Graham Greene è un importante scrittore inglese tradotto e diffuso in Italia dalla casa editrice Mondadori. Conosciuto come autore di storie di spionaggio, Greene ha toccato temi numerosi. Nel mondo dello spionaggio il libro “Il fattore umano” occupa un posto speciale. Può essere letto come un romanzo e come una “spy story”. La narrazione scorre lenta e consente di descrivere stati d’animo di personaggi che si muovono in un mondo inglese, un impero in decadenza di fine anni Settanta, al culmine della Guerra fredda. I personaggi si muovono dentro una sequenza di eventi banali che spesso troviamo nei classici romanzi borghesi. Si tratta di figure mediocri prive di grandi aspirazioni o di slanci di intelligenza. Questa cortina di normalità nasconde un mondo pericoloso dove la gente è eliminata rapidamente, in sordina. Tutto è un gioco di specchi nel quale i personaggi giocano le proprie carte quasi totalmente al buio. La nebulosità claustrofobica fa saltare i nervi, una tensione continua che causa defezioni, tradimenti e passaggio nel Paese oltre cortina che ancora è in grado di fornire motivazioni sociali, politiche ed economiche ai “traditori”.

Nonostante l’ampia disponibilità di mezzi, di lasciapassare, di fiumi di denaro, qualcuno cambia schieramento. Perché? L’animo umano è una funzione complessa e nel passato di ogni giocatore che decide di fare il salto, di accettare una sfida spesso mortale, nella speranza di eliminare soprattutto insoddisfazioni professionali. L’insieme di queste spinte interiori costituisce il “Fattore umano”, un elemento quasi sempre sottovalutato, nonostante le fitte architetture di controlli di sicurezza effettuate sul personale amministrativo ed operativo dei Servizi nazionali. Più i controlli sono stringenti, maggiore è il desiderio di ribellarsi e di girare le spalle alla prima occasione.

Scritto nel 1978 questo libro conserva una fatale attualità riguardo alla scarsissima importanza del “Fattore umano”. Un elemento che influisce pesantemente sulla stabilità di qualsiasi organizzazione. La persistente svalutazione e lo svilimento ossessivo delle persone, spesso ricattate dal bisogno, demotivate e schiacciate da pesantissimi controlli, genera danni enormi che le organizzazioni nascondono ma non risolvono. Motivare è un processo che richiede tempi più lunghi rispetto al raggiungimento degli obiettivi imposti dall’alto in tempi sempre più ravvicinati.

Graham Greene è un maestro nel rappresentare le schermaglie feroci e crudeli coperte da una soporifera e garbata cortina dei rituali quotidiani infiocchettati da conversazioni formali, da frasi fatte, da pregiudizi.

È un bel libro che insegna come il “Fattore umano” può essere un fattore di successo se ben amministrato. Il contrario è sempre l’anticamera dell’insuccesso e del logoramento delle relazioni interpersonali e personali, è il crollo delle strutture, anche oggi dove impera la robotica.

Buona lettura!

(*) Graham Greene, “Il fattore umano”, Mondadori, 1978, 330 pagine, euro 15.