LA DISCESA ITALICA NEGLI INFERI E LA RIPRESA DELLE RIVOLTE ANARCHICHE

LA DISCESA ITALICA NEGLI INFERI E LA RIPRESA DELLE RIVOLTE ANARCHICHE

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

La foto d’apertura mostra la nuova sede unitaria nel quartiere dell’Esquilino dell’Intelligence italiana, Fonte: https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/sede-unitaria-intelligence.html

E “casualmente” riappare alle cronache la pista anarchica con la questione del “caso Cospito”. A sua difesa ossessiva si sono coalizzate le forze di opposizione, che cercano di ingigantirne il peso per tentare di far cadere il governo. Hanno cominciato ad infiammare la piazza. Hanno arruolato i soliti “esperti” da impiegare a tamburo battente nelle 30/40 rubriche televisive, rete, carta stampata. Insomma, abbiamo il solito rumoroso armamentario mediatico esploso ad orologeria in Nordafrica e in Medio oriente, e che molto ricorda le dinamiche delle rivoluzioni arancioni e/o colorate.
Esistono segnali internazionali positivi quali il ribasso dello spread ed il rialzo della borsa valori del 20%, ma è ignorato dagli oppositori neokatanghesi. Il governo attuale dispone di un ampio sostegno, ma una parte di questo fronte probabilmente sta facendo il doppio gioco sotto la pressione dei soliti inglesi, francesi, Usa, tedeschi e, soprattutto, i vertici dell’Unione europea. Una serie di governi “tecnici” appoggiati da un parlamento inerme, ricattato, squalificato, emarginato ha fatto il resto.
Non c’è stata la volontà politica di difendere gli interessi nazionali con un progetto a medio e lungo termine. Gli altri Paesi, che hanno realizzato forti tutele nazionali a protezione delle proprie economie, non sono stati bersagliati da contestazioni di piazza né dalla Unione europea. Aggiungiamo che il livello culturale dei parlamentari italici è in caduta libera da oltre vent’anni. Il lessico degli studenti italiani di dieci anni fa era di seimila parole. Oggi raggiunge a malapena i seicento lemmi. Questo dice tutto!
Nessuno ha voluto evitare il crollo di partecipazione politica dei cittadini causato da un vertiginoso cambio di regole elettorali in corso. Cinque leggi elettorali progettate per ridurre quasi a zero il peso del voto popolare. Sarebbe stato onesto individuare un quorum minimo sotto il quale le votazioni non sono valide. Una legge simile indurrebbe i partiti a curare rapporti virtuosi con i cittadini e le istituzioni locali. Perché i referendum hanno questo limite e non le elezioni politiche? Sappiamo bene la risposta.
A questa discesa agli inferi si è accompagnata una progressiva deindustrializzazione del Paese. I governi “progressisti” hanno deliberato la vendita di aziende a prezzi stracciati di settori chiave per l’indipendenza nazionale. Molti politologi individuano questi settori nella produzione nazionale di acciaio, nella tutela del patrimonio enogastronomico, nelle telecomunicazioni (ex Alitalia e Telecom, letteralmente e scientificamente distrutte), nel settore sanitario pubblico metodicamente distrutto con la diminuzione di posti letto pubblici e con la chiusura deliberata di oltre centosessanta enti ospedalieri.
In tema di tutela e promozione culturale dei beni artistici, non si è mai interrotto un inquietante passaggio carsico e silenzioso di beni culturali caduti nelle mani di fondazioni costituite in territorio italiano e basate sul modello inglese. Un passaggio che mai sarebbe accaduto in presenza di uno Stato vigile e capace di gestire e tutelare i propri beni artistici e culturali. Per coloro che fanno finta di non capire, faccio riferimento a famosi “Fondi” e fondazioni sostenute da ingente capitale privato, soprattutto inglese. Non mi è sembrato che nessuno dei governi, dagli anni Sessanta ad oggi, abbia effettuato controlli seri ed incisivi sui movimenti di soldi utilizzati per queste acquisizioni e sulla loro effettiva provenienza. Non è pertanto accettabile una gestione del nostro immenso patrimonio con il sistema della sussidiarietà, come argomentato da vari esponenti politici.
Non abbiamo un articolato sistema di tutela del risparmio nazionale che è caduto nelle mani di poche banche formatesi da una serie disordinata e frettolosa di fusioni e di incorporazioni di natura meramente politica, e non rispondenti a criteri di economicità, abbattimento dei costi e per la realizzazione di nuove progettualità aziendali di medio e di lungo periodo. Istituzioni finanziarie che quasi totalmente sono finite in mano degli anglofrancogermanicosvizzeroUSA. Il totale degli interessi pagati alle banche mondiali ha raggiunto il totale del debito pubblico, dopo l’obbligatorietà a contrarre debito presso banche estere e non più con la banca nazionale (con il divorzio Banca d’Italia-Ministero del Tesoro operato da Beniamino Andreatta il 12 febbraio 1981 con lettera inviata al governatore Carlo Azeglio Ciampi). Da ricordare che il presidente della Repubblica era il kompagno Sandro Pertini.
Cosa hanno fatto le Istituzioni che avevano il compito di difendere l’autonomia del sistema bancario e finanziario italiano dai diktat dei pretoriani dell’UE? Parliamo della Consob (Commissione Nazionale di Borsa), l’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza, la Corte dei Conti, i sette/otto Servizi segreti italici, le Commissioni parlamentari di vigilanza, ecc.?
L’Italia è il bersaglio di una ennesima “rivoluzione colorata: non facciamo finta di non saperlo.

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/02/09/la-discesa-italica-negli-inferi-e-la-ripresa-delle-rivolte-anarchiche/