Undici interrogativi per il Monte dei paschi di SienaSi è creata una pubblicistica numerosa sulla tragica e immeritata morte del dirigente Mps Davide Rossi e la sua famiglia meritano il più profondo rispetto! Tuttavia, la sovraesposizione dell’evento tragico rischia di porre in ombra le ragioni che hanno condotto una banca prestigiosa, ricca, solida e antica a cadere in un precipizio senza fine. Pochissimi hanno seriamente cercato di identificare i canali di dispersione della immensa cifra di denaro drenato al Mps mediante una serie di malversazioni e con sofisticate ingegnerie finanziarie utilizzate per coprire le voragini contabili conseguenti. Ogni tanto si apre meritoriamente una finestra ma subito viene chiusa. Per ordine di chi? Chi sono le Dramatis personae di questa tragedia?

Abbiamo numerosi dubbi non hanno ancora ricevuto risposte esaurienti. La costante dell’occultamento pluridecennale e impermeabile degli eventi italiani è stata applicata anche in questo caso. Una svolta utile per comprendere veramente qualcosa sarebbe quella di acquisire informazioni sui seguenti interrogativi:

1) Quanti bonifici sono stati eseguiti per il trasferimento delle somme dal Mps ai destinatari.

2) Acquisire i documenti contabili di Mps e la certificazione delle ridette operazioni. Sarebbero una prova per rilevare i percorsi del profluvio carsico di dispersione pianificata dei miliardi scomparsi.

3) Chi li ha incassati e la loro destinazione. Indagare sul loro reale utilizzo.

4) Individuare chi erano i responsabili e i loro avvicendati delle funzioni contabili nell’organigramma Mps che hanno disposto la materiale esecuzione dei trasferimenti fuori del territorio italiano.

5) Acquisire i nomi dei responsabili delle funzioni ispettive di Mps e acquisire i testi delle loro relazioni consegnate ai livelli gestionali dell’Istituto (Consiglio di amministrazione dell’epoca dei fatti e avvicendamenti successivi, elenco dei Direttori centrali componenti della cosiddetta Tecnostruttura del ridetto Istituto).

6) Chi erano i responsabili delle funzioni ispettive della ex banca centrale italiana e perché non bloccarono immediatamente i negozi giuridici sottostanti l’operazione di acquisizione di altra banca da parte di Mps.

7) Esaminare chi erano i responsabili di governo al momento dei fatti Mps (morte violenta di Rossi e trasferimenti di denaro).

8) Acquisire l’elenco dei componenti delle Commissioni Finanze e Tesoro e loro successivi avvicendamenti.

9) Rilevare i nomi dei responsabili dei Servizi di informazione nazionali e sul motivo che non ha indotto i responsabili politici e delle cosiddette “Strutture apicali di controllo” in carica all’epoca dei fatti e ad attivarli per una questione di magnitudine tale da essere materia di Sicurezza nazionale (i francesi, i tedeschi e gli inglesi lo fanno abitualmente non appena i loro interessi bancari sono minimamente sfiorati).

10) Acquisire i nomi dei responsabili della filiera di controllo finanziario dell’Unione europea tempo per tempo in carica allo sviluppo dei fatti. Comprendere le motivazioni della loro lentezza che ha sfiorato l’inerzia sui fatti Mps. Un comportamento che contraddice palesemente la loro abituale rapidità a sanzionare chiunque sgarri dalle loro direttive! Cosa ha indotto costoro ad andare molto lenti sulla questione. Perché?

11) Individuare le banche e le finanziarie, nazionali e internazionali che hanno “intermediato” questi bonifici e verificare quali di queste strutture sono ancora oggi in funzione, senza essere state liquidate e/o fallite. Infine, quali dei loro dirigenti di allora sono ancora in vita.

Entrare in possesso delle sopraelencate informazioni aprirebbe attendibili spiragli interpretativi per individuare innanzitutto i colpevoli della uccisione del dirigente Mps e poi renderebbero visibili scenari interessanti sulla identificazione dei destinatari dei bonifici e sulla individuazione geografica di arrivo, in gran parte fuori dal territorio italiano. Fino alla giornata di oggi non mi è sembrato che qualcuno abbia iniziato concretamente orientato la propria attenzione sui temi sopra elencati in modo indicativo e non esaustivo. Sarebbe ora di non perdere tempo con le divagazioni sui comportamenti di banche italiane che hanno negoziato eventuali sinergie con Mps. In questi anni sono stati coinvolti istituti finanziari e bancari che sono passati dalle porte girevoli della politica e della finanza senza arrivare a risultati concreti e risolutivi. Con sguardo retrospettivo, sembra di essere stati spettatori di una lunga sceneggiata per prendere tempo. Tempo per fare cosa, o, soprattutto, per non fare cosa? Tutti i convenuti hanno indagato e poi si sono squagliati come neve al sole. Perché? L’ultimo istituto bancario ha preso più tempo ponendo in avanti condizioni irricevibili sia sul piano commerciale, sia sul piano normativo europeo che – curiosamente – i pretoriani di Bruxelles non hanno sollevato con la loro solita energia e vigore. Anche il cittadino della strada sa benissimo che il compratore acquisisce i negozi giuridici attivi e passivi antecedenti e in corso dell’azienda acquistata. Se l’accordo non è stato raggiunto, cosa hanno visto la lunga sequela di possibili acquirenti nei cassetti del Mps? Il nodo di questa vicenda umana, finanziaria, commerciale e di sicurezza nazionale è cercare la verità. La verità si trova dentro quei cassetti. Aprirli sarà davvero improcrastinabile. Il sospetto dominante è quello di essere stati tutti noi il bersaglio di una pianificata operazione di dispersione che in linguaggio spionistico viene definita “Covert operation”.

Sono i cassetti da aprire, bellezza!

FONTE: https://www.opinione.it/societa/2022/05/23/manlio-lo-presti_monte-dei-paschi-di-siena-davide-rossi/