nome dalla costellazione della BilanciaLibra. È una moneta virtuale, una stablecoin interamente coperta da un fondo di riserva costituito da diverse valute. Se dovesse realmente prendere piede, potrebbe arrivare anche a mettere sotto scacco l’intero sistema bancario.

“Al momento – spiega Mark Zuckerberg – ci sono circa un miliardo di persone che non ha un conto in banca ma possiede solo un cellulare. Vogliamo rendere l’invio di denaro facile come l’utilizzo delle nostre applicazioni e la condivisione di messaggi e fotografie”. Il progetto, affidato all’ex presidente di PayPal David Marcus, sarà realtà dall’anno prossimo.

Per realizzarlo Mister Facebook ha riunito in una associazione no profit con sede in Svizzera i colossi delle telecomunicazioni Vodafone e Iliad, i portali Spotify, Bookung, Ebay e Uber e le società di pagamento Mastercard, Visa e PayPal. Tutti gruppi con un valore di mercato di almeno un miliardo di dollari o più di 20 milioni di clienti. “Con 2 miliardi di utenti – spiega il Ceo di eToro, Yoni Assia – Facebook ha il potenziale di creare una delle maggiori piattaforme finanziarie al mondo.

L’adozione di criptovalute è molto più di una faccenda monetaria – continua – riguarda la politica locale e globale e la separazione tra Stato e moneta”. Da qui l’idea di creare una no profit che veicoli appunto l’idea (di facciata) di un’operazione di inclusione finanziaria che permetta a tutti il libero accesso all’economia digitale.

Ma è veramente così? Ovviamente la cripto-rivoluzione di Zuckerberg è l’ennesima cessione di una parte della nostra libertà. Se sulla carta dovremmo avere a che fare con una moneta basata sulla tecnologia e non più sulla

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http://blog.ilgiornale.it/indini/2019/06/19/i-veri-padroni-del-mondo/

 

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Madamato

L’espressione madamato deriva dal termine “madama” con cui, sin dall’epoca liberale, in Eritrea si è soliti indicare l’indigena convivente con un italiano, e si riferisce appunto alla convivenza more uxorio con una donna nativa, una forma di relazione talmente diffusa da divenire pratica comune in colonia, e che molto raramente approda ad una legale regolarizzazione.

Sin dai primi anni di presenza italiana in Eritrea il fenomeno da più parti viene giustificato come rispondente al locale istituto tradizionale del “dämòz” – o matrimonio “per mercede” – una forma di contratto matrimoniale a termine che vincola i coniugi ad una reciprocità di obblighi che includono, per l’uomo, quello di provvedere alla prole anche dopo la risoluzione del contratto. Obblighi di cui, in realtà, si perde traccia nelle forme di unione messe in atto dagli italiani, i quali generalmente non vedono nel madamato altro che una forma di convivenza temporanea che, assicurando l’accesso a prestazioni domestiche e sessuali, li lascia sostanzialmente liberi da vincoli e responsabilità nei riguardi tanto della donna che della prole, in nessun modo garantiti.

In sostanza un malinteso ‘adeguamento’ al diritto consuetudinario locale, che consente all’italiano un assoluto disimpegno, esentandolo da obblighi giuridici, morali e materiali soprattutto al momento del rientro in patria, e che già Ferdinando Martini, primo governatore civile dell’Eritrea dal 1897 al 1907, giudica un “inganno” nei riguardi della donna nativa – che invece si considera moglie legittima – nel momento in cui la priva delle tutele che le consuetudini locali, al contrario, le garantiscono, così come nei riguardi della prole. Il fenomeno del madamato genera infatti un numero assai elevato di meticci, solitamente non riconosciuti dal padre, che il più delle volte finiscono ricoverati in brefotrofi gestiti dalle missioni.

Pur non mancando esempi di assunzione di piena responsabilità da parte degli italiani nei confronti dei propri figli meticci e casi di convivenza assimilabili, per durata e qualità di rapporto, ad autentiche relazioni coniugali, nella

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http://www.akra.it/amis/schede.asp?id=7&idsch=108

 

 

 

 

POLITICA

Basta col definire Montanari “di sinistra”

Lo storico, a cadavere caldo, ha accusato Zeffirelli di squadrismo

 

di Camillo Langone – 20 giugno 2019

Matteo Salvini, definendolo “di sinistra”, non ha capito chi è Tomaso Montanari, ma se è per questo forse nemmeno Tomaso Montanari ha capito chi è Tomaso Montanari. Pensare che basterebbe leggerlo (o rileggersi).

 

Io, diligente, dello storico fiorentino ho appena studiato sia la famosa traccia della maturità sia l’ultimo articolo del Fatto. Il virgolettato scelto dal ministero mi è piaciuto moltissimo, avrei voluto scriverlo io. A un certo punto, quando dice che “nel patrimonio culturale è visibile la concatenazione di tutte le generazioni”, in filigrana ho intravisto Edmund Burke e per la precisione

 

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https://www.ilfoglio.it/preghiera/2019/06/20/news/basta-col-definire-montanari-di-sinistra-261247/

 

 

 

 

 

 

 

Quella terna tra Roma e Bruxelles

Marcello Veneziani, La Verità 13 giugno 2019

Un, due, Tria. Tra i grillini e i leghisti in campo c’è una terna arbitrale gradita al Quirinale e a Bruxelles. L’arbitro è l’Avvocato, professor Giuseppe Conte da Volturara Appula, i segnalinee sono il ragionier Filini in arte Giovanni Tria e il segnaposto-ombra Enzo Moavero Milanesi. È il Trio Carbone del governo e dovrebbe servire a eliminare i molesti gonfiori intestinali della Commissione europea. È la zona grigia tra il governo italiano e la commissione europea, il cuscinetto a tre punte in mezzo ai due; la piccola azienda artigianale in cui si rattoppano e si modificano i prototipi, adattandoli alla sagoma del cliente. Sono i tre stranieri della nazionale di governo, tre tecnici con permesso temporaneo di soggiorno, tre marziani spopulisti che non stanno né di là né di qua, e che nella mitologia governativa rappresentano le Parche del Compromesso.

Il professor avvocato Conte gode di un reddito di presidenza, variante del reddito di cittadinanza, un sussidio percepito anche senza svolgere la sua mansione. Ma lui sceneggia bene il ruolo di premier, sarà un figurante ma fa la sua figura. Non essendo né il padre del governo né il figlio del movimento grillino o del partito leghista, l’ho definito manzonianamente il Conte Zio. Anche anagraficamente ai due leader di governo lui non potrebbe essere padre e non è coetaneo, ma solo Zio. Il Conte Zio appare nei Promessi sposi come attore non protagonista, perché gli sposi sono loro, Renzo Salvini e Lucia Di Maio. “Il conte zio, togato, e uno degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito – spiega Manzoni – Il suo prestigio era aumentato dopo un viaggio all’estero”, non a Bruxelles ma a Madrid. Diplomatico, prudente, scaltro, un po’ inconsistente “come quelle scatole…con su certe parole arabe e dentro non c’è nulla”. Era zio di due personaggi del romanzo, don Rodrigo e il conte Attilio, non sappiamo chi dei due sia Matteo e chi Luigino. Gli auguriamo di non finire come il Conte Zio manzoniano con la peste. Ma lui si

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http://www.marcelloveneziani.com/articoli/quella-terna-tra-roma-e-bruxelles-2/

 

 

 

 

 

 

 

STORIA

Quando la Bayer acquistava lotti di donne da Auschwitz per usarle come cavie per testare nuovi farmaci.

25 MARZO 2019 da Iside

 

Sotto il regime nazista, Bayer, allora sussidiaria del consorzio chimico IG Farben, condusse molti esperimenti medici sui deportati che riuscì a ottenere dai campi di concentramento.

Ecco alcuni estratti da cinque lettere inviate dalla Casa Bayer al comandante di Auschwitz, pubblicate sul Resistant Patriot nel febbraio 1947:

Le lettere, trovate alla liberazione di Auschwitz dall’Armata Rossa, risalgono all’aprile-maggio 1943.

Prima lettera: “Stiamo progettando di sperimentare un farmaco soporifero, sarebbe possibile metterci a disposizione alcune donne? E a quali condizioni, comprese le formalità concernenti il trasporto nel caso queste donne facciano al caso nostro?”.

Seconda lettera: “Abbiamo ricevuto la vostra lettera. Considerando esagerato il prezzo di 200 marchi ve ne offriamo 170 per capo. Ci servono 150 donne”.

Terza lettera: “D’accordo per il prezzo convenuto. Preparateci un lotto di 150 donne sane che noi manderemo a prelevare quanto

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https://iside.altervista.org/quando-la-bayer-acquistava-lotti-di-donne-da-auschwitz-per-usarle-come-cavie-per-testare-nuovi-farmaci/?fbclid=IwAR1bb92RTuxP45GMchkYmX1zSH1tEEPi-Dx8WK8wTDBKGR6itAaHMKDw8P0&doing_wp_cron=1560944602.5436680316925048828125

 

 

 

 

 

1860, MACCHE’ GARIBALDI. LA SICILIA VENNE INVASA!
La cosiddetta “Impresa dei Mille” fu nient’altro che una riuscita operazione di copertura della conquista coloniale anglopiemontese delle Due Sicilie.

In termini tecnici questo tipo di operazioni si chiamano false-flag (falsa-bandiera). Chiediamoci piuttosto perché -dopo quasi un secolo e mezzo- sia sostanzialmente vietato raccontare nelle scuole la Verità Siciliana sui fatti del 1860. Quanti insegnanti delle nostre scuole, per dirne solo una, sanno che l’8 maggio del 1860 Garibaldi, già mercante di schiavi, e i suoi, in navigazione verso Marsala, fecero sosta a Talamone, in Toscana: e qui si allenarono in saccheggi e violenze in attesa di imbarcare circa 2.000 finti “disertori” dell’esercito piemontese? E’ solo un dettaglio, né può bastare questo spazio a raccontare tutto.

Un immenso Archivio di documenti -che studiamo da anni- lo dimostra in forme scientificamente inconfutabili.

Dietro i “Mille” avanzava nell’ombra un corpo di spedizione di 22.000 militari, sostenuto dagli inglesi, e costituito da tagliagole ungheresi e… zuavi, già mercenari di Parigi nell’esportazione della civiltà nei villaggi dell’Algeria e sui monti della Kabilya; nonché da soldati e carabinieri piemontesi, momentaneamente posti in ‘congedo’, e riarruolati come ‘volontari’ nella missione d’invasione. Gli “inglesi” dovevano distruggere la grande flotta mercantile delle Due Sicilie, in vista dell’apertura del Canale di Suez: l’unico potenziale

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http://www.lindipendenza.com/1860-macche-garibaldi-la-sicilia-venne-invasa/

 

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