La Casalinga di Voghera, le Primarie, il Televoto, Blockchain

Il percorso di digitalizzazione della democrazia continua senza alcuna osservazione critica né opposizione concreta.

di Manlio Lo Presti

Il costume e le istituzioni italiane hanno da sempre recepito con una distanza di circa 30 anni tutto ciò che accadeva negli USA, anche se adesso quella distanza si è notevolmente accorciata con la globalizzazione istantaneistica della ragnatela globale.
La televisione non fa eccezione. Inizia il suo percorso di imitazione partendo dalle tecniche pubblicitarie, piuttosto statiche del Carosello per evolversi inserendo dinamismo ad una TV di Stato che assomigliava a quelle dell’Est europeo. Come un tifone, fanno il loro ingresso le televisioni di Berlusconi e danno uno scossone ai palinsesti ingessati della RAI aggiungendo anche molto ciarpame variopinto e chiassoso. Da quel momento il processo non si è più fermato.
Assieme alla ventata Mediaset si fa spazio il rituale del “televoto” che spesso ribalta i verdetti delle giurie in trasmissione. La primitiva “Casalinga di Voghera” viene surclassata dai bit elettronici della Rete, un mondo virtuale che non si fa controllare da nessuno né tantomeno “dal basso”, come democrazia vorrebbe.
Non ci sono verifiche contabili incontestabili o perlomeno ispezionabili dall’esterno. Il Moloch WWW divora tutto e riduce i processi sociali, economici, di potere dentro un eterno presente istantaneo.
Il Televoto uccide il normale scambio sociale come noi ancora lo conosciamo. I risultati sono diffusi velocemente e gestiti da società di marketing – tutte di impronta statunitense. Le procedure di calcolo sono ignote, come l’incomprensibile voce recitante del Pope quando officia di spalle al popolo sottomesso, ignaro e spesso indifferente.
Sempre di matrice USA, arrivano nella ex-italia i rituali delle cosiddette “Primarie” e che vengono recepite in salsa de noantri. Anche lo svolgimento delle primarie non è sottoposto ad un controllo efficace. I partecipanti possono votare più volte presso altri punti di raccolta senza che nessuno si preoccupi di controllare né di impedire la moltiplicazione del voto.
Le votazioni politiche vogliono il loro tempo durante il quale esperti, politici, accademici, stranieri inclementi da sempre con la ex-italia, si lanciano in valutazioni ardite, in impervie precisazioni, tirando fuori rancori che si accendono nelle contese sullo schermo. Ebbene, tutto questo siparietto sarà sterminato da oscure primarie, figlie del televoto.
Altra fase evolutiva e punta estrema di questa tendenza è stata la selezione dei candidati di un raggruppamento politico con il voto digitale mediato, gestito e calcolato da piattaforme informatiche esogene di cui non sappiano il luogo fisico (se esiste) né i procedimenti di calcolo né la quantificazione delle preferenze espresse dal cosiddetto “popolo della rete”.
Va inoltre detto che le cosiddette primarie erano previste in un paragrafo del documento P.R.D. – Piano di Rinascita Democratica elaborato dall’entourage del filoamericano Eugenio Cefis successore di Enrico Mattei ai vertici dell’ente petrolifero di Stato, ed attuato dal suo servitore Licio Gelli, con lo scopo di trasformare i partiti in ristretti club di opinione e fuori dalle logiche del consenso di massa. La sua prima applicazione su vasta scala fu realizzata dal gruppo politico della Margherita, costituita in gran parte da ex democristiani confluiti nel partito di Occhetto, per poi annacquarne la sua ideologia ed eliminando il suo attivismo di massa.
Il percorso di digitalizzazione della democrazia continua senza alcuna osservazione critica né opposizione concreta.
La terza fase – che eliminerà ruvidamente e rapidamente sia il televoto che le primarie – sarà rappresentata dalla piattaforma tecnotronica Blockchain: una sorta di megamacchina planetaria ubiquitaria che si coordinerà sempre più con strumenti finanziari simili al Bitcoin (oggi guardato con sospetto dai governi nazionali perché considerato l’ultima frontiera dell’evasione fiscale e del riciclaggio attuato dal sistema mondiale delle banche – ombra).
Adesso non possiamo immaginare uno scenario post-blockchain. Possiamo però prevedere che il processo di dematerializzazione iniziato con la finanza, proseguito con i processi produttivi del settore secondario, lo stoccaggio delle merci e la loro distribuzione (vedi Amazon e Ikea), continuerà senza freni, ponendo gravissime ipoteche sull’esercizio della democrazia ai livelli nazionali e ancora di più planetari. Una democrazia che l’elettronica sta trasformando in qualcosa che non abbiamo ancora bene focalizzato nelle sue implicazioni in termini di libertà umana e di espressione.
Come aveva previsto il grande visionario e scrittore di fantascienza Philip K. Dick, l’Occidente sta scivolando dentro una macchina che sta uccidendo il confronto democratico per diventare sempre più somigliante al TAPERING.
Benvenuti nel Sacro Occidentale Impero Tecnotronico!

Pubblicato il 28 marzo 2018 – da Dailycases

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