L’integrazione: una mistificazione

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L’integrazione: una mistificazione

Manlio Lo Presti – 12 aprile 2019

Integrazione, accoglienza, sostenibilità, narrazione, buonismo, siamo umani, politicamente corretto, primato morale.

Tutti slogan diffusi a mitraglia dai raggruppamenti c.d. progressisti Dem che spocchiosamente disprezzano chi-non-ha-votato-nel-modo-giusto, che promuovono democraticamente l’internamento in campi di rieducazione post-maoisti per i non buonisti, che praticano l’uso cekista del sistema mediatico (tutto in mani c.d. progressiste) contro la dissidenza non-buonista politicamente scorretta.

NEOLINGUA: il catalogo è questo.

Arrivano notizie sempre più drammatiche di disordini e violenze da tutti i luoghi dove c’è stata immigrazione forzata e vasta. A partire dai fatti di Colonia vittima di violenze carnali di massa messe a tacere dal neomaccartismo che non ammette errori, abbiamo scontri feroci nelle periferie francesi, a Bruxelles, a Londra nonostante il sindaco pakistano e da tempo anche nelle periferie di Milano, Roma, Napoli.

Il piano di invasione etnica di neoschiavi da pagare 3 euro al giorno approntato dai piani alti non ammette battute d’arresto né critiche. Tutto viene filtrato, falsato, ovattato, depistato, minimizzato anche se qualche volta qualcosa scappa dalle stringenti maglie della censura totalitaria e pervasiva garantita con solerzia stile SS dalla megamacchina disinformativa saldamente nelle mani di legioni di cosiddetti progressisti paladini dell’accoglienza:

  • Senza limiti
  • Senza controlli
  • Senza critiche o dubbi

Poco male se al seguito delle ondate di c.d. profughi si accompagnino:

  • spaccio di stupefacenti
  • traffico di armi
  • traffico di organi
  • traffico e scomparsa orribile di migliaia di bambini-non-accompagnati che cadono nelle mani di sanguinarie organizzazioni pedofile
  • traffico di terroristi/spioni, pronti ad agire ad un cenno delle rispettive madrepatrie.

Di fronte a tutto questo, abbiamo l’assordante, imbarazzante, ipocrita silenzio di tutte le organizzazioni buoniste prontissime però a colpire a reti unificate l’attuale governo su qualsiasi cosa.

Il sostegno efficace e martellante è garantito anche da EL PAPA che continua il crescendo di ingerenze dentro il gioco democratico dell’Italia. Per questo è pagato, per questo è stato insediato dal DEEP STATE al soglio dopo la violenta e inelegante defenestrazione di Benedetto / Ratzinger. Non è da meno l’alacre e felpato operato dell’effervescente inquilino del Colle.

TUTTO CIO’ PREMESSO

A dispetto del martellamento totalitario che la promuove a vele spiegate, l’inclusione è un falso che ha le sue premesse dall’inizio del secolo proprio negli USA da dove parte il neomaccartismo buonista immigrazionista.

Nel Paese-esportatore-di-democrazia albergano e prosperano centinaia di minoranze etniche che hanno conservato con pertinacia tignosa la propria identità religiosa, culturale, etnica. Valga a titolo dimostrativo la presenza di Chinatown, di Little Italy, di clan russi, gruppi di irlandesi, di polacchi, di messicani, di portoricani, di cubani, ecc. Nessuno di questi raggruppamenti intende confondersi e annullarsi nel maxibrodo nordamericano.

Ma gli USA e Soros intendono perseguire la via della eliminazione identitaria planetaria per la creazione di individui solitari e inermi di fronte allo stritolamento della megamacchina.

Per dare l’idea di quanto l’inclusione sia una mistificazione, racconto il divertente (mica tanto) episodio che ha vissuto un mio amico su un aereo di ritorno dagli USA.

“Un bambino italoamericano scorrazzava lungo il corridoio centrale del velivolo urlando e creando fastidio ai passeggeri, ovviamente non controllato dai genitori. Nel tentativo di calmarlo una hostess appoggia sul suo tavolino una confezione di due cioccolatini. I passeggeri a fianco del ragazzino infernale mangiano i cioccolatini lasciando integro l’incarto. Il bambino torna al suo posto per prendere i cioccolatini. Non li trova e urla alla madre: “mamy s’hann fottuto i chocolates!!!”

E’ passato un secolo, ma gli italiani continuano a parlare “BROCCOLINO”.

Nessuno, ripeto, nessuno accetta di buttare al macero la propria “alma mater”. Sarà possibile, forse, con i pronipoti, sebbene il caso del ragazzino infernale provi il contrario!

Questo aneddoto è la dimostrazione sintetica di quanto il concetto di inclusione sia una clamorosa mistificazione e comunque, non ottenibile in tempi brevi come ci vogliono far credere i corifei buonisti neomaccartisti dell’immigrazionismo senza limiti.

Valga per tutti una lettura molto istruttiva di molti anni fa che non mai dimenticato.

Parlo del testo di Norbert Elias, Il processo di civilizzazione, Il Mulino, 1988.

Tra le righe di questo testo – volutamente dimenticato – qualsiasi mente non obnubilata dal bispensiero totalitario dominante può trovare le spiegazioni necessarie.

 

Ne riparleremo …