Crisi di Cuba (14 Ottobre 1962)

Crisi di Cuba (14 Ottobre 1962)

Di Marco Fontana

14 ottobre 2015

Nell’Ottobre 1962 il Pianeta fu a un passo dalla III Guerra Mondiale, un conflitto che sarebbe diventato sicuramente più devastante dei suoi due precedenti. Non si sarebbe più combattuto uomo contro uomo, non ci sarebbero più stati bombardamenti aerei, sarebbe scoppiato un conflitto nucleare che non avrebbe avuto ne vincitori ne vinti, ma solo morte e distruzione di massa.

Questo momento drammatico prese il nome di “Crisi di Cuba”, tredici giorni in cui il Mondo intero tenne il fiato sospeso, ore in cui i due colossi mondiali USA e URSS si sfidarono in una guerra di nervi senza precedenti, momenti in cui la diplomazia e la ragione dei protagonisti cambiò, forse per sempre, gli equilibri socio-politici del Pianeta.

Le cause della crisi risalgono all’anno precedente, anzi è doveroso fare un accenno brevissimo alla storia Cubana.

L’isola, fin dai tempi della sua indipendenza dalla Spagna, nel 1898, era strettamente legata agli interessi Nordamericani, ma con la Rivoluzione Cubana e la salita al potere di Fidel Castro nel 1959 la situazione mutò, gli USA furono fin da subito intenzionati a soffocare il regime Castrista, filosovietico, unico di stampo socialista nel continente americano.

Inizialmente gli USA decretarono un embargo commerciale dell’isola, ma il deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba culminò con quello che potrebbe essere definito il Casus Belli della Crisi dell’Ottobre 1962, ossia con il tentativo di invasione dell’isola da parte degli States, con Presidente J.F. Kennedy, utilizzando prevalentemente esuli cubani e mercenari addestrati dalla CIA.

Il 17 Aprile 1961 le forze anti-castriste sbarcarono alla Baia dei Porci, a Cuba, ma l’invasione si rivelò un totale fallimento.

Cuba, vistasi minacciata, concordò con Mosca, nell’estate del 1962, l’installazione di alcune batterie di missili nucleari sul proprio territorio.

I servizi segreti americani, tra la fine di agosto e ottobre, raccolsero le prime notizie relative a movimenti di forze superiori al normale sul territorio cubano, ma ognuno di questi sospetti venne preso in scarsa considerazione, pensando semmai all’imminente allestimento, nell’ isola cubana, di armi difensive.

Non fu così.

Il 14 ottobre un U-2 Statunitense scoprì che i Sovietici stavano allestendo su territorio Cubano basi missilistiche con caratteristiche offensive, anche in risposta ai siti bellici Usa impiantati in Italia e in Turchia nei mesi precedenti.

Nei giorni successivi i voli U-2 furono frequentissimi e si rilevò che le piattaforme missilistiche in funzione fossero quattro, cariche con armi a media gittata che sarebbero state operative in meno di due settimane.

Inizialmente il Governo Statunitense decide di tenere segreta la scoperta, per far si che ne l’URSS ne l’opinione pubblica venissero a conoscenza della situazione prima che si decidesse la strategia da seguire. Il giorno 16 un gruppo di stretti collaboratori del presidente Kennedy si riunì in una seduta speciale in qualità di Excom (Executive Committee del National Security Conuncil).

Facevano parte di questo gruppo il segretario di Stato Dean Rusk, il Segretario della Difesa Robert McNamara, il direttore della CIA John McCone, il fratello del Presidente, nonché Ministro della Giustizia Robert Kennedy ed un ristretto numero di consulenti politici, militari e diplomatici.

La discussione fu molto animata e vennero presentati dagli ufficiali quattro opzioni: bombardamento immediato delle basi missilistiche (nota la frase del Capo di stato Maggiore dell’Aviazione degli Stati Uniti, Generale Curtis LeMay: “Attacchiamo e distruggiamo completamente Cuba”), appello alle Nazioni Unite per fermare l’installazione dei missili, blocco navale, invasione dell’isola.

Il bombardamento immediato venne subito scartato, così come un appello alle Nazioni Unite, che avrebbe portato via molto tempo. La scelta venne ridotta a un blocco navale e un ultimatum, o a una invasione su vasta scala. Venne scelto infine il blocco L’invasione venne comunque pianificata, e le truppe vennero radunate in Florida.

Solo il 22 ottobre, con un discorso alla nazione del presidente Kennedy, in parallelo a un ricorso presentato alle Nazioni Unite e ad una lettera personale a Chruscev, la notizia diverrà di pubblico dominio.

Il presidente Kennedy decretò il 23 ottobre il blocco navale dell’isola, chiedendo contemporaneamente lo smantellamento delle basi missilistiche.

La decisione era quella di fissare una linea di quarantena, oltre la quale gli USA non avrebbero concesso il passaggio delle navi sovietiche dirette a Cuba se cariche di armamenti.

Le navi che avessero violato il blocco sarebbero state ispezionate e, nel caso, respinte con la forza.

Se i vascelli sovietici avessero provato a forzare il blocco, il conflitto armato tra le due superpotenze sarebbe drammaticamente ed immediatamente cominciato.

Il 24 ottobre la quarantena entrò ufficialmente in vigore, lo stesso giorno Chruscev ordinò alle navi sovietiche di non forzare il blocco per nessun motivo.

Nei giorni successivi la tensione fu massima. Diciotto navi da carico sovietiche si stavano dirigendo verso la zona protetta e il 27 ottobre un aereo U2 in volo su Cuba venne abbattuto da un missile sovietico antiaereo.

Chruscev negò responsabilità del Governo Sovietico e diede la colpa ad un’iniziativa autonoma di un ufficiale sovietico presente sull’isola caraibica e il giorno dopo le navi dirette verso la linea di quarantena frenarono e invertirono la rotta.

Come si raggiunge la soluzione diplomatica?

In due lettere private tra Chruscev e Kennedy il Premier Sovietico si impegnava a rimuovere i missili già piazzati a Cuba, in cambio della dichiarazione pubblica che gli Stati Uniti non avrebbero mai invaso l’isola, ne appoggiato altri tentativi di invasione e che rinunciassero ai missili installati in Turchia.

Il Presidente Kennedy accettò e il 28 Ottobre la Crisi dei Missili di Cuba poteva considerarsi risolta.

Una Crisi di questo tipo non poteva non lasciare importanti conseguenze.

La fine pacifica della crisi dei missili regalò al presidente Kennedy una memorabile vittoria storica, accompagnata da un ulteriore rafforzamento del prestigio internazionale, ma i comandanti militari Statunitensi non furono soddisfatti del risultato. Alcuni dei sostenitori della tesi secondo cui il presidente Kennedy, assassinato a Dallas nel Novembre dell’anno successivo, fu vittima di un complotto sostengono, pur in assenza di chiare prove in tal senso, che il contrasto con i vertici militari emerso in occasione della crisi Cubana e proseguito in occasione della gestione della guerra del Vietnam da poco iniziata, ne fu una delle cause principali.

Dalla sponda Sovietica si può affermare che la crisi fu una vittoria tattica, ma una sconfitta strategica. Vennero visti indietreggiare e il tentativo di ottenere la parità strategica fallì.

Chruscev venne defenestrato e dimesso dalla sue funzioni il 22 ottobre 1964. Il Comitato Centrale del Partito Comunista (Politburo) gli rimproverò, oltre al fallimento della sua politica economica e il culto della personalità, proprio la cattiva gestione della crisi cubana.

Cuba rafforzava la sua posizione di fedele alleato dell’URSS, accanto al nemico statunitense, quale avamposto occidentale del socialismo internazionale.

Un ruolo fondamentale nel convincimento di Kennedy e Chruscev verso la soluzione diplomatica lo ebbe senza dubbio Papa Giovanni XXIII che il 25 ottobre, alla Radio Vaticana, rivolse “a tutti gli uomini di buona volontà” un messaggio in lingua francese, già consegnato, in precedenza, agli ambasciatori degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, presso la Santa Sede: “Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’Umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della Terra”.

Entrambe le parti accolsero con grande consenso il messaggio del Pontefice, anche l’ateo Chruscev riconobbe al Papa un grosso merito nella felice chiusura della vicenda e il 15 Dicembre gli fece recapitare il seguente biglietto di ringraziamento: “In occasione delle sante feste di Natale La prego di accettare gli auguri e le congratulazioni… per la sua costante lotta per la pace e la felicità e il benessere”.

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