Fernanda Wittgens: la Dama della Pinacoteca di Brera

Fernanda Wittgens: la Dama della Pinacoteca di Brera

Manlio Lo Presti

Fernanda Wittgens nel suo ufficio a Brera, 1955 ca. Milano, Laboratorio fotoradiografico della Pinacoteca di Brera

 

Fernanda Wittgens nasce a Milano nel 1903 da una famiglia di origini austro ungheresi. Si laurea in Lettere, con specializzazione in Storia dell’Arte. Lo studioso Mario Salmi – importante e raffinato storico dell’arte e ispettore a Brera – la presenta al responsabile della pinacoteca di Brera prof. Ettore Modigliani nel 1928. Inizia a lavorare come operaia avventizia con funzioni tecnico-amministrative. Tenacia e bravura sono il suo cammino. Il direttore Ettore Modigliani ne nota le qualità culturali e organizzative. Le affida l’incarico di predisporre la mostra dell’arte italiana a Londra nel 1930 che riscuote molto successo.  È nominata vicedirettrice del Museo dal 1931 al 1940. Nel 1941 diventa direttrice quando Modigliani è costretto ad espatriare a causa delle leggi razziali. Fernanda Wittgens è la prima donna, in Italia, ad essere la direttrice di un importante museo o galleria.

Svolge il suo incarico durante la Seconda guerra mondiale. Tra molte difficoltà, riesce a nascondere le opere d’arte salvandole dalle razzie degli eserciti germanici e dai danni dei bombardamenti. Affermava che solo gli intellettuali potevano assumere il compito di salvare la memoria di una civiltà aggredita dalla barbarie, e che essere intellettuali in tempo di pace era fin troppo facile! Si laurea specializzandosi in storia dell’arte (tesi su I libri d’arte dei pittori italiani dell’Ottocento) con il prof. Paolo D’Ancona che farà fuggire all’estero con molti altri ebrei, un impegno che le causerà la detenzione nel carcere di San Vittore dal 1944 al 1945. Viene liberata a fine conflitto. Ritorna a coadiuvare il prof. Modigliani rientrato in Italia. Notevole il suo tenace impegno per trovare i fondi per la ricostruzione della pinacoteca colpita dai bombardamenti. La tesi le darà titolo ad insegnare al Liceo Parini e al Liceo Manzoni. Collabora al “L’Ambosiano” un periodico culturale inizialmente fondato e guidato dal futurista Umberto Notari e poi passato alla gestione di regime. Annovera fra i suoi collaboratori scrittori e pensatori come Carlo Emilio Gadda, Elio Vittorini, Gaetano Afeltra, Riccardo Bacchelli, Camilla Cederna, Ada Negri, Delio Tessa e Salvatore Quasimodo.

Lancia il progetto di una “grande Brera”. Viene nominata soprintendente alle Gallerie della Lombardia. Promuove il restauro del Cenacolo Vinciano e l’acquisto della Pietà Rondanini. Brera colleziona prestigiose opere come il Cristo morto e il Polittico di San Luca di Mantegna , come pure lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, per citare le più conosciute.

Muore nel 1957 per un tumore che la uccide in pochi mesi. Le esequie si svolgono all’interno del Museo. Riposa nel cimitero monumentale della città. A lei è stato dedicato un albero nel giardino dei Giusti nel comprensorio di Yad Vashem a Gerusalemme. La sua biografia è stata scritta da G. Ginex nel libro antologico Sono Fernanda Wittgens, una vita per Brera, Milano, Skira, 2018.

Nel 1955 l’Unione delle comunità israelitiche le assegnano una medaglia d’oro. Ha ricevuto le onorificenze di ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e dell’Impero Britannico. Milano dedica a suo nome una strada ed è piacevole entrare nel famoso Caffè Fernanda in via Brera 28.

In questi giorni le è stata dedicata dalla Rai una serie televisiva intitolata “Fernanda” interpretata dall’attrice Matilde Gioli.

FONTE: https://www.opinione.it/cultura/2023/02/03/manlio-lo-presti_fernanda-wittgens-pinacoteca-brera-arte-modigliani/